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La tv dei ‘decadenti’Negli anni della tanto vituperata prima Repubblica, i famosi ‘pacchet-ti’ di assunzione in Rai erano gestiti secondo la regola delle ‘quote’. Inpratica, a viale Mazzini si decideva di assumere un raccomandato daidemocristiani, uno dai comunisti, uno dai socialisti e, infine, uno‘bravo’, ovvero che lo meritava, poiché aveva vinto il concorso pubbli-co affidandosi unicamente alle proprie capacità. L’applicazione di talemetodologia, sin da allora relegava le assunzioni per merito in unacondizione di marginalità. Ma con l’avvento della seconda Repubblicaè stato fatto molto peggio: si è direttamente passati all’introduzionedi formule contrattuali atempo determinato, le qualihanno ‘devastato’ ogni sin-gola redazione del nostroente di Stato televisivo,precarizzando i rapportiprofessionali in base a uncriterio di flessibilità inap-plicabile sul mercato italia-no delle telecomunicazioni.Di conseguenza, oggi nonsolo il professionista‘bravo’, ma persino il ‘racco-mandato capace’ non posso-no conquistare spazio alcu-no, né ottenere percorsialternativi di collaborazio-ne. Ecco perché sarebbenecessario fare qualcosa didiverso, soprattutto in campo televisivo, magari utlizzando gli ampispazi e le nuove possibilità introdotte dalla rete internet e dallo svi-luppo tecnologico. Una piccola minoranza di redazioni (Rainews 24,Tgcom, Skytg24, Report e Presa diretta) riescono a proporre, conpochissimi mezzi, un’informazione basata su servizi professionalmen-te e qualitativamente di buon livello. Ma tali lodevoli eccezioni sonosolamente piccole ‘isole’ all’interno di un mondo televisivo appiattitosui ‘reality’ e sempre più a corto di idee. Il vero problema italiano èinfatti quello di un mercato della comunicazione radio-televisiva‘colonizzato’ da pochi soggetti, secondo un deformato modello di oligo-polio sempre meno differenziato. Una condizione che la leggeGasparri (Legge n. 112 del 3 maggio 2004) si limitò a fotografare senon, addirittura, a rafforzare. Un mercato sostanzialmente ‘protetto’,riservato a pochi, privo di reale concorrenza, soprattutto nel campodel reperimento delle risorse pubblicitarie. Condurre un programmatelevisivo o radiofonico, anche di successo, rimane una professioneper ‘privilegiati’, sostenuti da rapporti di potere politico, economico oda altre situazioni ‘feudali’ di vero e proprio ‘padrinaggio’. Tuttavia, a

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La triste economia dei palinsesti

Nell’epoca degli smartphone 4G, quando in molte case ci sono inmedia due apparecchi televisivi e la connessione wireless per la reteinternet, la scommessa più importante che i media devono vincere sigioca tutta sull’offerta d’intrattenimento. Una competizione fra Rai,Mediaset e Sky Italia, alle quali non è bastato disporre di una mol-titudine di segnali digitali e canali satellitari per aggiudicarsi unareale vittoria. Purtroppo, però, la vera sconfitta l’hanno subitasoprattutto gli spettatori, che facendo ‘zapping’ fra i canali, nelmedio periodo riscontrano quanto i film, le serie tv e persino i ‘rea-lity’ vengano riproposti all’infinito, anche per-ché ‘passano’ da una rete all’altra. Quando que-sta ‘rotazione’, che potremmo definire ‘orizzon-tale’ finisce, ne inizia un’altra di tipo ‘vertica-le’, che attinge ai materiali del passato ‘rega-landoci’ serie stagionate, se non addiritturaconsunte dal tempo. Avete in mente il poliziescoMatlock? È una serie del 1986 e sta andando inonda al mattino sul canale n. 38 (Giallo).Naturalmente, di serie nuove ce ne sono tantissi-me. Peccato che non vengano acquistate. Perchése, da una parte, gestire più canali consente a ognigruppo di vendere più pubblicità (garantendo agliinserzionisti maggior visibilità), dall’altra, i costidi gestione si moltiplicano e comporre un palinse-sto h24 diviene antieconomico.Tutto ciò, in parte, si riscontra anche nella ‘paytv’, la quale pur investendo in nuovi acquistiper i suoi canali tematici, giustifica il sistemadi repliche nell’arco delle 24 ore come opportu-nità per tutti gli utenti di non perdersi nulla.Certo, nel quadro generale restano i program-mi in diretta, i ‘talk show’ ad appuntamentosettimanale. Ma c’è tutta una parte di pubblico a cui quest’offertaproprio non interessa o non piace più. In questo contesto la parte del‘leone’ la sta facendo internet, sia con l’on demande a pagamento,sia con lo streaming ‘piratato’. Un’alternativa che piace molto ai gio-vani, che però in questo modo si chiudono in un mondo fatto solo diciò che piace, in cui l’informazione non ha alcun ruolo (mentre suicanali tradizionali, fra un programma e un film, qualche telegiorna-le si vede). In una società già tutta imperniata sull’individualismo,questo potrebbe generare una ‘bomba a orologeria’, la cui deflagra-zione pone molte ombre sulla società del futuro. Pasolini ci avevaavvertito sul potere e sulla responsabilità enorme della televisione.Ma anch’egli non avrebbe mai immaginato fino a che punto il suogiudizio si sarebbe tradotto in realtà.

FRANCESCA BUFFO

storiadicopertina Cosa c’è in tv stasera?>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

prescindere da queste ‘tare di fondo’ del nostro sistema televisivo, cosìcome è ormai assodato che un modello completamente sovvenzionatodallo Stato finisca col generare sprechi, rendite di posizione e unabbassamento qualitativo delle varie professionalità, a cominciare daquelle artistiche e autoriali, al contempo è sempre mancata, nelnostro ‘anarcoide’ Paese, una sincera visione dei mercati basata suforme di concorrenza ‘leale’, ovvero regolate da poche norme ma moltoprecise, chiare per tutti. Dopo il crollo dell’utopia comunista del 1989,l’Italia è rimasta in mezzo al ‘guado’ tra un vetusto corporativismo diStato e un’innovativa visione liberale delle professioni, in grado diespellere dai mercati stessi strozzini, ricattatori e tutte le svariate emolteplici ‘tecniche’ di ‘pirateria’ economico-finanziaria, che qui da noiimperano in ogni campo e settore. Insomma, riassumendo molto la que-stione, da una parte lo Stato proprio non funziona e, forse, non ha maifunzionato; dall’altra, la visione ‘all’italiana’ della libertà di mercato cor-risponde a un Far West in cui illeciti e scorrettezze hanno sempre avutopiena cittadinanza. Questa è la vera questione socioeconomica di fondo,che sta ‘zavorrando’ l’Italia in quasi tutti i campi e settori, compresoquello televisivo. Il quale, in questi ultimi decenni, non ha fatto altro cheriflettere la decadenza del nostro ‘sistema-Paese’. A meno che esso nonintenda tradire la propria funzione sociale, anche il modello italianodelle telecomunicazioni deve ritrovare il coraggio di mostrare un mondoche vuole cambiare. E aiutare a cambiarlo.

VITTORIO LUSSANA

editoriale Una tv che riflette la decadenza del Paese>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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30 Cherniak e Buisson“L’economia sociale è l’unica alternativa”

32 Vending machineNon soltanto per un ‘espresso’: la varietà dei prodotti venduti attraverso i distributori automatici è aumentata

42 Andy Yeung e le sue giungle urbaneGiovane fotografo emergente, utilizza la tecnologia dei droni per realizzare foto spettacolari della città di Hong Kong

44 Chiavacci 1967 pure forme neutreUn ampio progetto di valorizzazionestorica di un grande artista pistoiese

46 C’era una volta HollywoodAve Cesare! un tributo ironico alle pellicole del passato, sfarzosamente opulente e ricche di infinite contraddizioni

50 Mai personal Mood il nostro habitatIl gruppo pugliese torna con un nuovo progetto discografico che segna la loro maturazione musicale

52 Libri&LibriNovità in libreria

Nel 1946, le donne italiane votaronoper la prima volta e, in quello stessoanno, nacque il concorso di bellezzache ha fatto sognare migliaia di ragaz-ze: ne ripercorriamo la storia conFederica Bertolani, Miss Toscana 2004,oggi neo-mamma

Mi chiamo Missda 70 anni

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Anno 5 - n. 18 - Aprile 2016

Direttore responsabile: Vittorio LussanaVicedirettore: Francesca Buffo

In redazione: Gaetano Massimo Macrì, Carla De Leo, Giuseppe Lorin, Michela Zanarella, Dario Cecconi,Annalisa Civitelli, Serena Di Giovanni , Ilaria Cordì ,Silvia Mattina, Giorgio Morino, Michele Di Muro, Clelia Moscariello

REDAZIONE CENTRALE: Via A. Pertile, 5 - 00168 Roma - Tel.06.92592703Progetto grafico: Komunicare.org - Roma

Editore Compact edizioni divisione di Phoenix associa-zione culturale - Periodico italiano magazine è unatestata giornalistica registrata presso il RegistroStampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010

PROMOZIONE E SVILUPPO

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Maestro della commedia, con ilsuo stile e l’inconfondibile elegan-za è stato tra i più importantiattori teatrali e intellettuali ita-liani: una comicità mai volgare,che ha portato sul palcoscenicol’en travesti, generando nuovaprosa, macchiette e fiabe

sommario Anno 5 I numero 18 I Aprile 2016

3 Editoriale

5 Storia di copertina

8 La televisione inguardabileProgrammazioni scadenti, format fotocopia, trasmissioni lobotomizzanti

10 Serie tv ti guardo di piùVere star dei palinsesti, sono l’ancora di salvataggio degli spettatori

16 Nel corpo sbagliatoUn errore della natura che espone al giudizio altrui, generando nuove discriminazioni

19 Quando lui diventa una leiCome si vive la trasformazione del proprio corpo

21 Disforia di genereUna predisposizione biologica che, se non affrontata o aiutata, porta all’isolamento e alla depressione

24 Scrivere per liberare la veritàNei suoi libri, Emiliano Reali racconta la nostra società vittimadi stereotipi e luoghi comuni

27 The Danish GirlLa storia vera di Lili Elbe, un’icona per la comunità transgender

28 Catherine ColonnaIntervista all’ambasciatricedi Francia in Italia

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Paolo Polispirito libero

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te le commedie all’italiana di una volta?). Unico spiraglio, se nonvere e proprie ancore di salvezza, restano le serie tv, ma soloquelle ‘made in Usa’, perché le produzioni ‘nostrane’, dopo unbuon momento negli anni ‘90, sono anch’esse scivolate nel ‘bara-tro’ della banalità. Un tempo, la frase “io non guardo la tv” eraun’opzione ‘snob’, da ‘radical chic’. Oggi, il numero di personeche non possiede neanche l’apparecchio televisivo comincia ainfoltirsi. Colpa (o merito) anche di internet, che offre moltissi-mo: le serie più nuove prodotte all’estero, che nei nostri canaliitaliani forse non arriveranno mai o approdano in tv con eviden-te ritardo; le web series ‘indipendenti’; i video di Youtube e ilcinema ‘on demand’. Il che è tutto dire, considerata l’inefficien-za delle connessioni e l’assenza di ‘banda larga’ che affliggel’Italia. Il digitale terrestre ci offre un ampio numero di canalitematici, ma a parte poche eccezioni è un proliferare di continuerepliche di serie televisive viste e riviste: dalla simpatica ‘Unamamma per amica’, riproposta dalla prima all’ultima stagionealmeno 3 volte negli ultimi quattro anni, alle vicende del dottorHouse, in onda sulle reti Mediaset. Identica situazione sulla‘pay tv’ satellitare: molte vecchie serie, i maggiori reality delmomento (anche nella declinazione estera), pochissimi film (perquelli occorre acquistare un abbonamento specifico). E poi, sem-pre tutto replicato all’infinito. La qual cosa ci riporta a un pro-blema di base: la mancanza di risorse economiche e l’assenza diinvestimenti. Non sorprendiamoci se Milena Gabanelli, grazie a‘Report’, viene proposta come possibile presidente dellaRepubblica italiana: è la prova effettiva che la televisione diqualità si può fare e che con i telespettatori si può interloquirein modo non volgare, ragionato, senza far leva sulla ‘pancia’.Una qualità che gli italiani agognano al posto della solita noia.

FRANCESCA BUFFO

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qualità non è sempre garantita e la varietà è solo un’illusione

C’era una volta ‘solo’ la Rai, con i suoi tre canali, i program-mi dell’accesso che iniziavano nel primo pomeriggio e un

palinsesto ‘calibrato’, per tenere unita la famiglia davanti al pic-colo schermo, sera dopo sera. Poi la grande rivoluzione delleantenne private locali, in gran parte inglobate, successivamen-te, dai network televisivi commerciali.Una programmazione che è aumentata progressivamente, dan-doci l’idea di un’ampia scelta. E forse all’inizio lo è stata, anchese scegliere ha significato sdoganare urla e risse in prima sera-ta, abbandonando la sobrietà in doppiopetto di una cultura dimassa imbevuta nel cattolicesimo. Da allora, di ‘licenze’ il ‘quin-to potere’ se ne è concesse forse anche troppe. Tanto che oggiassistiamo a un’appiattimento endemico, che rischia di inverti-re il processo iniziale: è la televisione a creare incultura, superfi-cialità e disnformazione. Un sistema radicato a tal punto, che iprogrammi maggiormente ‘colpiti’ dal ‘virus’ dei nuovi ‘non lin-guaggi’ televisivi spesso sono proprio quelli che si fregiano dell’eti-chetta di contenitori culturali. Purtroppo, ciò che ci si aspettereb-be da inverosimili incontri fra uomini e donne (dialoghi deliranti esfoggio di un popolino impregnato di ‘cafonerìa’ e cattivo gusto) losi ritrova anche nei salotti in cui avviene il confronto politico, doveil dibattito ‘urlato’ è espresso in modo confusionario e maleducato.Qualcuno potrebbe obiettare: “Non ti interessa? Cambia canale”.Ma lo ‘zapping’, il più delle volte si rivela una ‘passeggiata’ che nonconduce in nessun luogo. I palinsesti sono pieni di analisi edibattiti, reality vergognosi e film di serie ‘C’ (ma dove sono fini-

primopiano

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La televisione‘inguardabile’

Programmazioni scadenti,format fotocopia , trasmissio-ni lobotomizzanti, con unospessore culturale da ‘chiac-chiera al bar’: per chi non è di‘bocca buona’ resta moltopoco da guardare. Il quintopotere si ‘contorce’ in dibattiti‘urlati’ e stagioni di telefilmreplicate troppe volte, così ilpubblico spegne la tv e accen-de il computer

primopiano Digitale terrestre, satellite e internet: tanti canali, ma la

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tera razza umana. Questa ‘saga’fantascientifica è tecnologica-mente avanzatissima, oltrechében interpretata dall’intero castdi attori in essa impegnati, tra iquali emerge la matura ma pursempre ‘ammaliante’ MaryMcDonnell, la graziosa ‘Alzatacon pugno’ del kolossal ‘Balla coilupi’. I vari episodi si caratteriz-zano per una complessità cheprende solamente spunto dallatesi ‘asimoviana’, al fine di svi-lupparla ulteriormente, inve-stendo tutti i diversi generi del-l’arte cinematografica: dalladenuncia politico-ambientalistaal ‘trial’; dal cinema d’azione al‘giallo’; dal classico film di guer-ra al ‘fanta-horror’; dal romanti-cismo letterario alla complessatematica dello sviluppo scientifi-co biotecnologico, affiancato datematiche esoterico-religioseche, naturalmente, finiscono conl’innescare un vero e proprio‘scontro di civiltà’. Dulcis in

fundo, la ‘ciliegina sulla torta’ diun fantasioso ‘tocco’ di erotismofornito proprio da questa ‘ragaz-zotta’ canadese, la Helfer, chetrascina lo spettatore in unmondo, quello dei ‘cylon’, ancorpiù complesso e intrigante diquello degli umani. La storia sidipana in una sorta di ‘polpetto-ne’ in cui ogni personaggio ha unproprio spazio di introspezionepsicologica, una sua storia daraccontare, oppure vive vicendetotalmente soggettive.Nonostante ciò, la narrazionegenerale non ne viene intaccata,poiché riesce a non perdersi neimeandri delle singole vicissitu-dini. Insomma, per gli amantidella fantascienza si tratta dellaserie maggiormente all’avan-guardia e, allo stesso tempo,notevolmente ricca di particola-rità, che la rendono ancor piùcoinvolgente. Innanzitutto, lasceneggiatura è assai articolatae prevede un linguaggio specifi-

co, del tutto particolare. Peresempio, al fine di non dover uti-lizzare frasi ‘scomposte’, gliastronauti umani sono soliti uti-lizzare l’esclamazione: “Frack”,in sostituzione del più volgare:“Fuck”; i ‘cylon’ con sembianzeumane sono soprannominati‘lavori in pelle’; quelli di generefemminile ‘ragazze a sanguefreddo’; i terrificanti androidiutilizzati nei combattimenti

sono i ‘centurioni’ o, più generi-camente, i ‘bullonati’; l’umanitàè divisa in 12 colonie che sirichiamano ai segni zodiacaliastrologici. Ogni colonia è dotatadi caratteristiche assolutamentepeculiari: i ‘sagittariani’ curanola propria salute con medicineesclusivamente omeopatiche; i‘caprikiani’ sono considerati lapopolazione più adatta al com-battimento aereo; i ‘geminiani’sono i depositari del patrimoniostorico-culturale dell’intera spe-cie; i ‘taurus’ forniscono la mag-gior parte della mano d’operaoperaia, risultando molto piùresistenti delle altre popolazionialla fatica: e così via. Sia gliumani, sia i ‘cylon’ sono alladisperata ricerca della 13esimacolonia - la Terra - poiché lospaventoso conflitto in atto haormai completamente distruttoi dodici pianeti delle colonie.Dunque, tutto si svolge in unvolo continuo nello spazio, a

bordo delle due flotte spazialida combattimento. I ‘cylon’, aloro volta, vengono ‘orientati’da degli ‘ibridi’, una specie amezza strada tra l’uomo e lamacchina, i quali, avendo rag-giunto un grado di intelligenzanotevolissimo fino a sconfinarenella follia più stravolgente,sono in grado di guidare l’interaflotta robotica alla perfezione.Ambedue le flotte si muovono

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one on demande sul web, sono un vero e proprio filone d’oro>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Dr. House

Battlestar Galactica

The closer

Una televisione sempre più‘piatta’, in questi primi

anni duemila ha cercato in tuttii modi di evitare approfondi-menti e contenuti culturaliriempiendo i palinsesti con ‘rea-lity’, risse televisive e spazi d’in-trattenimento indirizzati ai cetipiù sprovveduti, Ciò ha indottoquella ‘fetta’ di pubblico ‘medio’ epersino, in parte, quello giovani-le, a spostare la propria atten-zione verso alcune serie televisi-ve di successo, le quali hannosvolto un ruolo ‘distensivo’ moltoimportante nei confronti di unatipologia di spettatore che non siè più sentito al centro delleattenzioni delle produzioni tele-visive di massa. Ecco, in estrema

sintesi, una ‘carrellata’ delleserie televisive più seguite e conriferimenti sociologi e culturalispesso innovativi e interessanti.Senza di loro non avremmoavuto quel che possiamo definireun vero e proprio filone d’oro dinuove storie, che si arricchisce distagione in stagione.

Battlestar GalacticaIl tema è la consueta lotta tral’uomo e le macchine, diretta-mente discendente dal genialesforzo letterario di Isaac Asimov.La serie tratta di una spietataguerra nello spazio tra l’interaumanità e un genere di robot, i‘cylon’, in tutto e per tutto ugua-li agli umani, dunque difficil-

mente distinguibili. I ‘cylon’, aun certo punto mettono in pro-duzione diverse linee distinte dirobot femminili, assolutamenteperfetti. Tra questi, il modello‘Numero 6’ è in grado di provaresentimenti umani. ‘Six’, inter-pretata dalla bellissima attricecanadese Tricia Helfer, è dotatadi un fascino straordinario, di uncorpo perfetto, di un’intelligenzatutt’altro che banale. Ella siinnamora di uno scienziatoumano assai brillante, GaiusBaltar, riesce a sedurlo e, infine,a servirsene al fine di combatte-re gli uomini in una manieraancor più subdola e pericolosa,fino a sfiorare l’obiettivo di unacompleta sottomissione dell’in-

Televisione Star indiscusse dei palinsesti televisivi e della televisio>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Serie tvti guardo di più

Il pubblico televisivo medio è stato sostituito da una massa sprovveduta di spettatori,‘generalista’ e dal ‘palato’ assai poco sofisticato, ma alcune serie importanti sono riu-scite a evitare il totale disinteresse di quel target che, invece, richiede da sempre pro-duzioni artistiche particolari, meno imbevute nel populismo becero

Friends

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di ragionamento raccolti nelleindagini quotidiane o, viceversa,mutua pensieri e riflessioni rela-tive alla sua vicenda per venirea capo dei misteri che affrontaogni giorno. Insomma: un sog-getto decisamente brillante.Benché apparentemente impas-sibile, Crews è ormai una ‘belva’infuriata, che nessuno riesce adisarmare o a fermare. In carce-re ha appreso quanto sia essen-ziale riuscire a trovare sempreun’alternativa a ogni situazione.Dunque, ha imparato a portarecon sé sempre due pistole: quel-la di ordinanza e quella persona-le, che gli garantisce spettacola-ri ‘effetti-sorpresa’ nei confrontidi chi crede di averlo reso inof-fensivo. Inoltre, in casa propriaha riservato un’intera stanzaalla ‘sua’ indagine. E, con il sus-seguirsi degli episodi, mano amano inizia ad appendere sulmuro una serie di foto, adaggiungere elementi, a stabilirenuove relazioni tra poliziotti cor-rotti, rapinatori, mafiosi, infor-matori, spacciatori, pericolosis-simi criminali internazionali.Alla fine, la stanza diviene unasorta di enorme ‘puzzle’ con infi-nite soluzioni, in cui ogni ele-mento si incatena o ne incrociaun altro, in continui rapporti di

interscambiabilità o di reciproci-tà. Ma Crews riesce finalmentea venire a capo del mistero, finoa scontrarsi apertamente con ilvertice dell’organizzazione chelo ha raggirato, scoprendo addi-rittura che la ‘mente’ di tuttoaltri non era che l’ex capo dellaPolizia, nonché genitore dellasua principale partner di lavoroal commissariato. Dunque, nonpuò nemmeno ‘incastrarlo’, poi-ché si tratta di un poliziottotroppo potente, che ha raccoltoamicizie in tutti gli ambientidella Polizia e in ogni organizza-zione criminale. Crews è costret-to ad accontentarsi di arrestaree far confessare l’esecutoremateriale del raggiro da luisubìto, tra gli applausi di tutti icolleghi, fino ad arrivare a undurissimo ‘faccia a faccia’ conl'unico vero nemico - e probabilefuturo suocero - con il quale lasfida è destinata a proseguire.

Grey’s anatomyIl ‘medical drama’ incentratosulla vita della dottoressaMeredith Grey, una tirocinantedi chirurgia del Seattle GraceHospital, è arrivato alla dodice-sima stagione e, nonostantel’uscita di scena del bellissimo‘Dottor Stranamore’, continua a

mantenere il suo record di ascol-ti. Il titolo di Grey's Anatomygioca sull'omofonia fra il cogno-me della protagonista, MeredithGrey e Henry Gray, autore di unmanuale medico di anatomiaGray's Anatomy (Anatomia delGray). Seattle Grace (poi SeattleGrace Mercy West e, ulterior-mente, Grey Sloan MemorialHospital) è invece il nome del-l'ospedale nel quale si svolge laserie. I titoli dei singoli episodisono spesso mutuati da una opiù canzoni. Inizialmente parti-ta come una serie in midseason,Grey's Anatomy ha ben prestoattratto pubblico, ricevendoanche numerosi premi e ricono-scimenti nel corso degli anni.Insieme a ‘DesperateHousewives’ e ‘House MedicalDivision’ è considerata una delleserie tv più seguite della Storiadella televisione. La protagoni-sta, Meredith Grey, è ‘voce nar-rante’ di ogni episodio. In questidodici anni l’abbiamo vista cre-scere e, con lei, il gruppo di stu-denti con il quale ha iniziato iltirocinio nell’ospedale intitolatoalla madre Ellis, chirurgo difama internazionale. Rimastavedova, con tre figli a carico, èprotagonista assoluta di questastagione. Gli autori si ingegnanoa creare nuovi intrecci e c’è nel-l’aria il sentore di un nuovoamore (ma sostituire DerekShepard nel cuore degli spetta-tori è una mission quasi impos-sibile). Forse la storia è arrivata

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ni si sono evolute seguendo uno schema narrativo non più ‘fisso’ come negli anni ‘70 e ‘80>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Modern family

Grey’s anatomy

nel cosmo viaggiando attraversodei veri e propri tunnel inter-stellari per mezzo del cosiddetto‘salto’, ovvero calcolando le esat-te coordinate del punto che sivuole raggiungere nello spazioper poi raggiungerlo medianteuna velocità ‘fotonica’, la qualcosa rende ogni combattimentoestremamente spettacolare, poi-ché le due flotte nemiche, ognivolta si contrappongono e sischierano per la battaglia dopoessere ‘sbucate’ all’improvvisoquasi dal nulla.

Il giallo: The closerE’ una serie televisiva ‘dramma-tico-poliziesca’ in cui una donna,Brenda Leigh Johnson, divieneil nuovo Vicecapo della squadraomicidi del dipartimento diPolizia di Los Angeles. Il suoarrivo viene visto con diffidenzadai colleghi-uomini che, dopomolti anni di servizio, non se lasentono di prendere ordini dauna signora. La quale, di conse-guenza, si ritrova costretta acontinui e furibondi scontri dicompetenza. Ciò che vienesplendidamente sottolineato daquesta serie è l’aspetto psicologi-co della protagonista: Brenda,infatti, è una donna decisamen-te particolare, piena di ansie,fragilità e incertezze. Dal puntodi vista umano, la ragazza nonappare un granché: sembra una‘donnetta’, che non riesce arispettare uno ‘straccio’ diappuntamento con il propriocompagno - autentica ‘vittima’della situazione - che si ‘incasi-na’ per ogni problema, che silascia prendere da frenesie enevrosi quasi puerili, persino neltentativo di inviare un fax. Maallorquando deve affrontare uninterrogatorio per risolvere uncaso di omicidio, ecco che avvie-ne la spettacolare ‘metamorfosi’:Brenda si trasforma letteral-

mente in una ‘tigre’ assetata diverità, affrontando ogni questio-ne con puntiglio, senza mai mol-lare la ‘presa’ intorno a un dub-bio qualsiasi, con un coraggio euna forza morale che la pongo-no, improvvisamente, su di unpiedistallo altissimo, assai temi-bile persino per le più spietate‘gang’ di quartiere. Insomma,una ‘magnifica pazza’: dai casiche coinvolgono le personalitàpiù influenti di Los Angeles, aisemplici scontri fra bande e agliomicidi di strada, Brenda lottaogni giorno contro ogni sorta dicrimine, per arrivare alla veritàe riuscire a ‘incastrare’ i respon-sabili, in un’esaltazione ideali-stica del concetto di professiona-lità che rende questo telefilm unqualcosa di assai lontano dallacultura media del telespettatoreitaliano. Una serie che affronta,essenzialmente, la contraddizio-ne che si viene a creare tra pro-fessionalità pubblica e attitudinipsicologiche private.

Il poliziesco: LifeLa serie televisiva ‘Life’ è la sto-ria del ritorno alla vita ‘normale’di un poliziotto, Charlie Crews,accusato ingiustamente di tripli-ce omicidio e tenuto in prigioneper 12 anni. Si tratta di un sog-getto interessante, nella scia sti-listica del ‘burbero’ dottorHouse. In questo caso, il ‘traumascatenante’, che trasforma unonesto poliziotto in una specie di‘belva’ assetata di verità è il ‘ser-vizietto’ confezionatogli da alcu-ni elementi corrotti della Poliziai quali, in combutta con la mafia,lo costringono ad affrontare unadetenzione in isolamento cheavrebbe reso folle anche un‘santo’. Dopo esser stato scagio-nato da un’amica avvocatessa,che riesce a provare la sua inno-cenza, il protagonista viene rein-tegrato nel proprio corpo di

Polizia. Ma l’uomo, ormai, èdiventato un altro: la durissimaesperienza vissuta lo ha condot-to a formarsi una filosofia com-pletamente nuova, composta dinumerose originalità ‘borderli-ne’. Il suo metodo d’indagine, aprima vista bizzarro, gli fa nota-re dettagli sottostimati da tutti,mentre negli interrogatori la

sua rabbia è divenuta una razio-nalità fredda, lucidissima, spiaz-zante. Crews non intendedimenticare quanto gli è capita-to: sio rende conto di come ilmondo abbia ‘galoppato’ in 12anni e cerca subito di studiarepregi e difetti delle nuove tecno-logie di comunicazione, come itelefoni cellulari, inesistenti aitempi della sua condanna, cosìcome la rete internet, su cuisono rimaste trecce indelebilidela sua condanna mentre assaiscarse sono le informazioni rela-tive alla sua assoluzione. Oltre aciò, accanto alle indagini che lovedono impegnato quotidiana-mente, egli continua ad arrovel-larsi ossessivamente intorno aquanto successo dodici anniprima, su come sia finito nella‘trappola’ che gli è stata predi-sposta e, soprattutto, a causa dichi. Nel compiere questa dram-matica inchiesta, in una dispe-rata ricerca del proprio stessopassato, Crews utilizza elementi

Televisione Le serie televisive di importazione, in questi ultimi an>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Life

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intreccia altre relazioni, alcunepiù stabili, altre meno: una conAidan, un designer che la lasciaperché lei non è pronta al matri-monio; una con Jack, scrittoreche la lascia con un ‘post-it’; unacon Aleksandr, artista russo.Proprio quest'ultimo la convincea trasferirsi a Parigi, ma Mr. Bigla raggiunge e la riporta con sé aNew York nell'ultima puntatadella serie. Quest'ultimo è solouno dei tre finali di serie chesono stati girati: anche neglialtri due Carrie tornava a NewYork, ma in uno con Petrovsky,nell'altro da sola, dopo averlasciato Big definitivamente.

Desperate Housewives,addio al sogno americano‘Desperate Housewives - I segre-ti di Wisteria Lane’, è una serietelevisiva statunitense ideata daMarc Cherry. Ambientata nelquartiere ‘fittizio’ di WisteriaLane, nella città immaginaria diFairview, la serie tratta dellevite di quattro casalinghe checombattono le loro battagliedomestiche, sullo sfondo di moltimisteri che sconvolgono l'appa-rente tranquillità della riccaperiferia borghese americana. Iltono e lo stile della serie combi-na elementi di dramma, comme-dia, giallo, satira e ‘soap’. Laserie ha scalato la classificadegli ascolti sin dal primo episo-dio e vinto numerosi premi. Ilquartiere residenziale diWisteria Lane viene scosso dal-l'inaspettato suicidio di MaryAlice Young, amica e vicina dicasa di Bree, Lynette, Susan eGabrielle. La morte della donnalascia dietro di sé molti interro-gativi, specialmente sul moven-te, che sembrano riguardare suomarito Paul Young e suo figlioZach. Nel frattempo, Bree lottaper salvare il suo matrimoniocon Rex; Lynette fa fatica a tene-

re a bada i suoi figli irrequieti;Susan tenta di conquistare ilnuovo vicino, Mike Delfino;Gabrielle deve tenere nascostala sua relazione extraconiugaleal marito Carlos. Nel finale distagione, Rex muore avvelenato;Carlos viene a sapere dell'infe-deltà della moglie; Tom vienelicenziato e permette alla moglieLynette di prendere il suo postocome capofamiglia; Mike siritrova in pericolo quando Zach,che si scopre essere suo figliobiologico, gli punta addosso unapistola.

Una mamma per amicaLa serie esplora le relazioniinterpersonali e intergenerazio-nali in maniera profonda, iltutto compresso in una piccolacittà con numerosi personaggiparticolari, come lo scorbuticoristoratore Luke, amico e anchepiù di Lorelai; il tuttofare Kirk;il presidente dell'assemblea cit-tadina e proprietario del negoziodi alimentari della città TaylorDoose; le ‘ficcanaso’ Patty eBabette. A completare il quadrosono i ricchi genitori di Lorelai,distanti dal mondo della figlia ein perenne conflitto con lei. Neifatti, la serie esplora le vicendedelle due protagoniste, circonda-te da tutti questi personaggieccentrici e ‘bloccati’ nelle loropiccolezze, veri stereotipi dellapiccola provincia americana.Essi, tuttavia, non sono semprestati così: dietro alla scontrositàdi Luke si cela un'innata timi-dezza; la madre di Lorelai sem-

bra rigida e incapace di dimo-strare affetto, ma lungo il corsodelle varie stagioni finirà conl’aprirsi. Si può dire che questopiccolo popolo problematicoviene nobilitato proprio dalleGilmore, unici personaggi dav-vero positivi, seppur con i lorolati oscuri. Ciò che però permaneimmutabile è il rapporto tra ledue: a parte temporanei conflit-ti, di fronte all'instabilità deglialtri personaggi il loro legameresiste e si costituisce come fon-damento stesso della serie, ovve-ro ciò che la rende davvero credi-bile. Anche nelle ultime stagioni,quando le due sviluppano rela-zioni amorose più serie e nuovipersonaggi si affiancano loro,rimarranno sempre profonda-mente legate da un rapporto cheva al di là degli altri, sebbeneormai possano sopravviveresenza. Segno distintivo sono idialoghi molto veloci e serratitra i personaggi e i continui rife-rimenti alla cultura pop, allamusica e a film più o menofamosi. Tale tipo di humourparticolare ha procurato molticonsensi alla serie, poichébasato anche su personaggieccentrici. Resta inspiegabile ilfinale ‘brusco’ della storia, cheha lasciato non poca amarezzanel pubblico. Proprio in questesettimane si vocifera di unanuova stagione, ma gli attori,nelle foto più attuali, appaionomolto invecchiati e il risultatorischia di essere una minestra‘mal riscaldata’.

VITTORIO LUSSANA

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to il pubblico per oltre un decennio>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

al capolinea, a meno che nonintervenga l’ennesimo colpo discena (e la serie ne ha avutiveramente troppi).

Scienza ‘borderline’:House Medical DivisionDr. House - Medical Division èuna serie televisiva statunitenseideata da David Shore e PaulAttanasio. La serie è incentrataattorno al ruolo del dottorGregory House, un medico pococonvenzionale, ma dotato digrandi capacità ed esperienza, acapo di una squadra di medicinadiagnostica presso il fittizioospedale universitario Prince-ton-Plainsboro Teaching Hospi-tal, nel New Jersey. In ogni epi-sodio ha luogo un ‘giallo’ diversoche il protagonista, attraverso leproprie capacità mediche ededuttive, deve districare basan-dosi su vari indizi, spesso pocoevidenti. Egli riesce quasi sem-pre a risolvere il ‘puzzle’ medicoe a salvare il paziente. DottorHouse è stato acclamato dallacritica e ha avuto un alto indicedi ascolto televisivo. La serie èstata tra i primi dieci program-mi televisivi più seguiti negliStati Uniti dalla sua secondastagione alla quarta. Distribuitoin 66 paesi, è stato il programmatelevisivo più seguito al mondo

nel 2008. La serie ha ricevutodiversi premi, incluso unPeabody Award, due GoldenGlobe e tre Emmy Award. Dalpunto di vista culturale, la seriee, in particolare, la figura di que-sto particolare medico ha fornitomotivi di riflessione filosofica,etica e religiosa relativi alcampo della medicina e delladeontologia. Alcuni saggi pubbli-cati hanno approfondito questoaspetto della serie televisiva.

Donne in cerca di guai:Sex and the cityLa serie racconta la vita amoro-sa e l'amicizia tra quattro donne‘single’ che vivono e lavorano aNew York: Carrie, anche vocenarrante, Charlotte, Miranda eSamantha. Miranda, avvocates-sa di successo, s’innamora diSteve, con il quale vive una sto-ria d'amore caratterizzata dauna lunga serie di alti e bassi,causati da differenti stili di vita.I due si sposano al termine dellasesta stagione, dopo aver avutoun figlio insieme. Charlotte, laromantica del gruppo, è una gal-lerista in cerca del grandeamore. Crede di averlo trovatocon Trey, medico di successoafflitto da impotenza, ma i due silasciano perché l'uomo, dopoaver risolto i suoi problemi di

impotenza, le rivela di non esse-re interessato ad avere un figlio.Così Charlotte si risposa con ilsuo avvocato divorzista, Harry,insieme al quale adotta unabambina cinese. Samantha, ilpersonaggio più trasgressivo,intreccia numerose relazionisentimentali o esclusivamentesessuali nel corso delle varie sta-gioni: si innamora di James, cheperò ha il pene troppo piccolo; simette poi con una donna, Maria,che però è troppo gelosa dei suoiex; si fidanza con il magnatealberghiero Richard, che però latradisce. Al termine della serie,dopo aver sconfitto un cancro alseno avvia una relazione stabilecon Smith, attore teatrale moltopiù giovane di lei. Carrie viveuna storia d'amore con MisterBig del quale si conoscerà il veronome, John, solo nell'ultimapuntata del telefilm, che si pro-trae nel corso delle varie stagio-ni, anche se i due si lascianovarie volte per motivi diversi.Nel corso degli anni, Carrie

Televisione Le fictions americane di maggiore successo hanno coinvol

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The big theory

Sex and the city

Una mamma per amica

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tra, sessuologo o psicologo) per un primo colloquio.Stabilita la diagnosi, si procede con la terapiaormonale (che procede di pari passo con la terapiapsicologica), il cui obiettivo è modificare i caratterisessuali secondari, limandone gli spetti legati algenere di partenza come i peli, la barba, il grasso,la massa muscolare ecc. e che continuano anchedopo l’intervento. L’autorizzazione all’interventoviene rilasciata esclusivamente dal tribunale inseguito alla presentazione di perizie psicologica,psichiatrica e endocrinologica, che attestino ildisturbo di disforia di genere. Le perizie giungonodavanti al giudice dopo un anno e mezzo o due,tempi a cui bisogna aggiungere un altro paio dimesi per l’autorizzazione all’operazione chirurgica.Con il permesso del tribunale in mano, la personainteressata può finalmente rivolgersi a uno deicentri che si occupano della riconversione chirurgi-ca di sesso: dapprima con l’asportazione degli orga-ni genitali primari e secondari e in un secondomomento con la ricostruzione dei nuovi organi. Aquesto punto, con la cartella clinica in mano, è pos-sibile ripresentarsi in tribunale per fare richiestadi rettificazione di attribuzione del sesso sui docu-menti di identità (a cui si accede solo se il soggettosi è sottoposto a intervento demolitivo, mentre nonè necessaria la parte della ricostruzione): lo stesso

tribunale si occuperà di trasmettere le informazio-ni necessarie al comune di residenza, il quale pro-cederà con la correzione e l’aggiornamento dei datianagrafici che consentiranno, infine, il ritiro dellanuova carta di identità. Ovviamente, livelli emodalità di interventi sono differenti poiché modu-lati sulle singole persone e sul loro processo di cre-scita personale, che tiene in conto quindi dellediverse situazioni e potenzialità degli individui.Questo significa che i tempi non sono gli stessi pertutti e che la riattribuzione chirurgica del sesso(RCS) deve essere valutata in relazione alla storiadella persona, alla sua consapevolezza di bisogni edesideri e alla stabilità della sua decisione. Gliinterventi non sono frequentissimi perché spessoconsiderati, in ambito sanitario, meno urgenti.Fatto che in molte occasioni determina la ‘negazio-ne’ delle sale operatorie (come ha denunciato ilCedig, il Centro per il supporto al disturbo delleidentità di genere, di Trieste) e che spesso costrin-ge, chi con un notevole esborso economico, a recar-si all’estero. Il cammino verso l’adeguamento digenere non né facile, né breve. Ma è l’unica stradache consente a molte persone di poter vivere sere-namente la propria vita e potersi sentire finalmen-te realizzate e felici.

CARLA DE LEO

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La disforia di genere non è una scelta: riguardail modo in cui ci si percepisce – uomo o donna

–, indipendentemente dal sesso. Nessuno di noi hainfatti un solo sesso. Esiste quello genetico, quellolegato alle gonadi (ovvero i testicoli e le ovaie), ilcromosomico, l'anatomico, quello anagrafico e, infi-ne, il sesso principale: quello psicologico. Questidiversi sessi possono seguire la stessa strada, mapossono anche non coincidere: ed è ciò che accadein uomini (ma anche in donne) transessuali, chenascono biologicamente uomini, ma psicologica-mente si sentono donne. Non è una questione cheriguarda i gusti o gli orientamenti sessuali, ma ilmodo in cui ci si percepisce e si vuol vivere la pro-pria vita, a partire dal proprio corpo, da quell’invo-lucro che si vorrebbe adeguare all’idea che si ha dise stessi. Per queste persone, tentare di ‘soffocare’a lungo la verità è pressoché impossibile.La transessualità non ha età, come testimoniano lepercentuali legate all’aumento dei ragazzini incura per disturbi di genere (10-20% dei minorinella fase prepuberale. Fonte: ONIG, OsservatorioNazionale sull’Identità di Genere), nonostantediventi evidente e non più ‘gestibile’ nell’adolescen-za. Negli ultimi decenni si è registrata un’impen-nata di ‘outing’ e a un vertiginoso aumento di casidi disforia di genere. La maggior parte dei centri in

Italia ha aperto negli anni '90 (ecco perché unboom di interventi è stato registrato dal 2000 inpoi). Secondo le stime del Mit, il Movimento identi-tà transessuale, in Italia sono circa 50 mila le per-sone affette da disforia di genere (una su 10 mila,secondo l’urologo dell’ospedale ‘Molinette’ diTorino, Massimiliano Timpano). Di queste, solo il40% arriva all’intervento di cambiamento di sesso.Le liste di attesa superano i due anni e si eseguo-no in media circa 100 interventi chirurgici l’anno.Generalmente è difficile che prima o poi il proble-ma non venga a galla: un individuo con disturbi diidentità di genere, qualora abbia tentato di repri-mere o di nascondere la verità anche a se stesso,‘crolla’ nella fase adolescenziale. Quando cioè i pro-cessi cognitivi sono totalmente formati e non è piùpossibilre fingere che il proprio corpo vada nelladirezione non desiderata. Tale presa di coscienzasfocia nella disperazione e nella necessità di chie-dere aiuto. Ogni tipo di esitazione cessa quando lanon accettazione di sé e del proprio corpo diventaun’ossessione e motivo di malessere costante: riap-propriarsi della propria identità emotiva diventaun imperativo. Il percorso è lungo e complesso: uniter fatto di cure, di cambiamenti personali e dinorme burocratiche. Innanzitutto occorre una dia-gnosi. Ci si può rivolgere a uno specialista (psichia-

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Nel corposbagliato

Vivere costretti in un ‘involucro’ che mette a disagio: un errore della natura cheespone al giudizio altrui, generando nuove discriminazioni. È proprio per pauradell’esclusione sociale e di una realtà lavorativa ‘ostile’, in molti non affrontano ilproblema, benché ignorarlo non significhi affatto riuscire a condurre una vitamigliore, come dimostrato dai numeri sull’isolamento o dai numerosi tentativi disuicidi di molti ragazzi affetti da disturbi di identità di genere

Società La disforia non è una scelta, ma una predisposizione biologica

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Lei in realtà è biologica-mente un ‘lui’, ma psico-

logicamente è e si è sempresentita una donna. OggiSimona ha trent’anni e da treha intrapreso la sua persona-le battaglia per la riattribu-zione del sesso. E sebbene siaancora nella fase iniziale,quella delle terapie ormonali,sente finalmente di avvici-narsi a quell’idea e a quel-l’immagine che da sempre,sin da piccolina, ha avuto dise stessa. Non importa quan-ti sguardi obliqui riceva quo-tidianamente o quante battu-tine taglienti sulla sua ‘ambi-guità’ possa sentirsi rivolge-re: la strada intrapresa èquella giusta. Non deve piùnascondersi o mentire. Non sisente più una ‘diversa’,un’emarginata. E, soprattut-to, si sente realizzata e il sor-riso è finalmente tornatonella sua vita.

Simona, quando hai capito

che eri una donna ‘intrap-polata’ nel corpo di unuomo?“Dentro di me l’ho sempresaputo. È qualcosa che siintuisce non appena capisci ladifferenza tra maschi e fem-mine. E a quel punto capiscianche che c’è qualcosa che nonva. Ricordo che i miei genitorimi regalavano continuamentemacchinine e altri giocattoliper maschietti. Ma io volevogiocare con le bambole di miasorella…”.

Qualcosa che ti rendeva‘diversa’ dagli altri?“Certamente. Solo che ho sem-pre tentato di soffocare enascondere la verità a tutti.Avevo paura di non essereaccettata e di essere esclusa.Temevo soprattutto che ‘rive-landomi’ sarei andata incon-tro a un ‘suicidio sociale’. E, inrealtà, in molti si sono sentiti‘minacciati’ o traditi e mihanno allontanata quando

hanno scoperto la mia tran-sessualità. Altri mi hannoderisa o denigrata. Ma ilreprimersi non è una soluzio-ne ed è comunque causa dialtre sofferenze oltre che diconfusione. E il rischio mag-giore è che si possa cedere aldesiderio di isolarsi da tutto etutti pur di non affrontare ilproblema”.

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Quando luidiventa una lei

Abbiamo incontrato SimonaM., transessuale romanatrentenne che da tre anni hadeciso di intraprendere ilpercorso per la riattribuzionedel sesso: una scelta che hasentito come ‘dovuta’ quandoil senso di solitudine e di ina-deguatezza erano diventatiun urlo disperato

La testimonianza /Come si vive la trasformazione del proprio corpo

I centri di supporto per problemi di identità di genereIn Italia esistono diversi gruppi di lavoro interdisciplinari, nell'ambito del Servizio Sanitario Nazionale, che si rifanno alle linee guidadell'Osservatorio Nazionale sull'Identità di Genere e quasi tutti offrono anche la possibilità di effettuare l'intervento chirurgico. Diseguito, elenchiamo una lista completa delle varie strutture.

BariU.O.C. di Psichiatria Universitaria - Day Hospital per i Disturbi dell'Identità di Genere - Policlinico di Bari, piazza G.Cesare n.11. Orario: 11-12.30 dal lunedì al venerdì. Tel. 080.5478543 - 5594021 – 5593047. Email: [email protected] di Urologia, Andrologia e Trapianti di rene - Dipartimento dell’Emergenza e Trapianti di Organo (DETO) – Policlinico di Bari,piazza Giulio Cesare 11. Orario: 11-12.30 lunedì e mercoledì. Tel. 080.5478629 – 559410. Email: [email protected]

BolognaConsultorio M.I.T. via Polese 22. Orari: dal lunedì al giovedì dalle 10.00 alle 18.00; venerdì dalle 10.00 alle 14.00. Tel: 051271666(la segreteria telefonica è attiva 24 ore)

FirenzeSOD complessa di Andrologia e Medicina della Sessualità. CIADIG (Centro Interdipartimentale Assistenza Disturbod’Identità di Genere). AUO Careggi. Centro Polivalente Cubo, viale Pieraccini 6. Orario: 11.00-13.30 dal lunedì al venerdì. Tel. 055-7949960. Email: [email protected]

MilanoServizio di adeguamento di genere (ONIG) Ospedale Niguarda Cà Granda, piazza Ospedale Maggiore. Tel 02-64442034 02-64442176 tutti i giorni lavorativi dalle ore 9 alle ore 15.

NapoliUnità di Psicologia Clinica e Psicoanalisi Applicata - Dipartimento di Neuroscienze - Facoltà di Medicina e ChirurgiaUniversità Federico II, Via S. Pansini 5. Tel. 081-7463458: dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 15.00 per prendere appun-tamento.Clinica Urologica - Universita' Federico II, Via S.Pansini. Tel. 081 7462210 (preferibilmente giorni dispari dalle 10.00 alle 13.00).

RomaS.A.I.F.I.P. Servizio per l’Adeguamento tra l’Identità Fisica e Identità Psichica, Azienda Ospedaliera S. Camillo- Forlanini,P.za C. Forlanini, 1 - entrata principale Ospedale Forlanini - Edificio Centrale II piano, scale a sinistra. Email: [email protected]. Tel e fax dello Sportello Informativo del SAIFIP (che vale anche per le liste chirurgiche): 06/55553700 - 06/55553701 -Attivo il lunedì dalle 14.00 alle 17.00 ed il mercoledì dalle 9.00 alle 11.00.

TorinoC.I.D.I. Ge. M. Centro Interdipartimentale Disturbi Identità di Genere A.S.O. San Giovanni Battista di Torino- SedeMolinette, Corso Bramante 88/90 Torino. Tel. 011/6333692. Venerdì dalle 12.00 alle 14.00.Torre del Lago (LU) Consultorio Transgenere Torre del Lago Puccini Via Domenico dell'Aquila 27/2. Orari: lunedì, martedì e giovedìdalle 15.00 alle 19.00; mercoledì e venerdì dalle 9.00 alle 13.00. Tel. 0584350469. Email: segreteria@consultoriotransgenere.itwww.consultoriotransgenere.it.

TriesteC.E.D.I.G. strada di Fiume 447. Tel. 040-39944170, lunedì-venerdì dalle ore 8.30 alle ore 14.30.

Società In Italia sono circa 50 mila le persone affette da disforia di genere>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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ile agli altrri, ma le cure ormonali incidono molto anche a livello emotivo>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Un’esperienza quasi ven-tennale che, dal 1997 ad

oggi, le ha consentito di aiutarecentinaia di ragazzi, adolescen-ti e adulti affetti da disforia digenere. La Dott.ssa MaddalenaMosconi, responsabile dell’AreaMinori del S.A.I.F.I.P. (Servizioper l’Adeguamento tral’Identità Fisica e IdentitàPsichica) presso l’ospedale SanCamillo di Roma, ci raccontadisagi e rischi di coloro cheancora oggi sono considerati‘anormali’.Una patologia che si manifestasin dalla più tenera età e checausa grande disorientamentonella persona. Chi ha problemidi disforia ha anche moltapaura a dichiarare la propria‘diversità’: la consapevolezzadegli stereotipi della nostrasocietà accresce infatti il terro-

re di essere derisi, discriminatie non accettati. Ma ciò generaun progressivo senso di inade-guatezza che si traduce in iso-lamento, depressione e che èspesso causa anche di numero-si suicidi. Ma la disforia non èuna scelta: il suo sviluppo èlegato a una predisposizionebiologica importante. Si può e sideve curare, permettendoall’individuo di riconoscere eaccettare la propria identità edi sentirsi a proprio agio nelcorpo che meglio corrispondeall’immagine che psicologica-mente ha di sé.

Dott.ssa Mosconi, c’è un’etàin cui la persona compren-de di avere un problema diidentità di genere? “Innanzitutto vorrei ricordareche la disforia di genere non ha

nulla a che fare con problemilegati alla sessualità o all’orien-tamento sessuale, ma al modoin cui ci si percepisce: maschi ofemmine. La confusione siavverte sin dall’infanzia, quan-do cioè i processi cognitivi nonsi sono ancora formati. Spesso ibambini sognano di svegliarsiun giorno in un corpo diverso.

DisforiaUna predisposizione biologica che, se non affrontata o aiutata, portaall’isolamento, alla depressione e persino al suicidio

Disforiadi genere

Maddalena Mosconi

Quando hai capito chedovevi prendere in manola situazione?“Avevo 26 anni: da troppotempo mi stavo trascinandodietro una vita che non miapparteneva, non rifletteva ilmio essere. Così ho iniziato ainformarmi e ho scoperto l’esi-stenza di diversi centri specia-lizzati in disturbi dell’orienta-mento sessuale, ai quali misono rivolta immediatamente.A quel punto è subito iniziatol’iter di accertamento delladisforia di genere, che è dura-to un anno circa e che ha con-fermato che ne ero affetta”.

La tua famiglia come hareagito?“Quando ho potuto finalmentedire la verità mi sono sentitacome liberata da un peso, unenorme macigno che avevaoppresso la mia esistenza finoad allora. Ma subito dopo sonosubentrati altri dubbi e altrepaure. Cosa diranno i mieigenitori? Come mi vedranno?La gente cosa penserà di me?Fortunatamente ho una fami-glia splendida che, dopo uncomprensibile momento dismarrimento, mi ha moltosostenuta, felice nel vedermifinalmente star bene. Un verosollievo per me e un incorag-giamento al passo successivo:l’accesso alle cure ormonali,che tuttora sto seguendo”.

Cosa cambia con le cureormonali?“I cambiamenti fisici sonosenza dubbio la parte più visi-bile agli altri: i lineamenti siaddolciscono, le curve delcorpo si ammorbidiscono ren-dendo il tuo aspetto più fem-mineo. Ma gli ormoni per una

persona nata biologicamentemaschio sono un’assoluta novi-tà. Di conseguenza non puòessere soltanto il corpo a subiredegli ‘impazzimenti’. Le cureormonali incidono molto anchea livello emotivo. Si vivono con-tinui e repentini cambiamentidi umore e di stati d’animo: unattimo sei felice e l’attimo dopoinvece sei triste e depresso evorresti buttarti nel baratro.Non è sempre facile. Ma quan-do una persona ti si avvicina eti chiede “Signorina, saprebbedirmi l’ora?”, la felicità è tal-mente tanta che ti dimentichidi tutto il resto”.

Ricorrerai anche alla chi-rurgia per la ricostruzionedegli organi genitali?“Ci ho pensato, ma al momen-to non ne sento l’esigenza. Sedovessi decidere di ricorrerealla chirurgia, lo farei per ren-dere più femminile il viso:sono convinta che sia la partedel corpo più importante diuna persona, il suo bigliettoda visita”.

Adesso si sente realizzata?“Sì, moltissimo. Finalmenteho la percezione che quel chesento dentro si manifestaanche fuori. E questo è moltorassicurante, mi rende felice epiù sicura di me, ma anche neiconfronti dell’altro sesso”.

Col senno di poi, farebbe lecose in maniera differente?“L’unica cosa che forse cambie-rei sarebbero le tempistiche.Oggi sento di star bene, misento felice. Ad averlo saputoprima probabilmente nonavrei aspettato tanto a chiede-re aiuto”.

Carla De Leo

psicologia I cambiamenti fisici sono senza dubbio la parte più visibi>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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In Australia il primo caso legale

di genere neutroNé uomo, né donna. In Australia NorrieMay Welby ha ottenuto di poter scriveresul suo documento “genere non specifi-cato”. Dopo una lunga battaglia, com-battuta per 53 anni, d’ora in avanti nondovrà più scegliere se essere un uomo ouna donna sui documenti. Nato uomo,Norrie nel 1990 a 28 anni ha cambiatosesso, diventando donna. Dopo due annidi cura ormonale, però, ha deciso diinterrompere la sua trasformazione fisi-ca. Continuava a non stare bene con sestessa, neanche con un corpo femminile.Dopo l’esame di diversi specialisti, nessu-no è stato in grado di classificare il sessodi Norrie. Secondo i medici, infatti, è unermafrodita psicologico. Il lungo cammi-no per essere riconosciuta legalmentecome “neutro” era iniziato nel 1991, conla fondazione di una lobby accreditatapresso il parlamento. La sentenza di rico-noscimento non ha alcun precedente sto-rico in Australia. Una vera sorpresaanche per Norrie che ha dichiarato:“Sono meravigliato di essere il primo arichiedere questo. Davvero è un’esigenzache nessun altro ha mai avuto? Ma dicerto non sarò l’ultimo. Il concetto diuomo o donna non fa per me. La soluzio-ne più semplice è non avere identificazio-ne di tipo sessuale”.

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Si arriva sempre all’inter-vento chirurgico per la riat-tribuzione del sesso?“Quelli che scelgono di non sot-toporsi all’intervento di vagino-plastica rappresentano una pic-colissima minoranza. Gli orga-ni genitali maschili sono laprima cosa che le persone rifiu-tano e negano, poiché esterni equindi evidenti. Se la personariesce a raggiungere un talelivello di integrazione con lapropria immagine corporeasenza ricorrere all’intervento,ben venga e, a questo proposito,sono anni che ci battiamo con iltribunale di Roma per il cam-biamento dei documenti senzala necessità di intervento chi-rurgico”.

Secondo lei l’Italia dovreb-be fare qualcosa in più inmateria? “Oltre a far fronte al clima dicontinua instabilità in cui silavora e oltre al fatto che l’im-

mi legati all’orientamento sessuale, ma riguarda il modo in cui ci si percepisce: maschi o femmine>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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cettazione della propria condi-zione. Questa fase non è facilis-sima, poiché molte personegiungono da noi con la convin-zione – influenzata dai messag-gi sbagliati provenienti dal-l’esterno – di fare schifo. Si sen-tono rifiutate. L’individuo, neltempo, introietta questi senti-menti e fa di tutto per negare onascondere il problema, fingen-do di non vederlo (la cosiddetta‘trans-fobia interiorizzata’)”.

Come reagiscono i genitoriquando scoprono che ilfiglio ha un problema diidentità di genere?“All’inizio si sentono investiticome da un terremoto, ma poisubentra il senso di sollievo e di‘liberazione’ dovuto al fatto chela conoscenza del problemarappresenta un cerchio che sichiude. Un genitore sta sicura-mente meglio nel vedere il pro-prio figlio che ricomincia a usci-re e a sorridere”.

portanza delle cure non è rico-nosciuta, le carenze maggiorisi avvertono su tutta la partelegata ai minori. Se in Italia,come in altri Paesi, fosse con-sentita la terapia ormonaleanche ai minori, ci sarebbe lapossibilità di bloccare lo svi-luppo del bambino (crescitadei peli e delle ossa ad esem-pio): un periodo di ‘stand-by’per osservare se la disforia digenere continua in quel sog-getto. Questo consente, nelcaso in cui dovesse continuare,di iniziare terapie ormonali a16 anni. E soprattutto negliMtoF, inibendo la crescita del-l’altezza o della lunghezza delpiede (che spesso connotanoinequivocabilmente la perso-na come maschio biologico), siconsentirebbe al soggetto unavita migliore. Noi stiamo ten-tando di spronare i comitatietici degli ospedali verso que-sta procedura”.

Sensibilizzazione al tema:dove può essere utile? “Indubbiamente nelle scuole,per consentire ai compagni dicomprendere e accettare ledifferenze. Soprattutto persostenere chi è affetto dadisforia, nel tentativo diimpedirgli l’isolamento. Cisiamo anche accorti che inquesti soggetti i livelli didispersione scolastica sonomaggiori. Quindi diffondereinformazioni adeguate aiutacertamente, soprattutto persfatare la falsa convinzioneche l’identità di genere siauna scelta. È invece una con-dizione esistenziale con laquale si nasce: una predisposi-zione biologica importantenello sviluppo”.

CARLA DE LEO

Jamie Raines è nato femmina (foto a sinistra). Dopo essersi sottoposto a 3anni di trattamenti ormonali di testosterone, la trasformazione è comple-ta (foto a destra). Raimes ha condiviso in rete la sua esperienza con unvideo timelapse realizzato con 1.400 fotografie (un selfie al giorno) chedocumentano la sua drastica transizione di genere

Ma in quella fase i loro corpisono asessuati. Ciò determinauna maggior capacità di ‘resi-stenza’. Diversamente durantela pubertà, quando cioè il corpoinizia a svilupparsi nella dire-zione che loro non vogliono, aquel punto comprendono chenon c’è più speranza e il proble-ma inizia ad acuirsi e a diven-tare un peso insostenibile”.

Vivere in un corpo che nonsi sente proprio e adeguatoche ricadute ha sul sistemaemotivo della persona?“La disforia in sé rappresentaun disagio e provoca un doloreterribile e una sofferenza pro-fonda sin dai primi anni di vita,durante i quali i bambini nonriescono a capire, si sentonoconfusi, sentono di non appar-tenere al corpo maschile (neimaschi biologici), preferisconola compagnia delle femmineecc. Questo crea tanta confusio-ne anche rispetto alla gestionedel corpo e degli organi genita-li. A ciò vanno aggiunti i disagimaggiori, quelli cioè generati

dal giudizio della società. Ognigiorno bambini e adolescentisubiscono ‘massacri’ già a scuo-la, dai compagni e molte volteanche degli insegnanti. La deri-sione certamente accresce ilsenso di inadeguatezza e di nonaccettazione di sé e della pro-pria diversità”.

Secondo lei è la paura delgiudizio e di un probabile‘suicidio sociale’ che frenatanti ragazzi alla pubblicaammissione della propriatransessualità? “Assolutamente sì. Quasi tutti iragazzi che arrivano da noidichiarano di essere a cono-scenza già da tempo della lorosituazione, ma di non aver maiavuto il coraggio di parlarnecon qualcuno, specialmente coni propri genitori. Il punto è cheprima o poi il problema vienefuori inevitabilmente”.

Cosa accade quando siprende coscienza del pro-blema? “Iniziano i disturbi depressivi,

l’ansia, il panico. Ma anche laconfusione: il più delle voltequesti ragazzi credono di esse-re omosessuali. Ed è frequenteinfatti che, in una prima partedell’adolescenza, facciano del-le esperienze nel mondo omo-sessuale, scoprendosi però sco-modi anche in quella realtà,che ovviamente non gli appar-tiene e di cui si rendono contosoprattutto quando vienerichiesto loro di coinvolgere gliorgani sessuali. Lì capisconoche la propria condizione è unpo’ diversa”.

Chi si rivolge a centri spe-cializzati in disforia digenere cosa cerca prevalen-temente?“Quando arrivano da noi le per-sone hanno già le idee moltochiare: non ce la fanno più anascondersi e vogliono intra-prendere il percorso ormonale.Consideri inoltre che più tempopassa dalla pubertà al momen-to della ‘confessione’, più tardiinizia il trattamento. E piùaumentano i livelli di depres-sione, ansia, isolamento e i ten-tativi di suicidio. Perciò si rivol-gono a noi quando la dispera-zione ha preso il sopravvento ela situazione è palese anche aigenitori ed è ovvio che voglianoiniziare subito con gli ormoni.Ovviamente prima è necessariauna valutazione psicologica”.

In cosa consiste il supportopsicologico e come si diffe-renzia? “Ci sono diversi approcci: dallaterapia di gruppo con i genitori,ai gruppi con adolescenti o conadulti che iniziano la terapiaormonale, sino alle sedute indi-viduali. Gli obiettivi sono tanti,ma è necessario iniziare dall’ac-

psicologia La disforia di genere non ha nulla a che fare con problem>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Il prima e dopo dell'attore Giuseppe Schisano, che ha cambiato genere tra-mutando il suo nome in Vittoria

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stito Bambi. Una trasformazione, che portaalla luce come il protagonista senta il bisognodi diventare altro, di indossare delle ciglia fintee un tubino rosso aderente. E proprio per libe-rarsi dalle convenzioni sociali e sentirsi sestesso è costretto a una doppia vita. Ma Bambiappartiene a Giacomo, è dentro di lui. Vienespontaneo chiedersi: cosa rende questo librodegno di nota rispetto ad altri? Questo roman-zo di formazione sull’identità sessuale non ciracconta solo cosa significa essere transessua-le, ma ci mostra gli aspetti di una realtà spes-so fraintesa, capace di innescare stati di violen-za, emarginazione. Ne escono emozioni contra-stanti in chi è costretto a confrontarsi con unasocietà incapace di accettare chi è diverso. Ci sitrova tra le strade illuminate di una Roma not-turna, dove tanti transessuali si prostituisconoin modo volontario, senza essere schiavizzati,uniti tra loro da una forte solidarietà. EmilianoReali ci accompagna a conoscere i personaggi elo fa utilizzando parole adatte alla situazione,si alternano momenti di scrittura dai toni fortiad altri più leggeri, che quasi sfiorano la tene-rezza. Mentre da una parte si delinea chiaral’ambiguità di Giacomo, dall’altra il personag-gio chiave della narrazione è Luana, la fidan-zata prima ingannata poi complice delle azionidi Bambi, che pur di averlo ancora nella suavita lo copre. Tutto parte da Bassano DelGrappa, dalla storia d’amore tra la ragazza eGiacomo, una coppia come tante che decide diavere un futuro insieme in una nuova città,Roma. È una sorta di riscatto per entrambi, larealizzazione di sogni e progetticondivisi. Nella loro esistenza siproiettano due realtà: quelladel nord est provinciale e quelladella grande metropoli, che nelsuo fascino racchiude moltepliciombre. Fra le quali proprioquelle di Giacomo, che sente dinon poter far altro che trasfor-marsi in Bambi, è come unadroga a cui non può rinunciare.Un altro personaggio fonda-mentale nella trama è Marcoche, dopo la fine della storia conLuana diventa il compagno diGiacomo, senza essere a cono-scenza dell’esistenza di Bambi.

In questo romanzo c’è un vero e proprio percor-so che stimola alla riflessione continua nonsolo sull’identità di genere, ma anche su quelliche sono gli istinti e i sentimenti umani, dal-l’amore in tutte le sue forme all’amicizia, pertoccare poi anche il dolore e la violenza bruta-le, che annienta dentro e fuori. Giacomo allafine arriva a una decisione importante: il cam-biamento di sesso per via chirurgica. Reali scri-ve per immagini, sembra di leggere una sce-neggiatura di un film, e quello che si percepisceè la sua capacità nel muovere i personaggi almomento giusto, con una semplicità estrema.Non c’è mai volgarità nel linguaggio e l’equili-brio è quello necessario per capire che prima ditutto il libro parla di vita, quella vera, come ciconferma in questa intervista l’autore.

Emiliano Reali, in ‘SeBambi fosse trans?’ e nelseguito ‘Maschio o femmi-na?’ vengono affrontatiargomenti complessi e spi-nosi e ciò che è scrittodiventa una sorta di denun-cia per portare alla luceuna realtà che spesso sicerca di tenere nell’ombra.Da dove parte per la stesu-ra dei suoi romanzi? “Per me scrivere è raccontarela vita e quelle verità mal cono-sciute per liberarle da stereoti-pi e mendaci luoghi comuni.Quindi parto da ciò che è reale,

transessuale nel panorama letterario moderno>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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L’autoreEmiliano Reali, romano, scrittore e sceneggiatore. Ha scritto numerosi libriper bambini e fantasy, col regista Maurizio Rigatti la sceneggiatura del cortoSantallegria con Serena Grandi e Monica Scattini. Nel 2012 pubblica, con ilpatrocinio di Roma Capitale, i racconti Sul ciglio del dirupo, raccolta poi pub-blicata in America, presentata alla New York University e all’Ambasciata ita-liana di Washington che sarà inserita come testo di lettura alla GeorgetownUniversity nel seminario Text in Context: Theories and Approaches. Il sitoufficiale dell’autore: http://www.emilianoreali.it

I libriSe bambi fosse trans?Meridiano Zero LAB, Pagg.100, 9 euroMaschio o femmina?Meridiano Zero LAB, Pagg 128, 10 euro

leggere ‘Se Bambi fosse trans?’ è stato definito il primo e il miglior romanzo t>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Scrivereper liberare la verità

Nei suoi libri, Emiliano Reali ha dato voce ai problemi d’identità digenere, perchè raccontare la vita e quelle realtà mal conosciute aiutala nostra società a liberarsi da stereotipi e mendaci luoghi comuni

Nella società contemporanea parlare diidentità di genere continua a provocare

reazioni contrastanti e sulla tematica c’è trop-pa confusione e disinformazione. Si fa purtrop-po fatica a vedere riconosciuti i diritti civili perchi non è eterosessuale, sia in fatto di matrimo-nio sia nelle adozioni, e la questione si fa piùcomplessa se parliamo di transessualismo, omeglio delle problematiche di chi nasce appar-tenente a un sesso biologico e poi già dallaprima infanzia si identifica nel sesso opposto alproprio. Dalla letteratura al cinema, passandoper la storia ricordando gli ermafroditi, abbia-mo diverse testimonianze, che hanno contribui-to ad attualizzare e ad approfondire il tema. Ad

introdurci nel mondo trans con una scritturaschietta, a tratti cruda e spiazzante, per poiarrivare a momenti d’ironia e dolcezza, c’è riu-scito bene Emiliano Reali nel romanzo ‘SeBambi fosse trans?’ che dopo una prima pubbli-cazione del 2009 con Azimut, si ripresenta ailettori con una versione rinnovata, edita daMeridiano Zero LAB, che uscirà anche inAmerica e diventerà presto un film; lo scrittoreamericano Edmund White l’ha definito il primoe il miglior romanzo transessuale nel panora-ma letterario moderno. Sullo scenario dellacapitale si snoda la storia di un giovane ragaz-zo dalla doppia identità, di giorno è Giacomo,fidanzato con Luana, di notte diventa il trave-

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Dal romanzo omonimo diDavid Ebershoff, pubblica-

to in Italia da Giunti, prendeforma il film diretto da TomHooper, che si avvale di un castnotevole per raccontare la vitadel primo transessuale dellastoria. Siamo a Copenaghen trala fine degli anni ’20 e l’iniziodegli anni ’30. Il pittore EinarWegener (interpretato magi-stralmente da Eddie Red-mayne) è conosciuto per i suoipaesaggi tormentati, quasispettrali. Dipinge ossessiva-mente una palude con quattrobetulle che sin dall’infanzia è ilsimbolo del legame con la suainteriorità. Il film si apre pro-prio con l’immagine del quadroe si chiude con il luogo stessoche corrisponde al paesaggiorealizzato da Einar. Anche lamoglie Gerda, Alicia Vikander,è una pittrice, ma non riesce adaffermarsi come il marito, cosìchiederà ad Einar di aiutarla atrovare la strada per realizzar-si artisticamente. Per giocoinviterà il marito a posare perlei in abiti femminili e da que-sto semplice e puro divertimen-to qualcosa dentro Einer cam-bierà per sempre. Il regista pre-mio Oscar per ‘Il discorso delre’, sceglie di partire da questoepisodio per raccontare la tra-sformazione del protagonista,sarà un percorso faticoso e atratti drammatico dove la veranatura di Einer spingerà conforza fino ad uno sconvolgimen-to totale della sua identità.

Einar, combattuto e confuso perciò che sente dentro di sé, con-sulterà diversi medici, si sotto-porrà alla castrazione chimica,ma si renderà conto di esseresempre stato una donna in uncorpo maschile e così il perso-naggio nato per gioco nellafigura di Lili, spacciata percugina del pittore, entrerà a farparte della vita della coppia inmodo definitivo, fino ad annul-lare per sempre ilruolo di Einer.Questo film è unastoria di cambiamen-to, della volontà diessere se stessi adogni costo, anche secosta dolore e soffe-renza prendernecoscienza. Non si puònon far riferimento aFreud e ai suoi saggisulla teoria sessuale,dove la sessualitànon può essere consi-derata entità a sé stante, ma vainserita nel contesto globaledella personalità. Gerda assi-sterà alla metamorfosi delmarito e non potrà smettere diamarlo, tanto che gli staràaccanto in tutti gli interventichirurgici che lo porteranno adiventare a tutti gli effetti unadonna. Il suo è un amore auten-tico che supera pregiudizi eostacoli, dimostra il coraggio diuna donna che non si lascia tra-volgere dalla realtà. L’ottimalinea registica e la fotografia,uniti alla professionalità e al

talento degli attori, sicuramen-te hanno contribuito a rendereancora più particolare questolavoro cinematografico, che èbasato sulla storia vera di LiliElbe, un’icona per la comunitàtransgender. La tematica,molto attuale , è stata affronta-ta con la giusta attenzione edelicatezza, Eddie Redmayne,premio Oscar per ‘La teoria deltutto’, nell’interpretazione di

Lili è semplicemen-te straordinario perle intuizioni espres-sive, per la mimicadel corpo, è un tra-

sformista che riesce a sorpren-dere. Alicia Vikander riesce atrasmetterci la sensibilità e ladeterminazione di una moglieche non perde la speranza e checomprende fino alla fine qualesia il desiderio del marito. Lesequenze della pellicola nonlasciano spazio a cedimenti,forse c’è addirittura troppoequilibrio narrativo, ci si com-muove, alla fine si piange.L’Oscar ad Alicia Vikandercome migliore attrice non pro-tagonista è meritato.

MICHELA ZANARELLA

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pre di facciata e anche nei rapporti personali, le donne vengono considerate una proprietà >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Il film racconta la storia vera di Lili Elbe, un’icona per lacomunità transgender: una vicenda affrontata con una deli-catezza che commuove

The Danish Girlil primo transessuale

e cosa può essere più vero dei sentimenti, del-l’autenticità di chi reclama un posto nel mondoe la possibilità che nessuno lo privi della liber-tà? Il punto di forza di ‘Se Bambi fosse trans?’è rappresentato soprattutto dalla capacità, chenegli anni ha dimostrato di avere, di arrivareal cuore di un pubblico variegato ed eteroge-neo, di tutte le età, che si è lasciato, piacevol-mente a volte, violentemente talune altre, tra-sportare nella vita dei protagonisti del roman-zo. ‘Maschio o Femmina?’ invece ha il pregio difar conoscere più a fondo, con una maggioreintrospezione psicologica, i personaggi che in‘Se Bambi fosse trans?’ i lettori hanno impara-to ad amare. Quest’opera è inoltre più coraledella precedente.”

Dal suo esordio letterario che cosa è cam-biato nella sua scrittura? Quali autori delpassato sono stati di supporto per la suaesperienza di narratore?“Scrivo da quasi quindici anni e in questotempo sono cambiato visceralmente a livellopersonale, la scrittura non può che esserespecchio dell’anima, quindi credo si sia evolu-ta, in una direzione che in assoluto non è népositiva, né negativa, ma che di certo mi rap-presenta. Come atto intimistico e privato (poi-

ché generato dal cuore) lo scrivere è estrema-mente individuale, proprio per questo non mirifaccio a nessuno né tantomeno ho mai avutoimpulsi emulativi”.

La scrittura l’ha portata alla New YorkUniversity e presso l’ambasciata Italianadi Washington. Essere conosciuti edapprezzati all’estero è importante per unautore. Come è considerata la letteraturaitaliana negli Stati Uniti?“Dopo una lunga gavetta ricevere certi ricono-scimenti accresce l’autostima e la consapevo-lezza che quello che fai ha un senso. In Italia‘essere’ uno scrittore è difficile, non paga alme-no che non si pubblichi con grandi marchi edi-toriali inserendosi in dinamiche commercialiconsolidate. Di certo quello che ho ottenuto èstato frutto di lavoro, sudore, fatica e non difacili compromessi o scappatoie e confido cheanche il mio Paese scelga di valorizzarmiprima o poi! Non ho un’idea chiara su quellache potrebbe essere la percezione che negli Usahanno della letteratura italiana, ma posso direche valutano la qualità di un lavoro prima digiudicarlo”.

In Italia si è parlato molto di unioni civilitra stepchild adoption e utero in affitto,qual è il tuo punto di vista in merito?“Sono disgustato dalla strumentalizzazionedella scorretta informazione di cui ci si è servitiper ledere i diritti fondamentali di tanti indivi-dui. Sono anche offeso dall’ipocrisia e dal voltafaccia di svariati protagonisti della scena politi-ca italiana. Io sono e sarò sempre dalla partedell’amore e della civiltà, due elementi che uni-scono e che arricchiscono la società e chiunquene faccia parte, che di certo non abitano personeche scendono in piazza per limitare la libertà diessere, amare e vivere degli ‘altri’. Quindi sì almatrimonio egualitario, sì alle adozioni, si allagestazione per conto terzi (regolamentata comegià avviene in molti paesi)”.

La felicità per te che cos’ è?“Descrivere cosa sia la felicità è impossibile.Una persona da amare e che mi ami, con cuicreare una famiglia, forse sarebbe un buon ini-zio per migliorare la mia esistenza.”

MICHELA ZANARELLA

leggere Nella vita di tutti i giorni, la parità non esiste: le conquiste sono semp>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Marie Anne Erize sottolinea la volontà della‘Fondazione Up’, che noi condividiamo, di nondimenticare tutte le donne che, come lei, hannosubito violenze e aiutarle a superarle. Il progettodella signora Catallo, ‘Gli abiti di Marie Anne’, cheintende sviluppare una nuova linea sartoriale inun quartiere difficile di Roma, è molto originale,poiché coinvolge la creatività delle donne esclusee le aiuta a ritrovare sicurezza in se stesse, dandoloro, in primo luogo, fiducia. Inoltre, prende inconsiderazione divere situazioni di esclusione: sirivolge tanto a ex-detenuti quanto a donne chehanno subito violenze, o che sono escluse social-mente”.

L'emancipazione femminile nel mondo:anche alla luce del dolore che ha colpito laFrancia con gli attentati dello scorsonovembre 2015, esiste un problema dellacondizione femminile nell’Islam, oppurequesto è solamente un pretesto per provoca-re uno scontro di civilità?“Gli attentati del novembre 2015 sono il prodottodi terroristi che non hanno nulla a che vedere conl’Islam. Detto questo, la Francia è fortementeimpegnata a favore del rispetto dei diritti delledonne nel mondo, cosa che costituisce una dellepriorità della sua azione nell’ambito della promo-zione e della protezione dei diritti dell’uomo, ivicompreso, naturalmente, il mondo musulmano”.

Lei crede al 'sogno' degli Stati Unitid'Europa? E sarà possibile vedere le donne,un giorno, alla guida di una simile superpo-tenza mondiale?“Malgrado le difficoltà attuali, è incontestabileche l’Europa abbia progredito molto da 60 anniin qua, sia nell’approfondimento della suacostruzione, sia per il numero dei suoi Stati-membri. Per far vivere il ‘sogno europeo’ dobbia-mo lavorare, come la Francia e l’Italia si stannoadoperando a fare, per prendere decisioni con-crete che migliorino la vita dei cittadini europeisulla sicurezza, l’occupazione e la crescita.Certamente, nelle alte sfere europee le donnesono ancora troppo poco numerose, ma si puònotare che il capo del Governo tedesco è unadonna, così come la responsabile della politicaestera dell’Unione e la metà della Commissioneeuropea. Da qualche anno, il sessismo nei con-fronti delle donne che hanno alte responsabilità

dei cittadini”>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Francia e Italia primo ‘nucleo’di un’Europa inclusiva e solidale

La Fondazione ‘Gruppo Up’, presente in Italia attraverso la sua control-lata ‘Up Day’, ha presentato lo scorso 5 aprile a Palazzo Farnese, sededell'Ambasciata di Francia in Italia, il premio ‘Up’dedicato alle associa-zioni che lottano contro tutte le forme di esclusione, di discriminazio-ne e per la creazione di nuovi posti di lavoro. Dal 2014, infatti, sottol'egida della ‘Fondation de France’, la Fondazione ‘Gruppo Up’ è attiva,a livello internazionale, attraverso la sua partnership con il ministerodegli Esteri francese, al fine di promuovere e valorizzare le iniziative disolidarietà e per il sostegno sociale, l’innovazione, l’integrazione, l’oc-cupazione e lo sviluppo sostenibile dell'economia sociale e solidale.Una nuova ‘governance democratica’ in tutti i Paesi in cui il gruppo ‘Up’opera. I progetti vincitori per il 2016 sono state due organizzazioni ita-liane che operano nel settore dell'inclusione sociale: l'associazione‘Anne Marie Erize’ per il suo progetto ‘I vestiti di Maria Anne’, dedicatoalle donne che hanno subito abusi, violenze o socialmente escluse el'associazione ‘Futura’, che ha creato un luogo in cui permettere allepersone con ‘sindrome di Down’di sviluppare la propria autonomia. Lacerimonia si è svolta Martedì 5 aprile 2016 alle ore 11.30 presso ilPalazzo Farnese, in presenza di Claire Raulin, ministro consiglierepresso l'Ambasciata di Francia in Italia, il dottor Carlos Cherniak, mini-stro plenipotenziario dell'Ambasciata d'Argentina in l'Italia, il presi-dente della Fondazione ‘Up’, dottor Poulnot e il presidente della con-trollata italiana ‘Up Day’, Marc Buisson.Il video completo della premiazione è visualizzabile su:https://youtu.be/HYZ5JiqJdSE

Ilaria Cordì

Il punto

è sempre meno opportuno, almeno nei massmedia: dunque, una donna a capo degli StatiUniti d’Europa? Perché no”?

Ilaria Cordì

lavoro, la legge ‘Golfo-Mosca’, simile alla legisla-zione francese, ha permesso di raddoppiare la per-centuale di donne nei consigli d’amministrazionedelle grandi imprese. Inoltre, alcune donne sonostate nominate, in questi ultimi anni, a capo dinumerose grandi imprese pubbliche. La leggesulla parità ha anche fatto aumentare la rappre-sentanza politica femminile. Tuttavia, molto restaancora da fare, sia in materia di lotta contro le vio-lenze sulle donne o di disuguaglianza, sia in ter-mini di occupazione e di stipendio, in cui anche laFrancia ha ancora molta strada da fare”.

Dunque, è stata una buona idea intitolare aRoma un centro antiviolenza in ricordo diMaria Anne? Perché? E perché avete ritenu-to opportuno premiare questa lodevole ini-ziativa della signora Stefania Catallo?“Intitolare un centro antiviolenza alla memoria di

Nell’ambito della promozione e della protezio-ne dei diritti dell’uomo, la Francia è forte-

mente impegnata a favore del rispetto nei con-fronti delle donne nel mondo. Ne parliamo conl'ambasciatrice di Francia in Italia.

Eccellenza, innanzitutto vogliamo chiederlela motivazione del premio assegnato al pro-getto 'I vestiti di Maria Anne' chel'Ambasciata di Francia in Italia ha volutodedicare alla memoria di 'Maria AnneErize', la modella franco-argentina 'desapa-recida' negli anni '70, durante il regime mili-tare di Videla: perché è importante ricorda-re le vicende di questa magnifica ragazza?“Marie Anne Erize incarna un simbolo molto fortedella resistenza alla dittatura argentina. Il caso èmolto conosciuto in Francia: numerosi francesisono stati vittime di quella dittatura. Le autoritàfrancesi conducono da diversi anni una campagnadi cooperazione insieme alle autorità argentinecontro l’impunità e per la difesa dei diritti dell’uo-mo. Ma Marie Anne Erize è stata anche una gio-vane donna impegnata con i più deboli, che nonha esitato ad abbandonare la sua carriera d’indos-satrice per dedicarsi totalmente alle persone indifficoltà e dare il proprio sostegno agli immigratie agli indigenti. E questa è un’altra ottima ragio-ne per onorare la sua memoria”.

L'Ambasciata di Francia in Italia sta dimo-strando una spiccata sensibilità verso letematiche sociali, in particolar modo neiriguardi delle donne: Lei ritiene che l'Italiaabbia bisogno di un sostegno maggiore, inqueste tematiche? E perché, secondo Lei, ilnostro Paese appare così statico, anchemediaticamente, in questo campo?“In questi ultimi anni, i diritti delle donne sonocomunque progrediti in Italia. Nel mondo del

esteri “Per far vivere il ‘sogno europeo’dobbiamo lavorare al miglioramento della vita >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Catherine Colonna:“La Francia è fortemente impegnata

a favore dei diritti delle donne nel mondo”

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ivere, anche in un mondo difficile

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la ogni giorno. E ricordare la tragedia di unasocietà significa costruire gli ‘anticorpi’ per evita-re la ‘prossima’ tragedia. E purtroppo, nel mondodi oggi, di tragedie ne accadono ogni giorno.Quindi, ricordare Maria Anne significa ricordaresia tutti i ‘desaparecidos’ argentini, sia rifletteresu cosa significhi perdere la democrazia”.Marc Buisson: “Si tratta di questioni che cono-sciamo bene anche noi della Fondazione ‘Up’: noisiamo un’azienda italiana, ma facciamo parte diun gruppo internazionale che cerca proprio dioccuparsi di quanto accade sul territorio. Anche ilcriterio che ci ha portato a scegliere le due asso-ciazioni che abbiamo voluto premiare e sostenere,‘Futura’ e il Centro antiviolenza ‘Maria AnneErize’, sono due realtà che si impegnano a darenuove opportunità, che lavorano alle fondamentadella loro rispettiva comunità. Queste due asso-ciazioni, inoltre, hanno presentato progetti dilivello ampio, anche molto ambiziosi. Quindi, noidella Fondazione ‘Up’ abbiamo deciso di dar loroun sostegno forte e, adesso, possono cominciare ilproprio percorso”.

Una società ‘inclusiva’ è il futuro del-l’Europa?Carlos Cherniak: “L’inclusione sociale non è ilfuturo dell’Europa, ma il futuro del mondo. È lanecessità di comprendere che tutte le personehanno diritto di poter vivere, anche in un mondodifficile. È interessante questa vostra domanda,poiché sentirsi porre tale questione oggi significamolte cose: significa che siamo molto più ‘indietro’in questo. Quando si cerca di immaginare unasocietà più equa e più giusta, porsi il problema diuna società d’inclusione non dovrebbe neancheessere sollevato. Purtroppo, spesso è così. E que-sta è la vera questione. Tuttavia, è chiaro che unasocietà ‘inclusiva’ non può essere solo il futurodell’Europa. Anche perché, a volte c’è chi vorrebbeparlare di questo e non delle guerre e di tutte levittime che tante situazioni che accadono nelmondo stanno continuamente generando.Dunque, la vera domanda da porsi è se non vi siaun rapporto preciso tra la problematica dellestrutture economico-sociali di ‘esclusione’ e tuttiquesti ‘scenari’ di guerra e di violenza, cioè ditutte le tragedie di cui, ogni giorno, siamo costret-ti a trattare. Si parla come se queste due coseviaggiassero su due binari diversi, o come fosserodue cose diverse, che non hanno un collegamento

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tra loro, ma io non credo che le cose stiano così”.Marc Buisson: “Non posso che condividere quan-to è stato appena detto. Noi possiamo solo aiutaremeglio le persone su di un piano lavorativo. Ed èquello che abbiamo cercato di fare oggi, anche conl’altra associazione, ‘Futura’, che abbiamo volutopremiare. Noi possiamo far questo: aiutare le per-sone a crearsi un proprio ambito lavorativo, poi-ché il lavoro è senza dubbio un modo per crearenuova inclusione sociale”.

L’Europa è ancora in crisi economica, forsepiù degli Stati Uniti e forse anche più delsud America: la formula dell’economia‘sociale’, secondo voi, è una soluzione prati-cabile?Carlos Cherniak: “Credo che questo tema si col-leghi a quanto abbiamo già detto poc’anzi: la soli-darietà sociale è un tema centrale, poiché è ciò chepermette di ‘definire’ meglio cosa significhi farparte di una società. Ed essere parte di una socie-tà significa avere un approccio ‘societario’, averecioè quel qualcosa che ti fa sentire parte di unarealtà collettiva. Quando non c’è la sensazione chele tragedie che soffrono gli altri sono anche unanostra tragedia, bensì solamente ‘loro’, si comin-cia a perdere ogni presupposto sociale e, quindi,non c’è più la società. Quello di cui stiamo parlan-do e di cui dovremmo parlare maggiormente èche la solidarietà è l’elemento in grado di sottoli-neare questo aspetto ‘societario’, cioè il sentirsiparte tanto di una piccola comunità, quanto diuna società, di un Paese, del mondo. Alla fine,questa formula a me piace definirla così: la vostratragedia è la nostra tragedia e la nostra tragediaè la vostra tragedia. Se noi riusciamo ad averequesto livello di sensibilità, possiamo capire eavere la consapevolezza di poter costruire unnuovo mondo ‘societario’. E io credo che quanto laFondazione ‘Up’ sta facendo non è affatto una pic-cola cosa, poiché ogni ‘gesto’ che si fa in questosenso genera, a sua volta, la costruzione di unqualcosa di più giusto”.

Marc Buisson: “Posso solo aggiungere che pernoi della Fondazione ‘Up’ l’economia sociale non èun’alternativa, non è un ‘di più’: riteniamo anziche, nel nostro ‘piccolo’, dobbiamo tutti fare unpasso in avanti in tal senso, per contribuire all’in-clusione e alla nostra crescita collettiva”.

ILARIA CORDÌ

Amargine della cerimonia di premiazioneorganizzata presso l’Ambasciata di Francia

in Italia dalla Fondazione ‘Gruppo Up’, abbiamoincontrato il ministro plenipotenziario e incarica-to di Affari dell’ambasciata dell’Argentina aRoma, Carlos Cherniak, in compagnia del presi-dente della controllata ‘Up Day’: Marc Buisson.Naturalmente, abbiamo voluto scambiare insiemea loro alcune idee in merito alla formula dell’eco-nomia sociale di mercato, al centro del dibattitodella nostra giornata trascorsa a Palazzo Farnese.E questo è il resoconto del piccolo dibattito.

Ministro Cherniak e Marc Buisson, perché èimportante ricordare la figura della model-la franco-argentina Maria Anne Erize?Carlos Cherniak: “Innanzitutto, voglio ringra-ziare l’Ambasciata di Francia per aver volutoorganizzare quest’incontro, dove si mette al centrola questione dei diritti umani e della solidarietà.E voglio ringraziare anche la Fondazione ‘Up’ cheha portato avanti quest’iniziativa, dando pieno

esteri Il futuro del mondo è comprendere che tutte le persone hanno diritto di poter v

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Cherniak e Buisson:“L’economia sociale

è l’unica alternativa”riconoscimento ad alcune realtà italiane che lavo-rano concretamente in questo campo. Tornandoconcretamente alla domanda, Maria Anne Erize èstata una dei 30 mila scomparsi negli anni cherappresentano la storia più tragica e più buiadell’Argentina e della giunta militare che giunseal potere 40 anni fa: il 24 marzo 1976. Fare questoè sempre importante, perché la democrazia non lasi perde in un solo giorno, ma si rischia di perder-

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Inserisci i soldi, selezioni il prodotto e quelloti cade direttamente nella busta della spesa.

Operazioni simili le abbiamo sempre compiuteper il classico ‘caffè alla macchinetta’, succhi difrutta o bottigliette d’acqua. Ritagli di tempo,perlopiù, o necessità del momento: il distribu-tore di bevande e piccoli snack è l’alternativaal classico bar, quando quest’ultimo non c’è o lafretta quotidiana ci incalza. Fino a pochi annifa era così, almeno. Le abitudini cambia-no, però, e con esse il meccanismodella domanda/offerta. Le ulti-me novità riguardano distri-butori per la vendita diprodotti ortofrutticoli.Succede in Inghilterra,Francia e, da pochissi-mo, anche in Italia(dove peraltro l’uti-lizzo di queste appa-recchiature è moltodiffuso).Parliamo di un mer-cato ben delineato,identificato dagliaddetti ai lavori come‘vending’. Ebbene, le ‘ven-ding machine’ potrebberorivoluzionare le abitudini difare la spesa. La forza dei distri-butori automatici consiste nella capil-lare distribuzione e nella capacità di ‘colpire’fasce diverse di consumatori. Funzionano negliambienti di lavoro e di studio (università, fab-briche, uffici) caratterizzati da una utenzastanziale; negli ambienti di ‘attesa’ (come gliospedali) e, anche se il volume di affari è mino-re, nei luoghi di transito (autogrill, parcheggiaeroportuali, cinema, palestre). Pazienza se laqualità a volte non è all’altezza, ma quelle mac-chinette piacciono perché sono facili e veloci, inmolti casi più economiche. Rispondono allamoderna esigenza della flessibilità, all’idea diprodotti e servizi h24, sette giorni su sette a cuici stiamo abituando. La loro ‘presa’ sul merca-to è diversa dalla grande distribuzione. Nonsembra esserci al momento possibilità di scon-tro. Le vending vanno incontro al consumatore;il supermercato lo attende, cercando di allet-tarlo una volta entrato. Si fa leva su differentiesigenze e modalità di acquisto. Per tornare

alla questione della qualità, come sostiene unaricerca condotta da Confida (associazione disettore) la metà degli utilizzatori ricerca cibicon una immagine salutare. Per questo motivoil vending si è adeguato, proponendo distribu-tori monomarca con cibi bio o adatti alle intol-leranze alimentari. Sempre per venire incontroalle esigenze dei consumatori, è nata Speack laapp che ‘dialoga’ con il distributore, fornendo le

informazioni sul prodotto al suo inter-no. Tutto questo pullulare di novi-

tà può significare solo unacosa: piacciano o meno, le

macchinette in questionerappresentano un

punto di forza delmercato dei consumialimentari ‘fuoricasa’, che si evolvein parallelo al cam-biamento dei ritmidi vita e di lavoro.Un mercato enorme,

in continua crescita.Basti pensare che in

Italia un piatto dipasta su tre si consuma

fuori casa. dove gli stili divita cambiano, le aziende

fanno a gara per infilarsi perprime fiutando l’affare. Vale la pena

citare il caso della Nike in America. Il colossosportivo ha un proprio distributore che erogaprodotti in cambio di punti accumulabili attra-verso il movimento fisico nelle ultime 24 ore.Un braccialetto registra le nostre attività e le

ca la capacità di prevedere e governare i cambiamenti del settore>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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In Italia (fonte Confida)

Distributori meccanici2.350.000

Addetti ai lavori: 35 milaUtilizzatori: 26 milioni

Prodotti venduti: 21 milioni al giornoProdotto preferito: caffè 48%

Utilizzatori regolari: 15.500.00041,9% della popolazione adulta

tra i 18 e i 49 ann)

Gli assidui: 6 milioniTipologia: uomini

Centro-nord, età 30-44

Il distributore automatico di pane messo a disposizionedella clientela da un panificio di Cassina (Lecco)

mercato Un business in continua crescita in tutto il mondo, ma in Italia man>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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VendingMachine

Non soltanto per un ‘espresso’: dagli snack alle camere d’ariaper le biciclette, all'ortofrutta, la varietà dei prodotti vendutiattraverso i distributori automatici è aumentata. Ma basteràa cambiare il nostro modo di fare la spesa?

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il rapporto.All’estero – Nel Regno Unito la vendita di pro-dotti ortofrutticoli attraverso i distributoriautomatici è il nuovo business. Un territoriovergine in cui si sono buttati a capo fitto diver-si imprenditori. In molti hanno iniziato conuna sola vending machine, per poi allargarsi asei o sette. Sono dislocate soprattutto in zone‘dormitorio’, frequentate da pendolari che datigli orari di lavoro arrivano troppo tardi a casaper poter fare la spesa. Non sarà stato un casose al Fruit Logistica Innovation Award (FLIA)il più importante meeting ortofrutticolo delmondo, svoltosi in Germania nei primi di feb-braio 2016, è stato assegnato un premio specia-le a ‘Automato’ della società belga Stoffels.Automato è un distributore di pomodorini cilie-gini, che infila direttamente gli ortaggi nellaborsa della spesa, con colori differenti: rosso,arancione, giallo.Anche gli agricoltori francesi hanno deciso divendere i loro prodotti col vending. Da Parigi sisostiene che in questo modo il cibo sia davvero‘local’ a km 0 e privo del rischio di manipolazio-

ni da parte dei consumatori. Certo è che undistributore di rape o cavolini di Bruxelles nonpuò (anche per convenienza) essere troppodistante dall’azienda produttrice (che poi devematerialmente rifornire più volte al giorno lamacchinetta). In Francia frutta e ortaggi sitrovano sia in confezione multipla che sfusi,per cui è un po’ come recarsi al banco delsupermercato e scegliere. I guadagni? Standoalle stime francesi (fonte Filbing uno deidistributori) la convenienza ci sarebbe eccome.Contro 2 ore di lavoro giornaliere “il fatturatosi aggira intorno ai 50 mila euro annui”. Leperdite della merce sono limitate a circa l’1%.L’investimento iniziale per un distributore vadai 15 ai 25 mila euro (in base alla capienza,alla refrigerazione). Poi, a secondo dei prodotti,il rifornimento richiede da almeno una visita aun massimo di dieci in una giornata. Nei pros-simi mesi i distributori saranno connessi anchealla Rete internet, con una serie di vantaggievidenti: possibilità di ordinare il prodotto epoi andarlo a ritirare o allertare l’azienda dellafine imminente della merce. Il messaggio èchiaro: in futuro, da semplice strumento di ero-gazione, il distributore automatico potrebbediventare un servizio per personalizzare leofferte a consumatori sempre più esigenti. Eforse anche più ‘targhetizzati’.

GAETANO MASSIMO MACRÌ

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ssibilità, all’idea di prodotti e servizi h24 a cui ci stiamo abituando>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

A Terzo d'Acqui, il distributore automatico di latte,yogurt e formaggi a km 0 è un canale di commercializ-zazione che rappresenta una risposta degli allevatorialle difficoltà di mercato che sta attraversando?

Lo scorso 4 febbraio è stato aperto a Parigi il primodistributore automatico di carne fresca. A installarlo inrue de Charonne, nell’XI arrondissement della VilleLumière, è stata la macelleria basca “L’Ami Txulette”che permetterà ai suoi clienti di acquistare a qualsiasiora del giorno e della notte salsicce e carne di manzo aregolari prezzi di mercato.

comunica con un sistema al distributore.Quest’ultimo viene spostato ogni giorno in unluogo diverso, e la Nike lo comunica all’ultimomomento attraverso i social. Si tratta di unesempio di marketing molto forte, un modelloche ci vede ancora piuttosto distanti. In Italiail comparto del vending presenta numeriimportanti, che probabilmente continuerannoa crescere, ma rimane ancora ‘di frontiera’rispetto a quello di altri Paesi. Non siamo pro-iettati ‘così in avanti’ come gli americani, ilgrosso della vendita dei nostri distributori silimita ancora ai soliti prodotti. Quelli nuovinon ‘tirano’ allo stesso modo. Secondo il pareredegli esperti di vending, in Italia manca lacapacità di prevedere e governare i cambia-menti di questo mercato. L’espressione con cuidefiniscono il nostro sistema è ‘sistema ad arci-pelago’, in riferimento alla diffusione dei distri-butori. Un modo che presenta da un lato deivantaggi: la rete di distribuzione del vendingha un ampio raggio e una diffusione capillare.Questo però comporta, in capo alle aziende,tutta una serie di sforzi che dovrebbero com-piere per capire gli orientamenti del mercato,

soggetto a processi di cambiamento continuo.In altri termini, a fronte di una distribuzione‘polverizzata’, si richiede di controllare la seg-mentazione della domanda (non tutte le areecoperte necessitano dello stesso distributorecon gli stessi prodotti). Occorrerebbe invece unsistema più ‘compatto’, perché più governabilee prevedibile. Sarà il prossimo passaggio obbli-gato se si vuole fare il salto di qualità. E le ulti-me tendenze, gli studi di settore pubblicati,dimostrano che anche in Italia le aziende ini-ziano a muoversi in tal senso. Proprio uno stu-dio condotto dal Censis, su commissione diConfida, rivela l’esistenza di tre distinti identi-kit di consumatori, a seconda del luogo diacquisto. Una distinzione che può fornire alleaziende una chiave di lettura per attuare lamigliore strategia di mercato. Sempre secondoil Censis, il 67,8% degli utilizzatori di distribu-tori intervistato vorrebbe una maggiore diffe-renziazione dell’offerta di bevande calde (cherestano quindi lo zoccolo duro) e c’è poi unalarga fetta (45%) che sarebbe interessata afrutta e verdura. Non è da escludersi, quindi,che ciò che sta accadendo in altri Paesi (la dif-ferenziazione dell’offerta) possa avvenireanche qui da noi. Infine, il dato che forse sor-prende di più sul piano sociologico è l’approccioche i consumatori italiani hanno nei confrontidi questa forma di distribuzione. La intendonocome una forma di socializzazione, “un’oppor-tunità per una pausa durante il lavoro, l’unicaalternativa per poter mangiare o bere”, spiega

mercato I distributori automatici rispondono a una moderna esigenza di fles>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Anche Barilla cede alla tentazioneL’azienda Barilla è entrata nel mercato del vending conun distributore di pasta. La macchina in questione pos-siede sia una zona per la bassa temperatura (-18°) cheun forno a microonde. Assicura che in pochi minuti sipossano fare cannelloni o lasagne ‘fatte in casa’.

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colti, intelligenti e di raro spessore culturale>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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aver ricominciato a fumare e che non aveva nes-suna paura della morte. «Quando arriva ladama nera ci trasferiamo da un’altra parte,senza fare tante storie, come sentenziavano isaggi uomini greci che avevano capito tutto siadi questa che dell’altra vita». Questo sosteneva.

La famiglia, gli studi, i successiPapà carabiniere e mamma insegnante, rigorosa-mente ‘montessoriana’. Paolo Poli veniva da unafamiglia fiorentina molto tradizionale, con ben seifigli. Di lui si diceva fosse il più bello. Sveglio,appassionato di letture sin da piccolo, conosceva amemoria una vastità di poesie, di pezzi di roman-zi e riconosceva la memoria come sua dote miglio-re, un dono di natura.Dopo la laurea in letteratura francese, neglianni cinquanta iniziò ad affermarsi: i primiesordi furono nei piccoli teatri cittadini, come“La borsa di Arlecchino” di Genova, piccolo tea-tro d'avanguardia.Nei primi anni sessanta fu protagonista di unatrasmissione Rai in cui leggeva favole per bam-bini tratte da Esopo e da famosi racconti lettera-ri. Fu proprio lui, tra le altre cose, sul finiredegli anni sessanta, a ‘scoprire’ un giovanissimoMarco Messeri, che può essere considerato tea-tralmente l'unico vero erede di Poli. Sempre perla Rai, realizzò lo sceneggiato “I tre moschettie-ri”, insieme a Marco Messeri, Milena Vukotic eLucia Poli, sua sorella. Lavorò, inoltre, conSandra Mondaini in “Canzonissima”.

Rifiutò una parte nel famosissimofilm “8?” propostagli dall'ami-

co Federico Fellini.Diresse come registae fu principale

attore di varie

opere teatrali, tra cui “Aldino mi cali un filino”,“Caterina De Medici”, “L'asino d'oro”, “I viaggi diGulliver”, “La leggenda di San Gregorio”, “Ilcoturno e la ciabatta” e “Lo spettacolo Rita daCascia”, che offriva una lettura comica e irrive-rente della storia di Santa Rita e che diede vitaa non poche polemiche. Oscar Luigi Scalfaro feceaddirittura un’interrogazione parlamentare sulcaso.

Un artista poliedricoSempre istrionico, ironico, quasi surreale lo stiledi Paolo Poli. Impareggiabile. Molti dei suoi testispesso sono diventati un ‘divertissement’ tra ilpiacere della performance e la dimostrazione diun sapere letterario e teatrale fuori dal comune.La grande capacità è sempre stata quella di svo-lazzare sul palco con leggerezza, facendo sorri-dere e divertire ma, al tempo stesso, inchiodan-do alle assi dei palchi italiani contenuti profon-di quasi quanto un discorso drammaturgico.L’uomo travestito ha sempre saputo ipnotizzarecon sagacia e conoscenza, dimostrando di vede-re la realtà dall’interno, ribaltando quelle cer-tezze che troppo spesso appartengono soloall’esteriore, a ciò che appare ma che, in realtà,non è.

Il rapporto con la religioneL’appartamento dove viveva Poli era piccolo, dastudente fuori corso, con una grande statua diSanta Cecilia e altri arredi religiosi. Era cre-sciuto in parrocchia, a Rifredi, periferia di

Firenze. L’alternativa era fare il balilla e tra ilDuce ed i preti aveva sempre preferito i preti.

Conobbe don Milani e conservava ancoraho una foto con lui. Amava la musica

sacra, gli organi, i ceri e, soprattut-

Paolo Poli, l’uomo travestito, ha sem-pre saputo ipnotizzare con sagacia econoscenza, dimostrando di vedere larealtà dall’interno

La salute di Paolo Poli era precaria già damolti mesi ma, persino lo scorso gennaio,

quando a Firenze, la città in cui era nato nel1929, aveva riaperto il Teatro Niccolini, lui eralì, bello dritto ed elegante come sempre, ad iro-nizzare sui giochi d’infanzia, a fare battute alveleno sui colleghi, a stupire con la sua ironiapungente e sottile. Lo spirito era quello di sem-pre, uno spirito libero, da definire “illuminista”,

personaggi Se ne va, all’età di 86 anni, uno degli artisti italiani più >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Paolo Polispirito libero

Maestro della commedia, con il suo stile e l’inconfondibile eleganza èstato tra i più importanti attori teatrali e intellettuali italiani: unacomicità mai volgare, che ha portato sul palcoscenico l’en travesti, gene-rando nuova prosa, macchiette e fiabe. Laureato in letteratura france-se è stato tra i primi personaggi pubblici, in Italia, a dichiarare aperta-mente la propria omosessualità

accompagnato da una vena poetica e da unistrionismo sempre garbato. Adesso il grandeMaestro mancherà a tutti.Negli ultimi anni diceva che ormai gli piacevapassare le giornate a casa, a leggere e che nonvedeva l’ora di morire. Non era per disperazioneche parlava. A parlare era la sua ironia, segnoche il suo temperamento intelligente, caustico,intransigente era quello di sempre. Diceva di

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Finita la Seconda GuerraMondiale, tutto ricomin-

cia. Siamo nel 1946 e ArturoToscanini dirige lo storico con-certo per la riapertura delTeatro alla Scala, Gino Bartalivince il Giro d’Italia con 47secondi di vantaggio su FaustoCoppi e gli italiani iniziano agiocare la prima schedina delTotocalcio. A Stresa, inPiemonte, una delle pochecittà a disporre di impiantinon danneggiati dalla guerra,si svolge la prima edizione di“Miss Italia”, un concorso dibellezza ideato da DinoVillani, ambito da molteragazze, già chiamato prima“Cinquemila lire per un sorri-so” e poi “Bella Italiana”.Il concorso oggi compie 70 annie mantiene inalterati, attraver-so gli innumerevoli cambia-

menti avvenuti in tanti anni, isignificati che assunse in quelmomento: la libertà per ledonne di scegliere la loro stra-da, di mettersi alla prova, ditentare la carriera del cinema edello spettacolo partecipandoad un concorso di bellezza.Ecco le miss del 1946: sono 40 eprovengono da tutte le regionidi Italia, sono accompagnatedalla mamma o da altri fami-liari e da non pochi fidanzati.Le miss, con una carovana diorganizzatori, giornalisti, foto-grafi e operatori cinematogra-fici, vengono seguite nelle loropasseggiate sul lungolago ealle isole Borromee da curiosie dongiovanni locali. Allog-giano per una settimana nel-l’ambiente esclusivo delGrand Hotel Borromèes e delRegina Palace.

costume Il concorso di bellezza ideato da Dino Villani>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Mi chiamo Missda 70 anni

Nel 1946, le donneitaliane votaronoper la prima volta e,in quello stessoanno, nacque il con-corso di bellezza cheha fatto sognare mi-gliaia di ragazze: neripercorriamo lastoria con FedericaBertolani, Miss To-scana 2004, oggineo-mamma

to, i paramenti. Da casa sua al Vaticano c’erano500 metri di distanza e lui, che aveva passato lavita a travestirsi da prete e a fare satira sullaChiesa, si divertiva a spiazzare: «La Chiesa èl’unica cosa seria che abbiamo in Italia. L’unicocapo riconosciuto è il Papa. Infatti Mussolini,che tutto sommato non era uno stupido, capì chesenza far la pace con il Papa non ce l’avrebbemai fatta».

L’omosessualità dichiarataIl matrimonio omosessuale a Paolo Poli noninteressava. Aveva molto amato ed era felice diessere stato ricambiato. Secondo lui il bello degliamori risiedeva nella loro libertà e nella lororiprovazione. «Le nozze gay non mi garbano,come non mi garbano quelle tra uomo e donna.Io voglio seguire l’istinto e la perversione, nontornare a casa e trovare qualcuno che mi chiedecosa voglio per cena. “Caro, ti faccio la bescia-mella?”. Fuggirei subito con un principe o con unmarinaio». Questo era quanto dichiarava, sorri-dendo, in una delle sue ultime interviste rila-sciate a ‘Il Corriere della sera’. Figli non neaveva avuti ma adottare gli sarebbe piaciuto.«Verso la metà degli anni Sessanta a Roma scio-glievano l’opera maternità e infanzia. Ci sonoandato insieme a una dama benefica che avevaportato le caramelle. C’erano stanze piene dibambini che a quattro anni camminavano astento e balbettavano. Una suora mi disse: “Ne

prenda due e scappi”. Io sognavo una bambinabionda e buona e una bruna e cattiva, come nellefiabe, ma non feci in tempo a scegliere, in due misaltarono al collo e mi chiamarono “mamma”.“Ottimo inizio” pensai, e feci per guadagnarel’uscita. Mi fermò un infermiere che me le feceposare: meglio figlie dello Stato che di unaragazza irrecuperabile come me».

DARIO CECCONI

personaggi Uno spirito libero accompagnato da una vena poetica>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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olo di tutto rispetto nella storia della televisione>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Parliamo un po’ di te. Tusei stata eletta MissToscana nel 2004. Che cosati ha spinto a parteciparealle selezioni?“In realtà non è stata unadecisione mia. Sono state mianonna e mia sorella ad iscri-vermi al concorso”.

Dopo la conquista del titolodi Miss Toscana, hai rappre-sentato la bellezza della tuaregione nell’edizione 2004di Miss Italia. C’era rivalitàtra voi ragazze?“Si, forse un po’ di rivalitàdurante la finale ma io parle-rei di sana competizione.Eravamo tutte ragazzine gio-vani alle prime armi”.

Qual è il ricordo o l’emo-zione più bella che ti èrimasta?

“Sia il ricordo che l’emozionesono legate all’immagine dimia nonna. Lei era felice cheio fossi lì. Mi accompagnavaalle selezioni ed io vincevoper lei. Durante il viaggio diritorno aveva il sorriso stam-pato sulla faccia, sognava piùdi me. Purtroppo queste sonole ultime immagini che ho, dilei felice. Poco dopo si èammalata”.

Tu sei una Miss laureatacon lode in cinema, musicae teatro ed hai avuto ancheesperienze cinematografi-che. Quanto conta la bel-lezza per chi vuole farecinema?“Se una ragazza vuole farecinema ciò che conta è la pre-parazione. La bellezza contase richiesta per un ruolo parti-colare”.

Qual è l’augurio più gran-de che ti senti di fare atutte le ragazze desiderosedi partecipare al concorsodi Miss Italia?“Auguro loro di vivere un’espe-rienza in modo spontaneo espensierato, di rimanere sem-pre acqua e sapone e di esseresempre se stesse, belle einconsapevoli”.

In questo momento dellatua vita qual è il desideriopiù grande che porti nelcuore?“Ho una bambina di pochimesi ed ogni sogno, desiderio,pensiero è rivolto a lei. Vorreitanto essere una bravamamma per mia figlia espero di riuscirci”.

DARIO CECCONI

Modella a 70 anniAlicia Borràs, Miss Spagna 1965, è stata reclutata da Desigual per lanciare una linea di abbigliamento giovanile a fianco di modelle 20enni. Un altro ten-tativo per rendere il mondo della moda più inclusivo.Non bastava lo sdoganamento delle curvy, né la discutibile trovata di far indossare abiti per taglie forti a modelle molto magre. Far parlare di sé è fonda-mentale per la sopravvivenza del mondo della moda. E allora ecco una combinazione forse inedita per i designer e i responsabili marketing del fashion:una modella 70enne per lanciare una linea pensata per i giovani (anche se di testimonial âgée ne conosciamo già qualcuna: Joan Didion, ad esempio, eDaphne Selfe). Lei è Alicia Borràs, e l’idea è arrivata dal direttore della comunicazione di Desigual Daniel Peréz, che ha presentato con orgoglio alla stam-pa un video promozionale di tre minuti dove le immagini della stagionata mannequin si alternano a quelle di bellezze decisamente più fresche e agili (sitratta di Angelina Nawojcxyk, Stephanie Hall, Kayoko e Sheila Jordà).Ne è passata di acqua sotto i ponti dal 1965, anno in cui Alicia si aggiudicò il titolo diMiss Spagna, classificandosi invece come terza a Miss Europa. Dopo aver sfilato perimportanti brand, si ritirò dalle scene a 26 anni per concentrarsi sulla vita famigliare.Intervistata, ha spiegato che in realtà non aveva alcuna intenzione di tornare a farela modella. Ma dopo decenni di assenza dalle scene, ha pensato che potesse essereil caso di riprovarci, per ricordarsi l’effetto che fa. In effetti, già nel 2015 Alicia avevarisposto alla chiamata di Andrés Sardà, che l’aveva reclutata per il Mercedes-BenzFashion Show di Madrid. A El Paìs ha anche detto che ama il mondo della moda e lepiace spendersi in prima persona affinché questo possa diventare più inclusivo. E c’èanche spazio per un confronto con le sfilate dei suoi tempi, quando trucco e luci nonriuscivano a fare le meraviglie di oggi. Lei, per conto suo, continua a fare il possibileper rallentare il tempo che avanza, mangiando bene, facendo esercizio e ringrazian-do i suoi geni.

costume Miss Italia in 70 anni di vita è riuscita a ritagliarsi sempre un ru>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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La giuria è composta da quin-dici personalità di spiccono,tra i quali Vittorio De Sica eLuchino Visconti, il celebrepittore Carra, Macario, IsaMiranda, Cesare Zavattini edaltri. Il fotografo ufficiale èAlfredo Paulon. Il presentato-re, invece, il grande Corrado.Le favorite sono la toscanaRossana Martini, dai lineamen-ti dolci e dalla vaga rassomi-glianza con la Gioconda, checonquisterà il titolo e la pro-rompente Silvana Pampaniniche conquisterà il secondoposto e per la quale si apriran-no le porte del cinema italiano edella popolarità. Dalla primaedizione ad oggi in passerellaabbiamo visto sfilare centinaiadi bellezze italiane. Ma lamagia è restata immutata neltempo, come ci raccontaFederica Bertolani, elettaMiss Toscana nel 2004.

Federica Bertolani, MissItalia è arrivata ad un’etàmatura, quella di una

signora di tutto rispetto.Come li porta i suoi anni?“Miss Italia è sempre MissItalia, ha fascino e portabenissimo la sua età.Purtroppo negli ultimi anni ilconcorso ha perso un po’ dipubblico e forse le ragazzinedi oggi sognano meno la coro-na ma Miss Italia sta benissi-mo. In 70 anni di vita è riusci-ta a ritagliarsi sempre unruolo di tutto rispetto nellastoria della televisione”.

Anche la Repubblica Ita-liana compie quest’anno 70anni. Secondo te ha ancorail fascino di Miss Italia oavrebbe bisogno di qual-che “ritocchino”?“Considerando il periodo stori-co che stiamo attraversando eil clima di disagio generale chesi respira, secondo me qualche‘ritocchino’ andrebbe sicura-mente fatto. Abbiamo la fortu-na di vivere in un Paese bellis-simo, dalle mille risorse masembra veramente che oggi leproblematiche siano maggioridelle potenzialità. Facciamolipresto questi ritocchi”.

Il 1946 fu, per le donne, unanno legato a una grandeconquista sociale: il dirittodi voto. Oggi, secondo te, ledonne hanno ancora deidiritti da conquistare?“Non si finisce mai di conqui-stare. Spero che per le donnevenga fatto sempre di più. Mifa piacere pensare che ci siamolta attenzione rivolta alladonna sui temi dello stalking,del mobbing. Si deve fare anco-ra di più perché poi, nel concre-to, le leggi non vengono rispet-tate e applicate fino in fondo”.

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ta da grattacieli ed edifici spettacolari>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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una dimensione quasi ‘surreale’, ‘immaginifica’,fatta di affascinanti e complicate illusioni ottichealla maniera del noto incisore e grafico olandese,Maurits Cornelis Escher.Nella sua serie recente dal titolo ‘Urban Jungle’Andy Yeung, con l’ausilio di un drone, ovvero unvelivolo radiocomandato sul quale può essere appli-cata una camera tipo GoPro, ha documentatol'espansione architettonica di Hong Kong da centi-naia di metri sopra la superficie terrestre, ponendocosì in evidenza le altezze estreme dell’affollatopaesaggio urbano. Hong Kong – città densamentepopolata e caratterizzata da una notevole costipa-zione di edifici e da numerose unità abitative – è, inquesti lavori, ampiamente riconosciuta per la suaidentità architettonica, per il suo distinto e, appa-rentemente, impenetrabile paesaggio ‘futuristico’ digrattacieli altissimi e ortogonali: ben 1.268, secondole stime di ‘Emporis’, società di ‘data mining’ cheraccoglie informazioni sui grattacieli di tutto ilglobo. Trentasei dei cento più alti edifici residenzia-li al mondo si troverebbero, in effetti, proprio aHong Kong, dove moltissime persone lavorano evivono al di sopra del quattordicesimo piano.La ‘città più verticale del mondo’, conosciuta ancheper un’elevatissima densità abitativa dovuta a unamancanza di spazi disponibili, è stata, quindi,ritratta da Andy Yeung in maniera psichedelica,con edifici iridescenti, fosforescenti e affastellatiche serratamente abitano lo spazio, spiccando come‘funghi allucinogeni’ dall’asfalto della città. Ma laricerca di Andy Yeung non si esaurisce certamentealla sola Hong Kong. Perché il fotografo, nel corsodei suoi viaggi, ha saputo catturare altre particola-ri prospettive dei diversi edifici, perlopiù uffici,alberghi e grattaceli, sorti in varie località cinesi,come Shanghai e Singapore, privilegiando questavolta punti di vista centrali e dal basso verso l’alto.In tutti i suoi lavori,Andy Yeung ha il potere di tele-trasportarci immediatamente nel luogo immortala-to; un luogo fatto di ‘trappole visive’, di sapienti gio-

chi tra luci e ombre, tra spazi aperti e chiusi.Sfruttando i meccanismi percettivi del nostro cer-vello, egli mette in atto delle distorsioni anamorfi-che che ingannano la nostra mente e slanciano learchitetture in maniera inverosimile, generandonello spettatore un inenarrabile senso di magnifi-cenza e perdizione. Attraverso tali ambiguità visua-li, il fotografo ricrea spazi quasi ‘impossibili’, para-dossali, costruiti con fasci di linee parallele, ortogo-nali; griglie prospettiche che, specie nella rappre-sentazioni dei grattacieli dal basso verso l’alto, con-vergono verso l’infinito del cielo, la cui compattezzae luminosità conferisce un senso di libertà e ‘respi-ro’ alla composizione.Seppur giovanissimo, Andy Yeung ha già ottenutodiversi riconoscimenti. La sua produzione è statarecentemente pubblicata da 'PetaPixel', noto blog difotografia che attrae centinaia di migliaia di segua-ci in tutto il mondo. Nel 2015, inoltre, grazie al suolavoro di documentazione, ha ottenuto alcuni premiinternazionali, tra i quali un prestigioso primoposto all’ ‘International Photography Awards – edi-zione 2015’, con la fotografia ‘The Beehive’, cheritrae le architetture della sua cara (e popolatissi-ma) Hong Kong.

SERENA DI GIOVANNI

Il suo nome è Andy Yeung ed è un giovane ragaz-zo di Hong Kong, appassionato di fotografia pae-

saggistica, di architettura e di viaggi. Nel lontano2005, più di dieci anni fa, prende in mano la suaprima macchina fotografica: ed è subito ‘amore’.Nella lontana città natale, comincia a realizzareimmagini inusuali della realtà metropolitana cine-se. Inizia a viaggiare, portando con sé la sua mac-china fotografica, per catturare alcune istantaneedel mondo circostante, e per trasformare quello cheosserva in qualcosa di nuovo e artisticamente vali-do. E ci riesce. Se, infatti, è vera l’espressione

(variamente attribuita a Confucio e a Mao Tse-tung) che “una immagine vale più di mille parole”,le fotografie di Andy Yeung sembrano narraremolto di più di un intero manuale di architettura.Tratteggiano, innanzitutto, una immagine dellaCina all’avanguardia e caleidoscopica, costituita dagrattacieli ed edifici spettacolari. Il fotografo realiz-za le sue visioni metropolitane adottando vari esca-motage e tecniche; immortala le architetture dalbasso, dall’alto, esaltando l’aspetto vertiginoso e,talvolta, altamente claustrofobico delle strutture,calando così lo spettatore in una ‘realtà altra’, in

fotografia Immagini della Cina all’avanguardia e caleidoscopica, costituit>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Andy YeungGiungle urbane

Giovane fotografo emergente, utilizza la tecnologia dei droni per rea-lizzare foto spettacolari della città di Hong Kong: il suo progetto‘Urban Jungle’ è un’esplosione di luci e forme e si inserisce all’internodi una ricerca successivamente ampliata a diverse città cinesi

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'arte, per realizzare opere dal rigore asciutto e sistematico>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Gianfranco Chiavacci 1967a cura di Alessandro GallicchioGalleria Die Mauer-Arte contemporanea Via Firenzuola 33 35 37 - Pratowww.diemauer.it Fino al 30 aprile 2016

Chiavacci che, dal 1963, dopo aver seguito dei corsi di informatica presso ilcentro formativo della IBM, traduce l'interesse per il bit in forme aperte-chiuse. Gianfranco Chiavacci nasce nel 1936 nella città di Pistoia e fin dallagiovane età è attratto dall’arte e nel dopoguerra inizia il suo percorso arti-stico. L'arte informale costituisce il punto di partenza della sua sperimen-tazione e tra i suoi maestri di riferimento si possono citare: WassiliKandinskij, Paul Klee, Piet Mondrian, Max Bill e Max Ernst.Da impiegato di banca, alla fine degli anni Cinquanta Chiavacci ha appli-cato il calcolo elettronico alla ricerca dei diversi linguaggi dell'arte per rea-lizzare delle opere dal rigore asciutto e sistematico. L'essenzialità del bian-co e nero si presenta sotto forme geometriche alla ricerca di una formulaper un sistema unico e riproducibile. La chiave per leggere tali opere risie-de dunque nei sistemi matematici che traggono il loro fondamento nell'ope-ra di Umberto Eco, pubblicato in occasione della mostra 'ArteProgrammatica' allestita a Milano. Tale testo aveva di fatto pubblicamen-te riconosciuto le pratiche artistiche volte all'esplorazione della matemati-ca, della tecnologia e della scienza. La rigidità dell'astrazione geometricanon preclude l'assenza di una ironica visione della realtà, in cui l'elaboratobinario è alterato nella sua ripetitività formale dall'inserimento di materia-li di uso comune, quali fili di nylon, vetro e legno e dall'alternanza di coloriacrilici contrastanti. Una sperimentazione che mira a destabilizzare l'appa-rente linguaggio severo del sistema binario e che fonda le radici nella ricer-ca duchampiana in direzione di una op art. Tale ricerca trova fondamentonegli scritti dell'archivio di Chiavacci, nei quali si fa riferimento ad unafase optical, mai definita propriamente cinetica ma che di fatto era desti-nata allo studio della scienza e della tecnica dell'immagine su un pianopuramente concettuale. L'arte così creata non rispetta esclusivamente idettami di una ricerca visiva di pure forme neutre, ma induce il fruitore aentrare in relazione con le opere utilizzando l'intera sfera sensoriale. Lasacralità del minimalismo di Chiavacci coniuga le radici nella proporzioneaurea del passato e i rapporti numerologici del presente, creando di fattoun tipo di arte di cui lui stesso ne era il pioniere. Alla fine degli anniSessanta, il suo sistema numerico binario rappresenta non solo la concre-ta testimonianza delle ricerche artistiche del tempo ma proietta l'artistanel futuro nel segnalargli quella via oggi alla base dell'esistenza umana.

SILVIA MATTINA

mostre Il linguaggio binario applicato alla ricerca delle diverse espressioni dell>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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La galleria Die Mauer propone, a Prato, unampio progetto di valorizzazione storica diun grande artista pistoiese: un riallestimentodi opere già esposte nella sua prima persona-le alla galleria Numero di Firenze

Chiavacci 1967pure forme neutre

Non certo uno sguardo nostalgico al passato o una mera riproposizionein chiave anacronistica, la mostra ‘Gianfranco Chiavacci 1967’ dedi-

cata all’artista scomparso nel 2011, ma la valorizzazione storica di un per-sonaggio che ha vissuto una forma di marginalità nel suo tempo. Lamostra organizzata dal figlio Carlo e curata da Alessandro Gallicchio allagalleria Die Mauer-Arte contemporanea di Prato, invita il fruitore a scopri-re un corpus di lavori che rappresentano la prima fase della produzionedell'artista. L'esposizione si inserisce in una diffusa pratica di recupero dimostre storiche e il percorso proposto costituisce l'occasione per consacra-re anche agli occhi dei contemporanei, il linguaggio binario di Gianfranco

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una corsa disperata contro iltempo per ritrovare la star econtinuare a girare il film,Mannix dovrà anche risolverele altre problematiche cheaffollano la vita quotidianadella Capital. Un’intreccio chein superficie sembra disegnar-si con le tinte fosche del noirpoliziesco, ma che vira senzasoluzione di continuità versoaltri lidi, non dando mairequie allo spettatore che sitrova così in balia del mondomagico e schizofrenico deiCapital Studios. In questofrangente si può veramenteapprezzare la genialità di AveCesare!: prima di entrare insala, guardando al cast stella-re scelto per interpretare lapellicola (con nomi che vannoda George Clooney a ScarlettJohanson passando per JoshBrolin, Jonah Hill, TildaSwinton, Ralph Fiennes eChanning Tatum), venivaspontaneo domandarsi come iregisti avrebbero gestito lapresenza in scena di un caststellare senza scontentarenessuno. In realtà tutti questinomi, queste star diHollywood, vengono trattati inpochi minuti di girato, appenadipinti su celluloide; laJohanson, che interpreta una

diva rimasta incinta senzaessere sposata, ha appenadieci minuti di presenza sulloschermo divisi in due scene; lostesso dicasi del bravissimoTatum, interprete di un atto-re/ballerino di musical con unsegreto inconfessabile, o del-

l’esilarante Tilda Swinton chepresta il proprio volto a duegemelle reporter rivali, o diRalph Fiennes, raffinato regi-sta di melodramma cui è statoaffidato un attore di filmwestern incapace di pronun-ciare correttamente la frase“vorrei fosse così semplice” (inquella che è probabilmente lascena più esilarante del film).Tutte queste vicende, questiproblemi che il personaggio diMannix è chiamato a risolvereper far proseguire la lavora-zione negli studi, si rivelanoinfine trascurabili nell'econo-mia della narrazione, quasicome se lo spettatore stesseassistendo ad un film basatosolo una serie di sconclusiona-ti “MacGuffin”. Si tratta di unespediente narrativo teorizza-to da Alfred Hitchcock nellibro-intervista di François

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a immaginaria Capital Productions, palesemente ispirata alla Metro Goldwin-Mayer>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Il cinema moderno sembraaver perso qualcosa. Il pro-

cesso produttivo di una pelli-cola sembra essersi ridotto,agli occhi degli stessi spettato-ri, al semplice produrre perincassare sempre più soldi. Siè persa in un certo senso, e quinon si vuole fare retorica daquattro soldi del genere “sistava meglio quando si stavapeggio”, il fascino diHollywood quando fare filmsignificava produrre sogni.Certo i bei soldi giravano lostesso, fatto innegabile, ma

l’atmosfera che avvolgeva gliStudios era molto più aulica,verrebbe quasi da azzardare iltermine “mistica”. Erano ifavolosi anni ’50, quelli d’orodel cinema statunitense, imedesimi in cui è ambientatoAve Cesare! l’ultima faticaregistica dei fratelli Joel eEthan Coen. Ambientato neglistudi della immaginariaCapital Productions (palese-mente ispirata alla MetroGoldwin-Mayer), il film seguele vicissitudini di EddieMannix, il “fixer” (il risolutore

di problemi) dei suddettistudi, e il suo continuo barca-menarsi tra il lavoro, la fami-glia mantenendo allo stessotempo in piedi i lavori dellegrandi produzioni confrontan-dosi con celebrità che ridutti-vamente possono essere defi-nite capricciose. Questo alme-no fino a quando BairdWhitlock, la star protagonistadel film storico 'Ave Cesare,un racconto della vita diCristo’, sparisce improvvisa-mente senza lasciare traccia,bloccando la produzione. In

cinema L’ultima fatica dei fratelli Joel e Ethan Coen è ambientata negli studi dell>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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C’era una voltaHOLLYWOOD

Ave Cesare! è un film assolutamente geniale e diverso dalle pelli-cole che attualmente affollano le sale cinematografiche: un tribu-to ironico alle pellicole del passato, sfarzosamente opulente e ric-che di infinite contraddizioni, che riesce a instillare nello spetta-tore, al netto del ‘black humor’ tipico dei due registi, un grandesenso di nostalgia per gli anni ‘50

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Truffaut Il cinema secondoHitchcock, dove il regista bri-tannico parla di un oggetto, diqualunque natura, che almenoin apparenza sembri rivestireuna funzione fondamentaleper i protagonisti della storia,ma che con il procedere deglieventi diventa assolutamenteirrilevante. Per fare un esempioconcreto: in Psyco il motoredella storia sembra essere labusta con i 40.000 dollari che laprotagonista Janet Leight harubato al suo capo ad iniziofilm, salvo poi perdere impor-tanza con l'arrivo della ragazzaal Bates Motes dove la storiaprenderà tutta un'altra piega.Tornando ad Ave Cesare!, lestorie dei comprimari appaionoquindi come un susseguirsi diMacGuffin atti ad impreziosirela narrazione principale, ovverola ricerca di Baird Whitlock.Quale sarebbe allora l'utilità ditutte queste sotto-trame più omeno sgangherate? L'intentosembra essere quello di propor-re una sorta di visione meta-cinematografica dellaHollywood dei meravigliosianni '50, dando il ruolo dei divipiù amati di allora a delle starmoderne in modo da aumenta-re l'identificazione del pubbliconelle dinamiche interne dellaCapitol Production, dipingendoun affresco che in apparenza

sembra richiamare tempiquanto meno remoti, ma che cirisulta quantomai familiare.Gli stessi film che vengonogirati nel corso della pellicolasono una parodia dei prodottidi punta degli Studios in queglianni: si parte con il western,con protagonisti incapaci didire quattro parole in fila e condei costumi improponibili(come nei film con protagonistaJohn Wayne); il musical, concoreografie complesse e fini a sestesse (nel film si fa esplicitorimando a Due marinai e unaragazza con Gene Kelly eFrank Sinatra); gli acqua-musi-cal basati su coreografie dinuoto sincronizzato, genereormai dimenticato ma alloramolto di moda (con palese rife-rimento a La ninfa degli anti-podi del 1952 con EstherWilliams) il melodramma raffi-nato e il peplum pregno dimorale cristiana (evidenti iriferimenti a Ben Hur del 1959e La Tunica del 1953). ‘AveCesare!’ è un film ‘stratificato’,con più di un livello di lettura eanalisi, che rendono la visioneun tributo ironico ma appassio-nato alle origini di Hollywoodin una caccia alla citazione.Nonostante l'omaggio allaHollywood che fu, va detto che ifratelli Coen non lesinano lecritiche a quel particolare siste-

ma, il cosiddetto StudiosSystem. Non è un caso che lapellicola sia ambientata nel1951, nel momento di maggiorcrisi del divismo e delle grandiproduzioni, quando vennemeno la possibilità per i grandiStudios di integrare vertical-mente l'intero ciclo produttivo(dalla realizzazione alla distri-buzione delle pellicole) a segui-to di una sentenza della CorteSuprema degli Stati Uniti del1948 che toglieva alle Majors ilmonopolio della distribuzione.A questo si deve anche aggiun-gere la questione del “TerroreRosso” e del Maccartismo dila-gante nell'America di queglianni: la psicosi della GuerraFredda e la caccia al comunista(elemento anche questo presen-te nella pellicola dei fratelliCoen) non fecero altro che acce-lerare un declino inevitabile,sancendo la fine della cosiddet-ta Golden Age di Hollywood.Un periodo irripetibile, ricco dibellezza e contraddizioni affa-scinanti che, grazie ad AveCesare!, si può ammirare con lagiusta posizione distaccata enostalgica, anche con unabuona dose di ironico e appas-sionato cinismo, che solo l'oc-chio di chi ama il mondo delcinema è in grado di regalareal pubblico.

GIORGIO MORINO

cinema ‘Ave Cesare!’è un film stratificato, con più di un livello di analisi>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Rispetto al primo disco, questo lavoro è più raffina-to. Ogni pezzo riconduce all’habitat metropolitano,variegato – come ci spiega in questa intervistaFrancesco Allegro – con sonorità che si fondono traincursioni di chitarre, batteria, basso, tutto è cura-to dai testi agli arrangiamenti. L’atmosfera che sicrea ripetendo l’ascolto proietta in una dimensionedi transito costante, un viaggio da provare.

Francesco Allegro, ci racconti come si è for-mato il gruppo e perché questo nome?“I Mai Personal Mood nascono nel 2007. Il nucleoall’inizio è formato da Andrea, Francesco e Aldo,negli anni successivi si sono aggiunti Matteo eMichele. Suoniamo insieme da quasi dieci anni,siamo cresciuti insieme sia umanamente che arti-sticamente. Con gli anni il nostro suono è moltocambiato, ma in fondo il nostro approccio, una certasensibilità ed eleganza, è la stessa di sempre. È pas-sato così tanto tempo che ormai non ricordiamo piùcome il nome sia venuto fuori, certo si riferisce allavolontà di fare musica in modo indipendente, orgo-gliosamente personale e alla prima stesura deibrani in cui nei testi c’erano più giochi linguisticitra inglese e italiano”.

‘Habitat’ racchiude emozioni di un vissutoche ha come dimensione il viag-gio, che accomuna tutti i membridel gruppo, come nasce questoalbum e cosa lo caratterizza? Chesignificato ha per voi il viaggio?“Il viaggio è un tema letterario che ciappassiona da sempre. Viviamo incittà lontane, quindi la nostra routinedi musicisti implica un continuo spo-stamento. Le distanze che ci separanovengono così colmate prima di ogniincontro e questo implica l’accumularsi di esperien-ze e paesaggi che arricchiscono il nostro bagaglio.Siamo cresciuti in un paese di provincia che ci hasempre offerto pochissimo dal punto di vista deglistimoli culturali e in pratica nessuna possibilità difarci conoscere, girare ed entrare in un qualche tipodi circuito musicale; per cui ‘il muoversi verso’ qual-cosa, la curiosità per cosa c’è fuori è sempre stataun’esigenza, un approccio alla vita che contraddi-stingue il nostro percorso. Quest’ultimo disco harichiesto un lungo lavoro di scrittura e limaturadelle idee durato più di un anno, abbiamo lavoratomolto sui suoni e sull’arrangiamento ma rispetto ailavori precedenti abbiamo cercato di essere più sin-tetici dando un contributo maggiore alla “canzone”,all’elemento vocale. In Habitat c’è tutto il nostro

mondo: gli amori, i momenti di esaltazione, di godi-mento, le delusioni. È la ricerca di un luogo ideale,non solo fisico.”

L’album evidenzia una sonorità che si affidaprevalentemente all’elettronica, ma nonabbandona alcuni richiami alla musica italia-na degli anni ‘70, con suggestioni pop dance.“Certo, l’elettronica contemporanea ci stimola eispira tantissimo ma abbiamo ascoltato tantissimamusica italiana, quella bella di Battisti, LucioDalla, Battiato e tantissimi altri, la lista è lunghis-sima. È il nostro background culturale a cui si sonoaggiunti gli influssi della musica contemporanea.Ascoltiamo di tutto e certo abbiamo trovato nel-l’elettronica il linguaggio a noi congeniale, masiamo un gruppo italiano e vogliamo lavorare con lanostra lingua. E’ molto difficile scrivere una musicacome la nostra in italiano e a volte la tentazione diaffidarsi all’inglese è forte, ma vogliamo continuarea sperimentare in questo senso”.

Come avete lavorato alla realizzazione deitesti? “Le idee delle melodie vocali e dei testi sono diFrancesco ma solo insieme si è raggiunto il risulta-to che volevamo ottenere. Il processo collettivo è

stato l’ultimo passaggio riguardo la ste-sura finale dei testi. Non è stato un per-corso semplice, ma l’idea comune eraquella di dare maggiore risalto ai testidelle canzoni e raccontare in modo piùnarrativo cosa è successo negli ultimianni, volevamo scrivere delle canzonidiverse rispetto al nostro secondo disco‘Cactus’. Siamo soddisfatti del lavorofatto e dell’equilibrio che si è creato neibrani tra gli arrangiamenti delle musi-

che e la voce, era l’obiettivo che volevamo raggiun-gere. Il lavoro di gruppo per noi è fondamentale espontaneo. Sappiamo benissimo che il risultatofinale di ogni brano è dato dalla creatività cheognuno di noi mette a disposizione quando si scrive,tutte le volte che siamo insieme non facciamo altroche completarci. La sensazione di movimento oltread essere presente nei nostri brani è viva prima ditutto nelle nostre vite. Siamo cinque amici che vivo-no in cinque città diverse a parte Andrea e Micheleche vivono a Roma e che hanno in comune la pas-sione per la musica, la voglia di fare concerti ovun-que capiti, l’amore e l’istinto di scrivere sempre cosediverse e canzoni nuove a prescindere dalla direzio-ne in cui il mercato discografico si muove”.

MICHELA ZANARELLA

troniche, di geometrie metropolitane e di emozioni in movimento>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Paci, per citarne alcuni. Un percorso in salita, che liporta in studio per oltre un anno e finalmente a finenovembre del 2015, arriva il secondo album‘Habitat’, un lavoro che contiene dieci tracce inedi-te e che segna la maturazione del gruppo. Il discoracconta situazioni di vita lontano da casa, nelladimensione del viaggio, un percorso fatto di sonori-tà elettroniche, di geometrie metropolitane, di emo-zioni in movimento. È un lavoro discografico cheindica l’evoluzione del gruppo, la voglia di speri-mentare il suono, di concentrarsi sulle canzoni, el’apparente staticità dei pezzi, porta alla luce comecon un ascolto più attento ci siano sfumature preci-se, a volte spiazzanti. Tra sintetizzatori ed echi ‘bat-tistiani’, il sound dei Mai Personal Mood si ricono-sce per lo stile che è un mix di pop ed elettronica.

musica Il secondo album della giovane band è un percorso fatto di sonorità elett>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Cinque ragazzi uniti dalla musica e dall’amiciziahanno dato vita ad una delle band pugliesi più

dinamiche del momento. Cantano in italiano, fannoun genere che abbraccia indie pop, rock, elettronicai Mai Personal Mood. Francesco Allegro, voce, chi-tarre; Andrea Messina, synth, programmazione,chitarre, Matteo Conte, chitarre, synth, Michele DiMuro, basso, e Cataldo Leo, batteria, suonano insie-me da diversi anni e sono cresciuti molto dal loroesordio discografico. Il loro debutto è accolto positi-vamente dalla critica, il primo disco ‘Cactus’ piaceper la buona riuscita melodica, un pop elettronicoche risulta efficace, escono recensioni, interviste suriviste specializzate, seguono tanti live in giro perl’Italia, vincono festival e aprono i concerti di artistidi rilievo, come Subsonica, Marlene Kuntz, Roy

Mai personal Moodil nostro habitat

Dopo un anno di lavoro in studio, il gruppo pugliese torna con unnuovo lavoro: un progetto discografico di dieci tracce, inedite, chesegna la loro maturazione musicale attraverso uno stile maggior-mente elettronico

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Eleonora Mazzoni, in questo libro ci pro-ietta nella realtà di una famiglia, cherispecchia il modo di vivere di molti di noi.Come è avvenuta la stesura del romanzo? “Quando penso un romanzo, in genere parto daidee, immagini, linguaggi, situazioni che conoscomolto bene e su cui mi interessa concentrarel'attenzione, perché intuisco che possano avereuna valenza più universale e profonda. Nel casode 'Gli ipocriti', ad esempio, volevo raccontareuna famiglia e un'adolescenza diverse rispetto aquanto viene solitamente raccontato negli ulti-mi anni: non una famiglia sfasciata e senzapunti di riferimento, dunque, non adulti depres-si e disillusi, non ragazzini svogliati, scontenti epoco interessati ma una famiglia che ha al suocentro valori religiosi e ideali forti. Adulti chedicono di credere, insomma. E adolescenti sve-gli, arguti, che si interrogano, che indagano, cheosservano. Che addirittura spiano i genitori,

scoprendone le crepe, le bugie e le contraddizio-ni. Le doppie vite. Le ‘fedi’ sostanziose a parole,inconsistenti nei fatti. E le infelicità. Dalmomento che provengo da una famiglia laica, ilplot de 'Gli ipocriti' non ha niente di autobiogra-fico. Eppure da ragazzina ho fatto parte a lungodi un movimento cattolico integralista. Conoscocerte sottili dinamiche di controllo psicologico ecomportamentale, certi meccanismi coercitiviche mettono da parte autonomia e libertà perso-nali. In più i miei nonni erano Testimoni diGeova, come i nonni di Manu, la protagonistadel romanzo. Ho vissuto tutti gli anni del liceo acasa loro, per me era più comodo, visto che abi-tavo in campagna, loro a due passi dal mio liceo.Mio nonno era un uomo carismatico ed esaltato,citava in continuazione la Bibbia e l'Apocalisse.Mia nonna diceva di credere ma in realtà eraattraversata da mille dubbi, attaccata più allavita di qua che a un ipotetico aldilà. Avendo pro-

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A tu per tu con l’autore

Il mondo degli adulti raccontato da un’adolescente che affronta le fragilità dei rap-porti familiari e i legami parentali sgretolati dall’ipocrisia

Eleonora Mazzoni “C'è un vuoto di spiritualità”

libri&libri Novità in libreria a cura di Michela Zanarella>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Manu ha quindici anni, non èbella e si sente un po’ sfigataper via del suo modo di essere,tra le altre cose ha una famigliamolto particolare, il padre e lamadre oltre a lei sono attivistidi un movimento religiosomolto carismatico. L’autrice,con uno stile completamentediverso dal primo romanzo,attraverso una scrittura direttae mirata ad un linguaggio chesi adegua ai modi di dire e par-lare dei giovani, utilizzandoanche termini tecnici del movi-mento cattolico, proietta il let-tore nei pensieri, nelle paure enelle gioie della protagonista,che si divide tra la famiglia e ilmovimento, dove la rigiditàdelle regole e l’osservazione dideterminati comportamenti, nascondono poiatteggiamenti del tutto estranei al credo tantoosannato. Il romanzo è piuttosto scorrevole, anchese alcuni capitoli sono brevissimi ed essenziali edaltri più lunghi e meno fluidi, questo proprio permettere in evidenza come variano le riflessionidella ragazza, che a volte è presa dagli impulsi etutto diventa immediato, altre volte invece intra-

LETTO PER VOI

Gli ipocritiDopo il successo del romanzo ‘Le difet-tose’, pubblicato con Einaudi, EleonoraMazzoni torna in libreria con un nuovoromanzo edito da Chiarelettere, cheracconta il mondo degli adulti attraver-so gli occhi di una giovane adolescente

prende un percorso emozionale che si frantuma inpiù direzioni di pensiero, non sempre facili dacapire. I punti di vista però non solo della giovaneprotagonista, c’è anche la voce riflessiva del padreAmedeo e quella della madre, che si rivela comple-tamente diversa da come uno se l’era immagina-ta. L’equilibrio di una famiglia solo in apparenzaesemplare viene smascherato dalla giovaneragazza, che decide di spiare i genitori attraversodelle telecamere piazzate dentro casa a loro insa-puta. Manu osserva come un investigatore la vitadel padre e scopre che tradisce regolarmente lamadre con giovani donne, alcune poco più grandidi lei, e che il suo predicare rispetto e coerenza nel

movimento religioso è completamen-te lontano dagli insegnamenti di Dio.Una realtà amara, che porta alla lucecostanti finzioni e menzogne, nellaprima parte del romanzo Manu parladel padre in modo spietato, quasi cru-dele, definendolo una bestia, poi sirende conto che la madre sa, la rela-zione con il marito è praticamente ilmantenimento di uno status di solaapparenza, c’è un altro uomo nellasua vita. Non sono separati, ma ècome se lo fossero. Bugie, ipocrisie,forse per nascondere la verità almovimento, che mai ammetterebbetutto questo. Con una certa scaltrez-za Eleonora Mazzoni si cala nelleespressioni della protagonista e ciaccompagna nel suo mondo, fatto diingenuità, ma anche di una profondaacutezza nei ragionamenti. Il rappor-to figli e genitori non è mai semplice,

i modi di vivere la quotidianità e di affrontare lesituazioni sono diversi, e per una adolescentecapire determinate azioni e intenzioni può risul-tare ancora più complicato. E’ l’età della ribellio-ne, delle esplosioni ormonali, della rabbia e l’au-trice riesce ad infilarsi in questi sbalzi umorali,tanto da far appassionare pagina dopo pagina illettore a questa ragazzina che incarna un po’ognuno di noi in quella fase di crescita e matura-zione. Scoprire che la realtà è fatta di incertezzeed assume tante sfumature sicuramente facilita ilpercorso di Manu, che diventa un’attenta osserva-trice non solo della propria famiglia, ma degliadulti in genere, che dietro una falsa ipocrisia, rie-scono ad essere ciò che non sono. �

LA BAMBINA E IL SOGNATOREDi Dacia Maraini, Rizzoli EditorePagg. 411, 20, 00 euro

IL ROMANZO PRECEDENTE'Le difettose' racconta le difficoltà di una giovane donna di mettere almondo un figlio. Una realtà che appartiene a tante donne. Con unascrittura brillante l’autrice ci accompagna a vivere la quotidianità spes-so dolorosa per chi ha problemi di infertilità. La protagonista farà delsuo desiderio una sorta di missione, scoprendo un mondo di solidarie-tà e amicizia tra donne che vivono le stesse problematiche.

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blemi di salute, preferiva girare con un bigliettonella borsa: «Sono Testimone di Geova ma seavessi bisogno di una trasfusione di sangue,fatemela». Così come preferiva di nascosto anda-re a votare quando c'erano le elezioni, pur essen-do vietato. I miei nonni non si amavano e non sirispettavano, vivevano nella stessa casa, in dueappartamenti separati però, su due piani distin-ti e, quando sulle scale si incontravano, non sidicevano neanche buongiorno o buonasera. Maall'esterno tutto questo non traspariva. Ecco.Credo che da questo mio vissuto mi sia venutovoglia di scavare poi nella parte oscura dellecoscienze religiose”.

‘Le difettose’ prima, ‘Gli ipocriti’ ora, cosalega e distingue i due romanzi?“I temi e i personaggi sono diversi. Diverso lostile. Lì c'erano tanti personaggi ma un unicopunto di vista, quello di Carla, donna che a 39 etre mesi cercava un figlio che non arrivava. Quine "Gli ipocriti", oltre a tanti comprimari, cisono tre voci principali. Manu, la quindicenneprotagonista, con la sua parlata vitale e fresca,ritmata, istintiva, umorale, in presa diretta. Poic'è la voce del padre Amedeo, più riflessiva,essendo un memoriale scritto in carcere, dovetenta di ripercorrere le tappe della sua vita, conle ferite, l'allontanamento dai desideri profondi,gli autoinganni. Infine c'è Sara, la madre, che sisvela attraverso una lunga lettera, e noi la sco-priamo donna diversa da come ce l'eravamofigurata. Ma quello che lega i due romanzi, espero anche quelli che partorirò in futuro, è lamia visione del mondo. Laica, umana, con unaffondo etico, direi, nel senso che i miei perso-naggi si trovano sempre a fare i conti con sceltee dilemmi morali ed esistenziali”.

‘Ipocrita’ in greco significa colui che recitauna parte, ovvero un attore, è stato compli-cato smascherare i personaggi ai quali tuhai fatto riferimento attraverso gli occhidi Manu, la protagonista?“Da una parte avevo bisogno di creare un mec-canismo che non lasciasse ombra di dubbio.Quando Manu decide di nascondere svariatetelecamere in casa sua, sa che in questo modovedrà esattamente quello che succede in quellestanze, dalla cucina alla camera da letto. Vedràil vero volto di suo padre e sua madre. E anche

il suo. Però si renderà conto nel corso del roman-zo che non sarà per niente facile interpretarlo,quel volto. Le ombre in fondo non si dissolveran-no mai del tutto. Perché ogni personaggio, comela cipolla di Peer Gynt, ha innumerevoli stratied è impegnativo sbucciarlo”.

La famiglia del romanzo è molto religiosa,ma Dio appare lontanissimo. La fede e laspiritualità sono come un appiglio in cuinascondere le proprie debolezze. È così?“Non sempre. Ma penso molto di più di quantocomunemente si suppone. Quello che mancanelle religioni è spesso proprio la fede. C'è unvuoto di spiritualità. Permangono i comporta-menti, i codici, le regole, a volte seguite a voltetrasgredite, un credere astratto e impreciso maè assente il nucleo, il cuore, la linfa vitale, l'es-senza vera e propria. In che cosa si crede vera-mente quando si dice di credere? È una doman-da a cui si riesce a rispondere con molta difficol-tà. Mi piaceva però che Amedeo, il padre, faces-se un percorso durante il romanzo anche spiri-tuale. Partisse cioè da una condizione di segretoateismo, paradossale per un uomo che è unresponsabile importante di un importante movi-mento cattolico, e finisse, dopo essere statoscombussolato da svariate vicende della vita, atrovare Dio e la preghiera in una specie di ere-mitaggio che alla fine si autoimpone, decidendodi abbandonare tutto e tutti e andare ad abitarenella casa del padre di suo padre, lontana dalmondo, persa nel silenzio degli Appennini tosco-romagnoli”.

MICHELA ZANARELLA

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l ’autriceEleonora Mazzoni è scrittrice e attrice. Nel 2012 ha esordito perEinaudi con il romanzo ‘Le difettose’, messo in scena da SerenaSinigaglia al Festival della Mente di Sarzana nel 2014 e attual-mente in tournée nei teatri di tutta Italia. Come attrice ha lavo-rato in teatro, in televisione e al cinema, dove debutta con CittoMaselli in ‘Cronache del terzo millennio’. Diretta da Maselli harecitato anche ne ‘Il compagno’. È nel cast di ‘Tutta la conoscenzadel mondo’ di Eros Puglielli, ‘Volevo solo dormirle addosso’ diEugenio Cappuccio e ‘L’uomo che verrà’ di Giorgio Diritti.

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