PREALPI iEdition 06

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TURISMO EDIZIONI & officinadanova iEdition n. 06

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Una Montagna di Sport In questo numero: ciaspolata in Engadina, sciaplinismo al Monte Toro, ciaspolare in Valle d'Aosta, alpinismo al Pizzo Recastello

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TURISMO EDIZIONI & officinadanova iEdition n. 06

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INTRO

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MAIN PARTNER | OFFICINADANOVA

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EDITORIALE

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Una stagione coi fiocchi. E quanti! Un inverno così abbondante di precipitazioni proprio ci voleva, per dare una spinta al turismo di montagna, per la gioia di operatori e appassionati di neve, e per cercare di allontanare questa ombra scura di pessimismo legata alla crisi economica. Tutte le stazioni comunicano valori sullo spessore del manto nevoso con numeri che mancavano da un po’, utili per una tranquilla prosecuzione fino alla fine di Aprile. Dati confortanti per tutto il settore dell’attrezzatura tecnica e per l’abbigliamento da montagna, bloccato da due stagioni. Un segnale positivo è giunto anche dalla recente fiera Ispo di Monaco di Baviera. Tanti operatori (moderatamente) ottimisti, hanno presentato i nuovi prodotti delle collezioni A/I 2013-2014, proponendo migliorie tecnologiche e materiali innovativi. Alcune novità da scoprire, nella nostra rubrica dedicata allo shopping. E per continuare a sfruttare al meglio questa stagione di neve, proseguiamo con alcuni suggerimenti per trascorrere una bella giornata in montagna, tra una ciaspolata e una gita con le pelli sotto gli sci. Vi invitiamo a inviarci I vostri racconti, le escursione, le giornate trascorse sulle vostre montagne preferite; la redazione leggerà con attenzione I contenuti e il migliore selezionato sarà pubblicato nella sezione “Scritto da voi”, sul prossimo numero di PREALPI iEdition, magazine multimediale.

Inviate i vostri commenti, idee e suggerimenti per migliorare la vostra rivista, scrivendo a [email protected] Continuate a seguire le news, collegandovi al blog prealpi.wordpress.com e sulla pagina PREALPI iEdition di Facebook.Buona lettura.

Marco Spampinato

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NEWS

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NOTIZIE E CURIOSITÀ

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PASQUA E PASQUETTA IN VETTA

A pochi km da Madonna di Campiglio (TN), destinazione glamour per eccellenza, sorge il più classico dei masi alpini, tutto legno e merletti. Il Relais & Gourmet Maso Doss, che fa parte di Trentino Charme - consorzio che riunisce strutture gestite con l’amore di chi sa di poter offrire un territorio unico in spazi esclusivi attorniati dalla natura - incanta gli amanti della montagna dal 1500. Solo sei stanze, completamente immerse nell’atmosfera romantica di inizio secolo che permea ogni dettaglio. Tutti i pomeriggi, di ritorno dalle piste, ci si possono scambiare le esperienze sportive insieme ad una merenda genuina e la sera ci si ritrova davanti al camino. Fino al 14 aprile 2013 prezzi a partire da 75 euro per persona al giorno con pernottamento e ricca prima colazione a buffet, brindisi di benvenuto, snack “after sport” pomeridiano, l’uso di racchette da neve per gite negli itinerari del Parco Naturale Adamello Brenta. E poi... tutti insieme appassionatamente al maso! Maso Doss può essere affittato in esclusiva con la famiglia o con gli amici: dipsone di 6 camere doppie con 12 posti letto e, a Pasqua, è proposto a partire da 4200 euro a settimana. Trentino Charme - Relais & Gourmet Maso Doss trentinocharme.it/relaisgourmetmasodoss

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LAVAREDO ULTRA TRAIL

Il14 febbraio si sono aperte sul sito www.ultratrail.it le iscrizioni all’edizione 2013 di uno dei più importanti appuntamenti italiani, la The North Face® Lavaredo Ultra Trail. Giunta alla settima edizione, questa corsa di 118 km e 5.700 m di dislivello si terrà a Cortina d’Ampezzo il prossimo 28 giugno. La gara, che vanta uno degli scenari più belli al mondo, ha visto trionfare, negli ultimi anni, campioni internazionali come Sébastien Chaigneau, Iker Karrera, Fernanda Maciel e Francesca Canepa. Le iscrizioni alla Cortina Trail, gara di 46 km e 2.500 m di dislivello positivo che si svolgerà sabato 29 giugno su parte del percorso della gara lunga, apriranno invece il 1° marzo. Per ognuna delle due gare sono disponibili solo 700 posti quindi i runner dovranno davvero… correre ad iscriversi sul sito. Main sponsor dell’evento è The North Face®, leader mondiale nel settore dell’abbigliamento, dell’attrezzatura e delle calzature outdoor tecnicamente d’avanguardia. (foto: The North Face®/Thierry Sourbier)

61^ TRENTO FILM FESTIVAL

Novità alla 61esima edizione del primo e più antico festival internazionale di cinema dedicato alla montagna, all'esplorazione

e all'avventura, in programma dal 25 aprile al 5 maggio a Trento e poi fino all'8 maggio a Bolzano. DESTINAZIONE...TURCHIA Sono bastate due edizioni alla sezione “Destinazione...” del Trento Film Festival, itinerario cinematografico - ma non solo - in un paese o area geografica affine per territorio e culture a quelli abitualmente frequentati dalla manifestazione, per diventare un percorso dal profilo originale e riconosciuto all'interno della variegata proposta del festival, che ha trovato un pubblico nuovo e attento. Dopo i

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progetti dedicati alla Finlandia (2011) e alla Russia (2012), il Trento Film Festival punterà verso Sud, oltre il bacino del Mediterraneo, invitando gli spettatori a scoprire la Turchia, in particolare i suoi territori più interni, rurali e remoti, segnati dai paesaggi montuosi del Caucaso. 50 ANNI DI ALPINISMO A STELLE E STRISCE CON REINHOLD MESSNER Cinquant’anni fa, nella primavera del 1963, un team di alpinisti americani, stupiva il mondo con una impresa senza precedenti, la prima attraversata del tetto del mondo, l'Everest, salendo dalla inviolata cresta ovest e scendendo dalla via dal Colle Sud, percorsa per la prima volta dieci anni prima da Hillary e Tenzing. Dopo i tentativi di Charles Houston sul K2 era questa la prima importante affermazione dell'alpinismo a stelle e strisce sugli ottomila, dopo i successi di francesi, britannici, italiani, tedeschi, svizzeri, austriaci e giapponesi. In questa serata, partendo da questa impresa che fece sensazione e che rivivrà nei ricordi di un protagonista di quella spedizione, il capo spedizione e cineasta Norman G. Dhyrenfurth, Reinhold Messner ripercorrerà alcune delle più importanti tappe dell'alpinismo americano, dalla Yosemite Valley e quello stile di arrampicata “pulito” che ha influenzato generazioni di alpinisti, fino ai protagonisti di punta di questo alpinismo ai giorni nostri. MIKE FOWLER, “SCALATORE TRA GLI SCALATORI” Per la prima volta al Trento Film Festival l'alpinista inglese Mike Fowler racconterà al pubblico di Trento “la normalità delle imprese straordinarie” di cui si è reso protagonista, pur non praticando l'alpinismo da professionista. Fowler infatti non ha infatti mai rinunciato alla propria quotidianità

e alla propria “normalità” - lavoro, famiglia, figli - riservando all'alpinismo esclusivamente il suo tempo libero: le sue vacanze e le festività, occasioni in cui si libera di giacca e cravatta per aggrapparsi a qualche parete impossibile per realizzare imprese straordinarie. A 57 anni l'inglese Mike Fowler, attuale presidente del prestigioso Alpine Club di Londra, è uno dei più forti alpinisti in attività. The Observer l'ha nominato “scalatore tra gli scalatori”. Queste sono solo alcune delle importanti novità previste per la nuova edizione del Festival. Per informazioni: trentofestival.it

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Reinhold Messner, durante una conferenza al Trento Film Festival 2012

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FONDO DA CAMPIONI ALL’ALPE DI SIUSI

Panorami incantati, silenzi profondi, atmosfere da favola: solo per questo l’area vacanze Alpe di Siusi meriterebbe un viaggio. Ma oltre a tutto ciò, l’Altopiano ha in serbo per i suoi fan qualcosa di più: la possibi l i tà, cioè, di praticare lo sci da fondo in un ambiente unico nel suo genere. Gli amanti di questa disciplina nordica trovano qui chilometri e chilometri di piste (un’ottantina, dicono i bene informati) preparate per lo skating e la tecnica classica che grazie alla loro altezza, compresa tra i 1.700 e i 2.100 metri, godono di un innevamento abbondante e sicuro, fino a primavera inoltrata. Dal punto di vista paesaggistico, poi, gli i t inerar i su l l ’A lpe rega lano emozioni uniche: nei quasi 60 chilometri quadrati di estensione dell’Altopiano, infatti, si alternano dolci rilievi, colline appena accennate, pianori estesi. Conseguenza? I tracciati e le piste sono più stimolanti e, grazie ai dislivelli presenti, offrono diversi gradi di difficoltà,   impegnando, senza troppa fatica, anche i

fondisti principianti. Bambini compresi. Che le piste dell’Alpe siano davvero uniche viene dimostrato anche dalla presenza, sug l i ane l l i d i fondo , de i campion i de l l e squadre nazionali  (“azzurri”, ma anche  svedesi, norvegesi,  tedeschi e

   finlandesi) che si allenano in v i s t a d e l l e g a r e p i ù impegnative della stagione. Perché proprio l’Alpe di Siusi? Perché, spiegano coach e allenatori, il training   in quota sfrutta gli effetti che il minor contenuto d’ossigeno nell’aria ha sull’organismo. Il risultato? Il corpo reagisce alla minore ossigenazione del sangue formando un maggior numero di globuli rossi che porta,   negli atleti, ad ottenere migliori performance.  Si scia in piena luce e in pieno sole, ovviamente, perché Sciliar, Sasso Piatto, Sasso Lungo e le altre cime dolomitiche

rimangono, come scenografiche quinte, sul lo sfondo dell’Altopiano senza allungare le loro ombre sulle piste. Per informazioni: Alpe di Siusi Marketing Tel. 0471.709600 alpedisiusi.info

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TRAIL SUL “FERRO DI CAVALLO”

Saranno i Monti Sarentini il teatro di una gara davvero selettiva: la Südtirol Ultrarace. La competizione di trail estremo rappresenta certamente la corsa in montagna più dura dell'Alto Adige, e anche per questa ragione, dal 26 al 28 luglio sono attesi a questo “vernissage” numerosi atleti in grado di accettare la sfida. «Il tracciato di gara, che si sviluppa lungo il sentiero Ferro di Cavallo è lungo 124 chilometri e solitamente gli escursionisti lo affrontano dividendo il percorso in ben sette tappe – commenta Josef Günther Mair, presidente del comitato organizzatore che fa capo all'associazione GRW (Cooperativa per lo sviluppo regionale e la formazione) e la varietà del tracciato richiede ai concorrenti una certa abilità nella corsa in alta quota, assoluta mancanza di vertigini ed una condizione psico-fisica al top, considerando il dislivello di 7.666 metri». La competizione di corsa estrema “The North Face® Ultra-Trail du Mont-Blanc®” ha inoltre riconosciuto la Südtirol Ultrarace come gara di qualificazione per l’edizione dell’UTMB 2014. Ogni partecipante riceverà il punteggio massimo di 4 punti. «Siamo molto orgogliosi di questo riconoscimento, che ci è stato dato dal comitato organizzatore di una delle gare di corsa estrema in montagna più importanti a livello mondiale - ha spiegato Josef Günther Mair – è davvero incredibile, soprattutto se si pensa che noi la nostra prima edizione la dobbiamo ancora fare». Gli sforzi profusi per portare a termine la difficilissima Südtirol Ultrarace saranno ricompensati da un panorama unico e mozzafiato: lungo tutto il percorso, i

partecipanti potranno infatti godere di un vista a 365 gradi sul patrimonio naturale UNESCO delle Dolomiti, con le Alpi Aurine, le “Ötztaler Alpen”, le “Stubaier Alpen” (Alpi Breonie di Ponente), la zona dell’Ortles ed il Brenta, a fare da contorno al tracciato di gara. Le iscrizioni, aperte già dal primo di febbraio, sono possibili sia sul sito internet della manifestazione, ovvero suedtirol-ultrarace.it, e anche sul sito Datasport, datasport.com. Il numero massimo dei partecipanti è fissato a 1000 persone. I concorrenti devono essere maggiorenni. Altre informazioni sulla Südtirol Ultrarace al sito: suedtirol-ultrarace.it

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SLOW E FREE, LA PASQUA AMPEZZANA 120 chilometri di piste e 180 cm di neve in quota attendono a Cortina chi desidera trascorrere una Pasqua bianca. In versione slow, per chi sceglie un soggiorno in malga da abbinare a ciaspolate e sci nordico nel  Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo. Anima free invece se si opta per discese in slittino in notturna, ski safari e vie ferrate invernali. Dal 29 marzo al 1 aprile, a Cortina d’Ampezzo è ancora tempo di weekend bianchi da trascorrere sulle piste innevate, tra ritmi slow e attività outdoor che tengono con il fiato sospeso. Sport all’aria aperta ma con approccio soft, per una full i m m e r s i o n n e l l a n a t u r a . Scivolando lentamente nel Parco N a t u r a l e d e l l e D o l o m i t i d’Ampezzo, gli amanti dello sci nordico avranno a disposizione un’area di 11.000 ettari che, confinando con il Parco di Fanes-S e n n e s - B r a i e s , f o r m a u n comprensorio di circa 37.000 ettari. In tecnica libera o classica si potrà conoscere uno dei quattro parchi regionali del Veneto disturbati dal solo scricchiolio degli sci. Per assaporare appieno il lusso del silenzio, grandi e

piccini potranno cimentarsi anche in escursioni sulle ciaspe, in luoghi vergini e “off-line” dove i rumori della tecnologia lasciano il posto al solo suono della natura. E per gli amanti dello sci, nella sua versione più classica, a disposizione120 km di piste, perfettamente innevate. E quando il sole di primavera splende alto nel cielo, all’attività sportiva si può abbinare un’invidiabile tintarella. Suggestiva la Pista Vitelli, nella ski-area Tondi-Faloria: qui lo scii magicamente rallenta e da sport diventa spettacolo panoramico, grazie a speciali points view allestiti lungo il percorso con soste e tappe rigeneratrici.  Speciali pacchetti vacanza a partire da 330 Euro. cortina.dolomiti.org

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CIASPOLATA IN ENGADINA

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ESCURSIONISMO

di Marco Spampinato

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Una facile passeggiata da effettuare con le racchette da neve, si può trovare a pochi chilometri dal confine con l’Engadina. Percorrendo la SS37 che da Villa di Chiavenna oltrepassa la dogana Svizzera, si prosegue inerpicandosi per alcuni tornanti, superando il Passo Maloja, fino a raggiungere l’abitato di Sils (1.810 m) che si trova alla punta nord dell’omonimo lago. Lasciata l’auto all’ingresso del paese, si inizia la ciaspolata proprio sulle acque ghiacciate e coperte di neve dello specchio d’acqua, che terminerà proprio a Maloja Posta, sulla punta opposta. L’escursione, risale la dorsale sinistra orografica del lago attraversando nuclei di baite alle testate delle valli Fex e Fedoz e il piccolo gruppo di baite di Ca d’Starnam. Dopo aver costeggiato per un centinaio di metri la sponda del lago lungo la pista da fondo, si comincia a risalire il bosco di larici e pini cembri, seguendo i cartelli che indicano Maloja, lasciandosi a destra la pista. Perdersi è quasi impossibile, considerando i numerosi cartelli che segnalano località e sentieri. L’ampiezza del bosco invoglia a tracciare nuove vie di percorrenza e segnare la neve immacolata presente ovunque. Di nuovo si ridiscende sulla pista da fondo, avendo l’accortezza di non pestarne i binari, e dopo circa 150 metri si rientra a sinistra nel bosco, sulla traccia del sentiero. L’ascesa progressiva nel bosco innevato

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conduce fino a una terrazza panoramica naturale rivolta verso il borgo di Fez, dove non è inusuale assistere al passaggio di carrozze t ra inate da caval l i , che trasportano i turisti. Da qui, volgendo lo sguardo a destra, si domina il lago di Sils per tutta la sua ampiezza. Proseguendo per circa 15 minuti, tra una salita e una discesa, incrociando ancora la pista da fondo, si rientra nel sentiero seguendo la direzione opposta del cartello che segnala Val Fex-Isola. Si attraversa una valletta in salita, con una piccola baita di riferimento, fino a raggiungere il segnale per la Val Fedoz e un cartello per la pista di mountain bike, per indicarci la direzione che ci porterà alle baite di Ca d’Starnam. Risaliamo la dorsale lasciando sempre il panorama del lago sulla destra che offre una spettacolare visione della larghissima e dritta pista da fondo che da Sils arriva a Maloja, passando di fianco a Isola. L’avvicinamento alla Val Fedoz lascia senza fiato per la scenografia che la natura riesce a offrire agli escursionisti. Dopo una breve discesa si supera un ponticello e di nuovo si risale verso il gruppo di baite di Ca d’Starnam a quota 2.024 m. A questo punto siamo circa a metà della nostra escursione e

l’esposizione soleggiata invita a una sosta per riposarsi e rifocillarsi dopo lo strappo in salita. La discesa verso Maloja si affronta lungo il sentiero a m e z z a c o s t a c h e ridiscende verso il lago, seguendo i cartelli che indicato Maloja Posta. Si tratta di una gita semplice e s e n z a p a r t i c o l a r i difficoltà o pericoli. I l tragitto misura circa 7 chilometri e può essere tranquillamente percorso i n c i r c a 3 - 4 o r e , c o m p r e s e l e s o s t e necessarie per ammirare le meraviglie naturali offerte da questo scorcio di E n g a d i n a . L u n g o

l’itinerario non esistono punti d’appoggio; pertanto è necessario avere con sé una buona colazione al sacco. Va ricordato che siamo partiti da Sils, dove abbiamo parcheggiato l’autovettura; il ritorno può essere effettuato utilizzando un autobus della linea pubblica.

15Gallery

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SCIALPINISMO AL MONTE TORO

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ESCURSIONISMO

di Lucio Benedetti e Chiara Carissoni

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Quando in un contesto di orobici scialpinisti si parla di escursioni, una di quelle con la “E” maiuscola è senz’altro la salita con le pelli alla nota vetta del Monte Toro che sovrasta Foppolo, in alta Val Brembana. La scialpinistica al Monte Toro, nota già ai tempi pionieristici decantati nella celebre 1a Guida sciistica delle Orobie, opera omnia del vulcanico Beniamino Sugliani, viene definita “Riservata a buoni sciatori alpinisti allenati, consigliabile solo con ottime condizioni di tempo e di neve”. Questa è una premessa che vale un po’ per tutte le salite alle nostre montagne, ma ancora di più a quelle cime, come al Monte Toro, dove la parte più alta lascia l’ovattato fondovalle al Passo di Dordona e si trasforma, richiedendo un approccio più tecnico, più alpinistico, più impegnativo. Dicevamo che la partenza proposta avviene da Foppolo, cioè dal versante meridionale delle Orobie, ma è assai remunerativa anche la salita valtellinese, cioè quella che vede la partenza da Tecce, 1.255 m, in Val Madre (SO), avendo come comune punto d’incontro il Passo Dordona. Foppolo, dunque, il comune più elevato della provincia di Bergamo, a 1600 m circa, oggi capitale del noto comprensorio sciistico Foppolo-Carona, costituito per lo più da grandi condomini, moderni alberghi e impianti di risalita di ultima generazione, è per noi bergamaschi il punto di partenza più abbordabile. Quassù il tempo dei contadini, dei pastori, degli emigranti, nell’arco delle due guerre è andato lentamente scomparendo, trasformandosi e adeguandosi alle esigenze del nuovo mondo che, affamato di spazio e di svago, andava cercando sempre più in alto, avendo come obiettivo un utilizzo di spendibilità turistica anche in inverno. Non più

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contadini e pastori dunque, nelle frazioni di Teggie, Ronchi o Rovera, a tirare la cinghia e in perenne lotta con la sopravvivenza, bensì moderne strade e strutture turistiche che alla fine favoriscono anche il nostalgico scialpinista che sale i monti, usando il motore delle proprie gambe.

L’itinerario di salita: Raggiunto a Foppolo, attraverso via Rovera, il piazzale da dove parte la sciovia del Monte Toro, ossia l’impianto posto più a sinistra per chi guarda, bisogna iniziare a salire fra campi innevati e bosco rado, tenendo la sinistra e puntando ai grossi paravalanghe in calcestruzzo. Da qui, in salita

18Finalmente si raggiunge la vetta

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a mezzacosta e con pendenza continua in direzione N, si arriva alla Baita Cornellini (1828 m). Aggirando ora verso destra la cresta rocciosa che scende dal Monte Cadelle, bisogna puntare direttamente all’ampia sella del valico e attraverso alcuni saliscendi si arriva al Passo di Dordona (2061 m; 1 h 30’), un valico reso noto da secoli di transumanza verso i grassi pascoli della Valtellina, ora anche vigilato sul versante settentrionale da un minuscolo rifugio aperto d’estate (tel. rifugio: 349 6148236 – cell. 333 3963514). L’ampia panoramica che qui si apre offre la veduta delle più importanti vette Retiche, dal Monte Disgrazia ai Pizzi Badile e Cengalo. Goduta la vista al valico, si ritorna sui nostri passi per un breve tratto, poi, prima di riperdere quota, si piega a sinistra e si prende a salire fiancheggiando la cresta Nord-Ovest del Monte Toro. Bisogna ora superare i ripidi pendii che sostengono l’alta balconata (ben visibile), posta circa a metà percorso tra il Passo di Dordona e la vetta del Monte Toro lungo la cresta spartiacque, individuando il passaggio migliore a seconda delle condizioni di neve (vi sono due o tre possibilità). Raggiunto con un po’ di fatica il vertice superiore di questo terrazzo panoramico, ci si affaccia sul versante valtellinese in prossimità dei pendii settentrionali del Monte

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Sullo spartiacque con le Alpi Retiche sullo sfondo

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Toro. Per accedervi bisogna perdere circa 20 metri di dislivello, cosa generalmente possibile semplicemente scendendo a scaletta (potete tenere le pelli), oppure a piedi in presenza di neve gelata. Seguendo una successione di dossi si guadagna un breve pianoro ai piedi della vetta. La parte finale dell’itinerario si svolge su terreno decisamente più ripido, la cui stabilità andrà valutata attentamente; eventualmente percorrendo a piedi la cresta destra (nord ovest) si raggiunge finalmente la vetta (2524 m, in circa 3h 30’). Dalla cima si apre un amplissimo panorama che, verso Sud, abbraccia gran parte della testata della Val Brembana e l’ampio comprensorio sciistico di Foppolo-Carona. A Nord sfilano invece tutte le maggiori cime delle Alpi Retiche. Le granitiche sagome del Masino, la solitaria mole del Monte Disgrazia e, più in lontananza, la maestosa parata delle vette che compongono il massiccio del Bernina, mentre il fondovalle è generalmente offuscato dalle foschie. A Ovest, lo stretto e ripido valico della Bocchetta dei Lupi consente il collegamento con la Val Tartano e la zona dei Laghi di Porcile, mentre a Est, sulla Val Cervia, si apre il Passo di Valbona che si trova a Sud del Monte Toro in cima alla valletta secondaria che porta alla Casera di Valbona. La discesa: Questa è possibile, con tutte le cautele richieste dalla morfologia del terreno e del manto nevoso, effettuarla per lo stesso itinerario di salita, oppure come spesso si vede fare anche dagli scialpinisti bergamaschi, scendere dal versante valtellinese, sciisticamente più remunerativo, sino alla Casera di Valbona (1904 m). L’esposizione verso nord, garantisce quasi sempre neve polverosa e di godibile sciata. Dal pianoro sottostante la vetta vi

20Il Monte Toro

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sono due possibilità: la prima consiste nel proseguire a sinistra, scendendo a sfiorare il colletto dal quale ci si è calati per una ventina di metri, provenendo dal Passo di Dordona, per continuare lungo una successione di dolci pendii che portano alla Baita Piodèr (2062 m); la seconda alternativa è quella di traversare lungamente a destra, portandosi fin sotto il Passo di Valbona, raggiungendo così alcuni versanti più ripidi e solatii che, dalle pendici meridionali della Sponda Camoscera, calano decisi verso la Baita Piodèr. Da quest’ultima località, in ogni caso, bisogna raggiungere la sottostante Casera di Valbona (1904 m), e lo si può fare mantenendosi indifferentemente a destra o a sinistra della profonda forra incisa dal torrente. Gustata la pausa al sole nella conca dell’Alta Val Madre, si rimettono le pelli puntando in direzione Sud-Ovest, verso la semisommersa Baita Spiaz e, pur senza raggiungerla, ci si dirige sul colle di Dordona, ben identificabile dai tralicci dell’alta tensione, dove ad aspettarci ci sarà la Santella in legno con la Madonna di Lourdes. Spellati gli sci, gettiamo un ultimo sguardo alle Alpi Retiche e giù su Foppolo, magari calcando le tracce della strada estiva dove ci aspetta una fresca birra.

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Monte Toro

Località di partenza: Foppolo, m 1.600 - Dislivello in salita: m 924 + 170 - Dislivello in discesa: m 635 + 459 - Tempo di salita: 3 h 30’

Esposizione: Varie - Periodo: da Gennaio ad Aprile - Difficoltà: BS - Carte IGM: 18 II SO BRANZI – Kompass n. 104 - Pala, Artva e sonda

Gallery

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CANALE NORD DEL RECASTELLO

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SCRITTO DA VOI

di Marco Moratti

ESCURSIONE IN ALTA VALLE SERIANA

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La giornata si preannuncia splendida e le previsioni meteo sono corrette: cielo terso e sole splendente. Carico nello zaino l’attrezzatura necessaria: ramponi e piccozza, ghette d'ordinanza e via. Non ho ben in mente che fare, però penso di salire al Diavolo di Malgina o magari al Gleno. Giunto a Valbondione, inizia la salita e, all'altezza della partenza della teleferica trovo Marìca pronta a salire verso i suoi cari monti per aiutare il guardiacaccia Valerio; mi fermo a scambiare quattro piacevoli chiacchiere. Mi pare di intravedere qualcuno salire la panoramica, ma non me ne curo e devio al solito verso la “scorciatoia”. Il sentiero è pulito, presenta qualche pozzanghera ghiacciata e un po' di vetrato evitabile laddove l'acqua continua a bagnare le pietre. Per ora pericoli non ce ne sono, ma se continua così bisognerà prestare sempre più attenzione. Arrivo dunque al Curò, tutto ancora in ombra nella conca, solo le vette maggiori alte e i pendii a Est (vedi il Coca o il Redorta) sono ben assolati e assumono i caldi colori dell'alba. Mi fermo un poco sulla panchina accanto alla fontanella per un po' di colazione ristoratrice, nel mentre giungono le due figure che avevo scorto salire la panoramica. Sorpresa e coincidenza, uno di loro è un escursionista che già incontrai sul Redorta. Lui e un suo amico salirono il couloir Fantasma, io il ben più modesto canalone Ovest, poi scendemmo insieme e gli diedi un passaggio sino a Valbondione dove avevano lasciato

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Cima, anticima Ovest e cresta Ovest (Corti-Lenatti) del Rescatello

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l'automobile il giorno precedente. Con lui, ma lo scoprirò solo in vetta al Recastello, è un alpinista di quelli seri. Istruttore CAI, ha fatto parte della prima ripetizione della via Cassin al McKinley, e ora sta aprendo sulla nord del Fop, a Valcanale, una via di 30 tiri, circa 800 metri. E questo incontro oggi sarà, oltre che piacevole, decisivo per la mia giornata. “Sei solo? Dai, vieni con noi”. Mai mi sarei aspettato un'occasione del genere, e la colgo al volo! Mi avvio verso i Corni Neri. Sul s e n t i e r o d u e t r a t t i s o n o totalmente ghiacciati e la coltre non è spessa . Mo l t i s s ima attenzione! Una volta passato il ponticello innanzi alle cascate della Val Cerviera, devio. E la prima sensazione è ottima: neve dura, qui camminabile, non si sfonda per nulla, fa quel giusto cric-croc che ti fa capire che la neve è “matura” per qualche salita come si deve. Allora sciolgo gli indugi e parto... Poco oltre il lago dei Corni Neri, all'altezza della palina per le misurazioni nivologiche faccio il pit-stop: ghette

e ramponi. Da li, inizio la vera e propria salita verso il Canale. Il mese di fermo obbligato dalla montagna, causa maltempo, si fa sentire. Caspita se tira sto pezzo di salita! Arrivo nell'antro Nord del Recastello. Abbracciato a sinistra dalla cresta dei Corni Neri (o via Combi-Pirovano) e a destra dalla l a m a c h e s c e n d e d r i t t a dall'anticima ovest, ovvero la parete NW (o via Rigoli-Pirovano) lo spet taco lo è quantomai imponente e meraviglioso. Qui è già slavinato e i segni sono e v i d e n t i s s i m i . L a n e v e è marmorea, e si sale, si sale, si sale... Ma quanto diamine si sale? Mica me lo ricordavo così ripido già da qui. Che faticaccia! Ma non si molla per questo. Fino a che la neve è bella si va! Così arriva l'attacco vero e proprio del

canale: curvone a S e lì si presenta in tutta la sua magnificenza... Una linea bianca dritta, che finisce solo quando inizia l'azzurro del cielo. Altro cambio: via un bastoncino, mano alla piccozza. Il canale è nelle condizioni ideali, slavinato. Neve spettacolare,

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Verso il canale

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granitica, dura come non mai, si vede addirittura il riverbero ghiacciato sulla superficie. Unico inconveniente, non è troppo ideale per le soste che, giocoforza, una salita così ripida richiede. Ma non ci vuole chissà che, piantata la picca si allargano le gambe e qualche secondo per tirare il fiato c'è. E così via, salgo soffiando come un mulo ma con la voglia di arrivare in cima. E in cima ci arrivo... Ma qui la sorte, o meglio, la natura beffarda gioca il suo scherzo più beffardo. Se fino a ora la neve era stata uno spettacolo, negli ultimi 3 metri prima dell'uscita diventa una cosa ignobile. Al limite del pericoloso, se si fosse trovata più in basso. Il colletto di uscita è esposto al vento, testimone ne è una micro-cornice sulla sinistra, e la neve ventata non è di certo rigelata e dunque è sfaldata, pare farina. I miei amici, qualche decina di metro sotto, si fermano: “Prova a uscire tu, perché qui butti giù roba, ti aspettiamo”, mi urlano; ma ogni sforzo è vano. Nemmeno sui sassi affioranti riesco a far presa, provo in spaccata, ma mi mancano i centimetri nelle gambe. Così si procede come giusto: cambio della guardia. Mi sposto a sinistra, tanto qui la neve permette di fermarsi, e i due compagni mi raggiungono: forti di due picche ciascuno, altezza che non guasta e un pelo di esperienza, escono e scavalcano il muretto di neve. Mi passano una picca e riparto anch’io. E sono fuori! Giù lo spettacolo è meraviglioso... A vista d'occhio un intreccio di colori, in basso multicolore, in alto il bianco invernale. Proseguiamo per la cresta e questa volta restano loro davanti. Ma le difficoltà ora sono minime, stante l'attenzione che bisogna sempre metterci. L'arrivo in vetta è sempre un'emozione, una soddisfazione e una gioia.

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L'alta val Seriana, Strinato, Torena, cime di Caronella, al centro il lago naturale del Barbellino ghiacciato

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Ammiro estasiato il panorama, faccio qualche fotografia, il sole picchia, siamo a mezzogiorno, così riprendiamo subito la discesa. Fino a dove sbuca la normale tutto ok, poi inizia il tratto un pelo delicato. La neve, che è al sole dalla mattina, si rivela invece salda, anzi giustamente percorribile: non marcia, ma si riesce a scalettare che è una meraviglia. Bisogna scendere tutto a retromarcia, facendo qualche bel traversino su neve. Arriva il tratto dove c'è la catena, ma è pieno di neve quindi si può scendere sfruttando in alternanza la picca o la catena. Così, in breve, sono ai piedi di questo tratto. Ora posso tranquillamente guardarmi in giro: uno spettacolo senza pari. Dal Tre Confini, alla valle del Cornello Rosso sino in Val Cerviera tutto è un morbido manto bianco. La prima parte di discesa dopo il canalino è la più pericolosa: sopra la neve, dura uno strato farinoso mette a durissima prova l'equilibrio e la sicurezza. Tant'è che... “ma sì, lo faccio”: sedere sulla neve, ramponi come timoni e picozza per freno e giù, tipo slitta. Un po' per frenare, ci vuole, perché la neve farinosa è un po' alta e quella sotto troppo dura, quindi la picca ci mette un attimo a stopparmi, ma tanto in fondo spiana e mi sarei fermato ugualmente. Da qui nulla da aggiungere se non che, inaspettatamente, la neve è stupenda: entra solo il rampone. Cosa mai vista in Val Cerviera, quasi. Ultimo incontro di giornata: un bel branco di stambecchi che si godono il sole. Il rientro è solito, tranquillo. Mi godo la soddisfazione di questa gran bella giornata nelle Orobie. Magico!

Gallery

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Inaspettatamente in Val Cerviera troviamo un folto gruppo di stambecchi

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CIASPOLARE IN VALLE D’AOSTA

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ESCURSIONISMO

di Paolo Erba - A.m.M.

IL PARCO NATURALE DEI MONTI AVIC E GLACIER

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Confinanti con il parco nazionale del Gran Paradiso (il più antico parco d’Italia) e meno conosciute al grande pubblico per la mancanza di un 4.000 e dei relativi ghiacciai che lo circondano, si trovano le Valli di Champorcher e Champdepraz. Poste sul versante orientale della dorsale dei monti Avic e Glacier, dal 1989 sono venute a formare il primo parco naturale della Valle d’Aosta, ampliato poi nel 2003 per comprendere l’alto vallone di Dondena. Il territorio del parco faceva parte della riserva di caccia dalla casa reale e ancora oggi esistono diversi toponimi che lo ricordano a partire dal “Sentiero del Re”. Il parco, facilmente raggiungibile attraverso la statale per Champorcher uscendo a Pont Saint Martin dall’autostrada oppure attraverso la strada che arditamente si inerpica da Verres fino a Champdepraz, è fruibile per l’intero anno. In estate, le centinaia di chilometri di sentieri presenti, consentono di effettuare escursioni dalle più semplici e rilassanti fino a vere e proprie traversate anche di più giorni, usufruendo dell’accoglienza dei diversi rifugi presenti. Passaggi impegnativi e arditi portano a raggiungere la vetta del monte Avic a oltre 3.000 metri, dall’inconfondibile sagoma (Avic infatti significa aguzzo in dialetto), che domina l’intera zona. Il tutto circondati dalla classica fauna alpina: stambecchi, marmotte e camosci, qui presenti in gran numero. In inverno, oltre alle interessanti piste da sci di Champorcher, il parco offre la possibilità di piacevoli e tranquille ciaspolate. Ecco alcune idee: il primo e il terzo itinerario, sono prevalentemente nel bosco, particolarmente suggestivo in inverno con la neve, che non presentano particolari problemi; l’itinerario 2 alterna una prima

parte nel bosco e poi all’aperto nei vasti pianori del Dondena e per poter essere percorso necessita di neve assestata. L’itinerario 4 può presentare dei pericoli nei due risalti prima del lago Muffè e del colle, e si svolge in ambiente completamente aperto con vista su tutte le cime della valle di Champorcher.

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Lago Servaz

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CAPPELLA DI SANT’ANNA Salendo in automobile dal fondo valle verso Champorcher, prima di arrivare alla frazione Chateau, la più grande e importante del comune, si gira a destra per la località Grand Rosier. Qui prima delle baite si trova un ampio parcheggio. Indossate le ciaspole ci si dirige verso le baite attraversandole e prestando attenzione alle belle architetture con cui sono state costruite e restaurate. Presso le ultime baite si trova un fontanile e quindi una casa: la si aggira entrando nel vasto pianoro. Leggermente a destra si trova un cartello indicatore, si prende così la comoda sterrata verso destra, dopo poche centinaia di metri pervenuti a un bivio si abbandona la strada che più avanti si trasforma in un sentiero molto esposto, e quindi pericoloso, per la Tete du Mont. Si gira quindi a sinistra in salita nell’incantevole bosco di abeti. La traccia non è evidente e i segnavia rari se non assenti; bisogna salire tenendosi leggermente sulla destra della dorsale fino a incontrare degli alberi caduti oltre i quali il bosco si fa meno fitto. Il sentiero qui sale a zig-zag per arrivare al Col de la Plan Fenetre dove si trova un cartello (1 ora di cammino). Dal colle si può salire qualche decina di metri sulla destra in direzione della Tete du Mont per ammirare il panorama. Si sconsiglia poi di proseguire, perché la traccia continua tagliando il pendio in maniera pericolosa. Dal Colle, andando invece verso sinistra senza una traccia obbligata con percorso pianeggiante, si giunge in pochi minuti alla Cappella di Sant’Anna. Da qui si continua sempre in piano nel bosco fino a raggiungere un’area attrezzata e quindi il bosco di Chioset. Quando la traccia, sempre molto labile, inizia a

salire sulla destra (ore 2), su un sasso nascosto sotto la neve con un po’ di fortuna è possibile leggere l’indicazione che consente di scendere nuovamente a Grand Rosier chiudendo l’anello. In caso contrario ovviamente conviene scendere per la via di salita. È consigliato comunque, prima di cominciare la discesa, salire con pochi, brevi tornanti ora abbastanza evidenti, al Col de Possauel (20 minuti) uno dei tanti valichi che unisce a varie altezze, le valli di Champorcher e Champdepraz. Dislivello 400 metri; durata complessiva 3 ore.

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In salita verso il bosco

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CONCA DEL RIFUGIO DONDENA

Si parcheggia l’automobile alla frazione di Chardonney, dove si trovano gli impianti da sci, e si segue a piedi la stradina lungo il torrente fino al ponte dove un cartello indicatore segna la direzione per il rifugio Dondena; da qui si indossano le ciaspole. Subito dopo si incontra un altro cartello che indica per il Dondena sia a destra sia a sinistra. Proseguire a sinistra in salita per prati e rari alberi attraversando uno stupendo scorcio tra due muretti a secco e puntando un grosso masso sulla sponda del torrente Laris (ore 0,15). Si continua ora sempre lungo il torrente con scenografici scorci su pozze d’acqua e cascatelle, a volte ghiacciate, arrivando in breve al ponte che consente di andare sulla sponda sinistra orografica (ore 0,30). Da qui in poi bisogna prestare molta attenzione alla neve perché si attraversano dei canali di scivolo che, seppur brevi, possono risultare molto pericolosi. La direzione comunque segue ovvia verso ovest risalendo il torrente fino a uscire al pascolo di Champ Long, (ore 1,40), dove a destra si intravede la larga carrozzabile che unisce Dondena alla frazione di Grand Mont Blanc. Andando a sinistra si raggiungono e attraversano le diverse baite presenti, bolli visibili anche in inverno, fino a una evidente depressione creata da un ruscello estivo; la si supera e si risale in breve alla carrozzabile. Si segue ora la strada comodamente fino ad arrivare alla conca, da qui a sinistra in pochi minuti si raggiunge il rifugio Dondena (ore 2,45). Il ritorno avviene lungo il medesimo percorso dell’andata. Dislivello 750 metri; durata complessiva 5 ore.

30Muretti a secco sopra Chardonney

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LAGO DI SERVAZ, DA CHAMPDEPRAZ

Sul versante opposto del parco più freddo, boscoso e “nevoso”, questo magnifico percorso porta al lago di Servaz, ghiacciato in inverno, senza presentare grosse difficoltà tecniche e/o fisiche.Si lascia l’automobile nel parcheggio del punto informazione del parco a Veulla, ultima frazione sopra Champdepraz raggiunta da un’audace strada che in pochi chilometri porta dai 500 metri del fondo valle ai 1.300 metri e dove, recentemente, è stata aperta una moderna struttura ricettiva. Al parcheggio si calzano subito le ciaspole e ci si incammina lungo l’evidente carrozzabile a destra che indica per il “magazzino”. Qui siamo in una zona storicamente sfruttata per le miniere da cui si estraevano minerali di varia natura e lungo il percorso avremo modo di osservare l’antico altoforno. Si procede allora in maniera ovvia nel fitto bosco che alterna abeti e larici a pini uncinati e, ignorando il bivio verso destra che porta al monte Barbeston, in breve raggiungiamo il trivio del Magazzino (ore 0,40). Si segue ora a sinistra con spettacolari vedute sul torrente di Servaz, facilmente si continua il cammino fino ai due tornanti a destra che immettono sul pascolo di Servaz di Sot (ore 1,20). In prossimità della baita si trova un cartello indicatore, si sale quindi alla vicina stradina che nasconde una condotta forzata: qui bisogna prestare attenzione alla traccia non chiara. A destra la stradina in breve finisce contro un ruscello, a sinistra si arriva all’altoforno e a delle chiuse panoramicamente molto suggestive, diritto invece segue il nostro sentiero. Dopo pochi metri bisogna però voltare a destra in salita per una traccia poco evidente, poiché seguendo quella più

ovvia e diritta si ritornerebbe alla zona delle chiuse. Presa la corretta via, si prosegue per un tratto in decisa salita costeggiando alcuni enormi massi, testimonianza dei ghiacciai che, alcuni millenni fa, coprivano la valle. Il sentiero ora torna pianeggiante e supera un’ampia conca con percorso semicircolare a destra costeggiato da un folto bosco di pini uncinati. Un’ultima breve salita ci consente di arrivare al lago di Servaz, vero gioiello paesaggistico (ore 2,30). Da qui si potrebbe continuare per il rifugio Barbustel ma il percorso è decisamente faticoso e in alcuni tratti merita attenzione per alcune balze rocciose che incombono sul sentiero. Dislivello 500 metri; durata complessiva 4,30 ore.

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Rifugio Barbustel

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RIFUGIO BARBUSTEL DA CHAMPORCHER

Si raggiunge in automobile la frazione di Grand Mont Blanc dove vi è un comodo parcheggio e si trovano le indicazioni per il Col de Lac Blanc. Si prende pertanto il sentiero numero 10, poco dopo prestare attenzione a un bivio, non evidente, dove bisogna seguire a sinistra in salita fino ad uscire sui prati di Cort (ore 0,20). Si passa vicino alle baite e prima di arrivare al torrente si risale a destra l’evidente pendio: spesso qui si trovano tracce di sci-alpinisti che si sono avventurati nei dintorni. A circa metà pendio si incontra una baita isolata dove ci si ricongiunge con l’itinerario estivo; si prosegue ora in salita lungo il torrente fino a trovare sulla sinistra un cartello indicatore. Si ignora la via a destra e si continua prima diritti e, una volta raggiunto il pianoro, piegando a destra per un ultimo risalto dietro il quale a pochi minuti si trova il lago Muffè (ore 1,15). La traccia non porta direttamente al lago ma una brevissima deviazione merita sicuramente di essere fatta e, se le condizioni lo consentono, è sempre emozionante attraversarne la superficie ghiacciata. Da qui inoltre è possibile vedere sullo sfondo a sinistra il colle di Lac Blanc. Si procede quindi in direzione nord-ovest per facili avvallamenti fino a sotto il pendio finale che viene risalito sulla destra con molteplici tornanti fino a guadagnare il passo (ore 2,30). Sotto di noi già compare la sagoma del rifugio Barbustel che viene raggiunto in breve con comoda discesa che però al ritorno sarà tutt’altro che una comoda salita! Dislivello 650 metri; durata complessiva 5 ore.

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Lago MuffèGallery

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SHOPPING

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SALEWA

La scarpa perfetta da usare con le ciaspole e per il trekking invernale q u a n d o f a f r e d d o : q u e s t o è i l presupposto su cui si sono basati gli ingegneri SALEWA per produrre la MS Snow Trainer. La parte superiore è in pelle scamosciata, con ghetta integrata, comoda imbottitura in Gore-Tex. Una nuova suola esterna VIBRAM ICE-FRICTION, creata esclusivamente per SALEWA, per una stabilità senza pari su neve e ghiaccio (una tenuta fino al 25% s u p e r i o r e , s e n z a i n fl u i r e s u l l e caratteristiche positive della suola in gomma) garantita dalla fibra tessile, super-tecnologica che garantisce un grip senza precedenti, anche sul bagnato o su superfici ghiacciate. La fibra tessile si trova tra due diversi strati di gomma vulcanizzata che offrono aderenza e resistenza ottimali. 199,95 Euro

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POLAR

RC3 GPS unisce il GPS integrato alle funzioni Smart Coaching, basate sulla frequenza cardiaca; è stato sviluppato per offrire a tutti gli appassionati di sport e fitness un training computer completo, dotato di tecnologia GPS integrata di ultima generazione. Con soli 58g di peso ed uno spessore di 1,37cm, RC3 GPS è uno dei più leggeri e compatti prodotti con GPS integrato esistenti sul mercato. Allo stesso tempo, l’ampio display digitale permette una lettura dei dati facile, immediata e personalizzabile fino a tre righe. Inoltre, grazie ai pulsanti dal design ergonomico ed il cinturino ventilato, garantisce il massimo comfort durante l’allenamento. RC3 GPS utilizza il modulo di ricezione satellitare GPS SiRFstar IV, il sistema più avanzato attualmente esistente sul mercato, che consente un’acquisizione del segnale rapida e costante durante l’allenamento. Inoltre, questa tecnologia consente un ridottissimo consumo della batteria 250 mAH Li-Pol, con un’autonomia fino a 12

ore con GPS in uso e ricaricabile tramite i l cavo standard USB, fornito in dotazione. La versione RC3 GPS Bike, include anche il cavo USB, sensore di f requenza cardiaca H3 (Wear l ink W.I.N.D.), sensore di cadenza CS W.I.N.D. 299,90 Euro

VIBRAM

Nasce Vibram® Rolling Gait System: tecnologia avanzatissima sviluppata con il preciso obiettivo di agevolare la corsa in discesa, rallentando l’insorgenza dell’affaticamento nei muscoli flessori dorsali della caviglia e ottimizzando, così, il dispendio energetico. L’attento processo di analisi del cammino e della corsa in montagna ha evidenziato che durante la fase di discesa la calzatura può contribuire in modo determinante a migliorare la prestazione dell’atleta, Inoltre, all’aumentare della pendenza della discesa la prima fase di appoggio del piede sul terreno è sempre più spostata verso il tallone. Partendo da ques t i p resuppos t i V ib ram® ha progettato la tecnologia Vibram® RollingGait System, basata su un’unione esclusiva tra intersuola e suola, combina shape e flessibilità con l’obiettivo di avvicinarsi il più possibile al concetto di “rotolamento” del piede. La suola, infatti, non presenta alcun tratto longitudinale rettilineo, ma presenta un raggio di

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curvatura che varia, assecondando le funzionalità del piede. Pluritestata in laboratorio e sul campo, la tecnologia Vibram® Rolling Gait System oggi è disponibile nella nuova suola Vibram® SPHIKE RGS, utilizzata da HI-TEC per la creazione della calzatura V-Lite SpHike Mid WP. Progettata per l’escursionismo e

l’outdoor, la calzatura V-Lite SpHike Mid WP offre tutti i benefici derivanti dall’utilizzo della suola Vibram® SPHIKE RGS, incrementando la sicurezza e il comfort durante l’avventura all’aria aperta. Tra le altre caratteristiche di base la calzatura offre: tomaia in tessuto sintetico impermeabile; sistema Ess

shank support con lastra di protezione dalle rocce; fodera Ortholite® per un’azione cushioning di lunga durata, dotata di trattamento anti-microbico per la prevenzione degli odori.

SMITH

Il casco Vantage è stato creato per coloro che richiedono il prodotto più innovativo e all’avanguardia. La novità per il 2013 è l’adozione della struttura Aerocore ideata da Koroyd® che s imu l taneamente mass im izza l a protezione e aumenta la ventilazione. Grazie al nuovo Boa® FS 360 fit system con design 360º halo, il Vantage offre un comfort ineguagliabile. Combinando tutto questo con la tecnologia AirEvacdi Smith che permette l’integrazione con le maschere, il Vantage offre la miscela perfetta tra tecnologia e stile. 200 EuroMaschera con lenti intercambiabili a filo, studiata per visi più piccoli. Le linee fluide e il rivoluzionario meccanismo di sostegno con stabilizzatori della I/OS

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sono la chiave del successo di questa maschera, che è riuscita a portare le lenti intercambiabili a filo a un pubblico ancora più ampio. Dotata della nuova e r ivoluzionar ia lente interna Ant i-Appannamento 5X di Smith, I/OS fornisce performance antiappannamento mai vista prima in una maschera compatta. Da 180 Euro

DYNAFIT

Per l’inverno 2013/14, DYNAFIT presenta Beast 16, un prodotto che rivoluziona il mondo degl i attacchi. In questo progetto, il gruppo di ricerca e sviluppo dell’azienda del leopardo delle nevi ha concentrato la propria attenzione sul segmento “discesa” del freeride,

creando un attacco adatto a ogni disciplina e ogni tipo di terreno. La grande novità di Beast 16 è rappresentata dal sistema privo di

intelaiatura che va a combinarsi a un’elevata resistenza fi no al valore di sganciamento pari a 16. Quindi nel nuovo attacco DYNAFIT ol t re a l “tradizionale” comfort in salita, i freerider più esigenti troveranno un’affidabilità elevata che consentirà loro di esprimere grandi performance nella discesa. L‘attacco Beast 16 ha una meccanica di sganciamento complessa sia su puntale che sulla talloniera per offrire la massima sicurezza: la struttura del puntale di rotazione, per esempio, impedisce lo

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sganciamento a seguito di colpi. Inoltre, l’altezza ridotta consente allo sciatore di stabilire un contatto ottimale con lo sci. La corsa neutra grazie all’inclinazione leggera e l’elevata rigidità torsionale ottenuta dall’ampio supporto, rendono l’attacco Beast 16 unico nel suo genere.

SKINS

La nuova linea S400 (disponibile per uomo e donna) è ottimizzata per gli sport sulla neve, mantiene il calore persino in condizioni di freddo estremo, senza ingombro o limitazioni del movimento. Varianti tinta unita e con stampe multiple. Eccellente resistenza all’abrasione.

S400 MEN’S X-Warm P ra t ico e protettivo. Inserti in mesh sotto le braccia per migliorare traspirabilità, libertà di movimento, ventilazione. Maniche articolate per il miglior comfort; bordo con gripper interno in silicone

provvede a mantenere il capo stabile durante l’azione.S400 MEN’S X-WARM Long Tights Perfetti per garantirsi protezione e comfort. La vita in silicone aiuta a mantenere il capo stabile durante l’azione, senza creare alcun ingombro. Cavallo sagomato per il miglior comfort; ginocchia articolate.

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Colophon

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Direttore Responsabile: Marco SpampinatoHanno collaborato alla realizzazione di questo numero:Lucio Benedetti, Chiara Carissoni, Paolo Erba, Marco Moratti, Davide Novali

Rivista bimestraleAutorizzazione Tribunale di Bergamo n.27 del 30.08.2006prealpi.wordpress.com - [email protected] EDIZIONI - via Pio XII, 1 - 24044 Dalmine - Bergamo Redazione: tel. +39 349 7177035 - fax +39 035 19962633

Impaginazione: officinadanova

Concessionaria per la pubblicità:Sport Outdoor Network - [email protected] Masucci - cell. 333.3632366

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