Periodico italiano magazine maggio-giugno 2016

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Mensile di informazione e approfondimento. In copertina: Viva il mammo Gli uomini che si risposano a cinquant’anni e ‘rivivono’ la paternità in una maniera più consapevole; i trentacinquequarantenni che vivono un ruolo attivo nella crescita dei figli; quelli che scelgono di stare a casa ad accudire i propri figli al posto della compagna. La famiglia cambia e i ruoli si interscambiano per il bene più grande: i figli Non perdetevi gli aggiornamenti settimanali sul nostro sito www.periodicoitalianomagazine.it

Transcript of Periodico italiano magazine maggio-giugno 2016

Non ci sembra una tragedia

In tempi di ‘sguattere’ del Guatemala, la nostra società sta generando unafigura innovativa: il ‘mammo’. Ovvero, nell’ambito di quel ribaltamentosociologico di cui abbiamo spesso parlato in passato, oggi è la donna adavanzare nelle distinte carriere professionali, mentre l’uomo è costretto astare a casa per occuparsi delle faccende domestiche. Ai tempi del serviziomilitare, a molti giovani maschi italiani capitava di dover lavare i piattiper tutto il battaglione, oppure di dover ‘pelare’ una montagna di patateper qualche giorno. Erano esperienzeconsiderate odiose, soprattutto da certinostri ‘pulzelli’ provenienti dalle fami-glie più ricche. Invece, si trattava diepisodi a loro modo formativi, che riu-scivano a riequilibrare il non semplicepassaggio tra gli anni dell’adolescenzae quelli dell’età adulta. In quest’ottica,il fatto che le nostre donne stianocostringendo i ‘maschietti’ a maturarenon è affatto un dato negativo. Il pro-blema è quello di un mercato del lavo-ro, soprattutto italiano, ancora struttu-rato sulla vecchia impostazione ‘cattoli-co-familista’ degli anni ‘50, in cui unsolo membro sarebbe tenuto a garanti-re il sostentamento economico dell’inte-ro ‘nucleo’ familiare. Non riuscendo adabbandonare tale schematismo, l’unicorivolgimento possibile era quello di unribaltamento totale dei ruoli tra i sessi:una trasformazione in molti casi verifi-catasi. La soluzione corretta della crisioccupazionale europea era, infatti,quella individuata da Lionel Jospen, illeader dei socialisti francesi degli anni’90 del secolo scorso: “Lavorare meno, ma lavorare tutti”. Una formula chesintetizzava forme di riorganizzazione industriale diverse, imperniate sulmodello delle 35 ore settimanali; oppure, introducendo formule contrattua-li stabili, ma ‘part time’; oppure ancora, inserendo nuove categorie di lavo-ro oggi definite ‘mini-jobs’. Sembrano tutte invenzioni dell’ultimo momen-to, ma in verità tali formule provengono dalla visione laico-riformista di ungrande esponente del Psi degli anni ’60, troppo spesso dimenticato:Riccardo Lombardi. Sia come sia, in Italia, come al solito, si è finiti col per-correre una via ‘ambigua’, che ha precarizzato l’occupazione, riproducendoa parti invertite il vecchio schematismo statico, ingiusto e classista del cat-tolicesimo borghese. Ecco per quale motivo la socialdemocrazia europea si

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editoriale [email protected]>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

è ritrovata schiacciata tra ‘l’incudine’ di un massimalismo di sinistra,insulso e puramente protestatario e il ‘martello’ delle nuove discriminazio-ni xenofobe e razziste dell’ultradestra, intrise di egoismo demagogico. Lasoluzione del ‘rebus’ si è confusa tra i rumorosi populismi qualunquisticialimentati, irresponsabilmente, dai media. L’Italia avrebbe assoluta-mente bisogno di rigenerare un centro politico laico-moderato, per riu-scire a ‘smorzare’ la confusione prodotta dalle forze più estreme, chehanno disturbato, in questi ultimi decenni, un dialogo sereno, freddo erazionale tra le forze socialdemocratiche e quelle liberali. Lo sviluppotecnologico in atto è destinato a produrre ulteriori ‘contrazioni’ occupa-zionali, sotto il profilo sociologico. Tanto per fare un esempio, nel 2030 leautomobili viaggeranno per conto proprio, poiché ‘teleguidate’ dal siste-ma satellitare. E i mestieri del tassista e dell’autista non esisterannopiù. Inoltre, venendo a mancare persino l’eventualità di incidenti stra-dali, anche carrozzieri e meccanici dovranno presto ‘ridisegnare’ la pro-pria specializzazione tecnica. I nostri giovani, grazie a Dio, sono in largaparte dei ragazzi intelligenti e di spirito: siamo certi che sapranno sen-z’altro individuare gli aspetti positivi della nuova epoca di ‘intercambia-bilità’ di ruolo tra uomini e donne, riuscendo a imporre, finalmente,quella ‘rottura’ generazionale in grado non soltanto di estinguere alcu-ne professioni, divenute inutili, ma anche le numerose ‘trappole’ tese dacerti professionisti della demagogia più retriva e immobilista.L’immigrazione farà il resto, togliendoci definitivamente dalle ‘scatole’una concezione ‘chiusa’ di società, incapace di andare oltre le diverseforme di discriminazione prodotte dalle destre più razziste e criminali.

VITTORIO LUSSANA

editoriale L’‘intercambiabilità di ruolo tra uomini e donne>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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La famiglia che cambiaIl divorzio, le unioni civili, l’inseminazione artificiale, le adozioni: seci pensate bene, molte delle polemiche che si innescano nel nostroPaese riguardano la famiglia. E, ogni volta, il tira e molla è fra chinon vuole cambiare niente e chi sottolinea la nascita di nuovi dirit-ti. Intanto, la società segue una sua naturale e inarrestabile evolu-zione: meno matrimoni, più coppie di fatto; meno nascite, più coppieche ‘inseguono’ una maternità artificiale. In tutto questo, la famigliaè sempre al primo posto. Lo è per i cattolici, così come per il mondoLgbt. Perché in una società dove il consumismo ha dimostrato tuttele sue ‘falle’ e l’economia genera incertezza, l’unica risposta di sensoè il costruirsi un nucleo familiare e circondarsi dall’affetto dei pro-pri cari. Persino l’assenza di un lavoro stabile comincia a perdere lasua ‘forza’ nella scelta di molte coppie di continuare a posticipare ladecisione di un figlio. E, in un processo di riorganizzazione delmenage familiare, del lavoro (ormai all’interno della coppia lavora-re in due è la norma), della gestione della casa e della prole, i ruolisi modificano. In questo numero abbiamo scelto di parlare di ‘nuovipapà’ che decidono di esserci al fianco della compagna, di occuparsiin prima persona di pannolini e pappette. Uomini che scoprono l’im-portanza e l’opportunità del congedo parentale, del tempo trascorsocon i figli fin dai primi mesi di vita e che abbattono il muro degli ste-reotipi: donne casalinghe, uomini ‘macho’.Nulla da dimostrare, oltre al fatto di esserci per i propri cari, perdare valore alle cose più importanti. Un segnale inaspettato che il‘noi’ è meglio del solo ‘io’.

FRANCESCA BUFFO

storiadicopertina La frontiera dei nuovi papà>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Un libro che racconta la storia didue giovani che vivono la lorostoria al tempo del GovernoRenzi. Attraverso il suo trattotagliente e ironico, MarioNatangelo prende in giro i tren-tenni, se stesso, il giornale per cuilavora e il premier

sommario Anno 5 I numero 19 I Maggio-Giugno 2016

3 Editoriale

5 Storia di copertina

8 Un nuovo mododi fare il papàLa famiglia cambia e i ruoli si interscambiano per il bene più grande: i figli

12 Decidere di non vivereSono in aumento gli italiani che scelgono la Svizzera come meta per il suicidio assistito

18 Il ritmo del tempo urbanoL’evoluzione del semaforoal centro di uno studio nato dalla collaborazione fra il Mit di Boston e il Cnr italiano

22 La regina del benessereRosanna Lambertucci, una professionista che ha fatto della salute uno stile di vita

26 Igor Mitoraj a PompeiUn’esposizione che lo scultore aveva sognato a lungo e che la morte improvvisa gli ha impedito di veder realizzata

33 Tracey Emin sbarca in CinaL’artista, considerata la bad-girl dell’arte inglese, regina dei letti sfatti, è approdata a Hong Kong con la sua prima personale cinese :‘I Cried Because I Love You’

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Politica e amorea fumetti

36 La ‘sicilitudine’di Girolamo Ciulla30 opere dell'artista attraversano l’idea stessa di identità e metamorfosi che si fa sempre più contemporanea, facendo incontrare storia della letteratura e società attuale

38 Lotta e showamerican styleWrestlemania 32, il principale evento di wrestling a livello mondiale

42 Franca Baroneecco 'Miss Apleton'Un disco d’esordio da ascoltare tutto d’un fiato

44 Be a Bearla semplicità è uno stileRealizzato interamente con un iPhone, l'album di Filippo Zironi è una costante sperimentazione sonora

46 MusicaNewsGuida all’ascolto

48 Libri&LibriNovità in libreria

49 Andrea Vitali “L’ironia è la mia medicina”Un intreccio che racconta storie di ‘periferia umana’, dove il tempo sembra sospeso ma pur sempre attuale

Al Museo di Palazzo Braschi, a Roma,si è tenuta una grande mostra antolo-gica su Mario Giacomelli: un grandis-simo del XX secolo che seppe sposareimmagine e poesia in una combinazio-ne di linguacci e piani di letturasovrapposti

La figura neraaspetta il bianco

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Anno 5 - n. 19 - Maggio_Giugno 2016

Direttore responsabile: Vittorio LussanaVicedirettore: Francesca Buffo

In redazione: Gaetano Massimo Macrì, Carla De Leo, Giuseppe Lorin, Michela Zanarella, Dario Cecconi,Annalisa Civitelli, Serena Di Giovanni , Ilaria Cordì ,Silvia Mattina, Giorgio Morino, Michele Di Muro, Clelia Moscariello

REDAZIONE CENTRALE: Via A. Pertile, 5 - 00168 Roma - Tel.06.92592703Progetto grafico: Komunicare.org - Roma

Editore Compact edizioni divisione di Phoenix associa-zione culturale - Periodico italiano magazine è unatestata giornalistica registrata presso il RegistroStampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010

PROMOZIONE E SVILUPPO

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Presenti, premurosi e parsimoniosi. Ecco come sono i papàitaliani secondo un sondaggio realizzato da

babysharing.com. Il 65% degli intervistati ha dichiarato di tra-scorrere in media almeno 3 ore al giorno con i propri figli., dimo-strando di essere anche degli ottimi compagni di giochi. E non siparla solo delle ore serali, perché anche a guardarsi intorno sonoin progressivo e costante aumento i papà presenti all’entrata eall’uscita scolastica, che seguono le attività sportive quotidianeo che si cimentano ai fornelli. Sarà che nel nostro Paese si diven-ta padri mediamente intorno ai 35 anni (in ritardo rispetto allamedia europea) ma la nuova generazione di papà è più consape-vole, persino disposta a rinunciare ad acquistare un nuovo tele-fonino o a risparmiare su vestiti e accessori pur di non far man-care nulla al proprio pargolo.Il cambiamento è epocale. In inghilterra già da qualche anno siregistra un 10% di padri che resta a casa ad accudire i figli. Lichiamano Sahd. Acronimo che sta per Stay at home dad (stai acasa papà). Esistono anche in Italia, ma se ne parla meno per-ché vorrebbe dire ammettere che in alcuni casi a lavorare inpianta stabile con un contratto a tempo indeterminato è lamamma. Ma a essere obiettivi non è solo la deriva di un proble-ma economico. Secondo Federico Ghiglione, pedagista, consulen-te dell’ospedale Gaslini di Genova, «In una famiglia in cui

primopiano Oggi più che mai i ruoli familiari sono stati riorganizzati, primopiano>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Un nuovo mododi fare il papà

Gli uomini che si risposano acinquant’anni e ‘rivivono’ lapaternità in una maniera piùconsapevole; i trentacinque-quarantenni che vivono unruolo attivo nella crescita deifigli; quelli che scelgono distare a casa ad accudire i pro-pri figli al posto della compa-gna. La famiglia cambia e iruoli si interscambiano per ilbene più grande: i figli

I PAPÀ SPIEGATI ALLE MAMME di Federico Ghiglione, 2015. Super ET Opera VivaEsistono moltissimi libri sull'esperienza della maternità, in tutti i suoi possibili risvolti, ma la paterni-tà continua a restare nell'ombra. Forse perché gli uomini fanno piú fatica ad aprirsi e raccontarsi, oforse perché la figura paterna non si è ancora affrancata del tutto da una serie di stereotipi, moltospesso sorpassati ma ancora attivi, come quelli che lo vedono responsabile del sostegno economicodella famiglia, autoritario, assente, incapace di occuparsi dei figli o capace solo di farli giocare.Federico Ghiglione, mediatore familiare, fa breccia all'interno di questo mondo per spiegare allemadri, e con loro a tutti noi, l'unicità, la ricchezza, l'importanza e la difficoltà del ruolo di padre, pren-dendo in esame tutte le fasi che conducono alla genitorialità, dal concepimento al parto, passandoattraverso la sessualità fino all'educazione dei figli. Intrecciando esperienze personali con quellematurate sul campo, Ghiglione ci regala un libro divertente e utile non solo per le giovani coppie, masoprattutto per le mamme, che oggi hanno bisogno piú che mai di capire chi è la ‘metà’con cui hannodeciso di fare famiglia.

entrambi i genitori lavorano i bambini devono essere gestiti daentrambi. I nuovi padri sono pratici: se hanno cambiato atteg-giamento rispetto ai loro predecessori è perché hanno assistitoal fallimento del modello autoritario».Attenzione però, se da una parte l’autoritarismo non va bene,dall’altra il rischio è quello di perdere anche l’autorevolezza. Perquesto sono in molti a rigettare il termine ‘mammo’. SecondoItalo Farnetani, pediatra milanese autore del libro ‘Genitoriautorevoli’ (Mondadori Electa), «I bambini devono poter identi-ficare precise differenze di genere e se i papà moderni sono coin-volti e collaborativi, occorre rispettare il prezioso e unico legameche esiste tra mamma e bambino. Un legame - ricorda - che siforma nei 9 mesi di gravidanza e che la psicologia prenatale staaiutandoci a scoprire appieno. Insomma, se il primo e fortissimolegame del bimbo è con la mamma, al papà spetta un ruolo fon-damentale: deve essere una figura forte e in grado di condizio-nare l’ambiente. Anche la mamma deve dare sicurezza, ma inmodo diverso: fossimo al governo, direi che la madre è il mini-stro degli Interni e il padre quello degli Esteri». Ma qual è allo-ra il modo giusto per relazionarsi con i figli durante la giornata?«È positivo che oggi i padri giochino di più con i figli, e non silimitino al fine settimana - spiega Farnetani - I giochi più adat-ti ai papà sono quelli ‘da maschi’, che divertono spesso anche lebambine. Ma anche i giochi da tavolo. Meno adatti, invece, diver-

rivisti e stravolti >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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timenti tipicamente femminili, come la realiz-zazione di bracciali e collanine. Il papà devedivertirsi insieme ai figli, assecondando le loropassioni, ma senza perdere mai il suo ruolo».Insomma, presenti ma non troppo materni,come sottolinea lo psichiatra Paolo Crepetaltrimenti «Il rischio è quello di allevare unagenerazione di bambini con le ginocchia sane,cioè di ragazzi fragili e dipendenti. La forza delnostro carattere in buona parte — spiega lopsichiatra — è dipesa da quante volte sei cadu-to in bicicletta, oggi invece i genitori ti preser-vano coprendo gli spigoli e non ti insegnano adaffrontare le prove della vita».Sarà, certo è che mai come oggi i ruoli familia-ri sono stati riorganizzati, rivisti, stravolti e i

copioni di ruolo hanno subito cambiamenti radicali, passandodall’essere definiti a priori, ad una continua riorganizzazioneall’interno della conversazione familiare stessa. Ai coniugi dioggi viene richiesto un livello di dialogo e confronto, un gioco disquadra e un’alternanza di ruoli e funzioni più dinamica ed ela-stica che in passato. Ma in tutto questo al centro resta il bambi-no intorno al quale ruotano le diverse figure genitoriali. E quan-do un bambino è seguito e amato, risulta difficile credere chenon sarà un adulto felice e realizzato. Perciò: “Benvenutomammo!”.

FRANCESCA BUFFO

primopiano I nuovi papà sono sempre più ‘giocherelloni’primopiano>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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coccole L'importanza di quelle paterne

Contrariamente a quanto si è pensato sino ad oggi, il ruolo e la presenza del papà fin nei primissimi gior-ni di vita è molto importante. A sostenerlo è stata, recentemente, la psicologa tedesca Johanna Graf suEltern, secondo cui “il padre deve assolutamente trascorrere del tempo con il neonato e portarlo in brac-cio, cambiarlo e se gli si dà il latte artificiale nutrirlo”. Insomma, secondo la psicologa i padri non devonorinunciare a coccole e giochi con il bebè, fin dai primissimi tempi: “i papà hanno meno paura dellemamme, sono più selvaggi. Un atteggiamento che stimola le capacità emotive e motorie del bambino”.Secondo l'esperta è altrettanto importante che i papà si prodighino nel dispensare la giusta dose di affet-to anche nei confronti della partner, la quale – naturalmente – non potrà che essere un po’ stanca, pro-vata e, forse, stressata. “Tutto quello che il padre fa alla mamma va a vantaggio del bambino – affermaGraf – Se una donna prende tutta la fatica su di sé prima o poi ne risentirà tutta la famiglia.” È ancheimportante che il padre accudisca il bambino da solo. “In questo modo riesce a costruire un rapporto indi-pendente e positivo con lui”. La vera scommessa della genitorialità, la possibilità che un ruolo paterno o materno sia credibile ed effi-cace, non si gioca quindi solo nel rapporto a due tra un genitore e il figlio, ma contempla sempre neces-sariamente entrambi i coniugi nel loro reciproco rapporto tra loro e con il figlio.Fondamentale è non trascurare il contatto fisico con il bambino, e che non si finisca con l’esser gelosi seil bebè – come è normale che sia – passerà abbondante e maggioritario tempo con la madre. Con il passare dei giorni il rapporto diventerà semprepiù affettuoso e allargato. F.B.

Parlare di eutanasia inItalia ha sempre portato a

dibattiti molto accesi. Sceglieredi mettere fine alla propria vitanon è una decisione facile daintraprendere, sta di fatto chela morte con dignità è una pra-tica che esiste e che in Svizzeraè legale dal 1942 sia per i resi-denti, sia per i cittadini stra-nieri, mentre nel nostro Paeseè assolutamente vietata. Afarne richiesta sono principal-mente i malati terminali o per-sone che soffrono di fortidepressioni o che sono affette

da patologie gravi, che comealternativa alla sofferenza e aldolore, scelgono quella che èstata definila una ‘dolce morte’.Secondo un rapporto pubblica-to da Eurispes il 60 % degli ita-liani è favorevole all’eutanasia.Bisogna comunque distinguerel’eutanasia dal suicidio assisti-to, dal punto di vista giuridico emorale, ci sono delle differenze.Nell’eutanasia è un medico che,per desiderio e su richiesta delpaziente, pone fine alla sua sof-ferenza aiutandolo a morire.Nel suicidio assistito, invece, il

soggetto chiede di essere assi-stito nel momento in cui decideautonomamente di metterefine alla propria vita (il medicosi limita a prescrivere la dosedel farmaco letale). Attorno aquesta realtà sono nate inItalia diverse associazioni peril diritto a una morte dignitosa.Una di queste è Exit Italia, chedal 1996 si batte per far appro-vare una norma che introducanel nostro territorio l’accetta-zione di questa pratica. Exittra l’altro consente di ottenereinformazioni sul suicidio assi-

etica La chiamano ‘dolce morte’ ma non è l’eutanasia e viene praticata da chi chiede di e>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Decidere di non vivere

Sono in aumento gli italiani che scelgono la Svizzera come meta peril suicidio assistito: ciò perché nel nostro Paese non esiste ancora unanormativa che accolga questa pratica

stito in Svizzera, anche se nonfa da tramite con le associazio-ni locali, e non si occupa nem-meno delle persone che optanoper questa soluzione, poiché ciòsarebbe perseguibile dal codicepenale italiano per il reato diistigazione al suicidio. Ma qualisono le modalità della dolcemorte? Per andare fino in fondobisogna ottenere il consenso diuna commissione formata datre medici, che forniscono unacartella clinica del paziente.Dopo una serie di analisi, unodei tre si prende l’incarico diprocedere nella pratica. Ilmedico comunque deve tentarefino alla fine di convincere ilpaziente a rimanere in vita,con un percorso psicologico chegli consenta di ripensarci. Un40% delle persone all’ultimomomento rinunciano nel porta-re a termine il suicidio assistitoe scelgono fortunatamente divivere. Per chi è deciso adandare avanti, tutto avvienenell’ambulatorio del medicoche ha scelto di prendersi incarico la pratica: il pazientedeve ingerire due pastiglie diantiemetico (anti-nausea) esubito dopo in un bicchiered’acqua viene sciolta una dosedi pentobarbital di sodio, unsedativo ad effetto rapido eletale, che una volta bevuto inpochi secondi lo addormentaper sempre. Tutta la proceduraviene filmata, come vuole lalegge svizzera, che prevede chela ripresa consenta al medicolegale e alla polizia di verifica-re che la morte sia avvenutavolontariamente. Tutto questoha un costo che varia da unminimo di cinque a un massi-mo di diecimila euro, e com-prende le visite mediche, l’assi-stenza, la parte burocratica e ilservizio funebre o di cremazio-ne. Per gli italiani, il percorso

non è facile da intraprendereperché per il nostro ordinamen-to accompagnare una personaa mettere fine alla propria vitain Svizzera è considerato unreato, si rischiano dai 5 ai 12anni di carcere e gli stessi fami-liari del paziente desistono perpaura di essere incriminati. Diquesto tema complicato ha

deciso di parlarmeMassimiliano Governi nel suolibro intitolato ‘La casa blu’(Edizioni e/o). Si tratta del rac-conto del viaggio di un padreche decide di partire per laSvizzera insieme al figlio ado-lescente per raggiungere uncentro per suicidi assistiti. Il

protagonista è un ex giornali-sta, che vuole realizzare unreportage sull’argomento (alme-no questa è la versione che dà alfiglio). Durante il tragitto nasceun fitto dialogo tra i due sulsignificato della rinuncia volon-taria alla vita: un confronto cheporta alla luce il disagio di unpadre, che fa uso di Xanax e sof-fre di depressione. Il giovane sirende così conto che il padre nonsta andando in Svizzera perlavoro, ma per porre fine allapropria esistenza. L’autoreattinge a riferimenti di serietelevisive come ‘True Detective’,o alla musica con l’analisi deltesto di ‘My death’ di DavidBowie. Ci spiega così che cos’è ilsuicidio assistito, come si attuala procedura e perché laSvizzera è la meta scelta datanti italiani per mettere fine aldolore. In sole centoquarantapagine c’è una riflessione quan-to mai autentica sull’argomen-to, sul senso della paternità esulla fragilità umana. Non c’èinganno o fraintendimentoverso il lettore, ma è come se chilegge fosse un terzo personaggioseduto nel sedile posteriore diquella macchina in viaggioverso la Casa blu. Questo breveromanzo mette il lettore di fron-te a un tema che in Italia è spi-noso e problematico e lo lascialibero di scegliere, di farsiun’opinione, senza arrivare astrumentalizzazioni. Una storiaper certi aspetti estrema, dovele parole conquistano ritmo,potenza e consentono di capiremeglio chi sceglie il fine-vita.Un percorso da ascoltare senzatroppi pregiudizi. Il libro è dedi-cato a Pietro D’Amico, magistra-to calabrese, e a PieraFranchini, malata terminale,che hanno scelto il suicidio assi-stito in Svizzera.

MICHELA ZANARELLA

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essere assistito nel momento in cui decide di mettere fine alla propria esistenza >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

LA CASA BLU di Massimiliano Governi, Edizioni e/oPagg. 144, 10 euro

L’AUTOREMassimiliano Governi è uno scrittore ecuratore editoriale italiano, è nato aRoma, dove vive. Ha pubblicato Il calcia-tore (Dalai 1995), L’uomo che brucia(Einaudi 2000), Parassiti (Einaudi 2005),Chi scrive muore (Bompiani 2011), Comevivevano i felici (Giunti 2013).

Ha esordito nel 2007 con Emme, l’insertosatirico de L’Unità ideato e diretto da

Sergio Staino e disegna ogni giorno una vignet-ta per Il Fatto Quotidiano dal primo numero,nel Settembre 2009. Mario Natangelo è uno deigiovani segni della satira politica italiana (l'uni-co disegnatore trentenne a lavorare per un quo-tidiano nazionale) e nel suo ultimo lavoro“Pensavo fosse amore, invece era Matteo Renzi”edito da Magic Press, 'prende di mira' l'era delrottamatore. Affrontare la politica in un conte-sto che non ha nulla a che fare con la politica,non è così semplice, ma Natangelo lo fa con unaspontaneità creativa piacevole, spassosa, tantoda dare forma aduna sorta di parodia dei tren-

tenni, dove l’autore si mette a nudo e si vergo-gna di ciò che sta per raccontare. Una coppianasce, cresce e muore ai tempi di Matteo Renzi.Lui è un disegnatore disilluso, lei una militanteinfervorata. Si troveranno – loro malgrado – avivere una “House of Cards” all’italiana, alleprese con l’ascesa al trono della politica italiana– Palazzo Chigi – di uno spregiudicato e ambi-zioso politico di provincia, Matteo Renzi: i duel-li per la presa del Partito, l’assassinio politico diun presidente del consiglio, la scia di sangue etradimenti che porteranno alla nascita non solodi un nuovo governo, ma di una nuova epoca.Tutto ciò che questo Nuovo Mondo trova di tra-verso sulla sua strada viene distrutto. Anche

graphic novel Il giovane vignettista de ‘Il Fatto Quotidia>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Politica e amorea fumetti

Un libro che racconta la storia di due giovani che vivono la lorostoria al tempo del Governo Renzi. Attraverso il suo trattotagliente e ironico, Mario Natangelo prende in giro i trentenni, sestesso, il giornale per cui lavora e il premier

l’amore. O forse no?Una parodia sui trentenni di oggi e sull’intimi-smo autoreferenziale della facebook generation,in cui politica e vita quotidiana si mescolanosenza soluzione di continuità. I problemi e lepaure della vita di ogni giorno si confondono conle nevrosi di Grillo e dei suoi grillini, con quelche resta di Berlusconi, con il lavoro quotidianoin un grande giornale, con un Travaglio grillinosfegatato, con il processo a Zerocalcare, con psi-cologi berlusconiani e con i lettori che voglionoridere ogni giorno, ad ogni costo. Senza trala-sciare Casaleggio, il Pd e l’Italia di oggi, fino avarcare le Alpi e arrivare a Charlie Hebdo e aifantasmi neri dei suoi

morti ammazzati. Lo scontro fra il vignettista ela sua creatura diventa una riflessione sullasatira post “je suis Charlie”, con una narcisisti-ca ed egotica caricatura di Matteo Renzi che –come il mostro di Frankenstein – sfugge comple-tamente al controllo del suo creatore in un fina-le tutt’altro che scontato.

Come sei riuscito a raccontare te stesso, iltuo lavoro, attraverso questo progetto edi-toriale?

“È stato tutto molto naturale.Lavoro ogni giorno in un quo-tidiano, pubblicando unavignetta. Al momento di met-termi al lavoro sul libro hoprovato a raccontare tuttoquello che c’è attorno, o sotto,l’unico disegno che pubblico.Insomma, la vignetta è solo lapunta di un iceberg, dove l’ice-berg è appunto tutto ciò cheporta al disegno finale”.

Una parodia sui trentennidi oggi, passando attraver-so i social e sullo sfondo larealtà della politica italia-na. Al centro due protago-nisti molto diversi tra loro,lui disegnatore disilluso,lei militante determinata.

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no’ con il suo ultimo libro ironizza sull’intimismo autoreferenziale della facebook generation>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

PENSAVO FOSSE AMORE, INVECE ERA MATTEO RENZIdi Mario Natangelo, Magic PressPagg. 144, euro 11,90

Cosa ti ha spinto a caratterizzare i perso-naggi in questo modo?“È una storia vagamente autobiografica. Unarelazione con una ragazza molto diversa da me,non solo per appartenenza politica (lei l’aveva,io no) ma anche per approccio alla vita. Lei unapersona positiva, ottimista, quasi ai limiti dellacreduloneria (come scrive Travaglio nella prefa-zione). Io, invece, un pessimista totale. L’unionetra i due non poteva che tradursi in una messain discussione per entrambi, come in effetti èstato”.

Matteo Renzi, un politico giovane, deter-minato e ambizioso proprio come i dueragazzi che animano la narrazione afumetti. Nel libro ne fai una caricatura, iltuo Renzi non ha nulla a che vedere con ilpolitico, è così?“Esatto, il personaggio che nel libro interpreta'Renzi' è una caricatura. Un fantoccio che usoper rappresentare qualcun altro, quasi comefosse un attore che interpreta una parte in unfilm del quale il disegnatore è il regista. E ineffetti, i personaggi delle vignette parlano,discutono con l’autore del copione, lamentando-si della battute o delle scene che devono inter-pretare di volta in volta”.

Inevitabile associare il titolo dell’opera alfilm di Massimo Troisi “Pensavo fosseamore invece era un calesse”, c’è qualcheriferimento in merito?“Il libro è permeato di riferimenti a Troisi, oltreche ad altri fumetti e film. Molte scene, per chiconosce la filmografia del geniale regista cam-pano, strizzano l’occhio a film come ‘Scusate ilritardo’ o ‘Ricomincio da tre’. È stato il mio modoper omaggiare la mia città e la mia cultura,quella napoletana”.

MICHELA ZANARELLA

MARIO NATANGELONato a Napoli nel dicembre 1985, è giornalistaprofessionista. Dal settembre 2009 disegna ognigiorno una vignetta per Il Fatto Quotidiano,oltre a reportage grafici e strisce. Laureando ingiurisprudenza, esordisce come disegnatore nel2007 con L’Unità e, dopo un anno di studioall’estero, si trasferisce a Roma dove attualmen-te vive e lavora. Ha disegnato per Linus, collabo-ra con Smemoranda e ha realizzato copertine eillustrazioni per molte riviste e case editrici. Haall’attivo due libri: “Napolitano! Sesso, moniti eRock’n’roll” (Aliberti editore) e “2012 con Loden”– insieme a Vauro – per Il Fatto Quotidiano. Haricevuto il 40° Premio per la satira politica diForte dei Marmi.

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Cento anni prima che l’Occidente venisseattraversato dal movimento rivoluzionario

del ’68, faceva la sua comparsa uno strano mar-chingegno che in seguito la rivoluzione l’avrebbecompiuta davvero, lungo le strade però.Parliamo del semaforo, il regolatore imperter-rito che detta i ritmi degli spostamenti urbani;necessario pendolo dell’incrocio stradale, maanche fonte di imprecazioni per gli automobi-listi ‘bloccati’. Ormai ne diamo per scontata lapresenza, ma come tutti gli oggetti inventati,anche il semaforo ha la sua storia e un’evolu-zione. È di questi giorni infatti l’annuncio diun nuovo sistema semaforico in grado di snel-

lire il traffico. Vi stanno lavorando il Mit diBoston e il Consiglio nazionale delle ricerche(Cnr); a quanto pare funziona come il sistemadegli slot degli aerei e non prevede soste. Maprocediamo con ordine e vediamo come si èarrivati all’ideazione del semaforo e come lostesso si sia evoluto nel tempo.Con la crescita della popolazione nei centriurbani a fine ‘800, aumentava di pari passo ilnumero di carrozze lungo le strade e la vita peri pedoni era evidentemente messa a rischio dalloro attraversamento senza regole precise. Tracarrozze, pedoni, cavalli, ogni incrocio nasconde-va un pericolo per l’incolumità personale. Da qui

cultura L’evoluzione del ‘Municipal Traffic Control System’ al centro di uno stud>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Il ritmo del tempo urbano

Quando non c'era il semaforo, per i pedoni era vita dura: è natopoco più di un secolo fa tra curiosità e diffidenze, ma grazie alla tec-nologia si avvia a diventare il perno di una nuova rivoluzione

l’idea dell’ingegner John Peake Knight di instal-lare un “semaphore” nei pressi di un incrocio aWestminster, Londra. Siamo nel 1868 e si trat-ta, per quanto ne sappiamo, del primo tentativodi regolamentare il traffico con un semaforo.Essendo un ingegnere delle ferrovie, il suoinventore si era ispirato ai segnali ferroviari deltempo: un palo con un ‘asta. Quando questa eraperpendicolare al palo dava lo stop; diversamen-te indicava il via libera. Di notte, per renderevisibile il semaforo si applicaro-no delle lanterne a gas a luceverde e rossa (colori già usatinella marina e nelleferrovie).Un sistema che neces-sitava dell’intervento fisso di unagente, ma non sempre dava irisultati sperati e così si avviòpresto al tramonto. Anche per-ché, a quanto raccontano le cro-nache, le lampade scoppiaronoferendo gravemente l’agente.L’idea però fu ripresa più avan-ti negli Usa, mezzo secolo dopo.Qui, nel 1912, LesterFarnsworth Wire, comandantedella divisione traffico dellapolizia di Salt Lake City(Utah), posizionò a un incrocioche fino ad allora aveva regola-to ‘a mano’, una gabbia di legnocon due luci, una verde e unarossa. L’idea sembrò fruttodelle frustrazioni di un agentedel traffico e probabilmentealquanto bizzarra, finendo persuscitare una certa indifferen-za. Col tempo, tuttavia, si inco-minciò ad apprezzarne l’utilità.Due anni più tardi, nella citta-dina di Cleveland in Ohio, trala East 105th Street e EuclidAvenue, la American TrafficSignal Company rubando l’ideadi quel vigile frustrato, aveva creato il primosemaforo elettrico al mondo, più funzionale delprecedente. Cleveland all’epoca era la secondacittà dopo Detroit per volume di traffico automo-bilistico. All’inaugurazione erano presenti leautorità cittadine e la stampa. Quel 5 agosto del1914, dunque, viene ritenuto dai più il giorno

della nascita del primo vero semaforo. Quelsistema ideato da James Hoge, si chiamava‘Municipal Traffic Control System’ e venne bre-vettato nel 1918. Il ‘giallo’ fu introdotto neiprimi anni Venti, sempre negli States, dal-l’afroamericano Garrett Morgan esperto insistemi di sicurezza. Il nuovo colore ambrato sirese necessario, dato che il cambio verde-rossoveniva azionato ancora manualmente dai vigiliposti in un gabbiotto vicino al semaforo. Nei

momenti di grande flusso ditraffico questi non avevano iltempo per far ‘scattare’ il vialibera e lo stop ai veicoli in con-temporanea. Un’ulteriore mi-glioria fu apportata propriocon il sistema di azionamentoautomatico, due anni dopo l’in-venzione del disco giallo. Fuproprio il semaforo a tre coloridi Morgan ad attirare l’atten-zione della General Electricche ne acquistò i diritti per40.000 dollari. Col suo mono-polio la GE iniziò a produrre inserie semafori e a impiantarliovunque negli Usa. Era natauna nuova era.Ormai ben collaudato, il sema-foro sbarcò nel vecchioContinente. La prima città apossederlo fu Parigi, quindiAmburgo e Berlino. In Italia fuinstallato a Milano, tra piazzaDuomo e via degli Orefici.Dovremo aspettare il 1961 pervedere il primo semaforo pedo-nale. Fu inventato a Berlino eancora oggi nella capitale tede-sca magliette con stampe eoggetti che lo ricordano vengo-no venduti come souvenir.Quello che molti ignorano è chedi semafori ne esistono di diffe-

renti tipi: a tre, quattro e cinque tempi. Il primoè il più diffuso, ed è quello in funzione anchenelle nostre strade. A scattare è prima il rosso,quindi il verde e poi il giallo. In Inghilterra e inTurchia, invece, si utilizza il semaforo a quattrotempi, in cui il rosso e il giallo scattano insiemeper preavvisare gli automobilisti della immi-

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io nato dalla collaborazione fra il Mit di Boston e il Cnr italiano>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

CITTÀ TRA PASSATO E FUTUROUn percorso critico sulla via di Biopolidi Claudio SaragosaSaggi. Natura e artefattoDonzelli editore 2012,pp. X-424, euro 34,00

Un saggio su cosa è stata la città nel XX seco-lo e cosa potrà diventare. Un percorsonell’Urbanistica del ‘900 fino a giungere alladissoluzione delle metropoli e alla previsionedi nuovi modelli per una ‘città della vita’(Biopoli) in cui lo spazio e l’ecologia possanoessere al centro del progetto urbanistico.

nente partenza del segnale verde. A questosegue di nuovo il giallo e poi tutto ricomincia.Raro quello a cinque tempi, lo si rintraccia inAustria e nei paesi ex Urss, che ha una sequen-

za: verde, verde lampeggiante, giallo, rosso,rosso con giallo. Da quel lontano 1868 di studi emiglioramenti ne sono stati compiuti tanti. Inmolti casi oggi gli impianti semaforici vengonosostituiti con le rotonde, che consentono un flussodi veicoli maggiore in minor tempo. L’avvento del-l’informatica comunque è stato fondamentale peravviare i controlli a distanza e offrire maggioreefficienza. Nei casi più moderni alcuni sensoriposti sotto l’asfalto ‘percepiscono’ il traffico e rego-lano il tempo del semaforo determinando lamigliore temporizzazione.Lo studio a cui si accennava all’inizio, del Mit edel Cnr, si colloca esattamente nella sfera dellenuove tecnologie che potrebbero cambiare benpresto il futuro del traffico urbano. Non piùsemafori a temporizzazione, ma incroci dove non

cultura Il semaforo del futuro controllerà incroci dove non è prevista sosta>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Qui sopra: Londra, primi del novecento, unincrocio con pedoni, carrozze e auto elettricheA sinistra: Milano, il primo semaforo installatoin Italia in P.zza del Duomo all’incrocio con Viadegli Orefici

IERI

OGGI

Germania L’omino al posto del verde

L’Ampelmännchen è l’omino del semaforo pedonale tedesco. Simbolo della DDR, hada poco compiuto mezzo secolo di vita. Era il 1961 quando fece la sua comparsa. Gliincidenti tra auto e pedoni erano aumentati e si era reso necessario intervenire. Il suoinventore si chiamava Karl Peglau e per primo capì che i semafori per le auto, anzi-ché diminuire i rischi di incidenti per i pedoni, li aumentavano. Le loro luci infattierano troppo piccole e si confondevano con quelle delle insegne dei negozi e dellepubblicità. Un omino bene in evidenza, invece, avrebbe potuto avvisare meglio il‘quando’ attraversare e quando no. Con la caduta del muro anche quei semaforipedonali furono soppiantati. Poi, complice la nostalgia, ma anche un’idea del desi-gner industriale Markus Heckhausen, l’Ampelmännchen è ritornato. MarkusHeckhausen infatti, ha riciclato i vecchi semafori della DDR trasformandoli in lampade. Il referendum voluto nel 1996 ha fatto il resto e oggi è pos-sibile attraversare gli incroci guidati dal simpatico omino.

è prevista sosta. L’idea del gruppo di scienziati,infatti, si basa sul sistema degli slot degli aerei.Ogni automobile avrà un suo spazio (lo slot):giungendo in prossimità dell’incrocio, a velocitàmonitorata e prestabilita, potrà attraversarlosenza fermarsi.Con questo sistema gli esperti assicurano ilpassaggio doppio di veicoli, oltre che l’assenzadi code. Un progetto che lascia intravederecome saranno le prossime città del futuro,quando probabilmente anche le auto si muove-ranno senza bisogno di guidatore (anche que-sta è un’idea a cui la scienza lavora da tempo).

GAETANO MASSIMO MACRÌ

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Disegno che spiega il funzionamento del sema-foro del 1868

Guida e basta,la nuova campagna per la sicurezza stradaleCiò che fa scattare l’allarme è anche il numero delle vittime sullestrade: dopo la battuta d’arresto registrata dall’Istat nel corso del2014, con 20 deceduti in meno rispetto al 2013, l’incidentalitàrilevata nel 2015 da Polizia di Stato ed Arma dei Carabinieri haevidenziato una preoccupante inversione di tendenza, con 40incidenti mortali in più rispetto all’anno precedente e un mag-gior numero di deceduti, 22 in più. E allora è arrivato il momento di dire che essere costantementeconnessi non è sempre la cosa più giusta. Che è meglio non sen-tire i nostri cari per qualche ora, piuttosto che rischiare di nonvederli più. Nasce da questa idea la nuova app ‘Guida a Basta’,disponibile per iOS e Android (www.guidaebasta.it), che consentedi impostare il proprio cellulare sulla modalita’di guida, con la pos-sibilita’ di inoltrare a un gruppo di contatti preferiti un messaggioper comunicare loro che ci si sta per mettere in viaggio, e che pertutta la durata del tempo selezionata non sara’possibile rispondereal telefono. La applicazione, infatti, blocca l’accesso alle impostazio-ni e consente di inviare la propria posizione geografica, in modo datenere aggiornati i contatti preferiti sul viaggio.La connessione a un social, se effettuata mentre si va a 100 allo-ra, e’ come attraversare 5 campi di calcio al buio”. Usare il cellula-re in macchina, ha sottolineato il presidente Anas Gianni VittorioArmani, “ha effetti misurabili: per esempio il tempo di reazione siriduce del 50%, una frenatura si allunga di quasi 40 metri. Ècome avere un contenuto di alcol di 0,8 grammi per litro. Èimpressionante”.«Non casca il mondo se non rispondi: non muore nessuno, nelvero senso della parola. Insomma, diciamolo chiaro che quandoguidi, devi guidare e basta»: è questo il messaggio, forte, chearriva dall’Anas e dalla Polizia di Stato. I primi, grazie alla manu-tenzione delle infrastrutture, e i secondi, con l’attività di preven-zione, si occupano quotidianamente di garantire la sicurezzadegli automobilisti. Ma oggi, insieme, lanciano una nuova cam-pagna di educazione stradale per informare gli automobilisti suirischi e sulle conseguenze delle cattive abitudini e del mancatorispetto delle regole. F.B.

news

Giornalista, Rosanna Lambertucci è scrittrice,conduttrice di trasmissioni televisive di suc-

cesso. Per ben 16 anni è stata al timone del pro-gramma cult della televisione italiana “Più sani piùbelli”, grazie al quale ha trasmesso ai telespettato-ri importanti messaggi per la salute psico-fisica.Sempre cordiale e positiva, ha fatto della filosofiadel benessere la guida della sua attività professio-nale. Autrice di numerosi libri sull’alimentazione, èstata nominata ambasciatrice per Expò 2015. Oggiè direttore di “Più Sani più Belli Magazine” e presi-dente dell’associazione internazionale senza fini dilucro 'Femme Santé Santé Femme - Donna SaluteSalute Donna'."Negli ultimi anni c'è stata una vera rivoluzione nelsettore dell'alimentazione: l'attenzione è passatadalle calorie alle molecole. Il mero calcolo calorico

personaggi Una professionista che ha fatto della salute uno stile di >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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La reginadel benessere

Rosanna Lambertucci è la divulgatrice di salute psicofisica più famosad'Italia: il suo ultimo libro, ‘La dieta che ti cambia la vita’ (Mondadori),in queste ultime settimane è al vertice nelle classifiche di vendita

oggi non ha più senso perché ogni alimento agiscein modo diverso a secondo di come viene assunto".Così Rosanna Lambertucci apre le numerose pre-sentazioni del suo ultimo libro. “Il mio nuovo viag-gio attraverso la salute è uscito in libreria setteanni dopo il successo de Il viaggio dimagrante”.“Perché così tante donne, e anche molti uomini,incontrano difficoltà quando provano a dimagrire oquando vogliono mantenere nel tempo il peso rag-giunto con tanta fatica? È innegabile che, non appe-na la cintura comincia a stringere, ci colpevolizzia-mo puntando il dito su grassi, dolci e carboidrati ingenerale. In parte questo è vero. Ma ciò che secon-do gli studiosi influisce in maniera diretta sul pesosono, in realtà, le oscillazioni della glicemia con laconseguente secrezione di insulina, l'ormone dellafame e dell'accumulo di peso. È questo probabil-

vita>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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mente l'aspetto più importante che risponde alladomanda: perché non riesco a dimagrire?”Rosanna Lambertucci, nel suo libro, ci porta ottimenotizie dal fronte del dimagrimento, della salute edel benessere. I più recenti studi scientifici hannodimostrato il fallimento delle famigerate diete ipo-caloriche. La perdita di peso, e di grasso, non dipen-de solo dalle calorie giornaliere assunte attraversol'alimentazione, ma risiede nell'equilibrio glicemico.Grazie agli studi di nutrigenomica oggi si può affer-mare con assoluta certezza che saper scegliere glialimenti giusti, assumerli attraverso una precisasequenza e apprendere come combinarli, imparan-do anche a rispettare gli intervalli tra un pasto el'altro, ci permette di essere certi di dimagrire.Con “La dieta che ti cambia la vita” la divulgatricepiù famosa d'Italia aiuta tutti a scoprire gli effettidegli alimenti sull’organismo, allo scopo di perderepeso senza soffrire la fame. La silhouette si modifi-cherà, giorno dopo giorno, regalando un vero e pro-prio effetto lipoaspirante, preservando i muscoli eanche la bellezza, la luminosità e la tonicità dellapelle. Un percorso che comincia con sei settimaneper poi durare tutta la vita.

Conosciamo RosannaRosanna Lambertucci nasce in una famigliacomposta in parte da imprenditori del settorealimentare, in parte da magistrati, due attivitàche hanno contraddistinto, in momenti diversi, ilsuo percorso di vita. Sin dalla prima giovinezza,infatti, si dedica allo studio delle discipline giuri-diche senza mai abbandonare la passione per lasalute e la cura del fisico, da sempre coltivata.Questo interesse si trasforma in attività profes-sionale quando si avvicina al gior-nalismo televisivo con un intentounico e ambizioso: rendere lascienza medica comprensibile atutti, con la convinzione che sentirparlare di salute sia un'esigenzaparticolarmente sentita dal pub-blico televisivo. Tale consapevolez-za le arriva dopo la frequentazionedi molti ospedali, luoghi in cui hapotuto scorgere la necessità daparte di pazienti e persone comunidi conoscere l'attività medica allaquale si sottoponevano, affidando-si ad una persona seria e compe-tente che, con esempi e un lin-guaggio semplice, potesse spiegarele questioni più diffuse legate alla

salute, alla medicina e all'alimentazione.La curiosità per questi importanti aspetti dellavita umana nasce durante un soggiorno pressoun centro talassoterapico di Quiberon, inBretagna, dove ha l'opportunità di conoscere lericerche messe a punto da Madame CatherineKousmine, grande esperta di alimentazione, laquale aveva compreso il duplice valore della

dieta, considerata sia un eccezio-nale strumento per prevenire lemalattie sia uno stimolo alla pro-duzione delle difese di qualunqueorganismo, specialmente se colpi-to da problemi di salute.

La salute:una fiolosofia di vita“Mens sana in corpore sano”.Questa celebre frase non è sem-plicemente frutto di fantasie o diantiche dicerie popolari ma esisterealmente uno stretto legame trala salute della mente e quella delcorpo, secondo cui tutto ciò cheaccade a livello emotivo vieneespresso attraverso il nostrocorpo.

È importante, quindi, per raggiungere il verobenessere psico-fisico, non trascurare mai né ilcorpo né la mente. Questo concetto implica lapresenza di una correlazione diretta tra l’uno el’altro e si fonda su dimostrazioni anche scienti-fiche che, nella sua opera divulgativa, RosannaLambertucci tende inevitabilmente a mettere inluce da sempre. Alcuni studi hanno dimostratoche effettivamente esiste une stretta relazionetra il benessere fisico e quelle mentale di unapersona. Mantenere una buona forma fisica sti-mola un ampio sviluppo intellettivo, una mag-giore capacita mnemonica e favorisce l’autosti-ma. La frase pronunciata secoli fa da Giovenale,dunque, trova nei giorni nostri un vero riscontroscientifico, che ne sottolinea l’importanza, e tra-sforma questo concetto in una vera e propriafilosofia di vita da tenere sempre presente.

I successi televisiviRosanna Lambertucci inizia la sua collaborazionecon la Rai alla radio. Luciano Rispoli le affidata larubrica “Domande a Radiodue”. La sua carrierasuccessivamente prosegue in televisione, nel 1980,con il programma “S come Salute”, in onda suRaidue. Sempre per la stessa emittente, nel 1981 è

autrice e conduttrice del programma di successo“Più sani e più belli” che, visto il successo di pubbli-co, passerà su Raiuno, per un totale di 17 edizioni.Dal 1994 al 1997 è conduttrice televisiva del giove-dì del fortunato quiz di Raiuno “Luna Park”.

La dieta che ti cambia la vitaLa ‘Dieta Social’ di Rosanna Lambertucci è unnuovo programma dietetico “collettivo” iniziato loscorso gennaio su facebook, twitter e instagram. Sitratta di una dieta da fare tutti insieme, da seguirecostantemente, dopo essersi iscritti gratuitamentesul sito www.dietasocial.it e che può essere perso-nalizzata sulla base delle variazioni dei vari ali-menti, adattandola al propriostile di vita.Messa a punto da una équipe di esperti in Scienzedell’Alimentazione coordinati da RosannaLambertucci e dal dottor Pier Luigi Rossi, dietologoe nutrizionista, inventore del metodo molecolare, laDieta Social è un regime alimentare in cui non sipesano i cibi, non si contano le calorie, si scelgonosoltanto gli alimenti giusti per una nutrizione cor-retta e dimagrante tra i tanti proposti.Una bellissima idea, soprattutto economica e che,con il costante supporto dei social, permette achiunque di risolvere in tempo reale dubbi o quesi-ti. Soprattutto non si soffre la fame perché i pastisono cinque al giorno. Insomma, una dieta che puòincontrare i gusti di moltissime persone che voglio-no un regime dimagrante serio, non rigido e soprat-tutto supporto e motivazione per raggiungerel’obiettivo peso forma.I diversi percorsi vengono creati sul sito periodi-camente e in genere durano 2 settimane (le iscri-zioni sono gratuite ma a numero chiuso). Adisposizione degli utenti ci sono anche tantericette, che possono essere personalizzate epostate dagli iscritti.

DARIO CECCONI

personaggi Una dieta da seguire on line>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Emergency è nata 20 anni fa per offrire cure gratuite e di elevata qualità alle vittime della guerra e della povertà.Da allora abbiamo assistito oltre 6 milioni di persone grazie al contributo di decine di migliaia di sostenitori che hanno deciso di fare la propria parte per garantire un diritto fondamentale - il diritto alla cura - in alcuni dei Paesi più disastrati al mondo.Aiutaci con l’attivazione di una donazione periodica (RID): tu scegli che cifra destinare a Emergency e con quale frequenza e noi potremo pianificare al meglio il nostro lavoro e mantenere la nostra indipendenza.

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Un’esposizione fortemente agognata dallo stessoartista franco-polacco quando era ancora in

vita. Finalmente, Igor Mitoraj è atterrato a Pompei.O, meglio ancora, lo hanno fatto le sue 30, gigante-sche, maestose, sculture. Una di loro è stata calatasulla terrazza del Tempio di Venere: imbracata a unbraccio meccanico, la statua bronzea di Dedalo èstata collocata su un basamento allestito all’internodel tempio. La prima di un cospicuo gruppo, si dice-va, con la quale è stata ‘idealmente’ inauguratal’esposizione, che ha preso ufficialmente avvio negliscavi il 15 maggio e sarà visitabile almeno fino all'8gennaio 2017. Le gigantesche statue ‘neo-classiche’

sono già state installate all'interno del sito archeo-logico, tra lo stupore e l'apprezzamento dei turistiche fanno la fila per fotografarsi o farsi ritrarre conle grandi figure alle spalle.

Mitoraj e le sue sculture ispirate al classico Igor Mitoraj è nato il 26 marzo 1944 a Oederan, damadre polacca e padre francese, conosciutesi in cir-costanze tragiche durante la seconda guerra mon-diale: la madre fu deportata in Germania e costret-ta ai lavori forzati, il padre invece era un ufficialedella Legione Straniera Francese, detenuto come

arte Uno scultore neo-classico sempre attuale, anche tra le antichità>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Igor Mitoraja Pompei

Al via, dal 15 maggio scorso, la mostra postuma dell'artista fran-co-polacco scomparso il 6 ottobre 2014. Un’esposizione che lo scul-tore aveva sognato a lungo e che la morte improvvisa gli ha impe-dito di veder realizzata

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prigioniero di guerra. Fin dall’adolescenza si avvici-na alle belle arti: un interesse difficile da coltivarenella Polonia comunista dell’epoca. Eppure, l’arti-sta comincia a studiare la pittura iscrivendosiall’Accademia delle Belle Arti di Cracovia e, duran-te gli anni Sessanta, inizia ad esporre i suoi lavori.Nel 1968 Mitoraj si trasferisce a Parigi e dagli anniSettanta comincia a interessarsi alle culture suda-mericane: si reca in Messico, dove rimane per unanno intero, viaggiando e studiando l’arte azteca.Osservandola, si rende conto che il medium pittori-co non è più idoneo ad esprimere la sua ricerca e siindirizza, quindi, verso la scultura. Si ristabilisce aParigi dove vive e lavora: gli vengono assegnatidiversi riconoscimenti importanti, tra cui il Prix dela Sculpture de Montrouge. Il Ministro dellaCultura francese gli assegna un atelier aMontmartre, al famoso Bateau-Lavoir, celebre peraver ospitato numerosi artisti importanti, primo fratutti Picasso. Dopo aver viaggiato negli Stati Uniti,l’artista effettua diversi sopralluoghi in Grecia perstudiare con cura e da vicino quell’immaginarioclassico che sarà così importante nella sua produ-zione. Nel 1979 si reca per la prima volta aPietrasanta in Toscana, situata non lontano dallecelebri cave del marmo di Carrara, cittadina che hafornito buona parte del marmo impiegato per leopere di Michelangelo e che, per questo motivo,affascina Mitoraj. È qui che l’artista scopre ilmarmo, un materiale fondamentale per la scultura,ma soprattutto gli artigiani e la loro tecnica mille-naria, da cui egli apprende tantissimo. Mitoraj vi

tornerà diverse volte fino a decidere di aprirvi unostudio nel 1983, in parallelo a quello di Parigi.Qualche anno più tardi, nel 1986, partecipa allaBiennale di Venezia e, successivamente, grazie alsuccesso ottenuto, allestisce un atelier aPietrasanta. Metropoli internazionali come Milano,Roma, Parigi, Londra,Atlanta,Tokyo, gli richiedononuove opere per i loro spazi pubblici, per i nuoviquartieri residenziali o per i più importanti luoghid’affari. È così che nasce a Milano la Fontana delCentauro e alla Scala la scultura in marmo diCarrara Hommage à De Sabata (celebre direttored’orchestra de La Scala). Roma gli commissiona duesculture, una per Piazza Mignanelli e l’altra, unamonumentale fontana in travertino imperiale, perPiazza Monte Grappa. Il British Museum diLondra installa nel 1995, davanti la sua entrataprincipale, la Thsuki-No-Hikari in bronzo, e nume-rose opere aCanary Wharf. A Parigi la Défenseaggiunge i monumentali Tindaro, Ikaro e Ikara checulminano a dodici metri di altezza. A Roma anco-ra, l’artista realizza nel 2006 le grandiose porte in

bronzo della basilica Santa Maria degli Angeli e deiMartiri, una chiesa progettata da Michelangelosugli antichi resti delle terme di Diocleziano.

Pompei: il sogno di una vita È un’esposizione, quella di Pompei, fortemente ago-gnata dallo stesso artista franco-polacco quandoera ancora in vita: egli, infatti, desiderava da tempodi poter esporre le sue grandi statue ispirate alclassico fra le rovine archeologiche e i templi delnoto sito archeologico vesuviano, con il quale essegiocano dialetticamente. Lo scultore, però, è dece-duto il 6 ottobre 2014, ben prima di vedere compiu-to il suo progetto. Quest’ultimo era nato proprio nel-l’estate 2014, nel suo laboratorio di Pietrasanta: aricordarne gli ‘albori’ è l’attuale ministro dei beniculturali, Dario Franceschini, il quale, poco dopo lamorte di Mitoraj, ha raccontato di come in quelperiodo, insieme con il soprintendente MassimoOsanna, stessero lavorando alla realizzazione dellamostra a Pompei dopo le esposizioni di Agrigento edei Mercati di Traiano a Roma. All’organizzazionedella mostra hanno quindi contribuito vari enti:oltre alla Soprintendenza Pompei, la FondazioneTerzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, l'AtelierMitoraj di Pietrasanta, aperto dall’artista nel 1983per la vicinanza alle cave del marmo di Carrara, ela Galleria d'arte Contini di Venezia.

La mostra Le statue sono disposte nel Foro di Pompei e lungovia dell'Abbondanza, nel giardino delle TermeStabiane e nella grande area aperta alle spalle delTeatro Grande al Quadriportico dei Teatri. Oltre aDedalo - personaggio della mitologia greca, notosoprattutto per essere il costruttore del famoso labi-rinto del Minotauro – collocato nel Tempio diVenere, è possibile vedere capolavori come ilCentauro nel Foro, il Centurione nelle Terme

Stabiane e Ikaria alata nel Foro triangolare, imma-ginata dall’artista come la sorella di Ikaro, perso-naggio della mitologia greca che, per volare troppoin alto e vicino al sole, sciolse le sue finte ali di cerae cadde a terra, affogando nel mare. Il richiamo allamitologia greco-romana e al mondo classico dellestatue suggella il binomio osmotico tra archeologiae suggestioni contemporanee nella ricerca artisticadi Mitoraj: le due realtà finiscono col fondersi e colcon-fondersi, senza mai sopraffarsi. Le statue del-l’artista, in assoluta armonia, instaurano un lega-me dialettico con lo spazio che le circonda, eviden-ziando e valorizzando la solennità storica degliscavi pompeiani. Le divinità e gli eroi mitologiciche popolano le strade e le piazze di questa stori-ca ‘città fantasma’, sepolta dal Vesuvio nel lonta-no 79 d.C., si configurano quindi come simbolimuti e iconici, come figure eteree, surreali; sognipersonificati che affiorano dalle rovine del sitoarcheologico vesuviano.

SERENA DI GIOVANNI

arte Divinità ed eroi mitologici popolano le strade di Pompei>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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IIggoorr MMiittoorraajj

mostre Il celebre fotografo di Senigallia è tra i più importanti e innovativi del p>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Al Museo di Palazzo Braschi, a Roma, si ètenuta una grande mostra antologica suMario Giacomelli: un grandissimo del XXsecolo che seppe sposare immagine e poesiain una combinazione di linguacci e piani dilettura sovrapposti

La figura neraaspetta il bianco

panorama artistico italiano>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Le 200 fotografie (tutte stampe nel formato originale autografate)esposte per la prima volta a Roma erano tra le più importanti del

maestro Mario Giacomelli. La Sovrintendenza capitolina ai Beni cultura-li ha promosso l'importante retrospettiva 'La figura nera aspetta il bian-co, curata da Alessandro Mauro, tenutasi dal 23 marzo al 29 maggio2016, a Palazzo Braschi e prodotta da Fondazione Forma per laFotografia. L'esposizione si è concentrata sull'evoluzione delle 'serie' delgrande fotografo. In particolare nel suo sentire la realtà marchigianaricercandone qualcosa di astratto.Il bianco non è mai così bianco e il nero non scende mai davvero nelletenebre. Il lavoro è stato concepito e assemblato in un preciso periodo,all'interno del quale si possono trovare immagini scattate molti anniprima come le opere dell'ospizio e del paesaggio proposte successivamen-te in tante 'poesie' degli anni ottanta e novanta.Il percorso si è snodato a partire da uno scenario contadino, alle seriededicate all'Ospizio (Verrà la morte e avrà i tuoi occhi), ai "pretini" infesta nel seminario di Senigallia (Io non ho mani che mi carezzino ilvolto), alle atmosfere atemporali di Scanno, ai contadini de La buonaterra, alla storia di Un uomo, una donna, un amore, fino ad arrivare alleraccolte sulle poesie (A Silvia, Io sono nessuno, Ritorno etc.). Un percor-so impreziosito da un video-documento “Mi Ricordo Mario Giacomelli” daun'idea di Lorenzo Cicconi Massi, testimonia il modus operandi del gran-de fotografo attraverso gli occhi e il vissuto di altri illustri artisti e intel-lettuali: il fotografo Gianni Berengo Gardin, il pittore Tullio Pericoli, ilcritico Achille Bonito Oliva e lo storico dell’arte Carlo Arturo Quintavalle.Da garzone ad artista, Mario Giacomelli (Senigallia 1 agosto 1925-Senigallia 2000) non può essere definito semplicemente un fotografo.Un'infanzia passata a Senigallia, il dolore e la distruzione della secondaguerra mondiale e i riconoscimenti in tutto il mondo fanno di Giacomelliuna figura centrale nella foto-grafia. Dietro la banalità e la superficialitàdi un primo sguardo, c'è molto altro nelle foto di Giacomelli, una combi-nazione tra il sovrapporsi di linguaggi e piani di lettura. 'La figura neraaspetta il bianco' è un frase di Giacomelli ed è emblematica di una real-tà che custodisce il valore di una vita semplice e sincera, che in questefotografie, tra le più 'materiche', si elevano a una tensione lirica e corpo-

sa. Nei lavori esposti in mostra è risultato eviden-te il connubio tra le sue due più grandi passioni: lafotografia e la poesia. Il fotoracconto era accompa-gnato sempre da una poesia o da una raccolta dipoesie del Novecento. Nella serie '1986-1990.Felicità raggiunta, si cammina, A Silvia, l'Infinito,Passato, il fotografo marchigiano affronta il temadella caducità dell'esistenza umana nei suoi attimigioiosi attraverso la poesia di Eugenio Montale,mentre Giacomo Leopardi è stato celebrato attra-verso il volto di una giovane in un orfanotrofio (ASilvia) e le colline dolci delle Marche (L'infinito).La felicità è una nuvola che passa e poi scom-pare. Quindi, nulla è davvero a fuoco e tutto èevanescente, come lo è l'esistenza umana.

Giacomelli affidò ai versi di Jorge Luis Borges il suo testamento aimmagini nella serie '1998-2000. La mia vita intera', in cui le tanteombre servono a ricordare le sue angosce esistenziali e la pauradella morte esorcizzata solo dalla poesia '...che è tutto- è vita, morte,gioia, pianto, allegria- non si può andare oltre'.Prima di essere un fotografo, Giacomelli è stato un uomo orgogliosodelle sue radici che ha condensato e 'setacciato' con il suo obiettivole forme del rappresentato, per rivelare al fruitore, nel modo piùintenso e sfacciato, il suo animo.

SILVIA MATTINA

mostre Da garzone ad artista, Mario Giacomelli non può essere definito sempli>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Classe 1963, è uno dei personaggi più eccentrici della nuova scena lon-dinese. Conosciuta dagli anni Novanta per la sua condotta da catti-

va ragazza e un letto sfatto che le valse la nomina al Turner Prize, rial-lestito poi alla Tate Modern di Londra, da allora non ha mai smesso di farparlare di sé, incentrando la sua ricerca artistica su scandali e provoca-zioni di ogni sorta. Questa volta il suo lavoro è approdato in Cina, più pre-cisamente negli spazi ‘White Cube’ e ‘Lehmann Maupin’ di Hong Kong,dove l’artista, in concomitanza del lancio di Art Basel nella città cinese,ha allestito la sua personale ‘I Cried Because I Love You’ (‘Ho pianto per-ché ti amo’), che si è tenuta fino al 21 maggio scorso. In mostra diverseopere della Emin, estremamente eterogenee nelle tecniche, che spazianodall’arazzo, fino alla pittura, al ricamo e all’uso del neon. Il lavoro presen-tato nei due spazi espositivi è stato, al solito, estremamente intimistico eautobiografico: “Mi guardo e dipingo me stessa, i ritratti della mia mente,i miei pensieri più profondi”, ha confermato l’artista. La quale, solitamen-te, abbraccia una visione dell’amore tutt’altro che pura, ‘edulcorata’ e‘semplice’. Anzi, le sue opere accolgono spesso corpi abbandonati al piace-re e agli spasmi, che cedono a passioni terribilmente fisiche, violente e

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icemente un fotografo>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Tracey Emin sbarca in Cina

L’artista, considerata la bad-girl dell’arteinglese, regina dei letti sfatti, è approdata aHong Kong con la sua prima personalecinese :‘I Cried Because I Love You’

perturbanti. Il centro della narrazione, questa volta, è stato rappresenta-to da una serie di disegni che ritraggono la grande pietra collocata inprossimità dello studio dell’artista in Francia (pietra che ella avrebbesposato durante una performance nella scorsa estate): una metafora del-l’amore stabile e duraturo. In mostra sono presenti anche degli autori-tratti che tratteggiano l’evoluzione del suo corpo nel tempo e raccontanoil sentimento di solitudine, la complessità del desiderio e l'amarezza dellaseparazione e della perdita. L’artista, spiegando la mostra, ha precisato:“Tutto ciò fa parte della mia vita. Credo di aver pianto più per le personeche amo che per la gente che odio; anzi, non credo di aver mai odiato nes-suno. Piuttosto, penso che il mio grande errore sia amare troppo”.

SERENA DI GIOVANNI

Tracey Emin, I Cried Because I Love You21 marzo – 21 maggio 2016White Cube & Lehmann Maupin, Hong Kong, China

mostre Uno dei personaggi più eccentrici della nuova scena londinese>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Nella bella cornice di VillaBertelli a Forte dei

Marmi, dal 2 giugno al 4 set-tembre 2016, uno tra gli artistipiù quotati della scena italiana,Girolamo Ciulla, sarà ospitespeciale con la mostra‘Metamorfosi e Magia’, ispirataall’Asino d’Oro di Apuleio. I

secoli passano, ma la grandezzadi parole millenarie come quel-le del grande autore latinorimangono un tesoro preziosoper l’intera umanità: immaginie atmosfere che il maestroCiulla riesce con abilità a ripro-porre attraverso diverse forme,tra dipinti e stiacciati, per rega-

lare al pubblico un percorso traStoria e contemporaneo. Unsentiero misterioso e familiareal tempo stesso, in grado di tra-sportare appassionati e curiosiin un viaggio nel tempo, allascoperta dell’incredibile storiadi Lucio trasformato in asino edel suo ritorno alle sembianze

L’intervistaLe opere dell’artista siciliano in mostra a Forte dei M>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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La ‘sicilitudine’di Girolamo Ciulla

30 opere dell'artista attraversano l’idea stessa di identità e meta-morfosi che si fa sempre più contemporanea, facendo incontrarestoria della letteratura e società attuale

umane. Da ‘Le metamorfosi diApuleio’, o ‘L'asino d'oro’ – cosìcome soprannominate daSant’Agostino – a oggi, lamostra propone un percorso di30 opere, attraverso l’idea stes-sa di identità e metamorfosi,voluta o imposta, che si fa sem-pre più contemporanea, facen-do incontrare storia della lette-ratura e società attuale. Unclassico della letteratura e untema sempre caro all’uomo,riproposto in ‘chiave’ artisticada uno dei più apprezzati mae-stri del contesto contempora-neo. Girolamo Ciulla, esposito-re di rilievo alla Biennale diVenezia, in occasione di Expo2015 ha infatti esposto 4‘Aurighe’ all'interno del padi-glione Eataly di OscarFarinetti, nella mostra ‘I tesorid'Italia’, curata da VittorioSgarbi, suo grande estimatore,affermandosi come un nome diassoluto rilievo. La mostra diGirolamo Ciulla è inoltre corre-

data di catalogo, con testiredatti dalla curatrice,Alessandra Belluomini Pucci,per conto della FondazioneVilla Bertelli. Ecco, qui diseguito, l’intervista che il mae-stro ha voluto concedere allaredazione di ‘Periodico italianomagazine’.

Girolamo Ciulla, la mostradi Villa Bertelli prende iltitolo di ‘Metamorforsi emagia’: come nasce l’esposi-zione? Perché questo titolo?”Questo titolo lo ha decisol’amica alessandra BelluominiPucci, perché parlando un gior-no con lei di Apuleio e di questametamorfosi uomo/asino netrasse l’impressione di un even-to legato alla magia. Quest’ideaci ha poi guidati lungo l’interopercorso della rassegna”.

Anche in questa rassegnatorna il tema del mondoanimale: perché? Dopo lescimmie e i coccodrilli, oggiarrivano gli asini: quali sug-gestioni o simbologie rap-presentano?“Leggendo di Apuleio, sonorimasto colpito dalla metamor-fosi da uomo ad asino. Ancheperchè, nella mia terra di origi-ne, la Sicilia, l'asino è semprepresente, sia in campagna, sianella citta della mia infanzia.Purtruppo, oggi è più facilevedere un cavallo da corsa, chenon un ‘scecco’…”.

Nella sua carriera haincrociato e collaboratocon diversi personaggiinfluenti nel panoramaartistico italiano, daTiziano Forni a MarilenaPasquali, passando perVittorio Sgarbi: cosa lerimane di questi incontri?“Nel rapporto con questi intel-lettuali, quello che mi rimane èsoprattutto la loro lettura delmio lavoro, che spesso mi davauna misura diversa e inaspet-tata, oltre a un rapporto digrande amicizia e rispetto”.

La sua è un’iconografia evo-cative, basata su immaginidel mito, effigy e animalisacri: come definirebbe lasua arte e il suo stile?“Come già detto a propositodell'asino, tutto il mio lavoro èbasato su immagini che miappartengono, che sono partedella mia cultura e formazio-ne. Anche se oggi non vivo piustabilmente in Sicilia, la miaricerca fa riaffiorare semprequeste cose, che dunque sonoparte di me”.

FRANCESCA BUFFO

Girolamo CiullaMETAMORFOSI E MAGIA2 giugno-4 settembre 2016Villa BertelliVia Giuseppe Mazzini 200Forte dei Marmi (Lucca)

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Marmi>

Un ring, due avversari,una rivalità costruita

con cura nei vari show televi-sivi che hanno preceduto ilgrande match; una follaincandescente che urla, rug-gisce ad ogni mossa andata asegno o per un volo a vuotodalla terza corda; l'urlo libe-ratorio che a fine match fatremare il terreno come unacarica di elefanti nella sava-na. Tutto questo èWrestlemania, l'evento di

punta in pay-per-view dellaWWE (World WrestlingEntertaiment) la principalefederazione americana che hasaputo trasformare questadisciplina di intrattenimentoin un business di miliardi didollari annui. Wrestlemania èil momento culminante dellastagione, la massima aspira-zione nella carriera di ogniwrestler, un'evento paragona-bile, per importanza e mobili-tazione di pubblico, al Super

Bowl del football americano eche quest'anno ha celebrato iltrentaduesimo anniversarionella meravigliosa cornicedell' AT&T Stadium di Dallasin Texas.

Wrestling? ParliamoneEsattamente come il football,anche il wrestling è una disci-plina che ben si sposa con ladialettica americana dellosport come confronto fisico eluogo metafisico dove costrui-

sport Un'evento paragonabile, per importanza e mobilitazione di pubblico, al Super B>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Lotta e showamerican style

Il più grande spettacolo di sport-entartaiment del mondo, centi-naia di migliaia di spettatori: questo è stato Wrestlemania 32,svoltosi il 3 aprile 2016 presso l'AT&T Stadium di Arlington inTexas, il principale evento di wrestling a livello mondiale, che hafatto registrare il record di spettatori per un evento in pay-per-view e ha ribadito l'importanza di un business spesso ingiusta-mente etichettato come violento e pericoloso per i ragazzi

re la propria personale “leg-genda”. Definire però il wre-stling come uno “sport” èfuorviante: sarebbe più cor-retto infatti parlare di “spet-tacolo performativo”, doveconta più l'esibizione in serispetto al risultato finale. Leorigini stesse del wrestlingrisalgono alle fiere itinerantidi fine '800, dove spesso eraprevista nel programma dieventi un'esibizione di lotta.Gli atleti coinvolti utilizzava-no tecniche e mosse di diverseprovenienze, dalla lotta grecoromana e le arti marziali pro-venienti dall'oriente. La gran-de differenza tra il wrestlingdi quegli anni e quello moder-no era la predeterminazionedel risultato dei match, ele-mento chiave della disciplinaoggi, ma allora completamen-te assente: questo comporta-va che gli incontri delle fiereitineranti fossero molto lun-ghi e dunque difficilmenteappassionanti. Durante iprimi anni del XX secolo, ilwrestling conobbe una primaevoluzione con la nascita dileghe e federazioni locali lacui struttura ricalcava quelladei campionati di pugilato,con una serie di campionatisuddivisi in base al peso del-

l'atleta e la categoria diappartenenza (con relativacintura). La verahon: il giova-ne imprenditore impose lapredeterminazione deimatch, che avrebbero avutoquindi un esito e una duratastabilita in precedenza, eintrodusse il concetto di key-fablebaby-face) e da cattivo(heel) in modo da costruireuna storia convincente cheavrebbe avuto il suo apicenell'incontro sul ring (storyli-nebusiness della WWF e dellasua concorrente diretta WCW

fino al 2000, quando quest'ul-tima venne fagocitata dallasua concorrente, creando difatto un monopolio del merca-to degli sports entertaimen-triescono ad eguagliare inumeri della federazione lea-der). Sempre nel 2000 la com-pagnia dovette affrontareuna causa da parte del WorldWide Fund for Nature (la cuisigla Ë appunto WWF); lacausa si risolse nel 2002 afavore dell'organizzazioneambientalista e ciÚ costrinseVince McMahon a cambiare ilnome della compagnia inWWE, World WrestlingEntertaiment.

“The Showcase of Immortals”Wrestlemania è il più impor-tante parto della mente diVince McMahon, patron dellaWWE che, a metà degli anni'80, penso di organizzare unevento di tale grandezza chepotesse paragonarsi al SuperBowl a livello di popolarità eche aumentasse il bacinod'utenza della Federazione

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Bowl del football americano>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

rispetto all'allora rivale NWA(che aveva un pay-per-viewannuale importante chiamatoStarrcade ma che non rag-giunse mai i numeri diWrestlemania). La strategia

adottata da McMahon fu quel-la di aumentare la visibilitànazionale dell'evento, che sitenne nella sua prima edizio-ne al Madison Square Gardendi New York il 31 marzo 1985,fu quella di affiancare agliatleti di punta della federazio-ne (nomi come Hulk Hogan,André the Giant, Rowdy Pipere Superfly Jimmy Snuka soloper citare i più popolari inquegli anni) con ospiti illustricome Mohammed Alì, Mr.T eCindy Lauper; oltre a questo,McMahon siglò un accordo conMTV per trasmettere sullefrequenze del canale musicalegli show settimanali dellaWWE. Il successo fu sensazio-nale, con più di un milione dispettatori che acquistaronol'evento in televisione e venti-mila spettatori che affollaronoil Garden di New York. Fu gra-zie a questo successo cheWrestlemania iniziò a rita-gliarsi un posto speciale nelcuore del pubblico americano,confermando l'intuizione delpatron della federazione: il

sistema che fino a quelmomento aveva sostenuto l'in-dustria, fatto di incontri pocopubblicizzati e di “star” pocovisibili da un punto di vistamediatico, doveva necessaria-mente evolversi; quel cambia-mento era Wrestlemania. Inumeri, nel frattempo, conti-nuavano ad aumentare e, il 29marzo 1987 al Silverdome diPontiac in Michigan, in occa-sione della terza edizione diWrestlemania si registrò ilmaggior numero di presenzeper un evento al coperto nelNord America e il più grandenumero di spettatori pagantinella storia del wrestling finoad allora: 93.173 spettatori.Mai si erano visti numerisimili per un evento di wre-stling, una folla immensa cheassistette con il fiato sospeso aquello che è uno dei momentipiù celebri della storia dellosport entertaiment: l'idolo delpubblico Hulk Hogan che sol-leva e getta al tappeto ilmastodontico André the Gianttra l'incredulità generale.

sport Wrestlemania si è svolto a Dallas all'AT&T Stadium, facendo registrare il record sto>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Vince McMahon, patron della WWE lafederazione di wrestling americana

32 con recordCon il passare degli anniWrestlemania crebbe cosìcome la WWE. La compagniainizio a creare altri eventisimili in pay-per-view a sca-denza mensile, ma l'appunta-mento più atteso rimanevasempre lo stesso. Quest'annol'evento si è svolto a Dallasnella meravigliosa cornicedell'AT&T Stadium, facendoregistrare il nuovo record sto-rico di affluenza per la WWE,con 101.763 spettatori.Trattandosi del momento “cul-mine” della stagione, le rivali-tà che sono state costruite nelcorso delle settimane prece-denti, negli show televisivi diRAW e Smackdown, hannotrovato la loro risoluzione sulring di Dallas. Roman Reignsha conquistato il titolo mon-diale dei pesi massimi batten-do il campione Triple H nelmain event, conquistando lacintura ma non i favori delpubblico che ha sonoramentefischiato la prestazione del-

l'atleta che, in teoria, dovrebbeessere il top face (il personag-gio positivo più amato dal pub-blico). Delusione per il NoHolds Barred Street Fightmatch (incontro che, da regola-mento, incoraggia l'utilizzo dimosse proibite e oggetti con-tundenti) tra Dean Ambrose eBrock Lesnar, conclusosi con lavittoria di quest'ultimo.Spettacolare invece l'Hell in aCell (tipologia di match che sisvolge all'interno di una gab-bia di metallo di sei metri d'al-tezza) tra The Undertaker,atleta di punta della federazio-ne da 25 anni, e ShaneMcMahon, figlio del patronVince McMahon; secondo lastoryline, se Shane avessevinto avrebbe avuto il control-lo creativo sullo show di RAW.Undertaker è riuscito a preva-lere sul suo avversario, allun-gando il suo record personaledi vittorie nella cornice piùimportante portandosi a 23successi su 24 partecipazioni(di queste vittorie 21 sono con-

secutive). Non sono mancate lesorprese, con i ritorni di sulring di star amatissime dalpubblico e che hanno fatto lastoria di questo business, comeThe Rock, Shawn Michaels,Mick Foley e Stone Cold SteveAustin. Tutti questi nomi, que-ste tipologie di match, potreb-bero in apparenza voler direpoco, ma si parla di personaggiche hanno caratterizzato gliultimi quarant'anni del pano-rama televisivo americano,creando tendenze e fenomenidi costume. Questo a testimo-niare la capacità del wrestling,in quanto spettacolo, di inca-nalare le tendenze e le proble-matiche della società america-na, come il conflitto tra lavora-tore e datore di lavoro che hacaratterizzato gli show deglianni '90. Uno spettacolo che hasaputo adattarsi al passaredegli anni e che, come testimo-niano i numeri diWrestlemania 32, è ancoracapace di attrarre il pubblico.

GIORGIO MORINO

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rico di 101.763 spettatori>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Il suo album d’esordio è tutto da ascoltare, dalmood jazz con note black, swing e pop. Un disco

elegante, frutto di anni di studio. Franca Barone,milanese classe 1985, ha iniziato a suonare il pia-noforte a soli 4 anni e non ha più lasciato il mondodella musica. Ha proseguito con lo studio delrepertorio classico, fino a ‘perdersi’ nel jazz dai 13anni in poi. Prima pianista e successivamenteanche vocalist. Un percorso che ha lasciato ilsegno nel suo “Miss Apleton” uscito per IrmaRecords il 22 aprile.

Franca Barone, come ti sei avvicinata dalla

musica L’album della pianista milanese, uscito il 22 aprile scorso per Irma Record>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Franca Baroneecco 'Miss Apleton'

musica classica alla musica jazz? “È stato un passaggio graduale. Ho iniziato astudiare il pianoforte con il metodo classico, dal-l’adolescenza in avanti però la musica che ascol-tavo non era solo musica classica ma includevatutti i generi, tra cui il jazz. Quando mi sonoaccorta che il jazz e la musica “black” (e quellamoderna in generale) incontrava di più il miogusto naturale, ho voluto provare a suonarlo siacon il pianoforte che con la voce”.

Hai iniziato a suonare a 4 anni, la musicaha sempre fatto parte della tua vita, quale

Un disco d’esordio da ascoltare tutto d’un fiato

messaggio credi debba portare la musica diquesti tempi?“La musica è fatta da persone che la usano percomunicare un loro messaggio, che sia un pensie-ro profondo, una riflessione sulla società o sem-plicemente il piacere e il divertimento nel farla. Icontenuti quindi sono vari e ciascuno di noi puòscegliere quello migliore in un dato momento o inun dato stato d’animo. In generale la musica,come tutta l’arte, dovrebbe sicuramente regalarequalcosa a chi ne usufruisce. Credo quindi siasufficiente che “trasmetta” e soprattutto che siafatta con sincerità e onestà d’intenti. L’artesecondo me deve essere fine a se stessa, almenonel momento della sua creazione”.

Hai detto in un’intervista che ‘fare jazz ècoraggioso’, credi che sia apprezzato questogenere come esordio?“In realtà mi è stato detto che è coraggioso farebrani originali in chiave jazz. il jazz oggi è ungenere considerato quasi intoccabile e apprezzatoprevalentemente da chi lo suona o dai cosiddettiintenditori. Per quanto mi riguarda non so se que-sti pezzi sono jazz, swing o pop, sinceramente nonmi interessa incanalarli in un genere. Molto piùsemplicemente ho scritto delle canzoni fatte da

una melodia, da un testo e da una serie di accordi.L’arrangiamento, lo stile, il vestito lo si trova inbase al proprio gusto. Questi pezzi sono nati così,non c’è stata dietro una decisione programmata,anche se senza dubbio suonano jazz”.

Quali sono stati o sono i tuoi riferimenti?“Mi lascio influenzare molto da tutto quello chemi circonda: luoghi, viaggi, arte, pensieri. Adinfluenzarmi sono state e sono tutte quelle perso-ne (quindi non solo artisti o musicisti) che hannoseguito la propria strada preoccupandosi solo dinon tradire la loro integrità e la loro volontàrispetto a quello che volevano esprimere e almodo in cui volevano farlo”.

“Miss Apleton” ha avuto già recensioni positive,cosa ti aspetti da questo disco?“Sono molto contenta dei commenti positivi chesto ricevendo ma in realtà non mi aspetto niente.I miei desideri si sono esauriti quando ho avutoin mano il cd finito. Ovviamente mi piacerebbeche il disco portasse un po’ di felicità e in genera-le che facesse passare una buona mezz’ora a chidecide di ascoltarlo. Mi piacerebbe anche portar-lo in giro dal vivo; lavoro costantemente per farlogirare il più possibile ma tutto quello che ne usci-rà di positivo per me sarà solo qualcosa in più”.

Le sette tracce del disco sono a tratti surrea-li, sicuramente originali, cosa ti ha ispirato?“Mi ha ispirato tutta la musica che ho sentitonella mia vita e in generale la vita stessa, siaquella vissuta da me sia quella che vedo vivereagli altri. L’ispirazione mi viene da quello cheaccade a me e intorno a me, il mio compito è quel-lo di seguirla, di non reprimerla, di lasciarle spa-zio e di vedere dove mi porta”.

Cosa rappresenta per te questo album?“Rappresenta un bel traguardo, un contributo e,cosa più importante, una cosa che sta facendodivertire molto sia me che le persone attorno a me”.

I tuoi prossimi progetti?“Come ti dicevo proverò a portare il disco in giroil più possibile, a suonare dal vivo. Nel frattemposto scrivendo altri pezzi, benzina ce n’è. Se la for-tuna non mi abbandona ora so che ci sarà dadivertirsi”.

CLELIA MOSCARIELLO

ds, è caratterizzato da un mood jazz con note black, swing e pop>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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musica Realizzato interamente con un iPhone, l'album di Filippo Zironi è una >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Dopo 15 anni come chitarristadi un gruppo ska-punk, Le

Braghe Corte, l’artista bolognesesi presenta con un progettodiscografico controcorrente perLa Sete Dischi, dopo essersiaggiudicato la vittoria del con-corso per band emergenti (‘Lecanzoni migliori le aiuta LaFame’, indetto ogni anno dall’eti-chetta indipendente di Perugia).Un album composto da diecitracce che lasciano il segno per laloro semplicità, Push-e-Bah è unlavoro che fonde suoni dellanatura a musica rock ed elettro-nica, un mix davvero particolare.Realizzato interamente con uniPhone, il disco è una costantesperimentazione sonora, dove lacontaminazione degli ambienti,dalla metropoli alla natura, èun’eco che rimanda ad atmosferecosmiche, varie e rare, che sidiscostano dalla tipologia dellamusica che va per la maggiore inItalia. Il progetto low budgetconiuga la voglia di realizzare

con poco qualcosa che va oltre ilsolito mercato. Ogni pezzo hauna sua unicità, in ‘Don’t say no’c’è la voce che diventa immagine,tramite istintivo ed emozionale,altri brani sono intreccio di sono-rità, mentre in ‘My Lullaby feat.In ‘Bianca’ c’è la voce della figliadi un anno che canticchia aritmo. Il fatto di utilizzare suonidalla quotidianità non è del tuttooriginale ma Zironi ci mette unaqualità che è difficile da trovarein altre realtà, e se ci aggiungia-mo poi i colori e le sfumatureintime e personali, non si puònon apprezzare la creatività delmusicista.

Be a Bear, perché questonome e che cosa significa perte essere orso? C’ è qualcheriferimento con la tribùMohawk?“Il nome Be a Bear prende spun-to da un viaggio fatto in Canadadove ho avuto la fortuna di cono-scere da vicino la cultura dei

nativi americani. Ero infattiospite di una signora che appar-teneva appunto alla tribù deiMohawk. L'orso è un animalesacro e simbolo di tutte le tribù equindi ho scelto di usarlo comenome per il mio progetto. Daquesta avventura in Canadasono tornato a casa cambiato earricchito a livello personale,dunque l'idea era creare qualco-sa che mi potesse ‘spiazzare’anche a livello musicale. Per mevivere da orso vuol dire tirarefuori la parte più selvaggia, quel-la che di solito nascondiamomeglio; dovremmo essere tuttipiù animali e meno uomini, piùlegati alla nostra terra, più incontatto con la natura. Più sel-vaggi”.

Dopo un’esperienza di oltre15 anni nello ska-punk conLe Braghe Corte, cosa ti haportato a scegliere un’altradirezione puntando all’elet-tronica lo-fi e home made?“L'esperienza con le Braghe èstata straordinaria e mi ha inse-gnato tantissime cose. Anche sefacevamo ska-punk ho sempreavuto l'interesse e la curiositàper la musica elettronica e quin-di, non avendo più un gruppo concui suonare, ho deciso di crearneuno, lanciandomi in questo pro-getto solista. Mi interessavamolto anche mettermi allaprova, ‘spremermi’ a livellomusicale e vedere cosa ne sareb-be venuto fuori. E ho visto che lecose funzionavano e venivanofuori spontaneamente”.

Come ti è venuta l’idea direalizzare il tuo primo albumcon un iPhone?“Quando mi sono lanciato conl'avventura Be a Bear non avevonemmeno lontanamente l'idea difare un album, non mi interessa-va proprio. Sono partito sempli-

Be a Bearla semplicità è uno stile

L’ex batterista de ‘Le Braghe Corte’ ha avuto un’idea geniale eallo stesso tempo a portata di mano: con un cellulare è riuscitoa realizzare il suo primo disco ‘Push-a-Bah’

costante sperimentazione sonora>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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cemente facendo uscire alcunecanzoni create di volta in voltacostruendoci sopra dei video. Poiè arrivata la vittoria del concorsodell'etichetta ‘La Fame Dischi’(una piccola ma grande etichet-ta, di quelle che si sbattono e cre-dono veramente nell'artista!) cheprevedeva la pubblicazione di unalbum e mi sono trovato con 16canzoni pronte pronte, tuttefatte con l'iPhone. Ne ho poiscartate 6 e ne è venuto fuori"Push-e-bah"! La sceltadell'iPhone deriva semplicemen-te da una necessità: unire letante idee al pochissimo tempodisponibile. Non sono un nerd oun fissato della tecnologia.Ognuno di noi ha un cellulare intasca, ecco, io lo uso nei momen-ti ‘morti’ per farci della musica. Ealla fine ne è poi nato un album!Credo sia interessante comecosa, basta avere delle idee, dellafantasia, del gusto, conoscere unpo’ di musica, che, anche conpoco, con un iPhone, si può faretanta bella musica”.

Mettere pillole di musica suisocial, è stata una strategiapensata o dettata da unasorta di istintività?“Direi entrambe le cose. Volevofare un progetto diverso e sce-gliere un'altra strada musicale,non la classica “faccio uscire unsingolo, poi l'album e infine unaltro singolo". Mi interessavacoinvolgere e ‘coccolare’ la gentesin dall'inizio, volevo essereaccompagnato e seguito passoper passo nel mio viaggio musi-cale. E questo è quello che è suc-cesso: senza nemmeno farloapposta sono riuscito a far uscireogni mese, per un anno intero,una canzone, col suo video e conil suo messaggio intrinseco e diconseguenza sono venuti fuorianche i miei stati d'animo, i mieipensieri e le mie fisse! Credo sia

molto particolare come cosa...iosarei contento se lo facesseroanche i gruppi/cantanti piùfamosi”.

‘Push-e-Bah’ segna il tuoesordio discografico, nei 10brani riesci ad unire i suonidella natura al rock e all’elet-tronica, una fusione partico-lare, ci spieghi come sononate le tracks?“Scrivo quello che mi passa perla testa e tutte le canzoni nasco-no da esperienze fatte recente-mente, da momenti importantidella mia vita, riflessioni dell'ul-timo periodo. Ma anche cosesemplici e apparentemente stu-pide. Per esempio ‘Striplife’ ènata sulla tazza del cesso. Stavoguardando un video che mi eracapitato sotto gli occhi di alcuneregistrazioni della ‘musica dellospazio’, fatte dalla Nasa.Nell'universo c'è musica ed èimpressionante capire comeanche attraverso questi suoni siagrande l'universo e...in un atti-

mo però rendersi conto di quantosiamo piccoli piccoli noi esseriumani. Il problema è che spessol'uomo si sente troppo grande efa un sacco di cavolate”.

Quali sono stati gli artistiche hanno segnato il tuo per-corso?“Nell'ultimo periodo sicuramen-te sono rimasto colpito e quindianche influenzato dai Moderat,da Apparat, dagli Atoms forpeace e dai Gorillaz. Però ascoltoe ho ascoltato tantissima musi-ca, dal punk ‘marcio’ all'ecletticaBjork”.

La parola chiave del tuoalbum è semplicità, è così?“Esatto, ci credo molto in questaparola, è anche uno stile di vita acui tutti dovremmo dare piùattenzione. Le cose semplicispesso sono le migliori e le piùvere, quelle che ti fanno viveremeglio. Nella musica per me è lastessa cosa”.

MICHELA ZANARELLA

Percussionista siciliano clas-se 1956, fino ai 18 anni ha

fatto il pastore nel territorio diLentini, in provincia di Siracusa.È considerato tra i maggioriinterpreti della tammorra, l’anti-chissimo grande tamburo a cor-nice campano legato ai cultilunari le cui origini risalgono alperiodo greco- romano. Ha impa-rato a suonare da sua nonna cheutilizzava il tamburo per scac-ciare i mostri della solitudine edella paura.Alfio Antico costruisce, decora ecura personalmente i suoi oltresettanta tamburi.Giovanissimo si trasferisce aFirenze dove vive in un ambien-te “povero di soldi ma ricco di sti-moli”.Di ricordo vasariano (nel raccon-to della scoperta del giovanepastore Giotto da parte del

Cimabue) è l’incontro avvenuto aFirenze con Eugenio Bennato.A partire così dal progettoMusicanova prenderà il via ladecennale carriera di AlfioAntico il quale, tra musica e tea-tro, ha modo di collaborare connumerosi grandi artisti qualiLucio Dalla, Renzo Arbore,Fabrizio De André, Beppe Barra,Tullio De Piscopo, VinicioCapossela e Carmen Consoli(quest’ultima ha prodotto il suoGuten Morgen del 2011).Vive a Ferrara ma si porta dietrotutte le storie, i miti, i suoni e gliodori della sua terra e quindidella canzone pastorale.Nel suo ultimo lavoro Antico, ilquinto da solista, ne restituisceun’immagine grandiosa, ance-strale e mitica e lo fa attraversoun linguaggio musicale tradizio-nale ma al tempo stesso sorpren-

dentemente nuovo.Le colline aspre e bruciate dalsole della Sicilia sono protagoni-ste e contemporaneamente sfon-do dei racconti che si dipananonelle 11 tracce del disco.E’ una natura antica, sacra vis-suta secondo un intenso rappor-to di maternità raccontata conprofondità e ricorrendo, rigorosa-mente, al dialetto.Antico è il frutto di anni di speri-mentazione sul ritmo, sul suonoe sulla parola ma al tempo stes-so espressione di un’ispirazionemomentanea data dall’osserva-zione della natura. Risulterebbetuttavia riduttivo parlare di can-zone popolare. O meglio lo è, for-temente, ma qui la tradizione(evocata chiaramente mediantel’inserimento di suoni reali comel’abbaiare dei cani, il belare dellepecore, le campane appese ailoro colli e il raglio dell’asino)viene per così dire attualizzatatramite l’innesto di sonorità con-temporanee costituite da chitar-re, campioni e strumenti elettro-nici curati dai due produttoriLorenzo Urciullo (Colapesce) eMario Conte (produttore e musi-cista che ha collaborato numero-si artisti tra i quali Meg, BeppeBarra).Ne risulta così un’opera dallafortissima carica emotiva, asso-lutamente innovativa e che fuo-riuscendo dagli stessi schemidella canzone popolare è accosta-bile alla musica sperimentale; iltutto però avviene in modo equi-librato senza cioè una prevarica-

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musicanews Guida all’ascolto a cura di Michele Di Muro

Nel suo nuovo disco, il cantautore siciliano racconta la terra natia attraverso un linguaggio musica-le scarno, scuro e primitivo, che fonde perfettamente tradizione e contemporaneità

Alfio Anticola magia della tammorra

zione netta tra queste dueanime.Registrato in una casa-agrituri-smo a Gangi e en plein air(Lorenzo Urciullo ha raccontatoal sole 24 ore come il branoPirchì si stato interamenteripreso all’aperto sulle Madonie)Antico è un viaggio psichedelico,a tratti allucinato e sciamanico,evocativo di un mondo in viad’estinzione ma mai dimentica-to. Un disco puro, minimale ecostruito secondo arrangiamentiscarni ed essenziali che mettonoin evidenza il ritmo e la vocecarismatica e fortemente espres-siva di Alfio Antico.Nella maggior parte dei casi sitratta di storie del passato agre-ste come Storii di pisci in cui ilcantautore parla di un venditoreambulante che usava un lin-guaggio metaforico per presenta-re la mercanzia in vendita, altrevolte sono protagonisti i compo-nenti della famiglia come avvie-ne in Guarda guarda e Dicevame matri.In altre occasioni si palesa l’im-magine della terra vista comemadre e fonte di nutrimento; inPirchì ad esempio, quando canta“terra ca ti taliu, si sempre comuna minna ca mi duna latti puruquannu nun tegnu siti”.Del singolo Venditori ambulantiè stato realizzato un video ani-mato diretto da MicheleBernardi.Antico segna il debutto dellaneonata Origine Records.

MICHELE DI MUR

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In primo pianoGIORGIO TUMA • This life denied me your loveAutore dal talento cristallino Giorgio Tuma è un compositore originario diLecce, collabora dal 2008 con l’etichetta spagnola Elefante Records. Dopocinque anni torna col suo quarto disco da solista. This life denied me yourlove è un’opera elegante, a tratti orchestrale, calda, avvolgente, dalleatmosfere distese, sognanti e malinconiche. La sua realizzazione harichiesto tre anni di lavoro presso i Sud Est Studio di Stefano Manca nei

pressi di Lecce. Lungo l’elenco di possibili influenze rintracciabili (i grandi autori di colonne sonore ita-liani ma anche Nick Drake, Piero Ciampi, Battisti, Ravel) ma che non intaccano, ci pare, il pregio di unascrittura assolutamente personale e che vive di uno stretto rapporto tra musica e testi ( dei quali èautrice Alice Rossi). Coprodotto da Matilde Davoli il disco mostra una cura minuziosa verso tutti i piùminuziosi dettagli, è registrato con maestria e ha il sapore di una produzione dal respiro internaziona-le che nulla ha da invidiare a blasonate produzioni estere. Colto e sofisticato in maniera pop, This lifedenied me your love ha visto la collaborazione di numerosi artisti di caratura internazionale qualiLaetitia Sadier, Matilde Davoli, Michael Andrews, Stephen Kaye, Lori Cullen, Matias Tellez e Populous.

I CANI • AuroraIl romano Niccolò Contessa, alias I Cani, è uno dei musicisti più chiacchie-rati negli ultimi anni. La sua musica divide nettamente, lo si ama o lo siodia e per questo ha sempre suscitato largo interesse. Salito alla ribalta nel2010 col singolo I pariolini di 18 anni debutta con Il sorprendente albumd’esordio dei Cani, divenuto ben presto un caso editoriale e in cui Contessasi poneva a osservatore ironico e glaciale della realtà a lui vicina, quella

romana. Dopo Glamour del 2013 torna con Aurora pubblicato ancora una volta da 42 records e antici-pato dai singoli Baby Soldato e Il posto più freddo. È un disco di undici tracce prevalentemente elettro-niche con un massiccio uso di sintetizzatori e dai suoni piuttosto freddi. E’costruito secondo un linguag-gio più intimo rispetto al passato, più maturo dal punto di vista della scrittura e vario nelle dinamiche.Nei tesi è riscontrabile un passaggio ad una scrittura meno diretta, più metaforica e incentrata su tema-tiche quali l’ansia, il fallimento, le debolezze ed anche la caducità dell’esistenza. Maggiore l’adesionealla forma canzone che non già limite, è sintomo di un lavoro ispirato e di ampio respiro. Gli arrangia-menti sono ridotti all’essenziali e tra gli episodi più riusciti si annoverano Non finirà e Il posto più fred-do, brani che si pongono positivamente a baluardo del nuovo cantautorato romano.

L’ORSO • Un luogo sicuroQuattro Ep e due Lp dal 2010 al 2015. Questa in breve la storia del proget-to fondato dal piemontese Mattia Barro. Per questa nuova fatica, pubbli-cata da Garrincha dischi, il musicista di Ivrea si è valso della collaborazionedel cantautore e musicista elettronico Marco Jacopo Bianchi (Cosmo/ Drinkto me) in qualità di produttore. Gli undici brani di Un luogo sicuro sonoprogrammaticamente divisi in tre momenti, tappe di un viaggio alla ricer-

ca di un habitat ideale che finisce per riportare sempre al punto di partenza, a casa. Sono evidenti ipassi in avanti compiuti verso un linguaggio più maturo e nell’acquisizione della necessaria consape-volezza dei propri mezzi espressivi. Appaiono felicemente riusciti episodi quali Io credo in te , la tuamagia e vera, Un pomeriggio e Berlino scritti e arrangiati in modo tutt’altro che scontato, tra AnimalCollective e LCD Soundsystem. Si opera qui il superamento di quello stile scanzonato/ballerino deiprimi lavori che invece ritorna con maggior vigore in altri brani. Questa discrepanza, crea scollamentoe l’intero disco ci sembra manchi di compattezza e unità, elementi invece necessari invece al compi-mento di un netto salto di qualità che rimane tuttavia alla portata.

libri&libri Novità in libreria a cura di Michela Zanarella>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Con oltre tre milioni e mezzo di lettori, AndreaVitali si conferma tra gli autori contemporaneipiù apprezzati del nostro tempo e il suo ultimoromanzo ‘La verità della suora stor-ta’ è ambientato nella sua cittànatale, Bellano. Come nei libri pre-cedenti, l’autore rispetta la sceltadei luoghi, e racconta storie legatead un passato che si dimostra sem-pre attuale. Vitali ha abituato i let-tori ad una sorta di familiaritàespressiva, in ogni storia i perso-naggi hanno una loro identità che lidistingue in un contesto popolare, lavita di paese prende forma traaneddoti e piacevoli riferimenti chefanno sorridere nella genuinità concui vengono descritti. Nel nuovoromanzo siamo nella Bellano agliinizi degli anni settanta, dove ini-ziano a circolare le prime auto die-sel, ed il protagonista è un ex mec-canico, diventato tassista. SistoSanto si è comprato un Millenove e aspetta i clien-ti, quei pochi che arrivano, alla stazione ferrovia-ria del paese. Una domenica pomeriggio unadonna si avvicina alla macchina e gli chiede di

LETTO PER VOI

La verità della suora stortaIn una Bellano degli anni settanta, untassista si ritrova a vivere una situazionealquanto insolita: una trama misteriosa,che nasconde segreti inconfessabili

essere accompagnata al cimitero. Durante il tra-gitto però succede un fatto imprevisto, la donnamuore sul taxi. Un infarto la stronca prima diarrivare a destinazione. Da quel momento inpaese avviene una mobilitazione generale, par-tendo dal maresciallo, per scoprire l’identità delladonna, che non ha documenti.Andrea Vitali riescecon una scrittura semplice, ma efficace ad intro-durci nell’intreccio della narrazione ed il ritmodella storia si fa incalzante, senza mai tralasciarequell’ironia che appartiene alla penna dell’autore.Saranno le ricerche insistenti del maresciallo aportare alla luce verità che coinvolgeranno quellache tutti in paese chiamano la suora storta, pervia di una malformazione alla schiena. La religio-sa nasconde un segreto. Come in una sorta diviaggio indietro negli anni non troppo lontani, in

un paesino sulle sponde del lago diComo, in uno sfondo che i lettori cono-scono ormai bene, i personaggi simuovono caratterizzando la narra-zione con la loro unicità. Sembra divenire proiettati in un microcosmo dialtri tempi, che rispecchia però le pro-blematiche della nostra società. Neemerge una scrittura a portata diuomo, una realtà fatta di cose sempli-ci e di valori essenziali ed è anchel’utilizzo di termini dialettali a rende-re tutto più autentico. I capitoli sidimostrano fluidi, mai troppo lunghi,facili da leggere, rispetto ai libri pre-cedenti l’autore sceglie di concentrar-si sulle emozioni, questa volta i per-sonaggi sono in numero minore, ma isentimenti sono descritti con accura-tezza, c’è un rispetto più concreto

verso ciò che sentono e vivono. L’intensità e l’inti-mità con cui Vitali ci accompagna tra le pagine fapercepire quella volontà di coinvolgere il lettoreancora di più, si ride, ma ci si commuove anche ele parole assumono una forza rassicurante, avvol-gente, quasi a voler dare una serenità in chi siavvicina al mondo narrato. Vitali mantiene quel-l’equilibrio necessario alla sua scrittura, un equi-librio che continua a convincere e a piacere.Ancora una volta l’autore è riuscito a ricreareun’atmosfera particolare, interessante e stimolan-te, che fa scaturire qualcosa in chi legge, una sortadi affezione a ciò che lui descrive con abilità. Forsecon un po’ più di profondità rispetto al solito. �

LA VERITÀ DELLA SUORA STORTAdi Andrea Vitali, Garzanti EditorePagg. 240, 16,40 euro

IL ROMANZO PRECEDENTE‘Le belle Cece’ è ambientato a Bellano, racconta un evento surreale,legato ai festeggiamenti per la nascita dell’impero fascista. Qualcosa vaa sconvolgere la vita del paese e tutti vogliono capire cosa realmente èaccaduto, ma allo stesso tempo cercano di nascondere gli avvenimen-ti. Un romanzo avvolto nel mistero, dove gli equivoci e i pettegolezzi,rendono la trama curiosa, mantenendo quella semplicità che da sem-pre appartiene all’autore. Ad arricchire la narrazione i dialoghi, piace-voli e divertenti. Lo stile è fresco, allegro, non ci si annoia mai. L’enigmada risolvere c’è anche questa volta.

'La verità della suora storta' è ambientatoa Bellano, sua città natale. La consideraluogo ideale per le sue storie? A cosa èdovuta questa scelta?“Una scelta prima di tutto affettiva perché que-sta è la terra dove le mie radici si sono lenta-mente impiantate senza mai avere la più picco-la tentazione di poter crescere altrove. Insostanza mi ritengo fortunato di essere nato daqueste parti e tale fortuna si è accresciuta con lacoscienza di avere sottomano anche il panoramamigliore per le mie storie, così che vivo contem-poraneamente dentro il mondo reale e quellodella fantasia”.

Lei racconta situazioni, avvenimenti sem-pre legati al passato, storie di altri tempiche però riescono ad essere attuali e vicinealla realtà. Ha qualche nostalgia?“Un minimo, come una spezia, quel tocco dinostalgia che credo abbia chiunque consideri iltempo che passa. E’ però una nostalgia mini-male, venata anche di ironia, e che si medicagrazie al panorama, al paesaggio che tuttosommato resta immutato e regala una sorta disuggestione, come se il tempo, pur passando,qui abbia una velocità ridotta, più acconcia allacornice storica dei miei racconti che non allamodernità”.

Alla base della sua scrittura c’è l’ironia acui si affida per muovere i personaggi inun intreccio imprevedibile. Che cosa rap-presenta per lei?“L’ironia e l’autoironia sono la mia medicinaquotidiana. La mia educazione ha avuto qualebase il concetto del mantenere sempre i piedisaldamente per terra, evitando troppe conces-sioni alla vanità, e preferendo sempre la sostan-za delle cose o, meglio, la loro essenza che,

essendo immutabile, non tiene conto delle modecorrenti e non presta orecchio a vani richiami.Questo ha stimolato in me un’ambizione sempremitigata dalla paura di cadere nella ‘vanità divanità’ e l’ironia su me stesso è il miglior guar-diano nei confronti di un simile pericolo”.

Da cosa parte per caratterizzare i protago-nisti dei suoi romanzi, in questo caso perSisto Santo si è ispirato a qualcuno checonosce o è il semplice frutto della suaispirazione?“Sisto Santo è una sorta di compendio di unaperiferia umana ben presente anche in un picco-lo paese. È colui che nasce sfortunato, per nulladiverso da altri in quanto a intelligenza, mapenalizzato dalle poche possibilità che la vita glioffre già in partenza. Mi piacciono molto questitipi umani che ad uno sguardo superficiale pos-sono sembrare senza ruolo o aspirazioni ma cheinvece nascondono un bisogno di realizzazione ilcui percorso è irto di ostacoli. Sono i portatori distorie minime che a ben guardare non sono altroche le nostre: la differenza la fa la fortuna o ilcaso. O il caos. Mi sono spesso chiesto cosa avreifatto se fossi nato io come un Sisto Santo”.

MICHELA ZANARELLA

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A tu per tu con l’autore

Un intreccio che racconta storie di ‘periferia umana’, dove il tempo sembra sospesoma pur sempre attuale

Andrea Vitali “L’ironia è la mia medicina”

libri&libri 'Le trentatré versioni di un’ape di mezzanotte', un numero che racchiud>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Con un lavoro attento, dove si evince l’intuizione poetica, Davide Rocco Colacrai ripercorre ricordi,racconta episodi, traccia immagini che sono incise nella memoria e nel suo percorso esistenziale: unascrittura avvolgente, che segna la maturazione di un poeta in continua sperimentazione

La poesiacome energia per la vita

Dopo la raccolta di poesie‘SoundtrackS’, Davide Rocco

Colacrai torna in libreria con ‘Letrentatré versioni di un’ape di mez-zanotte’, edito da Progetto Cultura.L’autore si è aggiudicato la pubblica-zione del volume per essere risultatotra i vincitori del Premio 13, indettodel Centro Poesia Contemporanea diRoma nel 2015. Si presenta con untitolo ed una immagine di copertinamolto particolari questo libro, cheracchiude poesie estremamentecurate nello stile e nel contenuto.Partiamo analizzando proprio il tito-lo, come primo impatto fa riflettere ilnumero trentatré, il termine ‘versio-ni’ e la simbologia legata all’insetto,l’ape. È importante capire quali codi-ci espressivi ci affida il poeta, attra-verso numeri, simboli, suoni, immagini, cerca ditracciare un percorso di emozioni, pensieri,riflessioni. Nulla è casuale, ogni parola ha unsignificato, è lì perché in quel momento fa partedi un processo creativo raffinato e meticoloso.Allora ci si chiede perché trentatré? Questonumero racchiude molteplici chiavi di lettura,indica l’amore profondo e incondizionato, è con-siderato il numero di Cristo, essendo un numeroa doppia cifra ha in sé una forza che può diven-tare esplosiva, sprigiona energia, in medicinanon a caso è un numero ricorrente, il classico“dica trentatré” serve per auscultare i bronchi.Sicuramente ha un grande valore spirituale el’autore l’ha scelto per portare alla luce ciò che lapoesia rappresenta nella sua esistenza, unasorta di energia a cui attingere, un’ancora a cuiaggrapparsi per salvarsi, un approdo sicuro, iltramite perfetto per affrontare la quotidianità.Le versioni, invece, richiamano le versioni digreco o latino, quelle che si fanno a scuola, doveè necessario esercizio, concentrazione, per poter-

le fare in modo corretto, ecco cheanche la poesia necessita di preci-sione, di esperienza. E Colacrai habisogno che le sue liriche risultinoperfette, attraverso un lavoro diricerca, di sperimentazione. In tuttoquesto va ad aggiungersi l’ape, cherappresenta l’eterna rinascita, lasua capacità di trasformare il polli-ne in miele mostra l’operosità del-l’insetto che si muove prettamentedi giorno, è un tramite per il rinno-varsi della natura, come il poeta cheattraverso le parole recupera sestesso e rigenera chi lo ascolta.Forse la scelta della mezzanotte èun confine impercettibile, sottile,che indica il tempo, un tempo nondefinito. Non sono certezze quelletracciate nell’interpretare il titolo

della raccolta, ma sono un indizio per poterentrare nel vivo delle poesie. La lirica che apre ilvolume è una dedica ad un amico malato di Aids:“La grande solitudine di questo cielo/mi risuc-chia in sé/i pensieri accovacciati accanto al cuorescrostato/il ventre trasformato in un filo di len-zuola, i versi si fanno espressione di una soffe-renza sempre più difficile da sostenere. E sonoricorrenti gli omaggi in poesia, da Jim Carroll, aun maestro in un carcere minorile, l’autore èpersona sensibile e attenta ed esprime ciò cheprova verso chi gli è particolarmente caro perqualche situazione, per qualche affinità. Adaccompagnarci in questo viaggio emozionale,nelle trame del vissuto dell’autore, anche alcuneimmagini in bianco e nero, che lasciano spazioad una visione seppur non direttamente collega-ta ai versi, sta al lettore infatti scoprire qualesia la corrispondenza. Attraverso la natura e isuoi elementi il poeta riesce a raccontare se stes-so, a far fluire i ricordi, sono tanti i riferimentialla famiglia, all’infanzia, Colacrai ripercorre il

LE TRENTATRÉ VERSIONI DI UN’APE DI MEZZANOTTEdi Davide Rocco ColacraiEdizioni Progetto CulturaPagg. 56, 10 euro

passato attraverso momenti condivisi che hannosegnato profondamente la sua identità, nellapoesia ‘I giorni della vendemmia (1984)’ tracciaperfettamente il momento della vendemmia coni nonni, sembra un’istantanea mai sbiadita conil trascorrere degli anni: “Raccoglievo l’uva con inonni/tra un padrenostro e un’avemaria/e unapagina di Tondelli/e la prima scoperta dellacarne”. L’anima del poeta poi emerge limpida esincera in una lirica a quattro mani scrittainsieme al poeta Stefano Baldinu: “Da quandosono nata ho sempre saputo/che il mio naso umido punta verso il paradiso/inun silenzio contrario al vento”.Sono la costruzione delle immagini, a voltespiazzanti, lo stile, il linguaggio raffinato, adindicare i punti di forza della scrittura diColacrai. L’autore ha il vantaggio di sapersidestreggiare bene con le parole, è consapevoledella sua abilità e sa gestire nel complesso ilmagma poetico della sua ispirazione. Non emer-gono cedimenti strutturali nella raccolta, anzi, èda considerarsi un lavoro maturo e stimolante.Certo, chi legge questo libro non può sfogliarecon una lettura veloce le pagine, la poesia richie-de pazienza, silenzio e predisposizione ad uncerto linguaggio. Consigliato per chi ama la poe-sia realmente.osaico, una rinnovata aurea aetasper l'umanità.

MICHELA ZANARELLA

de molteplici chiavi di lettura>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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In primo piano

Editoria indipendente

Dio e il suo destinodi Vito Mancuso, GarzantiPagg. 464, 20,00 euroUn libro che esplora l’idea di Dio, ormai semprepiù lontana per i popoli occidentali. L’autore guidail lettore stimolandolo a riflettere sull’’immaginedi Dio, che non è solo quella tradizionale di unPadre onnipotente. Un viaggio in cui diventanecessario andare in profondità. Ambizioso.

Il bambino in cima alla montagnadi John Boyne, Rizzoli, Pagg. 288, 15,00 euroA dieci anni dal ‘Bambino con il pigiama a righe’,John Boyne torna a raccontare uno dei drammipiù gravi della storia attraverso la figura diPierrot, un orfano che si trova catapultato in unmondo di potere, fatto di segreti e tradimenti,sotto l’ala protettrice del Führer. Un libro che rac-chiude eventi spiazzanti. Autentico.

Ad ogni santo la sua candela di Stefano Crupi, Mondadori, Pagg. 240, 18,00 euroPur di diventare qualcuno e di trovare un impie-go, un giovane laureato in economia si affida alsistema delle raccomandazioni e delle scorciato-ie, seguendo le indicazioni di una madre pronta atutto. Uno spaccato attuale e spietato sull’Italiadella corruzione che racconta senza troppi giri diparole come funzionano le cose. Diretto.

La carnedi Cristò, Intermezzi Editore, Pagg. 148, 12,00 euroUn ottantenne osserva il mondo di oggi ricordan-do com’era nel passato, non è cambiato nulla,tutto è come prima. L’immobilità delle esistenzeraccontata in un susseguirsi di vicende strane estraordinarie. Con una scrittura incalzante e percerti aspetti intima l’autore ci accompagna avivere un confronto di epoche mettendo in evi-denza quello che la società moderna ed il pro-gresso hanno generato. Particolare.

la rivista che sfogli on line