Pinerolo Indialogo Marzo 2013

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1 Supplemento di Indialogo.it , autorizz. N.2 del 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo IN DIALOGO Anno 4, Marzo 2013 n. 3 Pinerolo: “stanno per tornare le infermiere!” Docenti uni- versitari del Pinerolese/III Intervista a Gianluca Aimaretti Maurizio Allasia continua la sua battaglia per il voto degli under 25 per il Senato A pag.11

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N.3 Magazine d'informazione e di cultura locale per il dialogo tra generazioni

Transcript of Pinerolo Indialogo Marzo 2013

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Supplemento di Indialogo. i t , autor izz. N.2 del 16.6.2010 del Tr ibunale di PineroloINDIALOGO

Anno 4, Marzo 2013n. 3

Pinerolo:“stanno

pertornare le

infermiere!”

Docenti uni-versitari del Pinerolese/IIIIntervista a Gianluca Aimaretti

Maurizio Allasia continua la sua battaglia per il voto degli under 25 per il Senato A pag.11

22Buone News

A cura di Gabriella Bruzzone

La nuova voLkswagen xL1

L’auto da 100 km con un litro L’automobile di cui vi vado a parlare a dir tutta la verità mi ricorda un po’ le auto dei film di fantascienza degli anni ’70 dove l’impressione avveneristica, con gli anni, sfuma in un catorcio di lamiera e cartone; tuttavia, dicessi che fa 100 km con meno di un litro di gasolio, allora non solo avrei la vostra curiosità ma tutta la vostra attenzione: la nuova Volkswagen XL1, presentata al salone di Ginevra che si tiene dal 7 al 17 marzo, è la prima vet-tura prodotta in serie che riesce a conte-nere in modo tanto evidente i consumi. Fabbricata finora in cinquanta esem-plari, la XL1 riesce a fare 500 chilometri con un pieno. Un serbatoio molto picco-lo, non c’è dubbio. All’elettrico, infatti, subentra il diesel, del quale bastano po-chi litri per arrivare al pieno. Inoltre, le prestazioni sono ottime: da 0 a 100 km/h in 12,7 secondi, con una velocità mas-sima effettiva di 160 km/h. Questi risul-tati sono ottenuti, oltre che dal motore futuristico, dalla leggerezza dei materiali, fibra di carbonio, policarbonati e metalli leggeri, e dalla ricercatissima aerodina-mica che limitano il peso a soli 800 kg, senza peraltro privare gli interni del con-

fort e dello spazio necessario. Le ruote posteriori, dotate di pneumatici a bassa resistenza di rotolamento, sono coperte, ma per il resto l’impressione generale è quella di una berlina lussuosa e dal de-sign provocante. Nonostante, al momento, i costi sia-no ancora alti, la casa automobilistica di Wolfsburg è intenzionata ad installare la stessa motorizzazione sui segmenti più economici del proprio catalogo, quali la Up. Le premesse, definite da alcuni come un grande passo nella storia dell’automo-bilismo, fanno ben sperare. Spero viva-mente che i risultati promessi (o perlome-no la loro ovvia evoluzione commerciale e vendibile al grande pubblico) siano man-tenuti, stimolati anche da una sicura e spietata concorrenza nel settore, perché è sempre più pressante la necessità, mo-rale e logica ancorchè economica, di in-quinare, consumare e spendere il meno possibile. Siamo (quasi) tutti disposti a girare con auto concepite dalle menti di scenografi di serie b, basta che non ci prenda il magone ogni volta che si ap-propinqua il simbolo universale arancione della riserva. Cristiano Roasio

32wwwwAw

Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

S o m m a r i o

|Nuova tecnologia ed energie rinnovabili per il territorio|

La vittoria di Grillo e del Movimento 5 stelle alle elezio-ni politiche ha creato sconcerto a livello nazionale e pure locale. Le analisi politiche per capire il fenomeno si sono sprecate. La voglia di cambiamento degli italiani è certa-mente la causa prima, ma dietro il successo c’è una svolta epocale che molti faticano a comprendere e molti della casta ad accettare. C’è l’era della nuova tecnologia di comunicazione che avanza, che ha cambiato il modo di rapportarsi delle per-sone scalzando la mediazione. È cambiato il modo di co-municare e di creare opinione tra le persone, in particolare tra le giovani generazioni (i nativi digitali!). Fino a qualche tempo fa i ragazzi stavano davanti alla televisione per ore, passivi, a sorbirsi trasmissioni e spettacoli di vario genere. Ora le ore le passano in internet e su Facebook a chattare e a cercarsi l’informazione per proprio conto, saltando le mediazioni di coloro che l’hanno gestita per secoli (scuo-la, partiti, giornali, religioni, ecc). Sta qui la novità e pure il rischio e la paura. J.Rifkin ci ha insegnato che le grandi trasformazioni della storia sono sempre avvenute quando una nuova tecno-logia di comunicazione ha incontrato un nuovo sistema energetico. Così è stato con la convergenza della stampa con l’energia a vapore nella prima rivoluzione industriale e della comunicazione elettrica (telegrafo e telefono) con il motore a scoppio nel Novecento. Ora l’approccio è della tecnologia comunicativa della rete con le energie rinnovabili. Intanto anche a Pinerolo si avvertono le ricadute della vit-toria nazionale. Il movimento 5 stelle ha ripreso ad incalzare il sindaco Buttiero per il rilancio del territorio, che significa centro storico, nuovo piano regolatore, politiche che favo-riscano nuovi posti di lavoro, ecc. Con una avvertenza, ag-giungiamo noi, di non dimenticarsi di questo cambiamento epocale in corso che è fatto di una nuova tecnologia di co-municazione (che è internet e non il cavallo!!) e di nuove fonti di energia rinnovabili. Antonio Denanni

2 Buone news l’autoda100kmconunlitro

4 Primo Piano idocentiuniversitaripinerolesi/3 intervistaagianlucaaimaretti

6 Politica e territorio intervistaalucasalvaidelmov.5stelle

8 Lettere al giornale leenergievitalisprigionateil24-25/01

9 Politica giovane young retroscenadelleelezioni

10 Primo Piano maurizioallasia:“wewantsenato”

12 non ci restano che le storie presidentea800euroalmese

13 giovani & Lavoro perillavorosemprepiùeuropa-eures

14 sociale & volontariato beatavecchiaia!

15 Innovazioni & Tecnologie googleprojectglass

16 giovani & scuola igiovanipendolariuniversitari

17 serate di Laurea heloisegarelloegabriellabruzzone

18 Teatro lookbackinanger/untram...

19 Lettera a... alserviziocivilisti

20 sport softballebaseball-manhattan

22 Musica emergente glioctoside

23 visibili & Invisibili dirittiumani-ii

24 amici di Pinerolo Indialogo

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PINEROLO INDIALOGO

DIRettORe ReSPONSABILeAntonio Denanni Hanno collaborato: Silvio Ferrero, emanuele Sacchetto, Valenti-na Voglino, Gabriella Bruzzone, Maurizio Allasia, Andrea Obiso, Mario Rivoiro, Andrea Bruno, Cristiano Roasio, Nadia Fenoglio, Giulia Pussetto, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Marianna Bertolino, Federico Gennaro, Demis PascalCon la partecipazione di elvio Fassone

PhOtOGiacomo Denanni, Nino Di Pomponio

Pinerolo Indialogo, supplemento di Indialogo.itAutorizzazione del tribunale di Pinerolo n. 2 del 16/06/2010

ReDAzIONetel. 0121397226 - Fax 1782285085 e-mail: [email protected]

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Incominciamo parlando del suo lavoro e della sua competenza all’interno dell’università. Sono professore di endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’Università A. Avogadro del Piemonte Orientale. Il mio lavoro si svolge su 3 livelli: l’attività assistenziale come endocrinolo-go presso l’ospedale Maggiore della Carità di Novara, la didat-tica nei corsi di laurea di Me-dicina, Infermieristica triennale e Infermieristica Pediatrica e la ricerca clinica nella diagnosi e cura delle malattie ipofisarie, tiroidee e il diabete mellito. Dal 1 novembre 2012 e per 4 anni sono Presidente del Corso di Studi dell’Infermieristica. Il rapporto del mondo politico pinerolese con quello universi-tario, ci ha detto il prof. Losa-no, è nullo. Concorda? Questa indifferenza a cosa può essere dovuta? I rapporti per loro natura prevedono uno scam-bio reciproco. Il mondo politico pinerolese po-trebbe rivolgere la stessa accusa a quello univer-sitario. Inoltre, il mondo universitario pinerolese non si è mai organizzato, incontrato, conosciuto per condividere con la cittadinanza la propria esperienza. Per avere un arricchimento recipro-co, per condividere qualcosa con l’amministra-zione della città, con la città nel suo complesso, attendere una chiamata è inutile e, lasciatemelo dire, anche presuntuoso e snob. Il mondo uni-versitario pinerolese dia la propria disponibilità, metta a frutto le proprie reti di rapporti e cono-scenze e la città ne trarrà di certo beneficio.Lei è stato delegato dal sindaco di Pinerolo a rappresentarlo presso il consorzio universitario. Esistono a suo parere le condizioni per tenere in

piedi un polo universitario a Pinerolo? esistono le condizioni, oggi più complesse de-gli anni passati, ma su corsi professionalizzanti predisposti a preparare professionisti che pos-sano impiegare le loro conoscenze anche sul ter-ritorio. Il polo universitario a Pinerolo deve essere

legato a esperienze e realtà più grandi con cui dialogare, con-frontarsi, aprirsi, aggiornarsi. Oggi con la rete questo risulta più facile che negli anni pas-sati. Non intendo solo torino, immagino altre realtà sul terri-torio nazionale e internaziona-le. D’altra parte la necessità di aprirsi al mondo è costitutiva del mondo universitario, per-ciò anche di realtà più grandi. Da soli non si cresce e non si evolve. Devo però anche ag-giungere che, se il territorio pinerolese vuole un polo uni-

versitario, deve investire qualcosa nei prossimi anni: denaro certamente, idee innovative, spazi di incontro. Qualcosa negli anni passati è stato fatto: il consorzio CUeA ha una sede bellissima e funzionale, ristrutturata a proprie spese; il co-mune di Pinerolo da anni ne paga le utenze ed è ancora disponibile ad affittarlo senza costi; alcu-ni imprenditori hanno contribuito al consorzio ma sarebbe fondamentale un coinvolgimento capil-lare di imprenditori piccoli e grandi, di istituzioni del territorio (comuni in particolare), di associa-zioni, di fondazioni. Investire 1000 euro all’anno nella formazione universitaria, a fronte di spese ben maggiori per pubblicità o manifestazioni di dubbia utilità, vuole dire investire nella crescita del territorio e dei giovani. Vista la sua posizione all’interno del Cuea ci può dire che cosa bolle in pentola?

a cura di Marianna Bertolino

C i t t à & Un ive rs i t à /34

Intervista a Gianluca Aimaretti“Sta per arrivare a Pinerolo il corso di laurea triennale in Infermieristica”Docente di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, presi-dente del Corso di Studi dell’Infermieristica: “Manca nel territo-rio un’agile ‘cabina di regia’, un luogo delle idee e dei progetti”

PRIMO PIANO

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Il 26 febbraio a torino, presso la Scuola di Medicina, il sindaco Buttiero, la presi-dente del CUeA Maria Luisa Cosso e il preside della Scuo-la prof. ezio Ghigo, hanno convenuto sulla possibilità di attivare dai prossimi Anni ac-cademici un canale formativo del corso di laurea in Infer-mieristica triennale che a re-gime prevede 3 anni di corso per un totale di 200 studenti. In incontri precedenti l’ASL tO3 nella persona del suo direttore il Dott. Cosenza ha espresso il proprio entusiasmo e la disponibilità dell’ASL e delle strutture sanitarie del Pinerolose nel ricevere il tirocinio formativo di questi stu-denti. Inoltre si è prospettato di portare a Pine-rolo corsi di Master e di specializzazione sempre nell’ambito infermieristico.Inoltre il Comune di Pinerolo e il CUeA saranno partner con Università di torino, del Piemonte Orientale e di numerose ASL in una richiesta di finanziamenti europei su un progetto di invec-chiamento in salute.Università vuol dire studio, ricerca, cultura... Le risulta che sia in atto qualche collaborazione tra università e territorio? C’è qualche settore dove si potrebbe sviluppare? Ha qualche suggerimen-to in proposito e che contributo potrebbero dare i 30 e più docenti universitari che vi risiedono? Dal mio punto di vista, il primo contributo che il mondo accademico potrebbe dare sarebbe quel-lo di mettere a disposizione del territorio e delle sue istituzioni, la propria rete di conoscenze, rap-porti, amicizie. Lavorare nell’università può dare molteplici opportunità di collaborazioni che pos-sono diventare utili e sfruttabili per il territorio. Da conoscenze e incontri nascono idee, progetti, occasioni, ricerche. Per il mio background lavora-tivo penserei di sviluppare a Pinerolo un percorso culturale e di ricerca del “vivere sano”: cibo, mo-vimento fisico adeguato, educazione alimentare.La decadenza del pinerolese è solo dovuta alla generale crisi economica che stiamo vivendo o è mancata in questi anni una lungimiranza della classe politica pinerolese? Penso entrambe le cose. La crisi economica ci ha colti impreparati perché chi guidava il ter-ritorio ha fatto fatica a leggere la realtà in cam-

biamento. Se facessimo più “lobby” culturale e di analisi, lavorando in grup-po e non in entità separate potremmo porre un argine a questo. Le opportunità di rivitalizzare la formazione universitaria e il CUeA mi paiono un primo banco di prova. Manca nel territorio un’agile “cabina di regia”, un luogo delle idee e dei progetti. Veniamo ai tagli nel set-tore della sanità del pine-rolese, che vengono visti

solo in una logica di impoverimento del territorio e quindi di difesa dell’esistente. Il rivolgersi agli ospedali urbani non significherebbe anche servizi più qualificati? La difesa dell’esistente non è an-che indice di eccessivo provincialismo di questo territorio? Condivido il punto di vista della domanda. Di-fendere i piccoli ospedali del territorio è eccessivo provincialismo. La medicina moderna è comples-sa, richiede tecnologie complesse e costose che debbono essere utilizzate in strutture opportuna-mente dimensionate, dove ci sia un passaggio annuo di tanti pazienti. Vi fareste operare da un chirurgo che fa 5 interventi/anno di un certo tipo? Penso di no, per la nostra salute cerchiamo sempre il meglio e il più esperto. I piccoli ospedali possono diventare ospedali di comunità, luoghi di cura delle patologie croniche e dell’invecchia-mento, ma per le patologie acute sono neces-sarie strutture opportune che trattino numerose casistiche. Quanto è importante a suo parere un collegamen-to ferroviario veloce ed efficiente con Torino? Sarebbe importantissimo, ecologico ed eco-nomico e semplificherebbe di molto la vita di molti pendolari. Un grosso passo avanti nella rapidità delle comunicazioni vi è già stato con l’autostrada. Il momento economico rende però quest’opera di difficile realizzazione. Università vuol dire anche giovani. Quale consi-glio per i giovani pinerolesi? Accettare le crisi che possono portare ad un cambiamento, che non significa solo e sempre un peggioramento, ma possono essere occasio-ne per un miglioramento, un’evoluzione culturale e spirituale.

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Queste elezioni politiche hanno dato voce alla protesta. e questa protesta si è tradot-ta in un esercito di giova-nissimi grillini (110 alla Camera e 54 al senato). Di colpo il nostro Parlamento è diventato il più giovane d’europa, risalendo fortu-natamente un po’ la lista di quelli più corrotti, grazie alle facce nuove. Certo è però che la governabilità ne ha risentito molto, e per quanto un Movimento sia per sua essenza intrinseca qualcosa di assolutamente poco “stabile e fisso”, in questo periodo di crisi al-cuni avrebbero preferito una posizione più cauta. Ma si è preferito il salto nel buio. ed è in questo buio che chiediamo di far luce a Luca Salvai, consigliere di Pinerolo per il Movimento 5 Stelle.Come prima domanda, siete soddisfatti del risultato del Movimento a Pinerolo? Come avete condotto la campagna elettorale? Il risultato è ovviamente molto soddisfa-cente, visti i pochi voti che ci separano dal PD, il quale comunque ha mantenuto abba-stanza il suo primato storico in Pinerolo. La nostra soddisfazione è d’altra parte frutto di una forte campagna elettorale sul territorio, parlando e discutendo con la gente, al mer-cato, nelle piazze, negli incontri serali.Non vi sembra però che ad aver vinto que-ste elezioni sia stato il populismo, la dema-gogia e il “tifo da stadio” che in un certo senso vi accomuna a Berlusconi? Bisogna distinguere tra voto ‘populista’ (quello dato a chi fa false promesse come la

restituzione dell’IMU) dal voto di ‘protesta’, di dissenso, di chi dice per esempio ‘no ai

candidati condannati in via definitiva’. Questo non è populismo ma affermazione non tanto rivolta alla pancia della gente, bensì al cuore e alla mente delle persone che vogliono cambiare un siste-ma. La tifoseria da stadio poi, personalmente ritengo sia parte adrenalinica fonda-mentale e piacevole dei co-mizi. L’importante è poi fare politica ragionando e non fa-cendo il tifo.A livello nazionale sembra tutto d’un tratto cambiato

l’atteggiamento del vecchio mondo politico nei vostri confronti, almeno per timore se non proprio per rispetto. A Pinerolo c’è sta-to un cambiamento nei vostri confronti da parte degli altri partiti? Io devo dire che nell’Amministrazione di Pinerolo mi hanno sempre trattato con ri-spetto, non come un ‘poppante’ della poli-tica. Certo il Partito Democratico conserva la propria aria di superiorità, ma non hanno mai messo in dubbio la mia rappresentan-za politica di diritto. Spero comunque che questa vittoria possa aumentare la nostra autorevolezza nei rapporti con le altre forze politiche.Cosa ha fatto la differenza tra voi e il PD in questa campagna elettorale? Direi che la grande differenza c’è stata rispetto a tutti i partiti. Noi, a differenza loro, non siamo andati in tV, per evitare che etichette venissero applicate dagli sche-mi perversi di questo strumento. Un grande

di emanuele Sacchetto POLItICA In Città e dintorni6

Intervista a Luca Salvai, consigliere 5S“La nostra affermazione nasce dal cuore e dalla mente delle persone

che vogliono cambiare un sistema”“Certo non abbiamo l’esperienza e la malizia della politica, ma siamo la rappresentanza politica che ha più laureati”

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oratore come Berlusconi se la cava solo in televisione, capace com’è a far spettacolo. Noi no. Dunque meglio intercettare la gen-te direttamente, fuori dalla tV, nelle piaz-ze. Credo siamo stati l’unico Movimento ad esser tornati ai comizi. e poi naturalmente il web, che non distorce le parole come le televisioni, quasi sempre di parte.Il primo obiettivo di svolta è stato raggiunto: ora abbiamo un parlamento molto giovane, grazie soprattutto ai vostri parlamentari. Ma in molti si interrogano sulla loro competen-za. Non rischiamo giovani inesperti incapaci di riformare il Paese? In realtà noi siamo il movimento con più persone laureate portate in parlamento. Dunque competenti sì. Certo non abbiamo la malizia politica, l’esperienza, siamo influen-zabili da scelte emotive. I nostri parlamen-tari dovranno imparare a ragionare a fondo prima di rilasciare dichiarazioni, e calmare gli entusiasmi nel discutere le questioni.Ora siete alla prova dei fatti. Avete la possi-bilità di portare a casa dei risultati, vista la coincidenza di alcuni punti del vostro pro-gramma con quello della coalizione di cen-tro-sinistra. Come vi comporterete dunque? Noi abbiamo criticato in questi anni tutti i partiti, dicendo che ‘son tutti uguali’. Dun-que non potremo allearci con nessuno, ne

va della nostra credibilità. e poi non tocche-rà a noi farci avanti, ma al PD. Se Bersani proporrà una legge intelligente sulla ridu-zione dei privilegi della casta, certo che la voteremo. Ma saremo anche durissimi nella lotta per alcuni punti fondamentali come il NO tav, su cui o si fa come diciamo noi, o il governo cade e tutti a casa. Staremo col fiato sul collo del PD. e se questi non ci stanno, be’, o facciamo un governo tecnico gestito da noi, oppure via tutti.A Pinerolo 3 anni fa la maggioranza ha scel-to Buttiero. Se si andasse a votare domani, credi ci potrebbe essere una giunta 5 stelle? Se sì, cosa faresti della vecchiezza provin-ciale di Pinerolo? Se si andasse al voto domani non so se il Movimento 5 Stelle vincerebbe. Ma sicura-mente non sarebbe Buttiero a vincere. Do-vessi trovarmi al suo posto comunque, par-tirei da una valorizzazione vera del centro storico, riempiendolo di locali, portandoci i giovani. e per svecchiare la città basterebbe l’entusiasmo della gente che fa politica nel nostro Movimento. Un altro punto tra i primi che toccherei sarebbe l’ACeA, con più in-vestimenti e la valorizzazione della raccolta differenziata. Per quanto riguarda la menta-lità, questa rimarrà provinciale. Ma in fondo ci piace così.

e L e Z I o n I : “ r I f L e s s I o n I ” P o L I T I c h e y o u n g 7

Folla per il comizio di grillo a Pinerolo

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Il turbine delle emozioni a ridosso del voto ha ormai depositato un po’ di polvere, e i pen-sieri incominciano ad assestarsi. Uno prevale sugli altri, anche se è piuttosto un’inquietudine che una traccia: una larga parte dell’elettorato ha chiesto con forza il cambiamento. Un cam-biamento a prescindere, senza domandarsi che cosa sarebbe avvenuto dopo. Cambiare perché non se ne può più: di cosa? di tutto. Con la stes-sa infantile voluttà del nuovo che si respirava nell’immediato dopoguerra, quando accadeva di leggere annunci di questo tipo: “scambio qualsiasi cosa con qualsiasi altra cosa”. Un quarto dei votanti ha espresso questa volontà con la rabbia che nasce dal malessere, dalla povertà, dalla disoccupa-zione forzata, dalla perdita del proprio futuro. Lo ha chiesto indifferente al “dopo che si fa”, alle regole del gioco con le quali si dovranno pur fare i conti. Lo ha chiesto contro, con l’esaspe-razione di chi ha urlato a lungo senza essere ascoltato, spinto da un’avversione totale contro la classe politica tutta intera (in questo sbaglian-do); senza distinzioni perché la rabbia e il ranco-re accumulati non sanno distinguere; senza un percorso in mente perché nella collera estrema prevale la logica del “per intanto”: per intanto mandiamoli tutti a casa, per intanto (quegli al-tri) riprendiamoci gli euro dell’Imu; poi si vedrà. Qualcuno provvederà, lo stellone italico, l’uomo della provvidenza, il fatalismo, l’arte di arrangiar-si, qualsiasi cosa ma non più questa palude. Commentatori autorevoli plaudono a questo ribollire che ha trovato la strada per manifestar-si ed ha fatto intendere la solfa anche ai sordi. Non mi unisco a quelli, perché la politica non è distruggere i forni per avere più pane, e perché ora l’orizzonte è scurissimo. Ma mi immedesi-mo in chi ha urlato il suo “basta!” ed ha messo in campo un’energia mobilitante, una scossa

tellurica capace di distruggere ma forse anche di costruire, un’esplosione di quel desiderio la cui mancanza era stata analizzata dai colti, ma non saziata dagli ignavi. Dunque, liberiamoci da quelli, poi si vedrà: ma è difficile vedere, mentre ancora si sta de-positando la polvere delle macerie, che hanno travolto i malvagi e gli incolpevoli. Per vede-re servono gli occhiali dell’esperienza e della responsabilità. I problemi che sono e saranno sulle spalle di tutti, compresi gli alfieri della colle-ra demolitrice, sono così gravi e così tanti tutti insieme, che forse non è mai accaduto l’eguale:

le migrazioni di massa, il degra-do dell’ambiente, il debito che ha già impoverito il futuro prima che nasca, le diseguaglianze che minano la democrazia, la perdita della fiducia e della rela-zione, il piacere dell’onestà che è scomparso, la ristrutturazione che uccide il lavoro, la penuria delle risorse alimentari e di quel-le energetiche. e tanti altri an-cora. Le energie vitali sprigionate il

24 e 25 febbraio sono l’unico patrimonio del quale adesso disponiamo, la risorsa impossibile racchiusa in talune pieghe della storia. Solo su quelle possiamo contare, accantonando i risen-timenti e le paure. Le rivoluzioni sono il sale del percorso dell’umanità; sono state quasi sempre cruente (e questa non lo è stata); quasi sem-pre seguite da incertezze e sbandamenti (anche questa lo sarà); sempre portatrici di semi che hanno fatto crescere l’umanità. Anche que-sta lo può essere, se, deposta la rabbia, mette mano ai mattoni ed alla calce della ricostruzio-ne. All’insegna del pronostico di Beppe Grillo, la sua immagine più felice tra le tante infelici metafore mortuarie: “Saremo tutti più poveri, ma almeno saremo più solidali”. Se il Movimen-to saprà strutturare questa profezia nella fatica dell’azione politica, sia il benvenuto.

Le energie vitali sprigionate il 24 e 25 febbraio

Il tempo del cambiamento e la fatica dell’agire politico

Lettere al giornale di elvio FassonePINeROLO

9di emanuele Sacchetto POLItICA

Politica giovane young

elezioni: retroscenaNella nostra politica trionfano anche populismo e demagogia

Nel 1994 nella politica ha fatto irruzione uno strumento efficacissimo quanto perver-so e distorsivo: lo slogan. Certo storicamen-te questo ha sempre colorito le campagne elettorali, come un di più, qualcosa di quasi piacevole, che riassumesse con leggerezza i pregnanti programmi di vera politica. Dal 1994 ad oggi invece lo slogan, l’immagine e le urla prima nelle piazze, poi in tV e poi nuovamente nelle piazze, sono diventati i soli mezzi per abbindolare più persone possibile. e la gente ha trovato tutto ciò così piacevole e semplice da iniziare a pensare che in fondo per mettere una X poteva bastare scegliere lo slogan più ad effetto, la persona più sorriden-te. e ha iniziato, la gente, a non documentarsi più, a farsi deliberatamente disinformare dal demagogo del villaggio. C’è stata, e c’è una ignoranza di ritorno. e’ sempre molto commovente vedere tutti assorti nel rispetto della giornata della Me-moria, “per non dimenticare” le crudeltà che la nostra storia recente ha conosciuto. Ma è molto triste pensare che quelle stesse perso-ne, non interessandosi, accettando di farsi ab-bindolare dalle promesse del primo (o dell’ul-timo) demagogo di turno, contribuiscono a mettere in pericolo la democrazia stessa. Non è un’accusa di fascismo, ci sono differenze, certo. Ma è la storia, proprio quella storia che con gli occhi bagnati tutti piangiamo ogni 27 gennaio, ad insegnarci che dal populismo e dalla demagogia nascono le cose più tristi. eppure si dice che l’uomo è dotato di ragione, fatta apposta per far sorgere il dubbio, che stimola la ricerca e conduce alla conoscenza. e allora perché accontentarsi di leggere una lettera illusoria, sentire un comizio urlante, soffermarsi solo sui primi punti di un discorso senza addentrarsi a fondo e riflettere? La rab-bia non è uno stato d’animo che porta buoni risultati. L’indignazione, documentata, ricer-cata può portare al cambiamento. In queste elezioni ha vinto chi ha urlato più

forte. La gente come sempre non ha letto i programmi. e’ stata premiata la retorica, dote eccezionale, ma solo forma, il più delle vol-te vacua nella sostanza. Ma d’altronde è di-ventato un mantra: “tanto sono tutti uguali”. Dunque non serve più far differenze, spreca-re tempo nel verificare le fedine penali delle persone selezionate dai partiti per noi. ed è facile vincere sull’onda di questo slogan, pro-bi dell’essere vergini della politica di palazzo, senza curarsi in questo modo di distruggere quella parte della pur vecchia politica, ma fat-ta di magari poche, ma serie persone. Non è forse anche que-sto agire in nome di un proprio interes-se personale? Non è forse come chi si scaglia contro la magistratura, facen-do della generalizza-zione un’arma invin-cibile per le masse stolte. Anziché pro-vare a portare il pa-ese fuori dall’analfa-betizzazione politica di ritorno, anziché tornare ad istruire le perso-ne sulla buona politica, fatta di ragionamenti meditati e ponderazione, si è preferito urlare e far urlare nelle piazze. Dopo aver passato anni a criticare le urla dentro il Palazzo, additando i nostri politici come dei “barbari”, ora si ritor-na alla tifoseria del grande Dictator dell’anti-chità, venuto per salvare tutti, anche se non si sa bene come, non si sa bene perché. Lo si è ascoltato, acclamato e votato. Ma in fon-do non lo si è ponderato. Non c’era tempo, bisognava votare per cacciare tutti. Via tutti. Senza preoccuparsi del buio, ma lanciandosi nelle braccia di una persona carismatica. W il personalismo dell’immagine nella politica! Nel ’94 e più che mai oggi!

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Com’è nata l’idea di WeWant Senato? L’idea che nel 2013 sia assurdo avere quattro età differenti per eleggere ed essere eletti alla Camera e al Senato (rispettivamente 18-25 anni e 25-40 anni) l’avevo maturata già da tempo. Dopo l’odissea causata dall’inefficienza del consolato italiano di Stoccolma (per non perdere il diritto al voto alla fine ho dovuto chiamare io l’ufficio elettorale di Pinerolo) ho avuto la sorpresa di trovarmi in mano anche la scheda elettorale per il Senato. Un errore tecnico certamente, ma clamoroso, perché mi veniva data la possibilità di compiere un bro-glio elettorale senza rischi. Accantonata l’idea di votare lo stesso pur non avendone diritto, cosa che con buone proba-

bilità non sarebbe stata scoperta, ho de-ciso di lanciare questa campagna, tramite i social network, il video su You tube, la diffusione delle mail e la proposta “virale” ad ogni elettore under 25 di metterci la faccia per esprimere la volontà di votare anche per il Senato.In questa iniziativa ti muovi da solo nel por-tarla avanti o hai intorno a te una squadra? ho dato il via alla campagna da solo, ma il lancio non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di alcuni amici italiani che vi-vono in Svezia da molti anni, i quali hanno condiviso con me l’esigenza di accendere un riflettore su questo anacronismo a cui nessuno sembra fare caso.Inoltre è stato fondamentale il sostegno di elvio Fassone, che ha condiviso e ap-poggiato la campagna descrivendo molto bene le ragioni storiche delle differenze vi-genti per l’elettorato più giovane.Passate le elezioni pensi che passi anche l’in-teresse per la tua tematica? Continuerai ad in-sistere? È difficile far “esplodere il caso” su una cosa che riguarda di fatto una parte limita-ta di popolazione (seppur molto consisten-te) e che viene percepita come assodata, come un’antica tradizione repubblicana che in fondo è transitoria per l’elettore e quindi non avvertita come qualcosa di cui preoccuparsi.L’averla lanciata una settimana prima di

un’elezione così delicata per l’Italia nella quale il Senato è risultato, come prevedibile, senza una chiara maggioranza assoluta, credo sia stato importante per aumentare la consapevo-lezza in chi ha potuto far sentire la propria voce solo per metà.A maggior ragione ritengo che con un Parlamento così rinnovato, in cui le istanze di cambia-

Intervista a Maurizio Allasia “Milioni di giovani sono elettori

dimezzati”- La battaglia continua

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Giovani & Diritti

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mento sono entrate con forza nelle istituzioni, sia necessario insistere nel voler estendere un legittimo diritto politico. Se le forze politiche ri-usciranno a trovare un consenso parlamentare sulle riforme costituzionali, questo aspetto non dovrà essere assolutamente tralasciato. Il motivo che ti ha spinto a chiedere l’abbas-samento dell’età di voto al Senato è perché i ragazzi di oggi sono “più svegli” di quelli di ieri o per rivendicare un diritto e basta? Non ho nessuna ragione di pensare che i 18enni di oggi siano “più svegli” di quelli del passato. L’età probabilmente non è mai stata una garanzia di consapevolezza nell’esercizio del voto, ma a causa di questa differenza tra le due camere è diventata una discriminante decisiva per le sorti politiche del paese. Come può la politica interrogarsi sul futuro delle nuove generazioni senza notare con sdegno che milioni di giovani (studenti e lavoratori) sono elettori dimezzati, trattati come non suf-ficientemente maturi? Il paradosso è che a 18 anni si è cittadini completi di diritti e doveri di fronte alla legge, si può diventare sindaci di una grande città come Roma o Milano o presidente di regione, ma non si ha il diritto di eleggere i senatori. A molti potrà sembrare una rivendicazione di principio, forse anche superflua, ma pensia-mo a come sarebbe cambiato concretamente il quadro politico di queste ultime elezioni con circa 4 milioni di voti in più. Avremmo forse ora una direzione più chiara, una maggioranza certa, la possibilità di un governo più stabile?Questa tua battaglia è fine a se stessa o ha per obiettivo rivendicazioni generazionali più ampie? Mi piacerebbe che questa battaglia partisse da un diritto politico negato e si allargasse alla discussione necessaria sul bisogno di riformare la struttura generale delle istituzioni. Il bicame-ralismo perfetto è ormai in evidente difficoltà e la direzione verso un’unica camera in cui il pro-cesso legislativo risulti più efficiente è condivisa da molte forze politiche. Una rivoluzione istitu-zionale che realisticamente però vedo ancora lontana, per cui penso sia più concreto partire dall’uniformare perlomeno l’elettorato attivo, abolendo limiti di età anacronistici e senza nes-sun appiglio politico e sociale. Questa campagna credo che sfidi in qualche modo anche il concetto di suffragio universale. Puntualmente dopo ogni elezione controversa si sentono proposte più o meno serie sull’intro-

duzione di “patenti di cittadinanza” per poter votare o altre idee “diversamente democrati-che” di questo tipo. Questa nostra sfida parte invece da un presupposto diverso: non dob-biamo avere paura del voto, in particolare di quello giovanile, ma dobbiamo estenderlo. Che i giovani siano favorevoli alla tua iniziati-va è scontato. E gli adulti? Gli adulti, intendendo le persone over 25, sono probabilmente meno sensibili a questa iniziativa, perché in fondo gli elettori tra i 18 e i 24 anni restano una minoranza e perciò non è mai stata avvertita come una priorità per migliorare la condizione di cittadinanza.Sarebbe interessante capire se c’è qualcuno che oggi ritiene di difendere questa differenziazione e perché. Fassone ad esempio mantiene qualche riserva sull’equiparazione delle età per farsi eleg-gere deputato e senatore, con motivazioni interes-santi che andrebbero approfondite e che pongono questioni fondamentali per chi entra a far parte delle istituzioni, come ad esempio l’intrecciarsi dell’impegno politico con la vita di cittadino. Quali sono le prossime mosse? Sicuramente continuare a tenere viva l’atten-zione e allargare il più possibile il dibattito; la prossima mossa potrebbe essere una petizione da diffondere il più possibile a tutti i livelli della società civile. Durante questa campagna ho chiesto se ci fos-sero delle forze politiche disposte a impegnarsi in questo senso ma non ho ricevuto nessuna ri-sposta. A partire dalla politica locale, c’è qualche esponente che ha la volontà di portare avanti questa battaglia apparentemente di nicchia e di farla entrare in Parlamento?In tempi in cui il discorso della “rottamazione” della classe politica è diventato così importante, bisogna avere il coraggio e la volontà di miglio-rare la Costituzione, senza ingessarla in norme fuori dal tempo.Ci sentiremo cittadini più completi quando andre-mo al seggio, il giorno delle prossime elezioni politi-che e non sentiremo più gli scrutatori avvertirci:“Il ragazzo/la ragazza vota solo per la Camera”.

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Il presidente dell’Uruguay guadagna circa 10 mila euro al mese. Ma trattiene per sé solo 800 euro. Il resto lo dona in favore dello sviluppo del paese. Il pri-mo ministro di Singapore, Lee hsien Loong, prende circa 110 mila euro al mese ed è il leader più pagato al mondo. Dopo di lui c’è Leung Chun-ying, capo del governo locale di hong Kong: 35 mila euro al mese. Barack Obama guadagna circa 26 mila euro al mese, José Alberto Mujica Cordano, presidente dell’Uruguay dal 2010, vive con 800 euro al mese, come un impiegato qualunque. Di più non gli serve: “Que-sti soldi, an-che se sono pochi, mi de-vono basta-re perché la maggior par-te degli uru-guaiani vive con molto meno”.

tutti lo chia-mano “Pepe”. Non porta la cravatta e fino a qualche anno fa nemmeno la giacca: girava in guayaberas cubane e giubbotti in stile country. Vive in una fat-toria a mezz’ora da Montevideo, a Rincón del Cerro, assieme alla moglie, la senatrice Lucía topolansky. Amico di Lula, Mujica è il classico ex guerrigliero “tupamaro” vicino al popolo che, partito dal nulla (la madre era figlia di immigrati piemontesi), ha ot-tenuto la guida del paese. tra la fine degli anni Ses-santa e l’inizio degli anni Settanta, ha fatto parte del Movimento di liberazione nazionale dei tupamaros, un’organizzazione radicale ispirata al marxismo e che si rifaceva agli obiettivi della Rivoluzione cubana.

Il suo apporto è stato importante nella fondazione del Movimento di Partecipazione Popolare, che fa parte della coalizione di centro-sinistra Fronte Am-

pio (Frente Amplio), che è risultato determinante per l’elezione nel 2004 alla presidenza del Paese del so-cialista tabaré Vázquez (il predecessore di “Pepe” Mujica). Nel novembre del 2009 è stato eletto pre-sidente con il 52 per cento dei voti, battendo il can-didato del Partido Nacional, Luis Alberto Lacalle. È entrato in carica nel marzo del 2010.

Dopo aver venduto fiori per una vita e quasi 15 anni di prigione, oggi gli piace pescare e curare le pian-

te (tra il 2005 e il 2008 è stato m i n i -stro per l’Alleva-mento, l’agricol-tura e la pesca). P e n s a all’Uru-g u a y come un “paese agro-in-

telligente”, il secondo stato più piccolo del Sudame-rica. I soldi non gli interessano: ufficialmente, non ha un conto in banca e nemmeno una carta di credito. Praticamente un nullatenente, non fosse per il suo maggiolino celeste (valore 1,500 euro). Non ha la scorta e come auto presidenziale usa un’utilitaria.

Dei circa 10 mila euro al mese che guadagna il 90 per cento lo dona al Fondo Raúl Sendic, dal nome del leader del Movimento di liberazione nazionale dei “tupamaros”, per lo sviluppo delle aree più povere del paese. Anche la sua pensione da senatore va in beneficenza. Che l’Uruguay sia un modello da imi-tare?

da http://www.thepostinternazionale.it, Giulio Gambino, 5.9.2012

“PePe” MujIca, PresIdenTe deLL’uruguay daL 2010

Il presidente che guadagna 800 euro al mesedevolve la maggior parte del suo stipendio a progetti per lo sviluppo delle aree povere dell’uruguay. una lezione per i politici italiani

Non ci restano che le Storie...

a cura di A.D.CULtURe

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In questo perio-do trovare lavoro è sempre più difficile e i canali da batte-re sono tanti. Uno di questi è quello dell’eUReS, l’agen-zia europea che for-nisce dei servizi ai lavoratori e ai datori di lavoro. ecco alcu-

ne informazioni al riguardo.Che cos’è l’Eures? È un’agenzia e un portale che offre in-formazioni sulle offerte di studio e di lavo-ro in europa I principali obiettivi di eures sono: - informare, orientare e consigliare i lavo-ratori candidati alla mobilità sulle possibi-lità di lavoro e sulle condizioni di vita e di lavoro nello spazio economico europeo;- assistere i datori di lavoro che intendono assumere lavoratori di altri paesi;- fornire informazioni e assistenza a chi cerca e offre lavoro nelle regioni tran-sfrontaliere.Che tipo di servizi offre? Qual è il suo pun-to di forza? I servizi prestati sono di tre tipi: infor-mazione, consulenza e assunzione/collo-camento (incontro domanda/offerta).La forza operativa di questa rete è rap-presentata dai propri Consulenti, i quali, avvalendosi di Assistenti e Referenti eu-res, hanno il compito di fornire servizi di informazione, consulenza e di incontro, domanda e offerta sia ai lavoratori che intendono trovare un’occupazione in eu-ropa, sia alle imprese che intendono as-sumere personale a livello internazionale. eUReS dispone di una banca dati in con-tinua evoluzione, che include domande e offerte di impiego in 31 Paesi dell’europa ed informazioni generali sulle condizioni di vita e di lavoro. La Banca dati può esse-

re consultata liberamente sul sito internet http://eures.europa.eu , il portale mobilità in europa della Commissione europea.Molti giovani puntano anche ad andare a lavorare all’estero. L’Eures che tipo di so-stegno offre loro? Il portale eUReS per la mobilità dei lavo-ratori offre strumenti d’informazione de-stinati a chi intende trasferirsi o assumere persone in un altro paese. La banca dati “Condizioni di vita e di la-voro” contiene informazioni su una serie di questioni importanti come la ricerca di un alloggio o di una scuola, le imposte, il co-sto della vita, la sanità, la legislazione so-ciale, la comparabilità delle qualifiche, ecc. Un altro utile strumento d’informazione è la sezione “Informazioni sul mercato del lavoro”, che contiene dati per paese, re-gione e settore d’attività sull’andamento del mercato del lavoro europeo.Informazioni su eventi imminenti d’inte-resse per persone alla ricerca di lavoro nel paese o nella regione selezionata sono di-sponibili nel calendario degli eventi.

di Giulia Pussetto13

SOCIetà Giovani & Lavoro

Sempre più Europa per il lavoro

Informagiovani Piemonte Molto nota, ma purtroppo non abbastanza sfruttata è la rete degli Informagiovani federa-ta nella rete regionale. Una ricca Banca dati contiene informazioni sui temi di interesse giovanile quali: studio, la-voro, tempo libero, sport, cultura, volontaria-to... Vi si parla pure di opportunità, corsi, as-sociazioni e servizi per i giovani in Piemonte. Un altro servizio importante sono le Sche-de orientative, che offrono, in modo sintetico, risposte e approfondimenti sui quesiti più ri-chiesti dai giovani, quali la ricerca del lavoro, i profili professionali, la mobilità internazio-nale (per studio, lavoro e turismo), la salute, l’ambiente.www.informagiovanipiemonte.it/

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Si chiama vecchiaia; a volte però viene strategicamente indicata con degli eufe-mismi atti ad abbellire quello che, per de-finizione, è un processo di decadimento fisico e psichico. “Vecchio” è una parola che stona, che impaurisce, e allora con-viene sostituirla con altre capaci di rassi-curarci... occorre mettere al lavoro la più bizzarra fantasia per riuscire nell’impresa: “over 60”, “senior adults”, “pantera gri-gia”, “Nyss” (New young sixty-seventy). Il vocabolario si arricchisce di sinonimi più opportuni perché è così che vuole la collettività. Sempre più viviamo in una socie-tà che, non solo prende le distanze dai suoi anziani, dimenticando-si di loro poi-ché non più produttivi, ma che incorag-gia i propri individui-membri a mimetiz-zare l’età avanzata pubblicizzando i più svariati rimedi (creme anti-age, interventi chirurgici, ecc.). Ribelliamoci e proviamo, per una volta, a muoverci contro corren-te, parlando di un’altra vecchiaia: non di quella delle rughe, della disabilità o della solitudine, ma di quella fase della vita an-cora capace di creatività. Sono state le parole di alcuni anziani pinerolesi che ho intervistato per una ri-cerca ad ispirare in me questa rivoluzione d’immagine. Nei loro racconti ad essere protagonisti non sono la decadenza, il de-perimento o la debolezza: non c’è spazio per l’immagine del vecchio come peso per

la famiglia, come soggetto a rischio di po-vertà ed emarginazione; ora a pretende-re ascolto è un’età che rende autentici, perché “ogni giorno che passa perdi un pochino di te stesso. e quello che perdi è solo l’involucro” (Caterina, 85 anni). L’invecchiare diventa quasi un fare pulizia di noi stessi, è come grattare via la mate-ria secca e superflua e scoprire il nucleo, la vera essenza. La terza età si configura anche come l’occasione per liberarsi da quei ruoli im-

posti dalla vita, per dedicarsi finalmente alla propria perso-na, alle proprie passioni e in-clinazioni. e se a volte la vec-chiaia compor-ta una presa di coscienza, poi-ché diventa “la consapevolez-za di aver con-sumato un di-ritto; il diritto di

vivere” (Bina, 90 anni), altre volte anziché la fine “è l’inizio di qualcos’altro. È l’avere più confidenza con il proprio corpo perché hai imparato a conoscerlo, è l’amare di più le piccole cose, come la luce del cielo che si riflette sulle montagne; è prestare più ascolto agli altri perché hai più tempo per farlo, è accorgersi del profumo della neve e del canto degli uccelli al mattino. È la possibilità concessa all’uomo per cono-scere se stesso” (Adriano, 88 anni). e quando si esauriscono le parole, è la cultura popolare con i suoi detti, a parlare per noi... e allora: “La vecchiaia non vo-leva mai morire perché ogni giorno aveva qualcosa da imparare”.

SOCIetàSociale & Volontariato 14

“Beata vecchiaia!”Una fase della vita capace nonostante tutto di creatività

di Alice Albero

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Sono stati definiti in diversi modi: ponte tra il mondo virtuale e quello reale, indi-zio di come sarà la tecnologia nel futuro oppure, semplicemente “occhiali”. Cre-ati dal team di Google, questi innocui oc-chialini dal valore di ben 1500 dollari sono stati presentati in parecchi convegni ed acclamati con grande entusiasmo. La loro funzione non è, in realtà, molto diversa da quella di smartphone o videocamere: fan-no video, foto, possiedono il Bluetooth, il microfono e potranno essere utilizzati come telefoni…insomma, si può pensare “niente di nuovo!”. Ma, oltre al fatto che sono leggeri e comodi da portare (s’indos-sano sul naso.. più pratici di così!), che possono essere controllati vocalmente, che sono impermeabili e privi di cavi o fili, la loro particolarità più affascinante è che sono in grado di registrare i momenti più belli della nostra vita da una prospettiva personale, in modo da realizzare film del-la nostra esistenza. Inoltre sono chiamati “innovativi” perché applicano un nuovo metodo per ascoltare l’audio: niente più cuffiette, ma un complicato sistema ad induzione ossea, ovvero i suoni saranno diffusi come vibrazioni nelle nostre ossa craniche, per giungere poi nell’orecchio in-terno e inviate al cervello… Che dire? Babak Parviz (il capo progetto)

ha annunciato che gli occhiali entreranno in commercio per il mercato di massa nel 2014 nella speciale versione explorer edi-tion, che comprende una foto-video came-ra, tre sensori (giroscopio, accelerometro, bussola digitale) e un microfono con spe-aker. Infine bisogna ricordare come questi occhiali sono stati mostrati al pubblico per le prime volte tramite filmati girati con i googleprojectglass di alcuni paracadutisti in volo…spettacolo mozzafiato! Comun-que su you-tube ci sono parecchie riprese che mostrano come si vede tramite que-sti occhiali speciali. È un mondo tutto da scoprire.

Google projectglass

SOCIetà Giovani,tecnologia@Innovazionia cura di Greta Gontero

Gli occhialini da 1500 euro

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Pinerolo, è il caso di dirlo, non è un paese per universitari. A più di un anno dalla chiu-sura della Sumi, gli studenti pinerolesi che intendono affrontare il percorso universitario sono obbligati a muoversi in un raggio di al-meno 40 km, la distanza che separa Pinerolo da torino. Con mezzi di trasporto pubblico spesso inaffidabili se non fatiscenti, gli spo-stamenti si fanno più ardui se si esce di casa la mattina per raggiungere torino da un pae-se delle valli pinerolesi o del suo circondario.Fare il pendolare o trasferirsi? Sentiamo l’opi-nione di Chiara Borghese, al secondo anno di Lettere - indirizzo antico presso la Facoltà di torino, e originaria di Bricherasio.Chiara, come raggiungi l’Università? In questi anni ho viaggiato prevalentemen-te in treno da Bricherasio a torino per andare alle lezioni che si tengono a Palazzo Nuovo. È uno spostamento stancante, soprattutto ora che ho lezione dal lunedì al sabato, e che impiega circa due ore di tempo all’andata e due al ritorno. Fortunatamente il giorno in cui finisco le lezioni alle otto di sera posso ap-poggiarmi a mia nonna, che abita a torino, e rimanere da lei. Alcune mattine riesco a rag-giungere torino in macchina insieme a mio padre, quando deve spostarsi per lavoro. Al-trimenti faccio la pendolare appoggiandomi ai servizi pubblici.Quali mezzi pubblici usi? Da Bricherasio raggiungo Pinerolo in macchina e poi da lì prendo il treno. Certo, quando era in funzione il collega-mento ferroviario Pinerolo – torre Pellice prendevo il treno già da Bricherasio e a Pinerolo facevo il cambio. Questa solu-zione era molto più comoda: permetteva di raggiungere Pinerolo impiegando meno tempo e riducendo il traffico sulle strade.Senza treno la Valpellice è enormemente marginalizzata, servita da pochi pullman non affidabili. Non hai mai pensato di trasferirti a To-rino? Sinceramente no. La vita da pendolare è stancante, indubbiamente, però riesco

ad organizzarmi abbastanza bene grazie ai miei appoggi, vale a dire i passaggi in mac-china di mio padre e la casa a torino di mia nonna. Cosa pensi dei collegamenti Torino – Pinero-lo attualmente esistenti? Per quanto riguarda il treno, che utilizzo frequentemente, i collegamenti continuano ad essere non del tutto affidabili, soprattut-to in termini di puntualità, anche col nuovo servizio ferroviario metropolitano. ho notato però un miglioramento degli orari, più equi-librati. Utilizzo invece raramente il servizio di pul-lman, troppo affollati e con pochi posti a di-sposizione, anche perché le linee dirette che raggiungono torino in autostrada sono dimi-nuite; e per di più le linee che attraversano i paesi mi risultano scomode perché impiega-no troppo tempo.Pensando al futuro, sempre pendolare? Sì, almeno per quanto riguarda il futuro immediato. Mi sto infatti trasferendo con la mia famiglia ad Asti: anche da lì continuerò a viaggiare in treno per raggiungere l’Universi-tà. Anche se ogni giorno avrò più chilometri da percorrere, tuttavia, i tempi impiegati nei collegamenti ferroviari tra Asti e torino sono pressoché gli stessi di quelli tra torino e Pi-nerolo, in media 45 minuti.

SOCIetà Giovani@Scuola A cura di Nadia Fenoglio

IntervIstaaChIaraBorghese

Il lungo viaggio degli universitari pinerolesi

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Ancora Letteratura ed una new entry: pre-sentata per la prima volta una tesi in econo-mia.Serate di Laurea di Febbraio ha visto la parte-cipazione di due giovani neolaureate, Gabriel-la Bruzzone ha presentato la sua tesi in Let-terature Comparate discussa presso l’ateneo torinese mentre heloise Garello ha presentato il lavoro finale del suo percor-so all’università Bocconi di Mila-no. La parola è stata data per prima a Gabriel-la, la quale ci ha inoltrato nel mondo roman-zesco dello scrit-tore inglese con-temporaneo Ian Mcewan con la dissertazione dal titolo “Brio-ny e la perdita dell’innocenza. Una lettura di Atonement come romanzo di formazione”.Molti ricorderanno il titolo di un film del 2007, “espiazione”, liberamente tratto dal romanzo del 2001.Intorno al concetto di espiazione, atonement in inglese, ruota infatti l’intera vicenda della protagonista, Briony, la quale convive per tut-ta la vita con una colpa: quella di aver accu-sato di stupro Robbie, fidanzato della sorella maggiore Cecilia.Il romanzo, che copre l’intero arco di vita di Briony, dai 13 ai 77 anni, può essere conside-rato un romanzo di formazione, con la cresci-ta psicologica della protagonista e lo sciogli-mento della situazione iniziale nel finale.Gabriella ha quindi ripercorso il romanzo ritro-vandovi alcuni modelli letterari, dal “Northan-ger Abbey “di Jane Austen, in cui la protago-

nista è un’appassionata di letteratura al pari di Briony (che si improvvisa in giovane età com-mediografa) a“Mrs Dallowey”di Virginia Wolf.Conoscendo il romanzo, si scopre anche un autore, Ian Mcewan, romanziere per ragazzi, che abbandona in questo suo lavoro il gusto per il macabro e per l’horror non senza rifar-si ancora una volta al dirty realism che ac-

compagna i suoi scritti.Dopo un inter-vallo musicale sulle note del gruppo musicale Mumford&sons, la parola è passa-ta ad heloise.La tesi dal tito-lo “Le differen-ze nel processo d’acquisto online

tra i beni search ed i beni experience: un’analisi empirica” ha permesso alla platea di approfondire l’argo-mento del Marketing Multicanale, ovvero le transazioni di beni e merci tramite i canali on-line, anche dette e-commerce.I dati riportati dalla giovane economista ci par-lano di un incremento dell’11% nell’aprile del 2012 degli acquisti via web. Ad oggi sono circa 10 milioni gli italiani che si affidano a questo tipo di commercio.La studiosa ha parlato della differenza di in-tenzionalità del consumatore che si verifica nelle fasi di pre-acquisto, di acquisto e di post-acquisto a seconda che i beni acquistati siano search, la cui qualità è dettata dal consuma-tore già prima dell’acquisto (mobili) o beni ex-perience, le cui caratteristiche sono riscontra-bili solo dopo aver provato il bene stesso (i pacchetti vacanze).

Letteratura Moderna e Managementcon Gabriella Bruzzone ed heloise Garello

Briony e la perdita dell’innocenza I beni search ed i beni experience

Serate di Laurea A cura di Maria Anna Bertolino

IN CIttà

Heloise Garello Gabriella Bruzzone

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due oPere dI successo

Look back in anger / Un tram...

tea t ro A cura di Federico Gennaro

ARte&SPettACOLO

“Look back in anger”, ricorda con rabbia, fu portato in scena per la prima volta nel mag-gio del 1956 al Royal Court theatre di Londra. Il successo dell’opera fu strabiliante, tanto da rimanere in cartellone per 18 mesi di fila, no-nostante nei primi tempi fosse stata duramente criticata e persino rifiutata da numerosi impre-sari. John Osborne fu così scelto come porta-voce di quelli che si definivano “angry young men”, i giovani arrabbiati, arrabbiati perché fru-strati da una società, quella Inglese, fortemente elitaria e poco propensa ad avvicendamenti nei ruoli di potere. Luciano Melchionna, regista e curatore dell’adattamento andato in scena dal 5 al 10 febbraio presso le Fonderie Limone di Moncalie-ri, probabilmente ha scelto un momento storico estremamente favorevole per riproporre l’ ope-ra del drammaturgo inglese. Non tanto forse per quel senso di solitudine, di impotenza, di

vuoto assordante che si respira nel testo, quan-to per quella rabbia, a tratti furiosa e a tratti più sottomessa, che non riesce a trovare alcun bersaglio su cui rivolgersi, portando i personag-gi in scena quasi a scannarsi tra di loro, senza (apparente) motivo. A suo tempo la pièce venne definita “mani-festo di una generazione”e sicuramente fu uno dei primi segnali di quanto poi sarebbe avve-nuto negli anni successivi, andando a deline-are con contorni un po’ più netti la figura dell’ “uomo contro”, ucciso dalla noia, dalla ripeti-

tività e dall’indifferenza generale («Non vi ac-corgete del dolore che andate seminando? Io ne sono l’emblema, il Cristo crocifisso dall’In-differenza!»). Stefania Rocca e Daniele Russo - Jimmy ed Allison, la coppia protagonista- risultano però davvero poco credibili nelle loro interpretazio-ni, troppo piatte e monotone, senza particolari sfumature, che poi sono le vere caratteristiche che fanno grandi questi personaggi. Peccato, perché i tempi erano quanto mai maturi per questo testo. Di tutt’altro spessore invece la prova forni-ta da Laura Marinoni e Vinicio Marchioni nella riproposizione di un classico del teatro ameri-cano di metà Novecento, “Un tram che si chia-ma desiderio”, dal 12 al 24 febbraio presso il teatro Carignano di torino. Sotto la buona re-gia di Antonio Latella, una delle nuove e più promettenti figure emergenti del teatro italia-

no, viene rappresentata la via crucis di Blanche (Laura Marinoni), donna di origini aristocratiche profondamente segnata nell’animo da un trauma giovanile e or-mai priva di quei punti di riferimento che tanto avevano significato nella sua giovi-nezza. Interessante anche l’idea di incen-trare l’intero racconto su un’unica pro-spettiva, quella della protagonista, quasi fosse una seduta psicoanalitica in diretta: «Ho capovolto la storia – scrive Latella – concentrandomi sulla scena finale in cui Blanche si abbandona al medico che

la allontana dalla casa.Gli spettatori vedranno quindi l’intero dramma accadere nella testa di Blanche, come se si trattasse della memoria di una vicenda filtrata dai suoi occhi. Credo che da questa prospettiva il testo possa assumere una dimensione contemporanea: la sua mente diventa il luogo dell’azione, lo spazio scenico». Un assaggio della stagione teatrale proposta dalla fondazione del teatro Stabile di torino, come al solito sempre molto variegata e ben assortita, solo a volte un po’ troppo attenta al nome e poco alla qualità finale del prodotto.

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Ancora non ho capito se, in caso di vile ed inaspettato attacco da parte di qualche Infin-garda Potenza estera al nostro Sacro Suolo Patrio, io Servizio Civilista Volontario possa essere considerato a tutti gli effetti carne da cannone per il bene del suddetto SSP, vista una certa insistenza in sede di formazione sui valori di patriottismo (?) e difesa della demo-crazia (!) da promulgare durante questo anno di SCV, e già l’esperienza, non ancora iniziata, si avvia lentamen-te, tra nevischio e ansia per il futuro, alla sua scontata conclu-sione: nessuna IPe ha puntato i suoi missili ver-so la bibliote-ca da dove ho difeso stre-nuamente lo Stato. Cari servizio civilisti vi scrivo per ringraziar-vi, non a nome di tutto quello che avete fat-to (avreste potuto per esempio fare molto di più, io per primo... o anche molto di meno), non a nome delle autorità che nascoste tra il burocratese scrivono “manodopera non spe-cializzata, nonostante tutte le specializzazioni che ormai servono a passare la selezione, sot-topagata”, non a nome delle persone con cui avete avuto a che fare, le quali al solito han-no dato troppo valore alla vostra scelta, il più delle volte utilitarista (anche se in effetti avrei guadagnato di più a diventare carne da canno-ne ufficiale), o troppa poca importanza al fatto che essi possono leggere gratis le loro ultime pessime novità editoriali, ordinate tramite di-spositivi piatti pieni di unto e ditate acquistati alla modica cifra del quasi doppio mio/nostro/vostro stipendio mensile, di casalinghe infoia-te o giornalisti lacrimevoli o ancora serial killer di scrittori di thriller scandinavi, grazie alla pre-

senza di un sudato servizio civilista esausto da tutti quei sorrisi finti e da quei Buongiorno e dal prendere in mano i succitati testi di dubbio valore letterario, pagato 3,6 euro l’ora; e nem-meno vi dirò che la vostra prima (per molti è la seconda e la terza, chissà per quanti l’ulti-ma... ) esperienza lavorativa vi ha insegnato che il mondo del lavoro è ricco di prospettive e sogni e flessibilità e momenti piacevoli o che

ora siete davve-ro più appetibili da un punto di vista curricola-re di quanto già non foste in pre-cedenza o che il nostro bagaglio di esperienze racchiude una serie di strumen-ti spendibili nel futuro prossimo, perché non ci

credo nemmeno io; né vi chiederò se secondo voi il nostro numero non sia eccessivo, metà volontari per mensilità più cicce per esempio, né se avete notato quanto il Sistema sia com-plesso e fallibile e sovrastante che il più delle volte non potete far altro che zittirvi quando riecheggiano già in testa gli striduli accordi de I giorni dell’Ira, né se qualche ora in più e qual-che permesso obbligatorio in meno conferireb-bero maggiore serietà ad una categoria spes-so guardata con candida sufficienza (ed ecco che Ortolani continua a battere nei timpani). Vi ringrazio a nome di una simpatica vecchi-na, fragile e delicata, dalla voce rilassante di pioggia nella grondaia che vi culla al sonno e vi dice, dopo che le avete indicato Steinbeck, 813.5 Ste – Letteratura Americana – 1900, (e niente manette frustini, cuori, vampiri e dol-cetti in copertina): “Grazie, senza di lei non lo avrei mai trovato”.e guai a voi se non vedo quei 15 euro detratti dal primo mese.

Lettera al Servizio civilisti

La prima esperienza lavorativa

Lettera a...di Cristiano Roasio

DAL teMPO

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ManhaTTan sofTBaLL cLuB asd

Tra softball e baseball una disciplina sportiva presente a Pinerolo dal 1978

Sport A cura di Andrea Obiso

SPORt

Questo mese, girovagando per il pi-nerolese alla ricerca di sport non ancora trattati in questa rubrica, mi sono im-battuto in una disciplina che, seppur molto diffusa negli Stati Uniti e in Asia, non ha acquisito ancora un ruolo da protagonista qui in europa.tuttavia, a dimostrazione che dalle nostre parti è presen-te praticamente ogni tipo di sport, siamo andati a incon-trare Guido La Montagna per farci rac-contare qualcosa dei suoi “Manhattan Softball Club ASD”.

Come è nata l’idea di fondare una squa-dra di baseball a Pinerolo? In realtà i Manhattan sono nati nel 1978 come squadra di Softball, questo grazie alla federazione di allora che, a una richiesta di informazioni da parte del

nostro gruppo giovanile valdese di Pine-rolo, ha risposto inviando non solo at-trezzatura ma anche persone in grado di

avvicinarci a questo sport.Da li è partito tutto, prima non conoscevo bene questo sport e non lo avevo mai praticato, ma da allora non lo ho più lasciato.

Voi avete sempre pratica-to e praticherete anche nel

prossimo anno solo il softball? e’ stato così per anni in quanto man-cavano i ragazzi necessari per formare una squadra di baseball.All’incirca cinque anni fa però siamo riu-sciti a formare accanto alle ragazze una squadra maschile, dall’anno prossimo invece ci troveremo ad avere una sola formazione, e sarà di baseball.Ovviamente le decisioni non sono arbi-

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trarie, ma variano in base al numero di ragazzi o di ragazze che vengono a gio-care da noi.

Come softball avete ottenuto buoni ri-sultati nel corso degli anni? Solo per citarne alcuni nell’83: siamo andati alle finali nazionali dei giochi della gioventù, nel 1991 abbiamo vinto il ti-tolo nazionale cadette, sempre facendo riferimento alla squadra di softball ov-viamente.Sono risultati che ci rendono molto orgo-gliosi, nonostante ciò mi piace ricordare che questo sport si pratica con la pas-sione e ciò che si impara in allenamento e in campo serve soprattutto nella vita in generale, oltre che nel “diamante”.

Ci sono altre squadre di baseball o di softball nel pinerolese o bisogna andare fino a Torino per incontrarne? I vostri ragazzi sono tutti di Pinerolo? Avigliana e La Loggia sono le più vi-cine in realtà, entrambe molto competi-tive ma ovviamente lontane se si pensa che la maggior parte dei nostri ragazzi e ragazze non hanno la libertà di muoversi con una macchina.Oltre che Pinerolo la maggior parte dei nostri iscritti provengono da Frossasco, Cantalupa, San Secondo e Osasco.

Che rapporto avete con la federazione e con le istituzioni pinerolesi? Qui il discorso si fa meno allegro La federazione ad oggi non è molto vici-na alle nostre esigenze ma in realtà non sembra adeguata neanche a livello na-zionale.Per quanto riguarda le istituzioni, ad oggi, non abbiamo la possibilità di gio-care in un campo da baseball regolare.Questo perché il nostro campo di gioco, già allargato il più possibile, non è abba-stanza ampio per il baseball (mentre lo era per il softball che richiede misure più ridotte). Una volta portato all’attenzione il nostro problema abbiamo appreso che probabilmente non ci sarà soluzione qui a Pinerolo e che quindi ci sposteremo in un comune vicino.Sempre che la situazione non migliori...Per la stagione prossima (che prenderà il via in primavera), il nostro campo da gioco di riferimento resta comunque in via einaudi 24, a Pinerolo.

Ma, in fondo, per quale motivo scegliere il baseball? Semplicemente perché è lo sport che più si avvicina alla vita.

Grazie e in bocca al lupo!

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La musica di matrice acustica, anche in un’epoca di rumore come la nostra, ha ancora molto da dire.La dimostrazione vivente è rappresentata dagli Octo-side, un promettente duo torinese col quale ho avuto l’onore di dividere il palco più volte. L’occasione data dall’intervista si trasforma in una piacevole chiacchierata tra amici, nella quale mi è stata raccontata la genesi e la vita attuale di questa piacevole realtà torinese. Inizia quindi il racconto di Derek: ”...Gli OctoSide nascono all’inizio del 2010, quando abbiamo deciso di provare a cimentarci con un genere diverso da quello del gruppo alternative rock di cui entrambi facciamo parte, i Juleye. Ispirati da storie di crimine, morte e pas-sione, e dal mood cupo e sognante di alcuni dei nostri artisti preferiti, abbiamo composto un po’ di getto il no-stro primo pezzo, John Doe; a oggi questa canzone, sebbene dall’origine sia andata incontro a qualche riar-rangiamento, rimane il nostro cavallo di battaglia. Man mano il progetto ci ha appassionato sempre di più, e le idee non mancavano, anzi!...”. La storia prosegue, é ora il turno di Mari: ”...Il desiderio di sperimentare e definire un sound più completo ci ha spinti ad introdurre il piano e le tastiere. Questo progetto ci coinvolge in ogni aspetto, e le canzoni sono nostre al 100%: dalla composizio-ne e scrittura del testo, alla registrazione e all’arrangia-mento. Ben presto abbiamo sentito il bisogno di rodare i nostri pezzi live; essendo il progetto in continua evolu-zione, abbiamo aggiunto al repertorio una serie di cover come omaggio ai nostri arti-sti preferiti...” Quindi il progetto vede finalmente la sua versione live: “La prima esibizione è avvenuta alla Festa della Musica di torino, nel giu-gno del 2011, in versione artisti di strada. Allo stesso evento abbiamo partecipa-to anche nel 2012, e nel frattempo abbiamo suona-to in diversi locali di torino. Parallelamente, siamo stati coinvolti nell’organizzazione

di due reading presso la Biblioteca Internazionale eDISU a torino, in cui ci siamo cimentati nell’accompagna-mento musicale alla lettura di racconti. Dopo l’esperien-za dei reading ci siamo fermati per continuare a registra-re e comporre ed abbiamo iniziato una collaborazione con Luca, un percussionista che ci accompagnerà nei prossimi concerti con cajon e altre percussioni. Per ora abbiamo registrato 5 pezzi ma ne stiamo completando altri, e continuiamo a lavorare su idee nuove. La chiacchierata prosegue sull’annoso problema del-la definizione del genere: che musica suonano gli Oc-toside? ”...Il nostro genere si potrebbe definire come un alternative rock acustico, con un pizzico di folk e un orecchio al piano-rock. Le nostre canzoni sono storie strane e un po’ cupe e ci definiamo “Creepy Storytel-lers”; ma senza esagerare! Ci piace metterci un po’ di ironia e non prenderci troppo sul serio. L’immaginario di tim Burton insegna che una storia può essere al con-tempo commovente ed allegra, macabra e buffa. Inol-tre la versione acustica è una sfida...suonare in acusti-co significa esporsi di più ma ti permette di focalizzarti sui suoni dei singoli strumenti e sulla voce. Questo può essere maggiormente espressivo ed emozionale, ma di certo più difficile, gli errori saltano subito all’orecchio!...” Stiamo quindi ormai giungendo al termine, cosa riserva

il futuro agli Octoside?” Innanzitutto tornare live a breve. C’è anche in cantie-re una collaborazione con un altro musicista per la sonorizzazione di un corto, ma per ora è tutto in fase di definizione.e poi sicuramente farci cono-scere e diventare famosi!”Con queste premesse non posssiamo quindi far altro che attendere le prossime novità sintonizzati sul loro canale Youtube e cercan-doli sui social network dove le loro pagine sono sempre complete ed aggiornate. É quindi d’obbligo una visita su: www.facebook.com/OctoSide, www.reverb-nation.com/octoside e su www.myspace.com/oc-toside.

MusIca eMergenTe

Gli Octoside

A cura di Demis PascalMUSICA Of f i c i ne de l suono

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MusIca eMergenTe

Gli Octoside gruPPo gIovanI aMnesTy InTernaTIonaL

La Dichiarazione dei Diritti Umani - II

Visibili & Invisibili

Continua la nostra intervista alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, lo storico documento su cui si basa il lavoro di Amnesty International.Lo scorso numero avevamo iniziato la nostra inter-vista riflettendo sul suo primo articolo e prenden-do in esame anche il secondo che affronta il tema della disuguaglianza. Passia-mo ora oltre: ci può spiegare perché c’è bisogno di sancire il “diritto alla vita”, come scritto nel terzo articolo? Perché nel momento in cui un individuo singolo o addi-rittura uno Stato ci privasse di questo valore, tutti gli altri diritti, di pari importanza, smetterebbero di aver senso. Insomma, se nessuno capisce quanto è importante che voi esseri umani siate al mondo, come si potrebbe mai capire l’importanza di tutto il resto? Anche un bambino lo capisce, eppure per arrivare a riconoscere questo diritto avete dovuto attraversare millenni di storia. L’articolo quattro vieta la schiavitù in qualsiasi forma: pensiamo che l’Italia non abbia problemi a

riguardo.... Vi sbagliate di grosso invece: schiavitù non è solo quella delle piantagioni di caffè o di cotone di centinaia di anni fa. Gli schiavi ancora ci sono e le coltivazioni di alcune regioni in Italia lo dimostrano: vengono “impiegati” per meno di 10€ al giorno

uomini e donne per lo più immigrati. Le loro abitazioni consistono in baracche e ca-panne. Pensi che non posso-no neanche scappare: quelli che ci provano il più delle vol-te vengono uccisi e nessuno sa niente di loro. Le faccio un’ultima domanda

per oggi. Tortura. Una parola che salta all’occhio leggendo il quinto articolo. Secondo lei quanti tipi di tortura esistono al mondo?Ce n’è uno solo. Quello per cui una persona crede di prendersi gioco della vita e della dignità altrui.Ringraziando lo storico documento per la disponi-bilità, vi diamo appuntamento con il seguito dell’in-tervista il mese prossimo!(2. Continua) - G.G.Amnesty Pinerolo

Eventi

DIRIttI UMANI

Centro culturale Cantalupa Le iniziative di Marzo e Aprile

Venerdi' 15 Marzo 2013 ore 21.00Conferenza:IL MERCATO DEL LAVORO NEL PINEROLESE IN UN MONDO CHE CAMBIAIntervengono:Franco Agliodo, Assessore al Lavoro Comune di PineroloRenato Zambon, Direttore Centro per l'impiego di Pinerolo Giovedi' 21 Marzo ore 21.00Conferenza:MENO E MEGLIO. IL PARADIGMA CULTURALE DELLA DECRESCITA

Relatore: Maurizio Pallante

Fondatore del Movimento per la Decrescita Felice

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Questa è la stagione ideale per andare alle Isole Galapagos, arcipelago al largo dell’Ecuador. Noi vi andammo in pieno agosto, mese in cui il Pacifico è freddo e mosso, tant’è che recarvisi in barca a vela mette a rischio di mal di mare. Quell’estate il sole era cocente, si cercavano inva-no dei cespugli per riparare rettangoli di pelle. Anche Daniel, il biologo marino nostra guida, nonostante fosse bruno, si spalmava e teneva la t-shirt in immer-sione! Gli scopritori giunsero qui sbagliando rotta: le Ga-lapagos parevano tartarughe di roccia lavica, da cui il nome; sono vulcaniche, Isabela la più grande è attiva e abitata, mentre quelle a sud sono più vecchie, 4 mi-liardi di anni, e a riposo. L’isolamento dovuto alla distanza dal continente e l’ampia varietà di habitat per le correnti locali hanno portato all’evoluzione di specie endemiche animali e vegetali, cui Charles Darwin si è ispirato per il trattato “L’ori-gine delle specie”. La prima è Rabida, di sabbia rosso scuro e colline ricoperte di palos santos, argentei alberi spogli per l’inverno: questo è l’emisfero opposto al nostro. Avvistiamo le prime iguane marine, specie unica al mondo, lunghe fino a 1,5 m, si nutrono di alghe e nuotano nell’acqua salata, che buttano fuori da ghiandole sul naso con uno starnuto. Incontrarle in immer-sione lascia basiti: che pesce è? Poi si notano le zampe e la coda usata come un remo! I primi cui far visita sono i pellicani, che nei loro nidi accudiscono un pulcino solo affinché cresca forte e sano. Granchi giganti punteggiano di arancione gli scogli scuri. Sulle spiagge i leoni di mare. Mauro ha fotografato un pic-colo appena nato, la cui pla-

centa è beccata da un fringuello di Darwin: in natura nulla si spreca. Centinaia di iguane, una sull’altra sonnecchiano all’ombra. Le iguane di mare hanno il muso a punta quadra, le terrestri l’hanno tondo; la coda dell’iguana marina è sottile a lancia, per fendere l’acqua, mentre per le ter-restri è più spessa e stabile. La livrea delle marinarette è nera con scaglie dal rosso all’indaco, mimetica sugli scogli di lava. Le cugine invece variano dall’arancio, al marrone, al giallo come la terra. Famiglie di foche garrule ci vengono incontro a nuoto, mentre il maschio, un superbo leone di mare (Zalophus californianus) emette forti latrati per deli-mitare il suo territorio di riproduzione, il parruccone gli casca sul naso. Tutto il suo harem si è fatto attorno ai visitatori! Mostra il petto con fierezza, poi - pata-pàn – si lascia cadere a terra e torna in mare aperto,

rassegnato. A Mosquera island le mamme allattano i piccolini: carezze, coccole, musetta-te a profusione. Una madre ha una ferita alla bocca. Se muore, anche il piccolo peri-rà. Alcuni piccini ci sfiorano e annusano. Uno mi si avvi-cina e si strofina il nasino sui miei piedi, fa il solletico coi baffetti, e mi guarda intensa-mente scuotendo le lunghe ciglia: non dobbiamo toccar-li, né lasciare addosso a loro il nostro odore, la madre non li riconoscerebbe. Facciamo snorkeling a Sombrero Chino tra migliaia di pesci coloratissimi oppure in branchi guizzanti intorno a noi e rilucenti come scheg-ge di metallo. Si naviga con la vela spiegata e si viaggia pure di notte. L’entusiasmo è alle stelle. (continua)

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Per un Bagno neLLa naTura

Un’estate alle Galapagos

Appunt i d i v i agg io di Angelica Pons

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Per un Bagno neLLa naTura

Un’estate alle Galapagos

Anda re a l c i nema

di Andrea Obiso

Ci risiamo, anche quest’anno l’asse-gnazione degli Oscar ha suscitato gran-de scalpore, vuoi perchè l’assegnazione del premio al miglior film sia arrivata dalla First Lady in persona, vuoi perché il tema del film in questione ricorda molto attriti internazionali recenti. “Argo”, infatti, film di Ben Affleck, trat-ta di un’operazione condotta dalla CIA per trarre in salvo alcuni ostaggi americani in Siria, tema molto di moda nell’America di oggi che non deve tuttavia distoglie-re l’attenzione dall’incredibile evoluzione che il regista ha avuto negli anni e che speriamo lo contraddistingua ancora per molto. Al di là di questo premio però, la real-tà dei fatti è quella che vede affermarsi ancora una volta i mostri sacri della re-citazione, (“miglior attore” un Daniel-Day Lewis pazzesco, nonchè unica nota lie-ta dell’ultima fatica di Steven Spielberg, “Lincoln”) della regia (“miglior regia” ad Ang Lee e al suo “Vita di Pi”) e di nuove conoscenze. Quest’ultimo riferimento è ovviamente inerente all’Oscar come “migliore attrice pro-tagonista” consegnato alla giovane Jennifer Lawrence per l’ancora inedito in Italia “Il lato positivo”, se la nuova stellina di hollywood sia o meno all’altezza delle sconfitte, (emmanuelle Riva e Naomi Watts per capirci) è prematuro af-ferrmarlo.Per quanto riguarda le categorie impropriamen-te definite “minori” inol-tre, di sorprese non ce ne sono state; se infatti

l’Academy ha voluto premiare per il taran-tiniano “Django Unchained” sia Christoph Waltz (“Miglior attore non protagonista”) che lo stesso Quentin tarantino (“Miglior sceneggiatura originale”), non ha volu-to essere da meno con il musical in co-stume “Les Miserables”, premiandolo per l’”attrice non protagonista” (Anne hatha-way), per il “miglior sonoro” e il “miglior trucco e acconciatura”. Di facile previsione anche i premi per il “miglior film straniero” (“Amour” di ha-neke), per la “miglior sceneggiatura non originale” (“Argo”), per il “miglior film d’animazione” (“Ribelle-the Brave”) e per la “miglior canzone” (“Skyfall” di Adele, tratta dall’omonimo film bondiano). Senza entrare ulteriormente nell’elen-cazione dei premi ricordiamo che storica-mente l’Academy scontenta un pò tutti e che, ancora una volta, ha scelto di con-centrare le luci della serata più sulla corni-ce che sul contenuto dimostrando quanto questi premi stiano perdendo peso con il passare degli anni.

Per concludere, aven-do deciso per una volta di non recensire alcun film, mi sento di consi-gliare qualche pellicola che farà visita nei nostri cinema a breve.Se “Lincoln” lascia l’amaro in bocca, “Gan-gster Squad” rispetta abbastanza le aspettati-ve portando divertimen-to e pallottole senza scordarsi di omaggiare vecchi capolavori del genere (“Chinatown” ad esempio). Buon cinema a tutti

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alla rassegNa del ciNema

Oscar 2013

26Sono amici di Pinerolo InDialogo