Pinerolo Indialogo Aprile 2013

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1 Supplemento di Indialogo.it , autorizz. N.2 del 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo IN DIALOGO Anno 4, Aprile 2013 n. 4 Per Pinerolo, “più urbanità e meno urbanizza- zioni” Docenti universitari del Pinerolese/IV Intervista ad Antonio De Rossi

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N.4 Magazine d'informazione e di cultura locale per il dialogo tra generazioni

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Supplemento di Indialogo. i t , autor izz. N.2 del 16.6.2010 del Tr ibunale di PineroloINDIALOGO

Anno 4, Aprile 2013n. 4

Per Pinerolo, “più urbanità

e meno urbanizza-

zioni”

Docenti universitari del Pinerolese/IVIntervista ad Antonio De Rossi

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22Buone News

A cura di Gabriella Bruzzone

quando la tesi può tornare utile

Laureato premiato, mezzo fortunato Ammettiamolo, ormai essendo tutti laure-ati, quantificare la bravura e la preparazione di ognuno risulta complicato. Soprattutto quando un diploma viene preferito a una laurea perché “più conveniente”. Ma per fortuna ci sono enti che ancora credono nelle capacità di noi giovani laurea-ti e assegnano premi, spesso in denaro, alle tesi migliori. Si tratta generalmente di enti pubblici o privati che premiano i lavori riguardanti uno specifico settore. Il premio può essere in denaro o può consistere nella pubblicazione della tesi stessa su riviste e siti specializ-zati. Siamo tutti d’accordo che questo non dà automaticamente diritto a un’occupazione più o meno stabile ma sicuramente con-tribuisce alla soddisfazione personale, alla consapevolezza di aver svolto un buon la-voro e alla possibilità di far conoscere il pro-prio nome su riviste e siti di un certo tipo. E che non sia mai che questo apra strade future, in ambito accademico o di ricerca... Vediamo ora gli enti che maggiormente si

occupano dei premi. Cercando sul web, tra i primissimi risul-tati si trovano le università: Genova, Urbi-no, Torino, Milano. Offrono premi in denaro che si aggirano tra i 1000 e i 5000 euro e richiedono una serie di requisiti minimi: pos-sesso del diploma di laurea, lavoro originale su un argomento specifico (es. agricoltura biologica, made in Italy, tematiche del vo-lontariato e via discorrendo), talvolta resi-denza in una determinata area geografica. Poi ci sono le fondazioni, come la Fon-dazione Enasarco, o le associazioni come il Rotary o l’AICA (Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico), oppure altri enti come la Federazione Na-zionale Cavalieri del Lavoro o la Camera di Commercio. Un aiuto nella ricerca dei bandi viene dato anche da alcuni siti come Universita.it, co-stantemente aggiornato e facile da usare.Bene, ora che vi ho spiegato come funzio-na, vado a cercare qualche bando anch’io. Non sia mai che la mia tesi possa interessa-re a qualcuno...!

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Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

S o m m a r i o

|Un po’ di “gusto per il futuro” della città|

Quale futuro per la città? Gira e rigira si ritorna sem-pre a questa domanda. Guardando la vita e le cose della città sembra che manchi una direzione di marcia (per la verità la stessa situazione la si avverte anche a livello nazionale). Man-ca un obiettivo verso il quale orientarsi e collaborare insieme (l’esempio del paesino di Succiso di cui parla il sen. Fassone a pag.8 è emblematico, al contrario, della situazione in città). Manca il “gusto del futuro”. Il filosofo francese J. Guillebaud confrontando l’iper-capitalismo orientale con quello europeo dice che è la creatività rivolta al futuro la benzina della loro turboe-conomia. «Il “gusto per il futuro” - afferma - fu per lungo tempo la caratteristica della cultura europea. Ciò che ha permesso all’Europa e poi all’Occidente di incarnare il progresso e la modernità. Oggi l’Europa dà l‘impressione di essere diventata un continente affati-cato, senza speranza, ingabbiato nella sua nostalgia di passata grandeur... Si passa il tempo a “commemo-rare” le cose, rivolti al passato più che verso il futuro». La stessa condizione si avverte per Pinerolo. Da almeno vent’anni ci si è ingolfati a pensare Pinerolo (quindi il suo futuro) come città della cavalleria, cioè come rievocazione nostalgica del passato. E per que-sta rievocazione il Comune e privati cittadini hanno speso migliaia di euro, dimenticando di guardare in modo creativo al futuro. Se non si dà spazio alla partecipazione e alla colla-borazione creativa, uscendo dall’autoreferenzialità (in primis del Sindaco) il futuro di questa città non può che essere di ulteriore decadimento. Prima che sia troppo tardi, come dice Fassone: andiamo a Succiso!

Antonio Denanni

2 Buone news Laureatopremiato,mezzofortunato

4 primo piano idocentiuniveritaripineroLesi/4 intervistaadantonioderossi

6 politiche del territorio LospiritofoLLettodeLL’urbanistica

8 lettere al giornale facciamounagitaasucciso

9 dibattito apropositodi“We Want senato”

10 politica giovane young intervistaaLL’assessorecLement

12 Giovani & lavoro L’esperienzadeLrome mun

13 sociale & Volontariato LacasasemprepiùLasiperde

14 Giovani & scuola iLporporatoegLiscambi

15 serate di laurea fabrizioLauritaeaLicedamiano

16 teatro ateatroperscopriresestessi

17 lettera a... wiLLiamfauLkner

18 arte & architettura iLsecoLosabaudoeLosviLupporeLigioso

19 Mostre & Musei ivoLtieL’animaditiziano

20 sport La“bushidozen”

22 Musica emergente pika

23 Visibili&invisibili/innovazioni giornatadeLLevittimedimafia

24 amici di pinerolo indialogo

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PINEROLO INDIALOGO

DIRETTORE RESPONSABILEAntonio Denanni Hanno collaborato: Silvio Ferrero, Emanuele Sacchetto, Valenti-na Voglino, Gabriella Bruzzone, Maurizio Allasia, Andrea Obiso, Mario Rivoiro, Andrea Bruno, Cristiano Roasio, Nadia Fenoglio, Giulia Pussetto, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Marianna Bertolino, Federico Gennaro, Demis PascalCon la partecipazione di Elvio Fassone

PhOTOGiacomo Denanni, Nino Di Pomponio

Pinerolo Indialogo, supplemento di Indialogo.itAutorizzazione del Tribunale di Pinerolo n. 2 del 16/06/2010

REDAzIONETel. 0121397226 - Fax 1782285085 E-mail: [email protected]

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Per cominciare ci parli della sua disciplina universitaria e delle sue competenze. Sono Professore ordinario di Progettazio-ne architettonica presso il Politecnico, dove svolgo i ruoli di coordinatore del dottorato nella medesima disciplina e di direttore del Centro di ricerca “Istituto di Architettura Montana”. Sono inoltre vi-cedirettore dell’Urban Cen-ter Metropolitano di Torino, struttura terza che “presidia” le trasformazioni urbanisti-che della città sia sotto il profilo del dibattito culturale che nella predisposizione di scenari progettuali strategici.Lei vive nel territorio da mol-to tempo? Che rapporti ha con il mondo politico e degli universitari del Pinerolese? Abito stabilmente nel Pine-rolese da 8 anni, ma lo fre-quento con regolarità da quando sono nato, e ho vissuto per alcuni periodi a Bagnolo. Soprattutto le vallate e il pedemonte sono la mia terra d’elezione da sempre. Coltivo rapporti con la politica locale in maniera non organica, collaborando con sindaci e ammi-nistrazioni con cui c’è una convergenza di visioni. Lo stesso vale per gli universitari.Università significa cultura e ricerca, ma an-che giovani. Quale consiglio per i giovani del Pinerolese? Saper coniugare la dimensione locale con quella europea e internazionale. Sviluppare il senso critico. Essere dentro la contempora-neità. Purtroppo vedo prevalere un po’ ovun-que un’idea di locale che è localismo, nonché un’idea di università come mera sequenza di bei voti. Per carità, la colpa non è certo dei

giovani. Ma intanto la distanza tra questa Ita-lia ripiegata su se stessa e i paesi del nord Europa sta divenendo incolmabile. Anche in termini di politiche urbane e di qualità dell’ar-chitettura. In questo periodo vi è in città un dibattito sull’urbanistica, sulla revisione del piano re-

golatore, ecc. Ne è al cor-rente? Sì, certo. Si è molto par-lato ad esempio dei nuovi insediamenti ai piedi della collina, o del tema dei par-cheggi. Ma vorrei prova-re a fare un discorso più generale sul Pinerolese. Prima della crisi, si è co-struito tantissimo, a causa di un intreccio di ragioni tipicamente italiche: innan-zitutto ICI e oneri di urba-nizzazione hanno permes-

so ai comuni di far quadrare i conti a spese del territorio; inoltre non c’è mai stata tipo-logia di investimento più fruttuosa di quella immobiliare: compro un appartamento o una villetta e dopo pochi anni il capitale iniziale si è moltiplicato per “enne” volte. Per cui è vero che oggi siamo tutti, almeno a parole, contro le grandi infrastrutture o i capanno-ni, ma poi “sotto traccia” la realtà è un’altra: solo nel mio piccolo comune, mi raccontava il sindaco, nel corso di pochi anni sono state un centinaio le famiglie che hanno chiesto di trasformare in edificabili i loro terreni. La tra-sformazione del paesaggio italiano è in primo luogo l’esito di questa trasformazione punti-forme reiterata all’infinito. Villette e capan-noni che tra l’altro congelano i capitali che dovrebbero andare nella creazione di nuove

a cura di Marianna Bertolino

C i t t à & Un ive rs i t à /44

Intervista ad Antonio De Rossi“Per Pinerolo, più urbanità

e meno urbanizzazioni”Dal punto di vista urbanistico alla città «serve un disegno

complessivo, una strategia, a cui ricondurre i singoli episodi»

PRIMO PIANO

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imprese e posti di lavoro.Il risultato, nel Pinerolese, è stato la nascita di una “città diffusa” sovente di bassa qualità che in alcuni punti ha cancellato il paesaggio preesistente. Per noi pinerolesi paesi come Piossasco, Cumiana, Frossasco, ecc. conti-nuano a esistere nella loro individualità; in re-altà se uno viene da fuori vede solamente una città lineare di villette e capannoni che dalla periferia torinese si estende senza soluzione di continuità fino a Pinerolo, Torre Pellice, Villar Perosa. Ma forse, complici i tanti capannoni vuoti, questo modo di pensare lo “sviluppo” del territorio è finalmente terminato, anche se sono molti i nostalgici dell’edificazione senza fine. Certo che questa edificazione di bassa qualità ricadrà sulle spalle delle prossime gene-razioni, che dovranno investire ingenti risorse per riqualificare il costruito e il paesaggio. Quali criteri dovrebbe rispettare un buon pia-no regolatore? Oggi credo che il tema del “riciclo” sia prio-ritario e non rinviabile anche in urbanistica. Ma servono delle politiche nazionali. Il con-tenimento dell’uso dei suoli non è cosa che si possa fare da soli, altrimenti gli investitori andranno altrove. Inoltre, gli attori pubblici dovrebbero dotarsi di competenze per indi-rizzare in senso qualitativo i progetti di tra-sformazione. Inutile dire che si vuole puntare sul turismo, se poi la qualità del paesaggio è bassa. Più urbanità, meno urbanizzazioni.Dal punto di vista urbanistico come vede la città di Pinerolo? Che cosa le piace e cosa la indigna? Di Pinerolo amo la forma urbis, il rapporto storico tra la geomorfologia del sito e l’insedia-mento. Quello che dovrebbe migliorare è la ca-pacità degli odierni progetti di trasformazione di diventare occasione di riqualificazione per l’intera città. Sovente restano dei frammenti separati dall’intorno che non incidono sull’in-sieme, che non fanno città. Si veda ad esem-pio il tema degli insediamenti commerciali. Serve un disegno complessivo, una strategia, a cui ricondurre i singoli episodi.Il centro storico di Pinerolo è da anni al centro di un dibattito relativo alla sua valorizzazione. Ha qualche consiglio? Non conosco la vicenda dall’interno, e quin-di rischio di dire cose superficiali. Ovviamente trovo il centro storico, con le sue stratificazioni

medievali, barocche e ottocentesche, assolu-tamente straordinario. Certo che la vicenda del Palazzo dei Principi d’Acaja mi pare emble-matica e riassuntiva di una difficoltà, che non è solo di Pinerolo ma di tutto il Pinerolese, di costruire un progetto d’insieme di valorizzazio-ne dei beni culturali. Cosa che invece sta av-venendo in Valle di Susa. E mi colpisce come la riqualificazione e pedonalizzazione di corso Italia a Saluzzo si sia risolta in uno straordina-rio successo di pubblico e del commercio loca-le: nelle sere d’estate non si riesce neanche a camminare, dalla gente che c’è. Che contributo potrebbe dare una disciplina come la sua nel rilancio del territorio pinerolese? Aiutare a mettere a punto un’idea di svi-luppo armonico del territorio, che significa non perdere di vista la qualità d’insieme del paesaggio (ossia un mix di insediamenti sto-rici, spazi agricoli e naturali, nuove strutture di alta qualità architettonica) quando si fanno delle trasformazioni. Spesso infatti si dimen-tica come la vera specificità e ricchezza del Pinerolese, nonché la ragione del suo succes-so come luogo dell’abitare, stia nella qualità diffusa del suo paesaggio, anche in assenza di grandi monumenti artistici. Pinerolo come smart city potrebbe essere una soluzione? Non credo negli slogan, anche se indubbia-mente dovremo passare tutti da lì. Ma è un processo innanzitutto culturale lunghissimo. Intanto mi basterebbe che gli abitanti del Pi-nerolese, soprattutto quelli del mio comune, riuscissero a fare correttamente la raccolta differenziata. Quando apro i cassonetti vedo cose incredibili!

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Alcune associazioni e gruppi che a Pine-rolo si occupano di ambiente, cultura e le-galità hanno cominciato ad incontrarsi per ricercare forme e strumenti di analisi e par-tecipazione in quel campo delicato che è l’urbanistica della Città. Quanto delineato nell’ultima intervista rilasciata dal Sindaco Buttiero all’Eco del Chisone, ha suscitato in-teresse, riflessioni… e preoccupazioni! An-zitutto, ci preoccupa la stessa modalità di applicazione della Legge 106/2011 decisa dall’amministrazione pinerolese, che pare aver relegato in secondo piano la funzione pianificatoria pubblica in favore del principio della “deroga”, concessa e riconosciuta al singolo progetto edilizio: si accoglieranno in-terventi, detti “valorizzazioni, come se l’ac-cettazione di un progetto edilizio fosse “atto dovuto” da parte dell’amministrazione e non dovesse derivare dall’analisi della realtà socio-economica ed inserirsi in una visione strategica e d’insieme del territorio. Il con-cetto di “interesse pubblico” viene poi richia-mato per operazioni che, a partire ad esem-pio dall’area PMT, permettono edificazioni “in deroga” in cambio del mantenimento di posti di lavoro da parte di una azienda. Im-pegno in realtà aleatorio e affatto stringente

per qualsiasi azienda, come sanno bene gli stessi amministratori, nel caso in cui l’azien-da stessa non potesse/volesse mantenerlo, magari proprio a causa della drammaticità della crisi in atto. Le nuove “valorizzazio-ni” rischiano di divenire, “in soldoni”, nuo-ve speculazioni immobiliari causando, per conseguenza, un’ulteriore svalutazione del patrimonio edilizio dei cittadini pinerolesi, già gravato da immobili invenduti o sfitti. Le aree dismesse, a nostro parere, potrebbero invece divenire gli ambiti sui quali ricavare servizi, luoghi ad uso della cittadinanza, aree verdi; oppure, se già edificate, quelle aree potrebbero essere ri-utilizzate per spostarvi cubature edilizie già previste altrove, in suo-lo agricolo o addirittura di pregio paesaggi-stico (leggi Monte Oliveto). L’occasione per ri-disegnare la città! Si parla di riprendere la Variante di Qualità. Una domanda si impo-ne: perché si è lasciato decadere uno stru-mento importante, per redigere il quale certo erano stati impiegati denari pubblici? Perché non adottare “interamente” la Variante di Qualità? E davvero si ritiene “atto di qualità” demolire – anche parzialmente - l’ex Mer-lettificio Turck, il cui valore è stato ricono-sciuto in primis dalla Sovrintendenza e che

“Dove porterà il ponte?” Lo spirito folletto dell’Ur-

banistica aleggia sulla cittàLe associazioni che a Pinerolo si occupano di ambiente, cultura e legalità nello spirito della “democrazia partecipativa” hanno cominciato ad incontrarsi e a riflettere sul tema. Pubblichiamo il documento che hanno prodotto, che esprime la loro preoccupazione

6PRIMO PIANO

Cultura, Ambiente e Legalità

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conserva un’area verde di valore ecologico-paesaggistico lungo il Lemina? Sempre dal medesimo articolo apprendiamo che, anzi-ché correggere l’attuale Piano Regolatore, l’Amministrazione intraprende la strada della cosiddetta Variante Ponte, contraddi-cendo forse un proprio “Atto di Indirizzo” approvato solo a fine 2012 che recitava: “Il Consiglio comunale delibera(…) di avviare il prima possibile il percorso per la ridefinizio-ne del P.R.G.C. vigente attuandolo anche attraverso l’attivazione di tavoli di confron-to con i cittadini e le associazioni interes-sate(…)”. Di fatto, ad oggi, manca tuttavia una delibera che chiarisca la natura (parziale?, struttura-le?), gli obiettivi e i conte-nuti della Variante Ponte. Si ipotizzano invece interventi puntuali, magari dettati da segnalazioni-osservazioni di privati o professionisti: una logica che pare riconoscere preminenza al singolo inte-resse particolare, invece di attuare proprio quel confronto preventivo indicato nell’Atto di Indirizzo prima citato. Insomma: Dove ci porterà “il ponte”? Le associazioni, i grup-pi, che sottoscrivono la presente chiedo-no quindi al Sindaco e alla sua Giunta di usare la Variante intrapresa - che finora ha avuto tempi entro i quali si sarebbe potuta adottare pure una Variante strutturale - per dare a Pinerolo una prospettiva più chiara e migliore: decenni di urbanistica di modesta qualità, non solo a Pinerolo, hanno avuto come conseguenza lo stravolgimento degli organismi urbani, piuttosto che guidarne l’evoluzione. Una pianificazione differente avrebbe forse permesso di decongestionare

il centro urbano, attuare interventi contro il dissesto idro-geologico; dotarsi di un piano di edilizia residenziale pubblica; riqualificare e riorganizzare spazi pubblici; salvaguarda-re le testimonianze storiche della città. Una riflessione partecipata avrebbe forse evitato errori di un recente passato quando alla crescita della “città privata”, l’espan-sione edilizia-residenziale, non è corrisposto uno sviluppo analogo della “città pubblica”, servizi-spazi-luoghi offerti ai cittadini, nono-stante i cospicui importi degli oneri relativi che affluivano nelle casse comunali. Oggi si chiedono, è vero, anche piste ciclabili e

zone a traffico moderato, ma quel che i cittadini responsa-bili non possono più accetta-re è che a governare la città sia sempre, solamente, la logica della rendita o il van-taggio particolare di “soliti noti”. Chiediamo quindi che, partendo dalla conoscenza dei dati di fatto esistenti, nu-

mero di alloggi invenduti e sfitti, consumo del suolo, crisi economica e trasformazioni in atto, si adottino regole e strumenti urba-nistici innovativi, anche per ridurre e ride-finire capacità insediative da tutti ritenute, a parole, sovrabbondanti. Chiediamo che, tramite un processo realmente partecipato, vengano definiti i contenuti di una Variante, se non di un nuovo PRGC, che sia davvero al servizio dei cittadini e tuteli il bene co-mune del Territorio e del Paesaggio. Salva-guardiamo quel che resta della Bellezza di Pinerolo! Aspe, Forum Salviamo il Paesaggio, Italia Nostra, Legambiente, Libera, Osservatorio 0121

“Non possiamo più ac-cettare che a governa-re la città sia sempre, solamente, la logica della rendita o il van-taggio particolare di “soliti noti”

Politiche del territorio

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Qualche tempo fa i giornali hanno dato notizia di un paesino sconosciuto che si è ribellato alla propria morte con le sole armi di cui disponeva: lo spirito di iniziativa e la so-lidarietà dei suoi abitanti. Si tratta di Succi-so, presso Reggio nell’Emilia, un puntino che alcune carte neppure segnalano. Altitudine 980 metri, 60 abitanti d’inverno, un migliaio d’estate, ma i villeggianti arrivano con il por-tabagagli pieno delle provviste fatte all’Iper-coop di Reggio. Così anni fa ha chiuso l’uni-ca bottega, e subito dopo il bar. I bambini vanno a scuola in basso perché la maestra non c’è più, gli adulti cercano lavoro in città, “è solo provvisorio”, ma si sa che non torne-ranno più. E’ una delle due forme di morte della monta-gna, accanto all’altra rega-lata dalle colate di cemento. A Succiso, prima che fosse troppo tardi, hanno deciso di reagire con una cooperativa di paese: l’as-sociazione è volontaria, la proprietà è comune. La scuola elementare ormai chiusa è diventata la bot-tega di alimentari, con il grande bar e una piccola sala convegni. Costruita da loro, metten-do insieme le competenze del capomastro, dell’idraulico e del falegname. Poi è venuta la scuola di montagna, per insegnare, non ai bambini che vanno sotto nel centro più gros-so, ma agli adolescenti e anche agli adulti, che la montagna non è solo skilift ma soprat-tutto boschi, alpeggi, rifugi e antichi mestieri preziosi anche oggi. E poi ancora il ristorante, che oggi ser-ve quasi 10.000 pasti all’anno; e il pulmino della cooperativa, che porta giù i bambini a scuola e poi passa in farmacia a rifornire la bottega; e il casaro specializzato che fa un pecorino eccellente che da altre parti non si trova; e il pastore che gestisce anche il be-stiame di altri ma è attento che i pascoli non

diventino distruttivi; e la cameriera dell’agri-turismo, e tutte le donne anziane del paese che cucinano gratis, e bene, quando c’è un afflusso particolare di gente. Si lavora sodo e non si litiga sul riparto dei ricavi. Succiso è rimasto vivo, anzi è rifiorito. Diceva il giornale che il paese è conosciuto anche in Giappone, ed è venuto fin lassù un docente di economia di Osaka che studia le cooperative di comunità di tutto il mondo. E’ una vicenda che fa pensare. Un paese si salva con la generosità e la messa in comune delle forze, mentre mille altri si perdono. E si perde anche quel Paese più grande che è il nostro. A Succiso potevano dire “vada in

malora, io vado sotto, un lavoro lo trovo”, e buttarla sul chi se ne importa degli altri. Oppure potevano dire di sì a una multi-nazionale del turismo che gli avrebbe spianato qualche bosco e regalato un po’ di mostri di cemento. Oppure litiga-re per mesi e anni su che cosa era meglio fare, e de-molire ogni proposta con critiche acuminate o con il disfattismo più saccente.

Non è fantasia al ribasso, è esattamente quello che hanno fatto e stanno facendo la gran parte dei cittadini e la gran parte delle nostre forze politiche. Oltre un quarto degli elettori ha dato un voto a dispetto, incurante degli effetti secondi; più di un quarto un voto di puro tornaconto, incurante dell’assurdità di certe promesse. E la maggior parte del-le forze politiche, anche di quelle che si ri-tengono portatrici del nuovo, non fa altro che ripetere lo stanco copione dei rispettivi egoismi: come chi volesse aprire un portone spingendo gli uni per un verso e gli altri nel senso opposto. Basterebbe spingere tutti dalla stessa parte. Vogliamo fare insieme una gita a Succiso?

Da un piccolo paese: una lezione di Stato

Facciamo una gita a Succiso

Lettere al giornale di Elvio FassonePINEROLO

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L’iniziativa dell’amico Maurizio Allasia relativa all’accesso al Senato è non solo sostenibile, ma ri-flette un paradosso tipicamente italiano sulla “matu-rità” psicologica e politica dei giovani e giovanissimi ventenni che sarebbero, secondo i “Soloni” nostra-ni, non preparati ad un siffatto scranno ... mentre è il contrario che si sta rivelando nei giorni nostri.La vicenda è così assurda, quasi che il “Senato” fosse un’accolita di sublimi cervelli , determinan-ti alla giusta gestione democratica di un paese come l’Italia!Immagino che ciò sia dovuto ad un ritorno, al-tamente ridicolo, del “senato dell’antica Roma” con personaggi avvolti nelle tuniche immacolate dall’eloquio lirico e all’ignobile bizantinismo eredita-rio che sovrasta ancora questo strano paese, oltre all’incardinamento burocratico inefficiente e soffocante.Conosco bene il giovane Mau-rizio che ha lanciato la pietra nello stagno immobile di una istituzione che si ritiene intellet-tualmente aristocratica (incor-niciata di ori e orpelli).L’ingresso di ventenni contri-buirebbe assai al risveglio e all’abolizione di una “regola” da “regno di Sardegna” o giù di lì.“ Ci sentiremo più completi...” afferma Maurizio e pertanto lo sostengo nel prin-cipio suo e quelli dei suoi coetanei... Fatta questa premessa, mi permetto di intro-durre un discorso più ampio sull’esistenza stessa del Senato. Mi chiedo: perchè due Camere legi-slative? Perchè questo controllo dell’una sull’altra e viceversa? Perchè non è adeguata e sufficien-te la Camera dei Deputati? Lo stesso termine di “deputato” indica il ruolo di un individuo investito dell’incarico esplicito di rappresentare gli elettori! Mi pare una questione di tutta chiarezza! E il Se-nato che funzione riveste? Quella di una concor-renza o controllo o filtro dell’opera della Camera?Il fatto mi appare inconcepibile e rivela non solo una totale incertezza democratica, una sfiducia inconfessabile, bensì l’esistenza di un doppione

non solo inutile ma che potrebbe bloccare l’inte-ro sistema legislativo o quantomeno prolungarne l’iter delle decisioni; un va e vieni dagli effetti in-comprensibili. Mi pare un residuo barocco di lon-tanissima origine! Si dirà che le altre democrazie hanno due organi legislativi o presunti tali. La cosa va precisata come segue: “l’Assemblee Nationale” in Francia non può essere fermata dal Senato, che ha funzioni limitate. Così pure la Gran Bretagna, in cui il “legislati-vo” è opera esclusiva della “Camera dei Comu-ni”; la Camera dei Lord funge da Alta Corte di Giustizia. La Germania è Stato federale, e quindi i diversi “land” non interferiscono col governo centrale; ognuno di essi ha il suo parlamento. La stessa Spagna legifera attraverso le “cortes” e

basta. Quanto agli USA, essen-do una confederazione di stati, possiede certo la “Camera dei rappresentanti” che opera con i “Collegi elettorali” e il Senato con struttura e funzioni netta-mente diverse (ognuno dei 50 stati elegge due senatori qua-lunque sia la sua popolazione!). Lo stesso Senato funge altresì da Corte investigativa e giudi-ziaria, mentre la Corte Suprema federale di 9 membri eletti a vita

è “nominata” volta per volta dal presidente della Confederazione. Sarà discutibile, ma tant’è; per ora nessuno dei 50 stati è disposto a modificare la legge elettorale che agisce solo a mezzo dei “collegi elettorali”, e non col voto singolo. Se mi sarà consentito, in uno spazio successivo esporrò in dettaglio il sistema americano presiden-ziale, anche se controllato più di quanto si creda. Con questo intendevo, a mio parere, mettere in discussione la parità, in Italia, di due camere legi-slative di pari funzioni e potere. Questo potrebbe essere l’inizio di un dibattito idoneo a sfrondare la nostra mania di moltiplicare sempre di più organi, istituzioni, enti e così via, sino al soffocamento di un sistema che potrebbe essere più trasparente ed efficace.

di Renato Storero9 PRIMO PIANO Dibattito

A proposito di We want Senato di M.Allasia

“Ci metto la faccia... ma”

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10di Emanuele Sacchetto POLITICA

Politica giovane young

Intervista all’assessore Giampiero Clement“La Giunta deve incrementare la partecipazione” “In questo momento di crisi c’è un depotenziamento dei comuni”

L’emergenza casa è problema strettamente col-legato con l’elevato e sempre in aumento tasso disoccupazionale: quali i numeri e qua-li le politiche della Giunta pinerolese? Certo l’attuale “emergenza casa” è l’ultimo risvolto di lungo periodo di questa crisi e colpisce fasce ben diverse dallo storico ceto sociale sofferente per questo problema. E’ drammatico rilevare come i nuovi soggetti deboli che risentono del pro-blema abitativo appartengono prin-cipalmente al lavoro autonomo, piccole parti-te IVA, ceto medio un tempo benestante. Il Comune prende atto della drammaticità della situazione ogni giorno e cerca di tamponare la situazione con la residenza alberghiera, solu-zione precaria e assistenziale, ma l’unica rima-sta percorribile dai Comuni a seguito delle re-centi riforme del governo Monti e che almeno ci permette di non lasciare nessuno per strada. Per quanto riguarda l’aspetto occupazionale, la competenza degli enti locali è sempre più limi-tata. In questo Paese è mancata del tutto in questi anni una politica seria capace di influen-zare le scelte dei grandi imprenditori.Altro tema fondamentale in questo periodo di crisi è l’istruzione: quali le strade percorribili in

carenza di fondi?Le competenze dei Comuni in merito all’istruzio-

ne si limitano in realtà alla fornitura dei locali (e su questo punto le uni-che criticità inerivano al complesso abbadiese ma sono state risolte con la costruzione di un nuovo edi-ficio), e ad alcuni servizi quali men-se, trasporti, pre e post-scuola e integrazione per disabili. Per quanto riguarda quest’ultimo, è un fiore all’occhiello della nostra città ormai

da molti anni, grazie alla collaborazione di CIS e ASL. Il pre e post-scuola è un servizio impor-tantissimo, che garantisce alle famiglie una co-pertura significativa (7.30-8.30 e 16.30-18.00) a prezzi contenuti per il Comune (circa 35000 euro annui, certamente riducibili). Riguardo ai trasporti, il Comune di Pinerolo ha optato per il mantenimento del servizio gestito da dipenden-ti comunali e non da esterni. Questo permette anche di utilizzare gli scuolabus per gite e uscite formative delle classi. Bisogna poi segnalare la notevole esperienza del pedibus, formativa ed ecologica. Riguardo alle mense infine bisogna dire che noi abbiamo sempre puntato in questi anni alla qualità del servizio, evitando il più pos-sibile il cibo in modalità veicolata, e favorendo

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la cucina fresca nelle scuole. Questo ha natu-ralmente un costo più elevato (900 000 euro annui a carico del Comune), ma il servizio è molto gradito dalle famiglie. C’è la necessità na-turalmente di abbattere i costi per l’ente, ma no-stra intenzione è quella di mantenere fin quan-do possibile la qualità del servizio. Si potrebbe poi pensare a qualche riduzione delle tariffe del buono pasto per il 2° o 3° figlio nell’istituto e rivedere le fasce ISEE, che non tengono conto della reale situazione di crisi economica.Lo sport e la crisi economica: quali iniziative per valorizzarlo? Quale sorte per il Parco Olimpico e per la scuola di Cavalleria? La scuola di Cavalleria non è di mia compe-tenza, ma credo che dovrà comunque essere fatto un discorso serio e un grande progetto in merito. Per quanto riguarda il Parco Olimpico, questo è senza dubbio un’area della città da va-lorizzare, puntando ad avere un polo sportivo concentrato alle porte di Pinerolo. La mia idea sarebbe quella di collocarvi dei campetti da cal-cio, beach volley, basket,.. all’aperto, fruibili da tutti. Altri progetti sono quello di un percorso di Mountain Bike o campo da baseball, anche se lo spazio non è moltissimo. Alcune importanti iniziative sono state fatte in questi mesi, tra cui la competizione di tiro con l’arco e la corsa cam-pestre in febbraio. Tutto l’apparato di palazzetto del ghiaccio e piscina è poi molto valido e per il Comune ha un costo pari quasi a zero, esclu-sa la manutenzione straordinaria. In generale si può quindi dire che noi continueremo a puntare sullo sport come momento educativo, necessa-rio per la salute di tutti. In proposito segnalo con

piacere che molte sono le attività sportive della città che collaborano con le persone disabili (dal nuoto, al tennis, all’atletica e alle palestre).Essendo subentrato come Assessore in un secon-do tempo, qual è il suo giudizio sul modo di opera-re di questa Giunta, che a detta di più parti manca un po’ di iniziative, limitandosi a vivacchiare? Io dico che in un momento di crisi e depo-tenziamento dei Comuni non è facile per una amministrazione portare avanti molte iniziative. Ci si trova davanti a emergenze come difendere presidii (giudiziario e sanitario per esempio) che in un momento normale sarebbero un servizio certo e da sfruttare. Anziché impegnare le forze per i servizi concreti, ci stiamo trovando a dover combattere una battaglia contro il governo cen-trale che affatica e rende vano ogni nostro sfor-zo. Ciò che comunque la nostra giunta dovreb-be incrementare è la partecipazione dei cittadini, cosa molto complicata ma grande responsabili-tà per tutti i Comuni. Bisogna discutere con i cittadini, dialogare, e per far questo non basta mettere il Consiglio Comunale in streaming. Ci vuole il contatto diretto con i cittadini, e questo è compito anche dei Consiglieri Comunali.Come rivalorizzare il centro storico di Pinerolo? I gio-vani possono svolgere un ruolo nel renderlo più vivo? Innanzitutto bisogna capire che per valorizzare il centro storico non basta riaprirlo, ma servono iniziative che portino gente a viverlo. La nostra proposta è quella di organizzare iniziative sporti-ve e culturali che facciano conoscere la bellezza del nostro centro storico. Certo però tutto que-sto non sarà possibile a comando, ma ci vorrà tempo e progettualità.

Intervista amministratori/7

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Occasioni per trovare lavoro sono gli stage, ma anche i contatti, le esperienze... Vi racconto la mia recente esperienza interna-zionale a Roma come giornalista dal 7 all’11 marzo al RomeMUN 2013. Al mio ritorno da Roma la mia valigia pesa-va non solo per i vestiti mal piegati da met-tere presto in lavatrice, ma soprattutto per la quantità di ricordi che ho vissuto durante que-sta esperienza. I Mun (Model United Nations) sono simulazioni diplomatiche che permettono agli studenti di comprendere il lavoro interno delle Nazioni Unite. Si può partecipare in veste di delegato di un paese oppure di giornalista, come nel mio caso.

Le cinque giornate di lavori si sono svolte in ordine prima nella sala plenaria della FAO, poi alla sede dei Gruppi Parlamentari, in seguito presso la sede dell’università LUISS Guido Carli ed infine nella sala conferenze di Eataly per la cerimonia finale di chiusura del RomeMUN. Delegati e giornalisti si sono occupati di te-matiche di rilevanza internazionale: dalla lotta alla fame e alla povertà, ai diritti delle donne, dalle questioni relative allo sviluppo sostenibile all’importanza di garantire il diritto all’educazio-ne primaria per tutti. Il RomeMUN ci ha permesso di incontrare ospiti come: Corrado Clini, Ministro dell’Am-biente nel Governo Monti, Eve Crowley, Vice Direttore Generale della FAO, Dipartimento di Genere, Equità e Occupazione rurale, da Ste-fano Vella, Direttore del Dipartimento del Far-

maco dell’Istituto Superiore della Sanità a Luis Jimenez-Mcinnis, Special Advicer del Presiden-te dell’IFAD (International Fund for Agricultural Development) e al Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri Staffan De Mistura. Io studio lingue straniere e ho deciso di par-tecipare per praticare l’inglese cinque giorni consecutivi con persone provenienti da tutto il mondo e per la curiosità di capire cosa c’è dietro un servizio televisivo o un reportage. Noi “giornalisti” siamo stati divisi in due sot-togruppi: chi si occupava degli articoli e chi del-la parte video e interviste. A me è stato asse-gnato il ruolo di coordinator per la parte video. ho avuto la possibilità di pensare come impo-

stare le interviste, cosa domandare e come rendere originale il video. Inoltre ho potuto mettermi alla prova con il mio inglese im-provvisando domande agli intervistati: ave-vamo poco tempo per bloccare i delegati e intervistarli quindi avendo fretta non si pote-va sempre avere tempo di preparare quesiti ben articolati con carta e penna. ho potuto imparare cose per me nuove, ad esempio lo “speech” che è la voce che parla durante le immagini che scorrono mentre lo “stand up” è quando il giornalista parla con il microfono

davanti alla telecamera e introduce un servizio o semplicemente fa un intervento. Durante una delle due giornate presso la LU-ISS siamo inoltre stati intrattenuti con due wor-kshop guidati da Eric Salerno (Messaggero) ed Emanuela del Re. Il RomeMun è stata un’occasione per co-noscere persone provenienti da varie nazioni di tutto il mondo, e trovo che sia un aspetto che aggiunge grande valore a questo tipo di esperienza. I Mun si svolgono anche all’estero, ad esem-pio a New York o in Brasile. A mio parere, i Mun non sono esclusivi solo per chi vuole di-ventare in futuro un diplomatico o un giorna-lista. Credo sia una possibilità per arricchire il proprio bagaglio di conoscenze pratiche e di relazioni umane.

di Giulia Pussetto12

SOCIETà Giovani & Lavoro

L’esperienza del RomeMun

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Quando pensiamo alla “casa” spontane-amente prende forma in noi l’idea di sicu-rezza, dell’intimità individuale e familiare, dello spazio dove si può trovare riparo dagli sconvolgimenti esterni. Non contano le di-stanze della geometria culturale, dei mate-riali utilizzati per fabbricarla e dei significati che attorno ad essa si raccolgono… la casa ci permette di essere ciò che siamo. E se questo pensiero alcuni anni fa poteva esse-re unanimamente condiviso, oggi non è più dato per scontato. È la crisi socio-economica-occupazionale che infesta ed infetta le nostre vite, ad in-sinuare in noi i dubbi: la casa oggi la si perde, non la si possiede e dalla casa si può essere allontana-ti. “Sfratto” è un termine tecnico, destinato però a diventare sempre più di uso comune; c’è la crisi, la crisi fa perdere il lavoro, l’assenza di lavoro apre le porte ai forti disagi della di-soccupazione, senza lavo-ro non si può pagare l’affitto e gli affitti non pagati generano lo sfratto. La città di Pinerolo sta diventando sempre più teatro di un vero e proprio allarme socia-le: 111 gli sfratti convalidati nel 2012, 43 gli sfratti eseguiti dagli Ufficiali Giudiziari, 21 i nuclei sfrattati ed inseriti nella graduatoria di “emergenza abitativa” e ancora 15 gli sfratti già eseguiti nei primi mesi dell’anno corren-te. Quando la “questione casa” diventa una vera e propria emergenza è la società che deve aiutare… e la società è rappresentata a Pinerolo dal Comune. Intervenendo in che modo? È l’as-sessore alla Casa Giampiero Clement a darci delle deluci-

dazioni in merito: “Come Comune ci siamo assunti l’impegno politico di tentare di non lasciare nessuno per strada, ma questa si-tuazione ci sta creando parecchi problemi perché le risorse che stiamo impegnando sono molte, soprattutto da quando il Gover-no Monti ha bloccato la possibilità dei su-baffitti. I problemi sono essenzialmente due: il primo è che rischiamo di non utilizzare al meglio le risorse, perché risorse significa-tive spese per i ricoveri alberghieri non mi sembrano un utilizzo ottimale delle stesse; il secondo problema è che questa situazione rischia di protrarsi nel tempo”. Il ricovero al-

berghiero, se ha potuto fungere da intervento immediato, non sembra però configurarsi come strategia funzionale a lungo termine: “Stiamo cercando di trovare del-le soluzioni alternative al ricovero alberghiero provando a mettere in pista alcuni alloggi tem-poranei. Inoltre stiamo

valutando l’opportunità di mettere a dispo-sizione una struttura a Luserna, in accordo con la parrocchia ed una cooperativa. Resta comunque un problema di fondo: il Gover-no deve lanciare un piano casa a livello na-zionale per consentire ai comuni o all’ATC di acquistare gli alloggi vuoti, permettendo così di dare riparo a chi ne ha bisogno, di risparmiare al contempo suolo pubblico e di evitare che le case popolari diventino un mondo a sé”. Il fatto che poi “i proprietari delle abitazioni continuino a richiedere affitti elevati nonostante la crisi, pare rivelare un

certo anneb-biamento della sensibilità sul quale bisogna lavorare”.

SOCIETàSociale & Volontariato 13

Le preoccupazioni in città

La casa... oggi sempre più la si perde

di Alice Albero

Giovedì 11 aprile ore 18, pinerolo, libreria VolareSuor GIULIANA GALLI

presenterà il suo libro“non nominare amore invano”

“Contro l’ipocrisia delle parole” ed. Piemme 2012

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Da sempre il pinerolese è stato terra di passaggio e di scambi, in particolare con la vicina Francia. Le attività interculturali del territorio si collocano anche nel solco di que-sta tradizione. Il Liceo Porporato in quanto a scambi, so-prattutto per il suo liceo linguistico, da anni collabora con altre scuole dell’Europa e da quest’anno, per allargare gli orizzonti, ha pure attivato un corso di cinese. Lione, terza città francese per dimensio-ni, e la piccola Tarare, situate entrambe sul-la riva del Rodano nell’entroterra francese, ospiteranno quest’anno una rappresentanza di studenti pinerolesi. Anche Nancy, con-finata tra gli altipiani boscosi della Lorena, come le meno note Lorrach, piccola citta-dina tedesca al confine con Svizzera e Francia, e Recklinghausen, nella Renania settentrionale-Vestfalia, e Miramas, cittadina provenzale. Il liceo Porporato ha infatti intensificato le attività di corrispondenza e scambio con altre scuole europee, previste tra i mesi di febbraio e aprile. Ad un periodo in cui gli studenti ospitano uno studente straniero in Italia segue un soggiorno-studio all’estero dei ragazzi pinerolesi presso il proprio corri-spondente. Non si tratta, però, solamente di un’espe-rienza arricchente sul piano personale e for-mativo, che permette di calarsi in mezzo alla cultura e alla lingua – cioè cavarsela da soli. È una vetrina, non secondaria, per tutto il Pinerolese. Gli studenti stranieri che rag-giungono Pinerolo per i soggiorni di scambio sono menti fresche per ricordare quali cose ci sono (o mancano) sul nostro territorio e confrontare questo con il Paese di provenien-

za. E quando, alla scadenza dello scambio, ri-torneranno nel proprio Paese, conserveranno un’immagine, quale che sia, del Pinerolese. Nella gradevolezza di tale immagine sta la possibilità che essi ritornino, magari con altre persone, magari tra anni, come turisti. Fino ad ora l’attività di scambio del liceo Por-porato è stata indirizzata principalmente agli allievi del Linguistico, come parte integrante delle attività scolastiche: durante il secondo anno è infatti previsto uno scambio di classe in Francia, mentre in terza si svolgono sog-giorni in Inghilterra e in quarta in Germania.Nell’attesa di un coinvolgimento maggiore anche dei ragazzi degli altri indirizzi, prose-

gue comunque l’impegno mul-tilinguistico del Porporato. Il li-ceo continua in-fatti ad essere identificato come sede per le certi-ficazioni europee delle lingue stra-

niere: il Delf per la lingua francese, il Cam-bridge per l’inglese e il Fit per il tedesco. Le ultime dal Porporato, infine, segnala-no l’avvio, a partire da metà febbraio, di un Corso extrascolastico di cinese in dieci lezio-ni pomeridiane, per un totale di venticinque ore, grazie all’adesione del liceo alla Rete Re-gionale per la promozione della lingua e della cultura cinese, in collaborazione con il MIUR, l’Università di Torino e l’Istituto Confucio. Il corso, tenuto dal professor Mana, già in-segnante del Liceo Valdese di Torre Pellice, consiste in due ore di lingua e trenta minuti di cultura. L’attività ha suscitato grande inte-resse; centonovantatré le iscrizioni degli stu-denti, a cui la Presidenza ha dovuto imporre alcuni target di partecipazione per “screma-re” le adesioni.

SOCIETà Giovani@Scuola A cura di Nadia Fenoglio

ScuolaeIntercultura

Il Liceo Porporato attraverso gli scambi sempre più proiettato verso l’Europa

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Serate di Laurea di Marzo ha visto la partecipazione di due laureati in discipline appartenenti alle cossiddette scienze so-ciali, l’economia e la statistica. Le tesi di Fabrizio Laurita e Alice Damiano, rispetti-vamente intitolate “La grande Recessione e la politica monetaria negli USA” e “Ca-denza della fecondità e suoi effetti. Analisi dei dati FSS 2003”. L’elaborato di Fabrizio ha trattato la crisi finanziaria che nel 2008 ha toccato dappri-ma gli USA, per poi avere riper-cussioni su tutti i mercati esteri. Si sono quindi ripercorsi crono-logicamente gli eventi nefasti che hanno por-tato alla crisi, a partire dalla spe-culazione immo-biliare del 2007 per arrivare al tracollo di alcuni istituti bancari americani, come la LehmanBrothers. L’analisi ha individuato le cause che hanno portato a ciò. Tuttavia la crisi pare essere lo scoppio di un sistema troppo ne-oliberista che ha visto l’inizio dagli anni ’80 sotto la presidenza Reagan. Alice, invece, ha trattato della diminuzio-ne del numero di figli nella popolazione ita-liana, individuando alcune cause che hanno contribuito all’attuale saldo negativo che si riscontra nel nostro Paese e servendosi di un’indagine multiscopo dell’ISTAT intitola-ta “famiglie soggetti sociali”.Tra queste vi sono: il cambiamento dello status sociale della donna, le maggiori insicurezze eco-nomiche, il ritardo dell’ingresso dei giovani nello stato di adulto e di indipendenza. Ciò

ha portato all’innalzamento dell’età media al primo figlio delle donne italiane che è passata dai 27 anni negli anni ’80 ai 29 nel 2003. La giovane studiosa si è quindi interro-gata rispetto alla questione di come le va-riabili socio-economiche dei genitori (età, istruzione e posizione sociale) possano in-cidere sulla formazione e sull’istruzione dei figli, suddividendo il campione in madri pre-coci (sotto i 25 anni dìetà), madri normali

(dai 26 ai 35 anni) e tardi-ve (dopo i 36 anni).L’analisi dei dati ha indi-viduato due modelli relati-vi all’immagi-ne e all’edu-cazione dei figli: il figlio-re e il figlio-risor-sa. Il primo,

visto come un investimento economico sul lungo periodo, è proprio delle madri in età avanzata, le quali hanno un buon livello di istruzione e una buona posizione sociale, data da un lavoro sicuro, e che auspicano per i figli una carriera educativa fino alla laurea.Il secondo è invece riscontrato nelle madri precoci, le quali investono limitatamente sul figlio, visto non tanto come un costo bensì una risorsa per la famiglia, per cui si evidenzia il fatto che molto spesso i ragaz-zi non completano l’intero ciclo di istruzio-ne e entrano nel mondo lavorativo presto, motivo per il quale sono anche coloro che escono di casa ad un’età inferiore rispetto ai figli-re.

Economia e Statisticacon Fabrizio Laurita e Alice Damiano

Crisi economica e famiglie SS 2003

Serate di Laurea A cura di Maria Anna Bertolino

IN CITTà

Fabrizio Laurita Alice Damiano

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la Giornata Mondiale del teatro

A teatro, per scoprire se stessi

Tea t ro A cura di Rebecca Donella

ARTE&SPETTACOLO

Il 27 marzo è stata la Giornata Mondia-le del Teatro. Vorrei cogliere quest’occa-sione per riflettere sul valore e sull’im-portanza che il teatro può assumere sul piano sociale. Molte epoche hanno conosciuto il tea-tro, o comunque delle forme di recitazio-ne, come veicolo di valori condivisi, ma anche come sguardo critico e sfaccetta-to sulla società. Non voglio ora soffermarmi sull’evo-luzione del teatro nei secoli, vorrei solo

chiedermi che cosa sia il teatro oggi. Non intendo per teatro solo quello dei grandi attori, dei grandi testi e del palco-scenico, ma anche e soprattutto il teatro come mezzo per esprimersi e comunica-re, il teatro come gioco, come contatto con gli altri e con se stessi. La mia prima esperienza col teatro è sta-ta di questo tipo: eravamo un gruppo di una trentina di bambini e ragazzi dai set-te ai sedici anni, alla fine del corso met-tevamo in scena uno spettacolo.

Quel tipo di teatro era soprattutto un gioco, nessuno recitava davvero, nes-suno si cimentava in un vero e proprio personaggio: in scena eravamo sempre bambini della nostra stessa età e col no-stro stesso nome; eppure tutti recitava-mo, perché tutti avevamo qualcosa da comunicare agli altri. Lavoravamo sulle nostre emozioni, sul palco saliva quello che avevamo bisogno di dire e veniva detto come noi lo sentivamo: c’era chi parlava e chi non diceva neanche una parola, chi compariva e scompariva dalla scena correndo e chi rivolgeva al pubbli-co solo un urlo. Quello era uno spazio protetto, dove si poteva non essere ciò che si era sempre, dove si poteva menti-re o provare ad essere più veri del solito, qui tutti avevano qualcosa da offrire agli altri e al pubblico. Questo, io credo, era teatro, espressione, recitazione, anche se nessuno di noi sapeva recitare. Come questa esperienza ce ne sono tante altre: laboratori e compagnie che nascono spontaneamente e non solo nelle scuole, ma che coinvolgono tutte le età.Certamente oggi il teatro non veicola più i valori di un popolo, sebbene pos-sa ancora avere la forza per affrontare i grandi temi sociali con linguaggi originali e pregnanti , però forse ha assunto una dimensione più intima, più individuale: nel teatro cerchiamo sempre qualcosa che ci appartiene ed è questo che prima di tutto percepiamo e vogliamo trasmet-tere. Se un tempo il teatro era un’espres-sione di cultura collettiva oggi è la pos-sibilità di uscire dalla realtà per scoprire se stessi: la recitazione diventa allora la strada per conoscere la propria emotivi-tà e finché ci sarà bisogno di questo, ci sarà bisogno del teatro.

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Metti le mani nel fango, stringi nei palmi quella non più acqua non ancora terra e prova a trattenerla, sfugge e non riesci a non fare caso allo sporco, al putridume che si insinua sotto le crepe delle tue unghie, dal buco che pare senza fondo inizi ad estrarre i resti di un passato che è sempre presente e i detriti frammentari di Ciò che Stava Sotto: a grandi linee, leggere William Faulkner è questo. Premio Nobel per la letteratura nel 1950, Faulkner è uno di quegli autori che alle nostre latitudini non riceve la stessa considerazio-ne di altri grandi sperimentatori letterari suoi contemporanei, più vicini a noi geografica-mente, come Proust, Woolf o Joyce. E non riesco proprio a ca-pire perché. L’autore di capolavori come L’urlo e il furore, Mentre morivo, Luce d’Agosto, Assalon-ne, nella sua vasta bibliografia ambienta le vicende di memo-rabili famiglie del Sud degli Stati Uniti, quali i Compson, i Sutpen, gli Snopes, nella fitti-zia, ma decisamente realistica contea di Yoknapatawpha, in un periodo che va dalla guerra di Secessione Americana a dopo la Prima Guerra Mondiale; senza dubbio episodi lontani dalla nostra vita quotidiana. Eppure, invece della solita lette-ra, vorrei condurre il burbero baffuto bevitore del Mississippi attraverso i campi coltivati del pinerolese e delle pianure illimitate che ci cir-condano. Insieme, magari passandoci una bottiglia, costeggiamo filari e filari di granoturco che ci stringono in un’ombra calda soffocante, un’automobile sbuca come un fantasma da curve cieche e solo dopo qualche ora è in-seguita da un trattore di dimensioni indecenti che romba sull’asfalto sgretolato dal quale fu-

migano i giorni delle campagne, probabilmen-te sempre più aride, di Casa Nostra. Arriviamo a un paese qualsiasi, magari è proprio il mio, una manciata di case buttate alla rinfusa dove epopee di famiglie dai nomi fin troppo sentiti e ripetuti scorrono, sempre in tragedia, sul-le bocche di anziani avvoltoi avviluppati sul-le loro biciclette scalcagnate, un piede sulla barra e una molle postura indigente, ci guar-dano come due sconosciuti anche se poi, di me almeno, sanno esattamente di chi sono figlio, quanti anni ho, quanti lavori non ho. Ci inoltriamo tra vie che belle proprio non si pos-sono dire e laddove un odore non consueto, una cantata incomprensibile, un tenore diver-

so del timbro di voci ir-riconoscibili fanno ca-polino, emerge, inutile negarlo, un razzismo di pece che percorre tutti i circuiti dei nostri an-tifurto e i nostri chiavi-stelli e le nostre tombe ricoperte di rame che non c’è più. Sulla piazze dei nostri paesetti egoi-sti e spocchiosi l’impor-tante è guadagnare di più e spendere il meno possibile, dimostrare di essere di più senza far

vedere di avere di meno. Di essere meno sen-za far vedere che si ha di più. Troppo spesso mi sono sentito dire che leg-gere è un passatempo, che ho studiato aria fritta e che non si mangia coi libri: ebbene, leggete Faulkner, mettete le mani nel fango, leggetelo; sporcatevi con la morbosità del vo-stro animo, col disagio di essere qui, ora, a Pinerolo, in Piemonte, su questi campi bagna-ti, su catasti numerati con le ossa dei vostri e nostri antenati, tra il granoturco bruciato e non mangiato, sotto campanili che rimbomba-no di moniti, qualunque essi siano: “la grande narrativa è di gran lunga più vera di qualsiasi giornalismo”.

Lettera a Faulkner

Il baffuto bevitore del Mississippi

Lettera a...di Cristiano Roasio

DAL TEMPO

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Nel precedente articolo si era parlato del-la fine del principato degli Acaja, in seguito alla morte di Ludovico avvenuta nel 1418, e della conseguente perdita del ruolo egemone della città di Pinerolo all’interno del contesto amministrativo locale. I territori governati da Ludovico vennero così incorporati in un’uni-ca giurisdizione e assegnati, col titolo di Prin-cipato di Piemonte, al delfino del Ducato di Savoia: la sede fu definitivamente spostata a Torino, insieme a tutti gli organi politici e am-ministrativi. Pinerolo fu declassata a sede di castellania, con un giudice ad amministrare il superstite tribunale. L’attività in città rimase comunque fervi-da, guidata dal’amministrazione comunale e dalle confraternite che avevano sede in città. Unico apporto militare e difensivo che fu rea-lizzato durante questo periodo fu la seconda cortina muraria realizzata attorno al castello vecchio, concepita ancora secondo la con-cezione medievale. Molto più articolato fu lo sviluppo dell’ar-chitettura religiosa: si assiste ai lavori, pres-soché contemporanei, di ampliamento dei due nuclei religiosi storici, le chiese di San Maurizio e di San Donato, e all’erezione di un nuovo importante edificio, la chiesa di San Domenico, che andrà a rafforzare il polo levantino dove si concentrarono le confrater-

nite. I lavori di ampliamento di San Donato furo-no avviati attorno al 1442, iniziando dal pre-sbiterio e dal transetto, che furono consacra-ti nel 1508, forse insieme alla già realizzata navata principale; le navate laterali, all’atto della consacrazione, risultavano in corso di realizzazione mancanti però di pavimentazio-ne e copertura. A San Maurizio le opere di ampliamento iniziarono alcuni decenni più tardi, nel 1481, e procedettero al contrario rispetto a San Donato: si iniziò dalla navata principale, ul-timata e consacrata nel 1518 da Giovanni di Savoia, vescovo di Ginevra. In seguito, si procedette alla demolizione dell’antica absi-de, ricostruendola in posizione più arretrata utilizzando lo stesso materiale della prece-dente. Nel 1440 si era invece stabilita l’erezio-ne di una quarta importante chiesa, gesti-ta dall’Ordine dei Domenicani: una primiti-va chiesa, con annesso monastero, erano già stati realizzati sin dalla prima presenza dell’Ordine in città più a monte, molto vici-no al complesso di San Francesco. Furono i francescani a richiedere ai Savoia che i nuovi venuti fossero traslati in una posizione più distante, fatto che decretò la costruzione della nuova chiesa accanto alle mura del pia-

no, vicino alla porta di San Francesco. Cinque ampie navate, costitui-te da sette crociere per la principale e dieci per le laterali, per un com-plesso di 60 metri di profondità: dimensioni imponenti che la col-locarono tra le quattro principali chiese della città.

A r te&Arch i t e t tu ra A cura di Michele F. Barale

ARTE

pinerolo ab ovo

Il secolo sabaudo (1418-1536) e lo sviluppo religioso

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“Non c’è miglior pittore che abbia onora-to e rappresentato il potere di Tiziano” V. Sgarbi

È al celeberrimo pittore Tiziano Vecel-lio che la Fondazione Cosso, su progetto di Vittorio Sgarbi, ha voluto dedicare una mostra temporanea, allestita al Castello di Miradolo dal 16 marzo al 16 giugno 2013. L’esposizione si apre con un quadro di Pietro Aretino, ritratto in età giovanile. In questa fase, l’artista dipinge ancora ricercando il sen-timento del personaggio, preferendo il lato interiore a quello mondano e reali-stico. I quadri successivi sono molto contrastanti tra loro. Il primo ritratto è quello del comandante Gabriele Tadino, grande militare dell’impero spa-gnolo. La posa è regale, sontuosa, superba e ren-de perfettamente l’idea della pittura matura di Ti-ziano.Il secondo è il ritratto commissionato da zuan Paolo da Ponte. Posto sullo sfondo della campagna veneziana, il ricco signore strin-ge fra le mani un libro che ricorda il profon-do legame di amore che lo lega alla figlia Giulia.La stanza successiva ci presenta due qua-dri di cui uno mai esposto prima d’ora in Italia. Si tratta del Ritratto di Giulio Romano,famoso architetto e amico di Ti-ziano. L’artista ripropone la sua vena più romantica facendo emergere dal volto di Giulio la passione e il sentimento interiore che lo caratterizzarono per tutta la vita.

Con lo stesso evidente realismo il pittore realizza una tela in cui si presume abbia riprodotto il volto del giovane Federico II Gonzaga, nel quale non appaiono allego-rie di potere, segno di un avvenire ancora incerto. Stretto tra le mani, un fazzoletto, simbolo di tristezza e dolore interiore.Salendo al piano superiore l’attenzione è subito catturata dalla pala d’altare San Francesco riceve le stimmate. Il commit-

tente del dipinto, Desi-derio Guidoni, appare ai piedi della pala, linea-menti grezzi quasi defor-mi che lo caratterizzano sono la firma realistica del cadorino.Fulcro centrale di questa mostra è la tela recente-mente restaurata grazie proprio all’intervento di Vittorio Sgarbi. Si tratta del Ritratto di Gentiluo-mo, di committenza sco-nosciuta, inizialmente attribuito al contempo-raneo di Tiziano, Loren-zo Lotto. Attraverso il ripristino delle condizioni del quadro, tuttavia, è venuta alla luce la firma

TITIANUS, palesandone l’autenticità. L’esposizione si riserva per ultimo un au-toritratto di Tiziano ormai in età avanzata, direi autocelebrativo. Espressione della sua sapienza artistica e della sua grandezza, sembra fatto appositamente per essere co-niato su moneta!Lasciandosi alle spalle il castello di Mira-dolo il primo aggettivo con cui descriverei questo grande pittore è: essenziale. Con pochi elementi ha saputo rendere la psico-logia e il ruolo sociale dei singoli personag-gi.

SOCIETà Per Mostre e Musei A cura di Chiara Gallo

alcaStellodIMIradolo

I volti e l’anima di Tiziano

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Bushido Zen

La palestra di Karate, Kendo e Aikido

Sport A cura di Andrea Obiso

SPORT

Le arti marziali, come già accennato in passato, sono molto diffuse nel pine-rolese. Una di queste è senza dubbio il karate. Nonostante le intenzioni fossero quelle di parlare unicamente di questa disciplina, Riccardo Tollardo, il nostro intervistato, ha voluto dare uno sguardo più ampio sulle sue attività.

Da quanto tempo pratica le arti marziali? Da 31 anni pratico il karate ma solo da 1995 circa sono maestro, oltre al karate però nella nostra palestra, la “Bushido zen”, si pratica anche il Kendo e l’Ai-kido.Immagino che per quanto riguardi il ka-rate le età degli atleti siano molto va-riegate, ma per quanto riguarda le altre discipline? Nell’ambito del karate abbiamo bambi-ni dai sei anni in su fino ad arrivare agli

adulti.Per quanto riguarda ad esempio il Kendo ci sono fattori che alzano l’età minima, queste sono il costo delle attrezzature che, specialmente in questo periodo di crisi, costituiscono un limite soprattutto per i più giovani.In ogni caso la palestra conta all’incirca una trentina di iscritti provenienti da Pi-nerolo e dintorni anche se in passato ho avuto allievi di Torino.Che motivi spingono un atleta a sceglie-re una determinata palestra o a cambia-re maestro una volta iniziato? Se si pensa ai più piccoli spesso la scelta (anche della disciplina) è determi-nata dalle comodità dei genitori rispetto la palestra; gli adulti che scelgono o che cambiano palestra avendo ben presen-te l’arte marziale che vanno a praticare invece scelgono in base al maestro che

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insegna generalmente.Diverso il discorso che riguarda gli adul-ti che sono completamente digiuni di arti marziali: essi si avvicinano a que-sto mondo per i più variegati motivi, ma senza dubbio anche i media hanno il loro peso.Proprio dei media, però, apprezzo poco lo scarso realismo con cui rappresenta-no le arti marziali: guardando ad esempio film in cui sono presenti combattimenti si nota come ci sia poca attenzione nel mostrare realisticamente una disciplina marziale e questo crea falsi stereotipi e false aspettative.Però i media danno anche risalto a tutti gli sport durante manifestazioni inter-nazionali come, ad esempio, le Olimpia-di. Questo è vero, ma purtroppo non ri-guarda il karate il quale non è sport olimpico.Il perchè è semplice: nel mondo ci sono due federazioni le quali differiscono su alcuni punti inerenti il combattimento.Non sarebbe un grosso problema se non fosse che il comitato olimpico ha biso-gno di avere una federazione ed uno sti-

le di combattimento di riferimento per dichiarare il karate sport olimpico.Premesso che le scelte avvengono pre-valentemente per i motivi da lei descrit-ti, come definirebbe lei il karate? Il karate è quasi simile alla musica, più che nel Judo ad esempio hanno un ruolo fondamentale lo sviluppo della coordina-zione e dell’apertura mentale.Il karate, come la musica, è libertà e questo favorisce l’apertura mentale già accennata.Dove e quando è possibile venire nella vostra palestra? Noi siamo in Piazza Banfi angolo Via Chiampo.Io sono l’unico maestro e quindi i bambi-ni, che hanno esigenze di orario dettate dalla scuola, si allenano tra le sei e le sette di sera mentre gli adulti si allenano fra le otto e le dieci e trenta.Per due volte alla settimana potete tro-varci lì.

Grazie ed in bocca al lupo!

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Questo mese si ritorna in provincia e più precisamente in val Chisone, ma il termine “artista emergente” sicu-ramente va un po’ stretto a Pika Palindromo, che nono-stante la giovane età ha bruciato le tappe raggiungendo grandi obiettivi professionali e artistici.Ma lasciamo la parola direttamente a lui per raccontarci qualcosa del suo avvicinamento al mondo della musica....”...Nasco in una famiglia dove mi appassiono subito alla musica italiana, poi crescendo, grazie a mio zio zorro mi appassiono alla musica suonata dal vivo e da lui pren-do le prime lezioni di batteria.Da qui la passione ha preso il via e con alcuni amici ho fonda-to il mio primo gruppo i “Miss Coppietta”. Sempre da auto-didatta comincio a mettere le mani su una tastiera, ricevuta per natale, e vengo così assol-dato dalle Officine Lumière che mi mettono a disposizione un sintetizzatore su cui comincio ad avvicinarmi ai suoni elettro-nici. Grazie a questo gruppo i miei suoni si sono affinati e ho fatto le mie prime esperienze di studio e moltissime esperienze live di cui alcune molto interessanti..”...Ma come si suol dire the best is yet to come. E’ infatti da queste esperienze che Pika capisce cosa vorrà fare da grande. Così appena diplomato entra alla scuola APM (Alto Perfezionamento Musicale) di Saluzzo, dove perfe-ziona le sue competenze e grazie alle amicizie coltivate scopre nuovi generi musicali. Per conto della scuola svolge uno stage all’Artambo Studio a Milano dove conosce il maestro Luca Orioli con il quale entra talmente in sintonia che ancora adesso, dopo più di due anni, lavorano assieme. ”...Insieme a lui ho cominciato a lavorare per produzioni televisive molto importanti come il Chiambretti Night e Avanti un Altro di Paolo Bonolis per cui realizziamo tutte le sigle, stacchi, sottofondi e anche la famosa “Ricordati Che Devi Mo-rire” di Luca Laurenti, con cui siamo arrivati al secondo posto nella classifica di Itunes...” Ma la vera bomba arriva nell’estate dell’anno scorso, quando tramite un contatto conosciuto al Chiambretti Night ”ho aperto i concerti di Battiato insieme ai Krisma, forse una, se non la più, grande esperienza che abbia mai fatto e non solo perché sono salito su palchi davan-ti a migliaia di persone ma anche grazie allo splendido rapporto che ho stretto con quelli che ormai considero i

miei zii adottivi..” Parliamo, in maniera un po’ ristretta, di generi. Che musica fai? ...”...Io vado moltissimo ad ondate, portate dal tipo di musica che ascolto in quel periodo, ad esem-pio adesso sono in piena fase Quartetto Cetra ma ho avuto l’ondata Dubstep e molte altre.Probabilmente sono la persona più svincolata da generi esistente, sono molto curioso quindi se sento una can-zone o un genere che mi piace, provo l’impulso irrefre-nabile di provare a fare la mia versione del genere. ho

influenze elettroniche alla Depeche Mode, moltissimo metal, tan-tissima musica italiana, il reggae e sopratutto la dance. Probabilmente non esiste una definizio-ne del mio genere ma probabilmente i Bluverti-go ci vanno abbastanza vicino!..” Ci avviamo verso la conclusione ma mi in-curiosisce ancora sapere

cosa significa essere un solista nell’ambito della musica, e ascolto interessato la visione di Pika ”...sinceramente da quando faccio il musicista per mestiere la cosa che mi manca di più è proprio il suonare. Quando abitavo a Villar Perosa ho passato dei periodi in cui suonavo con più di cinque gruppi, ovviamente in ognuno suonavo uno strumento diverso per complicarmi la vita, ma ado-ravo suonare, provare, perdevo intere giornate a impa-rare i brani, a cercarmi i suoni e così via.Purtroppo adesso lavorando ho pochissimo tempo libe-ro che occupo facendo radio e muovendo i miei primi passi nel mondo del filmaking. Lasciamo quindi Pika alla sua nuova sfida, una web-series che sta girando a Pinerolo assieme ad un amico e al fratello. Si intitolerà Game of pawns orgogliosamente prodotta dalla “Compagnia dello scatolone” in onore del gioco creato per i due fratelli dal loro padre e con il quale hanno allietato i Natali in famiglia della loro infanzia.Quindi orecchie tese sulle onde di Radio Beckwith dove ogni sabato troviamo il nostro musicista con una dance selection che va in onda dalle 15 alle 16. E ovviamen-te un occhio a Facebook dove troviamo sia una pagina dedicata a Mr. Pika Palindromo che una dedicata alla Compagnia dello scatolone.

Musica eMerGente

Pika

A cura di Demis PascalMUSICA Of f i c i ne de l suono

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Musica eMerGente

Pika 16Marzo2013

18esima giornata della memoria delle vittime di mafia

Visibili & Invisibili

Anche quest’anno le parole di Don Luigi Ciotti risuonano forti e chiare e come un eco tornano ad occupare la nostra mente. Il suo discorso, tenuto a Firenze il 16 marzo, in occasione della 18esima giornata per la memoria e il ricordo delle vittime di mafia, vuole sottolineare come ricordare le vittime, vittime innocenti, è un dovere di tutti e non farlo si-gnifica “ucciderle una seconda volta. Egli ha anche illustrato la scelta di Firenze, come città dove si è svolta la manifestazione, queste sono state le sue parole:”Le ragioni sono tante. E’ innanzitutto la cit-tà sfregiata dalla strage di via Georgofili nella notte del 26 e 27 maggio 1993. Vittime del terrorismo mafioso, morirono cinque persone. Firenze è poi la città adottiva del grande Nino Caponnetto ‘padre’ del pool antimafia di Falcone e Borsellino. Il capo-luogo toscano ha dato i natali a un altro valoroso magistrato, Pier Luigi Vigna, da poco scomparso, nonché al giudice Gabriele Chelazzi che ha lavorato tanto su via dei Georgofili e al quale si devono molti dei risultati dell’inchiesta. Ma la scelta di Firenze ha

anche un valore simbolico, legato a ciò che evoca il nome Firenze nella mente e nel cuore degli italiani e del mondo intero. Firenze come sinonimo di quel Ri-nascimento che ha prodotto opere di raro ingegno e bellezza nell’ambito delle arti e della letteratura, della scienza e del pensiero politico. Ed è a questo signifi-cato che vuole associarsi anche la ‘nostra’ Firenze, tappa di un necessario Rinascimento morale, socia-le, civile”. Poi il presidente di Libera ha affermato:” Le parole irresponsabili sono gravi, come quelle di chi dice che i magistrati sono peggio della mafia. Sono parole che uccidono una seconda volta le vittime delle mafie”. Secondo Ciotti questo tipo di parole “offendono e favoriscono le mafie. La mafia è una peste, chiamiamola con questo nome”. E, riferendosi alla necessità di un impegno fattivo da parte della politica nella lotta alla corruzione, contro l’usura, ha proseguito: “Bisogna avere il coraggio delle scelte scomode”. Ricordiamoci queste parole e non dimetichiamo le vittime delle stragi, “non uc-cidiamoli una seconda volta “!

A cura di Chiara Perrone

Avete uno scooter? Problemi di parcheg-gio? Inquinate troppo? La risposta è una sola: Moveo! Ovvero il mezzo di trasporto ideale per chi vuole stare comodo e, allo stesso tempo, ama proteggere l’ambiente. Moveo è il primo scooter, ideato dalla mente ungherese del gruppo Antro, legge-ro, ecologico e ultra innovativo: dove sta la novità? Nella sua praticità, infatti può essere “parcheggiato” a casa o in ufficio dopo es-sere stato ripiegato su se stesso in due minuti sol-tanto. Con il peso di 25 kilogram-mi e una velocità massima di 45 km/h, Moveo è stato pensato per un ambiente urbano, quindi per percor-si non troppo lunghi (la sua batteria resiste per 35 km) e la sua struttura pieghe-vole gli permette di “trasformarsi” in un comodo trolley trasportabile ovunque; si

eliminano così le difficol-tà di trovare parcheggio. Bisogna ricordare che, grazie alla sua particolare forma, le parti sporche, come ruote o motore, non verranno mai a contatto con chi sposta il motori-no. Per quanto riguarda

la batteria, come detto in pre-cedenza, dura per 35 km e si può ricaricare in un’ora sola. Ma la cosa più importante è che Moveo è ecologico e quindi non danneggia la na-tura… bisognerebbe solo più comprarlo! Questo per ora, però, non è ancora possibile, perché lo scooter entrerà in produzione il prossimo anno, con un costo che partirà da 2400 euro: ne vale la pena

per l’ambiente e… per il dramma del par-cheggio.

Lo scooter che diventa trolleyGiovani,Tecnologia@Innovazioni a cura di Greta Gontero

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Se nei nostri boschi spogli si odono merli zufolare e i passeri s’affaccendano al nido, in un’altra parte del mondo le creature di Dio, del cielo e del mare, sfoggiano gli abiti dell’estate. Delle 300 specie di pesci che popolano le acque dell’arcipelago delle Galapagos, circa ¼ sono endemiche: codine gialle spiccano tra i turchesi ed i viola di pesci cardinale, chirurgo, angelo, luna, pulcinella, pagliac-cio, pappagallo e arcobaleno! occhi giganti o labbrone da star, lutianidi e dentici rossi, squisitezze per le giocose otarie e non solo. Le iguane nuotano decise contro corrente pascolando tra le alghe. Non v’è traccia dello squalo martello, ma avvistiamo squali nutrice e aquile di mare. Nell’isola di Seymour vive in grandi colonie la Fregata magnificens. I ma-schi adulti, nero lucente, sfodereranno poi il gozzo rosso, gonfio come una borraccia, spalancando le ampie ali nere (apertura di 1,8-2,1 m, lunghezza me-dia 102 cm) per sedurre le dame, dai fianchi e petto bianchi. La sula dai piedi azzur-ri (Sula nebouxii), della famiglia dei pellicani cor-morani e fregate nidifica verso l’entroterra. Lunga circa 80 cm ha becco e piedi azzur-ro ciano, il corpo affusolato, adatto ai tuffi ed alla pesca acquatica. Sulla testolina una zazzeretta punk. La livrea è striata dall’alto dall’ambra al grigio, le ali tendenti al cele-ste. Accudisce i suoi 2 o 3 ovetti amorevol-mente. I pulcini paiono ovatta. Le giovani coppie muovono con garbo le zampette palmate, abbassano la testolina ed alzano le ali: è il loro balletto amoroso!

Gabbiani di lava dagli occhi come Caron-te nidificano sui bastioni, e convivono con le iguane senza problema. Granchi giganti zampettano, punteggiando gli scogli neri di arancione. A Bachas beach in una laguna argentea sa-lata vive una colonia di fenicotteri: tutti con la testa sotto, scandagliano il fondale alla ricerca di gamberetti. La baia, come pure la successiva spiaggia di Mosquera, è bianca perché organica, fatta di briciole di crostacei e coralli secchi, bordata di rocce nero fumo, pochi arbusti verdi e palos santo. A Santa Fé, durante la passeggiata ci salta in testa un fringuello, arruffando le

piume, 10-15 cm tutto com-preso. Attirato dalle scritte gialle dei nostri cappelli bec-ca deciso, mentre i nostri amici ridono e scattano foto! Qui lo snorkelling è diffe-rente: Mauro incontra le tar-tarughe, le galapagos. Lente? In acqua non lo sono affat-to: quando pensi di averle raggiunte sono già lontane. Mi ero attardata a danzare con un’elegante manta. Si acquatta sul fondo sabbio-so per attendere la preda, poi: gnam! si solleva in uno sbuffo lasciando un’impron-ta trapezoidale a ricordo del

pranzo. A Suàrez si può osservare ballo di cor-teggiamento degli albatros, splendidi uccel-li bianchi, cantati da Baudelaire, due linee nere a disegnar le ali, il corpo goffo in terra ma sublime in volo. Sono commoventi: in-crociano i becchi gialli e si sfiorano con gar-bo. Tornano al luogo natìo per incontrare l’amore della loro vita ed insieme nidificare, dopo cinque o sei anni di esplorazione del mondo.

SOCIETà

per un BaGno nella natura

Un’estate alle Galapagos/2

Appunt i d i v i agg io di Angelica Pons

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per un BaGno nella natura

Un’estate alle Galapagos/2

Anda re a l c i nema

di Andrea Obiso

Negli anni immediatamente precedenti la caduta dell’Unione Sovietica in Molda-via, una comunità di criminali sopravvive grazie ad un ferreo codice comportamen-tale che negli anni ha dato vita a una vera e propria identità di cui essere orgogliosi.Il giovane Kolima (Arnas Fedaravicius) ed il suo amico Gagarin (Vilius Tumalavicius) ricevono gli insegnamenti necessari per crescere come onorevoli criminali siberia-ni dal nonno di Kolima, figura di riferimen-to di tutta la comunità, “nonno Kuzya” (John Malkovich). Con il passare degli anni però Gagarin verrà incarcerato durante uno dei piccoli furti che i giovani (attorno ai 12 anni) e la loro banda operano ai danni dell’esercito sovietico. Il carcere cambierà sia Gagarin che il suo rapporto con Kolima e con tutta la comunità siberiana a cui non sente più di appartenere. Le regole che ha imparato da bambino gli sembrano ora prive di senso e lo scon-tro con Kolima, ancora rispettoso della tradizione, appare inevitabile. Gabriele Salvatores ritorna dopo l’assai scialbo “happy Family” (2010) prenden-do come riferimento l’interessante libro di Nicolai Lilin (Educazione Siberiana), mem-bro della comuntà descritta nel film e da tempo ormai residente a Cuneo (Lilin ha scritto il libro in italiano, in seguito è sta-to tradotto in molte lingue ma lo stesso autore ha vietato che fosse pubblicato in russo). La differenza fra libro e film appare lampante dal momento che le esigenze cinematografiche hanno inevitabilmente modificato parte delle sensazioni che tra-spaiono dai due lavori.

Nella pellicola infatti ad essere centrale non è la vita nella comunità criminale si-beriana e le sue regole ma le vicende che coinvolgono i due protagonisti; entrando più nell’aspetto tecnico da notare la bella performance di entrambi gli attori princi-pali, stesso discorso può essere fatto per la giovane Eleanor Tomlinson, nel ruolo di una ragazza con problemi mentali che gode della protezione di tutta la comunità.Le componenti tecniche sono ben curate e tutto il lavoro appare di qualità, è poca tuttavia la capacità della pellicola di tra-smettere verità e tramite essa permettere allo spettatore di immergersi totalmente nella storia, la responsabilità probabil-mente è da ricercare nelle ambientazioni interne e nella fotografia, le quali appaio-no poco veritiere.Per il resto la sapiente regia di Salvatores valorizza al massimo le capacità degli at-tori, come sempre John Malkovich è una garanzia anche se il personaggio di nonno Kuzya non risulta così centrale come pro-messo. In conclusione un buon film ma nul-la più, peccato per un regista che ci ha regalato, negli anni, tante emozioni.

SOCIETà

alla rassegNa del ciNema

Educazione Siberiana Regia: Gabriele Salvatores Attori: Arnas Fedaravicius, Vilius Tumalavicius, John Malkovich, Eleanor Tomlinson

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Di cosa si tratta? L’idea è realizzare una mappa fisica del Pinerole-se eco–solidale, cioè una vera e propria carta ge-ografica che riporti le realtà virtuose – associative e profit – presenti sul nostro territorio, indicando a margine i loro indirizzi e una breve descrizione della loro attività. Lo scopo è quello di offrire agli abitanti e ai visitatori del pinerolese la possibilità di conosce-re meglio tali esperienze, favorendone in tal modo il sostegno economico attraverso scelte consapevoli da parte dei cittadini.L’obiettivo generale L’obiettivo generale del progetto è quello di av-viare sinergie, reti e collaborazioni – anche ma non solo di tipo economico – tra i vari soggetti coinvolti in un processo di costruzione di relazioni, che può definirsi “dell’economia eco–solidale”, un’econo-mia cioè più attenta alle persone e meno orientata al mero profitto: favorendo l’instaurarsi ed il diffondersi di relazioni sociali ed economiche fondate sulla cooperazione e la partecipazione in cui coinvolgere sempre nuovi soggetti; promuovendo la legalità e contrastando lo svilup-po di economie criminali; adoperandosi per un continuo miglioramento del-la propria realtà rispetto alle tematiche dell’ambien-te, della legalità e della comunicazione trasparente.Chi può rientrare nella mappaProduttori, gas, soggetti della finanza etica, pic-coli esercenti, artigiani, cooperative sociali, Bed&Breakfast, agriturismi, bar e ristoranti, librerie, cinema, teatri, associazioni e amministrazioni pubbli-che in quanto istituzioni promotrici di sviluppo locale.Come aderireI partecipanti saranno coinvolti nella realizzazione della mappa che prevede un percorso comune ed un loro attivo coinvolgimento: condivisione di alcuni momenti di formazione/in-formazione/condivisione dei principi dell’economia solidale in funzione della costruzione della mappa. sottoscrizione di alcuni principi di base, per po-tersi riconoscere quali soggetti motivati a muoversi verso una prospettiva eco-solidale.InformazioniPer qualsiasi informazione scrivete a [email protected] oppure telefonate ai seguen-ti numeri 3356752257 (Paolo) o 3384236721

(Alessandra),3331777030 (Daniele) oppure visi-tate i siti www.gaspinerolostranamore.it o www.pensierinpiazza.it o la pagina FB Aspe2012. - Il gruppo promotore Mappa

PROPOSTA DI PRINCIPI BASE PER L’ ADESIONE ALLA MAPPA ECO-SOLIDALE1. Persone e relazioniMettere al centro degli scambi le persone e le re-lazioni, con rapporti fondati su reciprocità, coo-perazione e fiducia, valorizzando le specificità di ciascuna realtà e coinvolgendo nuovi soggetti che possano arricchire la rete di economia eco-solidale.2. Equità e trasparenzaSviluppare processi di filiera corta, in cui il produtto-re e il consumatore si avvicinano, e in cui il prezzo finale sia sostenibile per tutti i soggetti della filiera. Promuovere legalità e giustizia attraverso l’onestà, anche al fine di contrastare lo sviluppo di economie criminali.3. Benessere dei lavoratoriSostenere il benessere dei lavoratori, tutelando i diritti umani, civili, sociali e sindacali di quanti par-tecipano al ciclo economico e partecipando a occa-sioni di formazione, tutelando le persone più fragili, sostenendo l’inclusione sociale.4. Tutela dell’ambienteRispettare e tutelare l’ambiente, gli animali ed i tempi della natura, riducendo l’impatto ambientale del proprio stile di produzione e consumo. Valutare regolarmente l’ecosolidarietà del proprio sistema lavorativo adottando e divulgando la strategia ri-fiuti zero, la raccolta differenziata, pratiche di riuso e riciclo, utilizzando tecnologie a basso consumo energetico e fonti rinnovabili, impegnandosi nella ricerca continua di innovazione eco-sostenibile.5.ComunicazioneCondividere e diffondere informazioni, cono-scenze e pratiche relative alle tematiche di economia eco-solidale, come occasione e stru-mento per sviluppare relazioni sociali, politiche, comunicative ed economiche e per stimolare la cittadinanza a svolgere un ruolo attivo verso un’economia ed una società eco-solidale. Porre attenzione ai prodotti e alla loro storia e incorag-giare l’insegnamento dei mestieri, salvaguardan-do tradizioni e stimolando lo scambio tra culture.

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PRIMO PIANO Idee e territorio

Mappa eco-solidale del Pinerolese

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27Sono amici di Pinerolo InDialogo