Polizia Penitenziaria - Settembre 2013 - n. 209

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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 www.poliziapenitenziaria.it anno XX n. 209 settembre 2013 Riforma degli Agenti di Custodia: forse abbiamo sbagliato qualcosa...

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Riforma degli Agenti di Custodia: forse abbiamo sbagliato qualcosa - Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Riforma degli Agenti di Custodia:forse abbiamo sbagliato qualcosa...

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PoliziaPenitenziarian.209settembre2013

3sommario

Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

Direttore responsabile: Donato [email protected]

Direttore editoriale: Giovanni Battista de Blasis [email protected]

Capo redattore: Roberto [email protected]

Redazione cronaca: Umberto Vitale

Redazione politica: Giovanni Battista Durante

Progetto grafico e impaginazione: © Mario Caputi (art director)

www.mariocaputi.it

“l’appuntato Caputo” e “il mondo dell’appuntato Caputo” © 1992-2013 by Caputi & de Blasis (diritti di autore riservati)

Direzione e Redazione centraleVia Trionfale, 79/A - 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. • fax 06.39733669

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Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: Polizia Penitenziaria-Società Giustizia & Sicurezza

Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18 luglio 1994

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 3700030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: settembre 2013

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

Per ulteriori approfondimenti visita il sitowww.poliziapenitenziaria.it

anno XX • numero 209settembre 2013

In copertina: Ufficiali del Corpo degli Agenti diCustodia in una foto del 1984. Al centro il Capodel Personale Adalberto Capriotti

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POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & SicurezzaVia Trionfale, 79/A - 00136 Roma specificando l’indirizzo, completo, dove va spedita la rivista.

4l’editorialeImpegni futuri e fallimenti attuali

di Donato Capece

5il pulpitoRiforma degli Agenti di Custodia:

forse abbiamo sbagliato qualcosa...di Giovanni Battista de Blasis

6il commentoCarcere, punto di non ritorno

di Roberto Martinelli

8l’osservatorioEsame di costituzionalità

per la norma che blocca i contratti dei dipendenti pubblici

di Giovanni Battista Durante

14mafie e dintorniPrima e seconda guerra di mafia

a Reggio Calabriadi Franco Denisi

20crimini e criminaliDonne che uccidono per difendersi

di Pasquale Salemme

22il punto sul corpoLiberate la Polizia Penitenziaria

4ª parte - di Daniele Papi

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elle ultime settimane si sonoregistrate significativegaranzie a tutela della

specificità professionale degliappartenenti ai Comparti Sicurezza,Difesa e Soccorso pubblico. Ci riferiamo, ad esempio, alriconoscimento della specificità dellanostra professione in materia ditassazione Imu, all’annullamento deiprevisti tagli per le nostre assunzioni e– negli ultimi giorni – alla definitivaesclusione dei Comparti Sicurezza,Difesa e Soccorso pubblico dalRegolamento di armonizzazionepensionistica.

Risultati seri e concreti, che rafforzanol’impegno corale a mantenere lamobilitazione della Categoria perrisolvere e definire altri importantiappuntamenti quali il riordino dellecarriere, il tetto stipendiale e ilcontratto, il finanziamentodell’assegno una tantum e laprevidenza complementare. Temi che sono stati posti al tavolodella Funzione Pubblica e che hannoportato il Presidente del Consiglio,Enrico Letta, a convocare il 19settembre scorso una riunione con iMinistri competenti per leAmministrazioni di riferimento delnostro Comparto. Al Presidente Letta abbiamo ancheconsegnato una lettera (che potete

leggere on line su www.sappe.it) conla firma del SAP, del SAPPe, delSAPAF e delle principaliOrganizzazioni Sindacali della Poliziadi Stato, della Polizia Penitenziaria edel Corpo Forestale. Lo sblocco del tetto stipendiale e ilfinanziamento dell’assegno unatantum, che va reso anche liquidabilee pensionabile, sono due obiettivi checi prefiggiamo in maniera prioritaria.Il nodo risorse è il vero scoglio dasuperare e per questo è fondamentalel’intervento del Presidente delConsiglio che può dare una soluzionepolitica alla questione.

Da qui possiamo e dobbiamo ripartireper intavolare, alla Funzione Pubblica,una trattativa seria relativa alcontratto perché è inaccettabile averestipendi fermi da quattro anni, senzaneppure il piccolo beneficio della vacanza contrattuale. C’è poi l’impegno dell’attualeGoverno, assunto questa estate, sulriordino delle carriere. E su questo il SAPPe non molleràla presa. Guardando ai fatti di casa nostra, non possiamo non constatare laveridicità dell’antico adagio il tempo è galantuomo. Avevamo infatti detto tempo fa che lalegge cosiddetta svuota carceri nonavrebbe in realtà svuotato alcunchè:

oggi constatiamo non solo che idetenuti non sono affatto diminuitima, anzi, sono addirittura aumentati,superando quota 65mila. Avevamo anche detto che rincorrere lavigilanza dinamica nelle carceri ed ipatti di responsabilità con i detenuti,come invece vuole il Capo del DAPGiovanni Tamburino, sarebbe statouna chimera: ebbene, dal 16settembre la Sezione detentiva A2 delcarcere di Aosta, dove era stataintrodotta la vigilanza dinamica volutadal DAP, ha abolito la vigilanzadinamica per i troppi pestaggiavvenuti tra detenuti. E allora l’AmministrazionePenitenziaria con Tamburino alla guidasembra davvero vivere in una realtàvirtuale che non si rendeevidentemente conto delladrammaticità del momento, checostringe le donne e gli uomini dellaPolizia Penitenziaria a condizioni dilavoro sempre più difficili. Ma anche il provvedimentogovernativo cosiddetto svuota carceri,convertito in legge dal Parlamento,non sta cambiando proprio nulla nellecarceri italiane. Pensare di risolvere i problemi delsovraffollamento delle carceri con unalegge che darà la possibilità a chi si èreso responsabile di un reato di nonentrare in carcere, è sbagliato,profondamente sbagliato ed ingiusto.Le soluzioni potevano e possonoessere diverse: nuovi interventistrutturali sull’edilizia penitenziaria,l’aumento di personale e di risorse,espulsione dei detenuti stranieri,introduzione del lavoro obbligatoriodurante la detenzione, anchemodifiche normative sulle disposizionipenale, riservando il carcere ai casiche lo meritano davvero. Ma intaccare la certezza della penaper coprire le inefficienze e leinadempienze dello Stato è sbagliato.Certo, il dato oggettivo è che ilcarcere, così come è strutturato econcepito oggi, non funziona. Lo sanno bene i poliziotti che stannonella prima linea delle sezionidetentive 24 ore al giorno. Se ci avessero ascoltato...

Donato CapeceDirettore

ResponsabileSegretario

Generale del Sappe [email protected]

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Impegni futurie fallimenti attuali

l’editoriale

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Giovanni Battistade BlasisDirettoreEditorialeSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

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5il pulpito

Riforma degli Agenti di Custodia:forse abbiamo sbagliato qualcosa...

ontrariamente ad ogni teoriadarwiniana sull’evoluzione, ildap è l’habitat della Polizia

Penitenziaria nel quale anzichéevolvere, si regredisce verso lapreistoria.Il Poliziotto Penitenziario, infatti, si ègià involuto in Agente di Custodia, sta mutando in Guardiacarcere ed èdestinato a tornare allo statoprimitivo di Secondino.E come tutte le trasformazioni che sirispettino, ciò accade grazieall’ambiente favorevole, all’humusprodotto apposta per lui dallanomenclatura del dap e, soprattutto,grazie alle amorevoli curetaumaturgiche delle divinitàolimpiche Giovanni Tamburino e LuigiPagano. E proprio grazie a questaperfetta miscela di scienza e religione,il Poliziotto Penitenziario, come unaraba fenice, rinascerà dalle proprieceneri reincarnandosi nel Secondino.E pur tuttavia, io che prima diPoliziotto Penitenziario sono statoAgente di Custodia (e un po’ Guardiacarcere), ricordo perfettamente diessere vissuto in un habitat naturale(la direzione generale degli istituti diprevenzione e pena) sicuramente piùagevole e confortevole di quelloattuale.A quei tempi, quando interveniva unevento esterno che metteva inpericolo lo status quo del Corpo o,addirittura, metteva a repentaglioqualche diritto acquisito, la dirigenzadel dap (allora composta soltanto damagistrati ed ufficiali) si raccoglievain formazione difensiva e cercava, adogni costo, di difendere il proprioterritorio.Il proprio territorio perché, a partepochi ed eccellenti magistrati, quelladirigenza era composta perlopiù dauomini in divisa.A quei tempi, si guardava sempre conattenzione alla Polizia di Stato e allealtre forze dell’ordine, sempre pronti

a chiedere l’estensione di qualsiasibeneficio ottenuto da loro.Oggi, al dipartimentodell’amministrazione penitenziaria,nel frattempo evoluto in un vero eproprio Ministero, la dirigenza,composta quasi interamente damagistrati, direttori, educatori,ragionieri e assistenti sociali, se neinfischia di chiedere l’estensione diqualsiasi beneficio altrui (a meno chenon riguardi anche i direttori pereffetto del famigerato art. 40shakerato con l’altrettanto famosalegge Meduri). Al contrario, quellastessa dirigenza è molto attenta

(attentissima) ad imporreimmediatamente l’estensione diqualsiasi restrizione, limitazione osvantaggio subito da altre forze dipolizia.Nemmeno il caso di ricordare ilpagamento delle caserme, le ritenuteper la previdenza, il blocco dellegraduatorie degli idonei non vincitori,la soppressione delle navette, lalimitazione degli straordinari, latassazione del trattamento dimissione, la limitazione dei mezzi, lachiusura degli impianti sportivi ericreativi e chi più ne ha più nemetta… (…tanto io mica mi chiamoPasquale).Forse è arrivato il momento di

ammettere qualche macroscopicoerrore nella legge di riforma del1991. Forse è arrivato il momento diammettere che era meglio tenerci gliUfficiali.Certo, senza in questo modo sollevarlidalla responsabilità di come sonoandate le cose: perchè sono statiproprio loro a volersene andare.Pur tuttavia, il senno del poi ci hafatto capire che allora si trattòsoltanto di un problema di uomini e,quindi, probabilmente avremmopotuto lasciare tutte le opportunitàpreviste dall’art. 25 senza, però,

sopprimere il ruolo degli ufficiali.In tal modo, oggi, non esisterebbe lalegge Meduri, non dipenderemmo daidirettori, dagli educatori, dairagionieri e dagli assistenti sociali esaremmo comandati soltanto dauomini che indossano la nostra stessauniforme. Magari, avremmo anche ottenuto ilComandante Generale del Corpo.I Commissari avrebbero avuto unpunto di riferimento e una carrieragià delineata con un adeguatonumero di posti da dirigente.Il senno del poi insegna tante cose...Il senno del poi ci insegna anche chetutto è possibile quando si unisconole forze e si stabilisce un obiettivo.A buon intenditor poche parole.

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Metà anni ’80foto di gruppodegli Ufficiali:Al centroil Capo del PersonaleAdalberto Capriotti

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opo l’approvazione con 195voti favorevoli, 57 contrari enessun astenuto il Senato,

nella seduta antimeridiana di giovedì8 agosto 2013, il disegno di legge diconversione del Decreto Legge 1°luglio 2013, n. 78, recantedisposizioni urgenti in materia diesecuzione della pena, cosiddettodecreto “svuota carceri”, è statopubblicato il 19 agosto scorso inGazzetta Ufficiale (Legge 9 agosto2013, n. 94).

Le principali novità apportate in sededi conversione sono la possibilità didisporre la custodia cautelare incarcere per delitti per cui è prevista lapena della reclusione non inferiore nelmassimo a 5 anni e per il delitto difinanziamento illecito dei partiti;l’inasprimento della pena per il reatodi atti persecutori ex art. 612bis c.p.,punito con la reclusione da 6 mesi a 5anni; l’ampliamento delle modalità disvolgimento del lavoro di pubblicautilità per i detenuti e gli internati, iquali possono svolgere la loro attivitàanche a sostegno delle famiglie dellevittime dei reati da loro commessi.Esclusi da tali previsioni i condannatiper il delitto ex art. 416bis c.p. e per idelitti commessi avvalendosi dellecondizioni previste dallo stesso

articolo oppure al fine di agevolarel’attività delle associazioni in essopreviste. La legge eleva a 30 giorni ladurata dei permessi premio per idetenuti minori di età, durata che inciascun anno di espiazione non puòeccedere i 100 giorni (contro i 60 delpassato), ed amplia la possibilità diaccesso ai permessi premio mentreprevede la revoca della detenzionedomiciliare per il detenuto che siacondannato per evasione e misure perfavorire l’attività lavorativa di

detenuti ed internati, attraverso laconcessione di sgravi contributivi ecrediti d’imposta a cooperative socialied imprese. Un provvedimento avverso il quale inParlamento si sono schierati LegaNord, Movimento 5 Stelle e Fratellid’Italia, che non ha convinto moltiitaliani, anche addetti ai lavori e traessi chi scrive. Il provvedimento non ci miconvinceva e non mi convince.Pensare di risolvere i problemi del

Nelle foto sopra

celle vuote

a destra detenuti al lavoro

Roberto MartinelliCapo Redattore

Segretario GeneraleAggiunto del Sappe

[email protected]

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Carcere, punto di non ritorno.I programmi rieducativi non funzionano e calano i fondi per il lavoro dei detenuti

il commento

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sovraffollamento delle carceri con unprovvedimento che, di fatto, darà lapossibilità a chi si è reso responsabiledi un reato di non entrare in carcere,è sbagliato, profondamente sbagliatoed ingiusto. Le soluzioni potevano epossono essere diverse: nuoviinterventi strutturali sull’ediliziapenitenziaria, l’aumento di personalee di risorse, anche modifichenormative sulle disposizioni penale,riservando il carcere ai casi che lomeritano davvero. Ma intaccare lacertezza della pena per coprire leinefficienze e le inadempienze delloStato è sbagliato. Certo, il dato oggettivo è che ilcarcere, così come è strutturato econcepito oggi, non funziona. Unadelle ultime, impietose, denunce inordine di tempo è arrivata dalla Cortedei Conti, che ha bocciato l’efficaciadei programmi di rieducazione dei

detenuti, sottolineando, in una suaindagine, “carenze a livellopianificatorio caratterizzatedall’inadeguatezza di validi percorsiscolastici e formativi oltre chedall’insufficiente coordinamento sulterritorio dei diversi soggettiistituzionali preposti”.L’indagine della Sezione centrale delcontrollo sulla gestione delleAmministrazioni dello Stato aveva loscopo di verificare “se e in che modola finalità di assistenza e dirieducazione dei detenuti sia stataeffettivamente assicurata, ancheriguardo alla necessità di garantire almeglio la sicurezza sociale e dimitigare, se non eliminare del tutto, ilproblema del sovraffollamento degliistituti di pena”.

Il responso, contenuto in oltre 100pagine, è stato negativo. L’indagine hainfatti evidenziato come i cosiddetti“programmi trattamentali”, inconcreto, “abbiano avuto una difficilee faticosa attuazione, nonostantesiano apparsi in grado di produrre siabenefici diretti sui destinatari degliinterventi, che vantaggi indiretti sullasocietà nel suo insieme (che fruirebbedi un progressivo decremento deipertinenti costi economici)”.In particolare, dall’indagine è emersocome “attraverso l’attivazione dilaboratori e pratiche riformatrici sipossano offrire mezzi, risorse estrumenti per abilitare o riabilitaresocialmente e professionalmente ildetenuto fuori dall’universo carcerario,ma sono emerse però delle carenze alivello pianificatorio caratterizzatedall’inadeguatezza di validi percorsiscolastici e formativi oltre che

dall’insufficiente coordinamento sulterritorio dei diversi soggettiistituzionali preposti”. Soltanto dapochi mesi, ha sottolineato la Cortedei Conti, “è stato sottoscritto unprotocollo di intesa con il Ministerodell’Istruzione nel quale sono statiprevisti percorsi modulari e flessibili(anche con l’utilizzo di modalitàdigitali e del libretto scolastico) con iquali l’Amministrazione pensa di poterrisolvere il succitato problema”.E “sulla stessa lunghezza d’onda sicolloca il cosiddetto ‘piano carceri’,che è in via di perfezionamento,soprattutto per la parte riguardantel’organizzazione di spazi adeguati perl’istruzione all’interno delle carceristesse”. Carenze sono state evidenziate anche

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7il commento“sul piano dei monitoraggi e degliindicatori, con conseguente difficoltàdi verificare compiutamente gli effetticonseguiti a seguito delle condotteattività di rieducazione carceraria”.Dal punto di vista finanziario, haaffermato la Corte dei Conti, “ilsistema carcerario è tutt’oggicaratterizzato dall’estrema esiguitàdelle risorse assegnate, che,unitamente al sovraffollamentoall’interno degli istituti penitenziari,ha finito per pesare negativamente ein modo incisivo sulle varie iniziativeconnesse ai trattamenti rieducativi”.Ma “i non soddisfacenti risultatiraggiunti sono stati sicuramentedeterminati – ha affermato ancora lamagistratura contabile - anche damolteplici ulteriori fattori, tra i qualivanno annoverati: la complessitàdell’organizzazione; l’esigenza -sovente non soddisfatta - di disporre

di una pluralità di figureprofessionali; i tagli degli organici e lalimitata possibilità di copertura deimedesimi a causa della vigentedisciplina del turn over; i tagli linearisullo specifico capitolo di bilancio”. Non funzionano i programmifinalizzati alla rieducazione deldetenuto e calano persino i fondidestinati al lavoro in carcere, come èemerso dall’ultima relazione delministero della Giustiziasull’attuazione delle disposizionirelative al lavoro dei detenutitrasmessa al Parlamento. “Nell’attuale situazione di gravesovraffollamento e di carenza dirisorse umane e finanziarie, garantireopportunità lavorative ai detenuti -osserva la relazione - è

Nelle foto lavoro in carcere

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strategicamente fondamentale ancheper contenere e gestire i disagi, letensioni e le proteste conseguenti allecriticità esistenti. Queste attività , purnon garantendo l’acquisizione dispecifiche professionalità spendibilisul mercato, rappresentano una fontedi sostentamento per la maggiorparte della popolazione detenuta”.Ma la realtà è che il taglio ai fondi perle retribuzioni in generale e inparticolare per le strutture produttivepresenti all’interno degli istitutipenitenziari (falegnamerie, tessitorie,

tipografie ecc.) ha determinato unadiminuzione della forza lavoro: aldicembre 2012 risultavano 13.808detenuti lavoranti, contro i 14.061 diun anno prima e i 14.174 deldicembre 2010, con un calo di 366unità e un ulteriore elemento diaggravio della situazione legata alsovraffollamento. “Il budget largamente insufficienteassegnato per la remunerazione deidetenuti lavoranti -afferma ancora larelazione ministeriale- hacondizionato in modo particolare leattività lavorative necessarie per lagestione quotidiana dell’istitutopenitenziario (servizi di pulizia,cucina, manutenzione ordinaria delfabbricato) incidendo negativamentesulla qualità della vita all’interno deipenitenziari”.Così il numero di detenuti occupati edestinati alla gestione quotidiana

dell’istituto è passato dai 10.050 deldicembre 2010 e dai 9.922 deldicembre 2011 ai 9.773 della finedel 2012, “anche se le direzioni degliistituti, per mantenere un sufficientelivello occupazionale, hanno ridottol’orario di lavoro pro capite edeffettuato la turnazione sulle posizionilavorative. I servizi di istitutoassicurano il mantenimento dicondizioni di igiene e puliziaall’interno delle zone detentive,comprese le aree destinate alleattività in comune, le cucine detenuti,

le infermerie ed il servizio dipreparazione e distribuzione deipasti”. Perciò “un decremento nel numerodei detenuti lavoranti - e delle orelavorate - alle dipendenzedell’amministrazione, ha comportatouna forte riduzione dei livelli deiservizi in aspetti essenziali dellastessa vivibilità quotidiana dellestrutture penitenziarie, con inevitabiliricadute negative anche e soprattuttoin materia di igiene e sicurezza”.Altro che far lavorare tutti i detenuti.Altro che un carcere che rieduca,come prevede la Costituzione. Altro che sicurezza sociale e certezzadella pena. Il carcere, questo carcere,si sta pericolosamente avvicinando adun punto di non ritorno...Ma non è lasciando liberi idelinquenti che si risolvono iproblemi: tutt’altro!

Nelle foto lavoro

in carcereoggi

...e ieri

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8 il commento

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e, come sembra, la CorteCostituzionale dovessedichiarare l’incostituzionalità

della norma che ha determinato ilblocco contrattuale per tutti idipendenti pubblici, si tratterebbe diuna importante vittoria non solo perchi ha proposto il ricorso, ma pertutti coloro che sono interessati alproblema, in modo particolare leForze di polizia e le Forze armate,maggiormente legate a quegliautomatismi che determinanovariazione di trattamenti economici,anche in assenza di rinnovicontrattuali. Ricordiamo che la norma stabilisceche il trattamento economico deidipendenti pubblici, relativamente al2011, non poteva essere superiore aquello del 2010. Tale norma, in prima attuazione,aveva una validità di tre anni,successivamente è stata prorogataanche per il 2014. Tale disposizone normativa hacreato gravi sperequazioni tra idestinatari, poiché tutti coloro che, apartire dal 2011, hanno maturatotrattamenti economici accessori ostrutturali, che hanno determinatouna maggiorazione stipendiale o,comunque, un aumento deltrattamento economico individuale,rispetto a quello percepito nel 2010,non hanno potuto beneficiare di taleaumento. Per fare qualche esempio: se uncommissario è stato promossocommissario capo nel 2010 hapercepito il trattamento economicoda commissario capo, se, invece, è

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stato promosso dopo il primo gennaio2011 non ha percepito il trattamentoeconomico, pur svolgendo le funzionida commissario capo. Quindi, a parità di qualifiche efunzioni i trattamenti economici sonodiversi. Lo stesso dicasi per coloro che hannomaturato o matureranno l’assegno difunzione nel periodo 2011/2014. Tale blocco incide anche sultrattamento economico accessorio,quindi, anche coloro che hannocambiato incarico o funzioni, per lequali dovrebbero percepire indennitàche prima non percepivano, il bloccoimpedisce che possano ottenere iltrattamento economico superiore.Dovrebbe bastare questo per capireche la norma è incostituzionale e chechi l’ha varata, nella migliore delleipotesi, non ha usato le competenzegiuridiche di cui sicuramentedisponeva; nell’ipotesi peggiore l’hafatto consapevolmente, sapendo che,comunque, avrebbe raggiuntol’obiettivo di tagliare risorse destinatealla spesa pubblica, anche creandosperequazioni a danno dei lavoratoripiù deboli, quelli, cioè, chepercepiscono stipendi più bassi.

E’ quindi auspicabile che la Cortecostituzionale si pronuncidichiarandone l’incostituzionalità e

restituendo a tutti i dipendentipubblici le competenze economichespettanti, senza più alcun ricorsoall’una tantum che, tra l’altro, noncopre tutto il dovuto e non èpensionabile; problema, questo, dinon poco conto, considerato che, conil passaggio dal sistema retributivo aquello contributivo, la pensione verràcalcolata sulla base delle sommeversate. Il problema delle pensioni è un’altraquestione rilevante. Siamo riusciti per ora a bloccare ildecreto che omogenizzava anche leForze di polizia al resto del pubblicoimpiego, nonostante la norma sullaspecificità, anche se il probemamaggiore riguarda il passaggio alsistema contributivo che determineràuna decurtazione delle pensioni dioltre il venti per cento rispetto alpassato.

Paradossalmente, coloro che sonoandati in pensione dopodiciannove anni, sei mesi ed un

giorno di servizio, con il sistemaretributivo, percepiscono unapensione che, all’incirca, è pari aquella di coloro che andranno inpensione col sistema contributivo,dopo oltre quarant’anni dicontributi. E’ questa la beffa determinatadalla cattiva gestione politica degliultimi quarant’anni.Piuttosto che preoccuparsi dellegenerazioni future tutti hannopensato a gestire i consensi delmomento. A tale critica non possono sottrarsineanche alcuni sindacati che oggisi indignano per le riforme fatte inquesti ultimi tempi, ma hannotaciuto quando, negli anni passati,si è consentito ai lavoratori diandare in pensione con delleregole che si sapeva che avrebberofatto saltare tutto il sistema.

Nelle fotoa fianco una sedutadella Corte Costituzionale

in basso il Palazzo della Consulta a Romasede della CorteCostituzionale

Giovanni BattistaDuranteRedazione PoliticaSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

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All’esame della CorteCostituzionale la norma che bloccai contratti dei dipendenti pubblici

l’osservatorio

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pett.le redazione,nell’istituto dove svolgoservizio sono adibito a

mansioni d’ufficio che comportanol’uso prolungato del computer. Vorrei sapere se ho diritto ad unapausa per riposare la vista e sel’utilizzo della connessione internetdell’amministrazione per motiviprivati comporta reato.Ringrazio anticipatamente perl’attenzione prestata.Cordiali saluti

Gentile collega,avviene che sempre un maggiornumero di persone, che si trova adoperare per ragioni di lavoro davantiad un computer, utilizza questacondizione per usare il pc anche perfini che nulla hanno a che fare con lapropria attività la vorativa per cui sonopagati.Quid juris di questo comportamento,oltre che essere moralmentecondannabile e suscettibile diconseguenze civilistiche sul piano delrapporto lavorativo, può integrareillecito penale.Sicuramente le due fattispecieindividuabili sono, senza dubbio, ilpeculato ordinario e quello d’uso.Come è noto, l’art. 314 c.p. (peculato– fattispecie delittuosa compresa tra ireati contro la PubblicaAmministrazione) prescrive che “il pubblico ufficiale o l’incaricato di

pubblico servizio, che, avendo perragione del suo ufficio o servizio ilpossesso o comunque la disponibilitàdi denaro o di altra cosa mobile altrui,se ne appropria, è punito con lareclusione da tre a dieci anni. Si applica la pena della reclusione da sei mesi a tre anni quando ilcolpevole ha agito al solo scopo difare un uso momentaneo della cosa equesta, dopo l’uso momentaneo èstata im me diatamente restituita”.Dunque il soggetto che (in qualità dipubblico ufficiale o incaricato dipubblico servizio) abbia il possesso ola disponibilità (o il potere didisporre), per ragione del suo ufficio oservizio, di qualsiasi cosa o valoreanche non appartenente alla P.A.,commette il reato di peculato qualorase ne appropri. Sia la dottrina che lagiurisprudenza della Cassazione sonoconcordi nel ritenere che dettaappropriazione si realizza con ilcomportamento uti dominus nel sensodi utilizzo della cosa come se fossepropria attraverso la sua alienazione,distruzione tramite o meno il suoimpiego ovvero ritenzione definitiva.Pertanto, presupposto del peculato è ilpossesso o comunque la disponibilitàdella cosa da parte del soggettoagente, inteso sia quale materialedetenzione sia quale disponibilitàgiuridica dei beni materialmentedetenuti da altri, dei quali l’agentepossa disporne mediante atti o fattirientranti nella competenza dell’ufficiodi cui è rivestito. Si tratta, pertanto, diuna connotazione del possessodiversa da quella prettamentecivilistica. Condizione ineliminabile è,inoltre, che tale possesso odisponibilità debba sussistereper ragione dell’ufficio o del servizio,ossia in conseguenza delle specifichecompetenze o funzioni svolte,derivanti sia da norma che da prassi econsuetudini. 

Infatti, la giurisprudenza dellaSuprema Corte di Cassazione ha piùvolte evidenziato che la “ragioned’ufficio” di cui all’articolo 314 C.P.va intesa come titolo del possesso insenso lato e, pertanto, comprendeanche il possesso derivante da prassie consuetudini invalse in undeterminato ufficio (ex plurimis, Cass.Pen., Sez. 6, 9 novembre 2010, n.39363; Cass. Pen., Sez. 6, 10 luglio2000, Vergine, in Cass. Pen., 2001,2382; Cass. Pen., Sez. 6, 10 aprile2001, La Torre, in CED Cass.,220642).In tale contesto, non rileva neppure lacircostanza che il soggetto si trovi asvolgere mansioni superiori a quelleche in astratto avrebbe dovutoesercitare (Cass. Pen., Sez. 6, 9novembre 2010, n. 39363; Cass.Pen., Sez. 6, 11 ottobre 2001, n.41114, Paonessa), avendosi possesso“in ragione dell’ufficio”, tanto se ilpossesso deriva da un correttoesercizio delle funzioni esercitatequanto se deriva da un esercizioarbitrario e di fatto delle stesse (Cass.Pen., Sez. 6, 9 novembre 2010, n.39363; Cass. Pen, Sez. 6, 21 febbraio2003, n. 11417, Sannia).Il peculato va però escluso se ilpossesso è meramente occasionale,cioè qualora sia dipendente da unevento fortuito (Cass. Pen., Sez. 6, 11marzo 2003, n. 17920, De Matteis) odal fatto di un terzo che ne investaaltro soggetto non in relazione allesue mansioni di pubblico ufficiale oincaricato di un pubblico servizio main conseguenza di unadeterminazione, lecita o illecita,di natura privata (Cass. Pen., Sez. 6, 9novembre 2010, n. 39363). In similesituazione, infatti, in cui ladisponibilità della cosa deriva da unmero potere di fatto, potrebbe inveceritenersi sussistente il reato di furto.Si tratta di un reato di danno, di meracondotta e a forma libera che hanatura istantanea, infatti, si consumanel momento e nel luogo in cui siverifica l’appropriazione del denaro odella cosa mobile.Il peculato, inoltre, costituisce unreato proprio plurioffensivo, in quantotutela non soltanto il regolare

Giovanni [email protected]

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Uso prolungato del PCdell’amministrazione euso privato di internet

diritto e diritti

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funzionamento ed il prestigio dellaPubblica Amministrazione, ma anchegli interessi patrimoniali della stessa.Secondo la Cassazione, l’art.314 c.p.oltre a tutelare il patrimonio della P.A.tende  ad assicurare altresì il  correttoandamento degli uffici della stessaPubblica Amministrazione, basato suun rapporto di fiducia e di lealtà colpersonale dipendente:   la  naturaplurioffensiva del reatodi peculato implica che l’eventualemancanza di danno patrimonialeconseguente alla appropriazione nonesclude la sussistenza del reato,considerando che rimane pur sempreleso dalla condotta dell’agente l’altrointeresse, diverso da quellopatrimoniale, protetto dall’art.314c.p., cioè quello del buon andamentodella P.A. (tra le altre Cass. pen., sez. VI, 4 ottobre 2004, n.2963).Quanto al profilo soggettivo, il reato èpunito a titolo di dolo generico,consistente nella coscienza e volontàdi far proprie somme di denaro ocose di cui il pubblico ufficiale abbiail possesso per ragioni del suo ufficio,a nulla rilevando la dichiarataintenzione di restituirle.

Nessuna efficacia scriminante èperaltro riconosciuta all’errore delpubblico ufficiale in merito alleproprie facoltà di disposizione deldenaro pubblico, in quanto puressendo la destinazione delle sommedeterminata da una norma di dirittoamministrativo, tale norma deveintendersi richiamata da quellapenale, di cui ne integra il contenuto.Il peculato d’uso si differenzia per latemporaneità dell’appropriazione (lacondotta, dell’agente, non implical’irreversibilità dell’appropriazionestessa) e nella restituzione immediatadella cosa oggetto della condotta.Il Testo Unico Sicurezza, accanto allenorme generali di tutela che siapplicano in via ordinaria in ogniluogo di lavoro, prevede disposizionispecifiche quando l’attività lavorativaè svolta con l’ausilio di attrezzaturemunite di videoterminali(l’attrezzature più comune e ricorrenteè il computer). La variabilefondamentale è l’intensità di utilizzodei videoterminali: l’applicazione dellenorme specifiche, infatti, riguarda ilavoratori che utilizzanoun’attrezzatura munita di

videoterminali, in modo sistematico oabituale, per 20 ore settimanali nette(cioè dedotte le interruzioni previste edi cui si dice appresso). Questo limiteè calcolato al netto delle pause cui hadiritto il lavoratore: quest’ultimo,infatti, ha titolo a un’interruzionedell’attività mediante pause ovverocambiamento di attività. Le modalitàdelle predette interruzioni, inmancanza di un disposizionecontrattuale specifica, danno diritto allavoratore ad una pausa di 15 minutiogni 120 minuti di applicazionecontinuativa al videoterminale.Tuttavia, è esclusa la cumulabilitàdelle interruzioni all’inizio e altermine dell’orario di lavoro. Lapausa è considerata a tutti gli effettiparte integrante dell’orario di lavoroe, come tale, non è riassorbibileall’interno di accordi che prevedonola riduzione dell’orario complessivo dilavoro. In generale, qualora ilavoratori svolgono la propria attivitàper almeno quattro ore consecutive, a questi spetta di diritto unainterruzione che può essere esplicatatramite pause o mediantecambiamento di attività. H

diritto e diritti

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n questo articolo parleremo dellaoramai concreta possibilitàdell’inserimento dei Commissari

del Corpo di Polizia Penitenziaria nelsettore minorile.

E’ doveroso a questo propositoricordare che il Decreto Legislativo21 maggio 2000, n. 146 riguardantel’ istituzione dei ruoli direttiviordinario e speciale del Corpo diPolizia Penitenziaria - a normadell’articolo 12 della legge 28 luglio1999, n. 266 pubblicato nellaGazzetta Ufficiale n. 132 dell’ 8giugno 2000(Rettifica G.U. n. 183 del

7 agosto 2000) - è arrivato a circadieci anni dopo l’istituzione delCorpo, determinando una serie didifficoltà, forse dovute anche alblocco delle assunzioni. A parere di alcuni sembrerebbe cheil numero dei Commissari non è statomai sufficiente a coprire tutte le sedie i servizi dell’AmministrazionePenitenziaria.Tuttavia, è noto a tutti come ilpersonale del Corpo di PoliziaPenitenziaria appartenente ai ruolidirettivi non ha avuto fino ad oggialcuna possibilità concreta ditransitare dal Dipartimentodell’Amministrazione Penitenziariaalle dipendenze del Dipartimento perla Giustizia Minorile. Secondo alcuni l’inserimento diFunzionari del Corpo di PoliziaPenitenziaria in ambito minorilerisulterebbe uno spreco di risorse, sesi considera che la maggior parte deidirettori degli Istituti Penali perMinori provengono dall’areapedagogico-trattamentale, ovverosono ex educatori.

Nelle foto la targa e

l’ingresso delDipartimento

per la GiustiziaMinorile a Roma

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A breve anche nei penitenziari minorili arriveranno i Commissari

giustizia minorile

a cura di Ciro Borrelli

Referente Sappeper la Formazione e Scuole Giustizia

Minorile [email protected] In ogni caso si rammenta che il DGM

è stato istituito nel 2000 ed èl’evoluzione dell’ex Ufficio CentraleGiustizia Minorile del Dipartimentodell’Amministrazione Penitenziaria.Attualmente dipendono dalDipartimento Giustizia Minorile circanovecento unità appartenenti alCorpo di Polizia Penitenziaria (adesclusione dei Commissari perché non ancora esistenti a quel tempo),assegnate in pianta organica allaGiustizia Minorile con D.P.C.M. 08febbraio 2001. Di questi, circa cinquanta sono inservizio presso la sede centrale diRoma e sono preposti alla sicurezzadella struttura centrale e alla tuteladel Capo Dipartimento, PresidenteCaterina Chinnici. Il Dipartimento per la giustiziaminorile, costituito da unaarticolazione amministrativa centralee territoriale, provvede ad assicurarel’esecuzione dei provvedimentidell’autorità giudiziaria minorile,garantendo la certezza della pena, latutela dei diritti soggettivi, la

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CONVENZIONE 2013 RAINBOW MAGICLAND

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promozione dei processi evolutiviadolescenziali in atto e perseguendola finalità del reinserimento sociale elavorativo dei minori entrati nelcircuito penale. Si occupa della tutela dei diritti deiminori e dei giovani-adulti, dai 14 ai21 anni, sottoposti a misure penali,mediante interventi di tipopreventivo, educativo e direinserimento sociale.Altra finalità è quella di attivareprogrammi educativi, di studio e diformazione-lavoro, di tempo libero edi animazione, per assicurare unaeffettiva integrazione di detti minori egiovani-adulti con la comunitàesterna. L’istruzione, insieme alla formazioneprofessionale e il lavoro, è uno deglistrumenti principali del trattamentosia per il valore intrinseco e sia inquanto mezzo di espressione erealizzazione delle singole capacità epotenzialità.Ritornando di nuovo sull’argomento,si fa presente che il 31 luglio 2013presso il Dipartimento GiustiziaMinorile di Roma si è svolta unariunione avente oggetto tra l’altroproprio l’inserimento dei Commissarinei servizi minorili. A conferma della fondatezza delleinformazioni, il Dipartimentodel’Amministrazione Penitenziariadopo alcuni giorni ha emanato uninterpello nazionale per la mobilitàdel ruolo direttivo del Corpo di PoliziaPenitenziaria, prevedendo la scelta ditre sedi operative comprensive ditutte le sedi di Istituto PenaleMinorile presenti sul territorionazionale.A questo punto il processo diinserimento dei Commissari delCorpo di Polizia Penitenziaria nellaGiustizia Minorile sembra essere statoriconosciuto anche ad un livelloabbastanza avanzato.Tuttavia da fonti interne al Ministerodella Giustizia, risulta che dalDipartimento Giustizia Minorile siapartita una richiesta di revisionedell’interpello per individuare criterie titoli che i Commissari devonoavere per il passaggio al settoreminorile. H

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sentenza contro 41 imputati diSiderno (RC) scrivono “.. mentrealtrove le controversie agrarie sidiscutono davanti al tribunale, inSiderno e Locri si ricorre all’occulatapotenza di Macrì per imporre lavolontà dei padroni a contadinimezzadri.” , indicato da uncollaboratore di giustizia come “ilcapo dei capi” colui che avevaconosciuto Totò Riina e BernardoProvenzano, colui che aveva saputosfruttare il contrabbando di sigarette,vero affare delle cosche degli anniCinquanta. Oltre al contrabbando di sigarettenell’obiettivo della ‘ndrangata inquegli anni entrò anche ladistribuzione clientelare degli appaltipubblici che andò ad affiancarsi al“pizzo”, al controllo del marcato dellavoro ed al cosiddetto caporalato.Nacquero così le prime impreseedilizie gestite dalla ‘ndrangata,grazie soprattutto ai proventi ricavatidal traffico delle sigarette, deisequestri di persona, quasi subitosostituiti con il traffico di droga.L’iniziativa è appoggiata dal boss diGioia Tauro Mommo Piromalli, subitoaffiancato dall’ ambizioso boss diarchi (RC) Paolo De Stefano, daiMammoliti di Castellace, dagliStrangio di San Luca, dai Barbaro di

Platì, e gli Ietto di Natile di Careri. Arriviamo al 20 gennaio 1975quando in un agguato venneeliminato il boss dei boss AntonioMacrì. Sul luogo del delitto furono trovati 32bossoli; quattro le armi da cuisecondo i periti partirono i colpi. Unanno dopo, esattamente nel dicembredel 1976 un testimone feritoanch’esso nell’ agguato riferisce alGiudice istruttore che a spararefurono due persone a volto coperto,una delle quali diede il colpo di graziaal Macrì con altri due colpi di mitra alpetto e alla testa. La stessa sorte venne riservata ad unaltro boss della ‘ndranghetaagropastorale di nome DomenicoTripodo, ucciso il 26 agosto del 1976nell’infermeria del carcere diPoggioreale. Sorpreso durante il sonno, venneaccoltellato nella cella da due sicari,ma il Tripodo se pur ferito ebbe laforza di alzarsi dal proprio letto echiudere la cella intrappolando cosi isuoi assassini. La morte di Tripodo fu attribuita daun pentito di ‘ndrangata a due uominidel boss Raffaele Cutolo, un uomo diOttaviano (NA) detenuto presso ilcarcere di Poggioreale.La morte dei due boss segna lavittoria del nuovo gruppo emergenteguidato dalla famiglia De Stefano.La goccia che farà traboccare il vasocausando l’inizio della grande faidasarà l’uccisione di Giovanni DeStefano, venne trucidato a colpi dipistola all’interno di uno dei locali piùfamosi di Reggio Calabria il Bar“Roof Garden” dove rimase feritoanche il fratello Giorgio De Stefanosuccessivamente ucciso in localitàAcqua del Gallo (una località sita nelcomune di Sant’Stefano inAspromonte). Venne ammazzato il 7novembre del 1977, mentre insordina rientrava da una riunione allaquale parteciparono i principali

Nelle fotoi boss

Paolo De Stefanoe Antonio Macrì

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14 mafie e dintorni

a storia della ‘ndrangata èricca di faide e conflitti trafamiglie che contano migliaia

di morti.L’esempio eclatante è la primaguerra di ‘ndrangata scoppiata ametà degli anni settanta con l’arrivodel danaro della Cassa delMezzogiorno destinato allarealizzazione del centro siderurgico diGioia Tauro, della Liquichimica diSaline Ioniche, del lungomare diReggio Calabria e del raddoppiodella linea ferroviaria fra Lazzaro eReggio Calabria, la gestione ed ilcontrollo degli appalti e subappalti,la gestione dei nuovi profitti legati alnarcotraffico. Fu quest’ultimo a scatenare unconflitto generazionale tra i bossdella vecchia guardia eintraprendenti trentenni guidati daiDe Stefano, boss emergente nel rioneArchi di Reggio Calabria.La resa dei conti tra la vecchia e lanuova ‘ndrangheta arrivò il 5 agosto1993 alle porte di San Martino diTaurianova, quando venne uccisol’ultimo patriarca della ‘ndrangataagropastorale Peppe Zappia il bossche a Montalto in una riunione avevainvocato l’unità delle ‘ndrine. Macrì il boss dei boss, di lui i giudicidella Corte d’Assise di Locri in una

LFranco Denisi

Segretario Provincialedel Sappe

[email protected]

Prima e seconda Guerra di Mafia a Reggio Calabria - 5ª parte

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esponenti delle consorterie mafiosedella zona per raggiungere unaccordo per limitare i sequestri dipersona, gli omicidi, gli attentatidinamitardi, in modo tale che lo statoallentasse la presenza delle Forzedell’Ordine nel territorioaspromontano. Nel solo 1975 la città di ReggioCalabria contò più di 93 morti con unaumento a 101 nell’anno successivo.La morte di Giorgio De Stefano fumessa a tacere per volontà dellastessa famiglia fino alla metà deglianni ottanta quando all’internodell’Ospedale Riuniti di ReggioCalabria fu ucciso don Ciccio Serrainoconosciuto come “boss dellamontagna” alleato con la famigliadei Piromalli e dei Mammoliti.Se la prima guerra di mafia fu unoscontro tra famiglie del Reggino laseconda, che scoppiò nell’ottobre del1985 con l’autobomba fattaesplodere a Villa San Giovannidestinata ad eliminare AntoninoImerti ex braccio destro di Paolo DeStefano,fu un eccidio. Si contarono più di settecento morti.Fallito l’attentato, Imerti reagì e duegiorni dopo fece uccidere il boss diArchi. Con la morte di De Stefano nella‘ndrangata reggina si creò un grossafrattura con la relativa divisione dellefamiglie: con i De Stefano rimasero i Libri, i Tegano, i Latella, i Barreca, i Paviglianiti, e gli Zito. Con la famiglia Imerti rimasero i Condello, i Saraceno, i Fontana, i Serraino, i Rosmini e i Lo Giudice. In quegli anni di piombo lo Stato, che aveva sottovalutato la ‘ndrangatanon potè fare altro che contare imorti per le vie di Reggio Calabriadove il profumo di zagara e dibergamotto veniva offuscato dallapuzza della polvere da sparo.Le vittime di eccellenza di quegli annifurono l’Onorevole Ludovico Ligatoex presidente delle Ferrovie delloStato ucciso presso la sua villa diBocale (RC) il 27 agosto 1989. Le lancette dell’orologio hanno dapoco superato l’una di notte, quandotre persone si avvicinano ridendoamabilmente al cancello d’uscita diuna villetta estiva a Bocale, zonabalneare a sud di Reggio Calabria.

Uno dei tre è Lodovico Ligato che inquel periodo è sicuramente il politicoreggino più noto. Da buon padrone di casa, Ligatoaccompagna due amici, ospiti a cenain quella sera di fine estate. Come spesso accade, i metri cheseparano dall’uscita sono l’occasioneper le ultime chiacchiere e degli ultimisorrisi. Dopo i saluti, però, i due ospiti nonfanno neanche in tempo a scomparirenel buio nella notte che dalla stessaoscurità fuoriescono le sagome di dueuomini. Due uomini armati. Ligato è un facile bersaglio e vieneinvestito da una raffica di colpi, da cuicerca invano di salvarsi, ritornandoverso casa. La sua corsa si ferma sul pianerottolodove si accascia privo di vita, in unlago di sangue. Così viene trucidato, sull’ingressodella propria residenza estiva, ilpolitico più in vista della città, con unpassato da Presidente delle Ferroviedello Stato e da deputato dellaDemocrazia Cristiana. Al termine dei rilievi, sarannotrentacinque i proiettili, provenienti da tre diverse armi, che gliinvestigatori, accorsi in massa neiminuti successivi al delitto, riuscirannoa repertare. Ben ventisei colpiraggiungeranno la vittima. Una pioggia di piombo per eliminareLigato: “Un impressionante volume difuoco impiegato, assolutamentespropositato per l’omicidio di una solapersona, ad eloquente riprova dellaperentoria spietatezzadell’esecuzione” scriveranno i giudici.E l’integerrimo magistrato che in

Nella foto sopra La scena dell’attentato di Capaci

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15mafie e dintorni

cassazione avrebbe dovutorappresentare l’accusa al maxiprocesso istruito dal Pool antimafia diPalermo contro le famiglie di CosaNostra il Dott. Antonio Scopellitisostituto procuratore presso laProcura Generale della Corte diCassazione.

Lo stesso fu ucciso il 9 agosto 1991questo omicidio è stato un collantetra la ‘ndrangata calabrese e la mafiasiciliane tant’è che quest’ultima dopola strage di Capaci e l’omicidio delgiudice Scopelliti cercò di convincerela ‘ndrangata calabrese a seguirlanello scontro frontale con lo Stato.Tale invito però fu respinto dalla‘ndrangata nel 1992. Subito dopo le morti eccellenti esenza vinti né vincitori, con unavolontà unanime, si strinse in unpatto di non belligeranza mettendocosì da parte le armi e dedicandosi aigrandi traffici di droga dividendo iguadagni. La ‘ndrangata scelse così di agire dinuovo sotto traccia, imboccando lavia che illo tempore le avevapermesso di esercitare un pesantecontrollo del territorio senza che il suopotere fosse a tutti evidente.

continua...H

Nelle foto Lodovico Ligatoe AntonioScopelliti

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Nelle foto alcuni

momenti dell’incontro

con i bambiniferraresi

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Ferrara

I bambini alla scoperta della Polizia Penitenziaria

dalle segreterie

[email protected]

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ncora un'altra iniziativa delComando di PoliziaPenitenziaria di Ferrara.

Infatti il 24 agosto, raccogliendol’invito di un gruppo di bambini diVigarano Pieve, il vice ComandanteComm. Conti e L'ispettore Rendahanno risposto alle numerose

A

domande riguardo il lavoro delpoliziotto penitenziario, le funzioni, iservizi e le specialità del Corpo,stabilendo con i piccoli un forte sensodi legalità.

uattro le gare in programmasul campo di calcetto di Crea (Spinea ) nel 1° Memorial

dedicato alla memoria dell'Assistente

Venezia Capo di Polizia Penitenziaria, WalterPozzato, deceduto prematuramente.Giovane appartenente alla PoliziaPenitenziaria, che nei suoi brevi 40anni si è distinto nel suo compitoistituzionale per la sua umanità; colpìmolto il gesto di solidarietà effettuatodalla popolazione detenuta di SantaMaria Maggiore, che volle devolverealla famiglia una piccola somma,gesto che va oltre le sbarre.Un quadrangolare di calcetto perricordare la sua passione per il calcio,dopo il ricordo di rito da parte delleautorità presenti, prendeva il vial'evento calcistico, che vedeva ancorauna volta protagonista la squadraveneziana "Vecchie Ossa CalcioVenexia", realtà calcistica nata pervolontà di un gruppo di amiciprovenienti dalle formazioni giovaniliveneziane degli anni 80/90.Tutti i partecipanti hanno fatto di tuttoper portare al massimo livello

Q

l'agonismo sportivo, alla fine dellasfida calcistica il trofeo venivaassegnato alle Vecchie Ossa.Il Team della Polizia Penitenziaria diVenezia si aggiudicava il terzo posto(2° classificati Anta Club, 4° postoassegnato alla squadra locale gliAcqua Corrente ).L'Assessore allo Sport dellaProvincia di Venezia, RaffaeleSperanzon, offriva le targhecommemorative, il trofeo del torneoveniva offerto dall'AssociazioneNazionale Polizia Penitenziaria perricordare il caro collega scomparso.Una targa dell'Assessorato allo sportdella Provincia di Venezia venivadonata alla famiglia dello sfortunatoAssistente da parte della localesezione dell'Associazione NazionalePolizia Penitenziaria, la targa venivaconsegnata dal locale Comandantedi Reparto.Filomeno Porcelluzzi - Venezia

1° Memorial calcio a5 “Walter Pozzato”

L’iniziativa, che ha riscosso un grandeinteresse, prevede altri incontri con leForze di Polizia che operano sulterritorio.La segreteria Provinciale di Ferrara

H

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17dalle segreterie

[email protected]

Avellino

agente scelto SergioFattorello, atleta del grupposportivo Fiamme Azzurre

della Polizia Penitenziaria, conquistala categoria di eccellenza del tiro alvolo italiano nella disciplinaolimpica del Trap. Sui campi della società di tiro alvolo “Belvedere” di Uboldo, nellaprovincia di Varese, si è svolta lagara finale del campionato FITAVdi Prima Categoria valevole per ilpassaggio alla categoria superioredi Eccellenza, la serie “A” del tiro alvolo italiano. Centocinquanta tra imigliori tiratori italiani finalisti delcampionato di Prima Categoria sisono cimentati in questa difficiledisciplina della Fossa Olimpicaportando a termine la gara finaledisputata su cinque serie di 25bersagli ognuna per un totale di 125piattelli. L’atleta avellinese giunto infinale con un percorso esemplare nelcampionato FITAV con diverse garesvolte in giro per l’Italia, ha effettuatoun ottimo risultato tecnico di 116/25con una sequenza di centri di tuttorispetto: 25/25 – 23/25 – 23/25 –23/25 – 23/25 nella gara finale chegli hanno consentito di qualificarsi

per l’ambita categoria. Il giovane Sergio Fattorello dopo unpercorso sportivo nel tiro al volonazionale pieno di ottimi risultati epluricampione italiano nelle diversecategorie, conquista la massimacategoria del tiro al volo quale quellodi eccellenza.L’atleta delle Fiamme Azzurreentra a far parte di quella top ten dei migliori tiratori italiani di fossaOlimpica, di interesse nazionale, come altri

atleti della sezione tiro al volo delleFiamme Azzurre che annovera tra leproprie fila grandi campioni delladisciplina tra cui basta citare per tuttiil campione dei campioni, il pluri-medagliato olimpico, numero uno deltiro al volo italiano Johnny Pellielo. Il gruppo sportivo Fiamme Azzurredel tiro al volo nel tempo ha vintotutto quello che c’era da vincere sottola guida tecnica del mister Pietro AloiIspettore Superiore del Corpo dellaPolizia Penitenziaria edell’insuperabile Commissario CapoMarcello Tolu.

Milano Bollate

H

n evento dove lo sport, nonsolo il calcio, ha cercato diaiutare chi ne ha bisogno, chi il

calcio lo gioca con una gamba sola ecorre con una stampella.La segreteria provinciale venezianadel Sappe, con i responsabili MicheleDi Noia e Filomeno Porcelluzzi, si èfatta coinvolgere per raccogliereindumenti da calcio, usati e nuovi, efondi per la Sierra Leone da devolvereall'Associazione Maniverso che lavoracon i suoi volontari in Africa. Il Sappedi Venezia, insieme al team sportivo"Vecchie Ossa Venexia", raccoglieva econsegnava il 3 settembre scorso ilmateriale calcistico pervenuto.L'associazione promotrice, ha portatoa destinazione tutto il materiale e ciha fatto pervenire questa foto con laquale intende ringraziare tutti coloroche hanno collaborato all'iniziativa.

Filomeno Porcelluzzi

Venezia

E...sport...iamosolidarietà e fairplay

U

Il nostro saluto per la prematura scomparsa diFrancesco Di Monaco un giovane agente inservizio a Milano Bollate, figlio di un collega chepresta servizio a S. Maria C.V. Ciao Francesco ...nessuno avrebbe immaginatoche saresti volato via così prematuramente. La notizia ha profondamente colpito tutti noi,orgogliosi di aver potuto avere tra le nostre fila un amico, uncollega così sincero e professionale. Francesco, impotenti aquanto accaduto, non ci resta che salutarti con queste pocherighe, ma tu sai già che racchiudono tutto l’affetto e la stimache avevamo per TE. Siamo vicini alla tua famiglia, alla qualevogliamo far giungere il nostro Sentito Cordoglio. FrancescoAMICO caro, Riposa in pace. La segreteria Sappe di Bollate

Un grave lutto ha colpito ilpersonale di Polizia Penitenziariadegli Istituti Alessandrini, il 12settembre 2013 ci ha lasciato ilSovrintendente RobertoCabella di 49 anni vittima di unincidente stradale in moto aDego (SV), la segreteria e tutti icolleghi ancora incredulidell'accaduto si stringono alla famiglia, a cui vatutto il nostro cordoglio.Roberto... Con il sorriso ci hai dato forza per tuttiquesti anni e siamo sicuri che con un sorriso vorraiessere ricordato ...Ciao Kubo!

Alessandria

H

L’

Sergio Fattorello conquista la categoriaEccellenza nel tiro

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ubin Carter detto Hurricaneè un pugile di colore di bellesperanze che si sta

preparando a disputare il matchvalido per il titolo statunitense deipesi medi.Disgraziatamente, rimanecoinvolto in una rissa da bar nellaquale rimangono uccise trepersone e viene arrestato conl’accusa di omicidio.Al termine di un processo pocopiù che sommario una giuriacomposta da soli bianchi ritieneCarter ed un suo amico colpevoli diomicidio e li condanna all’ergastolo.Travolto dalla vicenda e pressochéimpotente a reagire Carter, in carcere,decide di scrivere un libro nel qualeraccontare la sua storia disgraziata.Ironia della sorte nel 1974, in

concomitanza con l’uscita del libro,due testimoni del processo contro dilui, ritrattano le accuse formulate intribunale. Qualche anno dopo, unragazzo canadese di nome LesraMartin legge il libro di Carter erimane profondamente colpito dallasua storia convincendosi della suainnocenza.

Nelle foto la locandina ealcune scene

del film

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.209settembre

2013

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18 cinema dietro le sbarreRegia: Norman JewisonTratto dai romanzi"The 16th Round" di Rubin"Hurricane" Carter e "Lazarus and the Hurricane"di San Chaiton e Terry SwintonSoggetto: Sam Chaiton,Terry Swinton, Rubin "Hurricane" CarterSceneggiatura: Dan Gordon,Armyan BernsteinFotografia: Roger DeakinsMusiche: Christopher Young,Ray Charles, Common,Bob Dylan, Gil Scott-HeronMontaggio: Stephen E. RivkinScenografia: Philip RosenbergCostumi: Aggie Guerard RodgersEffetti: Global Effects Inc.,Jason Board, Kaz  Kobielski,Dean StewartProduzione: Azoff Entertainment,Beacon Communications LLC,Universal PicturesDistribuzione: BuenavistaInternational Italia (2000), Beacon Pictures - DVD:Buenavista Home EntertainmentPersonaggi ed Interpreti:Rubin Carter: Denzel Washington Lesra Martin: Vicellous R. Shannon Lisa Peters: Deborah Kara Unger   Liev  Schreiber Sam Chaiton  Terry Swinton: John  Hannah   Detective Della Pesca:Dan Hedaya   Mae Thelma: Debbi  Morgan  Mobutu: Badja Djola Alfred Bello, Testimone Spergiuro:Vincent Pastore   John Artis: Garland  Whitt Giudice Sarokin: Rod  Steiger Leon Friedman: Harris Yulin Myron Beldock: David Paymer Tenente Jimmy Williams:Clancy  Brown Genere: DrammaticoDurata: 145 minutiOrigine: USA, 1999

The Hurricane

Il ragazzo decide, così, di promuovereuna grande battaglia civile a favoredella scarcerazione del pugile dicolore, coinvolgendo numerosepersone a partecipare.Lo stesso Carter, pur se all’iniziomolto scettico, finisce per collaborarenella lotta civile, conquistato dalla

passione e dal fervore del ragazzo.Finalmente, nel 1985, un Giudiceannulla i verdetti di colpevolezzacontro Carter per “gravi violazionicostituzionali”.Occorre, tuttavia, attendere altri treanni di appelli prima che - nel 1988 -un nuovo procedimento porti alproscioglimento di Hurricane aventidue anni di distanza dalla primacondanna, interamente vissuti dentroun penitenziario. H

la scheda del film

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SanRaffaeleTermini - Poliambulatorio Specialistico

La San Raffaele Spa opera ormai da anni nel settore sanitario ponendosi all’avanguardia sia a livello regionale chenazionale; gestisce IRCCS, Case di Cura accreditate che rappresentano un autentico punto di riferimento nel campodella Riabilitazione, oltre a Presidi Ospedalieri e Poliambulatori .

Le attività sanitarie ambulatoriali sono erogate presso i nostri Poliambulatori “San Raffaele Termini” sito all’internodella Stazione Termini, altezza di Via Giolitti, 16 – 00185 Roma e presso l’ IRCCS Istituto di Ricerca a Cura a CarattereScientifico “San Raffaele Pisana” sito in via della Pisana, 235 - Roma.

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o già avuto modo di parlare inquesta rubrica del drammache vivono tante donne nel

subire violenze di ogni genere daipropri partners, siano essi mariti,conviventi o amanti, ma sono rimastoparticolarmente colpito dalle vicendedi tre donne, diverse tra loro, ma conun comune denominatore: hannoucciso i loro ex-mariti violenti e sonostate assolte dalle originarie accuse diomicidio.

Sentenze senz’altro coraggiose eimportanti che aprono scenari nuovinel contesto della legittima difesa edell’imputabilità, ma che non trovanola piena condivisione di una partedell’opinione pubblica. Tutti e tre i casi hanno vistoconsumarsi le violenze dapprimaall’interno delle mura domestiche e,successivamente quando le donne,due su tre, hanno deciso diabbandonare il partner, conpersecuzioni e vessazioni nel luogodove si erano rifugiate (stalking). Per violenza domestica si intendecomunemente quella che si compieall’interno del rapporto di coppia eche ha come caratteristica prevalentela violenza verbale e psicologica,accompagnata quasi sempre dapercosse, minacce e imposizione delrapporto sessuale. Tale fenomeno èspesso sottaciuto perché le vittimesopportano e non denunciano per

paura o per timore di non potersostenere economicamente i proprifigli, così diventa una catena checostringe la donna a rimanere nellaviolenza e, soltanto quando sono ifigli stessi ad interporsi tra la madre eil violento nel tentativo di difenderla oquando vengono direttamentecoinvolti nelle azioni violente, trovano la motivazione e il coraggio di rischiare e quindi fuggire. Per stalking, invece, si è soliti

qualificare comportamenti reiterati ditipo persecutorio, realizzati dalsoggetto persecutore nei confrontidella sua vittima: si tratta di uninsieme di condotte vessatorie, sottoforma di minaccia, molestia, atti lesivicontinuati, tali da indurre nellapersona che le subisce un disagiopsichico e fisico e un ragionevolesenso di timore. In genere si parlaanche di «sindrome del molestatoreassillante», sottolineandone qualeaspetto caratterizzante la relazione«forzata» e «controllante» che sistabilisce tra persecutore e vittima;relazione, quest’ultima, che finisce percondizionare il normale svolgimentodella vita quotidiana della vittima,ingenerando nella stessa continui statidi ansia e paura. Il primo caso dei tre è quello diAngela Nichele, che nella notte tra il13 e il 14 marzo del 2008, nella casadi campagna della famiglia a Rossano

Veneto (Vicenza), uccide il propriomarito: Matteo Zanetti. Nel tardo pomeriggio del 13 il marito,commerciante ambulante diortofrutta, rincasa dal lavoro e litigaper l’ennesima volta con la moglie.L’uomo, poco dopo, esce da casa e vaal bar per rientrare nella tarda serataubriaco. Scoppia un nuovo e violento litigiocon la moglie, concluso solo prima dimezzanotte, quando và a dormire. La donna, stanca di questa situazione,si reca nella legnaia, prende unamannaia, risale in camera e sferra trecolpi alla testa dell’uomo mentre èsteso a letto. Quindi, avvisa i quattrofigli dell’accaduto, due dei quali sirecano di persona a chiamare icarabinieri della stazione di Rosà.Quando i carabinieri arrivano nellacasa, la donna immediatamenteconfessa, raccontando che il marito lacostringeva a una vita infernale: aprovocare la tragedia non sarebbestata infatti solo l’esasperazione delladonna per la dipendenza dall’alcol delmarito. Dopo le prime indagini, emerge ilquadro di un rapporto familiareparticolarmente teso: lui si ubriacava,la picchiava e maltrattava anche ifigli. La donna viene arrestata e accusatadi omicidio volontario aggravato econdotta in carcere fino a quando nonle sono concessi i domiciliari in casadei genitori, a Santa Croce Bigolina.Al termine del processo, condotto colrito abbreviato, il primo colpo discena: il Pm chiede l’assoluzione delladonna, ritenendola non imputabile,perché incapace di intendere e divolere al momento dell’omicidio. Il tribunale di Bassano del Grappa(Vicenza) va ben oltre e scavalcal’accusa sulla strada della clemenza:assolve addirittura Angela Nicheleperché il fatto non costituisce reato.

Nelle fotosopra

Angela Nicheldurante

il processo

a destra l’arma del delitto

Pasquale SalemmeSegretario

Nazionale del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.209settembre

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20

Donne che uccidono per difendersi

crimini e criminali

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Luciana Cristallo, invece, nel febbraiodel 2004 ammazza il suo ex-maritoDomenico Bruno, imprenditore45enne - sposato vent’anni prima econ il quale aveva avuto quattro figli- con 12 coltellate. Dopo anni diviolenze, nel 2001 decide di lasciarloe, successivamente, nel 2002, iniziauna nuova relazione con un altrouomo, il commercialista romanoFabrizio Rubini. La donna, nel pomeriggio del 27febbraio 2004, aprendo la porta dellasua casa romana trova il suo exmarito, ma non è entusiasta divederlo. Da mesi, sosterrà durante ilprocesso, le sta rendendo la vitaimpossibile, tra botte, pedinamenti,minacce e richieste insistenti diritornare insieme; ha pure tentato di

soffocarla, tanto da farla ricoverareper «schiacciamento delle vertebrecervicali anteriori». Luciana lo fa entrare ed ascolta larichiesta di questi: vuole che lei ritiril’ultima denuncia per lesioni epercosse. Già in passato la donna alla fine si ètirata indietro, questa volta non vuolefarlo. Inizia l’ennesima discussione;parole grosse, insulti e poi le mani. La Cristallo afferra un coltello ecolpisce l’ex-marito che la stavastrozzando durante l’ennesimaaggressione. Alla fine il corpo di Domenico Bruno

giace a terra con 12 coltellate su tuttoil corpo; non sapendo cosa fare, ladonna chiama l’attuale compagnoFabrizio Rubini. Il suo cadavere sarà ritrovato solo unmese dopo, su una spiaggia di Ostia,dove il mare restituì il suo corpotrafitto dalle numerose coltellate.La corte di Assise di Roma ha assoltonell’ottobre dello scorso anno LucianaCristallo e l’amante Fabrizio Rubini,che rispondevano delle accuse diconcorso in omicidio volontariopremeditato e occultamento dicadavere, reato, quest’ultimo cadutoin prescrizione. Secondo i magistrati, l’imputata, il 27febbraio del 2004, assassinò il maritoal culmine di un litigio scoppiato dopouna serie di atti persecutori messi inatto dall’uomo e lo colpì perdifendersi legittimamente.«I giudici hanno dato un peso nonfondamentale all’attività di stalkingdell’uomo. Si sono concentratisull’aggressione di quella sera,stabilendo che la difesa della donna(l’accoltellamento) fu proporzionataall’offesa (il tentativo distrangolamento)». Philomene Cambarau, dopo una vitadi percosse e violenza rivolte non solocontro di lei, ma anche contro i figli,matura l’idea di uccidere il marito,Vito Paladino. Il 16 maggio del 2008, ad Alpignanonel torinese, la Cambarau uccide ilmarito con sei colpi di pistola perché,le persecuzioni a cui lui l’avevasottoposta, l’avevano distruttapsicologicamente tanto da farleperdere la ragione e portarla auccidere chi la faceva vivere nelterrore, come si legge nellamotivazione della sentenza diassoluzione dei giudici della Corte diAssise d’appello di Torino. Per i giudicila donna «non è imputabile perchéincapace di intendere e di volere almomento del fatto».In primo grado le erano stati inflitti 14anni di carcere. Il 13 settembre scorsola Cassazione ha confermato lasentenza di appello restituendoglidefinitivamente la libertà. Tre storie diverse, accomunate dalleviolenze subite per anni e

Nelle foto sopraPhilomeneCambarau

a sinistraLuciana Cristallo

sotto il ritrovamentodel corpo diDomenicoBruno sullaspiaggia diOstia

PoliziaPenitenziarian.209settembre2013

21crimini e criminalidall’esasperazione, culminate in untragico epilogo: la morte dell’uomoche per anni era stato al loro fianco epadre dei loro figli. Purtroppo, la violenza domestica nonè facilmente individuabile in quantochi la compie cerca di tenerla celataall’esterno e mantiene, con la cerchiadegli amici, un comportamentoirreprensibile o, comunque, normaleper cui non è raro che la donna siapresa per visionaria e, molto spesso,la sua reazione sarà valutata comesproporzionata o esagerata. Anche quando trova la forza disepararsi la donna viene messa indifficoltà dall’uomo che, pur di nonperdere il potere su di lei, fa di tuttoper renderle la vita difficile, anche concavilli burocratici che altro scopo non

hanno che continuare ad esercitare ilproprio dominio. Nell’ambito familiare la violenzapsichica non patologica è originatasovente da un reflusso di tensione oinsoddisfazione dei coniugi, macaratterizzata da una situazione diparità dialettica e di violenza tra ipartners con insulti reciproci e lanciodi oggetti; invece, nei casi patologici,può essere caratterizzata da unasottile e perversa violenza, per lo piùpsichica, attuata generalmentedall’uomo, la cui patologia, per lepeculiarità del manifestarsi dellastessa, non è ravvisabile dall’esternoe non è individuabile nella gran partedei casi, neanche dalla vittima chespesso solo dopo diversi anni si rendeconto che «qualcosa non va»(Violenza in famiglia e disturbipsichici, ed. Giuffrè editore, di D.Chindemi e V. Cardile). Alla prossima... H

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ulla in quella mattinadell’undici dicembre facevapresagire qualcosa di insolito

rispetto a qualsiasi altra giornatalavorativa. In Cassazione, al nucleovarchi in cui opera un presidio fisso diappartenenti alla Polizia Penitenziaria,il servizio era iniziato come semprealle sette in punto. I primi ingressi, i primi controlli ed iltempo che era scivolato via fino allenove e mezza circa, il momento in cuisi concentra l’affluenza per le udienzeche di lì a poco iniziano a svolgersi. In quel momento di quel giorno,come ogni mattina, l’Assistente CapoCarlo Savini si trovava in serviziopresso la Suprema Corte assieme adaltri colleghi. Trovandosi a passare in prossimitàdell’Unicredit interna al palazzaccioebbe però modo di accorgersi chequalcosa di diverso stava accadendorispetto al solito: la sua attenzionecadde sul fumo copioso chefuoriusciva da un portaombrelliinterno alla filiale.

Da fumatore Savini pensò a qualcunoche, incautamente e frettolosamente,aveva nascosto il misfatto di averfatto entrare una sigaretta in unluogo proibito gettando il mozziconeancora acceso nel primo posto utile anasconderlo; in ogni caso volleaccertarsi come stavano davvero lecose ispezionando il portaombrelli.Guardandovi all’interno dovetteconstatare poco dopo che il contenutoera ben altro che una bionda gettatalì di corsa: il fumo proveniva infattidallo stoppino di una bottigliamolotov che - si scoprì dopo- erastata confezionata con il 75% di alcolpurissimo, di quello usato perpreparare i liquori, insieme ad altriadditivi idonei a farne un ordignopronto ad esplodere in breve tempo.Nello stesso istante, accanto a quelpericolo incombente, transitava unadonna incinta intenta a spingere unpasseggino con dentro un bimbettovispo. Tutto ciò non lasciò spazio atanti pensieri o ad altre valutazioni:senza riflettere oltre l’AssistenteSavini decise di prendere in mano labottiglia e portarla verso i vicini localidel bagno per spegnerne la fiamma.In quel breve tragitto nessunaesitazione, solo l’idea fugace dirischiare di perdere per sempre l’uso

di quella mano con cui portavaquell’oggetto lontano da tanta gente...o forse peggio. Fortunatamente le cose sono andatediversamente ed il preciso disegno disventare il pericolo gli riuscì consuccesso. Poco dopo Savini è stato ricevutodall’allora Primo Presidente dellaCassazione Ernesto Lupo raccogliendoi complimenti per il gesto eroicoportato a termine ed il giornosuccessivo è stata la volta del Ministrodella Giustizia Paola Severino, lieta dipotersi congratulare con lui dipersona. A distanza di mesi l’auspicio è cheanche da parte dell’AmministrazionePenitenziaria arrivi il segno di undoveroso riconoscimento per quantocompiuto quel giorno tra le mura delpalazzaccio. Carlo Savini, originario di Roma,sposato con due figli, è in PoliziaPenitenziaria dal 1989: diciotto annitrascorsi tra la sezione del G8 diRebibbia ed il nucleo, una lode inservizio, diverse specializzazioniconseguite e dal 2008 al nucleovarchi. Qualora gli fosse concessol’avanzamento di grado per il quale èstato proposto, crediamo che nonsarebbe certamente un qualcosaregalato o inopportuno. La definizione di eroe più comunedescrive le caratteristiche di colui cheantepone il bene collettivo al proprio,non preoccupandosi di qualsiasi altraconseguenza: quel giorno di dicembrein Cassazione, l’eroe in questionevestiva la divisa della PoliziaPenitenziaria.

Nelle foto sopra

l’AssistenteCapo

Carlo Savini

sottoil “Palazzaccio”

di Romasede della

Suprema Corte di Cassazione

PoliziaPenitenziaria

n.209settembre

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Quando l’eroe veste la divisa della Polizia Penitenziaria

storie di polizia penitenziaria

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di Lara [email protected]

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ennesimo successointernazionale di StefanoPressello, Assistente Capo di

Polizia Penitenziaria ed ex atleta dellasezione judoistica delle FiammeAzzurre è arrivato dal Brasile, da SauPaulo, nel Campionato Mondiale diBrazilian Jiu-jitsu  che dal 18 al 22luglio è stato ospitato nella patria incui la disciplina è nata e si è evoluta.  Stefano, originario di Ostia Lido(RM)  e atleta di punta delle disciplinemarziali del litorale laziale in cui tral’altro opera in prima lineanell’insegnamento del judo nella suascuola, della a.s.d. Mushin Club diFiumicino, in Brasile ha conquistatosia l’oro assoluto, sia il bronzo dicategoria dei 94.3 kg, mettendosiabilmente al collo due medagliepesantissime che vanno adaggiungersi ad un curriculumagonistico già ricco e  di tutto rispetto. Basti pensare, a proposito di risultati,come queste due medaglie sianoarrivate al termine di un periodo diimpegni che temporalmente si èaperto con il bronzo al Mondialemaster di judo vinto a Budapest nel2010, e che è proseguito con l’oroconquistato agli European GamesMaster team nel 2011, e Argentonegli individuali, per poi proseguirecon la vittoria al Trofeo Internazionaledi Vittorio Veneto nel febbraio 2013.

A questo si deve aggiungere il terzoposto a squadre nei CampionatiEuropei di judo di Parigi nel giugno2013 ed il buon bronzo individualenella categoria 90 kg allerecentissime Olimpiadi dei Master(World Games Master di Torino),tenutesi ad agosto. Per non lasciarenulla al caso e prepararsi al meglio,Stefano Pressello per l’evento di SauPaulo si è trasferito in Brasile trentagiorni prima di scendere sul tatami, indirezione della  prestigiosa accademiadel Maestro Marco Antonio Barbosa,utile guida e preziosa fucina diinsegnamenti nel brasilian jiu jitsu. Il Campionato Mondiale è statoorganizzato nel Palasport Mauro

Pinheiro di Sau Paulo con 15 areetatami ed un enorme palco per  lefinalissime mandate in diretta tv,riservando loro un’importanza dapartita di calcio. Ad ogni primo classificato, trofeo emedaglia, ma ancor di più perStefano, la soddisfazione di averbattuto in finale il rappresentantedella nazionale peruviana e di averrelegato alla terza piazza entrambi gliatleti brasiliani, sconfitti in casa loro ecostretti a cedere il passo all’atletalidense che incornicia questa stagionecon l’ennesima vittoria.Il prossimo appuntamento che lovedrà impegnato sarà nel mese dinovembre con il Campionato delMondo di Judo  della JIF in Abu Dhabinegli  Emirati Arabi. L. L.

Nelle foto la locandina del Mondiale

Stefano Pressello con il trofeo

La coppa

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Stefano Pressello...Mondiale

lo sport

L’

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integrazione tra sport eterritorio, lo sport utilestrumento per combattere il

disagio giovanile: questi i temi di unimportante ed interessante Convegnoche si è tenuto lo scorso 12 settembrea Carcare nell’ambito della quintaedizione del Torneo internazionale dipallavolo femminile che si è svolto

nella cittadina della Valbormida dal13 al 15 settembre. Il Convegno,fortemente voluto dalla societàPallavolo Carcare, si è tenutonell’affollata Aula Magna del Liceo“Calasanzio”, istituzione che con ilComune di Carcare ha offerto unapreziosa collaborazione per l’ottimariuscita dell’evento. Fare gli onori dicasa è stato compito dellaProfessoressa Paola Salmoiraghi,dirigente scolastico del LiceoCalasanzio, premiato per l’occasionecon la medaglia inviata direttamente

dal Presidente della Repubblica,Giorgio Napolitano, e consegnatadalle mani del Prefetto di Savona,Gerardina Basilicata. Dopo gli indirizzidi saluto di Claudio Balestra,presidente della Pallavolo Carcare, diFranco Bologna, sindaco di Carcare, eSara Foscolo, assessore allo Sport perla Provincia di Savona, ha preso la

parola il “nostro” Atleta del GruppoSportivo Fiamme Azzurre MarcoPanizza, giovane emergente del Tiro aVolo, alessandrino, classe 1985, chevanta già un ricco palmares. Nel suodiscorso, Marco ha tra l’altrosottolineato l’importanza del sacrificionello sport, soprattutto nella capacitàdi saper trovare stimoli anche nellesconfitte. Paola Salmoiraghi nel suointervento ha sottolineatol’importanza del binomio scuola esport mentre Vittorio Ottonello,presidente regionale ligure del Coni,ha puntato sull’educazione sportivanei giovani tra i 6 e gli 11 anni.Matteo Rossi, assessore regionale allosport, ha approfondito l’importanzaeducativa sociale ed economica dellosport mentre Roberto Martinelli,segretario generale aggiunto delSAPPE si è intrattenuto sulleinterconnessioni tra sport egiustizia, in particolare - ma non solo- per quanto concerne i detenutiminorenni. Ha sottolineatol’importanza che può avere lo sportnella fase adolescenziale, perchèeduca al rispetto delle regole e quindiad uno stile di vita sano anche sotto ilprofilo comportamentale, ma anche

Nelle foto immagini

dell’evento(foto di

Bruno Oliveri)

PoliziaPenitenziaria

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A Carcare (SV) un Convegnosulla funzione sociale dello sport

attualità

L’

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durante un percorso detentivo incarcere. Diventa importante trovareuna alternativa ad una carcerazioneche, allo stato attuale, senzal’obbligatorietà del lavoro, fa staredecine di migliaia di persone venti oresu ventiquattro sdraiati su una brandain cella per mesi o anni. Tenersi alloraoccupati durante il giorno, organizzarsiin maniera attiva la giornata anchecon lo sport diventa un vero e propriostile di vita, rigenerano le coscienze egli stili di vita. Molto apprezzato anchel’intervento di Francesca Vitali,psicologa dello sport e docente diScienze Motorie dell’Università degliStudi di Verona, che ha sottolineatocome lo sport può essere un contestoeducativo importante durante l’etàevolutiva, che può dare un contributosignificativo allo sviluppo psicofisico eindirizzare verso uno stile di vita sanoe attivo. L’abbandono sportivo e lacondizione di disagio che puòprecederlo (burnout) possono esserecondizionati da combinazioni di fattoridiversi, sia personali (percezione dicompetenza, stati emozionali) chesituazionali (clima motivazionalegenerato dagli adulti) e vengono ingenere collegati ai processimotivazionali, considerati il fattoredeterminante per un calo o la perditadi interesse nello sport.  Ha quindi sottolineato come il fattoredi contrasto più forte all’abbandono èun clima motivazionale orientato sulcompito e sullo sviluppo dicompetenze, che viene creato daquegli allenatori che nei propricontesti sportivi valorizzano i progressiindividuali, premiano soprattuttol’impegno dimostrato ed il fair-play,coinvolgono tutti e non solo i migliori,accettano gli errori come partedell’apprendimento e stimolano lacollaborazione fra compagni.

erremme

rescere, vuol dire affrontarenuove strade, ma, allo stessotempo, fermarsi a riflettere, e

chiedersi, se quella, sia realmente lastrada giusta.La vigilanza dinamica, arriva anchealla Casa Circondariale Femminile diRebibbia!Come previsto, viene sperimentataall’interno di un Reparto, ove sonoristrette detenute con condannadefinitiva. E purtroppo, ad oggi, datol’inevitabile sovraffollamento, si puòarrivare a sfiorare anche le 130detenute. E’ inutile a dirsi, ma si può bencomprendere come l’elevato numeronon consente di far lavorare tutte!Tale tipologia di servizio, prevedealmeno tre unità, di cui una inqualità di Capoposto al piano terrae due unità dinamiche,quest’ultime vigilano su trepiani, ciascuno con unacapienza tra le 30 e le 40detenute.Per ottimizzare il servizio, alpiano terra troviamo unmicrofono per le comunicazionigenerali, come l’inizio delleattività quali scuola,passeggi, sartoriaecc., un citofono, moltosimile ad un telefono postoall’ingresso di ciascun piano, il tuttoper comunicare con le detenute nelpieno rispetto della privacy diciascuna. Inoltre, i blindi d’ingresso ai singolipiani sono visibili da una telecamera,e l’apertura/chiusura di fatto èautomatizzata da un comandoapposito.Si potrebbe ancora parlare di cometutta l’organizzazione, effettivamente,da un punto di vista strutturale risultaessere funzionale!

Dov’è il problema allora? La vigilanza dinamica, a mio modestoparere, rischia di far “disperdere”quella “staticità” ovvero lo “starefissi” su un solo piano detentivo, perl’intero turno di servizio. Quanto di più indispensabile eprezioso per il “vigilare al fine dellasicurezza”!Dove, inevitabilmente il poliziottopenitenziario riesce ad “apprendere”il vivere quotidiano di ciascundetenuto all’interno della sezione,maturando, quella maggiore

consapevolezza, nel“captare” queipiccoli campanelli

d’allarmeche

silenziosipossono far prevenire conmaggior prontezzaeventuali eventi critici,

come discussioniverbali, risse,

manifestazioni disopraffazione, fenomeniautolesionistici ecc.

Perché vigilare significa proprioquesto! E a tal proposito, riporto una frase, avoce di Henry Ford, imprenditorestatunitense: “Se esiste un segreto per il successo,esso risiede nella nostra capacità dicapire il pensiero di un’altra personae vedere le cose dal suo punto di vistaaltrettanto chiaramente che dalnostro” ...e lascio ad ognuno la propriariflessione.

Agente scelto Rita Argento

Il nostro “dinamico” appuntato Caputo

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Vigilanza dinamica? No grazie, preferisco

più personale...

mondo penitenziario

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enti anni di pubblicazionihanno conferito al mensilePolizia Penitenziaria - Società

Giustizia & Sicurezza la dignità diqualificata fonte storica, oltre quelladi autorevole voce di opinione. La consapevolezza di aver acquisitoquesto ruolo ci ha convintodell’opportunità di introdurre unarubrica - Cosa Scrivevamo - checontenga una copia anastatica di un articolo di particolare interessestorico pubblicato tanti anni addietro. A corredo dell’articolo abbiamoritenuto di riprodurre la copertina,l’indice e la vignetta del numerooriginale della Rivista nel quale fupubblicato.

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.209settembre

2013

V26

Nascita dell’istituzione carceraria e sua evoluzionesino ai giorni nostriAspetti generali della situazione penitenziariaprima del XIX secolo - 2ª partedi Maurizio Renzi

penale. L’uso di pene corporaliassume il compito di sup plire allamancanza di forze di polizia.Lo spettacolo della dimensionepubblica della pena diventa un mezzoper controllare il crimine, mediantel’uso della brutalità, in funzionedell’educazione pub blica della plebe.Tale imbarbarimento della societàvenne attaccato in tutta Europa dai“riformatori”, per i quali il principalebersaglio era rappresentatodall’abuso della tortura nellaprocedura penale.Il funzionamento di quest’ultimaaveva nel segreto il suo perno; nonera necessario che l’imputato fosse alcorrente delle accuse poste dalladenuncia. Il segreto, implicava che si dovessedefinire un modello rigoroso didimostrazione penale, al fine diavallare la procedura.Diventano, così, fondamentali lepubbliche ammissioni dell’imputato,al fine di attestare la veridicità dell’i struttoria. Il supplizio ha quindi la funzione difar prorompere la verità.La confessione scarica l’accusatoredalla preoccupa zione di fornire altreprove. La dichiarazione o la denuncia,assume un peso, una rilevanza aseconda dello status di chi l’afferma.Ma improvvisamente il suppliziodiviene intollerabile. “Abituato aveder sgorgare il sangue, il popoloimpara presto che non può vendicarsiche col sangue” , lo spettacolo nonincute timore ed esempio, madiventa una forma di piaceremacabro.

Sopra la copertina e, nell’altra

pagina, il sommario e

la vignettadel numero difebbraio 1999

come scrivevamo

on l’emergere dello Stato,come unica fonte dell’a zionepenale, l’atto criminoso non

può più essere consideratol’aggressione di una persona controun’altra, ma diviene un criminecommesso contro la società ingenerale. Il divario tra la posizione sociale dicoloro che giudicano e coloro chevengono giudicati, sottolinea fin dasubito l’assetto classista, dove laclasse agiata fa proprio questostrumento di controllo.Prolifera in tutta Europa lalegislazione sui poveri, conscidell’inadeguatezza della caritàclericale, i legislatori intervengonomediante un tentativo positivo, teso acercare di affrontare i problemi sociali.Con le prime leggi sui poveri, siabolirono le distin zioni tra poverimeritevoli e non meritevoli, affron tando il problema solamente intermini di movi mento delle masse.Dal momento che l’incrementodemografico supe rava di gran lunga lacapacità dei centri urbani di assorbirele eccedenze, la mendicità vieneequipa rata al vagabondaggio,divenendo uno dei princi pali reati.Il povero è tale per sua colpa.«La legge sui poveri era in sostanzauna parte importante dellalegislazione di classe, e la suamotivazione essenziale era sviluppareun metodo efficace per far fronte alleclassi inferiori con uno strumentogenerale di controllo sociale». (1)Il diritto penale diventa così unostrumento pubbli co per il controllosociale, la tortura diviene un ele mentocomune a quasi tutta la procedura

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PoliziaPenitenziarian.209settembre2013

27

La punizione tenderà quindi a divenirela parte più nascosta del processopenale.Il castigo non deve cercare unarelazione qualitativa tra il delitto e lasua punizione, un’equivalenza diorrore, ma incidere sull’anima.Solo un sistema di giustizia penaleumano ed efficien te poteva garantirel’armonia in una società fondata suconcrete differenze di status.L’Illuminismo, con Montesquiet eVoltaire in Francia e Beccaria in Italia,

apre una nuova frontiera nella con cezione della pena.Quest’ultimo, infatti, con lapubblicazione nel 1764 di Dei delitti edelle pene, diede una vigorosasferzata alla giustizia penale.Sostenendo che la legge non dovevaservire a proibire certi comportamenti,ma era solo un mezzo della società perregolamentare le sue attività interne;mentre la procedura penale dovevainsistere sull’innocenza dell’accusatofinché non se ne provava lacolpevolezza.Gli argomenti rivoluzionari introdotti da Beccaria legano all’idea del delittola certezza di incorrere in unosvantaggio un po’ più grande, tale da renderlo poco desiderabile.Solo la sua certezza supera l’effettodella pena capitale. La carcerazione

diviene più spaventevole dell’ideadella morte, permettendo allo stessotempo di quanti ficare esattamente la pena secondo la variabile deltempo.Perché la pena ottenga il suo effettobasta che il male da essa cagionatoecceda il bene che nasce dal delittoed è in questo eccesso di male chedeve essere calcolata l’infallibilitàdella pena.Le leggi che definiscono i delitti eprescrivono le pene sianoperfettamente chiare, pubblicate,per renderle accessibili a tutti icittadini.Ma è anche necessario che leprocedure non restino segrete, che leragioni per le quali un accusato èstato condannato o assolto sianoconosciute da tutti. L’inchiesta,esercizio della ragione comune, sispoglia dell’antico modelloinquisitoriale per accogliere quelloassai più utile della ricerca empirica.Si assiste, verso la fine del XVIIIsecolo , alla graduale diminuzionedell’uso della tortura e allo sviluppodella legge moderna basata sullaprova.Le prove vengono finalmenteesaminate tenendo in considerazionela possibilità che colui checommette un reato possa trovarsi inuna situazione ove non sia capace nédi intendere, né di volere.Quindi, l’imputato invece di esserepunito va curato.Sorgono, nella procedura penale,nuove figure quali i periti, chehanno il compito di stabilirel’effettiva infer mità di mentedell’imputato.Il giudice non è più colui che castiga;il suo giudizio viene espresso orasulla base di perizie.In quest’ottica, diviene necessario chetutte le infrazioni siano qualificate,classificate, riunite in specie, senza!asciarne sfuggire alcuna.Il codice penale deve esseresufficientemente preciso, perché ognitipo di infrazione possa esservipresente in modo chiaro.Nel silenzio della legge non devenascere la speranza dell’impunità.

continua...

come scrivevamo

Note:(1) Michael R. Weisser, Criminalità erepressione nell ‘Europa moderna,Bologna, Il Mulino, 1989, pag.94.

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erminata l’analisi riferita aiquadri dirigenti e direttivi delCorpo, appare cogente dover

intervenire sulla figura del CapoDipartimento.Il Capo Dipartimento, già DirettoreGenerale degli Istituti di Prevenzionee Pena, è a norma di legge il Capodell’Amministrazione.

La legge 395/1990, articolo 30,comma 2, indica che al Dipartimentoè preposto il direttore generaledell’Amministrazione penitenziaria, edindica tra quali figure egli è scelto.La lettura dell’articolo 30 nondovrebbe far sfuggire che il Capo delDipartimento è il direttore generaledell’Amministrazione Penitenziaria enulla indica che il medesimo abbia,altresì, il titolo di Capo della PoliziaPenitenziaria.L’Amministrazione Penitenziaria, dasempre, ove convenga ai proprivertici, interpreta ed agisce permutazione di norme, al riguardo èfacile comprendere che i CapoDipartimento si auto investono deltitolo di Capo della PoliziaPenitenziaria in virtù del disposto dicui all’articolo 5 commi 2 e 3, dellalegge 121/1981, agendo appunto inanalogia, in aderenza alla meracircostanza, in quanto ai medesimispetta una assimilabile indennitàeconomica.La legge 395/1990 non indica con

chiarezza chi è il Capo della PoliziaPenitenziaria, cosa che invece nonsfugge alla legge 121/1981, la qualeindica all’articolo 2 che alDipartimento della Pubblica Sicurezzaè preposto il Capo della Polizia –direttore generale della pubblicasicurezza.A tal riguardo, è importante tornarealla lettura della legge nellacompletezza e di tutti i suoi articoli,infatti, a ben leggere la legge nonparla neanche di “CapoDipartimento”, ma di “direttoregenerale dell’AmministrazionePenitenziaria”.L’articolo 9 della legge, indica lefigure nei confronti delle qualiesistono doveri di subordinazionegerarchica:

• lettera c) direttore generaledell’Amministrazione Penitenziaria.

• lettera d) direttore dell’Ufficio delpersonale del Corpo di PoliziaPenitenziaria, anche in tal caso, nonindica quali di queste figure abbianoil titolo di Capo della PoliziaPenitenziaria.E’ ovvio, che siamo al cospetto di unaaberrazione legislativa, garantita dalladisinvoltura dell’epoca, che poi altronon è che quella attuale.La figura del Capo Dipartimento èindividuata in seguito con il decretodel Presidente della Repubblica 6marzo 2001 n. 55, articolo 7,“Regolamento di riorganizzazione delMinistero della Giustizia”.Detto articolo, cita testualmente:Dipartimento dell'amministrazionepenitenziaria1. Il Dipartimentodell'amministrazione penitenziariaesercita le funzioni e i compiti inerentile aree funzionali individuatedall'articolo 16, comma 3, lettera c)del decreto legislativo.

2. Per l'espletamento delle funzionidel Dipartimento

dell'Amministrazione Penitenziariasono istituiti i seguenti ufficidirigenziali generali con lecompetenze per ciascuno di seguitoindicate:a. Direzione generale del personale edella formazione: assunzione egestione amministrativa delpersonale, anche dirigenziale,amministrativo e tecnico; gestioneamministrativa del personale delCorpo di Polizia Penitenziaria;relazioni sindacali; disciplina,formazione e aggiornamento delpersonale dell'amministrazionepenitenziaria ed organizzazione dellerelative strutture, salve le competenzedell'Istituto superiore di studipenitenziari;

b. Direzione generale delle risorsemateriali, dei beni e dei servizi:gestione dei beni demaniali epatrimoniali, dei beni immobili, deibeni mobili e dei servizi; procedurecontrattuali; edilizia penitenziaria eresidenziale di servizio;

c. Direzione generale per il bilancio edella contabilità: adempimenticonnessi alla formazione del bilanciodi previsione e del conto consuntivo,della legge finanziaria e della leggedi assestamento del bilancio;adempimenti contabili;

d. Direzione generale dei detenuti edel trattamento: assegnazione etrasferimento dei detenuti e degliinternati all'esterno dei Provveditoratiregionali; gestione dei detenutisottoposti ai regimi speciali; serviziosanitario; attività trattamentaliintramurali;

e. Direzione generale dell'esecuzionepenale esterna: indirizzo ecoordinamento delle attività degliuffici territoriali competenti in materiadi esecuzione penale esterna; rapporticon la magistratura di sorveglianza,con gli enti locali e gli altri enti

Il logodel Dipartimento

dell’Ammini-strazione

Penitenziaria

PoliziaPenitenziaria

n.209settembre

2013

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Liberate la Polizia Penitenziaria4ª parte - Il Capo del DAP

il punto sul corpodi

Daniele [email protected]

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pubblici, con gli enti privati, leorganizzazioni del volontariato, dellavoro e delle imprese, finalizzati altrattamento dei soggetti inesecuzione penale esterna.

3. Il Capo del Dipartimento svolgealtresì i compiti inerenti l'attivitàispettiva ed il contenzioso relativo airapporti di lavoro ed alle altrematerie di competenza delDipartimento.

Anche in questo caso, il legislatorestranamente dimentica di indicarechiaramente se e in quali termini ilCapo del Dipartimento assuma ancheil titolo di Capo della PoliziaPenitenziaria.Ancora più grave è che gli estensoriabbiano omesso di indicare anche lemodalità della gestione operativadell’organismo militarmenteorganizzato, di cui viene indicata solola gestione amministrativa,nonostante il dettato dell’articolo 16del decreto legislativo 30 luglio1999, n.300.A questo punto, anche volendomantenere da parte lo stimolorevanscista è inevitabile alzare gliscudi ed invocare una correzione.Con R.D. 31 dicembre 1922, n.1718, la Direzione Generale delleCarceri e dei Riformatori vienetrasferita, a partire dal 15 gennaio1923, dal ministero dell'Interno aquello della Giustizia e degli Affari diCulto. Tutti i servizi prima attribuiti alministro dell'Interno, al prefetto ed alvice prefetto, sono rispettivamenteassegnati al ministro della Giustizia,al Procuratore Generale presso laCorte d'Appello ed al Procuratore del Re.La direzione generale degli istituti diprevenzione e pena, nasce nel 1928,Regio Decreto, 5 aprile 1928, n. 828,il quale conferisce tale nuovadenominazione alla DirezioneGenerale delle Carceri.La lettura integrale della legge395/1990 dovrebbe far riflettereanche sulle categorie tra qualiindividuare il direttore generaledell’Amministrazione Penitenziaria;l’articolo 30 comma 2, recita che aldipartimento, è preposto il direttoregenerale dell’AmministrazionePenitenziaria, scelto tra i magistrati di

cassazione con funzioni direttivesuperiori o tra i dirigenti generalidell’Amministrazione Penitenziaria.La scelta a rigor di logica ricadeva suimagistrati di cassazione nel passato,quando la precedente normativadelegava al procuratore generaledella Repubblica e al procuratoredella Repubblica funzioni

amministrative concernenti ilpersonale, gli istituti e servizipenitenziari, funzioni che l’articolo 32trasferisce ai provveditorati regionali.Se si fosse optato di agire nel sensoletterario della innovazione,prospettata con la legge 395/1990, ildopo Nicolò Amato (la cuipermanenza in qualità di direttoregenerale era garantita dalla primaparte del comma 2 del citato articolo30) avrebbe dovuto far ricadere lesuccessive scelte dei direttori generalidell’Amministrazione PenitenziariaCapi Dipartimento, solo nei confrontidei Dirigenti Generalidell’Amministrazione Penitenziariastessa, analogo indirizzo dovrebbeindicare la via per scegliere il vicedirettore generale con funzioni diVicario.Insomma, ci troviamo al cospetto di

Nella fotol’ingresso del DAP

PoliziaPenitenziarian.209settembre2013

29il punto sul corpouna struttura obsoleta, la quale poneancora al proprio vertice figure chesono niente altro che espressionedella gerontocrazia nazionale, èovvio che per cambiare ed innovareè indispensabile riformare tutto ilsistema penitenziario e questanecessità dovrebbe essere da tuttiben condivisa.

Quanto sopra, dimostraindiscutibilmente che la mancataindicazione circa quale figura è ilCapo della Polizia Penitenziaria, èvoluta e reiterata nel tempo permotivi strategici. Indicare la figuradel Capo dell’Organismo,comporterebbe inevitabilmente, lanecessità di individuare il Capo dellaPolizia Penitenziaria tra le figureautoctone all’organismo stesso, comeperaltro è avvenuto inevitabilmentenel 1971.Significherebbe, fatalmente doverdar luce al ruolo di DirigenzaGenerale propria della PoliziaPenitenziaria, che in virtù dellaconsistenza numerica della categoriarappresentata, diverrebbeinevitabilmente la Dirigenza più fortesia a livello funzionale che politico.

continua...H

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inviate le vostre foto [email protected]

A fianco1989

Scuola AA.CC. Cairo Montenotte

47° Corso Aus.Cresima

(foto inviata da Giovanni Frisina)

PoliziaPenitenziaria

n.209settembre

2013

30 eravamo così

sopra1951

C.C. Brindisi Festa del Corpo

(foto inviata da Donato Rosa)

a fianco1974

Scuola AA.CC. Cairo Montenotte

43° Corso“Gran Sasso”

(foto inviata da Virgilio Di Iorio)

Page 31: Polizia Penitenziaria - Settembre 2013 - n. 209

Sopra1980Casa CircondarialeRoma Rebibbia(foto inviata da Aldo Coviello)

in alto a sinistra1991Scuola AA.CC. ParmaGiuramento 52° Corso Aus.(foto inviata da MassimilianoSida)

PoliziaPenitenziarian.209settembre2013

31eravamo così

A fiancoanni ‘60 circaCasa di Reclusione di Pianosa(foto inviata da Rosa Cirone)

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a storia ‘noir’ di questo bellibro dell’anconetana LuisaMazzocchi pone al centro delle

oltre 180 pagine laprofessione dellaPolizia Penitenziaria.Un lavoro difficile cherichiede impegno, altosenso del dovere,spirito di dedizione edassoluta fedeltà algiuramento prestatoalle istituzionidemocratiche; unservizio che nonammette ritardi oprassi ispirate edominate dallaburocrazia, nellaconsapevolezza chel’AmministrazionePenitenziaria non sioccupa di pratiche odi fascicoli, ma invecedi uomini e dei loroproblemi, dei lorobisogni, delle loroesigenze, delle loronecessità, che spessosono disagi, tensioni,dolori e sofferenze,anche molto grandi ecapaci di incideresensibilmente sullavita delle persona edelle relative famiglie.E in questo contestotanto duro e difficileopera il personale diPolizia Penitenziariache a volte sopperisceall’inadeguatezzadegli organici, allafatiscenza delle

strutture, alla mancanza di supportiesterni solo con il suo impegno e ilsuo spirito di dedizione. Un lavoro che Luisa Mazzocchi

conosce bene, essendo nellaquotidianità la moglie di un collega inservizio nel carcere Ancona, nostroiscritto SAPPE. Proprio il lavoro del marito e lacostante consultazione dei documentipubblicati sul nostro sito internetwww.sappe.it (“vera miniera diinformazioni e spunti di riflessione sulmondo carcerario”) sono al centro diquesto “noir” dal quale si vuole faremergere la reale importanza di unmestiere tanto delicato e impegnativo.Guiomar De Marco Silva è uncamionista portoghese che finisce inun carcere (d’invenzione, non a casonelle vicinanze di Loreto, e delSantuario mariano) in seguito alritrovamento sul suo camion di trebambini afgani e del cadavere di ungiornalista greco.  Soltanto l’agente di poliziapenitenziaria Luca De Feudis noncrede alle accuse rivolte contro ilportoghese, che nel frattempo hasubito un pestaggio, e tra i due nasceun legame dato dalla sensazionequasi inspiegabile di essere inqualche modo simili. Privatamente, Luca decide diindagare su quanto accaduto,arrivando a scoprire evidenticollegamenti con alcuni criminalirumeni rinchiusi nello stesso carcere ecapeggiati dal terribile Dragan, chegestiva i traffici clandestini del portodi Patrasso. Aiutato dall’affascinantePaola Petrolati, avvocato difensore diGuiomar, Luca si ritrova peròcoinvolto in una serie di pericolose erocambolesche vicende, nel tentativodi sfuggire all’ira dei rumeni, ormaiconsapevoli del suo coinvolgimento edunque decisi ad ucciderlo.

stato detto spesso che tuttociò che attiene alle carceri érimosso dalle menti della

popolazione e dell’opinione pubblica,che vive la detenzione come altro dasé, che fa notizia solo nei momentipatologici per evasioni, aggressioni,tragici casi - come suicidi - o perdetenuti e inchieste eccellenti. Illavoro in carcere é un tema piùdifficile di altri da affrontare, ancheperché oggi sul carcere si scaricanointeramente tutte le principalicontraddizioni della nostra società.Basta vedere la composizione dellapopolazione carceraria, in larga partefatta da immigrati, datossicodipendenti - quando non affettida HIV - espressione del disagio edella marginalità sociale. E se il carcere è, in qualche misura, lafrontiera ultima più esposta delsistema della giustizia, all’interno delsistema carcerario il personale diPolizia Penitenziaria è la barriera piùestrema.In più occasioni abbiamo detto che ilCorpo di Polizia Penitenziaria habisogno di cerimonie allargate allapartecipazione dell’opinione pubblicaperchè si deve conoscere quali equante difficoltà operative incontranole donne e gli uomini della PoliziaPenitenziaria nel quotidiano lavoronelle carceri. Nelle oltre 100 pagine di questovolumetto l’Autrice (ispettore delCorpo di Polizia penitenziaria inpensione da molti anni deditaall’attività letteraria) racconta propriola quotidianità dal carcere ed il ruolodelle donne e degli uomini con ilBasco Azzurro.

imonetta Santamaria,giornalista e autrice di thrillere horror, è stata definita lo

‘Stephen King napoletano’ in onorealla sue radici partenopee. E la definizione è proprio azzeccata,come conferma la lettura di questobel libro che racconta il rinvenimento,nel novembre 2011, del cadavere

a cura di Erremme

[email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.209settembre

2013

32 le recensioni

Luisa Mazzocchi

PUOI CHIAMARMILUCAITALIC Pequod Edizionipagg. 186 - euro 16,00

È

L

S

Simonetta Santamaria

IO VI VEDOTRE60 Edizionipagg. 365 - euro 9,90Rosalia Colella

IL CARCERE: NON SOLO MURI GRIGI CHE GUARDANO IL CIELO

BOOK SPRINT Edizionipagg. 113 - euro 12,80

Page 33: Polizia Penitenziaria - Settembre 2013 - n. 209

mobbing e per questo patrocinatadall’autorevole OsservatorioNazionale sul Mobbing dell’Università“La Sapienza” di Roma, che tuttidevono leggere.

uesto non è il‘solito’ libro sulcarcere, scrittomagari chi un

penitenziario lo conoscesolo per averlo visto infoto o in tv, ma unapuntuale ed attentaanalisi della nostrarealtà penitenziariavista da chi il carcere loconosce davvero. Lo hascritto Pietro Buffa,provveditore regionaledell’Emilia Romagna eper molti anni (dodici)direttore del carcere diTorino e, in precedenza,di quelli piemontesi diAsti, Alessandria eSaluzzo. Racconta,dunque, le sueesperienze in un lungoviaggio nelle carceri emette in luce leintrinsechecomplicazioni, lecontraddizioni e lerigidità, non sololegislative. Ma faemergenze anchel’umanità, la sensibilitàe la professionalitàdegli operatoripenitenziari, nei varilivelli, che spesso nonemergono in tantiscritti sul e del carcere.Molte delleconsiderazioni di Buffasono condivisibili, altre meno. Masono soggettive, e quindi lascio allettore quali sono. Il libro meritadavvero di essere letto.

della giovane Lucia Campobasso sulciglio di una strada di periferia. È stata uccisa in modo brutale: per gliinquirenti, si tratta di un’esecuzione.Ma i responsabili rimangono ombreinafferrabili, ombre che tormentano ilpadre della vittima, un poliziotto. Tre mesi dopo, nel febbraio 2012,Maurizio Campobasso, capo delreparto investigativo anticrimine diNapoli, ha ricevuto una soffiata«sicura»: in una cascina abbandonatasono rinchiusi dei clandestini, inattesa di essere mandati per le stradea rubare o a prostituirsi. Dopo aver circondato l’edificio, però,la squadra viene assalita alle spalleda un commando armato.Nell’agguato muoiono quattro agentie Campobasso perde un occhio. Era una trappola. Maggio 2012. Menomato nel fisico estravolto dal dolore e dal rimorso perla perdita della figlia e dei colleghi,Campobasso si dimette dalla polizia.Le indagini non hanno portato a nullae lui ha perso ogni fiducia nelleistituzioni. Ma il suo animo ètormentato dall’oscura sensazioneche tutte quelle morti siano collegatee che sia proprio lui, MaurizioCampobasso, la chiave di un pianocriminale più vasto e sanguinario diquanto si possa immaginare. È ora dimettere da parte la Legge e di agire,nell’ombra, come un feroce giustizieresolitario. È ora di scatenare unaspietata caccia all’uomo – o agliuomini – che non risparmierà nientee nessuno. Perché quando il desideriodi vendetta prende il sopravvento,nulla può fermarlo...

l Chirurgo Plastico è un thrillerche ruota attorno la figura diPaolo Cini, un chirurgo plastico

italiano residente a Stoccolma. La sua storia si intreccia con quella diun serial killer, il quale rapisce ed

uccide alcune sue ex pazientitorturandole con modalità cherichiamano gli interventi estetici a cuiPaolo le aveva sottoposte. Del caso si occuperà Paske Klokberg:un poliziotto volgare, aggressivo etrasandato, medico mancato, la cuivita privata presto si intreccerà aquella del chirurgo plastico. Il romanzo si fregia della prefazionedel Dottor Danilo Gagliardi, Questoredi Varese. Pasquale Saggese è un biologovaresino appassionato di scrittura. Hapubblicato (e in parte illustrato) unsaggio naturalistico sulla zoologiadegli animali misteriosi (All’Ombra deiFalsi Mostri, 2009), nonché diversistudi e articoli sullo stesso argomento.Da sempre appassionato di thriller, èalla sua seconda fatica come scrittoredi romanzi.Paolo Montemurro è un chirurgoestetico varesino che esercita aStoccolma. Grande divoratore di libri,è l'ideatore del romanzo, nonchérevisore dei suoi aspetti scientifici estilistici.

uesto libro racconta una storiaincredibile. Racconta cioè diundici procedimenti penalinotificati in meno di un anno

all’Autore, già ispettore della Polizia diStato pluripremiato per meriti diservizio, dalla procura dellaRepubblica di Siracusa. Procedimentipenali, uno dei quali è tutt’orapendente innanzi al tribunale diMessina sezione penale, che si sonoconclusi senza alcuna condanna ocon sentenza di non luogo aprocedere da parte del giudice per leindagini preliminari o con sentenza diassoluzione emessa al dibattimento ocon richiesta di archiviazione. Unaodissea che ha dell’incredibile, allaquale non sono mancati altrettantinumerosi procedimenti disciplinari.Una storia, che è pure una storia di

PoliziaPenitenziarian.209settembre2013

33le recensioni

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Pietro Buffa

PRIGIONI. Amministrarela sofferenzaGRUPPO ABELE Edizionipagg. 295 - euro 18,00

Pasqule Saggese e Paolo Montemurro

IL CHIRURGO PLASTICO

LA GRU Edizionipagg. 286 - euro 17,00

Massimo Prado

LE MIE “SCAMPATEPRIGIONI”SANTOCONO Edizionipagg. 360 - euro 14,00

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I

Q

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di Mario Caputi eGiovanni Battista

de Blasis© 1992-2013

inviate le vostre lettere a [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.209settembre

2013

34 l’ultima pagina

il mondo dell’appuntato Caputo La pulizia della Polizia...

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