Pinerolo Indialogo Luglio 2011

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1 IN DIALOGO Supplemento di Indialogo.it , autorizz. N.2 del 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo Luglio 2011 n. 7 Vivere la montagna

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N.7 Magazine d'informazione e di cultura locale per il dialogo tra generazioni

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INDIALOGOSupplemento di Indialogo. i t , autor izz. N.2 del 16.6.2010 del Tr ibunale di Pinerolo

Luglio 2011n. 7

Vivere la montagna

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22Buone News

A cura di Gabriella Bruzzone

sempre più numerose le zone pedonali e ciclabili

Pure al pedone la sua parte Ci stiamo impigrendo sempre più, soprat-tutto quando si tratta di spostamenti. Me-glio l’automobile o il mezzo pubblico all’uso delle nostre gambe, anche quando si tratta di brevi tragitti. Il problema però è che continuando così rendiamo le città invivibili, sia a causa dello smog sia del traffico e di tutto lo stress che questo comporta. Meno male che alcuni sindaci, colpiti da una sorta di “coscienza verde”, si stanno attivando per migliorare la situazione. Primo fra tutti il fiorentino Matteo Renzi, già noto per la pedonalizzazione di Piazza Duomo, liberata dal passaggio giornaliero di circa 1800 autobus. La seconda iniziativa, avviata il 24 giugno, ha previsto la pedona-lizzazione di tre aree ulteriori: Piazza Pitti, via Tornabuoni e via Por Santa Maria. Alle critiche risponde con un sardonico «il cen-tro non è grande, intanto che ricomincino ad andare a piedi, a camminare e a pedala-re». Effettivamente, come dargli torto?Di certo questi provvedimenti comportano una minor attività dei mezzi pubblici, ma bisogna tener conto soprattutto della dimi-

nuzione dello smog e della maggior rivalu-tazione dei centri storici anche a livello turi-stico e commerciale. Anche a Bologna dilaga la coscienza ver-de: il neosindaco Virginio Merola ha infatti eliminato 291 permessi di parcheggio a Pa-lazzo d’Accursio, sede del comune. Presto inoltre si potrà percorrere solamente a piedi la cinta del Mille che comprende anche le Due Torri. In programma c’è anche la revi-sione dei 75 mila pass per entrare nell’area medievale della città. C’è poi Genova che tra tentennanti tenta-tivi sta attuando un programma che preve-de la creazione di larghi marciapiedi a bordo strada, stile boulevards parigini, e una stra-da centrale percorribile solo dai mezzi pub-blici. A Milano invece si punta sull’Ecopass e sulle zone pedonali. Guardando più in piccolo, anche Pinerolo si sta adattano alle nuove misure ecologi-che. Innanzitutto, per ridurre l’uso di auto-veicoli è presente in cinque punti della città il servizio di Bike Sharing – Bicincittà - che permette ai residenti e non di usufruire gra-tuitamente delle biciclette su tutto il terri-

torio cittadino. Inoltre, da qualche mese ormai un tratto di via Trieste è chiusa al traffico dalle 20 alle 2 permettendo così la libera circolazione dei pedoni nel centro storico. A poco a poco ogni città italiana, a partire da quelle più piccole, si sta attivando per tentare di eliminare l’inquinamento e soprattutto per re-inse-gnare agli automobilisti a camminare, che alla fine non fa mai male.

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S o m m a r i o

| Editoriale | Il giorno dopo i risultati delle elezioni amministrative Massimo Gramellini titola-va la sua rubrica Buongiorno de La Stam-pa, “Anno zero”, ad indicare che erano finiti gli Anni Ottanta, gli anni dove “l’individuo aveva preso il posto del collettivo, il priva-to del pubblico, la discoteca dell’assemblea, il divertimento dell’impegno…” dove la tv commerciale trasgressiva era la dominatrice e Berlusconi, suo inventore, l’icona sociale, che sarebbe poi stata la base per il suo suc-cesso politico. Sentenza che è poi stata con-fermata e rafforzata con i referendum. Eh sì, il pifferaio magico televisivo non incan-ta più, specie i giovani, che seguono ormai altri canali di svago e d’informazione. Seguo-no soprattutto internet e i social network, dove trovano istantaneità e immediatezza, dove è presente tutto il mondo, decentra-to e interattivo, egualitario ed infinitamente espandibile nei contenuti e nelle relazioni… e dove soprattutto si è attivi e protagonisti. Il cuore del mondo giovanile batte soprat-tutto qui e gli adulti, specie con il risultato del referendum, hanno incominciato a capirlo. La generazione dei nativi digitali (così li definisco-no i sociologi) sta prendendo il sopravvento su quella dei nativi analogici (gli over trenta). Le generazioni protagoniste di internet stan-no sorpassando quelle passive della televi-sione. Le rivoluzioni africane ce lo insegnano e le consultazioni elettorali italiane pure. Antonio Denanni

2 buone news purealpedonelasuaparte

4 primo piano viverelamontagna laculturaalpina levallifortificate

8 lettere al giornale nuovavogliadipartecipazione?

9 nuvole sopra i 20 peopledon’tstopthemusic

10 politica in città unagiuntavecchiaeincompleta

11 il pinerolese che vorrei intervistaagennaromichelino

12 Giovani & lavoro leoccasionidilavoroinestate

13 Visibili & invisibili anotherw-rightonthewall

14 appunti di viaggio l’audax1000kmapinerolo sorvolandolarainforest

16 Giovani@scuola unlaboratorioperpensareingrande

17 sociale &Volontariato leadozionidueformediamore

18 personaggi marcobruno

19 Teatro nuovimodellidipoliticheculturali

20 arte&architettura iluoghidelcuore

21 musica emergente magattediengeilampfall

22 sport beachvolleyesportestivi

24 amici di pinerolo Indialogo banner

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PINEROLO INDIALOGO

DIRETTORE RESPOnSABILEAntonio Denanni Hanno collaborato a questo numero: Fiammetta Bertotto, Mi-chele Barbero, Silvio Ferrero, Emanuele Sacchetto, Valenti-na Voglino, Gabriella Bruzzone, Francesca noardo, Maurizio Allasia, Andrea Obiso, Mario Rivoiro, Massimiliano Granero, nadia Fenoglio, Giulia Antonucci, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Massimiliano Malvicini, Marianna BertolinoCon la partecipazione di Elvio Fassone

PhOTOGiacomo Denanni, Irene Lo Bianco

Pinerolo Indialogo, supplemento di Indialogo.itAutorizzazione del Tribunale di Pinerolo n. 2 del 16/06/2010

REDAzIOnETel. 0121397226 - Fax 1782285085 E-mail: [email protected]

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A cura di A.D.

4 natura e montagne del pinerolesePRIMO PIAnO

esTaTe nelle Valli pinerolesi

Vivere la montagna Le valli pinerolesi, denominate ultimamen-te, forse con un po’ di nostalgia, anche valli olimpiche, si presentano con un duplice ri-chiamo: in inverno sono meta degli sportivi per attività agonistiche e di divertimento. In estate invece sono meta soprattutto dei vil-leggianti alla ricerca di frescura, di quiete e di pace in mezzo alla natura. nella stagione invernale l’arco alpino si trasforma in una “Galassia bianca”, un grande sistema dedicato agli amanti degli sport della neve, in grado di offrire agli ap-passionati dello sci ampie strutture di acco-glienza. Sono qui meta turistica soprattutto i luoghi di alta montagna come Pragelato e Sestriere con i loro impianti di risalita e le centinaia di chilometri di piste da sci del grande comprensorio della Via Lattea. In estate invece le mete sono soprattutto i paesini di mezza montagna, dove le secon-de case sono molto numerose, con le loro feste paesane, le sagre popolari, le iniziati-ve culturali, i campeggi, i rifugi, le cammi-nate immersi nella natura, le escursioni in

mountain bike... Il polo di attrazione non è più Sestrie-re, ma paesini come Fenestrelle, Usse-aux, Roure in Val Chisone (Pragelato “tira” d’estate come d’inverno), Prali e Massello in Val Germanasca e Torre Pellice e i paesini a salire nella Val Pellice. Le iniziative che gli amministratori dei vari comuni, le Pro Loco e le associazioni cultu-rali mettono in piedi per allietare il soggiorno dei villeggianti, sia stanziali che occasionali, sono numerose e vanno dal settore sportivo a quello folcloristico, naturalistico, cultura-le, con la riscoperta di antiche tradizioni e costruzioni, che per secoli hanno fatto da confine al regno degli Acaja prima e dei Savoia poi. Tra le iniziative più importan-ti c’è quella che ruota attorno al Forte di Fenestrelle, ma ce ne sono anche altre di pregio e di nicchia, come gli incontri storico-religiosi del Lago del Laux o quelle di altri piccoli paesi, tutte organizzate per “vivere” al meglio la montagna. L´offerta è molto articolata: si va dalle

Comitiva in cammino verso il rifugio SelleriesComitiva in cammino verso il rifugio Selleries

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passeggiate a cavallo alle arrampicate su pa-rete, dalle escursioni giornaliere ai percorsi di trekking o al giro dei rifugi, fino ai percorsi di free ride, down hill e trial o il volo con il parapendio. Per gli amanti del golf ci sono i campi di Sestriere. Ma il vero spettacolo e la prima attrazione sono sempre le vette e la natura, mete di passeggiate rigeneranti. I comuni, in passato gelosi delle proprie pe-culiarità paesane, ora si muovono di comune accordo elaborando progetti condivisi come quello firmato il 27.01.2011 dai sindaci di Fenestrelle, Roure e Usseaux e dai presidenti del Parco naturale Orsiera Rocciavré, di Pra-catinat s.c.p.a. e dell’Associazione Progetto San Carlo Onlus, riportato a fianco.

Un protocollo d’intesa per valoriz-zare le eccellenze ambientali, eco-nomiche e culturali del territorio [...] 3. l’area dell’alta Valle Chisone comprende emergenze culturali e ambientali di riconosciuto va-lore che potrebbero, con politiche che valorizzino e promuovano collaborazioni e integrazioni tra opera-tori pubblici e privati, dare un contributo significa-tivo alla sostenibilità e allo sviluppo territoriale. In particolare, il Forte di Fenestrelle, il Parco Naturale Orsiera Rocciavré e Pracatinat s.c.p.a. - con la pre-senza attiva e partecipe di enti locali e di numerosi operatori privati - costituiscono un insieme di gran-de rilevanza e attrattività. (...) 4. il territorio dei Comuni di Fenestrelle, Roure ed Ussaux dispone di un potenziale economico-ambientale tale da permettere lo sviluppo del set-tore turistico nel quale si evidenziano però alcune criticità:- carenza di una offerta organizzata;- carenza di una rete di vendita del prodotto;- poca riconoscibilità – marketing esterno; 5. a tal fine si ritiene utile avviare una serie di strategie:- organizzare un prodotto turistico che coinvolga le realtà del territorio e sia identificabile;- definire le strategie di vendita;- coinvolgere gli interlocutori a valenza territo-riale;- coinvolgere gli operatori economici;- individuare azioni di promozione comune e di coinvolgimento turistico territoriale. 6. i comuni di Usseaux , Fenestrelle, Roure rap-presentano un territorio ricco di attività e luoghi che rappresentano una risorsa tale da garantire un mercato turistico di qualità nel campo dell’of-ferta tesa alla valorizzazione della natura e della cultura. Ciò premesso necessitano di un’opera di definizione e commercializzazione del prodotto turistico; 7. Pracatinat s.c.p.a., con le sue strutture ricet-tive e con la sua attività di educazione, formazio-ne, progettazione sociale e culturale, promuove molteplici programmi di turismo sociale, cultura-le e ambientale, collabora in diversi programmi di sviluppo locale dell’area ed espleta le funzioni educative, formative e di turismo sociale ad essa assegnate dalla Legge”dal Protocollo d’intesa per l’organizzazione di un pro-dotto turistico che coinvolga la realtà del territorio, fir-mato il 27.1.2011 dai sindaci di Usseaux, Fenestrelle, Roure e dai presidenti di Pracatinat s.c.p.a., dell’Asso-ciazione San Carlo Forte di Fenestrelle e del Parco Na-turale Orsiera Rocciavrè.

Strada che dalla Val Susa sale al Colle delle Finestre

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A cura di Marianna Bertolino

Il territorio alpinoe la cultura delle sue genti

6PRIMO PIAnO

In montagna in questi anni oltre a un tu-rismo di svago e di relax è avanzato anche un turismo attento alle tradizioni, agli antichi mestieri e alle tipicità culinarie: un turismo culturale che fa rivivere la “vita di un tempo”. Un po’ ovunque sono sorti musei etnografici della vita contadina, ecomusei, centri di docu-mentazione e l’estate è il periodo migliore per riproporre le feste del calendario tradizionale di queste comunità. Le valli Chisone, Germanasca e Pellice, per le peculiarità storiche che le caratterizzano, offrono al visitatore un ricco apparato muse-ale e festivo. Qui di seguito alcune informa-zioni ed appuntamenti. Gli ecomusei, la cui formula nasce in Francia negli anni Settanta del novecento, si ripropongono quale luogo, non solo fisico ma soprattutto pensato, in cui la comunità riscopre se stessa attraverso la riscoperta del proprio territorio. nelle nostre Valli gli ecomusei presenti ripropongono soprattutto alcuni mestieri che hanno supportato l’eco-nomia locale. Scopriminiera, in Val Germana-sca, offre una discesa nella miniera di talco di Prali, alla scoperta della vita quotidiana dei minatori. L’ecomuseo Crumière, a Villar Pel-lice, prende il nome dal feltrificio che sin da inizio novecento ha supportato la già avviata e prestigiosa industria tessile. Si possono poi ancora citare l’ecomuseo della Carbonaia, un

percorso che dalla località del Talucco giun-ge fino al Comune di Frossasco, l’ecomuseo della pietra a Luserna San Giovanni e quello delle attività industriali a Perosa Argentina, nato con l’intento di patrimonializzare le co-noscenze e le testimonianze dei lavoratori delle fabbriche presenti in Valle Chisone. Parimenti degni di nota sono i numerosi musei etnografici che costellano il territorio alpino, nati spesso dalla volontà individuale di conservare le testimonianze materiali della civiltà contadina quali manufatti, attrezzi del lavoro, mobili e costumi e per tramandare il ricco apparato di conoscenze riguardanti la vita e i lavori di un tempo. La visita in uno di questi musei, dove spesso chi accompagna è anche colui che ha dato vita al museo non-ché il detentore di questi saperi tradizionali, può rivelarsi una vera e propria esperienza di crescita. Infine, occorre citare il sistema eco-storico del Centro Culturale Valdese, che offre un percorso di conoscenza dei luoghi valdesi, approfondendo le vicende storiche che sin dal Medioevo hanno interessato questo po-polo attraverso i vari musei dislocati nelle tre Valli. La casa degli Escartons “Alex Berton”, in frazione Rivet a Pragelato, offre invece la possibilità di conoscere la storia della Repub-blica degli Escartons, che a partire dal 1300

Un’estate tra feste e musei

Lago del Laux

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ha ricompreso alcuni territori tra Francia e Ita-lia e di cui l’Alta Valle Chisone ha fatto parte fino al 1713. Passando ora ai momenti di aggregazione, a fare da padrona durante l’estate è la festa, tradotta in diverse modalità, dalla sagra pae-sana che esalta il prodotto tipico alle masche-rate che un tempo si svolgevano nel periodo di Carnevale fino alle recenti rievocazioni sto-riche. Sicuramente il Bal do sabre di Fenestrelle, ricorrenza celebrata negli ultimi tempi il 25 agosto, giorno del santo patrono Luigi IX, è un appuntamento da non perdere: durante la giornata, che inizia con la Santa Messa, gli spadonari in costume ripropongono l’antica danza a catena di ascendenza tedesca, legata ai riti di fertilità e del raccolto che si svolgeva-no sul finir dell’inverno. Oltre alle feste, da qualche tempo la di-mensione comunitaria si ripresenta anche nel-le vijà, o vëlhâ utilizzando il patouà, le veglie serali un tempo momento di educazione e di aggregazione durante i lunghi mesi inver-nali, oggi occasione per tramandare antiche leggende, aneddoti e storie e per ascoltare il suono della ghironda, lo strumento musicale a corde della tradizione occitana. Altra modalità sono le rievocazioni storiche, aumentate di numero negli ultimi decenni, dove la riproposta di fatti storici, o presunti tali, è l’espediente per sfilate in costume ed occasione per far conoscere le tipicità enoga-stronomiche dei luoghi. Sul finire dell’estate si svolge a Perosa Ar-gentina la rievocazione “Poggio Oddone, terra di confine”, dall’antico nome dell’insediamen-to, un tempo in mano ai francesi e restituito ai Savoia nel 1574. Strettamente legato alla festa è la presentazione e commercializza-zione del Plaisentif, antico formaggio detto “delle viole” in quanto ottenuto dal latte di primo pascolo, quando nei prati fiorisce que-sto fiore. Per chi non avesse tempo di aspet-tare a degustare tale prelibatezza, il Sentiero delle Viole è un piacevole cammino che parte dal borgo di Usseaux e tocca i vari alpeggi in quota alla scoperta dei produttori locali, un modo diverso per gustare prodotti a Km 0 e per avvicinarsi al patrimonio gastronomico del territorio. Come si avrà avuto modo di capire, la mon-tagna è più viva che mai: sta a noi sforzarci di conoscerla.

Antiche vestigia di frontiera

Le valli fortificate Chi si fosse trovato a voler fare una passeggiata nelle valli Pellice e Chiso-ne verso la metà del XVI secolo avrebbe dovuto progettare bene il percorso, per evitare di imbat-tersi nelle tante fortificazioni che le costellavano. Diroccate e divorate dalla Storia, alcune superstiti vestigia ancora raccontano una vita di frontiera, di territori strategici ora francesi, ora sabaudi. La sola Val Pellice opponeva forti sin da Brichera-sio, sul colle di Santa Maria, distrutto definitiva-mente nel 1631. Per poi proseguire verso Luserna, fortificata alla medievale, con una cinta muraria alta e sottile e torri cilindriche sulle quali spiccava il fortilizio di San Michele, distrutto dalle guerre che interessarono il pinerolese alla fine del XVII se-colo. Un ruolo strategico di maggiore importanza era rivestito dal forte di Torre Pellice: lo dimostra il fatto che sia riprogettato dal 1655 come for-tificazione bastionata alla moderna, una struttura pentagonale raramente utilizzata in collina. nono-stante l’abbandono e la demilitarizzazione, il Forte mostra ancora parte dei suoi terrapieni e delle sue mura. La Valle era poi controllata a monte da una struttu-ra molto ardita, il forte di Mirabouc, alla moderna come concezione, nato a protezione di un confine di Stato, alla medievale come struttura, con torri cilindriche e una forma triangolare a protezione da frane e valanghe. Edificato dal 1565 e ampliato dal 1680, sparisce a causa dell’abbandono.La vicina Val Chisone incuteva timore e rispetto sin dal suo imbocco: il Seicento ridisegna Pinerolo, trasformandola da città manufatturiera a fortezza reale francese di primo rango, grazie alla fortifica-zione progettata da Vauban. Bastioni a punta di freccia, spalto, spesse mura, una cittadella sopra San Maurizio e una ridotta a Santa Brigida di con-trollo. Salendo si trovava poi il forte di Villar Pero-sa, attuale frazione Ciapella, su progetto di Vitozzi del 1597, col gemello San Luigi sull’altra parete della valle: qui un primo confine, in seguito spo-stato verso Fenestrelle. Per questo si abbandonò il vulnerabile forte Moutin e si decise di fortificare un intero crinale, un perentorio monito a non oltre-passare più il confine sabaudo. Michele F. Barale

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8Lettere al giornale Risponde Elvio Fassone

Le recenti elezioni amministrative e soprat-tutto i referendum hanno mostrato un risve-glio dall’apatia e dall’indifferenza precedente, e una grande voglia di partecipazione. Lo ritieni un fenomeno transitorio, o il segno di effettivo cambiamento di costume?

L’apatia, soprattutto sul piano politico, è un fenomeno presente in tutte le società com-plesse e almeno moderatamente benestanti, poiché molti fattori la alimentano. “La politica - diceva Paul Valéry - è l’arte di impedire alla gente di impicciarsi degli affari propri”; e la democrazia rappresentativa, che è una neces-sità quando la demo-crazia diretta diventa impraticabile, crea un ceto politico profes-sionale, che viene per-cepito come lontano, arraffone e omogeneo (“sono tutti uguali”). Di qui la propensione al distacco e all’indif-ferenza, nel senso che non si vede nessuna differenza tra questi e quelli, e tanto vale disinteressarsi della politi-ca, diventata “un affare sporco”. Sul piano morale, poco si è fatto e si fa per contrastare la pigrizia sociale. Il peccato di omissione ha una storia troppo breve per es-sere recepito come costitutivo del nostro do-ver-essere: fin da bambini ci si dice che dob-biamo pregare e santificare le feste, studiare e governare la sessualità, ma nessuna agenzia educativa ci insegna con la stessa intensità che abbiamo anche il dovere di prendere parte attiva alla vita della nostra comunità. Anche quando si è cominciato a parlare di impegno, questo è stato concepito come un fare bene il proprio lavoro, e, al più, adoperarsi in forme di volontariato soccorrevole: cosa meritoria, ma inidonea ad affrontare e risolvere i problemi di portata generale. All’apatia diffusa, poi, contribuiscono alcu-ni fenomeni moderni: la devianza di massa sul piano dei comportamenti fraudolenti (“lo

fanno tutti”) e il senso di impotenza che ne consegue (“se anche mi impegnassi, sarebbe come svuotare il mare col secchiello”), non-ché in parte la tecnicità e la complessità dei problemi. Su questa abulia riposano le demo-crazie populiste e autoritarie. Da queste lunghe stagioni di torpore e di as-suefazione si esce, in genere, per effetto di un trauma, come fu la guerra nel 1940, o in vir-tù di un evento che faccia da catalizzatore di un malessere accumulato: così è stato per il suicidio col fuoco dell’ambulante tunisino, per l’esplosione degli “indignati” in Spagna, e, da noi, finalmente, con il grido che il re è nudo e

con la fine traumatica della grande affabula-zione anestetica, gra-zie alla mobilitazione soprattutto dei giovani in occasione dei refe-rendum sui beni vitali della salute e dell’ac-qua. Per circa un venten-nio ci siamo lasciati sedurre dalle afferma-zioni che tutto andava

bene, e quel che non andava bene sarebbe stato presto sistemato dal mercato, dalla mo-dernità e dal pifferaio magico. La “scatola ton-ta” che troneggia nei nostri salotti ci spiegava che questo era il migliore dei mondi possibili, e ci invitava a lasciar fare al grande regista, nel solco di quanto già intuiva Valery. Sono stati prima i giovani privati del futuro, poi le donne ferite nella dignità, poi la folla dei nuovi po-veri e dei senza lavoro, infine le moltitudini di quanti sono esasperati dal collasso delle virtù civili, sono stati tutti questi segmenti sociali a riunirsi per dire basta a questa favola, basta all’Italia “senza scarpe e con la Mercedes”. Ora viene il difficile, perché non basta anda-re a votare, non basta l’entusiasmo di un gior-no o di un mese. Ma è ragionevole pensare che la spinta si consolidi. I movimenti debbo-no suscitare le emozioni, la politica le può e le deve trasformare in soluzioni: sorreggendosi gli uni con l’altra.

SOCIETà

dopo i referendum

Una nuova voglia di partecipazione?

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persone con identiche preferenze. Ci sono, quindi, almeno due punti di vista dai quali si potrebbe esaminare il rappor-to tra i giovani e la musica. Il primo, si muove in una dimensione intima e priva-ta: spesso la musica e, soprattutto, i testi delle musiche, aiutano infatti ad esprimere qualcosa che non si riesce a comunicare in altro modo ed altrettanto istintivamen-te. Frasi o canzoni intere diventano così veri e propri sostegni emotivi, assurgendo alla funzione di mettere per iscritto senti-menti altrimenti chiusi in se stessi. In secondo luogo, come ho già anticipato, la musica possiede una propria rappresen-tazione extra-individuale e provvede a co-struire identità. Sono, ovviamente, due prospettive che

vanno di pari passo e che affrontano temi di carattere sociologico troppo lunghi da dipanare in questa pagina. nondimeno, vorrei concludere il piccolo spunto fornito con una sorta di “pubblicità locale”, ricor-dando che Pinerolo ospita, nel mese di luglio di ogni anno, il Vincoli Sonori Festi-val - Klezmer e Gypsy Music. Quest’anno l’innovativo festival si svolgerà tra il 22 e 23 luglio presso la piazza S. Donato, ore 21.00. Si avvicina l’estate ed è tempo di concer-ti; a tutti, allora, il mio personale augurio di buone vacanze e buon ascolto, all’inse-gna della ricerca di una perfetta colonna sonora.

nuvole sopra i 20 A cura di Fiammetta Bertotto

a bracceTTo con la musica

People, don’t stop the music Dal vinile all’iPod, passando per mangia-cassette e lettori cd, la musica è un’arte vera e propria per tutte le generazioni: ha un preciso linguaggio che, fedele alle va-rie e progressive tendenze, riferisce più o meno indirettamente un messaggio e re-gala emozioni, finendo spesso e volentieri per essere associato a momenti partico-lari della vita di chi ascolta. Proprio a chi ascolta, invero, spetta l’ovvio compito di interpretare tale messaggio e di usarlo nel modo che ritiene più opportuno. Ma qual è il rapporto tra i giovani e la musica? Com’è cambiato nel corso del tempo? Oggi, grazie anche alla tecnologia, “fare” e passare musica è molto più faci-le e veloce. Questo dà la non trascurabi-le possibilità ai giovani di trasformare la musica, rendendola, oltre che uno stru-mento espressivo, anche un importante strumento di aggregazione. Scegliere la “propria” musica implicitamente significa scegliere anche le persone con le stes-se abitudini, creando in molti casi delle vere e proprie collettività con gli stessi ideali e gli stessi gusti. non è certo un fenomeno recente ed è, anzi, quasi un passaggio obbligato dell’adolescenza: un tempo masse di sedicenni si strappava-no i capelli per John Lennon e company; ora, il fenomeno continua a ripetersi e, a seconda del tipo di musica che si predi-lige, si cambia lo stile e il modo di por-si, creando, di fatto, categorie specifi-che nelle quali riconoscersi. L’unica cosa che è effettivamente cambiata rispetto a quando si sbobinavano le cassette con le matite, pur di passarsi la musica, è pro-prio la facilità di trasmissione delle infor-mazioni. Detta altrimenti, i nuovi mezzi permettono una diffusione estremamente più rapida e semplificata della musica e delle notizie che la riguardano; permetto-no ad una miriade di più o meno giovani gruppi musicali di farsi conoscere tramite siti specializzati (myspace, il più famoso), nonché di creare fan club in cui trovare

SOCIETà

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10 POLITICA

Dopo due settimane di consultazioni, telefona-te, promesse rassicuranti di assessorati elargiti, il nuovissimo sindaco Buttiero ha presentato la sua squadra di lavoro, forte, competente e soprattut-to giovane! Un lungo travaglio questo che non ci giustifichiamo visti i volti più che mai noti degli assessori. Infatti sono ben quattro (su sette!!) le persone ad aver ormai messo le radici in Giunta dalla precedente amministrazione Covato. Ma partiamo dalle new-entry, le promesse della politica pinerolese, capaci, competenti ed energi-che! Ecco infatti Franco Agliodo (60 anni, pen-sionato, indipendente) per Lavoro e Commercio, Luigi Rossetto (64 anni, pensionato, Pd) per i ser-vizi ai cittadini, Angelo Pisaniello (50 anni, ope-raio, Moderati; l’alternativa era Giuseppino Berti, ma si sa, avrebbe creato un po’ di clamore!!) per Lavori Pubblici e Frazioni. E poi eccoci nella se-

zione storica della giunta: Magda zanoni (55anni, consulente, Pd) richiamata, sebbene esterna a questo consiglio, per Bilancio-personale, e poi ecco Super-Buttiero, che oltre a essere sindaco si è preso oneri e onori dell’assessorato all’urbani-stica. Un uomo dalle mille risorse insomma! Due settimane roventi per tirar fuori una Giunta prati-camente identica alla scorsa e pure monca di un

assessorato! Un inizio rassicurante per Pinerolo. D’altronde Buttiero il Grande ha fatto sapere che ci sarà tempo anche per pensare a questo. Chissà se saranno della stessa idea i suoi elettori senza casa, l’Atc e tanti altri che rimarranno senza un punto di riferimento per l’edilizia pubblica! Una giunta a forte componente Pd insomma. Ma ciò che viene da chiedersi è se per caso il Pd a Pinerolo sia solo un partito di stimabili pensionati? nessuna giovane promessa da allevare e istruire!? Ma dico, il maggior partito di centro-sinistra non si sarà mica dimenticato di guardare al futuro!? Ma non finisce qui. Le grandi doti da intrallazzo-mediatore Buttiero le ha dimostrate con la Fede-razione della Sinistra di Clement. Già perché vi sarete accorti della presenza insolita di Tiziana Alchera (46 anni, ass. sociale, Fed. Sinistra) per la poltrona, da lei già occupata nell’amministrazione

Covato, di Istruzione, Sport e politiche sociali. Ma come: non era stato pro-prio Clement ad aver sbandierato a tutti i giornali che lui era l’unico candi-dato di Sinistra?! Che perfino Covato, pur candidato con un partito decisa-mente più a sinistra del Pd (Sinistra Ecologia Libertà) faceva ridere come leader di sinistra!? E allora cosa ci fa a braccetto con una giunta più che mai di Centro (“sinistra”)?! Certamente le due settimane di trattative sono ser-vite anche a questo. L’accordo pre-ballottaggio tra Clement e Buttiero era stato il seguente: un assessorato a me, il mio appoggio a te, il tutto re-stando in minoranza. Un bel giochetto insomma! Di quelli che “la trasparenza

e la legalità” si vedono fin dall’inizio. Un bell’obiet-tivo quello del neo sindaco, di far tutti amici di tutti, dall’Udc di Cirri alla Fed. Sinistra di Clement, passando per Pd, Moderati e Idv, e perché no, strizzando l’occhiolino anche al buon Camusso. E d’altronde Buttiero l’ha detto: “Sarò il sindaco di tutti”. Ma per far questo si sa, si possono solo elargire poltrone e incarichi.

A cura di Emanuele Sacchetto

“riflessioni” poliTiche younG

Una giunta vecchia e incompleta

I n C i t t à

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Lei fa il pendolare tra Pinerolo e Torino. Nel vivere il territorio che differenze trova tra la metropoli e la provincia? La mentalità di provincia è certamente diversa da quella metropolitana e io che vivo a cavallo di due esperienze ne sono testimone. In città le idee che le persone si fanno sono più duttili, più legate alla tem-poralità del momento. In provincia invece la forma mentis è più duratura, le idee che una persona si fa, buone o cattive che siano, durano più nel tempo. Ciò porta alla rigidità e anche alla diffidenza. È più difficile, ad esempio, sedersi attorno a un tavolo per discutere e cercare di fare sistema. Questo a livello commer-ciale e nel mio caso alberghiero implica strategie di comportamento diverse. In questa porzione di territorio che si chiama Pinerole-se a suo parere cosa manca? A livello di bellezze del territorio o di strutture direi che non manca niente. A livello di persone invece manca una certa apertura mentale che permetta di inventarsi cose che escono dall’esperienza consolida-ta. Si fa fatica ad avere visioni lungimiranti e strategie comuni per promuovere il territorio. Ad esempio con le nuove tecnologie informatiche e i social network. La clientela del settore alberghiero del Pinerolese è ancora legata al vecchio sistema del passaparola. Di chi a Pinerolo c’è venuto e si è trovato bene, ha ap-prezzato le bellezze naturali e culturali, ne ha parlato con gli amici, che a loro volta incuriositi hanno deciso di venirci. E il suo punto di forza? Innanzitutto l’essere dislocata in una posizione stra-tegica, che la pone sufficientemente vicina a tutte le mete che un turista da Pinerolo può desiderare. La città è ben collegata dal punto di vista viario. In tre quarti d’ora si è in Torino oppure in alta montagna o nelle Langhe. La buona viabilità è certamente un suo punto di forza. Poi le bellezze del territorio, come il Forte di Fenestrelle, Scopriminiera, ecc. che a mio

Il Pinerolese che vorrei Intervista a Gennaro Michelino, direttore di Villa Glicini

“In provincia è più difficile fare sistema” «La clientela in buona parte è ancora legata al vecchio metodo del passaparola»

Finita la campagna elettorale per una nuova amministra-zione in Pinerolo si riprende con la politica, cioè con il dibat-tito d’idee sulla vita in città e nel territorio. Sulla scia della rubrica preelettorale “Pinerolo come la vorrei” proseguiamo con altri interventi , questa volta allargati a tutto il Pinerolese.Incominciamo con Gennaro Michelino, il giovane e dina-mico direttore di Villa Glicini di San Secondo di Pinerolo e dell’Hotel Diplomatic di Torino

parere non sono promosse in modo adeguato come nelle grandi città.Dal punto di vista turistico-alberghiero che cosa si do-vrebbe valorizzare o promuovere di più nel territorio? Direi che bisogna valorizzare e promuovere tutto. A incominciare dalle piantine per il turista o da quelle col percorso ciclabile. Poi come ho già accennato è importante l’apertura mentale verso le nuove tec-nologie a mio parere utilizzate ancora molto poco. Queste resistenze non aiutano il territorio. Per di più in un’epoca di forti cambiamenti, dove le novità del mercato durano 6-12 mesi.Un’idea o un consiglio a un giovane in cerca di lavoro? Innanzitutto di entrare nel mondo del lavoro il prima possibile (dopo gli studi naturalmente), magari adat-tandosi a fare qualsiasi tipo di lavoro, pur avendo chiaro quello che si vuole fare nella vita. Ed essendo convinti che magari lo si raggiungerà dopo anni. Più in generale però credo che in questo campo occorra una duplice duttilità, non solo del giovane ma anche del datore di lavoro. Quest’ultimo deve tener presente che il giovane di oggi non è più quello della sua esperienza giovanile. Innanzitutto si avvicina al lavoro in un’età più adulta, con un’istruzione e una capacità di ragionamento maggiore che nel passa-to. Occorre una certa sensibilità nel gestire queste ricchezze giovanili. Direi che lo sforzo d’incontro dev’esserci da entrambe le parti e non sempre c’è.Il contributo di Villa Glicini per questo territorio? L’aver fornito al territorio con i lavori di ristrutturazio-ne, che ancora continueranno, una maggiore ricettivi-tà alberghiera e con questa anche una certa massa di turisti (c.a 22.000 presenze l’anno scorso). A questa realtà bisogna aggiungere i posti di lavoro, che nel pe-riodo della stagione estiva sono una quarantina..

INTERVISTE

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Tra inTerneT, aGenzie e passaparola

Le occasioni di lavoro in estate

A cura di Silvio Ferrero

L’estate è appena iniziata ma già si sente l’effluvio delle vacanze. Per i giovani stu-denti, sempre a corto di soldi, le vacanze sono anche motivo di ricerca di qualche la-voretto estivo per pagarsi gli svaghi o per accumulare qualche riserva per l’inverno. E le informazioni in merito sono sempre pre-ziose. Si può spaziare dal turismo all’agricoltura. Tra le tante mansioni, sono richiesti anima-tori per villaggi turistici o piscine, camerieri stagionali presso bar o ristoranti nelle prin-cipali località turistiche. Animatori di estate ragazzi presso i comuni. Oppure operai per la raccolta di frutta di stagione. Per trovare lavoro ci sono diversi strumen-ti. Internet con siti dedicati (www.infojobs.it www.monster.it per citarne alcuni), gli uffici “Informa lavoro” o Informagiovani pres-so i comuni oppure il noto ufficio di colloca-mento. Ci si può an-che affidare alle agen-zie di lavoro interinale. Da non dimenticare la possibilità di pre-sentarsi direttamente al possibile datore di lavoro con il proprio curriculum vitae per candidarsi di persona. Saper scrivere un curriculum può rappre-sentare una marcia in più. In questo docu-mento si devono riportare tutte le esperien-ze professionali e di studio compiute nella vita, i propri interessi professionali e perso-nali, le esperienze professionali e formative in modo sintetico ed efficace, evidenziando quelle che potrebbero mettere sotto una luce migliore la propria candidatura. Importante è non mentire o esagerare le proprie abilità: i nodi vengono sempre al pettine. Sono disponibili su internet modelli e guide per “scrivere” il proprio curriculum vitae. Le retribuzioni possono giungere in vari modi e a norma di legge. Esistono i cosid-

detti buoni lavoro – Voucher che possono essere telematici o cartacei. Pensati per lavoro occasionale accessorio, i buoni sono acquistabili presso le tabacche-rie oppure nelle sedi InPS o sul suo sito. L’importante è che la prestazione lavorati-va non generi un reddito superiore ai 5000 euro annui con lo stesso datore di lavoro. I buoni, acquistabili singolarmente o in buoni multipli da cinque e da due (non divi-sibili) hanno un valore di 10 euro ciascuno, che comprende sia la retribuzione sia la con-tribuzione previdenziale ed assicurativa. Il valore nominale di ciascun buono (10euro) comprende la contribuzione in fa-vore della Gestione Separata dell’Inps(13%), l’assicurazione all’Inail (7%)e un compenso all’Inps per la gestione del servizio(5%). Il

valore netto in favore del prestatore è per-tanto 7,50 euro. Il buono multiplo da 50 euro ha invece un valore netto comples-sivo di 37,50 euro, quello da 20 euro ha un valore netto com-plessivo di 15 euro. Per incassare il buo-no basta recarsi in un ufficio postale con un documento d’identità

valido. Alternativa ai buoni sono le collaborazio-ni occasionali. Queste comportano lo svol-gimento di un’attività di lavoro autonomo senza alcun coordinamento con il commit-tente e, peraltro, devono essere del tutto occasionali, senza i requisiti dell’abitualità e della professionalità. Anche per esse vale il limite massimo di cinquemila euro per anno solare con il medesimo datore di lavoro. nella ricerca di un qualsiasi posto di lavo-ro, sono importanti la determinazione e la dinamicità. È importante dare l’impressione di essere svegli ed in gamba; essere il più spontanei e propositivi possibile all’eventua-le colloquio.

SOCIETà Giovan i&Lavo ro

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GraffiTi di amnesTy conTro le inGiusTizie

Another w-right on the wall

Di Massimiliano Granero DIRITTI UMAnI Visibili & Invisibili

Domenica 26 giugno il gruppo di Amnesty International di Pinerolo ha invitato una crew di writers torinesi, i Knz, i quali hanno dipinto 10 metri di muro nel sottopassaggio del bi-nario per Torre Pellice, quello che conduce al centro studi. È quasi una magia ciò che sono stati capaci di fare questi ra-gazzi a colpi di bombolette! Il graffito rappresenta il dolore, portato dalla guerra e dall’ingiustizia, e la speranza, rappresenta-ta dalla can-dela accesa nell’oscurità, anche se que-sta candela è circondata da

filo spinato: il messaggio di pace e uguaglianza che Amnesty porta da cinquant’anni a questa parte nel mondo. Il colore cupo della paura, queste figure piene di terrore e imprigionate sotto i missili che cadono, sono rischiarate dalla tenue luce della fiammella di Amnesty

che risplende per i più deboli.Il graffito di Amne-sty è affiancato da tre metri di muro dipinto dal gruppo Giovani e Intercul-tura.Se per caso un giorno qualunque vi capita di passa-re in quella zona, date un’occhiata a quel sottopasso: ogni vostro com-mento sarà il ben-venuto!

Minotauro, il nome del mostro rinchiuso nel labirinto di Cnosso dal patrigno, Minosse, re di Creta. Minotauro, l’operazione durata ben cin-que anni e che ha portato all’arresto di 142 ‘ndranghetisti in Piemonte, e al sequestro di beni per un valore di oltre 70 milioni di euro. Il pool di magistrati, carabinieri, poliziotti, e tutte le forze dell’ordine, ha scovato il filo di Arianna per colpire alla testa questo mostro biforme. Si parla di arresti eclatanti, di connivenza della po-litica, di indiziati immacolati. Ma non si dice che sono ben 9 i “locali” della ‘ndrangheta presenti nel solo Piemonte. Un locale è un organo di po-tere che si trova a metà strada tra la ‘ndrina, la famiglia mafiosa, e, almeno per il Piemonte, il Crimine, la Cupola mafiosa. Un controstato si presenta anche qui sotto lo sguardo attento del-le Alpi, forse non così attento. Perché è facile dare la colpa a un’immigrazione proveniente dal Sud negli anni del boom, anche e soprattutto calabrese (la ‘ndrangheta è infatti la sorella cala-

brese, giovane attiva e attraente, di Mafia sicilia-na e Cosa nostra campana), una folla di poveri che si son portati dietro questo cancro della loro terra. Ma se questo sistema ha attecchito an-che qui, ora, un motivo c’è. Anche alle porte di Pinerolo si sono avuti arresti, basta pensare a Beinasco, Bruino, nichelino, o semplicemente a Volvera, dove già si trova uno dei simboli della lotta alla mafia, Cascina Arzilla, un bene confi-scato alle mafie e dato in concessione a Acmos e che rischia di rimanere un simbolo vuoto per mancanza di fondi a aiuti. Anche i carabinieri di Pinerolo hanno partecipa-to all’inchiesta e, l’8 di Giugno, all’arresto degli indagati. Si tratta dunque di una vittoria della legalità, dello stato, e della società civica. Ot-tenuta anche e in gran parte alle intercettazioni degli ‘ndranghetisti. L’inchiesta non è però fini-ta, la parola spetta alla difesa. E a noi non resta che tenere aperte le orecchie, e non pensare di vivere a Utopia.

Argine alla ‘ndrangheta e alla mafia in Piemonteall’operazione minotauro anche i carabinieri di pinerolo

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L’iPod nano

Eventi pinerolesi A cura di Giulia Antonucci

inTerVisTa ad enzo secondo del Vespaclub

L’Audax 1000 km a Pinerolo Un paio di settimane fa la carovana dell’Audax 1000 km è passata a Pinerolo per un controllo orario, un ristoro ed una pausa di 5 ore per riposare: davanti al Tea-tro Sociale in Piazza Vittorio Veneto a Pine-rolo sono arrivati 198 piloti di oltre 50 clubs italiani ed esteri e quasi 30 modelli Vespa diversi, tra cui un 98 e tredici faro basso. Parliamo di questo evento e della passio-ne per questo motociclo con il segretario del VespaClub di Pinerolo, Enzo Secondo.Come è nata la sua passione per la Vespa? “Da giovane ero un motociclista e un anno regalai a mio figlio una Vespa. An-dammo insieme ad un raduno e lì mi appas-sionai. Da quel momento ho incominciato a collezionarle.”A Pinerolo c’è un VespaClub, di cui lei è segretario: quante persone ne fanno parte e quale obiettivo si pongono? I soci iscritti sono circa 220 con una piccola ma agguerrita squadra femminile: una quarantina di Pinerolo e gli altri prove-nienti da 60 comuni diversi: da Sestriere, dalle Valli Chisone, Germanasca e Pellice, giù fino a Venaria, Torino. Siamo particolarmente orgogliosi di rac-cogliere consensi ed iscritti anche da fuori provincia (di Cuneo, Vercelli) e da fuori regione (Milano e Firenze) e addirittura dall’estero (Marsiglia). A proposito di uno degli iscritti di Milano, abbiamo avuto il consenso a svelarne l’identità: si tratta di Antonello Aguzzi, detto Jantoman, musi-cista, originario di Pinerolo, che suona nel notissimo gruppo “Elio e le Storie Tese”.

Come finalità ci poniamo di promuovere la circolazione motociclistica urbana, favorire il turismo motociclistico, come passatem-po e come sport, fornire supporto logistico ad associazioni sportive e di volontariato in occasione di manifestazioni pubbliche, svolgere manifestazioni, convegni, dibattiti, concerti, mostre, seminari per la diffusione dei propri valori culturali. In modo autonomo e anche su richiesta di altri enti, “il VesPino” si impegna in iniziati-ve sportive e di volontariato: “Babbo nata-le in Vespa”, la “Befana in Vespa”, diverse edizioni di biciclettate a Pinerolo, staffette per gare ciclistiche, aste benefiche in occa-sione di cene sociali. Qualche giorno fa è giunta a Pinerolo la tap-pa dei 1000 km. Che cosa ha significato dal punto di vista organizzativo? ha significato allestire una zona di prova cronometrata, ed assicurare da mangiare, bere ed un posto per dormire ai partecipanti del raduno.Qual è lo scopo e il senso di questi raduni? E’ una sorta di rievocazione storica, come le gare degli anni ‘50.Inoltre si coglie l’occasione per viaggiare, che è una delle più belle emozioni che una Vespa possa regalare: i miei viaggi più belli sono quelli che ho fatto in Vespa!Come ha reagito la città a questo evento? Pinerolo ha reagito molto bene: l’arrivo in notturna delle Vespe ha suscitato un fasci-no retrò, per cui la gente si è incuriosita ed ha iniziato a chiedere informazioni circa la Vespa ed i raduni.

SOCIETà

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15SOCIETà

in cosTa rica

Sorvolando la Rain Forest

Appunt i d i v i agg io di Angelica Pons

Il detto “Costa Rica, pura vida”, traduce l’impressione immediata di un ritorno agli al-bori e all’Eden. Con un acquazzone al giorno, quello spettacolo della natura che è la foresta pluviale, la rain forest, cattura ed abbraccia il visitatore con le sue diramazioni infinite. In-canta. Attraverso la lente quasi impalpabile di una goccia d’acqua si acquista una prospetti-va differente da quella cui siamo assuefatti. Fin dall’alba la luce ti viene incontro imperio-sa e calda; alle 5,30 tutti sono già fermento, a cominciare dai colibrì. La gente del posto inizia a lavorare pre-sto, le strade di S. José sono un brulicare di at-tività, di uomini e donne e bam-bini multicolori come i fiori che fanno capolino dai giardini. Con un alto tasso di scolarizzazione, un discreto te-nore di vita, a contatto con la natura, il Costa Rica si presenta come un Paese laborioso ed in crescita. Da S. José ci si dirige verso le montagne oltre la Meseta central, oltre Vul-cano Arenal con l’omonimo lago, riserva di energia dell’intero Paese. Ci stiamo avviando a Monteverde, con il centro in S. Elena, tra 1.200 e 1.500 m sul livello del mare, nella Cordigliera di Tilaràn. Lo dice il nome: è una località montana assai verdeggiante. Per rag-giungerla occorre inerpicarsi e faticare: la gente del posto protegge così i suoi luoghi più apprezzabili, proprio come un riccio tiene strette a sé le sue castagne! Ma in effetti,

conquistare a fatica su strade tortuose e len-te un posto così ammaliante, ti permette di godere maggiormente le sorprese che riserva. È qui che ho affrontato e vinto una delle mie più grandi paure: il vuoto. Durante lo sky wal-king, le rincorse sui sentieri d’acciaio appesi al tetto della rain forest (foresta pluviale), o nelle scivolate del canopy appesi ad un cavo, e nel lancio nel vuoto, in una vegetazione esube-rante, tra le liane coperte di muschio, sotto la pioggia lieve che picchietta sulle foglie e le nostre guance, tra le nostre risate e ululati,

in questa natura che non lascia spazio per im-maginare altro, mi sono sentita parte dell’uni-verso come non mai, in modo quasi primitivo. non c’è più vuoto, ma un tutt’uno, esiste l’essere parte di un universo che ti accoglie. Lan-ciarsi nell’aria della foresta, utilizzando una tecnologia uma-na, come può essere un’im-bracatura sicu-

ra, non toglie nulla all’emozione. Viaggiare sospesa tra alberi millenari fa sgorgare dal cuore una lode per Chi sta più su di noi, per aver pensato un mondo infinita-mente bello. Oh! ne ha fatto dono a noi che pure ne abbiamo così poca cura. Il rush finale del lancio alla maniera di Tar-zan è adrenalina pura. Ma chissà come si sen-tono gli angeli che sono senza corpo, senza limiti gravitazionali… continuerei a dondolare su questa altalena di 10 metri!

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Sulle montagne di Pracatinat svetta un com-plesso di due edifici, l’Albergo e il Laboratorio, luogo di confronto tra la Scuola e il territorio sui grandi temi di oggi. Un progetto che mette in luce la necessità di ridefinire i modi di pensare e agire in relazione agli altri, alla società in cambiamento, all’ambiente che reca i segni del maltrattamento antropico. ne parliamo con Claudia Galetto, responsabile de-gli stages educativi presso il centro di Pracatinat.Qual è il punto di forza di un’ esperienza formati-va “sul campo” rispetto al tradizionale apprendi-mento in aula? negli ambienti naturali si vivono contraddizioni che attivano la disposizione critica delle persone, mentre la consuetudine non sembra offrire stimoli di nuova conoscenza. In questo modo si costrui-sce innanzitutto la disponibilità ad apprendere. Al centro del processo di apprendimento c’è infatti l’esperienza: la conoscenza si produce in un mo-vimento tra il luogo frequentato (fisico, sociale, culturale) e il luogo interno di ciascun soggetto. Fare esperienza è dunque il modo per esprimere ciascuno la propria umanità in rapporto con gli altri e con il mondo, e di viverla come apprendi-mento di sé e del mondo. Dal suo punto di osservazione, il sovraffollamen-to di informazioni a cui sono sottoposti i giovani corrisponde ad un possesso di maggiori conoscenze? Il ri-schio è la frammentarietà del patrimonio culturale e cono-scitivo già acquisito? Di certo negli ultimi anni c’è stata una moltiplicazione del-le opportunità conoscitive: il rischio è che essa porti ad una consumazione dell’espe-rienza e ad una sua progres-siva deprivazione di senso. A mio avviso, trattare questo argomento significa innan-zitutto affrontare i problemi di natura inter-generazionale che si registrano nella socie-tà e che hanno segnato un

cambiamento nel modo di conoscere. non occorre giudicare ciò che è meglio o ciò che è peggio, ma piuttosto comprendere cosa stia succedendo. In-tendo dire che ci sono adulti, oggi, i quali appaiono “ostaggio” di ragazzi ormai ritenuti incomprensibi-li perché risucchiati in una realtà tecnologica alla quale i grandi ritengono di non appartenere. Tra i problemi educativi, quindi, urge compren-dere come sia possibile entrare in relazione con gli stili di apprendimento delle nuove generazioni. Di conseguenza, per chi educa risulta importante de-finire il quadro nel quale collocare la pluralità degli stimoli a cui le nuove generazioni sono sottoposte, per aiutare i giovani ad attivare un processo di ri-composizione dei frammenti conoscitivi dentro e fuori di sé. La strada della ricerca è aperta. Come si traduce in stile di vita consolidato l’inse-gnamento di un’esperienza vissuta lontano dalla quotidianità? Qui entrano in gioco i progetti formativi che im-pegnano Pracatinat in contesti di lavoro perma-nenti, insieme alla Scuola e ad una pluralità di altri soggetti su tutto il territorio regionale. Per questo la sfida educativa e culturale di Pracatinat muove dal presupposto che il benessere dell’individuo, della collettività e dell’ambiente non si costruisce da soli ma attraverso un lavoro sociale che rinnovi un sen-so comune di cittadinanza.

SOCIETà Giovan i@Scuo la A cura di nadia Fenoglio

Intervista a Claudia Galetto, responsabile educativa di Pracatinat

Un laboratorio per pensare in grande

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17Soc i a l e&Vo lon ta r i a to A cura di Valentina Voglino

“due vite per una sola: la Tua!”

Le adozioni, due forme d’amore C’erano una volta due mamme/che non si erano mai incontrate./Una che tu non ricordi/L’altra che tu chiami mamma./Due vite diffe-renti/nel completamento di una sola: la Tua./Una era la tua buona stella,/l’altra era il tuo sole./La prima ti diede la vita/la seconda ti inse-gnò come viverla./La prima creò in te il bisogno d’amore/la seconda era qui per colmarlo./Una ti diede le radici/l’altra ti offri il suo nome./La pri-ma ti trasmise i suoi doni/la seconda ti propose un obiettivo./Una fece in te l’emozione/l’altra calmò le tue angosce./Una ricevette il tuo primo sorriso/l’altra asciugò le tue lacrime./Una ti offrì in adozione,/era tutto quello che poteva fare./L’altra pre-gava per avere un bambino/e Dio la portò verso di te./E ora,quando piangendo/tu mi poni l’eterna domanda./Ere-dità naturale o educazione,/di chi sono il frutto?/Nè dell’una nè dell’altra,mia bambina./Semplicemente di due forme d’amore! Su Internet gira da tempo questa poesia che coglie in pieno il senso dell’adozione e del senti-mento che spinge verso di essa: che trascenda dal legame di sangue e dal DnA è un dato di fatto, ormai scontato e privo di senso. Leggere una spiegazione così tanto semplice e al con-tempo esaustiva dell’origine del sentimento che porta a sentirsi figli di due forme d’amore che solo unite esprimono al massimo la loro poten-za è però commovente e insieme affascinante. Ancora diverso, ma derivante dalla stessa propensione all’altro è il fenomeno dell’adozio-ne a distanza. L’adozione a distanza consiste nell’aiutare un bambino del terzo mondo e dei paesi in difficol-tà, che continua a vivere nel suo paese con la propria famiglia per la sua crescita e istruzione, fino alla maggiore età (18-20 anni), fino a quan-do sarà potenzialmente in grado di aiutare se stesso e la propria famiglia. Adozione a distanza vuol dire individuare un’area di intervento specifica e pianificare, in-sieme alle famiglie coinvolte, un programma per

affrontare a lungo termine le cause che determi-nano la condizione di povertà. Attraverso il bam-bino adottato, l’aiuto inviato raggiungerà tutta la sua famiglia e la comunità in cui egli vive. L’adozione a distanza è una formula attra-verso la quale una persona, una famiglia, un gruppo di amici, un team di colleghi possono assicurare un livello base di alimentazione, sa-lute ed educazione ad un bambino di un paese in via di sviluppo.Infatti, adottando a distanza un bambino, con solo poco più di 80 centesimi al giorno (25 euro al mese), si può provvedere a garantire alimen-

tazione, istruzione e assistenza sanitaria a un bambino e alla sua comunità. Le adozioni a distanza prevedono due tipi di aiuto: personale e comunitario.L’adozione personale è rivolta ad un solo bambi-no e si può prendere carico dei differenti aspetti della sua vita: sostegno scolastico: adozione completa (scuola, alimentazione e cure medi-che); adozione completa del bambino e aiuto economico all’intero nucleo familiare.L’adozione comunitaria si rivolge ai bambini di una classe o di una struttura di formazione o ad un progetto. E’ possibile: il sostegno per l’acquisto di materiale scolastico di una classe; il sostegno per le spese sanitarie o scolastiche dei bambini ospiti in strutture di formazione; il sostegno ad un nuovo esistente progetto. Il monitoraggio avviene tramite fotografie, di-segni e resoconti inviati dall’associazione che si occupa della relativa burocrazia e l’importo ver-sato a sostegno del bambino è deducibile dalla dichiarazione dei redditi.Per ulteriori informazioni: www.savethechildren.it; www.unicef.it; www.rishilpi.org

SOCIETà

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18Pe rsonagg i A cura di Michele Barbero

InCOnTRI

Marco Bruno, pinerolese da poco laure-atosi in Giurisprudenza, si sta preparando a partire per una scuola estiva a Pechino, che gli permetterà di entrare in contatto diretto con un mondo lontano con il quale sempre più dovremo fare i conti.In cosa consiste di preciso questa scuola estiva? La scuola è organizzata dall’Università di Milano Statale, in collaborazione con altri Atenei italiani e stranieri. Prevede una serie di corsi seminariali della durata complessiva di un mese, che si terranno in lingua inglese presso la School of government dell’Uni-versità di Pechino. I temi trattati si articolano in due curricola: la proprie-tà intellettuale dal punto di vista cinese e le poli-tiche ambientali mondiali (in una prospettiva, cioè, comparata). Un aspetto molto importante è che il ciclo di insegnamenti, contrariamente a quanto avviene troppo spesso in Italia, è strettamente connesso al mondo del lavoro: sono in programma numerosi interventi da parte di imprenditori occi-dentali stabilitisi in Cina, nonché di diri-genti dell’Ambasciata italiana e della Ca-mera di Commercio europea a Pechino; inoltre, alla scuola sono connessi un gran numero di stage. Io vorrei appunto farne uno al termine dei corsi, magari in qual-che impresa che mi offra la possibilità di lavorare per un periodo in Cina e poi di ri-trasferirmi in Italia, o almeno in Europa.Dove alloggerai durante i corsi? È stata la stessa organizzazione a tro-varmi casa a Pechino. Dovrebbe trattarsi di un mini-appartamento che condividerò con altre due o tre persone, a circa 15 mi-nuti dal campus. Pechino dev’essere una

città affascinante e piena di contraddizio-ni: a quanto so, si sta occidentalizzando a una velocità folle, ma in molti quartieri le abitudini di vita tradizionali non hanno ancora ceduto il passo alla modernità: per fare un esempio, vaste aree sono ancora prive di elettricità e acqua potabile.Con il cinese come te la cavi? L’ho studiato all’Università popolare di Torino, per circa un anno: giusto il tem-po necessario per comprendere la strut-tura delle frasi e l’importanza dei toni nel

veicolare il significato. L’apprendimento del ci-nese è sostanzialmente una questione mnemo-nica: la grammatica è semplicissima, ma biso-gna imparare a memo-ria migliaia di ideogram-mi. Per cominciare a padroneggiare la lingua sono quindi necessa-ri almeno tre o quattro anni di studio intensivo. Fortunatamente le le-zioni della scuola estiva saranno in inglese; in

ogni caso, a Pechino cercherò senz’altro di seguire anche un corso di lingua.Da cosa deriva questo tuo interesse per la Cina? È una cultura che mi affascina perché lontanissima dalla nostra e caratterizzata da un’operosità sconosciuta all’Occiden-te. Quest’ultimo aspetto mi incuriosisce particolarmente, e spero che una volta sul posto riuscirò a comprenderne meglio i meccanismi. Inoltre, indubbiamente la Cina eserciterà nei prossimi cinquant’an-ni un’influenza enorme sull’Europa: credo quindi che valga la pena di “portarsi avan-ti”, cercando di conoscere meglio (e, so-prattutto, dall’interno) un Paese che avrà un peso sempre maggiore nell’equilibrio mondiale.

marco bruno

In avanti, “verso la Cina”

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il canTiere proGeTTuale del Valle

Nuovi modelli di politiche culturali

Tea t ro A cura di Maurizio Allasia

ARTE&SPETTACOLO

Quando il 12 e il 13 giugno scorso la maggio-ranza degli elettori è andata a votare “4 SÌ per il bene comune”, il giorno seguente è stato il giorno della rivolta dello spettacolo. Il 14 giugno è infatti cominciata l’occupazione del Teatro Valle di Roma, uno dei teatri storici più importanti d’Italia, un tentativo estremo di salvare un luogo destinato a un probabile sman-tellamento, forse addirittura a trasformarsi in un bistrot. Dopo la soppressione dell’Ente Teatrale Italiano nel maggio 2010, il Ministero dei Beni Culturali non ha ancora trovato una soluzione e la gestione del Valle, come di altri teatri im-portanti come il Teatro della Pergola a Firenze e il Teatro Duse a Bologna, vedono incalzare le ombre del privato e di un’assegnazione “politica” non traspa-rente. I primi a sollevarsi sono stati i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo, come altre volte, come per altri tagli, trasformando così, almeno nei me-dia, un’urgenza col-lettiva in un problema occupazionale. Intorno al Valle si è però riunito una vasta rappresentanza del mondo della cultura: perso-naggi sinceramente solidali come Elio Germano e Silvio Orlando, intellettuali in prima linea nella discussione sulla democrazia come Ugo Mattei, volti storici del teatro come la sempre appassio-nata Franca Valeri. Gli occupanti “non vogliono decidere della ge-stione del Teatro Valle, ma stanno elaborando proposte su come immaginano nuovi sistemi di gestione del teatro pubblico e in generale ripen-sare dal basso nuovi modelli di politiche culturali in Italia, perché i referenti politici di destra e di sinistra hanno perso ogni tipo di legittimità come interlocutori”.

Percepire anche la Cultura come bene comune è l’unico modo per non farla morire o relegarla ad aspetto meramente economico. Il Valle è di-ventato a tutti gli effetti un cantiere progettuale: il nuovo corso parta da questo teatro ora senza futuro. Deve cambiare la politica culturale per-ché ne cambino le interpretazioni concrete, per-ché si capisca finalmente che è finito il modello assistenziale ed è tempo di mutare il paradigma, creare un pubblico invece di cercarlo e basta, costruire dei meccanismi di vendita del prodotto culturale per potersi permettere parallelamente di rischiare, di proporre arte davvero di ricerca e di sperimentazione, senza l’ansia del mercato e dei compromessi con il pubblico.

Bellissima a que-sto proposito la lettera di Alessan-dro Bergonzoni al Valle: troppo spes-so si passa una sera a teatro per svagarsi, staccare dalla tv, cercando una “cultura col-luttorio” per sciac-quarsi la mente. Indignato e co-raggioso è l’augu-

rio degli occupanti, “perché la filosofia del male minore non ci basta più, invochiamo una rivol-ta culturale e che sia contagiosa”. Parole che sembrano riecheggiare il Manifesto di Ivrea sul Teatro, scritto nel 1966 da intellettuali e artisti come Augias, Bellocchio, Bene, Quadri, in cui si affermava come “il teatro deve poter arrivare alla contestazione assoluta e totale”. Aspettiamo dalla amministrazione di Pinero-lo un segnale deciso in questo senso. nella Pi-nerolo che vorremmo c’era l’idea di un Teatro Sociale “vissuto, popolare, abitato, vivo”. non vorremmo trovarci delusi all’inizio della nuova stagione, magari ad occupare anche noi un tea-tro perché qualcuno non se ne occupa.

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20Ar te&Arch i t e t tu ra A cura di Francesca noardo

Tre seGnalazioni da pinerolo

I luoghi del cuore

ARTE

“Attraverso il Censimento il FAI sollecita le Istituzioni locali e nazionali competenti af-finché conoscano il vivo interesse dei cittadini nei confronti delle bellezze del Paese e mettano a disposizione le forze necessarie per salvaguardarle; ma il censimento è anche il mezzo per intervenire direttamente, laddove possibile, nel recupero di uno o più beni votati”. http://www.iluoghidelcuore.it

non è una novità che il patrimonio arti-stico ed ambientale italiano, indubbiamen-te tra i più belli del mondo, stia perdendo parte del suo valore storico e paesaggisti-co per causa dell’uomo, un tempo parte-cipante alla cre-azione. Si parla ovviamente delle amministrazioni che non cessa-no di impedire interventi abu-sivi, nell’edilizia in particolare, soprattutto nel meridione, o che addirittura permettono la realizzazione di progetti di bas-sissima qualità, come avviene in larga misura nel nord d’Italia. Ma a parte questo, evidentemente gli anni e l’espe-rienza non hanno contribuito a rafforza-re la coscienza dell’enorme ricchezza che abbiamo sottomano: edifici storici, grandi architetture e meravigliosi paesaggi, che con le vacanze estive molti si apprestano a visitare, soffrono di degrado ed abban-dono. Abbiamo visto i recenti crolli di Pompei, nella Domus Aurea, e, tornando a esempi a noi più vicini, chi non ha notato il recen-te crollo del cornicione di Palazzo Vittone?Come quest’ultimo, che peraltro pareva fosse in corso di restauro, si trovano molti altri luoghi nei dintorni del Pinerolese che

sarebbero meritevoli di più attenzione.

Il FAI (Fondo Ambiente Italiano) dal 2003 compila un censimento con la partecipa-zione della popolazione (con cui dialoga

direttamente su internet), mirando a raccogliere le s egna l a z i o -ni dei luoghi che più stan-no a cuore ai cittadini, allo scopo di “as-sicurare loro un futuro”. Si punta così a selezionare anche i luoghi più trascurati, aumentando

allo stesso tempo la sensibilità della citta-dinanza sul valore del proprio patrimonio artistico, monumentale e naturalistico. nel progetto, “I Luoghi del Cuore”, Pine-rolo conta già tre segnalazioni: la Chiesa di S. Verano ad Abbadia Alpina, la Chiesa di S. Maurizio e la chiesa di S. Maria del Carmelo, e sappiamo che molti altri po-trebbero andare ad allungare la lista.

Questo è un esempio di come anche la voce dei cittadini può e dovrebbe alzarsi in difesa dei luoghi a cui sono affezionati, prima che le pessime condizioni di conser-vazione crollino loro addosso.

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musiche africane

Magatte Dieng e i Lamp Fall

A cura di Mario RivoiroBlind Luck Records

MUSICA

Magatte Dieng è uno dei più significati-vi musicisti senegalesi attivi in Italia. nato a Dakar nel 1983, inizia a suo-nare giovanissimo nella formazione di suo padre, primo batterista di Youssou ‘ndour, cantante senegalese di fama in-ternazionale.

Con il g r u p p o “Les Jeu-nes griot de Louga” co l l abo ra nel 2000 ad un pro-getto per i bambini orfani orga-nizzati da S.O.S. Con il g r u p p o n g a l a m pa r tec ipa al festival C a n i l a i a in Gambia v i n c e n d o il premio come mi-

glior musicista tradizionale e suonatore di Sabar (strumento tipico senegalese). Dal 2001 al 2004 con il Gruppo di Louga fa un tour in diversi stati africani. In Italia dal 2006, Magatte Dieng can-ta, suona e danza con l’Orchestra di Por-ta Palazzo, big band multietnica, e con i Lamp Fall, gruppo di griot del Senegal che ripropongono la loro musica tradizionale. Inoltre insegna danza e percussioni e cura laboratori per i bambini in numerose scuo-le della provincia di Torino. Magatte Dieng lo abbiamo sentito per un’intervista. Con il gruppo dei Lamp Fall

sarà in giro per una tournèe.Cosa vuol dire in wolof lamp fall? Lamp é la luce e fall è il nome di Cheick Ibra Fall.Chi è costui?È un discendente di Selin Touba, il morid più importante dell’ultimo secolo in Sene-gal.Di cosa parlano le tue canzoni? Di pace, amore e religione. Tutto ciò in chiave e con suoni senegalesi, mescolati con una buona dose di altri generi musi-cali.Il tuo quindi si può definire cross over? In parte sì, ma la matrice rimane sempre senegalese.Avete in cantiere un album? Ancora no, ma per la fine dell’anno lo pubblicheremo. Su internet comunque si può già ascoltare qualcosa. Visto il momento storico credi che la musica possa essere ancora uno strumen-to di rivoluzione culturale? Io credo che sia una buona arma se si può utilizzare questo termine ed é un ot-timo modo per integrarsi e far conoscere altre culture.

R i n g r a z i o Magatte e gli auguro di cuore che il suo messag-gio di pace e di rivoluzio-ne culturale possa passa-re attraver-so un mezzo così bello come la mu-sica.

O f f i c i ne de l suono

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beach Volley ed alTri

Gli sport preferiti dell’estate

Beach Vol ley A cura di Andrea Obiso

SPORT

Arriva Luglio, e con Luglio arriva l’esta-te. Da Giugno in poi è normale che le attività sportive che ci accompagnano per tutto l’anno si fermino: campionati dilet-tantistici, semiprofessionistici e professio-nistici finiscono e noi ci godiamo il caldo impegnandoci a sudare il meno possibile.Questo è quello che la maggior parte delle persone fa durante i caldissimi mesi di Lu-glio e Agosto, ma c’è una frangia di irridu-cibili che non hanno alcuna intenzione di attenuare la loro attività fisica solo perché l’abitudine lo prevede. Ed ecco così affacciarsi una serie di op-portunità sportive che, con il passare del tempo, hanno preso sempre più piede nel pinerolese. Il primo sport che viene in mente quan-do si parla dell’estate è ovviamente il Be-ach Volley. Questa disciplina, spesso accostata ingiustamente al mero ozio balneare, è stata consacrata sport olimpico nel 1996 durante le Olimpiadi tenutesi ad Atlanta.

Da alcuni anni il Beach Volley è uno de-gli sport preferiti nel pinerolese, tanto che andando nel campi da “Beach” di Roletto, Luserna e Cumiana è molto difficile trova-re ore libere. I suddetti campi organizzano ovviamen-te anche interessanti e spesso combatti-vi tornei a cui è possibile partecipare con spirito più o meno agonistico. L’immediatezza e la semplicità di que-sta disciplina è data dal fatto di essere un adattamento dello sport della pallavo-lo, giocato però sulla sabbia (non ditelo ai puritani del Beach Volley o rischiate di indispettirli non poco!), un adattamento molto simile a quello operato nel Beach Soccer.nonostante le somiglianze il Beach Soc-cer, oltre a non essere disciplina olimpica, non ha conosciuto la diffusione del Beach Volley nella nostra zona. Sempre nel campo degli sport tradi-zionali trasferiti sulla sabbia, poco cono-sciuto, anzi quasi sconosciuto, è il Beach

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23handball, ovvero lo sport della Pallamano praticato sulla sabbia; nonostante la mancanza di qualsiasi tipo di segnalazione da parte dei media, la nazionale Italiana Femminile di Beach handball nel 2009, in norvegia, si è laureata Campione d’Europa. Vi sono inoltre degli sport, praticabili tut-to l’anno o quasi, che vedono nell’estate il loro apice in termini di diffusione. Questi sono il tennis, il ciclismo, la corsa, il trek-king, il golf, il calcio a cinque e molti altri. Per questi sport non appena il caldo affiora comincia il periodo fortunato, ed ecco che i circoli sportivi si riempiono di aspiranti Federer un po’ arrugginiti. I viali vicino alla caserma dei Carabinieri prendo-no vita facendosi calpestare in ogni punto e direzione da centinaia di piedi in cerca della giusta forma fisica per l’estate. Dal canto loro, le strade meno traffica-te ospitano decine di ciclisti impegnati in salite che non sempre riescono a portare a termine, nonostante tentino di scon-figgerle con totale sprezzo della fatica e, a volte, della semplice legge di gravità; automobilisti e motociclisti di passaggio

li osservano, mentre con le loro menti già sono appesi su di una parete rocciosa op-pure immersi in un bosco da attraversare in bicicletta o a piedi. Tanti sport, tante passioni, tanti sforzi. Come quelli a

cui sono sottoposti i pinerolesi appassio-nati di pesca subacquea, windsurf o vela, i quali devono allontanarsi non poco da casa per trovare luoghi adatti al loro sport prediletto. Meno distante devono spostarsi coloro che amano affrontare fiumi a bordo di una canoa, di un kayak o di un gommone. Comunque venga vissuto fa piacere vedere la passione negli occhi di qualcu-no che, dopo una giornata stressante o durante un periodo di relax, decida di co-stringersi a scalare una parete mai sca-lata, battere un avversario mai battuto o correre in campi mai attraversati solo per dimenticare, ricordare o perdersi per un’ora o poco più. L’estate è cominciata, a voi la scelta se dimenticare, ricordare, perdervi oppu-re, più semplicemente, giocare.

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