Pinerolo Indialogo - dic.2010

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1 n. 3 Nuovi Stili di Vita IN DIALOGO Dicembre 2010 Supplemento di Indialogo.it , autorizz. N.2 del 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo

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G l o c a l M a g a z i n e M e n s i l e

1n. 3

Nuovi Stili

di Vita

INDIALOGO

Dicembre 2010

Supplemento di Indialogo. i t , autor izz. N.2 del 16.6.2010 del Tr ibunale di Pinerolo

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22Buone News

A cura di Massimiliano Granero

La liberazione di San Suu Kyiha importanza anche tra queste valli

Aung San suu Kyi, un nome facile da storpiare, facile da dimenticare. Certamen-te un nome che alla nostra terra non dice nulla. O almeno così pare. Una donna, capo di un’opposizione, di un partito nazionale, da noi sarebbe fantascienza. Proveniente da un paese che non si sa se chiamare Bir-mania o Myanmar, repubblica o dittatura. Perché nel nostro paese, certo non privo di pecche, di errori e di misfatti, sarebbe egualmente fantascientifica la vicenda bio-grafica di una donna come San suu Kyi. Leader dell’unico vero partito birma-no che lotti per la democrazia, premio Nobel per la pace, si ritrova relegata da più di vent’an-ni in uno stato di isolazione perenne. Dapprima il carce-re, poi la prigione in casa. Una detenzio-ne che la escludeva da qualunque tipo di vita familiare, sia che si trattasse di suo figlio, sia che si trattasse del suo popolo. Ma, parlando di buone notizie - com’è il titolo di questa rubrica - la fine del lungo cal-vario è finalmente giunta. San suu Kyi è libera, dal 13 novem-bre, per volere dei suoi aguzzini. Il para-dosso è finito, proprio quando inizia quello di un altro, più fresco, premio Nobel per la pace, un nuovo motivo d’imbarazzo per Pe-chino, e per il mondo. Ma questa è un’altra storia, tutti sanno quante vittime ha mietu-to e mieterà il politically correct. Ed è importante, quasi impellente, fe-steggiare questa vittoria, non solo della Birmania, non solo di una donna, ma della libertà e della democrazia. Un evento che non ha bandiere, che non si schiera, che non divide.

Una liberazione che ha importanza, deve averla, anche tra queste valli. E, ispirati da un vago senso di patriottismo decaden-te eppure così di moda in questo cento cinquantenario, basta chiedersi per cosa lottarono i partigiani durante la Guerra Di Liberazione. I partigiani che così numerosi affollarono, per fortuna nostra e forse an-che di chi ci seguirà, Pinerolo e dintorni. Per cos’altro se non quella stessa libertà chiamata democrazia, la “partecipazione” che tanto cara è anche a questa donna?

E quando si fa appello ai cari e decaduti (for-se addirittura decedu-ti) princìpi patri, non è forse la libertà in prima linea tra di essi? Una li-bertà che si esprime in molti modi. Una libertà che è stata espressa in una raccolta di 30 di-ritti. I diritti dell’uomo, inviolabili ed inalienabi-li, voluti dal concerto della nazioni che più o meno furono annienta-te dalla guerra totale. Vincitori e vinti, il mon-do intero. Sono i diritti di ogni uomo, di ogni essere umano. Le basi per creare un mondo nuovo da cui partire per eliminare l’odio e la discriminazione che da secoli caratterizzavano

l’ecumene. Forse un’utopia, forse. Così come la pretesa di non dimenticare al con-tempo il passato. Per poter ricavarne inse-gnamenti che vadano oltre la contingenza storica. Così noi, uomini del ventunesimo secolo, di un tempo di attesa e di speranza, uomini figli dei sopravvissuti a tale guerra, non dobbiamo dimenticare tanto utili inse-gnamenti. Né dobbiamo pensare di poter dimenticare ciò che è estraneo a noi nello spazio, come la terra di San suu Kyi, per-ché anche da essa dobbiamo saper impa-rare. Per non dimenticare di essere uomini. Mai.

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S o m m a r i o

| Editoriale | “Da che parte state, da quella del cow-boy, che razzia nella prateria, o dalla parte dell’astronauta, che non spreca niente per-chè sa di essere a corto di tutto?”. Così Francesco Gesualdi introduce il suo libro “Consumattori. Per un nuovo stile di vita“ (La Scuola, 2009). Non è una domanda da quiz estivo, continua ancora, ma il nodo della questione mondiale che stiamo viven-do, dove la crisi economica è solo la punta dell’iceberg di una crisi più profonda che ha nel modello di sviluppo incentrato sul con-sumismo la causa prima, a cui si sommano le conseguenze come l’impoverimento delle risorse del pianeta, le diseguaglianze sociali, le tensioni globali, l’inquinamento e persino l’infelicità, secondo alcuni, per non aver cen-trato le ragioni profonde del vivere. Di fronte a questa situazione disastrosa, ha detto Gesualdi nel suo intervento a Pine-rolo del 3 dicembre, occorre cambiare men-talità, assumendo nuovi stili di vita più sobri, più giusti, più rispettosi dell’ambiente, per lasciare alle generazioni future una terra più vivibile e ai poveri un’occasione di riscatto. La crisi che il mondo sta attraversando ha anche qualche vantaggio: quello di costrin-gerci a fermarci a riflettere sul nostro vivere quotidiano, con domande che mettono in discussione le abitudini e le certezze che ci hanno sostenuto fino a questo punto. Dopo l’era del cow-boy che ha razziato in questi ultimi decenni nelle praterie del consu-mismo, forse è giunta l’epoca dell’astronauta che amministra con oculatezza le proprie ri-sorse. Antonio Denanni

2 BuoneNews LaLiberazionedisansuuKyi

4 Eventi LaricercadeLLasostenibiLità

6 Primopiano 50annidicineforumpineroLo

8 EssereCittadini Èstatoungrandecamminatore

9 Nuvolesoprai20 quant’ÈbeLLagiovinezza

10 PoliticainCittà LeideeamoLLoneLL’asfaLto

pineroLocomeLavorrei

12 Deliberecomunali/Eventi novembre-dicembre2010

14 Tendenze identitàdeL“digitaLsociety”

15 Giovani&Scuola iLbLoccodeLLegite

16 Giovani&Lavoro cosafaròdagrande?

17 Sociale&Volontariato ama-automutuoaiuto

18 Arte&Architettura iLpresepiovigonese

19 Teatro congedandogodò

20 SeratediLaurea georgiacavaLLeriefannybounous

21 Sport cestisticapineroLese

23 Musica sunsHinegospeLcHoir

24 Letterealgiornale rispondeeLviofassone

PINEROLO INDIALOGO

DIrEttOrE rESPONSABILEAntonio Denanni Hanno collaborato a questo numero:Fiammetta Bertotto, Silvio Ferrero, Emanuele Sacchetto, Beatrice Gouthier, Valentina Voglino, Gabriella Bruzzone, Francesca Noardo, Maurizio Allasia, Andrea Obiso, Elisa Garis, Mario rivoiro, Massimiliano GraneroCon la partecipazione di Elvio Fassone

PhOtOGiacomo Denanni

Pinerolo Indialogo, supplemento di Indialogo.itAutorizzazione del tribunale di Pinerolo n. 2 del 16/06/2010

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A cura di A.D.

4 Dicembre: un ambiente più sostenibileEVENtI

PiNEroLo-frANCESCoGESuALDiSuiNuoViSTiLiDiViTA”

Alla ricerca della sostenibilità“Con uno sviluppo che pone al centro i bisogni degli uomini”

La crisi che il mondo sta attraversando, nel disagio che procura, ha anche qualche vantaggio: costringerci a fermarci a riflettere su aspetti del nostro vivere quotidiano cui avremmo posto scarsa attenzione in altre circostanze. “Nuovi stili di vita” è lo slogan che gira da un po’ di anni nel mondo dell’ecologia e dell’ambiente e dopo la crisi economica del 2007 se n’è accennato anche nel mon-do dell’economia. Di recente se n’è hanno discusso al forum delle famiglie e qualche giorno fa ne ha parlato pure il Papa. A Pinerolo il 3 Dicembre c’è stata un’inte-ressante conferenza proprio su questo tema con un esperto del settore, Francesco Ge-sualdi, che da anni si occupa di squilibri so-ciali e ambientali a livello internazionale, con l’obiettivo di indicare delle iniziative concre-te che ciascuno di noi può assumere per op-porsi ai meccanismi che generano ingiustizia e malsviluppo.. Parlare di nuovi stili di vita - ha afferma Ge-sualdi nella sua conferenza - vuol dire avere chiaro il concetto di sostenibilità a livello di ambiente e del pianeta, poiché le risorse non sono infinite (tra gli addetti ai lavori c’è già l’allarme per la fine del petrolio e per la pe-

nuria dell’acqua). Questi nuovi atteggiamen-ti a cui si fa appello sono una serie di azioni pratiche e soprattutto quotidiane da parte di ognuno di noi, che possono contribuire al risparmio delle risorse naturali facendo leva sul loro uso razionale e responsabile. La definizione di sostenibilità attualmente adottata a livello internazionale è quella for-nita da Gro harlem Brundtland: “La sosteni-bilità è quello sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere quelli del futuro, preservando le condizioni di riprodu-zione delle risorse naturali e garantendo una partecipazione democratica alla loro utilizza-zione.” Su questo tema degli stili di vita abbiamo fatto a Francesco Gesualdi anche una picco-la intervista.Lei è considerato il padre del consumismo critico in Italia. Su che cosa si fonda l’idea di questo consumo critico? Si fonda su due presupposti: su un nuovo modo di consumare che significa fondamen-talmente osservare comportamenti respon-sabili, avendo presente che il consumare non riguarda solo noi e il nostro portafoglio, ma ha ricadute di carattere sociale e ambien-tale (questo è il secondo presupposto). Per quanto riguarda le ricadute ambientali basta considerare il fatto che ogni forma di consumo presuppone un consumo di risorse e lungo il percorso produttivo c’è produzione di inquinanti e poi tutto ciò che si consuma alla fine diventa rifiuto e quindi si pone il pro-blema dello smaltimento dei rifiuti che sta diventando un problema sempre più grave. Esaurimento di risorse e accumulo di rifiuti sono un pochino le due faccie della meda-glia ambientalista, che ci devono far riflet-tere sulla necessità di cominciare a ridurre i nostri consumi. Ma anche di incominciare a selezionarli in base a quella che è il loro “zaino ecologico”. Cioè tenendo conto della quantità di natura che è stata smossa, degli inquinanti che vengono emessi, della distan-za che viene percorsa e della quantità di ri-fiuti che viene prodotta.

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Per quanto riguarda le questioni sociali la consapevolezza, specie oggi che siamo nell’epoca della globalizzazione, che dietro ciò che consumiamo si possono nascondere tante violazioni sia rispetto al diritto dei lavo-ratori che sono le più frequenti, compreso il rischio di trovare lavoro minorile ma anche violazione dei diritti umani come estromis-sione di persone dalle loro terre native (sap-piamo che dietro molti prodotti ci sono dei processi di espropriazione delle popolazioni locali che vengono semplicemente buttate fuori dal loro habitat perchè le loro terre ser-vono per poter estrarre minerali o per sfrutta-re i campi per produzioni intensive.Studi nel settore della produzione e del con-sumo hanno messo in luce che ci sono situa-zioni drammatiche dal punto di vista uma-no e sociale e consumare in maniera critica significa fare attenzione a queste situazioni, agli aspetti ambientali e sociali, sapendo che come consumatori con le nostre scelte siamo oltre che responsabili anche potenti.L’appello al consumo responsabile sembra più rivolto alle masse che ai governanti... Noi ci siamo sempre rivolti al grande pub-blico, intanto perchè noi apparteniamo al grande pubblico. La nostra proposta non è di dirigenti che stanno nella stanza dei bottoni, noi siamo cittadini comuni che apparteniamo alla grande massa e la domanda che ci sia-mo posti è “che cosa possiamo fare a parti-

re dalla nostra quotidianità” per opporci a certi meccanismi. Dobbiamo abbandonare l’idea che la responsabilità delle decisioni dipenda solo da chi sta ai vertici. Sappiamo bene che la società da una parte è frutto di regole e comportamenti, quindi i comporta-menti dei singoli sono fondamentali, però sappiamo anche che viviamo in un sistema democratico e se davvero crediamo nell’af-fermazione che la volontà appartiene al po-polo bisogna che il popolo esprima la sue indicazioni anche attraverso gesti concreti. Gesti che molto spesso hanno la capacità di orientare l’atteggiamento delle imprese, ma anche della politica, in senso stretto dei luoghi dove si fanno le leggi e le regole: l’atteggiamento è un messaggio concreto di quale direzione di marcia vogliamo venga intrapresa.Che cos’è per lei sviluppo economico, pro-gresso?Nella logica del mercato, che è quella attual-mente dominante, il progresso e lo svilup-po economico si misura solo con l’aumento della produzione di merci e con un certo tipo di sviluppo tecnologico che è finalizzato a due esigenze: ridurre il più possibile il costo del lavoro per aumentare la produttività e inventare nuovi prodotti in modo da indurre nuovi bisogni e allargare così il mercato.La mia visione di sviluppo e progresso pone al centro dell’attenzione la persona e i suoi bisogni e il progresso è tutto ciò che per-mette il pieno sviluppo della dignità umana a tutti i componenti della società nel rispetto del creato. In questa logica la tecnologia ha sempre la sua importanza, ma in un’ottica di bene per l’umanità.

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A cura di Maurizio Allasia Fotografie Giacomo Denanni.

50annidiCineforumPinerolo

Più di mille pellicole proiettate

6PrIMO PIANO

Il 1964 è l’anno in cui Nelson Mandela venne condannato all’ergastolo per azione armata, sabotaggio e cospirazione contro il proprio Paese e Jean-Paul Sartre rifiutò il Premio Nobel per la letteratura perché “nes-suno merita di essere consacrato da vivo”. È l’anno in cui uscirono tre film che hanno scritto la storia del Cinema, Per un pugno di dollari di Sergio Leone, Il dottor Stranamore di Stanley Kubrick e Il Vangelo secondo Mat-teo di Pier Paolo Pasolini.Ma il 1964 è anche l’anno in cui alcune personalità di Pinerolo, riunite in un gruppo di amici, si rese-ro conto che “il raggio di luce proiettato nel buio di una sala ci avrebbe por-tato a grandi rivelazioni, a un linguaggio, ad una comunicazione emotiva, ad una formazione cultu-rale, come avevano speri-mentato i fratelli Lumiere nel 1885, scoprendo la vitalità delle figure, for-se la più grande scoperta del secolo”: nacque così il Cineforum Pinerolo, cir-colo FIC (Federazione Ita-liana Cineforum) tra i più antichi d’Italia, da queste parole di renato Storero, classe 1925 e presidente storico dell’associazione. Un manifesto program-matico, una concezione dinamica di immagine e di cinema, in grado di cambiare la visione del mondo, di tradurre le idee e le parole in figure vive, di influenzare le opinioni e di segnare la Storia. “L’imma-ginazione al potere” verrebbe da dire, e in fondo eravamo in pieno pre-’68, epoca d’oro del cinema intellettuale.Il Cineforum di Pinerolo subì nel corso de-

gli anni molte peregrinazioni tra le sale della città: dagli esordi al teatro roma di Via del Pino, locale di proprietà della diocesi, dove il “blasfemo” Viridiana di Bunuel suscitò scan-dalo e tendenze censorie al Cinema ritz di oggi, passando per il Cinema Italia, il Cinema Nuovo di Via Buniva, il Cinema Primavera di Via Marro e con una tappa addirittura al te-atro Sociale, nel periodo appena precedente all’incendio che lo ridusse in cenere.

Ma se il luogo delle proie-zioni è stato spesso una variabile, costanti sono invece sempre state la ri-sposta e la passione del pubblico: dalle seicento persone al Nuovo alle circa duecento degli ultimi anni, la stagione del Cineforum ha quasi sempre significato avere la sala piena di donne e uomini alla ricerca di altro cinema. Un’offerta cinematografica diversa per molti aspetti. Innanzitutto, storicamente, i circoli di cineforum sono riusciti a creare e a conso-lidare dei circuiti cosiddet-ti d’essai, che continuano ancora oggi a portare sui grandi schermi di provincia film che vengono accan-tonati dalla distribuzione commerciale perché poco redditizi in termini d’incas-si. Passaggi unici in sala, è vero, ma che hanno per-messo la divulgazione di

opere fondamentali ad un pubblico molto più vasto e non solamente urbano. L’altro aspet-to fondamentale è quello di aver coinvolto e accompagnato diverse generazioni di cinefi-li, portando avanti negli anni “riti” e abitudi-ni culturali differenti da quelle della fruizione cinematografica tradizionale: la tessera che

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77“abbona” e fidelizza lo spettatore, lo rende membro di un club di appassionati; la discus-sione alla fine della proiezione, quel leggen-dario “dibattito” contro cui ironicamente si scagliò l’esordiente (e supercinefilo!) Nanni Moretti nel suo Io sono un autarchico, ma che nei primi anni a Pinerolo si concretizza-va in fluviali sedute di analisi e riflessione; la possibilità, soprattutto in anni recenti, di entrare in contatto con il mondo del cinema dalla parte degli addetti ai lavori, incontrando registi, attori, critici cinematografici. In quasi mezzo secolo di attività più di mil-le pellicole hanno brillato a Pinerolo nel buio delle sale, tra il mormorio di approvazione o di severa critica del pubblico e la coscien-za comune di intenti e di partecipazione per “fare cinema” anche noi, nel nostro piccolo. Film da tutto il mondo, cinematografie vicine e lontane, acclamate o poco esplorate, gran-di cineasti e talentuosi esordienti, film d’ani-mazione e documentari, cicli e retrospettive. Capolavori e “cagate pazzesche”, per citare un’altra celebre scena. Sopravvivendo ca-parbiamente all’home video e al video noleg-gio, all’esplosione delle ricche multisale, alla pirateria e all’aumento dei costi di distribu-zione, al fisiologico esaurirsi della spinta pro-pulsiva dei modelli associativi e aggreganti, soppiantati dalla solitudine ai tempi della tec-nologia di massa. Proprio nel 1964 Jean-Luc Godard dichia-rò in un’intervista: “Ora ho delle idee sulla realtà, mentre quando ho cominciato avevo delle idee sul cinema. Prima vedevo la realtà attraverso il cinema, e oggi vedo il cinema nella realtà.” Cinema e realtà. Per continuare a dare una ri-sposta a chi periodicamente torna alla carica decretando la morte imminente della settima arte perché non più adatta a rappresentare il presente e la sua modernità, i “nomadi del cineforum” sono diventati gli stanziali del ci-nema che continua a lottare.

Programma 2010/1104/11/2010 - Shine a light di M. ScorseseProiezione gratuita nell’ambito della mani-festazione MY GENErAtION promossa da Cineforum di Pinerolo, Pensieri in Piazza, Città di Pinerolo e Arci.18/11/2010 - La pecora nera di A. Celestini25/11/2010 - Il profeta di J. Audiard02/12/2010 - La bocca del lupo di P. Mar-cello09/12/2010 - My Son My Son, What have Ye done? di W. herzog16/12/2010 - Panico al villaggio di S. Au-bier, V. Patar13/01/2011 - Bright star di J. Champion20/01/2011 - Mammuth di B. Delépine, G. de Kervern27/01/2011 - Departures - Y. takita03/02/2011 - Lo zio Boonmee che si ricor-da le vite precedentidi A. Weerasethakul10/02/2011 - Brotherhood di N. Donato17/02/2011 - Cella 211 di D. Monzon24/02/2011 - the illusionist di S. Chomet03/03/2011 - Potiche di F. Ozon10/03/2011 - Il segreto dei suoi occhi di J. Campanella17/03/2011 - Film a sorpresa dagli archivi storici della F.I.C.24/03/2011 - Oltre le regole (the messen-ger) di O. Moverman31/03/2011 - L’amore è buio di A. Capua-no07/04/2011 - Uomini di Dio (Des hommes et des dieux) di X. Beauvois14/04/2011 - Post Mortem di P. Larrain21/04/2011 - Fughe e approdi di S. taviani

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i N r i CorDo D i A L B ErTo B ArBEro

“È stato un grande camminatore”

Questa è la rubrica che per tanti anni Alberto Barbero ha curato per “Pinerolo Informa” e che avevamo ripreso per “Pinerolo Indialogo”

E sse re C i t t ad in i

Pubblichiamo le parole con le quali Mauro Ughetto a nome degli amici ha ricordato durante il suo fune-rale Alberto Barbero, già sindaco di Pinerolo, inse-gnante, impegnato nel sociale e nel politico. ha scritto Alberto nella sua lettera di commiato dalla vita pubblica :”…un unico filo conduttore mi ha gui-dato nell’espletamento di funzioni che richiedevano responsabilità diverse, nello scorrere degli anni e delle stagioni politiche: ho sempre concepito e vissuto la politica e l’insegnamento come servizio per il bene collettivo, a partire dai più deboli; servizio che andava ricercato e perseguito al di là degli stessi schieramenti politici…”. Sono parole sobrie, chiare, definitive. Sono parole che condensano una vita.E’ il suo testamento, la sua eredità.E’ infatti sempre rimasto ancorato a quella esortazio-ne di un Anonimo che recita così : “Si può essere pessimisti riguardo ai tempi e alle circostanze, riguar-do alle sorti di un paese o di una classe, ma non si può essere pessimisti riguardo all’Uomo”. So che “ alla morte si addice il raccoglimento, la commozione intima di coloro che sono più vicini, il si-lenzio”. E’ per questo che non voglio fare un discorso commemorativo, per evitare ritualità formali e accenti retorici lontanissimi dalla sensibilità e dalla cultura di Alberto. Voglio però dire alcune cose per-ché se le merita e vanno ricordate in questa occasione che è anche un incontro speciale con i suoi amici e le sue amiche. E’ stato un gran camminatore. ha percorso instancabile strade di città e sentieri di montagna, librerie e biblioteche, aule e corridoi, enti ed istituzioni. In questo suo andare da passista ha incontrato persone, ha traversa-to molti destini, ambienti e cambia-menti sfidando appartenenze e in-crinando sicurezze di comodo. Nello zaino ha portato una tenace voglia di conoscenza sostenuta da una intel-ligenza aperta alla storia e alle storie. La meta era sempre la stessa: es-sere più vicini e più fraterni al mondo inquieto e ferito, costruire una società più giusta perché nel rivendicare la dignità di uomini liberi si arriva a toccare la nuda verità della vita. ha scritto Luigi Pintor: “Più di tutto contano le cose

quotidiane che articolano la vita e le danno continui-tà. Sono cose innumerevoli che incalzano sempre più velocemente col consumarsi degli anni, dei mesi , dei giorni. Mettere ordine, progettare, distrarre, frequen-tare persone, luoghi e stagioni, e poi accompagnare e sorreggere quando le forze sono venute meno e il corpo si ripiega su se stesso. Non c’è in una intera vita cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi”. E’ stato un buon sindaco, competente e impegnato con dedizione disinteressata in una attività nella quale ha messo “cuore, testa e tempo”. ha vissuto il suo essere sindaco non come un’onorificenza ma come una camminata in più, per scoprire facce e situazioni della città inaspettate, per essere in cordata con altri e condividere insieme la fatica di gestire i problemi comuni e la bellezza di tentare di risolverli. Si possono fare di quel decennio tanti bilanci da prospettive diverse ma al di là di ogni considerazione emerge con nettezza un valore, oggi un po’ fuori co-nio, assunto come guida di condotta: l’onestà. L’one-stà come dirittura morale e rigore etico soprattutto per chi svolge mansioni pubbliche nella prospettiva del servizio da rendere al bene collettivo, l’onestà come caratteristica intellettuale che apre al confronto

e ad un dialogo sempre ricercato perché tutti, uomini e donne, di fedi e provenienze diverse, siano accolti e possano esprimere paritariamen-te i loro diritti di cittadinanza. Con questa laica impostazione impregnata di gratuità nei suoi mandati amministrativi ha onorato il lascito ideale di una repubblica e di una Costituzione nate dalla re-sistenza. E’ stato per molti e molte di noi un amico, “fedele alle amicizie”. Con naturale riserbo ci ha fatto compagnia nello scorrere degli anni e “dei nostri giorni in fuga”, colti-vando le comuni sintonie di fondo senza mai arrendersi al cinismo della storia o dare per perduta la speranza delle nostre vite.

E anche quando affiorava qualche stanchezza o la disillusione rendeva più affannoso il cammino, la sua sollecitudine , discreta, invitava a ricominciare, a rian-nodare la trama sfilacciata. Io credo che continueremo in qualche modo e da qualche parte ad incontrarci, a parlarci e a discutere.

SOCIEtà

Quando avrò dalla mia cellasalutato gli amici e il solee si alzerà la notte,finalmentesaldato il conto,campanesuonate a distesa:la porta è da temposegnata dal sanguepronte le erbe amaree il pane azzimo:allora andremo leggeri nel vento.

David Maria Turoldo

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9Nuvo le sop ra i 20 A cura di Fiammetta Bertotto

Co SA S T A C AMB i ANDo N E i G i oVAN i ?

Quant’è bella giovinezza? Non è mai facile parlare dei giovani; tenta-re poi di definirli, inquadrarli in uno scompar-timento, troppo spesso corrotto da pregiudi-zi, credo sia sufficientemente sbagliato. Non va infatti dimenticato che ogni generazione, ogni gruppo, ogni individuo, è a sé stante e che, quindi, gli occhi di chi a questi guar-dano devono essere liberi dalle famigerate fette di prosciutto che ne potrebbero offu-scare la vista. Fatta questa premessa, è pur vero che è giu-sto studiare e analizzare i trend del passato e quelli attuali, nel tentativo di capire quali percorsi e posizioni sia più giusto intrapren-dere in conformità a come - e verso dove - la massa si muove. Partiamo allora dalle sfere più private: la famiglia e il rapporto che con essa i giovani italiani tendono ad instaurare. Secondo le statistiche, i legami si son fatti man mano più stretti: i giova-ni sono cioè propensi a rimanere “giovani” più a lungo (quanti trentenni vivono ancora nel nido?) e, perciò, sentono per più tempo il bisogno di trovare sostegno e supporto nei genitori e negli affetti più cari, i quali inevitabilmente garantiscono loro le risorse e gli appoggi richiesti. È una realtà di cui si sente parlare spesso, tanto più in Italia dove, diciamolo pure, le politiche pubbliche rivolte alle fasce più o meno giovani della società sono pressoché inesistenti. La prima conseguenza che se ne trae è pro-prio una progressiva mancanza di fiducia verso le istituzioni di governo da parte delle nuove generazioni, le quali, consa-pevoli della precarietà nostrana, aspira-no con sempre maggior forza a realiz-zare i propri sogni rivolgendosi altrove, fuori dal Paese. Del resto, i nostri tempi sono fatti di social network (facebook, myspace) e tecnologie attraverso cui le giovani identità hanno trovato un nuovo modo per svilupparsi ed autodefinirsi e lo fanno guardando al globale, ovvero, avendo la possibilità di porsi a confron-to con i giovani di tutto il mondo e di conoscere in presa diretta ciò che esso,

lontano dal singolo contesto locale, può of-frire loro. tuttavia allo stesso tempo, si ha la percezione che i ragazzi e le ragazze d’oggi siano più accorti e prudenti nei confronti del domani rispetto a quanto lo siano stati i loro genitori, eredi degli sconvolgimenti e degli entusiasmi sessantottini. Detto altrimenti: i ventenni e trentenni del 2010 spesso non guardano all’altrove per genuina esterofilia, pieni del coraggio che una passione di que-sto tipo abbisogna, ma piuttosto soprattutto perché sentono che non possono fare altri-menti, perchè non vedono un futuro felice nel loro amatissimo e dannato Paese. Non è cero una bella presa di coscienza, eppure non è necessariamente tutta negativa. Forse io, ventenne del 2010, sono troppo ottimi-sta, ma voglio sperare che questo desiderio di realizzazione personale che porterà molti dei miei coetanei a lasciare la terra natia si dimostri, nel lungo periodo, l’utile chiave di svolta e d’interpretazione per aprire nuove porte alle prossime generazioni italiane.

Quant’è bella giovinezza. che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di do-man non c’è certezza.

Lorenzo De’ Medici.

SOCIEtà

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10 A cura di Emanuele Sacchetto

AProPoSiToDiMoNTEoLiVEToEDELLAPoLiTiCADELCEMENTo

Le idee a mollo nell’asfalto

In C i t t à POLItICA

Quest’anno vanno per la maggiore i loft..dunque si deve investire. Anche mia nonna lo fa, senza neanche sapere cosa sia un loft. Lo fa e basta. Perché “lo dice la televisione”, lo dicono i potenti, loro che di cemento, costruzioni e investimen-ti ne fanno il proprio personale interesse collettivo. Oppure che ne dite di una bella villetta a schiera, come tante, tutte ineso-rabilmente uguali? E’ tendenza. E’ econo-mia. E in un momento di crisi bisogna farla girare. Non importa se si costruisce in un parco naturale, non importa se quell’auto-strada passa proprio in mezzo alla riserva di stambecchi, o se quel palazzo e quelle villette sorgeranno proprio nell’ultima area

verde e libera dal cemento di un paesino qualunque. Non importa se ai piedi della collina più bella di una cittadina di 35000 abitanti spunteranno ancora alloggi, per persone che neanche esistono in questa città e che nemmeno potranno respirar-la, schiacciati dall’asfalto. Non importa se Monte Oliveto manterrà solo il nome con gli olivi, diventando il nuovo quartie-re fantasma, vanto della città di Pinerolo. Ciò che conta è costruire. Dare certezza, con calce e mattoni, controllare tutto, con ferro e cemento. Costruire vuol dire agire. Agire vuol dire poter dimostrare di aver sudato per tutti. Sudare vuol dire alla fine conquistare voti. E allora sono tutti

con mattoni e attrezzi in mano, pronti a rivendicare la prima pietra posata. C’è chi ha il cemento pronto, bisogna far veloci altrimenti diventa inutilizzabile. Chi ha già iniziato lo scavo, prima ancora del deposi-to degli atti. Perché in fondo si deve co-struire. Sempre, ovunque. Solo un pazzo penserebbe che ci possa essere un’altra via per la felicità comune. Ed ancor più folle sarebbe chi mai tentasse di seguirla. Un fannullone insomma. E noi incantati di fronte alla grande operosità dei nostri po-litici! Mica come certi idealisti e professo-ri! Gente concreta, che si sporca le mani. Gente che non esiste in quanto pensa. Esi-ste solo in quanto agisce. Senza pensare.

Il pensiero è inutile. troppo libero per po-terlo rinchiudere in quattro mura. E mentre noi siamo incantati di fronte alle azioni, ai progetti di miracolosi ponti, strade, edifici, prima ancora di sbattere gli occhi, il ce-mento è colato su di noi. Il pensiero libero, i nostri sogni, le nostre passeggiate nel verde, le nostri principi puliti sono finiti a mollo nel cemento. troppo duro ormai per saltar via. Bloccati nelle idee dalle ‘nostre’ stesse idee. Il tutto in nome del più gran-de interesse comune. (…) Per fortuna alle volte i pazzi esistono. E arrivano in tempo per destarci dall’ incanto e liberare il pen-siero nell’aria, almeno questa, libera dal cemento.

Com’era una volta la collina di Monte Oliveto

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11Pinerolo come la vorrei /1

di Carlo Zanzottera

Nella prospettiva delle elezioni comunali del 2011 abbiamo messo in campo questa rubrica per riportare le aspettative dei cittadini dai futuri amministratori della nostra città. Ascolteremo persone di varia estra-zione sociale e professionale. Incomincia Carlo Zan-zottera, già Preside dell’Istituto Buniva

ELEZIONI COMUNALI 2011

Ipotizzare una configurazione di “Pinerolo futura” può essere presuntuoso, ma è anche necessario, per ciascuno di noi, prefigurare un campo di azione, certo con una doverosa carica di realismo ma anche con un’apertura all’immaginazione e all’utopia. Il Pinerolese è un territorio composito, anche ricco di contraddizioni, ma forte di un grosso patrimonio di esperienze e iniziative, sostenute anche da strut-ture organizzative di lunga storia. Ma il mondo fu-turo richiede approcci culturali e progettualità nuovi sul concetto stesso di territorio e sulla sua vivibilità: l’esistente va rimodellandosi giorno dopo giorno per l‘incalzare di una “realtà globale” e di uno sviluppo tecnologico e di “conoscenza” che stentiamo a fare nostri e a declinare nella nostra identità individuale e collettiva.In questo contesto globale di sfida, il Pinerolese e an-cora più Pinerolo come centro capofila, può diventa-re territorio di raccordo per forme di vita dove la par-tecipazione culturale può e sa trovare una sua forza propositiva e attuativa, senza farsi assorbire da facili omologazioni o cadere in una egoistica estraneità. Uno dei centri nevralgici, strategico per sua natura, è certamente la scuola, nelle sue diverse articolazioni, che raccoglie le problematiche dei diritti e dell’educa-zione alla cittadinanza, nonché della formazione alla vita sociale e lavorativa. La scuola non può più essere autoreferenziale, ma deve essere ascoltata, coinvolta e valorizzata, vissuta cioè come istituzione primaria dove si affrontano e sviluppano i grandissimi proble-mi dell’accoglienza, della consapevolezza individuale e sociale, dell’orientamento, delle competenze, della prospettiva sociale e lavorativa dei giovani, dell’atten-zione alle fasce deboli, della democrazia....L’Amministrazione pubblica, nel suo insieme, può rafforzare la sua organizzazione per dare rilevanza culturale a questo tema, anche con un ruolo forte di intermediazione con le strutture istituzionali di pro-grammazione regionale e provinciale. Altro elemento, a impatto immediato, è una azio-ne politica, forte e continua, che, raccogliendo gli sforzi che le Amministrazioni e la cosiddetta “società civile” hanno già fatto, consenta una visione unita-ria e responsabile del territorio. Bisogna rafforzare o creare un progetto per una cultura partecipativa di raccordo che rispetti le autonomie e le responsabili-

tà: in questo campo la relazione e la comunicazione istituzionali devono trovare un nuovo codice e nuova organizzazione che sappiano gestire la “rivoluzione antropologica” che stiamo vivendo. I due nodi convergono verso una sintesi praticabile che mi pare di poter individuare nella “competenza alla cittadinanza”: sintesi che richiede uno sforzo di unitarietà fra le varie forze (imprese e amministra-zioni, associazioni, enti, mondo del volontariato e tutte le energie umane che operano sul territorio) che puntino alla responsabilizzazione sui temi della relazione fra cittadini, del lavoro, dei diritti civili, della solidarietà alta, della vivibilità ambientale/sociale. E su questi temi occorre improntare anche gli inter-venti operativi sullo sviluppo, sul lavoro, sull’ambiente e sulla salute, sulla vivibilità, magari provando, a parti-re dal nostro “particolare”, a non pensare solo al P.I.L. Sicuramente si pone il problema delle risorse, a tutti i livelli, ma perché non approfondirlo facendo intervenire la riflessione sui principi a denominato-re comune della sussidiarietà, della solidarietà, del dono a livello comunitario territoriale? I segnali di una “nuova economia” possono essere raccolti, coordi-nati e trasferiti alle persone, alle intelligenze, e alle sensibilità ben presenti nel nostro territorio e su tutte le fasce sociali e “anagrafiche”. Quanto esposto non dimentica che nel vivere quo-tidiano sono presenti anche esigenze di qualità tecni-ca e di efficienza organizzativa per la vita del cittadi-no e che le Amministrazioni sono sommerse spesso da sollecitazioni e emergenze improvvise: istanze, però, che non escludono, anzi spesso rafforzano, i nodi sopra esposti. E’ possibile, così, provare a cer-care nell’esperienza di vita di comunità/territorio, una sintesi fra il pensare, il comunicare e il fare.

Una città con una visione condivisa del territorio

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MESE D i N oVEMBrE - D i C EMBrE 2 0 1 0

Delibere della Giunta comunale

A cura di Silvio Ferrero

P i ne ro loAMMINIStrAzIONE

Delibera 423 del 10 novembre 2010 Proto-collo d’intesa per la realizzazione della rete Comunitalia, diverse cultura, una sola iden-titàDelibera 424 del 10 novembre 2010 Con-cessione patrocinio alla Fondazione Piemon-tese per la ricerca sul Cancro – ONLUS per serata scientificaDelibera 425 del 10 novembre 2010 tiroci-nio formativo a scopo terapeutico presso le mense scolastiche comunali anno scolastico 2010 – 2011.Delibera 426 del 10 novembre 2010 Con-cessione patrocinio per l’utilizzo gratuito centro sociale di Abbadia AlpinaDelibera 427 del 10 novembre 2010 Asso-ciazione Progresso e Solidarietà nel Mondo – ONLUS – Pinerolo. Spettacolo teatrale presso il teatro Incontro – PatrocinioDelibera 428 del 10 novembre 2010 Mostra collettiva in piazza Facta a cura della Coo-perativa Animazione Valdocco – PatrocinioDelibera 429 del 10 novembre 2010 Atto di indirizzo – determinazioni in merito agli orari degli esercizi commerciali per l’anno 2011 ed eliminazione obbligo chiusura infrasetti-manaleDelibera 430 Servizio di custodia e manu-tenzione ordinaria del parco di Villa Prever e parco giochi di Via Diaz, manutenzione del parco di Villa turati ed apertura e chiusura dei parchi gioco di via raviolo e Via Juvenal – atto di indirizzo.Delibera 431 del 10 novembre 2010 Lavori di sistemazione e manutenzione del torrente Lemina nei pressi del ponte Sanino – Appro-vazione progetto definitivoDelibera 432 del 10 novembre 2010 Edilizia residenziale pubblica, legge 23.12.1998 n 448 art. 31 dal comma 45 al comma 50 – Sostituzione della convenzione stipulata per la cessione di diritto di proprietà – zona CP2 Lotto 16Delibera 433 del 10 novembre 2010 Edilizia residenziale pubblica, legge 23.12.1998 n 448 art. 31 dal comma 45 al comma 50 – Sostituzione della convenzione stipulata per la cessione di diritto di proprietà – zona CP2 Lotto L9.Delibera 434 del 10 novembre 2010 Istitu-zione diritti di segreteria per nuove pratiche

edilizie.Delibera 435 del 10 novembre 2010 Prelie-vo dal fondo di riserva n. 10Delibera 436 del 16 novembre 2010 Incari-co di patrocinio legale all’Avvocato Alfredo Merlo nel procedimento penale n. 1485/10 r. G. N. r Procura della repubblica presso il tribunale di Pinerolo. Prelievo dal fondo di riserva n.11Delibera 437 del 17 novembre 2010 Con-cessione patrocinio all’AIrC per “Le arance della salute”.Delibera 438 del 17 novembre 2010 Con-cessione patrocinio all’Associazione “Equi-liberi” per seminario “Ancor meno rifiuti, sempre più Pinerolo”.Delibera 439 del 17 novembre 2010 BBC Sport Center – organizzazione seminario sul ciclismo e sulla MtB Venerdì 19.11.2010 Concessione patrocinioDelibera 440 del 17 novembre 2010 Circolo Pablo Neruda – XX edizione torneo di pal-lavolo “Misto è bello” 25.10.10/29.5.11. Concessione patrocinio, n° due coppe e uti-lizzo gratuito palestre comunali.Delibera 441 del 17 novembre 2010 Inte-grazioni e modificazioni alla deliberazione di Giunta Comunale n° 431 del 25 novembre 2009Delibera 442 del 17 novembre 2010 Prelie-vo dal fondo di riserva n° 12Delibera 443 del 17 novembre 2010 Con-cessione locali del centro sociale di Via Pod-gora all’Associazione Sportiva Judo Club – periodo 1.1.2011 – 31.12.2013Delibera 444 del 17 novembre 2010 Appro-vazione bozza di convenzione tra il comune di Pinerolo ed il CPI di Pinerolo per l’inseri-mento di tirocinio formativo presso settore urbanistica.Delibera 445 del 17 novembre 2010 Appro-vazione bozza di convenzione tra il Comune di Pinerolo e l’ASL tO 3 – Servizio SErt di Pinerolo per l’inserimento in tirocinio forma-tivo c/o settore LL. PP. – squadra operai.Delibera 446 del 17 novembre 2010 Con-cessione patrocinio all’Associazione “I Fuori di teatro” per spettacolo teatrale il 12.12.2010

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MESE D i D i C EMBrE 2 0 1 0

Eventi e manifestazioni

A cura di Silvio Ferrero

P i ne ro loAPPUNtAMENtI

4 dicembre Seminario terra Mostra mercato di prodotti biologici Agricoli e artigianali v. Buniva angolo V. Chiappero.4 – 19 Dicembre 2010 “L’airone alto nel nostro cielo” Mostra fotografica dedidata a Fausto Coppi, visibile presso Salone dei Cavalieri, Viale Giolitti, 7 Pinerolo.11-12 e dal 18 al 23 dicembreMercatini di Natale in piazza S. Donato, a cura della Pro Loco – Pinerolo8 Dicembre 2010 Castagnata contro la legge 30; Piazza Facta ore 15 (in caso di pioggia Piazza roma) Pinerolo11 Dicembre 2010 Concerto “In coro verso Natale” ore 21 presso Cattedrale di San Donato - Pinerolo8-12-19-24-31 Dicembre Mercati in P.zza Vittorio Veneto8 dicembre 2010 Presentazione ed inaugurazione Mostra fotografica “Visti da Vicino” curata da Guido Calliero, fotografo alle 15,30 presso il cortile interno del negozio Bruno Confezioni, in via Del Pino 17 a Pinerolo. La mostra proseguirà fino a venerdì 24 dicembre, con orario 9-12,30 / 15-19, dal lunedì alla domenica.12 Dicembre Gara di ciclocross 2° trofeo Pinerolo presso il Parco Olimpico.Mercoledì 15 Dicembre 2010 ore 21,15Salone delle Feste “Umberto Agnelli”, Circolo Sociale 1806, Via Duomo 1 – Pinerolo Conferenza: La porzione meridionale dell’Everest in territorio nepalese è oggi un par-co naturale in cui vivono molte piante ed animali ed è un esempio della biodiversità dell’ambiente himalayano. La componente geologica e litologica, il substrato che tan-to condiziona la copertura vegetale, nonché quella geomorfologia, sono l’indispensa-bile premessa per comprendere come si siano sviluppate quelle particolari forme di vita. La loro descrizione, l’inquadramento nelle fasce climatiche e la comparazione con la flora e la fauna alpina, sono i momenti più significativi della conferenza.17 Dicembre ore 21 “La via dei Dervishi” con Sheikh Burhanuddin” Incontro Sufi presso Casa Giovanna di Chantal, Monastero della Visitazione via Longo n.5 Pinerolo.18 e 19 dicembre ore 21 Seminario Sufi presso Casa Giovanna di Chantal, Monastero della Visitazione via Longo n.5 Pinerolo.18 Dicembre Sem terra Mostra Mercato di prodotti biologici agricoli e artigianali V. Buniva ang. V. Chiappero19 Dicembre Auguri di Natale alla cittadinanza - Centro storico Pro Loco Pinerolo Pro Loco Pinerolo31 Dicembre Capodanno in Piazza

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14tendenze A cura di Massimiliano Malvicini

CuLTurAGioVANiLEENuoVETECNoLoGiE

Le nuove identità del “digital society” Le tecnologie digitali sono già da tempo i veri strumenti con i quali si esprime la cul-tura giovanile, sempre più “digital society”. La società digitale ha determinato, nel cor-so degli ultimi 10 anni una nuova costru-zione dell’identità delle nuove generazioni: i giovani, infatti, utilizzano nuovi modi per comunicare, molto più veloci ed immediati rispetto al passato.

Lo stesso concetto di attenzione rispetto a ciò che vive e si compie è mutato: al gior-no d’oggi, nei giovani, si manifesta un’at-tenzione fluttuante, spontanea più che ri-flessiva, creativa più che industriosa, abile nell’elaborare le immagini più che le parole, emotiva più che analitica. Questo ha portato, da un lato, un miglior adattamento alla tecnologia da parte dei più giovani rispetto anche solo a una decina di anni fa, dall’altro lato, come esprimono di-versi studiosi, si è verificata una perdita di tradizioni e di abilità “manuale” negli stessi.Il fatto che siano in costante aumento gli oggetti elettronici tra gli adolescenti porta a pensare che, in effetti, l’era digitale è nel suo pieno sviluppo: ogni anno escono cen-tinaia di nuovi oggetti tecnologicamente complessi, pratici e che, soprattutto, piac-ciono. Proprio il gusto ed il desiderio di avere un oggetto “cult”, come il celebre “i-Phone” o l’ormai obsoleto “game boy”, sono pro-babilmente una ricchissima fonte di profitti per le case produttrici della “Silicon Val-ley”.

Attenzione quindi a non diventare suc-cubi della tecnologia! Piuttosto la digita-lizzazione dovrebbe essere utilizzata, in relazione ad un cospicuo investimento da parte dello Stato, nel miglioramento della scuola statale. Appare quasi utopistico parlare di investi-mento nella scuola quando è proprio in atto un enorme taglio alle risorse scolastiche; la realtà dei fatti evidenzia però come negli ultimi due anni si sia cercato di rinnovare l’istruzione. Si sta parlando, ad esempio, delle “LIM” e delle “classi virtuali” che, poco alla volta, cercano di farsi strada fra un taglio ed un altro. Le prime, lavagne interattive multi-mediali, stanno approdando oltre che nelle scuole elementari e medie anche in quelle superiori, mentre le “classi virtuali” sono, per ora, una preziosa prerogativa di queste ultime. Quindi anche in Italia qualcosa si muo-ve verso l’innovazione ed è proprio in que-sta direzione che l’Unione Europea intende procedere aiutando e premiando progetti scolastici, e non, volti alla multidisciplina-rietà digitale. Non tutti però sono in sintonia con la tecnologia. Stress, asocialità, malattie e difficoltà fanno molte volte da barriera tra la tecnolo-gia e i più tradizionalisti; un contrasto che, probabilmente, non scomparirà mai.

SOCIEtà

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15G iovan i@Scuo la A cura di Nadia Fenoglio

CoSASièDECiSoAPiNEroLo

Il blocco delle gite scolasticheNon ci resta che “viaggiare” sulla carta ge-ografica (se ancora fosse appesa in classe)

Questo è l’anno del confronto tra scuo-la superiore e riforma dell’istruzione firmata Gelmini. Dal 1° settembre 2010 la riorga-nizzazione degli apparati scolastici è diven-tata effettiva, realizzando in tal modo un programma di modernizzazione ed efficien-za, o di impoverimento ed ingestibilità, a se-conda della campana. Certo è che le manifesta-zioni di piazza dell’anno pas-sato, pur avendo urlato tanto, nel palazzo sono state ascol-tate poco. Perciò, all’avvio del nuovo anno scolastico, numerosi istituti in tutta Ita-lia hanno scelto di fare muro contro la riforma, con nuovi provvedimenti: sospesi, dun-que, i viaggi di istruzione. A suo modo la “grande” storia si inserisce nella realtà specifica di Pinerolo, favorendo il con-fronto tra professori, studenti e genitori sulla misura-blocca gite e sulle sue conseguenze. Cosa cambia quest’anno nel Pinerolese? Per gli studenti dei licei Porporato e Curie e degli istituti Prever e Porro niente viaggi di istruzione, mentre altra decisione è quella presa all’istituto Buniva, dove non si sono bloccate le gite.In ogni caso, l’argomento del blocco del-le gite ha riscaldato il dibattito interno alla scuola: chi favorevole ad una sospensione totale, chi parziale, chi a un blocco degli scrutini, chi dei nuovi libri di testo e chi con-trario ad una soluzione che ancora non con-vince. tuttavia si può dire che, negli stessi istituti aderenti al blocco, l’eccezione che conferma la regola, un po’ fastidiosa, del fare le cose “all’italiana” è stata conferma-ta. Bloccate tutte le gite che sforano dall’ora-rio didattico, ad eccezione della visita al

laboratorio del CErN di Ginevra, delle usci-te legate al progetto Italia 150 e di quelle già finanziate in parte lo scorso anno, per il liceo Porporato. Al Curie, invece, si sono mantenuti gli scambi culturali di più giorni all’estero, a cui però accede solo l’indirizzo linguistico, e gli stage di matematica, chimi-ca e fisica per gli studenti distintisi per me-rito a fine anno. In entrambe le scuole sono ripartiti i corsi extrascolastici e gli sportelli di

recupero, anche se con riduzione di orario e modalità diverse. All’istituto Prever si sono conservati invece gli stage alberghieri, in quanto incidono nella votazione dell’esame di qualifica degli studenti. In questa cornice di fondo a distinguersi è l’istituto Buniva, il cui corpo docenti non ha aderito all’iniziati-va, cosa che permetterà il consueto svolgi-mento dei viaggi di istruzione. Non è dunque un fronte compatto quello di Pinerolo, che tuttavia tenta ugualmente di ottenere attraverso la perdita economica a danno delle agenzie di turismo scolastico, una pressione più efficace sul potere politi-co. E finalmente di farsi sentire.

SOCIEtà

Maggio 2008, ragazzie del Liceo Curie in gita ad Amsterdam

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16SOCIEtà

CoSAfAròDAGrANDE?

Ciò che mi piace o ciò che è richiesto dal mercato del lavoro?

Giovan i&Lavo ro

A cura di Beatrice Gouthier Fotografie B.G.

Almeno una volta nella vita abbiamo sen-tito o ci siamo posti la domanda “cosa farò da grande?”, la risposta viene sempre ve-loce e spontanea: “semplice, quello che mi piace”. A sentire gli economisti e gli specialisti del mondo del lavoro questa risposta è in-completa: sarebbe più giusto dire “quello che mi piace e che è richiesto dal mercato del lavoro”. Insomma, prima di scegliere quale stra-da percorrere per la propria formazione, un giovane dovrebbe avere chiari in mente al-cuni punti: quali professionalità scarseggia-no e quali sono richieste nel proprio territo-rio. Obiettivo difficile da raggiungere per un quattordicenne, che deve decidere a quale liceo o scuola pro-fessionale iscri-versi, ma già più realizzabile per un neodiplomato. Partendo dal presupposto che ognuno è una potenziale risor-sa umana, è ne-cessario decidere in quale campo diventarlo. Risor-sa umana è il termine che ha rimpiazzato l’espressione forza lavoro, ampliandone il significato. Il cambiamento non è casuale, né dovuto semplicemente a una moda ma esprime una visione molto differente del rapporto lavorativo: con questa espressio-ne si vuole evidenziare il valore o capitale insito nel personale, nella sua professio-nalità e nelle sue competenze e quindi si allude ad un’estensione della responsabi-lità. L’espressione vuole sottolineare l’im-portanza delle risorse umane nell’ambito dell’azienda e nell’intero sistema economi-co. Il lavoro infatti è inteso non solo come strumento di sussistenza, ma anche come possibilità di affermazione e di realizzazio-ne personale. Concentrandosi su Pinerolo, ci si accorge che propone soprattutto professionalità re-lative al settore meccanico, dato che sono

numerose le fabbriche presenti sul territo-rio. Sul mercato del lavoro del Pinerolese sono disponibili anche professionalità spe-cializzate in tutti i settori (meccanico, tessi-le, terziario, terziario avanzato, elettronica, edilizia, più limitate nel chimico). Per chi si affaccia sul mondo del lavoro locale non do-vrà stupirsi di sentire che le professioni più richieste sono in campo tecnico e che sono necessarie diverse specializzazioni: tecni-ci, progettisti meccanici di attrezzature e processi, progettisti e sviluppatori di pro-dotto, contabili, controller, addetti paghe e contributi, customer service, addetti alla pianificazione e programmazione di produ-zione, informatici, programmatori, addetti

qualità e addetti alla sicurezza. Per ognuna di queste professioni sono richieste partico-lari competenze, ma due delle ca-pacità soglia più importanti sono la conoscenza delle lingue straniere (l’inglese, ormai dato per scontato,

il francese e il tedesco) e un’ottima padro-nanza del pacchetto Office. Conoscendo questi dati, è possibile ave-re un quadro più completo delle opportu-nità di lavoro del nostro territorio e quindi muoversi di conseguenza, ma si può anche decidere di ignorarli e ipotizzare uno spo-stamento futuro. I più coraggiosi che de-cidono di seguire solo i proprio desideri e le proprie preferenze, non tenendo conto delle opportunità di lavoro nel loro territo-rio di residenza, devono mettere in conto che dovranno spostarsi per praticare la professione per cui hanno studiato, magari in un’altra regione o addirittura all’estero e sarà utile allora ricordare l’esempio dei no-stri nonni che hanno lasciato il loro paese per trovare un lavoro o degli extracomuni-tari che lo fanno ogni giorno. Nel prossimo numero approfondiremo questa tematica.

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17Soc i a l e&Vo lon ta r i a to

A cura di Valentina Voglino

AMA- AuToMuTuoAiuTo

Aiutati e aiuta condividendo l’esperienza AMA Pinerolo: un invito, ma, soprattut-to acronimo di un’associazione molto ben radicata sul territorio, fonte continua di for-mazione e di sostegno alle persone in diffi-coltà. Difficoltà diverse, a tratti più notevo-li, a tratti più nascoste, ma tutte bisognose di essere superate. Cos’è l’ A.M.A. ? L’Associazione A.M.A. è un’organizza-zione di volontariato (conforme alla legge 266/91, iscritta al registro regionale delle organizzazioni di volontariato Sez. A socio-sanitaria) che ha come finalità la promozio-ne della cultura dell’automutuoaiuto, cioè una risorsa per il benessere delle comunità nella logica della partecipazione diretta del-le persone alla promozione della salute e dell’autoprotezione fisica e mentale. I gruppi attivi sul territorio pinerolese sono molteplici e affrontano tematiche estremamente diverse tra loro: dall’elabo-razione del lutto al sostegno alla genitoriali-tà, dalla separazione alla menopausa, dalla dipendenza affettiva ai disturbi alimentari, per passare al sostegno a coloro che assi-stono persone con il morbo di Alzheimer. Il principio dell’associazione è quello del sostegno reciproco, del confronto tra per-sone che hanno lo stesso problema, che si impegnano per il proprio cambiamento e quello degli altri, promuovendo le potenzia-lità positive tramite il coinvolgimento e la condivisione delle esperienze vissute. Ov-viamente, la partecipazione è vincolata dal-

la disponibilità delle persone di condividere la propria esperienza, mettendosi in gioco e portando a riflessioni circa la responsabilità personale dei singoli. I componenti di un gruppo A.M.A. porta-no nella collettività le diverse facce di uno stesso problema: lo scambio di pensieri e il confronto di opinioni favoriscono la possi-bilità che tutti possano ristrutturare il pro-prio pensiero, rivedere il proprio modo di porsi nei confronti dell’argomento in que-stione. tutte le testimonianze avranno sempre e comunque lo stesso valore, ognuna sarà sempre considerata legittima e degna di es-sere stata portata all’attenzione di tutti: nel gruppo c’è grande rispetto. È possibile che all’interno del gruppo vi sia un facilitatore che ha il compito di age-volare la comunicazione, lo scambio di ve-dute e di tutelare le dinamiche che nascono all’interno del gruppo. Il facilitatore è una persona che ha se-guito con una formazione specifica, che è semplicemente referente del gruppo, senza esserne mai il conduttore diretto. La partecipazione ad un gruppo a.m.a. è libera e gratuita, l’impegno personale è re-golato dal rispetto degli altri e dall’interesse specifico. L’associazione, inoltre, promuove even-ti di carattere culturale, quali la mostra “Il manicomio è nelle nostre menti e nei nostri cuori”, che ha ottenuto grande successo

nel Novembre 2008. L’associazione AMA di Pinerolo è sempre aperta ad accogliere nuo-vi membri che vogliano condividere con coloro che già ne fanno parte, le loro difficoltà e i loro problemi.

SOCIEtà

Contatti:Associazione Auto Mutuo AiutoVia Vigone, 6/b - Pinerolo (TO) Tel. 0121.330811 Cell. 339.5432895 333.4624219

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18Ar te&Arch i t e t tu ra A cura di Francesca Noardo

LoDAToANChEDAiNAPoLETANi

Il presepio vigonese

ArtE

Dall’8 dicembre è visitabile a Vigone l’opera d’arte della famiglia Audisio, co-minciata tredici anni fa per scherzo e loda-ta oggi anche dagli esperti napoletani del settore. L’immenso presepe, occupante l’intera chiesa di S. Bernardino, ripropone, al cen-tro, Vigone, con i suoi più tipici monumen-ti, fra cui emerge la rotonda che, memore della sua passata funzione, è affiancata da un carretto per il ghiaccio. Più avanti un ciabòt, tipico del paesag-gio circostante, è messo a confronto con una più ricca cascina con, tra le altre cose, la tettoia per gli alambicchi di distillazione della menta, novità di quest’anno. Il pre-sepio si fa così documento del territorio, con le costruzioni tradizionali, che portano con sé anche mestieri e ruoli sociali forse dimenticati. Sulle montagne si aprono la val Pellice e la val Chisone, con le peculiari baite, po-polate da personaggi in costumi tradizio-nali, valdesi compresi, e con l’inserimen-to (nuovo) delle miniere di talco della val Germanasca. Ogni elemento è tratto dalle cartoline storiche e dal materiale documen-tario dei musei. Da qui prendono spunto il figlio Egidio, che esegue magistralmente gli edifici in compensato ricoperto di creta, e la Signora Irma, che con somma maestria e passione riproduce nei minimi dettagli (an-

che quelli che poi non si vedono) i costumi delle statue con una moltitudine di stoffe, pizzi, perline e raffinati ricami. Un po’ discosto troviamo infine il realisti-co paesaggio palestinese, la cui continua-zione è la grotta della natività. Anche qui con la popolazione autoctona, per caratte-ristiche e costumi. Ulteriore raffinatezza di questa parte del presepe è l’imbrunire, poi nel gioco del-le luci, leggermente prima, rispettando il “fuso orario” tra i luoghi. I personaggi, eseguiti fin nei dettagli in creta dal capostipite Giovanni, rappresen-tano gli stessi abitanti di Vigone, attuali e passati, nei medesimi ruoli, riportati tutti nell’ambientazione tra fine Ottocento e ini-zio Novecento.Il tutto, arredato di muschio e bonsai, si anima con musica, luci variabili secondo i tempi della giornata, stelle, lucciole, can-dele, acqua e neve che cade dal cielo sulle montagne, per renderlo ancora più vivo. Come è comprensibile, l’opera acquisisce un alto valore didattico; si possono infatti prenotare lezioni davanti al presepio, che offre innumerevoli spunti di approfondi-mento culturale ed etnologico, in aggiunta al valore artistico e mistico che sempre ap-partiene ai presepi e che attrae pullman di visitatori anche da lontano.

Piazza Cardinal Boetto, VigoneDall’8.12.2010 al 9.01.2011Feriali h.15.00 – 19.00Festivi h. 9.30 – 19.00Aperture straordinarie:giovedì h.9.00 – 12.00e vigilia di Natale h.15.00 – 19.00 e 21.00 – 23.30Visite extra per gruppi su prenotazionetel.011.9801902 – 011.9801143

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i“fuoriDiTEATro”ALLoroquArToSPETTACoLo

“Congedando Godò”

teat ro

A cura di Maurizio Allasia Fotografie Giacomo Denanni.

ArtE&SPEttACOLO

“Non c’è niente di più comico dell’infelicità”, ci ricorda Samuel Beckett in Finale di partita. Sembra la battuta più adatta per inquadrare “L’ecole des femmes” di Jean-Baptiste Po-quelin, in arte Molière, e spiegare il perché, quasi tre secoli e mezzo dopo la sua prima rappresentazione, sia ancora un testo pieno di vita, di energia dissacratoria, di volgari-tà costruens e in particolare della strisciante infelicità e della rovina del suo protagonista, quell’Arnolphe proclamatosi ridicolmente Si-gnore del Ceppo. Walter Malosti, regista poliedrico e attore so-praffino nel ruolo principale, riesce a mante-nere La scuola delle mogli la “lucida e oscura provocazione” di cui parlava Cesare Garboli a proposito dell’opera di Molière: non si limita a tradurre, ma ricrea il testo in italiano, incen-trando tutto sulla contaminazione. Un’inte-grazione di generi musicali (da Non arrossi-re di Gaber a Giuseppe Verdi, passando per l’hip-hop), di scenografie simboliche e inserite alla perfezione in un meccanismo simile alle lancette di un orologio, ma soprattutto di una lingua a metà fra il grammelot e il francese maccheronico, in un potente flusso di rime che rispetta il verso alessandrino originale e i suoi giochi sonori e consolida la vis comica di una farsa con la quale “se non si fa ridere, si fallisce”, parola del regista. Una banale e scontata storia di corna (ai li-miti del kitsch il cervo imbalsamato in scena) riesce così a trasformarsi in complesso arche-tipo del rapporto uomo-donna e trova il suo momento più emblematico e celebre nella declamazione delle “massime per essere una

buona moglie”, dove la volgarità del pensiero maschile si trasfigura per Malosti in una don-na con un libro come copricapo, seminuda e discinta negli atteggiamenti. Una provocazio-ne forse eccessivamente semplicistica nella sua antifrasi (e nemmeno così originale), ma che sicuramente non lascia indifferente gli spettatori.Apparentemente banale e statica è anche la storia del Godot di Beckett, dove due uomini senza tempo né storia, barboni esistenziali, aspettano che arrivi un certo signor Godot. Si aspetta e basta, senza sapere perché. E se invece Godot non solo fosse arrivato, ma addirittura non volesse più andarsene?È la sfida teatrale che i ragazzi della compa-gnia I Fuori di teatro intendono portare in sce-na con il loro nuovo spettacolo: “Congedan-do Godò”, il 5 dicembre a Bricherasio (Sala Polivalente) e il 12 dicembre a Pinerolo (Sala Concerti Italo tajo), è un’opera in due parti che unisce letture sceniche di brani scelti da “Aspettando Godot” di Samuel Beckett alla rappresentazione di un testo inedito, “Conge-dando Godò” di Amalia Sularizio, che parte dal ribaltamento dell’idea beckettiana, dove Godò in questo caso, invece di essere atteso invano, non vuole andare via dalla scena, cer-cando a tutti i costi di non essere congedato. Una sfida al senso e alla sua ricerca, in un incrocio ideale ed ideologico tra il capolavoro del Nobel irlandese e il suo carico di tragedia e complessità novecentesca e un atto unico basato sull’assurdo puro, tra la solitudine e il non-luogo, tra l’eterna attesa e l’impossibilità di andarsene.

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uNASoCiETàCoNTANTECATEGoriE

La Cestistica Pinerolo 87

Calc io g iovan i l e

A cura di Andrea ObisoFotografie A.O.

SPOrt

La società sportiva “Cestistica Pinero-lo ‘87”, come suggerisce il nome, è una squadra pinerolese di pallacanestro fon-data nel 1987. Il Presidente della società è Giorgio Merlo, il suo Vice è Claudio Griffa. In una zona geografica in cui il calcio è lo sport più seguito, più praticato e più discusso, è piacevole sapere che il basket è rappresentato in numerose categorie all’interno della sola “Cestistica Pinerolo ‘87”. Sono infatti presenti: l’Under 14, l’Under 15, l’Under 17, l’Under 19, i Se-nior Maschile UISP e la Serie D, per quan-to riguarda i ragazzi sopra i tredici anni. Nelle categorie inferiori invece, conside-rate “minibasket”, sono rappresentati gli Esordienti, gli Aquilotti 1998, gli Aquilotti 1999, gli Scoiattoli e Progetto Scuola.Quest’ultimo progetto consiste in un in-teressante programma di “Attività mo-toria” nella scuola elementare e media.

Iniziative di collaborazione Scuola-Ex-trascuola in materia di attività sportiva” (breve estratto del documento datato 1 Set 2007 presente nel sito della società http://www.cestisticapinerolo.it/). La “Cestistica Pinerolo ‘87” ha anche una rappresentativa femminile, L’”Open Femminile CSI”. Navigando attraverso il sito della squa-dra si apprende che diverse sezioni sono in fase di restauro e che la maggior parte dei risultati non sono aggiornati, ciono-nostante si può apprendere molto sulla “CP’87”. E’ stata allestita una sezione per cia-scuna categoria di giocatori, oltre ad esse vi è un link che conduce ad una tabella contenente gli orari di ogni allenamento. Inoltre la società comunica tramite il sito con le famiglie dei giovani cestisti dando anche la possibilità di visionare e scari-care i moduli necessari per entrare a far

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21parte della squadra.Il sito dispone infine di una photogallery e di un elenco di sponsor coinvolti nell’ini-ziativa. Molto interessanti sono inoltre alcune rubriche meno legate alla squadra e più al mondo del basket in generale: la prima si chiama “La Storia Del Basket A Pinerolo” e nonostante non sia ancora terminata contiene la storia di alcune squadre pine-rolesi del passato. “L’Angolo della tecnica” contiene alcu-ni link utili per imparare le tecniche base, e non, del gioco della pallacanestro. “Una regola Alla Settimana” contiene le rego-le fondamentali di questo sport ed infine “NBA by Vince” consiste in una pagina piena di video che mostrano le gesta dei giganti del basket americano. In conclusione la “Cestistica Pinerolo ‘87” offre un’ottima possibilità ai ragaz-zi di ogni età di avvicinarsi alla pallaca-nestro, permette a questo sport di farsi conoscere ai bambini con un programma legato alla scuola e consente a chiunque lo desideri di consultare un’interessante numero di dati riguardo se stessa e il ba-sket in generale. Noi ci auguriamo che questa società riesca a mantenere il cospicuo numero di iscritti che tutt’ora può vantare e che nel tempo riesca a raggiungere degli obiettivi importanti all’interno della pallacanestro italiana.

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fANNyBouNouSEGiorGiACAVALLEriA“SERATE Di LAUREA”

Ostetricia e Sociologia

Generazioni in DialogoA cura di Valentina Voglino

INCONtrI

Continua il grande successo di “Serate di Laurea”, evento organizzato dall’Associazio-ne Onda d’Urto, in collaborazione con Alzani Editore, che è anche sede dell’evento, con il patrocinio del Comune di Pinerolo. Nella serata del 26 novembre sono state presentate due tesi di laurea molto diverse tra loro ma estremamente interessanti en-trambe. Le autrici sono state introdotte dal Prof. Diego Priolo, già loro insegnante al liceo Porporato dove entrambe hanno ottenuto la formazione superiore, il quale ha sottoline-ato come abbiano ottenuto grandi risultati grazie alla loro grinta tipicamente femmini-le, e come questo sia un valore nel mondo odierno che vede il ruolo della donna sempre più svilito. La prima tesi di laurea presentata è quella di Giorgia Cavalleri:“Modelli organizzativi e cultura: adattamento della cultura azienda-

le in un processo di integrazione italo-tede-sco”, ottenuta in Sociologia. L’idea di base è di analizzare i diversi modelli culturali e orga-nizzativi nelle aziende e come essi possano influire su culture diverse. Giorgia ha preso in analisi una multinazio-nale tedesca con una filiale nel pinerolese. ha somministrato ai dipendenti di questa azienda un’intervista semistrutturata, cer-cando di capire come i dipendenti avessero vissuto la recente fusione della loro azienda (che precedentemente era italiana) e come vivessero il rapporto con le altre culture. Dall’analisi è emerso il rapporto predominan-

te della cultura tedesca, che ha provocato non pochi cambiamenti, primo tra tutti l’in-tensificazione di certe attività e la minore in-dipendenza rispetto ad alcune regole, con un preponderante adattamento alla casa madre. La seconda tesi presentata è di Fanny Bounous: “Posizioni materne al parto e esiti perineali”, tesi di laurea in Ostetricia. Fan-ny ha condotto un periodo di osservazione all’ospedale Sant’Anna di torino - sala parto - nel semestre Luglio-Dicembre 2009. Attraverso una serie di slides proiettate du-rante la discussione, Fanny ha dimostrato come le donne dovrebbero essere supporta-te e consigliate al momento del parto, per assumere posizioni differenti dalla litotomi-ca; l’assistenza ostetrica one-to-one, l’assi-stenza “centrata sulla donna” e rispettosa delle sue scelte, deve tenere conto anche della postura, che deve essere percepita confortevole ed efficace per favorire il parto.

Le ostetriche e i professionisti che assistono il parto devono supportare nella sperimen-tazione ed informare circa rischi/benefici le donne, per dar loro gli strumenti per effet-tuare scelte informate,Molto ineteressanti alcuni aneddoti raccon-tati circa il ritorno del parto a domicilio, la sua inaspettata naturalezza e la multicultu-ralità nelle sale parto. Insomma, due tesi diverse, ma accomu-nate dalla grande volontà di capire il mondo che ci circonda.Il prossimo incontro il 28 gennaio 2011. Per contatti, informazioni e partecipazione: [email protected]

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GruPP i EMErGENT i DEL P iNEroLESE

Sunshine gospel choir

Off i c i ne de l suono

A cura di Mario rivoiroBlind Luck records

MUSICA

Intervista ad Alex Negro direttore e fonda-tore di “Sunshine gospel choir”Come e quando nasce il SUNSHINE? Il coro gospel Sunshine è nato circa 14 anni fa... Al tempo era un corso di gospel tenuto da me e dal maestro Claudio Fabro.Il livello vocale è salito e di pari passo l’affia-tamento, quindi mi sono staccato dalla scuola e li ho portati con me... Ed insieme abbiamo scelto il nome. Un nome solare come solari siamo noi nei nostri rapporti e con il pubblico.Perchè la scelta del gospel? Io ho vissuto per un breve periodo a SAN DIEGO e la mamma della famiglia che mi ospi-tava era una cantante gospel, mi sono appas-sionato ed al mio ritorno in Italia ho incontrato il reverendo americano Lee Brown che è stato il mio papà musicale, mi ha insegnato tutto e con lui ho cantato in tutto il mondo.Io sono quello che sono e di conseguenza il sunshine è quello che è grazie al nostro in-contro.Mi parli dell’ultimo disco SMILE AGAIN? SMILE AGAIN è per me un sogno!

È la prima volta che scriviamo brani nostri, originali, che affiancano altri brani famosi. È un pezzo di me stesso, 3 mesi della mia vita, 24 ore al giorno in studio. Poi c’è la mia pic-cola Gloria (Bianco Vega) che diventa autrice e mi dimostra che la luce che ho visto nei suoi occhi anni fa era giusta...”sono molto orgo-glioso di lei!”Avete in programma un tour natalizio? Dove? Sì, il tour natalizio è fitto di appuntamenti: Bologna, torino, Pisa, Gaeta, Edolo, Alassio e tanti altri!Per avere informazioni sul tour basta andare su: www.sunshinegospel.com e lì troverete tutto.Come e dove possiamo trovare il vostro ulti-mo lavoro? SMILE AGAIN sarà in vendita nei nostri concerti, tramite il sito e tra poco su tutti i portali on line.Per chi volesse cominciare a cantare Gospel abbiamo diversi corsi organizzati dall’associa-zione culturale Sunshine e tenuti da me.Attualmente abbiamo un corso principianti e un master.... Le info le trovate sul sito.

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Si somigliano, ma si differenziano

La giustizia e la legalità

Let te re a l g i o rna l e risponde Elvio Fassone

“Sovente si confonde la legalità con la giusti-zia, considerando i due termini quasi sinonimi e prendendo come giusto ciò che è legale. Cos’è che distingue le due realtà?”. G.D

Una condanna alla pena di morte, in un Paese in cui tale pena è prevista, è certamente legale: è anche giusta? Il diritto al lavoro, assicurato dall’art. 4 della nostra Costituzione, è certamen-te giusto: è anche legale, cioè giuridicamente esigibile? L’ordine di Creonte, che vieta ad Anti-gone di seppellire il fratello, è legale: ma ad esso Antigone oppone altre leggi, quelle “non scritte, inalterabili, poste dagli dei”, e quindi superiori a quelle dell’uomo. Ma quali sono queste leggi? dove le troviamo? Se è facile dire che cosa è la legalità, è dif-ficile definire che cosa sia la giustizia. Non è sufficiente dire che è “a ciascuno il suo”, vuoi per la vaghezza di questo “suo”, vuoi perché sentiamo che in certi casi occorre andare oltre la nozione di giustizia distributiva. A ancor meno si può ri-tenere che la legge sia il vestito della giustizia. Non è così, e lo constatiamo ogni momento. Per cui ci portiamo dentro una sorta di nostalgia per una stagione-mito, nella quale legge e giu-stizia sono state la stessa cosa, e dopo la qua-le il connubio si è scisso, per la sete di potere dell’uomo. Il ceppo comune è bene espresso dalla radice “ius” (diritto), che ha generato sia la figlia nobile “iustitia”, sia il figlio autoritario “ius-sum” (comando). E soffriamo perché nell’espe-rienza storica il secondo ha sopraffatto la prima, e la legge è diventata sinonimo di forza, volontà, sopraffazione. La stagione-mito non è mai esistita. Ma è esistito, invece, il cammino verso un recupero di quel connubio ideale. Se non si può descri-vere che cosa è “giusto”, si può contrastare che cosa è certamente “in-giusto”: è ingiusto che il potere prevarichi sull’uomo. Di fronte alla legge-autorità si è costruito progressivamente un luo-go davanti al quale anche la forza deve fermarsi: i diritti della persona umana. Dichiarare che la persona è “inviolabile” è certamente “giusto”. La giustizia abita in questa protezione.

Per poter esigere l’inviolabilità è stato neces-sario che il pensiero diffuso riconoscesse che quest’area aveva un fondamento più alto della forza, era presidiata da qualcosa davanti alla quale anche l’imperio doveva arrestarsi: il valore ideale, il principio superiore. Antigone invoca le leggi “che non da oggi, non da ieri vivono, ma eterne: quelle che nessuno sa quando com-parvero”: e proprio il mistero della loro origine le colloca nel profondo dell’essere umano. La religione le situa nella volontà di Dio. Il giusnatu-ralismo nella natura. L’illuminismo nella ragione. La modernità nel consenso universale. Ognuno sceglie secondo le sue convinzioni, l’essenziale è che tutti riconoscano la trascendenza di questo principio. La storia dei diritti umani, del loro progressi-

vo ampliamento, della loro difficile tutela in concreto, è la storia della codificazio-ne dell’idea di giustizia. Si è cominciato con il minimo etico, il diritto alla vita, alla libertà personale, alla libertà di espressione, di culto, di riunione. Poi si è allargata la sfera ai diritti di partecipare alle decisioni collettive. Infi-

ne si è disegnata l’area dei diritti sociali, dell’at-tesa di solidarietà nelle situazioni di debolezza. Il costituzionalismo è la disciplina che percorre questo cammino. Con le moderne Costituzio-ni l’autorità e il principio ideale si ricongiungo-no, legalità e giustizia vengono a coincidere, la stagione-mito diventa stagione reale. Perché la Costituzione è una legge, ma è una legge fatta di principi e di valori, e tale che tutte le leggi specifiche devono misurarsi su di essa. ha que-sta statura morale perché viene composta dagli uomini quando escono da un trauma collettivo, da una tragedia nella quale hanno sperimentato tutto il male della vita, ed hanno deciso che la società deve invece ispirarsi ad un ethos condi-viso ed umanitario. Poi può accadere, e accade, che la vita con-creta continui ad essere piena di ingiustizie, di sopraffazioni, di violenze e di arbitri. Ma non è colpa della Costituzione. E’ colpa del nostro egoismo e della nostra insensibilità. La Costitu-zione ci indica in quale direzione dobbiamo anda-re, sta a noi seguirla.

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