Just move - Magazine periodico nato dal concorso "Sogna & Realizza" realizza del Liceo Scientifico...

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1 PERIODICO DEL LICEO SCIENTIFICO CARLO JUCCI RIETI - ANNO 1 NUMERO 1 MARZO 2014 Just Move Marzo.indd 1 05/03/14 17:39

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N. 1 del magazine periodico "Just Move", progetto vincitore del concorso "Sogna e Realizza" 2013, realizzato dai ragazzi del Liceo Scientifico C. Jucci, con il supporto degli "ex Juccini" Massimo Martellucci e Maria Anna Rondini. www.sognaerealizza.com

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PERIODICO DEL LICEO SCIENTIFICO CARLO JUCCI RIETI - ANNO 1 NUMERO 1 MARZO 2014

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www.otticacurci.it0746. [email protected]

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SOMMARIO

PAG. 4

FOCUSTI AMO CON TUTTI GLI ERRORI DEL MONDO

PAG.5

SINAPSIFARFALLE NELLO STOMACO

PAG.6

CULT8 MARZO - SONO CADUTA DALLE SCALE

SNIA VISCOSA - LA CITTÀ NELLA CITTÀPRENDI L’AUTOBUS? NO MEGLIO LA SAMA

PAG.11

ONTHEROADA SPASSO PER POGGIO MIRTETO

Direttore Responsabile

Alessandra Pasqualotto

Vice Direttore

serena pitotti

Redazione

beatrice cianetti chiara cauletti federica d'orazi sofia galgani simona romagnoli elvisa rossetti daniele bolletta serena pitotti

Segreteria di Redazione

serena pitotti

Editore

h4f group srl

Direzione Grafica

mchiara giovannelli

Direzione Commerciale massimo martellucci

Foto copertina e illustrazione pag.14

daniele bolletta

PAG.12

CURIOSARE&CURIOSARESUPERSTIZIONE, CABALA E MITI: NON È VERO, MA CI CREDO

PAG.13

CARTA&PELLICOLARECENSIONI SU LIBRI E FILM

PAG.14

LIFESTYLECOSE DELL’ALTRO LICEO

PAG.16

MUSICALUCIO BATTISTI - JOVANOTTI

PAG.18

TESTCI SAI FARE CON I RAGAZZI?

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Io e te tre metri sopra il cavalcavia.Que-sti amori strillati sui muri delle stazioni, delle scuole, delle strade, dei cessi, sono veramente sentiti o basterebbe un sempli-

ce “ti amo” sussurrato all’orecchio della perso-na giusta? E se sono davvero indispensabili, almeno que-sti presunti poeti si munissero di un dizionario tascabile prima di comporre i loro versi sgram-maticati. Qualche esempio? “Per te io muoro, q’anto ti amo, non posso fare almeno di te, ge tem, mona mour, sei la cosa più bella che abbia mai esisti-to”. Chi non cederebbe a queste dichiarazioni al-quanto originali?

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Ci lamentiamo che il nostro patrimonio lette-rario sta decadendo e non ci accorgiamo che i veri letterati sono intorno a noi.Riconoscerli è facile: il loro inchiostro è la ver-nice, il calamaio la bomboletta spray, la perga-mena una qualsiasi parete in bella vista e gran-de da contenere tutti i sentimenti. Come nella vita, però, sui muri, non ci sono solo cose apparentemente stupide; c’è chi sfoga la sua ira, la rabbia, il dolore, i rancori politici, la speranza, le gioie, l’amore. Capita così che quegli stessi muri diventano vere biografie di anime che hanno lasciato qui autentici pezzi di cuore.

L’editoriale

TI AMO CON TUTTI GLI ERRORI DEL MONDO

Altro che: << l’amor che move il sole e l’altre stelle >>

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V i è mai capitato di ave-re sintomi come insonnia, mani sudate, tanta ener-gia, “farfalle nello stoma-

co” e romantici batticuori? sono queste le conseguenze più comuni della tempesta chimica che ci investe quando pensiamo di aver trovato l’amore e la persona spe-ciale che genera tutti questi sintomi. questo avviene, come spiega uno psicofisiologo dell’università di pisa, poiché nella fase di innamoramento sono coinvolte 12 aree del cervello che producono diverse sostanze i cui effetti sono simili a quelli provocati da droghe o dagli sport estremi. mostrando ad alcuni giovani inna-morati le foto dei loro rispettivi part-ner, durante una risonanza magne-tica al cervello di ognuno di loro, si è visto che pensando particolar-mente ad una persona, si attivano le aree responsabili della produzione di dopamina (coinvolta nel mecca-nismo del piacere), di adrenalina e di feniletilamina (ormone con pro-prietà eccitanti). questo cocktail chi-mico causa uno stato di eccitazione e di leggera ver-tigine. molto spesso quando parlia-mo con la persona di cui pensiamo di essere innamorati, si azzera la salivazione o se questa ci stringe la mano la sentiamo gelida come il marmo. nel primo caso, bisogna far riferi-mento alle ghiandole surrenali che rilasciano cortisolo, il quale intera-

LE FARFALLE NELLO STOMACO:

ANTEPRIMA DI UN AMORE

FARFALLE NELLO STOMACO Federica D’Orazi

gisce con l’adrenalina e provoca i classici effetti dell’innamoramento: sudorazione, accelerazione del bat-tito cardiaco e bocca secca il secondo caso è invece una cose-guenza delle prime fasi di innamo-ramento poiché in questo periodo il cuore batte più intensamente, au-menta la necessità di sangue e quin-di la circolazione si dirige più verso il cuore che in zone come le mani che diventano fredde.tutto questo stress romantico, ovviamente, non può durare per sempre poiché nel tempo il cervello stesso inizia a di-minuire la produzione e l’incremen-to delle sostanze chimiche, tornando a livelli normali.Ma in quanto tempo questi sintomi diventano amore? Analizzando la trasformazione dei nostri sintomi, attraverso degli studi, è possibile affermare che dopo aver incontrato la persona che provoca tali sintomi, entro un minuto la nostra pressione aumenta e lo stomaco si contrae. in questa fase, l’interesse per il partner, provoca quel momento l’occhio non vede più i tratti in modo preciso, ma sfumato. Dopo cinque mesi, siamo nel pieno della fase dell’innamora-mento e ci si sente pieni di energia. diminuisce il bisogno di dormire poi-ché fra le diverse sostanze in circolo spicca la feniletilamina (stimolante ed energizzante). Dopo questo pe-riodo, arrivano le crisi di astinenza in cui si percepiscono stimoli come tristezza, crampi allo stomaco, irri-

tabilità e confusione mentale. Dopo un anno, questi stimoli si tra-sformano e i livelli degli ormoni si stabiliscono a valori normali. la chiusura dello stomaco, infatti, si al-lenta, le mani non sudano più e la mente torna a ragionare lucidamen-te. Passata questa fase, si arriva alla conclusione del processo in cui il benessere provocato dalla relazione può causare siamo rassicurati dalla solidità del legame e ci lasciamo an-dare non più tormentati dai dubbi.Ogni volta che lo vedo mi vengono le farfalle nello stomaco! Quante volte sentiamo dire questa frase? Ma vi siete mai chiesti per-ché abbiamo queste “farfalle nello stomaco”? Tutti noi abbiamo un se-condo cervello,o meglio un centro di elaborazione delle informazioni, che si trova proprionell’intestino. Questo elaboratore produce sostanze psico-attive in grado di influenzare gli stati d’ani-mo e riesce a fissare i ricordi legati alle emozioni, ricordare ed influire nei nostri processi decisionali. Le nostre decisioni sono quindi cau-sate sia dal cervello che da questo elaboratore addominale. Qual è la differenza? Il cervello del cranio ci permette di ragionare e ponderare le decisioni, quello addo-minale, agisce in modo spontaneo e per questo non riusciamo a con-trollarlo.

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In Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima, nella sua vita, dell’aggressività di un uomo. Secondo l’Istat, sei milio-

ni 743 mila quelle che hanno subìto violenza fisica e sessuale mentre ogni anno vengono uccise in media 100 donne dal marito, dal fidanzato o da un ex. Nella quasi totalità dei casi le violen-

Nel 1910 le delegate socia-liste americane dopo aver consolidato la manifesta-zione riguardo la giornata

della donna, richiesero di istituire una giornata dedicata alla rivendicazione dei loro diritti da tempo calpestati ed oppressi. La giornata si tenne per la prima volta nel 1911 a New York, in Italia nel 1922 per iniziativa del Par-tito Comunista. Nel secondo dopo-guerra cominciò a circolare la leggen-da secondo la quale l’otto marzo del 1908 vennero bruciate ben 129 ope-raie nella fabbrica dove lavoravano; qui stavano tenendo un’occupazione contro lo sfruttamento al quale era-no quotidianamente sottoposte. Ogni anno l’otto marzo vengono ricordate sia le conquiste sociali, politiche ed economiche della donna, sia le discri-minazioni e le violenze che subiscono in molte parti del mondo. QUANTI SANNO REALMENTE PERCHÉ È STATA ISTITUITA QUE-STA FESTA? Lo abbiamo chiesto alla gente. Il bidel-lo della scuola dice che l’otto marzo si festeggia il compleanno della figlia e della sorella; la segretaria che in que-

sta giornata si commemora l’eccidio di un gruppo di donne chiuse dal pa-drone in una fabbrica di tessuti. Inol-tre afferma che non è una festa, bensì una commemorazione e che purtrop-po è stata strumentalizzata. La professoressa Cattani dice <<sono contro i festeggiamenti solo a fini eco-nomici. C’è bisogno di ricordare la dignità della donna solo l’otto marzo? Fatevi amare per quello che siete, non cambiate per nessuno e soprattutto fatevi rispettare>>. Carmelina dice che in Inghilterra, a marzo, nei primi anni del Novecento, ci fu una manife-stazione. Il professor Rosati sostiene che in quella data ricorre la morte di diver-se donne, uccise al rogo, in India. Una ragazza che c’è stata un’esplosione in una fabbrica in cui lavoravano (a nero) donne operaie; un ragazzo che non ne ha idea e che non si è mai po-sto questo problema. Noè ci dice che è stato scelto proprio l’otto marzo per la festa della donna perché suona bene mentreMarco afferma <<dico una cosa intel-ligente, la festa della donna è l’otto marzo forse perché l’otto dicembre è

OCCASIONE PER RICORDARE O BUSINESS? Elvisa Rossetti Chiara Cauletti

OTTO MARZO, PERCHÈ

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“DIRCI CHE SIAMO DONNE CON LE PALLE NON È UN COMPLIMENTO. NON LE VO-GLIAMO. ABBIAMO GIÀ LE TETTE. TRA L’ALTRO SONO SFERICHE ANCHE QUELLE. VOGLIAMO SOLO RISPETTO. [ … ] UN UOMO CHE CI PICCHIA È UNO STRONZO,

SEMPRE. E DOBBIAMO CAPIRLO SUBITO. AL PRIMO SCHIAFFO. PERCHÉ TANTO POI AR-RIVERÀ UN SECONDO, UN TERZO E UN QUARTO. L’AMORE RENDE FELICI E RIEMPIE IL CUORE, NON ROMPE LE COSTOLE, E NON LASCIA LIVIDI SULLA FACCIA. PENSIAMO MICA DI AVERE SETTE VITE COME I GATTI? NO, NE ABBIAMO UNA SOLA, NON BUTTIA-MOLA VIA».” (Luciana Littizzetto, Festival di San Remo 2013)

tipologia: un quinto delle vittime su-bisce violenza sia dentro che fuori il rapporto di coppia; il 41 per cento ha subìto violenza sia fisica, sia sessuale dal partner; un milione e mezzo ha subìto ripetute violenze dal partner. La violenza psicologica del partner o dell’ex è poi subìta da sette milioni di donne; due milioni hanno subìto, inoltre, comportamenti persecutori

ze non sono denunciate: solo il 5,3 per cento nel caso della violenza domesti-ca. I partner sono più spesso respon-sabili delle violenze fisiche rispetto ai non partner , il contrario per le vio-lenze sessuali se si tiene conto anche delle molestie, mentre la differenza è lieve considerando solo stupri e ten-tati stupri. Le diverse forme di violen-za si combinano tra loro per autore e

A CASA, AL TELEFONO, PER STRADA: STORIE DI VIOLENZA QUOTIDIANA

SONO CADUTA DALLE SCALE

Elvisa Rossetti

(stalking) ad opera di un ex partner. Gli uomini credono davvero di essere così forti nello schiaffeggiare fisica-mente e moralmente un’altra persona non in grado di reagire per debolez-za e fragilità? Credono di dimostrare, così, tutta la loro virilità? La superio-rità? La donna non è un oggetto, non è il soggetto di una tela artistica da sfi-gurare secondo l’umore? È una don-na. È una madre, è la madre dei loro figli, è la loro stessa figlia. E noi, don-ne, non mercifichiamo il nostro corpo, utilizziamo la nostra intelligenza e siamo solidali. Si, perché chi guarda e abbassa lo sguardo, è colpevole tan-to quanto chi commette certe ignobili azioni. Dobbiamo avere l’ulteriore co-raggio di denunciare chi abusa di noi, chi gode del nostro dolore, chi graffia le nostre lacrime. È drammatico che l’obiettivo di molte campagne ineren-ti l’argomento sia quello di spronare le vittime a denunciare i soprusi che le schiavizzano, sorvolando invece quel-lo principale e cioè insegnare, educare alla non-violenza per evitare il verifi-carsi di tali oscenità. Quel che manca e a cui tutti dovrebbero essere abituati è il rispetto del prossimo, anche nei confronti del gentil sesso che dovreb-be ricevere rami di mimose colme di amore e tenerezza sempre, non solo l’8 marzo. Invece di commercializza-re questa giornata, riflettiamo sul suo significato e mandiamo un pensiero alle 129 operaie della fabbrica Cutton di New York che morirono dopo esse-re state chiuse dentro dal proprietario dell’azienda e arse in un incendio per conquistare i loro diritti. Tuteliamo la nostra libertà. La libertà di scegliere da che parte dormire, con chi e quan-do fare l’amore, dove lavorare, che università frequentare, come vestirci, a che ora uscire la sera, quali vicoli attraversare, cosa mangiare a cena, a pranzo, se fare la lavatrice, stirare o mollare tutto e partire, chi votare. Di-fendiamo la nostra libertà di vivere.

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SNIA VISCOSA Beatrice Cianetti

SNIAVISCOSA

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re un periodo di sviluppo occupa-zionale e favorire di conseguenza la ripresa economica.

Ovviamente tutto dovrà essere re-alizzato limitando fortemente le speculazioni imprenditoriali che in passato hanno danneggiato la città e hanno lasciato dei segni an-cora visibili.

MA CHE COSA È STATA LA “SNIA VI-SCOSA” A RIETI? QUESTA FABBRICA DELLE FIBRE TESSI-LI ARTIFICIALI ENTRÒ A FAR PARTE DEL-LA REALTÀ CITTADINA AGLI INIZI DEGLI ANNI ’20 ED EBBE UNA IMPORTANTE IN-FLUENZA SUL TESSUTO ECONOMICO, MA SI COLLOCÒ ANCHE ALLA BASE DEL FORTE FENOMENO MIGRATORIO CHE INTERESSÒ LA NOSTRA CITTÀ. L’AZIEN-DA PREVEDEVA DEGLI SPAZI DOVE LE DONNE POTEVANO LASCIARE I LORO FIGLI DURANTE LE ORE DI LAVORO.

La Supertessile conobbe momenti di prosperità ma anche periodi di declino ( basti pensare alla crisi del 1929 o a quella che accompagnò e seguì la Seconda Guerra Mondia-le) che culminarono con la defini-tiva chiusura dello stabilimento nel 2007. Attualmente il primo passo verso il recupero delle ex-aree industria-li è stato realizzato solo per la ex Tre I di Vazia, che potrà diventare un centro polivalente.

Con il nominativo socie-tario “Snia Viscosa” si intende l’impianto pro-duttivo che ha scritto la

storia di questa città sotto il profi-lo economico e lavorativo e che si trova nella zona di Madonna del Cuore, ex Camporeatino. Questa struttura è coinvolta, in-sieme ad altre, in un progetto di trasformazione che prevede la re-alizzazione di un sistema univer-sitario, uno spazio auditorium per spettacoli e produzione culturale, un sistema fieristico/commerciale per valorizzare le realtà produtti-ve locali, un comparto della tecno-logia, un polo didattico.Il sito ex-industriale si prestereb-be molto bene ad accogliere le più svariate funzioni dal punto di vi-sta culturale ed energetico. Purtroppo, però, oggi ciò che pre-occupa maggiormente i volontari di Legambiente è il fatto che gli edifici, che un tempo costituivano l’area industriale reatina, conten-gono materiali dannosi e pericolo-si anche per la salute. La cosa più scandalosa e indecente è che questi edifici fanno parte di una rete non protetta. Non dob-biamo accettare questa situazione, non possiamo permetterci di farlo specialmente adesso che la città di Rieti ha bisogno più che mai di essere coinvolta in un processo di modernizzazione e sviluppo sul piano economico e culturale. E’estremamente necessario che tutti i cittadini vengano a cono-scenza dei vantaggi che il recupe-ro e la bonifica di queste zone di-smesse porterebbero alla città. Dal punto di vista lavorativo, tale progetto sarà in grado di assicura-

LA CITTÀ NELLA CITTÀ

VERSO UN NUOVO MODELLO URBANO

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Romantica la frase di questa canzone degli area 765, vero?Il reatino però la canterebbe

in un modo ancor più idilliaco e so-ave del tipo <siamo qua aspettiamo la Sama io e te, sembra mezz’ora già che l’aspetto, mesà tanto che ci sta lo sciopero fino alle otto>.I reatini parlando della Sama si ri-feriscono a quel mezzo di trasporto arancione e nero, ultimamente an-che decorato, che in tutt’Italia viene chiamato comunemente autobus. Almeno una volta nella vita tutti a Rieti se lo sono chiesto: perché la chiamiamo Sama invece del più co-mune torpedone?Proviamo ad immaginare. In una conversazione tra anziani, si sa, le parole “complicate” vengono com-pletamente storpiate. Parlando dei

social network ci si imbatte in quel catalizzatore che è Facebook e che, a casa dei nonni, diventa Feibusk. Come anche nel caso dell’ottimo alkermes utilizzato per preparare i dolci, quando la zia Giovanna lo ribattezza “archemist”. Perciò ve lo immaginate? <Compare mio, prendiamo La Sama? Non ce la faccio ad andare a piedi al centro anziani>.In realtà la sigla sama un tempo rappresentava l’acronimo della società che a rieti si occupava del trasporto pubblico. oppure con il termine sama si vogliono distingue-re i mezzi di trasporto reatini dalla massa. Curiosando su wikipedia scopria-mo che in realtà, anziché essere Sama un termine coniato ai piedi del Terminillo, nella tradizione sufi

mevlevi, il Sama rappresenta un viaggio mistico di ascesa spirituale attraverso la mente e amore per “il perfetto”. Forse la Sama ha un significato più profondo di quanto si possa pensa-re: il suo nome è ricercato e non è stato dato a caso. Forse qualche anno fa, un maestro sufi in visita alla famosa Caciotta del Centro d’Italia a San Rufo, in un viaggio contemplativo per la città all’interno dell’autobus 101, una volta sceso disse: <questa è la Sama 101, è il nettare degli dei, è un viaggio sublime verso il paradi-so>.

PRENDI L’AUTOBUS? NO MEGLIO LA SAMA Chiara Cauletti

<<SIAMO QUA, ASPETTIAMO L’AUTOBUS IO E TE, SEMBRANO MESI PERÒ MA CHE MI ASPETTO, PER CASA MIA NE SONO GIÀ PASSATI CENTO...>>

Le parole che entranonel linguaggio quotidiano

PRENDI L’AUTOBUS?NO, MEGLIO LA SAMA

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Navigando lungo il Tevere verso Sud, un tempo biondo ed incontaminato, che tanto ha ispirato pittori e poeti, si

arriva a Poggio Mirteto, dove modesti e solitari cespugli di mirto diffondono nell’aria note d’amore e di bellezza.Siamo nel cuore della Sabina romana, in una terra in cui l’uomo drammaturgico che allietava le commedie e le tragedie dell’antica Roma, rivive nell’intensa at-tività artistico- teatrale e cinematogra-fica che si svolge ormai da decenni in questa terra.Sangue romano e sangue sabino, qui si sono uniti e si sono fusi così come la storia di Roma che si è intrecciata con quella dell’Abbazia di Farfa, che per lungo tempo ha governato la vita dei mirtensi, a tal punto che gli abati de-cisero di dimorare proprio nel palazzo baronale, nato sui resti dell’antica rocca. Come molti paesi d’Italia, anche Poggio Mirteto, ha visto modificarsi il proprio assetto urbanistico nel corso dei secoli ed ecco che lo sguardo del moderno tu-rista, pur non sempre attento ai detta-gli, riesce a scorgere con meraviglia la parte antica abbarbicata sul colle, dalle sembianze medievali e la parte moder-na sviluppatasi oltre Porta Farnese che oggi costituisce il perno economico-po-litico della cittadina.Per chi arrivava da lontano, rappresen-tava la dogana che consentiva l’accesso al paese: Porta Farnese, fatta costruire su ordine dell’abate di Farfa Alessandro Farnese nella seconda metà del Cinque-cento; lui, classicista, grande stimatore delle arti, volle un’opera che potesse ri-cordarlo ai posteri e così fece scolpire il suo nome nell’architrave.Oltrepassata Porta Farnese, un vociare gioioso e un brulichio di odori e colori, ci conduce nella Piazza di Poggio Mir-

POGGIO MIRTETO, LÀ DOVE FIORISCONO I MIRTI

Serena PitottiA SPASSO PER LA PROVINCIA

teto: sì, immaginatevela proprio come sarebbe dovuta apparire ai viandanti di un tempo. A guardia la maestosa Cattedrale dell’Assunta, costruita tra il 1641 e il 1725, di stile settecentesco e suddivisa in tre navate di grande interesse artisti-co.

CARNEVALONE LIBERATO

“HO VISTO TANTA GENTE NEI COLO-RI DEL CARNEVALE ARTISTI CHE SOR-RIDONO GIOCHI DI VINO E DI PARO-LE FRA MASCHERE E COSTUMI CHE COME FIORI AL SOLE SI APRIVANO ALLA LUCE CAMBIANDO DI COLORE”

(Carnevale Liberato - I Ratti della Sabina)

Per Poggio Mirteto, il Carnevalone libe-rato, è tradizione, è cultura, è storia. Qui maschere, arte e musica creano il mix per-fetto per una festa che sta diventando uno degli appuntamenti di piazza più amati e frequentati del Centro Italia. L’origine della festa è nella rivolta popolare del 24 feb-braio 1861 che decretò la liberazione del Paese dallo Stato Pontificio. Quando la de-legazione degli operai di Poggio Mirteto si recò dal marchese Gioacchino Napoleone Pepoli per chiedere l’annessione al futuro Regno d’Italia, il Commissario Generale dell’Umbria propose di premiare la cittadi-na facendo passare per Poggio Mirteto la ferrovia Roma-Orte. Ma a questa offerta la popolazione prefe-rì invece che venisse stabilito di celebrare ogni anno una grande festa a ricordo della liberazione dallo Stato Pontificio. E così fu. 

Nei vicoli risuona

“CIRCONDATO DALLE NOTE DI GEN-TE PIÙ FANFARE ERO VIVO E DA QUEL SUONO MI LASCIAVO TRASCINARE DENTRO ANGOLI DI VISO E NEGLI OCCHI DELLA GENTE DOVE IL SO-GNO È ANCORA INTERO E DI FINTO NON C’È NIENTE”

(Carnevale Liberato - I Ratti della Sabina)

E proprio inoltrandosi in uno di questi vi-coli ecco che ci appare la Chiesa di San Paolo, datata 1300 così come è inciso sulle campane.Questo edificio religioso è come un libro da sfogliare perché ha vissu-to la nascita e lo sviluppo dell’antico centro abitato di Poggio Mirteto e chissà quante storie avrebbe da raccontare, tra cui quella che narra che, per merito dei riti celebrati al suo interno, il Venerdì Santo del 1654 si debba la liberazione dei campi da un’in-vasione di cavallette.Oggi Poggio Mirteto non offre solo panorami suggestivi ricoper-ti di uliveti e mirti, evidenze archeologiche di estremo interesse storico ed architettoni-co già note ai tempi del geografo Strabo-ne, ma anche danza, musica, recitazione, canto, moda, pittura, scultura, artigianato orafo e specialità culinarie. Lo sviluppo economico di questa cittadina dipende dal livello culturale di chi ci abita. Così i mirtensi sono professionisti della cul-tura, affrontano quotidianamente la sfida di proporre sul territorio locale spettacoli di qualità ed esperimenti in tutti i settori perché questa si chiama economia made in Sabina.

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Molti sono convinti che tutte le supersti-zioni abbiano origine dall’ignoranza o siano nate in tempi lontani dove il timo-re dell’ignoto prevaleva sulla ragione.

Il culto della paura era alimentato soprattutto dalla Chiesa e dagli stregoni che, facendo leva sull’igno-ranza del popolo, riuscivano a ritagliarsi un ruolo importante e necessario nella società.

Poi il fatto che queste leggende si siano tramandate per tanto tempo le ha trasformate in verità, secondo alcuni. Infatti, una bugia ripetuta tante volte diventa inevitabilmente una verità e spesso ciò che è lontano nel tempo assume una valenza maggiore e mitica ri-spetto alle cose del giorno d’oggi.

Altri, come per esempio il biologo evoluzionista Ke-vin Foster, sono dell’idea che le superstizioni non sia-no altro che suggestioni derivanti da coincidenze ac-cidentali; tuttavia, ciò non sarebbe per forza un male. Secondo Foster, infatti, non è necessario indagare sul-la veridicità di un qualcosa per decidere se credervi o meno, ma bisogna stare attenti, perché le paure e le superstizioni finiscono il più delle volte con il tra-mandarsi di padre in figlio.

AVERE TATUAGGI IN NUMERO PARI La superstizione pare provenga dall’usanza dei ma-rinai di farsi un tatuaggio ad ogni porto (al porto di casa, al porto di arrivo, di nuovo al porto di casa) ed averne solo due significava quindi non aver potuto terminare per cause avverse il rientro verso i propri cari.

IL 17 La superstizione riconduce la credenza al latino in quanto il numero 17 si scrive XVII, che anagramma-to diventa VIXI (ho vissuto, quindi “sono morto”).

GATTO NERO Nel Medioevo i erano associati al diavolo e ai sortilegi, tanto che bastava possedere un gatto nero per poter essere accusati di stregoneria e quindi condannati al rogo.

APRIRE UN OMBRELLO IN CASA

E’ considerato un cattivo presagio, questo perché indicherebbe che il tetto lasci passare la pioggia, simboleggiando una casa ridotta in miseria.

ROMPERE LO SPECCHIO Si dice che porti sette anni di disgrazie; infatti già pri-ma dell’invenzione dello specchio l’uomo preistorico che vedeva la propria immagine riflessa nell’acqua di un lago o di uno stagno poteva pensare che si trattas-se di un altro sé stesso. Di conseguenza, qualunque disturbo arrecato al ri-flesso poteva significare un pericolo per la propria salute.

ACCENDERE CANDELE CON LO STESSO FIAMMIFERO Si dice che faccia morire il più giovane dei fumato-ri. Prima Guerra Mondiale: soldati che vogliono fu-mare, i fiammiferi scarseggiano, quindi più militari accendono la propria cicca con uno stesso fiammife-ro. Solo che ogni “accensione” è segnalata dal baglio-re della brace della sigaretta appena accesa. Il cecchino nemico nota il bagliore e punta il fucile, col secondo bagliore prende la mira, l’ultimo soldato ad accendere, quindi il più giovane anche per motivi di “anzianità” e grado, sarà quello che la sigaretta se la godrà assai poco.

SUPERSTIZIONE, CABALA E MITI Sofia Galgani

NON È VEROMA CI CREDO

GATTI NERI

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CARTA E PELLICOLA Federica D’Orazi

12 ANNI SCHIAVO

REGIA: Steve McQueenDURATA: 134 minutiGENERE: Biografico

Schiavitù. In  12 anni schiavo viene raccon-tata la storia vera di Solomon Northup, ta-lentuoso violinista nero che nel  1841, prima

della guerra di secessione, vive libero con la mo-glie Anne e i figli Margaret e Alonzo in una con-tea dello stato di New York. Ingannato da due falsi amici di spettacolo, viene drogato,rapito, strappato dalla sua famiglia, privato dei docu-menti, venduto e portato in Louisiana dove rimar-rà in schiavitù fino al 1853, cambiando per tre volte padrone e lavorando in una piantagione di cotone del perfido schiavista Edwin Epps. Qui, il giovane violinista nero proverà sulla pro-pria pelle la crudeltà degli uomini e la tragedia della sua stessa gente, iniziando così a lottare non solo per sopravvivere ma anche per con-servare la propria dignità. Solo nel dodicesimo anno della sua indimenticabile odissea avviene il casuale l’incontro con l’abolizionista canadese Samuel Bass, il quale rappresenta per la vita di Solomon una svolta insperata: dopo aver appre-so la sua storia, Bass riesce a rintracciare la fa-miglia di Northup. Solomon è finalmente libero. E’ incredibile come il regista riesca a trattare un argomento così difficile in tutte le sue sfumature raccogliendo ogni minimo particolare risalente al passato e creando uno scenario attuale attor-no al tema della schiavitù, tema ancora molto discusso nella nostra società.

UNA DONNA PER AMICA

REGIA:Giovanni VeronesiDURATA: 109 minutiGENERE: Commedia

Esiste l’amicizia tra uomo e donna?. Questa è la doman-da a cui il regista cerca di rispondere raccontando la storia

di Francesco e Claudia, due giovani molto belli e molto amici. Lui è un avvocato impacciato e spiritoso mentre lei fa la veterinaria. Sono due giovani che condividono le loro paure, gioie, serate e divertimenti, non hanno segreti e sono convinti di poter gestire un’amicizia senza pen-sare che questo potrebbe un giorno diventare amore. Nella vita di Claudia arriva Giovanni, un ragazzo che lei decide di sposare. E’ proprio in questo momento che tutta la loro amicizia viene messa in discussione: Francesco inizia ad accor-gersi che l’amicizia tra uomo e donna è davvero più complicata del previsto. Un mix di equivoci, sentimenti e tante risate nell’eterno incontro e scontro tra uomo e donna.

THE METROPOLITAN OPERA DÌ NEW YORK: IL PRINCIPE IGOR REGIA: Dmitri TcherniakovDURATA: 270 minutiGENERE: Opera lirica

Nonostante l’opposi-zione e le preghiere della giovane moglie Jaro-slavna, il principe Igor e il suo esercito partono da Putivl’ per una spedizione punitiva contro la tribù dei Polovcy che minaccia i commerci della città. Riuscirà Igor a tornare a casa e rincontrare la sua famiglia? Un perfetto scenario di guerra che interessa gran parte della massa attraversan-do i legami affettivi, l’amore per la patria e il do-vere di un giovane che è costretto ad intrapren-dere questo viaggio. Molto presto le campane della città suoneranno il ritorno del principe, ri-portandolo da sua moglie e nella sua terra dove verrà accolto con una grande festa in suo onore. Un’opera che stupirà tutti noi e ci coinvolgerà in questo mondo di amore, destino e guerra in cui ogni situazione risulterà imprevedibile e ricca di colpi di scena.

L’ABLAZIONE

AUTORE:Tahar Ben Jelloun

All’età di sessant’an-ni scopri di avere un tumore. Questa è la

storia di un uomo molto vitale che da un giorno all’altro si ritrova in una sala operatoria e deve sottoporsi ad un intervento di asportazione poi-ché solo così il rischio tumorale sarà contenuto. Le conseguenze. Le conseguenze sono ciò che preoccupano quest’uomo, amante di donne e notti scatenate. E questo è proprio quello che, il matematico di rilievo internazionale, ritiene es-sere il miglior modo per prepararsi all’intervento del giorno seguente. Successivamente continuare ad avere una vita normale è tutto più difficile ma il tempo fa il suo corso e lui lentamente riesce a riprendere una vita senza drammi, stabilendo perfino una relazione con una donna. E’ possibi-le avere una vita senza sesso?. Poco a poco, co-lui che desiderava avere una vita molto allegra, capisce che una vita senza sesso è possibile. E’ diversa ma è comunque vita.

POLVERE

AUTORE: Patricia D. Cornwell E’ proprio nel momen-to in cui cerchi di ri-prenderti dalle fatiche

quotidiane, che arriva quella telefonata inquie-tante. Kay Scarpetta riceve questa telefonata in cui gli viene comunicato il ritrovamento del cor-po di una giovane donna sul campo del Massa-chusettes Institute of Technology. Lei è Gail, una studentessa neolaureata, avvolta in un lenzuolo e sistemata in una posa particolare; il che fa immediatamente pensare ad un killer esperto in omicidi. Tracce fluorescenti rosso sangue, verde smeraldo e zaffiro vengono ritrovare ad un primo esame. Coincidenze molto simili ad una serie di omicidi organizzati da un serial killer sopranno-minato Capital Murderer, a Washington, di cui si stava occupando il marito di Kay. Una serie

TRETRECINQUE

AUTORE: Ivano Fossati

Tuttofare in un alber-go a Torino, chitar-rista in orchestrine che girano l’Europa, uomo troppo ricco e

troppo solo nell’America in Settembre: questa è la vita straordinaria di un italiano che rimane tale anche quando viene scagliato lontano dal proprio paese. Vittorio Vicenti è uno che ama la vita e le donne, è sveglio, cinico e sempre simpa-tico. 335 è la sua storia, così come la racconta lui. Questa storia è segnata dall’età della scuola negli anni Cinquanta in Piemonte, un infanzia trascorsa con il padre e soprattutto dal suo ta-lento musicale e dalla sua chitarra elettrica, la Gibson 335. E’ proprio questa chitarra che porta Vittorio in giro per il mondo strappandolo dalla vercellese dove è nato. Una strana vita la sua, ma Vittorio non guarda mai indietro bensì lascia succedere le cose stando a guardare. La sua vita è una corsa senza respiro, tra desideri e fortu-ne, ma Vittorio finirà prima o poi, in un modo o nell’altro, con il pagarla cara?

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Carlo Jucci sta al liceo scientifico come Marco Terenzio Varrone sta al liceo classico.

Sapete risolvere questa propor-zione? Se sì, significa che siete fatti per lo Jucci, se no, vuol dire che frequentate o avete frequen-tato il Varrone. Ogni giorno, a Rieti, un varronci-no si alza e sa che dovrà studiare più latino di uno juccino, altrimen-ti morirà di fame.Ogni giorno, a Rieti, uno juccino si alza e sa che dovrà studiare più matematica di un varroncino, altrimenti morirà di fame. Ogni giorno, non impor-ta che tu sia juccino o varronci-no, l’importante è che cominci a studiare.

IL TIPICO ESEMPLARE DI HOMO SAPIENS VARRONIANUS PUÒ ESSERE AVVISTATO NELL’ARIDA SAVANA DI PIAZZA MAZZINI ED È SOLITO RIUNIRSI IN BRANCO DA-VANTI ALLA PROPRIA TANA DALLA QUALE ESCE SOLO DUE VOLTE AL GIORNO. È UNO DEGLI OMINIDI PIÙ TACI-TURNI DEL REGNO ANIMALE. I VAR-RONCINI SONO TANTISSIMI E CI SI ACCORGE FACILMENTE DELLA LORO PRESENZA. RIESCONO A TRASPOR-TARE ANCHE DUE VOCABOLARI ALLA VOLTA MA SOLO I PIÙ FORTI LO FANNO CON UNA SOLA MANO.

Si orientano grazie ad occhiali con lenti molto spesse che fungono da antenne. Il loro compito è quello di garantire al resto della specie la sopravvivenza del patrimonio let-terario. Una cosa è certa. La pro-venienza della fauna varroniana è individuabile a colpo d’occhio: golfino e camicia per lui, borsa fir-mata e Superga per lei. Il pericolo,

COSE DELL’ALTRO LICEO Serena Pitotti

COSE DELL’ALTRO LICEO

però, è dietro l’angolo. A poche centinaia di metri, lun-go l’argine del fiume Velino, vive un’altra colonia di ominidi. Sono gli Juccini e il loro obbiettivo è tro-vare nuove formule matematiche. Lavorano sodo tutto il giorno. Esco-no solo per procacciare il cibo. Neanche la moderna tecnologia è in grado di superare le loro doti di esperti calcolatori. Non si muo-vono in mandrie. Sono solitari e tendono ad avere comportamenti anche anomali. Seguirli nelle loro dimostrazioni matematiche ed esperimenti scien-tifici è un miracolo. Riuscire al fil-marli spesso è impossibile. Uno juccino è troppo fulmineo per po-

terlo battere sul tempo. Sono mae-stri dell’astuzia e dell’intuito. Varia è la galleria d’esemplari del Liceo Scientifico. Dal nerd al “fighetto” passando per lo “shabby”. Piccoli dettagli che in momenti cru-ciali fanno la differenza tra la vita e la morte. Una sfida apparentemente impari: varroncini e juccini. Ma considera-ta la quantità di variabili il risultato non è mai certo. Dipende tutto da poche nozioni. È una battaglia sen-za tempo. E tu, per chi fai il tifo?

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EVENTUALMENTE Sofia Galgani

RIETISPETTACOLI:

MR FOREST SOW – RQS STUDIO EVENTO

SABATO 8 MARZO 2014 TEATRO VESPASIANO

EVENTI MUSICALI:

CIRCOLO DE LI RAPARI – “BRUTTI, GNEFRI E CAPELLUNI”

DAL 14 AL 16 MARZO 2014 TEATRO FLAVIO VESPASIANO

INIZIATIVE COMUNE:

LEZIONI DI SCI – TERMINILLO

DAL 4 AL 27 MARZO 2014, 72€ A PERSONA PER 12 LEZIONI TERNIEVENTI MUSICALI:MORTIMER MC GRAVE – PALAZZO GAZZOLI AUDITORIUM

SABATO 1 MARZO 2014 VIA DEL TEATRO ROMANO

ENSEMBLE BERLIN – I SOLISTI DEI BERLINER PHILHARMONIKER

DOMENICA 2 MARZO 2014 PALAZZO GAZZOLI AUDITORIUM

MOSTRE:CARTELLS.. POR AMOR DI JOAN MIRO’

ACCADEMIA DI BELLE ARTIDAL 1 AL 8 MARZO 2014 CORSO PUBLIO CORNELIO TACITO

SPETTACOLI:QUARTET – CAOS (CENTRO PER LE ARTI OPIFICIO SIRI)

DAL 15 AL 16 MARZO 2014 TEATRO SECCI

L’AQUILA

SPETTACOLI:TOTO’ E VICE’ – ENZO VETRANO E STEFANO RANDISI

DAL 13 AL 14 MARZO 2014 TEATRO COMUNALE

DOCUMENTARIO:

“OTTOCENTOQUARANTANOVE”

VITA E SEGRETI DI UNA CITTA’ DIMENTICATA

SABATO 1 MARZO 2014 PIAZZA DUOMO

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Molti giornalisti e studiosi hanno approfondito i contenuti espressi da Lucio Battisti nella musica, ma pochi sono stati quelli che hanno cercato di capire questo poeta e la sua cultura, partendo

dal periodo in cui in Lucio avviene il processo di inculturazio-ne ed assorbe i messaggi trasmessi dalla famiglia e dall’am-biente in cui vive. Tutto questo processo formativo ha luogo a Poggio Bustone, paese natale del cantante al quale resterà sempre fortemente legato. Nei suoi primi anni di vita Lucio è spesso indaffarato nella bottega artigiana del nonno Gio-van Battista Battisti, che lavora il legno, ma tra le sue tante passioni ricordiamo quella per la musica: è proprio il nonno che compie la prima alfabetizzazione musicale di Lucio, che ha due-tre anni, insegnandogli crome e biscrome scritte a caratteri cubitali sulle tavolette di legno che lavorava. Questi iniziali incontri con la musica, apparentemente poco signifi-cativi, sono solo i primi passi che lo porteranno ai massimi vertici della musica leggera italiana. Tra i cinque-sei anni una leggera forma di obesità, che ai nostri giorni sarebbe ap-parsa normale, gli procura una sorta di complesso poiché, accusando difficoltà ad affrontare le prove che l’appartenen-za ad un gruppo comporta, è preso in giro dai compagni continuamente. Spesso Lucio si nasconde dietro ai vetri di una finestra, osservando i bambini che oltre ad organizzare

giochi, si scambiano “pensieri e parole”. Lui se ne sta isolato e cerca di evitare quelli che riescono maggiormente a met-terlo a disagio; per questo motivo all’età di sette anni trova nella chitarra una nuova possibilità di comunicare. Quando è solo si diletta a fa emergere con la musica sentimenti e stati d’animo e finalmente riesce a catturare l’attenzione de-gli altri, ottenendo un nuovo ruolo di rilievo all’interno del gruppo. Chitarra in spalla, comincia a frequentare le prime lezioni che gli impartisce Silvio Di Carlo e apprende così le basi di uno strumento che sarà il suo inseparabile compagno d’avventura. La scelta della chitarra non è comunque casuale perché in quel periodo era difficile trovare un giovane in pa-ese che non avesse mai preso in mano questo strumento. Ma Lucio vi troverà ben altro, una sorta di affinità elettiva pronta a dare campo alla melodia come agli accordi che saranno alla base degli straordinari arrangiamenti delle sue canzoni. Il piccolo mondo nel quale Lucio è immerso manifesta spesso con il canto, accompagnato dalla musica degli strumenti più svariati, l’allegria nelle feste popolari del paese tanto che lo stesso Lucio affermerà: <inutile fare melodie che non possano cantare Poggio Bustone>, facendo in tal modo diventare il paese l’esempio di una ispirazione popolare e quotidiana che poi ha fatto la sua grande fortuna.

LUCIO BATTISTI E LA SUA PASSIONE PER POGGIO BUSTONE

NON È STATA UN’AVVENTURA

LUCIO BATTISTI Chiara Cauletti

Brooks Of Sheffield

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«Quinion» ,said mr. murdstone, «take care, if you please. somebody’s sharp». «Who is?» asked the gentleman, laughing. I looked up quickly, being curious to know. «Olny brooks of sheffield» ,said mr murdstone. (charles dickens - david copperfield, p.27) . Dall’ inghilterra del 1800 alla rieti del xxi secolo, sono loro i brooks of sheffield, un mix esplosivo di amicizia, sound e creatività. Nati dall’”esigenza” di gabriele veronese di mettere in gioco le sue canzoni con il supporto e la grinta di altri giovani musicisti, oggi vantano diverse partecipazioni a concorsi tra cui il mareate rock fest 2011, il controvento music festival e tour music fest 2011. Il 22 gennaio 2014 è uscito il loro primo album “never fall in love with noise”, successivamente presentato il 23 febbraio al Depero club di rieti. Nell’album sono evidenti le influenze musicali della band, che variano dal brit pop fino ad arrivare all’alternative rock/indie rock, così come evidenti nei testi del boss dei bos, Gabriele, sono gli obiettivi del gruppo: trasmettere un messaggio, delle emozioni al pubblico di rieti e non solo. Si, perché i bos guardano lontano, all’italia, all’europa e con un po’ di fortuna al mondo. gli altri membri del gruppo sono Gabriele Grillo, Pierluigi Imperatori, Ermanno Bizzoni, Andrea D’Amato e Edoardo Piergentili. Il live è il loro habitat naturale, il contatto con la gente quello che li fa vivere. “There’s nothing conceptually better than rock’n roll” and cigarettes.

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JOVANOTTI

UN POETA DEI GIORNI NOSTRI

JOVANOTTI Seerena Pitotti

È “un ragazzo fortunato” con le “tasche piene di sassi” che vive nella “terra degli uomini” dove i suoi concerti sono “il più grande spettacolo dopo il Big bang”. Alto un metro e 93, pronuncia la “esse” come la “effe”: è

Lorenzo Costantino Cherubini, in arte Jovanotti. Singolare è la storia del suo soprannome che deriva dall’errore che fece un tipografo nell’87 in occasione di una serata in discoteca, scrivendo nella locandina al posto di “Joe Vanotti” (come si faceva chiamare allora), Jovanotti. Sarà questo da quel gior-no il suo nome d’arte. Già quando era adolescente e senza barba aveva iniziato a proporsi come dj su diverse radio locali e nelle discoteche romane. Il salto di qualità lo fece gra-zie a Claudio Cecchetto, perennemente a caccia di talenti, che lo scoprì e lo portò a lavorare con lui. Dalla passione per la musica, per le discoteche e per il rap, nacquero i suoi primi dischi: “Gimme Five” e “È qui la foresta’”. Da quel momento non si è più fermato e ad oggi vanta otto libri e 21 album. L’ultimo, pubblicato nel 2012, è un racconto in musica dei suoi 25 strepitosi anni di carriera con i più grandi successi, le canzoni nuove, le collaborazioni, i remix, le rarità, gli outa-

kes e le versioni alternative. Le sue canzoni sono un concen-trato di dolcezza e energia, mescolate al ritmo e alla fantasia del poeta funky dei giorni nostri. Da 27 anni, ormai, canta e fa concerti in giro per il mondo ed è impossibile che nessuno di noi non abbia mai intonato almeno una volta qualche moti-vetto delle sue canzoni. Parallelamente Lorenzo svolge anche il suo ruolo di artista socialmente e politicamente impegnato, collaborando con associazioni come Emergency e Amnesty International. Nel 2009, insieme a Mauro Pagani e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, ha riunito intorno a sé 55 fra i più popolari cantanti e musicisti della musica leggera e del rap italiani per incidere una speciale cover della canzone “Do-mani”, in ricordo del terremoto dell’Aquila (i proventi della vendita del disco sono stati devoluti all’associazione Salvia-mo l’arte in Abruzzo). <Mi hanno organizzato l’esistenza da quando mamma era in gravidanza: la pappa, la scuola, la cacca, la suora, il mare, il ruttino, gli esami, il casino, i de-sideri, i bisogni, la libertà, i sogni.. ed ogni estate un nuovo passo di danza. Vivo come in una gravidanza infinita, come se fossi un feto per tutta la vita>. (Buon Sangue-Bonus Track)

WHO: Alex Turner e com-pagni, 4 ragazzacci di shef-field, uk, che dopo due anni da suck it and see, entrano negli studi californiani di los angeles e registrano il loro quinto album .WHERE: in ogni camera da letto, in ogni anfratto e in un qualsiasi posto appartato in cui due amanti possano farsi

WHO: i verdena, o meglio i “folletti”, trasportano in un’atmosfera onirica, bizzar-ra e malinconica. in quasi vent’anni di carriera hanno sperimentato tanti generi musicali, dal grunge (se non sapete cosa significa pensate ai nirvana!) al pop sublime del white album dei beatles, nella maniera più

“le coccole”. forse l’album più “erotico” del 2013, la calda voce di turner è sempre accompagnata dai coretti di helders, cookie e o’malley , i semplici ma efficaci groove di batteria seguiti da giri di basso quasi blues, malinconici, lenti e ripetitivi.WHY: dopo il successo degli album precedenti, turner non è più il ragazzo timido di whatever people say i am, that’s what i’m not, ma impara a tenere sulle sue spalle un intero show, è più “sfacciato”, in un certo senso più “rocker”.WHAT: «am ha un suono vicino al beat di dr. dre, con un taglio alla ike turner, al galoppo per il deserto su una stratocaster. non volevo che il suono fosse il risultato di quattro ragazzi che suona-

innovativa e coerente con il proprio stile.WHERE: mentre kurt cobain esprimeva il disagio della genera-zione “x” agli inizi degli anni ‘90, i due fratelli ferrari muovevano i loro primi passi nell’ “hen house” (ovvero il pollaio) che poi di-venterà il loro particolare studio di registrazione.WHY: “i miei testi non hanno senso ma allo stesso tempo pos-sono averne più di uno”, così afferma alberto ferrari, leader dei verdena. Ascoltate i verdena perché, oltre a poter dare diverse interpretazioni ai testi, in base alle emozioni che si provano, la loro musica è di eccellente qualità (meriterebbe di essere ap-prezzata di più oltre che in italia, anche fuori i nostri confini) e si

no in una stanza. essenzialmente è stato così, ma è stato molto bello trovare un modo per manipolare il suono e gli strumenti fino a farli risultare dal beat più hip-hop» (alex turner, intervista alla nme)WHEN: quando si fa sera, quando te ne torni a casa, abbassi le luci e metti su un vinile di lounge/r&b, ti stendi sul divano e ascolti.tracce migliori: r u mine? – why d’you only call me when you’re high? – i wanna be yours

sposa in maniera straordinaria con le parole, creando un tumulto di sensazioni contrastanti e vivissime.WHAT: requiem sono 63 minuti di disco in cui i verdena rie-scono a concordare musica e testi creando un’atmosfera cupa con qualche accenno di speranza. si può definire l’album della maturazione dei verdena che poi porterà alla definitiva consa-crazione dell’album “wow”, vero e proprio capolavoro in cui si sono evoluti rimanendo coerenti alla loro identità.WHEN: all’alba, quando cammini da solo in giro per la città e hai bisogno di uno sfogo silenzioso.

Playlist Elvisa Rossetti - Ermanno Bizzoni

Chiara Cauletti - Demetrio Di Genova

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1. QUANDO TI PIACE UN RAGAZZO: a) ti blocchi e non riesci più a parlare b) cerchi di stare con lui c) fai di tutto per farti notare

2. IN UN RAGAZZO TI PIACE: a)la dolcezza b)la simpatia c)la bellezza

3.TI È MAI CAPITATO DI PROVARCI CON IL RAGAZZO DI UNA TUA AMICA? a) no, mai b) una volta c) più di una volta

4. SE SEI AD UNA FESTA E UN RAGAZZO TI GUARDA COSA FAI?

a) Chiedi alla tua amica se hai qualcosa fuori posto b) Ricambi gli sguardi aspettando che lui si faccia avanti c) Vai da lui e attacchi bottone

5. COME CONQUISTI UN RAGAZZO? a) Essendo te stessa b) Con le chiacchiere c) Con un vestito stretto e i tacchi alti

6. LA COSA PEGGIORE CHE PUÒ CAPITARE AD UNA FESTA È... a) Vedere il ragazzo che ti piace con un’al tra b) Fare colpo sul ragazzo della tua amica c) Trovare solo ragazzi brutti

7. TI RITIENI UNA RAGAZZA... a) Riflessiva b) Serena c) Esuberante

8. IL TUO LOOK È... a) Classico b) Alla moda c) Eccentrico

9. SECONDO TE, COSA NON SI DOVREBBE MAI FARE PER EVITARE DI FAR FUGGIRE UN RAGAZ-ZO? a) Confessargli subito tutti i suoi difetti b) Provarci con il suo migliore amico c) Stargli sempre addosso

10. UNA TIPA CI PROVA CON IL TUO RAGAZZO. COSA FAI? a) La ignori b) Vai a parlarle c) Fai in modo che vi veda sempre insieme per farla desistere dal suo proposito

MAGGIORANZA DI RISPOSTE A:

Imbranata: Quando si tratta di conquistare un ragazzo non sai proprio da dove cominciare. Pensi di non poter piacere a nessuno e consideri le altre ragazze migliori di te. Forza, datti una possIbilità!

MAGGIORANZA DI RISPOSTE B:

Apprendista seduttrice: Non ami sedurre a tutti i costi, ma solo quando pensi che ne valga veramente la pena. Sei una ragazza riflessiva e un po’ timida, ma che sa sfoderare gli artigli quando ce n’è biso-gno. Non sarai una seduttrice nata, ma stai imparando i segreti!

MAGGIORANZA DI RISPOSTE C:

Ammaliatrice: Sei bravissima a conquistare i ragazzi e nessuno ti resiste. Usi molte tattiche e non ti mostri mai per ciò che sei: infatti, spesso ti accusano di essere poco spontanea e sincera. Credi che con i ragazzi carini sia giusto “tirarsela” ma attenta perché così rischi di allontanare quelli più interessanti!

ci sai fare con i ragazzi?

TEST Simona Romagnoli

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