PREALPI Una Montagna di Sport iEdition 01

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TURISMO EDIZIONI & officinadanova iEdition n. 01

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Il primo numero ufficiale della rivista dedicata a chi ama la montagna e gli sport outdoor

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TURISMO EDIZIONI & officinadanova iEdition n. 01

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SommarioBenvenuto nel mondo di PREALPI iEditionibook magazine multimediale

Sfogliando queste pagine potrai trovare interessanti spunti e informazioni su nuovi itinerari scelti per il tuo sport preferito.

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Suggerimento per il lettore multimediale

Caro lettore, il nuovo formato di PREALPI, nella versione iEdition, richiede alcune attenzioni per una corretta lettura e per usufruire di tutte le opportunità di utilizzo che i nuovi strumenti mettono oggi a disposizione.

Per coloro che vorranno consultare PREALPI iEdition in versione PDF (sia da PC sia da Tablet e Smartphone) suggeriamo di avvalersi di alcuni programmi terzi fruibili gratuitamente come, per esempio, Adobe Reader (per leggere i file .pdf), Adobe Flash Player (per sfogliare la versione animata dal portale issuu.com), e Google Earth (per visualizzare le tracce GPS). Con pochi piccoli accorgimenti, potrai apprezzare tutti i collegamenti multimediali che troverai all’interno degli articoli.

Potrai riconoscere i link e i collegamenti ipertestuali da cliccare dal colore rosso,

per accedere alle gallery fotografiche (identificabili anche dal simbolo ), ai filmati e per visualizzare altri elementi multimediali,

Per gli utenti iPad, suggeriamo di scaricare le applicazioni Google Earth e Adobe Reader, facilmente reperibili sulla piattaforma iTunes.

INTRO

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MAIN PARTNER | OFFICINADANOVA

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EDITORIALE

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Tempo di primavera, tempo di novità: ecco a voi il primo numero di PREALPI iEdition, il nuovo ibook magazine multimediale. L’edizione della rivista dedicata a chi ama la montagna, si presenta con una serie di accattivanti innovazioni, sviluppate per farvi apprezzare ogni articolo da sfogliare: gallery fotografiche, video, link attivi, tracce gps scaricabili direttamente sul vostro pc, tablet e iPad.Il numero 1 di PREALPI iEdition, vi propone un appassionante percorso per MTB sulle montagne della Valle Brembana, un’affascinante esperienza escursionistica sulle Piccole Dolomiti, un trekking lungo la Val Varrone, interessanti consigli sulla corretta nutrizione e tanti altri particolari spunti per vivere al meglio la montagna.Inviate i vostri commenti, idee e suggerimenti per migliorare la vostra rivista, scrivendo a [email protected] a seguire le news, collegandovi al blog prealpi.wordpress.com e sulla pagina PREALPI iEdition di Facebook.Buona lettura con il vostro ibook magazine multimediale PREALPI iEdition

Marco Spampinato

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Keynote - clicca sul logo per avviare la presentazione

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NEWS

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NOTIZIE E CURIOSITÀ

a cura della Redazione

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TOR DES GÉANTS®

Un vero viaggio nel cuore delle Alpi italiane, in calendario dal 9 al 16 settembre , il Tor des Géants® è diventato, dopo solo due edizioni, un punto di riferimento nel mondo dell'ultra-trail. La difficoltà del percorso e i magnifici paesaggi, l'atmosfera calda e accogliente, l’organizzazione professionale e cordiale, l’accoglienza calorosa nelle basi, nei rifugi e tra gli abitanti contribuiscono notevolmente al successo di questa corsa. Per i primi si tratta di una corsa di quattro giorni e tre notti, per altri si tratta di 150 oreo al massimo 7 giorni e 6 notti. Come molte gare di lunga distanza, l'obiettivo per tutti è di passare il traguardo per portare a termine la corsa. Il tempo non importa, alla fine! Ancora più importante, i corridori sono alla ricerca di un'immersione totale, un viaggio alla ricerca dei propri limiti fisici e mentali in grado di generare emozioni che si cristallizzino per sempre nelle loro menti. Fatica, gioia, lacrime, dolori, piaceri ed emozioni si mescolano tra loro incessantemente. Si parla già di "mal di Tor"! Un percorso impegnativo lungo le due Alte Vie della Valle d’Aosta, è un autentico viaggio nel cuore delle cime più alte in Europa. I sentieri si snodano ai piedi del Monte Bianco (4.810 m), del Gran Paradiso (4.061 m), del Monte Rosa (4.634 m) e del Cervino (4.478 m): i 4 giganti delle Alpi. 330 km e 24.000 metri di dislivello positivo l’endurance-trail tra i più duri al mondo. Le iscrizioni, aperte il 1° febbraio alle ore 12:00, si sono chiuse in soli 27 minuti, con l’adesione di 600 concorrenti, numero limite imposto dall’organizzazione. Il tempo record della gara è stato stabilito lo scorso anno dallo svizzero Henri Gabioud, in 79 ore, 58 minuti e 26 secondi. Informazioni e tracce gps su www.tordesgeants.it

Una fase della prima Tappa Courmayeur - Valgrisenche 48,606 km 3.750 D+ 3.295 D-

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PACCHETTI VACANZE FIRMATI ALPINE PEARLS

L’estate 2012 si preannuncia ricca di iniziative e proposte nelle Perle delle Alpi. Gli scenari più straordinari delle Alpi, le Dolomiti Patrimonio Unesco e le località all’avanguardia in fatto di mobilità dolce e turismo ecologico sono già pronte per accogliere i turisti che sceglieranno una vacanza all’insegna del relax, della vita sana e delle attività sportive all’aria aperta. Il manto bianco della neve quest’anno arrivato in ritardo, ormai ha lasciato spazio al verde intenso degli alberi e ai fiori dei pascoli. L’occasione per allietare gli occhi, respirare aria buona e godersi il fresco dell’aria montana è a portata di mano e di portafoglio grazie ai pacchetti promozionali offerti dalle località. Un esempio? Cornedo Collepietra - Settimana escursionistica delle Perle : 5 escursioni trekking di una giornata tra gli splendidi scenari alpini di Collepietra e dintorni, accompagnati da esperte guide locali. Quando: Dal 12 al 19 maggio e dal 15 al 22 settembre 2012. Prezzo: A partire da 346 euro (il prezzo comprende l'alloggio e 80 euro a persona per la partecipazione alle attività). Offerte in mobilità dolce: Per chi arriva in treno, servizio transfer gratuito dalla stazione ferroviaria di Bolzano. In loco i turisti riceveranno la Mobil Card Alto Adige che consente di viaggiare gratuitamente su tutti i mezzi pubblici della Provincia di Bolzano. Scopri la garanzia per una vacanza all’insegna della mobilità dolce con Il decalogo di qualità Alpine Pearls.

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ACQUISIZIONE PRIMALOFT®

PrimaLoft, Inc., ha annunciato di aver sottoscritto un accordo per l'acquisto del business prodotti PrimaLoft® dalla casa madre Albany International Corp. PrimaLoft® è leader mondiale negli isolamenti termici ad alte prestazioni e filati utilizzati dai più importanti marchi internazionali nell’ambito outdoor, moda, arredamento, e inoltre nell’ abbigliamento da lavoro e militare. L'acquisto di PrimaLoft® è diretto da Michael Joyce, ex presidente di Albany International Corp.’s Applied Technology Group e dal senior management team di PrimaLoft®. L'acquisto del business di PrimaLoft® è sostenuto da Prudential Capital Group, che da 20 anni ha relazioni con Albany International Corp. Prudential Capital Partners, sponsorizzato da Prudential Capital Group, ha fornito il finanziamento. L'intero team PrimaLoft ® manterrà le proprie funzioni, l’headquarter rimarrà ad Albany, New York, con uffici europei a Venezia, in Italia, e a Monaco di Baviera, in Germania. maggiori informazioni visitate www.primaloft.com

HALL-SWAROVSKI-WATTEN: IL TIROLO DA VIVERE

Una terra tutta da scoprire, a pochi passi dal confine italiano: è la Region Hall Watten, un luogo ricco di storia, magia e sport. Storia, per conoscere i segreti dell’estrazione dell’oro bianco, il sale, dalle montagne, ricchezza locale risalente al 1244. I giacimenti, le particolari lavorazioni per l’estrazione e la conservazione, sono rimasti attivi per oltre sette secoli, fino al 1967. Il ritrovamento dei giacimenti di salgemma è circondato da un ricco intreccio di leggende e supposizioni, oggi custodite e meticolosamente raccolte nel museo di Absam che, tra le rarità, conserva uno dei 300 preziosi violini costruiti dal celebre liutaio Jakob Stainer. Nel centro storico di Hall si trova il castello di Hasegg con la sua caratteristica torre che, dal quindicesimo secolo, ospita l’Antica Zecca di Gall, oggi importante museo. Proprio qui venne coniato il Tallero che, successivamente esportato, fu la moneta che diede vita al moderno Dollaro americano. Magia, un termine per definire le meraviglie dei giochi di cristallo che si possono ammirare ai Mondi del Cristallo Swarovski, un modernissimo museo con il caratteristico ingresso a forma di testa di gigante dagli occhi di cristallo e la cascata d’acqua che fuoriesce dalla bocca. All’interno, una collezione di opere d’arte uniche nel loro genere, accompagnano i visitatori attraverso un percorso sensoriale nelle 14 Camere delle meraviglie, allestite con dipinti, sculture e installazioni di artisti rinomati come Brian Eno, Keith Haring, Salvador Dalí,

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Niki de Saint Phalle, John Brekke, Susanne Schmögner e Jim Whiting. Sport, perché la regione Hall Watten è circondata da montagne che offrono ogni tipo di attività sportiva, estiva e invernale, con sentieri escursionistici adatti a ogni tipo di trekking, percorsi per mountain bike, piste da sci, senza dimenticare il Nature Watch dove gli ospiti, accompagnati da una guida locali,e possono esplorare il territorio muniti di cannocchiali Swarovski Optik grazie ai quali vedere da vicino camosci, stambecchi, marmotte e aquile. A fine giugno, sul massiccio del monte Glungezer, sarà inaugurato il Bosco delle Sfere, un’originale installazione, un parco giochi di 7000 metri quadrati posizionato a quasi 2.000 metri di altitudine. Case sugli alberi e varie stazioni di gioco, costruzioni sostenibili e attività sportive integrate nella natura. Infatti, il leit motiv del parco è il legno, come materiale ludico, ma anche didattico: l’attrazione principale è la Kugelbahn, una pista di legno di pino cembro che, con i suoi 200 metri di lunghezza, è nel suo genere la più grande al mondo. Gli ospiti del parco potranno far scivolare lungo il binario della pista sfere di legno simili a palle da bowling, attraverso un percorso divertentissimo lungo gli alberi e i prati del Glungezer. Il Bosco delle Sfere è prima di un parco giochi un “laboratorio” dove spiegare, anche attraverso appositi workshops, le leggi della natura e della fisica, in uno spazio all’aria aperta che non ricorda certamente un’aula di scuola. Per il turista italiano la regione Hall-Wattens è facilmente raggiungibile. Ecco alcune distanze da alcune città italiane: Verona 278 km, Bolzano 126 km, Milano 431 km, Firenze 509 km, Venezia: 396 km. Tutte le maggiori città italiane sono collegate con la città di Innsbruck tramite treni diretti. Dal capoluogo tirolese si può proseguire con treno locale (10 min) o con l’autobus fino ad Hall in Tirol. I biglietti del treno possono essere acquistati direttamente online sul nuovo sito delle ferrovie austriache: www.obb-italia.com. con offerte incredibili a partire da 19 euro! Sul sito www.hall-wattens.at/it/, anche in lingua italiana, è possibile consultare le offerte di soggiorno e le opportunità per trascorrere una bella vacanza nel Tirolo austriaco.

Zecca di Hall & Burg Hasegg

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Otto le tappe: Ceparana – Sesta Godano, Sesta Godano – Rezzoaglio, Rezzoaglio – Savignone, Savignone – Sassello, Sassello – Bardineto, Bardineto – Triora, Triora – Pigna, Pigna – Dolceacqua. L’Alta Via Stage Race è una competizione a  coppie e prevede tre categorie – Maschile, Femminile, Mista – e tre tipologie di equipaggi: Elite (<35), Master (>35), Genitore/Figlio. L’equipaggio vincitore e i migliori classificati riceveranno premi in denaro, che saranno in parte devoluti alle località liguri della Val di Vara e delle Cinque Terre, colpite dall’alluvione dell’autunno 2011. Promotrice dell’evento è l’Associazione Ospitalità Alta Via dei Monti Liguri, costituita nel gennaio 2011 con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo di un’offerta ricettiva di qualità lungo il percorso escursionistico dell’Alta Via e di favorire la promozione turistica dell’entroterra ligure: un territorio splendido dove natura, storia e sport all’aria aperta sono il comune denominatore. Informazioni altaviastagerace.com

ALTA VIA STAGE RACE

Nasce quest’anno una nuova emozionante competizione in mountain bike lungo l’Alta Via dei Monti Liguri, itinerario di crinale che percorre tutto l’arco montuoso della Liguria, dalla provincia di La Spezia a quella di Imperia. Dal 16 al 24 giugno 2012, 9 giorni, 8 tappe, 500 km di sviluppo e 11.000 m di dislivello attraverso uno spettacolare balcone di montagne che si affacciano sul mare, offrendo ambienti e paesaggi sempre diversi e affascinanti: ampie praterie e fitte foreste di faggi, sentieri esposti e antiche mulattiere, borghi medioevali e valichi fortificati, nebbie orografiche e soleggiati paesaggi marini. Ogni giorno di Alta Via Stage Race unisce a una sfida sportiva appassionante la scoperta di un territorio ricco di natura e di storia, come testimoniano i Parchi Naturali dell’Aveto, dell’Antola, del Beigua, delle Alpi Liguri. Uno scenario meraviglioso e suggestivo, pronto ad accogliere gli equipaggi che si metteranno in gioco; un contesto ideale per la mountain bike, con catene di monti solcate da una fitta rete di sentieri, di cui l’Alta Via dei Monti Liguri può essere considerata la spina dorsale.

Scopri le novità su www.decathlon.it

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TREKKING: PICCOLE DOLOMITI

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I SENTIERI DELLA STORIA

di Andrea Morini

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Prealpi Vicentine (o Prealpi Venete Occidentali) è il nome originario, Piccole Dolomiti è invece come i più conoscono queste montagne incastrate tra il margine nord della provincia di Vicenza, al confine con la provincia di Verona, e il Trentino. Sorelle minori delle Dolomiti si sono guadagnate questo omonimo perché caratterizzate come loro dalla bianca roccia calcarea, lavorata dal tempo e dalle intemperie in guglie e forme bizzarre che solo il carbonato può creare, belle da osservare, spettacolari da “camminare”, eccezionali da arrampicare. Non è solo per motivi geologici però che le Piccole Dolomiti sono conosciute, su questi monti infatti si trovava la prima linea della Grande Guerra. Tutti conoscono la storia, ma non tutti ricordano che proprio lungo le Piccole Dolomiti correva il confine tra il Regno d’Italia e il Regno Austro-Ungarico, confine da difendere con le unghie e con i denti quando l’Italia, abbandonando la Triplice Alleanza, entrò in guerra al fianco di Francia e Inghilterra nel patto segreto firmato con la Triplice Intesa. La linea di confine correva su quei monti che si affacciano sulla Pianura Veneta, dal Monte Grappa al Massiccio del Carega, passando attraverso l’Altipiano di Asiago, Monte Novegno, Pasubio e Sengio Alto, e la loro conquista da parte degli imperiali significava quindi l’accesso alla Pianura stessa e a Venezia, riuscendo a chiudere così in una morsa il grosso dell’esercito italiano schierato sul fronte isontino; è per questo che valorosi soldati hanno combattuto con tutte le forze per difendere questi pochi chilometri di montagne, vincendo, alla fine di una cruenta battaglia, e respingendo gli austroungarici nelle loro terre. Di questa Grande Guerra rimane il ricordo nel mondo,

narrato, romanzato, cantato da molti, e qui nelle Piccole Dolomiti, la montagna ha conservato le opere, strade, sentieri, fortificazioni e gallerie scavate nella roccia dai soldati utilizzate per spostamenti, rifornimenti, ripari; ed è proprio lungo queste opere che corrono i trekking storici più belli e importanti delle Piccole Dolomiti, tra cui il Sentiero delle 52 gallerie del Pasubio, il Sentiero di arroccamento sul Sengio Alto e altri percorsi della Memoria sul Monte Novegno, sul Monte Maggio e sul Massiccio del Carega fino alle propaggini degli Zugna.

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La catena del Monte Carega

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Sentiero delle Gallerie del Pasubio. Sentiero 366 o Sentiero delle Gallerie, decisamente il trek più famoso e praticato delle Piccole Dolomiti. Una “strada” unica nel suo genere, scavata in piena Guerra Mondiale (nel 1917 in soli 6 mesi) dai soldati italiani per creare una via di salita al Pasubio protetta dal fuoco nemico; una mulattiera lunga 6.300 metri che intervalla tratti all’aperto, su un panorama sempre nuovo e mozzafiato, alle 52 gallerie scavate nella roccia calcarea del Massiccio del Pasubio. Il sentiero 366 comincia a Colle Xomo (m 1058) e si dirige verso Bocchetta Campiglia (1.216 m), il vero inizio del Sentiero delle Gallerie; l’ingresso al sentiero è un moderno portale che introduce alla mulattiera e, dopo quattro tornanti, al portale storico della prima galleria. Il primo tratto del sentiero sale rapidamente in quota superando pinnacoli di roccia e giungendo ai contrafforti della Bella Laita dove si addentra nella roccia e prosegue dentro e fuori le prime 30 gallerie. A quota 1.700 m si entra nella Val Camossa e si imbocca la galleria 31 che taglia la valle stessa. Usciti a quota 1.842 m si procede in sali-scendi nella Zona dei Vai, sfiorando infine il Passo di Fontana d’Oro (1.8.70) vicino alla galleria 43. Una leggera salita ci porta a quota 2.000, quota massima che raggiunge il sentiero, dove procediamo per l’ultimo e più spettacolare tratto del trek, intagliato nelle rocce a precipizio, per scendere infine a Porte del Pasubio e al Rifugio Papa (m 1928) oltrepassando le ultime due gallerie (51 e 52) e terminare il nostro Sentiero delle Gallerie in 3 ore e mezza di cammino. Per il ritorno si può scegliere di seguire il sentiero 370, degli Scarubbi,

costruito anch’esso durante la guerra, che ci riporta in 2 ore di cammino a Colle Xomo.

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Sentiero di Arroccamento. È il sentiero numero 149, ex 14, che parte dal Rifugio Campogrosso e termina alla Forcella del Cornetto. Un percorso creato dopo la Strafexpedition del 1916, l’invasione austriaca sul fronte italiano, uno degli eventi più importanti dell’intera guerra per numero di truppe messe in campo; al termine della grande offensiva del ‘16 l’esercito italiano si riorganizzò, creando questo e altri percorsi in quota, tra le cime dei monti, per collegare e rifornire le differenti opere difensive. Il sentiero costituisce un itinerario panoramico sulla pianura veneta e sulle figure di roccia che solo la natura sa creare, che segue il versante Est della catena del Sengio Alto collegandone i rilievi; un percorso bello ma da intraprendere con prudenza perché esposto in più punti e, in un paio di passaggi, attrezzato con catene fisse poste in tempi recenti invece dei ponticelli originari, indicato quindi a Escursionisti Esperti o accompagnati da una guida. Dal

Rifugio Campogrosso (1.457 m) si sale verso la Sisilla seguendo per il primo tratto il sentiero 170 fino a incrociare una mulattiera partenza del sentiero 149 che prendiamo a seguire a destra in falsopiano fino a raggiungere i ghiaioni della Cima delle Ofre e che attraversiamo per portarci ai piedi dei torrioni di roccia conosciuti come “Due Sorelle”. Da qui oltrepassiamo una forcella dove è situata una caverna di guerra e continuiamo a salire fino a raggiungere in pochi minuti il passo delle Gane (1.704 m). Sulla sella erbosa del Passo il nostro percorso incrocia il sentiero 177 che da Campogrosso porta al Passo del Baffelan per il versante ovest e a noi è richiesta una scelta; seguire il sentiero 149, il nostro percorso, lungo la mulattiera originaria che punta a destra, risale un canalone e ci porta alla Forcella del Baffelan (1.738 m) per poi scendere un nuovo canalone franoso, che richiede particolare attenzione e esperienza, e giungere in 15 minuti di

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buon cammino al Passo del Baffelan (1.661 m); oppure seguire per il breve tratto che separa di due passi il sentiero 177, decisamente meno impegnativo, che piega a sinistra e porta al Passo del Baffelan per il versante Ovest, dove ritrova il nostro percorso che d’ora in avanti non lasceremo più.Da qui comincia il vero e proprio Sentiero di Arroccamento, una via in falsopiano che segue il crinale del Sengio Alto intervallando tratti di sentiero esposto e panoramico, intagliato nella roccia, a gallerie vere e proprie, portandoci a oltrepassare, in un’ora di buon cammino, il Passo delle Giare Bianche (1.675 m) e il Passo degli Onari (1.772 m) per arrivare infine, dopo un tratto in salita che osserva dal basso i Pilastri del Cornetto, alla Forcella del Cornetto (1.825 m) in 3 ore di cammino totali. A questo punto il sentiero 149 termina e le nostre alternative sono nuovamente due, tornare per la stessa via oppure scendere lungo una comoda mulattiera fino alla Selletta Nord-Ovest seguendo il sentiero 175 e poi imboccare a sinistra il sentiero 170 che, con poca salita, ci riporta al Rifugio Campogrosso in una nuova ora abbondante di cammino.

Anello Storico. È una facile escursione storico-didattica in cui in un paio d’ore di cammino ci si immerge completamente nello spirito della Grande Guerra, attraversando trincee, posti di avvistamento, bunker di rifornimento e approvvigionamento, gallerie; basta un po’ di fantasia e un tempo “favorevole” per ritrovarsi a provare sensazioni ed emozioni che forse i soldati stessi hanno provato durante la guerra. Un trek particolarmente indicato alle scuole e ai giovani che solo nei libri hanno studiato

quegli anni di lotta. Uno di questi anelli storici corre attorno il Passo di Campogrosso con partenza e ritorno proprio presso il Rifugio omonimo.

Info:Andrea Morini è Accompagnatore di Media Montagna del Collegio Regionale delle Guide Alpine di Lombardia. Attualmente gestisce il Rifugio Mores, in Val Formazza (VB). Informazioni: cell. 3492265958 - [email protected] - www.rifugiomores.it

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Portale storico della prima galleria lungo il sentiero

Gallery

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MOUNTAIN BIKE IN VALLE BREMBANA

di Gianpietro Giupponi

AL PIZZO DI SPINO IN MTB

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Sulle pendici dei monti che sovrastano la cittadina termale di San Pellegrino Terme, in provincia di Bergamo (368 m), famosa per le sue acque, i suoi antichi splendori e le costruzioni liberty, si sviluppa il magnifico percorso che, con un’affascinante traversata, permette di cavalcare lo spartiacque fra le Valli Brembana e Serina. La caratteristica di questo itinerario è la lunghissima pedalata su sentieri, quasi unici, che corrono su versanti boscosi; la particolare panoramica o f fe r ta da l Pizzo d i Sp ino e l’entusiasmante discesa, completano il divertimento. Arrivando da Bergamo al primo semaforo giriamo a destra, attraversiamo il ponte e, dopo pochi metri, entriamo nell’ampio parcheggio in Via Piazzo. Iniziamo a pedalare sulla pista ciclabile, ricavata dalla sede dell'ex linea ferroviaria; in direzione di un ponticello, passiamo a fianco del Grand Hotel e, continuando diritto, superiamo una galleria illuminata e in breve, s iamo a l ponte che conduce a Dossena . Attraversiamo la strada asfaltata e saliamo a sinistra, lungo il passaggio in cemento che porta alla frazione Cà de Rizzi dove abbandoniamo la pista ciclabile per immetterci nella rotonda, in direzione Antea (540 m). Curviamo a destra, verso Santa Croce (778 m), pedalando su pendenze regolari, catturando panoramiche suggestive su San Pellegrino Terme e la corona dei monti sovrastanti. Nel centro della frazione, (fontana vicino alla

chiesa - km. 8,1 - ore 0,45 - 418 m di dislivello) al bivio saliamo a sinistra verso Spettino, raggiungendolo rapidamente e seguendo la linea della dorsale, in fondo vediamo la cima del Pizzo di Spino. Passiamo fra le case e all’incrocio curviamo a destra in direzione Spettino Alto; davanti all’ultima abitazione (fontana), a fianco di due panchine, infiliamo il sentiero che procede in modo pianeggiante fino a sfiorare una stalla in concomitanza di un bivio. Teniamo a sinistra incrociando una piccola sterrata che verso

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In direzione Antea

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destra, velocemente, conduce all’asfalto. Mentre risaliamo fra prati ben curati, godiamo di un notevole panorama sulla media valle e, sotto di noi, vediamo Santa Croce. Giunti alla piccola frazione Salvarizza a 923 m (km. 12,2 - ore 1,15 – 608 m di dislivello), al bivio a sinistra seguendo la bella stradina con fondo naturale, fino a un tratto cementato che porta a una tribulina. Alla selletta, proprio di fronte alla chiesina, da un piccola piazzola imbocchiamo a destra uno stretto percorso in leggera discesa (seguire la direzione segnalata anche da nastri rosso-bianco). Procedendo con attenzione, dove il bosco si dirada, seguiamo con la bici a mano la traccia poco evidente, mantenendo fedelmente la ripida e poco battuta dorsale erbosa; questo è il tratto più delicato per quanto riguarda l’orientamento, specialmente se viene percorso nel periodo estivo, quando l’erba è alta (molto utile la traccia GPS). Più sotto incrociamo una sorta di cammino che,con molta accortezza verso destra, porta a scavalcare il torrente Serina, sotto a un acquedotto.

Procediamo ora in salita, attraversando un’altra valletta, (tombino in cemento) superando poi in pochi minuti due tratti a spinta; continuiamo in sella lungo l’itinerario che taglia in diagonale il versante della montagna, in un ambiente selvaggio e solitario. Lo spettacolare sentiero, completamente liscio, supera un ruscello in secca, con a fianco una piccola pozza d’acqua, che e arriva auna cappelletta incontrando la sterrata che passa nella tranquilla

macchia erbosa, dove è situato Pradai a 917 m (km. 15,3 - ore 1,40). Mentre gustiamo una bella vista sulla Valle Serina e su Serina, adagiata nella verde conca con il Monte Menna sullo sfondo, in breve siamo a una sorta di colletto; quando la strada inizia a scendere, subito sul la d e s t r a , v i c i n o a u n c roc i fisso d i me ta l l o , seguiamo il percorso in salita trovando, poco oltre, la frazione Frerola ai nostri p i e d i . L a p e d a l a t a , intervallata solamente da pochissimi passi, arriva a

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In uscita dal bosco

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un quadrivio dove continuiamo a destra, in salita, seguendo i segnavia CAI. Al successivo bivio teniamo la destra in salita, spingendo la MTB per 3 minuti; poi, perfettamente in piano, raggiungiamo un incrocio dove troviamo una piccola sorgente. Proseguendo sulla ripida traccia più a destra, spingiamo a fatica la bici per circa 3 minuti, per poi piegare a sinistra; un tratto molto pendente, ma ciclabile, porta a uno scollinamento dove seguiamo, a sinistra, alcune indicazione su un pannello in legno indicanti Bracca, n. 597. L’esaltante e divertente sentiero corre incessante lungo il fianco del monte, passando in una bella zona selvaggia, con caratteristici pinnacoli rocciosi. Sopra un sasso una scritta di v e r n i c e i n d i c a d i r e z i o n e B r a c c a ; successivamente transitiamo sopra un capanno da caccia e superiamo 2 strappetti a piedi (circa 7 minuti) che portano a un bivio (panchina) continuando a destra in salita. L’incredibile cavalcata prosegue passando vicino a una piccola pozza in cemento, sbucando improvvisamente in Località Fenii (km. 20,0 - ore 2,25 - 906 m di dislivello); scendiamo sotto le costruzioni , per p r o s e g u i r e n e l l a v e g e t a z i o n e . Successivamente, sfioriamo una piccola pozza dove andiamo in piano e, al bivio,

teniamo la direzione indicata: Bracca e Monte Spino n. 594. Pedalando sul velocissimo sentiero che corre in falso piano, passiamo sopra un capanno e successivamente davanti alla Cà Fontana Granda. A un incrocio, sotto una bella casetta isolata, teniamo la traccia di fronte ritornando nel bosco; più avanti, al capanno da caccia, curviamo leggermente a destra, trovandoci

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Attenti alla pozza d’acqua

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sulla linea tagliafuoco. Scendiamo a sinistra percorrendo il filo di confine fra le valli Brembana e Serina, puntando direttamente alla grande croce del Pizzo di Spino che scorgiamo in fondo alla dorsale. La speciale e particolare pedalata, regala scenari veramente belli e singolari; al termine della striscia, spingiamo la M T B p e r 5 m i n u t i , guadagnando la cima della meta (958 m), da cui si gode una suggestiva vista aerea su San Pellegrino Terme (km. 22,4 - ore 2,45 - 925 m di dislivello) e sulla c o r o n a d e i m o n t i Brembani. Scendiamo in sella, per quanto possibile, f r a i t o r n a n t i n i e ripercorriamo in parte il taglio fino allo strappo più r i p i d o ; r i s a l i a m o brevemente, scorgendo a destra, in leggera salita, uno stretto tracciato sul fianco del pendio. Alla biforcazione pieghiamo bruscamente a destra, in discesa, rientrando nel b o s c o ; p e r d i a m o

rapidamente quota rasentando una casetta e, con molta prudenza su alcuni tratti tecnici, arriviamo in una specie di valle e successivamente, attraverso un sassoso sentiero, nella parte alta di Pregaroldi a 678 m. Sull’asfalto andiamo in piano (fontana) per un centinaio di metri e, in corrispondenza di una santella,

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imbocchiamo il sentiero che salendo sfiora un abbeveratoio per proseguire, per poco a piedi, fra muri di sassi. Dopo un tratto in discesa, al bivio, teniamo la sinistra e sotto un capanno proseguiamo in piano. In una macchia erbosa scendiamo davanti alla casetta e continuiamo sul tracciato principale che più sotto passa fra alti muri di pietre, ai bordi di un prato. A un crocevia, procedendo diritti passiamo sopra una baracca di legno e usciamo nel prato, dirigendoci poi verso una grande casa bianca (km. 25,8 - ore 3,10). Su asfalto arriviamo a un incrocio poco prima della chiesa di Spino al Brembo a 472 m, dove curviamo a destra in Via Sottoripa; a sinistra della piazzetta, passiamo davanti alla casa con fontana e procediamo lungo il sentiero che, più sotto, sfiora una chiesina gialla. Al bivio, dopo aver girato a destra, passiamo sotto un traliccio, arrivando in seguito a un’evidente biforcazione; svoltando a sinistra siamo in località al Derò. Scendiamo sotto la bella chiesetta trovandoci, in breve,

sulla pista ciclabile che seguiamo verso destra. Ora non rimane che percorrere in piano i 2 km scarsi che separano dal punto di partenza. Buona pedalata e buon divertimento.

Collegati e scarica la traccia GPS in formato GPX

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SCHEDA TECNICA:

LUOGO PARTENZA: San Pellegrino Terme (BG) LUOGO ARRIVO: San Pellegrino Terme (BG) TEMPO DI PERCORRENZA: 3 ore e 25 min. LUNGHEZZA PERCORSO: 29,3 km DISLIVELLO: 1022 m GRADO DI DIFFICOLTA’: IMPEGNATIVO CICLABILITA’: dalla Tribulina sopra Salvarizza a Spino al Brembo 95% - nel restante percorso 100% STAGIONI CONSIGLIATE: tutto l’anno RIFUGI D’APPOGGIO: nessuno ACQUA LUNGO IL PERCORSO: fontane a:Antea, Santa Croce, Spettino, Pregaroldi e occasionali sorgenti CARTINE: KOMPASS N° 105 - Lecco / Valle Brembana PERCORSI ALTERNATIVI: nessuno PERCORSO EFFETTUATO IL: 31.07.11 NOTE: Consigliata una full. – Molto utile la traccia GPS. - In alcuni incroci, di difficile orientamento, seguire la direzione segnalata da marcature arancioni e da nastri rosso-bianco.

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ALIMENTAZIONE IN MONTAGNA

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SPECIALE NUTRIZIONE

di Valeria Ranzini e Eleonora Saltarelli

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Chiusa la stagione sciistica, la montagna ci offre i suoi stupendi prati verde brillante, i sentieri sterrati, il cielo blu e i suoi frutti spontanei: una cornice fantastica per passeggiate e picnic rilassanti e salutari. Tra una salita e una discesa si consuma tantissima energia e i meno allenati si potrebbero sentire un po' affaticati. A seguire quindi qualche piccolo consiglio per i neofiti. È importante partire con il piede giusto e mettere il carburante adatto nel nostro serbatoio: la prima colazione è fondamentale per essere in piena forma! Per una colazione che ci dia energia sarebbe ideale mangiare: fette biscottate, meglio integrali per la loro ricchezza in fibre, con marmellata senza zuccheri e dolcificanti e un bel cucchiaio di semi oleosi, come girasole o zucca che sono ricchi in calcio, magnesio e acidi grassi essenziali. Il tutto accompagnato da un bel tè verde o rosso, ricchissimi di antiossidanti. In alternativa la scelta migliore sarebbe prepararsi una “crema Budwig”. La crema Budwig è una colazione speciale pensata dalla Dottoressa Chaterine Kousmine e rappresenta un mix perfetto di nutrienti; apporta la maggior parte delle sostanze più utili al benessere del nostro organismo (vitamine, minerali e vitamina F). La Dottoressa la mise a punto per scopi diversi dalla passeggiata in montagna, ma nei suoi libri racconta di come rimaneva sazia fino a pranzo durante le sue gite in alta quota dopo aver assunto questa eccezionale preparazione.Si prepara nel seguente modo: 2 cucchiaini di semi oleosi ( lino, girasole, zucca, mandorle o noci), 2 cucchiaini di cereali integrali crudi ( riso, avena, farro, orzo), 2 cucchiaini di olio vegetale spremuto a freddo (lino o girasole), 1 banana o 1 cucchiaio di

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miele, succo di mezzo limone e 2 cucchiai di formaggio morbido serè e, per finire, frutta di stagione. Noi però abbiamo sostituito il formaggio con ricotta (senza latte), mentre per chi non digerisce bene il latte vaccino a scelta si può mettere yoghurt di soia o tofu morbido. Preparazione: frullare in un mixer o macina caffè i semi oleosi e i cereali, a parte incorporare l'olio nella base di ricotta o yoghurt fino ad ottenere un'emulsione. Se si mette la banana sceglierla bella matura e schiacciare in un piatto con una forchetta, aggiungere all'emulsione il succo di limone. In alternativa alla banana mettere 1 cucchiaio di miele. Unite tutti gli ingredienti e ora mettete frutta di stagione. Vi assicuriamo che piace a grandi e piccini, è davvero squisita, e quale occasione migliore per aggiungere dei gustosi frutti di bosco. Zaino in spalla e si parte! Sicuramente durante la camminata la natura oltre ai fantastici scenari ci offre ingredienti preziosi, dai più golosi frutti di bosco alle piante spontanee utili al nostro benessere. In questa stagione possiamo trovare il tarassaco o dente di leone, la sua radice ha un effetto depurativo, aiuta la digestione, la regolarità intestinale e l’eliminazione di liquidi. Le foglie si consumano in insalata.Attenzione: non raccogliere mai le piante spontanee senza che ci sia un esperto, tante piante possono essere confuse con specie tossiche mentre altre sono protette. In tutte le sfumature dal rosso al viola troviamo i prelibati frutti di bosco che possono accompagnare un'infinità di ricette dal dolce al salato e rappresentano una vera leccornia, si possono consumare freschi o conservare surgelati e sono ricchissimi di sostanze preziose. Le fragola è la bacca più popolare del mondo. Il suo colore rosso

bril lante è dovuto ad un'antocianidina (pelargonidina) particolarmente utile per la protezione di capillari e circolazione. Ha un alto contenuto di antiossidanti che possono aiutare a contrastare le infiammazioni. Il lampone è una fonte eccellente di fibre , vitamina C, è molto nutriente e per i più attenti alla linea contiene pochissime calorie. Il suo colore varia dal rosso brillante fino al viola scuro a seconda della varietà e si può trovare in natura da metà estate fino all'autunno. Raccolti lamponi e

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fragoline di bosco non possono mancare anche i graziosi frutti blu viola, veramente gustosi e preziosi per le loro proprietà antiossidanti. Parliamo di mirtilli, un vero e proprio antitempo per i nostri occhi, aiutano l'acutezza visiva e la capacità di adattamento al buio. Un piccolo segreto, grazie al contenuto in tannini hanno capacità astringente e sono utili in caso di disordine intestinale. Non entriamo nel merito del pranzo perché sappiamo già che la maggior parte di voi non vede l’ora di addentare “pà e strinù” (per i meno avvezzi al dialetto lombardo: panino con salamella). Che dire: se vi faceste un bel panino vegetariano la vostra linea ringrazierebbe! E dopo tanto sforzo ecco ricompensati dalla merenda, ovviamente fatta in casa!Vi consigliamo una ricetta per una pasta frolla perfetta per un'ottima crostata con tutti i frutti raccolti durante la vostra gita.Ingredienti: 600 g di farina integrale, 200 g di margarina di soia non idrogenata, 200 g di zucchero di canna, 3 uova, 1 bustina di cremor tartaro, scorza grattuggiata di 1 limone biologico. Mettere margarina, zucchero e uova e sbattere bene con la frusta. Unire farina lievito e limone e mescolare, se l'impasto risulta troppo

duro mettere un goccio di latte vegetale. Avvolgere la pasta nella pellicola e lasciare riposare in frigorifero per circa mezz'ora. Stendere la pasta in una teglia unta e infarinata facendo il bordino laterale. Cuocere a 180-200° per circa 25-30 min. Una volta raffreddata, come base si può utilizzare una marmellata di albicocche o una crema ottenuta sbattendo ricotta e miele, e sopra una cascata di frutti rossi appena raccolti. Potete accedere a tutti i consigli del blog Ingredienti Preziosi tramite questo link ingredientipreziosi.wordpress.com, usando il QR code, oppure scrivendo direttamente a [email protected].

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ESCURSIONE AL PIZZO 3 SIGNORI

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LA LUNGA VIA DEL FERRO

di Claudio Mora

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L’alta val Varrone regala paesaggi, antichi alpeggi e tradizioni popolari che, correndo lungo l’antica via del ferro, portano da Premana fino alle pendici settentrionali del Pizzo dei Tre Signori. ’abitato di Premana, alta val Varrone, è un dedalo di piccole stradine pedonali in porfido sulle quali si affacciano ancora oggi botteghe e piccole aziende produttrici di forbici e coltelli esportate in tutto il mondo. L’antica lavorazione del ferro è insita nella storia di questo borgo a tutt’oggi vivo e intriso di tradizioni popolari che lo rendono l’unico paese della val Varrone a non risentire dello spopolamento demografico che sta colpendo la maggior parte dei comuni alpini. È qui che inizia la nostra escursione, lungo quell’antica strada forestale che un tempo serviva da collegamento tra Val Varrone Valtellina e Bergamasca e permetteva il trasporto di materiale ferroso scavato nelle miniere sotto il pizzo Varrone a quota 1800 metri. Poco prima di raggiungere l’abitato di Premana, all’altezza del ponte che attraversa il fiume Varrone, si svolta a destra in direzione Giabbio dove si posteggia l’auto in prossimità dei nuovi capannoni industriali di Premana, segno che l’attività manifatturiera

Premanese è sempre più in espansione. La strada diventa sterrata ed è concesso il transito ai soli proprietari delle baite lungo l’alta valle; i 2 ponti ad arco che si attraversano nei primi

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Panorama dell’Alpe Casarsa

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500 metri del percorso riportano alla mente il ricordo di carovane di muli che trasportavano lungo la strada voluta da Maria Teresa D’Austria i materiali ferrosi poi lavorati nel borgo di Premana. Dopo un’ora circa di cammino si esce dall’incassato percorso di fondovalle e si apre la piana erbosa dove sono situati 2 dei 12 alpeggi che circondano il comune di Premana. Alpe Forni sulla destra orografica della valle, alpe Casarsa sulla sinistra. Attualmente la gran parte delle baite è riadattata a seconda casa di villeggiatura per i Premanesi ma rimane ancora intatta e funzionale la cascina per la produzione di latte,burro, formaggi e ricotte. La strada continua nel bosco e dopo un’altra ora di cammino si arriva sull’altipiano di Varrone, zona di pascolo di produzione del formaggio Bitto, dove si apre alla vista la parete nord ovest dell’omonimo pizzo. Da qui la mulattiera si stringe,supera il rifugio Casera vecchia di Varrone, attraversa tutta la piana erbosa e, lungo pietraie sempre più ripide, arriva al rifugio Falc, sotto le pendici nord del Tre Signori, nostra meta.

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Ponte di pietra

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Dal rifugio Falc la vista spazia dal Pizzo dei Tre Signori a Nord, al pizzo Trona a est e alla Valtellina con il pizzo Disgrazia e Bernina sullo sfondo; il tutto circonda il lago D’inferno, incassato nella stretta conca formatasi tra Trona e Tre Signori. Il sentiero sale sulla destra 20 metri dopo il rifugio Falc e in mezz’ora di cammino porta alla bocchetta di Piazzoc che divide il pizzo Varrone dalla cresta nord che porta alla vetta del pizzo dei Tre Signori. Da qui, su facili rocce ben segnalate, si giunge alla vetta in poco più di mezz’ora. Lo sguardo dalla vetta fa ben comprendere il significato del nome dato a questa montagna, a nord la Valtellina e la Svizzera, a sud ovest Milano e in lontananza il Monte Rosa e le alpi Pennine, a sud est le Orobie e la pianura padana. Fino al 1797 il pizzo dei tre signori divideva il Ducato di Milano, la Repubblica di Venezia e la confederazione Svizzera. Si ritorna verso Giabbio lungo lo stesso itinerario di salita, da fine luglio a settembre è possibile fermarsi nella casera della piana di Varrone per acquistare il Bitto, formaggio tipico Valtellinese, gustoso ricordo di una escursione tra storia, natura e tradizioni.www.mountainandfitness.com

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SCHEDA TECNICA Partenza: Frazione Giabbio 750 m gps: 46° 2'51.78"N 9°25'34.68"E Cima: Pizzo dei Tre Signori2.554 m gps: 46° 0'44.18"N 9°31'34.34"E Dislivello: 1.804 m - Distanza: 12,3km

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ZAINO IN SPALLA, E VIA!

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SUGGERIMENTI

a cura della Redazione

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Estate, tempo di gite ed escursioni in montagna percorrendo serenamente, o faticosamente, i sentieri che le montagne di Lombardia presentano nel loro ampio catalogo. Scarponcini comodi, pantaloncini, maglietta e bastoncini da trekking, sono il kit base per una piacevole passeggiata. Ma se decidiamo di portare con noi una felpa, una maglia di ricambio o il sacco letto e la tenda, come vanno sistemati correttamente all’interno del nostro zaino? Può sembrare banale ma, il giusto ordine di preparazione del bagaglio, ci aiuterà nella marcia senza affaticare troppo la schiena. Innanzitutto, ricordiamoci ciò che può essere utile alla nostra escursione, in base alla sua durata, alle condizioni meteo che incontreremo, a quello che potrebbe servire in caso di necessità. Anche il tipo di escursione che vogliamo programmare, richiede sempre un’attrezzatura adeguata. Facciamo una breve lista di controllo per alcune occasioni, con quello che non dovrebbe mai mancare.

Escursione/Trekking giornaliero: biancheria di ricambio, guanti e cappello, set di pronto soccorso (sperando di non usarlo mai), coperta in alluminio o sacco bivacco, borraccia (min. 1 litro a persona), viveri e snack, guida/cartina geografica e bussola, abbigliamento protettivo/antipioggia, protezione dai raggi UV (berretto, occhiali da sole, crema solare). È utile uno zaino da circa 30 litri di capacità.Escursione per via ferrata: oltre a quanto sopra riportato vanno aggiunti imbrago pettorale e cosciale, set da ferrata, corda, moschettone HMS, cordini per prusik, guanti da via ferrata, casco

da arrampicata. In questo caso è consigliabile l’utilizzo di uno zaino da 35 o 40 litri.Tour di più giorni: tenda, sacco letto/sacco letto interno, materassino isolante, fornelletto, cerotti/adesivo, prodotti per l’igiene, biancheria di ricambio, cappello, sopraguanti e guanti di ricambio, set di pronto soccorso, coperta in alluminio o sacco bivacco, borraccia (min. 1 litro a persona), viveri e snack, guida o cartina geografica e bussola, abbigliamento protettivo e antipioggia, protezione dai raggi UV (berretto, occhiali da sole, crema solare, stick protettivo per le labbra), lampada frontale,

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altimetro. Anche per questo tipo di attività viene suggerito l’uso di uno zaino da 35 o 40 litri di volume.Per ogni genere di uscita, consigliamo a tutti (anche se oggi non è più necessario) di portare con sé il telefono cellulare per le emergenze e di avvisare sempre qualcuno, dell’itinerario prescelto.Vediamo ora come si dovrebbe disporre correttamente il necessario al seguito. Rammentando che è fondamentale limitarsi all’essenziale, per non portare con sé mezzo guardaroba, mettete il sacco letto e i vestiti sul fondo dello zaino, mentre nella parte centrale sistemate gli oggetti più pesanti come i viveri, le bevande, le attrezzature da arrampicata o da ferrata, oppure gli utensili da cucina o la tenda, prestando attenzione che aderiscano il più possibile al dorso. Nella parte superiore e nella tasca del cappuccio dello zaino, disponete tutto quanto possa essere utile avere a portata di mano, come berretto, guanti, cartine, bussola e snack da sgranocchiare lungo il cammino. Se possibile mettete anche il kit di primo soccorso, che deve essere raggiungibile in qualsiasi momento. Nella tasca posta all’interno del cappuccio, potrete mettere tutti quegli oggetti che, in fase di cammino, certamente non vi serviranno, come il portafogli, le chiavi dell’automobile, i documenti. Dopo averlo correttamente riempito, è indispensabile una corretta regolazione che agevolerà la vostra escursione senza creare fastidiosi movimenti e scomodi appoggi dello zaino; successivamente, tirate le cinghie di compressione per fissare il carico al suo interno. A questo punto, allentate tutte le cinghie del sistema di trasporto (spallacci,

cinghie di regolazione del carico, cintura a vita, fettucce stabilizzatrici). Dopo aver indossato lo zaino, tirate bene la cintura a vita posizionandola appena sopra le anche. Ora potete stringere (non troppo) gli spallacci. Chiudete il cinturino pettorale in modo tale da fissare gli spallacci alle spalle e non creare punti di compressione. Tirate le fettucce stabilizzatrici della cintura a vita. Stringete le cinghie di regolazione del carico in modo tale che gli spallacci non superino l’altezza delle spalle. L’attaccatura degli spallacci deve trovarsi circa un palmo al di sotto della settima vertebra cervicale (quella più sporgente sul collo). È possibile regolare l’altezza degli spallacci in base alle esigenze. L’attaccatura delle cinghie di regolazione del carico deve trovarsi all’altezza della clavicola. Speriamo, con queste pagine, di avervi dato qualche buon consiglio utile alle vostre gite in montagna. Dunque: zaino in spalla e via

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TREKKING IN VALCHIAVENNA

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I SENTIERI DELLA STORIA

di Daniele Frigerio, foto di Enrico Minotti

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“Cavoli!...” Sbuffa Francesco alle mie spalle mentre scendiamo sulla dorsale dal Dosso del Mottone, in direzione di Scima. “…Quello è un campanile, e c’è anche la chiesetta !?” …Ansima. “Da non credere… ma dico io, chi glielo faceva fare a questa gente, di venire fin quassù e costruire non solo abitazioni, ma perfino una chiesa.” “Già, sembra incredibile; eppure, caro Francesco, ragioni ve ne sono, tutte valide e comunque strettamente correlate tra loro. Ho avuto modo di leggere diversi testi che trattano compiutamente questi argomenti, se vuoi posso prestarteli, e qualcosa ho capito.” “Dai racconta…” “In breve possiamo dire che da secoli, allora come adesso, queste popolazioni sono sempre state profondamente religiose. Questa grande fede, trova espressione in un’incredibile quantità di chiesette, cappelle,

immagini sacre, edificate anche ad alte quote. La maggior parte, come questa di Scima, dominano il paesaggio dalle rispettive sommità e contribuiscono effettivamente con la loro tipica fisionomia a caratterizzare in modo unico la bellezza di queste valli. La presenza di queste chiesette ha però anche dei risvolti pratici. Infatti, l’economia tipicamente contadina e rurale di allora era legata si a terreni coltivi, ma anche alle necessità di pascolo degli animali allevati. Necessitava quindi una sorta di transumanza locale che prevedeva diverse residenze durante le stagioni dell’anno. Le case principali nel paese strette attorno alla parrocchia, i maggenghi costituiti da baite collocati a mezza costa con relativa chiesetta e infine gli alpeggi in quota, dove è normale trovare almeno una cappelletta. Qui le abitazioni erano sempre

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Alpe Orlo - Alpe Cermine - Alpe Cima - Pizzo della Forcola - Passo della Forcola e Pizzaccio

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più spartane, come il “Calecc”, estremo riparo ottenuto da quattro muri a secco ricoperti da un telone. Conseguentemente una fitta rete di sentieri, spesso selciati, quindi duraturi nel tempo. Una vera e propria rete di vie di comunicazione costruita con fatica negli anni che portava dal paese all’alpe, dove nei mesi estivi si ricostituiva in miniatura il paese. Infine, ma questo vale solo per la nostra Valchiavenna, bisogna considerare che fino ad alcune decine di anni addietro, il fondo valle era praticamente una palude. Furono infatti gli Austriaci che nella seconda metà del milleottocento bonificarono la valle, cambiando letteralmente il delta del fiume Adda. Eccoti chiarito, almeno parzialmente, che cosa spingeva verso l’alto queste genti e il perché di questi numerosi alpeggi con i rispettivi luoghi di culto.“ “Dura la vita, in questo modo…” “Si, posso solo immaginarlo, ma adesso cammina, che vorrei arrivare al bivacco della Forcola con la luce…” Eccoci al bivacco. È veramente carino, si vede che la costruzione è recente. Entriamo e le sensazioni immediate sono le solite, freddo umido e il tipico odore di chiuso, …francamente si sta meglio fuori che dentro. L’interno costituito da due stanze è piacevole, anche se ovviamente spartano. Una camera con letti a castello per 12 posti con relative coperte e materassi e l’altra ottimamente attrezzata per il giorno. Mi piace la stufa, ma bisognerebbe rimediare della legna. Non ha importanza, comunque abbiamo i nostri sacchi a pelo e i viveri. È ancora presto, decidiamo quindi di appoggiare gli zaini qui, lasciamo la porta e le finestre aperte per arieggiare e muniti della sola attrezzatura fotografica, fare una volata al passo. Magari con la

luce del tramonto ci scappa qualche scatto interessante. Usciamo e una rapida occhiata ci conferma la felice ubicazione del bivacco. Ai nostri piedi la piana di Chiavenna, fin giù al Lago di Novate, di fronte la bellissima piramide del pizzo di Prata. Troppo bello… Mentre saliamo, l’inesauribile curiosità di Francesco fa di nuovo breccia. “Che tu sappia, questo sentiero e il passo hanno dei trascorsi storici?” “Non credo esista una sola traccia che non abbia riscontri pratici o storici in tutte la valle. In questa, come in tutte quelle dell’Arco Alpino. Per ben

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Il caratteristico campanile dell’Alpe Cima

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comprendere la presenza di così tanti sentieri e luoghi di ristoro occorre tornare indietro di qualche secolo. Tu sai che nell’antichità si era resa necessaria la costruzione di una rete viaria che consentisse i collegamenti fra le varie popolazioni. Medesima necessità per tutto l’arco Alpino. La cosa che mi ha impressionato leggendo fra i vari articoli e trattati è che secondo questi studi, la colonizzazione delle alpi sarebbe avvenuta partendo dall’alto. In sostanza, sembra che i percorsi più antichi si snodassero sfruttando le direttrici naturali dei crinali. È facile condividerne la fondatezza, in quanto sai bene come sia semplice seguire un dosso, anche se coperto da vegetazione oppure immerso nelle nebbie. Se lasci il filo, te ne accorgi subito. È inoltre evidente il vantaggio, trovandosi in un territorio poco conosciuto, di poter osservare l’orizzonte da una posizione elevata che non dal fondo di una valle. Sulle dorsali furono costruiti i primi ripari, poi migliorati in epoche successive con il consolidarsi dei percorsi. Da notare che una simile tesi, ben si sposa con l’Alpe Scima che, presumibilmente, in tempi remoti era un’antica stazione di crinale utilizzata da chi voleva attraversare il Passo della Forcola. Con il passare dei secoli, con l’ampliarsi della rete

viaria di fondo valle e con il progressivo ampliamento dei centri urbani, le vie alte persero importanza rispetto alle ormai più agevoli strade posizionate strategicamente all’imbocco delle valli. Tornando al nostro, ricordo di avere letto che nel passato, ha avuto importanza commerciale praticamente fino all’avvento

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Alpe Pregazon, sullo sfondo l'estrema propaggine est del Pizzo Setag

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dell’automobile. Attraverso la Forcola si entrava infatti nella Val Mesolcina, ottenendo un veloce collegamento con il Ticino. Fino ad allora, quando la viabilità era basata su mulattiere percorse a piedi o con animali da soma, ha avuto un senso. All’epoca infatti la scelta dei percorsi era il più possibile rettilinea. Si privilegiava l’immediatezza, a scapito dell’eventuale dislivello che diveniva di secondaria importanza, se permetteva di evitare interminabili aggiramenti.” “E i contrabbandieri?” “Questo è il lato che più mi intriga, legato com’è a un epoca leggendaria, a volte romanzata, che nell’immaginario popolare è divenuta avventura ed eroismo. In realtà avventure eroiche proprio non erano, bensì storie di grandi rischi, sudore, fatiche e povertà. Bisogna considerare che fin dal medioevo e poi sotto tutti i vari ordinamenti, Francesi, Austriaci e fino ai tempi nostri, il contrabbando veniva praticato e inteso essenzialmente come integrazione alle risorse assolutamente insufficienti delle rispettive famiglie... Si, fino all’inizio degli anni 70 passavano anche da qui, ma pare che fosse molto più utilizzato il vicino passo di Lendine, il quale anche se meno agevole, era scarsamente sorvegliato. Si dice che gli “spalloni” con le loro “bricolle” facessero fino a tre viaggi al giorno. Conoscevano ogni angolo della valle e nascondevano, quando serviva, il loro carico nei buchi più impensabili. D’obbligo la perfetta conoscenza dei sentieri, in quanto molte spedizioni erano notturne o con condizioni atmosferiche avverse. Camminando nel buio della notte, ovviamente senza torcia per non tradirsi, era di vitale importanza avere dei punti di riferimento conosciuti. Erano soliti muoversi in comitiva, ognuno con carichi

fino a 40 chili di caffè o sigarette e mandavano avanti qualcuno senza pesi, in avanscoperta, per controllare che non ci fossero finanzieri. Insomma nulla di eroico, secondo il mio parere, ma un disperato bisogno di far quadrare i conti. Certo è che quegli anni resi mitici da racconti di fughe rocambolesche, di fantasiosi stratagemmi, di facili e rapide ricchezze, sono ormai terminati lasciando però un indelebile segno nella cultura locale. Siamo al passo, ma la fortuna mi ha voltato le spalle. Siamo infatti immersi nelle nubi e la vista ci è ora preclusa su entrambi i versanti. Facciamo gli scongiuri per il giorno successivo e ritorniamo al bivacco, dove ci attende una splendida bottiglia di Sforzato, carne secca e un bel pezzo di magnoca.

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Val Chiavenna e Val Bregaglia

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SENTIERI DA SCALARE

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VIE FERRATE

di Marco Spampinato

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Ci sono diversi modi di affrontare la montagna, dalle più semplici passeggiate tra sentieri e boschi, alle camminate più o meno impegnative fino ad arrivare all’alpinismo vero e proprio. Le ascese lungo le vie ferrate sono un’alternativa interessante che consentono di effettuare escursioni , raggiungere cime salendo lungo percorsi altrimenti difficoltosi, senza per forza essere alpinisti provetti. Non escludendo però preparazione fisica e adattamento alle condizioni di risalita, a volte impegnative. La nascita delle vie ferrate risale alla seconda metà dell‘800, dove si registra la prima costruzione di via ferrata ad alta quota, realizzata sul massiccio del Gossglockner nelle Alpi austriache. Venne descritta come “strutturazione di una nuova via, adatta anche agli scalatori non esperti, con l’ausilio di chiodi di ferro e funi metalliche”. Anche in Italia, pochi anni dopo, alcune guide alpine di Madonna di Campiglio attrezzarono del versante orientale di Cima Brenta per facilitarne il transito ai loro clienti. Negli anni seguenti, soprattutto sulle Alpi orientali, vennero attrezzati numerosi altri itinerari di traversata che favorirono il passaggio in luoghi impraticabili allo scopo di permettere alle truppe italiane l'accesso ed il controllo delle linee di confine. L’intuizione di dotare le vie d’ascesa di elementi artificiali, ha permesso l’approccio alla montagna da parte di un numero crescente di escursionisti. La Lombardia vanta una ricca presenza di itinerari attrezzati, maggiormente concentrati nella zona di Lecco, che si sviluppano lungo le prealpi comasche, bergamasche e bresciane.

L’approccio a questo tipo di escursionismo di montagna non è troppo difficoltoso, a patto che vengano rispettate le più elementari regole di sicurezza, acquisire esperienza in modo graduale e ricordando che scarponi e zaino restano in ogni caso

fedeli compagni d’avventura, senza tralasciare casco protettivo e imbracature di sicurezza. L’importante è pianificare il percorso e dotarsi di semplici strumenti come, ad esempio, una carta topografica della zona. Oppure affidarsi ai consigli e

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all’esperienza di una guida alpina. Proprio per questo motivo ci siamo rivolti a Mauro Soregaroli, Guida Alpina bergamasca, ha partecipato a diverse spedizioni extra europee. Con gli sci ha raggiunto e disceso il Muz-Tagh-Ata (m 7569), è salito in vetta al Cho-Oyu (m 8201) e ha raggiunto quota m 8450 sull'Everest in occasione del tentativo al Great Couloir nel 1994. È autore di numerose prime discese con gli sci su diverse cime delle Orobie, nonché delle discese del Canalone Marinelli sulla parete Est del Monte Rosa e della parete Nord della Presanella. Mauro ha pubblicato il libro dal titolo “Ferrate di Lombardia” (edito da Nordpress). Si tratta di una guida pratica che affronta la maggior parte degli itinerari presenti nelle province lombarde.

Quali sono i principi base per affrontare una via ferrata?Buon escursionista, preparato e in grado di cimentarsi su percorsi di maggior difficoltà rispetto ai sentieri classici. Passo fermo e assenza di vertigini. Conoscenza e utilizzo dell’attrezzatura specifica. Conoscenza della difficoltà della ferrata in funzione delle proprie capacità.

Parliamo di sicurezza. Che tipo di attrezzatura consigli?Abbigliamento adeguato in funzione della stagione e della quota, calzature robuste con suola antiscivolo, casco, imbraco, kit da ferrata, preferibilmente preconfezionato e omologato, composto da 2 moschettoni con ghiera, 2 spezzoni di corda e 1 dissipatore. Zainetto con il necessario per rifocillarsi lungo il percorso, borraccia d’acqua e qualche indumento di scorta per cambiarsi se troppo sudati o se si sente un po’ di freddo.

Serve una particolare preparazione fisica?Al lenamento escurs ionist ico d i base, un min imo di predisposizione alla salita su terreno verticale o esposto. Non serve una preparazione specifica, ormai le due sessioni settimanali di palestra sono uno standard quasi di tutti. Ma se siamo tipi sedentari è meglio optare per una più tranquilla passeggiata su sentiero.Quali sono in Lombardia gli itinerari più difficili?A mio giudizio, la ferrata al Corno di Grevo in Val di Saviore nella zona dell’Adamello è certamente tra le più impegnative sia per

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lunghezza che per difficoltà tecnica. Anche la Gamma 2 al Resegone presenta lunghi tratti verticali con scarsità di appoggi artificiali per cui risulta parecchio impegnativa.

Quale è il confine tra via ferrata e alpinismo?La ferrata consente di superare pareti anche verticali o strapiombanti con l’aiuto di mezzi artificiali costruiti dall’uomo per facilitare la salita e garantirne anche la sicurezza. Normalmente non è richiesta la progressione in cordata. Nell’alpinismo si procede normalmente in cordata superando le difficoltà tecniche con i propri mezzi e le proprie capacità.

Le ferrate si possono affrontare in tutte le stagioni?Dipende dalla quota alla quale si trovano e dall’esposizione. Normalmente vengono percorse di preferenza nella bella stagione, ma non mancano itinerari che possono essere effettuati anche d’inverno. È consigliabile, però, essere informati sulla situazione meteorologica ed evitare le escursioni se sono previsti temporali. Com’è noto, in occasione di eventi temporaleschi, la caduta di fulmini può mettere a rischio l’incolumità dell’escursionista e gli elementi metallici presenti lungo il percorso possono essere conduttori si scariche elettriche pericolosissime.

Ci vuoi consigliare un paio di itinerari, con differenti difficoltà?La ferrata Angelino al Monte Generoso in provincia di Como e sul confine svizzero è indicata per i neofiti e dalla cui cima si gode

uno dei panorami più decantati dell’intero arco alpino. La ferrata degli Alpini al Medale, quasi a picco sulla città di Lecco, presenta tratti più difficili e verticali e per i quali è preferibile la conoscenza delle tecniche base d’arrampicata.

VIA FERRATA ANGELINO AL MONTE GENEROSOÈ una breve ferrata che risale un canale e le brevi pareti del versante settentrionale del Monte Generoso. Alcuni passaggi aerei ne esaltano il percorso. Il panorama che si gode dalla cima è tra quelli più apprezzati dell’arco alpino lombardo. Il percorso si trova sul confine con la Svizzera, pertanto è necessario avere con sé un documento d’identità. Due gli accessi al Monte Generoso. Da Argegno, situato sulla sponda occidentale del lago di Como, si seguono le indicazioni per Casasco e la Bocca d’Orimento, a 1275 m.. Trovandosi ad una quota di rilievo, è vietato il transito in caso di neve. Qui, lasciata l’auto, si imbocca il sentiero alto per il Monte Generoso, seguendone le indicazioni, fino a Barco dei Montoni, poi ancora per il Monte Generoso fino all’ultimo colletto prima dell’inizio della cresta rocciosa settentrionale. Abbandonare il sentiero principale e risalire la costa erbosa che porta a destra ad una piccola croce dove inizia la ferrata. Tempo di escursione 1h e 30 min. Da Capolago, in Svizzera, prendere il trenino a cremagliera del Monte Generoso, fino alla stazione superiore nei pressi dell’Albergo Vetta. Da qui seguire un comodo sentiero in direzione Est che in breve porta a un colle di confine con l’Italia. Scendere a sinistra costeggiando sotto la parete Nord del Monte

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Generoso fino a raggiungere la croce dell’accesso da Argegno. Tempo di escursione 30 minuti.Descrizione: Dall’attacco della ferrata una catena conduce ad una scala strapiombante. Si scendono, quindi, pochi metri per poi risalire altre due scale fino a una cengia esposta. Si supera un’altra parete con gradini in ferro e catene giungendo a un ponte sospeso che porta in breve sull’anticima italiana. Da qui si prosegue, prima in discesa e poi risalendo con l’aiuto di alcune catene, fino alla cima principale. La discesa dalla vetta principale si effettua seguendo il sentiero verso la stazione del trenino. Se si ritorna alla Bocca d’Orimento, prima di arrivare alla stazione seguire a sinistra le indicazioni per il sentiero basso di Orimento e, lungo un pratico sentiero che attraversa ampi pascoli, si raggiunge un un’ora la località sopraindicata.Scheda: Monte Generoso (CO)Quota di attacco: m. 1600 - Quota di arrivo: m. 1701Esposizione: Nord/EstTipo di ambiente: canale con paretine di media difficoltàStrutture: Catene, infissi e scaleTitolare manufatto: C.A.I. MeronePeriodo consigliato: da Marzo a Ottobre

FERRATA DEGLI ALPINI MEDALESpettacolare itinerario che sale audacemente l’intera parete del Medale, storico monte che si erge a ridosso della città di Lecco. La parete, nota per le numerose vie d’arrampicata, è esposta al

sole fin dalle prime ore del mattino ed è piacevolissimo risalire la ferrata nelle mezze stagioni o nelle tiepide giornate invernali. Sconsigliata, invece, la salita nelle giornate torride o afose del periodo estivo. La ferrata è arrampicabile per lunghi tratti ed è sicuramente più piacevole e appagante salire in questo modo

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La salita della ferrata Angelino al Monte Generoso

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piuttosto che sforzare eccessivamente i muscoli delle braccia. Si accede, in auto, da Lecco lungo la strada della Valsassina fino al rione di Rancio. Si svolta a sinistra per via Quarto e la si percorre fino al cimitero dove è consigliato parcheggiare. A piedi si sale la via Bonaiti e la via Paradiso fino a raggiungere il sentiero segnato con il n. 58 per la ferrata del Medale. Seguire i cartelli fino all’attacco, per circa 45 minuti. Descrizione: Dall’attacco (targa) si sale subito la parete iniziale, lungo catene e cavi di sicurezza. Un breve traverso a destra e ancora su per l’aperta parete fino a uno spettacolare traverso a destra in forte esposizione. Ancora per placche, diedri e caminetti, la salita si snoda quasi a piombo sulla città di Lecco. Si raggiunge una cengia con boscaglia a circa metà percorso in corrispondenza del culmine dello zoccolo del Medale. Si prosegue per canali, facendo molta attenzione ai sassi mobili. Per cenge e roccette più facili si raggiunge la cresta finale che porta alla croce in vetta, in un tempo complessivo di circa due ore. Dalla cima le possibilità di discesa sono due. La prima lungo il sentiero n. 56, attrezzato nei punti più ripidi, che scende a destra sul versante Nord/Est, da evitare in caso di neve, in circa tre quarti d’ora. La seconda opportunità è un po’ più lunga ma più bella anche dal punto di vista panoramico. Prendere a sinistra il sentiero n. 56 che porta alla chiesetta di S. Martino e quindi al punto di partenza, in 1 ora.Scheda: Monte Coltignone (LC)Quota di attacco: m. 630 - Quota di arrivo: m. 1029

Esposizione: Sud/Est - Strutture: Cavi, catene e pioliTipo di ambiente: pareti e cresta, molto impegnativiTitolare manufatto: A.N.A. Gruppo Alpini MedalePeriodo consigliato: tutto l’anno

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La scaletta di ferro alla ferrata Alpini del Medale

Gallery

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SHOPPING

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SCELTI DA PREALPI

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NORRØNA

La linea della collezione P/E 2012 propone /29 Warm1 Zip Hoodie, versatile, efficiente e amica della natura. Tecno-felpa perfetta per la vita all’aria aperta e il tempo libero realizzata con il tessuto “green” warm1/pure Recycled. Tra le performance di base: eccellente traspirabilità, leggerezza, capacità di trasportare il sudore all’esterno a tempi record. Ghette per mani integrate, cuciture piatte, cappuccio protettivo, finiture accurate. Peso: 260 grammi. 119 Euro.

/29 Canvas Shorts ultra-resistenti e volutamente grezzi, come piace agli spiriti avventurosi. Grande protagonista i l t e s s u t o p u r e O r g a n i c tmcotton,  coltivato unicamente in piantagioni eco-sostenibili, nelle quali pesticidi e lavoro minorile sono banditi. Utili sempre: dalla routine cittadina alle escursioni nella natura. Disponibili anche in versione uomo. 99 Euro

PATAGONIA

La Super Cell Jacket è la più leggera GORE-TEX® Pacl ite® Hard Shel l collezione Alpine: il massimo in termini di

e f fi c i e n z a , i m p e r m e a b i l i t à e durevolezza. tessuto esterno a 2,5 strati al 100% in nylon GORE-TEX Paclite® è dotato di una membrana con uno strato interno protettivo al posto di una fodera separata ed è il nostro strato esterno GORE-TEX più l e g g e r o p e r t u t t i g l i a m a n t i del l ’alpinismo fast and l ight. I l cappuccio è studiato in modo da e s s e re re g o l a b i l e i n 2 p u n t i , compatibile con il caschetto, dotato di

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/29 Warm1 Zip Hoodie Man

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visiera laminata che assicura ottima visibilità. ’eccellente protezione si combina con la massima traspirabilità, la resistenza con la garanzia di durabilità: il tutto in solo 383 g di peso. 260 Euro

SALEWA

Due nuovi prodotti per l’alpinismo misto e su ghiaccio: PRO GAITER e PRO GUIDE, scarponi con suola rigida compatibile con i ramponi automatici che , g raz i e ad un meccan i smo brevettato, acquisisce flessibilità nella parte anteriore della suola per agevolare i passaggi alpinistici più facili e tutta la fase di avvicinamento alla parete. La prima linea di scarponi da alpinismo che potremmo definire “due in uno” pensata per guide, soccorso alpino, alpinisti e ice climbers. Calzatura per alpinismo su 4 s t a g i o n i , v i e t e c n i c h e m i s t e e arrampicata su ghiaccio. La tomaia con ghetta integrata impermeabile, la fodera Thinsulate B400 per i l massimo isolamento termico, i l sistema di regolazione della rigidità della suola

brevettato e la forma anatomica con profilo asimmetrico rendono la PRO GAITER la scelta ideale per le vie alpine più tecniche su ghiaccio e terreni misti. Per l’alpinismo 4 stagioni, vie tecniche miste e arrampicata su ghiaccio PRO GUIDE ha la tomaia in pelle perwanger da 3mm e fodera isolante ad alte prestaz ion i Gore-Tex® Insu lated

Performance abbinata alle tecnologie più innovative, come l’esclusivo sistema di regolazione della rigidità della suola e la f o r m a a n a t o m i c a c o n p r o fi l o asimmetrico. Pro Gaiter: 499,95 Euro - Pro Guide: 429,95

ARC’TERYX

Il nuovo imbrago M270, incorpora tutto il know how tecnologico del brand canadese Arc’teryx, leader mondiale nel settore climbing /alpine. Si distingue per l’estrema versatilità d’uso: M270 è infatti

perfetto su misto e ghiaccio, ed è

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Pro Gaiter

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dunque adatto per un utilizzo multi-stagionale. Ultraleggero, porta il comfort e la sicurezza a nuovi livelli. I cosciali in mesh sono ampi abbastanza da consentire di infilare l’imbrago con gli scarponi indossati e con più strati di abbigliamento. I 15 punti di ancoraggio da ghiaccio e i due ampi anelli per l’attrezza massimizzano il comfort in azione. La costruzione si avvale della tecnologia Warp Strength®, per la migl iore distr ibuzione del car ico sull’intera struttura dell’imbrago. Anello di sicurezza, scosciali e punti di legatura in mesh; indicatore di s icurezza sull’anello di sicurezza e sui punti di legatura; due anelli regolabili; fibbia auto-bloccante. 120 Euro

KEEN

Due interessanti proposte per affrontare in sicurezza le escursioni estive, proposte da Keen: Gypsum mid/low è dal maschile e al femminile, regala stabilità, comfort, protezione per le

avventure trail. La tomaia è in Nubuck idrorepellente, la costruzione altamente ergonomica. Membrana KEEN.DRY idrorepellente e traspirante; sottopiede metatomico in EVA a doppia densità; s i s t e m a d i s t a b i l i t à t o r s i o n a l e ; stabilizzatore esterno del tallone in TPU; tasselli-aletta multi-direzionali; suola in

gomma anti-traccia. Ambler è una delle punte di diamante della categoria Trai lhead: sa affrontare qualsiasi avventura, grazie alla suola tecnica ad alta trazione. La tomaia in morbido camoscio è provvista di cuciture rinforzate per offrire massima resistenza. Tra le caratteristiche di base: sottopiede

meta tomico in EVA; fodera in tessuto progettata per al lontanare l ’ u m i d i t à ; s t a b i l i z z a t o r e TPU; supporto S3 pe r i l t a l l one ; s i s t e m a d i s t a b i l i t à torsionale; suola in gomma anti-traccia. Gypsum: 1 5 0 E u r o - Ambler: 110 Euro

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Gypsum

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Dhaulagiri Graphic è la maglia più tecnica della collezione, pensata per chi pratica il trail running, ma perfetta anche per il running in climi caldi. Il tessuto è molto confortevole per la leggerezza che dona e la grande elasticità, offrendo la piacevole sensazione di non avvertire la maglia sulla pelle. Sulla schiena la rete di nylon, altrettanto elastica come il tessuto per la stessa percentuale di elastomero, l ibera la pel le dal sudore senza impregnarsi. Anche durante lunghi allenamenti la maglia non si appesantirà, ma darà la sensazione di essere appena indossata. Il taglio è aderente, ma senza eccessi. Anche il taglio delle maniche e del collo è stato pensato in funzione dell’utilizzo specifico. 69 EuroCervino Short è Il pantaloncino è confezionato con lo stesso tessuto della maglietta, ha un taglio ergonomico e nella parte posteriore è presente una tasca chiusa con zip per contenere piccoli oggetti. 49 Euro

SALICE

Gli sport d'azione sono il suo pane. Che si tratti di affrontare neve, acqua, terra o roccia non importa, lo 003 è l'occhiale per ogni situazione. Il design del telaio dello 003 è stato infatti espressamene studiato per garantire una calzata molto avvolgente, che si adatta con estrema precisione al profilo del viso. Le lenti offrono prestazioni al top, mentre il

nuovissimo nasello regolabile e il fixer elastico sono garanzia di una stabilità ottimale. Disponibile con le nuove lenti Quattro, al top in fatto di tecnologia e prestazioni in condizioni estreme, Tecna, Rainbow specchiate in due colori, Chromolex fotocromatiche in due colori, o PolarFlex polarizzate fumeè. Lo 003 è disponibile in 6 varianti monocromatiche e nella classica grafica ITALIA, in quattro colori. 69,50 Euro

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Dhalaugiri Graphic

003 ITA Black

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COLOPHONDirettore Responsabile: Marco SpampinatoHanno collaborato alla realizzazione di questo numero:Daniele Frigerio, Gianpietro Giupponi, Claudio Mora, Andrea Morini, Davide Novali, Valeria Ranzini, Eleonora Saltarelli

Rivista bimestrale Autorizzazione Tribunale di Bergamo n.27 del 30.08.2006www.prealpi.eu - [email protected] EDIZIONI - via Pio XII, 1 - 24044 Dalmine - Bergamo Redazione: tel. +39 349 7177035 - fax +39 035 19962633 [email protected]: officinadanova

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