Pinerolo Indialogo Febbraio 2013

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1 Supplemento di Indialogo.it , autorizz. N.2 del 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo IN DIALOGO Anno 4, Febbraio 2013 n. 2 Elezioni I giovani: “Meno facce e più programmi” Docenti uni- versitari del Pinerolese/II Intervista ad Andrea Balbo

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N.2 Magazine d'informazione e di cultura locale per il dialogo tra generazioni

Transcript of Pinerolo Indialogo Febbraio 2013

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Supplemento di Indialogo. i t , autor izz. N.2 del 16.6.2010 del Tr ibunale di PineroloINDIALOGO

Anno 4, Febbraio 2013n. 2

ElezioniI giovani:

“Meno faccee più

programmi”

Docenti uni-versitari del Pinerolese/II Intervista ad Andrea Balbo

22Buone News

A cura di Gabriella Bruzzone

un nuovo modo di viaggiare

Car Sharing, per risparmiare Per lavoro o per studio, per necessità o per curio-sità, sono sempre di più le persone che preferiscono organizzarsi con colleghi e amici per condividere l’auto. In questi ultimi anni il car sharing, come viene chiamato in gergo tecnico, sembra essere molto apprezzato dagli italiani, tan-to che anche il Ministero dell’Ambiente ha stanziato una serie di finanziamenti a favo-re degli enti locali che intendono promuo-vere questo servizio. I metodi di condivisione possono essere molteplici: dal passaparola tra colleghi, ai siti dedicati, al coordinamento municipale. Navigando sul web si posso infatti trova-re portali come RoadSharing.com dove è possibile cercare o offrire passaggi a cifre vantaggiose. Ci sono poi le agenzie spe-cializzate che mettono a disposizione degli utenti automobili euro 5 o ad alimentazio-ne ibrida di cui si paga, ovviamente, sola-mente l’utilizzo. Pare oltretutto che in una città come Milano, il servizio sia talmente gradito ai cittadini, che molte famiglie stiano ven-

dendo la seconda auto e utilizzando quasi esclusi-vamente il car sharing. Il servizio GuidaMi è infatti molto efficiente e i citta-

dini milanesi, per evitare di spendere cifre astronomiche per mantenere auto pressap-poco inutilizzate, preferiscono affidarsi a un servizio comodo e decisamente conve-niente. Anche Torino propone da diversi anni un servizio simile, IoGuido, che met-te a disposizione auto e parcheggi in zone strategiche del centro e della periferia. Vi presento qualche numero: in Europa l’80% delle vetture circolanti trasporta in media 1,2 passeggeri, viaggiando non più di sessanta minuti al giorno. In un’ottica di questo tipo quindi, il car sharing risulta un servizio necessario per svariate ragioni: si evitano costi di assicu-razione e manutenzione di auto poco uti-lizzate, si risparmia sul carburante, si tro-vano più facilmente parcheggi disponibili e soprattutto si inquina di meno. Di certo non andrà a sostituire il servizio di autobus, treni e metropolitana ma di si-curo si pone come una valida alternativa.

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Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

S o m m a r i o

|I giovani solidali del pinerolese| Presi dalle lamentele nei confronti delle cose che non vanno e dal puntare sempre il dito verso il negativo che ci circonda, a volte si ha voglia di cambiare registro e così viene spontaneo, quando capita l’occasione, di parlare anche del bene che c’è intorno a noi, di quella “foresta che cresce”, e non solo dell’”albero che cade”, di cui parla il proverbio. È il caso di quei 300 giovani pinerolesi che sabato 26 gennaio si sono recati all’Avis di Pi-scina per offrirsi donatori di midollo osseo a favore di Irene e di altri malati di leucemia. “Siamo commossi per la sensibilità dimostrata dai giovani e dalla loro forte adesione all’iniziati-va” – ha detto il presidente dell’ADMO Piemonte Stefano Balma –“In tutta la giornata di sabato un serpentone di ragazzi poco più che ventenni ha voluto dire un sì alla Vita e alla solidarietà”. È un evento che anche noi non vogliamo far passare inosservato. Si parla sovente dei giovani in termini di menefreghismo o di atti di teppismo. Ma c’è anche questo rovescio della medaglia dove la solidarietà e l’altruismo di molti giovani fa la differenza. Nel Pinerolese sono migliaia i giova-ni impegnati nel volontariato sociale, che danno parecchio del loro tempo libero e a volte anche i loro soldi (al Liceo Porporato gli studenti adottano 30 bambini a distanza in Bangladesh!) per il bene collettivo. È una grande forza vitale, forse non sufficientemente valorizzata e riconosciuta, che nei momenti di pericolo e di bisogno ha la grande capacità di mobilitarsi. Un merito che, nelle difficoltà economiche che stiamo vivendo, è bene non sottovalutare.

Antonio Denanni

2 Buone news carsharingperrisparmiare

4 Primo Piano idocentiuniveritaripinerolesi/2 intervistaadandreabalbo

6 Politica e territorio ilvotogiovanile

8 Lettere al giornale tempodielezioni,tempodicrederci

9 arte & architettura l’archeologiaindustrialedelpinerolese

10 giovani & Lavoro l’esperienzaèfondamentaleperunlavoro

12 Tecnologia & innovazione asanvalentinoicioccolatini3d

13 giovani & Scuola anewyorklaprimascuolaglobale

14 Serate di Laurea letteraturadell’antichitàefarmacia

16 Teatro aspettandogodot

17 Lettera a... letteraaprecario

18 Sport considerazioniedomandesenzadestinazione

20 musica emergente irublood

23 andare al cinema djangounchained

24 amici di Pinerolo indialogo

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PINEROLO INDIALOGO

DIRETTORE RESPONSABILEAntonio Denanni Hanno collaborato: Silvio Ferrero, Emanuele Sacchetto, Valenti-na Voglino, Gabriella Bruzzone, Maurizio Allasia, Andrea Obiso, Mario Rivoiro, Andrea Bruno, Cristiano Roasio, Nadia Fenoglio, Giulia Pussetto, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Marianna Bertolino, Federico Gennaro, Demis PascalCon la partecipazione di Elvio Fassone

PhOTOGiacomo Denanni, Nino Di Pomponio

Pinerolo Indialogo, supplemento di Indialogo.itAutorizzazione del Tribunale di Pinerolo n. 2 del 16/06/2010

REDAzIONETel. 0121397226 - Fax 1782285085 E-mail: [email protected]

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Per cominciare ci parli del suo lavoro e della sua competen-za in ambito universitario. Sono ricercatore universitario di Lingua e letteratura latina dall’ottobre 2010 e tengo corsi di lingua e traduzione latina nelle lauree triennali di Lettere e di Beni Culturali e di didat-tica del latino presso i corsi di formazione per insegnanti (TFA). Precedentemente ho insegnato Lingua latina e Fi-lologia classica nelle Università di Torino e del Piemonte Orientale; fino al 2004 ho prestato servizio come docente di ruolo nella scuola superiore, in particolare pres-so il liceo “Porporato” di Pinerolo. Parte-cipo a diversi progetti di ricerca nazionali e internazionali, faccio parte di comitati tecnici del Ministero dell’Istruzione e sono inoltre membro del CIFIS, il Centro Intera-teneo di Formazione Insegnanti Secondari del Piemonte. Nel mondo ipertecnologico di oggi una materia come la sua ad alcuni appare su-perflua. Qual è invece la valenza formati-va che offre? Chi valuta l’utilità o l’inutilità di una disciplina pensando alla sua spendibilità immediata dal punto di vista lavorativo (lingue straniere e informatica = spendibili = utili, latino = non spendibile = inutile) parte da un presupposto estre-mamente miope. Una disciplina scolastica liceale, per sua natura, ha lo scopo di costruire un insieme di conoscenze e di competenze dello studente, non di addestrarlo al mondo del lavoro: il latino, in particolare, è una materia che offre un valore aggiunto notevole dal punto di vista culturale: la civiltà greco-latina è infatti uno dei pilastri della cultura occi-dentale, una delle chiavi per capire ciò che siamo noi oggi, non per riproporre modelli vetusti o irrealizzabili o retorica-mente abusati, ma per comprendere noi stessi nei termini di alterità e di continuità con quel mondo, che costituisce comunque la nostra radice.E alla sua città di origine e di residenza cosa può dare? Il latino può contribuire a creare una consapevolezza forte di una tradizione culturale. In un mondo “liquido”, in cui la complessità arriva a livelli tali da creare irrazionali confusioni, è necessario trovare solide bussole con le quali orientare la propria esistenza. Credo fermamente che una formazione culturale umanistica possa costituire uno di questi strumenti, anche se non l’unico; il latino fa parte strettamente della formazione umanistica e ne costituisce

uno degli elementi costitutivi.Lei è anche presidente della Società Storica Pinerolese. Ci racconta della vita di questa associazione e delle sue ini-ziative? Il nostro sodalizio conta una cinquantina di soci di varie età e nel 2013 ha raggiunto i 30 anni di vita. Svolgiamo at-tività di promozione culturale (conferenze, mostre, presen-

tazioni di libri), concentrate in modo parti-colare in due parti dell’anno, la primavera e l’autunno, in cui, con la collaborazione della Pro Loco, diamo vita a cicli che mira-no a far conoscere autori e temi legati alla città e al suo territorio. Pubblichiamo ogni anno un Bollettino con articoli di buon livel-lo, che si trova in biblioteche di tutta Italia e in Francia; gestiamo inoltre un sito in-ternet all’indirizzo pignerolo.altervista.org. Collaboriamo attivamente anche con il Comune, la Biblioteca (che ospita le nostre presentazioni) e con tutte le altre associa-zioni che ci contattino. Abbiamo pubblica-to numerosi volumi di storia locale: tra i più

recenti segnalo quello sul preteso castello Acaja e gli atti del convegno di Macello dello scorso anno su “Il Pinerole-se, l’Unità d’Italia e gli Alpini”; possediamo una biblioteca che si trova presso l’istituto dei PP Oblati in via Sommeiller 42 ed è aperta dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12. Come tutte le associazioni di volontariato culturale siamo sempre aperti a nuove forze che vogliano aiutarci a imparare di più sulla nostra storia.Parliamo di Pinerolo. Che cosa le piace e che cosa la indi-gna di questa città? Io sono nato a Pinerolo e mi piace viverci: è una città a mi-sura d’uomo, che permette alle famiglie di far crescere se-renamente i figli e ai pensionati di trascorrere l’esistenza in modo tranquillo. Tuttavia, un po’ paradossalmente, queste caratteristiche tendono a trasformarsi in difetti e a generare immobilismo e poca dinamicità tanto nel mondo politico quanto in quello imprenditoriale. La città non deve correre il rischio di diventare un dormitorio di qualità di Torino. Pinerolo è una città ricca o povera di fermenti culturali? Incredibilmente ricca: molti spettacoli teatrali, concerti di buon livello, conferenze, presentazioni librarie, moltissime associazioni che lavorano con impegno e con abnegazione pur nelle difficoltà congiunturali, un’ottima biblioteca co-munale. Tuttavia, questa ricchezza passa troppo spesso

di Marianna Bertolino

C i t t à & Un ive rs i t à /24

Intervista ad Andrea BalboPinerolo “Ia porta occidentale d’Italia”Docente di Lingua e letteratura latina, presidente della So-cietà Storica Pinerolese: “Il nostro è un territorio chiamato a collegare il mondo italiano e quello d’oltralpe”

PRIMO PIANO

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inosservata: ci sono indubbiamente difetti di comunicazione e il Comune dovrebbe sforzarsi di provare a redigere un ca-lendario che possa evitare la collocazione di due o più attivi-tà negli stessi giorni e nelle stesse ore. Sarebbe ora di nuovo di aggiornare Le Gambe della Cultura, l’indagine svolta nel 1993 e rinnovata nel 2004 sul mondo culturale pinerole-se (http://www.comune.pinerolo.to.it/servizi/cultura/dwd/legambedellacultura.doc); tuttavia l’indagine non basta, da essa dovrebbe nascere qualcosa di più.Negli ultimi vent’anni è stato attribuito a Pinerolo il titolo di “Città della cavalleria”. Storicamente lo è stata davvero? Basta una caserma di cavalleria e un militare illustre per de-finirla tale? L’importanza della cavalleria dalla metà dell’Ottocento alla metà del Novecento è innegabile. Cavalleria a Pinerolo ha significato non solo “una” caserma e “un” militare (in realtà di più, non solo Caprilli, ma anche Paderni, Baralis, Berta, Tancredi di Savoiroux per esempio), ma un modo di vivere, un ambiente e un simbolo e, non dimentichiamolo, una real-tà economica. Quello su cui dobbiamo interrogarci è il ruolo della cavalleria oggi, in un contesto cittadino che ci vede privati anche del “Nizza Cavalleria” e che registra ritardi e difficoltà continue per una “scuola di cavalleria” estrema-mente costosa.Il titolo di “Pinerolo, città degli Acaja” non le sembra che sarebbe più ricco di storia e di valorizzazione per la città? Devo confessare che non mi dispiace, perché il XIV se-colo ha rappresentato probabilmente uno dei momenti più interessanti della vita cittadina; su questo periodo, inoltre, disponiamo di un buon numero di informazioni, anche se su molti aspetti, come quello culturale, le nostre cogni-zioni sono ancora molto limitate. ho qualche dubbio però sull’effettiva rappresentatività di questa definizione, come per altro esito a dichiararmi soddisfatto anche di quella di “città della cavalleria”. Credo che nessuno dei due renda ragione della realtà di un territorio chiamato a collegare il mondo italiano e quello d’oltralpe: forse bisognerebbe usare un’espressione come “la porta occidentale d’Italia”, per sco-modare un po’ De Amicis.Questa rubrica è nata per dar voce ai docenti universitari presenti nel pinerolese. Ha qualche proposta per valorizzare questa ricchezza culturale? L’unico modo realistico che vedo è quello dell’apporto di idee relative agli specifici ambiti di ricerca di ogni docente e ricercatore. Credo che, qualora venga consultato, nessuno

si rifiuti di fornire pareri o di elaborare proposte. Per far que-sto, tuttavia, bisogna un po’ uscire dall’ottica localistica e provare a guardare alla città e al suo territorio in un contesto più ampio.Invece, una proposta alla classe politica per questa città in declino? Pinerolo ha indubbiamente bisogno di una sterzata e chi è chiamato a responsabilità politiche non può trascurare la necessità di coinvolgere la cittadinanza in un impegno comune. L’amministrazione comunale deve dare prova di vitalità, deve produrre idee, deve deliberare, agire, mentre troppo spesso dà l’impressione di essere immobile. Bisogna ragionare su una città che sia al contempo faro del territorio e ponte tra Francia e Italia, in cui le risorse culturali vengano valorizzate da una politica di investimenti e da un ricorso a tappeto ai finanziamenti europei, che troppo sovente ven-gono completamente trascurati per insipienza o distrazione. Anche dal punto di vista turistico molto si potrebbe fare. Penso a una proposta concreta su cui provammo a con-frontarci tra Società Storica, Pro Loco e Cesmap: realizzare un progetto di pacchetti turistici modulari di visita a Pinerolo con la possibilità di scelta tra mezza giornata, giornata intera e due giorni con pernottamento, in presenza di accompa-gnatori qualificati e il sostegno del Comune; teniamo conto che, lavorando bene sul territorio piemontese, non credo che sia impossibile porsi l’obiettivo di portare un bus di 60 persone ogni fine settimana in città. Se poi si integrasse il tutto con percorsi coordinati di visita nelle valli - penso a Fe-nestrelle e a Torre Pellice - pensando a un turismo rispettoso del territorio, leggero e lontano dal “mordi e fuggi”, credo che si potrebbe ottenere anche qualche positivo risultato economico e occupazionale.E per i giovani del territorio? Laureati e non? Perseguire l’eccellenza, non accontentarsi di risultati me-diocri, essere tenaci e ricordarsi che non necessariamente esiste solo la strada universitaria. Sono certo di poter dire che un laureato mediocre ha pochissimi sbocchi e ne ha an-cora meno nelle discipline umanistiche: perciò l’unica strada possibile è quella del lavoro indefesso. Poi, le professioni stanno cambiando a un ritmo molto veloce e non è detto che il lavoro si debba necessariamente trovare sul territorio pinerolese né che la “fuga dei cervelli” debba necessaria-mente continuare nel futuro. Molto dipenderà dalle politiche di investimento su giovani e ricerca che il prossimo governo saprà attuare.

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E’ nuovamente tempo di elezioni e molti gio-vani maggiorenni per la prima volta esprime-ranno le loro preferenze. E certo il panorama confuso e molto variegato di candidati da un lato non semplifica le scelte, ma dall’altra è sin-tomo dello sto-rico amore italiano per le differenze. Pregio o difet-to che sia que-sto mancato bipolarismo, vedetelo voi. Insomma bi-sogna di nuo-vo scegliere. Ma scegliere cosa? Innan-zitutto sia ben chiaro che noi scegliamo un’idea. Nessuna persona verrà eletta e nomi-nata per merito direttamente nostro. Ma a noi pare proprio irresistibile parlare di facce, con-frontarci e dire che Berlusconi è un brutto tipo, Vendola è ridicolo nel suo modo di parlare, Monti invece eh sì è una persona per bene. Per non parlare di Grillo, di cui appunto si parla in modo personalissimo, senza essersi mai preoc-cupati di leggere il programma del movimento 5 stelle. Questo errore enorme del personalismo della politica, questo votare una faccia, meglio se sorridente, ringiovanita e rassicurante è ciò che ci ha portato al totale disinteresse verso la politica. Dire “sono tutti uguali” senza aver mai letto un loro programma, senza essersi in-formati sulle loro riforme è un pericolo enorme.

Perché è sfruttando questa totale indifferenza che nascono gli assolutismi. Quindi c’è biso-gno di andare a votare informati. E meglio se informati da più fonti. Solo guardando la tv in questo periodo dovremmo votare tutti Berlu-

sconi. Lui che, ieri dice “non mi ricandido”, oggi viene condannato a quattro anni di carcere, e do-mani guarda caso afferma di non poter lasciare che la sua Italia fini-sca nelle mani degli incapa-ci di sinistra e che torna per fare le riforme

della giustizia per togliere potere ai magistrati. A quegli stessi giudici che l’hanno condannato ieri. E questo pare a molti una persona onesta?! Certo poi toglierà l’IMU, ma solo per rimetterla verso fine legislatura come nel suo precedente governo. E Bersani dall’altra parte cerca di non sbilanciarsi troppo in promesse. E forse è me-glio così. Meglio sapere in generale quale sarà l’indirizzo percorso dal suo governo, che avere solo slogan populisti alla Berlusconi o peggio ancora in stile Lega Nord. Di quest’ultima non parlo. Perché a chi accusa Grillo di essere fasci-sta, vorrei solo ricordare chi con manifesti da 15 anni insulta con offese razziste immigrati e meridionali. Queste persone (oltre al fallimento della loro politica federalista guardate tutti i ta-

di Emanuele Sacchetto POLITICA In Città e dintorni6

Come votano i giovani“Bisogna smetterla di votare le facce Le idee e i programmi prima di tutto”Questo articolo di Emanuele Sacchetto (studente di Giurispru-denza, 22 anni) è nato dal confronto con diversi compagni uni-versitari e può essere considerato uno spaccato del voto giova-nile e della considerazione che hanno dei partiti politici in lizza

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gli ai servizi fatti da Cota in nome della valoriz-zazione degli enti locali e del motto “i nostri sol-di rimangano qua”!), queste persone, dicevo, in un paese civile vero, non sarebbero certo in Parlamento. Poi abbiamo Monti. Il Professo-re è ben poco attaccabile sul piano personale. Con lui sì che bisogna leggere il programma e confrontarsi sulle idee. E quando leggiamo e vediamo che lui, dopo aver fatto riforme del lavoro, delle pensioni e inserito l’IMU, dice che sarà tutto da rivedere perché così non va, beh, forse un po’ di credibilità la perde anche lui. Lui che ha detto di aver scelto personalmente persone capaci da candidare per il suo gover-no e tra queste compare la Pellegrini, ottima sportiva, per carità, ma di politica quanto se ne intende lo sa solo lui. Non è forse la stessa cosa che mettere in lista belle donnette, capaci solo di far presenza?! Una novità insomma… E poi per chi è stufo di votare i soliti politici c’è Grillo. Molti giovani sono attratti dal suo movimento. L’anti-politica è stata definita. For-se è semplicemente un modo nuovo di farla, giusto o sbagliato che sia. Certo l’idea di uscire dall’Unione Europea è populi-sta e insensata. Forse il signor Grillo non ha a cuore tutti gli innumerevoli diritti di cui go-diamo in quanto cittadini UE! Certo è che Grillo ha i caratteri del perfetto leader politico in stile II Repubblica, un po’ po-pulista e molto diretto, spesso condito con slogan da stadio. E allora tutte le critiche della politica di Berlusconi forse si adattano bene anche a lui. Certo, almeno in parte bisogna differenziare. Il movimento 5 stelle non è solo Grillo, ma è fatto da gente che sa pensa-re e spesso prendere posizioni contro il proprio leader. Nel PdL invece sembra che senza il Guru nessuno sappia più cosa fare. E poi all’inse-gna delle novità i giovani più “comunisti” sembrano attratti dalla Rivoluzione Civile di In-groia, appoggiata dai comuni-sti di Ferrero. Di lui sappiamo poco, se non che è stato ma-gistrato, qualità non da poco,

che senz’altro può far bene in un ambiente par-lamentare composto principalmente da arcigni avvocati (cito nell’idea il Sen. E.Fassone), spes-so abituati a difendere o tradire per il miglior offerente di partito! La situazione nazionale, nel suo essere variegata, è in perfetta sintonia con le ultime amministrative di Pinerolo. Per-sonalismi e antiche discordie ancora una volta dividono anziché unire. Ma dividono le perso-ne. Non i programmi, che molto spesso invece combaciano su molti punti. Ma allora qualcuno deve spiegare agli italiani una cosa. Se la no-stra Costituzione ci dice che noi, popolo italiano, siamo chiamati a votare delle idee, in quanto la squadra di Governo viene nominata dal Presi-dente delle Repubblica, perché mai ci ostiniamo in questi personalismi?!...non sarà mica perché le stesse persone da anni stanno lì? Non sarà forse perché oggi Fini sta con Berlusconi, poi arriva Monti con Casini, che però fino al giorno prima strizzava l’occhio a Bersani, come pure DiPietro? E in tutto questo la politica si lamenta della disillusione dei cittadini, del forte astensio-nismo. Ma non fa nulla per evitarlo. E allora

noi giovani chi dobbiamo votare? Da un lato chi da anni fa politica e per questo è criticato, dall’altro chi del tutto nuovo a questo ‘mestie-re’ e proprio per questo etichettato come illuso e sognatore. La rispo-sta ovviamente non c’è. Ma solo un appello è possibile rivolgere a tutti. Informarsi, informarsi e anco-ra informarsi. Smetterla di votare delle facce, degli slogan, ma torna-re a votare delle idee, non ideologia pura e astratta, che porta l’odore della vecchia politica inconcluden-te, ma neppure gli slogan del “fac-cio tutto io e subito”, che portano invece a scelte avventate. Le idee, i programmi prima di tutto. E poi dopo si possono prendere in consi-derazione anche le probabili facce, che ripeto, tanto non sono scelte da noi direttamente. Vorrei termi-nare con un po’ di autorevolezza. “Gli uomini passano, le idee resta-no. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. E a dirlo non sono certo io, ma una grande per-sona come Giovanni Falcone.

e L e Z i o n i : “ r i f L e S S i o n i ” P o L i T i c h e y o u n g 7

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Tempo di elezioni; tempo di scontento, di scetticismi, di stanchezza da rituale ripetuto. Tempo di una strana eguaglianza al ribasso, tut-ti parificati sul livello della furfanteria, ad opera di un cinismo liquidatorio che si libera dalla fati-ca del distinguere. E’ sbagliato. E’ vero che per toccare le ne-gatività basta allungare la mano, mentre per vedere le cose buone occorrono occhi acuti e sorretti da speranze. Eppure qualcosa si muo-ve, non si può ignorare una vibrazione nell’aria, che lascia intendere una nascita possibile, se la incoraggiamo. Tutti i partiti hanno dichiarato di perseguire il rinnovamento, e alcuni lo hanno fatto davve-ro. Una quantità di culs d’acier (espressione irriguardosa ma realistica) lasce-ranno finalmente le poltrone. Si fa a gara nel proclamare l’ingresso della società civile, previa bonifi-ca della quota di società penale. Qualche partito ha voluto una pre-senza delle donne in misura quasi paritetica, ha dato spazio ai giova-ni, ha indetto delle elezioni prima-rie, per supplire almeno in parte all’insana legge elettorale. Buone o meno buone che siano, queste consultazioni hanno visto una bella par-tecipazione di popolo; hanno impegnato, in tre lunghe giornate invernali, decine di migliaia di volontari, resuscitando una militanza inaspetta-ta e confortante. Questa partecipazione si salda con i referendum della primavera 2011, con gli entusiasmi delle amministrative di allora, con l’energia dei movimenti, con l’agitazione dei gio-vani e degli studenti, e con il fermento che sta percorrendo una comunità che non si rassegna. Non tutto è disimpegno, non tutto è apatia. Certo, rimane il cattivo odore della corruzio-ne; lo sdegno per l’uso privato dei fondi pub-blici elargiti ai partiti; l’atmosfera da imbonitori che connota la campagna elettorale. Rimane l’appello alla pancia mentre c’è tanto bisogno di testa e di cuore; rimane la sensazione che i giochi si fanno altrove e noi non possiamo nulla

contro quei poteri che ormai sono dislocati fuori delle istituzioni, mentre inutilmente cerchiamo di immettere in esse della linfa nuova. Ma questo fa parte dell’impasto che costitui-sce la vita. Più intenso è il disgusto, maggiore è il bisogno di salvare la democrazia che sta intos-sicandosi e di rigenerare la politica. Perché la politica non è soltanto mettere la croce su una scheda. E’ costume che cambia attraverso la mobilitazione e i movimenti che la interpretano. E’ relazione tra queste nuove sen-sibilità e gli attori formali della politica stessa. E’ l’auto-educazione collettiva, espressa, ad esem-pio, dalla raccolta differenziata che si diffonde. E’ il consumo di carne che diminuisce (non solo per colpa della povertà, ma per scelta). E’ il

calo dell’uso dell’auto privata. E’ Gardaland che manda i delfini in pensione. Sono i “padroncini” che si tagliano il profitto e i di-pendenti che si riducono l’orario e la paga, per salvare il posto di quelli che dovrebbero essere li-cenziati. Sono i giovani che ali-mentano una micro-imprendito-rialità prima inesistente, lo start up, le invenzioni e le iniziative. E’ un’intera generazione di ragaz-

zi che si sentono e si comportano da cittadini europei, perché è l’Europa quella che potrà ri-pristinare una dimensione istituzionale adeguata a fronteggiare la globalizzazione e lo strapotere del capitalismo internazionale. Le elezioni saranno forse un rito, ma il rito distacca quel giorno dalla sequenza piatta degli altri. E’ la sede di una speranza possibile, l’invo-cazione alle forze politiche responsabili affinché sviluppino in progetto gli spiriti nuovi e solidali. In molti cittadini prevarrà ancora il cinismo e il disincanto, ma il disertare le urne ricorda il mala-to che rompe il termometro per non leggere più la febbre. Nonostante tutto, è meglio ricorrere all’unica medicina efficace: tanto più che ora ce ne sono che hanno anche un gusto abbastanza buono.

“C’è tanto bisogno di testa e di cuore”

Tempo di elezioni, tempo di crederci

Lettere al giornale di Elvio FassonePINEROLO

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Provare a individuare tutte le aree indu-striali dismesse delle Valli Pellice e Chisone comporta un impegno quanto mai oneroso. Non si tratta infatti solo di enumerare le diverse sedi industriali, molteplici, ma sicu-ramente comporta la presa di coscienza di una situazione economica di grande rilievo che non può non essere considerata. L’attività industriale, intesa come realiz-zazione di impianti per così dire di massa, che occupavano centinaia di operai, prese avvio nelle Valli Pellice e Chisone verso la seconda metà del XIX secolo. Si distinse-ro tre filoni produttivi principali: le industrie tessili, cotoni-fici e setifici, come le filatu-re Mazzonis in Val Pellice, o le tessiture di Villar Perosa e di Perosa, dove inter-vennero gran-di industriali dell’epoca, i Gu te rmann e gli Abegg; l’industria estrattiva, nelle alte valli, che portò alla luce del sole ingenti quantitativi di talco, grafite, rame e pietra di Luserna; l’in-dustria meccanica della RIV, convertita in industria bellica durante il secondo conflit-to mondiale, e poi passata sotto il controllo della SKF. Nonostante le peculiarità di ogni singola attività, è però evidente un’organizzazione sociale che investì le valli e ne provocò il de-collo economico e lo sviluppo demografico, e costellò il territorio di infrastrutture, tutto-ra per lo più esistenti, spesso ancora coin-volte nella vita quotidiana. La maggior parte

degli stabilimenti industriali, soprattutto per quanto riguarda le manifatture tessili, preve-devano infatti l’utilizzo di numerosa mano-dopera: i numeri vanno dalle poche centina-ia al migliaio di operai per singola industria. Gli stabilimenti vennero perciò affiancati da edifici residenziali, convitti, asili nido per i bambini, ma anche locali tecnici di supporto quali le centrali termo ed idroelettriche ne-cessarie al funzionamento degli impianti. Il mercato che ne conseguì arrivò a mobilitare quantitativi di merci concorrenziali con altri stabilimenti europei, e non poté più permet-tere un trasporto inefficiente: fu la volta dei

collegamenti su binario, ormai in parte dismessi, che permisero il collegamento con Torino, Sa-luzzo, la Val Pel-lice e la Val Chi-sone, oltre ai vari collegamenti “ae-rei”, come la tele-ferica della Tuccia lunga 4 km. Ne risulta un

quadro molto complesso, carico di valori, esperienze comunitarie, tragedie, ma an-che successi economici che hanno lascia-to eredità ingombranti ma non trascurabili su tutto il territorio, dalla pianura fino alle quote più elevate, e che rischiano di scom-parire se non adeguatamente trattati. Le variabili in gioco sono molteplici, che van-no vagliate caso per caso. Ma consci del background storico, dal quale tutti prove-niamo, non possiamo permettere che l’oblio o una scorretta pratica edilizia cancelli per sempre alcune pagine molto importanti per queste valli.

A r t e&Arch i t e t tu ra A cura di Michele F. Barale

ARTE

L’innduSTriaLiZZaZione che fu

Le aree industriali dismesse della Val Chisone e Val Pellice

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Trovare un lavoro con la disoccupazione che c’è in giro non è facile. Chi il lavoro ce l’ha se lo tiene stretto e ci pensa bene prima di cambiare anche se gli si offre l’occasione. Eppure non tutti

seguono questo schema dominante..Nadir Bertone (27 anni) è uno di questi. Lo intervistiamo per farci raccontare il suo percorso lavorativo.Per cominciare parlaci di te, del tuo curriculum di studi e lavorativo. Io ho svolto studi profes-sionali, ho un diploma di perito informatico che ho conseguito presso L’ITIS J.C. Maxwell di Torino. Volevo imparare il linguag-

gio di programmazione anche se il mio sogno era quello di fare autronica ovvero elettronica applica-ta all’auto, però purtroppo non c’era il corso quin-di ho cercato di avvicinarmi al ramo più vicino. All’epoca l’Itis Maxwell era l’unico istituto cer-tificato Microsoft: ho svolto corsi di certificazione Microsoft tramite i quali ho vinto il concorso pie-montese di Excel e sono stato selezionato per il concorso a Roma dove il vincitore avrebbe avuto di diritto uno stage in Canada alla Microsoft. Mi sono diplomato nel 2005 e dopo un mese sono stato contattato da una ditta di forniture indu-striali. Fornivano la Fiat, il Comitato Olimpico e le Ferrovie dello Stato. Mi occupavo dell’ufficio acquisti anche se non avevo studiato per quella mansione. Dopo sei mesi avevo preso dimesti-chezza con il lavoro. Nel frattempo però ero ve-nuto a sapere che il mio capo tratteneva dalla mia busta paga 250/300 euro mensili. Mi licenziai im-mediatamente rimanendo a casa. In quel periodo ho lavorato aiutando mio papà nella sua officina meccanica per due mesi. Nel frattempo inviavo ovunque il mio curriculum. Un ditta di Piscina ave-va bisogno di un disegnatore auto. Appena venni a saperlo mi presentai e feci un periodo di prova di due settimane, ma quel lavoro non mi piaceva e quindi decisi di non accettare l’impiego (Bisogna considerare che in quel periodo non c’era ancora

la crisi di adesso). Più avanti era venuto a mancare il responsabile magazzino officina della Sara, la Concessionaria Ford di Frossasco. Mi presentai con il mio curri-culum. ho lavorato lì per sette anni.Tu di recente hai cambiato lavoro. Ci racconti com’è avvenuto, cosa ti ha spinto a cambiare? L’ambiente lavorativo alla Sara non mi piaceva più perché non era inerente alle mie capacità ed al mio carattere. Mio papà, meccanico, si serviva da Punto Auto, negozio di autoricambi. Parlando con Marco, il proprietario, era uscito il discorso della necessità nel negozio di una figura preparata sul piano informatico, in quanto la parte informatica stava crescendo a dismisura.Ora lavoro presso questa attività da qualche mese e mi sento molto più appagato.Oggi fa più fatica a trovare lavoro un giovane che ha studiato o un giovane con una professionalità acquisita? Io credo faccia più fatica chi ha studiato perché ora come ora tutti richiedono figure giovani e an-che con esperienza.Certo poi tutto dipende dal tipo di lavoro. Sono dell’idea che figure come l’elettricista oggi sono abbastanza richieste. Certo ci vuole un aggiorna-mento continuo perché l’elettronica e la tecnolo-gia evolvono continuamente.Qual è secondo te la strada da seguire da parte di un giovane pinerolese per trovare lavoro? Ciò che mi ha aiutato di più oltre lo studio è stato andare a lavorare con mio papà d’estate. Perché ho imparato tante cose e ho avuto un con-tatto diretto con il mondo del lavoro. Ai colloqui era una cosa che notavano molto, un ottimo bi-glietto da visita. Mi è tornato utile sia al colloquio alla Sara che alla Provato Impianti.Gli stage, i bandi, i curriculum da presentare..qual è secondo te la strada che è più opportuno se-guire? Presentarsi ovunque possibile per dare il proprio cv; anche gli stage sono importanti se validi. Poi c’è discorso di trovarsi al posto giusto nel mo-mento giusto. Contano moltissimo la presenza e le proprie abilità concrete. Al primo colloquio in una ditta eravamo in due a contenderci il posto: io appena diplomato, Segue a pag.7

di Giulia Pussetto10

PRIMO PIANO Giovani & Lavoro

Nadir, 27 anni: il suo c.v. lavorativo

Per trovare lavoro conta l’esperienza

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Durante il mese di Gennaio l’AD-MO, Associazione dei Donatori di Midollo Osseo, ha organizzato per Irene e per tutti i malati di leuce-mia una giornata di tipizzazione ed iscrizione al registro mondiale dei donatori di Midollo Osseo/Cellule Staminali. Questo appuntamento con la solidarietà è stato preceduto da una serata informativa a cui hanno partecipa-to oltre 500 giovani ed adulti provenienti da tutto il pinerolese che hanno letteralmente riempito la Chiesa Parrocchiale di Piscina. La serata è iniziata con le parole della lettera che la stessa quindicen-ne Irene ha inviato alla sua classe per raccontare emozioni e sensazioni provate quando ha scoper-to di essere ammalata. È quindi seguita un’inte-ressante presentazione su tutti gli aspetti della ti-pizzazione con la testimonianza di due giovani che hanno avuto l’occasione di essere donatori. Esattamente una settimana dopo, sabato 26, si è passati dalle parole ai fatti: per tutta la giornata un via vai di giovani poco più che ventenni si è pre-sentata alla sede AVIS di Piscina per farsi tipizzare. Ecco la testimonianza di un volontario: “La frase che ho sentito dire più volte oggi durante il tem-

po passato alla sede Avis per l’iscrizioni alla banca dei donatori di Midollo osseo è stata: «Alla faccia di chi dice che i giovani non sono più capaci di donare e che non sono altru-isti!» E riflettendoci ora con in mano i dati della partecipazione, 232 nuove iscrizioni, sento che l’affermazione è proprio vera. Troppo spesso ci vogliono far credere che i giovani siano dei mammalucchi egoisti, in-

capaci di fare un piccolo sforzo, un piccolo gesto per gli altri... Oggi ciascuno di noi è stato capace di sfatare questa bugia; con un piccolo gesto abbia-mo dato la possibilità ad un malato sconosciuto di intravedere una luce in fondo al tunnel della sua malattia e questa luce si chiama SPERANzA.” Domenica 27, si è tenuto lo spettacolo mu-sicale di conclusione della settimana: “Un uomo venuto da molto lontano” della band ThE hOPE e del gruppo di attori hOP hOPE di Bibiana con lo scopo di raccogliere fondi da devolvere all’ADMO per finanziare nuove tipizzazioni. Da questa massiccia partecipazione e affetto Irene e la sua famiglia hanno ricevuto sicuramente una forte carica per affrontare i prossimi duri mesi di ospedale.

“Donatore ADMO, donatore di vita”. F.Turina

STORIE Giovani & Territorio di FrancescoTurina 11

500 giovani per Irene Una gara di solidarietà a favore della giovane piscinese affet-ta da leucemia. Sabato 26 si sono presentati 300 giovani per iscriversi al registro dei donatori di midollo osseo dell’ADMO

Segue da pag.6l’altro ragazzo plurilaureato in economia. hanno scelto me per via dell’esperienza lavorativa con mio papà. Avevamo fatto un mese di prova e in quel periodo la ditta era chiusa per inventario, io riuscivo a svolgere molto più lavoro rispet-to all’altro ragazzo. Ciò non toglie che il famoso “pezzo di carta” è pur sempre indispensabile. C’è comunque da tenere in mente che conta sempre a favore o sfavore il periodo economi-co nel quale si cerca lavoro. ho un fratello e una sorella di 20 anni ed entrambi benché ben preparati sono a casa senza lavoro.Hai mai pensato di andare all’estero? Sì, in Australia, ma più che altro per la mia passione, la musica. E poi perché so per espe-

rienza di altri che ci sono buone prospettive lavorative.Nel pinerolese, secondo la tua esperienza e il passaparola di amici, quali lavori tirano mag-giormente ? Elettricisti a quanto vedo, mentre non tanto la ristorazione. Suono in un gruppo e girando per locali non vedo molta affluenza.Credo anche sia ottima la scelta dell’edilizia specializzata, l’artigiano/artista che esegue un lavoro diverso, piastrellisti che fanno pavimen-tazioni per esempio in silicone… Questo perchè se da un lato ci sono tantissimi poveri, esiste anche una nicchia di ricchi che richiedono lavo-razioni particolari, un mix tra alta tecnologia e manualità.

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A San Valentino si è sempre alla caccia di idee regalo per il proprio lui o la propria lei. Perchè non fare quest’anno un regalo originale stampando una confezione di cioccolatini-ritratto del proprio partner con la stampante 3D? A pro-porre e a realizzare questa idea regalo tecnologi-ca del tutto sorprendente è il Tokyo FabCafe, un locale-in di Tokio dove si abbina il momento di relax di un cafè con la tecnologia delle stampanti 3D che sfornano idee e prodotti creativi anche a modico prezzo. Una di queste realizzazioni sono appunto i cioccolatini personalizzati fatti con la forma del viso di lui e di lei. Come funziona? Si crea con uno scanner un ritratto tridimensionale del viso

dell’amato/a che viene poi stampato con polvere di cioccolato grazie a una stampante 3D. Ciò che viene fuori sono delle gustosissime e ori-ginali sculture di cioccolato, dei cioccolatini perso-nalizzati, di cui pare i giapponesi siano molto golosi. Tokyo’s FabCafe sta offrendo questo esclusi-vo servizio proprio per San Valentino 2013 ad un prezzo di 66 dollari. Tutto sommato, vista l’origi-nalità, neanche troppo caro. Le stampanti 3D sono uno degli oggetti tecno-logici del momento. E l’idea di utilizzarla per creare cioccolatini personalizzati colpisce, forse soprat-tutto i golosi, ma con lo stesso processo si cre-ano oggetti e sculture di vario tipo. Invece della polvere di cioccolato si usano polveri plastiche o ferrose che vengono sciolte ad una certa tempe-ratura e modellate secondo il disegno dell’oggetto

che si vuole realizzare, che può essere una scul-tura, un prototipo o un oggetto di qualsiasi tipo. In Cina - ormai le nuove tecnologie arrivano tutte dall’Oriente! - vi sono già degli studi fotografici 3D dove un cliente entra si fa fare la foto e dopo alcu-ne ore ripassa per portarsi a casa la miniatura del proprio volto o un vero e proprio busto da mette-re in qualche angolo della casa, come facevano qualche secolo fa i condottieri. Il funzionamento di questa stampante non è molto diverso da quello di una stampante norma-le. Solo che il carrello non lavora solo in una dire-zione, ma in tre direzioni e invece di usare l’inchio-stro usa delle polveri che col calore si fondono e si condensano secondo il disegno impostato.

Per ritornare alla nostra idea di partenza dei cioccolatini, all’inizio di febbraio, Fab Cafe terrà un workshop per le donne, dove possono imparare a fare cioccolati-ni 3D modellati a piacimento, compreso il proprio volto, con una stampante 3D e uno scanner. Il tutto alla modica cifra di 68 euro. E poichè le idee sono come le ciliegie, una tira l’altra, a Fab Cafè pensa-no di estendere l’iniziativa ad altre feste. Il neo per ora sono ancora i prezzi, che

si aggirano per quelle più economiche, attorno ai 1000 euro. Ma sicuramente fra non molto cale-ranno. Le potenzialità di business attraverso la stam-pante 3D sono enormi: giovani pinerolesi in cerca di lavoro pensateci! Intanto a Torino - si sa in città le idee arrivano sempre prima! - c’è già qualcuno, disoccupato, che ha pensato di ricavarci una professione. Così è nato il primo Fablab (laboratorio di fabbricazio-ne) permanente Italiano. Si tratta di una notizia ottima, di quelle che spe-cialmente in tempi di crisi come questi ti danno la voglia e la forza di rimettere tutto in gioco, a par-tire da te stesso. Speriamo che anche a Pinerolo qualcuno si butti presto in questo progetto.http://www.fablabtorino.org/

A San Valentino le regalo i cioccolatini personalizzati creati con la stampante 3D

SOCIETà Tecnologia@Innovazioni

La tecnologia viene incontro agli innamorati, ma anche ai disoccupati del pinerolese in cerca di idee-lavoro

a cura di A.D.

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A settembre del 2012 ha aperto i battenti a Manhattan, New York, la prima scuola a respiro mondiale, progettata con curricola e programmi adatti per formare studenti capaci di affrontare le sfide del mondo globalizzato. Si è preso il meglio dell’istruzione in giro per il Pianeta, allo scopo di crescere studenti attrezzati a sentirsi ovunque a casa propria. L’obiettivo è di formare una generazione di alunni, dall’asilo fino alle superiori, capaci di sommare le conoscenze linguistiche, geogra-fiche e scientifiche necessarie per diventare i protagonisti del XXI secolo. L’iniziativa è di tre magnati newyorkesi, che hanno speso 75 milioni di dollari, raccolti attraverso investimenti e donazioni, ma che prevedono di spenderne altri 500/600 per re-alizzare altre19 «Avenues» in giro per il mon-do. Direttore della scuola è Chris Whittle, già fondatore del programma Edison Schools per i bambini disagiati, che per questa avventura ha cambiato completamente soggetto. L’idea di partenza di Whittle è che i giova-ni di domani devono vedere l’intero mondo come potenziale campo d’azione dove spen-dersi e realizzarsi e per ottenere ciò i vari centri di apprendimento esistenti, per quanto buoni, sono troppo radicati nella realtà nazio-nale. Questo significa conoscere le lingue, la tecnologia, ma anche seguire programmi che scelgono il meglio dei vari sistemi e delle varie culture: «Se il XX secolo è stato do-minato dalla leadership Usa, il XXI sarà – ha detto un leader cinese - “una cucina con tan-ti cuochi”. Gli studenti moderni devono ave-re una conoscenza delle altre culture, parlare altre lingue in maniera fluente, e apprezzare altre storie». Per questo nei programmi di Avenues si “prenderà il meglio dell’istruzione in giro per il Pianeta, allo scopo di crescere studenti at-trezzati a sentirsi ovunque a casa propria”, “ogni studente arrivato in quarta elementare sarà perfettamente bilingue - inglese-man-darino oppure inglese-spagnolo - e sarà in grado di muoversi per il mondo sentendosi a casa propria conoscendo la matematica

come si insegna in Asia e la geografia come si apprende in Europa” afferma il direttore Whittle. Il curriculum prevede l’apprendimento delle materie tradizionali, con grande spazio per la lettura e la scrittura, ma già la matematica viene insegnata secondo il metodo «Singa-pore Math», basato sulla risoluzione pratica dei problemi e l’uso di strumenti tattili per sviluppare la dimestichezza con i numeri. I test internazionali dimostrano che gli studen-ti di Singapore battono tutti gli altri in mate-matica. La “Avenues” punta a far diventare subito bilingui; gli allievi seguono metà delle lezioni in i n g l e s e e metà in man-darino o spagnolo. Anche la storia e le culture insegna-te sono mondiali, non loca-li. I programmi a respiro mondiale portano a possedere gli strumenti culturali, tecnologici e sociali per proseguire gli studi in qualunque università o lavorare in ogni angolo del mon-do. Così si può studiare indifferentemente a New York, New Delhi o Joannesburg. Quan-do le succursali verranno aperte nelle altre città, a partire da Pechino nel 2014, gli allie-vi passeranno ogni anno diverse settimane all’estero. L’unico neo di questo progetto di scuola a respiro mondiale è il costo: 40 mila euro l’an-no, ma pare che le richieste non manchino e siano maggiori della domanda. Una scuola quindi di elite, ma che può ugualmente esse-re di esempio per le nostre scuole nazionali, che seppur a partire da standar più poveri, possono aprirsi ad una programmazione a respiro globale.

SOCIETà Giovani@Scuola A cura di Nadia Fenoglio

Avenue:TheWorldSchool

A New York, la prima scuola globale

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ha dato avvio alla serata Valentina Scaringel-la, laureata in Filologia e Letterature dell’Anti-chità presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Torino, con la presentazione della sua tesi di ricerca in Lingua e letteratura latina dal titolo Ad Lucilium epistulae morales: liber octavus, epistula LXXIII. Il lavoro svolto consiste nella traduzione e nel commento dell’epistola 73 di Seneca, testo che è stato analizzato dai punti di vista filologico-testuale, retorico-stilistico, linguistico-se-mantico, nonché tematico ed in-tertestuale. Nella sua analisi Va-lentina è giunta ad un’interpreta-zione nuova e in controtendenza dell’epistola 73 e del rapporto tra filosofia e potere nell’ultimo Se-neca. L’epistola 73 si configura come difesa dei cosiddetti philosophiae fideliter dediti dall’accusa che li vuole contumaces, refractarii e contemptores rispetto ad ogni detentore del potere. Mentre, però, si cerca di dimostrare che i veri filosofi sono in realtà gli unici ad essere capaci di di-sinteressata quanto sincera riconoscenza ver-so il governante capace di garantire loro secu-ritas publica e beni comuni quali pax e libertas – vale a dire le condizioni necessarie per un tranquillum otium e, dunque, per l’esercizio della filosofia – si muove scacco matto al potere e al princeps-deus. Produzione matura dell’autore, l’epistola 73 afferma, inaspettata-mente, l’esistenza del filosofo-deus. La seconda redattrice della serata è sta-ta Margherita Brighenti, laureata in Farmacia con una tesi su I fitoestrogeni nei prodotti di integrazione e nei prodotti alimentari. ha spiegato l’azione di queste molecole, che pre-

senti comunemente in integratori e in prodotti alimentari (soprattutto quelli a base di soia), mimano quelle degli estrogeni prodotti dall’or-ganismo umano, motivo per cui trovano ap-plicazione nella pratica clinica, ma richiedono anche una particolare attenzione per quanto concerne la possibilità di causare effetti colla-terali spesso gravi a diversi sistemi ed appara-ti (es. sistema riproduttivo o sistema endocri-no). La conseguente precauzione nell’impiego

di queste sostan-ze è quindi dove-rosa, ha avvertito la relatrice. Esiste una normativa ministeriale che regolamenta un limite massimo di fitoestrogeni negli integratori alimentari e rac-comanda di non eccedere le dosi giornaliere. Non

altrettanto vale per l’ambito dei prodotti ali-mentari: i regimi dietetici come quello vege-tariano o vegano, ad esempio, sottopongono ampie fasce della popolazione ad un consi-stente introito di fitoestrogeni, moltiplicando le possibilità di manifestazioni di effetti col-laterali (che ritrovano ad oggi solo parziale conferma negli studi scientifici). Scopo della tesi è proprio quello di mettere in luce questi diversi aspetti dei fitoestrogeni, sottolineando al contempo il diritto del cittadino a ricevere dagli operatori sanitari informazioni precise e aggiornate sui prodotti conte-nenti queste sostanze. La serata è stata allietata dal-le note di Bach suonate dal gio-vane violinista Matteo Chialva. La prossima Serata di laurea è venerdì 22 febbraio, alle ore 18, presso Alzani.

Letteratura dell’Antichità e Farmaciacon Valentina Scaringella e Margherita Brighenti

L’epistola 73 e i fitoestrogeni

Serate di Laurea A cura di Maria Anna Bertolino

SOCIETà

Valentina Scaringella Margherita Brighenti

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gruPPo giovani amneSTy inTernaTionaL

La Dichiarazione dei Diritti Umani - I

Visibili & Invisibili

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ormai ultrasessantenne (64 anni precisi il 10 dicembre 2012) è il testo fondamentale su cui si basa il lavoro di Amne-sty International. In un dialogo immaginario, riportiamo a puntate una sua intervista.Iniziamo dal primo articolo. Molti ritengono si tratti di parole fumose e di poco riscontro pratico. Potrebbe cer-care di concretizzarci i termini “dignità”, “diritti” e “co-scienza”? Beh, nel mio testo i diritti sono delle pre-tese che possediamo dalla nascita e che gli stati si impegnano a riconoscere garan-tendoci in questo modo la dignità; i gover-ni non possono torturarci, condannarci a morte, discriminarci, punirci violando la nostra libertà di opinione e coscienza. Penso che la sco-perta dei diritti sia una delle grandi conquiste dell’essere umano. Quando abbiano preso piede è difficile dirlo, si-curamente tra il ‘700 e l’800, tra Illuminismo e Roman-ticismo, il concetto di diritto si è più fortemente fatto strada. Oggi li date per scontati, ma solo perché fanno ormai parte del vostro sentirvi e pensarvi in quanto es-seri umani (anche se non mi allargherei troppo). E la co-scienza, beh, è semplice, è la consapevolezza di essere uomini e donne, il rendersi conto di essere al mondo, di esistere: si è liberi di riconoscersi vivi e liberi!

Il secondo articolo tratta il principio di uguaglianza: ci può fare un esempio di uguaglianza e uno di disegua-glianza? Quello che preferisce... Be’, di disuguaglianza si può parlare dall’alba dei tempi, quando qualcuno è stato più capace di altri di procurarsi un bene. Da sempre la spaccatura tra mondo ricco e privilegiato e mondo povero e degradato ha stimolato qualcuno a muoversi per chiudere la crepa, ha lasciato

indifferenti altri che hanno contribuito ad allargarla. Oggi tuttavia è intesa in senso discriminatorio ed umiliante, ol-tre che come salto tra gruppi sociali, etnici, di genere. L’uguaglianza è un obiettivo da raggiungere, non certo una condizione attuale e dilagante.

Un esempio di diseguaglianza? Gli stereotipi che riem-piono le considerazioni fatte sul ruolo delle donne in po-litica, sulla presenza di un omosessuale alla guida di un partito, di un bambino zingaro in una classe di scuola, di una roulotte rom dietro casa, di una donna di colore lun-go un marciapiede la sera, di un manifestante o di un po-liziotto ad una manifestazione. Un esempio di uguaglian-za: un gruppo di amici di diversa provenienza, estrazione sociale ed impiego seduti attorno ad un tavolo rotondo, di fronte ad un caffè a raccontarsi la giornata.

(1. Continua) - G.G.Amnesty Pinerolo

Quest’anno il 16 marzo si terrà a Firenze la manifestazione per la XVIII giornata della memoria e del ricordo delle vittime di ma-fia. Semi di giustizia, fiori di corresponsabilità. Nella

conferenza stampa di presenta-zione don Luigi Ciotti ha affer-mato: “«Il prossimo 16 marzo saremo in questa terra per ricor-dare le oltre 900 vittime di ma-fia di cui conosciamo il nome e tutti coloro di cui continuiamo a non conoscere nomi, cognomi e volti. La Giornata della memoria e dell’impegno non è un evento né una cerimonia, ma un momento importante per ricordare le persone che sono morte per la de-mocrazia del nostro Paese. Leggere i loro nomi è un segnale forte, un dovere che tutti noi ab-biamo, prendendo l’esempio dagli stessi famigliari delle vittime che hanno trasformato il loro dolo-re in impegno. Ai giovani dobbiamo offrire cose

concrete, una politica pulita, delle buone leggi e un’etica dell’economia, per costruire un mondo alternativo, onesto e pulito. Non dobbiamo esse-

re cittadini ad intermittenza, ma dobbiamo essere cittadini veri». Parole forti quelle del fondatore di Libera. Parole che vogliono ricordare a tutti noi come la lotta e l’impegno contro le mafie sia costante e allo stesso modo lo devono essere il ricordo delle vittime

e il sostegno ai familiari. Familiari che mutando il loro dolore in impegno costante continuano, gior-no dopo giorno, ad appoggiare le magistrature e gli organi di giustizia, al fine di indagare il passa-to, comprendere il presente e prevenire le stragi future. L’unica certezza che abbiamo è che nel nostro Paese non vogliamo altri 23 maggio, 19 luglio, ecc... Appuntamento per tutti a Firenze il 16 marzo.

Il 16/03 a Firenze per la Giornata contro le mafie

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DIRITTI UMANI

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La STagione deL TeaTro SociaLe

Aspettando Godot

Tea t ro A cura di Federico Gennaro

ARTE&SPETTACOLO

Era il 3 agosto 1955. Arts Theater di Londra. “Aspettando Godot” attraversa la Manica per la prima volta, sotto la regia di Peter hall, non uno qualunque. Il giorno successivo Vivian Mercier scrive quella che probabilmente resta una delle recensioni più celebri dell’opera di Samuel Be-ckett: “Aspettando Godot è una commedia in cui non accade nulla, per due volte”. Punto. A distanza di quasi sessant’anni e dopo fiumi di parole, inter-pretazioni, esegesi più o meno riuscite, questa probabilmente resta la migliore critica mai fat-ta. Vivian Mercier non fu certo un detrattore di Beckett, anzi, e forse un po’ inconsapevol-mente riuscì a definire perfet-tamente e senza troppi ricami quel grottesco gioco messo in scena da Vladimiro ed Estrago-ne, Pozzo e Lucky. Jurij Ferrini e Natalino Ba-lasso, rispettivamente Didi e Gogo nell’adattamento andato in scena il 18 gennaio scorso presso il Teatro Sociale di Pine-rolo, hanno riproposto l’opera seguendo il consolidato sche-ma tradizionale, a partire dai costumi e dalla scenografia. Sul palco, unico elemento pre-sente, un albero senza foglie e pochi rami, nient’altro. Vladimiro ed Estragone si rincorrono intorno a quest’unico punto di ri-ferimento scenico (ma lo è realmente?), tentano persino di impiccarcisi nel I atto, utilizzano per intero il palco riempiendo quel vuoto fisico ed esistenziale con una serie di mulinelli linguistici. E proprio l’albero, elemento fortemente evocati-vo nel testo, appare un po’ spoglio, la scelta di affidarsi ad un’allestimento così essenziale cari-ca gli attori della responsabilità di riempire con la propria presenza l’intero spazio a disposizione (davvero molto!) e forse questo non sempre lo fanno al meglio. Di forte impatto invece le luci, modulate seguendo lo svolgere della giornata dei due clochards, a partire da una luce bianca che via via assume i toni freddi del crepuscolo, e poi

del chiaro di luna. “Non c’era nulla da cambiare”, spiega Balas-so, perché “è da quel testo che finisce il teatro naturalistico e della sua idea che un albero rap-presenti un albero. Oggi, nell’era del cinema, non ha senso cercare la veridicità nel teatro. È molto più forte invece cercare sul palco l’evocazione”. E l’evocazione maggiore, in questo testo, è

senza dubbio quella dell’attesa. Attesa per un personaggio che non comparirà mai, solo grossolana-mente delineato nei tratti fisionomici ma mai realmente defini-to. God-ot rappresen-ta Dio? E’ il destino? O è l’emblema delle eterne frustrazioni dell’uomo (Go-dot)? Poco importa alla fine, “nemmeno io so chi sia Godot”disse Beckett, e la vera grandezza del testo risiede forse proprio nella assoluta libertà che lascia allo spet-tatore, protagonista in scena. Balasso si rivela al pubblico come attore

all’altezza del ruolo, riuscendo (quasi) sempre a tirare le fila del testo e concedendosi poche pau-se nell’arco della commedia. E d’altra parte il suo Estragone è sì un po’ troppo bonario, ma sicura-mente divertente, di una comicità fatua terribil-mente amara, “l’humour et le nèant” secondo Beckett. Umorismo che si compie alla perfezione nel finale, in un crescendo che in realtà in scena si traduce in una progressiva stanchezza fisica e spirituale per Vladimiro ed Estragone, sempre più lenti, sempre più impotenti.

“Well? Shall we go?” “Yes, let’s go”They do not move.

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I giornali ripetono il sempre-uguale tutti i gior-ni, rotative stampano già il passato che forse non è mai stato presente vero. E’ per questo che preferisco i libri; loro, quelli che rientrano in que-sta definizione, molto più stretta dell’insieme di pagine rilegate, narrano di un presente che, pro-prio in virtù della narrazione, sarà sempre tale, un presente che cresce a dismisura in schemi frattali ogni volta diversi. Ecco, già non ricordo più il nome di uno di quei ministri, governatori, legislatori o semplicemente opinionisti che tempo fa, non troppo a dir il vero, lanciò benzina sulle coscienze dei precari definendo il posto lavorativo fisso monotono e me, con tutti i miei coetanei nella mia stessa situazione, schizzinosi. Come da incipit queste dichiarazioni già sono nel dimenti-catoio, le ho rivangate una mattina di neve in cui tutte le precarietà della mia esistenza si posano su di me come fiocchi malinconici sul paesaggio bianco della finestra. E’ vero, il posto fisso è monotono. E’ per questo che nessuno al mondo ha un posto fisso: sono precari i desideri, le opinioni, le idee, gli amori e le amicizie, la famiglia, sono precarie addirittura queste lettere che vedo esplodere sullo schermo bianco. Che sarà mai un lavoro precario se con-frontato alla vastità e alla freddezza del pulsare provvisorio delle stelle? Quando una nevicata not-turna rallenta, inceppa e stravolge tutto quanto organizzato giorni prima con precisa e puntiglio-sa fissità da posto indeterminato, non ho forse assistito ad una casualità transeunte? Questa è una letterina a tutti i precari, cioè a tutti coloro che pensano di dover essere depressi perché non hanno un lavoro e non possono comprarsi un mucchio di stupidaggini per sentirsi meno soli. Certo non è rivolta a chi muore di fame, perché nemmeno il termine choosy mi pareva adeguato ad un utilizzo democratico del linguaggio che ci si aspetterebbe da un dipendente pubblico. Gioite! Come il malinconico all’apprestarsi della catastrofe reagisce con prontezza e rassegnazio-ne, guidato da uno spleen nero come la pece, noi sballottati tra head hunters, CV, contratti a pro-getto, progetti di contratto, stage, master (of pup-pets), volontariato, erasmus, orgasmus di propo-

ste e opportunità, indecisi tra una naturale, e per questo encomiabile, tentazione a fare nulla e una foga di contatti che possano dare adito a cono-scenze come delle pagine di facebook ambulanti, tant’è che sento già chi parla utilizzando i tasti del succitato social network adibiti ad interiezioni e frasi, siamo la nuova forma di evoluzione darwi-niana dell’homo sapiens sapiens, siamo l’ homo sapiens che si è accorto che essere sapiens serve a poco. Siamo l’uomo non sapiens. Siamo prepa-rati alla catastrofe, qualunque essa sia, ma posso assicurare che ci sarà come è ovvio dal pessimismo logico-esistenziale che scaturisce da ogni precario, perché sappia-mo che la casa dove viviamo è costruita su fondamenta che pur con tutta la tecnologia ap-plicabile possono non garanti-re, di fronte ad un terremoto per esempio, la solidità del tet-to che ci ripara da piogge che non si capisce ancora come facciano a non essere acide, ma che non ci riparerebbe dai milioni di meteoriti che ci sfiorano come palline sputate da fionde-bic fatte in classe. Perché ne abbiamo le scatole piene di sape-re, know-how, vogliamo essere lasciati in pace in un’ignavia che mai potremo avere, vogliamo perdere un po’ di bava quando ci svegliamo e guardare l’orologio senza sapere cos’è, vogliamo sentirci ripetere venti volte dove dobbiamo incon-trarci questa sera! E andare per n volte nello stes-so locale prima di capire che abbiamo speso un sacco di soldi guadagnati precariamente, e non ci siamo divertiti.Ed è per questo che, decisi a non sapere più nulla, ci riempiamo di dispositivi che sappiano e pensi-no per noi. Un motore di ricerca in ogni orologio! Una app in ogni flacone di sciroppo per la tosse! Un touchscreen in ogni vetro, compreso quello delle finestre, così magari ci vedremo una ragazza perfetta nuda! Ma attenzione dietro il vetro noi sappiamo, e lo sappiamo meglio degli altri, siamo precari.

Lettera a precarioSono precari i desideri, le opinioni, le idee, gli amori, le amicizie, il lavoro... Tutto è precario

Lettera a...di Cristiano Roasio

DAL TEMPO

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reTroPenSieri

Considerazioni di sport e domande senza destinazione

Sport A cura di Andrea Obiso

SPORT

Desidero con questo articolo tirare le somme, descrivere e forse fare addirit-tura un appello a chi di dovere. Di sicuro in questi mesi, durante le nu-merose interviste che ho fat-to in giro per il pinerole-se, di campioni non ne ho incontrati. Gente forte e appassionata però sì e a volte anche vincente. E allora vor-rei che mi fosse spie-gato, e soprattutto fosse spiegato loro, perché? Perché solo noi riusciamo a non avere un mini-mo di considerazione verso settori dello sport che ci danno visibilità nel mondo da sempre? Perché i fondi devono per forza andare in un’unica direzione, dal momento che è l’unica che riusciamo a far fruttare? Per-ché i nostri atleti per essere competitivi in molti casi devono allenarsi all’estero dove ci sono strutture adeguate? Certo sono domande di sport, non così fondamentali come quelle economiche, ma sono pur sempre domande e andreb-bero poste a chi ora si vuole candidare alla guida del nostro Paese e quale occa-

sione migliore di questa? Mi dicano allora Lorsignori, dal mo-mento che hanno in mano le ricette per

uscire dalla crisi e la rispo-sta a qualunque doman-

da, quanto si perde in termini puramente eco-nomici nell’avere atleti di comprovata fama e seguito, che si allena-no e sfruttano impian-ti sportivi all’estero e che portano quindi

soldi e sponsor ad altre federazioni? Si risponderà che gli impianti costa-no, i soldi non ci sono e che comunque abbiamo problemi più urgenti. Vero. Ma ognuno vuole la sua parte. Problema risolto? Certo che no. Tenia-mone comunque conto. Da quando ho iniziato questa rubrica una domanda ho sempre voluto porla a quelle piccole realtà che autofinanzian-dosi da sole (e sono la maggior parte!!) si sono tolte e si tolgono tutt’ora soddi-sfazioni che formazioni calcistiche con “atleti” pagati (poco ma pur sempre pagati) se le sognano: “Capita mai che

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qualche ragazzo lasci il vostro sport per andare a giocare a calcio?”Non ponevo questa domanda perché ero curioso della risposta (dato che già la co-noscevo), la ponevo perché mi interessa-va vedere come reagivano: alcuni scuo-tevano la testa come a dire “che ci vuoi fare?”, altri più stoiacamente dicevano “E’ capitato...”, altri ancora facevano spallucce come dice “peggio per loro”.Ma la verità, e finalmente qui arrivo al motivo per cui ho voluto scrivere questo articolo, è che mi è sempre spiaciuto un po’ per loro...Perché se fossero nati in un Paese diver-so dall’Italia avrebbero molte occasioni in più per sviluppare la loro passione, e questo avrebbe anche contribuito a rim-pinguare le casse dello Stato, per restare in tema. E qui ritorniamo alle domande. Quanto sarebbe costato educare meglio la no-stra popolazione sportiva e avere pieni (come accade in diversi Paesi europei) lo stadio di calcio, di rugby, il palazzetto di basket e quello di pallamano nella stessa città, contemporaneamente?E quanto ci costa adesso avere un solo sport preminente, il quale, non solo non frutta più molto, ma non riesce neanche a stare a galla e che, proprio perché é solo, si porterà a fondo (a meno dell’en-nesimo salvataggio statale) tutto il CONI

se va avanti così? Sono domande che non arriveranno a destinazione, lo so, tuttavia ho voluto prendermi questo spazio normalmente occupato da interviste, per cercare di far capire che non esiste un limite definito fra ciò che è lucrativo e ciò che è diver-tente.In altri Paesi lo sanno, lo applicano e sal-vano il posto di lavoro a un sacco di gen-te, noi, al solito, restiamo al palo. Qualcuno lo doveva dire e per una vol-ta mi piace pensare di essere stato io... Alla prossima intervista!

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meSe di f e B B r a i o AcurAdiMArcoMArconeTTo

Eventi nel Pinerolese

Te r r i t o r i oEVENTI

Venerdì 8 febbraioPinerolo, STRANAMORE - Via Bignone 89 - Concerto benefit per i condannati del G8 di Genova 2001 con il gruppo Ethnopaire(elektropunk d’oltrealpe)Venerdì 8 febbraio alle ore 21,00Pinerolo, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni della fondazione del Club Alpino Italiano Al Teatro Incontro, Via Caprilli, 31 – Pinerolo, Ros-sana Podestà con Roberto Mantovani presentano, Valter Bonatti, Una vita libera, la vita di un grande alpinista-esploratore in un libro che ne ripercorre le tappe più significative. Con la partecipazione di Aldo Audisio, Direttore del Museo Nazionale della Monta-gna “Duca degli Abruzzi” di TorinoVenerdì 8 febbraioPinerolo, PEPENERO - Piazza San Donato pinerolo - festeggia con noi il primo party di carnevale,per la prima volta disco pepe e tanta fiesta.... e’ gradito il travestimento, obbligatorio l’invito selezione musica-le dj andrea costantino & andrea salviatiVenerdì 8 febbraioPinerolo, Ore 18-19,30, Libreria Mondadori, piazza Barbieri 15: “Morfopsicologia trasformazionale” ras-segna Coscienza e Conoscenza. Ingresso gratuito. Info: 0121 040.043.Venerdì 8 febbraioCantalupa, Proiezione, Ore 21, Centro culturale, via Chiesa 73: “The cove - la baia dove muoiono i del-fini” oscar 2010 miglior documentario. Ingresso gra-tuito. Info: 338 220.6128. Venerdì 8 febbraioPinerolo, Pinerolo,Venerdì 8 febbraio, alle ore 18, libreria Vo-larePresentazione del libro: “Storia di Pinerolo” di Mauro Maria Perrot.In compagnia dell’autore intervengono il dott. Andrea Balbo e il prof. Paolo Cavallo della Società Storica Pinerolese.Venerdì 8 febbraioSestriere, Presentazione libro. Ore 21, sala conferen-ze dell’ufficio del Turismo: “Ripido!” di Enzo Cardo-natti un appassionato di sci alpinismo e sci estremo. Nel corso della serata saranno proiettati alcuni video di sci estremo. Ingresso libero. Info: 348 305.4324 www.sestriere.it.Sabato 9 FebbraioPinerolo, ore 16,00 presso il Museo del Mutuo Soc-corso in via Silvio Pellico, 19 presentazione del Pro-getto “Mappa partecipata eco-solidale del pinerole-se” da parte di alcuni membri del gruppo promotore Pinerolese interverrà alla presentazione Silvia Salvi

della Rete di Economia Solidale Bergamasca e di Cittadinanza Sostenibile di Bergamo che presenterà: “L’esperienza della mappa eco-solidale e della rete di economia solidale bergamasca”L’incontro è gratuito ed aperto a tutti Sabato 9 FebbraioPinerolo, Carnevale. Ore 15, Centro Sociale San Laz-zaro, via dei Rochis: “Danze in compagnia”. Info: 0121 323.186.Sabato 9 FebbraioPinerolo, Carnevale. Palaghiaccio Olimpico, via Gran-de Torino: Ore 15-18: “Carnevale sul Ghiaccio, Pat-tinando in Maschera” Ore 21: Serata di Carnevale sul Ghiaccio.Sabato 9 FebbraioVigone, Musica live. Ore 21, Dancing Piper, via Pan-calieri 55: liscio e revival con orchestra “Luigi Gallia”, disco latino americani con dj. Info: 011 980.1402. Sabato 9 FebbraioPinerolo, Laboratorio. Ore 16, Libreria Mondadori, piazza Barbieri 15: “Disegna la tua maschera!” labo-ratorio per bambini. A seguire giochi & musica. Info: 0121 040.043.Sabato 9 FebbraioBagnolo Piemonte, Teatro dialettale Ore 21, Teatro “S.Pellico” corso Marconi 1, il “gruppo teatrale villa-retese presenta: “Cola Bonanima ed Cesarin Capis-sa” Commedia brillantissa di Nino e Pio Bertalmia. Info: 331 862.8359.Sabato 9 e Domenica 10 Marzo 2013 Pinerolo, Nell’ambito del progetto “Svolta Donna” Sabato 9 dalle ore 16,00 (inaugurazione) alle ore 19,00 e Domenica 10 dalle ore 10,00 alle ore 18,00, Salone dei Cavalieri - Viale Giolitti, 7, Orchidee & Cioccolato, Sabato 9 febbraioBricherasio, Salone Polivalente - Via Vittorio Ema-nuele II, n. 94 - Ci siamo!!! La stagione concertistica giovane e presa bene sta per cominciare!!! Vi aspet-tiamo alla prima super serata: Acoustic accordions night: dedicata all’organetto e alla musica acustica!Martedì 12 Febbraio 2013 ore 21Pinerolo, Accademia di Musica, Sala Patrizia Cerutti Bresso, Concerto del Trio Johannes, Integrale di Jo-hannes Brahms “Dal trio al sestetto” - Le opere con i fiati. Il Trio Johannes nasce nel 1993 dall’incontro del violinista Francesco Manara, del pianista Claudio Voghera e del violoncellista Massimo Polidori, tre amici con una comune passione per la musica da ca-mera, ed è considerato uno dei più importanti ensem-ble di musica da camera nel panorama internazionale.

2121cosedicasanostraDizionario inglese-piemonteseSpirit-wall: spiritualeSince-cent: cinquecentoServe-i: selvaggioSeven-me, twenty?: se vengo io, vienianche tu?Loom-an-cool-post: ce l’abbiamo in quelpostoReeve-at: chiodo ribattutoRanch-in: avaro

Corso di formazione volontari ANAPACA 2013

dal 6 marzo al 24 maggio

Sono aperte le iscrizioni al nuovo Corso di Formazione Volontari per l’assistenza ad ammalati oncologici e cronici gravi (sclerosi multipla, SLA, ictus e Alzheimer)

L’iscrizione è obbligatoria, la partecipazione gratuita.Per iscrizione e informazioni rivolgersi alla Segreteria Anapaca via C. Lequio 36, Pi-nerolo.Tel. 0121-374264, cell. 333-5067224

Venerdì 15 febbraio alle ore 21,00Pinerolo, presso la sede ANAPACA di Via C. Lequio 36. Incontro con la pinerolese dott.ssa Donatella Negro, chirurgo plastico e micronutrizionista a Parigi, su Medicina integrativa e micronutrizione

Progetto di Cantiere Lavoro 2013Nuove opportunità di inserimento lavorativo per i disoccupati del territorio È iniziata la raccolta delle domande di parte-cipazione alle attività di Cantiere Lavoro 2013, progetto sostenuto dalla Città di Pinerolo in collaborazione con i Comuni di Frossasco, San Germano Chisone, Scalenghe e Torre Pellice. Il progetto Cantiere Lavoro ha come obiettivo l’inserimento lavorativo e l’inclusione sociale di soggetti inoccupati e disoccupati in cerca di oc-cupazione, per la realizzazione di opere e servizi di pubblica utilità. Le mansioni a cui saranno adibiti i 19 lavoratori disoccupati selezionati tra i diversi comuni ade-renti, saranno legate ad attività di sistemazione e mantenimento delle aree verdi comunali e dei beni di pubblica utilità. Saranno ammesse do-mande di partecipazione presentate da cittadini residenti presso uno dei comuni indicati, mentre saranno ammesse domande da parte di disoccu-pati non comunitari solo se in possesso di rego-lare permesso di soggiorno in corso di validità.Le persone interessate dovranno presentare do-manda esclusivamente presso i comuni aderenti al progetto entro e non oltre il 18 febbraio 2013. Per i residenti in Pinerolo le domande potranno presentarsi presso l’Ufficio Lavoro del Comune di Pinerolo negli orari di apertura al pubblico.

Mappa eco-solidale del pineroleseSabato 9 Febbraio 2013, ore 16,00, presso il Museo del Mutuo Soccorso in via Silvio Pellico, 19 a Pinero-lo presentazione da parte di alcuni membri del gruppo promotore Pinerolese del PROGETTO “MAPPA PARTECIPATA ECO-SOLIDALE DEL PINE-ROLESE” interverrà alla presentazione SILVIA SAL-VI della Rete di Economia Solidale Bergamasca e di Cittadinanza Sostenibile di Bergamo che presenterà: “L’ESPERIENzA DELLA MAPPA ECO-SOLIDALE E DELLA RETE DI ECO-NOMIA SOLIDALE BERGAMASCA”

Storia di PineroloVenerdì 8 febbraio alle ore 18, Libreria Vo-larePresentazione del libro: “Storia di Pinero-lo” di Mauro Maria Perrot.In compagnia dell’autore intervengono il dott. Andrea Balbo e il prof. Paolo Cavallo della Società Storica Pinerolese.

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Questo mese faremo un passo verso i territori più estremi della musica: il metal. Da tanto non mi recavo ad una serata di Onyrica ma è sempre un piacere calarsi nel rock a 360°, specie quanto lo si sente così affine. Il DJ Ruben Roll si sta scaldando per salire in consolle ma abbiamo ancora il tempo per fare due chiacchiere davanti ad una birra. L’argomento è la sua nuova band: i Rublood.I Rublood nascono dalle ceneri della band Dark Star, lo scioglimento porta il cantante Ruben Roll a trovare nuovi musicisti con cui evolvere il proprio stile verso di-rezioni più contemporanee ed innovative grazie all’uso dell’elettronica. Nel 2010 registrano il loro primo demo, “Generation Rublood”. Ispirati dalle atmosfere di ban-ds come Rammstein, Depeche Mode, Joy Division e Deathstars, riescono a creare un mix di influenze mol-to personale, un nuovo modo di concepire la musica oscuro e poetico. Punto forte della band sotto il profilo live sono anche le coreografie create dalle loro ballerine, le Rubladies, che allietano i loro spettacoli creando ma-gnifiche atmosfere gotiche. Da buono e nostalgico ascoltatore di rock faccio no-tare che è piuttosto arduo cercare di interfacciarsi col mondo musicale attraverso un genere così fuori moda come il metal…niente di più sbagliato! Ruben mi fa no-tare che “…Suonare un genere così affine al metal oggi è una sfida! Negli ultimi anni la musica si è impigrita, noi Rublood cerchiamo di condensare in un unico genere metal ed elettronica. Cerchiamo di portare qualcosa di nuovo anche perchè in Italia non c’è nulla di simile alla nostra proposta, e dall’altra parte vorremmo anche

affacciarci al mercato musicale internazionale. Che poi in realtà forse il metal è fuori moda ma non in senso stretto…” Tesi confermata dal recente contatto avuto dalla band che tramite un casting, nel quale si è scontrata con numerosi altri gruppi, ha piazzato un singolo nella colonna sonora di “Studio illegale”, il nuovo film con protagonista Fabio Volo in uscita in questi giorni nelle sale e prodotta niente di meno che dalla Warner Bros. Ruben mi racconta come è accaduto “…Abbiamo mandato alcune nostre canzoni e tutto il materiale che ci hanno richiesto alla produzione, ed evidemente gli siamo piaciuti più delle altre band. Da lì a mettersi in contatto con loro anche per le edizioni del nostro CD è stato breve. L’esperienza durante le riprese, poi, è stata anche parecchio divertente, le chiaccherate con Fabio Volo in sala trucco, e le risate durante le riprese col re-gista Umberto Carteni e la troupe della IBC Movie sono state fantastiche. Attualmente la band è impegnata nella distribuzione del primo videoclip ufficiale con la regia di Maurizio Del Piccolo a firma Moviedel Productions. Entro aprile poi finalmente vedrà la luce “Star Vampire” (il primo full lenght) per Yorpikus Sound con distribuzione Audioglo-be, sia in formato fisico che digitale. La band è intenzio-nata a pianificare una tournée anche a livello europeo e a questo scopo sta apparecchiando una lunga serie di date. Restiamo quindi con occhi e orecchie aperte (ov-viamente su http://www.facebook.com/rublood) nella speranza di vederli presto anche su qualche palco tori-nese per esibire il lato cattivo del rock.

muSica emergenTe

I Rublood

A cura di Demis PascalMUSICA Of f i c i ne de l suono

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muSica emergenTe

I Rublood

Anda re a l c i nema

di Andrea Obiso

Alla vigilia della guerra civile ameri-cana il cacciatore di taglie tedesco King Schultz (Christoph Waltz) decide di libe-rare uno schiavo nero dei campi, Django (Jamie Foxx). La scelta di Schultz non ricade casual-mente su Django, il giovane infatti è l’uni-co a poter riconoscere tre fuorilegge a cui dà la caccia. Il valido aiuto ricevuto nell’operazione spinge il solitario cacciatore di taglie a proporre a Django di unirsi a lui in ma-niera permanente; in cambio, oltre a una percentuale dei guadagni, Schultz aiuterà il giova-ne a ritrovare sua moglie Broomhilda (Kerry Washing-ton). Il problema è che Broomhilda, dopo essere stata sfre-giata dai suoi pre-cedenti padroni, è stata venduta al temibile Calvin Candie (Leonardo DiCaprio).Ogni schiavo d’America ha sentito parlare di “Candyland”, un luogo dove la schiavi-tù è ai massimi livelli in quanto a ferocia, ma sarà proprio lì che l’uomo libero Djan-go dovrà andare per liberare la propria amata.

Nonostante la somiglianza del titolo, “Django Unchained” porta con sé ben poco del capolavoro di Corbucci (Django), in comune però c’è la piacevole atmosfe-ra western che accompagna le pellicole d’ altri tempi (oltre ad un cameo del vero Django, Franco Nero).

Per oltre due ore infatti, (prima di ap-portare il suo inconfondibile tocco) Taran-tino porta in scena un gran bel western, sia a livello di inquadrature che di dialoghi (tutt’altro che semplici) che caratterizza-no il genere. Per quanto riguarda il cast le scelte sono ricadute su attori di comprovato talento.Oltre alla conferma di Christoph Waltz, sempre più a suo agio nel mondo hollywo-odiano, si sono rivelate ottime le scelte di tutti gli attori. La parte di Django (“La D è muta, bifol-

co” come ci tiene a sottolineare lui) viene giustamente affidata a Jamie Foxx il quale, nonostante non sia al livello di Franco Nero, dimostra di essere un valido attore in cre-scita continua. Altrettanto fon-damentale ai fini del film è la parte del

cattivo, ruolo che Tarantino affida all’or-mai fenomenale e non più sorprendente Leonardo DiCaprio, sempre più proiettato verso i grandi del cinema. In conclusione “Django unchained” è un film che consiglio di vedere, innanzi tutto perché è senza dubbio il migliore di Tarantino da quando ha cominciato ad affrontare le grandi produzioni, succes-sivamente perché è il film che il regista statunitense ha sempre voluto realizzare per rendere omaggio a un genere (lo spa-ghetti western) verso cui ha dimostrato grande affetto non solo con le parole, ma ora anche con i fatti.

SOCIETà

spaghetti westerN

Django UnchainedRegia Quentin Tarantino Attori principali: Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Kerry Washington

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Mio zio Emidio diceva: “Vedi Napoli e poi muori!”. È una meraviglia di tinte vivaci, di voci allegre, di rumori e umori. Per salutare la madrina Amalia, soave coi suoi 84 lustri, scendiamo 2 gg sulla Costiera, fuori stagione, pochi viaggiatori, eccetto che sulla Transvesuviana. Giungiamo alla nostra mèta oltrepassando tornanti a picco sul Tirreno nero come la pece e ci troviamo nel bel mezzo di un… presepe. L’autista ci ferma gentil-mente davanti al B&b, suoniamo, e Felice, un giovane amabile che conferma il suo nome, ci accoglie da vec-chi amici. La camera è appena imbiancata con le stelle che si accendono sul soffitto, turchese negli arredi, tra gli ulivi sulla sponda terrazzata su cui sorge La Maliosa D’Arienzo. La reception è una caffetteria sul mare in ferro battuto, legno, e ceramica dipinta a mano. «Che volete per cena?» «Spaghetti!». Una telefonata amiche-vole e un autista ci porta “da Costantino”, su una ter-razza con vista incantevole, clima famigliare, pasta fatta in casa, scialiatelli alle melanzane o ai frutti di mare, bruschetta offerta dalla casa, tutto a km 0, olio extra, po-modorini dolci, basilico profumato, e la delizia dei dolci a base di ricotta e pere e limoni locali. Per il ritorno si va a piedi! Ed iniziamo così, canterellando, la nostra esplo-razione nella sera silenziosa lungo le viuzze e gli scalini. Che bella Positano, la cui terra è baciata dal mare e dal cielo e dove la vita è poesia, e se “la poesia è la vita che hai dentro” (Ada Merini), recarsi qui vuol dire ricominciare a vivere. Al mattino presto la colazione deliziosa è servita dalla dolce Anna, conquistata dal rubacuori Felice e da que-sti lidi… e come si fa ad andar via? Una coppia di inglesi ci precede lungo il “Sentiero de-gli Dei”. 1.700 scalini puntinati di olive, sassi, carrube, ghiande, con ibiscus, convolvoli, crisantemi, narcisi e

ciclamini selvatici che occhieggiano qui e là ed eccoci in frazione Nocella. Incontriamo Carmela verso Mon-te Pertusio. Ci racconta di quando era bimba e andava a vedere dalla balconata della chiesetta il tramonto del sole dietro Capri, e quando calava in alcune sere, pas-sando proprio in mezzo ai faraglioni, tutti loro, bimbi, tacevano in ascolto del suo adagiarsi nell’oro. Nel per-tugio di questo monte, uno spazio vuoto enorme nella roccia, in alcuni giorni dell’anno filtra il sole o passa un raggio di luna. «Narra la leggenda antica che il Demo-nio sfidò la Madonna a fare un buco nel monte. “Ban! Ban!” picchiava sulla roccia, ma nulla. La Madonna con solo un dito: “tic!” e fece il buco a Monte Pertusio. “Ihhhhh!” urlò il Diavolo furibondo, si buttò a mare e prese la forma di un serpente, come suggeriscono le rocce». Un incendio devastò l’anno scorso questo lato del pro-montorio, salito dal basso fino alla pineta, poi seguito dall’alluvione e quindi da frane terribili che trascinarono tutti i detriti nel mare fino a farlo diventare marrone. Ora il sentiero piega a sinistra e si sale verso la Caserma, tra alloro greco, agrifoglio natalizio, querceti druidici e pini silvestri; al piazzale assolato di S. Maria del Castello uno spuntino, poi si ridiscende, tra praticelli ed uliveti, rosmarino e parietaria lungo i muretti dei terrazzamenti; un panorama mozzafiato si affaccia ai nostri piedi, le prime casette, il centro abitato, la cupola della chiesa e fino alla spiaggia, la piazza Filotta con grotta, le bougan-villee fiorite, peperoncini nei vasi, oggetti d’arte nelle botteghe, ragazzi in gita con i gemelli stranieri e le pa-starelle napoletane che occhieggiano dalle vetrine. Lungo il ritorno nel buio, la roccia delle montagne, biancastra alla luce lunare, sembra un mondo a sé che galleggia sopra di noi.

SOCIETà

La coSTiera amaLfiTana

Il “presepio” di Positano

Appunt i d i v i agg io di Angelica Pons

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La coSTiera amaLfiTana

Il “presepio” di Positano

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