Per non morire d'Europa

123
Giovanni Robusti Curriculum vitae Diploma di perito agrario (1972). Tecnico agrario nel settore dei pesticidi e delle sementi (1972-1988); dirigente società multi- nazionale settore sementiero (1988); imprendi- tore settore agrario della produzione zootecnica e del latte in particolare (1990-2008). Militante Lega Lombarda - Lega NORD (1990- 1996); assessore Lega NORD agricoltura amministrazione provinciale di Mantova (1996- 1998); senatore della Repubblica italiana Lega NORD indipendenza della Padania (1994- 1996); presidente commissione bicamerale d'inchiesta sull'Azienda di Stato per gli inter- venti agricoli (1995-1996). Pubblicazione dell’ADIE Alliance des Démocrates Indépendants en Europe con il finanziamento del Parlamento europeo. Il contenuto impegna soltanto l’autore. A cura dell’On. Giovanni Robusti Dicembre 2008 Giovanni Robusti Per non morire d’Europa

description

"Per non morire d'Europa" è una analisi approfondita della politica europea del dopo Trattato di Lisbona, che prende spunto dalle problematiche di alimentazione, agricoltura e produzione di energia dopo la crisi del petrolio e di fronte alle nuove sfide della produzione sostenibile.

Transcript of Per non morire d'Europa

Page 1: Per non morire d'Europa

Giovanni Robusti

Curriculum vitae– Diploma di perito agrario (1972).– Tecnico agrario nel settore dei pesticidi e delle

sementi (1972-1988); dirigente società multi-nazionale settore sementiero (1988); imprendi-tore settore agrario della produzione zootecnicae del latte in particolare (1990-2008).

– Militante Lega Lombarda - Lega NORD (1990-1996); assessore Lega NORD agricolturaamministrazione provinciale diMantova (1996-1998); senatore della Repubblica italiana LegaNORD indipendenza della Padania (1994-1996); presidente commissione bicameraled'inchiesta sull'Azienda di Stato per gli inter-venti agricoli (1995-1996).

Pubblicazione dell’ADIEAlliance des Démocrates Indépendants en Europecon il finanziamento del Parlamento europeo.Il contenuto impegna soltanto l’autore.A cura dell’On. Giovanni RobustiDicembre 2008 Gi

ovan

niRo

bust

iPe

rnon

mor

ired’

Euro

pa

Page 2: Per non morire d'Europa

Pubblicazione dell’ADIEAlliance des Démocrates Indépendants en Europe con il finanziamento del Parlamento europeo.

Il contenuto impegna soltanto l’autore.A cura dell’On. Giovanni Robusti

Dicembre 2008

Giovanni Robusti

Page 3: Per non morire d'Europa

Sommario:

Scheda Parlamentare Pag. 5

Introduzione Pag. 7

Capitolo IUnione Europea Pag. 9

Capitolo IIIl bilancio dell’Unione Europea Pag. 19

Capitolo IIII Fondi Strutturali Pag. 41

Capitolo IVLa PAC Pag. 68

Approfondimenti Pag. 95

Conclusioni Pag. 125

Page 4: Per non morire d'Europa

Giovanni Robusti– Gruppo “Unione per l'Europa delle nazioni”– Italia

Indipendentenato il 27 dicembre 1951, Piadena (CR)

Membro– Commissione per lo sviluppo regionale– Delegazione per le relazioni

con la Penisola coreana

Membro sostituto– Commissione per i bilanci– Delegazione per le relazioni con il Consiglio

legislativo palestinese

Curriculum vitae– Diploma di perito agrario (1972).– Tecnico agrario nel settore dei pesticidi e delle

sementi (1972-1988); dirigente società multina-zionale settore sementiero (1988); imprenditoresettore agrario della produzione zootecnica e dellatte in particolare (1990-2008).

– Militante Lega Lombarda - Lega NORD (1990-1996); assessore Lega NORD agricolturaamministrazione provinciale di Mantova(1996-1998); senatore della Repubblica ita-liana Lega NORD indipendenza della Padania(1994-1996); presidente commissione bica-merale d'inchiesta sull'Azienda di Stato per gliinterventi agricoli (1995-1996).

Parlement européenBât. Altiero Spinelli08H34260, rue Wiertz / Wiertzstraat 60B-1047 Bruxelles/BrusselTel. : +32 (0)2 28 45735Fax : +32 (0)2 28 49735

Indirizzo postale:Via Don Minzoni, 13IT-26038 TORRE DEI PICENARDI

5

Page 5: Per non morire d'Europa

6

Assistenti

Rosaria A.M.G. GerardiLaureata in Economia (2000) ed in Scienze Politichee delle Relazioni Internazionali (2004), ha conseguitoil Master in Cultura dell'Integrazione Europea (2005).Presso l'Università di Perugia è stata Professore a con-tratto del corso integrativo della cattedra di Econo-mia politica (2001-2002) ed assistente alla didatticaper la cattedra di Statistica economica (2005-2006)della Facoltà di Economia. Esperta di politiche regio-nali ed europee in Confindustria Umbria (2004-2007)e responsabile dei contatti con la Delegazione di Con-findustria presso l'Unione europea. A Bruxelles(2008) si è specializzata in Comunicazione e gestionedelle relazioni istituzionali. Attualmente è assistentedel deputato Giovanni Robusti presso il Parlamentoeuropeo e segue, in particolare, i lavori della Com-missione REGI (Sviluppo regionale).

Antonio AnselmiLaureato in Relazioni Internazionali e Scienze Politiche(2005), con master in Economia Internazionale e Poli-tiche europee (2007) presso l'Università degli Studi diPavia e SciencesPo - I.E.P., (Francia). Annovera tra le sueesperienze lavorative la collaborazione con la Rappre-sentanza Permanente d'Italia alla NATO - seguendo letrattative internazionali sul "DialogodelMediterraneo";con la Commissione Europea - Rappresentanza in Ita-lia - area Comunicazione economica - e con il Parla-mento europeo, dove, esperto di politica economicainternazionale, ha collaborato per la Commissione par-lamentare "Commercio estero" (INTA).Attualmente segue le Commissioni parlamentariAgricoltura (AGRI) e Bilancio (COBU) in veste di as-sistente e policy advisor dell'On. Giovanni Robusti.

Mario RobustiGiornalista pubblicista e fotografo, è laureato inScienze della Comunicazione a Parma. Corrispon-dente dalla città ducale per il GR di Radio Bruno,ha lavorato in televisione per Teleducato e sullacarta stampata per "Polis Quotidiano", firmandol'inchiesta sulla "turbogas Barilla". Ha collaboratocon la web-tv Parmaok per poi fermarsi nella re-dazione del sito locale di "La Repubblica"(parma.repubblica.it), firmando lo scandalo deicontrolli anti-prostituzione, un'inchiesta sui ri-fiuti parmigiani e, insieme ai giornalisti GiacomoTalignani, Stefania Parmeggiani e Alessia Ripani,il caso Emmanuel Bonsu. Attualmente stagistapresso il gruppo UEN, ufficio stampa.

Il mio staff

Page 6: Per non morire d'Europa

7

INTRODUZIONE

È ormai un divertimento nazionale sparare sul parlamentare di turno perché guadagna troppo e non lavora, cioè"mangia pane a tradimento".Sul guadagnare troppo si dovrebbe fare un'analisi a parte alla quale nonmi sottraggoma che non penso sia coe-rente con il contenuto di questo libro. Ho un sito www.giovannirobusti.org e una mail [email protected]. Scrivetemi e vi risponderò.Sul lavorare posso fare di più e cioè questo “libro”. Libro è una cosa seria. Non che i contenuti di questa pubbli-cazione non lo siano,ma è la copia di atti parlamentari che già da soli dovrebbero essere disponibili. Voglio direche non ci dovrebbe essere bisogno di scrivere un libro per trasmettere atti già diversamente reperibili. Perchéallora questo benedetto libro? Per segnare un filo logico e mettere insieme atti che magari da soli si perdereb-bero nel mucchio, che significherebbero poco. Ad ogni capitolo metterò un'introduzione che faccia da collega-mento e filo rosso fra i vari temi affrontati.Io sono capitato qui a Bruxelles per caso, i primi giorni di giugno del 2008. Per caso nel senso che ormai non ci spe-ravo più, dopo due campagne elettorali, il 1999 e il 2004 dove 27.000 persone la prima e 12.000 la seconda hannoscritto di loro pugno Robusti sulla scheda elettorale di fianco al simbolo della LEGANORD–PADANIA. In entrambele elezioni sono risultato, per poco, 1° dei non eletti. La fortuna, perché anche di quella c’è bisognonella vita, era gi-ratadall’altra parte.Manel 2008andando in crisi il Governodelle sinistre la Legahamandatoal Governo tragli altriil suo leader Umberto Bossi che io ho sostituito qui a Bruxelles e a Strasburgo. Per gli ultimi 10mesi di legislatura.Compito difficile e risultato impossibile in termini di sostituzione. Ho cercato allora di dare un contenuto opera-tivo al mio lavoro, lasciando la politica a chi la sa fare meglio di me, Bossi in primis.Quando si arriva qui dentro, oltre che spaesati e intimoriti ci si rende conto che il potere del Parlamento Euro-peo è di sola opinione. Perdersi nel nulla in un contesto che pare non serva a nulla è un rischio facile da correre.Il nulla al quadrato. Tuttavia con un po’ di sana concretezza Padana ci fa su lemaniche e si vede cosa si può fare.Restare con le mani in mano non è nel nostro DNA. Io non so se ho fatto qualcosa di buono, certo a contare lepagine qualcosa ho fatto. Spero che il contenuto del libro serva, per capire qualcosa di più. Se solo fossi riuscitoa far capire che l’immagine che abbiamo della Europa è diversa da quello che è in realtà, migliore o peggiore èsolo questione di aspettative, avrei già fatto 40.A tanti scapperà la domanda: ma il libro serve anche per fare la campagna elettorale a spese del parlamento?No. Per fare la campagna elettorale occorre essere candidati e questo è di assoluta e completa competenza dellaLega Nord e dei suoi organi decisionali. In fine dei conti si vota il partito, che è l’insieme deimilitanti e degli elet-tori. È il partito che prendendo più voti può portare avanti meglio le sue politiche. Le persone sono un mezzo enon il fine. Spero di essere un “mezzo” utile, ma non tocca me giudicare.Inoltre se fossi candidato,ma ad oggi non è così, qualemigliore possibilità per giudicare un “politico” se non ve-dere cosa ha saputo fare in 10 mesi di lavoro?E poi, se non sarò nelle liste vorrà dire che la Lega Nord ha fato altre scelte e comunque avrò documentato che,seppur per poco, sono stato qui.

Senza mangiare pane a tradimento.

Page 7: Per non morire d'Europa

9

Capitolo 1

UNIONE EUROPEAIn bilico fra“Lisbona“, globalizzazione e politica agricola

Page 8: Per non morire d'Europa

Da qui inizia il mio lavoro. Come primo obiettivomi sono posto quello di capire e far capire, par-

lando.Ho spedito 154.150 cartoline per invitare gli elettoria riunioni serali nelle diverse località dell’intero col-legio elettorale Nord-Ovest. 25 riunioni a cui hannopartecipato, a dire il vero, folle non certo oceaniche.Evidentemente proporre le riunioni senza la bandieradi un partito nazionale, cosa non consentita perpoter utilizzare i fondi del capitolo 4000 (cioè finan-ziamenti disponibili per l'attività sul territorio) èsempre un handicap. Evidentemente la politica par-lata interessa solo, o prevalentemente, a coloro chegirano nelle sedi dei partiti. Gli altri la parlano al bare la subiscono fuori.Gli intervenuti alla fine delle riunioni, hanno peròsempre commentato con un interesse e una frase ri-corrente: "di queste cose se ne sa sempre tropo poco.Non pensavo che l'Europa fosse impostata così”.È stato un lavoro capillare e importante e ne è valsala pena. Tanto per non sentirsi dire che “hai man-giato pane a tradimento”.

Page 9: Per non morire d'Europa

11

� 00 |IN BILICO FRA LISBONA,GLOBALIZZAZIONE E POLITICA AGRICOLA

Egregio Cittadino europeo, oggi siamo in mezzo a una ri-voluzione epocale. È finito il petrolio, stiamo bruciandograno, soia e mais nei serbatoi delle nostre automobili enelle nostre centrali elettriche. Sino a ieri c’era, più omeno, cibo per tutti. Oggi andiamo verso una crisi che hacome probabile effetto, una guerra per FAME.Non mi sono ancora presentato. Sono Giovanni Robu-sti, parlamentare europeo. Per capire con Lei come im-maginare il nostro futuro, Le vorrei far leggere quantonegli 8 mesi di attività parlamentare ho affrontato;quanto sono riuscito a capire dell’Unione Europea, delsuo peso e dei suoi limiti.Appena arrivato al Parlamento Europeo, nel giugno del2008, in sostituzione di Umberto Bossi, mi sono resoconto che la realtà era diversa da quello che le personehanno sempre raccontato. Per questo motivo vorreismascherare un po’di bugie che, sia a me che a Lei, intanti hanno raccontato negli ultimi anni.Parto in questa discussione da una scelta che tuttidanno per scontata e realizzata, ma che in realtà an-cora non esiste: il trattato di Lisbona. Un passo che l’Eu-ropa non è ancora riuscita a compiere, e che dovrà nel2009 affrontare voti importanti, come quello del refe-rendum in Irlanda.Ma per capire insieme in grande cambiamento che ilTrattato di Lisbona e l’Europa potrebbero portare nellenostre vite e reagire di conseguenza, bisogna informare.

� 01 |ABBIAMO TAGLIATO I PONTICON LE NOSTRE SCELTE

1. Da quando c’è l’Unione Europea, noi non ab-biamo più il potere nazionale di fare le norme,

le leggi. L’Unione Europea infatti ha avuto da noicome da tutti gli altri stati il privilegio di essere alvertice nella gerarchia delle fonti. Cioè, se unanorma viene emanata dall’Unione Europea, al-lora vale per tutti gli Stati, che sono costretti acambiare le proprie leggi adattandole a quantoviene stabilito da Bruxelles. Questo vuol dire chel’Italia, come la Francia o la Spagna, non possonodecidere di modificare delle leggi che sono stateproposte dall’Unione Europea.

2. Da quando c’è l’Unione Europea, da quando ab-biamo sottoscritto il trattato di Shengen, c’è lalibera circolazione delle merci e della gente.Quindi abbiamo creato il mercato comune, maanche lo spauracchio dell’idraulico polacco cheviene a lavorare da noi. Di certo abbiamo creatoil problema del delinquente straniero comuni-tario che viene a delinquere in Italia, ma questoputroppo non è un problema creato dall’UE: bi-sognerebbe fare un modo che il delinquente ru-meno sia perseguito in Italia tanto quanto inRomania, per esempio. I confini interni, fraStato e Stato, sono stati abbattuti. Nessun li-mite, ma anche nessun controllo.

3. Abbiamo anche una moneta Unica, che se nonci fosse sarebbe molto peggio. Basti guardare lafine che ha fatto la Gran Bretagna, che è statafuori dall’euro, con la sua sterlina. Oppure il tra-collo economico dell’Islanda, che ha dichiaratobancarotta a causa della crisi. Provare a imma-ginare cosa ci sarebbe successo se avessimomantenuto la distanza dall’Europa e ci fossimopresentati nel nuovo millennio con ancora la Liraè cosa impossibile, ma dubito che il nostro paeseavrebbe superato la crisi meglio dell’Islanda.

Dopoavercedutoadunorganosuperiore ilpoterelegIslativo, dopo aver abbattuto i confini interni,eliminando le dogane e portando la merce a li-bera circolazione, dopo aver deciso di utilizzare

Page 10: Per non morire d'Europa

12

una moneta unica, che cosa ci distingue, alla finfine, da uno Stato federale basato sulle regioni?

� 02 |COS’È L’UNIONE EUROPEA?

Da dove siamo partiti e che cos’è l’Unione Europea? Ilpercorso che ci ha portato ad oggi è nato tramite unalunga serie di trattati: quello di Roma del 1957 è ilprimo e fondamentale, che ha creato la comunità eco-nomica europea. Quello di Maastricht del 1992 hacreato l’Unione, politica ed economica, Europea, intro-ducendo l’Euro, la moneta unica. L’ultimo, quello chedovrebbe diventare il futuro dell’Europa, dovrebbe es-sere il Trattato di Lisbona. Ma che cos’è un trattato?Un trattato è poco più di quello che per il socio di unas.p.a. o di una s.r.l. è lo statuto. Solo che invece di es-serci persone fisiche, ci sono entità giuridiche e poli-tiche. In pratica, l’Unione Europea è una grande SPAche coinvolge, come soci i 27 Stati. L’UE quindi non èuna nazione sopra le altre, non ha una personalitàgiuridica. Per questo motivo i rapporti fra gli stati nel-l’Unione Europea vengono gestiti dalle rappresen-tanze, dai consolati. Paradossamente è come seall’interno di una società i soci si parlassero tramiteavvocati. L’Italia ha deciso di ancorare il suo ingressonella UE ad un articolo della sua costituzione, l’arti-colo 11, che dice:“L’Italia ripudia laguerra come stru-mento di offesa alla libertà degli altri popoli e comemezzo di risoluzione delle controversie internazionali;consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, allelimitazioni di sovranità necessarie adunordinamentoche assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; pro-muove e favorisce le organizzazioni internazionali ri-volte a tale scopo”.Di fatto quindi il nostro paese, come gli altri del-l’Unione, ha ceduto la sovranità legislativa ad altri or-gani, la commissione Europea e il consiglio Europeo.

Attenzione: non al Parlamento Europeo. E adessospiego il perché.

� 03 |CHI HA IL POTERE?

Il trattato che istituisce l’Unione Europea specifica chegli unici atti vincolanti per gli Stati membri (in praticagli atti che diventano leggi nazionali) sono: il regola-mento, la direttiva e la decisione. Quelli che nonsono obbigatori, cioè che i governi nazionali possonotranquillamente non guardare nemmeno, sono i pa-reri e le raccomandazioni.Il regolamento, la direttiva e la decisione, sono pre-rogative del consiglio dei ministri dell’Unione Euro-pea e in parte della Commissione Europea. I pareri ele raccomandazioni sono gli atti principali del Parla-mento Europeo. Solo su alcune limitate questioni esi-ste la codecisione. Detto questo, è chiaro che esisteun deficit di democrazia in tutto ciò. In pratica il po-tere reale di modificare le leggi nazionali di tutti e 27i paesi dell’Unione Europea ce l’hanno la Commis-sione e il Consiglio dei Ministri. Mentre i 785 parla-mentari eletti direttamente e con preferenza daicittadini europei, vengono soltanto consultati ehanno potere codecisionale per quanto riguarda po-chissime questioni, fra le quali la programmazionedel bilancio di spesa. Che viene decisa insieme al con-siglio dei ministri degli stati europei: gli stessi che silamentano spesso e volentieri, scaricando le colpedei problemi nazionali sulla famigerata“Europa”.

� 04 |CHI SI PRENDE LE COLPE?

L'Europa è diventata, spesso e volentieri, il bersagliopreferito dai politici di turno per scaricare le colpe delle

Page 11: Per non morire d'Europa

13

inefficienze, dei balzelli o delle imposizioni statali enazionali. In realtà i leader dei vari paesi, i ministri e ipresidenti dei consigli, quando danno la colpa all'Eu-ropa danno la colpa a se stessi.A stabilire regolamenti, direttive e decisioni sono in-fatti la Commissione Europea e il Consiglio Europeo. Ilprimo è un organo che viene governato da un altocommissario deciso da tutti i primi ministri degli Statinazionali. Il secondo invece è un organo che com-prende tutti i ministri di tutti i membri della UE. Que-sto vuol dire che ad approvare i regolamenti, ledirettive e le decisioni sono sempre i politici nazionali,che poi denunciano l'UE come un peso opprimente.

� 05 |MA IL PARLAMENTO A COSA SERVE?

In poche parole a governare l'Europa sono i Governidegli Stati europei, tramite il Consiglio dei Ministri, ela Commissione, composta da 27 membri nominatida un presidente, eletto anch'esso dal Consiglio deiMinistri. Ma allora a cosa serve il Parlamento?Il primo ruolo che viene imposto al Parlamento èquello di “omologare” la Commissione Europea. Lalista dei commissari viene sottoposta per una ap-provazione all'assemblea plenaria. Tranne in raricasi, come quello della candidatura a Commissarioper la Cultura di Rocco Buttiglione nel 2004, il Par-lamento arriva a rattificare le decisioni senza grossiproblemi. Anche perché i deputati eletti non hannola possibilità di fare proposte alternative.I 785 membri che compongono l'assemblea plena-ria, gli unici soggetti politici dell'Unione Europeaeletti a suffragio universale diretto, hanno pochialtri compiti decisionali. Fra questi c'è la codeci-sione con il Consiglio dei Ministri sul Bilancio dispesa dell'UE. Il sistema tramite cui l'Europa finan-zia le attività e lo sviluppo dei territori continen-

tali. Non è quindi nell'attività pratica che bisognacercare la ragione d'essere di un soggetto politicodi tali dimensioni e di tale peso, visto che vieneeletto da tutti i cittadini europei.Il valore del Parlamento è solo, attualmente, nelsuo essere la rappresentazione universale dei va-lori dei cittadini europei. Nell'essere l'unico postodove la politica, quella fatta discutendo e confron-tando le esperienze, riesce a mettere in contattouomini di paesi diversi che in questo modo pos-sono interagire, capire, vedere come funzionano lecose al di fuori dei confini nazionali. Per il resto,purtroppo, il Parlamento è una grandissima mac-china burocratica che costa e non produce. Unabellissima Ferrari sgasante a cui però sono statetolte le ruote. Romba e fa bella figura ma non simuove. Ma se il trattato di Lisbona dovesse entrarein funzione, le cose allora cambierebbero.Perché a quel punto il parlamento Europeo entre-rebbe in totale codecisione con la Commissione Euro-pea, quindi anche nei regolamenti e nelle direttive.

� 06 |CHI PAGA?

Per far funzionare questo sistema di governo sovrana-zionale, che tramite regolamenti e risoluzioni in-fluenza la vita di ogni singolo Stato, servono risorse estanziamenti. Tutti soldi che arrivano, ovviamente,dalle tasche dei cittadini, attraverso le loro tasse.Parte di queste infatti vengono destinate dalle na-zioni all'Unione stessa. Solo nel 2008 il bilancio del-l'Unione Europea, che contabilizza tutte le risorse cheservono per funzionare e tutti gli aiuti che l'Unioneridà agli stati membri, ammontava a circa 120,6 mi-liardi di Euro. Per l'amministrazione (cioè il funziona-mento di Commissione, Consiglio, Parlamento, Cortedi Giustizia, e tutti gli altri enti di supporto) sono stati

Page 12: Per non morire d'Europa

14

spesi 7,2 miliardi di euro. Per la rappresentanza e lapolitica internazionale invece 8,2 miliardi di euro.Tutto il resto dei fondi sono serviti per finanziare pro-getti e realtà sul territorio, quindi sono soldi che l'Eu-ropa ha rimandato agli Stati, sottoforma di aiuti, nelcontesto di una strategia, studiata dall'UE, uguale pertutti i paesi. Soldi che quindi sono spendibili solo ri-spettando i vincoli che vengono dall'Europa e dallalinea strategica che ha deciso di seguire.Questi aiuti però non tornano ai componenti del-l'Unione Europea in parti uguali rispetto a quantoviene conferito. Infatti il bilancio prevede aiuti diffe-renti a seconda degli Stati e a seconda dei loro biso-gni di sviluppo. Quindi ai paesi più poveri,normalmente, vanno più risorse che ai paesi ricchi.Così l'Italia che partecipa al bilancio europeo con circa12 miliardi di euro. Ma ne riceve in aiuti diretti, nellostesso anno, circa 9 miliardi. L'Italia è infatti al terzoposto nella classifica dei paesi più svantaggiati dallariassegnazione dei fondi europei, dopo Francia e Ger-mania. I più favoriti ovviamente sono i nuovi paesientrati, con un grave ritardo infrastrutturale. Mentrela più avvantaggiata, paradossalmente, è statol'unico membro che non ha ancora adottato l'Euro: ilregno della regina Elisabetta II, la Gran Bretagna.

� 07 |IL CASO INGLESE: QUANDOFARPARTEDELL'UE È SOLO CONVENIENZA

Il caso britannico è uno dei paradossi meno dibattutima che creano più scandalo quando si parla di Bilan-cio europeo e di politica europea. Il Regno Unito in-fatti può contare, dal 1984 ad oggi, su uno “sconto”nei contributi da mandare all'Unione Europea. Unacompensazione fatta all'epoca per evitare che ilregno inglese pagasse molto di più rispetto agli altristati europei, vista la sua potenza economica. Pur-

troppo però negli anni questa potenza è andata ri-ducendosi, eppure il regno di sua Maestà ha semprebeneficiato di questo particolare sconto, che funzionain modo molto semplice: fatti i conti su quanto ognistato deve all'Unione Europea, la Gran Bretagnamette fino a un certo punto e poi il resto viene messo,diviso in parti NON uguali, dagli altri Stati.La domanda è: chi e quando ridarà a tutti gli altri statieuropei i soldi “prestati” per parificare le entrate delbilancio comunitario? Una domanda che non fa mainessuno, ma a cui presto bisognerà rispondere: que-sta è stata l'unica norma che ha violato palesementeil principio di ugualità su cui si basa l'Unione Euro-pea, e probabilmente ogni stato ha la fondata cer-tezza che se i miliardi spesi per parificare le entratedell'Inghilterra fossero stati spesi singolarmente peril welfare, staremmo tutti meglio.Solo per citare il caso Italiano, nel bilancio consun-tivo del 2007, cioè quello che realmente abbiamoversato nelle casse dell'Unione Europea per compen-sare le mancanze della Gran Bretagna, sono finiti1.139.811.242,04 Euro. Una cifra più alta di quantol'Italia può investire nella ricerca e nello sviluppo sco-lastico.

� 08 |DOVE SPENDONO INOSTRI SOLDI?

I finanziamenti che non vengono usati per far fun-zionare la macchina amministrativa europea sonousati per finanziare le politiche economiche europee.Sono 2 i grandi capitoli finanziati dall'Europa: crescitae agricoltura. Queste due voci, insieme, rappresen-tano circa l'80% degli aiuti. Mentre la prima puòsembrare una voce giustificata, la seconda, quellaagricola, è una delle voci di aiuto più contestata.Sembra anacronistico, ma quasi la metà del bilanciodell'Unione Europea è destinato ad aiutare i nostri

Page 13: Per non morire d'Europa

15

agricoltori a NON produrre cibo. Merita ricordare chei singoli Stati membri non possono finanziare la loroagricoltura e che questo è l'unico compito economicoaffidato integralmente all'Unione Europea.La PAC è un contributo al reddito degli agricoltori,che ormai non hanno più il compito di produrre: aloro infatti non sono destinati soldi in base allaquantità e alla qualità del prodotto che ricavanodai campi. In pratica prendono finanziamenti inbase ai loro possedimenti. Un sistema che può ri-cordare molto da vicino quello feudale, ma che haun certo senso. La PAC ha portato l'Europa produrretroppo cibo quando c'era troppo cibo sul mercatomondiale. Oggi i nostri agricoltori, europei, sonopagati perché mantengano in ottimo stato i loroterreni, in modo da salvaguardare l'ambiente eproteggere la popolazione dalle catastrofi naturali,ma non per produrre. Non ha più nemmeno sensochiamarla politica agricola, tanto che nel capitolodi bilancio di spesa è definita come: “politiche perle risorse naturali”. Nonostante tutto ciò, esiste an-cora in Europa, fra gli agricoltori, la “teoria del la-mento”, che ho spiegato così su un articolo del MAF,il manifesto agricolo padano:

“La teoria del lamento”Forse l'aver visto un pesante aumento dei prezzi deiprodotti agricoli nel 2007 e una ricaduta econo-mica anche sui livelli precedenti (i produttori?),consente di fare qualche riflessione, sperando dicapire quali sono gli effetti reali della riforma dellaPAC del 2003.Quando si diceva che la riforma avrebbe stravolto inmodo strutturale il mondo agricolo, quando si dicevache i prezzi sarebbero crollati sino a quando nonavessero chiuso delle aziende, noi venivamo presicome una Cassandra (si, proprio quella che azzeccavasempre il futuro e che restava sempre inascoltata).L'aumento dei prezzi agricoli del 2007 ha dato un po'

di ossigeno alle aziende, ma ha fatto perdere di vistaa tutti la strategia della nuova PAC. Ancora una voltala teoria del lamento ha vinto. Vi spiego un po' me-glio: se i prezzi e la situazione sono già tornati quellidel 2003, forse è meglio capire bene cosa sta succe-dendo, perché magari quello che avevamo detto nonerano solo profezie disastrose, ma verità.Nel mondo agricolo ha sempre funzionato la teoriadel lamento. I prezzi erano garantiti dall'interventopolitico, e quindi dare al mondo politico la giustaconvinzione che i prezzi fossero sempre troppobassi (e che si faceva la fame) era tutto sommatofacile. Certo, la risposta del mondo politico non èsempre stata... puntuale. Ma la strategia funzio-nava. Soprattutto perché la politica agricola chedefiniva il prezzo minimo di intervento veniva de-cisa sempre dagli stessi personaggi. Che risultavanoeletti grazie ai voti di quelli che avrebbero benefi-ciato della politica agricola.Trovare un compromessocon se stessi, forse è meno difficile che trovarlo conil diavolo. Non mi riferisco al Parlamento Europeo,ma al Consiglio dei Ministri europei, che è il solo or-gano a decidere in questo campo. Si tratta dei Mini-stri agricoli dei paesi dell'Unione Europea. Ma alloraperché stravolgere la politica agricola se poi a deci-dere son sempre loro? Non bastava andare avanticome prima? Purtroppo no.La decisione di fare la globalizzazione ha immolatosull'altare del commercio internazionale una cosaben più pesante dell'agricoltura: la strategia prote-zionistica agricola mondiale. Cioè di punto in biancoci hanno messi tutti sullo stesso piano! Noi europei,gli americani (che anche loro hanno la loro bella po-litica agricola da teoria del lamento) e tutti gli altri.Per noi europei però la globalizzazione è un pianoinclinato. Molto inclinato. Il livellamento dei prezzi,conseguenza certa della globalizzazione dei mer-cati, e la scomparsa dei dazi doganali, pone l'Europanella posizione più scomoda. Noi abbiamo giocato

Page 14: Per non morire d'Europa

16

con la carta dei dazi molto alti per tutta la politicaagricola degli anni '80. Ha funzionato, ma ci hamesso su un piedistallo rispetto ai prezzi degli ame-ricani. Adesso, dal piedistallo al livello degli altri ilsalto è serio e pericoloso. Per dare una mano ai vec-chi paesi europei (perché quelli nuovi, di là dalla cor-tina di ferro, avevano già fatto i loro adattamenti allaglobalizzazione) gli stessi ministri che erano cosìsensibili al lamento del mondo agricolo, hanno de-ciso di dare un contributo diretto ai singoli produt-tori; la cosiddetta PAC disaccoppiata.Lo spirito della decisione è stato semplicemente que-sto: dovendo lasciare liberi i prezzi per decisioni presesopra la nostra testa, risparmieremmo una montagnadi soldi, poco più di 50 miliardi di euro/anno, e quindipotremmo dare una mano agli agricoltori che ab-biamo messo in mutande dalla sera alla mattina. Poiil come aiutarli è stato frutta di una lunga serie di pres-sioni, compromessi, baruffe e... altro di innominabile.Ne è uscito un sistema che fotografa la situazionedell'anno 2000 circa e la vede, oggi, ingiallire. Chiprendeva 300.000 euro all'anno di PAC nel 2000continuerà a prenderla fino al 2023 anche se sta aletto a dormire. Chi non ce la faceva a tirare a cam-pare nel 2000, morirà di fame prima del 2013. Matutto ciò ha fatto morire soprattutto la teoria del la-mento. Adesso lamentarsi non funziona più. La PACl'hanno decisa, chi la prende la tiene e chi non laprende non la prenderà. Ma il guaio non è soloquello. Il guaio vero è che senza una teoria non sipuò stare. E al posto della teoria del lamento si stapian piano instaurando una nuova teoria: la teoriadel mercato.Teoria molto nota fuori dal mondo agri-colo, sperimentata sulla pelle di migliaia di artigianie commercianti che hanno chiuso bottega, speri-mentata sulla pelle di milioni di cittadini che per so-stenerla hanno addirittura buttato giù un muro,quello di Berlino. Per farla breve da ieri, cari alleva-tori, cari agricoltori, lamentarsi non serve più.

Se il vostro vicino di casa è più bravo di voi a fare illatte lui continuerà e voi dovrete chiudere. L'unicadifesa, nel mercato libero, è quella di essere più bravidegli altri. Lamentarsi perché con il latte alla stalla a40 centesimi/kilo si fa la fame è inutile perché ilprezzo scenderà sino ad un livello adeguato al verocosto di produzione, che non è quello lamentato maquello minimo di guadagno. Nessuno sa qual'èquello vero, basta che sia il tuo e non quello del tuovicino. Quindi? Quindi rimbocchiamoci le maniche esoprattutto cerchiamo di chiamare le cose con il loronome. Se una cosa si deve pretendere dalla politicaè quella che la PAC deve essere re-distribuita me-glio. Ma qui entriamo nella partita della regionaliz-zazione, che è ancora troppo dibattuta per esserevista nei suoi contorni reali. Anche qui, secondo noi,toccherà predire il futuro. Buona serata a tutti.

� 09 |L'ELEMENTO DI ROTTURA

Questo bel quadretto pare funzionare bene fino aquando, un brutto giorno, ci rendiamo conto che èfinito il petrolio. Cioè l'estrazione ha superato la so-glia del 50% del prodotto disponibile, mentre i fab-bisogni aumentano. Quindi il prezzo aumentarapidamente. Così iniziamo ad ingegnarci per so-stituirlo. Con cosa? Con i prodotti agricoli, ovvia-mente. Ma i prodotti agricoli non dipendono inmaniera proporzionale al petrolio?Tecnicamente la Massa Vegetale Derivabile (MVD) èla quantità di cibo che riusciamo a produrre ed è cal-colata in base ai terreni disponibili e all'energia chesi può spendere per coltivarli. E' un gatto che simorde la coda: se abbiamo meno energia produ-ciamo meno prodotti, ma se questi prodotti liusiamo per sostituire l'energia che ci serve per colti-varli, siamo daccapo. Questo crea una situazione

Page 15: Per non morire d'Europa

17

molto grave: se nel 1900 con un'agricoltura pre-in-dustriale c'era cibo a sufficenza per sfamare 3 mi-liardi di persone, con l'introduzione dei fertilizzantichimici (prodotti con il petrolio) e delle macchinemotorizzate (che vanno a petrolio) siamo arrivati asfamare, bene o male, la popolazione attuale di 7miliardi di persone. Ora che di petrolio non ne ab-biamo più e che stiamo mettendo nelle macchine lacanna da zucchero o i derivati dalla produzione ali-mentare, giocoforza la popolazione del mondo avràmeno cibo per sfamarsi. Inoltre esiste una contrad-dizione fortissima: il mondo, con i gravi problemi diinquinamento che ha, sta cercando di studiare ilmodo per usare gli scarti organici degli allevamenti,sempre utilizzati per concimare i campi, per pro-durre fertilizzanti chimici, come l'urea (banali pal-line di metano solidificato). Cioè il fertilizzantenaturale diventa propellente per produrre fertiliz-zante chimico. In Padania, e non solo, siamo arrivatia mettere il letame nei gassificatori per produrreenergia che serve per produrre urea, un concime mi-nerale, che poi mettiamo nei campi al posto del le-tame. Di certo l'urea è un prodotto migliore delnormale concime, ma forse non così tanto da giusti-ficare un supplemento di inquinamento atmosfericoe una sottrazione di materie alimentari.In più la politica agricola mondiale sta diventandosempre più sfavorevole ed influenzata dai dazi. Dazielevati imposti dai paesi che producono materieprime fondamentali (come la Cina con l'urea) oppuredazi bassi richiesti ai paesi del terzo mondo per farloro esportare materie prime che a noi servono perriempirci meglio la pancia. Tutto ciò aumenta la di-pendenza dei paesi svantaggiati, che potrebbero inun regime doganale diverso sfruttare le proprie pro-duzioni agricole per una crescita del proprio territo-rio, con indubbi vantaggi per il loro stato.Ricapitolando la situazione: stiamo spendendo unsacco di soldi per fare inmodo che l'Europa abbia po-

tere su di noi, un potere attualmente gestito dapoche persone e influenzato minimamente dal Par-lamento eletto dai cittadini. Stiamo rischiando di col-lassare a livello economico e produttivo perché nonc'è più petrolio e non sappiamo più come fare perprodurre il cibo, che dovremmomangiare e nonmet-tere dentro ad un motore a pistoni. In più, visto chel'energia è diventata l'arma più potente di tutte nelladiplomaziamondiale, siamo sotto il continuo ricattodi chi ci vende prodotti energetici: Ucraina, Libia,Russia, Georgia. Tutti Stati che sono fondamentaliper l'alimentazione dell'Europa e che, guarda caso,negli ultimi sono stati al centro di fortissime tensionipolitiche e militari.Alla fine dei conti, stiamogirando sunoi stessi semprepiùvelocemente. Lagirandola rischiadi impazzire,maunmodo per uscire da tutto questo ci sarebbe.

� 10 |LISBONA, LA VIA DI FUGA

Come facciamo per uscire da questa empasse? Primadi tutto con un forte potenziamento delle energierinnovabili come l'eolico, il solare, e l'idroelettrico,che insieme alla riduzione delle emissioni e a unamaggiore attenzione agli sprechi energetici possonoridurre i rischi. E poi, a livello politico, attraverso iltrattato di Lisbona. Che prevede, nella sua parteprincipale, una grossa novità per l'Unione Europea:la condivisione delle risorse. Oggi infatti gli stati delcontinente non sono insieme, non condividono ri-schi e si aiutano solo per limitate competenze (peresempio gli incendi). Se l'Italia finisce il gas, la Fran-cia o la Germania non hanno nessun obbligo di aiu-tarci mettendoci a disposizione le loro riserve. Idemper il contrario La condivisione prevista dal trattatodi Lisbona è diversa: le reti saranno tutte in comuni-cazione, e l'Europa diventerà una realtà unica, sia a

Page 16: Per non morire d'Europa

consiglio dei ministri ci sarebbe comunque il solitosistema di portare a casa il più possibile.Mancano i riconoscimenti delle radici dei Popoli, fon-damentali per un'Europa fatta di persone e non diamministrazioni. Mancano i presupposti per unavera democrazia, basata sul voto. Commissione eConsiglio rimarrebbero gli unici a poter proporre coseconcrete, mentre il parlamento diventerebbe “solo”(ma rispetto ad ora sarebbe già tanto) una guardiache controlla e blocca le cose che non le vanno bene.Manca ancora il concetto di solidarietà nazionale, emanca soprattutto un sistema giudiziario comune.La migliore soluzione è andare oltre il trattato di Li-sbona, fin da subito, per avere una maggiore quan-tità di Europa vera, potente e riconosciuta, e moltomeno Stato. Se però la decisione di ridurre il potere diuno Stato viene presa dallo Stato stesso, è ovvio chenessuno si spingerà tanto il là nell'integrazione, ri-schiando di scottarsi le dita. E' certo che la sensibilitàsulla riduzione dei poteri nazionali è diversa da Statoa Stato. Ci sono molte zone in Europa che vorrebberopoter fare a meno della burocrazia nazionale e sa-rebbero ben contente di diventare un popolo, una re-gione riconosciuta, all'interno di uno stato piùgrande che gestisce settori fondamentali di compe-tenza internazionale (come diplomazia, difesa e giu-stizia). Forse per questo l'Europa viene attaccata cosìspesso dai governi nazionali. Forse per questo l'Eu-ropa viene fatta sentire a tutti come un peso. Il pro-blema è che, se questa istituzione mantiene il suopeso senza diventare una potenzialità, il rischio dimorire d'Europa aumenta di anno in anno. E ab-biamo una sola via d'uscita per non arrivare a que-sto. Minimizzare gli Stati trasferendo il potere inbasso e in alto. Far diventare l'Unione Europea più diun valore condiviso, ma una struttura che dia valoreai popoli autonomi sul loro territorio, che condivi-dono insieme le scelte strategiche per far diventaregrande il loro Paese: l'Europa.

livello energetico che a livello di trasporti.Grazie alla collaborazione fra gli Stati prevista daltrattato di Lisbona potranno essere realizzate politi-che di condivisione totali. Verrebbero superati i con-cetti di sostegno economico. Non più i“pilastri”dellapolitica europea, gli aiuti. Ma piani economici pro-gettati da un'amministrazione forte, con un vero sta-tus giuridico, che al momento l'Europa non ha. Iltrattato di Lisbona fa diventare l'UE una cosa reale,con poteri ben diversi da quelli attuali. Primo fra tuttiquello decisionale, non più solo di Commissione eConsiglio, ma con la responsabilità del Parlamentonell'approvazione delle direttive e dei regolamenti.Le cose cambieranno anche per i cittadini, che conil trattato di Lisbona potranno essere parte attivanel processo decisionale: iniziative di legge popo-lare potranno essere imposte all'Europa, che ledovrà analizzare e valutare tramite i suoi membri.E, oltre all'assegnazione di una reale importanzaal parlamento, anche una riduzione dei costi conmeno parlamentari (751 invece di 783, nonostantel'aumento degli stati dell'Unione, arrivati a 27).La codecisione sarà uno strumento fortissimo nellemani dei Parlamentari e dei cittadini. Questa nuovaarma costringerà la Commissione e il Consiglio adottenere una mediazione, un accordo, con il parla-mento, su tutte le decisioni importanti: così siandrà alla ricerca del comune denominatore fra ivari stati e i loro obiettivi.

� 11 |NON PIÙ UNO STATO DI 27 STATI,MA UNO STATO FATTO DAI POPOLI

Il passo di Lisbona quindi è un passo importante.Purtroppo pesano ancora di più le scelte che man-cano rispetto alle scelte che ci sono. Mancano ancoradelle politiche basate sui valori condivisi, perchè nel

18

Page 17: Per non morire d'Europa

Capitolo 2

IL BILANCIO DELL’UNIONE EUROPEA

19

Page 18: Per non morire d'Europa

Arrivato a Bruxellesmi sono trovato iscritto d’uffi-cio comemembro titolare nella commissione AF-

FARI REGIONALI (in sigla REGI) e come membrosupplente nella commissione sul BILANCIO (in siglaCOBU). Era già membro delle stesse commissioniBossi, e queste cariche non si possono cambiare incorso di periodo.Avrei voluto andare volentieri in Agricoltura, banal-mente in sigla AGRI. Ma ho imparato che nelle com-missioni ci può andare chiunque e anche intervenire,solo che il voto, per quello che vale, resta a vantag-gio dei titolari o dei supplenti.In commissione BILANCIO ci ho messo il naso conmolta cautela e sudditanza. Non sono un tecnico deinumeri, io sono un tecnico dei campi, della zappa edel badile. Tuttavia ho scoperto che con un po’ dicalma e senza l’ambizione di fare il tuttologo ci si ca-piva qualcosa. Ho capito per esempio che non avevocapito niente prima, e che forse tanti, al di fuori (nonme ne vogliano) sono in quella stessa situazione.Grazie ai miei "ragazzi", i miei assistenti che chiamocosì perché hanno l’età dei miei figli, ho messo in-sieme il focus che segue. Spero serva anche a voi percapiremeglio come vengono gestiti i nostri soldi dal-l'Unione Europea.

Page 19: Per non morire d'Europa

IL BILANCIO EUROPEOPER IL 2009:Unquadrogenerale.

di Antonio Anselmi

Indice:

� 1 |INTRODUZIONE

� 2 |IL BILANCIO EUROPEO 2009:UN AUMENTO NELLE SPESE PER IL SETTORE“CRESCITA ED OCCUPAZIONE”.� 2.1 - Le rubriche del Bilancio

� 3 |DA DOVE PROVENGONO I FONDI?� 3.1 - Il sistema di finanziamento dell’Unione� 3.2 - Le eccezioni

� 4 |LAFORMAZIONEE L’ADOZIONEDELBILANCIO� 4.1 - I principi di Bilancio� 4.2 - La procedura di adozione del Bilancio

� 5 |LA SPESA AGRICOLANEL BILANCIO DELL'UNIONE� 5.1 - Il FEAGA� 5.2 - Il FEASR� 5.2 - Il futuro della spesa agricola

Allegati:Allegato 1: Da dove provengono i fondi.Allegato 2: Compensazione finanziaria a favoredel Regno Unito.

BibliografiaSitografia

21

Page 20: Per non morire d'Europa

22

� 1 |INTRODUZIONE

Il bilancio dell'Unione Europea è proposto an-nualmente dai deputati del Parlamento Europeoe stabilito dal Consiglio europeo dei 27 ministridelle Finanze degli Stati membri dell'Unione.La Commissione europea presenta una bozza diproposta iniziale, ma la decisione spetta agli eu-rodeputati e ai governi nazionali. I Parlamentarieuropei hanno l'ultima parola su circa il 65%delle spese, mentre il restante 35% é, in ultimaistanza, nelle mani del Consiglio. Le entrate, in-vece, sono gestite, secondo l'articolo 269 delTrattato CE, attraverso un sistema di risorse pro-prie tradizionali e prelievi dal reddito nazionaledi ogni Stato Membro.Il Consiglio e il Parlamento europeo sono tenutia rispettare i massimali di spesa pluriennali sta-biliti di comune accordo per il periodo 2007-2013, nel contesto del cosiddetto "QuadroFinanziario Pluriennale".In base ad una decisione adottata nel 1992, leentrate del bilancio europeo non possono supe-rare l'1,24% dell'RNL (Reddito Nazionale Lordo)dell'unione. Tale decisone spetta esclusiva-mente ai governi nazionali e né il Parlamentoeuropeo, né la Commissione possono modifi-carla.Il bilancio per il 2009 dell'UE, 133,8 miliardi dieuro per l'insieme dei 495 milioni di cittadinieuropei, corrisponde a circa 1/4 della spesa pub-blica dell'Italia.

� 2 |IL BILANCIO EUROPEO 2009:UNAUMENTONELLE SPESE PER IL SETTORE“CRESCITA EDOCCUPAZIONE”.

Lo sviluppo economico di lungo periodo e l'oc-cupazione sono gli obiettivi principali di spesaper l'Unione Europea, occupando circa il 45%nel progetto finale di bilancio del 2009, ossia unrialzo del 3% rispetto al 2008.Il progetto definitivo firmato ufficialmente aStrasburgo il 18 dicembre 2008 mette in evi-denza la tendenza ad aumentare le risorse neidomini dell'energia e dell'ambiente.

� 2.1 - Le rubriche del Bilancio

� CRESCITA E OCCUPAZIONELa crescita sostenibile è divenuta una dellegrandi priorità dell’Unione. L’economia europeadeve essere più competitiva e le regioni menoprospere devono raggiungere il livello dellealtre.Un’economia più competitiva richiede maggioriinvestimenti nella ricerca e nell’istruzione,vaste reti di trasporto e di fornitura energetica,migliori condizioni di occupazione, e tutto ciòallo stesso tempo.La crescita sostenibile dipende anche dallosfruttamento e dall’incremento del potenzialedi crescita dell’UE. Questa priorità, nota come«coesione», consiste nell’aiutare soprattutto leregioni meno favorite a trasformare le loro eco-nomie perché siano in grado di sostenere lacompetitività mondiale.L’innovazione e l’economia della conoscenza of-frono un’occasione senza precedenti per stimo-lare la crescita in queste regioni.Gli sforzi dell’Unione per assicurare la coesionesono concentrati nello sviluppo delle infrastrut-ture e nel sostegno fornito alle regioni perchéformino la propria forza lavoro e applichino letecnologie più avanzate nella produzione.Questa rubrica prevede il 44,8% del budget

Page 21: Per non morire d'Europa

23

totale: circa 60 Miliardi di euro.

� RISORSE NATURALIGrazie alle loro diversità geografiche e climatiche,i paesi dell’UE producono una grande varietà diprodotti agricoli che i consumatori europei pos-sono acquistare a prezzi ragionevoli.Gli sforzi dell’UE in questo campo perseguonodue obiettivi principali. Innanzitutto, i prodottidevono corrispondere alle aspettative dei con-sumatori, soprattutto sotto l’aspetto della sicu-rezza e della qualità. In secondo luogo, gliagricoltori devono essere in grado di program-mare la produzione e adattarla alla domandanel rispetto dell’ambiente naturale.Inoltre, perché la gestione e la protezione dellerisorse naturali diano buoni risultati è necessa-rio che comprendano misure specifiche di tu-tela dell’ambiente, di ristrutturazione ediversificazione dell’economia rurale e di pro-mozione di attività di pesca sostenibili. È purvero che le infezioni animali, le maree nere el’inquinamento atmosferico non si fermano allefrontiere. Queste minacce richiedono un inter-vento esteso su vari fronti e in numerosi paesi.Per questa rubrica si prevede 10% del budgettotale più il 31,8% sottoforma di aiuti direttiall'agricoltura e misure di mercato: circa 56Miliardi di euro.

� CITTADINANZA, LIBERTÀ, SICUREZZA� E GIUSTIZIAAnalogamente, la lotta contro il terrorismo, lacriminalità organizzata e l’immigrazione ille-gale risulta molto più efficace se i paesi dell’UEsi comunicano le informazioni e intervengonocongiuntamente. L’UE aspira a migliorare la ge-stione dei flussi migratori verso l’Unione, a raf-forzare la cooperazione in materia penale e

giudiziaria e a promuovere società sicure basatesullo stato di diritto.Per questa rubrica si prevede 1.1% del budgettotale: circa 1,5 Miliardi di euro.

� RUOLO MONDIALE DELL'UEL’azione dei finanziamenti comunitari non siferma alle nostre frontiere esterne. Il bilanciodell’UE fornisce a molti quell'aiuto d’urgenza dicui hanno estremo bisogno dopo una catastrofenaturale. Altri ricevono un’assistenza a lungotermine per conseguire prosperità, stabilità esicurezza.Per questa categoria si prevede il 6% del bud-get totale: circa 8 Miliardi di euro.

� COMPENSAZIONE PER BULGARIA� E ROMANIAL'aiuto ai due nuovi Stati Membri sia nel campoagricolo che strutturale resta una priorità per ilbilancio del 2009 dell'Unione. Un aiuto contra-stato e ampiamente dibattuto in Parlamento,visto come strumento di adeguamento e diaiuto alla competitività rispetto ai vecchi "gi-ganti" europei.Per questa categoria si prevede lo 0,2% delbudget totale: circa 210 Milioni di euro.

� SPESE AMMINISTRATIVEPiù o meno sei centesimi per ogni euro spesosul bilancio dell’UE servono a finanziare il fun-zionamento dell’Unione europea. Sono in talmodo coperte le spese di personale e immobi-liari di tutte le istituzioni dell’UE, ossia Parla-mento europeo, Consiglio dei ministri,Commissione europea, Corte di giustizia e Cortedei conti europea.Per questa categoria si prevede il 5,7% delbudget totale: circa 8 Miliardi di euro.

Page 22: Per non morire d'Europa

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

45,30

5,6

32,1

10,1

1,0 0,25,8

BILANCIO PRELIMINARE DELL’UE PER IL 2009per rubrica in %

� Crescita, innovazione, occupazione e coesione

� Cittadinanza, libertà, sicurezza e giustizia

� Rulo Mondiale dell’UE

� Sviluppo rurale

� Aiuti diretti e misure di mercato

� Compensazione per Romania e Bulgaria

� Spese Amministrative

BILANCIO PRELIMINARE DELL’UE PER IL 2009per rubrica in € - Comparazione fra il 2008 e il 2009

Descrizione Bilancio 2009 Bilancio 20081 Variazione(in%)1. Crescita, innovazione, occupazione e coesione 60.195.881.769 50.316.804.626 3,22. Sviluppo rurale, aiuti diretti e misure di mercato 56.121.437 011 53.237.770.053 13. Cittadinanza, libertà, sicurezza e giustizia 1.514.888.000 1.508.860.203 12,34. Ruolo mondiale dell'UE 8.103.930.360 8.112.728.400 7,35. Spese Amministrative 7.700 730.900 7.280.085.455 5,76. Compensazioni 209.112.912 206.636.292 1,2Totale delle spese2 133.845.980 852 120.662.885.029 + 2,5%

1. Le cifre di questa colonna corrispondono a quelle del bilancio 2008 (GU L 71 del 14.3.2008, pag. 1) e dei bilanci rettificativi dal n. 1/2008 al n. 4/2008.2. L'articolo 268, terzo comma, del trattato che istituisce la Comunità europea stabilisce che “nel bilancio, entrate e spese devono risultare in pareggio”.

� 3 |DA DOVE PROVENGONO I FONDI?

� 3.1 - IL SISTEMA DI FINANZIAMENTO� DELL’UNIONE.

Il sistema di finanziamento dell’Unione, previstodall’articolo 269 del Trattato CE, stabilisce che il bi-lancio generale dell’Unione Europea sia integral-mente finanziato dalle cosiddette“risorse proprie”,

ossia dai mezzi finanziari conferiti da ciascunoStato membro per garantire il funzionamento del-l’amministrazione comunitaria e la realizzazionedelle relative politiche.Tali risorse sono costituite da:– risorse proprie tradizionali (R.P.T.): derivano

dall’esistenza di uno spazio doganale unificatoe sono riscosse dai Paesi membri e poi versatealla Comunità, al netto delle spese di riscos-sione. Dazi doganali, prelievi sulle importazioni

24

Page 23: Per non morire d'Europa

0

20

40

60

80

100

16,00

1,00

16,00

67,00

DA DOVE PROVENGONO I FONDIin % sulle ricette totali

� Prelievo sull’IVA

� Contributo nazionale RNL

� RTP

� Importi non spesi

di prodotti agricoli e contributi provenienti dal-l’imposizione di diritti alla produzione dellozucchero formano questa voce di bilancio cherappresenta il 16% degli introiti totali.

– Risorsa di Valore Aggiunto (I.V.A.), è costituitada un contributo a carico di ciascuno Statomembro calcolato applicando un’aliquota uni-forme all’imponibile nazionale dell’IVA. Questerappresentano il 16% delle ricette totali.

– Risorsa R.N.L. (Reddito Nazionale Lordo), Con-siste in un contributo degli Stati membri commi-surato alle quote dei RNL nazionali sul RNLcomunitario. Il reddito nazionale lordo viene cal-colato in base al prodotto interno lordo e la nu-mero di abitanti di ogni paese comunitario, edogni stato ha la sua percentuale di fondo da con-ferire al bilancio dell'UE. Questa risorsa è desti-nata a finanziare le spese di bilancio non copertedalle precedenti. É una risorsa complementarealle altre due, ma rappresenta la fonte princi-pale di bilancio; circa il 67% delle ricette totali.

Il sistema di finanziamento dell’Unione europea èattualmente disciplinato dalla decisione2007/436/CE, Euratom1, adottata dal Consiglio il 7giugno 2007, alla quale è stata data attuazionenell’ordinamento italiano con il comma 66 dell’ar-ticolo 2 della legge n. 244/2007 (legge finanziariaper il 2008)2.

La decisione del Consiglio ha previsto, tra i suoi ele-menti qualificanti, che il massimale (vale a dire iltetto massimo delle risorse proprie) è stabilitoall’1,31% del RNL per stanziamenti di impegno edall’1,24% del RNL per stanziamenti di pagamento3.Sono confermate per il periodo 2009 le risorse pro-prie quali:– i diritti riscossi nel quadro della politica agri-

cola comune e i dazi doganali (denominati “ri-sorse proprie tradizionali”, RPT); di un'aliquotadello 0,30% applicata alla base imponibile del-l'IVA ("risorsa IVA"). La base imponibile daprendere in considerazione non potrà eccedereil 50% del PIL di ciascuno Stato;

1. La base giuridica della decisione 2007/436/CE, Euratom, è rappresentata dall’art. 173 del Trattato che istituisce la Comunità europea dell’energia atomicae dall’art. 269 del Trattato che istituisce la Comunità europea. In base all’art. 269 del Trattato“il bilancio dell’Unione europea, fatte salve le entrate, è finan-ziato integralmente tramite risorse proprie”.2. In virtù dell’articolo 11 della decisione 2007/436/CE, Euratom, per l’adozione della decisione gli Stati membri notificano al Segretario generale del Con-siglio l’espletamento delle procedure richieste dalle rispettive norme costituzionali. La Commissione procede, ad intervalli regolari, all’esame delle dispo-sizioni nazionali che le sono comunicate dagli Stati membri e, conseguentemente, comunica agli Stati membri gli adattamenti necessari in linea con lenormative comunitarie.3. Gli stanziamenti di impegno sono gli importi autorizzati in favore di programmi o progetti che possono essere iscritti in un determinato esercizio di bi-lancio. Essi creano un impegno dell’Unione nei confronti di un beneficiario; gli stanziamenti di pagamento sono fondi veri e propri, liquidi, che vengonoforniti dagli Stati membri e che possono essere spesi in un determinato esercizio. Gli stanziamenti di impegno e quelli di pagamento sono diversi fra loro,in quanto i programmi e i progetti pluriennali vengono di solito impegnati nell’esercizio in cui sono decisi e quindi pagati gradualmente nel corso degli anni,con il procedere dell'esecuzione del programma e del progetto. Gli stanziamenti di pagamento sono di importo generalmente inferiore rispetto agli stan-ziamenti di impegno, poiché il bilancio dell’Unione aumenta e alcuni progetti non vengono concretamente eseguiti.

25

Page 24: Per non morire d'Europa

4. Il Consiglio di Fontainebleau del giugno 1984 ha introdotto un meccanismo correttore del bilancio in base al quale “ogni Stato membro che parte-cipa al bilancio comunitario in misura che eccede la propria prosperità relativa (misurata in rapporto alla prosperità complessiva dell’UE) può benefi-ciare di una correzione”, ovvero di una riduzione delle risorse conferite al bilancio UE. Attualmente, l’unico Paese che beneficia della correzione è ilRegno Unito, che ha diritto ad una compensazione pari allo 0,66 % del suo saldo netto (ovvero il saldo tra le risorse conferite al bilancio UE e i finan-ziamenti ottenuti dallo stesso bilancio comunitario attraverso i fondi strutturali, gli stanziamenti per la politica agricola comune, altre spese operative).Il finanziamento della cosiddetta “compensazione britannica” (“rebate”) è a carico di tutti gli Stati membri secondo la loro parte rispettiva nel PNL (adeccezione della Germania il cui contributo è ridotto di un terzo).5. Il Consiglio europeo di Berlino del marzo 1999 ha infatti stabilito che il finanziamento della compensazione del Regno Unito da parte di altri Stati mem-bri venisse modificato per consentire ad Austria, Germania, Paesi Bassi e Svezia di conseguire una riduzione della loro quota di finanziamento al 25 % dellaquota normale. L'adeguamento delle quote di finanziamento si effettua attraverso un adeguamento delle basi del RNL.

– un'aliquota, da determinare secondo la proce-dura di bilancio tenuto conto di tutte le altre en-trate, applicata alla somma dei prodottinazionali lordi (PNL) di tutti gli Stati membri(“risorsa PNL”);

– le altre entrate dell’UE (ovvero imposte e pre-lievi effettuati sui redditi del personale, inte-ressi bancari, rimborsi di aiuti comunitari nonutilizzati, interessi di mora e il saldo dell’eserci-zio precedente).

� 3.2 - Le eccezioni

Sono introdotte correzioni soltanto a favore di al-cuni tra i maggiori contribuenti netti al bilancio co-munitario.In particolare:– per il periodo 2007-2013 l'aliquota di prelievo

della risorsa IVA per la Germania è fissata allo0,15%, per i Paesi Bassi e la Svezia allo 0,10, eper l’Austria allo 0,225%;

– per il periodo 2007-2013 i Paesi Bassi benefi-ciano di una riduzione lorda del loro contributoannuale a titolo di risorsa RNL pari a 605 milionidi euro. La Svezia beneficerà di una riduzionelorda del suo contributo annuale RNL pari a 150milioni di euro;

– il meccanismo di correzione di bilancio per ilRegno Unito4 (cosiddetto “sconto britannico”)viene mantenuto, così come le riduzioni del con-

tributo a tale meccanismo dovuto da Germania,Austria, Svezia e Paesi Bassi5. Tuttavia, viene di-sposta una parziale modifica della base su cui ècalcolata la correzione in modo tale che, a partireal più tardi dal 2013, il Regno Unito partecipi in-tegralmente al finanziamento degli stanziamentidiretti ai 10 nuovi Paesi membri (e di eventualiulteriori Stati aderenti), esclusa la spesa per ilmercato e per i pagamenti diretti in agricoltura.

A tal fine la correzione a favore del Regno Unito,relativamente agli stanziamenti per i Paesi inquestione, sarà ridotta di una percentuale pro-gressiva secondo il seguente schema:

Anno Riduzione percentuale2009 202010 702011 100

(vedi l’allegato 2 per ulteriori informazioni)

– Nel periodo 2007-2013, peraltro, il contributoaggiuntivo del Regno Unito al bilancio comuni-tario derivante da tale meccanismo non potràsuperare i 10,5 miliardi di euro. Tale previsioneverrà modificata in caso di un eventuale, ulte-riore allargamento dell’UE prima del 2013;

– si prevede che la Commissione europea pro-ceda ad una revisione generale di tutti gliaspetti relativi non solo alle spese dell’UE,compresa la PAC, ma anche alle risorse pro-

26

Page 25: Per non morire d'Europa

prie, inclusa la correzione per il Regno Unito.La Commissione europea è invitata a presen-tare tale revisione nel 2008/2009.

� 4 |LA FORMAZIONE E L’ADOZIONEDEL BILANCIO

� 4.1 - I principi di Bilancio

Il trattato CE indica i principi generali che regolanola formazione del bilancio comunitario: essi sonol’unità, l’universalità, l’equilibrio, l’annualità, laspecificazione e l’unità di conto.

Il principio dell’unità, contenuto nell’articolo 268,significa che tutte le entrate e le spese comunita-rie devono essere riunite in un unico documento dibilancio.Il principio dell’universalità non è previsto diretta-mente dai trattati, ma è un corollario del principiodell’unità di bilancio, contenuto nell’articolo 17 delregolamento finanziario. Secondo tale principio, leentrate di bilancio non devono essere destinate aspese precise (regola di non imputazione) e non cipuò essere contrazione tra entrate e spese (regoladi non contrazione).L’articolo 268 sancisce inoltre il principio dell’equi-librio del bilancio comunitario, ovvero del pareg-gio tra le entrate e le spese.Il principio dell’annualità comporta l’imputazionedelle operazioni di bilancio in un esercizio annuale.La nozione di specializzazione è fornita all’articolo271 del Trattato, in base al quale ogni stanzia-mento deve avere una destinazione specifica edeve essere attribuito a un preciso obiettivo.Dal 1° gennaio 1999, con l’instaurazione del-l’Unione economica e monetaria, l’euro è adottato

come unità di conto.Infine, il nuovo regolamento finanziario introducei principi della trasparenza e della sana gestione fi-nanziaria.Il primo comporta l’obbligo di pubblicazione del bi-lancio, dei bilanci rettificativi e degli stati finanziari,nonché l’obbligo d’informazione dell’autorità di bi-lancio e della Corte dei Conti (articolo 29).Il secondo dispone che “la Commissione curi l’ese-cuzione del bilancio (…) in conformità del princi-pio della buona gestione finanziaria”.

� 4.2 - La procedura di adozione� del Bilancio

La procedura di adozione del bilancio è regolatadall’art. 272 del trattato CE; ulteriori indicazionisono fornite dall’accordo interistituzionale e dal re-golamento finanziario.La procedura è schematizzata nella pagina successiva.

� PROCEDURA DI ADOZIONE DEL BILANCIOLa procedura di bilancio si svolge tra il 1° settem-bre e il 31 dicembre dell’anno che precede l’eserci-zio in questione. Ogni anno, prima della proceduradi bilancio dell’esercizio successivo, la Commissioneprocede agli adeguamenti tecnici del quadro finan-ziario, in ragione dell’evoluzione del PNL e deiprezzi e comunica i risultati degli adeguamenti al-l’autorità di bilancio.Dopo un dibattito di orientamento interno, checonsente di definire le grandi priorità politiche e dibilancio per l’esercizio che segue e tiene conto delleconclusioni del dialogo a tre fra le istituzioni sullepriorità di bilancio, la Commissione prepara il suostato previsionale delle spese.La Commissione poi raggruppa gli stati di previ-sione delle spese di ciascuna istituzione in un pro-getto preliminare di bilancio (PPB) - che costituisce

27

Page 26: Per non morire d'Europa

PROCEDURA DI ADOZIONE DEL BILANCIO

Procedura di bilancio Collaborazione interistituzionale Calendario*COMMISSIONE Dialogo a tre Aprile– Dibattito sulle priorità politiche e di bilancio (Commisione, Consiglio e Parlamento) Maggio– Adozione del progetto preliminare di bilancio (PPB) sulle priorità di bilancio– Pubblicazione del PPB Giugno

Dialogo a tre su tutte le spese e, Luglioin particolare, sull’importo delle speseobbligatorie (SO)Concertazione sui risultati del dialogo a seconda

Prima lettura tre in occasione del Consiglio “Bilancio” metàCONSIGLIO di LuglioRedazione del progetto di bilancio (PB),maggioranza qualificata

Dialogo a tre Metà(attuazione questioni aperte) Ottobre

PARLAMENTO FineIl Parlamento Europeo può: Ottobre– Emendare le spese non obbligatorie (SNO)– a maggioranza dei membri– Proporre modifiche delle SO– a maggioranza assoluta dei suffragi espressi

Dialogo a tre(SNO, SO, e lettera rettificativa

Seconda lettura Concertazione su tutto il bilancio MetàCONSIGLIO Novembre– Decisione sulle SO– Modifica sugli emendamenti del Parlamento– riguardanti le SNOPARLAMENTO Metà– Decisione finale sulle SNO e adozione del bliancio Dicembre– a maggioranza assoluta dei membri e 3/5– dei suffrag espressi– Il bilancio può essere respinto a maggioranza– assoluta e 2/3 dei suffragi espressi

* Calendario pragmetico in vigore dall’esercizio 1977. Fonte: elaborazione propria. Il Consiglio e il Parlamento sono indicati come le autorità comuni.

28

Page 27: Per non morire d'Europa

la previsione complessiva delle entrate e delle uscite- e vi allega un parere che può comportare previsionidivergenti dalle altre istituzioni.Entro il 1° settembre, la Commissione deve sotto-porre al Consiglio il PPB; anche il Parlamento riceveil PPB a titolo di informazione (articolo 33, paragrafo1, del regolamento finanziario).Con una lettera rettificativa ad hoc, che riprende gliemendamenti del Parlamento e del Consiglio, laCommissione aggiorna le stime delle spese relativeagli accordi agricoli e agli accordi internazionali dipesca e può ulteriormente modificare il PPB per te-nere conto di elementi nuovi che non erano noti almomento della sua preparazione.Il Consiglio, con deliberazione a maggioranza quali-ficata, stabilisce il progetto di bilancio e lo trasmetteal Parlamento entro il 5 ottobre dell’anno che pre-cede quello dell’esecuzione del bilancio.Entro 45 giorni dopo tale data, il Parlamento può:– dare la sua approvazione; in tal caso il bilancio è

definitivamente adottato;– non emendare il progetto di bilancio, né pro-

porre modificazioni; allora il bilancio è ritenutodefinitivamente adottato;

– adottare emendamenti per le spese non obbli-gatorie (SNO), deliberando alla maggioranza as-soluta dei membri, o proporre modifiche per lespese obbligatorie (SO), deliberando alla mag-gioranza assoluta dei voti espressi.

Il progetto di bilancio così emendato o corredato diproposte di modificazioni è trasmesso al Consiglio.Il Consiglio, dopo una concertazione con una dele-gazione del Parlamento, effettua la seconda lettura:se entro quindici giorni dalla comunicazione ufficialedel progetto di bilancio, non ha modificato alcunodegli emendamenti adottati dal Parlamento e se leproposte di modifica sono state accettate, il bilanciosi ritiene definitivamente adottato.Se, entro la stessa data, il Consiglio ha modificato

uno o più emendamenti adottati dal Parlamento ose le proposte di modifica presentate da quest’ul-timo sono state respinte o modificate, il progetto dibilancio modificato è nuovamente trasmesso al Par-lamento.I risultati delle deliberazioni del Consiglio in se-conda letturasulle speseobbligatorie (SO)portanodinormaa fissaregli importi definitivi; il Consiglioha infatti l’ultima parola su questa categoria dispese, salvo il successivo rifiuto in totodelprogettodi bilancio da parte del Parlamento.Entro quindici giorni dalla comunicazione del pro-getto di bilancio il Parlamento, deliberando a mag-gioranza dei membri che lo compongono e dei trequinti dei suffragi espressi, può emendare o riget-tare le modificazioni del Consiglio ai suoi emenda-menti (SNO) e adottare quindi il bilancio.Se il Parlamento non ha deliberato entro il terminedi quindici giorni, il bilancio si considera definitiva-mente adottato sulla base del progetto risultatodalla seconda lettura del Consiglio.L’articolo 272, paragrafo 7, del Trattato precisa che,quando la procedura di bilancio è espletata, il presi-dente del Parlamento constata che il bilancio è de-finitivamente adottato. La constatazione ha valoredi certificazione legale.Tecnicamente, il bilancio costituisce un allegato alladecisione con cui il presidente del Parlamento euro-peo ne accerta l’adozione; il bilancio UE, quindi, nonriveste la forma di legge, a differenza di quanto ac-cade per i bilanci statali.Il Parlamento, che delibera alla maggioranza deimembri e dei due terzi dei suffragi espressi, può, perimportanti motivi, rigettare il progetto di bilancio inqualsiasi momento e chiedere che gli sia presentatoun nuovo progetto.A seguito del rigetto del bilancio, la Commissionepresenta nuove proposte, destinate a modificare ilprogetto di bilancio risultato dalla seconda lettura

29

Page 28: Per non morire d'Europa

del Consiglio. Tali proposte sono sottoposte al Consi-glio e al Parlamento, che devono raggiungere quantoprima un accordo nel corso di una terza lettura, nonprevista né organizzata formalmente dai Trattati.In pratica, la terza lettura si svolge in modo prag-matico, poiché i due rami dell’autorità di bilanciodevono raggiungere l’accordo in tempo utile perdotare la Comunità di un bilancio.Se all’inizio dell’esercizio finanziario il bilancio nonè ancora stato votato, le istituzioni possono effet-tuare spese nel limite di una parte dei crediti pre-visti nel progetto di bilancio in preparazione.

� 5 |LA SPESA AGRICOLANEL BILANCIO DELL’UNIONE

Una parte rilevante delle risorse comunitarie com-plessive (circa la metà) è impiegata nel finanzia-mento della politica agricola attraverso l'utilizzo didue fondi che rientrano nel bilancio generale del-l'unione: il Fondo Europeo Agricolo di Garanzia(FEAGA), il quale finanzia i pagamenti diretti agliagricoltori e le misure per regolarizzare i mercatiagricoli (gli interventi e le restituzioni all'esporta-zione), e il Fondo Europeo Agricolo per lo Svilupporurale (FEASR), che finanzia i programmi di svi-luppo rurale degli Stati membri.Questi due fondi sono stati istituiti dal regola-mento (CE) n. 1290/2005 del Consiglio, del 21 giu-gno 2005 relativo al finanziamento della politicaagricola comune, che ha definito un quadro nor-mativo unico per il finanziamento della spesa nel-l'ambito della PAC.

� 5.1 - Il FEAGA

Il FEAGA, Fondo Europeo Agricolo di Garanzia, rap-

presenta circa il 74% del budget totale destinatoalla politica agricola comunitaria e finanzia, in re-gime di gestione concorrente tra gli Stati membri ela Commissione, le spese seguenti:– le restituzioni fissate per l'esportazione dei pro-

dotti agricoli nei paesi terzi;– gli interventi destinati a regolarizzare i mercati

agricoli;– i pagamenti diretti agli agricoltori previsti dalla

politica agricola comune;– talune azioni di informazione e promozione dei

prodotti agricoli sul mercato interno della Comu-nità e nei paesi terzi, realizzate dagli Stati mem-bri;

– spese inerenti alle misure di ristrutturazione del-l'industria dello zucchero a norma del regola-mento (CE) n. 320/2006.

Inoltre, contribuisce in modo centralizzato alle speseseguenti:– il contributo finanziario della Comunità ad azioni

veterinarie specifiche, ad azioni ispettive nel set-tore veterinario, nel settore dei prodotti alimen-tari e degli alimenti per animali, a programmi dieradicazione e sorveglianza delle malattie ani-mali e ad azioni fitosanitarie;

– la promozione dei prodotti agricoli realizzata di-rettamente dalla Commissione o tramite orga-nizzazioni internazionali;

– le misure adottate in conformità della normativacomunitaria, destinate a garantire la conserva-zione, la caratterizzazione, la raccolta e l'utiliz-zazione delle risorse genetiche in agricoltura;

– la messa a punto e il mantenimento dei sistemidi informazione contabile agricola; i sistemi diindagine agricola;

– le spese relative ai mercati della pesca.Gli stanziamenti necessari per garantire le spese finan-ziate dal FEAGA sono messi a disposizione degli Statimembri dalla Commissione sotto forma di rimborsi

30

Page 29: Per non morire d'Europa

31

mensili. Essi sono effettuati sulla base di una dichiara-zione delle spese e delle informazioni fornite dagli Statimembri. In caso di utilizzazione di fondi non conformealle norme comunitarie, la Commissione può decideredi ridurre o di sospendere i pagamenti.La Commissione, inoltre ha il compito di fissare il saldonetto disponibile per le spese del FEAGA atraversol'istituzione di un sistema di allarme e sorveglianzamensile di tali spese; essa presenta al Parlamento e alConsiglio un rapporto mensile con un'analisi dell'an-damento delle spese sostenute rispetto alle previsionistabilite all'inizio dell'esercizio e una valutazione dellaprevedibile evoluzione durante l'esercizio in corso.Gli importi recuperati in seguito a irregolarità o negli-genze sono versati agli organismi pagatori che li con-tabilizzano tra le entrate del FEAGA del mesedell'incasso effettivo.

� 5.2 - Il FEASR

Il FEASR, Fondo Europeo Agricolo per lo Svilupporurale, finanzia, unicamente in regime di gestioneconcorrente, i programmi di sviluppo rurale realiz-zati a norma del regolamento proposto dalla Com-missione COM(2004) 490 .I relativi impegni di bilancio sono effettuati per fra-zioni annue sotto forma di prefinanziamento, dipagamenti intermedi e di saldo.I pagamenti intermedi sono effettuati per ogni sin-golo programma di sviluppo rurale, in funzionedelle disponibilità di bilancio fissate dalla Commis-sione tenendo conto di un determinato massimalee delle previste riduzioni graduali dei pagamentidiretti agli agricoltori.Detti pagamenti vengono effettuati a determinatecondizioni, fra cui la trasmissione alla Commissionedi una dichiarazione delle spese e di una domandadi pagamento certificate dall'organismo pagatorericonosciuto. Se tale dichiarazione non è conforme

alle norme comunitarie, la Commissione può ri-durre o sospendere i pagamenti.In caso di irregolarità, il finanziamento comunita-rio viene totalmente o parzialmente soppresso op-pure, qualora i fondi siano già stati versati albeneficiario, l'organismo pagatore riconosciutoprocede al loro recupero. Gli importi soppressi o re-cuperati possono essere riutilizzati dallo Statomembro per operazioni previste nell'ambito dellostesso programma di sviluppo rurale.La Commissione procede al versamento del saldodopo aver ricevuto la relazione finale di attuazioneprevista dalla proposta di regolamento sul FEASR ela corrispondente decisione di liquidazione.Il FEASR finanzia:– lo sviluppo di nuove attività economiche, alter-

native alle attività agricola e della pesca, in mi-sura complementare e coerente con iprogrammi finanziati dal terzo Asse della Po-litica strutturale europea (misure di diversifi-cazione economica verso attivitànon-agricole, sviluppo di attività turistiche inloco, creazione di infrastrutture destinate amigliorarne l’accessibilità);

– PMI (Piccole medie imprese): creazione e svi-

20,00

6,00

74,00

0

20

40

60

80

100RIPARTIZIONE DELLA SPESA AGRICOLA:FEAGA E FEASERper intervento in %

� Sviluppo rurale

� Interventi di mercato

� Pagamenti diretti

Fonte: elaborazione personale.

Page 30: Per non morire d'Europa

(CAP) nelle programmazioni di bilancio europeo ècaratterizzata da un ridimensionamento rispetto aquella degli anni Settanta, quando la PAC coprivapiù del 80% del bilancio comunitario.Dalla tabella, qui di seguito, é facile percepire la fu-tura evoluzione della spesa agricola rispetto allealtre rubriche di bilancio.Nonostante le sfide che la PAC dovrà affrontare neiprossimi anni, l'UE prevede di registrare una ridu-zione del primo pilastro della PAC, quello destinatoai pagamenti diretti, in modo tale da aumentare ifondi destinati alle misure di sviluppo rurale, pro-prie del secondo pilastro, considerate come essen-ziali per le sfide di domani.

luppo delle micro-imprese per la promozioneeconomica/imprenditoriale delle zone rurali;incentivo allo sviluppo del settore terziario;

– la protezione, valorizzazione e gestione delpatrimonio naturale attraverso programmi digestione dei rischi per l'ambiente e corsi diformazione professionale per gli attori econo-mici delle aree rurali che operano per miglio-rare le strategie locali di sviluppo.

� 5.3 - Il futuro della spesa agricola

La spesa destinata alla politica agricola comune

IL FUTURO BUDGETARIO DELLA PACmilioni di € a prezzi 2004

Stanziamenti d’impiego 2006 % 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Totale1. Crescita sostenibile 47.582 39,4 51.141 52.200 53.382 54.052 55.537 56.445 57.912 380.6691a. Compensatività per la crescitae l’occupazione 8.790 8.230 8.840 9.490 10.180 10.930 11.740 100.0101b. Coesione per la crescitae l’occupazione 38.791 42.911 43.360 43.892 43.872 44.607 44.705 100.5592. Conservazione e gestionerisorse naturali 56.105 46,4 56.744 56.866 56.980 56.747 56.524 56.299 56.088 396.2482a. Interventi di mercatoe pagamenti diretti 43.735 36,2 43.120 42.697 42.279 41.864 41.543 41.047 40.645 293.1952b. Sviluppo rurale 10.500 8,7 10.710 10.447 10.185 9.955 9.717 9.483 9.253 69.7502c. Pesca 890 0,72d. Ambiente 890 0,73. Cittadinanza. libertàsicurezza e giustizia 1.381 1,1 1.777 2.156 2.470 2.778 3.096 3.420 3.741 19.4384. L’Unione come partner globale 11.232 9,3 8.235 8.795 9.343 1.050 10.782 11.434 12.060 61.6995. Amministrazione 3.436 2,8 3.675 3.815 3.950 4.090 4.225 4.365 4.500 28.620Compensazioni 1.042 0,9 419 191 190Totale stanziamenti d’impiego 120.688 100 121.991 124.023 126.315 118.717 130.164 131.963 134.301 887.474

43 % 35 %

32

Page 31: Per non morire d'Europa

� ALLEGATO 1 | DA DOVE PROVENGONO I FONDI

� 1. Risorse proprie basate sul RNL.

Bilancio 2009 Bilancio 2008 Esecuzione 200774 808 875 279 79 015 677 374 71 057 243 113,49

Commento - L'aliquota da applicare al RNL degli Stati membri per l'esercizio è dello 0,5761%.

Stati Membri Bilancio 2009 Bilancio 2008 Esecuzione 2007Belgio 2 068 342 013 2 146 650 423 1 938 983 245,04Bulgaria 210 944 711 189 905 672 162 967 549,81Repubblica ceca 863 192 065 765 344 920 674 071 448,93Danimarca 1 432 196 772 1 501 847 706 1 355 994 091,51Germania 14 854 305 955 15 515 459 536 14 107 870 986,00Estonia 103 214 730 103 898 962 85 173 874,66Irlanda 980 951 587 1 079 518 491 949 234 964,00Grecia 1 463 983 293 1 365 703 524 1 197 118 048,96Spagna 6 378 676 855 6 792 620 141 6 002 204 031,96Francia 11 665 091 397 12 070 059 530 10 922 622 100,96Italia 9 275 526 976 9 858 616 771 8 939 991 767,04Cipro 99 759 585 98 757 301 87 377 510,35Lettonia 145 247 997 137 281 473 110 732 135,71Lituania 197 004 296 179 792 441 153 907 107,21Lussemburgo 180 207 927 203 257 547 176 237 681,04Ungheria 604 532 716 624 982 341 544 140 938,87Malta 33 317 915 33 440 882 29 826 692,98Paesi Bassi 3 509 691 431 3 605 237 755 3 250 542 236,96Austria 1 679 779 148 1 717 724 667 1 554 824 443,96Polonia 2 180 941 576 1 959 764 975 1 673 543 926,27Portogallo 957 694 323 1 003 693 425 902 978 267,96Romania 829 828 058 826 758 020 681 746 783,15Slovenia 218 389 086 210 314 778 184 336 562,96Slovacchia 379 732 859 353 977 509 302 098 490,04Finlandia 1 144 390 224 1 147 947 397 1 037 328 099,00Svezia 2 076 579 164 2 169 302 729 1 935 883 512,67Regno Unito 11 275 352 620 13 353 818 458 12 095 506 615,49Totale 74 808 875 279 79 015 677 374 71 057 243 113,49

33

Page 32: Per non morire d'Europa

� 2 .Risorse proprie provenienti basate sull'IVA.

Bilancio 2009 Bilancio 2008 Esecuzione 200719 616 117 308 19 095 673 953 18 467 676 753,92

Commento - L'aliquota uniforme applicata, valida per tutti gli Stati membri, agli imponibili IVA armonizzati,determinati secondo regole comunitarie è pari allo 0,3278%.Si è così tenuto conto del livellamento delle basi IVA, nonché della compensazione a favore del Regno Unito.

Stati Membri Bilancio 2009 Bilancio 2008 Esecuzione 2007Belgio 503 752 559 477 138 423 463 990 800,96Bulgaria 60 001 063 50 093 963 46 258 936,20Repubblica ceca 245 526 145 201 885 283 192 182 519,12Danimarca 343 931 192 323 051 419 314 967 233,88Germania 3 614 399 571 3 446 304 209 3 379 496 678,04Estonia 29 358 373 27 406 821 24 178 965,18Irlanda 279 021 635 284 759 055 269 466 657,00Grecia 416 415 058 360 249 915 339 835 140,96Spagna 1 814 349 321 1 791 780 415 1 703 891 990,04Francia 3 215 679 805 3 107 168 761 3 030 752 702,04Italia 2 184 628 599 2 044 859 325 1 999 265 160,00Cipro 28 375 593 26 050 536 24 785 125,43Lettonia 41 314 306 36 212 573 31 422 364,59Lituania 55 904 916 43 908 728 40 464 018,02Lussemburgo 51 258 300 53 615 966 50 029 950,96Ungheria 154 327 498 134 076 173 127 954 195,88Malta 9 476 940 8 821 149 8 467 134,07Paesi Bassi 980 578 541 928 300 150 901 117 203,96Austria 422 395 319 404 033 478 394 155 780,00Polonia 620 346 501 516 953 462 478 166 238,97Portogallo 272 406 344 264 757 661 256 335 411,00Romania 197 712 411 182 920 308 162 086 158,24Slovenia 62 118 540 55 477 547 52 329 042,96Slovacchia 89 183 103 83 067 479 76 553 357,75Finlandia 274 035 299 262 310 984 254 547 806,04Svezia 497 476 661 493 414 503 472 960 280,40Regno Unito 3 152 143 715 3 487 055 667 3 372 015 902,23Totale 74 808 875 279 79 015 677 374 71 057 243 113,49

34

Page 33: Per non morire d'Europa

� 3 .Risorse proprie provenienti basate sull'IVA.

� Diritti agricoli fissati sugli scambi con i Paesi non membri nel quadro della PAC:Denominazione Bilancio 2009 Bilancio 2008 Esecuzione 2007Diritti agricoli fissati sugli scambi coni paesi non membri nel quadro della PAC 1 403 500 000 1 683 200 000 1 404 037 522,04Totale parziale 1 403 500 000 1 683 200 000 1 404 037 522,04Totale 1 403 500 000 1 683 200 000 1 404 037 522,04

� Dazi doganali ed altri dirittiDenominazione Bilancio 2009 Bilancio 2008 Esecuzione 2007Dazi doganali e altri diritti 17 655 800 000 16 431 900 000 15 199 667 595,01Totale parziale 17 655 800 000 16 431 900 000 15 199 667 595,01Totale 17 655 800 000 16 431 900 000 15 199 667 595,01

� Contributi e altri diritti previsti nell'ambito dell'organizzazione comunedei mercati nel settore dello zuccheroDenominazione Bilancio 2009 Bilancio 2008 Esecuzione 2007Contributi alla produzione relativialla campagna di commercializzazione2005/2006 e precedenti p.m. p.m. -76 034 774Totale parziale p.m. p.m. -76 034 774Contributi connessi all'ammassodello zucchero 14 200 000 14 200 000 28 304 062,25Totale parziale 14 200 000 14 200 000 28 304 062,25Importi riscossi sulla produzionedello zucchero C, dell'isoglucosio C e dellosciroppo d'inulina C non esportata e sullozucchero C e l'isoglucosio C di sostituzione p.m. p.m. 796 368,74Totale parziale p.m. p.m. 796 368,74Tassa sulla produzione 132 600 000 152 900 000 0Totale parziale 132 600 000 152 900 000 0Prelievi unici sulla quota supplementaredi zucchero e sulla quota aggiuntivadi isoglucosio p.m. 466 300 000 16 231 677,91Prelievo di eccedenza p.m. p.m. 0Totale parziale p.m. p.m. 0Totale 146 800 000 633 400 000 - 30 702 665,10

35

Page 34: Per non morire d'Europa

� 1. Introduzione

Il presente allegato descrive la performance delmeccanismo di compensazione per il Regno Unito,deciso dagli accordi di Fontainebleau del 1984, ri-percorrendo dapprima le fasi che hanno portato atale decisione e illustrandone i contenuti, quindiesaminando le tendenze passate degli squilibri dibilancio britannici e le possibili evoluzioni futurealla luce delle proposte di riforma presentate dallaCommissione.

� 2. Origini del meccanismo

Il problema dello squilibrio di bilancio del RegnoUnito è sorto subito dopo l’adesione del paese allaComunità europea. Il forte squilibrio era dovuto es-senzialmente a due fattori:– da un lato, un’economia agricola relativamente

modesta e strutturalmente diversa da quelladegli altri Stati membri, con la conseguenzache la spesa agricola comunitaria per il RegnoUnito era anch’essa molto limitata;

– dall’altro, un contributo maggiore, in propor-zione, al finanziamento del bilancio comunita-rio, dovuto al fatto che la parte del Regno Unitonella base armonizzata IVA era superiore allaparte nel PNL globale della Comunità.

Un primomeccanismo destinato a risolvere la que-stione fu deciso a Dublino nel marzo del 1975, conl’obiettivo – che gli valse l’appellativo «freni dina-mici» – di evitare che il contributo del Regno Unitoal bilancio della Comunità crescesse a dismisura. Ildispositivo di correzione doveva scattare in pre-senza delle seguenti condizioni:– PIL pro capite inferiore all’85 % della media co-

munitaria;

Tasso di crescita inferiore al 120 % della media co-munitaria;

– Versamenti delle risorse proprie da parte delRegno Unito superiori del 10 % alla sua quotaparte nel PIL globale.

Tali tre condizioni non si sono mai verificate e ilmeccanismo non è mai entrato in funzione.Un secondomeccanismo fu deciso da un successivoConsiglio europeo a Dublino, nel novembre del1979. Esso prevedeva una compensazione dal latodelle spese sotto forma di misure specifiche a fa-vore del Regno Unito.L’attuale meccanismo fu adottato invece a Fontai-nebleau nel giugno del 1984.Tale decisione comprendeva un accordo transito-rio (riduzione per il 1985 del contributo IVA delRegno Unito di 1 miliardo di ECU) e il sistema per ilcalcolo delle compensazioni future:– il contributo del Regno Unito al bilancio della

Comunità è ridotto di un importo pari al 66 %del suo squilibrio di bilancio. Lo squilibrio è cal-colato moltiplicando la differenza tra la partedel Regno Unito nel gettito IVA e la sua partenelle spese comunitarie effettuate a suo favore.Poiché non tutte le spese sono attribuibili a unoStato membro in particolare (quelle esterne,per es.), ai fini del calcolo della parte del RegnoUnito nelle spese comunitarie e, pertanto, dellosquilibrio di bilancio, il totale delle spese comu-nitarie è sostituito dal totale delle spese ripar-tibili per singolo paese (le cosiddette «speseripartite»);

– tale sgravio è preso a carico da tutti gli altri Statimembri secondo la loro parte rispettiva nei ver-samenti IVA (ad eccezione della Germania cheversa solo i due terzi della sua parte normale,mentre il resto è suddiviso fra gli altri Stati mem-

36

� ALLEGATO 2 | COMPENSAZIONE FINANZIARIA A FAVORE DEL REGNO UNITO

Page 35: Per non morire d'Europa

37

bri). La decisione «risorse proprie» del 1988 mo-difica radicalmente il sistema poiché introduceuna nuova risorsa basata sul PNL e ridimensionail ruolo delle risorse provenienti dall’IVA. Talicambiamenti, finalizzati anche a eliminare lecause di distorsione a danno del bilancio britan-nico, hanno reso necessari alcuni adeguamentidel meccanismo di compensazione:i. l’importo della compensazione viene calco-

lato ponendo come ipotesi il finanziamentointegrale del bilancio mediante un’IVA nonlivellata (sistema pre1988);

ii. dall’importo così calcolato viene sottrattol’importo del risparmio di finanziamento dicui gode il Regno Unito a seguito delle mo-difiche introdotte nel 1988 (il cosiddetto«vantaggio che il Regno Unito trae dalnuovo sistema delle risorse proprie»);

iii. l’onere finanziario della correzione è ripar-tito fra gli altri Stati membri in funzionedella parte rispettiva nel PNL. La Germaniacontinua a beneficiare di una riduzione diun terzo.

� 3. Valutazione dell’efficacia� del sistema

Il meccanismo di compensazione ha raggiuntol’obiettivo voluto, ossia ridurre significativamente losquilibrio di bilancio del Regno Unito. Negli ultimianni il saldo di bilancio negativo si è situato in media,previa correzione, intorno allo 0,2-0,3 % del PNL.Tuttavia, oggi sono venute meno alcune delle con-dizioni che prevalevano ai tempi in cui fu istituitoil meccanismo.– La nuova composizione delle spese comunitarie

ha modificato la ratio stessa della compensa-zione. Se nel 1984 serviva essenzialmente acorreggere lo specifico problema agricolo (la

PAC rappresentava circa il 70 % del totale dellespese ripartite), oggi la compensazione non haquasi più questa funzione poiché corregge alcontempo il problema agricolo tuttora sussi-stente e il contributo del Regno Unito all’impe-gno solidale dell’Unione e alle sue altrepolitiche.

– Il Regno Unito non è più l’unico paese a soffriredi tanta distorsione. Negli ultimi anni accusavaancora lo squilibrio di bilancio più grave dellaComunità, ma già nel 1997 altri quattro paesipresentavano distorsioni di bilancio pari se nonmaggiori a quella del Regno Unito.

– Il divario fra la prosperità relativa del RegnoUnito e quella degli altri maggiori contribuential bilancio dell’UE è andato riducendosi. A se-conda della misura prescelta, il Regno Unitogode di una prosperità relativa ovvero di unacapacità contributiva che è prossima alla mediacomunitaria e che si situerà di certo al disopradi questo livello dopo il prossimo ampliamentodell’Unione.

Il meccanismo ha anche i suoi inconvenienti:– Il fatto che vi sia una compensazione significa

che il Regno Unito versa un contributo pari auna quota inferiore delle sue entrate rispetto alcontributo pagato dagli altri Stati membri. Ilche contravviene al principio dell’equità oriz-zontale. In altri termini, sarebbe come se a li-vello nazionale fosse concesso uno sgraviofiscale a coloro che non possono avvalersi di al-cuni servizi pubblici o non siano beneficiari diassistenza sociale.

– Il meccanismo di compensazione funge da am-mortizzatore per ogni variazione dello squili-brio di bilancio britannico e pone il paese in unaposizione unica rispetto alle decisioni comunidi bilancio. Per esempio, una decisione il cuicosto netto per Stato membro sia di 100 ecu di

Page 36: Per non morire d'Europa

� CORREZIONE DEGLI SQUILIBRI DI BILANCIO PER IL REGNO UNITO

Bilancio 2009 Bilancio 2008 Esecuzione 20070 0 61 069 995,55

Basi giuridicheLa correzione degli squilibri di bilancio per il Regno Unito calcolato sul sistema di contribuzione -risorse pro-prie- degli altri Stati Membri.(Decisione 2000/597/CE, Euratom del Consiglio, del 29 settembre 2000)

Stati Membri Bilancio 2009 Bilancio 2008 Esecuzione 2007Belgio 286 341 385 264 394 444 247 212 185,04Bulgaria 29 203 198 23 389 931 20 776 054,93Repubblica ceca 119 500 358 94 264 507 86 298 422,99Danimarca 198 273 402 184 976 643 172 874 361,10Germania 367 061 537 340 140 218 318 742 577,04Estonia 14 289 053 12 796 824 10 859 310,07Irlanda 135 802 993 132 960 024 121 023 453,96Grecia 202 673 930 168 208 303 152 627 502,00Spagna 883 064 383 836 620 163 765 255 696,96Francia 1 614 915 911 1 486 621 504 1 392 588 246,96Italia 1 284 104 478 1 214 246 844 1 139 811 242,04

il principio dell’equa distribuzione dell’oneredell’ampliamento.

– Anche in questo contesto sarà necessario adat-tare la definizione di spese ripartite per evitareche il Regno Unito tragga benefici da fattorimeramente statistici. In effetti, con l’ammis-sione dei nuovi Stati membri alcune delle at-tuali categorie di spesa in tali paesi (per es.PHARE) saranno sostituite da un regime dipiena partecipazione alle politiche europee. Inaltri termini, tali categorie andranno riclassifi-cate da spese esterne (escluse dal calcolo dellacompensazione) a spese interne (incluse nelcalcolo), con conseguente aumento meccanicodell’importo compensativo per il Regno Unito.

fatto costa 33 ecu al Regno Unito e, al contrario,una misura che migliora il bilancio di un altropaese di 100, migliora quello britannico soloper un terzo di tale importo. Questa situazionerischia non solo di escludere il Regno Unito dalprocesso decisionale in materia di bilancio, madi produrre anche forti effetti negativi legati al-l’ampliamento. L’ammissione di un numeroconsiderevole di nuovi Stati membri con un li-vello di vita molto basso ha inevitabili effettinegativi sui saldi di bilancio dei "vecchi" Statimembri. Il saldo di bilancio del Regno Unito hasubito invece un deterioramento pari a un terzodi quel che sarebbe stato in assenza di un mec-canismo correttore. Il che mette in discussione

38

Page 37: Per non morire d'Europa

Cipro 13 810 723 12 163 546 11 132 137,34Lettonia 20 108 141 16 908 416 14 120 860,79Lituania 27 273 286 22 144 324 19 622 507,05Lussemburgo 24 947 996 25 034 428 22 469 561,04Ungheria 83 691 543 76 976 604 69 405 390,03Malta 4 612 534 4 118 781 3 802 777,99Paesi Bassi 86 727 225 79 036 419 73 440 294,96Austria 41 508 659 37 657 102 35 128 529,04Polonia 301 929 675 241 376 502 214 601 042,81Portogallo 132 583 256 123 620 950 115 125 921,00Romania 114 881 443 101 828 516 86 448 485,49Slovenia 30 233 797 25 903 640 23 502 134,04Slovacchia 52 570 238 43 598 010 38 597 147,77Finlandia 158 429 447 141 388 142 132 254 957,04Svezia 51 313 898 47 556 896 43 626 170,21Regno Unito -6 279 852 489 -5 757 931 681 -5 270 276 974,14Totale 0 0 61 069 995,55

39

Page 38: Per non morire d'Europa

distributive effects of the EU budget: an analysisand proposal for reform". In: Journal of CommonMarket Studies, 39 (2).

– LETIZIA L., 2005. Il bilancio comunitario: ruolo efunzioni nella politica economico-finanziariadell'Unione Europea. Napoli: Edizioni Scientifi-che Italiane.

– PARLAMENTO EUROPEO, COBU (CommissioneBilancio). Working Document on the Commu-nication by the Commission on policy challen-ges and budgetary means of the enlargedUnion 2007-2013, COM (2004) 101 final.

� Sitografia– http://ec.europa.eu– http://www.europarl.europa.eu– http://europa.eu/pol/financ/index_en.htm– http://ec.europa.eu/commission_barroso/

grybauskaite/index_it.htm– http://ec.europa.eu/budget/reform/issues

/issues_en.htm– http://www.europarl.europa.eu/comparl/

budg/presentation_en.htm– http://www.giovannirobusti.org

� Bibliografia

– BEGG I., 2005. "The EU budget: adjustment oroverhaul?". In: M. Fraser, ed. Moving Europe For-ward. The UK Presidency of the European Union.London, UK: Newsdesk Communications Ltd.

– COMMISSIONE EUROPEA, 2000. Vademecum dibilancio. Lussemburgo: Ufficio delle pubblica-zioni ufficiali delle Comunità europee.

– COMMISSIONE EUROPEA, 2003b. The financialregulation applicable to the general budget ofthe European Communities and its implemen-ting rules. Lussemburgo: Ufficio delle pubblica-zioni ufficiali delle Comunità europee.

– COMMISSIONE EUROPEA, 2006a. Modernisingthe EU accounts. Enhanced management infor-mation and greater transparency. Lussemburgo:Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunitàeuropee.

– COMMISSIONE EUROPEA, 2008. Progetto prelimi-nare di bilancio generale delle comunità europeeper l'esercizio 2009, COM(2008) 300 - 16 giugno2008.

– DE LA FUENTE A., DOMÉNECH R., 2001. "The re-

40

Page 39: Per non morire d'Europa

Capitolo 3

I FONDI STRUTTURALIStruttura e funzionamento

41

Page 40: Per non morire d'Europa

La commissione affari regionali (REGI) si occupaprincipalmente dei fondi strutturali. Il bilancio dispesa della UE paga sulla base di quanto il Parla-mento ha approvato delle proposte della Commis-sione affari regionali. Per Regioni qui si intendono difatto gli Stati membri, non le regioni singole comenoi le intendiamo. Di diversità tra le “regioni” ce nesono tante. La prima è tra il blocco dei vecchi e primi15 paesi e i nuovi e ultimi entrati che sono, come gliapostoli, 12.Mettere insieme e omogeneizzare tuttosarà difficile. Per farlo si spende circa il 40%dei soldinei fondi strutturali. Mi pareva utile far capire a tuttiil perché l'Europa indirizza così tante risorse versoquesto progetto di "armonizzazione". E sempre gra-zie ai “ragazzi” eccovi qua lo studio fatto.

Page 41: Per non morire d'Europa

I FONDI STRUTTURALI:struttura e funzionamento

a cura di R. Anna Gerardi

Indice:

� 1 |INTRODUZIONE

� 2 |ILPROCESSO DI DEFINIZIONE DELLE PRIO-RITÀ COMUNITARIE: POILTICADI COESIONE ESTRATEGIA DI LISBONA

� 3 |LA PROGRAMMAZIONEDEI FONDI STRUTTURALI� 3.1 - Gli obiettivi prioritari� 3.2 - I principi di intervento

� 4 |FONDI STRUTTURALI DELLA NUOVAPROGRAMMAZIONE 2007-2013� 4.1 - I nuovi obiettivi dei fondi strutturali� 4.2 - I nuovi principi di intervento� 4.3 - Il binacio della dotazione finanziaria� per i fondi strutturali� 4.4 - La gestione dei fondi

� 5 |ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Allegati:Allegato 1: Quadro strategico nazionale: i finan-ziamenti in Italia per fondo e per programma

BibliografiaSitografia

43

Page 42: Per non morire d'Europa

6. Secondo le stime di Eurostat, una regione su quattro ha un Pil (prodotto interno lordo) pro capite inferiore al 75 per cento della media dell'Unioneeuropea.7. Secondo i dati della Commissione europea diffusi nella Quarta relazione sulla coesione economica e sociale "Growing Regions, Growing Europe" delmaggio 2007, la politica di coesione relativa al periodo 2000-2006 ha favorito la crescita del Pil del 2,8 per cento in Grecia e del 2,0 per cento in Porto-gallo. Stime preliminari indicano inoltre che, nel periodo di programmazione 2007-2013, tale politica contribuirà ad aumentare approssimativamentedell'8,5 per cento il Pil della Lituania e della Lettonia e del 5,5 per cento il Pil della Polonia.

europea. È organizzato in tre paragrafi: nel primoparagrafo si ripercorre il processo di definizionedella politica di coesione, dal Trattato di Roma del1957 alla approvazione dei nuovi regolamenti suifondi strutturali del luglio 2006, nel tentativo difar emergere lo spirito che ha guidato la riformadegli strumenti finanziari comunitari.Nel secondo paragrafo si descrive la disciplina deifondi strutturali prevista dal ciclo di programma-zione 2000-2006. Infine, nel terzo ed ultimo para-grafo, viene approfondita l'analisi della strutturae dell'organizzazione dei fondi strutturali con par-ticolare attenzione al confronto fra la nuova pro-grammazione 2007-2013 dei fondi e quella delperiodo precedente.

� 2 |IL PROCESSO DI DEFINIZIONEDELLE PRIO-RITÀ COMUNITARIE: POLITICA DI COE-SIONE E STRATEGIA DI LISBONA

La coesione economica e sociale rappresentauno degli obiettivi prioritari dell'Unione euro-pea intesa a far fronte alle disuguaglianze eco-nomiche e sociali fra le regioni che lacompongono7.La politica di coesione, consentendo di presentareprogetti di interesse comunitario oltre i limiti difrontiera, contribuisce all'integrazione europea.Essa si basa sul cofinanziamento nazionale o re-gionale, attraverso un sistema che induce gli Statimembri a mantenere i loro impegni di investi-mento e di crescita anche in periodi di recessione.Secondo il principio dell'addizionalità8, gli inter-venti finanziari dell'UE sono sempre complemen-tari all'ordinaria spesa pubblica degli Stati. Neconsegue che i fondi europei non hanno l'obiet-tivo di consentire di risparmiare sui rispettivi bi-

� 1 |INTRODUZIONE

L'Unione europea oggi comprende 27 Stati mem-bri che costituiscono una comunità ed un mercatointerno di 493 milioni di cittadini.Pur essendo uno dei territori più ricchi del mondo,l’UE presenta profonde disparità economiche e so-ciali tra le 268 regioni che la compongono.Nel maggio 2004, a seguito dell'adesione di diecinuovi Paesi con redditi notevolmente inferiori allamedia dell’Unione, queste differenze sono ulte-riormente aumentate6. L'obiettivo principale dellapolitica regionale diviene, quindi, il trasferimentodi risorse dalle aree prospere verso quelle più po-vere; tale politica costituisce nel contempo unostrumento di solidarietà finanziaria ed un impor-tante motore di integrazione economica.I fondi strutturali ed il fondo di coesione rappresen-tano gli strumenti finanziari della politica regionaledell’Unione europea la cui finalità è quella di col-mare il divario tra i Paesi più avanzati e quelli piùsvantaggiati. Essi contribuiscono, pertanto, al con-seguimento dell'obiettivo della coesione econo-mica, sociale e territoriale. La loro azione è voltaalla realizzazione di interventi mirati che si realiz-zano solo in alcune zone del territorio europeo rico-nosciute tecnicamente come “regioni eleggibili”oppure come "zone ammissibili" ai fondi struttu-rali, per l'individuazione delle quali sono fissatiprecisi parametri, espressione di redditività, indu-strializzazione e disoccupazione.In questo contesto, la politica di coesione accresceil suo ruolo e la sua importanza: l'economia italianae quella europea dovranno confrontarsi sul temadell'utilizzo dei fondi europei a livello regionale.Il presente capitolo è dedicato ad una panoramicadelle opportunità finanziarie offerte al nostroPaese, in termini di fondi strutturali, dall'Unione

44

Page 43: Per non morire d'Europa

8. Si rinvia al paragrafo 3.2 del capitolo per un approfondimento sui principi di intervento.9. Gli interventi indicati nel documento di Lisbona sono articolati all’interno di un orizzonte temporale che non va oltre il 2010, anno prefissato per ilconseguimento dell’auspicato obiettivo strategico.10. Consiglio europeo, "Conclusioni della Presidenza", 23 e 24 marzo 2000, Lisbona.11. La proposta della Commissione europea di rilancio della strategia di Lisbona è contenuta nella Comunicazione al Consiglio europeo del 2 febbraio2005, dal titolo "Lavoriamo insieme per la crescita e l'occupazione. Un nuovo slancio per la strategia di Lisbona".

comunicazione hanno profondamente modifi-cato sia l'economia sia la società. Il Consiglio Eu-ropeo, riunitosi a Lisbona in sessionestraordinaria il 23 e il 24 marzo 2000, indicacome nuovo obiettivo strategico dell’UE quellodi adeguarsi, secondo tempi e modalità prede-finiti9, alla globalizzazione socio-economica inatto, in modo da “diventare l’economia basatasulla conoscenza più competitiva e dinamica delmondo, in grado di realizzare una crescita econo-mica sostenibile con nuovi e migliori posti di la-voro e una maggiore coesione sociale”10. Ilsuccessivo rallentamento dell'economia mon-diale e le difficoltà strutturali registrate dagliStati membri hanno causato un forte ritardodell’UE nel conseguimento dell'obiettivo dellapiena occupazione. La strategia di Lisbona vienequindi rilanciata nel Consiglio europeo delmarzo 2005, attraverso un partenariato per lacrescita e l'occupazione11. Nell’ambito di questasua nuova versione viene affidato un ruolo rile-vante alla politica di coesione destinata alla pro-mozione di uno sviluppo sostenibile e di unacrescita economica fondata sui parametri dicompetitività ed occupazione. Tenuto conto deinuovi obiettivi di Lisbona, gli Stati membri ri-servano nei Quadri strategici nazionali (QSN)12

particolare attenzione alle azioni finalizzate alloro conseguimento: circa 200 miliardi di eurovengono destinati ad attività specifiche a favoredell’innovazione, della ricerca e sviluppo tecno-logico e dell’economia della conoscenza, nonchéad azioni per incentivare l’imprenditoria e la cre-scita di imprese innovative.

lanci nazionali. Gli Stati membri rimangono infattiresponsabili dello sviluppo delle loro aree in diffi-coltà. Si tratta di progetti che favoriscono la con-divisione degli effetti positivi derivantidall'operare all'interno del vasto mercato internoe garantiscono uno sviluppo equilibrato nel terri-torio dell'UE.Le origini della politica di coesione risalgono alTrattato di Roma del 1957. In quel contesto, i seiStati firmatari dei trattati che istituivano la Co-munità economica europea e la Comunità perl'energia atomica (Francia, Germania, Italia, Bel-gio, Paesi Bassi e Lussemburgo) sottolinearonol'esigenza di “rafforzare l'unità delle loro econo-mie e di assicurare lo sviluppo armonioso ridu-cendo le disparità fra le differenti regioni e ilritardo di quelle meno favorite”. A partire dal1958 vennero quindi istituiti il fondo sociale eu-ropeo (FSE), il fondo europeo agricolo di orien-tamento e garanzia (FEOGA) e, nel 1975, ilfondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR)quali strumenti finanziari della politica regio-nale dell’UE volti ad equiparare i diversi livelli disviluppo tra le regioni e tra gli Stati membri.Nel febbraio 1998, il Consiglio europeo di Bru-xelles, riforma il funzionamento di questi fondiche vengono denominati fondi strutturali e ilTrattato sull'Unione europea, in vigore dal 1993,inserisce la politica di coesione tra gli obiettivifondamentali del processo di integrazione eco-nomica europea, insieme all'Unione economicae monetaria ed al mercato unico.Negli ultimi anni, la globalizzazione e la diffu-sione delle tecnologie dell'informazione e della

45

Page 44: Per non morire d'Europa

15. Per una disamina degli obiettivi relativi alla programmazione 2000-2006 dei fondi strutturali si rimanda al paragrafo 3.1.13. La Strategia europea per l'occupazione (SEO) costituisce un programma annuale di pianificazione, monitoraggio, esame e riadeguamento dellepolitiche attuate dagli Stati membri in modo da coordinare i loro interventi e far fronte al problema della disoccupazione.14. Si tratta, nello specifico, di un Regolamento generale che contiene una serie di norme comuni per tutti gli strumenti finanziari e di tre regolamentirispettivamente per il fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il fondo sociale europeo (FSE) ed il fondo di coesione. Per un'analisi più approfon-dita dei singoli fondi si rinvia al paragrafo successivo.

Per il periodo di programmazione 2000-2006,l’importo dell’intera dotazione finanziaria deifondi strutturali ammontava a 195 miliardi dieuro. La maggior parte delle risorse finanziarie di-sponibili è stata destinata a favore delle zone rien-tranti nell’Obiettivo 15.Gli strumenti finanziari della politica regionaledell’Unione europea erano rappresentati da quat-tro fondi strutturali e da un fondo di coesione:1) Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)

Nato con un regolamento del 1975, rappre-senta il fondo più importante perché impiegala maggior parte delle risorse destinate dal bi-lancio comunitario ai fondi strutturali. Anorma del Regolamento (CE) n. 1783/99 delParlamento e del Consiglio del 12 luglio 1999,il suo compito principale consiste nella rimo-zione degli squilibri regionali esistenti all'in-terno della Comunità. Contribuisce, inoltre,allo sviluppo e all’adeguamento strutturaledelle regioni più arretrate, nonché alla ricon-versione economica delle regioni industriali indeclino. Le finalità perseguite dal fondo ri-guardano due dei tre obiettivi prioritari, ov-vero, l’Obiettivo 1 e l’Obiettivo 2. È attivo intutte le regioni che hanno zone ammissibilirientranti nei parametri definiti dai due obiet-tivi. Finanzia gli investimenti produttivi cherendono possibile la creazione ed il manteni-mento dell’occupazione, la realizzazione delleinfrastrutture, le iniziative di sviluppo locale ele attività delle piccole e medie imprese, la ri-cerca e lo sviluppo tecnologico, la tutela del-l’ambiente e finanzia attività nel settoretrasporti, ricerca ed innovazione, recupero ur-bano e riconversione industriale, turismo.

2) Fondo sociale europeo (FSE)Previsto dal Trattato di Roma del 1957 ed isti-

Affinché i programmi dei fondi strutturali rela-tivi al periodo 2000-2006 possano contribuire alraggiungimento dei parametri fissati dalla stra-tegia di Lisbona, vengono sottoposti dalle istitu-zioni comunitarie ad una valutazioneintermedia. La revisione fornisce l’opportunitàper adattare i programmi tenendo conto deicambiamenti della situazione socio-economica.Ciò comporta adattamenti qualitativi in nume-rosi settori prioritari e consente, in considera-zione dell’esperienza acquisita e delle specificitàdi ciascuno Stato membro, di contribuire al rag-giungimento sia delle priorità della strategiaeuropea per l’occupazione (SEO)13 sia degliobiettivi di Lisbona. Il negoziato sulla riformadella politica di coesione entra nel vivo nel lu-glio 2004, quando la Commissione Europea pre-senta nuove proposte di regolamento dei fondistrutturali per il periodo di programmazione2007-201314. La riforma della politica di coe-sione si fonda su una panoramica generale dellenuove sfide per l’UE legate al processo di allar-gamento (ed alle conseguenti disparità occupa-zionali, disuguaglianze sociali e divari dicompetenze), al cambiamento demografico(con la riduzione e l’invecchiamento della forzalavoro) ed infine alle ristrutturazioni economi-che e sociali (dovute in particolare al fenomenodella globalizzazione). La riforma dei fondistrutturali si inserisce pertanto all’interno di unquadro composto da tre priorità per l’Unione eu-ropea: il conseguimento di uno sviluppo soste-nibile, di una competitività e di una coesione alfine di favorire crescita ed occupazione.

� 3 |LA PROGRAMMAZIONE DEI FONDI STRUT-TURALI 2000-2006

46

Page 45: Per non morire d'Europa

16. Si veda la nota n. 8.

dotti agricoli e silvicoli, inoltre, sostiene la rior-ganizzazione delle strutture agricole. La suaazione è armonizzata con la politica agricola co-munitaria per ottenere un incremento dellaproduttività in agricoltura ed un adeguato li-vello reddituale degli operatori del settore.

4) Strumento finanziario di orientamentodella pesca (SFOP)Istituito nel 1993, il suo compito principaleconsiste nell'adeguamento e nell’ammoder-namento delle attrezzature del settore, non-ché nella diversificazione economica nellezone dipendenti dalla pesca. Il fondo perseguegli Obiettivi 1 e 2 e, a norma del Regolamento(CE) n. 1263/99, mira in particolare al miglio-ramento del settore della pesca, dell’acqua-coltura e della trasformazione ecommercializzazione dei prodotti ittici. LoSFOP incentiva la redditività e la competiti-vità delle aziende operanti nel settore, garan-tendo il rispetto dell’equilibrio tra le risorse eil loro sfruttamento.

Il Regolamento (CE) n. 1164/94 istituisce il fondodi coesione che cofinanzia azioni in materia diambiente ed infrastrutture di trasporto di inte-resse comune. Contribuisce al rafforzamentodella coesione economica e sociale ed alla soli-darietà tra gli Stati membri attraverso il finan-ziamento di progetti, di fasi di progettitecnicamente e finanziariamente indipendenti edi gruppi di progetti che formano un insiemecoerente nel settore dell' ambiente e delle retitranseuropee nel settore delle infrastrutture deitrasporti. Finanzia altresì studi preparatori ri-guardanti i progetti ammissibili e la loro realiz-zazione, misure di assistenza tecnica come studicomparativi e valutazioni di impatto ambientale.A norma del suddetto regolamento, possono be-neficiare del fondo di coesione solo gli Stati

tuito formalmente nel 1958 è il principalestrumento finanziario che interviene nell’am-bito della strategia europea per l’occupazione16

(SEO): promuove l’inserimento professionaledei disoccupati e delle categorie sociali svan-taggiate, finanziando, in particolare, azioni diformazione. Il FSE si applica in tutte le areeobiettivo e, pertanto, opera su tutto il territo-rio dell’Unione europea. Il fondo, a norma delRegolamento (CE) n. 1784/99 del Parlamentoeuropeo e del Consiglio del 12 luglio 1999, fi-nanzia progetti volti allo sviluppo delle risorseumane, creando forme di sostegno sia per l’in-serimento o il reinserimento nel mondo del la-voro, sia per chi, già occupato, vogliamigliorare le proprie prospettive professionali.Favorisce, altresì, l’integrazione sociale nelmercato del lavoro finalizzata alla promozionedi un elevato livello di occupazione, alla paritàtra uomini e donne, ed alla coesione econo-mica e sociale.

3) Fondo europeo agricolo di orientamento egaranzia (FEOGA)Istituito come il FSE nel 1958, rappresenta lostrumento finanziario della politica agricola. Sisuddivide in due sezioni: la sezione "Orienta-mento", che finanzia azioni di sviluppo rurale edaiuti agli agricoltori delle regioni in ritardo disviluppo e la sezione denominata "Garanzia",che finanzia le organizzazioni comuni di mer-cato nonché misure di sviluppo rurale in altrezone della Comunità. Il fondo si applica nellearee individuate dagli Obiettivi 1 e 2 e, a normadel Regolamento (CE) n. 1257/99 del 17 mag-gio 1999, contribuisce allo sviluppo sociale edeconomico delle zone rurali in ritardo sul pro-cesso di sviluppo mediante il miglioramentodell’efficienza delle strutture di produzione, latrasformazione e commercializzazione dei pro-

47

Page 46: Per non morire d'Europa

17. Secondo quanto contenuto nel Regolamento (CE) n. 1260 del 1999 art. 3, il Pil è misurato secondo gli standard del potere d'acquisto e calcolato sullabase dei dati disponibili al 26 marzo 1999. La media comunitaria è calcolata per la UE-15.18. Il phasing out è il processo di esclusione progressiva di una determinata area da un obiettivo prioritario a seguito del graduale miglioramento delsuo livello economico. Il sostegno finanziario transitorio, che termina nel 2013, è accordato al fine di rendere meno drastico il passaggio da un regimedi sostegno ad un altro riservato alle aree più prospere.

vero di phasing out18.� Obiettivo 2

Realizza la riconversione economica e so-ciale delle zone con problemi strutturali.In Italia è operativo in alcune zone19 indicatenei documenti di programmazione regionale(DPR) delle regioni Abruzzo, Emilia Roma-gna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria,Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana,Trentino Alto Adige, Umbria, Valle d'Aostae Veneto.La particolarità di questo obiettivo risiede nelfatto che, ogni Stato membro, proponel’elenco delle zone che soddisfano i criteri ri-chiesti dal regolamento alla Commissione eu-ropea (considerando che almeno il 50% dellapopolazione deve rientrare nei requisiti previ-sti per le zone industriali e rurali) che ne re-dige l’elenco definitivo. Quest’ultimo restavalido per un periodo di sette anni ma puòessere rivisto, in sede di valutazione interme-dia, per inserirvi zone che hanno registrato si-tuazioni di gravi crisi.

� Obiettivo 3Rappresenta il quadro di riferimento per tuttele azioni a favore delle risorse umane sul terri-torio nazionale, a prescindere dalle specificitàregionali.Consiste nell’adattamento ed ammoderna-mento delle politiche e dei sistemi di istru-zione, formazione ed occupazione. Opera intutte le zone del territorio nazionale che nonsono comprese negli Obiettivi 1 e 2.In particolare, le misure previste nell’ambito diquesto obiettivo promuovono:– politiche attive del mercato del lavoro e

lotta alla disoccupazione;– accesso al mercato del lavoro con un’atten-

zione particolare alle persone a rischio di

membri con un prodotto interno lordo (Pil) procapite inferiore al 90% della media dell'UE-15.Per quanto riguarda la gestione dei fondi, nellaprogrammazione 2000-2006, essi erano coordi-nati mediante piani di sviluppo (PS), quadri co-munitari di sostegno (QCS), programmi operativi(PO) e documenti unici di programmazione(DOCUP). Gli Stati membri, di concerto con laCommissione europea, dovevano elaborare ilQuadro comunitario di sostegno in cui indicare iprogrammi da finanziare con i fondi comunitari.Ciascuna regione o organismo nazionale, aveva ilcompito di predisporre un proprio piano operativoassegnatario di risorse finanziarie con cui pro-grammare gli interventi. Nella nuova program-mazione 2007-2013, la gestione dei fondistrutturali risulta semplificata e meno burocratica,mentre, le norme in materia di informazione e dipubblicità degli obblighi dei beneficiari sono staterafforzate al fine di garantire il più possibile la tra-sparenza dell'intervento dei fondi stessi.

� 3.1. Gli obiettivi prioritari

Il Regolamento (CE) n. 1260/99 definisce il conte-nuto degli obiettivi prioritari che sono così rappre-sentati:� Obiettivo 1

promuove lo sviluppo e l’adeguamento strut-turale delle regioni che presentano ritardi nelprocesso di sviluppo.In termini geografici, le regioni che rientranoin questo obiettivo sono quelle in cui il pro-dotto interno lordo (Pil) pro-capite è inferioreal 75% della media comunitaria17.Per quanto riguarda l'Italia, é operativo nelleseguenti regioni: Basilicata, Calabria, Cam-pania, Puglia, Sardegna, Sicilia e Molise chesi trova in regime di sostegno transitorio ov-

48

Page 47: Per non morire d'Europa

19. Rientrano nell’Obiettivo 2 le seguenti zone (per un ulteriore approfondimento si rimanda ai DPR delle singole regioni):– industriali con tasso di disoccupazione superiore alla media comunitaria, percentuale di posti di lavoro nel comparto industriale superiore alla media

comunitaria e flessione dell’occupazione nel settore industriale;– rurali con scarsa densità di popolazione o elevato tasso di occupati in agricoltura, abbinati a un elevato tasso di disoccupazione o a una diminuzione

della popolazione;– urbane che presentano almeno uno dei seguenti elementi: elevato tasso di disoccupazione di lunga durata, elevato livello di povertà, ambiente de-

gradato, criminalità e basso livello di istruzione;– dipendenti dalla pesca con una quota significativa di occupati nel settore pesca e diminuzione dei posti di lavoro nel settore stesso.20. I principi di intervento sono previsti dal Regolamento (CE) n. 1260/99.

elencati sono rivisti nell'ottica di un amplia-mento degli stessi ed, inoltre, ne vengono intro-dotti di nuovi al fine di tener conto dellaesperienza acquisita nel ciclo di programma-zione precedente e delle specificità degli Statimembri.

� 4 |I FINDI STRUTTURALI DELLA NUOVA PRO-GRAMMAZIONE 2007-2013

Nella definizione della nuova politica di coe-sione, come ampiamente discusso nel primoparagrafo del presente capitolo, sono interve-nuti sia elementi di contesto quali l'allarga-mento dell'UE nel 2004 e la perdita dicompetitività della stessa negli anni immedia-tamente successivi, sia il valido contributo delleriflessioni sull'esperienza della programma-zione 2000-200622.La nuova programmazione dei fondi strutturali,rispetto al passato, persegue un approccio piùstrategico in quanto la politica di coesione è oraconnessa alle priorità strategiche comunitarie dilungo termine23 ed allo sviluppo sostenibile24, emeno burocratico a seguito della concentrazionedel budget, della decentralizzazione della ge-stione dei fondi e della semplificazione del si-stema di distribuzione dei fondi.La struttura inerente l’attuazione dei fondi strut-turali viene sensibilmente snellita. La tabella 1permette di avere una percezione visiva della no-tevole semplificazione strutturale e della con-centrazione tematica.La dotazione finanziaria assegnata alla politicaregionale, per il periodo 2007-2013, è pari a circa348 miliardi di euro, di cui 278 miliardi destinatiai fondi strutturali e 70 miliardi al fondo di coe-

esclusione sociale;– potenziamento degli strumenti per l'occu-

pazione grazie a sistemi di istruzione e for-mazione permanenti;

– misure adeguate per anticipare e favorirel’adattamento ai mutamenti economici esociali;

– pari opportunità fra l’uomo e la donna.

� 3.1. I principi di intervento

Con riferimento alla programmazione 2000-2006,i fondi strutturali sono organizzati sulla base deiseguenti principi di intervento20:– coordinamento: implica il coordinamento con

gli altri strumenti finanziari dell’Unione euro-pea, con il fondo di coesione e con la Banca eu-ropea degli investimenti (BEI);

– complementarietà: implica complementarietàcon le azioni degli Stati membri e partenariatocon le autorità competenti, comprese le partieconomiche e sociali più rappresentative, perla concertazione sulle fasi di preparazione, fi-nanziamento, sorveglianza e valutazione degliinterventi (l’attuazione dei quali è di compe-tenza dei singoli Stati membri);

– compatibilità: implica compatibilità e confor-mità con i trattati, le politiche comunitarie egli atti derivanti, comprese le norme sulla con-correnza, gli appalti pubblici, la tutela del-l’ambiente e le pari opportunità;

– addizionalità: indica addizionalità rispettoalle risorse finanziarie pubbliche degli Statimembri. I fondi strutturali cofinanziano gliinterventi ma non posso sostituirsi alle risorsefinanziarie pubbliche.

Come si vedrà nel paragrafo relativo ai nuoviprincipi di intervento previsti per la programma-zione dei fondi 2007-201321 , i principi sopra

49

Page 48: Per non morire d'Europa

21. Cfr. paragrafo 4.2 e nota n. 35.22. Il dibattito sulla riforma della politica di coesione può essere visto, in estrema sintesi, come un confronto sull'importanza e sulla interpretazione diuna serie di temi chiave quali la competitività, l'occupazione, la convergenza, e l'innovazione.23. In accordo a quanto previsto dalla strategia di Lisbona del marzo 2000, cfr. paragrafo 2.24. In accordo a quanto previsto dalla strategia di Göteborg del giugno 2001. Poiché nella versione originale della strategia di Lisbona non era stato in-cluso l'obiettivo dello sviluppo sostenibile, il Consiglio di Göteborg, ha intrapreso il raccordo fra sviluppo economico e sostenibilità. Cfr. Consiglio euro-peo di Göteborg, "Conclusioni della Presidenza", 15 e 16 giugno 2001.25. COM (2005) 99.

– gli orientamenti strategici, identificati fino al2006 con gli Obiettivi 1, 2 e 3, diventanoquelli di Convergenza, Competitività regio-nale ed occupazione e Cooperazione territo-riale europea;

– il Quadro strategico nazionale (OSN)27 sosti-tuisce il precedente Quadro comunitario disostegno;

– nel quadro finanziario dei fondi strutturalisono regolamentate le modalità di finanzia-mento dei tre obiettivi comunitari individuati;

– nell’ambito del sistema di monitoraggio e divalutazione sono previsti organi di governo esistemi di monitoraggio per l’attribuzione deifondi;

– il sistema di pagamento prevede accerta-menti, certificazioni e pagamenti intermedi.

Come anticipato, il nuovo settennio di program-mazione prevede solo tre strumenti finanziari:1) Fondo europeo di sviluppo regionale

(FESR)A differenza di quanto avveniva nel prece-dente periodo di programmazione, il Regola-mento (CE) n. 1080/200628 definisce elenchidi priorità di intervento accordate al FESR perciascun obiettivo. Tale regolamento intro-duce, con riferimento l'Obiettivo della coope-razione territoriale europea, un elemento dinovità, ovvero la designazione di un "benefi-ciario principale dei fondi" incaricato di tra-sferire il contributo agli altri beneficiari29. Ilfine è quello di facilitare la gestione finanzia-ria comune nel caso in cui diversi Stati o re-gioni partecipino ad un' unica operazione difinanziamento.In ultimo si rileva che, mentre nel periodo diprogrammazione 2000-2006, le spese am-missibili al contributo del FESR erano definitea livello comunitario, nel ciclo di programma-

sione (grafico 1). Si tratta di un importo che rap-presenta ben oltre il 30% del bilancio comunita-rio, ovvero, la seconda voce di spesa comunitaria.La Commissione europea ha pubblicato, in unaComunicazione del luglio 200525, gli orienta-menti strategici per il periodo di programma-zione 2007-2013 dei fondi strutturali ed ha,contestualmente, identificato le linee guida. Neldocumento si legge che: “L’Europa deve rinnovarele basi della sua competitività, aumentare il suopotenziale di crescita e la sua produttività e raf-forzare la coesione sociale, puntando principal-mente sulla conoscenza, l’innovazione e lavalorizzazione del capitale umano. L’Unione devemobilitare maggiormente tutti i mezzi nazionali ecomunitari appropriati – compresa la politica dicoesione – nelle tre dimensioni economica, socialee ambientale della strategia per utilizzarnemegliole sinergie in un contesto generale di sviluppo so-stenibile”. In applicazione di tali orientamentistrategici il nuovo Regolamento (CE) n.1083/2006 dell'11 luglio 2006, che sostituisce edabroga il regolamento della precedente program-mazione, stabilisce le norme generali che discipli-nano il fondo europeo di sviluppo regionale, ilfondo sociale europeo ed il fondo di coesione26.Definisce, inoltre, a quali obiettivi debbano contri-buire tali fondi, i criteri di ammissibilità per gliStati membri e le regioni, le risorse finanziariedisponibili ed i criteri per la loro ripartizione. Ilregolamento del luglio 2006 interviene modifi-cando, rispetto alla precedente programma-zione, i seguenti punti:

50

Page 49: Per non morire d'Europa

2000-2006Obiettivi

Paesi con un Pil procapite inferiore al 90%della media UE-15

Fondo di coesione

Obiettivo 1

FESRFSE

FEOGA (orientamento)SFOP

Obiettivo 2FESRFSE

Obiettivo 3

Tab. 1 – LA NUOVA PROGRAMMAZIONE DEI FONDI STRUTTURALI: UN CONFRONTO CON IL PASSATO

Fonte: ICE, I fondi strutturali nella futura programmazione 2007-2013, 2006.

FSEInterreg FESRUrban FESREqual FSE

Leader +FEOGA

(orientamento)Sviluppo ruralee riorganizzazione delsettore della pesca fuoridall’Obiettivo 1

FEOGA(garanzia)

SFOP

Strumenti finanziari

9 obiettivi 6 strumenti

2007-2013Obiettivi

Fondo di coesioneFESRFSE

Convergenza

Competitivitàregionale

e occupazione

Cooperazioneterritoriale

europea

FESRFSE

FESR

Strumenti finanziari

3 obiettivi 3 strumenti

0

20

40

60

80

100

15,90

2,5

81,5

Grafico 1 – PROGRAMMAZIONE 2007-2013:RIPARTIZIONE DEI FONDI PEROBIETTIVO PRIORITARIO� Cooperazione territoriale

� Convergenza (di cui 70

� MLD di euro per il fondo

� di coesione)

� Competitività regionale

� ed occupazione

Fonte: elaborazione personale.

zione 2007-2013, si applicano le norme diammissibilità delle spese nazionali ad ecce-zione di alcune spese "non ammissibili" de-finite espressamente dall' art. 7 delregolamento medesimo.Il FESR opera coordinando le proprie azionicon quelle del Fondo europeo agricolo per losviluppo rurale (FEASR) al fine di creare unasinergia fra politiche strutturali e sociali e po-litica di sviluppo rurale. La diversificazionedelle attività economiche ed il miglioramentodella qualità di vita nelle zone rurali rappre-sentano, infatti, una responsabilità condivisatra la politica agricola comune (PAC) e la po-

51

Page 50: Per non morire d'Europa

26. Per quanto riguarda gli strumenti finanziari previsti dal nuovo ciclo di programmazione, si veda il pacchetto dei cinque regolamenti approvati nelluglio 2006: Regolamenti (CE) n. 1080/2006 del 5 luglio 2006, n. 1081/2006, n. 1082/2006, n. 1083/2006 e n. 1084/2006 dell'11 luglio 2006.27. In Italia il QSN si articola in dieci priorità di intervento: 1) Valorizzazione delle risorse umane. 2) Promozione e diffusione di ricerca ed innovazione.3) Sinergia ed ambiente: uso sostenibile delle risorse per lo sviluppo. 4) Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita. 5) Valorizzazione delle ri-sorse naturali e culturali. 6) Reti e collegamenti per la mobilità. 7) Competitività dei sistemi produttivi ed occupazione. 8) Competitività ed attrattivitàdelle città e dei sistemi urbani. 9) Apertura internazionale e attrazione degli investimenti. 10) Governance e mercati concorrenziali. (Cfr.http://sviluppolocale.formez.it/).28. Articoli dal 4 al 6 del Regolamento (CE) n. 1080/2006 del 5 luglio 2006 che abroga il precedente Regolamento (CE) n. 1783/1999.29. Articoli dal 12 al 21 del Regolamento (CE) n. 1081/2006.

come "strumento finanziario", entra formal-mente a far parte dei fondi strutturali. Laconseguenza diretta è che esso è soggettoalle stesse norme di programmazione, ge-stione e controllo previste dal regolamentogenerale sui fondi strutturali. La Commis-sione europea non è più tenuta ad approvareogni singolo progetto del fondo di coesione31

e ciò comporta un alleggerimento dell'iterburocratico che consente maggiore respon-sabilizzazione degli Stati membri. Sono am-missibili al finanziamento del fondo, gli Statimembri nei quali il Pil (prodotto internolordo) pro capite è inferiore al 90% dellamedia comunitaria, calcolata per la UE-25.

� 4.1. I nuovi obiettivi� dei fondi strutturali

Nella nuova programmazione dei fondi, le poli-tiche per la coesione sociale ed economica sonofinalizzate a ridurre le disuguaglianze tra le di-verse regioni europee, potenziando la crescita,la competitività e l’occupazione.La seguente cartina, disponibile sul sito della Di-rezione generale della politica regionale dellaCommissione europea32, illustra la distribuzionedei nuovi obiettivi prioritari nelle regioni ita-liane; rappresenta, quindi, la nuova mappa dellaprogrammazione 2007-2013 dei fondi.In questo nuovo ciclo di programmazione, laCommissione europea propone una nuova archi-tettura della politica di coesione, che si fonda sutre nuovi obiettivi nei quali confluiscono quellidella precedente programmazione 2000-2006.In questo nuovo ciclo di programmazione, laCommissione europea propone una nuova archi-tettura della politica di coesione, che si fonda sutre nuovi obiettivi nei quali confluiscono quelli

litica di coesione.La sovrapposizione di fondi comunitari qualiil FESR, il FSE, il fondo di coesione ed il FEASR,non utilizzati in maniera coordinata fra loro,aumenta il rischio di rendere inefficienti le ri-sorse a disposizione. L’Unione europea ha,quindi, il compito di garantire una miglioresinergia fra politiche strutturali e sociali, at-traverso l’utilizzo complementare dei duefondi specifici: il FESR si concentra sull’au-mento della competitività economica tra lezone urbane e quelle rurali, mentre il FEASR sifocalizza sulla competitività “agricola” di talizone, favorendo la diversificazione delle loroeconomie.

2) Fondo sociale europeo (FSE)Una delle principali novità del Regolamento(CE) n. 1081/2006 che disciplina il FSE30 è pre-vista all'articolo 3 ed è rappresentata dallapriorità, attribuita nelle regioni rientrantinell'Obiettivo convergenza, alle azioni voltea potenziare la capacità istituzionale e l'effi-cienza delle pubbliche amministrazioni e deiservizi pubblici a livello nazionale, regionalee locale, in una prospettiva di miglioramentodella regolamentazione e buona governance,in particolare, nei settori correlati alla occu-pazione, all'istruzione, all'ambiente ed allagiustizia. Nella nuova programmazione, l'art.11 del citato regolamento, definisce in modochiaro le spese che non sono ammissibili adun contributo del fondo lasciando, pertanto,maggiore libertà allo Stato membro di deter-minare le proprie norme di ammissibilità.

1) Fondo di coesioneLa novità di maggior rilievo nel ciclo di pro-grammazione 2007-2013 dei fondi struttu-rali consiste nel fatto che il fondo di coesione,definito nella precedente programmazione

52

Page 51: Per non morire d'Europa

30. Regolamento (CE) n. 1081/2006 del 5 luglio 2006 recante disposizioni in materia di FSE e che abroga il precedente Regolamento (CE) n. 1784/1999.31. Fa eccezione il caso dei cosiddetti "grandi progetti" di cui all'art. 39 del Regolamento generale (CE) n. 1083/2006 dell'11 luglio 2006.32. La missione della Direzione generale della Politica Regionale della Commissione europea (DG Regio) consiste nel rafforzare la coesione economica,sociale e territoriale riducendo le disparità di sviluppo fra le regioni e gli Stati membri. (http://ec.europa.eu/policies/index_it.htm).

zione dei fondi strutturali, all’Obiettivo 2 (ricon-versione socio-economica delle regioni con pro-blemi strutturali) ed all’Obiettivo 3(ammodernamento delle politiche e dei sistemidi istruzione, formazione ed occupazione). Rien-tra a far parte del presente obiettivo, in regime dicosiddetto phasing in35, anche la regione Sarde-gna che, nel precedente ciclo di programmazione,era compresa nell'Obiettivo 1 (adeguamento strut-turale delle regioni con ritardi nello sviluppo).Tale obiettivo è volto a rafforzare la competiti-vità e le attrattive delle regioni nonché l'occupa-zione anticipando i cambiamenti economici esociali, inclusi quelli connessi all'apertura degliscambi, mediante l'incremento della qualitàdegli investimenti nel capitale umano, l'innova-zione e la promozione della società della cono-scenza, l'imprenditorialità, la tuteladell'ambiente ed il miglioramento dell'accessi-bilità, dell'adattabilità dei lavoratori e delle im-prese, lo sviluppo di mercati del lavoro inclusivi.Nell'ambito di questo nuovo obiettivo, la riparti-zione degli stanziamenti di impegno per le re-gioni, con riferimento al periodo 1° gennaio 2007- 31 dicembre 2013, ammonta a 4.539.667.937euro con un finanziamento complementare di209.475.000 euro36. La ripartizione annuale deglistanziamenti è articolata come illustrato nellaprima riga della tabella 3. Nella tabella stessa,alla seconda riga, viene rappresentata la riparti-zione degli stanziamenti di impegno per le regioniammesse a beneficiare di un finanziamento deifondi su base specifica e transitoria37, che am-monta a 626.325.208 euro con un finanziamentocomplementare di 250.372.500 euro.Infine, il nuovo Obiettivo Cooperazione TerritorialeEuropea è teso a promuovere uno sviluppo equi-librato e sostenibile delle macroregioni del-l’Unione europea, sostenendo la cooperazione

della precedente programmazione 2000-2006.L'Obiettivo Convergenza è volto ad accelerarel'allineamento degli Stati membri e delle regioniche si trovano in una situazione di ritardo nelprocesso di sviluppo migliorando le condizioniper la crescita e l'occupazione tramite l'aumentodella qualità degli investimenti in capitale fisicoe umano, lo sviluppo dell'innovazione e della so-cietà della conoscenza, dell'adattabilità ai cam-biamenti economici e sociali, la tutela ed ilmiglioramento della qualità dell'ambiente, l'ef-ficienza amministrativa. Nella precedente pro-grammazione, questo nuovo obiettivocorrispondeva all’Obiettivo 1 (adeguamentostrutturale delle regioni con ritardi nel processodi sviluppo).Le regioni ammesse a beneficiare del finanzia-mento dei fondi strutturali sono Campania, Pu-glia, Calabria, Sicilia; mentre la Basilicata è laregione ammessa a beneficiare del finanzia-mento dei fondi strutturali a titolo temporaneo,si trova infatti in regime di sostegno transitorioovvero di phasing out33. La ripartizione indica-tiva degli stanziamenti di impegno per questeregioni, con riferimento al periodo 1° gennaio2007 - 31 dicembre 2013, ammonta a17.993.716.405 euro con un finanziamento com-plementare di 825.930.000 euro. La ripartizioneannuale degli stanziamenti è articolata come in-dicato nella prima riga della tabella 2. Perquanto riguarda, invece, la ripartizione deglistanziamenti per le regioni ammesse a benefi-ciare di un finanziamento dei fondi su basespecifica e transitoria34, questa è rappresentatanella seconda riga della tabella stessa, ed am-monta a 276.189.653 euro con un finanziamentocomplementare di 110.722.500 euro.L’Obiettivo Competitività Regionale e Occupa-

zione corrisponde, nella precedente programma-

53

Page 52: Per non morire d'Europa

54

Page 53: Per non morire d'Europa

55

transfrontaliera e gli scambi delle best practices.In particolare, si tratta di intensificare la coopera-zione a tre differenti livelli: la cooperazione tran-sfrontaliera mediante iniziative congiunte locali eregionali, la cooperazione a livello delle zone tran-snazionali mediante azioni volte allo sviluppo ter-ritoriale connesso alle priorità comunitarie e lacooperazione interregionale attraverso lo scam-bio di esperienze sull'intero territorio dell'Unione.La ripartizione degli stanziamenti di impegno perle regioni ammesse a beneficiare del finanzia-mento di questo fondo, con riferimento al periodo1° gennaio 2007 - 31 dicembre 2013, ammonta a750.431.035 euro.Tutte le regioni lungo i confini esterni e interni, ter-restri e marittimi possono beneficiare del sostegnodella politica di coesione nell’ambito del nuovoObiettivo cooperazione territoriale europea. Essedevono promuovere una politica di integrazione ar-

moniosa sul territorio dell’Unione in tutte le sue di-mensioni, favorendo lo sviluppo equilibrato e so-stenibile delle macroregioni e riducendo l’effetto“barriera”sia attraverso la cooperazione transfron-taliera sia attraverso gli scambi delle pratiche mi-gliori. In altre parole, l'obiettivo consiste nellapromozione di soluzioni congiunte a problemi co-muni attraverso la cooperazione fra autorità confi-nanti in ambiti quali lo sviluppo urbano, rurale ecostiero, l’espansione delle relazioni economiche ela creazione di reti di piccole e medie imprese.Per quanto riguarda, invece, le regioni e gli Staticon un Pil pro-capite inferiore al 75% della mediacomunitaria devono stimolare, in via prioritaria, ilpotenziale di crescita per mantenere e raggiungeretassi di sviluppo elevati. Si tratta di Stati che pos-sono beneficiare del sostegno della politica di coe-sione nell’ambito nel nuovo Obiettivo convergenza.Contemporaneamente, per attenuare il cosiddetto

“effetto statistico”36 conseguente all’allargamento,si propone un sostegno transitorio per le regioninelle quali il Pil pro-capite sia risultato inferiore al75% della media comunitaria, calcolata per la UEdei Quindici. Inoltre, gli Stati membri nei quali il Pilsia inferiore al 90% della media comunitaria, sono

ammissibili al fondo di coesione, che continua a fi-nanziare programmi nel settore dei trasporti e del-l’ambiente. I temi principali del cofinanziamentorelativo ai programmi nazionali e regionali sono:l’ammodernamento e la diversificazione dellastruttura economica, lo sviluppo e l’adeguamento

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

2.688.520.915 2.688.520.915 2.688.520.915 2.688.520.915 2.688.520.915 2.688.520.915 2.688.520.915

85.272.320 75.272.602 65.272.883 55.273.165 45.273.446 35.273.728 25.274.009

Tab. 2 – STANZIAMENTI DI IMPEGNO NEL PERIODO 1° GENNAIO 2007 - 31 DICEMBRE 2013

REGIONI OBIETTIVO CONVERGENZA

REGIONI OBIETTIVO CONVERGENZA IN REGIME DI SOSTEGNO TRANSITORIO

Fonte: Gazzetta Ufficiale Unione Europea, serie L n. 243 del 06-09-2006, valori in euro.

33. A norma dell'art. 8, paragrafo 1, del Regolamento (CE) n. 1083/2006. Per un richiamo al concetto di phasing out si veda il commento di cui alla notan. 13.34. Si veda in proposito la nota n. 13 del paragrafo 3.1.

Page 54: Per non morire d'Europa

vono concentrare le risorse sulle seguenti prioritàtematiche37:– migliorare l’attrattiva dell’Europa in ordine

all’occupazione ed agli investimenti, inte-grando e potenziando le infrastrutture dei tra-sporti, incrementando il contributoambientale alla crescita e all’impiego, affron-tando il problema dell’uso intensivo delle fontienergetiche tradizionali e sostenendo lo svi-

luppo delle tecnologie rinnovabili e alterna-tive;

– rafforzare la conoscenza e l’innovazionecome fattori di crescita, incrementando e mi-gliorando gli investimenti nel settore della ri-cerca e dello sviluppo tecnologico,incoraggiando l’innovazione e l’imprenditoria-lità, promuovendo la diffusione della societàdell’informazione per tutti, facilitando l’ac-

56

delle infrastrutture e dei servizi di base, la tuteladell’ambiente, il potenziamento degli apparati am-ministrativi, il miglioramento qualitativo delle isti-tuzioni del mercato del lavoro e dei sistemieducativi e formativi, la valorizzazione del capitaleumano.Le regioni e gli Stati membri non ammissibili alprogramma Convergenza, che possono benefi-ciare del sostegno della politica di coesione nel-l’ambito nel nuovo Obiettivo competitivitàregionale e occupazione, devono prevenire e pro-muovere i cambiamenti economici attraverso gliinvestimenti in vari settori. La finalità è duplice:in primo luogo, attraverso i programmi regionali,la politica di coesione aiuterà le regioni e le auto-

rità regionali ad anticipare e promuovere il cam-biamento economico nelle aree industriali, ur-bane, a bassa densità di popolazione e in quellerurali, attraverso il rafforzamento della loro com-petitività e attrattiva, tenendo conto delle dispa-rità economiche, sociali e territoriali esistenti. Insecondo luogo, attraverso i programmi nazionali,la politica di coesione aiuterà le persone ad anti-cipare e ad adattarsi al cambiamento economico,in linea con le priorità della strategia europea perl’occupazione, sostenendo politiche a favore delpieno impiego, della qualità e produttività sulluogo di lavoro e dell’inclusione sociale.In considerazione di quanto precede, i programmicofinanziati attraverso la politica di coesione de-

33. Le aree in phasing in sono quelle che, comprese nell’Obiettivo 1 nel periodo di programmazione comunitaria 2000-2006, grazie ai progressi eco-nomici compiuti negli ultimi anni, vengono incluse, nel nuovo ciclo di programmazione 2007-2013, all'interno dell’Obiettivo competitività regionalee occupazione e, come tali, sono oggetto di stanziamenti finanziari speciali in virtù del loro precedente status di regioni Obiettivo 1.34. Si veda in proposito l'allegato II del Regolamento (CE) n. 1083/2006.35. Si veda in proposito la nota n. 30.

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

678.448.991 678.448.991 678.448.991 678.448.991 678.448.991 678.448.991 678.448.991

216.111.659 180.773.664 145.435.670 110.097.675 74.759.680 74.759.680 74.759.680

Tab. 3 – STANZIAMENTI DI IMPEGNO NEL PERIODO 1° GENNAIO 2007 - 31 DICEMBRE 2013,VALORI IN EURO.

REGIONI OBIETTIVO CONVERGENZA

REGIONI OBIETTIVO CONVERGENZA IN REGIME DI SOSTEGNO TRANSITORIO

Fonte: Gazzetta Ufficiale Unione Europea, serie L n. 243 del 06-09-2006, valori in euro.

Page 55: Per non morire d'Europa

57

cesso ai mezzi di finanziamento;– creare maggiore e migliore occupazione,

attraendo e mantenendo il maggior numeropossibile di forza lavoro ed ammodernando ilsistema previdenziale, favorendo l’adattabilitàdei lavoratori e delle imprese nel mercato dellavoro, investendo nel capitale umano, svilup-pando le capacità amministrative ed incorag-giando politiche di sicurezza e salute neiconfronti dei lavoratori.

� 4.2. I nuovi principi di intervento

I fondi dell’Unione europea possono essere impie-gati dagli Stati membri e dalle regioni solo se gliinterventi proposti rispondono ad alcuni principifondamentali38:– complementarità, coerenza e conformità: gli in-

terventi devono essere complementari allepriorità nazionali, regionali e locali, coerenticon il Quadro strategico nazionale e conformialle disposizioni previste dai trattati europei;

– sussidiarietà e proporzionalità: l’Unione inter-viene solo laddove un’azione può essere me-glio realizzata a livello europeo piuttosto chea livello nazionale, regionale e locale. Il Rego-lamento generale della precedente program-mazione aveva previsto espressamente chel'attività valutativa si concentrasse in tre di-versi momenti degli interventi (ex-ante, in-termedia ed ex-post)39. Con la nuovaprogrammazione si passa ad un processo divalutazione più continuo, meno vincolato neitempi e più flessibile, ovvero, legato ai biso-

gni specifici degli Stati membri e delle regioniinteressate;

– gestione condivisa: gli Stati membri e la Com-missione europea condividono la responsabi-lità del controllo finanziario sulle modalità diutilizzo dei fondi;

– addizionalità: i fondi strutturali non possono so-stituirsi alla spesa pubblica nazionale: essi sonosempre complementari al finanziamento degliStati membri. Gli interventi non devono consen-tire di risparmiare sui rispettivi bilanci nazionalidegli Stati che rimangono, infatti, responsabilidello sviluppo delle loro zone in difficoltà;

– pari opportunità per donne e uomini: a diffe-renza del periodo di programmazione 2000-2006, dove la promozione delle pariopportunità veniva elencata tra le prioritàtrasversali ma non era previsto un articoloappositamente dedicato, all'interno dellaprogrammazione 2007-2013, il regolamentogenerale dei fondi strutturali prevede alcunedisposizioni in materia attraverso l'introdu-zione di un nuovo articolo specifico40. L'arti-colo 16, infatti, stabilisce che: "Gli Statimembri ela Commissione devono assicurare la parità frauomoedonna e l'integrazionedelle prospettiva digeneredurante le fasi di attuazionedei fondi [...]";

– partenariato: tutti gli interventi devono essererealizzati in partenariato con le autorità regio-nali e gli enti locali, con le parti economiche esociali, con la società civile, con le organizza-zioni per la tutela dell’ambiente e per la difesadelle pari opportunità;

– sviluppo sostenibile: si tratta di un principio fon-

36. La nuova programmazione dei fondi strutturali tiene conto anche delle cosiddette “regioni ad effetto statistico” ovvero regioni il cui Pil è inferioreal 75% del Pil dell’UE-15 ma superiore al 75% del Pil dell’UE-25. Tali regioni, che comprendono il 3,6% della popolazione UE-25, beneficeranno dellostatuto di "svantaggiate" a titolo transitorio fino al 31 dicembre 2010. Nel 2010 è previsto un riesame della situazione delle regioni interessate dall'ef-fetto statistico.37. Inpdap, "Europa futuro comune. Il modello sociale europeo", 2007, pag. 105.

Page 56: Per non morire d'Europa

38. Così come previsti dall'art. 9 al 17 e dall'articolo 74 del Regolamento (CE) n. 1083/2006 che abroga il precedente Regolamento (CE) n. 1260/1999recante disposizioni generali in materia di fondi strutturali.39. Art. 43 del Regolamento generale (CE) n. 1269/99.

get definitivo, sia per l'Italia sia per i nostri partnerseuropei (per un approfondimento sul livello della do-tazione annuale per fondo e per programma in Italiasi veda l'allegato 1 al presente capitolo). In partico-lare, si distingue il caso della Polonia che, nel pano-rama del Quadro finanziario, riceve un ammontaredi fondi maggiore rispetto agli altri Stati membri.

� 4.4. La gestione dei fondi

Per l'ottenimento del cofinanziamento dei fondistrutturali o del fondo di coesione, gli Stati membri,propongono alla Commissione europea dei pro-grammi operativi (PO). Un programma operativodeve rientrare in uno dei tre Obiettivi di convergenza,di competitività regionale e occupazione e di coope-razione territoriale43, può beneficiare del finanzia-mento di un solo fondo e deve prevedere attività dasvolgere nel periodo gennaio 2007 - dicembre 2013.Nella programmazione 2007-2013, la gestione deifondi strutturali implica una ripartizione delle com-petenze tra la Commissione europea e le autorità degliStati membri44. La responsabilità della gestione e delcontrollo dei programmi operativi appartiene agliStati membri che garantiscono la conformità dei si-stemi di gestione e di controllo alle disposizioni det-tate dai regolamenti; essi prevengono, rilevano,correggono le irregolarità e recuperano le somme chesono state indebitamente pagate. Il ruolo della Com-missione è, invece, quello di valutare ogni singolo pro-gramma proposto per verificare che esso contribuiscaa realizzare gli obiettivi e le priorità indicate dal Qua-dro di riferimento strategico nazionale e dagli orien-tamenti strategici della Comunità per la coesione.Per l'Italia, il ciclo di programmazione 2007-2013, pre-vede 66 programmi operativi dai quali 42 sono finan-ziati dal fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e24 dal fondo sociale europeo (FSE).In base alle tematiche affrontate ed ai soggetti istitu-

damentale per garantire sia la tutela dell’am-biente sia lo sviluppo economico all'internodell'Unione europea. I primi interventi comu-nitari in materia hanno avuto inizio negli anniSettanta attraverso programmi di azione basatisu un approccio di tipo settoriale41. All'internodella nuova programmazione dei fondi struttu-rali questo principio trova piena attuazione: laCommissione europea, a partire dal settembre2007, ha infatti il compito di presentare una re-lazione sullo stato dei lavori degli Stati mem-bri. Tale relazione viene elaborata sulla base deirapporti di monitoraggio sullo sviluppo sosteni-bile presentati dall'Ufficio Statistico delle Co-munità Europee (Eurostat).

� 4.3. Il bilancio della dotazione� finanziaria per i fondi strutturali

L’Unione europea finanzia annualmente il propriobilancio attraverso un prelievo sull’IVA, sui dazi do-ganali, sui prodotti agricoli e sulla cosiddetta"quarta risorsa" calcolata in percentuale sulla ric-chezza prodotta da ogni Stato membro42 che, at-tualmente, è pari all’1,04% del Pil. Tali risorsevengono distribuite agli Stati ed alle regioni, ingran parte, per mezzo di finanziamenti gestiti di-rettamente dalla Commissione europea attraversofondi a gestione diretta mentre, per la restanteparte, sono gestiti dagli Stati membri. In quest'ul-timo caso siamo in presenza dei fondi a gestioneindiretta ovvero dei fondi strutturali.Questo flusso finanziario viene registrato all’internodel cosiddetto Quadro finanziario dei fondi struttu-rali. Nel maggio del 2006 è stato firmato dal Consi-glio, dal Parlamento e dalla Commissione europeal’accordo sul bilancio 2007-2013. La tabella 4 eviden-zia, mediante un quadro sinottico comprensivo degliobiettivi e degli stanziamenti, la ripartizione del bud-

58

Page 57: Per non morire d'Europa

40. Regolamento generale (CE) n. 1083/2006 dell'11 luglio 2006.41. Nel 1991, con il Trattato di Maastricht, viene posto come obiettivo dell'UE la promozione di una crescita sostenibile e rispettosa dell'ambiente. Suc-cessivamente, con il Trattato di Amsterdam (1997) fra i compiti dell'UE viene inserito ufficialmente il principio dello sviluppo sostenibile.42. Cfr. CIDE, "Guida ai fondi strutturali 2007-2013", 2007, pp. 21-25.43. Per una disanima più approfondita degli obiettivi prioritari nel ciclo di programmazione 2007-2013 si rinvia al paragrafo 4.1.

Commissione, vengono effettuate da valutatoriindipendenti ed i risultati sono resi pubblici.

Rispetto al ciclo di programmazione precedente,l'autorità di certificazione e l'autorità di audit sosti-tuiscono, rispettivamente, l'autorità di pagamento el'autorità di controllo; le responsabilità di tali organisono rimaste, invece, sostanzialmente invariate47.Considerato che a norma del regolamento generalegli Stati membri e le autorità di gestione dei pro-grammi operativi devono assicurare ai potenziali be-neficiari ed al grande pubblico le informazioni e lapubblicità alle iniziative cofinanziate sui fondi UE,48 leautorità di gestione devono predisporre un piano dicomunicazione che contenga gli obiettivi, la strate-gia, i contenuti, la realizzazione e la valutazione delleazioni d'informazione e di pubblicità da parte degliStati membri. Inoltre, al fine di garantire lo scambiodi best practices e di esperienze, vengono realizzatereti comunitarie di contatto fra i responsabili dell'in-formazione e della pubblicità, designate da ciascunaautorità di gestione.

� 5 |ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Giunti al termine dell'analisi sulla struttura e sul fun-zionamento dei fondi strutturali, vorremmo trarre al-cune considerazioni conclusive.Emerge un particolare importante che contraddistin-gue la politica europea di coesione dalle altre politi-che comunitarie: i fondi strutturali sono l'unicocampo di finanziamento in cui tutte le regioni sonoprese in considerazione complessivamente ed in cuii finanziamenti vengono erogati a prescindere daiconfini nazionali. Solo in questo modo la politica eu-ropea di coesione può arrivare a livello regionale inmaniera verticale e diretta.Gli orientamenti strategici porgono un'attenzione del

zionali competenti, i programmi operativi possono es-sere45:– nazionali (PON): in settori con particolari esigenze

di integrazione a livello nazionale. La loro gestioneè affidata ad una amministrazione centrale;

– regionali (POR): multisettoriali, riferiti alle singoleregioni gestiti dalle amministrazioni regionali;

– interregionali (POIN): su tematiche quali energia,attrattori culturali naturali e turismo in cui risultaefficace un’azione coordinata fra regioni in grado direalizzare economie di scala e di scopo; sono gestitidalle regioni, con la partecipazione di centri di com-petenza nazionale o di amministrazioni centrali.

Ai fini dell'espletamento delle operazioni di ge-stione dei fondi, per ogni programma operativo, loStato membro nomina:46

– un'autorità di gestione: si tratta di un'autoritàpubblica o di un organismo pubblico o privatonazionale, regionale o locale che gestisce il pro-gramma operativo;

– un'autorità di certificazione: trattasi di un'auto-rità o di un organismo pubblico nazionale, regio-nale o locale che certifica le basi di spesa e ledomande di pagamento prima del loro invio allaCommissione. Con riferimento al periodo 2007-2013, gli impegni di bilancio comunitari relativiai programmi operativi vengono effettuati perquote annuali, per fondo e per obiettivo;

– un'autorità di audit: si tratta di un'autorità o diun organismo pubblico nazionale, regionale o lo-cale designato per ogni programma operativo,incaricato della verifica del buon funzionamentodel sistema di gestione e di controllo. Le attivitàed i documenti legati ai fondi vengono sottopo-sti ad una valutazione con l'obiettivo di miglio-rare la qualità, l'efficacia e la coerenzadell'intervento degli stessi. Le attività di valuta-zione sono organizzate, a seconda dei casi, sottola responsabilità dello Stato membro o della

59

Page 58: Per non morire d'Europa

BelgioBulgariaRep. CecaDanimarcaGermaniaEstoniaIrlandaGreciaSpagnaFranciaItaliaCiproLettoniaLituaniaLussemburgoUngheriaMaltaPaesi BassiAustriaPoloniaPortogalloRomaniaSloveniaSlovacchiaFinlandiaSveziaRegno UnitoTOTALE

2.2838.819

1.152

3.6973.543

2131.5402.305

8.642284

22.1763.0606.552

3.899

69.578

4.39117.064

11.8642.252

9.42021.0543.191

21.211

2.9914.470

14.248556

44.37717.13312.6612.6897.013

2.738199.323

638

4.215

6.4581.583

430

177

280

17413.955

458635

4.955

972399

2.031

448

545

96511.409

1.425

419510

9.409

293

3.52210.2575.353

50

1.6601.027

490

4491.0511.6266.014

43.556

19417938910385152

1512105598728462890

10915

38615

24725773199

455104227120265772

8.278

60

Fondodi coesione

Convergenza Phasing – out Phasing – inCompetitività

regionale eoccupazionale

Cooperazioneterritoriale

europea

Tab. 4 – QUADRO FINANZIARIO DEI FONDI STRUTTURALI 2007-2013 (VALORI IN MILIONI DI EURO)

Nota: nella tabella si considerano 27 Paesi dell'UE. I totali potrebbero non corrispondere poiché le cifre sonostate arrotondate.Fonte: Commissione europea, "La politica di coesione 2007-2013", pag. 25.

Page 59: Per non morire d'Europa

gnandosi a realizzare progetti fondati su un approc-cio collaborativo.

� ALLEGATO1 |QUADRO STRATEGICO NAZIONALE:I FINANZIAMENTI IN ITALIA PER FONDOEPERPROGRAMMA

61

tutto particolare nei confronti di tre obiettivi: la coo-perazione e la coesione territoriale dell'Europa ven-gono, infatti, sviluppate per contribuire alla crescitadelle aree urbane, per sostenere la diversificazionenelle zone rurali e per rinforzare la cooperazione tra-sfrontaliera, un punto fondamentale per far diven-tare l'Europa una realtà a tutti gli effettiinterregionale e internazionale.Gli Stati membri e le regioni, nello sviluppo dei loroprogrammi decidono dove e come impiegare i finan-ziamenti comunitari; ma al tempo stesso, devono pre-disporre una pianificazione degli investimenti chesappia sfruttare tipicità e particolarità dei territori. Ifondi di coesione, infatti, sostengono principalmentele regioni che hanno la capacità di adattare le proprierichieste per riuscire a potenziare le realtà deboli.L'Unione europea non detta linee di sviluppo, ma èorientata a prevenire una crescita disarmonica; solole regioni e gli Stati membri possono decidere comedebba essere evitata questa disarmonia.La futura politica regionale e di coesione, quindi, ri-vestirà un ruolo di primaria importanza e riguarderàsempre meno le Istituzioni e sempre più i cittadini ele regioni. In questo quadro, l’Italia dovrà giocare unruolo di primo piano: la cronica posizione di arretra-tezza del Mezzogiorno e l’evidente divario esistentetra Nord e Sud rendono, infatti, il settennio di pro-grammazione un’occasione da non perdere. Inoltre,le regioni e gli Stati membri che, come previsto dairegolamenti comunitari, intendano realizzare con-giuntamente dei progetti, dovranno mutare il loroapproccio nei confronti della cooperazione, abban-donando comportamenti individualistici ed impe-

44. Nel dettaglio, la ripartizione delle competenze è la seguente: la Commissione europea negozia i programmi si sviluppo, approva i programmi disviluppo proposti dagli Stati membri, assegna gli stanziamenti, partecipa alla sorveglianza dei programmi, stabilisce gli stanziamenti di impegno, ef-fettua i pagamenti relativi alle spese certificate e verifica i sistemi di controllo in atto. Le competenze dello Stato membro si riassumono, invece, nellagestione dei programmi, nell'attuazione dei programmi selezionando i progetti, nel controllo e nella conseguente valutazione dei progetti stessi e, in-fine, nella gestione e controllo dei programmi operativi.45. CIDE, "Programmi operativi in Italia", 2007, pag. 31e.46. Commissione europea, "La politica di coesione 2007-2013", 2007, pag. 35

Page 60: Per non morire d'Europa

47. Articoli dal 58 al 74 del Regolamento (CE) n. 1083/2006.48. In merito alla valutazione delle attività e dei documenti correlati ai fondi si vedano gli articoli dal 47 al 51 del Regolamento (CE) n. 1083/2006.

62

Page 61: Per non morire d'Europa

201319,3444,8217,7355,7522,3651,1116,89

5,79,2

9,2760,1847,4214,994,98

52,8726,84,34

21,14719,4

11,7256,3125,4732,0317,1

10,713,942,92

64,5451,2722,712,95

31,4962,54

436,33463,81900,15

201218,9643,9417,3754,6521,9250,1416,565,599,029,0859

46,4914,74,88

51,8326,274,25

20,7519,0211,5

55,2124,9731,3716,7610,53,862,86

63,2850,2622,272,89

30,8861,31

427,76454,73882,5

201118,5943,0817,0253,5821,4949,1816,245,488,848,91

57,8445,5714,414,79

50,8125,764,17

20,3418,6511,2854,1224,4830,7316,4310,33,782,8

62,0449,2821,832,84

30,2760,11

419,36445,84865,2

201018,2342,2416,6852,5321,0748,2515,925,378,678,73

56,7144,6814,124,69

49,8237,194,09

19,9518,2811,0753,06

2430,1

16,1110,13,712,75

60,8248,3121,42,78

29,6886,79

438,97449,05888,03

200917,5240,6

16,5150,4920,2546,4315,35,168,338,3954,5

42,9513,584,51

47,8858,73,93

19,1717,5710,16

5123,0628,8715,49

9,73,572,64

58,4646,4320,572,67

28,52136,97474,94455,1930,05

200817,1739,8

18,1849,5

19,8545,5515,055,068,178,23

53,4342,1

13,314,42

46,9468,83,85

18,7917,237,9650

22,6128,2815,189,513,5

2,5957,3145,5220,172,62

27,97160,53489,85459,45949,31

2007127,71295,92120,35368,03147,61338,01111,5537,6660,7461,19

397,28313,0498,9832,91

349,01291,7128,68

139,76128,174,06

371,75168,14210,88112,970,7626,0219,28

426,11338,46149,9719,52

207,93680,673144,43180,486324,89

FondoFSEFSEFSEFSEFSEFSEFSEFSEFSEFSEFSEFSEFSEFSEFSEFSEFSE

FESRFESRFESRFESRFESRFESRFESRFESRFESRFESRFESRFESRFESRFESRFESRFESR

QUADROSTRATEGICONAZIONALE FINANZIAMENTI ANNUALI INDICATIVI OBIETTIVOCOMPETITIVITÁREGIONALE - DOTAZIONEPER FONDOEPERPROGRAMMA (val. in mil. di euro)

TOTALE FESRTOTALE FSE

TOTALE

ProgrammaPOR AbruzzoPOR Emilia RomagnaPOR Friuli V. GiuliaPOR LazioPOR LiguriaPOR LombardiaPOR MarchePOR MolisePOR P.A. BolzanoPOR P.A. TrentoPOR PiemontePOR ToscanaPOR UmbriaPOR Valle d'AostaPOR VenetoPOR SardegnaPON Azioni di sistemaPOR AbruzzoPOR Emilia RomagnaPOR Friuli V. GiuliaPOR LazioPOR LiguriaPOR LombardiaPOR MarchePOR MolisePOR P.A. BolzanoPOR P.A. TrentoPOR PiemontePOR ToscanaPOR UmbriaPOR Valle d'AostaPOR VenetoPOR Sardegna

63

Page 62: Per non morire d'Europa

ProgrammaPOR CampaniaPOR CalabriaPOR SiciliaPOR BasilicataPOR PugliaPON GovernancePON IstruzionePOINAttrattori culturaliPOINEnergie rinnovabiliPON GovernancePON IstruzionePON Reti e mobilitàPON RicercaPON SicurezzaPOR CalabriaPOR CampaniaPOR PugliaPOR SiciliaPOR Basilicata

FondoFSEFSEFSEFSEFSEFSEFSE

FESR

FESRFESRFESRFESRFESRFESRFESRFESRFESRFESRFESR

Totale559

430,21049,6128,9639,6207,1742,9

515,5

803,8138,1247,6

1374,73102,6

5791499,13432,32619

3269,8300,8

3757,517882,921640,4

200736,957,8

157,427,186

27,899,9

69,35

108,118,533,3

184,9417,377,8

201,6500

352,3423,563,3

493,12450,32943,5

200837,659

125,924,487,728,4

101,93

70,73

110,318,433,9

188,6425,779,4

205,6510

359,3466,7

57465,12526,42991,6

200980

60,2125,921,689,528,9

103,9

72,1

112,519,3

34,65192,38434,2

81209,8478,5366,5478,550,4

510,22530,13040,4

201080

61,4157,418,6791,329,5106

73,6

114,719,735,3

196,2442,982,6

213,9489,7373,8459,143,5

544,452545,53089,9

2011111,1462,64

146,9415,6

93,1230,16

108,17

75,06

117,0420,136

200,16451,75

84,3218,27

470381,32481,96

36,4567,8

2572,463140,27

2012110

63,89146,9412,3994,9830,76110,3

76,56

119,3820,5

36,77207,16460,7885,99

222,63482,77388,95

4894,5328,93

569,332622,023191,35

2013103,3365,17

188,939,06

96,8831,37

112,54

78,1

121,7720,9137,51

208,24470

87,71227,09501,29396,73465,3821,14

607,312635,923243,23

QUADROSTRATEGICONAZIONALE FINANZIAMENTI ANNUALI INDICATIVI OBIETTIVO CONVERGENZA -DOTAZIONEPER FONDOEPERPROGRAMMA (valori inmilioni di euro

TOTALE FSETOTALE FESR

TOTALE

64

Page 63: Per non morire d'Europa

ProgrammaPO Spazio AlpinoPO Italia - Francia(frontiera marittima)PO Italia - FranciaAlpi (Alcotra)PO Italia - SvizzeraPO Italia - SloveniaPO Italia - MaltaPO MediterraneoPO Italia - AustriaPO Italia - GreciaPO Europa Centrale

FondoFESR

FESR

FESRFESRFESRFESRFESRFESRFESRFESR

Totale36,14

94,92

87,4168,8192,4319,1

97,6637,6857,5332,94

624,67

20075,21

13,69

12,69,92

13,332,75

14,085,438,294,7590,1

20084,8

12,63

11,639,15

12,292,54

12,995,017,654,38

83,12

20094,86

12,77

11,769,26

12,442,57

13,145,077,744,43

84,07

20105,04

13,25

12,29,6112,92,66

13,635,268,034,6

87,24

20115,23

13,75

12,669,97

13,392,76

14,145,468,334,7790,5

20125,4

14,18

13,0610,2813,812,85

14,595,638,594,9293,35

20135,57

14,62

13,4710,6

14,242,94

15,055,8

8,865,0796,27

QUADROSTRATEGICONAZIONALE FINANZIAMENTI ANNUALI INDICATIVI OBIETTIVO COOPERAZIONETERRITORIALE - DOTAZIONEPER FONDOEPERPROGRAMMA (valori inmilioni di euro)

TOTALE FESR

Legenda POR: Piano Operativo Regionale, PON: Piano Operativo Nazionale, POIN: Piano Operativo Interregio-nale, FESR: Fondo europeo di sviluppo regionale, FSE: Fondo Sociale Europeo.

� Bibliografia

– BARBIERI G., PELLEGRINI G., "Coesione o sgretola-mento?Un’analisi criticadei nuovi Fondi strutturali",in Rivista Economica del Mezzogiorno, n. 1-2/1999.

– BRUZZO A., VENZA A., "Le politiche strutturali e dicoesione economica e sociale dell’Unione europea:un’analisi introduttiva conparticolare riferimentoal-l’Italia", Padova, CEDAM, 1998.

– CIDE "Guida ai fondi strutturali 2007-2013", set-tembre 2007.

– Commissione europea (2007), "La politica di coe-sione 2007-20013. Osservazioni e testi ufficiali".

– Commissione Europea (2005), “Terzarelazione inter-mediasullacoesione:versounnuovopartenariatoperla crescita, l’occupazione e la coesione”, Bruxelles.

– Commissione Europea (2006) , “La politica di Coe-sione e le città: il contributo delle città e degli agglo-meratiurbaniallacrescitaeall’occupazioneall’interno

delle regioni”, Comunicazione della Commissione alConsiglio e Parlamento Europeo, Bruxelles.

– Commissione Europea (2006), “E’ ora di cambiaremarcia. Il nuovopartenariatoper la crescita e l’occu-pazione”, Comunicazione al Consiglio Europeo diprimavera, Bruxelles.

– Commissione Europea (2006), “Decisionedel Consi-glio e del Parlamento Europeo che istituisce l’annoeuropeo delle pari opportunità per tutti – 2007.Verso una società più giusta”.

– Consiglio dell’Unione Europea (2006), “Orienta-menti strategici comunitari per la coesione econo-mica, sociale e territoriale 2007-2013”, Bruxelles.

– Consiglio dell’Unione Europea (2006), “REGOLA-MENTO (CE) N. 1083/2006 del Consiglio dell'11 lu-glio 2006 recante disposizioni generali sul Fondoeuropeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale eu-ropeo e sul Fondodi coesione e che abroga il regola-mento (CE) n. 1260/1999”, Bruxelles.

65

Page 64: Per non morire d'Europa

abrogazione del regolamento (CE) n. 1784/1999”,Bruxelles.

– Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea(2006), “REGOLAMENTO (CE) N. 1084/2006 dell'11luglio 2006 che istituisce un Fondo di coesione eabroga il regolamento (CE) n. 1164/94”, Bruxelles.

– Presidenza del Consiglio dei Ministri, Conferenzaunificata (2005), “Intesa sulla nota tecnica relativaalla definizionedelQuadro StrategicoNazionale perlapoliticadi Coesione2007-2013”, seduta del 3 feb-braio 2005.

– Presidenza del Consiglio dei Ministri (2006), “Indi-cazioni operativedelDipartimentoPariOpportunitàper l’integrazione della dimensione di genere nellavalutazioneex-antedei ProgrammiOperativi 2007-2013”.

– Recis SA (2006),“Dibattito sulle prospettive finan-ziarie 2007-2013”, Regioni Centro Italia Servizi, n.1, 2006.

� Sitografia

– www.consilium.europa.eu– www.dps.mef.gov.it– www.ec.europa.eu– www.ec.europa.eu/dgs/employment_so-

cial/index_it.htm– www.eesc.europa.eu– www.eib.org– www.europal.europa.eu/commit-

tees/empl_home_en.htm– www.europarl.europa.eu/committees/

econ_home_en.htm– www.europa.eu– www.europarl.europa.eu– www.epsu.org– www.ilo.org– www.inpdap.it– www.retepariopportunità.it

– Consiglio Europeo (2006), “Nuova strategia euro-pea per lo sviluppo sostenibile per l’Unione Europeaallargata”.

– European Commission (2005), “More research andinnovation– investing forgrowthandemployment:a common approach”, Comunicazione al ConsiglioEuropeo, Bruxelles.

– European Commission (2006), “Annual report -Italy”, Bruxelles.

– European Commission (2006), “The newprogram-ming period 2007-2013. The ex ante Evaluation”,Working Paper No. 1.

– European Commission (2006), “The newprogram-ming period 2007-2013. Indicative guidelines onevaluation methods: evaluation during program-ming period”, Working Paper No. 5.

– ICE, "I fondi strutturali nella futuraprogrammazione2007-2013", gennaio 2006.

– INPDAP, "Europa futuro comune. Il modello socialeeuropeo", 2007.

– IRER, "Nuova programmazione dei fondi strutturali2007-2013", marzo 2007.

– Ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimentoper le politiche di sviluppo e coesione (2006),“Quadro Strategico Nazionale per la politica regio-nale di sviluppo 2007-2013”, dicembre 2006.

– Parlamento e Consiglio Europeo (2006), “Direttiva2006/54/CE del 5 luglio 2006 riguardante l’attua-zionedel principio delle pari opportunità edella pa-rità di trattamento fra uomini e donne inmateria dioccupazione e impiego”.

– Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea(2006), “REGOLAMENTO(CE)N.1080/2006del5 lu-glio 2006 relativo al Fondo europeo di sviluppo re-gionale e recante abrogazionedel regolamento (CE)n. 1783/1999”, Bruxelles.

– Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea(2006), “REGOLAMENTO(CE)N.1081/2006del5 lu-glio2006 relativoal Fondo sociale europeoe recante

66

Page 65: Per non morire d'Europa

Capitolo 4

LA PACDalle origini all’Health Check

67

Page 66: Per non morire d'Europa

Qui una mano l’ho data anch’io, che di PoliticaAgricola penso di saperne abbastanza e da un

po' di tempo. Ho solo avuto delle conferme nello stu-diare questi dati. Ho usato zappa e vanga (andandocioè avanti e indietro perchè a zappare si va avanti ea vangare si va indietro), e non so se il risultato vipiacerà. Ma leggete con calma questo dossier, sitratta della metà del bilancio dell'Unione Europea,circa un centinaio di euro che escono ogni anno dallevostre tasche (anche dei vostri figli piccoli o dei vostrigenitori anziani). Soprattutto la politica agricola èl’unica materia dove le competenze sono TUTTE eunicamente della Commissione e del Consiglio Euro-peo. Inoltre nel secondo semestre del 2008 si sonoverificate le revisioni della Politica agricola assuntenel 2003, che erano già allora stravolgenti. Ma nonvoglio anticiparvi nulla. fatto.

Page 67: Per non morire d'Europa

LAPACdalle origini all’Health Check

di Antonio Anselmi

Indice:

� 1 |INTRODUZIONE

� 2 |IL PASSATO DELLA PAC� 2.1 - Le origini� 2.2 - Le recenti riforme

� 3 |IL PRESENTE DELLA PACLA RIFORMA DEL 2008 “HEALTH CHECK”� 3.1 - Le origini dell’Health Check� 3.2 - Lepropostedella Commissioneeuropea� 3.3 - Le raccomandazioni� del Parlamento europeo� 3.4 - Le decisioni del Consiglio� dei Ministri agricoli

� 4 |IL FUTURO DELLA PAC

Allegati:Allegato 1: La PAC che finisce sui giornaliAllegato 2: Interrogazioni ParlamentaripresentateAllegato 3: Lettera al Commissario per l'Agricol-tura e lo sviluppo rurale Marianne Fischer Boel.

BibliografiaSitografia

69

Page 68: Per non morire d'Europa

49. Negli anni Settanta il FEOGA - Garanzia (Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e di Garanzia) assorbiva quasi l'80% del bilancio comunitario. Oggila PAC incide sul bilancio per oltre il 40% delle spese totali previste ed è soggetta alla procedura decisionale a maggioranza qualificata in seno al Con-siglio, con la consultazione del Parlamento europeo50. Trattato di Roma: Il Trattato della Comunità Economica Europea o TEC, firmato a Roma nel 1957, riunisce Francia, Germania, Italia e paesi del Bene-lux in una Comunità avente per scopo l'integrazione tramite gli scambi in vista dell'espansione economica. Con il trattato di Maastricht, la CEE diventala Comunità europea, che esprime la volontà degli Stati membri di ampliare le competenze comunitarie a settori non economici. Si vedahttp://europa.eu/scadplus/treaties/eec_it.htm

come conseguenza, dell'attuale crisi alimentare.

� 2 |IL PASSATODELLAPAC

Per favorire il dibattito sull'importanza di una politicaagricola comune, non bisogna mai perdere di vista ledue ragioni principali per le quali gli Stati fondatoridell'UE hanno deciso di sviluppare una tale politica:– la creazione di uno spazio politico comune che

verte su scelte comunitarie (già esistenti per il set-tore dell'acciaio-carbone e dell'energia atomica)piuttosto che su di una riduttiva unione doganale;

– il raggiungimento dell'autosufficienza alimen-tare; obiettivo di particolare importanza se si con-sidera che, all'inizio degli anni Sessanta, lapercentuale delle importazioni della comunitàera pari alla metà dei consumi.

Due obiettivi che restano incredibilmente attuali, ag-gravati dall'attuale crisi della governance europea,dimostrata dagli ultimi risultati referendari in Franciae Paesi-Bassi nel 2005, e in Irlanda nel 2008.

� 2.1. Le origini

Dal Trattato di Roma50 (TEC) ad oggi, La PAC è stataprofondamente rinnovata nei principi e negli stru-menti al fine di adattarsi ai cambiamenti socio-economici e rispondere alle nuove esigenze deimercati agricoli e delle aree rurali.Sin dai tempi dei negoziati del TEC, l'agricolturaè stata un elemento chiave delle politiche euro-pee. A quell’epoca, con il ricordo ancora vivo dellepenurie alimentari dell’immediato dopoguerra,era necessario garantire alla Comunità la capacitàdi auto-approvvigionamento e favorire un soste-gno effettivo ai lavoratori agricoli che costitui-vano, e costituiscono tuttora, categorie influenti,

� 1 |INTRODUZIONE

La politica agricola comune (PAC) costituisce unodegli elementi fondanti del processo d'integrazionecomunitaria. Per un considerevole periodo essa harappresentato l’unica vera politica europea, come di-mostrato dal peso che ha sempre ricoperto nel bilan-cio generale dell’Unione.Nata alla fine degli anni Cinquanta come politica set-toriale, orientata verso obiettivi strutturali e produt-tivi, la politica agricola oggi, al fine di rispondere allenuove sfide provenienti sia dal settore economico checulturale, è chiamata a operare un profondo cambia-mento e ad adottare un approccio integrato e territo-riale.Al tempo stesso, il sorgere in seno alla Comunità dinuove priorità, quali lo sviluppo economico e la coe-sione sociale, ha determinato una progressiva ero-sione delle risorse destinate al settore primario,riducendone così il peso sul bilancio complessivo del-l'Unione, il quale risulta quasi dimezzato rispetto aglianni Settanta49.L’impressione che ne deriva è che l’interesse di cui ilsettore agricolo beneficiava in passato sia andato sce-mando e che una parte dell’opinione pubblica abbiasmesso di ritenere l’agricoltura meritevole di esserefinanziata.Neanche le importanti riforme che hanno interes-sato la PAC − Mac Sharry, Agenda 2000 e Fischler− sembrano essere state sufficienti a garantirealle risorse pubbliche per l’agricoltura la legitti-mazione ed il consenso necessari per metterle alriparo dalle minacce di ulteriori contrazioni.In questo contesto, un’analisi della PAC assumeun’importanza particolare, in quanto costituisce unostrumento di valutazione della dinamica del suo bi-lancio di salute, verificandone l’efficienza e l’effica-cia, in un contesto in piena evoluzione a causa, o

70

Page 69: Per non morire d'Europa

51. Le OCM sono disposizioni stabilite dalle decisioni comunitarie, che disciplinano la produzione e gli scambi dei prodotti agricoli di tutti gli Stati mem-bri dell'UE. Da quando è stata istituita la politica agricola comune, esse hanno progressivamente sostituito le organizzazioni nazionali di mercato neisettori in cui era necessario e oggi interessano circa il 90% della produzione agricola finale comunitaria. Il trattato, all’articolo 34, non definisce la no-zione di Organizzazione comune di mercato ma indica le forme che può assumere a seconda dei prodotti: regole comuni in materia di concorrenza, co-ordinamento obbligatorio delle diverse organizzazioni nazionali dei mercati e organizzazione europea dei mercati. In concreto sono state createsoprattutto organizzazioni europee dei mercati.

stabilizzato i mercati, ha assicurato l’approvvigio-namento dei prodotti e preservato gli agricoltoridalle fluttuazioni dei prezzi sui mercati mondiali.Allo stesso tempo però il perseguimento degliobiettivi di tale politica ha innescato un sistemache ha prodotto effetti negativi nel settore pro-duttivo. La politica di sostegno dei prezzi ha, in-fatti, incoraggiato la sovrapproduzione, haimposto ai consumatori europei prezzi superioria quelli che si sarebbero formati in un mercatolibero e ha distorto il commercio internazionalea danno dei Paesi terzi, esportatori di prodottiagricoli.Già dalla fine degli anni Settanta, quando l'UE sitrovò a immagazzinare milioni di tonnellate diderrate alimentari, si rese necessario il varo di unamodifica che liberalizzasse i mercati ed equipa-rasse i prezzi interni a quelli internazionali.La PAC, considerata erroneamente una politicauniversale, cominciò quindi a strutturarsi attornoa Organizzazioni Comuni di Mercato (OCM)51;strumenti sopranazionali con lo scopo di unifor-mare e regolamentare i mercati di quasi tutti i pro-dotti agricoli europei attraverso una piena e rapidaarmonizzazione delle varie forme di sostegno agri-colo e la fissazione di prezzi comuni52.Nonostante l'onerosità del sostegno a tale politica,la forte influenza degli agricoltori europei ha fattosi che la politica agricola non venisse quasi maimessa in discussione, riuscendo a dominare lepressioni sia interne che esterne all'Unione.Gli stati Uniti ed altri esportatori di beni alimen-tari, soprattutto Paesi in via di sviluppo (PVS),

in molti dei Paesi membri, per il loro stretto le-game con i settori chiave dell'economia.Le finalità della politica agricola sono definite edelencate nell'art. 43 del Trattato di Roma, dive-nuto articolo 33 del Trattato di Nizza e Lisbona:– incrementare la produttività dell'agricoltura,

sviluppando il progresso tecnico, assicurandolo sviluppo razionale della produzione agricolaed un impiego ottimale dei fattori di produ-zione e di mano d'opera;

– assicurare un tenore di vita equo alla popola-zione agricola, grazie al miglioramento delreddito dei lavoratori del settore;

– stabilizzare i mercati;– garantire la sicurezza degli approvvigiona-

menti;– assicurare prezzi competitivi ai consumatori.I principi fondamentali su cui si basa sono:− un mercato unificato, inteso come libera cir-

colazione dei prodotti agricoli fra gli Statimembri, (soppressione di barriere doganali,armonizzazione di regole amministrative e sa-nitarie, regole di concorrenza e di prezzi);

− la preferenza comunitaria, la priorità negliscambi per i prodotti agricoli dell’Unione euro-pea, una forma di protezionismo economicoverso gli stati extra-europei;

− la solidarietà finanziaria, fondi utilizzati suuna comune base di spesa e non in funzionealle singole contribuzioni degli Stati membri.

Nel corso del tempo la PAC ha realizzato con suc-cesso i suoi obiettivi iniziali: è riuscita a promuo-vere sia la produzione che la produttività, ha

71

Page 70: Per non morire d'Europa

52. Il Consiglio, all'inizio di ciascuna campagna di commercializzazione, fissava artificialmente tre diversi prezzi: il prezzo indicativo, il prezzo d'entratae il prezzo d'intervento dei prodotti.Il prezzo indicativo, detto anche prezzo di base o prezzo di orientamento, è il prezzo al quale le autorità comunitarie ritengono dovrebbe avvenire la tran-sazione.Il prezzo soglia o prezzo limite, è il prezzo di ingresso alle frontiere dell’UE, calcolato in modo tale che i prodotti importati siano venduti sul mercato co-mune a un prezzo pari a quello indicativo.Il prezzo d'intervento è il prezzo garantito, al di sotto del quale l’organismo d'intervento designato nazionale procede all'acquisto e al magazzinaggio dellaproduzione.53. WTO, (in inglese per World Trade Organization) è l’istituzione mondiale che detta le regole del commercio tra le nazioni. La sua attività si fonda sugliAccordi Mondiali per il Commercio (WTO Agreement), negoziati e sottoscritti da pressoché tutte le nazioni del mondo e ratificate dai loro parlamenti.Erede del GATT (General agreement on trade and tariffs), il WTO è stato istituito formalmente il 1° gennaio 1995 con l’accordo finale dell’UruguayRound sulle negoziazioni multilaterali del commercio. I suoi principali obiettivi includono: amministrare gli accordi commerciali; agire come forum perle negoziazioni commerciali; decidere sulle controversie commerciali; rivedere le politiche nazionali sul commercio; assistere le nazioni in via di svilupponelle questioni di politica commerciale. Si veda: www.wto.org54. Più in generale, tra i redditi del settore agricolo e quelli dei settori extra-agricoli.55. Sicco Mansholt: Commissario Europeo per l'Agricoltura dal 1958 al 1973. Nel suo Memorandum - 18/12/1968 - scriveva: "Risulta chiaro che la poli-tica dei mercati e di sostegno dei prezzi non può da sola risolvere le difficoltà fondamentali dell’agricoltura. Una simile politica incontra limiti molto stretti.Il superamento di tali limiti disorganizza il mercato e determina oneri insostenibili per la collettività senza contribuire efficacemente al miglioramento dellasorte della popolazione agricola”.

salvaguardare i livelli di reddito e coordinare la po-litica dei prezzi, attraverso azioni volte a ridurre icosti di produzione; inoltre privilegiava la qualitàdei prodotti, favorendo la diversificazione e la ri-conversione delle terre56.Le riforme degli anni Ottanta non furono sufficientia garantire all'Union europea il potere contrattualenecessario per una conclusione favorevole dell'Uru-guay Round. Nei primi anni Novanta, le pressioni afavore di ulteriori riforme della PAC hanno comin-ciato a crescere sia per il peso sempre piú ingom-brante degli ammassi della PAC sul bilanciocomunitario, sia per le critiche avanzate dal WTO ilquale spingeva per una liberalizzazione del mer-cato agricolo europeo.In questo contesto, la riforma Mac Sharry57

(1992) si presentava come profondamente inno-vativa in quanto, per la prima volta, metteva indiscussione il sistema dei prezzi protetti, riducen-doli di quasi un terzo nei settori dei seminativi edella carne bovina.Al fine di compensare gli agricoltori per la conse-guente perdita di reddito, la riforma prevedeva pa-gamenti legati al numero di ettari coltivati (o messia riposo) e alla resa media storica dell’area. Si trat-tava quindi solo di un disaccoppiamento parzialedalla quantità prodotta, poiché gli aiuti rimane-vano legati all’uso della terra e al mantenimentodella produzione cui il sostegno era indirizzato.Alla riforma Mac Sharry si deve inoltre l'introdu-zione del cosidetto set-aside, che consiste nel di-vieto di coltivare una quota pari al 10% deiseminativi al fine di contribuire a drenare l'impen-nata di grano e mais.Le previsioni di un nuovo allargamento del-l’Unione, l'aumento di competitività dei Paesiextra-europei, le discussioni sulla moneta unica edun nuovo Round del WTO, resero necessari degli ul-teriori adattamenti della Politica Agricola Comune.

lamentavano l'evidente danno economico arre-cato dalla politica agricola comune, protestandoper quella che consideravano una chiara distor-sione della libera concorrenza dei beni agricoli.Questo malcontento ebbe un impatto negativoanche in termini di potere contrattuale dell'UEin seno all'Organizzazione mondiale del com-mercio (WTO53), dove cominciava a diventaresempre più complesso raggiungere un accordo acausa dello scemare del potere di contrattazionedell'Unione.

� 2.2. Le recenti riforme

Un primo e parziale riorientamento della politicaagricola comune si ebbe già alla fine degli anniSessanta, quando le profonde differenze struttu-rali presenti nelle agricolture dei sei Paesi fonda-tori richiesero l’avvio di un'armonizzazione dellestrutture produttive agricole tale da superare, o al-meno attenuare, le disparità di reddito esistenti frale aziende e le diverse realtà regionali54.Allo scopo di ridurre il numero di addetti nel set-tore agricolo, promuovendo così Unità efficienti piùgrandi e più numerose, prese il via, nel 1968, la co-siddetta "politica delle strutture" (Piano Man-sholt55.)Nell'ambito di tale ristrutturazione furono appro-vate tre direttive socio-strutturali:– sugli investimenti per l'ammodernamento

delle aziende agricole;– sull'incentivo alla cessazione delle attività

agricola;– sull'informazione e qualificazione professionale

degli agricoltori.La PAC si trasformò cosi da una politica meramentesettoriale ad una politica strutturale non piú fina-lizzata alla sola produzione, ma anche al raggiun-gimento di un ulteriore duplice obiettivo:

72

Page 71: Per non morire d'Europa

56. Cfr. S. Vieri, op. cit.57. Ray Mac Sharry l'allora Commissario Europeo per l'Agricoltura.58. La modulazione prevede il ritiro di una percentuale variabile di fondi destinati agli aiuti diretti agli agricoltori per utilizzarla, a livello nazionale, perprogrammi di sviluppo rurale.

Tale controllo negli anni ha avuto una portata in-novativa tale da provocare un vero e proprio cam-biamento di rotta della politica agricola.Il primo grande merito della riforma Fischler è diaver completato in modo definitivo il disaccop-piamento degli aiuti al reddito59. Nel quadrodella riforma, tutti i premi e i pagamenti diretticonfluivano in un Pagamento Unico per Azienda,determinato in base ai pagamenti percepiti dagliagricoltori nel triennio 2000-2002 e del tutto in-dipendente dal tipo di produzione, lasciando cosìl’agricoltore libero di orientare la produzione inbase agli stimoli provenienti dal mercato.In secondo luogo, l’obbligatorietà dell’eco-condi-zionalità nella produzione e l'incentivo a compor-tamenti “virtuosi” dell’agricoltore contribuironoall'aumento della dotazione del "secondo pila-stro" della PAC, che intanto si arrichiva attraversorisorse aggiuntive provenienti dalla modulazioneobbligatoria60.La profondità e l'innovatività delle riforme haavuto come risultato la modellazione di unanuova politica agricola comune, più competitiva eorientata al mercato, che contribuisce all’agendadi Lisbona61 – in quanto favorisce la sostenibilitàambientale grazie all’abolizione degli incentivi aprodurre – e implica maggiore attenzione ai temidella sicurezza e della qualità alimentare.Nonostante il raggiungimento di numerosi risul-tati positivi, lo squilibrio nella dotazione finanzia-ria tra primo e secondo pilastro rimasepreoccupante e la strada da percorrere al fine ditrasformare la politica agricola in una politica disviluppo rurale restava ancora lunga.Solo con la riforma del 2003 si arrivò al raggiun-gimento di due importanti obiettivi: il primo è ilriconoscimento ufficiale del secondo pilastro dellaPAC il quale si delineava in particolare attorno atre assi:

L'allora Commissario per la politica agricola Fischlersi incaricò della riforma del 1999, basata sulla co-municazione "Agenda 2000 ".La riforma ha portato avanti il processo di libera-lizzazione, operando un’ulteriore riduzione deiprezzi nei comparti dei seminativi, della carne bo-vina e dei prodotti lattiero-caseari. Ma le vere no-vità della riforma riguardavano l’introduzione dellaresponsabilità ecologica (o cross-compliance) edella modulazione.La prima incoraggiava gli Stati membri a condizio-nare gli aiuti diretti a comportamenti di tutela am-bientale, di sicurezza alimentare, di salute ebenessere degli animali, introducendo il concettodi un "modello multifunzionale" di agricoltura eu-ropea più moderna e, per la prima volta, ambien-talista; non solo produttrice di derrate masoprattutto fornitrice di servizi per il territorio.La modulazione invece permetteva agli Stati distornare parte delle risorse destinate agli aiuti di-retti degli agricoltori a misure di sviluppo rurale,delineando cosi il sentiero per la creazione del "se-condo pilastro" della PAC58.Tuttavia, dal punto di vista finanziario, le politichedi mercato e le indennità compensative continua-vano ad assorbire la quota principale della spesaagricola.In tale occasione l'UE si prefissò obiettivi precisiquali l'aumento della competitività dei prodottiagricoli comunitari, la semplificazione della legi-slazione agricola e della sua applicazione, la crea-zione di lavori sostitutivi e altre fonti di redditoper gli agricoltori ed infine il rafforzamento dellaposizione comunitaria nell'ambito dei negoziatidel WTO.Inoltre, in occasione del vertice di Berlino del1999, si raggiunse un compromesso che preve-deva una revisione obbligatoria di "mid term"(metà percorso) della PAC.

73

Page 72: Per non morire d'Europa

1992 - Riforma MacSharryRegolamenti 2078, 2079 e 2080 del 1992− riduzione del prezzo di cereali, oleaginose,

carne bovina e ovina− compensazione tramite aiuti direttiMisure di accompagnamento:− misure agro-ambientali− prepensionamento− forestazione

1999 - Agenda 2000Regolamenti 1257 e 1259 del 1999− ulteriore riduzione dei prezzi di seminativi e

carne bovina− riforma dei settori lattiero-caseario e vitivi-

nicolo− eco-condizionalità e modulazione degli aiuti

direttiMisure di accompagnamento classiche e misuredi ammodernamento e di diversificazione

2003 - Mid term ReviewRegolamenti 1782 e 1783 del 2003− disaccoppiamento degli aiuti dalla produ-

zione− introduzione del Pagamento Unico Azien-

dale (PUA)Sviluppo rurale:− eco-condizionalità e modulazione obbliga-

torie

74

1. il miglioramento della competitività dei settoriagricoli e forestali (aiuto alla formazione, allaristrutturazione e all'adattamento alle nuovenorme europee per l'utilizzo dei terreni);

2. il controllo e la gestione dello spazio (misure afavore delle zone "a rischio" come quelle mon-tagnose o aride);

3. la diversificazione dell'economia rurale e lapromozione di una migliore qualità di vita intali zone (sviluppo d'attività turistiche, preser-vazione del patrimonio rurale);

Il secondo obiettivo è invece la creazione di un si-stema unico di finanziamento che sostituisse il du-plice sistema del FEOGA62 (Fondo EuropeoAgricolo di Orientamento e Garanzia) previstodall'articolo 34 del Trattato CE.Il nuovo sistema, istituito dal regolamento 1290del Consiglio del 21 giugno 2005, si articola at-torno a due nuovi fondi comunitari complemen-tari: il Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (FEAGA),destinato a finanziare esclusivamente le spese re-lative alla PAC, e il Fondo Europeo Agricolo per loSviluppo Rurale (FEASR) che diviene l’unico stru-mento di finanziamento dello sviluppo rurale, se-condo il principio "one fund, one programme".

59. Regolamento CE n. 1782/2003 del Consiglio del 29 settembre 200360. Il principio di base della modulazione consiste nella riduzione annuale di tutti gli importi dei pagamenti diretti corrisposti alle grandi imprese(quelle che ricevono oltre 5.000 euro di pagamenti diretti all’anno) per un determinato anno civile in uno Stato membro fino al 2012 in ragione delleseguenti percentuali: nel 2005, il 3%; nel 2006, il 4% e dal 2007 in poi, il 5%. Il Presidente della Commissione Barroso ha proposto che la percentualeaumentasse in misura progressiva anche dopo il 2009. Si veda Agrafacts, n. 84/2005, del 21/10/2005.61. Al Consiglio europeo di Lisbona del 2000, l’UE si è prefissata l’ambizioso obiettivo di diventare entro il 2010“l’economia basata sulla conoscenza piùcompetitiva e dinamica del mondo”. Si vedano in proposito le conclusioni del Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000.

Tab. 1– I punti salienti delle recenti riforme

Page 73: Per non morire d'Europa

75

61. Al Consiglio europeo di Lisbona del 2000, l’UE si è prefissata l’ambizioso obiettivo di diventare entro il 2010“l’economia basata sulla conoscenza piùcompetitiva e dinamica del mondo”. Si vedano in proposito le conclusioni del Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000.62. Il FEOGA, inizialmente, comprendeva due sezioni permanenti:La sezione Garanzia (spese obbligatorie), finanzia le spese delle OCM, le misure classiche di accompagnamento, interventi agro-ambientali, il prepen-sionamento, l’imboschimento e il sostegno all’agricoltura in zone svantaggiate;La sezione Orientamento (spese cofinanziata dagli stati membri), si prende invece carico delle misure per lo sviluppo rurale, diversificazione delle col-ture e ammodernamento delle strutture agricole.

Tab. 2 – I due pilastri della PAC:un unico quadro giuridico

IPilastro

Pagamentidiretti

Interventidi mercato

IIPilastroSviluppo

rurale

FEAGA FEASR

Fonte: elaborazione personale.

� 3 |IL PRESENTE: “L’HEALTH CHECK”

� 3.1. Le origini dell’Health Check

Alle origini dell'ultima tappa del processo di ri-forma della politica agricola comune, conosciutacome "Health check" (valutazione dello stato di sa-

PAC

Page 74: Per non morire d'Europa

63. Scatola Verde: "Green Box" - Classificazione del sostegno interno agricolo in base al WTO. Contiene politiche il cui sostegno è esente dagli impegnidi riduzione. Queste politiche non hanno effetti distorsivi minimi sul commercio internazionale. Tra le politiche ritroviamo soprattutto quelle a soste-gno dell'aggiustamento strutturale delle imprese e i programmi di protezione ambientale e sviluppo rurale.

legati gli agricoltori in passato lasciando la pos-sibilità di scegliere cosa coltivare (salvo colturepermanenti e ortofrutta) e se coltivare (senzaperò abbandonare le terre, assicurandone lebuone condizioni agronomiche e ambientali).

– La redistribuzione pubblica dei diritti di paga-mento applicata a due livelli, ovvero nell'am-bito dei pagamenti unici disaccoppiati esottoforma di trasferimento tra i due pilastridella PAC (aiuti e mercati, pilastro I - FEAGA - esviluppo rurale, pilastro II, nel quadro del Fondoeuropeo di sviluppo rurale - FEASR); In altri ter-mini essendoci un vincolo di bilancio per au-mentare i finanziamenti dei fondi strutturali afavore dei "nuovi" Membri dell'UE vengono ri-dotti e meglio omogeneizzati i pagamenti di-retti agli agricoltori della "vecchia" UE.

– La flessibilità nella gestione della PAC, ovverola concessione agli Stati membri della possibi-lità di applicare in maniera differenziata deter-minati parametri della nuova PAC. Si introduceil principio per cui gli Stati membri possono, perpercentuali definite, finalizzare le risorse senzail vincolo della definizione comunitaria. Se dauna parte quest'opzione appare una opportu-nità per l'Italia dall'altra si teme che, tale auto-nomia, riapra vecchi vizi nazionali che non èdetto portino vantaggi alla produzione agricolaitaliana.

– La disciplina finanziaria, successivamenteconfermata anche con le prospettive finanzia-rie 2007/2013, in base alla quale, di fronte allasfida dell'allargamento, si è deciso di congelareil bilancio agricolo e di imporre il rispetto di de-terminati massimali anche a costo di procederea riduzioni lineari degli aiuti in essere.

Come in molte delle decisioni europee che hannoalla base la necessità del compromesso, sono di piùle questioni che mancano di quelle che vengono

lute) della PAC, vi è la sopraccitata revisione dimid-term 2003, la quale ha apportato modifichesostanziali alle scelte agricole europee.La riforma del 2003 è stata la più profonda che laPAC abbia mai conosciuto finora, incentivata dal-l'entrata nell'Unione Europea di molti Paesi cheportavano in dote una pesante economia rurale.Nata come semplice revisione intermedia ("midterm review") dei meccanismi di intervento pub-blico in vigore per il settore agrario, sulla spintadelle eccedenze produttive e della globalizzazionedei mercati, ha finito per trasformarsi in una verariforma strutturale, caratterizzata dall'introduzionedi nuovi principi:– Il disaccoppiamento degli aiuti dalle quantità

prodotte, finalizzato a un maggiore orienta-mento al mercato da parte delle aziende agri-cole e alla riduzione delle distorsioni legate allaproduzione e al commercio in campo agricolo.In altri termini il produttore riceve un aiuto alreddito e non più un sostegno al prezzo dellaproduzione realizzata.

– La condizionalità, che prevede la subordina-zione dei pagamenti disaccoppiati al rispetto diuna lista di requisiti in materia di ambiente, sa-lute pubblica e benessere degli animali. In altritermini il produttore non avendo più il vincoloalla produzione di massa, deve garantire un ri-spetto dell'ambiente in ogni sua dimensione,compresa quella sociale.

– La compatibilità con il WTO. Il fine ultimo deldisaccoppiamento degli aiuti era, infatti, l'in-clusione di tale meccanismo nella "scatolaverde63" dell'accordo agricolo come strumentod'orientamento al mercato delle scelte degliagricoltori. Il disaccopiamento ripristina l'equi-librio tra domanda e offerta, riduce le attualidistorsioni dei meccanismi di formazione deiprezzi agricoli, ed evita i vincoli ai quali erano

76

Page 75: Per non morire d'Europa

63. COM (2007) 722 definitivo del 20 novembre 2007.

più efficace, efficiente e semplice?La Commissione europea in sede di "valutazionedello stato di salute della PAC" auspica che qualun-que sia il metodo di disaccoppiamento scelto dagliStati membri, che sia storico o regionale o unacombinazione tra i due, risponda all'obiettivo dipermettere agli agricoltori di scegliere cosa pro-durre, anziché orientare tale sc ma della condi-zionalità, che riduce i pagamenti agli agricoltori chenon rispettano le norme agricole comunitarie, ri-mane un elemento essenziale della PAC. Nondimeno,anche qui l’esperienza ha evidenziato una chiara esi-genza di semplificazione.Per continuare ad essere uno strumento utile, lacondizionalità deve rispondere alle esigenze dellasocietà e trovare il giusto equilibrio tra costi e be-nefici dei singoli criteri.Inoltre, riconoscendo che il sostegno parzialmenteaccoppiato può ancora conservare una certa attrat-tiva, almeno per il momento, in regioni con unbasso livello produttivo generale, la Commissionesi è pronunciata nettamente a favore di un disac-coppiamento totale degli aiuti, in particolare neisettori delle grandi colture, sia per garantire unamigliore flessibilità della produzione e sia per eli-minare la complessità burocratica e gli oneri am-ministrativi legati alla gestione di due sistemiparalleli, accopiati o disaccopiati.Un'altra importante questione, messa in evidenza,é quella della ripartizione degli aiuti, attraversol'eventuale pubblicazione, a fini di trasparenza, deinomi dei beneficiari di fondi UE. Verificando che trai numerosi agricoltori che ricevono aiuti d'importoesiguo, spesso inferiore all’onere amministrativoche implica la loro gestione, si annoverano dei be-neficiari che non sono veri e propri agricoltori, la CEauspica la possibilità di limitare in qualche modol’entità dei pagamenti, introducendo sia un massi-male che un minimale:

trattate:– la legittimità degli aiuti;– la definizione di parametri per un modello uni-

tario per tutti gli Stati membri dei pagamentidisaccoppiati;

– il grado di flessibilità nella gestione da conce-dere agli Stati membri;

– la modulazione opposta al cofinanziamento;– l'eventualità di un "pilastro unico" invece dei

due pilastri attuali;– il ruolo di regolamentazione dei mercati nel-

l'ambito della nuova PAC.

� 3.2. Le proposte della Commissione� europea

L'"Health check" 2008 della Politica Agricola co-mune nasce con la comunicazione64 del 20 novem-bre 2007 della Commissione europea - "Inpreparazione alla valutazione dello stato di sa-lute della PAC riformata".L'obiettivo è quello di fornire una risposta appro-priata a tre questioni fondamentali:– come rendere il regime di pagamento unico più

efficace, efficiente e semplice?– come fare in modo che gli strumenti di soste-

gno del mercato, originariamente concepiti peruna Comunità di sei Stati membri, siano ancoravalidi nell’UE a ventisette e in un mondo sem-pre più globalizzato?

– come affrontare le nuove sfide, dai cambia-menti climatici allo sviluppo dei biocarburanti ealla gestione delle risorse idriche, nonchéquelle preesistenti come la biodiversità, assu-mendo nuovi rischi e opportunità?

Dall'analisi di questi interrogativi si articola e si co-stituisce la proposta concreta della Commissione.In dettaglio:a) come rendere il regime di pagamento unico

77

Page 76: Per non morire d'Europa

78

– il limite superiore scaturisce da un modello chepreveda una riduzione graduale dell’importoerogato man mano che aumenta il totale deipagamenti corrisposti al singolo beneficiario.La limitazione terrebbe conto della necessità ditutelare la sostenibilità economica delle grandiaziende;

– il limite inferiore è garantito da una soglia mi-nima di sostegno annuale che non pregiudica iveri agricoltori.

– Le risorse così risparmiate dovranno rimanereall’interno dello stesso Stato membro e potreb-bero essere utilizzate per affrontare nuovesfide, ad esempio nel contesto di una revisionedell’articolo 69 del regolamento (CE) n.1782/2003, che stabilisce le regole comuni peril regime di sostegno diretto.

a) come fare in modo che gli strumenti di so-stegno del mercato, originariamente conce-piti per una Comunità di sei Stati membri,siano ancora validi nell’UE a ventisette e inun mondo sempre più globalizzato?

La realtà della globalizzazione e di un'Unioneeuropea a ventisette richiede una riflessionesul futuro dei rimanenti strumenti della “vec-chia PAC” (quote, intervento pubblico, sostegnodei prezzi e restituzioni), soprattutto alla lucedelle attuali prospettive di mercato a mediotermine, particolarmente favorevoli per i ce-reali e i prodotti lattiero-caseari.A questo punto sorge la domanda di come creare ilregime d’intervento adatto, cioè capace di fungereda rete di sicurezza ma che non debba dipenderedalle vendite sovvenzionate (sul mercato interno onell’esportazione). Poiché una concorrenza efficacesui mercati agricoli rimane tra gli obiettivi dellaPAC, la Commissione intende esaminare se gli stru-menti esistenti di gestione dell’offerta siano tut-tora validi da questo punto di vista o se, al

contrario, frenino la capacità dell’agricoltura euro-pea di rispondere ai segnali del mercato.Concretamente la Commissione, nella sua comuni-cazione, promuove:– Il mantenimento dell’intervento per un solo

cereale (frumento panificabile), il quale po-trebbe offrire una rete di sicurezza e, nel con-tempo, permettere che gli altri cereali trovinoil loro livello di prezzo naturale;

– il riutilizzo delle terre ritirate dalla produ-zione in virtù del regime obbligatorio di messaa riposo. L’abolizione definitiva dovrà essere ac-compagnata da misure intese a salvaguardare ibenefici ambientali che esso ha fruttato.

– l’estinzione graduale del regime delle quotelatte per il 31 marzo 2015. Nella relazione cir-costanziata sull’andamento dei mercati lat-tiero-caseari, ma emerge con evidenza unaconclusione generale: i motivi che hanno giu-stificato l’introduzione delle quote latte nell’UEnon sono più validi. Non ci troviamo più difronte a un’offerta crescente e a una domandastazionaria di materie prime sfuse, bensì ad unadomanda in aumento di prodotti di alto valore(specialmente formaggi e latticini freschi), siasul mercato interno che all’esportazione, aprezzi elevati e al conseguente declino dellafunzione dell’intervento come canale di sboccoper il burro e il latte scremato in polvere. La CEha concluso che un aumento graduale dellequote sarebbe il modo migliore per preparareil terreno ad un“atterraggio morbido”del com-parto lattiero-caseario nel momento in cui ver-ranno meno le quote.

c) come affrontare le nuove sfide, dai cambia-menti climatici allo sviluppo dei biocarbu-ranti e alla gestione delle risorse idriche,nonché quelle preesistenti come la biodiver-sità, assumendo nuovi rischi e opportunità?

Page 77: Per non morire d'Europa

79

Le tre sfide che la Commissione ha individuato perla PAC sono: la gestione dei rischi, i cambiamenticlimatici e il rafforzamento del secondo pilastro.Facendo eco al dibattito del 2005 in Consiglio, laCommissione ha portato avanti la riflessione sullagestione dei rischi sulla base di analisi interne edesterne, ritenendo che sarebbe opportuno autoriz-zare l’uso di una parte dei proventi della modula-zione per misure di gestione dei rischi nell’ambitodella politica di sviluppo rurale. La stessa Commis-sione esamina, caso per caso, se siano necessarieulteriori misure in sede di futuri adeguamenti deimeccanismi di mercato e, in una fase successiva,procedere a un’analisi più generale della gestionedei rischi al di là del 2013.Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, l'UEesorta ad un maggiore contributo dell’agricolturaeuropea all’attenuazione di tali effetti nocivi perl'ambiente, offrendo tutta una gamma di possibi-lità per affrontare queste sfide:– misure di sviluppo rurale rafforzate per una mi-

gliore gestione delle risorse idriche, la presta-zione di servizi ambientali nel campo dellebioenergie e la protezione della biodiversità;

– programmi di ricerca e innovazione essenzialiper ridurre i danni legati a produzioni comequelle dei biocarburanti di seconda genera-zione, favorendo la produzione di biomassa(obiettivi energetici vincolanti e prezzi elevati).

Mentre per il secondo pilastro, finanziato attra-verso la modulazione, la Commissione prevede diaumentare annualmente la modulazione obbliga-toria del 2% durante gli esercizi finanziari2010–2013.

� 3.2. Le raccomandazioni� del Parlamento Europeo

La proposta di risoluzione formulata dalla Commis-

sione Agricoltura e Sviluppo Rurale (AGRI) del Par-lamento europeo è stata adottata il 12 marzo 2008con 510 voti favorevoli, 88 contrari e 81 astenuti. IlParlamento europeo ha sottolineato il suo legameal modello agricolo europeo ovvero ad un'agricol-tura sostenibile, competitiva e multifunzionale,confermando il suo sostegno ad una riforma radi-cale della PAC, iniziata con successo nel 2003.Il Parlamento, chiamato ad esprimersi sulla propo-sta presentata dalla Commissione, ha formulato leseguenti raccomandazioni:

� ModulazioneLa modulazione, che trae soldi dagli aiuti diretti (ri-servati sino al 2009 ai soli 15 paesi "fondatori") tra-sferondoli ai fondi strutturali (prioritariamentedestinati ai "nuovi" Stati membri) subisce dellemodifiche sostanziali.La Commissione AGRI prevede che il tasso attualedel 5% di modulazione, per gli agricoltori che rice-vono più di 5000 euro in aiuti comunitari, rimanga aldi sotto del 7% fino al 2013 (invece che del 13%come era stato proposto dalla Commissione) con untasso di riduzione superiore per le aziende agricoleche ricevono più di 100.000 euro. Si mantengonocosì proporzioni meno forti di quelle già propostedalla Commissione (cioè l'1% in più tra 100.000 e199 999 euro, il 2% tra 200.000 e 299.999 euro e il3% oltre i 300.000 euro invece che il 3% tra 100.000e 199.9999 euro, il 6% tra 200.000 e 299 999 euro eil 9% oltre i 300 000 euro).La scelta di una minor percentuale di modulazionecomporta una consistente riduzione degli importitrasferiti al "secondo pilastro" in virtù del meccani-smo in esame rispetto a quanto accadrebbe appli-cando la percentuale di modulazione propostadalla Commissione.

� Massimali o valori limite

Page 78: Per non morire d'Europa

80

Per compensare la diminuzione dei trasferimentidi fondi al secondo pilastro, oltre che per ragioni diequità e giustizia, il Parlamento ha decisio di fis-sare un limite massimo di 500.000 euro per l'asse-gnazione degli aiuti diretti.Vista l'intenzione di valorizzare l'occupazione incampo agricolo e rurale nonché il ruolo fondamen-tale svolto da molte aziende agricole, in partico-lare le cooperative, in tal senso, il tetto massimoproposto per i singoli grandi beneficiari in que-stione ammonta a 500.000 euro, più l'importo glo-bale speso annualmente da ciascuno di essi per ilpagamento delle retribuzioni.Considerando le profonde disparità nella distribu-zione geografica di tali grandi beneficiari, gli im-porti derivanti dall'iniziativa descritta potrebberoessere convertiti in finanziamenti per gli Statimembri di volta in volta interessati. (e quindi su ri-chiesta di progetti promossi dagli stessi Stati). Sullaquestione in Italia si gioca una partita politica im-portante tra le diverse organizzazioni sindacali chenon hanno una linea comune sulla questione.

� Limiti minimiLa Commissione propone di stabilire un limite mi-nimo di 250 euro l'anno o di 1 ettaro al di sotto delquale viene preclusa, ai piccoli agricoltori, la possi-bilità di percepire aiuti diretti, adducendo comemotivazione gli elevati costi e la burocrazia legataall'esame delle richieste.Una proposta non accettata dal Parlamento inquanto contribuirebbe a generare ostilità nei con-fronti della PAC presso un elevato numero di agri-coltori, vanificando così gli effetti positivi che nederivano. Si tenga presente che i beneficiari di fi-nanziamenti "fino a 250 euro" rappresentano circail 31% dell'universo globale degli "agricoltori", unapercentuale irrisoria se comparata all'insieme to-tale dei pagamenti percepiti (circa lo 0,84%).

Il Parlamento raccomanda pertanto la reiezionedella proposta della Commissione e a fine di ridurreil peso burocratico derivante dalla concessionedegli aiuti in questione, propone di introdurre lapossibilità di versare gli importi inferiori o uguali a500 euro annui con cadenza biennale e pagamentoanticipato al primo anno.

� Pagamenti supplementari (articolo 68)L'articolo 68 proposto dalla Commissione Europeasi inserisce tra le iniziative riguardanti la soppres-sione del disaccoppiamento parziale, il passaggio aun modello di assegnazione degli aiuti su base ter-ritoriale e le conseguenze connesse a tali provvedi-menti per determinate aree di attività e regioni; ilcitato articolo prevede, infatti, la possibilità per gliStati membri di utilizzare fino al 10% dei rispettivimassimali nazionali per finanziare una serie di mi-sure finalizzate ad attenuare gli effetti della transi-zione in atto.La Commissione AGRI ha invece proposto un nuovoarticolo "68 bis" che garantisca agli Stati membri lapossibilità di utilizzare un'ulteriore percentualefino al 5% (per un totale del 15%) dei rispettivimassimali nazionali, con lo scopo di finanziare l'as-sicurazione del raccolto e i fondi di mutualizza-zione, tale da garantire risorse sufficienti per ilsistema di gestione dei rischi.Trattandosi di questioni relative alla gestione e orga-nizzazione dei mercati, si è votato per rendereoperativi gli strumenti agricoli in ambito dell'WTO(che è forse il solo quadro normativo in materiadi regimi di sostegno diretto a favore degli agri-coltori).Si è deciso di:– concedere agli Stati membri che lo desiderano

la possibilità di trasferire al 2° pilastro gli im-porti di cui agli articoli 68 e 68 bis inutilizzatiper poi destinarli, senza fare ricorso al cofinan-

Page 79: Per non morire d'Europa

81

ziamento, alla promozione dei programmi disviluppo rurale nazionali. ( In questo modo sicompenserebbe la riduzione dei trasferimential 2º pilastro derivante dall'abbassamento deltasso di modulazione proposto in alternativaa quello della Commissione);

– eliminare il limite massimo del 2,5% in attesadi una futura definizione oggettiva dellostesso in funzione delle proposte approvatenel medesimo ambito e conformemente allaclausola "de minimis" e alla "scatola blu" del-l'accordo agricolo stipulato dall'UE in seno alWTO e nel rispetto del mandato negoziale diDoha;

� Settore lattiero-casearioLa riforma del settore lattiero-caseario costitui-sce uno degli aspetti più delicati dell'"healthcheck" oltre che il più controverso in virtù dellecondizioni profondamente divergenti per quantoriguarda la produzione all'interno del territoriodell'UE.Il Parlamento europeo ha accettato la proposta

della Commissione AGRI di:– aumentare dell'1% le quote latte tra il

2009/10, consentendo anche anticipi ai paesirichiedenti (Italia);

– di anticipare al 2010 le decisioni sul futuro delsettore, sulla base di un'adeguata valutazionedel periodo corrispondente alle tre campagneprecedenti;

– d'istituire un "Fondo per il latte" finanziatoattraverso il gettito del prelievo speciale e i ri-sparmi generati dalla soppressione degli stru-menti di mercato, dal momento che talisomme non possono essere utilizzate per so-stenere azioni già contemplate nell'ambito diapplicazione di altre misure, in particolarequelle di cui all'articolo 68.

Per quello che rigurada il secondo pilastro e losviluppo rurale, il Parlamento europeo si èespresso fovrevole a sostenere i programmi co-munitari destinati a risolvere le sfide dettate daicambiamenti climatici, favorendo le energie rin-novabili, la gestione delle risorse idriche e la tu-tela della bio-diversità.La Commissione AGRI ha proposto di limitare talevincolo al 50% delle somme supplementari, inmodo da garantire agli Stati membri una mag-giore flessibilità sia per quanto riguarda le inizia-tive da intraprendere nell'ambito delle "nuovesfide", sia in vista del miglioramento dei pro-grammi di sviluppo rurale nazionali.In Commissione è stato comunque votato una ri-duzione di tale flessibilità e il richiamo a rispet-tare determinati standard nella creazione dellereti rurali nazionali che per poter ottenere mag-giori finanziamenti dovranno tener conto di:– utilizzo delle energie solare, eolica e geoter-

mica;– gestione ottimizzata dei rifiuti e recupero dei

materiali;– gestione del rischio di inondazioni;– estensione dell'ambito di applicazione dello

strumento in esame in modo che possanorientrarvi anche le spese relative a misure con-crete finalizzate a promuovere l'innovazione eil trasferimento di conoscenze, a titolo di con-tributo dell'agricoltura e dello sviluppo ruralealla strategia di Lisbona;

– necessità di incrementare i contributi per ilprimo insediamento destinati ai giovani agri-coltori attraverso un innalzamento del relativopremio da 55.000 a 75.000 euro per far fronte aipreesistenti problemi dell'invecchiamento dellaclasse imprenditoriale agricola e all'esodo dallecampagne.

Page 80: Per non morire d'Europa

sfide aumenterà fino ad un tasso pari a 75% (90%per le regioni ad obiettivo "convergenza")

� Sostegno ai settori in difficoltàGli stati membri potranno utilizzare dal 2010 finoal 10% del loro massimale di spesa e fino al 4% deiloro fondi nazionali, inutilizzati, da destinare sotto-forma d'aiuti agli agricoltori coinvolti in settoriagricoli importanti per la protezione dell'ambiente,per il miglioramento della qualità e della commer-

cializzazione dei prodotti agricoli e per il benesseree la protezione degli animali.Per quanto riguarda l'Articolo 68, il consiglio ha va-rato condizioni precise per la sua applicazione:– il massimale per i pagamenti accoppiati sarà li-

mitato al 3,5% del massimale nazionale;– i settori specifici (latte, manzo, carni ovine-bo-

vine-caprine e riso) devono essere disaccop-piati, almeno parzialmente, per ridurre lapossibilità di ricevere benefici aggiuntivi per gli

65. Cifr Decisione del consiglio europeo 15558/08 del 18 - 20 novembre 2008.

Tab. 3– tasso di modulazione aggiuntiva

Modulazione Anno budget Anno budget Anno budget Anno budgetaggiuntiva 2010 2011 2012 2013

Tasso 5+2 = 7 % 7+1 = 8 % 8+1 = 9 % 9+ 1 = 10 %

mercato agricolo;– rispondere alle nuove sfide rappresentate dal

cambiamento climatico, dalla produzione dibioenergie, dalla gestione delle acque e la pro-tezione della biodiversità.

Gli elementi principali di discussione e sui quali siè trovato un pieno accordo in Consiglio sono i se-guenti:

� Modulazione aggiuntivaIl tasso attuale di modulazione previsto per il 5%sará aumentato, secondo la tabella qui di seguito,con una franchigia di 5000 euro:� Modulazione progressivaUna modulazione progressiva del 4% sarà ag-giunta dal 2009 (anno budgetario 2010) persomme superiori a 300.000 euro.Il cofinanziamento per le risorse provenienti dallamodulazione e allocate per combattere le nuove

� 3.4. Le decisioni del Consiglio� dei Ministri agricoli

In materia di politica agricola, come per la maggiorparte delle politiche comunitarie, la decisione fi-nale spetta esclusivamente al Consiglio europeo,che si riunisce sottoforma di Consiglio dei Ministri,in questo caso, agricoli, ogni mese a Bruxelles.La riforma è stata negoziata nel Consiglio, riunitosiil 19 novembre 200865, con lo scopo di dare un qua-dro legislativo definitivo alle proposte della Com-missione e alle raccomandazioni del Parlamentoeuropeo.L'accordo politico sulla PAC, raggiunto dopo tregiorni di difficili negoziazioni, ha come base i se-guenti obiettivi:– migliorare il regime di pagamento unico per gli

agricoltori;– modernizzare gli strumenti di gestione del

82

Page 81: Per non morire d'Europa

BelgioBulgariaRepubblica CecaDanimarcaGermaniaEstoniaIrlandaGreciaSpagnaFranciaItaliaCiproLettoniaLituaniaLussemburgoUngheriaMaltaOlandaAustriaPoloniaPortogalloRomaniaSloveniaSlovacchiaFinlandiaSveziaGran Bretagna

400200200300300100200400300300400300100100300200500500200200200200300200200200200

20.555433

0.424

0.50.3114

0.30.122

0.50.30.30.32345

Statimembri

Sogliaminimoin euro

Sogliaminimain ettari

Tab. 4soglieminime per pagamenti diretti PAC

per Stato membro

impiegati del settore.

� Condizioni minime per l'allocazione� degli aiuti diretti.Il consiglio non prevede pagamenti per ammon-tare inferiorie a 100 euro o per una superficie am-missibile inferiore a 1 ettaro. Gli Stati membripossono ridefinire queste soglie secondo la se-guente tabella 4.

� Settore lattieroCon l'obiettivo di assicurare un "atterraggio mor-bido", un'uscita senza urto dal sistema delle quotelatte, il Consiglio ha deciso l'aumento annuale del1% delle quote dal 2009 fino al 2012, in vista dellaloro definitiva scomparsa prevista per il 2015.Solo l'Italia, grazie all'eccellente lavoro della squa-dra di negoziatori del Ministro per l'agricolturaLuca Zaia, è riuscita ad ottenere un aumento totaledelle quote al 5% già dal 2009, evitando così di ri-cadere nell' errato sistema d'infrazione per la pro-duzione di latte per il quale l'Italia ha sofferto negliultimi 15 anni.

� CondizionalitàLa lista dei testi legislativi che condizionano il pa-gamento degli aiuti diretti comunitari è stata ria-dattato dai ministri dell'agricoltura europei.La data d'applicazione della riduzione per taliaiuti è stata posticipata al 1 Gennaio 2013, pergli Stati membri dell'Unione prima dell'ultimoallargamento, e al 1 Gennaio 2016 per Bulgariae Romania.

83

Page 82: Per non morire d'Europa

84

� 4 |IL FUTURODELLAPAC

Il futuro della politica agricola comune sará carat-terizzato dalle decisioni budgetarie del 2013, annoin cui la Comunità europea chiuderà la propria pro-grammazione finanziaria.La versione post-2013 della PAC dovrà essere suffi-cientemente ambiziosa per raccogliere le sfide delmercato globale, collocandola in una visione piùampia in cui rientrano lo sviluppo sostenibile, lacompetitività e gli equilibri alimentari mondiali.Le“nuove sfide”che dovrà affrontare il mondo agri-colo nei prossimi anni sono:– la prospettiva di una crescente domanda ali-

mentare mondiale;– la prospettiva di una maggiore volatilità dei

prezzi;– requisiti ambientali crescenti e nuovi rischi sa-

nitari;– gli effetti inevitabili del cambiamento clima-

tico;– la necessità di rispondere a standard elevati e

crescenti richiesti dalla nostra società;– la necessità di rafforzare la competitività dei

prodotti europei nel mercato globale.Il dibattito sugli strumenti e i metodi per affron-tare tali sfide sono ancora oggi in discussione.

� ALLEGATO1 |IMBROGLI E AGRICOLTURALA PAC CHE FINISCE SUI GIORNALIa cura di Mario Robusti

� 1.1. La truffa agricola� dalle origini a oggi

I contributi agricoli europei ammontano a 54 mi-

liardi di euro. Solo in l'Italia arrivano dalla UE circa6,8 miliardi di euro, conferiti ad un totale di 1 mi-lione e 700 mila imprenditori del settore primario.Con una quantità così elevata di denaro distribuitotramite una procedura burocratica complessa, èquasi endemico trovarsi a che fare con vari tentatividi frode e truffa, tanto più grandi quanto più cam-biano le regole per l'assegnazione dei contributi.Lo sfruttamento illegale delle risorse agricole euro-pee è un fatto storico. Dal 1964, anno di entrata invigore del FEOGA, i casi di frode agricola, alimentaree produttiva sono stati normali. Solo più tardi, at-torno agli anni ottanta, sono stati scoperti; grazieall'introduzione di controlli specifici e mirati da partedelle forze dell'ordine nazionali e da parte dell'or-ganismo Antifrode dell'Unione Europea, l'OLAF.A rendere possibile la truffa in agricoltura non è ilsistema per la richiesta del sostegno economico al-l'Unione Europea (sostegno che viene richiesto di-rettamente dall'agricoltore tramite appositedomande che dal 2003 vengono verificate infor-maticamente dall'AGEA) ma la rete di controllodegli abusi, che risulta insufficiente o inadeguataalla copertura di tutte le domande che vengono ef-fettuate per la PAC. Nel solo 2006, segnala l'OLAF,i casi di frode riscontrati sono stati 3294. Solo in Ita-lia i Carabinieri hanno effettuato 627 ispezioni inaziende del comparto agricolo, accertando 364 vio-lazioni penali e 199 amministrative. L'89% dei con-trolli ha certificato delle infrazioni, su una quantitàdi contributi pari a 64 milioni di euro. Lo 0,94% del-l'intero ammontare della PAC erogata per l'Italia.

� 1.2. Chi paga?

Fino al 2005 la PAC veniva assegnata, come è giàstato spiegato nel capitolo XXX, tramite i fondiFEOGA Garanzia e FEOGA Orientamento, a cui ve-nivano sommate le risorse destinate al ritiro dal

Page 83: Per non morire d'Europa

85

mercato delle merci in eccedenza e altri finanzia-menti eccezionali. Il fondo della PAC era gestito diconcerto dalla Commissione e dal Consiglio degliStati membri, e veniva assegnata una determinataquantità di fondi ad ogni Nazione. A girare i finan-ziamenti ai singoli agricoltori, per quanto riguardal'Italia, ci pensava AIMA, l'Agenzia per i pagamentiagricoli del Ministero per l'Agricoltura. Oggi invece,con l'istituzione dei nuovi fondi FEAGA e FEASR, econ la precedente scomparsa di AIMA sostituita daAGEA, i fondi vengono gestiti in modo differente.Sotto il controllo di AGEA i fondi vengono distribuitida agenzie regionali certificate (esistenti per il mo-mento in tutte le regioni del centro-nord Italia. Nelsud del paese i fondi vengono tuttora gestiti ed as-segnati da AGEA). Queste agenzie vengono defi-nite “organismi pagatori” mentre AGEA è definita,da regolamento,“organismo di coordinamento”. Inpratica i soldi vengono inviati direttamente alleagenzie regionali (AVEPA in Veneto, AGREA in Emi-lia Romagna, APEA in piemonte,etc) e da lì desti-nati agli agricoltori. Mentre all'AGEA vengonoinviati tutti i dati dei finanziamenti erogati, chevengono organizzati in un database utilizzato pereffettuare i controlli da parte delle forze dell'or-dine. Il database, in linea teorica di pubblico domi-nio, è visibile dalle pagine del SIAN, il sistemainformatico agricolo nazionale, ente creato apposi-tamente per la pubblicazione e l'elaborazione deidati sulla PAC. Oltre a questi organi esiste anche ilServizio Autonomo Interventi nel Settore Agricolo,conosciuto come SAISA, oppure il Fondo di Rota-zione del ministero per l'Economia.

� 1.3. Chi controlla?

Il controllo delle spese in agricoltura viene effet-tuato dall'AGEA, per conto del ministero delle poli-tiche Agricole. Ogni Membro deve trasmettere

all'Unione Europea le dichiarazioni di spesa e glistati di previsione circa il fabbisogno finanziario delsettore agricolo. Alla fine dell'esercizio annuale (ipagamenti vengono effettuato fra aprile e novem-bre) ogni stato deve trasmettere alla commissionei conti annuali completati da una dichiarazione diaffidabilità, firmata dal responsabile dell'organi-smo pagatore riconosciuto. A questo ovviamentesi aggiungono tutte le informazioni utili alla Com-missione per erogare i finanziamenti e per sten-dere la relazione dell'organo di certificazione. LaCommissione ha tempo fino al 30 aprile dell'annosuccessivo all'esercizio considerato per effettuarela liquidazione dei conti agli organismi pagatori. Incaso di pagamenti non approvati ma già erogati daparte degli esercizi pagatori, si procedere con ret-tifiche finanziare per il recupero dagli stati membridegli importi, attraverso una procedura ad hoc. Acontrollare i propri conti quindi sono, alla fin fine,gli stessi stati membri che chiedono diverse quan-tità di Fondi agricoli a seconda delle richieste chericevono. Sono i singoli Stati che hanno il compitodi evitare le frodi e le truffe, attuando leggi e rego-lamenti per controllare le operazioni di erogazione.In questo senso si applica il Regolamento CE4045/1989, che prevede controlli di tipo fiscale edi tipo alimentare, svolti i primi dalla Guardia di Fi-nanza e i secondi dall'Arma dei Carabinieri. Questoregolamento è legato strettamente all'erogazionedei vecchi contributi FEOGA, per questo motivo conla riforma del 2005 sono state introdotte nuove re-gole di controllo sulla PAC (REG 1290/2005).L'obiettivo dell'Unione Europea è quello di fornirealle forze dell'ordine il maggior numero di stru-menti per reprimere le frodi. A supervisionare icontrolli sui finanziamenti agricoli, a livello di rac-colta dei dati, è sempre l'OLAF, che ha anche il com-pito di segnalare o indagare su particolari casid'interesse.

Page 84: Per non morire d'Europa

86

� 1.4. Chi viene controllato?

Carabinieri e Guardia di Finanza, in Italia, control-lano gli agricoltori (o presunti tali) che ricevonostanziamenti a favore della produzione o del man-tenimento dei terreni.I primi controllano soprattutto irregolarità di tipo ali-mentare e sanitario, i secondi verificano tramite i do-cumenti contabili (bolle, fatture, bilanci) laconformità dei premi comunitari ricevuti con le ca-ratteristiche dell'azienda. Mentre l'Arma può riscon-trare anche reati di tipo penale, i finanzieri sonolimitati all'accertamento di reati amministrativi.Il controllo però non viene effettuato tramite re-gole precise. L'Agenzia Doganale Italiana, a tal pro-posito, scrive in una nota sul finanziamento dellapolitica agricola comune: “La scelta delle impreseda controllare deve garantire la massima efficaciadelle misure di prevenzione e di rivelazione delleirregolarità, e tiene conto in particolare dell'impor-tanza finanziaria delle imprese in questo settore edi altri fattori di rischio”.La scelta quindi è a discrezione dei controllori siain quantità che in qualità. Tant'è che nel 2007 i con-trolli effettuati da parte delle forze dell'ordine ita-liane sono cambiati:dai 3294 casi dell'annoprecedente si è passati a 1548 controlli segnalatiall'OLAF, ma la quantità di soldi coinvolta nei con-trolli è aumentata del 44%.Si è passati da 64 milioni di euro nel 2006 a 155 mi-lioni di euro nel 2007.

� 1.5. Le truffe

Negli anni il conferimento degli aiuti e il sistemaper depredarli sono cambiati. Le varie riforme dellaPAC hanno portato gli agricoltori-truffatori adadattare le proprie strategie. Se fino al 2000 i si-stemi di truffa si basavano su fatture false, produ-

zioni fantasma e alterazioni dei prodotti (soprat-tutto per quanto riguarda vino e olio), dopo l'He-alth Check e l'introduzione del disaccoppiamento itruffatori hanno cercato di sfruttare il sovradimen-sionamento dei terreni, la certificazione di campidove questi non potrebbero fisicamente essere(spiagge, città, foreste), o l'inserimento di coltiva-zioni su terreni di proprietà del demanio.Negli anni '80 la truffa più in voga era l'ammasso diprodotti agricoli. Con la connivenza degli addettidei consorzi, della Federconsorzi e dell'Aima, cheavevano il compito di stoccare le eccedenze di pro-duzione, venivano rilasciate ricevute di depositoagli agricoltori che in realtà non avevano deposi-tato nulla e potevano vendere indipendentementeil loro prodotto sul mercato. Scalpore ha creato, nel1986, la truffa Italconserve (Puglia), che con que-sto sistema ha fatto sparire circa 15 miliardi di vec-chie lire. Altro sistema utilizzato negli anni '80 èstato quello delle fatture false. I premi della PACerano, all'epoca, accoppiati alla produzione. Il con-sorzio Appoff (Campania), nel 1989 venne inda-gato per aver intascato 18 miliardi di contributiPAC, finanziati su un giro di 177 miliardi di fatture,la maggior parte falsificate per attestare produ-zioni inesistenti.La Federconsorzi, poi finita sotto la lente d'ingran-dimento di una commissione d'inchiesta, è stata alcentro dei raggiri alla CEE per anni, con denunceper sparizione di prodotti agricoli stoccati in ma-gazzini sotto il controllo della Fedit. Basti pensareche all'inizio degli anni novanta nei magazzini del-l'ente dove dovevano essere stoccati i barali in ec-cesso di olio d'oliva sono stati trovati barili d'acqua(Puglia). Tutte queste truffe hanno portato, nelmaggio del 1990, la Corte dei Conti Europea a de-finire il sistema delle eccedenze “vulnerabile neiconfronti di uno sfruttamento fraudolento”.I raggiri ai danni della CEE hanno coinvolto anche i

Page 85: Per non morire d'Europa

87

clan della malavita organizzata. In Campania la ca-morra con il clan Iovine ha avuto la possibilità di ge-stire i fondi per l'incremento agricolo della zonacasertana per anni, come ha appurato un'inchiestadella procura di Santa Maria Capua Vetere nel 1990.Eccezionale per rilevanza mediatica è stato poi ilcaso "Cordopatri", Nobile calabrese fatto uccideredalla Camorra e in particolar modo dal Clan deiMammoliti, interessati ad appropriarsi dei vastiterreni agricoli della famiglia nobiliare nella zonadi Gioia Tauro.Per quanto riguarda invece le truffe nel settore del-l'olio, nel 1993, anno di introduzione del catastodelle coltivazioni olivicole, la CEE ha scoperto ope-razioni di gonfiaggio delle produzioni e delle super-fici coltivate che avrebbe potuto potenzialmenteaumentare i finanziamenti economici per milioni diquintali di prodotto. Ancora un volta nell'inchiestaerano finite AIMA e Federconsorzi.Sulle eccedenze, nel solo 1993, sono stati riscon-trati ammanchi dai magazzini per 2 milioni e 570mila quintali di prodotti agricoli. Quando sul terri-torio italiano le eccedenze che avrebbero dovutoessere teoricamente stoccate erano 41 milioni diquintali. Teoricamente perché, secondo i risultatidella Corte dei Conti europea e della commissioned'inchiesta sull'AIMA, i controlli sulle eccedenzeerano troppo spesso insufficenti.Con il primo cambiamento delle regole di assegna-zione dei fondi, nel 1995, le truffe hanno cambiatonatura. Non più magazzini fantasmi, pieni di acquainvece che di olio, oppure svuotati del grano durodurante il periodo di maggior lievitazione deiprezzi. Nei primi anni novanta la “furbizia conta-dina”aveva puntato sul riciclo dei prodotti. L'olio diseconda qualità, proveniente dal Marocco o dallaTurchia, veniva miscelato con olio italiano per gon-fiare le produzioni e aumentare i contributi. Nel1993, secondo i dati dell'Unione produttori asso-

ciati, la produzione di arance a contrattazione li-bera era raddoppiata, passando da 5 a 10 milioni diquintali, grazie a denunce di produzioni fantasma,mai arrivate sul mercato.Con i finanziamenti non più assegnati in base allaquantità di prodotto ma in base a dei parametrifissi che individuano la rendita di un terreno, latruffa è passata dal livello quantitativo a quelloqualitativo. Così nel 1997 i carabinieri del NAS diNapoli e Salerno individuarono 5000 fusti di pastadi pomodoro prodotta con gli scarti di lavorazionee destinata alla rivendita nei mercati nord africanie arabi.Complesso e pieno di connivenze è invece il capi-tolo delle frodi per quanto riguarda il settore lat-tiero-casario, viziato in Italia da un problemapolitico. Come denunciato fra il 1997 e il 1998 dallacommissione governativa d'inchiesta del GeneraleLecca, voluta a seguito della protesta dei Cobas delLatte a Linate (1997), è stato direttamente il si-stema di controllo di AIMA e dei consorzi a chie-dere agli allevatori di non rispettare i regolamenticomunitari sulle quote latte, lasciando così ampiospazio alle truffe. Le 1500 vacche registrate in unastalla al secondo piano di un Palazzo di Piazza Na-vona a Roma o le 6500 stalle senza capi bovini cheriuscivano a produrre circa 270.000 quintali di lattesono stati uno dei maggiori scandali agricoli sco-perti in Italia. Sia la stalla di piazza Navona chequelle senza capi di bestiame erano comunquepercettori di finanziamenti PAC.Il problema delle truffe però si pone ancora oggi,dopo l'introduzione del nuovo sistema di assegna-zione dei fondi agricoli attraverso il sistema del di-saccoppiamento. Nelle Murgie un'inchiesta del PMAntonio Savasta ha svelato come i finanziamentiagricoli venivano erogati senza l'applicazione delregolamento UE sui vincoli ambientali e paesaggi-stici. Il gioco era semplice: per ottenere i soldi della

Page 86: Per non morire d'Europa

64. documento OLAF n # "It should again be made clear that what is involved here is reported suspicions of fraud and not cases confirmed by the courts,and that the real financial impact has not yet been established".

menti della PAC, quelle accertate, ammontanoormai a circa 155 milioni di euro. Un aumento intutta europa del 48%, con un impatto sui fondidella PAC di circa 0.33% dei fondi disponibili.

� 1.6. Accesso ai dati, un’altra truffa?

Anche per cercare di bloccare l'impudenza dei truf-fatori, la Commissione per l'Agricoltura ha impo-sto, dal 2008, la pubblicazione integrale dei dati suifinanziamenti della PAC. Una questione di traspa-renza e informazione, che diventa, di riflesso, pos-sibilità per l'accertamento da parte di qualunquecittadino di posizioni poco chiare o truffaldine daparte di agricoltori poco onesti. In questo sensotutti i dati relativi ai finanziamenti dovrebbero es-sere pubblici e consultabili liberamente attraversola rete internet. Purtroppo per quanto riguardal'Italia la realtà è leggermente differente.Solo AVEPA (in Veneto), OPR (in Lombardia), ARTEA(in Toscana) e AGREA (in Emilia Romagna) rendonodisponibili tutti i dati relativi ai pagamenti PAC ef-fettuati. Mentre AVEPA, ARTEA e AGREA hanno resodisponibili dei database informatici con criteri di ri-cerca, l'ente pagatore lombardo ha scelto di pubbli-care un documento pdf (non modificabile) di 2945pagine. L'ente regionale per i pagamenti del Pie-monte, l'ARPEA ha un blocco di visualizzazionedelle informazioni a 5000 voci. Cioè risulta impos-sibile effettuare una ricerca dei beneficiari per ca-pitolo di finanziamento (per esempio seminativi),ma comune per comune è possibile accedere a tuttii dati. Peggio va per le agenzie di Liguria e Friuli Ve-nezia Giulia, che richiedono un'iscrizione o un ti-tolo speciale (essere soggetto operante nel settoreagricolo) per l'accesso alle informazioni sui finan-ziamenti della PAC.Nonostante le raccomandazioni della Commissioneper la Pesca e l'Agricoltura è proprio l'ente control-

PAC gli agricoltori, grazie all'ampia discrezionalitàconcessa dai Piani Organizzativi Regionali (POR),spacciavano per agricoli terreni che erano da sem-pre stati improduttivi, aridi o sotto vincoli forestali.Una volta intascati i finanziamenti, anche attra-verso prove costruite (i terreni venivano preparatialla possibile coltivazione ma poi venivano abban-donati) i truffatori avevano a disposizione un finan-ziamento annuale fisso per terreni in realtà maiutilizzati. In relazione a questa particolare truffa,avvenuta nelle Murgie, in Puglia, le guardie Fore-stali hanno dovuto fare un ulteriore intervento nel2007, visto che molti dei terreni sequestrati al-l'epoca erano stati, a quel punto, realmente tra-sformati in campi coltivabili, senza le dovuteautorizzazioni, ma ovviamente con la possibilità dipercepire i finanziamenti comunitari.Ultima, in ordine di fantasiosità ma non in ordinedi tempo, la truffa escogitata dai“nuovi agricoltori”,scoperta dal nucleo repressione frodi della Guardiadi Finanza di Genova nel 2005. 150 persone sonostate denunciate per truffa aggravata, per aver in-tascato i fondi FEOGA erogati attraverso le comu-nità montane a favore di chi intraprende una nuovaattività agricola. I finanzieri hanno scoperto che inmolti casi i soldi, invece di essere destinati a veriagricoltori, erano stati elargiti a banchieri, ragio-nieri, geometri e altri dipendenti della Liguria.Davanti alle statistiche delle frodi riscontrate anchel'OLAF si è sbilanciato nella sua relazione di attivitàper il 2007, affermando che“risulta chiaro che i casiaccertati qui riportati fanno sospettare a frodi veree proprie e non a casi confermati dalla giustizia, eche il reale impatto finanziario di queste frodi nonè ancora chiaro".64

Ma la pratica della truffa agricola non è di certouna prerogativa italiana. Nel settore infatti le frodisono in aumento non solo nel nostro paese, ma intutta Europa. Secondo l'OLAF le truffe sui finanzia-

88

Page 87: Per non morire d'Europa

cettori da 1 a 5 000 EUR, da 5 001 a 50 000 EUR, da50 001 a 300 000 EUR e oltre i 300 000)?Per quanto riguarda questa ultima categoria dei per-cettori (da 300 001 EUR), può fornire un elenco no-minativo, in osservanza delle indicazioni ditrasparenza sempre adottate dall'autorità comuni-taria?

Risposta della Commissaria Fischer Boel(15/10/2008)La Commissione desidera informare l'onorevoleparlamentare che, in conformità all'articolo 44 bisdel regolamento (CE) n. 1290/2005 del Consiglio,gli Stati membri provvedono ogni anno alla pub-blicazione a posteriori dei beneficiari di aiuti agri-coli finanziati dal Fondo europeo agricolo digaranzia (FEAGA) e dal Fondo europeo agricolo perlo sviluppo rurale (FEASR).A norma dell'articolo 1 del regolamento (CE)n. 259/2008 della Commissione, tale pubblicazionecontiene nome e cognome del beneficiario, il co-mune di residenza e, se disponibile, il codice postale,nonché gli importi percepiti da ogni beneficiario, ri-partiti fra pagamenti diretti, pagamenti inerenti amisure di mercato e pagamenti inerenti allo svi-luppo rurale. Queste informazioni, pubblicate su unsito internet unico per ogni Stato membro, sono re-peribili mediante uno strumento di ricerca.Le informazioni saranno pubblicate per la primavolta entro il 30 aprile 2009 per le spese sostenutenell'esercizio finanziario 2008. Per le spese relativeallo sviluppo rurale sostenute fra il 1o gennaio e il15 ottobre 2007 il termine per la pubblicazione erail 30 settembre 2008 e la maggioranza degli Statimembri l'ha rispettato.La Commissione ha pubblicato sul suo sito internetdati aggregati relativi alla ripartizione degli aiuti di-retti versati agli agricoltori, suddivisi per categoria diimporto e per Stato membro. I dati più recenti riguar-

lore AGEA (che affettua i pagamenti per tutte le re-gioni senza un ente pagatore) che non ha un si-stema di accesso usabile da tutti i cittadini europei.La pagina da cui si dovrebbe poter entrare nei datidei pagamenti effettuati in Italia infatti presentacome unico campo di ricerca quello del codice fi-scale dell'azienda agricola beneficiaria. Questovuol dire, in pratica, che i dati sono accessibili soloagli uffici che hanno svolto la pratica di una deter-minata azienda oppure dall'azienda stessa.

� ALLEGATO2 |INTERROGAZIONI PARLAMENTARIPRESENTATE

� 2.1. Trasparenza erogazione� fondi comunitari (16/09/2008)

Il bilancio comunitario dispone di una rilevantesomma per il finanziamento diretto dell'attivitàagricola (titolo 05, articolo 03). Tali pagamenti av-vengono sulla base di titoli consolidati in applica-zione del regolamento (CE) 320/2006, delregolamento 1234/2007 e del regolamento 3/2008,nonché delle modifiche in atto come da propostaCOM(2008)0306 del 20.5.2008 e sono erogati daglienti pagatori situati sui territori nazionali.Rilevata l'impossibilità, per quanto riguarda gli entisituati in Italia, di ottenere informazioni chiare e tra-sparenti sui percettori di tali aiuti e considerando chela trasparenza nella gestione delle risorse comuni èuna prerogativa cui la Commissione non si è mai sot-tratta, può la Commissione fornire un elenco (even-tualmente su supporto informatico) dei percettoridi tali aiuti per l'anno 2007?Può, altresì, fornire tali dati dopo averli suddivisi perpaese e classe di importo (indicativa: nello specifico:valori complessivamente erogati e numero dei per-

89

Page 88: Per non morire d'Europa

90

dano l'esercizio finanziario 2006, mentre i dati relativiall'esercizio finanziario 2007 sono in preparazione.Conformemente al principio della cogestione, le in-formazioni contabili relative ai pagamenti di aiutiagricoli ai beneficiari sono conservate dagli Statimembri. Ai sensi del regolamento (CE) n. 885/2006della Commissione, queste informazioni sono utiliz-zate dalla Commissione al solo scopo di svolgere leproprie funzioni nell'ambito della liquidazione deiconti nonché di monitorare gli sviluppi e fornire pre-visioni nel settore agricolo. L'articolo 8, paragrafo 5,del regolamento prevede pertanto che la Commis-sione garantisca la riservatezza e la sicurezza di taliinformazioni. La Commissione non è quindi in gradodi fornire informazioni dettagliate sui singoli bene-ficiari di pagamenti agricoli.

� 2.2. Prelievi quote latte Italia/Europa� Sentenza della Corte di Giustizia� C-277/98 (31/07/2008)

La Corte di giustizia, con la sentenza C-277/98 del13.11.2001, ha annullato «la decisione impugnatanella parte in cui essa applica alla Repubblica fran-cese“correzioni negative”concernenti i prelievi sup-plementari per il latte corrispondenti a somme il cuirecupero costituisce oggetto di procedimenti giudi-ziari pendenti».Dopo di ciò l'Unione europea ha accettato che l'Ita-lia potesse incassare dai produttori prelievi quotelatte oggetto di contenziosi da 15 anni.Può pertanto la Commissione precisare quantosegue:– Qual è il valore delle somme cui si riferisce la sen-

tenza per anno lattiero?– Quali capitoli di bilancio hanno interessato?– Risponde al vero che la concessione della rateiz-

zazione all'Italia è stata compensata con l'assun-zione da parte dello Stato membro del rischio del

prelievo, esonerando quindi l'Unione europeadal rischio connesso all'applicazione della sen-tenza anche alla situazione italiana?

– Alla Commissione risulta quanti sono i conten-ziosi relativi all'Italia giudicati a favore dei pro-duttori e ormai inappellabili?

– Quali sono la probabilità di successo dello Statoitaliano nei contenziosi rimanenti?

– Quale autorità italiana ha aderito all'accordomenzionato?

– Tale adesione, senza una copertura di bilancioapprovata dal Parlamento italiano, è stata verifi-cata e accettata dalle autorità comunitarie pre-poste ai controlli di bilancio nazionali, dato che lapressoché totalità dei prelievi imputati all'Italianegli anni è oggetto di contenziosi pendenti?

– Per la Commissione tale accordo è legale?– Non sussistono rischi di ricadute sul bilancio co-

munitario a seguito di futuri contenziosi specifici?

Risposta della Commissaria Fischer Boel(12/09/2008)La sentenza della Corte indica le seguenti sommein FRF per campagna lattiera:– 642358 FRF per la campagna 1985/86;– 14466984 FRF per la campagna 1988/89;– 38756717 FRF per la campagna 1989/90;– 60520999 FRF per la campagna 1991/92.La sentenza della Corte nella causa C-277/98 con-cerne i prelievi per il latte della Repubblica ranceseper le seguenti voci di bilancio e campagne di com-mercializzazione:– 2071 052 per la campagna 1985/86;– 2071 055 per la campagna 1988/89;– 2071 056 per la campagna 1989/90;– 2071 058 per la campagna 1991/92.L’articolo 2 della decisione 2003/530/CE del Consi-glio prevede che l’Italia dichiari al Fondo europeoagricolo di orientamento e di garanzia (FEOGA)

Page 89: Per non morire d'Europa

91

l’importo corrispondente al prelievo supplemen-tare complessivo per i periodi in esame.Tali valori sono in costante evoluzione e la Commis-sione non dispone al momento di informazioniprecise. Tuttavia, essa ha chiesto alle autorità ita-liane di essere aggiornata sulla situazione.Nessun rilievo. Tali casi sono di competenza dei tri-bunali italiani.La decisione 2003/530/CE del Consiglio è destinataall’Italia. Si veda l’articolo 4 della decisione.La domanda fa riferimento ad una situazione in-terna dell’Italia, sulla quale la Commissione nonpuò esprimersi.La decisione 2003/530/CE del Consiglio è destinataall’Italia ed è entrata in vigore. Sarebbe pertantocompetenza della Corte di giustizia europea deli-berare in merito alla legittimità della normativa anorma dell’articolo 230 del trattato CE.No, dall’entrata in vigore dell’articolo 3 del regola-mento 1788/2003 non sussistono più tali rischi acarico del bilancio comunitario in quanto gli Statimembri sono debitori verso la Comunità del pre-lievo risultante dal superamento del quantitativodi riferimento nazionale.

� 2.3. Rapporti Italia/Europa in tema� di prelievo quote latte reg.� CEE 1788-2003 quote latte� e precedenti sino al 1983� (02/07/2008)

L'Italia ha pagato all'Unione Europea ingentisomme per le eccedenze produttive di equivalentelatte ai sensi del Regolamento (CE) n. 1788/2003quote latte e precedenti.Si chiede di sapere per ognuno dei tre periodi iden-tificati dei regolamenti quote latte che si sono suc-ceduti dal 1983:– quali siano le somme pagate o trattenute al-

l'Italia;– che valore hanno eventuali residui da trattenere

a carico del bilancio nazionale o da pagare daparte della amministrazione nazionale in proprio;

– che valore hanno eventuali residui da incassare acarico dei singoli produttori;

– se siano state rilevate delle sanzioni o penalità eper che valore, a carico della amministrazione Ita-liana a qualsiasi livello per mancati controlli omancata applicazione;

– se siano aperti procedimenti di infrazione relati-vamente alla applicazione del regime delle quotelatte in Italia dal 1983.

Risposta della Commissaria Fischer Boel(30/09/2008)1. Circa 4,2 miliardi di EUR dal 1983.2. Circa 400 milioni di EUR.3. Circa 1 miliardo di EUR per il periodo dal 1995-

1996 al 2001-2002.4. Sì, per l'esercizio finanziario 2003 l'Italia doveva

pagare 13 676 821 di EUR nell'ambito della pro-cedura di liquidazione dei conti, per non averrispettato i termini per l'esecuzione dei controlliin loco degli acquirenti e dei produttori.Tuttavia, l'Italia può ancora impugnare tale de-cisione dinanzi alla Corte di giustizia europea.

5. La Commissione ha avviato cinque diversi pro-cedimenti d'infrazione riguardo alla gestioneitaliana del regime delle quote latte. Il primoprocedimento è stato avviato nel novembre1984 e si è concluso con la sentenza della Cortedi giustizia del 17 giugno 1987 (causa 394/85).Gli altri procedimenti per infrazione sono statiavviati nel 1989, 1991, 1995 e 1998.

� ALLEGATO3 |LETTERA AL COMMISSARIOPER L’AGRICOLTURA E LO SVILUPPO RURALEMARIANN FISCHER BOEL

Page 90: Per non morire d'Europa

92

(Bruxelles, 20/10/2008)

Dear Commissioner Fischer Boel,I imagine that going around in circles is not benefi-cial to anyone.I regret to notice that the answer given to my Que-stion (P-4973/018IT) does not add any useful infor-mation to my studies and research.Hence, I presented the Question above just becauseI pre-emptively verified that it does not exist anyconcrete or alternative possibility to get the reque-sted data. The researches undertaken so far endorsea further personal conviction: we are dealing withdata having a specific interest to be hidden.I urge to remind the clear answer given by the AGEA(Italian Agriculture Paying Agency) President duringa public interview granted for a well-known ItalianTV channel where it stressed the importance to con-sider this data as sensitive and reserved one.I am obviously informed of article 44 bis of Councilregulation n. 1290/2005 and its application but ope-ning the web link which you kindly brought to mymind (http://ec.europa.eu/agriculture/funding/index_it.htm) I noticed an unusual page requiringthe filling of very accurate fields. In consideration ofthe above, without any further source of informa-tion, I wonder if you would like to suggest me fromwhich page of Italian telephone directory I shouldstart typing the thousand of possible names toachieve this unattainable data.In Italy, but I imagine it is not our country preroga-tive, we are experiencing a great proliferation in VATnumbers for CAP aid borrowers in order to stay inthe limit of the current per cent rate of modulation.Moreover, we are facing the problem of a continuoustransformation of small and individual enterprisesinto farm businesses just to hide those farmers recei-ving direct supports in high amounts, a circum-stance bitterly repeating in the rest of Europe.

Should I end my inquiry just taking into accountyour answer I will be forced to denounce the Com-mission and the Italian paying Agency to qualifiedBodies such as OLAF, Court of Audit or National Courtof Justice, lodging a complaint for a lack of transpa-rency, avoiding the Regulation (EC) No 1049/2001and its current revision, or just for non-complianceof their own rules and procedures.Since I have a well-founded suspicions that theCommission has not accomplished its task to moni-tor the application of article 1 of Council Regulationn. 259/2008 by Members states at best, I would liketo raise this issue with you and ask you to look intothis case providing a proper answer which it couldhelp me to go through my current parliamentarymandate.I look forward to hearing from you at your earliestconvenience.Yours sincerely

Giovanni Robusti

Page 91: Per non morire d'Europa

93

� Bibliografia

– BIGNAMI F., La spesa agricola dell'Unione Europea,Associazione Alessandro Bartola "Studi e ricerchedieconomia e di politica agraria" - Luglio 2007.

– COMMISSIONE EUROPEA, DG Affari Economici e Fi-nanziari (DG ECON), 2004. Economics of the Com-mon Agricultural Policy.

– COMMISSIONE EUROPEA, DG Affari Economici e Fi-nanziari (DG ECON), 2006. Enlargement, two yearsafter: an economic evaluation.

– COMMISSIONE EUROPEA, DG Agricoltura e Svi-luppo Rurale (DG AGRI), 2006. Rural developmentin the European Union. Statistical and economic in-formation. Report 2006.

– DEFRA, ECONOMICS AND STATISTICS DIVISION,2001. Shifting support from the 1st to the 2nd pil-lar of the Common Agricultural Policy (CAP): Eco-nomic analysis and evidence. London: DEFRA

– ESPON, 2004. The territorial impact of CAP andrural development policy. Final report.

– ESPOSTI R. 2007. “Regional growth and policies inthe European Union: does the Common Agricultu-ral Policy have a counter-treatment effect?” In:American Journal of Agricultural Economics, (89) 1.

– EUROSTAT, 2000. Manual on Economic Accounts forAgricolture and Forestry EAA/EAF.

– EUROSTAT, Agriculture. Statistical yearbook. Lus-semburgo: Ufficio delle comunicazioni ufficialidelle Comunità europee.

– HERZOG P., 2008. Looking for the European Inte-rest. France: Le Manuscrit.

– OCSE, 2003b.The future of rural policy. From secto-ral to place-based policies in rural areas. Parigi:OCSE.

– OCSE, 2006. Producer Support Estimates OECD Da-tabase 1986-2005. Parigi: OCSE.

– RAISON M., Bilan de santé de la politique agricolecommune, Commission des affaires économique,

Assmeblée Nationale Française - documento legi-slativo - Luglio 2008.

– VACCARI S., 1999. Politica comunitaria strutturalee programmazione nazionale.

– Obiettivi, procedure e strumenti. Roma: SEAM.– VIERI S., 1994. La politica agricola comune dal trat-

tato di Roma alla riforma– MacSharry. Bologna: Edagricole– Legislazione Europea– COMMISSIONE EUROPEA, Memorandum on the re-

form of agriculture in the European economic com-munity and annexes, COM(68) 1000 - 18/12/ 1968.

– COMMISSIONE EUROPEA, In preparazione alla valu-tazione dello stato di salute della PAC riformata,COM(2007) 722 definitivo - 20 novembre 2007.

– CONSIGLIO EUROPEO, Regolamento n.1782/2003che stabilisce le regole comuni per il regime di so-stegno diretto - 29 settembre 2003.

– CONSIGLIO EUROPEO, Decisione n. 15558/2008,proposta di regolamento del Consiglio che stabili-sce norme comuni relative ai regimi di sostegno di-retto agli agricoltori nell'ambito della politicaagricola comune - 12 novembre 2008.

� Sitografia

– http://ec.europa.eu– http://www.europarl.europa.eu– http://www.wto.org– http://www.oecd.org– http://ec.europa.eu/economy_finance/publica-

tions/economic_papers/2004/ecp211en.pdf– http://ec.europa.eu/economy_finance/

index_en.htm.– http://ec.europa.eu/agriculture/agrista

/rurdev2006/RD_Report_2006.pdf.– http://www.espon.org.uk/projects.htm– http://europa.eu.int/estatref/info/sdds/en/

cosa/eaa_eaf_rev1_1.pd

Page 92: Per non morire d'Europa

APPROFONDIMENTI

95

Page 93: Per non morire d'Europa

Se qui a Bruxelles e a Strasburgo ci vieni e lavori,gli approfondimenti non esitano a cascarti ad-

dosso. Puoi anche provare a schivarne qualcunomaprima o poi "ti tocca". E allora èmeglio cercare di farsicadere addosso qualcosa che sia utile al percorso chesi intende sviluppare. Ho cercato di fare approfondi-menti su questioni che avessero un legame tra loro econ le strategie politiche della Lega Nord.– KYOTO vuole dire non solo ambiente in senso

“verde” ma soprattutto energia, agricoltura,alimentazione; che dell’ambiente sono le strut-ture protanti.

– ITS sono i "trasporti intelligenti". Quando mihanno chiesto se volevo fare il relatore per pa-rere sulla questione ho accettato più attrattodall’attività di relatore che dal tema, che satanto di aria fritta. Perchè stiamo parlando ditrasporti intelligenti per lo più del futuro. Si-stemi che oggi sono sono stupidi quanto co-modi. Lavorandoci sopra ho invece capito chepianificare le linee fondamentali di COME cimuoveremo nel futuro, da una parte evita difare autostrade inutili, e di produrre macchine

inquinanti, dall'altra permette di ridurre quellache è una calamità naturale: le morti causatedagli spostamenti su mezzi pericolosi e attra-verso sistemi non sicuri.

– DOHA. Ho partecipato alla missione dell’UnioneEuropea a DOHA dove le Nazioni Unite hannochiamato a convegno tutti i paesi del mondo perdiscutere del divario tra nord e sud del globo. E'stato molto interessante. Ho capito che nonavevo capito nulla della fame nel mondo e deirapporti tra nord e sud. Non si tratta di politicaestera, si tratta di fame e di sopravvivenza. Nonsolo la loro sopravvivenza, ma anche la nostra.Che se andiamo avanti così rischiamo di morireben prima di loro, che comunque in mezzo aglistenti hanno dovuto imparare a viverci.

Ho scritto anche sulla crisi finanziaria. Ma c’è pocoda dire su un argomento che è sempre più complessoe che se scrivi oggi qualcosa domani è già vecchio.Sempre per non mangiare pane a tradimento hoanche fatto delle intrrogazioni e sono intervenutoin aula. Alle interrogazioni qui a Bruxelles rispon-dono. A Roma, molto meno.

Page 94: Per non morire d'Europa

scaldamento del pianeta e degli stravolgimenticlimatici, nel periodo 2008-2012 rispetto ai li-velli del 1990 (anno prescelto come base di rife-rimento). Adottato nel dicembre 1997 allaconvenzione-quadro delle Nazioni Unite suicambiamenti climatici ed entrato in vigore nelfebbraio del 2005, oggi e' vincolante per tutti ifirmatari. In occasione del Consiglio europeo delmarzo 2007, vengono fissasti gli obiettivi daconseguire a livello comunitario entro il 2020(cosiddetto pacchetto 20-20-20):– Riduzione del 20% delle emissioni di anidride

carbonica (C02);– Incremento del 20% dell'efficienza energe-

tica;– Aumento del 20% della quota di energia pro-

dotta da fonti rinnovabili;I Paesi firmatari hanno introdotto delle sanzioninel caso di mancato raggiungimento degli obiet-tivi prefissati. Il Protocollo propone, inoltre, unaserie di strumenti volti ad agevolare il consegui-mento di tali obiettivi:– Rafforzare od istituire politiche nazionali di

riduzione delle emissioni (così, ad esempio,miglioramento dell'efficienza energetica,promozione di forme di agricoltura sosteni-bili, sviluppo di fonti di energia rinnovabili,ecc.). Ogni Paese dovrà, inoltre, realizzare unsistema nazionale per la stima delle emis-sioni gassose;

– Cooperare con le altre parti contraenti (così,ad esempio, scambi di esperienze o di infor-mazioni, coordinamento delle politiche na-zionali per migliorarne l'efficacia attraversomeccanismi di cooperazione quali i diritti diemissione e l'attuazione congiunta). I firma-tari stessi, esportando tecnologie pulite neiPaesi in via di sviluppo e contribuendo a ri-durre le emissioni inquinanti, possono gua-

� PROTOCOLLO DI KYOTOSUI CAMBIAMENTI CLIMATICINote dalla relazione annuale della Com-missione europea sui progressi per il con-seguimento degli obiettivi di Kyoto

Le proiezioni nel futuro del sistema energetico inEuropa non sono incoraggianti. Per decenni,l'abbondante disponibilità di risorse energetichee la mancanza di vincoli all’emissione di carbo-nio non solo hanno lasciato l'Europa in una si-tuazione di dipendenza dai combustibili fossili,ma hanno anche disincentivato gli investimentiin tecnologie energetiche necessarie per rendereil sistema energetico sostenibile. Questo ha com-portato una riduzione degli investimenti sianella ricerca energetica sia nelle infrastrutture.Inoltre, il processo di innovazione in tecnologieenergetiche presenta delle debolezze strutturali:il mercato delle nuove tecnologie energetiche èostacolato dalla natura stessa delle tecnologie(la sostituzione, infatti, delle nuove tecnologiecon quelle già esistenti sul mercato richiede costiingenti) e gli Stati membri che operano sul mer-cato in modo indipendente dagli altri hanno dif-ficoltà a creare le condizioni necessarie perconsentire alle imprese di sviluppare le necessa-rie tecnologie per competere sui mercati globali.Nello scenario appena delineato, si inserisce ilprotocollo di Kyoto, che rappresenta un primotentativo di intervento concreto nella lotta aicambiamenti climatici. Si tratta di un accordo in-ternazionale che prevede l'impegno di granparte dei Paesi industrializzati (ovvero gli Statiinclusi nell'allegato I della convenzione quadro)a ridurre di almeno il 5% le emissioni di alcunigas ad effetto serra (anidride carbonica, metano,protossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluoro-carburi ed esafluoro di zolfo), responsabili del ri-

97

Page 95: Per non morire d'Europa

98

dagnare i cosiddetti "carbon credit".Dalla relazione annuale della Commissione eu-ropea sui progressi per il conseguimento degliobiettivi di Kyoto, presentata lo scorso ottobre ereperibile all'indirizzo http://ec.europa.eu/environment/climat/gge_progre, emerge chel'UE e gran parte degli Stati membri sono sullabuona strada per quanto riguarda il rispettodegli impegni assunti a Kyoto. Dalle ultime pro-iezioni degli Stati membri elaborate dall'Agen-zia europea dell'ambiente risulta che l'UE-15,ovvero i 15 Paesi che costituivano l'UE al mo-mento dell'approvazione del Protocollo, riusciràa conseguire l'obiettivo della riduzione dell'8%grazie alle politiche ed alle misure già adottate,all'acquisto di crediti di emissione derivanti daprogetti realizzati in Paesi terzi ed alle attivitàsilvicole in grado di assorbire il carbonio dall'at-mosfera. Per l'UE-27 non è stato, invece, fissatoalcun obiettivo collettivo di riduzione delleemissioni. Dieci dei dodici Stati membri chehanno aderito all'UE nel 2004 e nel 2007 hannoobiettivi individuali di riduzione nell'ambito delProtocollo e devono abbattere le proprie emis-sioni del 6% e dell'8% rispetto ai livelli dei ri-spettivi anni di riferimento (semprerelativamente all'arco temporale 2008-2012).Il nostro Paese è ben lontano dal rispettare gliobiettivi.L'applicazione delle misure contenute nel pac-chetto UE clima-energia comporta degli oneriingenti a carico dei Paesi firmatari.L'Italia, in particolare, si caratterizza per essereun paese manifatturiero e, dalla elaborazionedei dati sugli scenari presentati nella relazionedella Commissione emerge che, avvicinarsi agliobiettivi fissati dal pacchetto, si tradurrebbe inun costo di 181.5 miliardi di euro in dieci anni,con una media annua di circa 18.2 miliardi di

euro ed una incidenza sul PIL dell'1.14%.Secondo il Commissario europeo all'Ambiente,Stavros Dimas, invece, i costi per l'Italia sareb-bero contenuti tra i 9.5 ed i 12.3 miliardi di eurol'anno ovvero pari ad una percentuale cheoscilla fra lo 0.51% e lo 0.66% del PIL ben lon-tana, quindi, dalle stime fornite dal nostroPaese.Da sottolineare che le misure del pacchetto si in-seriscono in un contesto in cui la situazioneenergetica italiana è di per se stessa difficile:l'85% dell'energia che viene utilizzata dal no-stro Paese è di importazione, viene pagata il30% in più degli altri Paesi europei ed, addirit-tura, il 60% in più della Francia.Il Governo italiano ritiene auspicabile l'approva-zione del pacchetto UE per l'ambiente, tuttavia,chiede più tempo per la sua applicazione. Nelmese di ottobre u.s., ha presentato al Consigliodei Ministri dell'Ambiente UE, in Lussemburgo,la richiesta di sospendere l'applicazione dellemisure anti-inquinamento per almeno un annoal fine di verificarne i costi che derivano dalla ri-duzione dell'anidride carbonica - posizione cheè stata condivisa da nove Stati (Polonia, Repub-blica Ceca, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania,Romania, Bulgaria, Slovacchia) - e l'inserimentodi una "clausola di revisione" che preveda l'ag-giustamento delle misure stesse in relazione airisultati di una attenta analisi costi-efficacia daeffettuare nel corso dell'anno 2009.Nei prossimi due mesi, infatti, sarà possibile de-finire il quadro di riferimento dei dati di basenecessari per effettuare l'analisi costi-efficaciae per elaborare i diversi scenari connessi sia allaevoluzione del negoziato sia della situazioneeconomica. Sono due i criteri di riferimento pereffettuare questa analisi dei costi:1) promozione di misure analoghe o compara-

Page 96: Per non morire d'Europa

99

bili da parte delle più importanti economieextra europee (USA, Giappone, Canada, Cina,India, Brasile);

2) effetti sulla competitività dell'economia eu-ropea nei mercati globali.

L'UE si è detta fiduciosa sulla possibilità di rag-giungere "una soluzione costruttiva". La transi-zione verso un'economia a basse emissioni dicarbonio impiegherà decenni per interessaretutti i settori dell'economia.Risulta evidente che, le decisioni prese nel corsodei prossimi 10-15 anni, avranno profonde con-seguenze per la sicurezza energetica, per il cam-biamento climatico e per la crescita el'occupazione in Europa.

� Sitografia

La relazione sui progressi realizzati per il consegui-mento dell’obiettivo di Kyoto è reperibile al se-guente indirizzo:– http://ec.europa.eu/environment/climat/

gge_progress.htmHomepage della Direzione Generale Ambiente suicambiamenti climatici:– http://ec.europa.eu/environment/climat/

home_en.htmComunicato stampa dell’Agenzia europea dell’am-biente:– http://www.eea.europa.eu/pressroom/

newsreleases

Page 97: Per non morire d'Europa

100

� I SISTEMI DI TRASPORTO INTELLIGENTE

I sistemi di trasporto intelligente, anche detti ITS,sono stati ideati per rispondere ad un'esigenza cre-scente di efficienza nei trasporti e per porre unabarriera ai problemi di sicurezza che affliggono glispostamenti. Questi sistemi sono veri e propri pro-getti di riforma per la mobilità umana basata sullagomma e sui mezzi a motore.In particolare il cosiddetto “Intelligent Transporta-tion System” (ITS) è l’applicazione di tecnologieavanzate (come informatica, elettronica e teleco-municazioni) ai sistemi di trasporto terrestri, chevengono integrati per migliorarne la sicurezza el’efficienza. La dimensione del problema è rileva-bile, almeno in Italia, tramite le statistiche ISTAT:ogni anno in Italia “scompare” un paese di circa20.000 abitanti a causa degli incidenti stradali.I servizi resi dagli ITS possono, a vario titolo, mi-gliorare la situazione della sicurezza nei trasportiterrestri. Sistemi che assistono la guida o, in unprossimo futuro, piloti automatici, sono già tecni-camente possibili. Ma la barriera più complicata dasuperare, che rappresenta l’aspetto più problema-tico, è quella dell’implementazione operativa.Spetta alle organizzazioni ITS, sia pubbliche cheprivate, trovare l’appropriato coordinamento, cheattualmente si realizza solo in ambito locale.

� LA STORIA DEGLI ITS

I sistemi di trasporto hanno caratterizzato la nostraciviltà. La società contemporanea è nata in un pe-riodo in cui la costruzione di nuove e più grandi au-tostrade era vista come la soluzione principale, senon l’unica, per muovere le merci. Mentre il saltonel XXI° secolo è stato compiuto grazie agli ITS, chehanno spinto la società a pensare come migliore

sistema possibile per gli spostamenti una gestioneintegrata dei trasportiNon esiste però un ITS univoco. Ogni sistema pro-gettato e studiato acquista un valore individuale inrapporto all'incremento di efficienza ed efficacianel segmento su cui interviene. La grande oppor-tunità di questi sistemi risiede nell'integrazioneoperativa, che renda possibile la gestione coordi-nata di tutte le componenti della mobilità citta-dina. Gli ITS, presi singolarmente, non sono ingrado di risolvere il quesito della mobilità. Ma presiinsieme e fatti cooperare possono fornire soluzioniadatte ai problemi.Con gli ITS quindi si prende la strada della pro-grammazione e non della costruzione: realizzarenuove e costose reti viarie è visto come punto se-condario rispetto all'aggiornamento del patrimo-nio esistente attraverso attrezzature opportune perl'attivazione degli ITS.I sistemi finora realizzati per la mobilità intelli-gente possono essere suddivisi nelle seguenti ma-crocategorie:– ATMS (Advanced Traffic Management Sy-

stems), che monitorizzano il flusso del trafficoe forniscono un supporto decisionale per ri-durne la congestione;

– ATIS (Advanced Traffic Information Systems),che forniscono ai viaggiatori un’assistenza dinavigazione e informazioni in tempo reale sullecondizioni attuali del percorso affrontato;

– AHS (Automated Highway Systems), che sup-portano e sostituiscono il pilota durante la fasedi guida;

– AVD (Automatic Vehicle Driving), che studianolo sviluppo di veicoli dotati di componenti auto-matici.

� SU COSA AGISCONO GLI ITSI sistemi sopracitati vengono utilizzati e implemen-

Page 98: Per non morire d'Europa

101

tati soprattutto per risolvere alcuni aspetti fonda-mentali del trasporto:1) Sicurezza stradale

L'Eurostat, per il 2007, rileva che nell’UE esi-stono alcune categorie di utenti stradali sotto-posti a rischi particolari: i giovani tra i 15 e 24anni di età (10.000 sinistri/anno), i pedoni(7.000 sinistri/anno), i motociclisti (6.000 sini-stri/anno) e ciclisti (1.800 sinistri/anno).Rimane complicato ricostruire i motivi per cuigli incidenti stradali avvengono, anche se è as-sodato che la prima causa di mortalità, lungole strade europee, è il comportamento degliutenti stessi: velocità eccessiva e non commi-surata alla situazione stradale (15.000 sinistri),guida in stato di affaticamento (10.000 sinistri),mancato uso di cinture di sicurezza o di caschiprotettivi (7.000 sinistri). Tali dati non possonoessere considerati cumulativi, a causa dell’inte-razione fra numerose cause. Di certo si è sti-mato che circa il 90% degli incidenti abbiacome principale concausa sia l'errore umanoche la disattenzione. Ne deriva che eliminandola componente umana dalla guida, o almeno li-mitandone l’influenza, a favore di sistemi diguida automatici con un tasso di errore moltobasso, come gli AHS e gli AVD, si possono rag-giungere ottimi risultati per quanto riguarda lasalvaguardia di persone e mezzi.

2) Congestione del trafficoL’insufficiente capacità delle reti di trasportocausa il temuto effetto della congestione deltraffico. I principali imputati sono i cantieri dilavori in corso, gli incidenti, un uso inefficientedel sistema e, semplicemente, la presenza ditroppi veicoli.Gli ITS possono risolvere questi problemi in unvario numero di modi:– automatizzando la guida dei veicoli, tramite

AHS e/o AVD, in modo da sostituire i tempidi reazione del guidatore, variabili a se-conda dell’individuo, con dei valori costanti,noti ed inferiori, in modo che i veicoli pos-sano viaggiare ad una distanza di sicurezzaminore;

– rivelando gli incidenti nelle aree urbane,mediante sistemi ATMS, così da diminuire iltempo di risposta del personale di prontointervento e quindi permettere una più effi-ciente eliminazione del blocco;

– fornendo informazioni ai viaggiatori sullecondizioni di traffico nelle diverse vie e suirelativi tempi di percorrenza;

– utilizzando sistemi ATIS, per effettuare unascelta più ragionata della strada da seguireincrementando l’efficienza operativa del si-stema.

3) Impatto ambientaleL’utilizzo degli ITS ha anche una non trascura-bile influenza sull’ambiente, tuttavia, non si èancora capito bene se le iniziative intrapresemiglioreranno la situazione o manterranno lostatus quo. Ad esempio, riducendo la conge-stione del traffico si ha una riduzione delleemissioni di gas nocivi ma se, tramite una otti-mizzazione del sistema, si abilita a viaggiare unmaggior numero di veicoli, i benefici potreb-bero essere annullati. Analogamente, unaguida “stop-and-go” coincide con un maggiorconsumo di carburante, però anche un au-mento dei veicoli circolanti porta alle stesseconseguenze.Gli ITS introducono anche diversi problemi, nontutti di origine tecnica, per nulla trascurabili:– costi di realizzazione, solitamente elevati;– problemi di responsabilità legale in caso di

incidente o di malfunzionamento dell’appa-recchio;

Page 99: Per non morire d'Europa

102

– problemi di tipo psicologico da parte dellepersone che si vedrebbero private dellapiena autorità sul mezzo dovendo riporrecompletamente la propria fiducia sui si-stemi di guida automatica.

I risultati delle sperimentazioni fatte fino adoggi hanno dimostrato la fattibilità tecnica diuna totale automatizzazione del traffico lungole autostrade ed in parte lungo le strade urbane.

4) Sviluppo economicoLa collocazione su un territorio di un ITS può ge-nerare vantaggi indiretti all'economia regionaledi un'area attraverso l'attrazione di attività chedipendono da sistemi di trasporto efficienti. Seuna regione si dota di tali dispositivi ottiene lapreferenza di vettori e spedizionieri.Come conseguenza, il volume delle spedizioniaumenta, aumentando il carico sull’infrastrut-tura corrente, ed è richiesto un incremento ul-teriore d’investimento e sviluppo. Viceversa,una rete di trasporto inadeguata può impedireo limitare la capacità di un produttore di com-petere in un certo mercato. I trasporti diven-tano più convenienti in altre aree giàeconomicamente avanzate, stimolandone unulteriore sviluppo. Gli investimenti rivolti ad unaumento della capacità delle infrastrutturedelle zone nelle quali nuove strutture sarebberonecessarie vengono mantenute nell’attualestato di arretratezza.

� DRAFT OPINION� I SISTEMI DI TRASPORTO INTELLIGENTE1. sottolinea l’impatto positivo sullo sviluppo so-

stenibile che gli ITS svolgono nel migliora-mento della performance economica delleRegioni determinando condizioni di reciprocaaccessibilità, incrementando l'attività del com-mercio locale ed interregionale, sviluppando il

mercato interno dell'Unione europea e l'occu-pazione connessa alle attività che dipendonodall'implementazione dei sistemi di trasportointelligente;

2. ritiene che gli ITS possano migliorare le condi-zioni di vita dei cittadini europei, della sicu-rezza stradale, ridurre le emissioni di sostanzenocive e l'inquinamento ambientale, aumen-tare l’efficienza dei trasporti e ridurre la conge-stione del traffico;

3. invita la Commissione e gli Stati membri a con-siderare che gli ITS devono coinvolgere attiva-mente nel processo di pianificazione e nelprocesso di realizzazione le autorità locali, re-gionali e gli stakeholders che operano sul terri-torio europeo;

4. auspica un coordinamento operativo fra gliStati membri, affinché i tempi di attuazionedegli interventi della politica regionale pro-grammati per il 2007/2013 siano coerenti conil raggiungimento dei targets definiti nel pianodi azione;

5. evidenzia la necessità di definire e valorizzaremeglio il significativo ruolo che le aree rurali eperiferiche possono svolgere per il raggiungi-mento degli obiettivi di medio e lungo periodo;

6. invita la Commissione e gli Stati membri a darepiù peso alle aree regionali maggiormentecoinvolte nelle opportunità di trasporti fluvialie marittimi interregionali;

7. sottolinea l'importanza della cooperazione in-terregionale, transfrontaliera e transnazionaleper lo sviluppo e l'implementazione degli ITSed esorta gli Stati membri alla condivisione edallo scambio tra le Regioni stesse delle bestpractices con il duplice obiettivo di ottenere iltrasferimento della conoscenza nel settoredegli ITS e di evitare la frammentazione all'in-terno del sistema.

Page 100: Per non morire d'Europa

103

Doha, QatarAssemblea Generale dell’ONU-DOHA� CONFERENZA SULLA FINANZAPER LO SVILUPPO29 novembre - 2 dicembre 2008

� Lo sfondo dei negoziati dell’assemblea� generale dell’ONU a Doha

L’Unione Europea ha impresso una svolta significa-tiva alla Sua politica sullo sviluppo con una pro-fonda ridefinizione in linea con gli orientamenticoncordati in sede di Nazioni Unite. Questa nuovavisione è raccolta nei due documenti che sono allabase della Conferenza Internazionale, tenutasi aDoha, Qatar, il 2 dicembre 2008 sul programma diFinanziamento per lo Sviluppo: La Dichiarazionedel Millennio e il Consenso di Monterrey.

� La dichiarazione delmillennio� e gli obiettivi di sviluppo

Nella Dichiarazione, adottata dall'Assemblea gene-rale dell'ONU l'8 settembre del 2000, i leader mon-diali, come affermato dal secondo articolo dellaDichiarazione stessa, riconoscono in prima personache “oltre alle nostre personali responsabilità verso lerispettive società di appartenenza, condividiamounaresponsabilità collettiva nell'affermare i principi delladignità umana, dell'uguaglianza edell'equità a livelloglobale. Inqualitàdi leader, pertanto, abbiamoundo-vere verso tutti i popoli del pianeta, specialmentequelli più vulnerabili, e, in particolare, verso i bambinidel mondo intero, ai quali appartiene il futuro”.

Riaffermando gli scopi e i principi contenuti nelloStatuto delle Nazioni Unite del 1945, ai quali si ri-conosce un valore universale che va al di là deltempo, i leader rinnovano il loro impegno alla co-

struzione di “una pace giusta e duratura in tutto ilmondo”, convogliando tutti gli sforzi necessari “adaffermare la sovrana eguaglianza di tutti gli Stati, ilrispetto della loro integrità territoriale e indipen-denza politica, la soluzione delle controversie conmezzi pacifici e in conformità con i principi della giu-stizia e del diritto internazionale, il diritto all'auto-determinazione dei popoli che rimangono sotto ildominio coloniale e l'occupazione straniera, la noninterferenza negli affari interni degli altri Stati, il ri-spetto per i diritti umani e le libertà fondamentali, ilrispetto per l'uguaglianza dei diritti di tutti senza di-stinzioni di razza, sesso, lingua o religione e per lacooperazione internazionale nel risolvere i problemiinternazionali di carattere economico, sociale, cultu-rale o umanitario”.La Dichiarazione riconosce la necessità e l'impor-tanza di un intervento che tenda alla progressivaarmonizzazione della situazione globale del pia-neta, visto anche che“nazioni e popoli sono diven-tati sempre più interconnessi ed interdipendenti”. Atale proposito risaltano in modo particolare le pa-role che compongono l'articolo 5 della Dichiara-zione: “Noi reputiamo che la sfida che abbiamo oggidi fronte sia quella di garantire che la globalizzazionediventi una forza positiva per tutti i popoli del pia-neta. Perché anche se la globalizzazione offre grandiopportunità, al presente i suoi benefici sono ripartitiin maniera decisamente disuguale, alla stessa stre-gua dei suoi costi”. Si auspicano perciò interventi alivello globale che prevedano politiche e misure ri-spondenti “alle esigenze dei paesi in via di sviluppoe delle economie in transizione, e che siano formu-late e realizzate con la loro effettiva partecipazione”.Nella Dichiarazione si selezionano poi le principaliaree d'intervento e i valori fondamentali di libertà,uguaglianza, solidarietà, tolleranza, rispetto per lanatura e responsabilità condivisa a cui tali inter-venti devono essere ispirati.

Page 101: Per non morire d'Europa

politiche e nei programmi dei paesi; invertendola 1.tendenza attuale alla perdita di risorse am-bientali;riducendo della metà la percentuale dipopolazione senza un accesso sostenibile all'ac-qua potabile; ottenendo un miglioramento si-gnificativo della vita di almeno 100 milioni diabitanti degli slum entro l'anno 2020;

8. Sviluppare un partenariato mondiale per lo svi-luppo, potenziando al massimo un sistemacommerciale e finanziario che sia fondato su re-gole, prevedibile e non discriminatorio, e cheincluda l'impegno in favore di una buona ge-stione, dello sviluppo e della riduzione della po-vertà sia a livello nazionale che internazionale;rivolgendosi ai bisogni speciali dei paesi menosviluppati, attraverso l'ammissione senza tassee vincoli di quantità delle esportazioni di que-sti paesi, il potenziamento dei programmi di al-leggerimento dei debiti per i paesi poverifortemente indebitati, la cancellazione del de-bito bilaterale ufficiale, e una più generosa as-sistenza ufficiale allo sviluppo per i paesiimpegnati nella riduzione della povertà; rivol-gendosi ai bisogni speciali degli Stati senza ac-cesso al mare e dei piccoli Stati insulari in via disviluppo; occupandosi in maniera globale delproblema del debito dei paesi in via di sviluppoattraverso misure nazionali ed internazionalitali da rendere il debito stesso sostenibile nellungo termine; creando, in cooperazione con ipaesi in via di sviluppo, degli impieghi rispet-tabili e produttivi per i giovani; rendendo, incooperazione con le aziende farmaceutiche, lemedicine essenziali disponibili ed economica-mente accessibili nei paesi in via di sviluppo;rendendo disponibili, in cooperazione con ilsettore privato, i benefici delle nuove tecnolo-gie, specialmente quelle dell'informazione edella comunicazione.

Si richiede piena assunzione di responsabilità daparte di tutti gli attori coinvolti, affinché i governidei paesi in via di sviluppo si impegnino a promuo-vere riforme e combattere per contrastare la corru-zione interna ed i governi dei paesi ricchi siimpegnino ad incrementare l'aiuto pubblico allosviluppo, tenendo come obiettivo la quota dello0,7% del PIL, a migliorare la qualità degli aiuti,eliminare distorsioni e promuovere la cancella-zione del debito.Per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'impor-tanza di questo accordo e per stringere i governi at-torno agli impegni assunti, l'allora SegretarioGenerale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha lan-ciato nel 2002 la Campagna del Millennio “No Ex-cuse 2015”, con lo scopo di promuovere ilraggiungimento di otto obiettivi concreti e stra-tegici entro l'anno 2015:1. Sradicare la povertà estrema e la fame, ridu-

cendo della metà la percentuale di popolazioneche vive con meno di un dollaro al giorno e lapercentuale di popolazione che soffre la fame;

2. Garantire l'educazione primaria universale, as-sicurando che tutti i ragazzi, sia maschi chefemmine, possano terminare un ciclo completodi scuola primaria;

3. Promuovere la parità dei sessi e l'autonomiadelle donne, eliminando la disparità dei sessinell'insegnamento primario e secondario pre-feribilmente entro il 2005, e per tutti i livelli diinsegnamento entro il 2015;

4. Ridurre di due terzi la mortalità dei bambini aldi sotto dei cinque anni;

5. Migliorare la salute materna, riducendo di trequarti il tasso di mortalità materna;

6. Combattere l'HIV/AIDS, la malaria ed altre ma-lattie;

7. Garantire la sostenibilità ambientale, inte-grando i principi di sviluppo sostenibile nelle

104

Page 102: Per non morire d'Europa

poveri, in base al quale i primi daranno un mag-gior apporto finanziario allo sviluppo dei secondi,adottando tra l'altro misure di apertura dei proprimercati ai Paesi poveri i quali, a loro volta, do-vranno adottare a livello nazionale provvedimentiper l'attuazione di riforme strutturali, fiscali e am-ministrative, onde accrescere la propria capacità digestione a livello microeconomico e macroecono-mico, promuovere il risparmio interno e richiamarei capitali esteri necessari per lo sviluppo sociale edeconomico.Ai Paesi poveri si chiede di mettere ordine nelleloro finanze pubbliche, adottando iniziative percombattere la corruzione e favorire la trasparenzanella gestione politica, amministrativa, fiscale edeconomica.Viene sottolineato altresì lo sforzo che questi Paesidovranno compiere in molti campi, in particolareper mobilitare le risorse nazionali, adottare a livellonazionale politiche macroeconomiche razionali,che tengano conto della necessità di garantire lasostenibilità delle politiche di bilancio attraversol'equità fiscale e amministrativa ed infine riorga-nizzare la spesa pubblica senza sostituire gli inve-stimenti produttivi privati65.

� Il ruolo dell’Europa

� Il consenso europeoNel quadro delineato dalla Dichiarazione del mil-lennio e dal Consenso di Monterrey, il 20 dicembre

� Il consenso diMonterey

Proprio al fine di costruire un quadro concreto diiniziative finalizzate alla realizzazione dei citatiobiettivi (d'ora in poi, MDG, "Millennium Develop-ment Goals") si sono riuniti a Monterrey, tra il 18 eil 22 marzo 2002, una sessantina di capi di Stato odi governo in rappresentanza di Paesi del Nord edel Sud, il presidente dell'Assemblea generale e ilsegretario generale delle Nazioni Unite, nonché iresponsabili della Banca mondiale, del Fondo mo-netario internazionale (FMI) e dell'Organizzazionemondiale del commercio.La conferenza ha adottato il cosiddetto "Consensodi Monterrey", un documento in cui sono indicatele misure da adottare sul piano nazionale e inter-nazionale per garantire condizioni di vita più ac-cettabili alle popolazioni dei Paesi poveri.In particolare sono indicate le fonti di finanzia-mento che dovranno concorrere al conseguimentodegli obiettivi del Millennio:le risorse finanziarie nazionali dei PVS;– gli investimenti diretti esteri e gli altri flussi pri-

vati;– il commercio internazionale;– l’aiuto pubblico allo sviluppo (APS);– la riduzione del debito;– le fonti innovative di finanziamento.I capi di Stato o di governo hanno esortato a strin-gere un nuovo parternariato fra Paesi ricchi e Paesi

105

65. Nell'ambito delle iniziative e dei documenti internazionali strettamente connessi alla realizzazione degli MDG sulla base di programmi e visioni con-divise, merita un richiamo la Dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti allo sviluppo, adottata il 2 marzo 2005 a conclusione di un forum di alto livello,del quale la prossima riunione prevista ad Accra rappresenterà la naturale prosecuzione. La Dichiarazione di Parigi incentra una nozione efficace di APS sucinque principi guida fondamentali: l'Assunzione di responsabilità (ownership), in base alla quale i paesi in via di sviluppo devono assumere la guida ef-fettiva delle loro politiche e strategie di sviluppo e coordinare le azioni di sviluppo; l'Allineamento, secondo il quale i donatori devono fornire il loro sup-porto globale alle strategie nazionali, alle istituzioni e alle procedure dei paesi in via di sviluppo; l'Armonizzazione, secondo cui le azioni dei donatoridevono essere coordinate, trasparenti ed efficaci nel loro insieme; una Gestione orientata ai risultati, per cui gli aiuti vanno gestiti e resi operativi attra-verso un processo incentrato sui risultati desiderati e basandosi su informazioni che migliorino il processo decisionale; la Responsabilità reciproca, in basealla quale i donatori e i paesi in via di sviluppo devono incrementare la responsabilità e la trasparenza reciproca sull’uso delle risorse per lo sviluppo.

Page 103: Per non morire d'Europa

106

2005 i presidenti della Commissione, del Parla-mento europeo e del Consiglio hanno firmato lanuova dichiarazione sulla politica di sviluppo del-l'UE: il "Consenso europeo" (vedi ALLEGATO 1) de-finisce per la prima volta in cinquant'anni dicooperazione, il quadro dei principi comuni entrocui l'UE e i suoi Stati membri realizzeranno le ri-spettive politiche di sviluppo in uno spirito di com-plementarità.La prima parte della dichiarazione precisa gliobiettivi e i principi che gli Stati membri e la Co-munità si impegnano ad osservare nel quadro diuna visione comune.Poiché l'obiettivo primario è l'eliminazione globaledella povertà nell'ambito dello sviluppo sosteni-bile, l'UE si adopera per realizzare entro il 2015 gliobiettivi di sviluppo del Millennio approvati datutti i paesi delle Nazioni Unite.L'Unione ritiene che l'obiettivo principale della ri-duzione della povertà si fondi sugli obiettivi com-plementari della promozione del buon governo edel rispetto dei diritti umani, valori comuni chestanno alla base dell'UE. La lotta alla povertà im-plica inoltre un equilibrio tra le attività dirette allosviluppo umano, alla protezione delle risorse na-turali e alla creazione di crescita economica e di be-nessere a favore delle popolazioni povere.I principi comuni che regolano le attività di coope-razione allo sviluppo sono la titolarità, il partena-riato, un dialogo politico approfondito, lapartecipazione della società civile, la parità deisessi e un impegno continuo per prevenire la fragi-lità degli Stati. I paesi in via di sviluppo sono i prin-cipali responsabili del loro sviluppo, ma l'UEassume la sua parte di responsabilità negli sforzicongiunti nel quadro del partenariato.L'UE si è impegnata ad aumentare il bilancio per gliaiuti e a portarli allo 0,7% del reddito nazionalelordo entro il 2015, fissando un obiettivo collettivo

intermedio dello 0,56% entro il 2010; la metà del-l'aumento dell'aiuto sarà attribuita all'Africa. L'UEcontinuerà a dare priorità al sostegno ai paesimeno avanzati e a quelli a reddito basso e medio.Le risorse saranno stanziate secondo criteri obiet-tivi e trasparenti, basati sulle necessità e sulle pre-stazioni dei paesi beneficiari. Tutta laprogrammazione nazionale e regionale della Co-munità seguirà il principio della concentrazione,che prevede la selezione di un numero limitato disettori prioritari di azione.La qualità degli aiuti sarà fondamentale per l'UE,che provvederà a controllare l'osservanza del suoimpegno a garantire l'efficacia degli aiuti, in par-ticolare definendo obiettivi concreti per il 2010. Iprincipi fondamentali in questo contesto sono latitolarità nazionale, il coordinamento e l'armoniz-zazione dei donatori (già a partire dal livello lo-cale), l'allineamento ai sistemi dei paesi destinatarie l'orientamento ai risultati. Saranno sviluppatimeccanismi di aiuto più prevedibili che consenti-ranno ai paesi partner di definire una programma-zione efficace.L'UE promuoverà un migliore coordinamento e unamaggiore complementarità tra i donatori, pun-tando su una programmazione pluriennale con-giunta, basata sulle strategie e sulle procedure deipaesi partner, su meccanismi comuni di attuazionee sul ricorso a dispositivi di cofinanziamento. Inol-tre favorirà la coerenza delle politiche di sviluppo invari settori.

La seconda parte della dichiarazione è focalizzatapiù specificamente sulla politica di sviluppo del-l'Unione europea.In questo settore la politica comunitaria e le politi-che perseguite dagli Stati membri devono esserecomplementari. Attraverso la sua presenza su scalamondiale, le sue conoscenze in materia di presta-

Page 104: Per non morire d'Europa

107

zione dell'aiuto, il suo ruolo nella promozione dellacoerenza delle politiche e delle migliori pratiche enella facilitazione del coordinamento e dell'armo-nizzazione, il suo impegno a favore della democra-zia, dei diritti umani, del buon governo e del rispettodel diritto internazionale, nonché il suo ruolo nellapromozione della partecipazione della società civilee della solidarietà nord-sud, la Comunità apportaun valore aggiunto in materia di sviluppo.La cooperazione allo sviluppo è uno dei principalielementi di un'ampia serie di azioni esterne chedevono essere coerenti e complementari. I docu-menti di programmazione relativi alle strategie na-zionali, regionali o tematiche riflettono questoinsieme di politiche e ne garantiscono la coerenza.Rispondendo alle necessità manifestate dai paesipartner, la Comunità sarà attiva principalmente neiseguenti settori:– commercio e integrazione regionale;– ambiente e gestione sostenibile delle risorse

naturali; infrastrutture;– risorse idriche e energia;– sviluppo rurale, agricoltura e sicurezza alimen-

tare;– buon governo, democrazia, diritti dell'uomo e so-

stegno alle riforme economiche e istituzionali;– prevenzione dei conflitti e della fragilità degli

Stati;– sviluppo umano; coesione sociale e occupa-

zione.Per alcuni problemi che rappresentano anche prin-cipi generali applicabili a qualsiasi tipo di iniziativae che necessitano di uno sforzo multisettoriale, laComunità rafforzerà l'approccio di integrazione("mainstreaming"). Si tratta della democrazia, delbuon governo, dei diritti dell'uomo, dei diritti deiminori e delle popolazioni autoctone, della paritàuomo-donna, della sostenibilità ambientale edella lotta contro l'HIV/AIDS.

Le modalità dell'aiuto si conformeranno alle ne-cessità e alla situazione specifica di ciascun paese,privilegiando, per quanto possibile, il sostegno albilancio. L'approccio della Comunità si baserà su in-dicatori di risultato e di avanzamento. L'aiuto co-munitario continuerà ad essere fornitoessenzialmente in forma di doni, il che si adatta inparticolare alla situazione dei paesi più poveri e alimitata capacità di rimborso.La riforma dell'assistenza esterna, varata dallaCommissione nel 2000, ha migliorato l'assistenzacomunitaria e la qualità dell'aiuto fornito. Altri mi-glioramenti continueranno ad essere apportati, adesempio nei sistemi d'informazione, e sarà prose-guito il processo di devoluzione alle delegazioni.La Commissione terrà conto degli insegnamentitratti dalla valutazione della politica di sviluppodella Comunità europea del 2000 e assicurerà l'at-tuazione del "consenso europeo per lo sviluppo"nei programmi comunitari in tutti i paesi in via disviluppo.

Doha Meeting29 novembre - 2 dicembre 2008� LA PERCEZIONEDEI GIOCHI IN CAMPO

Il 2 Dicembre scorso si è chiusa a Doha la confe-renza sulla Finanza per lo Sviluppo.Il testo finale del vertice è stato approvato dopoquattro giorni di negoziati frenetici.Un documento ritenuto abbastanza deludentedella quasi totalità delle reti e organizzazioni dellasocietà civile internazionale, che speravano cheDoha potesse essere il punto di svolta in materia dilotta alla povertà e di cooperazione allo sviluppo.Le questioni in gioco a Doha erano molte e di fon-damentale importanza, a maggiore ragione allaluce dell’attuale crisi finanziaria. Ovvero:

Page 105: Per non morire d'Europa

commercio internazionale e i flussi di capitali privatisi stanno riducendo; l’aiuto pubblico allo sviluppo ri-schia di contrarsi a causa della crisi che colpisce iPaesi donatori.Tutto questo mentre meccanismi finanziari quali lafuga di capitali verso i paradisi fiscali e l’elusione fi-scale, continuano a provocare un flusso netto di cen-tinaia di miliardi di dollari l’anno dai Paesi più poveriverso i più ricchi. Sulla questione specifica dei para-disi fiscali il testo finale si limita a segnalare che “èimportante promuovere delle buone pratiche fiscalied evitare quelle inappropriate”. È certamente unpasso avanti che, rileva l’esistenza di un problema,ma non è ancora la strada per la soluzione.Ancora, la crisi ha ormai dimostrato come sia ur-gente e necessaria una profonda riforma dell’interagovernance internazionale, a partire dal funziona-mento e dal mandato del Fondo Monetario Inter-nazionale (FMI). Una riforma che il G20 vuoleconfinare al compromesso tra pochi governi, fuoridel sistema delle Nazioni Unite, e senza mettere indiscussione quel neoliberismo che il sistema diBretton Woods (vedasi oltre) ha foraggiato, por-tando così alla crisi attuale.Più in generale, nel testo finale approvato a Doha,per la massima parte, vengono confermati gli im-pegni già contratti nei precedenti vertici interna-zionali, ovvero l’ennesima dichiarazione nellaquale i Paesi più ricchi manifestano l’intenzione diarrivare a versare per l’aiuto allo sviluppo lo 0,7%del proprio PIL. Per molti degli intervenuti la con-ferma degli obbiettivi di Monterey è stato suc-cesso visto il contesto. Per altri e soprattutto per lasocietà civile, si è mancata una grande occasionedi fare un passo avanti.

– La necessità di migliorare le risorse che i Paesipoveri possono mettere a disposizione per ilproprio sviluppo, questione strettamente le-gata al tema della fuga di capitali e dell’eva-sione fiscale;

– La comprensione delle ricadute, tanto positivequanto negative degli investimenti direttiesteri;

– Il ruolo del commercio internazionale;– La cooperazione tecnica e finanziaria tra Nord

e Sud del mondo;– Il debito estero– Tematiche diverse.Su ognuna di queste questioni si è cercato un com-promesso che nel testo finale (vedi ALLEGATO 2) neltentativo di raggiungere un minimo comune deno-minatore tra le posizioni molto diverse di Paesi egruppi di Paesi che hanno partecipato al vertice.Le nazioni del Nord del mondo hanno dato l’impres-sione di trascurare l’appuntamento di Doha, consi-derandolo un incontro di secondaria importanzarispetto al processo del G2066, il gruppo che riuniscele economie più grandi del pianeta, iniziato con l’in-contro di Washington del 15 novembre.Soprattutto gli USA non hanno voluto affrontare aDoha alcune questioni strettamente legate alle te-matiche dello sviluppo, quali gli impatti dei cambia-menti climatici o quelli dell’attuale crisi finanziariasui Paesi più poveri.Per questi ultimi, già duramente colpiti dalla crisidelle materie prime, emergono da DOHA conse-guenze diverse. Con la crisi finanziaria diventamolto più difficile emettere titoli di debito pubblicosui mercati, se non a tassi di interesse molto alti, conil rischio di innescare una nuova crisi del debito; il

108

66. G20: Il G20 è stato creato nel 1999 per dare voce ai bisogni delle nazioni in via di sviluppo nel processo di stabilizzazione dell'economia globale. Essoè costituto da: 8 Paesi industrializzati - USA, Giappone, Germania, gran Bretagna, Francia, Italia, Canada e Russia (l'attuale G8) e da 11 paesi meno indu-strializzati ma caratterizzati da forme di mercato emergente e sono Argentina, Australia, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Arabia Saudita, SudAfrica, Sud Corea, Turchia, e l'UE.

Page 106: Per non morire d'Europa

dalle stesse istituzioni finanziarie quali FMI e BancaMondiale, fino ad arrivare ai gruppi più o meno in-formali di Paesi, quali il G8 o il G20.Le reti della società civile, che da tutto il mondo sierano date appuntamento a Doha, chiedevano cheproprio la conferenza sulla Finanza per lo Sviluppopotesse essere l’occasione per trovare un accordosull’organizzazione di tale vertice che desse un ruolounivoco e inequivocabile all'ONU.Un doppio segnale:– da una parte si poteva così rilanciare le Nazioni

Unite come unica istituzione capace di garantireun approccio realmente democratico e multila-terale. Questa dichiarazione serviva per legare inmaniera forte le questioni della finanza per losviluppo, e quindi le esigenze dei più poveri, allariforma della governance internazionale. Unaposizione sostenuta dalla maggioranza dei Paesidel Sud, riuniti nel G7767, che vedono nell'ONUl'unico luogo in cui possono portare avanti leproprie istanze.

– dall'altra parte, le economie più importanti delpianeta, che hanno recentemente avviato il pro-cesso del G20 per riformare l'economia e la fi-nanza internazionale, erano interessati adifendere i propri privilegi e a limitare al mas-simo il futuro ruolo dell'ONU.

Lo stesso Presidente francese Nicolas Sarkozy,l’unico leader del G8 ad essere intervenuto a Doha,ha ricordato più volte l’importanza del G20 nel corsodel proprio intervento in plenaria pur rimarcandoche il G2o non rappresenterebbe una apertura delG8 ma una riduzione a soli 20 entità della rappre-sentatività mondiale.Il Presidente di turno dell’UE ha affermato di volereinvitare, per il prossimo incontro del G20 che si svol-

� Una governace dell’architettura� finanziaria internazionale� e la riforma di BrettenWoodsIl secondo nodo, ancora più delicato, era legato allaproposta di organizzare a breve una conferenza dialto livello per discutere la riforma della governancee dell’architettura finanziaria internazionale, a par-tire dal ruolo e dal mandato del Fondo MonetarioInternazionale. Una questione ormai non proroga-bile, alla luce dell’evidente fallimento del FMI nel ga-rantire la stabilità finanziaria internazionale, comeda suo mandato originale quando era stato creatonel lontano 1944.La nascita di FMI e Banca mondiale avvenne proprionel corso di una conferenza delle Nazioni Unite, e inparticolare con la “United Nations Monetary and Fi-nancial Conference”, oggi nota come “conferenza diBrettonWoods”dal nome della località negli Usa cheospitò i lavori. Alla luce del dibattito attuale su dovee come gestire la necessaria riforma delle istituzioniinternazionali, non si tratta di una precisazione su-perflua: al termine della Seconda Guerra Mondiale,i grandi del mondo riconobbero che solo le NazioniUnite avevano il mandato per convocare un verticedi tale portata. Una scelta tanto più coraggiosa elungimirante se si considera che ufficialmente l’ONUvide la luce solo l’anno successivo, nel 1945, quandonacque dalle ceneri della Società delle Nazioni.A distanza di oltre sessanta anni, tutti concordanosul fatto che una “Bretton Woods II” sia necessaria,per riformare, o meglio per rifondare, il sistema fi-nanziario ed economico internazionale dopo la crisipiù pesante della storia recente. Il problema di fondoriguarda il ruolo e il mandato che in questo processodeve giocare l'ONU, rispetto ad altri luoghi, a partire

109

67. G77: Il gruppo dei 77 alle Nazioni Unite è una coalizione di paesi in via di sviluppo, nata per promuovere gli interessi economici collettivi per i mem-bri, dando loro un forte potere di negoziazione all'interno dell'ONU. Oggi la coalizione si è ingrandita fino ad inglobare 130 Paesi. Il gruppo è stato creatonel 1964 dal UNCTAD.

Page 107: Per non morire d'Europa

110

gerà a Londra a inizio aprile, anche un rappresen-tante dell’Unione Africana .Una concessione importante. L’attuale crisi finanzia-ria è nata tutta nel Nord del mondo, ma le conse-guenze ricadono su tutti gli abitanti del pianeta, esu quelli più poveri in particolare. Se l’ONU, con tuttii suoi limiti, riesce a dare voce a tutti i 192 Stati chela costituiscono, il processo del G20 escluderebbe172 di questi Paesi da qualunque possibilità di espri-mersi sulle regole che saranno chiamati a seguire omaglio a subire nel prossimo futuro.Su questo contrasto si è giocata gran parte dellaconferenza di Doha. Gli ultimi due giorni di nego-ziato sono stati spesi per cercare una mediazione trail ruolo dell'ONU e quello delle altre istituzioni inter-nazionali, sulla distinzione se il futuro incontro per lariforma dell'architettura internazionale sarebbestato un“summit”, come voluto dal Sud, o una sem-plice “conferenza”, come chiesto in particolare dagliUsa. Una situazione surreale, nella quale, a dispettodella situazione internazionale, della profonditàdella crisi finanziaria, della gravità dei cambiamenticlimatici, le delegazioni si opponevano veti incro-ciati su differenze formali.Come ha affermato nel suo discorso il Presidentedell’Assemblea Generale dell’ONU, Miguel d'EscotoBrockmann, il metodo del consenso, uno dei pilastrisui quali si fonda la democraticità dell’ONU, è statotroppo spesso capovolto e utilizzato come un poteredi veto, con un solo Paese a bloccare i negoziati. Se-condo molti osservatori il riferimento era evidente-mente agli Usa della dimissionaria amministrazioneBush, che avrebbero provato a bloccare ogni tenta-tivo di riferirsi al consesso multilaterale nel testo fi-nale di Doha. In questo tentativo, gli Usa avrebberoavuto l’appoggio di molti Paesi europei che al riparodalle aperture chiare e lineari del presidente di turnodell’Unione Nicolas Sarkozy hanno tenuto nei nego-ziati posizioni diverse e divergenti. Infatti, molti dei

paesi europei sarebbero stati più che soddisfatti al-l’idea di spostare l’intera discussione sulla finanzaper lo sviluppo, e più in generale sulla riforma dellagovernance internazionale, dall’ONU al G20 o ancheall'OCSE.È intervenuto anche il Presidente della CommissioneEuropea, José Manuel Barroso che, nel dettagliotecnico, ha mostrato l'interesse europeo per facili-tare lo sviluppo dei paesi più poveri attraverso lostanziamento diretto di fondi come l'attuale Mi-liardo per la sicurezza alimentare, inserito nel pro-getto di bilancio 2009 della Comunità Europea. Ilpresidente ha inoltre sostenuto il completo rispettodelle clausole previste dal Consenso di Monterreysollecitando l'azione del G20 e dell'ONU in generalea migliorare le relazioni Nord-Sud in tal senso.Tra gli interventi è stato singolare quello del Presi-dente iraniano Mahmoud Ahmadi Nejad che puòessere commentato solo da una lettura diretta (vediallegato 3).Per gli altri interventi su rimanda ai testi delle rela-zioni che si possono rilevare assieme alla lista deipartecipanti per paese, sul sito della conferenzahttp://www.un.org/esa/ffd/doha/.

Doha Meeting� COMMENTI DEL DELEGATOGIOVANNI ROBUSTI

Considerando la gravità dell’attuale situazione in-ternazionale, la sensazione è che se un osservatoreesterno leggesse il testo della dichiarazione finale,probabilmente penserebbe che è stato scritto 10anni fa. La conferenza sulla Finanza per lo Sviluppopare più, purtroppo, un fallimento, o per lo menoun’occasione mancata.Ora la palla passa di nuovo ai vertici del G8 e del G20,dove una minoranza di Paesi, coadiuvata dalle

Page 108: Per non morire d'Europa

111

nuove potenze emergenti, deciderà su questioni cheriguardano l’intero Pianeta. Forse proprio questo èuno dei motivi per spiegare perché la maggior partedelle realtà del Nord, non ha partecipato a Doha condelegazioni guidate dai capi di Stato e di governo,preferendo indirizzare altrove i propri sforzi e inte-ressi politici. Ancora una volta e nei fatti i paesi po-veri non sono una priorità se non per alto sonanticomunicati Gli impegni presi a Doha rischiano diarenarsi se non si affrontano temi importanti comei flussi illeciti di capitali da Sud a Nord, che interes-sano somme superiore a quelle della cooperazioneinternazionale e che vengono stimati 10 volte supe-riore ai flussi contrari Nord-SUD. Sono ormai 30 anniche i Paesi del Nord hanno preso tale impegno, lorinnovano in ogni dichiarazione dei vertici interna-zionali e regolarmente lo disattendono. Secondomolti è mancata la previsione di una forma di con-trollo e di tutela delle clausole di Monterrey .Si può comunque affermare che nel testo finale unpo’ a sorpresa, è sopravvissuta una posizione forte,che lascia aperta la porta a un reale ruolo di primopiano dell’ONU.In uno degli ultimi articoli della dichiarazione finaledi Doha, si legge infatti che “Le Nazioni Unite ter-ranno una conferenza al più alto livello sulla crisi fi-nanziaria ed economicaglobale ed i suoi impatti sullosviluppo. La conferenza sarà organizzata dal Presi-dente dell’AssembleaGenerale e lemodalità verrannodefinite al più tardi entromarzo 2009”.Preso atto del passo in avanti positivo in termini digovernance, al momento attuale nel testo di Dohamancano decisioni operative sulla sostanza delle di-verse questioni in gioco, né scelte concrete che pos-sano imprimere un cambiamento di rotta nellepolitiche internazionali sulla finanza per lo sviluppo.Un risultato molto modesto, che di fatto permetteràalle economie più ricche di rilanciare il processo insede G20.

Che si tratti del G8 o del “nuovo club dei ricchi”, ov-vero il G20, che allarga le decisioni a poche grandieconomie emergenti, erano in molti a Doha a ricor-dare che, in ogni caso, la grande maggioranza deiPaesi del mondo è completamente esclusa da que-sti processi, dovendone tuttavia poi accettarne leconseguenze.Valutando Doha, qualcuno ha visto il bicchieremezzo vuoto, altri nei comunicati stampa hanno di-chiarato il bicchiere mezzo pieno. La sensazione chetutti hanno riportato è quella di una coesione e undialogo rinnovato e fluido tra i paesi del club dei 77e tra questi di quelli africani in particolare.

Conférence des Nations Uniessur le financement du développementDoha, Samedi 29 novembre 2008� DISCOURS DEM. NICOLAS SARKOZYLE PRESIDENT DE LA REPUBLIQUE

Monsieur le Secrétaire Général des Nations Unies,Mesdames et Messieurs les Chefs d’Etat etde Gouvernement,En tant que Président de l’Union européenne, maplace était ici, à Doha, pour indiquer sans aucunambiguïté que le développement des pays qui enont le plus besoin ne peut pas être sacrifié sur l’au-tel de la crise économique.Face à cette crise financière sans précédent, dou-blée d’une crise économique sans précédent, l’Eu-rope a demandé la réunion des chefs d’Etats duG20 qui a eu lieu à Washington. L’Europe avait sou-haité que l’Union Africaine soit représentée à tra-vers son Président, Monsieur KIKWETE à cetteréunion. Je regrette que ce n’ait pas été le cas.L’Europe avait d’ailleurs souhaité également que leConseil de Coopération des Etats Arabes du Golfe àtravers son Président, l’Emir du Qatar, soit repré-

Page 109: Per non morire d'Europa

112

senté aussi. Et je regrette que ce n’ait pas pu être lecas. Et j’espère qu’au prochain Sommet du G20, àLondres, chez notre ami Gordon BROWN, l’UnionAfricaine et le Conseil des Etats Arabes du Golfepourront être représentés.Pourquoi l’Europe a-t-elle voulu ce sommet ? Parceque nous sommes face, nous, le monde, à une crisefinancière sans précédent. Face à cette crise, il y adeux attitudes. La première consisterait à conti-nuer comme avant, sans tirer aucune leçon des er-reurs du passé. La seconde consiste à faire de cettecrise sans précédent, une opportunité pour chan-ger le monde. Changer les institutions du monde,changer le système financier du monde, changerl’opportunité pour des régions comme l’Afrique no-tamment, de se développer.Dans le monde globalisé qui est le nôtre, nos de-stins sont liés. Sauver les équilibres environnemen-taux de la planète, nous avons besoin des paysdéveloppés et des pays en voie de développement.Retrouver la croissance du monde, nous avons be-soin de vous, vous avez besoin de nous.Eh bien, l’Europe portera, pour le prochain sommetdu G20, la volonté d’adapter les institutions dumonde à la nouvelle réalité politique, économiqueet financière. Je le dis notamment aux chefs d’Etatet de gouvernement africains si nombreux danscette salle. L’Afrique doit avoir sa place, sa justeplace, dans les institutions internationales.Monsieur le Secrétaire Général des Nations Unies,la France et l’Europe apprécient votre travail. Maisnous disons qu’il n’est pas raisonnable qu’il n’y aitpas un seul pays africain membre permanent duConseil de Sécurité des Nations Unies. On ne peutpas résoudre les grandes affaires du monde en con-sidérant qu’un milliard d’habitants sur le continentafricain n’ont pas leur part.Nous pensons qu’au sein du FMI, les pays en voiede développement doivent avoir une place et un

poids beaucoup plus importants. Nous considéronsque le format du G8 qui a été utile, est aujourd’huidépassé. Qui peut penser résoudre la crise écono-mique et financière sans la Chine, sans l’Inde, sansle Brésil, sans le Mexique, sans aucun pays sud-américain ? Et nous savons parfaitement l’impor-tance de l’Afrique du Sud, mais elle ne peut, à elletoute seule, représenter tout un continent.De cette crise, Mesdames et Messieurs, faisons l’op-portunité d’un changement. Nous sommes auXXIème siècle et nous avons les institutions duXXème. Qu’attendons-nous, Monsieur le SecrétaireGénéral, pour changer les choses ? Vous n’êtes pasle seul à pouvoir le faire, il faut vous aider. Mais si,de toutes les régions du monde, nous exigeons cechangement, alors les choses changeront.Et de cette crise, nous en avons débattu au sein del’Union européenne. Alors que nous sommes tousface à des déficits croissants, face à l’augmentationdu chômage, nous avons décidé de ne pas sacrifierles Objectifs du Millénaire et d’être au rendez-vousdes promesses qui vous ont été faites en matièred’aide publique au développement. Et ce n’est pasrien la promesse de l’Europe car, d’ores et déjà,60% de l’aide publique au développement vient del’Europe, 60% Monsieur le Secrétaire Général. C’estbien pour cela que j’ai voulu être là.Pour affirmer cet engagement politique fonda-mental de l’Europe. Beaucoup de gens, à travers lemonde, parlent de l’aide publique au développe-ment. L’Europe paie pour 60%. Cela représente 61milliards de dollars pour 2007. Et l’Europe vient dedécider de rajouter un milliard d’euros en matièred’aide alimentaire pour faire face à la crise alimen-taire sans précédent. L’Europe sera au rendez-vousdu 0,7% en 2015. C’est un choix politique majeur,c’est un choix politique unanime et je demandeaux pays qui sont ici et qui ne participent pas aucontinent européen de considérer qu’avec les diffi-

Page 110: Per non morire d'Europa

113

cultés sociales, économiques, financières, politi-ques qui sont les nôtres, ce choix est un choix fon-dateur.J’ajoute dans les changements que j’appelle, etsuccédant à Monsieur LAMY, qu’il y a un problèmeconsidérable qui est celui de la crise alimentaire.Le monde peut se nourrir si le monde n’oublie pasla priorité agricole. Il y a 900 millions de personnesdans le monde qui meurent de faim. La question,c’est le développement de l’agriculture et, enaucun cas, la réduction de la production agricole.C’est ce que j’ai proposé au nom de la France le 3juin, à Rome devant la FAO. Il faut aider l’Afrique ànourrir les Africains et à contribuer à nourrir lemonde. L’Europe a d’ailleurs décidé d’ouvrir sesmarchés sans aucune taxe aux produits agricolesproduits par les pays les plus pauvres du monde.Mesdames et Messieurs, l’aide publique nousl’augmenterons mais, dans le même temps, nousavons appris que l’aide publique n’est pas la seulecondition du développement. Il faut aider l’inve-stissement privé, il faut aider le micro-crédit. LaFrance a mis en place deux milliards et demi d’eu-ros pour financer 2000 entreprises africaines. Pournous, le développement de l’Afrique, c’est une ab-solue priorité.Et je voudrais terminer par là. Nous sommes con-scients de nos responsabilités. Nous sommes con-scients de nos devoirs. Le monde est passé toutproche de la catastrophe parce que le monde avaitchoisi la spéculation financière plutôt que le déve-loppement économique.Le monde n’est pas passé loin de la catastropheparce que le monde s’était habitué au profit dansn’importe quelle condition, à des banques qui prê-taient n’importe comment à n’importe qui. Lemonde s’était habitué à ce que les uns deviennentde plus en plus riches alors que les autres devena-ient de plus en plus pauvres. Nous avons une occa-

sion historique de changer cela. Je le dis à nos amisafricains : nous serons au rendez-vous du dévelop-pement. Je le dis aux pays en voie de développe-ment : nous serons au rendez-vous, nous, l’Europeet nous, la France, du rééquilibrage des institutionsinternationales. Mais que chaque pays ici, alors,aide l’Europe et aide la France dans ce changementet dans ces réformes. Le monde ne peut plus atten-dre. Vous avez besoin de notre soutien économi-que et financier. Nous avons besoin de votrevolonté politique. Il n’y a pas, d’un côté ceux qui vi-vent en dehors du monde, et, de l’autre, les autres.C’est le même monde, la même volonté politiqueet, Monsieur le Secrétaire Général des NationsUnies, si l’Europe a répondu à votre appel, c’estparce que cet appel était juste. Et, si l’Europe avoulu être à Doha, chez nos amis du Qatar, c’estparce que ce rendez-vous, c’est le rendez-vous dumillénaire. Nous tiendrons nos promesses. Mais,amis africains, amis sud-américains, amis d’Asie,poussez avec nous pour la réforme, poussez avecnous pour le changement, poussez avec nous pourrefuser l’immobilisme. Ensemble, nous sommesbeaucoup plus forts. Ne laissons pas demain, lesmêmes causes produire les mêmes effets.Je vous remercie. �

TraduzioneLa crisi finanziaria che sta colpendo le economie ditutto il mondo ha suscitato una serie di inziative daparte delle istitizuioni europee. La presidenza fran-cese ha promosso l’adozione, il 6 ottobre u.s., di unadichiarazione dei 27 capi di Stato e di Governo del-l’UE in base alla quale tutti si impegnano a prenderele misure necessarie per mantenere la stabilità delsistema finanziario e per proteggere i risparmiatori.Il Consiglio dei ministri ECOFIN del 7 ottobre è en-trato nel merito dei problemi sul tavolo adottandoconclusioni sulle risposte immediate da apportare

Page 111: Per non morire d'Europa

114

alla crisi finanziaria nonché sui temi della stabilità esorveglianza finanziaria, della risposta coordinatadell'UE al rallentamento economico e della remune-razione dei dirigenti di azienda.Sugli interventi urgenti, l’ECOFIN ha fissato alcuniprincipi comuni per l’azione degli Stati membri:gli interventi di ricapitalizzazione delle banchedevono essere tempestivi e in principio solo tem-poranei, gli interessi dei contribuenti e dei con-correnti devono essere tutelati, gli azionisti e ilmanagement devono assumersi le proprie re-sponsabilità e non trarre vantaggi indebiti dallasituazione. Inoltre, l’ECOFIN ha deciso di elevarefino a 50.000 euro l’importo minimo dei depositibancari garantiti dagli Stati. Il Consiglio ha sotto-lineato che il Patto di Stabilità dovrà essere appli-cato tenendo conto delle circostanze eccezionalied ha accolto con favore l’intenzione della Com-missione di adottare rapidamente e con la neces-saria flessibilità le decisioni in materia di aiuti diStato sugli interventi pubblici a sostegno del si-stema finanziario.La presidenza francese ha in seguito convocato unvertice straordinario dei capi di Stato e di Governodella zona euro che si è tenuto il 12 ottobre u.s. Inquesta occasione i leaders hanno adottato unpiano di azione dettagliato, che dovrà essere por-tato avanti da Governi, banche centrali e autorità divigilanza, ai fini di:– garantire sufficienti liquidità alle istituzioni fi-

nanziarie (con riferimento agli interventi abreve termine della BCE);

– facilitare il finanziamento delle banche (tra-mite possibili interventi dei governi come ga-ranzie alle nuove emissioni bancarie oacquisizioni dirette);

– apportare alle istituzioni finanziarie le risorsein capitale affinché continuino a finanziarecorrettamente l’economia;

– apportare una ricapitalizzazione sufficientealle banche in difficoltà (per evitare fallimentidi istituti finanziari che presentino rischi di na-tura sistemica);

– garantire abbastanza flessibilità nell’applica-zione delle regole contabili, considerata l’ec-cezionalità della situazione attuale;

– rafforzare le procedure di cooperazione tra iPaesi.

Per quanto riguarda la regolamentazione dei ser-vizi finanziari, la Commissione europea ha pre-sentato, il 1° ottobre, una proposta di revisionedelle norme comunitarie sui requisiti patrimonialidelle banche e sulla vigilanza dei gruppi bancaritransfrontalieri. Il Commissario al mercato internoMcCreevy ha inoltre annunciato una propostasulle agenzie di rating ed un rafforzamento deicomitati europei di vigilanza delle banche, delleassicurazioni e dei valori mobiliari.La maggioranza dei deputati sostiene chel'Unione europea deve agire in maniera coordi-nata per affrontare la crisi dei mercati finanziari eche, quindi, gli Stati membri devono evitare di as-sumere decisioni unilaterali nell'interesse del sin-golo paese.In particolare, il Ministro per gli affari europeiJean-Pierre JOUYET, ha sottolineato che, a livelloeuropeo, abbiamo assistito ad un "coordinamentoreale a seguito del lavoro che le banche, i regola-tori e la Commissione europea hanno svolto in-sieme" ed ha sottolineato "l'importanza distabilizzare il mercato interbancario".Secondo il Presidente della Commissione europea,Jose' Manuel BARROSO, "l'Europa possiede la nor-mativa necessaria per affrontare la crisi dei mer-cati finanziari. Gli interventi pubblici vengonoeffettuati principalmente a livello nazionale, tut-tavia, gli Stati membri devono agire in base a prin-cipi comuni, tenendo in considerazione gli effetti

Page 112: Per non morire d'Europa

115

transfrontalieri delle operazioni di salvataggio".Alcuni i contributi dei deputati italiani fra i qualil'intervento di Cristina MUSCARDINI (UEN) che hasottolineato come "solo l'azione coordinata dellebanche centrali e dei governi permetterà di conte-nere il rischio sistemico", ha inoltre aggiunto che"nutriamo ancora dubbi inquietanti sul perche' laBanca centrale europea non abbia abbassato primai tassi rispetto a quanto stava avvenendo sul mer-cato americano, sul mercato mondiale e sul mer-cato finanziario anche di alcuni Paesi dell'Unioneeuropea". Ha poi posto la questione sul perche' "ilcredito al consumo non sia stato controllato cre-ando percio' un indebitamento esponenziale sia daparte dei privati sia, a catena, degli istituti bancari".Ha quindi sollecitato l'Europa ad avere "il coraggiodi rivedere il Patto di Stabilità che appartieneormai al secolo scorso".Secondo il parere di Mario BORGHEZIO (UEN) l'Eu-ropa "non ha difeso i popoli dalla speculazione fi-nanziaria". Ha ricordato inoltre che, nel 1933, ungruppo di economisti di Chicago propose un pianoper restituire allo Stato il monopolio esclusivodell'emissione della moneta, vietando alle ban-che la creazione di denaro fasullo con obbligo diriserva per le banche del 100%. Cio' renderebbeimpraticabile la "truffa del credito frazionale, igiochi finanziari che mandano in rovina la poveragente, i risparmiatori, l'economia reale".Il 14 ottobre u.s., in vista del Consiglio europeodel 15 e 16 ottobre p.v., delle opportunità di in-tervento sono state presentate in conferenzastampa al Parlamento europeo dal Vicepresidentedel Parlamento europeo, On. Mario Mauro, e dalPresidente della delegazione italiana del Grupposocialista On. Gianni Pittella.La lettera sottoscritta da entrambi i deputati edinviata a coloro i quali presiedono le Istituzioni co-munitarie (Barroso, Poettering, Sarkozy, Juncker,

Maystadt, Trichet) ha l'obiettivo di proporre treiniziative comunitarie che potrebbero aggiungersia quanto già deciso a livello europeo:1. stabilizzazione finanziaria

questa e' stata, fino ad ora, garantita solo a li-vello nazionale. L'Unione europea tuttavia di-spone di un organismo, la Banca europea degliinvestimenti (BEI), che ha la capacità di racco-gliere risorse sul mercato dei capitali. Si puo'quindi riflettere sulla possibilità di fare dellaBEI un organo di stabilizzazione macrofinan-ziaria. Una operazione del genere permette-rebbe di non ricorrere ai bilanci nazionali enon peserebbe sui contribuenti;

2. vigilanzale attuali vicende dimostrano chiaramente lanecessità di dotarsi di un supervisore unico. Ilcosiddetto "collegio dei supervisori" per igruppi transnazionali rappresenta certamenteun progresso rispetto ad una situazione di su-pervisione frammentata. Il supervisore unico,già proposto dall'Italia, diventa sempre piu'necessario in particolar modo per i gruppibancari europei. Si potrebbe prevedere un mo-dello dove sia la Banca centrale europea a rico-prire tale ruolo di responsabilità;

3. riduzione del rischiola crisi e' stata alimentata da chi originavastrumenti di credito distribuendo poi il rischioad altri soggetti sul mercato senza soppor-tarne il rischio stesso. In tal modo, l'emittente,non possiede incentivi per garantire la qualitàdel credito originato. Per ovviare a ciò sarebbeopportuno agire in tre direzioni:– obbligare gli emittenti a mantenere nei

propri libri contabili una percentuale delcredito emesso;

– obbligare gli emittenti a seguire il rischioafferente ai loro titoli di credito ed a lavo-

Page 113: Per non morire d'Europa

116

rare congiuntamente con le agenzie di ra-ting affinché questo avvenga con regola-rità e non solo al momento dell'emissionedel credito;

– prevedere la tracciabilità del credito al finedi ridurre la possibilità di commistione fra ilcredito di buona e di meno buona qualità.

In conclusione, gli interventi realizzati a livello disingolo Governo, seppur fondamentali, non sonosufficienti ad arginare la crisi finanziaria che pre-senta una evidente natura sistemica. Si creanodunque le premesse per la realizzazione di unpiano di intervento caratterizzato dalla dimen-sione europea.

� Bibliografia

– A. Merli, "La via maestra e' rianimare l'inter-bancario", Sole 24 Ore, 11 ottobre 2008.

– Parlamento europeo, "La crisi finanziaria di-scussa in Parlamento", Rassegna della ses-sione dell'8-9 ottobre 2008, Bruxelles.

� Sitografia

– http://www.eu2008.fr/PFUE/lang/it/accueil– http://ec.europa.eu/index_it.htm– http://www.europarl.europa.eu/parliament.

do?language=IT

Page 114: Per non morire d'Europa

117

On. Giovanni Robusti� COMUNICATO STAMPA� Bruxelles, 21 gennaio 2009AREEDISAGIATE VERSOUNADEFINIZIONEPIÙPRECISA

Definizioni precise e azioni incisive nel coordina-mento fra le politiche di coesione e quelle di svi-luppo rurale. Con queste motivazioni GiovanniRobusti, MEP, ha proposto 6 emendamenti, di cui5 approvati, alla relazione presentata nella Com-missione per lo sviluppo regionale di Wojciecj Ro-szkowski, MEP. La proposta di risoluzione intendedare un indirizzo politico alla definizione delle mi-sure per lo sviluppo rurale, prendendo atto dellagrande disparità esistente fra le aree urbane e learee agricole e, in questo contesto, fra i Paesinuovi e quelli vecchi dell'UE.Ma nelle decisioni su un pilastro così importanteper la crescita dei paesi europei (l'80% circa delterritorio dell'UE è definito come “rurale”) è evi-dente lo scatenarsi di interessi trasversali, a voltefinalizzati allo sviluppo e altre volte, al contrario,alla tutela di interessi già acquisiti. Per questomotivo Giovanni Robusti ha contribuito alla defi-nizione del parere attraverso gli emendamentiapprovati nella votazione del 20 gennaio 2009,tesi a dare maggiore importanza alle zone vera-mente rurali.“Nella definizione dei presupposti – ha spiegatol'On. Robusti – ognuno tira acqua al suo mulino equindi si rischia di perdere il significato della defi-nizione di zona rurale”.Solo l'ultimo emendamento proposto non è pas-sato, per due voti negativi durante la proceduradi check. Un emendamento che l'On. Robusti ri-presenterà alla prima occasione disponibile, peril suo peso nel tentativo di sostenere lo sviluppodi un terziario “ambientale” nelle zone rurali.

“Mi complimento con il relatore – ha concluso Ro-busti - per l'approvazione di un documento che ar-riva a una vera definizione. Su questo problema laCommissione si è sempre dimostrata prima sorda epoi muta. Mi auguro che l'Aula di Strasburgo possaancor meglio evidenziare il ruolo dimenticato dellaaree rurali nello sviluppo dell'economia delle areeurbane. L'importanza del mantenimento di un am-biente che è e deve continuare ad essere conside-rato di tutti, è sempre più importante per il futuro”.

On. Giovanni Robusti� COMUNICATO STAMPA� Strasburgo, 16 dicembre 2008LA CRISI ALIMENTARE: UN PROBLEMAITALIANO QUANTO EUROPEO

Mentre le famiglie di tutta Europa stanno facendo iconti con la crisi economica, stringendo la cinghia eriducendo gli acquisti di prodotti alimentari, ci sonomilioni di tonnellate di cibo che vengono ogni annobuttate in discarica. Soltanto in Italia, un milione emezzo di tonnellate di articoli alimentari sarebberorecuperabili e pronti a tornare sul mercato, ridu-cendo così i problemi di quelle famiglie che difficil-mente riescono ad arrivare a fine mese. Eppure moltiprodotti alimentari, soprattutto latticini e ortaggi,vengono distrutti giornalmente per seguire norma-tive stringenti che ad esempio vietano, sui banchidella grande distribuzione, la vendita di cibo a 10giorni dalla scadenza. Cibo che solo in parte vienerecuperato dai lastminute market o dai banchi ali-mentari attraverso collaborazioni che però sono an-cora vincolate da strettoie burocratiche e di mercato.L'On. Robusti, in apertura della Seduta Plenaria di Di-cembre al Parlamento Europeo di Strasburgo ha mo-strato il suo interesse per questo problema

Page 115: Per non morire d'Europa

118

denunciando la situazione attuale con le seguentiparole:"Presidente, colleghi,ho rilevato che solo in Italia vengono distrutti gior-nalmente circa quattro milioni di kilogrammi di ali-menti ancora sani e commestibili per un valore dialmeno 4 miliardi di euro, la metà di quanto l'Italiaspende in aiuti internazionali.E negli altri paesi dell'Unione, la situazione èmolto si-mile. Si tratta di alimenti che vengono eliminati o ri-tirati dal mercato non ancora scaduti, a causa delleregole delmarketing, di normative europee troppo ri-gide edi questioni di immagineaziendale. Già ilmini-stro del Governo italiano Luca Zaia, nell'ultimoConsiglio deiMinistri agricoli ha sollevato il problema.Definire meglio la normativa comunitaria e sostenereadeguatamenteprogetti come il BancoAlimentareo illast-minutemarket, potrebbe aiutare non solo quellapartedellapopolazioneche risentedella crisi e che rap-presentaormaipercentuali aduecifre,maancheelimi-nare uno spreco che grida comunque vendetta .Rivolgo quindi l'invito all'attivazione di una verificapuntuale da parte delle commissioni parlamentaricompetenti affinché si tenti di risolvere un problema.Grazie".

On. Giovanni Robusti� COMUNICATO STAMPA� Strasburgo, 19 novembre 2008POLITICA AGRICOLA EUROPEA: VOTO A STRA-SBURGO SULL'HEALTH CHECK

Non si possono condensare in un minuto di inter-vento in aula i contenuti che mi hanno portato adun voto contrario sul parere del Parlamento Euro-peo sulla riforma della PAC. La dichiarazione divoto, che segue, evidenzia quindi solo il malessere

e non i contenuti per i quali ci vorrebbe molto piùtempo rispetto al minuto che mi è stato concesso:solo 60 secondi non bastano.“Presidente, Colleghi,intervengo per rendere pubbliche le motivazioni delmio voto finale, contrario.La relazione Capoulas Santos è succube di una veri-fica della PAC che non tiene conto delle mutate con-dizioni mondiali. Discutiamo sui dettagli senzavedere il problema principale.La PAC che stiamo verificando attraverso l’HealthCheck è nata per ridurre la produzione agricola a fa-vore della tutela ambientale perché quelle erano lecondizioni strutturali. Oggi tutti sanno che le condi-zioni strutturali si sono rivoluzionate, ma la PAC ri-mane più omeno la stessa e continuiamo a discuterese sia meglio l’1 o il 2% in più o inmeno di questo oquell’altro intervento, ormai inutile per le sfide delfuturo.Io non posso accettare questa ipocrisia, questa me-diazione infinita di piccoli interessi specifici ignorandoquelli generali. Sono convinto che la prima vittima diquesto scarso coraggio, sia proprio l’agricoltura.Perprovocare un dialogo, una discussione ho votato NO.Gli approfondimenti tecnici che mi hanno portato aquesto voto li lascio adundocumento consultabile sulmio sito personale www. giovannirobusti.org.Grazie.”Gli approfondimenti li rimando ad un focus cheho previsto di pubblicare a dicembre una voltache tutti gli elementi saranno disponibili. Sarà in-teressante vedere l’evoluzione del provvedimentodalla sua iniziale proposizione della CommissioneEuropea al testo elaborato dal Parlamento Euro-peo e infine alle scelte deliberate dal Consiglio deiMinistri agricoli europei. Per ora vorrei solo riba-dire che stiamo ancora investendo troppo tempoper cercare di perdere il meno possibile di privi-legi a livello di singolo paese europeo. Non penso

Page 116: Per non morire d'Europa

119

di “buttare il bambino assieme all’acqua sporca”.La PAC ci vuole, anzi ce ne vorrebbe di più, ma noncosì.Non è finanziando la proprietà della terra, senzail lavoro, che si difende l’agricoltura. La Commis-sione e con lei le organizzazioni professionali chel’hanno ispirata, ha sbagliato completamente lastrategia di lungo periodo.Ipotizzando che le eccedenze fossero strutturali,ha pagato gli agricoltori per non produrre. Oggi cisi è resi conto invece che le eccedenze sono sva-nite,e riducendo evaporate al sole della globaliz-zazione voluta dalla stessa Commissione e si cercadi correre ai ripari. Come? Pagando un'integra-zione al reddito agli “agricoltori”che per l’80% delvalore globale è destinata a meno del 20% deiproduttori agricoli.Gli altri, che hanno poca terra, devono lavorare eaffrontare la sfida del mercato. Dobbiamo trovareil modo di riposizionare il valore del reddito agri-colo come conseguenza della fatica e del rischioe non come miglior posizionamento sotto "lacalda tettarella di mamma PAC".Il resto del mondo va già nella direzione giusta etra qualche anno ci sommergerà di alimenti aprezzi inferiori e di buona qualità.L’agricoltura europea non và pensionata comepare voglia fare la Commissione, ma va rilanciata.

On. Giovanni Robusti� COMUNICATO STAMPA� Strasburgo, 18 novembre 2008POLITICA AGRICOLA EUROPEA: DIBATTITO INSEDUTA PLENARIA AL PARLAMENTO

L’On. Giovanni Robusti è intervenuto oggi in aula,al Parlamento Europeo, nel dibattito sull "Health

Check della PAC" - la verifica in corso della Poli-tica Agricola Comune.Va premesso che il Parlamento Europeo esprimesolo dei pareri non vincolanti per il Consiglio deiMinistri agricoli europei che, come di consuetu-dine, deciderà in materia lo stesso giorno in cui ilParlamento voterà. Un atteggiamento che la dicetutta sul metodo e sul potere dello stesso.Almeno si abbia il buon gusto di attendere il votoformale del Parlamento Europeo per imputarglidelle posizioni che, ancorché inutili, restano pursempre quelle dell’unico organo comunitario de-mocraticamente eletto dai cittadini.“Egregio Presidente, Colleghi, Commissario,non è il momento né il luogo per entrare nel merito.Al Parlamento Europeo è concesso di esprime SOLOun parere sull’unica materia nella quale l’UNIONEha potere di vita e di morte e dove spendemetà delbilancio.Il mio parere è che l'"Health Check" sia troppo con-servativo. La globalizzazione, voluta anche dal-l'UNIONE, viene pagata a spese dell’agricoltura,vittima della perenne ricerca di una impossibilemediazione.Il mio ruolo di parlamentare evidenzia inoltre lamancanza di trasparenza sulla PAC. Il Commissarioha firmato il regolamento 250/2008, ma tutti iPaesi membri in pratica continuano ad ignorarlo. Esarà così anche dopo il 30 giugno 2009.L’unica strada che resta da percorrere pare siaquella di sollecitare gli organi di controllo preposti.Ricordiamoci che dobbiamo trasferire il dibattitosulla politica agricola verso i cittadini che devonoessere continuamente informati se si vuole attivareun percorso corretto e giusto di confronto.Viceversa metteremo sempre più a rischio il mondoagricolo, vittima del suo voluto e perdurante iso-lamento.Grazie"

Page 117: Per non morire d'Europa

120

On. Giovanni Robusti� COMUNICATO STAMPA� Bruxelles, 22 ottobre 2008ALL'UFFICIO STAMPADELLA COMMISSIONEEU-ROPEA AGRICOLTURA:“O LO SONO, O LO FANNO!!!”

Facendo riferimento al comunicato stampa dellaCommissione Europea (IP/08/1489) relativo aiprelievi degli Stati Membri per il superamentodelle quote latte, l'On. Giovanni Robusti, espertoin materia ha sbottato:"Siccome la maniera di presentare i dati sulla pro-duzione del latte resta immutato da anni, si devepresumere che: o c'è della mala fede oppure chiscrive i comunicati non sa quello che scrive."L’On. Robusti entra deciso sul comunicato stampadella Commissione diffuso il 13 ottobre relativoprelievi per eccesso di produzione di latte rispettoalle quote latte.La critica è relativa alla metodologia di divulga-zione dell’informazione che sembra aver l'intentodi fomentare l'errata convinzione che in Europasi debba sempre pagare perché si produce troppolatte.Peccato che, guardando le tabelle allegate al co-municato, si evince che:– il latte prodotto in "vendite dirette" dall'Eu-

ropa a 25 sia di 1.331.484 tonnellate controuna quota disponibile di 2.805.610 per l'Eu-ropa a 27, con una minore produzione di -628.886 ton;

– il latte prodotto in consegne dai 25 sia di135.692.923 tonnellate contro una quota di-sponibile per i 27 di 137.391.176 con una mi-nore produzione di -2.234.754 ton.

Certo che in fondo alla tabella sono indicate, sep-pur senza alcun riferimento, le produzioni in ne-gativo, ma pare che siano numeri messi lì a caso.

Dato che la posizione della Commissione vienepresentata in modo “curioso” da alcuni anni per-ché da tempo l’Europa produce meno della pro-pria quota, non si può più pensare ad unadistrazione.Se il regime delle quote serviva per ridurre la pro-duzione comunitaria, l’obiettivo e stato raggiuntoda tempo.Se i prelievi servivano per sostenere i costi di ge-stione delle eccedenze, le eccedenze non ci sonopiù da molto.Anche in Italia si mette la testa sotto la sabbia.Speriamo che, adesso che c’è un Ministro che havisto bene e lontano nel difendere il latte e non lequote, si possa arrivare ad una soluzione.Resta sempre l’amarezza di vedere come ci sirende così piccoli nell’usare dei sotterfugi perpaura di vedere la verità: le quote sono finite el’"atterraggio morbido" non serve tanto ai pro-duttori di latte quanto piuttosto a tutti quelli chehanno visto nelle quote dei soldi, dei titoli cheoggi sono pura spazzatura.

On. Giovanni Robusti� COMUNICATO STAMPA� Bruxelles, 22 ottobre 2008RIUNIONI PAC

Di questi tempi, sui giornali di ogni genere, lad-dove se ne parli, si sentono le più disparate ver-sioni circa la riforma di "medio periodo" dellaPAC (Politica Agricola Comunitaria).Si mettono in bocca al Parlamento decisioni che,non solo non sono state adottate ma che re-stano materia di competenza del Consiglio Eu-ropeo dei Ministri agricoli. Le parole vengonoprofuse a sostegno della linea di diversi editori

Page 118: Per non morire d'Europa

121

di riferimento o di gruppi economici che in qual-che modo influenzano i vari mezzi d’informa-zione.Troppe volte abbiamo sentito "urlare al lupo"quando non c’era più nulla da fare perché, almomento opportuno, l’Italia non c’era o sec’era... "dormiva".La storia del latte che è costata miliardi di euro,la normativa sui nitrati, le emissioni di CO2 pervenire alla attualità si sono discusse in presenzadell’Italia che quando ha dovuto applicarequello che aveva deciso, ha "nascosto la mano"per non dire altro. Il problema non si risolve fa-cilmente, né basta una riunione informativa.Anche se informare è sempre un buon inizio.Giovanni Robusti, euro-parlamentare, che hasegnato la politica agricola nazionale nel bene onel male, ha organizzato alcune assemblee pub-bliche serali per illustrare l’iter dei lavori al Par-lamento Europeo sulla riforma di "medioperiodo" della PAC.Ad un soldato semplice, come è un euro-parla-mentare, non resta che informare e solo infor-mare poiché il Parlamento in questa materiaNON decide nulla, semmai esprime un parere.La riunione per la Lombardia si terrà a CREMA il28 ottobre 2008 alle ore 21:00 presso la salaAlessandrini (di fronte all’ospedale).La riunione per il Piemonte si terrà a Savigliano(CN) il 27 ottobre 2008 presso la salapolifunzionale in Piazza Popolo.All’occasione si potrà anche discutere delle me-todologie da stabilire in Italia per uscire dal re-gime delle "quote latte" - ammesso che cifossimo mai entrati - con un "atterraggio mor-bido" come stabilito dall’Unione Europea.Il problema resta di tutti gli allevatori sia che ab-biano quote e sia che abbiano multe, compresianche quelli che hanno rateizzato.

On. Giovanni Robusti� COMUNICATO STAMPA� Bruxelles, 22 ottobre 2008POLITICA AGRICOLA EUROPEA: MANCA IL CO-RAGGIO DELLE SCELTE VERE

Questa crisi finanziaria è la scontata conclusionedi un periodo di euforia collettiva post indu-striale e quindi post-post agraria. I nostri vecchinon capiscono come si possano accumulare ric-chezze senza avere i calli sulle mani. Il valoreeconomico reale della ricchezza collettiva e' solola conseguenza del sudore sulla fronte e dellaschiena china sulla zappa. Certo i tempi sonocambiati, la zappa non è proprio quella di unavolta, ma i presupposti di base non cambiano,mai. Quando sarà finita, perché questo è solol'inizio, verificheremo dove si è fermato il livello.Abbiamo bruciato in pochissimo tempo valoriveri accumulati da generazioni in anni di sudoree calli sulle mani.L'Europa, che da sempre è il gestore unico dellapolitica agricola, ha contribuito in modo deter-minante a consolidare la convinzione che è piùimportante arrivare al contributo pubblico piut-tosto che produrre. Purtroppo la nuova politicaeuropea che deriva dalla scelte della Commis-sione Agricoltura del Parlamento Europeo inprevisione della riforma della PAC di medio pe-riodo - Health Check, sconta ancora la ricerca deldanaro facile .L'onda d'urto, o non è ancora arrivata o non pro-duce ancora gli effetti sperati. La svolta la ve-dremo quando anche l'Europa avrà il coraggiodi concepire una politica agricola che riporti i va-lori verso la produzione della ricchezza ottenutacon la schiena piegata.La terrà è una grande madre che troppo spessocalpestiamo malamente.

Page 119: Per non morire d'Europa

122

On. Giovanni Robusti� COMUNICATO STAMPA� Bruxelles, 11 settembre 2008

Il Consiglio Europeo chiede di spendere 1 milionedi euro per finanziare interventi urgenti a favoredei paesi in via di sviluppo che muoiono di fameed ha bisogno della codecisione del Parlamento.Secondo Giovanni Robusti che è intervenuto nelmerito in commissione Bilancio del PE, il pro-blema è di tipo strutturale.Nessuno negherà soldi per salvare dalla famedella gente. Ma se non si condividono le dinami-che che hanno portato a questa situazione, gliaiuti diventeranno perpetui sino a quando i citta-dini europei diranno basta !In Europa si finanziano i certificati verdi che le im-prese hanno acquistato nei paesi dove l’energiaalternativa si produce con gli alimenti.In Europa mettiamo nei generatori di biogas lamateria organica che starebbe meglio nei terrenicome fertilizzante al posto dei concimi chimiciazotati che oggi hanno prezzi da capogiro.Tra le altre contraddizioni Giovanni Robusti haanche rilevato che:– l’aumento dei prezzi delle materie prime agri-

cole è in controtendenza con i pagamenti di-retti calcolati solo 5 anni fa;

– al livello dei pagamenti diretti andrebbe quan-tomeno fissato un limite individuale massimo;

– il pagamento della PAC alle produzioni per usoenergetico forse è da ridimensionare se nonabolire;

– i dazi ridotti ai pesi poveri non sono un regaloma un autogol perché loro aumentano leesportazioni e poi muoiono di fame: unicanota positiva!

Pare che finalmente in tutto il Parlamento Euro-peo inizi a fare breccia la convinzione che si deve

passare da una politica agricola di riduzionedella produzione ad una politica di incentiva-zione della produzione ad uso alimentare.Tutto questo ed altro finirà poi negli emenda-menti che andranno in discussione il 22 di set-tembre in commissione bilancio.

On. Giovanni Robusti� COMUNICATO STAMPA� Bruxelles, 10 settembre 2008

Giovanni Robusti, parlamentare europeo e mem-bro della Commissione Affari Regionali commentapositivamente il voto favorevole della Commis-sione del Parlamento Europeo per gli Affari Regio-nali circa il parere sulla riforma di medio periododella PAC (Politica Agricola Comune) il cosiddettoHealth Check.Giovanni Robusti, relatore ombra del parere, ha soste-nuto gli emendamenti di compromesso a cui hannolavorato con impegno i membri del gruppo UEN.Gli emendamenti introducono nel parere tra glialtri, due elementi nuovi:A. il disposto che obbliga dell’agricoltore benefi-

ciario di pagamenti diretti a rispettare i criteridi gestione obbligatori e le buone condizioniagronomiche e ambientali, è vincolante “ameno che l’osservanza di tali criteri e condizionirisulti sproporzionata e/o che siano intervenuticalamità naturali “. Forse ai più la precisazionepare pleonastica. Agli addetti ai lavori viceversala precisazione apre gli spazi per trovare l’equi-librio giusto per applicazione coerente dellanormativa cosiddetta dei nitrati che così comeè oggi, è inapplicabile.

B. il livello di pagamenti diretti al di sotto dei qualinon si applica la modulazione. Detto in italiano,

Page 120: Per non morire d'Europa

123

si tratta di stabilire se le riduzioni degli aiutipreviste sino al 2012, debbano partire dai per-cettori di 5000 euro e oltre. Si è proposto di au-mentare a 10.000 euro il valore da cui operarele riduzioni modificando altresì le riduzionistesse. Se per le percentuali di riduzioni la bat-taglia sarà legata delle somme disponibili equindi in bilancio, il punto da cui operare la mo-dulazione è una questione più politica e di prin-cipio. L’aver proposto l’aumento amplianotevolmente la base degli agricoltori salvatidalla modulazione.

Non si può concludere senza ricordare che i docu-menti legislativi della Commissione su cui si espri-mevano i pareri contenevano già la eliminazionedei regimi di contingentamento della produzionecome le quote latte .Giovanni Robusti seguirà i lavori in CommissioneAgricoltura del Parlamento Europeo che si terrannotra il 7 e il 10 ottobre per poi intervenire in aulanella seduta di novembre.Merita infine concludere precisando che il ruolo edil potere del Parlamento Europeo nella decisionedel “Health Check” è solo quello di proporre e diesprimere dei pareri. La decisione è del ConsiglioEuropeo e cioè dei Ministri nazionali dell’Agricol-tura, su proposta della Commissione Europea.

On. Giovanni Robusti� COMUNICATO STAMPA� Strasburgo, 8 luglio 2008

Giovedì 10 luglio sentiremo le proposte per il seme-stre francese di Presidenza della Unione Europea intema di Politica Agricola Comune. L’elevato prezzodel petrolio ha reso conveniente trasferire i prodottialimentari a produrre energia. Tutto ciò genera ef-

fetti devastanti tra i diversi comparti agricoli e trale popolazioni povere destinate a soccombere.Spero di sentire che la politica comune impostatasino al 2013 nella prospettiva di produrre meno per-ché gli alimenti, grazie alla globalizzazione, ce liavrebbero venduti a basso prezzo i paesi poveri, lapolitica agricola comune verrà riformata SUBITO.Spero di sentire che la produzione agricola in Eu-ropa NON deve essere indirizzata a fini energetici o isussidi ai produttori NON si dovranno pagare se l'uti-lizzo delle produzioni sarà alternativo al petrolio per-ché diversamente stiamo finanziando il petrolio;Spero di sentire dire che i regimi di contingenta-mento delle produzioni, le quote, le soglie e tutti glialtri armamentari di una politica agricola tesa allariduzione della produzione, saranno DA SUBITOmessi in soffitta.In sintesi mi auguro di rilevare: primo che si è capitoche il mondo è cambiato, secondo che c’è il coraggiodi decidere OGGI e non dopo il 2013.Allora potrebbe essere troppo tardi.

On. Giovanni Robusti� COMUNICATO STAMPA� Strasburgo, 8 luglio 2008LA RIVOLUZIONE ENERGETICA ENTRERÀ NEIFONDI STRUTTURALI EUROPEI FESAR !

La commissione AFFARI REGIONALI del ParlamentoEuropeo ha affrontato il tema del "Fondo europeoagricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), collegatoalla politica agricola comune (PAC)".L'On. Giovanni Robusti intervenendo ha colto l'oc-casione per:– ribadire la necessità di una semplificazione

delle procedure per accedere ai fondi struttu-rali che non dovrebbero moltiplicarsi e frazio-

Page 121: Per non morire d'Europa

profitti dei produttori di proteine vegetali (qualimais e soia) erano interconnessi con quelli dei pro-duttori di proteine animali (quali carne e latte) oggila variabile nuova fuori controllo proviene dall'uti-lizzo delle proteine vegetali per produrre energia.Sono soddisfatti i produttori di cereali che vedonoaumentare i prezzi fermi da secoli, ma chiudono lestalle perché non riescono a competere con il "pe-trolio". L'impressione è che di questa nuova variabilenon ci sia ancora contezza e quindi risposte a breveda parte della Commissione.

In merito alle quote latte, tema trattato dal Commis-sario Fischer Boel e da tutti i parlamentari interve-nuti, l'On. Giovanni Robusti, nel segnalare che nelmondo agricolo il cosiddetto atterraggio morbidoche deve accompagnare la definitiva uscita dal re-gime è già nei fatti avvenuto, ha sollecitato:– la Commissione a scelte chiare e definitive senza

avere troppa paura del ripetersi del problemaSLOM;

– le rappresentanze agricole a superare le incro-stazioni di interessi che oscurano la visione delnuovo mercato;

– il mercato industriale ad avere meno timoredella venuta meno delle scorte di latte in polveree di burro e dei prezzi di intervento.

narsi negli importi stante che la cassa restasempre una e vuota;

– sottolineare come manchi a livello politico lapercezione della grave ricaduta sul mondo ruraledelle recenti evoluzioni dei costi dell'energia.

A chi come Giovanni Robusti pesta ancora la terrae le stalle, risulta sorprendente verificare che inqueste ovattate sale si viva in una dimensione sur-reale e non si percepisca il cambiamento in atto.La speranza è che il risveglio non sia troppo brusco.

On. Giovanni Robusti� COMUNICATO STAMPA� Bruxelles, 24 giugno 2008

Giovanni Robusti, deputato europeo del gruppo UENed eletto nelle liste della Lega Nord per l'indipen-denza della Padania, intervenendo in CommissioneAgricoltura a Bruxelles sulla verifica 2008 della PACalla presenza del Commissario Fischer Boel, ha sot-tolineato come la Commissione debba assumere inquesto momento un maggiore coraggio nelle sceltestrategiche.L'aumento del prezzo del petrolio ha inserito unanuova competizione tra produttori: se sino ad ieri i

124

Page 122: Per non morire d'Europa

Questa esperienza mi fa dire che la convinzionedell’inutilità del Parlamento Europeo adesso è

una certezza. Il Parlamento ha unGRANDE valore peril solo fatto di esistere. 899 parlamentari circa di 27paesi si parlano; e parlare è la sola alternativa pos-sibile allo spararsi addosso infamie e improperi, senon del piombo. Con il trattato di Lisbona il Parla-mento acquisirà il potere di codecidere con il Consi-glio e la Commissione. Sino ad oggi la Commissioneha avuto verso il Parlamento un atteggiamento re-missivo; se proprio ti devo parlare lo faccio ma sem-pre svogliatamente emal volentieri. Da domani,maproprio domani nei tempi della politica, ogni deci-sione dovrà esseremediata con 800 persone che ven-gono da 27 paesi diversi. Non sarà facile, ma saràcertamente meglio.Riuscirà l’Europa a diventare una vera sede di con-fronto e non una burocrazia come è oggi? Io sonocerto di sì. Questo ruolo di vero equilibrio sposteràsempre di più competenze verso l’Europa da partedegli stati membri? Io penso di sì.

Lo svuotamento di competenze renderà gli Statimembri inutili e aprirà il percorso vero verso unavera federazione di popoli europei?Io sono certo di sì anche senon ci sarò certo piùper ve-derlo. Gli attuali Stati membri o meglio la loro buro-crazia e il loro potere politico saranno capaci ditrasferire talmente tante competenze verso l’Unione,in alto, e soprattutto verso le loro realtà regionali, inbasso, tantodaannullarsi in questa cessione? Io credodi non poterlo valutare. Per orami limito a sperarlo.Nell’attesa spero di poter contribuire nella prossimalegislatura a, condizione che la Lega Nord mi can-didi di nuovo, e alla condizione che tanti cittadinivotino Lega Nord e scrivano il mio nome sullascheda elettorale. Ma soprattutto che il buon Diomi mantenga salute e testa.Grazie per aver letto quanto fatto in 6 mesi di la-voro. Auguri a tutti.

31 dicembre 2008.

Giovanni Robusti

In conclusione...

125

Page 123: Per non morire d'Europa

Tipolitografia Fazzi & C. s.n.c.Casalmaggiore (CR), stampato nel dicembre 2008