Pinerolo Indialogo Giugno 2012

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1 Supplemento di Indialogo.it , autorizz. N.2 del 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo IN DIALOGO Anno 3, Giugno 2012 n. 6 È di nuovo Estate Ragazzi A pag.9 La seconda Conferenza per il rilancio del territorio

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N.6 Magazine d'informazione e di cultura locale per il dialogo tra generazioni

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Supplemento di Indialogo. i t , autor izz. N.2 del 16.6.2010 del Tr ibunale di PineroloINDIALOGO

Anno 3, Giugno 2012n. 6

È di nuovo Estate

RagazziA pag.9 La secondaConferenza per il rilancio del territorio

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22Buone News

A cura di Gabriella Bruzzone

Un sorriso in corsia

Vivere in positivo Si sa, le vie della solidarietà sono molteplici. E le persone che scelgono di dedicare tempo ed ener-gie agli altri sono sempre di più. Le associazioni di volontariato fioriscono e raccolgono intorno a sé un numero crescente di giovani e meno giovani che svolgono le attività più disparate, desiderosi di ren-dersi utili.Tra queste, quella che più mi incuriosisce e (devo ammetterlo) mi attira, è la clownterapia.Nata ufficialmente nel 1986 a New York per volon-tà di un clown professionista, Michael Christensen, e di Paul Binder, la “Clown Care Unit” da allora si impegna a portare il sorriso a migliaia di degenti ospedalieri.Da allora i medici – e non solo – impegnati su que-sto fronte sono cresciuti esponenzialmente e hanno esportato i loro principi in tutto il mondo. La più importante fondazione italiana a questo riguardo è la VIP, “Viviamo In Positivo”, fondata a Torino nel 1997 da Maria Luisa Mirabella (Clown Aureola) e dal marito, Sergio Pinarello (Clown Spil-lo). Le visite ufficiali in ospedale sono iniziate poi solo nel 2000 ma in questi primi dodici anni di vita la VIP è arrivata a riunire 3000 volontari in tutta Italia e a fornire un servizio utile e concreto a migliaia di malati.Ridere fa bene ed è attestato da studi scientifici con-dotti nel corso di anni. Anche se in realtà non ci serve la scienza per capire quanto la risata sia stimo-lante e benefica, tanto che anche Audrey Hepburn sosteneva che il miglior accessorio per una donna

(ma anche per uomini, anziani e bambini) è il sorriso!Ed è proprio questo che i volontari VIP fanno tutte le settimane nei nostri ospedali, case di risposo e cen-tri per portatori di handicap: portare sorriso e gioia a chi ne è privato.Il percorso del clown in corsia inizia con un corso di formazione che comprende insegnamenti igienico-sanitari, psicologici, oltre naturalmente a una spe-cifica formazione per quanto riguarda le tecniche clown, quindi micromagia e giocoleria, comunica-zione verbale e non verbale, metodi per raccontare e creare favole. Segue poi un periodo di tirocinio du-rante il quale i volontari vengono affiancati a colle-ghi più esperti per concretizzare le tecniche apprese durante le lezioni in aula.I Nasi Rossi non si occupano però solo di anima-zione “in corsia” ma anche di organizzare missioni in giro per il mondo. Tra le ultime, quelle in Costa d’Avorio, Madagascar e Palestina.Inoltre ogni anno i volontari di tutte le associazio-ni italiane scendono in piazza per promuovere la clownterapia e raccogliere fondi per i progetti della Federazione.Anche Pinerolo vanta una corposa filiale della VIP e domenica 27 maggio ha curato una divertente e coinvolgente animazione in Piazza Facta, durata tutto il giorno. Numerosissimi i bambini, intrattenuti da spettacoli comici e giochi di magia, ma ancor più numerosi gli adulti interessati a prendere parte all’as-sociazione.Per maggiori informazioni, www.vipitalia.org

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S o m m a r i o

|Pinerolo, una città bloccata!| Da quando è nato questo giornale osservo la vita di questa città con un occhio più critico, cercando di coglierne i punti di forza e le debolezze. Pinerolo, per le dimensioni che ha, è una città ric-chissima di iniziative culturali, di associazioni di vo-lontariato e di solidarietà sociale e mi dicono pure di capitali ereditati. Eppure è una città bloccata. Non vi è un’idea trainante che coinvolga la collettività. Ogni associazione o gruppo culturale promuove le proprie iniziative e non partecipa a quelle degli altri. Ognuno è autoreferenziale e limitato al proprio giro, e così non vi è un arricchimento condiviso. Ci si è mobilitati per vent’anni intorno allo slogan identitario di “Pinerolo città della cavalleria” e qui ci si è “impantanati”. Pinerolo e il Pinerolese sono un territorio chiuso, con un fortissimo settimanale locale, numerose as-sociazioni e fino a qualche tempo fa anche con una forte industria manufatturiera, ma chiuso sul locale, provinciale. La notizia è il territorio e la massima aspi-razione per molti, soprattutto per quelli che fanno politica, è comparire sull’Eco del Chisone.Sono limiti che si sono visti anche nella seconda Conferenza per il rilancio del territorio dove le aspet-tative sono legate all’idea che dal confronto di tante piccole idee nasca una grande idea. E per contro si snobbano 30 docenti universitari cittadini pinerolesi (che fanno ricerca a livello mondiale) e nessuno va a cercarli. Bisogna uscire da questo provincialismo, che qual-cuno ha paragonato alla Cuneo di 20 anni fa e coniu-gare il locale con il globale. Quindi ancora L’Eco del Chisone, certo, ma anche il NewYork Times. Ma c’è a Pinerolo un’edicola che lo vende? Antonio Denanni

2 Buone news vivereinpositivo

4 Primo Piano Èdinuovoestateragazzi

6 Eventi ilcentrostoricochecipiaceenoncipiace

8 Lettere al giornale lafestadellarepubblica

9 Lettera a... letteraageorgebest

10 Politica in città 2aconf.perlosviluppodelpinerolese

12 Visibili & invisibili lenotiziediamnestyedilibera

13 Giovani@scuola lavoroestivocercasi

14 serate di Laurea elisamarchettiefrancescanoardo

15 Delibere comunali maggio2012

16 Giovani&Lavoro sonopartitaperlondra“dazero”

17 arte & architettura lesmartcities

18 Teatro ilfunerale

19 sport l’f.c.rivesefavent’anni.

21 Musica emergente blindreverendo

22 cose di casa e dell’altro mondo notizieedeventi

24 amici di Pinerolo indialogo

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PINEROLO INDIALOGO

DIRETTORE RESPONSABILEAntonio Denanni Hanno collaborato: Silvio Ferrero, Emanuele Sacchetto, Valenti-na Voglino, Gabriella Bruzzone, Maurizio Allasia, Andrea Obiso, Mario Rivoiro, Andrea Bruno, Cristiano Roasio, Nadia Fenoglio, Giulia Pussetto, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Marianna Bertolino, Federico Gennaro, Demis PascalCon la partecipazione di Elvio Fassone

PHOTOGiacomo Denanni, Nino Di Pomponio

Pinerolo Indialogo, supplemento di Indialogo.itAutorizzazione del Tribunale di Pinerolo n. 2 del 16/06/2010

REDAzIONETel. 0121397226 - Fax 1782285085 E-mail: [email protected]

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Da sempre l’estate per i più piccoli significa fine della scuola. Ma per molti vuole anche dire Estate Ragazzi, ovvero svago e divertimento. Per qualche giovane studente è anche occa-sione per arrotondare le entrate. Ne abbiamo parlato con Chiara zaccagna, organizzatrice di uno di questi centri estivi, non agganciati alle parrocchie, che nel campo qua-si monopolizzano l’iniziativa.Da quanti anni a Villa Glicini si fa l’Estate Ra-gazzi? L’estate ragazzi dell’Associazione Gymnica c’è da 15 anni circa nel Comune di San Se-condo. La collaborazione con Villa Glicini c’è sempre stata, ma solo dal 2010 è nostro part-ner ufficiale. Da 3 anni la collaborazione tra associazione e piscina si è fatta più intensa, anche per feste dedicate ai bambini nel perio-do invernale.Da quanti anni ti occupi di Estate Ragazzi? C’è una distinzione d’obbligo da fare. Io

sono all’interno dell’associazione sin dagli inizi, quando avevo 18 anni. Nei primi anni mi sono occupata dell’animazione, col tempo ho inizia-to a seguire anche l’aspetto organizzativo in collaborazione con Barbara Ribetto e Luca Us-seglio che è stato presidente fino al 2010. Dal 2011 siamo subentrate io e mia sorella Elisa.A che fasce d’età vi rivolgete? La nostra offerta è rivolta a bambini dai 3 ai 14 anni. Le attività sono differenziate tra “Junior Summer Camp”, dedicato ai bambini della scuo-la materna, e “Summer Camp”, inidirizzato inve-ce ai frequentanti di scuola elementare e media. Quanto durerà la vostra estate? Quest’anno partiremo dal 18 giugno e arri-veremo al 3 agosto, poi faremo pausa per 2 settimane e ricominceremo il 20 agosto per proseguire fino al 7 settembre. La copertura è molto ampia ma le iscrizioni sono settimanali per lasciare alle famiglie la possibilità di andare incontro alle loro esigenze.

La copertura giornaliera inve-ce quale sarà? Dalle 8 alle 18, gli ora-ri sono flessibili ed è inoltre possibile iscriversi solo a mezza giornata. Il giovedì, giorno della gita, l’orario può essere ampliato per potersi godere appieno le attività.L’idea di fare un’Estate Ra-gazzi in piscina è vostra o di Villa Glicini? L’idea della piscina c’è sempre stata. In passato alternavamo giornate di gio-co a giornate in piscina. Poi nel 2010 ci siamo trovati a non avere più il patrocinio del Comune di San Secondo

di Andrea Obiso

4PRIMO PIANO Vivere il territorio

Estate Ragazzi

L’appuntamento imperdibile per migliaia di bambini e ragazziÈ anche occasione di piccoli introiti per giovani studenti

Il parco acquatico di Villa Glicini

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5 5che,dopo un decennio di collaborazione, ha affidato l’incarico ad altri.Ci siamo così rivolti a Villa Glicini, struttura alla quale già ci appoggiavamo, proponendoci come organizzatori di una loro estate ragazzi. Ci siamo inventati l’estate ragazzi in piscina facendo di necessità virtù.L’esperienza ha riscosso un ottimo successo sin dal primo anno.Quanti siete a organizzare l’estate ragazzi? L’organizzazione vera e propria è sostan-zialmente mia e di mia sorella. Ovviamente poi abbiamo al nostro fianco un discreto numero di animatori che potremmo definire storici in quanto sono con noi da molti anni e che, oltre a essere il nostro fiore all’occhiello, fanno da tutor alle nuove leve che ogni anno inseriamo nel gruppo.Finora abbiamo sempre trovato numerosissimi ragazzi che si sono proposti come animatori, in alcuni casi abbiamo dovuto fare delle selezioni perché le domande erano troppe. Spesso poi i ragazzi passano da animati ad animatori e que-sto ci fa un immenso piacere. Andiamo molto fiere di questo gruppo di ragaz-zi che negli anni sono sempre più bravi. Grazie a loro e al loro impegno sappiamo di poterci fidare a lasciare nelle loro mani la gestione delle attività ludiche. Il successo del nostro estate ragazzi è per buona parte anche merito loro e della loro bravura, per questo ci teniamo a non farceli scappare! Pensi che il fatto di essere in piscina sia l’unico vantaggio rispetto ad altri Estate Ragazzi? La piscina è certamente un luogo dove i bam-bini amano stare soprattutto d’estate. Credo però che la nostra forza sia anche nell’organiz-zazione meticolosa e dettagliata e nel gruppo di animatori. Per avere tutto pronto per l’estate iniziamo a trovarci a febbraio con tutti gli ani-matori e lì creiamo le attività, i laboratori e i gio-chi che si faranno al Summer Camp. Le attività e le gite proposte sono poi varie e innovative.Vi rivolgete unicamente ai bambini di San Se-condo? In questi ultimi anni abbiamo sempre pub-blicizzato l’estate ragazzi in tutto il Pinerolese. Per San Secondo abbiamo sempre avuto un occhio di riguardo e quest’anno, dal momento che il Comune di San Secondo ci ha nuova-

mente incaricati dell’organizzazione dell’estate ragazzi, abbiamo fatto un volantinaggio mirato e a tappeto sulle scuole comunali. Siamo co-munque andati anche in numerossissim scuole di Pinerolo e dintorni e poi, negli anni, ci siamo costruiti una lunga mailing list.

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66EVENTI

AperinGiro al Napoli, in via P.d’Acaja

Il Centro storico che ci piace «Ci capita spesso di lamentarci riguardo la tristezza e la desolazione di questa città; frasi del tipo “a pine non c’è un cazzo da fare”, “si fan sempre le stesse cose” sono all’or-dine del giorno. A sto giro però abbiamo organizzato una cosa davvero nuova! Un aperitivo al Napoli! (che per chi non lo sapesse è situato in via Principi d’Acaja angolo via Sant’Agostino a Pinerolo) Il posto che è stato cornice di tante “prime volte” per tutti i giovani pinerolesi verrà trasformato per una sera in un cocktail bar all’aperto!Abbiamo pensato (si spera) a tutto: a tagliar l’erba, a gaze-bi, divanetti, tavolini, fiaccole, candele, bar, spillatrici , luci e musica!». Così si sono firmati su Facebook Luke, Galu e Jack nell’organizzare l’AperinGiro al Napoli, nella magni-fica terrazza erbosa di Via Principi d’Acaja il 18 maggio. Questa è solo una delle ultime iniziative che vengono re-alizzate nel Centro storico, oltre a quella più vistosa di Pen-sieri in Piazza. Sta a vedere che ci vogliono ancora i giovani per valorizzare le nostre bellezze. E la politica che fa?

Nuove idee sul Centro storico

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Il degrado del Palazzo degli Acaja secondo Italia Nostra

Il Centro storico che ci indigna In occasione della rassegna “Alla corte del Re Sole”, la sezione pinerolese di Italia Nostra ha allestito una mostra fotografica dal titolo “Un monumento da sal-vare: il palazzo dei Principi d’Acaja a Pinerolo” con una serie di fotografie che mostrano il degrado e l’abban-dono di questo storico palazzo. Una documentazione che può essere presa come l’emblema dell’abbando-no del Centro storico, della mancanza di progettualità e di lungimiranza.

Vecchie lamentele sul Centro storico

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8Lettere al giornale di Elvio Fassone

Le polemiche sull’opportunità di celebrare diversamente il 2 giugno hanno riportato un po’ di attenzione su una festività abituata a scivolare via senza partecipazione emotiva. Il trittico Resistenza-Costituzione-Repubblica è già di per sé un po’ tutto stropicciato, ma la sua ultima tessera è particolarmente sbia-dita. Viene da chiedersi come mai questa solennità sia così poco sentita, al punto da essere soppressa da Leone nel 1977 e ripri-stinata solo nel 2001 grazie alla tenacia del presidente Ciampi. Eppure la Repubblica non è solo “quando non c’è il re”, non è sola-mente una formula istitu-zionale fra le altre. E’ il frutto difficile di una scel-ta coraggiosa, perché alla fine della guerra nell’Euro-pa occidentale le monar-chie erano la regola (Spa-gna, Portogallo, Belgio, Olanda, Gran Bretagna, Danimarca, Norvegia, Svezia, Grecia, e Gran-ducato del Lussemburgo per buona misura). E’ stata una scelta contra-stata, perché l’affezione alla monarchia era forte, specie nel sud e anche nel nostro Piemonte, tanto che il referendum finì 12,7 (milioni) contro 10,7. E’ stata anche una scelta ardimentosa e battagliera, perché fu l’unico esempio di repubblica nata men-tre c’era ancora un re in carica, e perché fu l’unica repubblica generata espressamente dalla lotta contro il nazi-fascismo. Ed è sta-ta, soprattutto, una scelta etica, perché nella nostra storia la Repubblica segna i momenti più alti di indipendenza e di libertà, dalle re-pubbliche marinare all’Italia dei Comuni, alla Repubblica romana del 1848; e infine per-ché le sue apparizioni sulla scena della storia si qualificano per la presenza di uomini che

hanno davvero inteso il potere come servizio alla “cosa pubblica”. Repubblica, dunque, vuol dire che la na-zione è “cosa di tutti”, e che il farne parte si-gnifica accettarne lo spirito di servizio. C’è il passo di un autore dell’ottocento che è bello ricordare come sintesi dei valori repubblicani, come vademecum che andrebbe recitato (ed applicato) in questo momento nel quale gran parte degli attori della nostra politica godono di così cattiva reputazione. “Nelle repubbliche il lavoro e l’onesta po-vertà sono in onore, e, se si tratta di elevare

alcuno anche alla magi-stratura suprema, non si cerca da chi sia nato, ma chi è. Contentarsi del poco, non parteg-giare che nell’interes-se della cosa pubblica, non ambire le magistra-ture che come servigio, e non aspirarvi che con l’esemplarità della vita, ecco gli esempi che ci danno i veri Repubbli-cani, antichi e moderni” (G.B. Tuveri, 1851). Sono espressioni oggi desuete, ma allora ovvie e naturali. San-

no di penna e calamaio, della sapienza forte e umile dei nostri vecchi, di pane cotto nel forno a legna della probità, di vita sobria e di dedizione senza esibizioni, di ritorni nell’om-bra dopo il servizio, in quella onesta povertà di cui si era fieri, che è l’esatta antitesi della corrotta ricchezza di tante carriere di oggi. Forse è per questo che oggi la Repubbli-ca non è trendy. Ma appunto per questo mi piace rammentare ogni anno, in solitudine o in comunione, il suo significato profondo, e mi rattrista un poco vedere la ricorrenza tra-sformata in una bella occasione per andare al mare.

SOCIETà

La fEsTa DELLa rEPUBBLica

Non è solo “quando non c’è il re”

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Siamo pronti al reiterato sforzo mediatico e semplicisticamente patriottico delle mani-festazioni internazionali di calcio? Abbiamo spolverato le bandiere tricolore pronte a fare la loro bella figura, sbiadite, sui balconi, so-stituendo o affiancando quelle bianconere o granata? Negli uffici ci si è organizzati con de-coder e televisori? Meno male che quest’anno il fuso orario non è così insormontabile. Rie-cheggiano le trombe dell’apocalisse malavito-sa e aumentano le assonanze con la trionfale cavalcata di sei anni fa. Pronti a sentirci figli di una sola patria, sotto un unico cielo azzurro? Detrattori pseudo intellettualoidi, indignando-si, focalizzano con rabbia le problematiche della collettività nel qualunquismo del tifoso, anzi nel tifoso del Moloch/calcio. Ma sono così interessato a tutto ciò? No. Davvero. Non vedo semplicemente l’ora che inizino le parti-te, e vi assicuro che le guarderò tutte. Ed è per questo che ti ringrazio George.Maradona is good, Pelè better, George Best.Di sicuro tu concorderesti con questo ritornello che condensa l’unica domanda che un essere umano può fare ad un proprio simile, dubbio amletico destinato a restare insolubile: come si può essere migliori, i Migliori? Come si rea-gisce quando la supremazia è iscritta nel tuo nome? Come si convive con la mediocrità che non può essere altro che la normalità? Belfast Boy, quinto Beatle, chiamatelo come vi pare, George Best è stato il miglior calciatore della storia di questo sport. No, non c’è Messi o Ronaldo, Platinì o Cruyff che tengano di fronte alla tua barba e ai tuoi capelli incolti. Pallone d’oro nel 1968 e primo grande numero 7 del Manchester United, sei diventato un fenome-no pop, forse il primo calciatore ad assurgere a paradigma di una società che, piaccia o no, si esaltava e si tranquillizzava in te. Il tuo volto giallo, in fin di vita, con quelle parole “ragazzi, non morite come me”, non ti rispecchia e mai

lo farà. Preferisco ricordare lo scarpino tolto prima di un passaggio, le donne, tante, trop-pe, la virile ascesa del conquistador del vente-simo secolo, le auto e il dribbling ubriacante, se mi è concesso il cinico aggettivo; la leg-genda costruita attorno ad un nome che non poteva condurre la tua esistenza ad un mito diverso. Non ti faccio tante doman-de, in fondo lo stere-otipo del calciatore non mi permette di considerarti degno di risonanza cultura-le, e poi te ne hanno già fatte troppe, ed inutili, quando eri in vita.Ho speso molti soldi per alcool, ragazze e macchine veloci. Il resto l’ho sperperato. Il soccer costituisce un’eredità culturale in Inghilterra, quanto in Italia e in Spagna e nell’America del Sud, troppo vasta da ignorare o da mi-nimizzare. Il valore catartico di uno stadio è paragonabile soltan-to agli agoni teatrali greci o al circo romano. Gli eroi raccontano storie vissute anche aldilà delle linee bianche che delimitano il campo, la scena, e si inscrivono così profondamente nelle coscienze di ciascuno, tanto a fondo che grazie a te, George, e ai tuoi colleghi, nella spinta propulsiva e filtrante dell’azione clas-sica d’attacco non si riesce a non vedere il richiamo del futuro. Per questo guarderò tutte le partite, compresa Polonia-Grecia.

Lettera a George Best - Il resto l’ho sperato

All the world’s a stage,/ And all the men and women merely players

Lettera a...di Cristiano Roasio

DAL TEMPO

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Questa volta per l’incontro più atteso da tutti gli ammi-nistratori delle due valli è sta-to scelto un posto diverso, senz’altro nuovo e accoglien-te, ma certo non una delle tan-te strutture pubbliche altret-tanto belle e accoglienti del Comune: il Palared. Ma in fondo il connubio Priva-to-Pubblico è stato più volte esaltato dal Sindaco, dunque perché mai dare notorie-tà e utilizzare una struttura come il Teatro Sociale? In fondo, a tenere il palco sareste molto bravi. Vorremmo sottolineare però, in onore dei nostri attenti lettori-amministra-tori, che il Palared e lo squisito banchetto sono stati offerti (il secondo in particolare dai ragazzi del CFIQ). Dunque sia chiaro e non ci criticate: non siamo spendaccioni!

Ma vede signor Sindaco e in particolare Assessore Agliodo, questa volta a stupire non sono più state queste faccende mate-riali, (in)giustamente criticabili. A lasciare perplessi noi delle ul-time file sono state le vostre pa-role. Mi ha fatto cadere le brac-cia il suo intervento, Sindaco! Di nuovo un lungo, noioso elenco

di tutte le belle cose che Pinerolo ha: una buona produzione agricola locale, un buon commercio, un comparto sanitario, un tri-bunale (si spera), un patrimonio boschivo, Casa Canada, turismo, un clima perfetto, il Cavallo (!!!), e naturalmente, indispensabili, le forze dell’ordine! Ecco signor Sindaco, le muovo una criti-ca amichevole e disinteressata: ha messo tanto imbarazzo la sua sdolcinata presenta-

A cura di Emanuele Sacchetto POLITICA In C i t t à10

Flop! - La 2a Conferenza per lo Svi-luppo del Territorio del PineroleseBuona la capacità di mobilitare le persone (150), ma total-mente insufficiente quella di analisi e di produzione di idee

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zione del Generale La Vacca. Come l’ospite Vip della giornata è stato prima atteso con ansia, poi ringraziato per la sua “splendida persona” e finalmente invitato a salire sul palco per sentire la sua voce. Sia chiaro, chi scrive non è un sovversivo dell’ordine pubblico, rispetto la legge e la studio, ma questo, Sindaco, è troppo! Questa abitudine tutta italiana di esaltare, encomiare non porta a nulla e soprattutto ai fini della Conferenza non serviva a nulla! Prima dell’inizio dell’incontro il suo Asses-sore Agliodo ha risposto alla mia perplessi-tà su ciò che sarebbe stato detto a questo incontro (una inutile ripetizione della scor-sa volta?) con una alzata di spalle, “sarà inevitabile”.“Sarà inevitabile?”. Volete forse dire ai vostri cittadini che tutti quei dirigenti pubblici, Assessori, Forze dell’ordine hanno perso una giornata del loro prezioso lavoro per seguire le moine del Sindaco ai suoi due o tre invitati prediletti?! Era inevitabile. Nell’Italia istituzionalmente degradata di oggi tanto criticata dal Sindaco queste cose sono sempre doverose e inevitabili. Sinda-co, il terremoto è inevitabile, seppur con-trastabile, non certo lo spreco di tempo per una conferenza! Ma atteniamoci alla cronaca dei pochi fat-ti accaduti. A breve sarà istituito il Tavolo

Tecnico formato da tre gruppi di lavoro: 1 Imprenditoria e credito; 2 Turismo e cultu-ra; 3 Gruppo di professionisti per cambia-re la città. Questo sarà attivo da Luglio e rinunciando alle vacanze andrà avanti con un lavoro ininterrotto fino al prossimo anno, portando a compimento due o tre proget-ti concreti per il territorio. Buttiero auspica inoltre la nascita di una Banca del Credito Cooperativo sul pinerolese, a sostegno delle imprese. E poi, a sala ormai mezza vuota (e le ribadisco Sindaco che la gente mormo-rava durante il suo discorso, le consiglio di rivedere la retorica!) sono arrivati alcuni in-terventi, anche spontanei, dai presenti. Da questi sono emersi ringraziamenti per l’in-teresse al settore rappresentato, ma anche critiche e idee concrete. In particolare l’Ar-chitetto Arione ha proposto un bando per raccogliere idee per la ricollocazione dell’ex maneggio Caprilli. Nastasi Rocco di Coesa ha puntato molto sulle iniziative sociali, es-sendo necessaria la considerazione al setto-re del sociale per la ripresa dell’economia. Un flop rispetto all’altra volta. L’aspettativa di tutti frustrata, ora attendiamo qualche ri-sultato dal tavolo tecnico, altrimenti per noi questa Amministrazione è bocciata a poco più di un anno dal suo inizio! Buon lavoro Sindaco!

11 “ r i f L E s s i o n i ” P o L i T i c h E y o U n G

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GrUPPo GioVani aMnEsTy inTErnaTionaL

Vivere Attivamente

Visibili & Invisibili

Ero ad un tavolino per raccogliere le solite firme per i casi adottati da Amnesty contro le violazioni dei diritti umani. Osservavo chi passava davanti e mi chiedevo quanto piccola fosse la linea che separa l’agire potendo fare la differenza e il fregarsene lasciando tutto tristemen-te immutato. Riesco a fermare una coppia di fidanzati e chiedo loro cinque minuti da dedicare all’ascolto di qual-che piccola informazione sulla nostra associazione e più in generale sul concetto di volontariato e di attivismo. Mi rispondono che loro sono già molto attivi per cui “no grazie, anzi andiamo che siamo di fretta”. Ecco, queste poche parole mi hanno portato a riflettere su una cruciale questione di cui vorrei parlare. Si tratta proprio dell’essere attivi, dell’attivismo. In effetti nelle giornate del 26 e 27 Maggio, durante le quali è avvenuto il fatto, si sono an-che tenute le così dette Giornate dell’Attivismo, indette annualmente da Amnesty International. L’unica cosa che chiedavamo in cambio a chi si fer-mava era che le nostre parole diventassero un comodo strumento di passaparola, un mezzo per essere nel pro-prio piccolo un po’ più attivi. Ed eccoci al punto, da che momento in poi possiamo parlare di attivismo? E’ chiaro, non c’è bisogno di spenderci troppo tempo sopra: è da considerarsi attivismo ogni forma di azione pratica volta

alla persecuzione di un obiettivo ideale. Si può parlare di attivismo volontario, di attivismo sociale, di attivismo religioso, di attivismo politico ad esempio all’interno di un partito, e di molti altri generi ancora. Il bello è che esso, l’attivismo, parte dal microscopico. Non c’è bisogno di riprogrammarsi una vita in Brasile, o nel Barhein o in Ni-geria per potersi Attivare: nel momento in cui si com-prende l’importanza del termine si realizza che l’attivismo è un’attitudine, è un modo di rispondere agli stimoli che ci vengono posti attraverso la lettura e l’immagine. Si capta, si reagisce, si agisce. E si agisce semplicemente parlando e stimolando chi ci è attorno, si agisce lascian-do una firma, si agisce sottraendo cinque minuti di visita alle vetrine sotto i portici in favore di un po’ di sana infor-mazione. Con ciò voglio dire che anche cinque minuti ad ascoltare dei giovani parlare di tortura in Italia può fare la differenza. Magari non oggi, magari non domani nè l’an-no prossimo, ma chissà che passo dopo passo, orecchio dopo orecchio, prima o poi quel piccolo seme gettato in principio sotto forma di parole diventi un’azione legale, una pratica scritta, un consenso collettivo che avrà il po-tere di cambiare le carte in tavola. Chissà. Tutto parte da una scelta, e la scelta è la prima forma di attivismo.

Brindisi, 19-05-2012. Il nostro Paese ha mostrato ancora una volta il suo lato debole, un altro colpo è stato inferto alla

nostra zoppicante Italia, questa volta a morire non sono stati dei giudici che lottavano consapevolmente contro un fenomeno più grande di loro, nè dei pol-tici illustri, uomini di Chiesa o personaggi famosi. Questa volta a lasciare a terra polvere, dolore e disperazione è stata una ragazza di 16 anni, Melissa. Una ragazza che proprio come noi, proprio come me, quella mattina ave-va preso il pullman per andare a scuola, ridere e scherza-re con gli amici, trovare qualche soddisfazione, sognare il suo futuro o piangere le lacrime più amare. Melissa è morta, i suoi sogni si sono infranti, ma noi dobbiamo reagire, dobbiamo risvegliare le nostre coscienze e com-prendere quanto sia importante per il futuro di questo zoppicante Paese la consapevolezzza. Certe ferite non si chiuderanno mai, come sappiamo rimangono delle ci-catrici, che al primo raggio rispuntano. Penso che noi, in quanto cittadini di questo Paese dovremo raccogliere la disperazione , il dolore e la rabbia e trasformarli in modo da lottare e combattere sempre con più tenacia contro

chi ama l’ombra, l’omertà,il panico. Quel sabato, non appena ho sentito la notizia ho pensato a tutto il dolore che potevano provare i famigliari, gli amici, gli insegnanti di Me-lissa e di tutti i ragazzi rimasti feriti e di coloro che non cancelleranno mai quel momento dalla loro memoria. Questo è

stato il mio pensiero:” Camminando in un vicolo cieco, senza uscita, senza gente, uno si acccorge di quanto po-vera ed inutile sia la vita; quanto non sappia regalare al-tro che paure e debolezze, come ti deluda e ti illuda ogni giorno che passa, ma soprattutto camminando conosci strade e paure, paure forti, immense, che ti trascini per sempre o perlomeno finchè camminando, non incontri qualcosa di bello e... tangibile. Un segno,un nome, un verso, che ti ricordi te stesso e la tua vita, piena di dolori e paure che forse un giorno riuscirai a dimenticare ma quel giorno non sarai mai abbastanza vicino perchè tu lo possa avere”. Penso che in alcuni momenti i nostri pen-sieri possano solo essere scuri e tristi, ma da lì bisogna saper partire per costruire un cammino di giustizia e le-galità. Non dimentichiamo mai che:”Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”.

I sogni infranti

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DIRITTI UMANI

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L’estate che fa capolino consiglia una pro-iezione in avanti, in che modo “riempire” i mesi di vacanza dalla scuola. Come suonava negli anni Sessanta la tastiera jazz di Nat King Cole, Those lazy-hazy-crazy days of summer, in quei pigri-vaghi-pazzi giorni d’estate c’è il tempo di guardarsi intorno per sperimentare nuove opportunità di studio e lavoro. Un progetto finalizzato in tal senso è il Giro del mondo in 80 giovani, promosso dal Co-mune di Torino e dal Coordinamento Regiona-le Informagiovani del Piemonte, consultabile sul sito www.80giovani.it. L’iniziativa si rivolge a giovani tra i sedici e i trentacinque anni temporaneamente all’este-ro per motivi di studio, lavoro o volontaria-to che intendano farsi reporter: aderendo al progetto, ciascun giovane ha a disposizione un blog in cui raccontare la propria esperienza nel Paese in cui si trova. Visitando i blog dei giovani reporter è quindi possibile scovare suggeri-menti, impressioni, informa-zioni utili per chi è in cerca del giusto posto per un sog-giorno all’estero. Dinamici-tà e scambio reciproco, questo il senso del progetto. L’interazione tra esperienze diverse per scopi e luoghi è uno sguardo più ampio e composito lanciato sul mondo. Inoltre l’Informagiovani del Piemonte mette a disposizione sul proprio sito bancadati.in-formagiovanipiemonte.it una serie di schede orientative ben rappresentativa del ventaglio di esperienze formative, lavorative e ricreati-ve a disposizione dei giovani nella provincia di Torino. Il sito dell’Informagiovani mette in evidenza le attività di maggior interesse per

chi studia, per chi lavora (e per chi il lavoro lo cerca), fornendo puntuali riferimenti, dislocati sul territorio, cui rivolgersi. Per esempio, è possibile trovare indicazioni utili per la frequenza di corsi di lingua stranie-ra per italiani e non, informazioni sulle inizia-tive culturali e sportive di Torino e dintorni; rintracciare quali requisiti e competenze sono richiesti a svariate figure professionali (chi sa come diventare apicoltore?), quali sono i ri-ferimenti per il lavoro e lo studio all’estero, infine quali informazioni basilari sono da co-noscere per intraprendere un semplice viaggio in un Paese straniero. Si tratta quindi di uno strumento informati-vo, sottoposto a regolari aggiornamenti, che offre in modo digitale - e quindi accessibile

- risposte e approfondimenti sui quesiti più ri-chiesti dai giovani, come la ricerca del lavoro, i profili professionali, la mobilità internazionale (per studio, lavoro e turismo), la salute, l’am-biente, il tempo libero. Nello specifico degli studenti all’ultimo anno delle superiori, inoltre, le schede orientative si pongono come chiarificatrici nella scelta dello sbocco post-diploma, magari illustrando per-corsi formativi da intraprendere in tale direzio-ne già negli imminenti mesi estivi.Per trovare lavoro in Europa è molto utile il sito di Eures.

SOCIETà Giovani@Scuola A cura di Nadia Fenoglio

online le numerose iniziative dell’informagiovani

Lavoro estivo cercasi

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L’ultimo appuntamento con Serate di Laurea ha portato una ventata di novità nell’evento: è stata presentata per la prima volta una tesi di argomen-to musicale dal titolo “Il clarinetto basso: storia, evoluzione tecnologica e principali composizioni e intepreti”discussa presso il Conservatorio di Nova-ra da parte di Elisa Marchetti. La giovane musicista, nell’esporre il proprio lavoro, ha privilegiato l’aspet-to dell’evoluzione del clarinetto basso, accompa-gnandoci in un viaggio plurisecolare tra costruttori di strumenti musicali di tutto il mondo. Il clarinetto è uno strumento a fiato ad ancia semplice della famiglia dei legni, una tipologia di strumento musica-le diffusa in tutto il “continente” euroa-siatico sin dall’antichi-tà, nonchè in contesti di musica popolare (basti ricordare le lau-neddas sarde).Tutta-via, è dal 1600 che notevoli migliorie e una vera e proprio mania per la tecnolo-gia musicale, hanno condotto ad innova-zioni, a cominciare dall’antenato del clarinetto, lo chalumeau, fino alla data di nascita del primo clari-netto, risalente al 1690.Per quanto riguarda il clarinetto basso è occorso at-tendere il 1770, quando i tedeschi Mayrhofer han-no costruito il primo traendo ispirazione dal corno di bassetto, un altro strumento a fiato della stessa famiglia. Alcune modifiche e molti altri costruttori si sono alternati sino al 1838, quando Adolphe Sax ha fabbricato il primo clarinetto basso così come lo conosciamo nella sua morfologia odierna.Il classico intermezzo musicale, che accompagna da sempre le presentazioni, è stato suonato dalla relatrice stessa, che ha proposto due brani di John Cage. La parola è poi passata a Francesca Noardo la quale, grazie alla sua tesi dal titolo “Il progetto di conservazione: nuove tecnologie (laser scanner e GIS) per la sua formulazione – l’ex Convento dei

Carmelitani del Colletto (comune di Roletto)” ha permesso alla platea di conoscere le ultime tecno-logie nel campo della conservazione e della tutela dei beni culturali. Il convento dei carmelitani fu fondato nel 1506 su una precedente cappella votiva. Con la soppres-sione degli ordini nel 1798 fu ridotto a cappellania e nel 1904 fu dichiarato Monumento nazionale e posto sotto vincoli dopo aver perso due maniche nel 1884 abbattute per l’evidente stato di degrado. La sensibilità storica della studiosa, accompagna-ta dall’uso delle nuove tecnologie nel campo degli studi architettonici, ha permesso inizialmente tre

operazioni: l’eviden-ziare le strade (sentie-ri, tracciati o tratturi) che sono scomparse nel tempo,tramite l’analisi della cartogra-fia storica esistente,il sottolineare come il luogo fosse già nel 1300 definito come “sentinella”,e dunque punto difensivo della città di Pinerolo insie-

me a Santa Brigida ed i monti Pepino e Oliveto, grazie al lavoro d’archivio, e la comprensione dell’evoluzione dell’insediamen-to tramite la mappatura delle proprietà dei terreni.In seguito la relatrice ha toccato il tema dell’analisi dello stato di degrado del monumento attraverso l’uso del laser scanner e l’acquisizione rapida dei risultati in GIS (acronimo di geographic informa-tion system), anche per un futuro intervento di restauro: come definisce la Convezione di Atene, la conservazione del patrimonio culturale passa at-traverso le azioni di monitoraggio, manutenzione e fruizione oltre che attraverso la conoscenza, il restauro e la rifunzionalizzazione del bene stesso. Al dibattito, che ha toccato il sentito problema dell’impiego lavorativo dei neolaureati, è seguito l’aperitivo, nell’augurio che l’iniziativa possa ripren-dere a settembre grazie all’impegno dell’associa-zione Onda d’Urto e alla disponibilità della casa editrice Alzani.

Serata finale all’insegna dell’artecon Elisa Marchetti e Francesca Noardo

Tesi in ambito musicale e architettonico

Serate di Laurea A cura di Maria Anna Bertolino

SOCIETà

Elisa Marchetti Francesca Noardo

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MEsE Di MaGGio 2012

Delibere della Giunta comunale

A cura di Silvio Ferrero

P i ne ro loDOCUMENTI

Delibera n 135 del 03.05.2012 Referendum regio-nale di domenica 3 giugno 2012 - determinazione degli spazi da destinare alla propaganda diretta.Delibera n 136 del 03.05.2012 Referendum regio-nale di domenica 3 giugno 2012 - determinazione e delimitazione degli spazi da destinare alla propa-ganda indirettaDelibera n 137 del 03.05.2012 Referendum regio-nale di domenica 3 giugno 2012 - delimitazione, ri-partizione ed assegnazione degli spazi da destinare alla propaganda diretta.Delibera n 138 del 03.05.2012 Referendum regio-nale di domenica 3 giugno 2012 - ripartizione ed as-segnazione degli spazi per la propaganda indiretta.Delibera n 139 del 03.05.2012 Ricorso al T.A.R. per il Piemonte ...OMISSIS…/Comune di Pinerolo. Deliberazione di non proporre ricorso avverso la sentenza di accoglimento n. 272/2012.Delibera n140 del 03.05.2012 Iscrizioni agli asili nido comunali A.S. 2012/2013: ridefinizione mo-duli di frequenza e tariffe.Delibera n 141 del 03.05.2012 Concessione pa-trocino alla manifestazione “Maratona musicale” promossa dalla scuola secondaria di primo grado “Lidia Poet” di Pinerolo.Delibera n 142 del 03.05.2012 Istituzione di una sezione aggiuntiva di scuola dell’infanzia statale presso la scuola dell’infanzia Rodari.Delibera n 143 del 03.05.2012 Progetto acquatici-tà A.S. 2011/2012 – concessione contributo.Delibera n 144 del 03.05.2012 Atto di indirizzo - Definizione quota copertura morosità A.T.C. 2009, non coperta da fondo sociale.Delibera n 145 del 03.05.2012 Patrocinio concor-so fotografico A.V.I.S.Delibera n 146 del 03.05.2012 Approvazione proto-collo di intesa Caritas - Chiesa Valdese per contributiDelibera n 147 del 03.05.2012 Manifestazione fie-ristica enogastronomica “Saporidivini 2012” 10° edizione. Concessione del patrocinio all’Associazio-ne Turistica Pro Loco Pinerolo.Delibera n 148 del 09.05.2012 Nuova locazione dell’unità immobiliare sita al P.T. di via Bignone n. 5/7 (ufficio postale) a favore di Poste Italiane SpA.Delibera n 149 del 09.05.2012 Regolamentazione uso parte Vicolo Giraud.Delibera n 150 del 09.05.2012 Approvazione del Piano triennale 2012-2014 per la razionalizzazione delle dotazioni strumentali, delle autovetture e dei beni immobili.Delibera n 151 del 16.05.2012 Ricorso al T.A.R.

per il Piemonte ...OMISSIS…/ Comune di Pinerolo. Deliberazione di non costituzione in giudizio.Delibera n 152 del 16.05.2012 Edilizia residenziale pubblica legge 23.12.1998 n. 448, art. 31 dal com-ma 45 al comma 50. Cessione in proprietà di aree concesse in diritto di superficie. zona CP2 lotto 6.Delibera n 153 del 16.05.2012 Atto di indirizzo re-lativamente all’installazione di apparecchiature per il controllo della zona a traffico limitato.Delibera n 154 del 16.05.2012 Attività di custodia degli uffici giudiziari di via Convento San Francesco n. 1 con concessione in uso dell’alloggio preposto. Avvio alla procedura di selezione.Delibera n 155 del 16.05.2012 Festival della domi-ciliarità “Casa - la Vita”.Delibera n 156 del 16.05.2012 36^ Rassegna dell’Artigianato del pinerolese. Indirizzi programma-tici e progetto della manifestazione.Delibera n 157 del 23.05.2012 Approvazione boz-za atto di impegno unilaterale per asservimento a pubblico uso area destinata a parcheggio da parte della soc. PA.MA. S.n.c.Delibera n 158 del 23.05.2012 Convenzione in forma di volontariato per interventi di protezione civile e di carattere ambientale sul territorio con l’A.I.B. squadra di Pinerolo. Anno 2012.Delibera n 159 del 23.05.2012 A. S. D. Sporting Club Pinerolo. Festa dello sport 3.6.2012. Conces-sione collaborazione e materiale comunale.Delibera n 160 del 23.05.2012 Direzione didattica II° Circolo. Maratonina martedì 29.5.2012, Borgo Madonnina. Concessione materiale comunale, for-mazione montepremi e collaborazione all’organiz-zazione.Delibera n 161 del 23.05.2012 A. S. D. Sporting Club Pinerolo. Coppa del mondo III° Vestis Cup Hockey in line Stadio Olimpico del Ghiaccio dal 24 al 27 maggio 2012. Concessione patrocinio, con-tributo e materiale comunale.Delibera n 162 del 23.05.2012 Approvazione inse-rimento in tirocinio formativo presso ufficio lavoro e servizio bibliotecario - corso di formazione ENGIM.Delibera n 163 del 23.05.2012 Realizzazione spettacolo teatrale “Le maniche del Capitano”, promosso dall’Associazione Volontari Oratorio di San Domenico – 28 maggio 2012. Autorizzazione all’utilizzo del Teatro Sociale a tariffa agevolata.Delibera n 164 del 23.05.2012 Conferma dell’atti-vazione, per l’anno 2012, di una copertura assicu-rativa a favore dei residenti ultra sessantacinquenni vittime della microcriminalità cittadina.

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L’EsTaTE E La VoGLia Di ParTirE

Sono partita per Londra “da zero”

Giovan i&Lavo roA cura di Giulia PussettoSOCIETà

Con l’arrivo dell’estate aumenta la voglia di partire, di conoscere e visitare nuovi posti, inoltre la crisi in-centiva molto il desiderio di allontanarsi da casa alla ricerca di nuove soluzioni lavorative. Alice, 25 anni, è partita per Londra “da zero”... Ecco la sua storia, così come me l’ha raccontata. «Era il 5 marzo 2007 quando con un biglietto aereo sono partita per Londra. Ci pensavo già da tempo in quanto avevo amici che ci vivevano e me ne parlava-no spesso ed io ogni volta sognavo di poter essere in quella città con loro. Avere il loro appoggio una volta arrivata a Londra è stato fondamentale. Ho potuto mettermi alla ricerca di un lavoro con più tranquilli-tà, inoltre hanno saputo darmi consigli. Non sapevo l’inglese e il primo impatto è stato tragico: mi sentivo persa e pensavo di non potercela fare. Il mio primo colloquio di lavoro non era andato bene, perché non ero ancora in grado di sapermi spiegare in inglese. Poi ho fatto un’esperienza brevissima in un ristorante ita-liano: sottopagata e trattata malissimo. Dopo cinque giorni ho lasciato ed ho ricominciato la ricerca di un nuovo posto. Ho trascorso un mese senza lavoro ma ne ho appro-fittato per conoscere meglio Londra ed imparare a gi-rarla: dalla metro, a quali linee dei bus prendere, alle vie. Inoltre iniziavo a masticare la lingua. Nel frattem-po speravo in colloqui di lavoro positivi. Faccio una premessa: per cercare lavoro nei bar e nei ristoranti o nei negozi di Londra non bisogna portare il proprio curriculum direttamente sul posto di lavoro, bisogna portarli agli “head office” che si occupano dell’inseri-mento lavorativo. Esistono poi agenzie interinali alle quali è necessario versare una somma di denaro e ti danno la possibilità di iniziare a lavorare ad esempio come cameriere in un bar o ristorante. Dopo vari colloqui arriva la svolta positiva: inizio a lavorare in uno dei bar della catena italiana “Caffè Nero”. Il negozio aveva appena aperto ed io avrei fatto parte del primo staff. Mi ricordo che dovevo in-dossare una maglietta rossa che indicava che ero agli inizi. La maglietta serviva per far capire ai clienti che se sbagliavo a fare un caffè era perché stavo inizian-do ad imparare. Bisogna sapere che il momento del caffè al bar i londinesi lo vivono molto diversamente da noi. Innanzitutto loro non bevono l’espresso ma il caffè americano e la lista dei vari tipi di caffè da im-parare a fare era davvero lunga: ad esempio, c’era il caffè con sopra uno strato di latte e poi ancora sopra uno strato di schiuma. E quando il cliente non apprez-zava il caffè che gli veniva servito non si faceva alcun

problema a richiederne immediatamente un altro. Mi ricordo di una signora che lavorava alla City Bank, proprio di fronte al bar. Un giorno le avevo servito un caffè con della schiuma e avevo versato anche un po’ di latte. Lei voleva esclusivamente la schiu-ma messa a cucchiaini in modo da evitare qualsiasi traccia di latte liquido. Cosi ho dovuto rifarglielo! Poi per i londinesi il momento del caffè non va vissuto di fretta, scappando subito a lavorare. Lo gustano, spendono seduti anche più di un’ora conversando o leggendosi un giornale. Al Caffè Nero ho lavorato ben due anni, fino al 2009. Quando finivo di lavorare uscivo subito e stavo con i miei amici, mi piaceva vivermi la città e stare sempre in qualche posto diverso. Ogni tre mesi co-munque tornavo a Pinerolo, per rivedere la mia fami-glia, gli amici e per godermi le comodità di casa che un po’ mi mancavano. La vita a Londra è davvero fre-netica. Per loro non esiste il weekend. È un continuo andare avanti da lunedì a domenica, non ci si ferma mai! Quindi facevo ruotare i miei giorni di pausa. Una settimana chiedevo il sabato e la domenica, un’altra settimana chiedevo il lunedì ed il martedì e così via. A Londra ho cambiato le mie abitudini. Dopo due anni mi sentivo cresciuta ma anche fisicamente stanca. Il divertimento era all’ordine del giorno ma lo stile di vita era incessante. Così nel 2009 ho deciso di tornare a casa. I miei due anni a Londra sono stati indimentica-bili. Ho vissuto con tante persone nuove con le qua-li sono presto diventata amica perché ci trovavamo tutti nella stessa situazione: in una città che non era la nostra, senza famiglia e senza gli amici di sempre. Per questo fra di noi si è creato come una sorta di rapporto fraterno, ci sentivamo una famiglia oltre che amici o colleghi. È qualcosa che secondo me può suc-cedere solo quando ci si trova a vivere un’esperienza del genere, perché a casa si rimane legati al proprio gruppo e si fanno amicizie nuove più difficilmente. Quando sono tornata a Pinerolo ho dovuto cercare lavoro e l’inglese che ho imparato nei due anni mi è servito come buon biglietto da visita...Consiglio un sito: www.gumtree.com. Mi è stato uti-le per cercare casa!»

Elenco concorsiRubrica è realizzata in collaborazione con l’Ufficio Lavoro del Comune di Pinerolo. Consultabile sul sito www.comune.pinerolo.to.it/concorsi

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Quale sia il futuro delle città (sempre che, come obiettato, si possa ancora parlare di città) in un globo sempre più urbanizzato e antropizzato è ormai da tempo oggetto di dibattito in tutto l’ambiente legato alla progettazione, dall’urbanistica all’architet-tura. Si tratta di un dibattito ormai forma-lizzato, che ha portato a coniare il termine “smart city”, vale a dire città elegante ed intelligente, che sa muoversi al passo con i tempi facendo uso delle reti virtuali, dei servizi, delle possibilità date dalle nuove tecnologie, integrandoli tra loro in modo da risultare efficienti sia verso l’abitante, sia nel rispetto dell’ambiente in cui sono inseriti. Il dibattito poi ha avuto una sua materia-lizzazione economica e finanziaria, con la realizzazione del piano strategico europeo omonimo che dal 2014 avrà anche il sup-porto economico del Programma Quadro Horizon 2020¸ di 90 miliardi di euro. Dove verranno impiegati questi ingenti fondi? Il progetto prevede di premiare, sostenendo-le, quelle città che sapranno riprogettare il proprio contesto urbano alla luce dei sei assi sui quali si distribuisce il finanziamen-to: ambiente, trasporti, edifici, governan-ce, economia e socialità. La Città di Torino si è mossa a dicembre con la Fondazione Torino Smart City, nella quale sono coin-volti enti pubblici di varia natura, dalle am-ministrazioni agli enti di formazione come le Univer-sità. E prosegue, poco per volta, im-prontando anche la manifestazione dedicata all’Archi-tettura, che si è svolta in città dal 28 maggio al 5 giu-gno, ai temi legati

allo smart living. Protagonisti di questo momento stori-co gli stessi studenti del Politecnico, i quali hanno avuto non solo la possibilità di veder esposti i loro migliori progetti nel-la Sala delle Colonne, al piano terreno del Castello del Valentino, per tutta la durata della manifestazione, ma anche l’onere e l’onore di organizzare una conferenza alla quale partecipare nella veste di moderatori. La Tavola rotonda che ne è scaturita ha visto succedersi le opinioni di importanti studi di architettura, come DE.GA e Stu-dio ATA, ma anche la presenza di artisti, light designer, o ancora associazioni che si occupano di soluzioni “sperimentali” nella creazione di comunità improntate alla so-cializzazione degli abitanti per una gestio-ne più sostenibile delle risorse e dei servizi. Un tema tuttavia poco affrontato e quasi schivato, posto come argomento di rifles-sione da uno studente, ha finalmente por-tato l’attenzione sulle realtà locali, i terri-tori non cittadini, le valli, vale a dire tutto ciò che non è città ma dalla città dipende, ne ambisce i servizi e le opportunità pur manifestando la carenza di servizi (tema particolarmente caldo per la Val Pellice) e la volontà di autonomia. Anche così, però, l’idea di un progressivo inurbamento globa-le pare rimanere l’unica prospettiva ipotiz-zata. Dai cittadini.

A r t e&Arch i t e t tu ra A cura di Michele F. Barale

ARTE

archiTETTUra in ciTTà - LE “sMarT ciTiEs”

Il futuro plausibile delle città di domani

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oLiVia ManEscaLchi E GiancarLo JUDica corDiGLia

La commedia “Il Funerale” al Gobetti

Tea t ro A cura di Federico Gennaro

ARTE&SPETTACOLO

«Che cosa non mi piace della morte? Forse l’ora». Così Woody Allen, in uno dei suoi più cele-bri aforismi, ironizza sull’ ora più solenne, quel lasso di tempo in grado di racchiudere l’ eterno e il finito, la morte e la vita, il dolore di chi rimane e l’insostenibile leggerezza di ciò che scorre attorno. Ed è da queste riflessioni che Olivia Manescalchi e Giancarlo Judica Cordi-glia sono partiti per mettere in scena “Il Fu-nerale”, commedia proposta presso il Teatro Gobetti di Torino. «Il testo - scrive l’autrice - nasce dalla neces-sità di ritrovare un modo per rapportarsi alla morte. Non possiamo prescindere da essa. Non possiamo prescindere dalla paura che questa incute. Ma la società cerca di negare, di occul-tare […]. Il peso del corpo morto. Via. Dimenticare. […] Non credo sia questa la so-luzione. Sta inve-ce, forse, proprio nel l ’ immobil ità del cadavere, nel suo raffreddarsi e decomporsi e nel rito di passaggio che è la sepoltu-ra». Il tema è for-te, e la scelta della commedia sembra andare volutamente controtendenza, quasi una boc-cata d’ aria fresca nel panorama teatrale to-rinese, spesso troppo timido nel proporre con coraggio nuove idee e soprattutto nuovi testi. Vengono stigmatizzate parole come “scom-parsa”, “perdita”, le rituali condoglianze assu-mono la lapidaria freddezza di un atto dovuto. Ma nel momento in cui alla gestualità fanno spazio le parole, l’ intero impianto crolla sotto i colpi di una comicità stanca e davvero poco ispirata, dove al grottesco si sostituisce il ridi-colo. Personaggi come un medico della mutua

un po’ schizofrenico che si improvvisa all’ oc-correnza anche medico legale e un parroco ri-goroso inquisitore alla ricerca di tracce di pec-cato, non sembrano altro che piccole figure macchiettistiche grossolanamente delineate e poco funzionali in termini di resa scenica.Se a tutto ciò si aggiunge alcuni attori in serata non particolarmente brillante, ecco che ogni buon presupposto rimane tale. Solo nel finale, dopo una mezz’ ora da dimen-ticare, la commedia ritrova una maggiore com-postezza, con il risveglio di antichi dissapori famigliari tra i figli del defunto. Emergono così le lotte per la competizione, per la supremazia tra i fratelli, per l’ amore del padre, ma anche in questo caso la messa in scena non si sofferma

su questi aspetti più intimistici, giungendo ad una fa-cile quanto scontata so-luzione, così da approda-re il prima p o s s i b i l e all’ ultimo atto di ogni funerale, la sepoltura, in un piatto crescendo

di emozioni.Il gesto finale della protagonista, quel gettare terra giù dal palco, non riesce ad evocare quel senso di anticonformismo e humanitas cerca-to: non riesce a rappresentare quello schiaffo finale ad ogni forma di convenzionalità di cui la commedia vorrebbe farsi portavoce, risul-tando di fatto del tutto slegato dal resto della pièce. D’ altra parte,se è pur vero che con la morte non si scherza, quanto meno ci si può ironiz-zare, e questa commedia sembra avere tanto il gusto di un’ occasione persa.

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Questo mese il mio compito è molto più semplice dei precedenti.Sono infatti legato a Blind Reverendo, al secolo Mario Rivoiro, da un’amicizia che dura da ormai oltre vent’anni.Abbiamo condiviso numerose esperienze

di vita e musicali ed è quindi per me un piacere scrive-re di lui in occasione dell’uscita del suo nuovo album “Voces – Reggae Ragga Rumba es lo que veo”.Innanzitutto la prima peculiarità di questo disco è rap-presentata dalla sua produzione. Il lavoro è stato infatti prodotto dal punto di vista economico dagli stessi fans dell’artista attraverso la piattaforma Verkami. Median-te questo servizio gli artisti emergenti (e non solo) di tutto il mondo possono pubblicare on line il progetto che intendono realizzare e dare il via ad una raccolta di fondi a livello mondiale per finanziare la nascita delle proprie idee. Ed è proprio in questo modo che Blind Reverendo è riuscito a realizzare il suo ultimo lavoro discografico. Ma bando alle ciance e lanciamoci nella conver-sazione avuta col Reve-rendo sul divano di casa sua accompagnati dalla presenza di Leo, splendi-do labrador e suo insepa-rabile compagno di vita.Bene, iniziamo... parla ai nostri lettori del tuo background musicale. Direi che è abbastanza variopinto, anche se non è mai in questi casi “abba-stanza e colmabile”, comunque va dalla musica clas-sica che ho studiato per alcuni anni con la chitarra e le percussioni,alla musica afro, al reggae al rock. Fin dall’adolescenza ho militato in molte band dai ge-neri più vari, riuscendo spesso ad ottenere soddisfa-centi risultati. Di fatto mi piace la musica in generale, non a caso il mio ultimo lavoro è un insieme di generi come appunto il reggae, la rumba ed il flamenco passando per la mu-sica latinoamericana ed in certi casi quella afro. Il tuo nuovo lavoro è per la maggior parte scritto in spagnolo e anche musicalmente è molto ispirato dai suoni latini. Come ti sei avvicinato alle sonorità spa-gnole e perchè? Sicuramente sono stati i miei viaggi di questi ulti-mi anni ad avermi influenzato particolarmente verso

queste sonorità, facendomi incontrare con musicisti ispanici e latini.L’anno scorso infatti ero in tour con Tremendamen-te, un cantante catalano dal quale di certo ho appre-so molte cose dal punto di vista musicale, ma anche come esperienze umane.Abbiamo trascorso l’estate facendo numerosi concer-ti in Cataluña, Andalusia e a Minorca incrementando così il mio bagaglio culturale e musicale, ricevendo allo stesso tempo numerosi stimoli che hanno dato la spin-ta finale al disco.Come è nato “Voces”? Perchè dedicare un disco alle voci? Essendo cieco dall’età di otto anni, per me le voci sono colori, quindi volevo che questo disco fosse un quadro ricco e variopinto, per questo molti brani sono duettati con amici che ho incontrato lungo il mio per-corso come Macaco, Bunna, zuli, Tremendamente, Momar Gaye e Younes.

La cosa affascinante, a mio parere, è che ognu-no canta nella propria lingua. Ciò ha influenza-to le sonorità, che vanno dall’arabo al francese, allo spagnolo e l’italiano.Come proseguirà il tuo lavoro su questo pro-getto? Venerdì 25 maggio ini-zierò il tour in Spagna ed all’inizio sarò accompa-

gnato da Miraflower, un musicista facente parte di una crew torinese, quindi le sonorità inizialmente saran-no più dub e dancehall. In altri concerti invece sarò in acustico con Los Canijos Sin Fronteras, un ensemble catalano di flamenco, e di conseguenza avremo una sonorità più acustica e flamenca...Nel frattempo ho già iniziato a lavorare al seguito di “Voces” per il quale stò iniziando a scrivere i primi testi ed a muovere i primi passi. Sarà un disco più influen-zato dalla musica balcanica, mantenendo comunque il filone di ciò che stò cercando di seguire: quindi il reg-gae, la rumba, il flamenco... La nostra chiacchierata termina qui. Non ci resta che tenere occhi e orecchie aperte per il ritorno in patria di Blind Reverendo per la promozione italiana del disco. Nel frattempo possiamo goderci i suoi brani in rete, su Youtube e si iTunes.

MUsica EMErGEnTE

Blind Reverendo

A cura di Demis PascalMUSICA Of f i c i ne de l suono

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caLcio E non soLo

La F.C. Rivese fa vent’anni: “in campo non solo per il risultato”

Sport A cura di Andrea Obiso

SPORT

Dopo un periodo di allontanamento dal mondo del calcio vi ritorniamo per parlare di una società che quest’anno festeggia un importante anniversario.Abbiamo incontrato il Presidente della A.S.D. Football Club Rivese, Riccardo Manfredi.

Questo non è un anno come gli altri vero? Certo, quest’anno la Rivese compie vent’anni, e noi intendiamo festeggiarla al meglio, tra Giugno e Luglio ci saranno tre eventi, una serata rock, una serata danzante e una sagra finale con pranzo.Tutte gratis naturalmente.

Dopo vent’anni chi è rimasto? Oltre a me altri tre ex giocatori che sono nel direttivo della società, ora si occupano di allenare o dirigere la squa-dra.

Passiamo a dati più tecnici in grado di far conoscere da vicino la F.C. Rivese. Che fasce di età riuscite a rappresentare

con le vostre squadre e che risultati ave-te ottenuto quest’anno? Oltre ai Piccoli Amici abbiamo tre cate-gorie di Pulcini, anni 2003, 2002, 2001.I risultati non sono stati esaltanti, ma nonostante una delle nostre formazioni non sia riuscita a vincere neanche una partita (appena due pareggi), nessuno, bambino, allenatore o genitore si è mai tirato indietro.Il clima da noi è molto importante così come lo è il fair play di cui tanto si sente parlare, ma che poco si vede nei campi da gioco.La serenità e la tranquillità sono fonda-mentali nella Rivese, più dei risultati, an-che se ovviamente si scende in campo per vincere.

Oltre alla gestione dei ragazzi c’è anche la selezione però... Ci sentiamo molto democratici in que-sto, ora abbiamo un bambino che è nel mirino del Torino, un ragazzo molto umi-le oltre che forte.Ciononostante è giusto che giochino

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21tutti perché il calcio prima che uno sport agonistico è un divertimento e una passione oltre che un’attività fisi-ca che fa bene alla salute.

Anche nell’amministrazione della so-cietà le cose sono molto serene? Una cosa di cui vado molto fiero è che nella nostra società non ci sono persone pagate per fare i dirigenti, gli allenatori o i presidenti.Qui tutti offrono la loro esperienza e il loro impegno come volontari, perché gli piace farlo e si trovano bene assieme.In più non chiediamo nessun contributo per vedere le partite dei ragazzi, l’ingres-so è libero.I nostri fondi preferiamo impiegarli in servizi che possano servire ai bambini, quest’anno ad esempio ho chiesto a uno psicologo di venire a fare qualche lezione ai nostri allenatori e dirigenti sul rappor-to che si instaura fra loro e i bambini; qualche tempo fa invece era necessario mettere mano all’impianto luci del cam-po e lo abbiamo fatto.Trovo siano una cosa unica tra le squa-dre del Pinerolese.

Altra ammirevole iniziativa è quella che vi vede impegnati nell’adozione a di-stanza in Bangladesh. Qualche tempo fa come società abbia-mo deciso di adottare un bambino a di-stanza. Oltre ai motivi che possono spin-

gere chiunque a compiere un gesto del genere noi abbiamo voluto, nel nostro piccolo, far capire ai nostri bambini che ci sono dei loro coetanei in difficoltà. Questi bambini non hanno nulla ed è giusto che i nostri ragazzi sappiano dell’esistenza di una realtà del genere nel mondo.Ad oggi la Rivese ha adottato 25 bambi-ni in Bangladesh.

Ho notato nel libretto celebrativo dei 20 anni della Rivese che anche voi organiz-zate uno stage estivo. In realtà siamo stati i primi ad avere questa idea, lo facciamo da anni e a dif-ferenza di altri chiediamo solo un contri-buto per coprire le spese e nulla più.Sono cinque giorni di calcio per i ragazzi, per divertirsi e stare assieme.

In bocca al lupo per tutto alloraGrazie e arrivederci!

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2222cosedicasanostra

Copiare la tela del ragnoLa rivista scientifica «Nature» ha dedicato qualche tempo fa la copertina a una ricerca sulla tela di ragno, considerata ideale per la creazione di materiali super resistenti. A realizzarla è stato Nicola Pugno, un giovane docente di Scienze delle Costruzioni al Politecnico di Torino, in colla-borazione con il Dipartimento di Ingegneria Civile del MIT di Boston. Il lavoro rivela l’influenza delle proprietà elastiche della tela del ragno, a partire da alcuni dettagli molecolari e dal compor-tamento meccanico macroscopico della ragnatela. «Una scoperta - spiega il Politecnico - che potrebbe suggerire nuove strategie per progettare materiali e strutture super-tenaci e quindi anti-catastrofe, impiegabili ad esempio per migliorare le performance di edifici e infrastrutture in caso di terremoti o alluvioni». E’ il primo risultato del progetto che aveva vinto il premio «Ideas», 1 milione di euro, che l’European Research Council ha assegnato al professor Pugno per la sua eccellenza scientifica. Ovvero salvare una città dal sisma infilandola in una tela da ragno

Rapporto ISTAT sull’omosessualitàÈ stato presentato lo scorso 17 maggio, Giornata Interna-zionale contro l’Omofobia, il primo Rapporto Istat su “La popolazione omosessuale nella società italiana”, commis-sionato e finanziato dall’Unar. Secondo i dati presentati, sono circa un milione (2,4% della popolazione residente) le persone che si sono dichiarate omosessuali o bisessuali in Italia. Molto alta (oltre il 60%) la percentuale di italiani a ritenere che omosessuali e transessuali siano discriminati, con un 73% che considera ingiusto il diniego di assu-mere una persona omosessuale o di affittare una casa. Ciononostante, c’e’ ancora un 41,4% che pensa che gli omosessuali non debbano diventare insegnanti di scuola elementare, il 28,1% medico e il 24,8% il politico.Fonte UNAR – l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Pre-sidenza del Consiglio dei Ministri.

Libri di carta o l’e-book?TORINO. Durante il Salone del libro è stata fatta un’indagine sulla lettura dei giovani e sull’uso dell’e-book, coinvolgendo 2196 studenti universitari.Il risultato è che il 22% di questi giovani non legge più di quattro libri all’anno diversi da quelli di stu-dio. Per studiare l’81,4% sceglie ancora i libri uni-versitari cartacei, solo il 19,9% usa l’e-book. Per molti, però, carta e bit convivono tranquillamente visto che il 30,9% utilizza testi digitali reperiti onli-ne per integrare i manuali cartacei tradizionali.Ha il computer il 100% degli intervistati, lo smar-tphone il 48,9%, il tablet il 13,5% e l’e-reader l’11,5%. Più che le tecnologie i giovani usano Facebook: l’86,9% è su Fb mentre meno della metà ha un profilo Twitter (40,8%). Poco più di uno su dieci (l’11,4 %) è invece iscritto ad Ano-bii, il più importante social network dedicato ai libri e alla lettura. Il libro di carta, quindi, è ancora centrale. Le tecno-logie stanno entrando nel quotidiano degli studenti come strumento di socializzazione più che di cultura”.

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GIORNATA DELL’AMICIZIA RISHILPIPALAzzO OLIMPICO DEL GHIACCIO di PINEROLO

Via Grande Torino, 2 – 10064 Pinerolo (TO) – www.ice3pole.itDomenica, 1 Luglio 2012, dalle 9,30 – 17,00

Tema della giornata: SOLIDARIETA’, CULTURA ED ARTE AL FEMMINILESaranno presenti Enzo e Laura

Ore 10,00 – 10,20 Rabindranath Tagore e la sua poesia.Ore 10,20 – 11,10 Le attività svolte alla Rishilpi Bangladesh nel 2011-2012Ore 11,10 – 11,45 La donna nella società bengalese e azioni della Rishilpi.Ore 12,00 – 13,00 Presentazione del libro di A. ed E. Crescentini “In cammino verso … forse … no, oltre”Ore 13.00 – 14,30: pranzo Ore 14,30 – 15,30 Spettacolo di magìa con l’estro del mago Edy.Ore 15,30 – 16,30 Spettacolo di danza e ginnastica artistica femminile.

23cosedell’altromondo

Fallisce l’azienda del kalasnikov È una delle armi più (tristemente) note, il kalashnikov mo-dello 1947, meglio conosciuto come AK-47, progettato in quell’anno dal sottufficiale dell’Armata Rossa Michail Timofe-evic Kalašnikov. Si stima siano stati prodotti oltre cento milio-ni di esemplari, che hanno armato eserciti e guerriglieri in 55 Paesi: ma l’enorme diffusione di questo fucile non ha salvato dai guai la società che lo produce, la Ižmaš. Già nel 2009 la società semipubblica era stata portata in tribunale dai credi-tori, e costretta ad interrompere la produzione per carenza di ordini statali; ora si è aperta la procedura fallimentare. Sarebbe però errato attribuire questo crollo ad un’avanzata della pace: copie di questo fucile vengono infatti prodotte – legalmente o meno – in almeno 15 Paesi, a prezzi più che concorrenziali rispetto a quelli russi.

Un litro di luceFILIPPINE. La fondazione My shel-ter ha promosso l’iniziativa “Un litro di luce” che, distribuendo sempli-ci bottiglie di plastica riempite con acqua e candeggina, punta a illu-minare elettricamente un milione di abitazioni a Manila. Si tratta di una “teconologia” che, pur funzionando solo di giorno – le bottiglie, per il-luminarsi, hanno bisogno di essere attraversate dai raggi solari –, per-metterà di donare gratuitamente un po’ di luce a baracche sempre buie e sovraffollate. Info: www.isanglitrongliwanag.org

Martedì 12 giugno, ore21

presso Il Teatro del lavoro

Presentazione del libro:

“UNA COSTITUZIONE AMICA”

di Elvio Fassone.

Dialogherà con l’autore Gherardo

Colombo

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Men in Black IIIRegia: Barry Sonnenfeld. Attori principali:Will Smith, Tommy Lee

Jones, Josh Brolin, Jermaine Clement

Anda re a l c i nema

di Andrea Obiso

Boris l’Animale è da 40 anni l’unico prigioniero del carcere lunare “LunarMax”.Nel 1969 l’agente MIB K (Tommy Lee Jones) gli ha amputato un braccio e lo ha arrestato.In quella occasione K ha lanciato uno scudo spaziale chiamato ArcNet che agisce a protezio-ne della Terra contro gli attacchi dei Bogloditi, la razza criminale aliena a cui Boris appartiene.Nel momento in cui Boris l’Animale riesce a scappare da “LunarMax”, la sua prima preoccu-pazione è quella di tornare nel passato, uccidere K e riscrivere così la storia della propria vita.Nel frattempo, ignari di tutto, l’agente K e l’agen-te J (Will Smith) sono alle prese con le loro con-suete missioni e i loro abituali battibecchi.Una mattina però, J si sveglia e sco-pre di essere l’uni-co ad avere me-moria di K dopo il 1969. Nel nuovo pre-sente infatti tutti ricordano K come un eroe morto per mano di Boris l’Animale, inoltre lo scudo ArcNet non solo non è mai stato lanciato ma addirittura nessuno ne conosce l’esistenza.Approfittando delle scarne difese terrestri i Bogloditi attaccano il nostro pianeta e l’unico agente che può risolvere la situazione è J, che con un salto dal Chrysler Building deve cercare di salvare il mondo e il suo compagno tra le pie-ghe del tempo. A distanza di 10 anni ritornano gli uomini in nero, una segretissima organizzazione governa-tiva che si occupa di monitorare l’attività aliena sulla Terra.Il ritorno è in grande stile e se all’inizio la coppia MIB per eccellenza, J e K, affrontano le dinami-che a cui ci hanno abituato in questi 15 anni, la

scomparsa di K lascia un vuoto presto colmato da K stesso, questa volta 40 anni più giovane però.E’ Josh Brolin infatti a caricarsi sulle spalle il ba-gaglio di impenetrabilità e silenzio di Tommy Lee Jones.Will Smith resta quindi l’unico personaggio noto del film; si destreggia bene nel ruolo di prota-gonista che la sceneggiatura gli impone con il suo modo di fare scanzonato e irriverente che lo accompagna fin nella bianchissima America di fine anni 60.Il vero problema di MIB3, però, sono i primi dieci minuti dove la noia spadroneggia indistur-bata, con battute prevedibili, scene già viste e

poca adrenali-na nelle scene d’azione. Tuttavia, quando si sta facendo strada la convinzione di aver appena speso davvero male i propri soldi, il film au-menta il ritmo facendoci per-dere di vista l’orologio fino

alla fine: è il ritmo dei primi due episodi, quello che ci ha fatto amare J e K e che ha creato fan ed emuli di Men In Black in tutto il mondo. Scenografia, messa in scena, fotografia e montaggio risultano molto armonici tra loro.Come sempre a farla da padrone sono gli alieni, veri e propri capolavori di maschere, make up ed effetti speciali.In definitiva il film risponde alle aspettative che i precedenti episodi avevano alimentato, gag spassose, mostri spaventosi, allegria e una pun-ta di sentimento; per una pellicola che, se non altro, è in grado di farci divertire. Come nella maggior parte dei casi 3D superfluo.

SOCIETà

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Scalo a Buenos Aires, dove, dopo un giro di milonga, faccio il biglietto del bus.Dopo 22 ore e la notte a Bariloche, trek di 3 gg in zona circuito Chico e mi dirigo verso Calafate.Sveglia alle 5,45, desajuno e lungo spostamento lungo la Ruta 40. Il 1° tratto è costellato da laghi magnifici, poi tutto si fa brullo nella sconfinata steppa patagonica. La meta è il Viedna, il ghiacciaio più grande del SudAmerica. Incontro Marco: fa piacere condivi-dere emozioni in italiano. Una barca ci conduce sul ghiacciaio tra gli iceberg, poi si va a piedi in fila indiana e sulla superficie gelata mettiamo i ramponi. Il ghiaccio è quasi blu per la pressio-ne. Attraversiamo un tunnel turchese, scaliamo cime, camminiamo sulle creste, emozionante! L’indomani, ore 4,45, con la luce frontale in-comincio il trek alla Laguna de Los Tres, ma non son il solo. Due coreane mi affiancano e aspet-tando l’alba mi offrono uova sode in cambio di biscottini e mi regalano un sacchetto di carbone che assorbe calore e lo restituisce al bisogno. Il sole spunta e le montagne si trasformano in fornaci ardenti, non una nuvola, il Fitz Roy pa-droneggia la scena con maestosità. Proseguo e dopo un’estenuante salita arrivo ai piedi della montagna lambita dalla Laguna de Los Tres. La fatica è dimenticata. Il mattino dopo vado all’alba sul Cerro Torre, e lo spettacolo non è da meno, fino alla Laguna Torre e il Mirador Maestri. L’aurora li fa risplendere. Risistemo lo zaino: domani si va a Calafate, al

Perito More-no, il ghiaccia-io più famoso del mondo. Il Perito Mo-reno si affac-cia su un lago immenso, il lago Argen-tino, vasto quanto un mare e altre baie s’apro-no sullo stes-so lago, coi ghiacciai Spe-gazzini, Uspa-la ed Onelli: un unico im-menso free-zer. Prima pa-rada, el Mirador de los suspiros: la vista del ghiacciaio toglie il fiato! Col catamarano si va fino a 300 m dal lato Sud. Che scenografia! As-sistiamo al distacco di una sezione di calotta: un “crasch” fragoroso e applauso degli astanti. Sulla terra ferma, 5 km di passerelle permettono una vista privilegiata sulla distesa senza rischi. E’ un sogno esser qui. Ritorno con la consapevolezza di aver assistito ad uno spettacolo unico, e ringrazio Dio.

SOCIETà

La rUTa 40 aUsTraL

Tra i ghiacciai più grandi del mondo

Appunt i d i v i agg io A cura di Angelica Pons

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26Sono amici di Pinerolo InDialogo