Pinerolo Indialogo - ott.2010

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n. 1 Ottobre 2010 L’Ecce homo di Caravaggio alla Fondazione Cosso IN DIALOGO Supplemento di Indialogo.it , autorizz. N.2 del 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo

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Magazine d'informazione e di cultura locale

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G l o c a l M a g a z i n e M e n s i l e

n. 1 Ottobre 2010

L’Ecce homo di Caravaggio

alla Fondazione Cosso

INDIALOGOSupplemento di Indialogo. i t , autor izz. N.2 del 16.6.2010 del Tr ibunale di Pinerolo

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S o m m a r i o| Editoriale |Sovente le occasioni della vita si presen-tano senza ricercarle. Così è successo per la proposta di direzione di Pinerolo Informa. All’iniziale rifiuto è subentrata la decisione di mettersi in gioco, soprat-tutto su invito dei miei giovani allievi, ora universitari o giovani laureati, che nel corso degli studi superiori al Liceo Porporato hanno collaborato con me per realizzare il giornale scolastico Onda d’urto. È soprattutto con molti di loro che si intraprenderà l’avventura per realizza-re questo giornale. Insieme con qualche adulto “significativo”.

Informazione e territorio, con un oc-chio all’attualità più ampia, sono le pa-role-chiave che saranno al centro della linea editoriale. Quindi il Pinerolese e principalmente Pinerolo, saranno le real-tà di cui parleremo: delle persone che vi abitano, delle loro esperienze e fatiche, ma anche dei loro sogni. Riporteremo i principali eventi e fermenti locali, i mo-menti aggregativi e di partecipazione. Parleremo di politica, di associazioni, di volontariato... Lo faremo con le parole e con ampie immagini, come è tipico di un magazine.

Si cercherà di fare un giornale che fa non solo informazione, ma anche “agorà”, cercan-do soprattutto di mettere in dialogo le nuove generazioni pinerolesi con quelle dei padri, memori delle fatiche del dialogo intergenera-zionale.

Antonio Denanni

4 Eventi ARtIgIAnAtO E CAvALIERI

6 Primopiano I gIOvAnI PInEROLESI

8 EssereCittadini LA COSA PubbLICA

9 Nuvolesoprai20 DOvE SI vA DA PInEROLO

10 PoliticainCittà IL bEnE PAESAggIStICO

12 Deliberecomunali LugLIO 2010

14 Giovani&Lavoro LA RICERCA In AgEnzIA

15 Sociale&Volontariato IL gRuPPO ARCObALEnO

16 Personaggi AntOnIO mILEtO

17 Arte&Mostre I PORtICI DI PInEROLO

18 Teatro nEI tEAtRI PInEROLESI

19 Libriealtro A tEAm / L’uvA FRAgOLA

20 Sport L’ASD ChISOnE

22 Musica gLI ARIDOvERO

23 Letterealgiornale RISPOnDE ELvIO FASSOnE

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3 A cura di Francesca noardo.

In occasione del 400° anniversario dalla morte di michelangelo merisi, meglio noto come Caravaggio (1573 – 1610), la Fondazione Cosso allestisce una mo-stra che, in modo del tutto originale, mette in luce co-me l’opera del grande maestro sia radicata anche nella nostra regione. Dal 2 ottobre 2010 al 30 gennaio 2011 sarà esposta nelle sale del Castello di miradolo, per la prima volta in Piemonte, l’Ecce homo, unica opera originale attribuita a Caravaggio sul territorio piemontese. ma a rendere l’esposizione ulteriormente degna di nota è l’affiancarsi delle copie seicentesche reperibili perlopiù lungo l’asse torino – Susa con i relativi studi, che hanno permesso di distinguerle dagli originali.Infatti coprotagonisti sono gli studi radiografici del-le tele portati avanti da Paolo Sapori e dal gRADOC (gruppo di Ricerca, Analisi e Documentazione per l’Opera di Caravaggio), per la comprensione delle pe-culiarissime tecniche preparatorie del Caravaggio.Come sottolinea la Presidentessa maria Luisa Cosso, aspetto fondamentale è la ricerca, indispensabile sem-pre per l’accrescimento della cultura di un popolo. nella mostra, tramite i due Ecce homo, originale e co-pia (conservata presso il Santuario del gesù bambino di Praga di Arenzano, in Liguria) accompagnate dalle fotografie ai raggi x, si evidenzia la particolare tecnica del Caravaggio.Avant-dernière penséeAd aggiungere originalità all’evento, è prevista un’am-bientazione musicale per le opere, che si realizza con l’inserimento di installazioni musicali dal vivo, secondo il progetto “Avant-dernière pensée” del musicista Ro-berto galimberti. Le sette cantate dell’opera “membra Jesu nostri” di Dietrich buxteude (1637 – 1707) saran-no realizzate da sette musicisti, ciascuno in una delle stanze che ospiteranno le opere, per ottenere un pia-cevole legame tra dipinto e musica.Concludendo, verrà offerto nei weekend un servizio navetta gratuito da torino, a riconferma degli intenti della Fondazione di favorire la fruizione delle iniziative da parte di un pubblico sempre più vasto, conciliati con l’obiettivo della Provincia di torino di rafforzare il legame culturale e turistico tra città e territorio.

4 Ottobre: Caravaggio alla Fondazione CossoEvEntI

A P i N EroLo

Caravaggio al castello di miradolo Luci ed ombre dal Seicento piemontese

La tecnica del grande artista L’artista utilizzava il cosiddetto “abbozzo monocromatico”: imposta i chiaroscuri sulla tela precedente-mente annerita con nero di vite, definendo le luci con il bianco di piombo, “biacca”; applica poi il colore, per un effetto estremamente realistico, dai vibranti toni freddi che danno l’impressione che gli oggetti siano illuminati dall’interno.Osservando attentamente si può notare come la biacca col tempo emerga in alcuni punti, specialmente nelle zone di “ripensamento”, in cui l’autore pone un colore scuro dove prima aveva progettato una zona di luce. Questo testimonia inoltre come michelangelo merisi non fosse solito utilizzare disegni preparatori.A dare l’ultima parola, si introducono le analisi ai raggi x, i quali, rimbalzando sugli strati di biacca ci restituiscono una chiara immagine del primo caratteristico abbozzo in bianco e nero. In modo diverso procedono i copisti, che usano la biacca solo in fase finale per aumentare le luci in poche localizzate zone. utilizzavano in-vece “alla prima” (senza sbozzi) impasti di colori coprenti ricchi di terre d’ombra, ocre e bolo, il cui risultato sono i toni molto più caldi e opachi che potremo vedere.

Le installazioni avranno luogo alle ore 11.00, 15.00 e 17.00In data 17/10, 14/11, 28/11, 12/12, 09/01.Il 25/12/2010 h.21.15 e il 30/01/2011 h.18 le installazioni diventeranno un concerto.

orariMostraMAR-MER-GIO: 14.00 – 18.00 (Mattino aper-to su prenotazione per gruppi e scolaresche)VEN-SAB-DOM: 10.00 –18.00 LUN: chiusoGli orari variano in corrispondenza delle festività

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Settembre/Ottobre: Concorsi ippici, Rasse-gna dell’artigianato, maschera di ferro

Artigianato, cavalli e cavalierimese di settembre. arrivano la mostra dell’Artigianato e i Concorsi ippici, due grandi eventi che mettono in mostra la città, le sue attività economiche e commer-ciali, i prodotti tipici locali, ma anche le sue bellezze artistiche e paesaggistiche, non ultima la Casa del vicario appena ristrutturata.

Due eventi, ormai più che trentennali, che al ter-mine delle vacanze avviano l’attività lavorativa e pro-duttiva pinerolese, dei quali si è abbondantemente parlato e scritto, anche su questo giornale, precisando cifre sul numero degli espositori, dei visitatori e del presumibile giro di affari. ma che quest’anno con la crisi economica al suo apice, soprattutto dal punto di vista occupazionale, assumono un sapore diverso. Sono occasione per fare il punto sullo stato di salute del Pinerolese dal punto di vista economico e produt-tivo, anche se gli stati generali sono già stati convocati qualche mese fa.

Parlare di artigianato è certamente importante, ma le imprese del settore - per metà nell’edilizia - nella zo-na rappresentano il 34% (dato Camera di Commercio 2008). C’è l’altro 66% legato in buona parte all’indu-stria e all’indotto Fiat, che con la crisi del settore auto-mobilistico fatica a intravedere un futuro positivo con il rilancio del settore.

urgono idee forti e garanzie dal punto di vista delle strutture e quindi della politica per attrarre capitali, anche stranieri, come avvenne tra fine Ottocento e inizio novecento con l’insediamento di importanti in-dustrie manufatturiere, del tessile prima (gütermann, turck...) e metalmeccaniche poi: Riv, beloit, mustad, ecc.

Anche i concorsi ippici, con l’arrivo di cavalli e cavalieri da tutte le parti del mondo, che richiamano le nostalgie dei fasti della bella epoque, pongono a tema la Scuola di cavalleria, che da decenni si tenta di rilanciare, con uno slancio generoso da parte degli appassionati (in primis il gen. Di Staso), ma che per il carattere di sport costoso e di élite fatica a prender il via. È già stato realizzato il primo lotto di tutto il complesso (maneggio coperto, aule didattiche, cucine, ecc.) e probabilmente a breve si completerà il resto, ma rimane il problema del costo di gestione e degli allievi frequentanti, che per uno sport oneroso, come si diceva, e per la crisi economica imperante, sono pro-blematici. Anche qui occorre una riflessione, con tanto idealismo come si è fatto finora, ma anche con un pizzico di realismo per vedere fin dove si può arrivare.

A. D.

Rievocazione storica della maschera di ferro

La città anche quest’anno è stata invasa dal fascino e dalle suggestioni del Seicento con migliaia di persone provenienti da ogni dove per rievocare le vicende che ricordano il personaggio misterioso della “Maschera di Ferro”, l’uomo che ha trascorso 16 anni di prigionia a Pinerolo all’epoca di Luigi XIV, con danze, giochi di destrezza, sfide, duelli e parate. La rievocazione si è svolta con figuranti d’epoca: dame e cavalieri, moschettieri del re e notabili che hanno sfilato per il centro storico. Con gran finale in piazza Vittorio Veneto con la Maschera di Ferro, a cui ha prestato il volto quest’anno Gipo Farassino.

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5A cura di Andrea Obiso

Fotografie g.D.E S S ErE G i oVAN i A P i N EroLo

Cosa fanno i giovani pinerolesi dopo il diploma

Concluso l’esame di maturità, capita tra giovani di chiedersi: e ora? Qual è il destino che attende i giovani pinerolesi?”

ho provato a parlarne con alcuni giovani ami-ci come me e tutti avvertono come un salto nel vuoto, più rapido ed inaspettato di qualsiasi altro cambiamento avvenuto prima.

Le due grandi categorie di scelta sono: conti-nuare gli studi, oppure intraprendere la via lavo-rativa. All’interno di queste due categorie vi sono però diverse sfumature e opzioni che portano i ra-gazzi del pinerolese a scegliere strade totalmente divergenti ma simili allo stesso tempo.

La scelta più comune fra i frequentatori dei licei è quella di intraprendere il cammino universitario, però, il modo di gestire la propria vita e le esperienze che si vivono, variano molto se il giovane rimane a casa o riesce a trasferirsi nella località universitaria; lo stretto contatto con una città, ad esempio torino, condiziona infatti in maniera sensibile la percezione della realtà al di fuori del pinerolese. Il cambiamento dello stile di vita è ancora

maggiore se si fa la scelta di studiare all’estero: diversi sono i ragazzi che escono dall’Italia per studiare, alcuni grazie a programmi universitari di studio all’estero come l’Erasmus; altri dopo qualche anno di studio in Italia si iscrivono ad università straniere.

Per chi invece sceglie la via lavorativa le opportunità sono purtroppo limitate in questo sfortunato periodo economico, non solo a livello di quantità quanto a livello di prospettiva; esclusi i lavori stagionali, limitati per de-finizione, le opportunità di lavoro che trovano i giovani sono quasi esclusivamente a breve scadenza. tra le mie conoscenze solo un ragazzo ha un lavoro con contratto a tempo indeterminato.

Quello del lavoro è il problema di fondo dei giovani, compresi quelli di Pinerolo, che cercano di crearsi un’in-dipendenza economica e trovare un punto di partenza verso una vita nuova. La possibilità di avere una gamma di opzioni lavorative, costituita da impieghi a lungo ter-mine, permetterebbe al neodiplomato di effettuare con cura la propria scelta, basandosi sugli studi da poco ter-minati e soprattutto negli ambiti in cui si sente di poter

5PRImO PIAnO

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giocare le proprie carte. Con un lavoro a breve scadenza, invece, il ra-

gazzo tende ad accettare qualsiasi tipo di impiego sapendo che, con ogni probabilità, in capo a due, tre, quattro o al massimo sei mesi, sarà nuova-mente alla ricerca di un altro posto di lavoro.

Data questa situazione critica del nostro bel Paese, molti giovani, anche di Pinerolo, fanno la scelta di cercare fortuna all’estero: la meta pre-ferita per quanto riguarda il pinerolese sembra essere Londra, ma anche berlino, barcellona e Parigi. molti di questi però, dopo un periodo in cui capiscono che la loro strada non è oltre i patrii confini, tornano a casa per ricominciare gli studi o lavorare. Quelli che rimangono tornano a casa solo per le feste.

Lo stile di vita dei giovani compresi fra i 19 e 27 anni, che hanno scelto di rimanere nel pinero-lese, sia che studino o che lavorino, è molto simi-le: amano frequentare le conoscenze sviluppatesi nei loro nuovi ambiti, ma anche mantenere saldi i legami con i vecchi compagni di scuola, uscendo prevalentemente il sabato sera per andare in di-scoteca o nei locali notturni.

Coloro che invece si sono trasferiti a torino, milano o altre città per motivi scolastici hanno una diversa vita sociale, frequentano preva-lentemente le nuove conoscenze universitarie ed escono soprattutto durante la settimana, dedicando il week-end al ritorno a casa dalle famiglie e dagli amici.

Occorre precisare che le opzioni a dispo-sizione del giovane, fresco di diploma, sono super ior i a quel le dettate dal desider io di qualcosa di nuovo, dalle esigenze famigliari , e dallo sfruttamento di occasioni che capitano durante la vita.

ComesiaggreganoiGioVANiaPinerolo

A Pinerolo esistono tanti gruppi giovanili, alcuni con caratteristiche ben definite, altri con caratteri più sfumati.

Si distinguono in modo netto gli “alternativi”, chiamati così perché hanno uno stile non scontato e originale: portano abiti etnici, a stile giamaicano e molti hanno i dred. Sono abbastanza riservati, amano uscire in gruppo in locali come il Lennon, il vibrò, l’underground. Ascoltano musica raggae, ska, hardcore, spaziano da un estremo all ’altro. Ricordano i figli dei fiori: pace, amore e... protesta!

Altrettanto r iconoscibi l i sono i “punk- emo” che hanno un abbigliamento sempre scuro, con borchie evidenti. Le ragazze usano anche il viola e il rosso, hanno smalti molto scuri e fiocchetti tra i capelli. Sono abbastanza schivi, si considerano emarginati e sembrano o sono davvero depressi. non hanno luoghi specifici di ritrovo. Ascoltano molto il metal, il rock e tutti i tipi di musica forte.

un gruppo meno definito è invece quello dei “cabinotti”, poiché raccoglie sia gli estremisti , ossia quelli perennemente alla moda sia quelli che vorrebbero esserlo, ma non sono così fissati. “Cabinotto” è quel ragazzo che ci tiene molto al suo aspetto esteriore: abiti firmati, capelli sempre perfetti e occhiali da sole anche quando piove. Il più grande divertimento per lui è ritrovarsi al sabato sera nei locali più in, ad esempio il Pepe nero o le Cantine, a fare pre-serata con gli amici, prima di concedersi una seratona in discoteca, alle vele di Alassio o al tabata a Sestriere. Abbastanza snob, sembra che giudichino ogni dettaglio con il loro sguardo nascosto sotto un paio di Rayban. Li riconosci anche per la musica che ascoltano: ov-viamente quella che è più gettonata al momento, come disco house, commerciale e pop.

Poi ci sono i “tamarri”, chiamati così non per la loro origine, ma per i gusti estrosi e a volte pac-chiani che li caratterizzano. Pantaloni strettissimi infilati in scarpe da ginnastica, dolcevita e smani-cati aderenti per mettere in mostra i corpi scolpiti è la loro divisa. Casinisti, non molto fini e un po’ rissosi si rispecchiano in musiche come la techno e l’hardstyle e in locali come lo Shock o il templa-res, ma ultimamente sono in qualsiasi luogo in cui ci sia molto movimento.

Questi sono i gruppi più evidenti, per lo più di liceali, generalizzando un po’. Ovviamente esisto-no altri gruppi e tanti ragazzi che non fanno parte di nessun gruppo, ma seguono semplicemente il proprio stile e carattere.

Sintesi di b. g. Onda 25, dic, 2008, giornale studente-sco di Pinerolo

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“Il fondamento di una buona repubblica, prima ancora delle buone leggi, è la virtù dei cittadini”. La frase breve di norberto bobbio, citata nel numero precedente, ci introduce in un universo di pensieri e di atteggiamenti che incidono sul vivere civile quotidiano. Quando si par-la di leggi possiamo dire che le fanno gli altri; quando si parla di “virtù dei cittadini” siamo noi ad essere, ineludi-bilmente, chiamati in causa. non intendo contrapporre le leggi ad altro. Le leggi ci sono, uguali per tutti, da sole però non bastano a far vivere bene e nella “repubblica”. Per questo occorrono tante “piccole virtù”. Ciascuna pic-cola, ma messe tutte assieme danno una grande som-ma. La loro assenza, generalmente, non porta nessuno davanti al giudice, non fa sentire nessuno malfattore. Eppure... senza quelle “piccole virtù” la vita nelle nostre città diventa difficile, viene meno la relazione sociale. La vita di tutti i giorni ce lo dimostra. Pensare ed agire tenendo conto che non si è al centro. Se non c’è questa base è difficile costruire un sistema di relazioni, richia-mare anche chi sta più in alto della legge. D’altro canto sono proprio le “piccole virtù”, il principio di legalità vissuto non come imposizione ma come rispetto di sé e degli altri, che diventano un grande motore di educa-zione, di adempi-mento di doveri e di richiesta di diritti. bisogna chiedersi se quanto si sta facendo serve anche se altri ne hanno un danno o un impedimento più o meno grande.

moralismo? banalizzazione del grande princi-pio di bobbio? Credo proprio di no.

Faccio alcuni esempi, partendo dai più quoti-diani, ma ciascuno può ampliare i riferimenti.

A tutti è capitato di arrivare ad un’isola eco-logica inondata da rifiuti non seleziona ti. Oggi non si può dire che non c’è informazione sul set-tore e le strutture ci sono.

A parole tutti sono (siamo) rispettosi dell’am-biente .... eppure ... Più di una volta ci è capitato in un parcheggio di constatare che le auto non corretta-mente parcheggiate impedivano di tro-vare posto o di uscire o di constatare che il posto per portatori di handicap era abusivamente oc-cupato: l’informazione non manca ... eppure ...

Il limite di velocità viene interpretato come una vessazione, lo stesso vale per il cellulare: l’importante è che non ci sia il vigile ...

La solerzia nell’espletare le pratiche, la scarsa puntualità nel rispettare gli orari, la carente pre-disposizione alla risposta esaustiva, il disinteres-se per le piccole cose del patrimonio pubblico, l’insulto come mezzo per affermare la diversità di “idee”, la critica al Comune perché non ha provveduto a togliere la neve quando io non l’ho tolta dal mio marciapiede, il non attraversare la strada sulle apposite strisce pedonali o il non rispettarle come automobilista.

ho fatto alcuni esempi di natura diversa che ci dicono come la quotidianità ci interroghi sull’essere cittadini.

non sono indicatori di teppismo o di volontà distruttrice, sto parlando di noi. Di molti che vi-vono fra noi, perché non è giusto generalizzare. Sono però comporta-menti che “guastano” il clima e che molte volte puntano solo ad accon-discendere un’esigenza momentanea con il radi-cato principio di “farla franca”.

Chi dice che è bene ostruire un passaggio? Chi dice che è stolto fare la raccolta diversifica-ta? Chi dice che un parcheggio per portatori di handicap è inutile? Eppure ...

Certamente la vita democratica non è tutta qui, ma i principi si misurano anche sulle i pic-cole cose ed è nel rispetto di tutti e nel - rico-noscimento di regole da cui tutti possono trarre vantaggio che possiamo convivere.

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A P i N EroLo

La “virtù dei cittadini” e la cosa pubblica

A cura di Alberto barbero Da Pinerolo Informa 46/2010

E s s e r e C i t t a d i n iSOCIEtà

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8n u v o l e s o p r a i 2 0 A cura di Fiammetta bertotto

LA S CUoLA E L A r i F orMA G E LM i N i

basta con la cultura dell’ignoranza All’alba dell’anno

scolastico, è entrata in vigore la riforma gel-mini. Di là dalle innova-zioni (e degenerazioni) cui essa condurrà pre-sto le nostre scuole, è giusto ricordare che il problema dell’istruzio-ne italiana è vivo da più tempo, si mantiene vegeto, ed è connesso a premesse molto pro-fonde, che oltrepassa-no i tagli e le scelte ver-so cui il ministro gel-mini si è diretto, ormai sviscerati a destra e manca – e spesso a sproposito.

mi sembra quindi maggiormente necessario rimettere al centro del dibattito l’istruzione quale fase imprescindibile della formazione del cittadino. non va scordato che il primo sguardo consapevole sul mondo viene dalla cultura e non va neppure nascosto che stiamo permettendo che questa verità si consideri superflua, facendo drizzare i capelli a giovani universitari come la sottoscritta. In altre pa-role, si sente la mancanza di un sapere distaccato da obiettivi economici e semmai strettamente attinente ad ambizioni di crescita personale. Sì, sto tirando in causa proprio quella famosa apertura mentale, legata anche e soprattutto agli studi umanistici, che nei più nobili (forse utopici) progetti per un corretto sviluppo della civiltà umana è considerata elemento irrinunciabile. tanto per fare un po’ di nomi, lo studio di Filosofia, Storia, Lettere, è oggi messo al bando (o quasi, siamo politically correct). tale esilio forzato, in un Paese come il nostro, attualmente ancora ap-prezzato in tutto il mondo giusto perché è qui che nacquero Dante e il Rinascimento (per i non addetti, si parla all’incirca di cinque, sei secoli fa), è a dir poco dissacratorio. ma si sa, siamo altresì conosciuti per essere un popolo burlone.

Sì, siamo un popolo burlone che si crogiola nel

tentativo di un progresso inarrestabile e ora facciamo i conti con una crisi che ha tutto il sapore dello hu-mour inglese; ma, del resto, non siamo i soli e questa non è la sede per parlarne. Focalizziamoci piuttosto su un’altra crisi, quella da cui sono partita. I modelli educativi, così come sono, non vanno. Frase breve e ad effetto.

non celo il pessimismo con cui guardo all’idea di cambiare la situazione decimando le risorse a di-sposizione (vedi gelmini), ma le cose sono lo stesso da cambiare. Letteratura e storia forse non sono la panacea, eppure la scuola d’oggi sta dando i suoi frutti e non sono certo frutti di cui vantarsi. un moti-vo ci sarà. In questo senso, la vera cura devono essere sia i giovani che i meno giovani: bisogna opporsi alla mentalità diffusa attraverso cui si guarda alla scuola come luogo per posteggiare i figli, ai metodi d’inse-gnamento obsoleti, ai programmi tanto lunghi quan-to poveri di contenuti, che come principale risultato hanno quello di far studiare tutto e comprendere poco. La cultura dell’ignoranza non può essere una scappatoia; si recuperi invece la scuola come luogo collettivo d’accrescimento del pensiero, perché stia-mo rendendo povero di futuro un Paese ricco solo più di passato.

SOCIEtà

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9Mostra dell’artigianato/Concorsi ippici A cura di A.D.

LA CoLL i NA D i S A N TA b r i G i DA

un bene paesaggistico da valorizzareDa un po’ di anni sono sempre più numerosi gli economisti che misurano il benessere di un popolo non in base ai beni materiali, il Pil (Pro-dotto interno lordo), ma in base ai beni relazio-nali e al benessere che ne deriva, la Fil (Felicità interna lorda), che i governanti r iescono ad assicurare ai loro cittadini a seguito di servizi quali il verde pubblico, le piste ciclabili, gli asili nido, le attrezzature sportive, i servizi agli anzia-ni, i parcheggi, le scuole, il bene paesaggistico, i servizi commerciali, ecc.

Come si sta a Pinerolo come Fil, come be-nessere relazionale?

Abbiamo preso uno dei parametri indicati come esempio, di quelli che costano poco per goderne: il bene paesaggistico. Che a Pinerolo vuol dire soprat-tutto la collina di Santa brigida, la terrazza sulla pia-nura pinerolese, che spazia fino alle Alpi e al monviso. una terrazza forse un po’ snobbata in questi ultimi decenni, che ha perso quell’appeal che aveva sui pine-rolesi come meta di passeggiate e di belvedere

La collina di Santa brigida è frequentata dai pinerolesi?

«Piuttosto poco» mi ha detto un abitante del-la collina. «Forse si è perso il gusto del passeg-giare a contatto con la natura e con l’ambiente.

Si preferiscono le passeggiate sotto i portici, in centro o all’ipermercato in mezzo alla gente». «La mancanza poi di una politica che valorizza questa risorsa paesaggistica della città comple-ta questo stato di cose».

A questo aggiungiamo anche il non far ri-spettare il taglio dei rovi che impediscono il bel-vedere da parte dei residenti e il mantenimento dei “percorsi storici” pedonali nei campi, dalla città alla collina.

un anno fa il Consiglio comunale, in sede di appro-vazione del cosiddetto Piano casa varato dal governo e recepito dalla Regione, aveva allentato le maglie del

Piano paesaggistico della collina concedendo la pos-sibilità di ristrutturare o di costruire, purchè gli am-pliamenti non avvengano in altezza.

L’assessore all’urbani-stica Frassino di fronte alla perplessità di diverse forze politiche aveva allora affer-mato: «Ci sembra di aver posto dei limiti tali da sal-vaguardare il paesaggio e l’integrità di frazioni e bor-gate di pregio, senza però snaturare le intenzioni di chi ha pensato questa leg-

ge, cioè quella di consentire piccoli ampliamenti che possano consentire di risolvere problemi abitativi e al tempo stesso rilanciare il settore dell’edilizia» (Eco, 16.9.2009). nonostante ciò parecchie critiche e per-plessità furono sollevate.

Per evitare il rischio di cementificazione e per assicurare una forma di controllo fu istituita anche una Commissione per il Paesaggio, della quale per ora non si conosce l’operato.

9 I n C i t t àIn POLItICA

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Quello che afferma la Convenzione europea del Paesaggiogli Stati membri d’Europa:Constatano «che il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all’attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro»;Sono consapevoli «del fatto che il paesaggio coopera all’elaborazione delle culture locali e rappresenta una componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell’Europa»;Riconoscono «che il paesaggio è in ogni luogo un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni: nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori degradati, come in quel-li di grande qualità, nelle zone considerate ec-cezionali, come in quelle della vita quotidiana»; Osservano «che le evoluzioni delle tecniche di produzione agricola, forestale, industriale... più generalmente, i cambiamenti economici mon-diali continuano, in molti casi, ad accelerare le trasformazioni dei paesaggi»;Desiderano «soddisfare gli auspici delle popo-lazioni di godere di un paesaggio di qualità e di svolgere un ruolo attivo nella sua trasforma-zione»;Sono persuasi «che il paesaggio rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale, e che la sua salvaguardia, la sua gestio-ne e la sua pianificazione comportano diritti e responsabilità per ciascun individuo»;Riconoscono «che la qualità e la diversità dei paesaggi europei costituiscono una risorsa co-mune per la cui salvaguardia, gestione e pianifi-cazione occorre cooperare»;

Convenzione europea del Paesaggio, Ottobre 2000, Preambolo

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L’originedelnomeSantabrigida

“un tempo era pure venerata, come patronasecondaria della città, santa brigida d’Irlanda.La bella collina che domina Pinerolo portaancora il suo nome...”.da Pier giorgio Debernardi, voi siete tempio di Dio. voi siete corpo di Cristo, 2008

Panorama di Pinerolo visto dalla collina di Santa Brigida

Panorama di Pinerolo visto da Monte Oliveto

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MESE D i L UGL i o 2 0 1 0

Delibere della giunta comunaleDelibera 267 del 7-7-2010 Ricorso al t.A.R. per il Piemonte proposto dal Consorzio Cooperative Edi-lizie unione” Società Cooperativa e altri contro il comune di Pinerolo (P.E.C. in area CP7 del P.R.g.C.). Costituzione in giudizio e nomina patrocinatore legale.

Delibera 268 del 7-7-2010 Approvazione bozza di convenzione tra il Comune di Pinerolo ed il C.I.S.S. di Pinerolo per l’inserimento in tirocinio presso il Centro Rete

Delibera 269 del 7-7-2010 Approvazione bozza atto di impegno unilaterale presentato dai sig.ri Chia-brando per asser vimento ad uso pubblico aree località Riva – lotto C

Delibera 270 del 7-7-2010 nomina nuovo compo-nente per la commissione casa

Delibera 271 del 7-7-2010 Concessione patrocinio all’A.C.A.t.

Delibera 272 del 7-7-2010 Adeguamento tariffe di iscrizione e frequenza presso il Civico Istituto musi-cale Corelli per l’anno scolastico 2010/2011

Delibera 273 del 7-7-2010 Proroga graduatorie di conferimento incarichi professionali per i collabo-ratori dei corsi del Civico Istituto musicale Corelli.

Delibera 274 del 7-7-2010 Associazione culturare “Solmireso”. Concessione patrocinio e utilizzo loca-li del Corelli sala tajo per corso di “Spartito ed arte scenica per cantanti lirici” dal 19 al 31/07/2010

Delibera 275 del 7-7-2010 Protocollo d’intesa tra la Scuola Secondaria Statale di primo grado “Lidia Poet” ed il Civico Istituto musicale A. Corelli.

Delibera 276 del 7-7-2010 Disciplina dei rapporti sindacali e degli istituti di partecipazione D. Lgs n. 150 del 27-10-2009 – Atto di indirizzo

Delibera 277 del 7-7-2010 Integrazioni alla delibe-razione di giunta Comunale n. 194 del 15-5-2010 avente ad oggetto “Stipulazione polizza di assisten-za per i residenti ultrasessantacinquenni – atto di indirizzo”.

Delibera 278 del 14-7-2010 Regolamento per la ge-stione dell’albo pretorio on-line. Approvazione

Delibera 279 del 14-7-2010 Aggiornamento annuale IStAt delle tariffe per il servizio di pre e post scuola – anno scolastico 2010/1.

Delibera 280 del 14-7-2010 trasferimento al CISS della funzione di assistenza all’integrazione scola-stica degli alunni con disabilità per l’anno scolasti-co 2010/11.

Delibera 281 del 14-7-2010 Disposizioni in ordine al patto di stabilità – Anno 2010.

Delibera 282 del 14-7-2010 Prelevamento dal fondo di riserva n.5

Delibera 283 del 14-7-2010 modifica della deliberazio-ne n. 82 del 3.3.2010 di approvazione del piano ese-cutivo di gestione per l’anno 2010 nella parte “Pro-gramma della relazione previsionale programmatica n. 4, obiettivo 4.10, gestione dei Servizi Cimiteriali”.

Delibera 284 del 14-7-2010 Rimozione tetto in eter-nit Scuola media “Poet” – Studio di fattibilità

Delibera 285 del 14-7-2010 Realizzazione del docu-mentario “La vita è un lavoro. Donne e agricoltura nel pinerolese” a cura dell’associazione “Pensieri in piazza”. Assegnazione contributo.

Delibera 286 del 14-7-2010 Approvazione bozza atto di impegno unilaterale presentato dalla società Primavera per asservimento a pubblico uso area destinata a parcheggio in viale C. Italia

Delibera 287 del 21-7-2010 Regolare tenuta dello schedario elettorale ai sensi dell’art. 6 D.P.R. 223 del 20 marzo 2010.

Delibera 288 del 21-7-2010 Sospensione della sosta a pagamento nella zona blu dal 2 al 21 agosto - proroga validità abbonamento di luglio 2010 per il mese di agosto 2010.

Delibera 289 del 21-7-2010 manifestazione “Le ve-trine dei borghi” – 5 settembre 2010. Concessione del patrocinio. Provvedimenti.

Delibera 290 del 21-7-2010 body bulding Center – corsi per ragazzi diversamente abili anno scolastico 2009/2010. Concessione contributo

Delibera 291 del 21-7-2010 A.S.D. Chisone Calcio – inserimento ragazzi seguiti dal C.I.S.S. alla scuola di calcio – anno scolastico 2009-2010. Concessione contributo.

Delibera 292 del 21-7-2010 Prelievo dal fondo di riserva n. 6

Delibera 293 del 21-7-2010 Dotazione organica: mo-dificazioni.

A cura di Silvio Ferrero

P i n e r o l oAmmInIStRAzIOnE

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Soffermarsi a pensare al proprio futuro lavo-rativo per un giovane universitario o un neo-diplomato è diventata un’impresa di coraggio: affiorano moltissimi dubbi, poche certezze e tante domande.

Per trovare risposte, essendo anch’io una studentessa universitaria, mi sono recata in un’agenzia pinerolese impegnata nella di ri-cerca e selezione di personale per tutto il nord Italia: “PineroloPartner ”. Qui ho incontrato il Direttore, il Sig. mario gasca, il quale mi ha aiu-tata a capire meglio come si presenta il mondo del lavoro oggi e il ruolo di questa Agenzia.

«Qui s i organiz-zano “matrimoni” tra lavoratori e aziende» afferma gasca. «Que-sto lavoro di incontro tra domanda e offerta si svolge attraverso la via telematica utiliz-zando una banca dati di 100.000 candidati; i profili ricercati sono principalmente medio-alti e specializzati». A differenza delle altre agenzie, presso “PineroloPartner” non si fa sommini-strazione di personale (cioè invio di un proprio lavo-ratore all’azienda), ma ricerca e selezione di personale per le aziende, che si occupano poi direttamente dell’assunzione del candidato. Il servizio, gratuito per chi si presenta per un colloquio, è pagato dalle azien-de. In caso di assunzione, l’Agenzia segue il candidato per un periodo di circa 1-2 mesi in modo da mediare eventuali criticità di inserimento. Per i neolaureati e neodiplomati c’è anche la possibilità di usufruire del servizio sportello, attraverso il quale è possibile avere informazioni sulle opportunità e richieste di lavoro sul territorio.

Spostando il discorso su aspetti più pratici, ho do-mandato al Sig. gasca che cosa dovrei fare per trovare

lavoro. mi ha risposto dicendo che oggi «trova lavoro solo chi ha un progetto chiaro in testa e chi possiede gli skills indispensabili (competenze al pc e in lingue straniere), paragonabili al sapere scrivere di 50 anni fa». Attenzione però a non cadere nel pregiudizio secondo cui chi pos-siede un diploma, o una laurea o chi padroneggia alcune lingue straniere ha già un mestiere in tasca: questi sono solo dei mezzi e delle facilitazioni utili nella ricerca di un posto di lavoro, ma non costituiscono una professione; bisogna affiancarli ad altre capacità e competenze.

Il rapporto tra giovani e lavoro è molto vario e, se-condo gasca, va sviluppato molto presto: «i ragazzi de-vono avere in mente un progetto lavorativo fin dalle

superiori e familiarizzare con il mondo relaziona-le», perché, come tutti dovrebbero sapere, il lavoro è la cosa più im-portante della vita: è ciò che ci dà sostentamen-to e che occupa le no-stre giornate. Siccome si passerà la maggior par-te della vita lavorando è meglio avere le idee chiare ed essere deter-minati su cosa si deside-

ra fare in futuro.Questa rubrica è nata con l’intento di gui-

dare e aiutare i giovani a capire e ad inserirsi nel mondo del lavoro. A questo primo incontro con “PineroloPartner”, ne seguiranno altri per approfondire altri argomenti correlati a questo tema. Sarà un appuntamento fisso dal quale auspichiamo emergano preziosi consigl i da parte di chi, prima di noi, ha affrontato con suc-cesso queste tematiche.

DiALoGoCoNMArioGASCA, Di Pinerolo Partner

L’agenzia pinerolese dove si organizzano “matrimoni” tra lavoratori e imprese

12 g i o v a n i & L a v o r o

A cura di beatrice gouthier Fotografie Archivio Alzani

SOCIEtà

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13S o c i a l e & v o l o n t a r i a t o

A cura di valentina voglino

GrUPPoArCobALENooNLUS

gemellaggio e aiuti umanitari ai popoli dei balcani che hanno subito la pulizia etnicaQuesta di cui vi parlo è una storia che mi coinvol-ge molto, non soltanto perché in qualche modo vi ho partecipato anch’io, ma perché i fatti storici che le fanno da sfondo, in un modo o nell’altro hanno sottolineato l’infanzia di chi, come me, ora ha tra i venticinque e i trent’anni.

Ero bambina quando al telegiornale si comin-ciò a sentire di quella che poi fu definita vera e propria pulizia etnica, nei balcani. Ricordo viva-mente un servizio video che mostrava bambini orfani e cecchini appostati dietro finestre di palaz-zi ormai dilaniati dalle bombe. terrorizzata dalla guerra che tutti sentivamo geograficamente così vicina, mi feci comprare “Il diario di zlata”, libro che in qualche modo riusciva a dare risposte a quelle domande ingenue da bambini che io e i miei compagni di classe ci ponevamo.

Solo qualche anno più tardi, grazie a un grup-po di volontari pinerolesi, sono riuscita a vedere con i miei occhi il risultato della barbarie che fino a qualche tempo prima avevo solo immaginato. Ormai è passato più di un decennio, ma porto in me ancora l’enorme regalo che la popolazione bosniaca ha saputo darmi.

Se vi capita di entrare in Pinerolo e di guardare il cartello con i nomi delle città con cui la nostra è ge-mellata vi accorgerete che c’è il nome di una cittadi-na bosniaca, Derventa. Le due città sono gemellate dal 2005, dopo una lunga serie di iniziative e viaggi umanitari del gruppo Arcobaleno.

nel 1991 la Jugoslavia comincia a disfarsi sotto pressioni di tipo economico e politico dei vari leader coinvolti. Influenti furono anche le motivazioni reli-giose e la forte contrapposizione tra la popolazione urbana e quella più contadina.

Fin da subito, un gruppo di cittadini pinerolesi si attiva nella raccolta di materiale di prima neces-sità per soccorrere la popolazione sconvolta dalla guerra. I primi viaggi sono diretti a Pula, dove si trovano svariati campi profughi in condizioni dispe-rate. Inoltre, dal 1994, vengono ospitati con cadenza annuale i bambini dell’orfanotrofio di Petrovic. nel 1997 finisce la guerra, ma l’attività dei volontari non

si ferma, anzi si intensifica con l’obiettivo ancor più impegnativo della ricostruzione.

grazie all’istituto “gouthier” di Perosa Argen-tina, i volontari entrano in contatto con la popo-lazione di Derventa, dove trovano un’accoglienza calorosa e cordiale.

nel 1998 viene costituita l’associazione Arcoba-leno e l’attività continua freneticamente: si effettua-no viaggi umanitari (tra l’altro, vengono portati 40 lettini per bambini e svariate attrezzature mediche all’asilo troll) e si organizzano veri e propri scambi. non solo i pinerolesi riescono ad andare a visitare la città bosniaca, ma anche i ragazzi del gruppo folcloristico di Derventa vengono ospitati a Pinerolo per esibirsi alla Festa giovani.

A dicembre 2002 la scuola di mala Socanica ritornata agibile grazie agli sforzi del gruppo ed alla generosità dei tanti donatori, nonostante la situazione dell’ex Jugoslavia sia stata un po’ dimenticata dalle istituzioni e soppiantata da più recenti tragedie.

Il gruppo continua ad essere operativo nel pi-nerolese, raccogliendo volontari ed aiuti.

un bell’incontro tra la storia son la “s” minu-scola, quella fatta da gente comune, con il proprio bagaglio emotivo e culturale, e quella con la “S” maiuscola, carica di tragedie ed episodi da di-menticare.

SOCIEtà

GruppoArcobalenoonlusIndirizzo: viale Rimembranza – Pinerolo

e-mail: [email protected]: Silvano Fera – Agostino magnano

Il gruppo Arcobaleno Onlus, con sede a Pinerolo, è un’associazione che si occupa di aiuti umanitari verso la ex Jugoslavia. nasce nel 1993 ed opera, grazie alla volontà di un gruppo di cittadini di Pinerolo e delle zone limitrofe, per aiutare le popolazioni di questa terra mar-toriata dalla crudeltà della guerra, senza distinzioni di etnia, nazionalità o religione. Ora sta aiutando una asso-ciazione per bambini disabili. Con un minimo di 10 euro al mese si garantiscono le medicine e le cure necessarie per questi bambini. www.gruppoarcobaleno.org

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Antonio mileto, classe 1978, diploma-to al Liceo “Porporato” e laureato al Dams con indirizzo musicale, ampia esperienza all’estero, è tra gli ultimi arrivati nel campo della strumenta-zione musicale pinerolese.

La musica, un lavoro, ma soprat-tutto una grande passione. Da quan-to la coltivi?

Dai tempi delle medie, quando mi sono avvicinato allo studio della chitarra e poi del pianoforte, che è diventato il mio primo strumento, quindi al canto.

Com’è nata l’idea del negozio di musica?

È arrivata dopo sei anni di stagio-ni in giro per il mondo suonando il pianoforte. Dopo tanti viaggi mi ero un po’ stufato. Così quando mi sono fermato mi sono chiesto: “E ora?” Avevo un po’ di soldini da parte, non molti, e ci ho pro-vato. ho fatto un po’ come mi ha detto mio papà: “Im-magina, se non va, di distruggere una bella macchina, come se fossi andato contro un muro e ne fossi uscito illeso”. Fortunatamente invece è andata bene.

Com’è per un giovane d’oggi aprire un’atti-vità in proprio?

È sacrificante, ma non tanto dal lato econo-mico, perché si può iniziare con piccole som-me che poi, se si lavora bene, diventano delle grandi somme. Il punto di partenza è la voglia di lavorare, poi sicuramente la professionalità. Di certo non si può iniziare guardando sempre l’orologio o pensando di avere le ferie pagate o di mettersi in mutua. Quando ci si mette in proprio l’unico pensiero è il cliente: riuscire a dargli un buon prodotto, porsi sempre con grin-ta e con un sorriso, cercare di risolvere i suoi problemi, a costo di rinunciare al proprio tempo libero. nella società dei grandi numeri il cliente ha bisogno di sentirsi coccolato.

Quanto è stato importante il supporto della tua famiglia?

È stato fondamentale. noi italiani viviamo per la famiglia. mi hanno sem-pre sostenuto nell’idea e nella realiz-zazione del negozio. Diciamo che ce l’avrei fatta anche da solo, ma all’inizio sorgono le paure: le cose potrebbero andare bene ma anche male. Per quan-to riguarda lo studio, invece, mi hanno sempre lasciato fare. non mi hanno mai consigliato di buttarmi nell’ambito artistico, è stata una decisione mia.

un futuro nel campo musicale: quanto c’è di sogno e quanto di con-creto?

Di gente brava ne ho sentita tanta ma penso che oggi il mondo musicale sia più difficile proprio perché si è in tanti e anche perché la discografia ora è

vista come una moda. Il tempo in cui viviamo è frettoloso, tutto cambia e tutto passa senza che ce ne accorgiamo. mi ricordo che una volta, quando mio padre regalava un disco a mia madre, si ascoltava la canzone migliaia di volte. Oggi invece una canzone prende subito il posto di un’altra canzone bella e così via. È tutto ridotto ad un circolo di novità continue. Però non significa che la qualità non venga premiata. nella mia carriera di musicista ho conosciuto molte persone talentuose ma non tutti alla fine fanno i musicisti. molti miei amici vivono di musica: sono maestri, compositori, arrangiatori. Essere musicista non significa per forza passare alla radio o in televisio-ne. Significa anche solo coltivare la propria passione.

Qual è il rapporto dei giovani pinerolesi con la musica e con te?

Ottimo! Devo il mio successo sicuramente a loro. non credevo che ci fosse così tanto desi-derio di entrare in questo ambito. Sono felice più che altro per la grande fiducia che mi dimostrano e io cerco di ripagarli venendo loro incontro.

ANToN io M i L E To

Cuore e passione per la musica

14 P e r s o n a g g i

A cura di gabriella bruzzonePInEROLESE

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Pinerolo è conosciuta, da storici e studiosi, per il noto personaggio dalla maschera di Ferro, il cui passaggio in città è ricordato nell’omonima rie-vocazione storica tenuta generalmente in ottobre (quest’anno il 2-3).

meno nota ai più, si svolge anche una secon-da, involontaria, rievocazione della storia pinero-lese: con i mercatini delle pulci e le bancarelle nel centro storico, in diversi momenti dell’anno, sia, soprattutto, da quando, non molti anni fa, si è tra-sferita nelle viuzze tra le case del centro l’annuale “Rassegna dell’artigianato” (quest’anno dal 9 al 12 settembre) che trasforma le vie e le piazze por-ticate di cui è percorsa l’intera parte antica della nostra città in un grande mercato.

Come molte delle città di fondazione medie-vale, Pinerolo si trova all’incrocio di importanti assi viari, allo sbocco delle vallate e crocevia delle strade di collegamento con i valichi alpini verso la Francia. È collocata in una posizione di rilievo, lungo gli itinerari di viaggiatori, pellegrini, e degli a volte ingiustamente trascurati mercanti.

Proprio i commerci determinarono una parti-colarità della configurazione urbana di Pinerolo, come di numerose altre città piemontesi dello stesso periodo.

In primo luogo è da considerare l’importan-za che un tempo avevano i mercati di prodotti agricoli, primaria fonte di sopravvivenza. Questa attività si sviluppò maggiormente nei centri già in località strategiche, che diventano così i fuochi degli importanti assi commerciali di prodotti agri-coli e di artigianato.

Percorrendo una “strada magna” attraverso la città, si potevano dunque ammirare e scambiare le merci che mercanti e produttori locali espone-vano sui loro banchi. Spettacolo pittoresco, que-sto, ma non sempre favorevole all’ordine.

È così che si formano, nelle città di questo tipo e periodo, le strade e piazze porticate. Sotto i por-tici era possibile riparare banchi e merci, poterne fruire più comodamente, e, allo stesso tempo, mantenere pulite le facciate delle case prospicien-ti la strada principale, salvandone il decoro.

I portici, di cui Pinerolo è ricca, diventano uno spazio intensamente vissuto, importante nel suo ruolo commerciale e sociale, luogo di sosta e di scambio.

Le primitive tettoie lignee furono sostituite da solide strutture in muratura, come vediamo oggi in via del Duomo, via Savoia, via trento, piazza S. Donato, per poi evolversi ancora e passare a studiate ed elaborate archi-tetture, riscontrabili ad esempio anche nei portici pine-rolesi più recenti, fino a quelle che distinguono le strade auliche di torino.

Insieme alla forma, anche la loro funzione su-bisce una trasformazione: originariamente com-merciale, si arricchisce poi di quella di rappre-sentanza, importante per l’immagine della città. Assume in seguito, con il fiorire dei caffè, una funzione sociale e di ritrovo, a “passeggiata”.

Oggi tutte le funzioni dei Portici si conden-sano, modificate secondo le attuali esigenze; ospitano negozi, bar e pub, sono battuti la sera e nei weekend da fiumi di persone che alla loro protezione si incontrano e ritrovano e, infine, accolgono in particolari occasioni i banchi e le bancarelle dei mercatini che riportano alla luce la sepolta storia della nostra città e delle nostre abitudini.

Per approfondimenti: SARA InzERRA, CLARA PALmAS, Strade e piazze porticate del Piemonte, torino, Centro Studi Piemontesi, 2002.

m o s t r e & A r c h i t e t t u r e A cura di Francesca noardo

LE V i E P orT i CATE D i P i N EroLo

Storia di spazi intensamente vissuti

ARtE

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basta. È il perentorio ordine di chiusura dell’EtI, l’Ente teatrale Italiano, “ente inutile” in una lista casuale di associazioni da tagliare nell’ultima manovra finanziaria del governo. basta. È il grido che da parte del mondo della cultura e dello spettacolo continua a levarsi nei teatri, nelle strade, nelle piazze contro una politica che “suicida la Cultura”, per dirla con Emma Dante.gli indizi sono chiari, non sarà una stagione facile per il teatro italiano e la soppressione di un’istituzione im-portante come l’EtI che, nonostante tutti i vizi struttu-rali, promuove e diffonde iniziative culturali d’eccellen-za che spesso non troverebbero spazi per esprimersi, va in una direzione preoccupante.Chissà che non ne risenta anche la nuova stagione del teatro Sociale di Pinerolo: ancora non trapela nessuna anticipazione, ma l’attesa è tanta. Dalla sua “rinascita dalle ceneri” nel 2008 è andata sempre migliorando l’offerta culturale della programmazione, portando a Pinerolo prime nazionali e attori di spicco. Il pubblico, sicuramente felice di avere a Pinerolo un centro teatra-le di primo piano, ha risposto sempre molto bene, con molti “tutto esaurito” nel corso delle precedenti stagio-ni.Qualche certezza in più invece pare giungere da alcune compagnie teatrali del Pinerolese, con differenti livelli di esperienza, di popolarità e di offerta teatrale.Il gruppo teatro Angrogna di Jean-Louis Sappé, sulle scene dal 1972 in tutta Italia, in Europa, in America La-

tina e negli Stati uniti, dopo il tour estivo in Danimarca con Li valdes, porterà in scena ad ottobre “I vanzetti”, in prova aperta a Rorà il 2 ottobre, in Cadore l’8 e il 9, a moncalvo d’Asti il 23 e infine a Cumiana il 30. nel frattempo il gtA sta lavorando alla stesura di due nuo-vi spettacoli: “L’Altrastoria - storia d’ Italia attraverso il canto popolare” ( che debutterà nel settembre 2011 ) e “mai dire mai”, “una riflessione sulla democrazia in que-sto nostro paese sempre più a rischio di totalitarismo, benché mascherato”, ci dice Jean-Louis.L’Allegra Compagnia mr. brown, nata nel 2006 da un’idea di Fabio Scudellaro, sta portando in tournée la commedia “baciami”, liberamente tratta dalla pièce “È colpa mia se piaccio alle donne?” di Salvo Sottile, spet-

tacolo vincitore della selezione regionale uILt Piemonte per il cartellone “teatro delle Regio-ni” del teatro Cristallo di bolza-no 2011. L’Allegra Compagnia sarà il 30 ottobre a Fubine, in provincia di Alessandria, il 13 novembre a Cumiana e il 20 novembre a volvera.C’è solo un modo per resiste-re ai tagli alla cultura: portare più gente possibile a teatro e farla divertire, piangere, emo-zionare. ma soprattutto farla pensare.

PEr rESiSTErE Ai TAGLi ALLA CULTUrA

Portare più gente nei teatri pinerolesi

16 te a t r o

A cura di maurizio Allasia Fotografie m.A.

ARtE&SPEttACOLO

CINEMA

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Il colonnello hannibal Smith, del corpo dei Ranger dell’esercito degli Stati uniti è alla guida dell’A-team, una squadra in grado di portare a termine missioni impossibili.Il film narra la nascita dell’A-team conte-stualiz-zando ad oggi lo storico incontro di hannibal con P.E. baracus, murdock e Sberla.Dopo essersi uniti tramite una roccambo-lesca situazione, nelle scene iniziali del film la narrazione ci porta subito avanti negli anni e ci mostra la terribile minaccia che si abbatte sugli irriducibili e fedelissimi soldati americani.un’ngiusta accusa di tradimento che si trasforma subito in condanna ed i nostri quattro eroi si ritro-vano degradati, feriti ed ingiustamente incarcerati.ma l’A-team non si ferma davanti a niente e per riscattare il proprio onore i Ranger sono pronti a tutto, a cominciare dall’evasione.A-team mostra sin dalle prime scene la sua incapacità di essere un film indimenticabile, poca sostanza coperta da una nube di fumo che lascia comunque il pubblico soddi-sfatto all’uscita del cinema.

Con alle spalle già diversi esempi di quanto sia difficile e rischioso creare una pellicola di buona qualità basandosi su un telefim di suc-cesso (Starsky and hutch, Charlies’ Angels, miami vice, ecc..) Joe Carnahan ha scelto di adattare la popolarissima A-team al grande schermo avvalendosi di un cast ricco di star.Il risultato finale è quello di un film adatto ad un pubblico sotto i diciotto anni ricco di esplosioni, combattimenti e cameratismo militare, ma totalmente privo di imprevedi-bilità e cura dei personaggi, ad eccezione di

Sberla.A-team non è un film consigliabile a chi ama il ci-nema e non è un’opera di cui ci ricorderemo ma è senza dubbio un buon passatempo; aspettare che venga trasmesso in televisione rimane comunque la scelta più saggia.

Andrea Obiso

Questa è la storia dell’infanzia di Lilliana, bambina degli anni venti nella città di Asti. È un libro auto-biografico, l’autrice giulia Fiorn (Lil-liana Attigliano Forni, 1919-2006) è diventata medico a torino e ha avuto esperienze come pediatra a Capo verde e in uganda.Lilliana, una bambina ingenua ma

matura, dolce, fantasiosa, racconta episodi di quando era piccola, nei quali conosciamo la zia Rosemma, la madrina giulia morta a soli trent’anni di tisi, la maestra che le ha insegnato a leggere, scrivere e contare. E poi maria, Luigi-na, Rosina… tutte donne che l’ hanno aiutata a crescere, dato che sua madre non si curava di lei, per un suo piccolo difetto: il fatto di essere strabica. La madre, una donna le-gata alle apparenze e all’alta società della città, ai pette-

golezzi e ai beni materiali, non poteva sopportare un tale grado di imperfezione nella figlia… a lei preferiva di gran lunga le sorelle, più stupide e più cattive, forse, ma di certo più graziose e ben educate. In questo libro non ci sono solo donne, ma rico-prono un ruolo importante anche gli uomini, in particolare il papà di Lilli, il suo Prinsi, il suo Prin-cipe.un libro scorrevole, un po’ dolce e un po’ amaro per descrivere un’infanzia a tratti lieta, a tratti ma-linconica, ma tutto sommato felice. A Lilliana ba-stavano le cose semplici, e per questo non è mai andata d’accordo con la madre, ma sempre, inve-ce, con le serve e i contadini. La rendevano felice.

Elisa garis

A teamRegia di Joe Canahan

Attori: Liam neeson, bradley Cooper, Sharlto Copley, Quinton “Rapage” Jackon, Jessica biel

L i b r i & A l t r oA cura di Andrea Obiso e Elisa garis

CInEmA

UNLibroDi GiULiA F iorN

non importa se non hai trovato l’uva fragola

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troviamo il campo di gioco dell ’Associazio-ne Sportiva Dilettantistica Chisone Calcio ad Abbadia Alpina, l ’impianto sportivo è gestito dalla società da ormai due anni e si affianca alla storica sede che si trova presso gli im-pianti sportivi dell’Isituto murialdo a Pinerolo.

L’associazione è nata nel 1992 con il nome di Polisportiva Chisone, sotto la gestione di Leonardo Fortunato e di un direttivo, però, la polisportiva ha deciso quasi subito di occuparsi solo dell’attività

calcistica cambiando nome e diventando così ASD Chisone Calcio.

Ad oggi la società è composta da otto fa-sce d’età, suddivise in: “piccoli amici”, “pulci-ni”, “esordienti” e “giovanissimi”; queste ca-tegorie permettono a ragazzi di età compresa fra i 4 e i 14 anni di allenarsi e partecipare a tornei e campionati.

L’obiett ivo dichiarato dal l ’ ASD Chisone è di ampliare ulteriormente i l numero del -le categorie a partire dalla creazione di una squadra di “Allievi” fino ad arrivare al com-pletamento di una prima squadra; obiettivo possibile data l’ottima salute di cui gode at-tualmente la società.

La buona salute dell ’ASD Chisone Calcio si denota anche dalla pregevole iniziativa che da due anni accompagna la società, il “Sum-mer Camp”, ovvero un campus estivo calci-stico per ragazzi dai 6 ai 16 anni. Le attività svolte nel campus 2010 sono state coordinate da Sergio bonacci e Adelino zennaro.

È dall’inizio dell’anno 2009 che la società può avvalersi dell’esperienza di Adelino zennaro, ex giocatore professionista che ha militato nelle fila di

torino, Empoli e Salernitana.Abbiamo incontrato Adelino

zennaro, che tutt’ora ricopre il ruolo di direttore tecnico. Rife-rendosi ai risultati della passata stagione si è detto molto sod-disfatto dei suoi ragazzi, in par-ticolare dei “giovanissimi” clas-se 1996. «Questi ragazzi hanno raggiunto un grande risultato arrivando in testa al proprio gi-rone nel campionato provincia-le. L’emozione ha però giocato loro un brutto scherzo eliminan-doci dalla competizione quando eravamo ad un passo dalla se-

L ’ A S D Ch i S oNE C A LC i o

Otto fasce giovanili e un “Summer Camp”

18 C a l c i o g i o v a n i l e

A cura di Andrea ObisoFotografie www.chisonecalcio.com

ASD Chisone Categoria Esordienti 1997

SPORt

ASD Chisone Categoria Primi Calci

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ASD Chisone Categoria Giovanissimi 1996

AdelinoZennaro«Lavorarecoiragazzièmoltosoddisfacente»

mifinale regionale. Posso dirmi inoltre molto contento di tutti i ragazzi, i quali stanno mettendo molto impegno nel raggiunge-re gli obiettivi che insieme ci siamo prefissati. L’anno passato per esempio abbiamo portato diversi nostri giocatori a fare dei provini in vivai importanti, co-me quelli del torino, della Ju-ventus e del Lazio».

La grande soddisfazione è condivisa dal presidente della società, Leonardo Fortunato e da altri estimatori. Fra gli altri ha attirato l’interesse anche dell’Assessore allo Sport del Comune di Pine-rolo, tiziana Alchera, la quale ha fatto visita anche al Summer Camp: «Abbiamo ottenuto grandi risultati dal Summer Camp dello scorso anno con 150 ragaz-zi iscritti, ma quest’anno abbiamo superato il nume-ro arrivando fino a 170 adesioni e facendo arrivare ragazzi anche dal veneto».

La voglia di fare è chiara nello sguardo di zen-naro, come è chiara la consapevolezza che la strada da percorrere è ancora molta, riferendosi soprattutto all’allargamento delle fasce d’età. In-fatti Adelino ci ha riferito che “È molto importante cercare di creare nuove categorie all’interno della società, altrimenti i costi che comporterebbe l’in-cludere nuove squadre sarebbero esorbitanti”.

Le pregevoli iniziative, la voglia di fare e gli ottimi risultati ottenuti sui campi da gioco fanno ben sperare per la stagione calcistica imminente e per il futuro di questa socie-tà che appare davvero in grande forma. In bocca al lupo Chisone.

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GrUP P i EMErGENT i D E L P i N EroLE S E

gli AridoveroAr idovero, una rea l tà nata nel Pinerolese dall’idea di tre ragazzi che da sempre amano la musica e raccontare storie reali e molto intense. Sono Demis Pascal basso e voce, Elisa Reinau-do batteria e voce, Alessandro Perdomi chitarra e voce.

Chi ha avuto la fortuna di ascoltarli in questi mesi nelle loro performance nel torinese si sarà sicuramente reso conto che sono tutti e tre po-listrumentisti; infatti usano scambiarsi di ruolo durante i loro concerti ed è anche questa carat-teristica che li rende così interessanti ed accatti-vanti alle orecchie e agli occhi del pubblico.

I l loro sound come molti affermano pren-de spunto e si avvicina a quello dei primi Af-terhours e dei verdena. Li abbiamo intervistati, anche in qualità di vincitori di “Sound on the River”.

Cosa significa per voi aver vinto il concorso “Sound on the River 2010”?

Abbiamo interpretato questa vittoria, e gli attestati di stima di chi ci ha visti e ascoltati, come un’autorizzazione a proseguire il nostro tentativo di creare delle storie in musica, e di

farlo senza imporci limiti dettati da ruoli e stru-mentazioni immutabili.

Da cosa, o da dove nascono queste storie?È possibi le che la r isposta r isult i un po’

inflazionata... alcune le abbiamo vissute, altre le abbiamo sentite raccontare, altre ancora le abbiamo viste accadere. E poi ci sono quel-le che immaginiamo. Ognuno di noi tre ha un bagaglio di storie che meritano di essere ascoltate.

È difficile dire chi di voi suona cosa! Come decidete i ruoli per le varie canzoni?

Si può dire che sia la canzone a scegliere da chi vuole essere cantata e suonata... Scambiarci gli strumenti nel bel mezzo del concerto non è un esercizio di stile: è una necessità dettata da come i pezzi nascono e si evolvono.

Perché questo nome: Aridovero?Reminescenza degli studi giovanili! ma,

in fin dei conti, il concetto Leopardiano di “arido vero”, l’essenza dell’uomo che si mo-stra quando si scoperchiano le illusioni, è lo stesso che guida buona parte dei nostri testi: parlare delle miserie dell’essere umano, che siano tossicodipendenze, malattie mentali o quant’altro, è il nostro modo per far affiorare le verità che vediamo tutti i giorni, e conviver-ci un po’ meglio.

Quando è nata l’idea degli abiti che vi ac-compagnano sul palco?

un giorno ci siamo accorti che le nostre mamme sognavano dei figli ordinati ed ele-ganti... e le abbiamo accontentate.

Cosa succede ora?I concerti continuano sempre. E poi, si

rientra in studio: è il momento di farlo. Le storie ci sono. C’è sempre una nuova storia da

raccontare a chi ha voglia di ascoltarla

Speriamo di poter ascoltare il loro prossimo lavoro e continuare ad apprezzare la loro conti-nua maturazione ed evoluzione.

20 O f f i c i n e d e l s u o n o

A cura di mario Rivoiroblind Luck Records

muSICA

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Democrazia diretta o democrazia parlamentare?

nel dibattito politico si assiste da un po’ di anni allo scontro di due idee di democrazia, quella diretta (o plebiscitaria) e quel-la parlamentare. Qual è quella vera della Repubblica italiana? g.D.

“Popolo” è una parola-mi-to, un vocabolo dalle molte immagini. Può esprimere la folla dei diseredati del “terzo po-tere” di Pelizza da volpedo, la spinta nobile degli umi-li, che vedono la storia dal basso e chiedono giustizia. ma può anche avere per interpreti le tricoteuses che lavorano a maglia sotto la ghigliottina e si compiac-ciono delle teste dei nobili che cadono, oppure le folle che incendiano i forni o saccheggiano le case o devastano le botteghe degli ebrei. Solo nel XX secolo il popolo è diventato sovrano, ed è stato giusto che così fosse, perché per tutto il resto della storia era stato suddito e carne da cannone. La gran parte delle Costituzioni moderne, nate dopo la seconda guerra mondiale, hanno colto appieno le aberrazioni prodotte dalle dittature ed hanno costruito sistemi cen-trati sul primato della volontà popolare. ma non basta che un soggetto subentri ad un altro nel potere, perché il potere diventi per ciò stesso buono. Il potere tende per sua natura ad espandersi ed a prevaricare. Il popolo, inteso come maggioran-za dei cittadini, può opprimere una parte di se stesso né più né meno come il tiranno, ed anche quella parte, la minoranza, è pur essa popolo (così scriveva già tocqueville nel 1835). Poiché al di sopra del popolo non può esserci un potere maggiore, deve essere il popolo stesso a darsi delle regole che lo limiteranno nella sua sovranità. Come ulisse si fa legare per non indulgere al canto delle sirene, così una Costituzione è il documento che un popolo si dà quando è sobrio, a valere per il caso che in futuro abbia momenti di ebbrezza. Per questo la nostra Costituzione, che pure attri-buisce al popolo la sovranità, non lo fa in termini assoluti, ma ne modera l’esercizio “nelle forme e

nei limiti” che la Carta stessa stabilisce. Al governo de-gli uomini deve affiancarsi il governo delle regole. La nostra legge fondamenta-le celebra il popolo, ma ne teme le turbolenze e gli ec-cessi, quelli che danno vita alla moltitudine dei vari po-

pulismi. gli attribuisce persino la potestà di abrogare le leggi del Parlamento, attraverso il referendum, ma gliela nega nelle materie più delicate e umora-li, come le imposte e le amnistie. gli conferisce la nomina dei suoi rappresentanti, ma non il potere di condizionarli attraverso un vincolo di mandato. gli riconosce la posizione di vertice, per cui “al di so-pra” del popolo non può concepirsi altro potere, ma contro i suoi possibili eccessi gliene colloca altri “al fianco”, attraverso un sistema di pesi e contrappesi, tutti egualmente legittimati: i poteri di garanzia. C’è una grande saggezza in questo disegno. Oggi è in corso un tentativo assiduo di sovver-tire questa architettura, attraverso un ripetuto appello al popolo e ad una pretesa costituzione materiale, che avrebbe ormai soppiantato la Co-stituzione formale. ma la tesi non ha fondamento, poiché una Costituzione materiale non esiste se non nelle prassi costanti e condivise con le quali si sono colmati in via di applicazione taluni vuoti della Costituzione formale. E questa disegna inne-gabilmente una Repubblica parlamentare, e non una repubblica popolare o presidenziale. L’appello al popolo poteva avere una qualche suggestione emotiva quando il popolo rappresentava la quasi totalità dei cittadini e la sua dignità sofferente si contrapponeva alla corruzione ed agli abusi del-la ristretta oligarchia dominante. non ne ha più quando il popolo è appena una parte della totalità, e l’appello al medesimo è pretesto per sciogliersi dalle regole, stravolgendo il patto costituzionale.

Elvio Fassone

L e t t e r e a l g i o r n a l e Risponde Elvio Fassone

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