Perché l'Europa non può morire di austerità

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PERCHÉ L’EUROPA NON PUÒ MORIRE DI AUSTERITÀ LA RATIFICA DEL FISCAL COMPACT NON È UN ATTO DOVUTO a cura di Renato Brunetta 18 aprile 2012 i dossier www.freefoundation.com 56

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Page 1: Perché l'Europa non può morire di austerità

PERCHÉ L’EUROPA NON PUÒ

MORIRE DI AUSTERITÀ

LA RATIFICA DEL FISCAL COMPACT

NON È UN ATTO DOVUTO

a cura di Renato Brunetta 18 aprile 2012

i dossier www.freefoundation.com

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EXECUTIVE SUMMARY

Il 2 marzo 2012 venticinque Paesi dell’Unione Europea, tra cui

non rientrano Regno Unito e Repubblica Ceca, hanno firmato il

Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance

nell’unione economia e monetaria (noto come Fiscal Compact),

che entrerà in vigore il 1° gennaio 2013, a condizione che

almeno 12 Stati membri dell’area euro lo ratifichino;

Al più tardi entro 5 anni dalla data di entrata in vigore del

Fiscal Compact, sulla base di una valutazione dell’esperienza

maturata in sede di attuazione, il contenuto del Trattato sarà

incorporato nell’ordinamento giuridico dell’Unione europea.

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EXECUTIVE SUMMARY

Oltre alle critiche di origine anglosassone espresse già il 9

dicembre 2011, a seguito delle prime decisioni del Consiglio

europeo sul Fiscal Compact, iniziano a diffondersi sempre

maggiori dubbi e perplessità anche nel resto d’Europa, nei

giorni a ridosso delle scadenze per la ratifica del Trattato che

i Parlamenti degli Stati Membri devono autorizzare;

D’altra parte, lo stesso presidente Monti aveva manifestato,

nella lettera di febbraio 2012 sottoscritta insieme ad altri 11

capi di governo e indirizzata ai presidenti del Consiglio e

della Commissione europea, l’esigenza di prevedere misure

per uscire dalla crisi che non imponessero solo austerità ma

che fossero anche finalizzate alla crescita;

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EXECUTIVE SUMMARY

Sulla stessa linea, la mozione n. 529, presentata il 25

gennaio 2012 al Senato da Emma Bonino (e altri), impegnava

il governo italiano a firmare il Fiscal Compact previo

accordo del Parlamento europeo sul rafforzamento della

governance comune e sulla definizione dell’obiettivo di

realizzazione degli Stati Uniti d’Europa.

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INDICE

Paul Krugman sul New York Times

Lo stato dell’arte in Italia

Lo stato dell’arte in Europa

I motivi del dissenso

Le misure del Fiscal Compact

I richiami del Fiscal Compact al Six Pack

Un piano per la crescita: la lettera dei 12 alla UE

Gli otto punti della lettera

La mozione n. 529 del 25 gennaio 2012

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PAUL KRUGMAN SUL NEW YORK TIMES

Le politiche di austerità imposte dai leader europei agli Stati

Membri hanno portato i Paesi dell’area euro alla più

profonda recessione, con dati macroeconomici molto simili a

quelli del periodo della Grande Depressione negli Stati Uniti e

conseguente aumento dei tassi di interesse sui titoli di Stato;

In molti casi i problemi di finanza pubblica che i Paesi si

trovano a dover affrontare sono la conseguenza della

recessione, non ne sono stati la causa;

Nonostante questo, le risposte di Berlino e Francoforte sono

misure di rigore e austerità ulteriormente recessive.

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Europe’s economic suicide – 15/4/2012

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PAUL KRUGMAN SUL NEW YORK TIMES

Se i leader europei volessero davvero salvare l’euro

cambierebbero rotta. L’Europa ha bisogno di:

una politica monetaria espansiva da parte della BCE,

anche a costo di un aumento dell’inflazione;

politiche di bilancio espansive e riforme strutturali da

parte dei governi.

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Europe’s economic suicide – 15/4/2012

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PAUL KRUGMAN SUL NEW YORK TIMES

Invece la risposta è sempre di totale rigidità:

la BCE annuncia di aumentare i tassi di interesse ad ogni

cenno, anche minimo, di inflazione;

i leader europei hanno firmato un Trattato (il Fiscal

Compact) che prevede misure recessive.

Piuttosto che ammettere i propri errori, i ministri delle finanze

e i capi di Stato e di governo europei sembrano determinati a

portare l’economia, e la società, sull’orlo del baratro. Il prezzo

lo pagherà il mondo intero.

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Europe’s economic suicide – 15/4/2012

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LO STATO DELL’ARTE IN ITALIA

In Italia, il Consiglio dei Ministri del 23 marzo 2012, su

proposta del Ministro degli Affari europei, dell’Economia e

finanze e degli Affari esteri, ha approvato la ratifica ed

esecuzione del Fiscal Compact e il relativo Disegno di Legge

è stato assegnato l’11 aprile 2012 alla Commissione Affari

esteri del Senato, cui faranno pervenire il proprio parere

anche le Commissioni Affari Costituzionali, Bilancio, Finanze e

Unione Europea;

L’inizio dell’esame delle Commissioni è in calendario già da

questa settimana.

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LO STATO DELL’ARTE IN EUROPA

Il 13 aprile il Trattato è già stato ratificato dal Portogallo, ma

il clima negli altri Paesi dell’Unione non è così sereno;

In Germania il voto è previsto per il 25 maggio e la Corte

Costituzionale ha imposto una maggioranza, ai fini della

ratifica in Parlamento, di due terzi (ce l’ha Angela Merkel?);

In Irlanda la ratifica passerà per un referendum popolare, che

si terrà il 31 maggio;

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LO STATO DELL’ARTE IN EUROPA

Sulla Francia pende la spada di Damocle delle elezioni (primo

turno il 22 aprile, secondo turno l’8 maggio) e la palla

passerà al futuro Presidente:

Hollande si è già detto contrario alla ratifica;

Sarkozy ha tutta la campagna elettorale davanti per fare i

conti con l’opinione pubblica preoccupata.

In Spagna rispettare le rigidità del Fiscal Compact comporta

provvedimenti smodatamente recessivi che il premier Rajoy non

è tanto propenso a varare (forse anche da qui l’aggressione

speculativa delle ultime settimane?).

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I MOTIVI DEL DISSENSO

L’eccesso di rigore fiscale imposto dal Trattato:

crea le condizioni per fasi recessive dell’economia sempre

più acute;

mette in discussione la sostenibilità delle finanze pubbliche

nei Paesi dell’area euro;

aggrava ulteriormente la crisi;

lascia sempre più ampi spazi alla speculazione

internazionale.

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I MOTIVI DEL DISSENSO

Diventa difficile ratificare in Italia un Trattato che, se continua

a prevalere il rigore, l’austerità e l’egemonismo tedesco,

ingessa e peggiora l’economia:

senza sviluppo;

senza crescita;

senza solidarietà;

senza redistribuzione;

senza eurobond;

senza una revisione profonda della politica economica e

della governance europea.

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LE MISURE DEL FISCAL COMPACT

Gli Stati Membri sono tenuti a posizioni di bilancio della

pubblica amministrazione in pareggio o in avanzo;

Il principio si considera rispettato se, di norma, il disavanzo

strutturale annuo non supera lo 0,5% del PIL;

Gli Stati Membri sono tenuti a inserire la regola negli

ordinamenti giuridici nazionali a livello costituzionale o

equivalente;

La Corte di giustizia europea è competente a verificare il

recepimento di tale principio e, qualora ciò non avvenga, a

comminare agli Stati Membri inadempienti il pagamento di

una somma forfettaria o di una penalità fino allo 0,1% del PIL.

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LE MISURE DEL FISCAL COMPACT

Gli Stati Membri il cui rapporto debito/PIL supera il limite

massimo del 60%, sono tenuti a ridurre di 1/20 ogni anno

la parte di debito eccedente tale soglia;

Gli Stati Membri soggetti a procedure di squilibrio eccessivo

- il cui deficit o il cui debito, cioè, sono superiori

rispettivamente al 3% o al 60% del PIL - predispongono un

programma di correzione effettiva e duratura degli squilibri,

salvo che la maggioranza qualificata degli Stati membri sia

contraria;

Il Consiglio dell’Unione europea e la Commissione europea

vigilano sull’attuazione di tale programma.

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LE MISURE DEL FISCAL COMPACT

In caso di mancato rispetto degli obiettivi di deficit e di

debito previsti, ovvero dei relativi programmi di

avvicinamento a tali obiettivi concordati con il Consiglio

dell’Unione europea e con la Commissione europea, si

attivano meccanismi di correzione automatici;

Gli Stati Membri sono tenuti a comunicare in via preventiva al

Consiglio dell’Unione europea e alla Commissione europea i

propri piani di emissione di debito pubblico;

Gli Stati Membri discutono e, ove appropriato, coordinano tra

loro tutte le grandi riforme di politica economica che

intendono intraprendere.

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I RICHIAMI DEL FISCAL COMPACT AL SIX PACK

Per ogni Stato Membro è definito uno specifico obiettivo di

budget di medio termine al fine di assicurare la sostenibilità

delle finanze pubbliche;

Pertanto, è fissato un tetto all’aumento annuale della spesa

pubblica per assicurare che le uscite previste siano coperte da

entrate adeguate;

In caso di ripetuto mancato rispetto della regola, gli Stati

sono tenuti al versamento di una cauzione, pari allo 0,2%

del PIL, proposta dalla Commissione, salvo che la

maggioranza qualificata degli Stati Membri sia contraria.

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Al fine di ridurre gli squilibri macroeconomici, il Consiglio

dell’Unione europea e la Commissione europea possono

fare raccomandazioni preventive agli Stati Membri;

Nei casi più gravi possono essere avviate procedure di

squilibrio eccessivo preventive e gli Stati coinvolti devono

presentare un proprio piano di azioni correttive con scadenze

definite;

Il Consiglio dell’Unione europea e la Commissione europea

vigileranno sull’implementazione dei piani presentati.

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I RICHIAMI DEL FISCAL COMPACT AL SIX PACK

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Al fine di ridurre gli squilibri macroeconomici è previsto un

meccanismo a doppio passo in base al quale:

gli Stati che non adempiono alle azioni correttive

concordate con il Consiglio dell’Unione europea e la

Commissione europea dovranno versare una cauzione;

se gli Stati falliscono anche il secondo tentativo di

implementazione delle azioni correttive, la cauzione diventa

una multa fino allo 0,1% del PIL.

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I RICHIAMI DEL FISCAL COMPACT AL SIX PACK

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È previsto un sistema di segnalazione di squilibri

macroeconomici basato su 10 indicatori significativi, che

sono:

1. media dei saldi di bilancio degli ultimi 3 anni compresa

tra +6% -4% del PIL;

2. investimenti internazionali netti fino al 35% del PIL;

3. variazione del valore delle quote di mercato delle

esportazioni negli ultimi 5 anni entro la soglia del 6%;

4. variazione del costo unitario nominale del lavoro negli

ultimi 3 anni fino al 9% per i Paesi dell’area euro e fino al

12% per gli altri Paesi;

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I RICHIAMI DEL FISCAL COMPACT AL SIX PACK

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5. variazione del tasso di cambio reale rispetto ad altri 35

Paesi industrializzati entro la soglia del 5% per i Paesi

dell’area euro e dell’11% per gli altri Paesi;

6. debito del settore privato fino al 160% del PIL;

7. flusso di credito del settore privato entro il 15% del PIL;

8. variazione annuale dei prezzi nel mercato immobiliare

entro il 6%;

9. debito pubblico non superiore al 60% del PIL;

10. variazione media del tasso di disoccupazione negli ultimi

3 anni fino al 10%.

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I RICHIAMI DEL FISCAL COMPACT AL SIX PACK

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Alla vigilia della riunione dell’Eurogruppo del 20 febbraio

2012, i capi di governo di 12 Paesi europei hanno indirizzato

al presidente del Consiglio e della Commissione Europea una

lettera in 8 punti per portare l’Europa su un cammino di

fiducia, crescita e integrazione. Tra questi non compaiono

Francia e Germania. I paesi firmatari:

1. Gran Bretagna;

2. Olanda;

3. Italia;

4. Estonia;

5. Lettonia;

6. Finlandia;

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7. Irlanda;

8. Repubblica Ceca;

9. Slovacchia;

10. Spagna;

11. Svezia;

12. Polonia.

UN PIANO PER LA CRESCITA: LA LETTERA DEI

12 ALLA UE

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GLI OTTO PUNTI DELLA LETTERA

1. Agire nel settore dei servizi, sia a livello nazionale che

europeo, per rimuovere le restrizioni che ostacolano l’accesso

e la concorrenza;

2. Aumentare gli sforzi per creare entro il 2015 un mercato

unico realmente digitale e per offrire alle aziende e ai

consumatori gli strumenti e la fiducia per realizzare scambi

on-line;

3. Costituire entro il 2014 un mercato interno autentico, efficace

ed efficiente nel settore dell’energia attraverso l’attuazione

in tutti gli Stati Membri del Terzo Pacchetto sull’Energia (Third

Energy Package);

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GLI OTTO PUNTI DELLA LETTERA

4. Raddoppiare l’impegno nei confronti dell’innovazione

creando l’Area Europea della Ricerca, agire in maniera

decisa per migliorare le opportunità di investimento per le

start-up innovative e creare un efficace sistema “business-

friendly” di protezione della proprietà intellettuale;

5. Offrire mercati globali aperti concludendo accordi

multilaterali e plurilaterali in aree e settori prioritari, resistere

al protezionismo commerciale e cercare un maggiore accesso

al mercato per le aziende europee nei paesi terzi;

6. Ridurre il peso burocratico della normativa europea;

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GLI OTTO PUNTI DELLA LETTERA

7. Promuovere un mercato del lavoro ben funzionante che offra

opportunità di occupazione e favorisca livelli maggiori di

partecipazione da parte di giovani, donne e lavoratori più

anziani;

8. Costruire un settore dei servizi finanziari che sia solido,

dinamico e competitivo, che crei posti di lavoro e offra

sostegno vitale a cittadini ed imprese; ridurre le garanzie

implicite che consentono di salvare le banche in qualsiasi

situazione e che distorcono il mercato unico: le banche, e non i

contribuenti, devono farsi carico dei costi dei rischi che

assumono.

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La mozione n. 529 impegna il Governo a firmare il Fiscal

Compact se il Parlamento europeo avrà preliminarmente

espresso il suo accordo politico sulla definizione dell’obiettivo

della realizzazione degli Stati Uniti d’Europa, fissando gli

elementi essenziali del progetto, il metodo e l’agenda in una

dichiarazione che accompagni l’accordo internazionale;

Questo perché proprio la debolezza della governance

comune, anche nel concordare ritardi nell’attuazione degli

impegni assunti, ha reso gli Stati europei più vulnerabili alla

crisi economica e finanziaria, rispetto ad esempio agli Stati

Uniti, che hanno saputo gestirla meglio grazie alla solidità

politica del proprio modello federale.

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LA MOZIONE N. 529 DEL 25 GENNAIO 2012