Polizia Penitenziaria - Aprile 2014 - n. 216

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Consiglio Nazionale Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria XXV Abano Terme, 8 • 9 • 10 aprile 2014 Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 www.poliziapenitenziaria.it anno XXI n. 216 aprile 2014

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Consiglio NazionaleSindacato AutonomoPolizia Penitenziaria

XXV

Abano Terme, 8 • 9 • 10 aprile 2014

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PoliziaPenitenziarian.216aprile2014

3sommario

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Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18 luglio 1994

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 3700030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: aprile 2014

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anno XXI • numero 216aprile 2014

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4l’editorialeNozze d’Argento per il Consiglio

Nazionale del nostro grande sindacatodi Donato Capece

5il pulpitoLe tre “E” della buona

amministrazione e le tre”I” del dapdi Giovanni Battista de Blasis

6il commentoUmanizzare la pena

attraverso il lavoro dei detenutidi Roberto Martinelli

10sportE’ diventato realtà il progetto “Astreagiovani - Scuola calcio Astrea-Vega

di Lady Oscar

13l’osservatorio31 dicembre 2014

fine del blocco contrattualedi Giovanni Battista Durante

22crimini e criminaliIl mostro delle bambine di via della Consolata

di Pasquale Salemme

28come scrivevamoIl sistema penalistico nel XX secolo.

Il trattamento penitenziarioTerza ed ultima parte - di Maurizio Renzi

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In copertina: il logo del XXV Consiglio Nazionaledel Sappe che si è svolto ad Abano Terme dall’8al 10 aprile 2014 ed i Consiglieri Nazionali

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l Consiglio Nazionale del nostroGrande Sindacato, giunto allaragguardevole cifra venticinque, è

stato come al solito occasione per tirarele somme delle attività dell’annoprecedente.

Anche nel 2013 i rapporti conl’Amministrazione hanno registrato unaconflittualità piuttosto accentuata acausa delle molteplici problematichedegli Istituti o delle situazioni la cuigravità viene a stento percepita.Come è noto, vari sono stati i sit-in diprotesta non solo davanti al DAP, maanche in altre sedi per contestare unapolitica detentiva miope e priva diprogettualità, segnata da azioni più chealtro contingenti ed emergenti, i cuieffetti devastanti sono sotto gli occhi ditutti: per questo abbiamo richiesto,nelle sedi opportune, l’avvicendamentodel Capo del DAP per esprimere ilnostro dissenso sul patto diresponsabilità con il detenuto qualepresupposto per l’applicazione dellavigilanza dinamica. Il Sappe ha partecipato a Convegni,Congressi, Tavole Rotonde etrasmissioni televisive, ribadendo ognivolta la necessità di una nuova politicadella pena, di un maggiore ricorso allemisure alternative alla detenzione conl’adozione di procedure di controllomediante strumenti elettronici o altridispositivi tecnici. Più volte, in ogni circostanza ed in ognisede, il Sappe ha significativamente

avversato la “sorveglianza dinamica”tanto sbandierata dal Capo delDipartimento, evidenziandone gli scarsirisultati, la pericolosità per glioperatori penitenziari e la limitataapplicabilità, come dimostra il numero

crescente di evasioni registratonell’anno 2013 e la inconciliabilità conla permanenza dell’articolo 387 del c.p.circa la colpa del custode. Nel mese digennaio 2014, è stato sottoscritto ilFESI 2013 dove è prevalsol’intendimento di privilegiare ilpersonale la cui presenza ed assiduitàin servizio va premiata proprio inconsiderazione della gravosità degliimpegni istituzionali. Un impiantoimprontato a criteri di equità che vedel’innalzamento dei fondi totali a favoredei servizi istituzionali maggiormentedisagiati. Si è superato il concetto delle divisionidei ruoli e degli incarichi a favore dellapresenza effettiva in servizio. Il sistemadi incentivazione pattuito all’unanimitàdalla compagine sindacale, in armoniacon la normativa vigente, infatti, èregolato in modo da premiare ilpersonale che assicura presenza inservizio o che svolge compiti diresponsabilità, avuto riguardo ai carichidi lavoro riconducibili tra l’altro algrave sovraffollamento che si registranegli Istituti penitenziari, al numeroelevato delle traduzioni dei detenutinonché alle delicate e complesseattività connesse alla gestione della

quotidianità detentiva.Una vittoria del SAPPe è senza dubbioquella ottenuta in materia di alloggi diservizio: le nostre argomentazioni,fondate sulla distinzione fra alloggi diservizio e caserme agenti, hannodapprima determinato la sospensionedi iniziative decisamente penalizzanti,quindi una corretta rivisitazione dellanormativa secondo una disciplinaaderente ai principi che sottendono lamateria in esame. Come è noto, alD.Lgs. 6 settembre 2011. n. 159,pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del28 settembre 2011, meglio conosciutocome Codice Antimafia erano stateinizialmente apportate modifiche tra lequali l’inserimento del Corpo Forestaledello Stato nella Direzione InvestigativaAntimafia, con esclusione del Corpo diPolizia Penitenziaria. A tale manifestasperequazione, anche grazie agliinterventi del SAPPe, è stato postorimedio con l’approvazione del D.Lgs.218/2012, il quale intervenendo insenso correttivo e migliorativo suldecreto legislativo 159/2011, hanovellato l’articolo 8 che ora prevedeche la Direzione Investigativa Antimafiasi avvalga anche di personale del Corpodi Polizia Penitenziaria: disposizione incorso di attuazione con la definizione diun Decreto Interministeriale teso adeterminare le dotazioni organichedella DIA, che, per effetto, dell’articolo108, comma 2, del D.Lgs. 159/2011,come modificato del D.Lgs. 218/2012e del D.L. 101/2013, convertito conmodificazioni nella Legge 125/2013,includono, oggi, anche una aliquota dipersonale della Polizia Penitenziaria.Come è a tutti noto, la Corte europeacon la sentenza dell’8 gennaio 2013Torreggiani, avendo accertato in capoallo Stato italiano una violazionedell’art. 3 CEDU a causa del “gravesovraffollamento”degli istitutipenitenziari ed avendo altresì accertatoil “carattere strutturale e sistemico” ditale situazione, ha pronunciato una‘sentenza pilota’, per effetto dellaquale: da un lato, sono stati sospesitutti i ricorsi dei detenuti italiani aventiad oggetto il riconoscimento dellaviolazione patita; dall’altro, è statoconcesso allo Stato italiano un terminedi un anno (dalla data del passaggio in giudicato della sentenza) che scadrà il28 maggio p.v. entro il quale adottarele misure necessarie per porre rimedioalla situazione.

La consuetafoto di gruppo

dei partecipantial XXV

Consiglio Nazionale del

Sappe

Donato CapeceDirettore

ResponsabileSegretario

Generale del Sappe [email protected]

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Nozze d’Argento per ilConsiglio Nazionale delnostro grande sindacato

l’editoriale

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dipendenti adeguati miglioramenti neltrattamento economico. Ovviamente, la pubblicaamministrazione italiana non è certo ilCivil Service inglese, o l’InspectoratGénéral des Finances francese. Kafkasosteneva che la burocrazia è “lo statoimmaginario accanto allo stato reale”,una specie di spiritualismo dello Stato.Se Kafka fosse vissuto ai tempi nostri,non avrei avuto alcun dubbio sul fattoche il suo Castello fosse ispirato aldipartimento dell’amministrazionepenitenziaria. Quale apparato statale,infatti, potrebbe esprimere meglio delpalazzone di largo Daga l’immaginedella burocrazia italiana? Bureau +kratos: Ufficio del Potere. In verità,superando una definizione troppogenerica di burocrazia, va detto che nonc’è solo l’organizzazione, ma anche chiorganizza; non c’è soltanto una funzionepubblica, ma la funzione di chi organizzal’organizzazione. Nello specifico, non vasottovalutato chi, annidato nelle nicchiedisfunzionali della nostraamministrazione, oppone una resistenzatenace a ogni ipotesi di semplificazione o di razionalizzazione delle procedure.Ed ecco, allora, che i mali endemici dellanostra burocrazia, congiunti allemeschine prepotenze dei burocrati chedifendono se stessi, hanno consolidatoun’amministrazione penitenziaria afflittada tre gravissimi problemi: la lentezza, la contraddittorietà e l’insufficienzadell’azione amministrativa. Lentezza,contraddittorietà e insufficienza che siripercuotono a cascata su tutti gli uffici eservizi penitenziari, centrali e periferici.Altro che problemi strutturali ...altro chedinamiche imprevedibili e ingovernabili.L’amministrazione penitenziaria sembracomportarsi come quei parassiti checontinuano a seguire le proprie logicheevolutive anche quando, così facendo,rischiano di distruggere sia l’ospite chese stessi. L’apologo dello scorpione edella rana è un’efficacie esempio:«Unoscorpione chiede a una rana di lasciarlosalire sulla schiena per trasportarlo

sull’altra sponda di un fiume. La ranatemendo di essere punta durante ilviaggio si rifiuta. Tuttavia lo scorpioneinsiste sostenendo che non potrebbemai pungere la rana perché altrimentianche lui cadrebbe nel fiume e nonsapendo nuotare morirebbe insieme alei. Così la rana accetta e inizia atrasportarlo finquando, a metà strada, loscorpione punge la rana condannando amorte entrambi. Quando la rana sentela puntura dello scorpione chiede ilperché del suo gesto e lo scorpionerisponde: “È la mia natura”.»Ovviamente, non tutti i burocrati sononaturalmente arroganti, e prepotenti.Esistono persone, in tutti i luoghi ed ilivelli della burocrazia e quindi anche aldipartimento dell’amministrazionepenitenziaria, che sono intelligenti,umane, attente, comprensive, perfinosimpatiche e, tuttavia, le loro convinzionisu come funziona il sistema in cuilavorano sono anch’esse preoccupantiper l’andamento dell’amministrazione.Ad ogni modo, credo che ci sia qualcosadi eroico in chi svolge bene il propriolavoro nonostante l’ambiente in cui sitrova. Un apparato in cui imperversanodirigenti capaci di trasformare qualsiasisoluzione in un problema. Undipartimento che continua a difendere ilproprio status quo fino a quando il quonon perderà il suo stato. E intantol’Italia, per rendere più umane (edefficienti) le proprie carceri, continua adover ricorrere ad indulti ed amnistie,che alla fine altro non sono che unespediente per “coprire” la lentezza, lacontraddittorietà e l’insufficienzadell’azione amministrativa di dirigenti-burocrati che vengono retribuitiprincipescamente per la (non)realizzazione di un fine collettivosecondo criteri di razionalità,imparzialità ed impersonalità.Ed è così che le tre “E” di Economicità,Efficienza ed Efficacia della buonaamministrazione diventano le tre “I” diIncapacità, Inefficienza ed Inefficaciadel nostro dipartimento.

Giovanni Battistade BlasisDirettoreEditorialeSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

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Le tre “E” della buonaamministrazione

e le tre “I” del dap

il pulpitoer burocrazia, dal francesebureau che significa ufficio e dalgreco krátos che significa potere,

si intende un’organizzazione di personee risorse destinate alla realizzazione diun fine collettivo secondo criteri dirazionalità, imparzialità edimpersonalità. Peraltro, quando si parladi settore pubblico, la burocrazia deveispirarsi al principio delle “3 E”:Economicità, Efficienza ed Efficacia.Oltremodo, i cittadini hanno diritto aduna pubblica amministrazione pocoautoritativa e tanto erogativa, rapida edefficiente. A metà degli anni sessantadel secolo scorso, in Inghilterra, ilRapporto Fulton analizzò analiticamentela burocrazia e la pubblicaamministrazione del Regno Unito.Il Rapporto fu piuttosto critico conl’apparato burocratico inglese, inparticolare per la prevalenza della figuradel “burocrate dilettante”, in grado disvolgere qualsiasi compito senza unaparticolare preparazione specifica, cheaveva portato alla supremazia delle“classi amministrative” rispetto aitecnici. Dallo stesso Rapporto emerseanche una inadeguata capacità direttivadei funzionari e l’isolamento dellaburocrazia dalla vita del paese, dalleuniversità, dal mondo degli operatorieconomici. Quel Rapporto Fulton, purrisalendo ormai a quasi cinquanta annifa, sembra essere stato scritto perl’attuale burocrazia italiana.Sembra parlare della nostra burocrazia,quando richiama alla urgente necessitàdi evitare la sclerotizzazione dellestrutture burocratiche. Così come quando critica l’eccesivarilevanza data al titolo di studio che,invece, dovrebbe cedere il passo alriconoscimento di una preparazionetecnica adeguata alle mansioni che ilpubblico dipendente è chiamato asvolgere. Si parla della nostra burocraziaquando si invoca un livello diproduttività e un livello retributivoglobale allineati a quelli dei settoriprivati. Secondo il Rapporto, infatti, leforme di incentivazione e i metodi diselezione dei migliori dovrebbero essererivisti e ammodernati, sulla base diprocedimenti di job evaluation. Così come i quadri, le carriere e leprocedure di avanzamento dovrebberoessere rivisti in modo da assicurareun’effettiva e quasi spontanea gerarchiadi valori, nell’interesse della stessaamministrazione, pur assicurando ai

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manizzare la pena in carcereattraverso il lavoro obbligatoriodei detenuti. E’ una delle

proposte del Sindacato AutonomoPolizia Penitenziaria SAPPE, il primo epiù rappresentativo dei Baschi Azzurri,emerse dal Convegno sul tema dellarealtà penitenziaria nazionale che si ètenuto lo scorso 8 aprile ad AbanoTerme (in provincia di Padova) inconcomitanza con il XXV ConsiglioNazionale del Sindacato.

Tra le altre soluzioni suggerite per unanuova esecuzione della pena in Italia,anche un maggiore ricorso alle misurealternative alla detenzione, conimpiego in lavori di pubblica utilità,per i condannati meno pericolosisocialmente e con pene brevi dascontare. Il convegno, seguito in diretta daRadio Radicale e sul nostro sitointernet www.sappe.it grazie alleriprese e alla regia di FrancescoPilagatti, moderato da GiovanniBattista Durante della SegreteriaGenerale del SAPPE, dopo i salutidell’assessore del Comune di AbanoClaudio Benatelli e del SegretarioNazionale SAPPE per il VenetoGiovanni Vona, è iniziato con larelazione del Segretario GeneraleSAPPE, Donato CAPECE, che hafornito gli spunti per l’interessante

dibattito al quale hanno partecipatotra gli altri Linda Arata. Magistrato diSorveglianza presso l’Ufficio diPadova, Gianni Trevisan, presidentedella Cooperativa Sociale “Il Cerchio”di Padova, Nicola Boscoletto,Presidente di Officina Giotto (famosain tutto il mondo anche per ipanettoni prodotti nel carcere daidetenuti di Padova), Rita Bernardini,segretaria dei Radicali Italiani, RinoPiroscia, Direttore Generale dell’Ente

di formazione no profitCONFSALform, Filippo Berselli,avvocato e a lungo parlamentare,Mario Moioli, direttore di FONARcom,ed Enrico Sriglia, provveditoredell’Amministrazione penitenziariadel Piemonte-Valle d’Aosta.Telefonicamente sono intervenutianche il Sottosegretario alla GiustiziaCosimo Maria FerriI e il Vice Capovicario del DAP Luigi Pagano.“Vivo apprezzamento per l’iniziativa”del SAPPE l’ha espresso in unmessaggio il Quirinale, che haindirizzato al Segretario GeneraleDonato Capece e a tutti gliintervenuti “il saluto cordiale delPresidente della Repubblica” GiorgioNapolitano.“Nell’ottica di un ripensamento delsistema sanzionatorio e di unarimodulazione dell’esecuzione della

pena, indispensabili per superare larealtà di degrado civile e disofferenza umana riscontrabile negliistituti e adempiere a precisi obblighidi natura costituzionale”, è scritto nelmessaggio giunto dalla Presidenzadella Repubblica, “esprimo vivoapprezzamento per l’iniziativa diporre al centro del dibattito lanecessità di favorire il coinvolgimentodei detenuti in progetti lavorativi”.“L’attivazione di nuovi percorsi diformazione e lavoro, che possanoaiutare il detenuto ad acquisireprofessionalità utili al futuroreinserimento sociale”, proseguel’autorevole messaggio “costituisceinfatti il più valido strumento diemancipazione da situazioni didevianza e criminalità e di rispettodella dignità personale contribuendoa riaffermare la funzione rieducativadella pena”.Anche il vice Ministro della GiustiziaEnrico Costa, che all’ultimo momentonon è potuto intervenire all’incontro,ha inteso indirizzare agli organizzatoriun contributo scritto nel quale haespresso apprezzamento per ilConvegno organizzato del SAPPE,evidenziando “l’importanza – oggipiù che mai - delle riflessioni e delleproposte degli operatori del settorenella materia del trattamentopenitenziario e delle misurealternative alla detenzione”, questoanche “in considerazionedell’emergenza rappresentata dalsovraffollamento, divenuta ancora piùstringente a seguito delle pronuncedella Corte Europea dei dirittidell’Uomo (che ha sottolineato lanecessità dell’adozione di rimedi dicarattere strutturale) e del forterichiamo operato dal Presidente dellaRepubblica nel suo messaggio delloscorso ottobre”.In quest’ottica, “si pone la sempremaggiore esigenza – pure

Nella foto il tavolo della

Presidenza delConvegno diAbano Terme

Roberto MartinelliCapo Redattore

Segretario GeneraleAggiunto del Sappe

[email protected]

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Umanizzare la pena attraverso il lavoro dei detenuti

il commento

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adeguatamente tenuta presente dallegislatore negli ultimi anni - dirafforzare l’impianto normativo inmateria di misure alternative alladetenzione in favore dei soggetti cheabbiano già fatto ingresso nel circuitocarcerario”. I dati statistici evidenziano che – inriferimento al solo 2013 - per unnumero di provvedimenti concessividi misure alternative superiore ai50.000, la percentuale di revoche èstimabile in circa il 6% e che lestesse solo per una percentuale dicirca l’1% sono dovute a episodi direcidiva.Per raggiungere questo fine, quindi, è“pregiudiziale… un’adeguataattenzione ai temi del trattamentopenitenziario e, in particolare, diquelli relativi ai tempi dedicati allavoro e allo studio, al fine di attuarela finalità rieducative che ci vengonoimposte dalla Carta costituzionale(temi che necessariamente richiedonoil contributo delle elaborazioni e dellecompetenze degli operatori delsettore)”.Si rende dunque necessario, per ilvice Ministro della Giustizia,“adeguare le disposizioni contenutenell’ordinamento penitenziario al finedi consentire un maggiore ricorso allemisure alternative, attraversol’ampliamento dei presupposti perl’ammissione al lavoro esterno eall’affidamento in prova al serviziosociale, nella consapevolezza cheun’adeguata opera di reinserimento èanche in grado di prevenire il pericolodi reiterazione di condotte criminosee di soddisfare l’esigenza di sicurezzadella collettività”.Nella sua interessante relazione, ilSegretario Generale del SAPPECapece ha sottolineato l’importanzadella necessità di una rivoluzioneculturale ancorchè sociale peraffrontare (e risolvere)compiutamente le criticitàpenitenziarie del Paese: “La nuovacultura, la nuova gestione, devonoesprimere un’Amministrazioneefficiente e funzionale, capace diprogrammare e di progettare e disottrarsi all’improvvisazione e allaquotidianità di decisioni e di iniziative

dettate dall’impulso del momento edalla contingente disposizione di chi liassume. Le iniziative di indirizzo e diGoverno, quindi, per contrastarel’emergenza del sovraffollamentodella popolazione detenuta, finoraguidate da necessità e da urgenza,impongono adesso unaprogrammazione più duratura edefficace nei risultati”. E ha aggiunto:“occorre creare le condizioni per untrattamento penitenziario conformead umanità e dignità ponendo, comepunto focale, la centralità dellapersona detenuta e la garanzia deidiritti fondamentali affinché i principicostituzionali relativi alla presunzionedi non colpevolezza degli imputati e difinalizzazione della pena allarieducazione del condannato possano

trovare adeguata realizzazione”. Ed ha concluso citando una frase diNelson Mandela, recentementescomparso, emblema della lottaall’apartheid, che meglio di ogni altraconsiderazione esprime l’idea che unaltro carcere possa e debba esserepossibile: “Una nazione dovrebbeessere giudicata da come tratta non icittadini più prestigiosi ma i cittadinipiù umili”.Linda Arata, magistrato disorveglianza dell’ufficio di Padova, haespresso la convinta adesione dellaMagistratura di Sorveglianza ai temiscelti dal SAPPE sui quali dibattere edha sottolineato l’importanza che ha,per lei, il ruolo della PoliziaPenitenziaria nelle attività diosservazione e trattamento. “Quando leggo le sintesi dei lavori diequipe, do particolare importanza aquel che scrive il poliziottopenitenziario perché di tutti i varicomponenti è quello che garantisce la

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7il commento

Il parterre del Convegno

continuità nel controllo del detenuto”.Con una relazione molto interessante,ha raggiunto in profondità e quindimesso in luce le criticità con le qualila Magistratura di Sorveglianza devequotidianamente confrontarsi,problematiche che incidono anchesull’impossibilità di dar corso ad unmaggiore potenziamento dell’areapenale esterna.Filippo Berselli ha ricordatol’importante apporto costruttivofornito dal nostro Sindacato nel corsodella sua lunga esperienzaparlamentare, con particolareriferimento al periodo nel quale erapresidente della CommissioneGiustizia, sui temi più direttamenteinteressati come il sistema carcere edil Corpo di Polizia Penitenziaria.

E sui temi del sovraffollamento edell’emergenza penitenziaria havoluto mettere in luce anche i disagiche quotidianamente subisconoproprio le donne e gli uomini delCorpo, “disagi, questi, che spessosfuggono ai più”.Rita Bernardini, segretario deiRadicali italiani, da sempre attenta esensibili ai temi del carcere, hatrovato il convegno ed il conseguentedibattito molto interessanti e leistessa ha contribuito alla discussionecon spunti importanti. In scioperodella fame da 39 giorni (Satyagraharadicale) proprio per sollecitare quellesoluzioni alle criticità del sistemapenitenziario chieste anche dal Capodello Stato nel suo messaggio alParlamento dell’8 ottobre scorso,partendo dalla condanna dell’Italia daparte della Cedu (sentenzaTorreggiani), Bernardini ha tra l’altrodenunciato le omissioni comunicativedell’Amministrazione penitenziaria in

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materia di “capienza regolamentare”delle carceri italiane.“I posti effettivamente agibili nei 206istituti penitenziari italiani non sono49.000, come ha detto a Bruxelles ilministro Orlando e come sostiene ilDAP, ma molte migliaia di meno,perché ai 49.000 occorre sottrarre lesezioni inagibili, quelle inristrutturazione, e quelle non utilizzateper carenza di personale. Le cifresono importanti, perché non si trattadi numeri, ma di persone. Del restoche le cifre diffuse dal Dap fosseroerronee le aveva confermato lo scorso

ottobre anche il ministro Cancellieri,con onestà intellettuale. Lo avevaprecisato con chiarezza, ma hannoreiterato nel diffondere dati non veri”.Ed è evidente, ha concluso, che se lecifre sulle quali si predispongonointerventi sono sbagliate, gli interventistessi sono inadeguati. Rita Bernardini ha infine sottolineatocome, tra le illegalità dello Stato inmateria di giustizia, vi sia a pienotitolo anche quella che vede ilcontratto della Polizia Penitenziariascaduto da molto, troppo tempo. Mario Moioli, di Fonarcom, haauspicato che il Fondo pariteticointerprofessionale nazionale possasostenere, attraverso gli imprenditoriinteressati, la formazione di queidetenuti impiegati in attivitàlavorative mentre Rino Piroscia,direttore generale di Confsalform, hasviluppato uno stimolante edinteressante ragionamento sulladisponibilità e sulle concretepossibilità di intervento diConfsalform in ambito penitenziarioper far sì che i detenuti possano

lavorare in carcere. Piroscia ha quindiillustrato l’efficace strategia dellaConfsalform per reintegrare nelsistema produttivo i detenutiattraverso percorsi formativi ad hocrealizzati per sostenere lo sviluppo dinuove reti di imprese convenzionatecon gli istituti penitenziariNicola Boscoletto, presidente dellaCooperativa Giotto, ha sottolineato lecontraddizioni italiane in materiapenitenziaria: il lavoro in carcere,come sostiene da sempre il SAPPE, èsì importante e fondamentale edabbatte la recidiva, che altrimenti (maquesto è comunque un problemainternazionale) si attesta tra il 70 ed il90%. “Ma va detto che oggi idetenuti in Italia che lavoranodavvero sono meno di 2.500, pari al4% dei presenti. Altro che lapercentuale media del 20% chesostiene il DAP, che include anchequei detenuti – la maggioranza – chelavora poche ore al mese e in serviziinterni d’istituto come spesino, portavitto, addetto alle pulizie: oggi nellecarceri italiane il tasso didisoccupazione tra i detenuti è pari al96%! Con tutte le conseguenzenegative che questo comporta intermini proprio di recidiva”.Anche Gianni Trevisan, presidentedella Cooperativa il Cerchio diVenezia, ha evidenziato come siafondamentale fare della penaun’occasione vera di riscatto, comeafferma la Costituzione, ed ha citatoalcune interessanti esperienzelavorative di detenuti ed ex-detenuticurate dalla Cooperativa di cui èpresidente. La sua è stata una sintesiefficace: una volta scontata la pena,attraverso i percorsi di reinserimentosociale e lavorativo, gli ex-detenutinon ritornano a delinquere. La recidiva è bassissima e questodato dimostra che il lavoro in carcereè non solo uno straordinarioinvestimento sociale, ma anche unnotevole risparmio economico per lecasse dello Stato. Trevisan ha tral’altro anche detto: “Io ho fatto ilsindacalista per 30 anni ed ho vissutoesperienze stupende, soprattutto neglianni 70, quando grazie alle lotte deilavoratori, si è costruita la coscienza

civile del Paese, ma l’esperienza piùgratificante è senza dubbio quella chesto vivendo con la Cooperativa”.Le conclusioni dell’interessante

dibattito sono state affidate a EnricoSbriglia, provveditore regionalepenitenziario del Piemonte-Valled’Aosta con lunghi trascorsi anche nelsindacalismo penitenziario a capo delSidipe. Che ha detto una frase moltoapprezzata dall’uditorio: “Il SAPPEnon fa solo sindacato, ma propone erealizza politiche sindacali e vuoleessere ed è interlocutore con ilgoverno sull’esecuzione della penacome dimostra il tema del Vostroconvegno oggi. E avete anche ildifetto di indicare persino dellesoluzioni valide! E allora èvergognoso che un convegno come il

Nelle foto sopra

Enrico Sbrigliae Rita

Bernardini

in alto a destrala platea

al centro latarga del

Convegno donata a Rita

Bernardini

sottoil servizio di

sicurezza curatodai giovanidell’Anppe di Trieste

nell’altra pagina

il SenatoreEdmondo

Bersellimostra la targa

ricevuta

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8 il commento

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Vostro non l’abbia organizzato iocome Provveditore!”. Sulle criticità del carcere (e sulparadosso della democrazia del doloree della privazione che in carcere togliea tutti: detenuti, personale,cooperative ed a tutti coloro chehanno a che fare col penitenziario)Sbriglia ha detto, citando il filosofoCarlo Serra, che “in carcere parlanogli occhi: dagli occhi delle persone sicapisce come sarà la giornata”. E ha buttato lì una provocazione: “nonsi potrebbe fare una legge in modoche i legislatori, prima di varare

norme sul carcere, vivesse unasettimana in carcere per capire qualisiano davvero le prioritàd’intervento?”. Ma la giustizia è ridicola se fa entrarein carcere oggi una persona per unreato commesso venti/venticinqueanni fa, ha aggiunto.Il lavoro in carcere è importante, hadetto ancora Sbriglia: abbatte la noia,l’ozio, il numero degli eventi critici,permette di vivere dignitosamenteanche tra le sbarre, di comprarsi lesigarette e i prodotti del sopravvitto,di mandare qualche soldo anche allafamiglia. Eppure il lavoro in carcere èrisorsa per pochi. Proprio per questo ilSAPPE ha organizzato il convegno diAbano Terme: per smuovere le acque.E per consolidare il ruolo del primoSindacato della Polizia Penitenziaria, ilSAPPE, che ha dimostrato una voltadi più di essere e il Sindacato dellaprotesta e il Sindacato della proposta.L’auspicio è che gli spunti, le propostee le parole del convegno di AbanoTerme non cadano nel vuoto e nonrestino urla nel silenzio.

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9diritto e diritti

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entile collega,sono un assistente che credenei valori della divisa e sono

fiero di appartenere alla PoliziaPenitenziaria, professione che hoscelto volontariamente per attinenzadella specializzazione riconosciuta alCorpo, a differenza della altre forze dipolizia, alla carriera universtaria. Tanto premesso, ritengo che l’uniformedeve essere indossata senza alcunaalterazione, tuttavia, alcuni colleghihanno generato in me alcuni dubbirispetto al corretto utilizzo dei nastrinidelle onorificenze. In particolare,nell’ultimo periodo ho notato che icolleghi indossano sulla mimetica unnastrino di “metallo” rappresentante lamedaglia al merito di servizio adifferenza del nastrino di “stoffa”utilizzato sulla divisa ordinaria.Cortesemente, vorrei capire se taledifferenziazione è corretta, inconsiderazione delle opinionidiscordanti sull’argomento.L’approfondimento della questionesarebbe utile ad evitare brutte figure,durante gli eventuali servizio esterni,nei confronti delle altre forzedell’ordine. Ringrazio anticipatamente.Cordiali saluti.

aro collega, l’identità professionale delCorpo di Polizia Penitenziaria si

esprime prevalentemente attraversol’aspetto formale, che non è solo ilmezzo attraverso il quale il personalesi propone verso la società civile, maanche la sintesi più immediata evisibile dei valori e delle capacità delCorpo: sicuramente il modo di vestirel’uniforme contribuisce asalvaguardare e a valorizzare l’assettoformale. L’uniforme manifesta nonsolo gli ideali che caratterizzano il

Come utilizzare il nastrino sulla tuta di servizio

poliziotto penitenziario, ma anche ilsenso di appartenenza all’unità ed alrelativo spirito di corpo,sintetizzando, attraverso i distintivi ele esperienze professionali maturateda ogni singolo appartenente. Fatta questa breve premessa, iComandanti di Reparto ed icoordinatori di unità operativedovrebbero vigilare che tutto ilpersonale indossi, in modo conformealle disposizioni vigenti, l’uniforme diservizio. Le decorazioni vengono divise indecorazioni nazionali, cioè concesseda autorità nazionali; decorazioninon nazionali concesse da autoritàestere non necessariamente statalicome gli organismi internazionali osoprannazionali. L’utilizzo delledecorazioni è regolato dagli artt. 81e 82, DPR 82/99 e dal D.M.24/01/2007. L’autorizzazioneall’utilizzo delle insegne, salvo revocadella decorazione, è permanente enon prevede rinnovi. Le decorazionisono accessori dell’uniforme,composti generalmente daun’insegna in metallo con nastro, diplacca o a fascia, che indicano laconcessione di ricompense al valoreo al merito o di altri tipi diriconoscimenti come onorificenzecavalleresche o, comunque, indicanoil raggiungimento di una certaanzianità di servizio. Nell’uniforme diservizio alle placche e alle medaglievengono sostituiti i nastrini, cheindicano anche il possesso dispecifiche competenze professionali eil conseguimento di diversi brevetti.Nel caso rappresentato è opportunoevidenziare che i nastrini si applicanoesclusivamente sull’uniforme dirappresentanza e ordinaria, pertanto,ne è fatto divieto l’utilizzo sulla tutadi servizio (c.d. mimetica).

Giovanni PassaroSegretario [email protected]

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ella stagione 2010/2011, suun fazzoletto verde brillanteincastonato tra la pineta ed i

grigi palazzi di Ostia (la periferia-metropoli di Roma con 250.000abitanti), è nato il progetto della AsAstrea per le categorie giovaniliagonistiche, mai esistite fino adallora, in oltre sessant’anni della suagloriosa storia. Grazie ad un accordo con la APDVega, i giovanissimi, classe 1997,inseriti nella fascia B del girone A delcampionato provinciale, hannoiniziato a prendere parte agli incontrifederali indossando i colori bianco eazzurro dell’Astrea. Il progetto “Astrea giovani e  Scuolacalcio Astrea-Vega” era partito aseguito dell’assenso ottenuto dalconsiglio direttivo dell’Astreapresieduto dall’allora capo del DapFranco Ionta.La  spinta propulsiva all’idea eravenuta dal ds dell’Astrea MarcelloTolu, il primo ad intuire che l’unionetra la APD Vega ed il team dellaPolizia Penitenziaria poteva darebuoni frutti.Le attività sportive del settore hannocominciato a svolgersi pressol’impianto Giannattasio di Ostia-Stella Polare. Il gruppo era composto in totale da27 ragazzi, tutti o quasi provenientidal circondario e di estrazioni socialiassai diverse. La prima di campionato fu disputatail 17 ottobre 2010 contro ilCretarossa di Nettuno ed il risultatofinale fu un pareggio a reti inviolate.Il mister che guidava il gruppo eral’Assistente Capo di PoliziaPenitenziaria Mauro Sambucini,

coadiuvato dall’allenatore in secondaRoberto Conti e dal tecnico deiportieri Claudio Mascherino.Quei ragazzi, al termine del primoanno nei Giovanissimi, conquistaronola Coppa disciplina ed il secondoposto in classifica. Nel corso della stagione 2011/2012invece, sotto età e nella categoriaAllievi provinciali, quel collettivo riuscìa finire quarto, dimostrando dellepotenzialità che il tempo e la costanzaavrebbero fatto sbocciare inprestazioni più mature e convincentioltre che in risultati più importanti.Già nella stagione successiva, quella2012/2013, è arrivato il secondoposto in classifica e la certezza chequel tempo in cui un gruppo benattrezzato può compiere il salto diqualità era ormai giunto. Non è uncaso quindi, all’approssimarsi dellafine di questo campionato, chel’Astrea abbia colto -con tre giornatedi anticipo e sette punti di vantaggio-la matematica vittoria del campionatoAllievi davanti alla Virtus Nettuno e lacompagine dell’Unipomezia (staccatetra loro di una sola lunghezza).Nell’anno che ha chiuso il primo ciclo

della storia delle categorie giovaniliagonistiche, con questo primo posto,è arrivata anche la promozionedell’Astrea alla categoria Allieviregionali e la possibilità, a finemaggio, di competere per il titolo dicampione provinciale del Lazio. Come per gli esordi, il Mister diquesta cavalcata vincente è statoancora Mauro Sambucini, assistitodagli stessi collaboratori delle origini,a cui abbiamo voluto rivolgerequalche domanda.

Nelle foto a destra

la rosa deigiovani dellascuola calcioAstrea-Vega

in bassoil tecnico

Mauro Sambucini

Lady [email protected]

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E’ diventato una splendida realtàil progetto “Astrea giovani -Scuola calcio Astrea-Vega”

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Come commenta i risultati finoraraggiunti ed il periodo alla guidadi questo gruppo di ragazzi?Sono felicissimo per quanto siamoriusciti a fare. Il settore giovanile ènato con 27 calciatori ed è rimastosempre con questi numeri anchequando alcuni hanno trovato altrestrade, e altri hanno deciso di venireda noi dopo essere passati per altriteam. Alla fine siamo arrivati aconquistare, posso diremeritatamente, la categoria superiore.Il risultato più bello in ogni caso, al dilà di quello agonistico, è stata lacrescita costante del gruppo sottol’aspetto comportamentale che perme viene prima di qualunque vittoriao promozione.

Come si lavora su un gruppo diragazzi adolescenti da un punto divista comportamentale, in un’etànotoriamente difficile da gestire?Bisogna essere in grado di rivestiretanti ruoli insieme: il tecnico, maanche lo psicologo, il magazziniere, ildirigente, il fratello maggiore a volte.In questo sono stato aiutato anche daottime persone che mi sono stateaccanto e hanno collaborato con medurante tutta questa esperienza. Tra diesse non posso non citare PaoloRanaldi, genitore ma anche dirigente,il mio secondo Roberto Conti eClaudio Mascherino. Poi è fondamentale che si instauri unrapporto basato sul rispetto, per sestessi e per il gruppo di cui si è parte.Da questo punto di vista posso direche ad esempio, settimanalmente,non ho mai avuto agli allenamentimeno di 20-22 ragazzi presenti.Questo è stato un segnale importanteche l’impegno a lavorare insieme econ costanza era stato assunto fino infondo.

Cosa si aspetta ora per il futuro diquesti ragazzi e suo personale?Egoisticamente mi verrebbe darispondere che vorrei poter continuarea seguirli in prima persona e farlicrescere ancora, ma poi, lasciando daparte i sentimenti personali,razionalmente dico che i ragazzi nonsono “miei” ma dell’Astrea e la

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decisione sul loro e sul mio futurospetta solo alla società. L’importante èche possano crescere ancora, ancheallenandosi a Roma, perché aiproblemi logistici di spostarsi da Ostiasopperisce la grande progettualitàdell’Astrea che secondo me, inprospettiva, consentirà di realizzare ungiusto mix di calciatori giovani con i“veterani” che oggi militano in primasquadra. Su questo Mister RobertoRambaudi, allenatore della primasquadra, devo dire che finora hamostrato grande sensibilità edattenzione.

Cosa rappresenta l’Astrea per lei?L’Astrea è una filosofia di vita e dicomportamento, quella stessa, piùsana possibile, che ho cercato ditrasmettere ai ragazzi. L’Astrea che hoavuto modo di allenare è più di unprogetto in un ambiente circondatoda team prestigiosi che i settorigiovanili li hanno avviati da moltotempo (Pescatori Ostia, Ostiamare,Lupa Roma, Totti Soccer School). Iocredo che più di altre società lasquadra della Polizia Penitenziaria diala possibilità di esprimersi ad livellisuperiori, ed io spero di restarviancora molto a lungo. Sarebbe unasoddisfazione grandissima, tornandoal gruppo che ho allenato, sapere cheun giorno anche solo uno o dueelementi riuscissero ad esordire inprima squadra. Il mio più granderingraziamento va a tutti coloro chehanno permesso di vivere al meglioquesta bella esperienza: il Ds Tolu, ladirezione dell’impianto di Ostia ed ilsuo personale, la Fidal, e tutti coloroche mi sono stati vicini tra dirigenti etecnici.Altro parere, altro punto di vista:dirigente e genitore di uno degliAllievi, Paolo Ranaldi, è un uomo disport e dell’Amministrazione, IspettoreCapo e fisioterapista del grupposportivo Fiamme Azzurre da quasitrent’anni. A lui abbiamo chiesto diraccontarci com’è stata questaesperienza al fianco dell’Astrea.“Mi sono avvicinato per caso a questanuova avventura dell’Astrea nelcampo dei settori giovanili e anchecon qualche dubbio per la presenza di

mio figlio nella rosa dei calciatori.Dopo anni di militanza sportiva di altolivello con il lavoro nelle FiammeAzzurre ho così iniziato a conosceremeglio la realtà sportiva del calcio,assai distante rispetto a quella diqualunque altra disciplina agonisticaCosa le ha regalato ad oggi questaesperienza nell’Astrea? Molte cose, la prima fra tutte è statala consapevolezza che la differenza, inun gruppo di ragazzi che si ritrovanoinsieme per crescere e giocare, la fa,al di là dell’aspetto tecnico, il fattoreumano. I “selezionatori” che adun’età piuttosto giovane iniziano adinseguire talenti puri e che lascianopochi margini per uno sforzo dicrescita e di lavoro con il quale moltiatleti/calciatori potrebbero diventareugualmente molto bravi, a mioparere, fanno dei grossi danni. Il lavoro di Mauro Sambucini, durantele varie stagioni alla guida dell’Astrea,ha fatto crescere i ragazzi anche daun punto di vista umano oltre checalcistico”.

Qualche esempio di come si èsviluppato questo lavoro su uncampo di calcio?Diciamo che quello del Mister è statoun lavoro lungo, lento, fatto dipazienza e tolleranza. Ho assistito ascene in cui qualche ragazzo,mandato anzitempo a fare la docciaper aver tenuto un comportamentopoco corretto, è poi ritornato sulcampo per chiedere scusariconoscendo di fatto l’errore. Hocapito l’importanza dell’allenatoredallo sguardo che i ragazzi posavanosu ogni suo gesto: osservato eraccolto come esempio nelle piccolecome nelle grandi cose.

Da genitore come ha vissutol’esperienza al fianco di suo figlioin questa avventura? Da genitore ho avuto modo diosservare, positivamente, come losport sia stato un’utile linea guida diequilibrio per mio figlio e per gli altriragazzi che hanno seguito concostanza gli allenamenti prendendolicome impegno anche quando lascuola, le pagelle, le altre priorità

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della vita di un adolescente potevanopotenzialmente distrarre eallontanare. Altra cosa bellissima diquesto periodo è stato il rapporto congli altri genitori, educati e pacatisugli spalti così come ai loro ragazzisi richiedeva di essere sul campo. E’ stata un’esperienza meravigliosaed è un peccato che sia terminata.

Quali sono secondo lei leprospettive di questi ragazzi ecosa servirebbe loro percontinuare a crescereulteriormente?

Inevitabilmente credo che laconformazione del gruppo, in granparte composto da ragazzi di Ostia edintorni, sarà destinata a cambiareperché le prospettive calcistichedell’Astrea sono più improntate avalorizzare il polo sportivo dellaScuola di Via di Brava. Credo che la loro esperienza possafungere da stimolo per la ScuolaCalcio dell’Astrea, avviata consuccesso a Casal del Marmo proprioall’inizio della stagione che sta perconcludersi, e che, il vero salto diqualità, si possa compiere favorendosempre più - magari con unresponsabile tecnico creato ad hoc- il raccordo tra i settori giovanili e lacategoria juniores, e tra quest’ultimae la prima squadra. L’Astrea ha delle potenzialità dicrescita enormi e con uno sforzoorganizzativo diverso penso che lecose possano trasformarsi edevolvere ancora.

Nella foto Conti,

Mascherino e Sambucini,

Nell’altra pagina

la coppiadella squadradi pattinaggio

su ghiacciodelle Fiamme

AzzurreCappelliniLa Notte

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opo averli portati sul gradinopiù alto del podio europeo diBudapest, il Barbiere di

Siviglia, interpretato da AnnaCappellini e Luca Lanotte, il 29marzo li ha consacrati campioni delmondo sulla pista di Seitama, inGiappone. Già in testa nel corto, come eraavvenuto nella gara continentale,Anna e Luca hanno vinto precedendodi soli due centesimi i canadesiKaitlynWeaver-Andrew Poje, e di sei iveterani francesi NathaliePechalat-Fabian Bourzat, all’ultima gara dellaloro lunga carriera. Sicuri e raggiantidurante la loro prova, i portacoloridella Polizia Penitenziaria sono stati ipadroni assoluti della scena,coinvolgendo ed incantando. Con 105.73 hanno migliorato ilproprio record italiano di 3.70 punti econ 175.43 di 3.82 quello del totale. Quando al termine delle valutazionidel pannello di giudici i ragazzi delleFiamme Azzurre si sono trovati aguardare il numero uno accanto alloro nome nella classifica generale èesplosa la festa, e le lacrime dicommozione di Anna sono state infondo quelle di tutto il movimentoazzurro sul ghiaccio e dei tanti tifosi,che dopo l’argento di Fusar Poli-Margaglio a Nizza 2000 ed il bronzodi Federica Faiella-Massimo Scali aTorino 2010, hanno potuto ammirareuna delle vittorie più belle e meritateche l’Italia abbia mai conquistatonella disciplina di questo sport: terzopodio di 105 rassegne iridate. Due ore dopo la gioia nella danzaun’altra emozione l’ha regalataCarolina Kostner nel libero della garariservata alle Ladies. Dopo il secondoposto nel corto, dietro alla giapponeseMao Asada,è terminato con il bronzoil suo mondiale.

Per l’azzurra della Polizia Penitenzariaè la sesta medaglia iridata, la quartaconsecutiva di una sfolgorantecarriera. Non le è riuscito diagguantare l’oro già vinto a Nizza2012, ma il bronzo, in ogni caso, è unrisultato che, a un mese dalla storicaconquista dello stesso metalloall’Olimpiade di Sochi, va salutatocon la stessa standing ovation che ilGiappone le aveva riservato nel cortodi due giorni prima. Ventiseisimopodio di quattro anni di successi.

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Anna e LucaCampioni del Mondo di pattinaggio

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Nella fotosoprail Presidente del Consiglio Matteo Renziinsieme al MinistroGiuliano Poletti

sotto l’ex MinistroElsa Maria Fornero

rriva per il governo Renzi ilbanco di prova forse piùimportante del mandato, oltre

alla riforma costituzionale chedovrebbe modificare la composizionee le funzioni del Senato; quello, cioè,relativo al mercato del lavoro. Partirà il primo maggio il PianoGaranzia Giovani, con un portale webnazionale. Vediamo cosa prevede il piano.Intanto bisogna dire che ci sono adisposizione un miliardo e mezzo dieuro da investire, per il lavoro e laformazione dei giovani di etàcompresa tra i 24 ed i 29 anni.Secondo quanto riferito dal ministroPoletti al Corriere della Sera si partiràcon i giovani di età non superiore ai24 anni, ma lo stesso ministro hainvitato anche i giovani di etàcompresa tra i 25 ed i 29 anni adiscriversi, perché potrebbero esserericompresi in una seconda fase.Saranno le Regioni a gestire il piano.Le stesse Regioni, sempre secondoquanto riferisce il Corriere, potrannoimplementare le risorse, ma primadovranno firmare le convenzioni conil Ministero del Lavoro. Finora si sono iscritte solo Sardegna eValle D’Aosta; come al solito leRegioni fanno sempre la differenza,spesso in negativo. Infatti, al momento, sembra che ilministero stia svolgendo anche illavoro delle regioni, cioè ilreclutamento sul territorio di coloroche sono pronti ad offrire formazionee lavoro. A tal proposito il ministeroha già sottoscritto alcuni accordi conFinmeccanica e con laConfederazione Italiana Agricoltori. Inogni caso, fino a quando le Regioninon inizieranno a dare il loro apporto,l’incrocio tra domanda e offerta nonpotrà avvenire.

Dovranno iscriversi al portale anche leimprese interessate ad offrire lavoro oformazione. Sempre secondo quanto riferisce ilMinistro al Corriere saranno il centroper l’impiego o la struttura ancheprivata accreditata presso la regione achiamare il giovane. Sarà quest’ultima a sceglierel‘agenzia ed a compensarla in basead un tariffario nazionale già pronto. Il tempo di attesa per la chiamata,per chi si iscrive, è di circa quattromesi, l’iscritto potrebbe ricevereanche un’offerta fuori dalla regione diappartenenza, può anche rifiutare, mai tempi di attesa, in questo caso, siallungherebbero. Per quanto riguarda la retribuzione ilMinistro ha spiegato che il tariffarionazionale fissa in 500 euro ilcompenso mensile a carico delleRegioni. Per gli altri contratti valgono le regolecontrattuali del settore in cui silavorerà e le regole nazionali. Il pianoprevede anche che le aziende cheassumono i giovani siano incentivatein base ad un tariffario nazionale. Si prevede il coinvolgimento di circa900.000 giovani ma, spiega ilMinistro, mettendo le mani avanti,non è detto che tutti si tradurrano inposti di lavoro.Intanto prosegue il lavoro per cercaredi porre rimedio al problema degliesodati, lasciati in eredità dal Ministro

Fornero, la quale ha fatto sicuramenteun commovente danno, lasciando acasa tanta gente senza pensione.Speriamo che l’attuale Governoponga rimedio ad un’altra assurdanorma, voluta da Brunetta e Tremontie confermata anche da Monti e Letta,che ha bloccato per cinque anni ogniincremento economico per gliimpiegati statali, compreso,ovviamente, le Forze di Polizia, allequali è stato propinato lo specchiettoper le allodole della specificità, cosache non ha poi avuto alcun effettopositivo, avendo in ogni casoomologato le stesse Forze di Polizia alresto del pubblico impiego. Si tratta della norma che congela iltrattamento economico individualedel 2010, norma in base alla qualechiunque ha maturato o maturerà unamaggiorazione economica strutturaleo accessoria, derivante, quindi, da unapromozione, dal raggiungimento diuna maggiore anzianità o da undiverso impiego in servizio, nonriceverà il relativo trattamentoeconomico. L’efficacia di tale norma scadrà il 31dicembre del 2014, ci auguriamo cheil Presidente del Consiglio non laproroghi ulteriormente e, prima dellafine dell’anno, il Ministro competenteavvii le trattative per il rinnovo deicontratti di lavoro per le Forze diPolizia.

Giovanni BattistaDuranteRedazione PoliticaSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

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31 dicembre 2014 fine del blocco contrattuale

l’osservatorio

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elle foto di seguito pubblicatealcuni dei momenti che hannocaratterizzato l’Assemblea del

Sappe che si è tenuta il 26 marzo aNovara.

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Catania

Il Sappe incontra il Sindaco [email protected]

l 21 marzo 2014, unarappresentanza del Sappe è stataricevuta a “Palazzo degli Elefanti”

dal Sindaco di Catania On. EnzoBianco. La delegazione guidata dalSegretario Nazionale Dott. FrancescoPennisi ha illustrato ampiamente alprimo cittadino le graviproblematiche che attanagliano gliIstituti Penitenziari Catanesi di“Bicocca” e “Piazza Lanza”.Oltre alle notevoli problematichestrutturali e di salubrità dei posti dilavoro, è stata posta in evidenza lagrave carenza degli organici di Polizia

IPenitenziaria che sta mettendo a duraprova la resistenza fisica e psichicadel personale operante.In particolar modo è stata rilevata ladelicata situazione del carcere diCatania Bicocca ove a fronte di unorganico previsto di 200 unità, nesono presenti poco più di 100,

totalmente insufficienti per garantire ilivelli minimi di sicurezza di unastruttura ove sono ristretti circa 280detenuti, sottoposti al regime di “AltaSicurezza”, appartenenti per lo piùalle consorterie criminali chepurtroppo imperversano nellaprovincia. H

Novara

Assemblea sindacale del Sappe

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dalle segreterie

opo il grande favore dicritica e il gradimento degliaddetti ai lavori e del

pubblico riscosso dal corto “Storia diun attimo”, girato nell’IstitutoPenale Minorile di Airola (Bn) grazieal personale di Polizia Penitenziaria,ecco un’altra storia incentrata sullaviolenza contro le donne e sulleenormi difficoltà che vivono le CaseFamiglia. Filo conduttore è la violenza che insilenzio subiscono tante donnecostrette dalle necessità e dallecircostanze a non ribellarsi, asoffrire interiormente e a prendersicolpe non proprie.Il corto è stato interpretato daAlessandra Venturini (Rita),

Pozzuoli

“Prima del silenzio”una nuova fiction con la partecipazionedella Polizia Penitenziaria

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a nostra iscritta MariannaIlliano il 18 marzo 2014 si èlaureata presso l’Università

degli Studi de L'Aquiila  in Scienzedell' investigazione (classe di lauree inscienze e tecniche psicologiche) conuna tesi sulla Detenzione etrattamento rieducativo. Studiocomparato tra Stati Uniti ed Europa.Da parte della Segreteriaprovinciale Sappe, dai colleghi dellaC.C. di Verbania e dalla Redazione lecongratulazioni e gli auguri per unasplendida carriera.

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15dalle segreterie

[email protected]

residenza estiva, le udienzepubbliche si tengono a CastelGandolfo.Lo scorso 2 aprile unarappresentanza del DipartimentoGiustizia Minorile è stata ricevuta daPapa Francesco in Piazza San Pietro.L’iniziativa, coordinata dall’ Ass. CapoPasquale Ruggiero, è stata seguitadal personale di Polizia Penitenziariain servizio all’Istituto Penale Minorile

ome è noto a tutti, ognimercoledì dell’anno il SantoPadre tiene un’Udienza

Generale durante la quale saluta invarie lingue i gruppi di pellegrinipresenti e impartisce a tutti la suabenedizione.L’udienza ha luogo ogni mercoledìalle ore 10:30 all’interno dell’AulaPaolo VI (Sala Nervi) oppure, aseconda dell’afflusso di fedeli, nellaBasilica di San Pietro o in Piazza SanPietro. In estate invece, quando il SantoPadre si trasferisce nella sua

Una rappresentanzadella Giustizia Minorile all’UdienzaGenerale del Papa

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di Airola (BN). Per l’occasione l’Assistente Capo, neldonare al Papa un basco azzurro, hachiesto al Pontefice una specialebenedizione per tutto il personale delCorpo di Polizia Penitenziaria per illoro difficile compito istituzionale.

Roma

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Vincenzo Soriano (Umberto), AntonioMaddaloni (Marco), D’Aria (Mary),Vincenzo Napolitano (Fabio),Emanuela Vitale (Manuela), con lapartecipazione straordinaria di MariaRosaria Virgili nel ruolo dell’avvocato. Hanno preso parte alle riprese ancheil personale femminile del Corpo diPolizia Penitenziaria in servizio aPozzuoli e alcune unità in servizioall’Istituto Penale Minorile di Airola(BN).L’attore Vincenzo Soriano, 43 anni,napoletano, volto noto de La squadra3, reduce dai set di Impepata dinozze e Con tutto l’amore che ho,

una pellicola incentrata sullostalking in uscita nei prossimi mesi,ringrazia con grande stima ilpersonale del Corpo di PoliziaPenitenziaria, grazie al quale èstato possibile effettuare le ripresein tutta tranquillità.

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organico di diverse migliaia di unità,con posti di lavoro all’interno ridotti aiminimi termini».E sulla realtà lucana ha denunciato:«per quanto riguarda la Basilicata ovetroviamo gli Istituti di Potenza, Materae Melfi si registra una carenzacomplessiva ed effettiva di più di 70unità a fronte di un organico previstodi 447 unità nei vari ruoli a cui fa dacontroaltare una popolazionedetenuta superiore alle 500 unità suuna capienza di appena 440 unità».Da qui il ripensamento della pena,favorendo maggiormente il lavoroobbligatorio in carcere, ilpotenziamento delle misurealternative alla detenzione el’espulsione dei detenuti stranieri.

erremme

[email protected]

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onfermato all’unanimitàSaverio Brienza qualesegretario del Sappe in

Basilicata. Il sostituto commissariodella Polizia Penitenziaria,coordinatore del Nucleo Traduzioni ePiantonamenti della CasaCircondariale di Potenza, è statoeletto il 18 marzo scorso a Tito allapresenza del segretario generaleDonato Capece. Al Congresso eranopresenti i delegati sindacali dellaRegione. Brienza sarà coadiuvato dadue vice segretari: l’Ispettore CapoEustacchio Paolicelli (in servizio aMatera) e l’Assistente Capo MauroAutobello (Melfi).I lavori del Congresso RegionaleSappe della Basilicata sono statipreceduti da un convegno sulsovraffollamento penitenziario, alquale erano tra gli altri presenti il vicepresidente della Giunta regionaleFlavia Franconi, il consigliereregionale Aurelio Pace, il sindaco delComune di Tito Pasquale Schiavone, ildirigente del Provveditorato regionaledell’Amministrazione Penitenziaria diPotenza Maria Rosaria Petraccone, ildirettore del carcere di PotenzaMichele Ferrandina ed il Comandantedella Polizia Penitenziaria RoccoGrippo.

Cosenza

Ricordo del collegaFranco Celebre aquattro anni dallasua scomparsa

Potenza

Il Congresso regionale confermaall’unanimità Saverio Brienza segretario del Sappein Basilicata

l 13 marzo del 2010,prematuramente ed in manieraimprovvisa, ci lasciava il collega

ed amico Franco Celebre. Trovare leparole per ricordarlo non è semplicee quelle utilizzate dalla famigliadanno il senso della grande personache abbiamo avuto l’onore ed ilprivilegio di conoscere e di avere alnostro fianco, nella nostra difficileattività lavorativa con le sue qualità,la sua forza ed anche il suoumorismo:

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In ricordo di un uomo semplice esereno. In ricordo di un uomo giusto ecomprensivo, sempreaffettuosamente disposto verso ilprossimo. In ricordo di un vero carissimopadre e marito.

CIAO COMPA FRA’

Nel corso del convegno, il segretariogenerale del SAPPE Donato Capeceha sottolineato come «per troppotempo il carcere è stato luogodell’oblio, della rimozione sociale,elemento quasi catartico di unasocietà violenta e diseguale. Il carcereè sempre più luogo dell’assenza.Assenza di taluni diritti, di prospettive,di senso. Uomini e donne ammassatiin luoghi sempre più stretti edangusti, a fronte di una capienzacomplessiva delle carceri italiane dicirca 38mila  posti ce ne sonoattualmente circa 63.000, glistanziamenti per la manutenzioneordinaria e straordinaria quasi deltutto assenti,  il personale del Corpodi Polizia Penitenziaria e quello delComparto Ministeri sono sotto

dalle segreterie

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[email protected]

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17dalle segreteriescomparsi a Lecce. Alla cerimonia diinaugurazione sono intervenute lemassime autorità cittadine, (chitaglia il nastro è il Prefetto di Lecce )colleghi in pensione ed ovviamente ifamiliari dei colleghi scomparsi.L’Angolo della Memoria è un'operascultorea ideata e realizzata dagliAssistenti di Polizia Penitenzlarla,Quintino Specchia e Giorgio Treglia.Essa nasce dalla volontà diindividuare un posto ove rinnovarela memoria di tutto il personaleappartenente al Corpo, in servizioattivo presso questo Reparto,prematuramente scomparso. Nel monumento, realizzato su di unmonolite di pietra leccese alta 220cm: sono stati scolpiti Il fregio e lostemma araldico, simboli checaratterizzano il Corpo di PoliziaPenltenzlaria. Nell’elenco, in ordine cronologico, inomi dei poliziotti penitenziari aiquali l’opera è rivolta e di quali sicelebra la memoria.

Antonio Musardo

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Lecce

Un “Angolo della Memoria” per la Polizia Penitenziaria

stato inaugurato nei giorniscorsi un monumento in ricordodei colleghi prematuramenteÈ

o scorso mese di aprile gliiscritti al Sindacato AutonomoPolizia Penitenziaria della

Sicilia si sono ritrovati a Palermo permanifestare il proprio disagio esensibilizzare l’opinione pubblica e lastampa contro la gestione delProvveditore Regionale siciliano dellaAmministrazione Penitenziaria.Nelle foto, la protesta.

Palermo

Il Sappe in piazzaper contestare il Provveditore Regionale

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a grande prigione è un filmdel 1956 diretto da AbnerBiberman, su una

sceneggiatura di Harold Jack Bloome un soggetto di Richard K. Polimere Wallace Sullivan, remake di TheBig Guy del 1939.A seguito di una rivolta, un gruppodi detenuti evade dalla prigioneuccidendo un poliziottopenitenziario e portandosi dietro,come ostaggi, il direttore delcarcere, Carmichael, e un galeottoriluttante, Hutchins.Durante la fuga, però, si verifica ungrave incidente d’auto al qualesopravvivono soltanto il direttore ed ildetenuto preso in ostaggio.In occasione dell’incidente,Carmichael riesce ad appropriarsi dicentomila dollari in possesso deglievasi.Allo scopo di tenersi l’ingente bottino,il corrotto direttore accusa Hutchinsdell’omicidio del poliziottopenitenziario e cerca, in ogni modo, diaccelerare il più possibile la sua

condanna a morte, così che nonrimanga alcun testimone del suomisfatto.Il film è stato girato nel WaysideHonor Rancho, a Castaic nella conteadi Los Angeles, California,soprannominato Wayside Drunk Farm(fattoria degli ubriachi) a causa dellagrande percentuale di detenuti perreati correlati alla dipendenza daalcol, oggi ribattezzato Peter J.Pitchess Detention Center.

Nelle foto la locandina ealcune scene

del film

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.216aprile2014

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18 cinema dietro le sbarreRegia: Abner BibermanTitolo originale:Behind the High WallSoggetto: Richard K. Polimer,Wallace SullivanSceneggiatura: Harold Jack BloomFotografia: Maury GertsmanMontaggio: Ted J. KentCostumi: Bill ThomasScenografia: Alexander Golitzen,Robert Emmet SmithProduzione: Stanley Rubin,Universal International PicturesDistribuzione: UniversalPersonaggi ed Interpreti:Frank Carmichael: Tom TullyJohnny Hutchins: John Gavin Hilda Carmichael: Sylvia SidneyAnne MacGregor: Betty LynnGuardia: George BarrowsTodd 'Mac' MacGregor: Don BeddoeTom Reynolds: Barney PhillipsRoy Burkhardt: Nicky BlairGuardia: Roy DarmourWilliam Kiley: John LarchCarl Burkhardt: John BeradinoGeorge Miller: Raymond BarnesPoliziotto: William BoyettGuardia: Ralph BrooksCharlie Rains: Ed KemmerGiudice Robert Pryor: EwingMitchellCorby: William ForrestCarcerato: Phil HarveyJim Hardy: Paul Keast:Morgan: David GarciaGenere: DrammaticoDurata: 85 minutiOrigine: USA, 1956

la scheda del film

La grandeprigione

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SanRaffaeleTermini - Poliambulatorio Specialistico

La San Raffaele Spa opera ormai da anni nel settore sanitario ponendosi all’avanguardia sia a livello regionale che nazionale;gestisce IRCCS, Case di Cura accreditate che rappresentano un autentico punto di riferimento nel campo della Riabilitazione,oltre a Presidi Ospedalieri e Poliambulatori .Le attività sanitarie ambulatoriali sono erogate presso i nostri Poliambulatori “San Raffaele Termini” sito all’interno dellaStazione Termini, altezza di Via Giolitti, 16 – 00185 Roma e presso l’ IRCCS Istituto di Ricerca a Cura a Carattere Scientifico“San Raffaele Pisana” sito in via della Pisana, 235 - Roma. I Poliambulatori sono in grado di offrire un servizio altamente specializzato sia in termini di strumentazione che in terminidi equipe di specialisti di cui si avvalgono. In particolare, il San Raffaele Termini è disposto su due piani per complessivi1.200 mq, dove sono attive le seguenti specialità diagnostiche:Allergologia, Angiologia, Cardiologia, Chirurgia Generale, Chirurgia Vascolare, Dermatologia, Epiluminescenza, EcografiaCardiovascolare, Ecografia Generale, Ecografia ginecologica / Ostetricia, Ecografia Urologica, Endocrinologia, Fisiatria,Gastroenterologia, Ginecologia, Laboratorio analisi, Medicina del Lavoro, Neurologia, Oculistica, Ortopedia/Traumatologia,Otorinolaringoiatria, Radiologia, Senologia, Urologia.Orario prelievi: dal lunedì al sabato dalle ore 7:00 alle ore 10:30 (esclusi festivi)NB: il laboratorio analisi è attivo tutte le mattine (festivi esclusi) ed è erogabile in convenzione con il ServizioSanitario Regionale in entrambe le Sedi (Termini e Pisana).

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ella seduta del 2 aprile scorso,la Camera dei Deputati haapprovato in via definitiva un

testo unificato, già esaminato inprima lettura e poi modificato dalSenato della Repubblica, che sipropone quattro obiettivi: 1) delegare al Governo la disciplina dipene detentive non carcerarie, ovveroda eseguire presso il domicilio; 2) delegare il Governo a realizzareuna depenalizzazione; 3) introdurre la messa alla prova nelprocesso penale; 4) disciplinare in modo innovativo ilprocesso a carico di imputatiirreperibili.

Il provvedimento A.C. 331-927-B,che l’Assemblea della Camera hadiscusso a partire dal 24 marzo 2014,era stato già esaminato da questoramo del Parlamento, in prima lettura,lo scorso luglio. Nel successivopassaggio parlamentare al Senatosono state apportate al testo alcunemodifiche (in particolare, il Senato haarricchito il provvedimento di alcunicontenuti, essenzialmenteintroducendo una delega per ladepenalizzazione). Ciò ha determinatol’esigenza di una seconda lettura daparte della Camera.Queste, in sintesi, le novità introdotte.

Delega per la riforma del sistemadelle pene Il provvedimento (articolo 1) prevedeche il Governo debba, entro 8 mesi,riformare il sistema delle pene,eliminando l’attuale pena dell’arrestoe introducendo nel codice penale, enella normativa complementare,pene detentive non carcerarie(reclusione presso il domicilio earresto presso il domicilio), di duratacontinuativa o per singoli giornisettimanali o fasce orarie, dascontare presso l’abitazione. Tra i principi e criteri direttivi delladelega si prevede:l’applicazione dell’arresto domiciliare

per tutte le ipotesinelle quali èattualmente previstol’arresto;l’applicazioneautomatica dellareclusione domiciliareper tutti i delittipuniti con penaedittale dellareclusione nelmassimo fino a 3anni;l’applicazione della

reclusione domiciliare a discrezionedel giudice (che valuta la gravità delreato ai sensi dell’art. 133 c.p.) pertutti i delitti puniti con la reclusioneda 3 a 5 anni.La delega esclude in talune ipotesil’applicabilità delle pene detentivenon carcerarie; prevede che le stessepene possano essere sostituite con ladetenzione in carcere in assenza diun domicilio idoneo ovvero quando ilcomportamento del condannatorisulti incompatibile con la penadomiciliare (es. per averne violato leprescrizioni, ovvero per avercommesso un nuovo reato).

Il Senato ha aggiunto che, per i reatiper i quali è prevista la detenzionedomiciliare, il giudice può, sentitol’imputato e il PM, applicare in sededi condanna anche la sanzione dellavoro di pubblica utilità, per unadurata minima di 10 giorni. Inoltre,sempre all’articolo 1, il Senato haintrodotto una delega al Governo perla disciplina della non punibilità pertenuità del fatto, da applicare a tuttele condotte attualmente punite con lasola pena pecuniaria (ammenda omulta) o con pene detentive nonsuperiori nel massimo a 5 anni, nelleseguenti ipotesi: a) particolare tenuitàdell’offesa; b) non abitualità delcomportamento.

Delega per la depenalizzazioneIl Senato ha introdotto nelprovvedimento (articolo 2) unaulteriore delega al Governo adoperare una articolatadepenalizzazione (entro 18 mesidall’entrata in vigore della legge). Inparticolare, il Governo dovràtrasformare in illeciti amministrativi:• i reati puniti con la sola pena dellamulta o dell’ammenda, purchè nonattinenti ad alcune materie escluse(edilizia e urbanistica; ambiente,territorio e paesaggio; alimenti ebevande; salute e sicurezza nei luoghidi lavoro; sicurezza pubblica; giochid’azzardo e scommesse; armi edesplosivi; materia elettorale e difinanziamento dei partiti; proprietàintellettuale e industriale) (lett. a);• specifici reati contenuti nel codicepenale (in materia di atti osceni epubblicazioni e spettacoli osceni; dirifiuto di prestare la propria opera inoccasione di un tumulto, di disturbodelle occupazioni o del riposo dellepersone, di abuso della credulitàpopolare, di rappresentazioni teatrali

Nella foto il Carcere di

Marassi a Genova

PoliziaPenitenziaria

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20

Carceri, una nuova Legge votata dal Parlamento

attualità

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o cinematografiche abusive e, infine,di atti contrari alla pubblica decenza)(lett. b);• il reato di omesso versamento diritenute previdenziali e assistenziali(lett.c);• alcune specifiche contravvenzionipunite con la pena alternativadell’arresto o dell’ammenda (lett. d);• il reato di immigrazione clandestina(comma 3, lett. b)). Il principio didelega prevede che debbanoconservare rilievo penale le condottedi violazione dei provvedimentiamministrativi adottati in materia,vale a dire dei provvedimenti diespulsione già adottati. In sostanzadovrà restare penalmente rilevante ilreingresso in violazione di unprovvedimento di espulsione.Per i reati trasformati in illecitiamministrativi il Governo dovràprevedere sanzioni adeguate eproporzionate alla gravità dellaviolazione, all’eventuale reiterazionedell’illecito, all’opera svoltadall’agente per l’eliminazione oattenuazione delle sue conseguenze,nonché alla personalità dello stesso ealle sue condizioni economiche ecomunque sanzioni pecuniariecomprese tra 5.000 e 50.000 eurononché eventuali sanzioniamministrative accessorie consistentinella sospensione di facoltà e dirittiderivanti da provvedimentidell’amministrazione (lett. e); dovrà consentire la rateizzazione maanche il pagamento in misura ridotta(lett. f) e g)).In relazione a specifici articoli delcodice penale, l’articolo 2 delega ilGoverno a procedere adun’abrogazione (comma 3, lett. a), c),d) e)) introducendo adeguate sanzionipecuniarie civili, fermo il diritto alrisarcimento del danno.

Messa alla prova.Il provvedimento (articoli da 3 a 8)introduce nell’ordinamento l’istitutodella sospensione del procedimentopenale con messa alla prova. Vengono a tal fine inseriti nel codicepenale nuovi articoli (da 168-bis a168-quater), significativamente tra ledisposizioni relative alle cause

estintive del reato, attraverso i quali siprevede:• che nei procedimenti per reatipuniti con pena pecuniaria, ovverocon reclusione fino a 4 anni (sola,congiunta o alternativa a penapecuniaria), ovvero per uno dei reatiin relazione ai quali l’articolo 550,comma 2, c.p.p. prevede la citazionediretta a giudizio, l’imputato possachiedere la sospensione del processocon messa alla prova. La misuraconsiste in condotte riparatorie volteall’eliminazione delle conseguenzedannose o pericolose del reato, ovepossibile in misure risarcitorie deldanno, nell’affidamento dell’imputatoal servizio sociale e nella prestazionedi lavoro di pubblica utilità;• la sospensione del corso dellaprescrizione del reato durante ilperiodo di sospensione del processocon messa alla prova. Al termine dellamisura, se il comportamentodell’imputato è valutatopositivamente, il giudice dichiaral’estinzione del reato, restando

comunque applicabili le eventualisanzioni amministrative accessorie;come motivo di revoca della messaalla prova la trasgressione grave delprogramma di trattamento, ovvero lareiterata trasgressione dello stesso o ilrifiuto di prestare il lavoro di pubblicautilità, o la commissione, durante ilperiodo di prova, di un nuovo delittonon colposo o di un reato della stessaindole rispetto a quello per cui siprocede.Vengono inoltre modificati il codice diprocedura penale (inserendo gliarticoli da 464-bis a 464-novies), ledisposizioni di attuazione e il Testo

Unico sul casellario giudiziale.Spetterà ad un regolamento delMinistro della giustizia disciplinare leconvenzioni in merito al lavoro dipubblica utilità.

Processo a carico di irreperibiliIl provvedimento AC. 337-921-Bdisciplina infine il procedimentopenale nei confronti degli irreperibili(artt. 9 e ss.), eliminando ogniriferimento all’attuale istituto dellacontumacia. Modificando il codice diprocedura penale, si prevede che afronte dell’assenza dell’imputato, ilgiudice debba rinviare l’udienza edisporre che l’avviso sia notificatoall’imputato personalmente ad operadella polizia giudiziaria. Quando lanotificazione non risulta possibile, esempre che non debba esserepronunciata sentenza di non luogo aprocedere, il giudice dispone conordinanza la sospensione del processonei confronti dell’imputato assente. Durante la sospensione del processo ilgiudice, con le modalità stabilite per il

dibattimento, acquisisce, a richiesta diparte, le prove non rinviabili.Alla scadenza di un anno dallapronuncia dell’ordinanza disospensione, e per ogni annosuccessivo, il giudice disporrà nuovericerche dell’imputato per la notificadell’avviso. Se le ricerche hanno esitopositivo l’ordinanza è revocata, ilgiudice fissa la data per la nuovaudienza, e l’imputato può richiedere ilgiudizio abbreviato o ilpatteggiamento. Durantel’irreperibilità dell’imputato, il corsodella prescrizione è sospeso.

erremme

PoliziaPenitenziarian.216aprile2014

21attualità

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Nella foto una sezione detentiva

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orino è una città bellissima,con tantissimi monumenti esoprattutto con palazzi

meravigliosi; ricordo di averla visitatamolti anni addietro e, nonostante ilfreddo e la pioggia, rimasi affascinatoda tanta maestosità. A renderla così intrigante, sono leambiguità delle sue chiese, dei suoimonumenti, nonché delle piante dellesue piazze che seguono precisedisposizioni ignote agli occhi diqualunque osservatore.

Gli architetti appartenenti allaMassoneria si tramandavano ilsegreto dei simboli esoterici necessariper arrivare ad una conoscenzapurificatrice. Strutture a prima vista normali comeil museo Egizio, la Gran Madre,Palazzo Barolo, sottraggono alla vistaaccezioni esoteriche per i simboli cheoffuscano. Luoghi come piazza Statuto, piazzaSolferino, le grotte alchemiche o ilportone del Diavolo sono solo alcunidei luoghi che contribuiscono arendere questa città tanto misteriosa. Torino è considerata in tutto il mondouna città magica per la presenza dimolte sculture simboliche (rosoni,draghi, mascheroni, cani, leoni)collocate in vari punti della città cheavrebbero una valenza duplice per la

magia bianca o benefica (con Lione ePraga) e la magia nera o satanica(con Londra e San Francisco), dueanime che si combattono aspramenteper affermare se stesse, nonché persorgere all’incrocio tra due fiumi: il Poe la Dora Riparia, cherappresenterebbero il Sole e la Lunama, soprattutto, sarebbe puntod’incontro di diverse linee sincroniche(ovvero del reticolo molto irregolaredi linee o canali energetici percepitidagli esoteristi che agirebbero il

pianeta di cui la scienza non sa darespiegazioni ma che già anticamente icinesi chiamavano “schiena deldrago”); tutto questo fa di Torino unluogo geografico come pochi altri almondo. E’ partendo dalla descrizione diquesta città che voglio raccontarvi lastoria di colui il quale, a prima vista,sembra un essere malvagio con i piedidi animale, simili a quelli di uncaprone, come raccontano letestimonianze dell’epoca, che rendonoquesta creatura misteriosa e checontribuirono all’epoca a diffondere lafobia del mostro delle bambine. La nomea della città satanica cheaccompagna Torino, di certo non ebbeorigine allora ma, evidentemente,vicende come quella del mostro dellebambine, non hanno certamente

ridotto la pressione mistica cheancora oggi grava sulla città.La mattina del 12 gennaio del 1902,la piccola Veronica Zucca, giocava conaltri bambini in Piazza Paesana (oggiPiazza Savoia) dinanzi al Caffè Savoiagestito dai genitori. Veronica aveva 5 anni e mezzo e simuoveva, come sempre, nello spaziocompreso tra il Caffè dei genitori e viadella Consolata. Madre e padre nonavevano apprensione perchésapevano che la figlia era molto

prudente e poi, ogni cinque minuticirca, transitava davanti all’ingressodel bar richiamando l’attenzione delpadre o della madre. Quella mattina però, le cose andaronodiversamente. Considerato che sistava facendo tardi e il clima eramolto rigido, la bimba viene chiamataa gran voce dalla madre affinchèrientri nel bar. La madre, non vedendola arrivare,esce dall’affollato locale e si accorgeche Veronica non c’è più. Nel giro di pochi minuti è lanciatol’allarme e tutti i passanti e icommercianti della piazzapartecipano alle ricerche della piccolaed ognuno fornisce una personaleversione di quanto accaduto. Per calmare l’isterismo dei genitoriqualcuno sostiene che la bimba si sia

Nelle fotouna veduta della

città di Torino

a destra Via della Consolata

Pasquale SalemmeSegretario

Nazionale del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.216aprile2014

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Il mostro delle bambine di via della Consolata

crimini e criminali

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smarrita, ma l’ipotesi appare dasubito poco probabile considerato chela fanciulla conosceva benissimo lazona. L’altra ipotesi, molto piùplausibile, è che sia stata rapita:alcuni nomadi erano stati visti nellazona. Un testimone sostiene di avernotato la bambina parlare con ungiovane a pochi passi dal CaffèSavoia. La polizia raccoglie le diversetestimonianze e, alla fine, risaleall’indiziato indicato come una delleultime persone che parlò con Veronicaprima della sua scomparsa. Sitrattava di Alfredo Conti, un ragazzodi soli 16 anni, che aveva lavoratoper un breve periodo nel locale degliZucca e finì con l’essere licenziatodopo una lite con il titolare ma che,prima di andarsene, giurò divendicarsi. L’indiziato non nega diessersi fermato a parlare con lapiccola Veronica, alla quale chiese diandare nel Caffè del padre a cercareun certo Chiaberto che gli doveva deisoldi. La ricostruzione, però, appareda subito poco credibile ed AlfredoConti è arrestato ma, dopo pochigiorni e dopo aver fornito un alibiinattaccabile, torna in libertà. La presenza di un mostro che rapivale bambine in città scosse i torinesi.Nella città iniziano ad imperversare leipotesi più assurde e, quellamaggiormente invocata, riferiscedella presenza di un mostro con ipiedi di animale simili ad un caprone.Man mano che trascorrevano i mesi sidiffondeva sempre di più la psicosidel mostro, avallata anche daigiornali dell’epoca. Sino a quando,una mattina del successivo mese diaprile, uno dei falegnami impegnatinell’attività di restauro del palazzoSaluzzo Paesana, situato tra via dellaConsolata e Piazza Savoia, scendenegli “infernotti” (cantine spessolugubri e profonde, tipico esempio diarchitettura subalpina sotterranea)del palazzo Marchesi alla ricerca diassi di legno. Inoltratosi in questi “infernotti”avverte un forte odore nauseabondoproveniente da un angolo dalla partepiù profonda delle cantine e,avvicinandosi per controllare di cosa

si tratti, si imbatté in una grossacassapanca di legno, sopra la qualeera posto un vaso di fiori. Una volta aperta si trova dinanzi alcorpo esanime di una bambina chesembrava che dormisse. Richiamata l’attenzione degli altrioperai, uno di essi riconobbe nellavittima la piccola Veronica Zucca,scomparsa mesi prima in via dellaConsolata. L’autopsia, successivamente, rivelache alla bambina erano state inferteben sedici coltellate. La città cade nel panico più totale,terrorizzata dal “mostro” che rapisce epoi uccide le bambine mentre lapolizia brancola nel buio e la paura eil sospetto serpeggiano tra lapopolazione.Il primo indiziato fu nuovamenteAlfredo Conti che viene nuovamentearrestato, dopo poco sempre a seguitodel ritrovamento del corpo, è arrestatoanche il padre della bimba uccisa. Sul Conti pesavano delle dichiarazioniacquisite dagli inquirenti dal fratellinopiù piccolo della bambina, il qualeriferiva di alcuni atteggiamentisospetti dell’indiziato il quale, unavolta, lo avrebbe portato proprio nellecantine dove venne ritrovata Veronica.In seguito il bambino ammette diessersi inventato tutto ed il Contitorna in libertà. Le indagini ripartirono daccapo e siconcentrarono su Carlo Tosetti, alservizio dal Marchese di Paesana,arrestato dunque e accusato di essereil “mostro di via della Consolata”.Per quasi due mesi rimase in carcerepubblicato sui quotidiani in primapagina etichettato come il mostro,vittima sacrificale dello sciacallaggiomediatico del tempo. Dopo poco tempo anche il cocchieredel Marchese viene rilasciato perl’insussistenza di prove a suo caricoma, il Tosetti, concluse il resto dellasua vita in povertà, costretto atrasferirsi in un’altra città e circondatosempre dal sospetto di esser stato ilmostro delle bambine. Trascorse più di un anno e Torinoaveva in qualche modo dimenticato ilmostro, quando nel mese di maggiodel 1903, sempre in via della

Nella foto un “infernotto”tipica cantinatorinese

PoliziaPenitenziarian.216aprile2014

23crimini e criminaliConsolata, scomparve una bimba dicinque anni, Teresina Demarca,mentre giocava con altri bambini. La voce si diffuse rapidamente e ilcollegamento con il rapimento e lamorte della piccola Veronica Zuccariaccese l’incubo. Carlo Tosi, il portiere dello stabiledove fu rinvenuto il corpo esanimedella piccola Veronica pensa discendere negli “infernotti”, ma nontrova la piccola. Dopo una notte agitata, tornanuovamente in cantina ripercorrendola stessa strada fattaprecedentemente dal falegnameall’atto del ritrovamento della primavittima. La piccola Teresina era proprio làmalconcia, sanguinante e ferita da trepugnalate ma viva, nascosta sotto

degli stracci. Vicino alla vittima vienetrovato anche un coltello. È lo stesso portiere, subito dopo, afornire agli inquirenti gli indizi perrisolvere definitivamente il caso inquanto si ricorda che, qualche giornoprima, un addetto alla spazzatura gliaveva chiesto le chiavi della cantina. È così viene arrestato Giovanni Gioli il quale, sulle prime nega qualsiasiaddebito ma incalzato coninterrogatori abbastanza rudi,confessa l’omicidio della piccolaVeronica e il rapimento e il tentatoomicidio della piccola Teresina.Giovanni Gioli ha ventitre anni ed èun ritardato mentale, gobbo e zoppo,vive e lavora nel palazzo facendo lospazzaturaio e lo stracciaio. Nel gennaio del 1904 la Corted’Assise di Torino lo condannò a

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ome è noto, il personale delCorpo di Polizia Penitenziariaviene assunto, con concorso

pubblico e posto alle dipendenze delDipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria. Negli ultimi anni abbiamo vistotransitare dall’Esercito migliaia digiovani che, dopo aver superato ledure selezioni dei VFP, sono riuscitifinalmente ad entrare con orgoglio nelCorpo di Polizia Penitenziaria. E’ utile ricordare però, che esiste damolti anni un “protocollo di selezione”che permette ai giovani agentineoassunti di specializzarsi neltrattamento dei detenuti minorenni elavorare nelle strutture delDipartimento Giustizia Minorile. A tal proposito, si ricorda che il D.M. 2marzo 2013 conferma in n. 1.000unità il contingente di personale diPolizia Penitenziaria da impiegare delSettore Minorile.Orbene, il 3 aprile 2014 è statadiffusa una bozza di decretointerdipartimentale (in corso diperfezionamento) relativa ai criteriper l’accertamento del possesso delleattitudini al servizio nel SettoreMinorile, per il personale di nuovoreclutamento appartenente al Corpodi Polizia Penitenziaria. Secondo la bozza di Decreto, l’allievoAgente che aspira ad essereassegnato alla Giustizia Minorile devepresentare domanda per la selezioneentro il termine indicato dalDipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria. Successivamente, l’accertamento delpossesso delle attitudini al servizio nelsettore minorile viene effettuato

mediante la somministrazione di unquestionario e lo svolgimento di uncolloquio innanzi una appositaCommissione nominata dalDipartimento della Giustizia Minorile.Al termine delle operazioni diselezione viene redatta unagraduatoria di merito.Si ricorda, per concludere, che inassenza di istanze, il contingente dipersonale di nuovo reclutamento daassegnare alla Giustizia Minorile vieneindividuato d’ufficio al fine digarantire il ricambio generazionale,fino a quando non sarà effettuato unospecifico arruolamento per il settoreminorile.

a cura di Ciro BorrelliReferente Sappeper la Formazione e Scuole Giustizia Minorile [email protected]

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Le attitudini per accedere al servizio nel settore minorile

venticinque anni di carcere e a tre divigilanza speciale, negandoglil’infermità mentale. Alla lettura dellasentenza una fola inferocitaprotestava affinché potesse farsigiustizia da se. All’uscita dall’aula, il Gioli, scortatodai Regi carabinieri, dimostròeffettivamente di non essere pazzo,perché si girò verso la folle e dissesorridendo: «ho solo ventitre anni eme ne hanno dati solo venticinque,quindi a quarantotto anni sarò fuori esarò ancora giovane».

Dopo otto anni di detenzioneGiovanni Gioli morì nelle carceri diTorino. Gioli è considerato, seppurabbia ucciso una sola bambina eferito mortalmente un’altra, uno deiprimi casi di serial killer italiani,anche se a quel tempo si era ancoranella preistoria della criminologia. Forse sarà stata una coincidenza ma,proprio qualche anno prima, proprionella città della Mole Antonelliana,Cesare Lombroso, padredell’antropologia criminale e dellacriminologia, inaugurò nel 1898 unmuseo di psichiatria e criminologia(successivamente chiamato di“Antropologia criminale”). Nel 1934, la storia del mostro dellebambine di via Della Consolata ispiròil primo giallo Mondadori italiano, daltitolo “L’uomo dai piedi di fauno” diVasco Mariotti prendendo spunto daquesta orribile storia di inizio secoloche questo mese ho volutoraccontarvi. Alla prossima...

La copertinadel libro dellacollana Gialli

Mondadori

PoliziaPenitenziaria

n.216aprile2014

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giustizia minorile

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l 27 marzo c.a. presso l’HotelMediterraneo di Napoli laCommissione Libe (Libertà civili

giustizia e affari interni) composta datre Europarlamentari ed altri membridelle rappresentanze politicheeuropee presenti nell’Europarlamentohanno ascoltato in audizione ilPresidente del Tribunale diSorveglianza di Napoli dott.Carminantonio Esposito, EmilioFattorello rappresentante delSindacato Autonomo PoliziaPenitenziaria, Mario BaronePresidente di Antigone Campania,Lorenzo Acampora Rappresentanzadell’Azienda Sanitaria Locale, PadreFranco Esposito cappellano delcarcere di Poggioreale, Adriana Toccogarante dei diritti delle personeprivate della libertà personale dellaRegione Campania. I lavori sono stati registrati e inseritiin atti formali del ParlamentoEuropeo e tutto ciò è stato possibilecon una traduzione simultanea, amezzo di interpreti, a garanzia delleconformità e delle fedeltà di quantoprodotto dai vari partecipantiall’audizione che si è tenuta inmaniera rigorosa e a porte chiuse. Attraverso la presenza del Sappe, laPolizia Penitenziaria ha avutopossibilità di far sentire la propriavoce e di esprimere il propriomalessere per un lavoro che ancoraoggi non trova il giustoriconoscimento e la dovuta tutela.Nonostante il lavoro del poliziottopenitenziario sia una professioneoggettivamente difficile e pericolosa,è doveroso garantire al personale unaadeguata tutela, che allo stato nonviene assicurata per mancanza dirisorse finanziarie, di uomini e mezziadeguati. Benchè il sistemapenitenziario sia gravato da moltepliciproblemi come il sovraffollamento ela carenza di organico, il senso deldovere e l’alto spirito di sacrificio delservitore dello stato ancoraprevalgono nel PoliziottoPenitenziario, che ogni giorno tramille difficoltà senza mezzistrumentali, senza un’adeguataformazione, in luoghi insalubri, trapersone in espiazione di pena, tra cui

soggetti malati di mente,tossicodipendenti, stranieri, epericolosi esponenti di malavitaorganizzata, assicura con la suapresenza la legalità partecipandoanche al recupero e al reinserimentonella società del reo. La questione è veramente storica.Sono ormai oltre 20 anni che questaorganizzazione sindacale, la primadella categoria, lancia inascoltateripetute grida di allarme e protesta aiGoverni e ai Ministri della Giustiziache si sono fin qui succeduti, perevidenziare le pessime condizioni dilavoro imposte alla PoliziaPenitenziaria e ai rischi a cui questioperatori vanno incontro nel quadrodi un’emergenza carcere che nonsembra trovare mai soluzione. Loabbiamo fatto con le numerose etempestive denunce pubbliche fin quiprodotte, con le iniziative dimobilizzazione di piazza organizzateper sensibilizzare il Parlamento alloscopo di individuare le misurenecessarie a contrastare ilsovraffollamento delle carceri erendere il sistema penitenziarioumano e funzionale al mandatocostituzionale affidato. Il sistemapenale italiano sta per implodere enon sono sufficienti i tentativi dirisoluzione ai vari problemi, tentatifrettolosamente dal Dipartimentodell’Amministrazione Penitenziariache dimostra di essere miope elontano dalla quotidiana emergenzache si vive nei penitenziari su tutto ilterritorio nazionale ed in particolare inCampania terra ad alto indice dicriminalità organizzata. Ci riferiamo ai nuovi circuitipenitenziari dettati, dai Signoridell’Amministrazione, tra l’altro giàprevisti dal legislatore sin dal lontano1976 e mai applicati, precisamenteparliamo della “Sorveglianza

dinamica” e/o dei vari regimi apertifinalizzati a rendere maggiormentedignitosa l’esecuzione della penafavorendo una maggiore permanenzafuori dalle celle durante le ore diurne.Tale dispositivo di fatto, nellastragrande maggioranza degli istitutipenitenziari non ha trovato giustaattuazione anche a causa dellecaratteristiche delle stesse strutturepenitenziarie, che risultano allo statoattuale inadeguate per carenza dispazi e che non garantiscononell’esecuzione della pena detentival’applicazione degli elementifondamentali del trattamentopenitenziario primo fra tutti il lavoro.E’ noto che l’organizzazione spazialedi un luogo riflette una visione delleattività che in esso si intendonosvolgere e di quelle cheeffettivamente si svolgono, nonché loschema di relazioni che in tale luogosi sviluppano. Il rapporto che sistabilisce tra spazio e funzioneassume dunque, nel caso di spaziistituzionali come il carcere, unsignificato particolare e nevralgicoperchè diviene manifesto di unadeterminata concezione e di unaintenzione politica. Pertanto non vipuò essere un mutamento concettualedi “custodia” se non muta anche latipologia architettonica del luogodella detenzione. Il dibattitosull’osservare i luoghi si avviasoltanto in alcuni paesi- in primoluogo nel nord Europa- si avvianoprogetti del tutto nuovi dello spaziodetentivo sin a partire dagli annicinquanta: maggiori aperture, spazipiù ampi, polifunzionalità. In Italiatuttavia questo percorso verso spaziarchitettonici più articolati è statooggetto di scarso dibattito e il suosviluppo è stato essenzialmentemonco. Pertanto, oggi, è praticamenteimpossibile andare verso l’ipotesi di

Tiziana GuacciCommissario delCorpo di Polizia Penitenziaria [email protected]

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I25

Il Sappe fa arrivare la voce della Polizia

Penitenziaria in Europa

mondo penitenziario

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“spazio responsabilizzante” dove isoggetti sebbene reclusi, esprimonosoggettività, svolgendo attività eassumendo compiti volti allaquestione del loro presente. Si è mantenuta prevalente l’idea diuno spazio dove al soggetto èrichiesto di obbedire a regole e direcepire quanto a lui garantito eproposto. Tutto è passività, nulla èorganizzazione responsabile efinalizzata. Lo spazio è rimasto cosìun mero contenitore muto, pronto adessere riconvertito come recettore dibrande e nient’altro, in caso dinecessità. Il problema delsovraffollamento carcerario oltre anon trovare soluzione esaustiva nella“Sorveglianza Dinamica”finisce peraggravare le condizioni lavorativedella Polizia Penitenziaria soprattuttonegli Istituti Penitenziari Campani edel sud Italia. Emblema in negativodel sovraffollamento è l’IstitutoPenitenziario di Poggioreale dove inuna cella sono ospitati anche14/15detenuti. L’istituto di Poggioreale “G. Salvia”può ospitare 1400 detenuti, ma alsuo interno sono presenti in 2800. In alcuni padiglioni sono presentianche 400 detenuti, e un solo agentedi Polizia Penitenziaria che per 16 oreagisce su un piano che arriva adospitare 120 detenuti che restanochiusi per 22 ore al giorno. Lacarenza di organico, ilsovraffollamento, unitamente amodalità organizzativo-burocraticheinadeguate sono i principali fattoristressanti del poliziotto penitenziario.Lunghi orari di lavoro, esigenzeeccessive, pesanti oneri di serviziocreano squilibrio tra la vita privata ela vita lavorativa che diviene vero eproprio disagio occupazionale. Un processo mediante il qualeeccessive e/o pesanti richiestelavorative determinano nell’operatorepenitenziario un esaurimento emotivo,seguito dalla perdita di sensibilitàverso gli altri con i quali lavora e deiquali ha la responsabilità e,successivamente, da sentimenti diinefficacia, frustrazione e impotenza.La cosa che indigna è, come talesintomatologia, in tutto questo tempo,

non ha avuto nessun riconoscimentoistituzionale e sovente i sintomi finali,quelli con cui dobbiamo fare i conti,vengono interpretati erroneamentecome incompetenza, scarsamotivazione o addirittura fragilitàpsicologica. La straordinarietà èdiventata ordinaria amministrazione:la situazione è ormai patologiacronica, la quale crea disagiolavorativo e disagio sociale, quel tipodi disagio da burnout che i poliziottipenitenziari portano con loro anchenella vita privata. Circa 80 poliziottipenitenziari morti per suicidio negliultimi 10 anni, dei quali 29 nel corsodegli ultimi 3 anni. La sindrome diburnout o più semplicemente burnout,qualifica l’esito patologico di unprocesso stressogeno che colpiscecoloro i quali esercitano professionid’aiuto, qualora questi non riescanopiù a rispondere in maniera adeguataai carichi di stress che questo lavora liporta ad assumere. L’operatore diPolizia è esposto a specifichecondizioni stressanti quali, mancanzadi rispetto da parte della gente,eccessivo lavoro burocratico, contatticon le persone a volte negativi etendenti alla critica, turni di lavorostressanti, minacce di violenza eovviamente la natura gerarchica dellastruttura burocratica esistente. Turni di lavoro, orari irregolari e rischiper la propria vita e la propriaintegrità fisica sono solo alcuni deimotivi che inducono un alto numerodi poliziotti a prendere la decisione diabbandonare il proprio lavoro. Gli agenti di polizia penitenziaria oltrea non avere un adeguato luogo nelquale svolgere serenamente e conprofessionalità le proprie funzioni, nonhanno neanche un adeguatoriconoscimento economico in virtù deirischi che corrono.“Si è rotto il binomio lavoro-sicurezza,mentre l’art. 36 della Costituzione,secondo cui il lavoro dovrebbeassicurare al lavoratore e alla suafamiglia una vita dignitosa e libera,sembra non valere più”. Una voltaindossare la divisa significava postofisso e stipendio più che dignitoso.Sinonimo di sicurezza, possibilità dimantenere una famiglia. Oggi le cose

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26 mondo penitenziariosono un po’ cambiate. Il confronto congli altri Paesi del continente diventaimpietoso. Un poliziotto italiano appena assuntoprende 1.200 euro netti al mesesfiorando la soglia di povertà. In Germania il personale, quello indivisa, in realtà, non è un vero eproprio corpo di polizia, in quanto nonha funzioni di polizia, soprattuttoall’esterno del carcere. Una voltaterminato il servizio non possononeanche portare le armi, nonavendone in dotazione, al contrario diquanto avviene in Italia, per il Corpodi Polizia Penitenziaria. In compenso,però, sono pagati molto meglio dellaPolizia Penitenziaria italiana. Unagente appena assunto guadagnacirca 2400 euro al mese e puòarrivare fino a 3500/4000 seraggiunge il massimo grado dellascala gerarchica. In Francia, i neoassunti nella Police Nationaleguadagnano 1683 €. Il corrispettivospagnolo 1420 €. In Inghilterra,cambia lo stipendio anche in base allacittà, chi lavora a Londra avrà 6.000euro in più annui; in genere lostipendio inizia con 23547,921 annuiovvero 1962,32 € mese. I Poliziottigodono di privilegi come l’uso deimezzi pubblici gratuito, uso di alloggidi servizio gratuito e acquisto di casea tasso molto agevolato. Se si studiano progetti e si portanoavanti percorsi sperimentali perassicurare una condizione di vita civileai detenuti non ci si può dimenticaredella Polizia Penitenziaria e deglistipendi del personale.”L’agente diPolizia Penitenziaria è sottopagato,disconosciuto nei suoi sforzi, iper-responsabilizzato (se succedequalcosa è colpa sua), socialmenteemarginato , allontanato dalla propriaterra (il 90% è emigrato dal sud enon riesce a integrarsi), costretto aturni massacranti e a catene dicomando che lo collocano sempre inuno stato “subordinato”.Tra le mura del carcere, è soloinsieme al detenuto h24. Il mancatosostegno e riconoscimento economicoinsieme alle situazioni di stressdettate da condizioni personalipossono essere valutati come fattori

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demotivanti e provocarequell’atteggiamento rigido edistaccato tipici del burnout.L’amministrazione penitenziariadovrebbe affrontare i mutamenti nellemisure organizzative e proceduralimigliorando la qualità del lavoro,valutando con maggiore attenzioneorari e trattamento economico, esoprattutto tentando di sviluppareinsieme agli stessi lavoratori o a chi lirappresenta, in fase di accordi ocontratti collettivi, la definizione deicriteri finalizzati all’attribuzione di unadeguato trattamento economico ed asostenere le iniziative volte amigliorare la produttività, l’efficienzae l’efficacia dei servizi potenziando lasfera del benessere del personale.Come garantire un’organizzazione dellavoro che garantisca i dirittioggettivi e soggettivi ad un personaleimpiegato in un ambiente cosìparticolare e pieno di criticità. Unagiusta programmazione del servizio,la garanzia della pari opportunità,un’adeguata e moderna formazionedel personale basata su unaggiornamento costante e specificodei servizi istituzionali. La tuteladell’integrità e salubrità sui posti dilavoro nel rispetto di norme sanciteda precisi dispositivi legislativi chemirano alla salvaguardia della salutedei lavoratori e alla prevenzione dellastessa. Una revisione dell’attualesistema disciplinare e sanzionatorioche vede l’istruzione di migliaia diprocedimenti annui nei confronti degliappartenenti al Corpo. Per concludere, auspichiamo chel’attenzione di tutti ricadaconcretamente sull’universopenitenziario, universo che per forzamaggiore gira intorno all’essereumano, sia esso detenuto sia essouomo in divisa o altro operatore.Siamo orgogliosi che la voce delSAPPE che è voce della PoliziaPenitenziaria, grazie a questaopportunità oltrepassi i confininazionali e giunga alle sedicompetenti degli organismi Europei,dai quali attendiamo giustaconsiderazione e progettualità per lesoluzioni delle problematichesollevate.

Nella foto la copertina del nuovo libro di Alessandro Pugi

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27il libro

H

temporali non terrorizzano soloi bambini. Certe volte unasensazione primordiale di

inquietudine ci riconduce alle nostreorigini ancestrali. Il mondo fuori di noitrova eco nella nostra anima, nei nostripensieri. E, viceversa, noi diventiamoparte di una natura tanto più grande,tanto più forte, che dialoga con noi epartecipa alle nostre esistenze.Qualcosa di simile accadeva quella seraall’ispettore Marco Moretti. Il rumoreforte della pioggia che sferzava lefinestre del commissariato parevaamplificare all’infinito l’ansia che loteneva in scacco: quella che stava perterminare era stata una giornatadifficile...”Inizia così Il tredicesimo zodiaco, lanuova opera narrativa dello scrittoreelbano Alessandro PUGI, ispettore diPolizia Penitenziaria, che uscirà nellelibrerie nel prossimo mese di maggio(edizioni “Il Foglio Letterario”). Adrenalina, suspance e colpi di scena...caratterizzano questo romanzo diduecentodieci pagine, ambientato inuna Bologna cupa e misteriosa di inizioterzo millennio, dove in un continuosusseguirsi di emozioni, di situazioniforti ed imprevedibili cheaccompagneranno il lettore alla scopertadi un mondo invisibile ai più, si rinnoval’eterna lotta tra il bene e il male. Nellepagine manoscritte con la consuetafluidità si alternano inquietanti presenzeche porteranno i due protagonisti dellavicenda a confrontarsi in quel misteriosomondo fatto di esperienze inspiegabili eper questo definito “paranormale”. “Il romanzo prende spunto dallescritture dell’apostolo Giovanni” diceAlessandro Pugi “in particolarenell’Apocalisse biblica, dove è descrittoun libro a forma di rotolo e chiuso condei sigilli, che permetterebbe a chiriuscisse nell’intento di consultarlo, diaccedere alla visione del Terzo Occhio ecioè di leggere il futuro. Si narra che

furono scelti tredici guardiani resiimmortali da Dio con un solo scopo:proteggere il segreto di quel libro.Ognuno di loro è custode di un sigilloraffigurante uno dei Tredici segni delloZodiaco. Adesso qualcuno sta violandoquei sigilli, uccidendo senza pietà elasciando su ogni corpo una serie distrane e indecifrabili incisioni, che,come antichi rituali, sembranorievocare la figura del demonio. Marco Moretti è un giovane e inquietoispettore di Polizia, Daniel Bertazzi, uncommissario che incarna il prototipodel perfetto poliziotto. A loro, inperiodi diversi, toccherà scoprire qualimisteri si celano all’interno del famosoTema Natale: la Carta del Cielo. Lavicenda - continua Pugi - prendespunto da queste notizie perintrecciare tra loro il destino di dueuomini, legato l’uno alla mortedell’altro, per esplorare i meandri piùnascosti delle loro paure, i lorocaratteri, le loro emozioni. Ho cercatodi trattare un argomento piuttostospigoloso come quello della vita dopola morte. Mi sono domandato severamente esiste qualcosa, severamente esiste la possibilità che leanime dei defunti possano entrare incontatto con quelle dei vivi. Non ho lapretesa di dare una risposta certa aqueste domande, ma se pensiamo chespesso, a tutti noi, capita di riviveredei deja-vu, dei luoghi già visti, degliodori già sentiti ma che in realtàpotrebbero non essere i nostri ma deiframmenti di vita vissuta forse daqualcun altro,allora penso che forsec’è qualcosa in cui credere. Da queste considerazioni è scaturito Iltredicesimo zodiaco un romanzoforte e complesso ma che spero sia dipiacevole lettura. Colgo l’occasioneper ringraziare la casa editrice IlFoglio Letterario e il suo direttoreGordiano LUPI, persona preparata ecompetente, che mi hanno dato lapossibilità, dopo il romanzo Il coloredel cielo giunto alla sua terzaedizione, di pubblicare ancora conloro.

Alessandro Pugi

IL TREDICESIMO ZODIACOIL FOGLIO LETTERARIO Ediz.pagg. 210 - euro 14,00

“I

H

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enti anni di pubblicazionihanno conferito al mensilePolizia Penitenziaria - Società

Giustizia & Sicurezza la dignità diqualificata fonte storica, oltre quelladi autorevole voce di opinione. La consapevolezza di aver acquisitoquesto ruolo ci ha convintodell’opportunità di introdurre unarubrica - Cosa Scrivevamo - checontenga una copia anastatica di un articolo di particolare interessestorico pubblicato tanti anni addietro. A corredo dell’articolo abbiamoritenuto di riprodurre la copertina,l’indice e la vignetta del numerooriginale della Rivista nel quale fupubblicato.

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

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V28

Il Sistema penalistico nel XX secolo3ª e ultima parte

Il trattamento penitenziariodi Maurizio Renzi

ruolo affidato alla Magistratura diSorveglianza di controllo della vitaall'interno degli Istituti.«Oltre al Magistrato di sorveglianza,che conserva parte delle funzioni giàpreviste dal codice penale e assumele nuove previste dall'art. 69, è statoistituito il Tribunale di Sorveglianza,composto dai magistrati disorveglianza del distretto della Corted'Appello e da "laici", è competentein materia di affidamento in prova, didetenzione domiciliare, di semilibertà,di riduzione di pena per la liberazioneanticipata, di liberazione condizionale,di revoca o cessazione di suddettibenefici, di riabilitazione, di rinviodell'esecuzione delle pene detentive,di reclami in materia di permessi(art.70)». (2)Quindi l'estensione del finalismorieducativo realizzatasi tramite lariforma penitenziaria e le suesuccessive modifiche, ha finito colmettere in crisi il sistema del doppiobinario nato con il Codice Rocco deglianni '30; che affidava alla funzione diprevenzione speciale esclusivamentemisure di sicurezza.Tale conciliazione tra prevenzionespeciale e generale non puòprescindere dalle seguenti condizioni: «1) che gli istituti specialpreventivi(sospensione della pena, misuresostitutive, trattamento detentivoprogressivamente meno severo,liberazione anticipata) non sianoindiscriminatamente estesi fino alpunto che il violatore della leggepossa tenerne conto nel calcolopreventivo dei rischi e dei vantaggi esu di essi possa conseguentemente

Sopra la copertina

del numero diottobre

1999

come scrivevamo

l fine di ampliare la possibilitàdell'accesso a strumentipremiali la legge 663/86 ha

dato maggiore slancio al testoprevigente relativo al lavoro esterno,art 21. Questo articolo che somiglia comemodalità alla semilibertà è statoutilizzato in taluni casidall'Amministrazione, per queisoggetti ai quali non si potevanoconcedere altre misure alternative, ingenere per la mancata maturazionedei termini di pena previsti per lestesse. Come abbiamo potuto osservare,spesso l'iniziale fruizione delle misurepremiali rappresenta il primo passoper la concessione poi delle misurealternative di cui abbiamo giàbrevemente parlato in precedenza. Il legislatore ha voluto così porre inessere le condizioni per cui ilcondannato possa tornare, dopo averrivisto criticamente il proprio modusvivendi, ad instaurare rapporti con ilmondo esterno. In tale contesto «la funzione diprevenzione generale svolge un ruolodecisamente secondario durante lafase di esecuzione della pena: quiinfatti domina la preoccupazione per iltrattamento rieducativo, mentrel'efficacia deterrente per i consociati ingenere rimane affidata alla naturainevitabilmente afflittiva di ognitrattamento punitivo». (1)Ulteriore innovazione operatadall'Ordinamento Penitenziarioriguarda l'ampliamento del principiodi giurisdizionalità dell'esecuzionedella pena detentiva, imperniata sul

A

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PoliziaPenitenziarian.216aprile2014

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regolare la propria condotta. 2) che, pertanto, le misurespecialpreventive siano concessesoltanto nei casi in cui esistano precisipresupposti giustificativi da un puntodi vista di una seria azione diprevenzione speciale e non pergeneriche e indiscriminate ragioniindulgenziali e pseudoumanitarie». (3)Gli stessi miti connessi al trattamentorieducativo, mostrano limiti che vannodall'incapacità di impedire che nuoveleve arrivino al delitto e ad una scarsaincidenza sulla recidiva. A questecondizioni generali vanno aggiuntesituazioni tecnico-logistiche, nonchéprofessionali che incidononegativamente sulla reale efficienza edefficacia di tale realtà operativaall'interno delle carceri italiane.Ulteriore critica è innescata dal fattoche il Tribunale di Sorveglianza, rimanesostanzialmente esterno ai rapporti cheavvengono dall'interno del carcere. In questo contesto si può attribuire allemisure alternative un ruolodisciplinare, gestito direttamente dallaDirezione del carcere, ove si scambia ilbuon comportamento conl'abbassamento del tempo dipermanenza in carcere. Quindi ilgiudice si trova a ratificare unprovvedimento amministrativoconferendogli veste di provvedimentogiurisdizionale.Aggrava il quadro la sconfortantecarenza di operatori quali educatori edassistenti sociali, spesso costretti adividere il trattamento conl'espletamento della rigorosaburocrazia che si cela dietro l'accessoalle misure alternative.«... La crisi di attuazione pratica poichéla risocializzazione su larga scala: a) da un lato, presuppone una societàconsensuale, di solida moralitàe coesione collettiva, solidamenteancorata a fondamentali valori,fortemente organizzata ed efficiente:tutto ciò che molte società, la nostracompresa, non sono; b) dall'altro, l'impegno delle istituzionie l'accettazione da parte della societàlibera dello scopo finale deltrattamento, cioè il reinserimento delcondannato, devono essere riconosciuticome vincoli imprescindibili, senza i

quali il trattamento diviene unafabbrica di illusioni o, peggio, diindulgenza indiscriminata o diincontrollato arbitrio ». (4)Motivo comune alle teorie finoraesposte è rappresentato dal rischio diuna eccessiva assolutezza.La retribuzione e la prevenzione

come scrivevamo

generale ignorano la recidività deisoggetti agli stessi delitti per cuierano stati condannati; venendocosì meno il ruolo centralerappresentato dalla minaccia delcastigo. La prevenzione speciale dimentica,a sua volta, i soggetti che nonabbisognano di una vera e propriaopera rieducativa, nei confronti deiquali la pena non può avere cheuna funzione retributivo-dissuasiva.All'interno di questo scenario sievidenzia come la concezione dipena muova, sul terreno delcontrollo sociale, verso una"deistituzionalizzazione".«Per i decarcerati dai carceri veri epropri, si deve osservare che la"decarcerazione" inizia prima ancoradell'ingresso nell'istituzione penale.La "decarcerazione" cioè non èaffatto tale - se non per categorie dicondannati estremamente limitate,soprattutto minori - ma si configuracome un 'incredibile estensione delcontrollo al di fuori delle mura delcarcere». (5)Il carcere viene così a perdere, inparte, quel caratteretendenzialmente esclusivo chericopriva all'interno della gammadegli strumenti di controllo, perlasciare spazio ad un nuovostrumento, il controllo in libertà, allabase della probation system.

Nelle fotosopralavoro in carcerenel 1950(circa)

a fiancola porta diuna cella

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Tale modulazione della pena rispondealle esigenze di carattere correttivorichieste alla stessa per tendere alreinserimento del reo. «La lunghezza della pena non devemisurare il “valore di scambio”dell'infrazione; deve adattarsi alla

trasformazione "utile" del detenutonel corso della condanna». (6)Quindi tenere in considerazione l'itertrattamentale del condannato e la

sua risposta allo stesso, fa si che lapena assuma un principio di utilità. La pena varia, quindi, non solosecondo l'atto e le sue circostanze,ma tenendo conto, in fase diesecuzione, della rispondenza delcondannato al trattamentoindividualizzato cui è sottoposto.Trattamento e disciplina sonocomponenti che eccedono ·alladetenzione, ma soprattutto il«supplemento del disciplinare inrapporto al giuridico, è ciò che è statochiamato il "penitenziario"». (7)Foucault, collega il sorgere deltrattamento penitenziario,attribunedolo ad una necessità, daparte dello Stato, di costruire unsapere utile per capire come lasocietà venga a trasformarsi al suointerno e per meglio controllare eprevenire il mutare della criminalità.«La prigione non deve solo conoscerela decisione dei giudici e applicarla infunzione di principi stabiliti; essadeve prelevare in permanenza daldetenuto un sapere che permetteràdi trasformare la misura penale inoperazione penitenziaria; che faràdella pena resa necessariadall'infrazione una modificazione deldetenuto, utile per la società».(8)La prigione, in questo contesto,diviene un laboratorio ove si cerca di

agire, sulla base delle conoscenzeacquisite, direttamente sulle causeche hanno determinato il delitto.Concludo ricordando ciò che ebbero

PoliziaPenitenziaria

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30 come scrivevamoa scrivere Rusche e Kirchheimer allafine della loro opera, "Pena estruttura sociale": «Il sistema pena diogni società storicamentedeterminata non è qualche cosa diisolato, soggetto soltanto alle sueleggi specifiche, ma è parte integraledell'intero sistema sociale e partecipadelle sue aspirazioni come dei suoilimiti. L'andamento della criminalitàpuò essere quindi controllato a pattoche la società si trovi in unasituazione tale da potere offrire aisuoi membri un certo livello disicurezza e un soddisfacente tenore divita. Solo allora il passaggio da unapolitica penale repressiva ad unprogramma riformatore può esseretolto dalla sfera dell'impegnoumanitario per essere collocato inuna prospettiva costruttiva erealistica di impegno e di azionesociale ... ». (9)In questo contesto l'evoluzionelegislativa di questi anni ha cercato ditendere sempre più versoun'umanizzazione della pena.

Note:(1) G.Fiandanca e E. Museo, Dirittopena le, Parte generale, Secondaedizione, Zanichelli Bologna, p.533

(2) Ferdinando Mantovani, DirittoPenale, parte generale, CEDAM,1992, p.811

(3) Ibidem, p.727-728

(4) Cfr. p.736

(5) M. Pavarini, Studi di teoria dellapena e del controllo sociale, Oltreil panopticon a cura di D. Melossi,Università di Bologna, 1985, p. 112

(6) Michel Foucault, Sorvegliare epunire, Torino, EinaudiPaperbacks,1976, p. 267

(7) Ibidem, p 271

(8) Ibidem, p. 274- 275

(9) G. Rusche- O. Kirchheimer, Pena estruttura sociale, Il Mulino,Bologna, p.336

HSopra

il sommarioe sotto

la vignettadel numero diottobre 1999

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e potere è più saldo diquel che si pensi.

rilogia dellaceltica”raccoglie, in

un unico volume conaggiornamenti e nuovomateriale, i tre libribestseller di Nicola Raodedicati al neofascismoitaliano: “La fiamma ela celtica”, “Il sangue ela celtica”, “Il piombo ela celtica”. Un’indaginecapillare e insuperata,condotta sulla base difonti di prima mano espesso inedite, sullagalassia nera, nelle suevarie sfaccettature. Ilracconto politico delneofascismo sigiustappone alla storiain armi degli anniSessanta e Settanta:dalla stagione dellaeversione e dellostragismo allospontaneismo armato,segnato soprattuttodalla parabola dei Nardi Valerio Fioravanti. Ne emerge un ritrattoin movimento, animatoda personaggi e storie,che prende le mossedalla cronaca, pertoccare punti nevralgicie irrisolti della storiad’Italia. “Trilogia dellaceltica” è un’immersione in apnea nelprofondo nero: una grande narrazionecostruita con le voci del nostropassato per capire il presente.

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31le recensioni

uesto libro è un pugno nellostomaco. Perché raccontadella morte in carcere diAldo Scardella, trovato

impiccato nella sua cella diisolamento del carcere diBuoncammino il 2 luglio 1986 dopo185 giorni di detenzione. Perché ascriverlo è il fratello, Cristiano, checon lucidità e senza farsi coinvolgeretroppo dalla pur comprensibilesensibilità pretende che Aldo vengariconosciuto vittima di un’ingiustizia.Perché gli autori del reato per cuiAldo Scardella venne arrestato(l’omicidio del proprietario di unaditta di vendita all’ingrosso di bibite)hanno ammesso, a distanza di anni,che quel ragazzo non c’entrassenulla. Perché la giustizia, in questavicenda, con quel che scriveCristiano, sarebbe stata “capace diuccidere”.

na storia di malavita e dimalaffare che si legge comefosse un romanzo. D’Errico

racconta la storia di Mario Perrella,che sceglie di raccontarsi attraversole parole della moglie Cristiana.Donna non estranea alle vicende dicamorra. Le cronache raccontano chequando entrò nella “famiglia” diRione Traiano diventando lacompagna del boss Mario Perrella,invece di un anello o di un collier,

ebbe in regalo una pistola. Conl’arma in pugno, Cristina Pinto hapartecipato almeno a tre agguati, haorganizzato le spedizioni contro inemici del suo temutissimo amante,ha procurato altre armi, ha curato peril suo uomo la base logistica di alcunidei più cruenti attentati di camorra. E’ la prima donna killer di Malanapoli.Perrella già nel 1980 era consideratoun vero capo nell’area flegrea chefino al 1985 non era“schematicamente” divisa in tanteorganizzazioni in lotta e la “regia” eranelle mani di un boss scaltro comeAntonio Malventi. Un ruolo di peso,dunque, nella camorra e nellamalavita napoletana. Che sfocerà nelpentimento e nella collaborazione conlo Stato. E poi ancora in un nuovoarresto. Queste sue confessioni inediteoffrono uno spaccato nuovo, ancorchèinquietante, su vasti strati delladelinquenza campana.

ultimo, in ordine di tempo,dovrebbe essere stato ilPresidente della Repubblica

Francese, François Gérard GeorgesNicolas Hollande. Ma prima di luitantissimi (e tantissime) sono stati igrandi protagonisti della storia finiti alcentro del pettegolezzo per iltradimento del coniuge. Ne parla e ne scrive in questo agilelibro Pino Pelloni, giornalista escrittore, che li raggruppa in duecatefgorie volutamente disordinate: legrandi orizzontali e i farfalloniamorosi. Nomi del livello di VirginaWoolf, Caterina II, Albert Einstein,Niccolò Paganini, Emilienned’Alençon, Colette, Stalin, AleksandrPuškin, George Sand, Elisabetta I,Anatole France, Hedy Lamarr, RichardWagner, Joséphine Baker, GiuseppinaBonaparte. A confermare che illegame che unisce tra sesso, lussuria

U

Q

Pino Pelloni

FEDIFRAGHI. Grandi orizzonti e farfalloni amorosiIRIS Edizionipagg. 143 - euro 15,50

Cristiano Scardella

FUORI DALLA GABBIA.Il paradigma di una giustizia capace di uccidereBONFIRRARO Edizionipagg. 272 - euro 17,90

Antonio G. D’Errico

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L’

Nicola Rao

TRILOGIA DELLA CELTICA

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H

a cura di [email protected]

Page 32: Polizia Penitenziaria - Aprile 2014 - n. 216

PoliziaPenitenziaria

n.216aprile2014

32 eravamo così

A fianco:1965

Venezia, Piazza S. Marco

Rassegna Militare(foto inviatada Filomeno Porcelluzzi)

inviate le vostre foto [email protected]

a fianco:1984

Scuola AA.CC. di Ercolano (NA)

86° Corso(foto inviata da

Giovanni Dolciamore)

a destrain alto

1970 (circa)C.R. Asinara

(foto inviata da Rosa Cirone)

a destrain basso

1978Scuola AA.CC.

di Cassino(foto inviata da

Silvestro Simeone)

Page 33: Polizia Penitenziaria - Aprile 2014 - n. 216

PoliziaPenitenziarian.216aprile2014

33eravamo così

Sopra: 1988Scuola AA.CC. di ParmaGiuramento in cittàdel 101° corso(foto inviata da Antonio Buttaro)

A fianco: 1972Scuola AA.CC. di Cairo M. (SV)(foto inviata da Riccardo Sedda)

a sinistra: 1978Casa Circondariale Le Nuove di Torino(foto inviata da Francesco Nitto)

A fianco1988Scuola AA.CC. di ParmaCresima 101° Corso(foto inviata da Antonio Buttaro)

Page 34: Polizia Penitenziaria - Aprile 2014 - n. 216

di Mario Caputi eGiovanni Battista

de Blasis© 1992-2014

inviate le vostre lettere a [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.216aprile2014

34 l’ultima pagina

il mondo dell’appuntato Caputo

Sogno di una notte di mezza primavera

l Delegato sindacale del Sappe diGenova Marassi, Sabatino DeRosa, ha incontrato a Marcianise

due pugili campani, vincitoririspettivamente, di una medaglia

d’Argento e di una Bronzo alle ultimeOlimpiadi di Londra: le stelle delleFiamme Azzurre Clemente Russo eVincenzo Mangiacapre.

Genova

Incontro con duegrandi Campioni del Corpo di PoliziaPenitenziaria

IH

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