2011-10-30 Il Banchiere d'Europa

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    LA DOMENICADIREPUBBLICA DOMENICA 30OTTOBRE 2011NUMERO 350

    CULT

    La copertina

    PERNIOLA E SMARGIASSI

    La seconda vitadella radio

    Tutti lascoltanograzie al podcast

    Il libro

    ANTONIO GNOLI

    De Giovannie il suo commissarioci raccontanolanima di Napoli

    Allinterno

    Lintervista

    ANTONIO MONDA

    Tom WolfeIl nostro romanzo stato rovinatodalla psicologia

    La mostra

    NATALIA ASPESI

    Quanto riccalArte Poverastracci e pietreseducono il mercato

    Il balletto

    LEONETTA BENTIVOGLIO

    Constanza Macrasnella Berlino

    globalizzatadel XXI secolo

    Corpi e geometrie

    il ritorno al futurodel Crazy Horse

    Spettacoli

    ROSA FUMETTO

    E MARIO SERENELLINI

    Per sempre Peanutsla fabbrica infinitadi Charles Schulz

    Licona

    LUCA RAFFAELLI

    E GABRIELE ROMAGNOLI

    ella mitologia, nella favolistica, nellaraldica come delresto nellodierna fantasy, nei cartoni animati e nei vi-degame draghi e castelli sono fatti per intendersi. Al dil di qualsiasi controversia sullenergia simbolica deiserpentoni, che in Occidente fanno paura mentre inCina sono creature generose e ben auguranti, un fat-

    to che il prossimo presidente della Bce, Mario Draghi, ha scelto di an-dare ad abitare non nella casa del suo predecessore, bens in una zo-na nota per un bel parco, al cui interno si erge un piccolo castello delSettecento appartenuto a una delle pi antiche dinastie di Fran-coforte. Si chiama Holzhausen Schloesschen. Atmosfera faustiana,tanto per rimanere nel solco di due illustri governatori amanti dellacultura tedesca come Carli e Ciampi. Laltra settimana del resto al-

    lAlte Oper della citt sul Meno, dinanzi alla signora Merkel, Draghiha voluto qualificare lItalia con le parole di Goethe pronunciate co-raggiosamente in tedesco: Das Land wo die Z itronen bluehen, laterra dove fioriscono i limoni.

    (segue nelle pagine successive)

    ELENA POLIDORI

    uesto il mio ultimo discorso ufficiale nella ve-ste di governatore Lascio la Banca dItaliacon animo tranquillo, credo con il vostro af-fetto che mi accompagner a Francoforte. Ilcontributo della Banca dItalia nel fronteggia-re la crisi stato esemplare a livello nazionale

    e internazionale lautonomia della banca stata essenziale per ilmodo in cui la banca ha ottemperato e ottempera ai suoi poteri e aisuoi doveri E nellesercizio di questi poteri la Banca centrale chiamata a salvaguardare il bene comune. Per una volta, mentrepronuncia il suo commiato da Palazzo Koch, Mario Draghi parla abraccio, e non nasconde un filo di emozione. Il banchiere centralepi british che Via Nazionale abbia mai conosciuto saluta cos la

    squadra che ha lavorato con lui in questi anni, e quella che gli succe-der nei prossimi. Con la rivendicazione orgogliosa di unapparte-nenza, quasi di una militanza. Perch questa , in Italia, la vera ci-fra della sua banca centrale.

    (segue nelle pagine successive)

    Banchiere

    Europad

    Il

    QNMASSIMO GIANNINI

    FOTODISERGIOEFREMR

    AIMONDI/CONTRASTO

    Dal primo novembreMario Draghisar al verticedella Bce

    Dovr affrontarela crisi e ridareslancio alla UeEcco lultimamissioneimpossibiledi un italianodi cui il mondosi fida

    Repubblica Nazionale

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    LE TAPPE

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    DOMENICA 30 OTTOBRE 2011

    La copertinaIl banchiere centrale

    (seguedalla copertina)

    Nel riempire in questi giorni

    i pochi scatoloni per il tra-sloco da palazzo Koch, ilbanchiere dei banchieri sisar compiaciuto di avertolto di mezzo dalla sua

    stanza il famoso dipinto di San Sebastia-no che per tanti governatori rappresenta-va lesibita metafora della loro infelicecondizione; per cui, di fronte a pressioni elagnanze, sospiravano indicando il santotrafitto dietro le spalle a giustificare un ne-cessitato diniego. La tela in restauro daquasi sei anni. E Draghi, detto anche Su-permario (ma non gli piace), tutto fuor-ch un San Sebastiano.

    piuttosto un personaggio da missio-ni impossibili. Basti pensare che in viaNazionale arrivato sullonda delloscandalo Fazio, quando tra avventuroseconsegne di Tapiri e intercettazioni incui il governatore riceveva baci i n fron-te da discussi banchieri, il prestigio del-listituto di emissione era praticamente azero. Anzi, sotto zero. Ha anche fatto re-staurare il monumentale fregio del Daz-zi, dal titolo: Ricchezza e benessere na-zionale trionfante.

    Il trionfo magari sembra eccessivo.Draghi comunque ci tiene a essere un uo-mo positivo e con un segno + accanto atutto, o quasi: i suoi studi prima dai gesui-ti del Massimo (con Montezemolo, i fra-telli Abete, Gianni De Gennaro e Giancar-lo Magalli), poi la laurea in economia, conCaff, quindi in America adottato da Mo-digliani, paiono a dir poco prestigiosi. Lacarriera un modello di successo, una se-rie ininterrotta di semafori verdi. La fami-glia (moglie anglista conosciuta a dician-nove anni che lo ha sempre seguito ovun-que con rassegnata allegria, due figli di cuisi conoscono a malapena i nomi, da pocouna nipotina) si configura come un pun-tello pi che rassicurante della sua esi-stenza. Perfino nello sport (in gioventbasket e arrampicate in montagna, oratennis e golf) si parlato come di una spe-cie di primo della classe. Cura laspetto fi-sico, non disdegna le diete, anche con

    pranzi a base di barrette e come abbiglia-mento il classico uomo in blu. Lunicatrasgressione, se cos si pu dire, sarebbeuna certa debolezza per i giochi dei telefo-nini, specie in aereo.

    E ancora: secondo la recentissima bio-grafia di Stefania Tamburello (MarioDraghi, il governatore, Rizzoli) viaggia

    con bagagli ridotti al minimo, ha il donodella sintesi e della velocit argomentati-va al punto che, in unaudizione, un de-putato lo interruppe: Piano, lei prendelascensore mentre dobbiamo salire le

    scale. Di sicuro detesta sprecare il tem-po. Non di rado capita di vederlo man-giare da solo per evitare questuanti e at-taccabottoni. Con inevitabile forzaturasi pu pensare che sia una macchina pro-grammata per conseguire il risultato pre-fisso. Se proprio bisogna scavare con te-meraria introspezione nel fondo della-nimo suo, possibile che come tutti i tipiassai flemmatici abbia il timore di risul-tare freddo e distante e dunque di non ar-rivare al cuore della gente.

    Ma i banchieri centrali non hanno darendere conto a un pubblico. Solo nellacerimonia del passaggio delle consegnedella Bce ha tradito qualche emozione ac-cettando la campana, simbolo del co-mando che Trichet gli ha messo in mano.Ma si guardato bene dal suonarla. Qual-che giorno prima, uscendo di buon matti-no da un hotel di Parigi, gli hanno chiestocome valutava il fatto che gli indignadositaliani avessero scelto proprio il suo co-gnome per dar vita al movimento dei Dra-ghi ribelli, accampati su via Nazionale conun enorme dragone gonfiabile di fattezzepi disneyane che orrorifiche. Lui, pi in-curiosito che altro, ha accennato a un sor-riso: Un nomignolo carino. Ma poi, haavuto il coraggio, o limpudenza, lastuziao lonest di aggiungere che quei giovaniavevano ragione.

    Nella nuova casa vicino allo Schloes-schen porta ricordi di un anno piuttostocomplicato: la fatica di arrivare a queltraguardo, almeno allinizio senza nes-sun appoggio, praticamente da solo. Poialmeno un biennio di doppio lavoro, a farmarciare Bankitalia e, insieme, a riscri-vere il nuovo ordine finanziario globale,avvelenato dai titoli tossici e dai mega-bonus di manager avidi, come presiden-te del Financial Stability Board. Quindi, ilfilo diretto con Napolitano. Lostilit diTremonti. Le frecciate di Bossi (Quello diceva sta sempre a Roma). Lam-biguit di Berlusconi di cui Draghi riu-scito a non dire mai nulla di sgradevoleanche quando, nel 2009, il Cavaliere de-

    fin la Relazione del governatore moltoberlusconiana. E poi, la crisi che sinca-nagliva, i salti mortali per convincere igovernanti al rigore, fino alla lettera-dik-tat scritta con Trichet e alla battaglia perlautonomia di Via Nazionale innescatadalla successione.

    Seduto nello studio a vetrate del presi-

    ELENA POLIDORI

    Mr. Draghi

    Di lui si sa solo che sempre statoil primo della classe e che luomo

    delle missioni impossibili, dalle riformedella finanza alle privatizzazionialla gestione della crisi economicaEcco perch il governatore statoscelto per il vertice della Bcedove tra due giorni si insedier

    Ed ecco perch ha superato il fattore I

    LA BANCA MONDIALEDal 1984 al 1990 direttoreesecutivo della Banca MondialeNel 90 diventa consulenteeconomico di Bankitalia a Francoforte

    va

    Con Carlo Azeglio Ciampi Con i vicedirettori di Bankitalia

    IL MAESTRODraghi si laurea a Roma nel 1970con leconomista Federico Caffdi cui diventa assistente: luia spingerlo al master negli Usa

    Jean-Claude Trichet

    (Presidente uscente Bce)19 ottobre 2011

    Futurocapitano

    I migliori auguri

    a Mario Draghi,

    il mio successore,

    che in questi anni

    ha messo

    a disposizione

    del Consiglio

    direttivo

    la sua saggezza

    e la sua esperienza

    Queste sue qualitfaranno il grande

    successo della futura

    guida della squadra

    monetaria europea

    Repubblica Nazionale

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    DOMENICA 30 OTTOBRE 2011

    Presidentedella Bce

    (Italia)

    Mario Draghi(dal primo novembre)

    LorenzoBini Smaghi

    Comitatoesecutivo

    (Italia)

    Jos ManuelGonzalez-ParamoComitatoesecutivo

    (Spagna)

    JorgAsmussen

    Comitatoesecutivo(Germania)

    Peter PraetComitatoesecutivo

    (Belgio)

    LucCoene(Belgio)

    VitorCostancio

    Vicepresidente

    della Bce(Portogallo)

    Comitatoesecutivo

    Consigliodei governatori

    JensWeidmann

    (Germania)

    PatrickHonohan

    (Irlanda)

    George A.Provopoulos(Grecia)

    LaBce

    MiguelFernndezOrdez

    (Spagna)

    AndresLipstok(Estonia)

    ChristianNoyer(Francia)

    Ignazio ViscoGovernatore

    dellaBanca dItalia

    (Italia)

    AthanasiosOrphanides

    (Cipro)Yves

    Mersch(Lussemburgo)

    ErkkiLiikanen(Finlandia)

    JosefBonnici

    (Malta)

    Klaas Knot(Paesi Bassi)

    JosefMakuch

    (Slovacchia)

    non ancora insediato

    CarlosCosta

    (Portogallo)

    MarkoKranjec(Slovenia)

    EwaldNowotny

    (Austria)

    La riserva della Repubblica

    che salva la patriaMASSIMO GIANNINI

    AL TESORONel 1991 viene nominato direttoregenerale del ministero del Tesoro,incarico che mantiene fino al 2001fra il succedersi di dieci governi

    ALLA GOLDMAN SACHSAllinizio del 2002 viene nominatovicepresidente della banca daffariamericana Goldman Sachs: incaricooperativo che mantiene fino al 2005

    IN BANCA DITALIANel 2006 succede ad Antonio Faziocome governatore della BancadItalia dove rimane fino alla nominaa presidente della Bce

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    (seguedalla copertina)

    Questa la sua forza. E anche, se vogliamo, la sua eccezionalit. lo steso Dra-ghi a ribadirlo: La Banca dItalia stata una fucina di quadri al servizio del-la nazione e dellEuropa. Quale altra banca centrale ha prestato tanti suoi

    uomini al governo del suo Paese? Quale altra istituzione economica ha sfornatotanti presidenti del Consiglio o ministri, colmando un clamoroso vuoto di leader-ship politica? Da Luigi Einaudi a Lamberto Dini, da Guido Carli a Carlo AzeglioCiampi. Lo stesso Draghi, se nel frattempo non fosse stato promosso alla presi-denza della Bce, stato invocato per mesi come lunico possibile premier di un go-verno di salute pubblica, da instaurare con urgenza al posto del rovinoso gover-no Berlusconi. Via Nazionale ha conquistato sul campo il ruolo che oggi tutti gli ri-conoscono. Una riserva della Repubblica, alla quale la sciagurata Italia attingeogni volta che c da salvare la Patria (e purtroppo ce n bisogno spesso). Unascuola di civil servant, che da un secolo conserva lindipendenza e la compe-tenza come i valori pi preziosi della sua missione. Da mezzo secolo la lettura del-leConsiderazioni finalidel governatore della Banca dItalia una delle liturgie lai-che pi importanti della vita del Paese. E luscita dei Bollettinidel mitico Serviziostudi di Via Nazionale uno degli appuntamenti pi ri levanti nel dibattito sulle-conomia. Il poco o tanto di buono che nel tempo lItalia ha saputo esprimere lo de-ve molto alla sua banca centrale. L nata e cresciuta unlite culturale che ha svec-chiato e innovato, e non solo sul piano della dottrina monetaria e del modello eco-nometrico. L nata e cresciuta, spesso sullonda della tradizione laica e azionista,una religione civile fatta di senso dello Stato e di spirito repubblicano. Tanto lI-talia apparsa spesso gretta, provinciale, autarchica, tanto la sua Banca stata li-bera, aperta, europeista. Qui sta anche la ragione di una certa iconografia dellI-stituto, di volta in volta visto e vissuto, da dentro e da fuori, come baluardo e co-me trincea. Baffi, quando saluta Carli che nell84 lascia Via Nazionale, gli con-fessa: Gli anni che ho passato con te in banca sono stati i pi belli della mia vita.

    Lo stesso Carli il teorico di questa funzione di supplenza alla quale spesso laBanca stata costretta fin dai tempi di Einaudi e poi negli anni 60, 70 e 80, quan-do dalla fucina di Palazzo Koch uscirono uomini come Paolo Baffi, Francesco Ma-sera, Salvatore Guidotti, Antonino Occhiuto, Mario Ercolani, Rinaldo Ossola, finoal grandissimo eroe tragico Federico Caff. E non un caso se, negli anni, la poli-tica peggiore ha sempre cercato di allungare le mani sulla Banca dItalia. Fin daitempi del vergognoso attacco giudiziario della procura di Roma al governatoreBaffi e al suo vice Mario Sarcinelli (una delle pagine pi nere della vicenda repub-blicana cresciuta lungo la filiera degli scandali Rovelli-Sindona-Calvi) il Palazzoromano ha sempre tentato di espugnare Palazzo Koch. Ma lIstituzione ha sem-pre resistito. Ed una fortuna per il Paese. Ciampi, quando parla della sua avven-tura in Via Nazionale, ricorda sempre la ragione profonda di questa resistenza:Tutto nasce dalla disciplina del servizio, che chiunque lavori alla Banca dIta-lia impara a riconoscere come uno degli elementi pi preziosi della sua pedago-gia istituzionale e professionale.

    Conta la tradizione. Ancora oggi sulle maniglie del portone di Via Nazionale cisono le iniziali B. N.: Banca Nazionale, e sono le stesse del palazzo di Torino in

    cui il 26 marzo 1861 si tenne lassemblea della Banca Nazionale del Regno dItalia.Viene di l la salvaguardia del bene comune di cui oggi parla Draghi. La politicalo dimentica sempre pi spesso. La Banca dItalia, insieme al Quirinale, continuainvece ad esserne il vero forziere. Ed importante, allora, che per un Draghi cheesce c un Ignazio Visco che entra. Palazzo Koch, ancora una volta, al sicuro.

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    In visita ai terremotati dellAquila A un congresso a Bonn Stringe la mano a Antonio Fazio

    dente della Bce, al 35esimo piano dellEu-rotower dove si insedier ufficialmentedal primo novembre, plausibile che siporti dietro anche un filo di inevitabilestress. Per trovare qualcuno sulle cui spal-

    le gravano il peso e le aspettative di unPaese pericolosamente in bilico, bisognatornare a Ciampi, e lesempio suona, piche lusinghiero, di buon auspicio. Nel1993 la lira era stata piegata dalla specula-zione e lItalia si era trovata sullorlo delbaratro. Allora Draghi, dopo cinque annia Washington come giovanissimo re-sponsabile per lItalia della World Bank,era direttore generale del Tesoro, nomi-nato per primo da Andreotti e poi ricon-fermato da tutti. Da quella poltrona riu-scir a liquidare lIri e a condurre in portola privatizzazione di Eni, Enel, Comit eCredit. Una rivoluzione culturale, disselui mentre i suoi nemici lo rimproveranodi aver svenduto il patrimonio nazionaledurante una misteriosa crociera sul Bri-tannia, lex yacht della famiglia reale in-glese, assurto a emblema di trame orditedalle forze della de-sovranizzazione: bri-tish invisibles, cos si chiamava il gruppodaffari che lha organizzata.

    Pi tardi, sempre dal Tesoro, tesse ladifficile tela che porta lItalia nella serie Adelleuro. La successiva esperienza comevicepresidente della Goldman Sachs, loidentifica come uno strumento del mon-do anglosassone. Oggi, le stesse fonti lopresentano come pi tedesco dei tede-schi e la Bildlo raffigura con in testa lel-metto chiodato dellesercito del Kaiser.

    In realt e non ci sarebbe bisogno didirlo italiano anche se, come ha scrit-to Eugenio Scalfari, Merkel e Sarkozylhanno promosso nonostante sia italia-no. Certo, Draghi un personaggio che sivaluta meglio per contrasto, per negazio-ne, alla rovescia. In un mondo inutilmen-te chiassoso interpreta le virt della di-screzione e in una vana fantasmagoria dicolori il suo grigio risalta. Ma soprattutto,rispetto a tanti improvvisatori, incarna larazionalit dei numeri, le scelte pondera-te, le analisi macroeconomiche puntuali.Non per nulla il presidente Napolitano loha messo alle costole dei governanti, ai li-miti del commissariamento e anche oltre.Ma ora Draghi, gi da domani sera, sar

    nel Castello di Francoforte, italiano maprima ancora europeo. la sorte inesora-bile dei tecnocrati: avere un grande pote-re senza essere mai stato eletto. Ma i mitie le favole sui draghi, a pensarci bene, ven-gono molto prima delle elezioni e dellademocrazia.

    FOTODISERGIOEFREMR

    AIMONDI/CONTRASTO

    Repubblica Nazionale

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    DOMENICA 30 OTTOBRE 2011

    Da domani basta guerra, in primo piano tornano gli affariCome una cinquantina di anni fa, quando re Idris ancora non sapevaquanto oro nero si trovasse sotto il suo regno, ma americani, francesie italiani s.Alla fine fu Roma ad aggiudicarsi la fettapi grande della torta. A suon di mazzette, come rivelanoora i documenti top secret dei servizi inglesi

    La memoriaCorsi & ricorsi

    MAPPE

    In bassoa destra,piantinadella Libiadivisa per zonedi concessionepetroliferaLanno il 1957

    CONFIDENTIAL

    Qui sopra,alcunidocumentitop secretdel governobritannico datati1948 e 1949

    in cui si dettanole lineedel futurodella Libia

    Libia, inizia la caccia al petrolio

    stata rilasciatauna concessionea unimpresaitaliana, la CoriStando alle voci

    che circolanosono state ampiamenteunte le ruote

    Petrolio. La sua scoperta e le guerre che in-fiamma, le spie che spiano le spie, le pau-re e gli appetiti delle grandi potenze, maz-zette, sospetti, segreti. Il pozzo qu ello diBir Zelten e la Libia quella prima di Ghed-dafi. Lanno il 1959, il mese maggio. I di-

    plomatici inglesi vengono a sapere dagli americaniche la Esso ha riempito in ap pena dodici ore 17.500 ba-

    rili in uno sperduto angolo di Cirenaica, re Idris an-cora alloscuro del tesoro che c sotto il suo regno, ifrancesi che invece sanno subodorano che Wa-shington li voglia tenere alla larga da Tripoli . Poi ci so-no anche gli italiani. A Londra sono sicuri, fin dal 1948,che il loro ritorno nellex colonia un tema assoluta-mente fuori discussione, perch contrasta con le no-stre necessit strategiche. ormai chiaro che in Libiac tanto di quel petrolio da fare ricco chiunque allun-gher le mani su quelle terre. un dirigente della Shel lche, in forma confidenziale, avvisa il Foreign Office:Vi sono buoni motivi per sperare che l si possa pro-durre in futuro dalle 10 alle 20 tonnellate di greggiolanno. Inglesi e americani sono in agguato per spar-tirsi la torta. Ma, allimprovviso, un dispaccio top se-cret comunica al ministero degli esteri britannico che

    a una compagnia di Roma (la Cori, Compagnia ricer-che idrocarburi, sussidiaria dellAgip mineraria delgruppo Eni) stata rilasciata nel novembre 1959 una concessione nellarea di Jaghbub. Lha strappatasorprendentemente ad altre sei societ Usa, il mes-saggio riporta anche voci sugli italiani che hanno am-piamente unto le ruote. Tangenti.

    Petrolio. Ieri come oggi, per averlo si combatte conogni arma. Dalle spie in azione nel dopoguerra ai pri-mi raid aerei francesi su Tripoli della primavera del

    2011 fino alla morte di Gheddafi e alla dichiarazione diconclusione delle operazioni annunciata per doma-ni. Bombardamenti, antichi risentimenti che ritorna-no, campagne dAfrica in nome della democrazia edella pace. Ma soprattutto patti, in vista di futuri con-tratti petroliferi. Sessanta anni dopo come sessantaanni prima.

    Petrolio. Tutte le manovre che hanno preceduto eaccompagnato il ritrovamento di quella straordinariaricchezza nel sottosuolo libico sono ricostruite dal1948 al 1963 in alcuni documenti inglesi rintracciatinegli archivi di Kew Gardens, carte classificate secrete top secret e indirizzate dai servizi di sicurezza e dal-le ambasciate al premier britannico o ai suoi ministri.Informative, report, relazioni sullo scenario magrebi-no e mediorientale, note riservate. Una collezione di

    atti che racconta tutto quello che si muove intorno alpetrolio negli anni prima del colpo di stato 1 set-tembre 1969 che porter al potere il colonnelloGheddafi. Nei dossier di Kew Gardens c anche moltaItalia. E a proposito di quello scambio di bustarelle, sifanno anche i nomi di due libici. Alti dignitari di corte.Lombra di Enrico Mattei in ogni incartamento, agliinglesi spaventa la sua intraprendenza che potrebbecreare problemi agli accordi petroliferi pi tradiziona-li. Si fa cenno anche a un intrigo americano che ha

    lobiettivo di garantirsi una percentuale dei guadagniitaliani e nel contempo dirottare gli interessi di Matteiverso lEuropa meridionale, a scapito della franceseSaharan Oil, ovvero La Compagnie de Recherches etExploitation de Ptrol au Sahara.

    Siamo ancora lontani da Bescap, dove il 27 otto-bre 1962 precipita nelle campagne lombarde il pic-colo aereo che trasporta da Catania a Milano il presi-dente dellEni. E una nota trasmessa allufficio delpremier inglese Clement Attlee (schedata Prem8/1231, datata 21 aprile 1948 e la cui circolazione strettamente limitata alluso personale del primoministro) spiega come la Cirenaica ha assuntounimportanza strategica vitale e avverte che so-stenendo il ritorno della Tripolitania allItalia ci gio-cheremmo il rispetto del mondo arabo e sarebbe in

    ATTILIO BOLZONIENI

    Nella fotogrande,ricerchepetroliferedellEninel desertolibico nei primianni Sessanta

    Repubblica Nazionale

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    LITALIANOQui sopra,Enrico MatteiSulle cartedei serviziinglesici sono spessoannotazionie riferimentialluomodel canea sei zampe

    C.O.R.I.Qui sopratre documentidel 1959:testimonianola scopertadei giacimentipetroliferi

    in Libia da partedellitalianaC.O.R.I.(sussidiaria Eni)

    CONCESSIONIIn basso,lelencodelle concessionicedutedalla PetroleumCommissionlibicaalle compagniepetroliferestraniere

    PROTAGONISTIA sinistra,il presidenteamericanoTrumanstringe la manoal primo ministrobritannicoClement Atlee(Washington,1950)

    A destra, Idris I,re della Libiadal 51 al 69,anno del colpodi statodi Gheddafi

    serio pericolo la nostra posizione in Medio Oriente.Per una decina di anni gli inglesi seguono gli sviluppipolitici nello scacchiere mediterraneo, un periodo do-ve si intensificano i sondaggi in territorio libico alla cac-cia di petrolio ma con risultati poco soddisfacenti. Lasvolta alla fine del 1957.

    esattamente il 27 gennaio 1958 quando la signoraHedley-Miller del Foreign Office invia una nota (T236/5964) al Tesoro: Un mese fa, una controllata del-la Standard Oil Company/New Jersey ha individuato

    del petrolio al confine con lAlgeria []. Tuttavia im-possibile dire qualcosa di definitivo sulle prospettivedella Libia come paese produttore[...]. infine da rile-vare che i libici non hanno garantito alcuna conces-sione petrolifera agli italiani. Aggiunge la Miller: Ilnostro ambasciatore ha appreso da una fonte moltoautorevole che ci dovuto allavversione personaledi re Idris nei loro confronti. Si ritie ne che il signor Mat-tei sia molto arrabbiato.

    La scoperta del petrolio moltiplica le analisi e le an-sie su Tripoli. Il 21 maggio del 1959, Harold Caccia, am-basciatore britannico a Washington, spedisce un mes-saggio top secret (Prem 11/2743) a Londra: La Stan-dard Oil ha comunicato al Dipartimento di Stato ame-ricano che in Libia si trovano grossi quantitativi di pe-trolio di alta qualit[...]. Stando al Dipartimento, la

    Libia ha vinto il suo jackpot[...]. Appena undici giornidopo dal Foreign Office parte un altro dispaccio (Prem11/7243) per lambasciata di Tunisi: C il petrolio, lanotizia ancora segreta anche se presto il governo li-bico ne verr a conoscenza[...]. Da quel momento unafitta corrispondenza si intreccia fra Londra e le sue se-di diplomatiche in Nord Africa. l11 giugno del 1959quando anche re Idris sa cosa c sotto la sua Libia. Gliinglesi cominciano ad agitarsi, a ipotizzare ci che ac-cadr. Rapporto (Fo 371/138785) del Foreign Office del

    13 giugno 1959: I benefici economici potrebbero ge-nerare pressioni sugli americani e anche su di noi per-ch si arrivi alle rimozioni delle nostre basi militari.

    unestate di fibrillazione fra Washington e Londra.Poi, in autunno, il colpo di scena. lambasciata a Ben-gasi che il 25 novembre scrive (Fo 371/138787) al mi-nistero degli Esteri: Il 22 novembre stata rilasciatauna concessione petrolifera ad unimpresa italiana, laCori[...]. Sembra che se la sia aggiudicata sotto il nasodi altre sei compagnie (che ne avevano fatto richiestain precedenza) ma il governo libico le ha dichiaratenon idonee. Inoltre la Cori ha accettato di pagare ailibici una percentuale del 17 per cento, al posto di 12,5previsto dalle legge libica sul petrolio estratto[...]. Stia-mo cercando di saperne di pi[...]. Gli inglesi indaga-no e il 26 novembre da Bengasi informano (Fo

    371/138787) ancora Londra: Ci risulta che AbdallahAbid implicato nella faccenda della Cori e non vi dubbio che anche Busairi Shalhi si sia mosso per con-vincere in tal senso re Idris[]. Lestate scorsa, Abdal-lah ha compiuto un viaggio in Italia. Stando alle vociche circolano qui, le imprese petrolifere gli h anno am-piamente unto le ruote. A quel punto gli inglesi sonofuriosi. Cercano altre informazioni. Il 10 dicembre1959 dallambasciata di Tripoli parte lennesimo mes-saggio (Fo 371/138787) per il Foreign Office: Nel cor-

    so di una conversazione, il manager della Arab Bank hadetto a Cronly-Dillon, nostro addetto commerciale,che a suo parere la Cori stata sostenuta da capitaliamericani. Le compagnie Usa sono ansiose di impedi-re che la francese Saharan Oil entri nel mercato libico.Finanziando unimpresa italiana, gli americani spera-no di assicurarsi un punto di appoggio in Italia.

    Le cose non sono andate come le avevano imma-ginate gli inglesi. E soli tre anni dopo Enrico Mattei gi morto. C chi dice ucciso. Dai mafiosi siciliani attraverso Cosa Nostra americana su mandato del-le potentissime Sette Sorelle. O dai servizi segretifrancesi. Per i suoi contatti unaltra via per assi-curarsi energia con il Fronte di liberazione algeri-no. Oro nero. Petrolio.

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    LARCHIVIO

    I documenti sulla Libia pubblicatiin queste pagine sono stati

    selezionati da Mario J. Cereghinonei National Archives di Kew Gardens(Gran Bretagna) e sono consultabili

    presso lArchivio Casarrubea

    di Partinico (Palermo)casarrubea.wordpress.com

    Repubblica Nazionale

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    Magliette, diari, tazze, portachiavi, spillette e peluchesNati dalla matita di Schulz per diventare personaggi a fumetti,Charlie Brown & C. si sono col tempo trasformati

    in un mercato di gadget da 175 milioni di dollariOra un volume ne glorifica lavvenuta metamorfosi

    LiconaStelle e strisce

    Ci sono molte buone ra-gioni per credere cheCharles Schulz, padredei Peanuts, fosse un ge-nio. Tra queste: come diogni creatore, il disegno

    intelligente. Poi, lumorismo filosofi-co. Lassoluta originalit. Meno esplo-rata, ma ancor pi sorprendente, laperversione commerciale della sua

    opera. Dietro il clamoroso successo diCharlie Brown e compagni si nascondeuna propaganda perfetta. Come inogni caso del genere labilit consisti-ta nel vendere la forma senza che lac-quirente facesse troppo caso al conte-nuto. Fosse stato diversamente iltrionfo globale delle strisce a fumettisarebbe inspiegabile.

    Pensateci bene: il mondo intero stato popolato di magliette con il musodi Snoopy, intere generazioni sono an-date a scuola con il diario di Linus,chiunque ha regalato a unadolescen-ziale fidanzatina qualche pupazzetto oaltro oggetto ispirato allimplume

    Woodstock. Cio: si inneggiato alladepressione, allinsicurezza, al distac-co dalla realt. I Peanuts non sono ununiverso di valori, ma un incarto di psi-cosi. Rappresentano tutto quello checerchiamo di evitare e che, se non riu-sciamo a farlo, paghiamo perch ci aiu-tino a eliminare da noi. Charlie Brownha un aspetto dimesso, imbranato,triste e deluso prima ancora di essersiconcesso il lusso dellillusione. Linus fragile, feticista, fondamentalista: cre-de nellavvento del Grande Cocomeroe pretende che la fede in un salvifico or-taggio non sia posticcia come quella dimezza umanit, ma assolutamentesincera, o Lui, Esso non verr. Lucy

    scorbutica, vile e cos subdola da farcicredere di avere un doppio strato die-tro cui c unanima (ma ne ha un terzodove questa scompare). La sua neme-si, Schroeder, uno di quei fissati mo-

    nomaniacali che ci minano lesistenzacon le loro ossessioni, vivono di unagrandezza riflessa (nel suo caso quelladi Beethoven) in cui specchiano,deformata, la propria piccineria.Snoopy un coacervo di personalitmultiple e infelici (scrittore fallito,aviatore abbattuto, seduttore respin-to). Quanto a Woodstock, al tenero

    Woodstock, uno che non sa nemme-no fare la cosa per cui la natura lo ha do-tato: laquila che si crede un pollo percui sono stati scritti invano decine divolumi di self help.

    Ecco, questallegra combriccola,questo dizionario delle psicopatologiequotidiane oggetto di ammirazione edi merchandising. Come possibile?

    Anzitutto, i Peanuts sono carini. unaggettivo tremendo, ma ha fatto la sto-ria della loro epoca. Dentro contenito-ri carini si poteva versare di tutto. Guar-di Linus e ti viene di dargli una carezza,prima ancora che due pasticche come

    si deve. La lezione di Disney, che avevainfilato dentro piacevoli animaletti al-cuni tra i peggiori vizi degli umani (ava-rizia, arroganza, stupidit), stata im-parata e superata: quel che consentia-

    mo agli animali niente in confronto aci che permettiamo ai bambini.

    Adotta un depresso: come seSchulz ci aspettasse allangolo di stra-da reggendo un cartello con questascritta e un cesto pieno di bambolottidalla testa tonda. Se passiamo oltre cisentiremo in colpa. Chi non ha maicontribuito a Save the Children? ungioco sottile quello dei Peanuts, la sfi-da a un sistema di pensiero. LAmericaha il mito dei vincenti, il suo idolo asso-luto ilcomeback kid, il ragazzo delle ri-monte. E Schulz la fa innamorare di unbranco di perdenti senza speranza. Lasquadra di baseball capitanata daCharlie Brown, in cui tutti giocano (in-cluso il cane Snoopy) non vince mai,non rimonta una sola volta. La sua rea-zione? Chiudersi in camera, al buio ecompiangersi.

    I Peanuts non sono americani, sonoeuropei: quelli che hanno generato earricchito il dottor Freud e i suoi disce-

    poli. Eppure li adorano bambini e adul-ti dAmerica, gli stessi che rinfaccianoallEuropa mollezza, indecisione, bi-sogno costante di comprensione e aiu-to. Come dire: un continente di Linus,

    Charlie Brown, Woodstock. I Peanutssono brutti (Piperita Patty), sporchi(Pigpen), cattivi (Lucy), eppure nonriescono a togliersi di dosso quella ca-rineria che induce mezzo mondo adaccarezzarli con gli occhi e a consolarlicon un sorriso.

    Ri-pensateci bene: chi che amiamodi pi? No, non ho detto ammiriamo.Per quel verbo il complemento oggettosono figure forti: Che Guevara, Mande-la, volendo Putin, a ciascuno il suo. La-more ricade su qualcuno di cui vedia-mo i limiti, questo ci rassicura e ci con-sente di essere solidali.

    I Peanuts sono i figli che non abbia-mo avuto, i mali che abbiamo curato, iltempo che non mai passato. Li amia-mo come un pericolo scampato (e ab-biamo imparato che nella scala dellesensazioni il sollievo un momento dialtezza vertiginosa). Anche adesso chehanno smesso di moltiplicarsi (cresce-re, era escluso), che diventano sempre

    meno presente e sempre pi ricordo,non smettiamo di tenere uno spazioper loro. Diverso. Abbiamo adottatodei depressi, a distanza.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    fabbricainfinita

    La

    Peanuts

    GABRIELE ROMAGNOLI

    IL LIBRO

    in libreria The PeanutsCollection di Nat Gertler(Rizzoli-Lizard, 64 pagine,39 euro) che raccoglie materialirari e inediti della famigliae del museo di Schulz:

    stampe, bozzetti, opuscoli(alcuni sono riprodottiin queste pagine)

    dei

    Perch non possiamo non dirci Snoopy

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    C

    harles Schulz chiese che non

    venissero pi realizzate striscedei Peanuts dopo la sua morte,avvenuta nel 2000, e questa sua vo-lont stata rispettata. Alla lettera.Nel senso che se altre strisce non ver-ranno disegnate, in compenso sa-ranno pubblicati i romanzi a fumettidei Peanuts. La felicit una copertacalda, Charlie Brown solo il primo diuna serie di graphic novel, e arriverin Italia a febbraio, edito da Bao Pu-blishing. realizzato dallo stesso stu-dio (creato da Schulz e dalla moglie)che ha sempre disegnato i Peanutsammirati sulle magliette, i bicchieri,gli orologi, i biglietti dauguri, i teli damare, e su altri mille oggetti. Anchenel ricordo della figlia contenuto trale pagine di The Peanuts Collection

    Amy Schulz Johnson vede una casapiena di fumetti e di una miriade di al-tri prodotti dei Peanuts: pupazzetti

    della Hungerford, cuscini, gagliar-detti e non so quanti altri giocat-

    toli. incredibile quanto suc-cesso possano avere questi

    personaggi anche per chili abbia letti solo di-

    strattamente, o ma-gari nemmeno quel-

    lo. Non c bisogno diaver partecipato agli

    scontri con il BaroneRosso o aver assisti-

    to ai battibecchicon luccellino Woodstock: ba-

    sta guardareSnoopy per es-sere sedotti daquel naso mor-bido con la ci-

    liegina sopra(che tanto somi-

    glia a un seno ab-bondante). pro-

    prio lui la star del mer-chandising dei Peanuts:

    Linus con la sua coperta arri-va secondo, staccato di parecchio.

    Poi tutti gli altri, a cominciare daquella testa tonda di Charlie Brown.Quando nel 2010 lo sfruttamento deidiritti derivati dei personaggi diSchulz sono passati dalla E. W. Scrip-ps Company alla Iconix Brand Group(che ancora oggi li detiene, insiemealla famiglia Schulz) la cifra di vendi-

    ta stata da capogiro: 175 milioni didollari. In Italia a occuparsi della

    seconda vita dei Peanuts OscarMassari della Bic Lisensing. Fului, nel 1992, quando per la pri-ma volta Schulz venne in Ita-lia, ad avere lidea di chiederea decine di stilisti famosi ditutto il mondo di vestire

    Snoopy e Belle (che non la fi-danzata, ma una sorella: per la

    precisione Snoopy ha sette trafratelli e sorelle).

    Lultimo colpo di Massari sar

    annunciato ufficialmente alprossimo San Valentino:Snoopy sar il testimonial diVenezia. Accanto al marchio

    della citt e sopra lo sloganVenezia da amare ci sar ilcagnolino di Schulz, stesosul tetto della sua cuccia, a

    rimirare il cielo della Serenissi-ma. Poi, naturalmente, ce lo ritrove-remo su portachiavi, magliette, bic-chieri eccetera eccetera.

    Tenero

    business

    LUCA RAFFAELLI

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    FIGURINE

    Sopra e accanto,figurinedei personaggiprincipali;sotto, gadgetdi Snoopy

    A SCUOLA

    Accanto, due ricercatissime lunch-boxdei Peanuts: quella rossa risaleal 74 e quella gialla al 68; sopra,una snowball natalizia; a sinistra,due pupazzetti di Piperita Patty e Sally

    BIGLIETTI DAUGURISopra, un disegno di Charlie Brown firmatoSchulz; Schroeder al piano in un bigliettodauguri disegnato per lattore Roy Casstevens;la copertina e alcune pagine trattedaThe Peanuts Book of Pumkin Carols del 67

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    Et: tra i 18 e i 27. Altezza: tra 1,66 e 1,73Peso: tra 54 e 59 chili. Seni: ben eretti

    Glutei: un 8 orizzontaleSono solo alcune delle regole su cui da sessantanni si basail successo del tempio delleros. Ora celebrato a Parigida libri e film che ne svelano i segreti

    SpettacoliBy night

    Il ritornodel

    CrazyHorseGeometrie per corpi di ballo

    MARIO SERENELLINI

    PARIGI

    Il teorema di Pitagora erotico? sensuale lotto elevato a po-tenza? Domande provocatedallastrazione epidermica cuile nude ragazze del Crazy Horse co-stringono le loro silhouette flessuose,trasferendo la seduzione a folgorantisimmetrie geometriche. Quando unsublime nudo di donna diventa esat-tezza aritmetica, va esplorata la tavolapitagorica: in un triangolo retto fem-minile la somma del quadrato dei seni equivalente al quadrato delle bellis-sime, lunghissime, levigatissime ipo-tenuse. Altro che compassi che misu-

    rano il globo terrestre, come se le tra-stullava Franois Truffaut: le gambefemminili del tempio parigino delle-ros sono equazioni fisiche, inflessibililogaritmi del desiderio.

    Da sempre, le icone by night delCrazy Horse sono cifre pi che corpi:risultato di addizioni e sottrazioni im-mutabili da sessantanni, da quando

    Alain Bernardin, il 19 maggio 1951, tra-sform un oscuro scantinato di Ave-nue George V in un eden luminoso perrituali peccati degli occhi. Ferrei i ca-noni di bellezza, cui si sono attenuti,dopo il suicidio di Bernardin a 78 anninel 1994, gli eredi e poi i nuovi proprie-tari dellaureo cabaret: altezza tra unmetro e 66 e un metro e 73, peso tra 54e 59 chili, et tra i 18 e i 27 anni. Inva-riate ancora oggi le regole di recluta-mento, cio gli obblighi anatomici del-le ballerine. Seno: contenuto tra polli-ce e indice della mano aperti a L. Ca-pezzoli: ben eretti. Glutei: solo se le

    due rotondit formano un otto oriz-zontale (rieccolo, elevato a potenza,cio moltiplicato nella collettiva, am-miccante ondulazione posteriore inuno dei numeri pi eterei del coreo-

    grafo Philippe Decoufl, che Frederick Wiseman fa scivolare nel film CrazyHorse, visto in anteprima alla Mostra di

    Venezia).Nel decalogo-Bernardin, anche la

    proibizione assoluta di correzioni chi-rurgiche, la pratica della danza e lim-posizione finale della frangetta alleprescelte per un posto di fila: ventino-ve ragazze in tutto, tredici a spettaco-lo, a turno. Unico artificio in questogranserraglio di replicanti naturalidella bellezza, il soffitto abbassato del-la ribalta, in modo che ogni ragazza,apparendo pi alta, svetti sulla scena. il decisivo tocco di bacchetta in unoshow dove i corpi, di calibrata omoge-neit, vengono riplasmati da giochi diluce, spesso optical, che maculano le

    epidermidi con un festoso morbillo dipois circensi, effetti zebrati, chiazze dipantera: anatomie-macedonia, chenelleccitazione delle metamorfosicolorate scolorano e plastificano lec-citazione primaria, quella della carne.

    Le artiste del Crazy Horse si spo-gliano per rivestirsi di luce, incitano idpliant. Non vogliamo stimolarelocchio, ma lo spirito, era il precettodi Bernardin. Fulminea la diagnosidepoca di Roland Barthes in Strip-tease, ora inMiti doggi: Lo spogliarel-lo parigino si fonda su una contraddi-zione: desessualizza la donna nel mo-mento stesso in cui la denuda. Su talecrinale il raffinato Decoufl, che aspi-ra a danze di forme geometriche sem-plici, un triangolo, un cubo, bilancia inumeri diDsirscon cui ha rilanciato ilCrazy Horse, da sei anni gesti to da An-dre Deissenberg, franco-americanadi 42 anni, proveniente dal Cirque duSoleil. E non a caso, il grande Wiseman,

    cui il Festival 2 Cinma a Valencien-nes ha dedicato unapplaudita perso-nale, dichiara che, degli oltre quarantadocumentari, Crazy Horse(che chiu-der il 19 novembre il Festival dei Po-

    poli a Firenze) il film pi astratto dalui girato.

    Ad addomesticare leros in sei de-cenni dordinato effeuillage, han con-corso, di generazione in generazione,diligenti plotoni dijeunes filles en fleurma anche improvvisi, irresistibili zam-pilli di personalit fuori fila. A parti-re dalla favorita dellAnno Uno, MissFortunia, come laveva subito ribat-tezzata Bernardin: Devo a lei se hofondato nel 1951 il Crazy Horse. Spo-gliandola una notte dopo un gal hocapito che il corpo femminile avrebbefatto la mia fortuna. La leggenda vuo-le che, dal 1951 al 1994, pi di ventimi-la ragazze si siano spogliate senza ini-bizioni davanti a lui nella speranzadun ingaggio: lui, in quarantaquattro

    STRIP-TEASE

    Le fotografie qui sopra sono trattedal libro di Antoine PoupelCrazy Inside (ditions Du Chne, 224 pagine, 35 euro)pubblicato in occasionedei sessantanni del Crazy Horse

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    anni, ne ha assunte solo duecento-trenta, tutte etichettate altro suovezzo dai nomi pi improbabili: KikiTam Tam, Melodie Frou Frou, OpalineBee Bee, Dorothy Pantheon, JessicaRubicon, Sofia Palladium, PamelaBoomboom, Trucula Bonbon... Daquellammasso onomastico, guizza-ta ogni decennio una stella cometa.Negli anni Cinquanta, oltre a Miss For-tunia (nel numero della pulce di MaxRevolt), Candida Miss, che port lette-ralmente in finale al Roland Garros, alvolante duna Buick bianca decappot-tabile, Nicola Pietrangeli: Mi avevaospitato in una villa sulla Senna: erauna bionda mozzafiato, si esibiva ognisera in un hollywoodiano bagno dimezzanotte lamarcord dellanti-co numero uno del tennis, vincitore didue tornei di fila, nel 1959 e nel 1960 Dopo la vittoria la folla impazz veden-domi andar via a bordo della Buick,con la donna pi bella di Parigi.

    Negli anni Sessanta, inaugurati da Victoria Nankin (con la novit dellagrafica luminosa proiettata sul corponudo), unaltra figlia darte del Crazy,Rita Cadillac prediletta, per il nome,dai texani sesibisce in duo con RitaRenoir o Dodo dHambourg: pom pomsui capezzoli, interminabili gambedellEst europeo, polacca (suo vero no-me: Nicole Yasterbelsky), passata digrado, e alla storia, per aver provocatolinfarto, al cader dellultimo laccio, aun petroliere arabo. Lova Moor, (conPrima Simphony e il suo strip sullondadiDshabillez-moidella Grco) diciot-to anni da La Rochelle, viene accuditada Bernardin che le fa studiare canto,danza, recitazione e poi la sposa: tra i

    Vip che la vezzeggiano, Tony Curtis, Li-

    za Minnelli che, imbottita di whisky,sale sul palco per insegnarle a ballare,

    Alain Delon, con cui ha una travolgen-te love story, Federico Fellini che ognivolta le promette di fare un film con lei.

    Rosa Fumetto (Patrizia Novarini, tori-nese), che poi avr una discreta carrie-ra dattrice e dintrattenitrice tv in Ita-lia, deve il suo spicchio di fama allariasbarazzina di monello nel numero del-lo scugnizzo che esce dal Vesuvio. Maha avuto il suo ruolo anche un poste-riore da favola, come lei stessa ironizza:Lui mi ha sempre preceduto. E che dif-ficolt stargli dietro....

    Sempre pi corale, punteggiato ditableaux vivantse azioni sincronizza-te, lo show del Crazy riserva ormai iblitz individuali a guest starsche dalDuemila fanno la coda, da ArielleDombasle, la deliziosa musa di Roh-mer, a Dita Von Teese, ex della cuparockstar Marilyn Manson, a Pamela

    Anderson (strip-tease in omaggio aBB, a cavalcioni duna moto, sulle no-te diHarley Davidsondi Gainsbourg) oClotilde Coureau in Savoia, immolataa malizie canore. Siparietti divistici,che non fan che ribadire lo spirito col-legiale del nudo anonimato del Crazy,omologato dalluniforme del caso, ilglorioso triangolino, di cui Bernardinaveva fissato colore, tessuto e misure(isoscele, nero, 12 centimetri), cele-brato qua e l nei due volumi foto-grafico e di vignette per i sessantan-ni: quel triangolo ultimo, scrivevaBarthes, che per la forma pura e geo-metrica sbarra il sesso come una spa-da di purezza e respinge definitiva-

    mente la donna in un universo mine-rale. Una bandierina di geometriapiana applicata a una figura di geome-tria solida.

    Ho esordito al Crazy Horse a ventun anni,nel 1968: epoca in cui a Parigi il nudo eradappertutto. Il Crazy gli ha dato un colpo

    di coda, la giusta pennellata: ha saputo cavalca-re un momento di cambiamento, quello delle-mancipazione femminile. Di cui sono stata, nelmio piccolo, un emblema. Ero del tutto fuori ca-none, rispetto ai criteri correnti di bellezza su-perlativa. Piccolina, caschetto nero, niente un-ghie lunghe: mi chiamavano Mowgli dellaGiungla. Per dieci anni ho messo in scena unabambola. Ritrosa, come io sono: non posso direpudica, data la mia specialit. Lontana dalla fri-

    vola avvenenza che esonera da fantasie il ma-schio (specie quello italiano), corrispondevo inpieno alla filosofia del patron Alain Bernardin:

    la seduzione intesa come esercizio intellettuale,il nudo come stile mentale, che non sacconten-ta delle curve ma le iscrive in un modo di veder-le e metterle in scena.

    Al Crazy non cera uno standard di donna.Bernardin lasciava che ognuna di noi fosse sestessa. In quel microcosmo di femminilit di-verse ognuna usciva vincente: provava il pia-cere di essere donna. Meglio che femminista.Ripensandoci, ho avuto culo. Anzi, ho il culoche mi merito: in sintonia con schiena ritta ebella tenuta fisica, tipiche duno spirito domi-nante, dun temperamento deciso. Avete mai

    visto una donna senza carattere dotata dun belposteriore?

    Quel palco mi insegnche la seduzione nella mente

    ROSA FUMETTO

    SUL PALCO

    A sinistra, Arielle Dombasleche balla al Crazy HorseAccanto, Lova Moore Rosa Fumetto reginettedegli anni Settanta

    PROTAGONISTIIn alto da sinistra, Alain Bernardin, fondatore del Crazy Horse; Miss Fortunia; Candida Miss; Aristotele Onassis al Crazy Horse nel giugno 1971;Salvador Dal il 9 dicembre 1964; il matrimonio di Alain Bernardin con Lova Moor nel giugno 1985; Catherine Deneuve e Marcello Mastroianni escono dal Crazy Horse nel novembre 1972

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    10mila post al giorno

    15mila

    FONTE: LIQUIDARILEVAZIONE ULTIMI 30 GIORNI

    ESCLUSI BLOG PERSONALI

    nazionali533

    iperlocali815

    FONTE: ALTRATV

    gliaia di note spese dello scandalo dei parlamenta-ri inglesi. Fu un successo e alcuni lo chiamaronogiornalismo diffuso.

    Questo modello adesso arriva in Italia dove il ci-tizen journalism vive una stagione florida. Secon-doLiquida, che ne fa un monitoraggio continuo, iblog che fanno informazione sono circa 15mila. A

    questi vanno aggiunte oltre 500 micro web tv chefanno controinformazione locale e che trasmetto-no a web unificato in occasione di grandi eventi.Il caso di maggior successo Agoravox: nato inFrancia nel 2005 da unidea dellitaliano Carlo Re-

    velli, ha oltre centomila citizen reporter e vanta al-cuni scoop come la prima intervista a Julian As-sange. Da Parigi, dove hanno il quartiere generale,il direttore Francesco Piccinini dice: Ci sono gior-nalisti che meritano tutta la nostra stima. Collabo-riamo affinch i fatti tornino ad essere la notizia.

    E la collaborazione partita. Luca De Biase un

    solido cronista dellinnovazione. Ora guida la Fon-dazione Ahref e ha da poco lanciato una piattafor-ma per il giornalismo di qualit. Abbiamo parlatoper anni di contrapposizione fra giornalisti e Rete,ma non ha pi senso. Mettiamoci daccordo sul

    metodo: accuratezza, imparzialit, indipendenzae legalit. E collaboriamo. Non a caso la piattafor-ma si chiama Timu, che in swahili vuol dire fac-ciamo squadra. partita con uninchiesta collet-tiva sulla dispersione scolastica promossa dallaFondazione per il Sud. E ora ha in corso una garaper indicare quali devono essere i prossimi muri da

    abbattere. Ma gli obiettivi sono molto pi ambi-ziosi: Produrre collettivamente le migliori inchie-ste civiche. Un giornalista guida e gli altri lo aiuta-no. S la guerra proprio finita. Bloggate in pace.

    NextVisto, si posti

    Allinizio furono i blog, poi divenne citizen journalism,ora si chiama pro-am: professionisti e amatoriche lavorano insieme su fatti, notizie e inchiesteAllimpegno di reporter fai-da-te si aggiunta la qualit.Ecco come scoppiata la pace tra

    la Rete e le redazioni

    RICCARDO LUNA

    va colpito lAsia meridionale nel Natale 2004: Peruna cronaca migliore dalla zona del disastro dif-ficile fare meglio dei blog. Big Bang. Fu il primo,grande successo del citizen journalism, la scoper-ta che a volte un lettore di un giornale pu fare me-glio di un giornalista professionista se testimoneoculare di un fatto. Gi nel 1999 Dan Gillmor avevasintetizzato il fenomeno con una massima affida-ta alSan Jos Mercury Newse diventata poi un man-

    tra per la blogosfera: My readers know more than Ido, i miei lettori ne sanno pi di me. Mai un gior-nalista aveva avuto il coraggio di dirlo.

    Ma la convinzione che linformazione di qualitpotesse fare a meno dei giornalisti croll, secondoRosen, in seguito a un altro tipo di tsunami, la crisifinanziaria del 2008. Tra i lettori dei quotidiani cenerano abbastanza che per esperienza diretta sa-pevano del problema dei mutui immobiliari, quel-la storia poteva essere scritta prima che lo scanda-lo esplodesse. Ma non stato fatto. Perch? Per-ch giornalisti e cittadini non hanno collaborato.Dice sempre Rosen: I giornalisti non sono abitua-ti ad ascoltare, i blogger non sono preparati a dareuninformazione di qualit. Per questo abbiamobisogno che lavorino assieme.

    quello che sta accadendo. Il caso pi eclatante forse quello dellHuffington Post. Per seguire leelezioni stata realizzata una piattaforma per ospi-tare i reportage dei cittadini: si chiama Offthebus,gi dallautobus e fa il verso a un libro del 1973 cheraccontava il dorato mondo dei giornalisti che se-guivano i candidati dal bus ufficiale. Analogamen-te la Cnn ha creato iReport, una piattaforma dove

    chiunque pu aggiungere contenuti: quelli miglio-ri e vagliati dalla redazione finiscono sul sito uffi-ciale. La collaborazione per prevede uno scartoulteriore come quello che fece ilGuardiannel 2009quando chiese ai suoi lettori di esaminare le mi-

    La guerrafra giornalisti e blogger fini-ta. Non stato firmato nessun tratta-to di pace, non stato necessario. successo questo piuttosto. Intanto, igiornalisti sono scesi dal piedistallo(anche perch Internet il piedistallo lo

    aveva demolito): a volte bloggano, sempre pispesso stanno sui social media non solo per darenotizie ma per dialogare con i lettori da pari a pari.Sullaltra sponda i diari privati hanno lasciato i blogper traslocare su Facebook, mentre alcuni bloggerhanno creato veri giornali online e molti cittadiniprendono volontariamente parte al processo dellenotizie postando foto, video e testi. Questa cosanuova si chiama pro-am journalism e questo for-se il modo migliore di produrre informazione diqualit al tempo di Internet.

    Lo si visto durante la primavera araba, quando

    la pi efficace fonte di informazione stato un di-pendente del network radiofonico americanoNpr.Si chiama Andy Carvin, ha quarantanni e il suo ac-count Twitter considerato il migliore del mon-do dalla Scuola di giornalismo della ColumbiaUniversity. Carvin non si limita a mandare mes-saggi (anche se il giorno della liberazione di Tripo-li, lo scorso 21 agosto, ne ha inviati pi di ottocen-to): usa Twitter come piattaforma per cercare noti-zie in tempo reale dai vari fronti ingaggiando un fu-rioso controllo della verit via tweet in un dialogocontinuo con il resto del mondo. Un professionistae migliaia di volontari. Il modello lui.

    Jay Rosen, che ha coniato lespressione pro-amjournalism, tutto questo lo aveva previsto sei annifa. Docente di giornalismo alla New York Univer-sity, a una conferenza a Cambridge lesse una rela-zione che si intitolava proprio Its over, la guerra finita. Dirlo allora era difficile. Erano i tempi in cuiBen Bradlee, il leggendario direttore del Washing-ton Postdello scandalo Watergate, poteva liquida-re con una feroce battuta il fenomeno del citizen

    journalism, ovvero linformazione fornita ognigiorno da migliaia di volontari in Rete: Se hai un at-tacco di cuore chiami un chirurgo, non vai da un ci-tizen-chirurgo. Ma a sgretolare questa contrap-posizione, secondo Rosen, era bastata una frasenel reportage dellinviato delNew York TimesJohnSchwartz dalla scena del terribile tsunami che ave-

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    BLOGIN ITALIA

    Info2.0

    WEB TVIN ITALIA

    la nuova stampa,bellezza

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    ProPublicaVincitrice di due Pulitzer, una delle voci piimportanti del giornalismoamericano. Totalmenteonline, chiede laiutodei lettori per le inchieste

    StorifyLa piattaforma di BurtHerman, ex reporterdellAp. Le personepossono raccoglieree selezionare le informazionipubblicate dai media sociali

    Spot.UsPi di dodicimila contributorper il progetto open sourcedi giornalismo partecipativoin cui possibile, oltreche inviare servizi, anchecommissionarli ad altri

    GlobalvoicesUna rete di oltre 500 bloggerche informano, traduconoe sostengono i citizen mediae i blog di tutto il mondoCreata da Rebecca MacKinnon e Ethan Zuckerman

    OffthebusProgetto dellHuffingtonPost: le elezioni americaneraccontate con i reportdei lettori. Lanciato nel 2007ora ha 93 milioni di visitatoriunici al mese

    AgoravoxNasce in Francia nel 2005da una idea di Carlo Revelli

    e oggi con oltre centomilareporter volontari la principale piattaformadi citizen journalism in Europa

    AhrefFondazione lanciatada Luca De Biase

    per promuovere la qualitdel giornalismo al tempodi Internet. Timu la sua piattaforma aperta

    DirittodicriticaNato nel 2009 da unideadi Diego Tomasoni, un giornale onlinecon unalta condivisionein Rete degli articoliche pubblica

    AltratvNetwork di oltre cinquecentomicroweb tv nato nel 2004per iniziativa di GiampaoloColletti. Oltre alle inchieste,trasmette eventia rete unificata

    GiornalettismoFondato nel 2008 si definiscequotidiano responsabileRiceve il 50 per centodel traffico da Facebooke ha la pi alta mediadi share per post: 187

    Alta qualitCon Pro-am intendouna forma ibrida in cuigiornalisti professionistie lettori lavorano insiemea prodotti editoriali

    di alta qualitPenso che pi personedella stampasaranno coinvolte,pi forte sar limpatto

    Informazione prodottadai cittadinie distribuita in rete

    (non va confusocon il civic journalismche il giornalismoa sfondo socialefatto da professionisti)

    Citizen journalism

    GLOSSARIO

    Un sito internet(o parte di un sitointernet), aggiornato

    con notizie, commenti,video o foto. Nel mondoce ne sono 160 milioni:soltanto una partedi questi fa informazione

    BlogServizio di microbloggingdi Twitter dallo spaziomassimo di 140 caratteri

    In un tweet si puscrivere di tuttoMa sempre pi usatoper fare informazionee report istantanei

    TweetTipo di informazioneche nascedalla collaborazione

    fra alcuni giornalistiprofessionisti e i lettoriche volontariamentecontribuiscono(amateur)

    Pro-am journalismAcronimo di usergeneratedcontent,ovvero contenuti

    generati dagli utentiInternet ne pieno,ma soltanto in qualchecaso hanno a che farecon linformazione

    UgeRispetto alle web tvpi affermate, quellemicro sono spesso

    imprese a bassissimocosto e con pochi mezziper fare informazionedal bassosu una data realt

    Micro web

    JAY ROSEN

    Docente di Giornalismoalla New York Universitye fondatore del blog Pressthink

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    PERTEMI

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    Repubblica Nazionale

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    LA DOMENICAs 36

    DOMENICA 30 OTTOBRE 2011

    I saporiFatti in casa

    LICIA GRANELLO

    Valle dAostaPOLENTA CONCIAMais, burro e formaggio (Fontina),trittico alimentare montanotradotto in ricetta che nutree riscalda. Versione golosacon gratinatura e lardo dArnad

    VetanFrazione Vetan Dessous 77Saint-Pierre (Ao)Tel. 0165-908830

    Aperto venerd, sabato e dom.Men da 27 euro

    PiemonteTAJARINPer impastare i tagliolini di pastafresca della tradizione langarola sipossono utilizzare fino a trentatuorli per chilo di farina. Sugodarrosto o burro fuso e tartufo

    La TorreVia Garibaldi 13Cherasco (Cn)Tel. 0172-488458Chiuso lunedMen da 30 euro

    LiguriaSTOCCAFISSO BRANDACUJONLa tradizione di pesce e patatenella versione provenzaleprevede che la pentola, avvoltain un asciugamano, sia ruotatae scossa durante la cottura

    MagiargPiazza Viale 1Bordighera (Im)Tel. 0184-262946Chiuso luned e martedMen da 35 euro

    AbruzzoPECORA ALLA CALLARAIl piatto consumato dai pastorinegli spostamenti con i greggi uno spezzatino cotto a lungoin un paiolo di rame,il cui nome battezza la ricetta

    Taverna 58

    Corso Manthon 46PescaraTel. 085-690724Chiuso sab. a pranzo e dom. Menda 35 euro

    MolisePIZZE MINESTRAIl tradizionale pane contadino,fatto con una pastella di maise acqua calda allargata e cotta,viene spezzato e schiacciatocon verdure rosolate e carne

    La Grotta di Concetta

    Via Larino 9CampobassoTel. 0874-311378Chiuso sabato e domenicaMen da 25 euro

    UmbriaLECCARDAIl contenitore di coccio posizionatosotto spiedi e griglie raccoglieil grasso con cui pennellare le carnidi faraone, colombacci e altraselvaggina

    Da Sara

    Strada Calvese 55Narni (Tr)Tel. 0744-796138Chiuso mercoledMen da 25 euro

    SardegnaBURRIDATerrina di pescato povero(gattuccio) con strati di pescealternati a una salsa fattacol suo fegato rosolato nella cipolla,insieme a noci, aglio e aceto

    Sa Piola della Vecchia Trattoria

    Vico Santa Margherita 3CagliariTel. 070-666714Sempre apertoMen da 35 euro

    SiciliaPASTA CON LE SARDEVeste bene formati anche moltodiversi lasagnette, bucatini,caserecce il sugocon finocchietto selvatico, pinoli,uvetta, pangrattato e zafferano

    Don Ciccio

    Via del Cavaliere 87Bagheria (Pa)Tel. 091-932442Chiuso mercoledMen da 25 euro

    vando i sapori. Cos, grazie agli osti illuminati e a quelli di nuova gene-razione, le cotture sotto vuoto o il passaggio in sifone si sono diffuse an-che nei locali pi semplici, accanto al pane impastato con farine macinatea pietra e alle paste ripiene fatte a mano.

    Marco Bolasco, direttore editoriale e nuovo curatore insieme a Eugenio Si-gnoroni, ha scelto di alzare lasticella della qualit, chiedendo agli osti di iden-tificare ancora meglio le materie prime, fattore decisivo per lassegnazionedelle 225 chiocciole, che emergono tra i 1.700 locali recensiti. Posti dove, a fron-te di una spesa di 35 euro per antipasto, primo e secondo, il plusvalore non stain piatti complessi, nella tovaglia di tela di Fiandra o nei consigli del som-melier, quanto nellinsalata russa con uova e verdure biologiche, nella so-dezza della coscia di un pollo allevato libero, nellofferta di formaggi lavo-rati con latte crudo. Risultato: uno straordinario circolo gastro-virtuoso,protagonisti gli osti e i piccoli artigiani, finalmente tranquilli perch il loroprodotto viene acquistato con continuit e riconosciuto nel prezzo (ma-gari con la citazione in men).

    Nella guida, i produttori meritevoli di una deviazione dopo la sosta in oste-ria sono segnalati in calce alle schede. Prendete nota e portatevi appresso laborsafrigo. Al ritorno, gli amici faranno la coda per assaggiare le piadine con lo

    squacquerone e i turcineddi dagnello.

    Metti una sera a cena. Ma anche un pranzo, o una di quelle merende che co-minciano a met pomeriggio e non finiscono pi, complici la giornata uggio-sa, una sosta fuori programma, un amico ritrovato. Senza dover passare a ca-sa a cambiarsi, n prepararsi psicologicamente al caleidoscopio gustativo deiristoranti dautore. Nellimmaginario collettivo, mangiare in osteria tuttoquesto e molto altro: cibo che conforta e ambiente amichevole, buone botti-glie e prezzi accessibili. Non un caso che la guida delle osterie firmata da SlowFood sia apprezzata in maniera trasversale, senza distinzioni di censo n et.Nelle sue pagine ognuno pu trovare il proprio pezzetto di felicit gastrono-mica, lontano dalle diatribe fra tradizionalisti e innovatori, amanti dellesoti-co ed esegeti del risotto del Carnacina, cultori del classico e appassionati di ga-stronomia molecolare.

    Certo, non sono pi le osterie di una volta, almeno negli aspetti deteriori, le-gati a certe cucine dalla pulizia non proprio specchiata, ai vini in caraffa da bru-ciori di stomaco assicurati, ai conti scritti su un pezzo di carta. In compenso,quelle che un tempo erano scelte obbligate i polli in arrivo dalla cascina del-lo zio, i salami fatti in casa, le insalate coltivate nellorto sul retro sono di-ventati passi consapevoli verso una cultura del cibo attenta ad ambiente, sa-lute e microeconomie locali.

    Buono, pulito e giusto, dicono quelli di Slow Food. Anche moderno, se lamodernit consente di ridurre zuccheri e grassi e alleggerire le ricette preser-

    Il posto migliore in cui gustare il migliore dei piatti

    regionali.Dalla Sicilia alla Valle dAosta ecco i consiglitargati Slow Food per un viaggio dentro il Belpaese reale

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    ToscanaPEPOSO ALLA FORNACINACreato dai fornacini che lavoravanoalla costruzione del Duomodi Firenze carne povera a pezzispolverata di pepe, con aglio,cotta in coccio, coperta di Chianti

    Mangiando MangiandoPiazza Matteotti 80Greve in Chianti (Fi)Tel. 055-8546372Chiuso lunedMen da 35 euro

    Osteria

    Quei nuovi locali di una volta

    ILLUSTRAZIONEDICARLOS

    TANGA

    Italia

    Repubblica Nazionale

  • 8/3/2019 2011-10-30 Il Banchiere d'Europa

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    DOMENICA 30 OTTOBRE 2011

    Accanto alla tradizione si sta diffondendo una cucina attentaalle calorie. Cheripensa ricette e idee attingendoa piene mani dal patrimonio di artigiani e agricoltori

    CARLO PETRINI

    Sulla strada

    idi ventanni fa ci siamo interrogati sullidentit dellosteria,del modello di cucina tradizionale italiana che tutti snobba-vano e che rischiavamo di perdere. Cos nata la guida Oste-rie dItalia, che ha contribuito a salvare un patrimonio inesti-mabile, a quei tempi messo crisi da banali pennette alla vodkae dallavvento dellhamburger. Ventanni dopo, convinti cheil nostro lavoro abbia portato buoni frutti, ci siamo fermati unmomento a pensare come questo modello di osteria si fosseevoluto, insieme alle abitudini e allo stile di vita. Oggi in Italiamolti giovani sono tornati a fare il mestiere dei padri, un pocome avvenuto nel mondo del vino, e losteria italiana cu-stode di quella ricchezza inestimabile che la cucina regio-nale italiana non pi il luogo in cui si mangiano solo por-zioni abbondanti di cibo fumante.

    Il rinato orgoglio per la tradizione si trasformato in unmeccanismo virtuoso di relazione tra ristorante e contesto,fra uomini e territorio. Accanto alla tradizione rigorosa si stasempre pi diffondendo infatti una nuova cucina di territo-rio, moderna e attenta allidentit locale, che attinge a pienemani da artigiani e agricoltori di prossimit e ripensa piatti eidee con sensibilit nuove. Per questo, nelledizione 2012 diOsterie dItalia, abbiamo voluto dare spazio a una riflessionepi esplicita sulle materie prime perch, come un vino nascedalla terra, la qualit di un grande piatto strettamente con-nessa alle origini dei suoi ingredienti. Lo abbiamo fatto rac-contando di pi e meglio i prodotti, e non solo quelli ricerca-ti e preziosi ma anche i pi semplici ortaggi. Perch le econo-mie che sono fiorite intorno alla figura delloste modernostanno dando grandi frutti, in Italia come altrove, ed suffi-ciente guardare ai nuovi bistrot parigini economici ma ge-nerosissimi nella sostanza dei contenuti per comprende-re il successo di un settore che sta facendo ombra persino ai

    grandi ristoranti dlite.

    Il nostro territorio

    la nostra ricchezza

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    LombardiaTRIPPA

    Viene dal tedescobutze, viscere,la parola busecca, che identificail piatto contadino lombardodi Natale, cucinato al pomodoro,in umido, al formaggio o in brodo

    La Dispensa Pani e ViniVia Principe Umberto 23Torbiato (Bs)Tel. 030-7450757Chiuso lunedMen da 35 euro

    TrentinoCANEDERLII piccoli nodi tirolesi (kndel)sono palline di pane seccoammollate nel latte, impastocon uova, farina, pancettaCottura nel brodo o in acqua

    Maso CantaghelVia della Madonnina 33Civezzano (Tn)Tel. 0461-858714Chiuso sabato e domenicaMen da 35 euro

    VenetoSAORLagrodolce veneziano firmala ricetta a base di sarde, pulite,infarinate e fritte, dispostea strati con le cipolle, sudatein olio e spente con laceto

    Da ConteVia Caltana 133Mira (Ve)Tel. 041-479571Chiuso domenica e lunedMen da 35 euro

    PugliaNCAPRIATA

    Ammollare le fave secche, privarledella buccia scura, lessarle,salarle e girarle con olioper farne un pur, da servirecon cicoria sbollentata

    Falsopepe

    Via Santi li Medici 42Massafra (Ta)Tel. 099-8804687Chiuso mercoled e dom. seraMen da 25 euro

    FriuliFRICODue versioni: patate grattugiatecotte nella cipolla rosolata,poi formaggio latteria a pezzettiOppure, latteria grattugiatoin padella fino a farlo croccante

    Ai CacciatoriVia Pradamano 22Remanzacco (Ud)Tel. 0432-670132Chiuso lunedMen da 20 euro

    Emilia RomagnaCAPPELLETTIElastica e sottile, la sfogliada riempire con formaggio fresco,uova, parmigiano e noce moscataCarne secondo le zoneIn brodo o asciutti col rag

    Al Gambero RossoVia Verdi 5Bagno di Romagna (CF)Tel. 0543-903405Chiuso dom. sera, lun. e martedMen da 35 euro

    BasilicataCAVATELLI CON PEPERONIPasta artigianale cotta al dente,condita con briciole di mollicarosolata in olio profumatocon aglio e peperoni cruschi(essiccati e fritti) sbriciolati

    Lucaniere

    Via Santo Stefano 61MateraTel. 0835-332133Chiuso lunedMen da 30 euro

    CalabriaSTOCCOIl merluzzo artico essiccato un caposaldo regionale, sottoforma di antipasto (carpaccio,tartara), rag per la pasta,tra i secondi, in umido o impanato

    La Mamma

    Via San Giuseppe 33Cittanova (RC)Tel. 0966-660147Chiuso martedMen da 25 euro

    P

    LazioGRICIANata a Grisciano, la versionebianca dellamatriciana partedal guanciale in listarelle messoin aderente con poco olioPoi pepe e pecorino grattugiato

    PalatiumVia Frattina 94Roma

    Tel. 06-69202132Chiuso domenicaMen da 35 euro

    CampaniaALICI IN TORTIERAPesci spinati in una teglia untadolio (a scelta, sopra rondelledi patate bollite). Prezzemolo

    e pangrattato, poi il secondostrato. Olio e limone, in forno 20

    Al ConventoPiazza San Francesco 16Cetara (Sa)Tel. 089-261039Chiuso mercoledMen da 35 euro

    MarcheBRODETTO DI PESCEDa Fano a S. Benedetto del Tronto13 variet di pesce dellAdriaticodiversamente assemblate,con verdure, aceto, vino bianco,passata di pomodoro

    Da MariaVia IV Novembre 86Fano (PU)Tel. 0721-808962Chiuso domenicaMen da 35 euro

    Repubblica Nazionale

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    DOMENICA 30 OTTOBRE 2011

    stufa di essere paragonata a LangLang solo perch come lui giovane,geniale, cinese e pianista. Chiamatadita volanti, vive a New Yorke a ogni nuova tourne (a novembre

    sar a Roma) fa parlaredi s non solo

    per come esegue Chopin,ma anche per il suo look:Non voglio apparire

    troppo seria.Lavoroduro, otto ore al giorno,ma in fondo sonoancora una ragazza

    NEW YORK

    F

    elicit un pretzel caldocomprato al chiosco sul-langolo entrando in Cen-tral Park e mangiato suller-

    ba, gli auricolari ben calzati in testa. Vi-sta per le strade di New York Yuja Wang una giovane donna asiatica in jeans esneaker uguale a mille altre. Sto perprendere un cane racconta anchese sar piccolino perch viaggio troppospesso. Studio otto ore al giorno, maquando ho finito, ho finito, vado al par-co e poi raggiungo i miei amici per unaserata insieme. Non penso che essereunartista significhi vivere fuori dalmondo o passare una vita di sacrifici. Silavora duro, ma una fortuna, non unadisgrazia. Troppo semplice? Si direb-be di s, per la pianista forse pi talen-tuosa della sua generazione, una che aventidue anni ha sostituto Martha Ar-gerich suonando con lOrchestra sinfo-nica di Boston e ha riscosso il favore e gliapplausi di un pubblico difficilissimo eoggi, a ventiquattro, stata ingaggiatada Deutsche Grammophon con un fa-voloso contratto a prova di tradimento(del resto lei che ha rimpiazzato LangLang, fuggito verso la Sony per tre mi-

    lioni di dollari). Il legame con Deutscheha gi fruttato incisioni ammiccanti manon prive di interesse, come Transfor-mation, musiche di Stravinsky, Scarlat-ti, Brahms e Ravel legati tra loro da unsottile filo ispirato al concetto buddistadi cambiamento.

    Il fatto che Yuja non si lascia im-pressionare. Gli artisti cinesi hanno

    vissuto momenti terribili, durante la ri-voluzione culturale i pianoforti veniva-no fatti a pezzi e ci sono state molte sto-rie di suicidio. Una tragedia, dieci annidi buio nei quali non era possibile ese-guire, o anche solo studiare, la musicaoccidentale. Ma questo ha avvantag-giato la mia generazione: i nostri padrivolevano che potessimo avere tutto ciche a loro era stato negato. Quando en-tra in una sala per provare, Wang rag-giunge il pianoforte in quattro passi, sisfila il giubbotto e lo appallottola sottolo sgabello. Un istante dopo, tutti capi-scono il senso del soprannome ditavolanti affibbiatole da un critico cheaveva visto i film di Ang Lee (Sembrache la signorina Wang abbia non due,ma quattro o sei mani). IlTerzo concer-to in re minore opera 30di Rachmani-nov, il temibile Rach 3 capace di far im-pazzire un musicista, il suo pezzo for-te: Il momento che preferisco quan-do arrivo sulla scena per suonarlo, misiedo, la melodia comincia. talmenteintenso, talmente russo due paginedi partitura da fare in un tratto. E si ve-de, perch sotto le sue dita il pianofortenon suona ma sembra quasi fischietta-re, e perfino la Patetica di Ciaikovskij sirianima di vita nuova.

    Yuja Wang non alta, non possiedegrandi mani, non maniaca del con-

    teggio delle calorie e si limita a quel mi-nimo di nuoto e di fitness indispensabi-li a un pianista. Peggio: a prove finite sinasconde in un corridoio e sussurra:Qualcuno ha una sigaretta? Ne vorreiuna prima che arrivasse mio padre.La trova, la fuma, un po meno veloce-mente di come suona, la spegne e il pa-dre arriva: percussionista, jazzista, e oramanager della figlia-prodigio, con lil-lusione di poter controllare il talentoche ha contribuito a costruire. Quan-do ho cominciato a studiare, a sei anni,a Pechino, era ormai possibile farlo eavere dei buoni insegnanti. Solo pi tar-di, a quattordici, mi sono trasferita inCanada, e dopo a Filadelfia, dove hopreso il diploma e in seguito la mia fa-miglia mi ha raggiunto racconta. Pro-blemi di integrazione? Non mi pareproprio. Per me stato davvero unnuovo mondo. Gli amici, americani odi origine cinese, non mi sono maimancati. E non mi stupisce che molti

    miei connazionali stiano facendo bril-lanti carriere artistiche, musicali, in gi-ro per il mondo. labitudine a lavora-re duramente senza lamentarsi, tenen-do la mente e le orecchie bene aperte.

    Inoltre, oggi, niente lontano per noi:posso andare a suonare con lorchestradi Pechino e tornare a fare concerti ne-gli Stati Uniti pochi giorni dopo. Yujanon ha avuto una mamma tigre: Miamadre ballava e suonava, anche se nonpoteva farlo sempre, stata la mia pri-ma insegnante. Mi ha aiutata e protettadal rischio di sentirmi un fenomeno,mi ha incoraggiata anche quando si trattato di partire, e non era una sceltafacile. Ma troppo presto per pensarea una famiglia sua, e perfino a un fidan-zato stabile, bench il suo nome sia sta-to a volte associato a quello di un altrogiovane artista, il coetaneo francese eassai vezzeggiato dai critici, LionelBringuier, direttore dorchestra. Bam-bini miei?. Yuja trasecola: Forse tradieci anni.

    A ogni nuova tourne, Wang fa parla-re di s (anche) per laspetto, decisacom a farla finita con limmagine del-la pianista in abito lungo, possibilmen-

    te nero o tuttal pi pastello. Qui cunaltra stoffa, anzi, molte altre: dal fa-migerato viola al rosso fuoco, dal bluelettrico ai tacchi incrostati di strass,senza farsi mancare borchie o anelli areggere una bretella asimmetrica. Cun divertimento da ragazza, in questescelte, ma, soprattutto, lucidit. Qual-che stilista comincia a offrirsi di dise-gnare i miei vestiti, ma preferisco sce-gliere liberamente. una parte del bu-siness che sta intorno al mio lavoro, unaspetto dello spettacolo, normale.Intanto per linusitata lunghezza del-labitino rosso indossato di recenteaTorino, e che risaliva pericolosamen-te lungo le gambe tornite, ha fatto mol-to parlare di s.

    Wang stufa dei paragoni con LangLang, un artista che in comune con leiha soltanto la velocit e le origini, etuttal pi luso di YouTube per comu-nicare. Ma sa che non pu sottrarsi e,comunque, il disamore tra i due ormairealt: Non posso dire di conoscerlodavvero, lho incontrato soltanto duevolte, certamente una persona affa-scinante ma siamo molto diversi, a menon interessa il teatro. E poi un pia-noforte pu anche bisbigliare. E cio:non mi interessa scuotermi e contor-cermi sulla tastiera se non stretta-mente necessario, non mi interessa far-

    mi fotografare in strane pose a fine con-certo. Io suono, firmo gli autografi e mene vado. Qualcuno dice che la pulcecinese non ancora pronta per misu-rarsi con autori come Schubert o Cho-pin. Pu darsi. Di certo lei ha le idee mol-to chiare sulle prossime tappe, benchla macchina da cento concerti allan-no sembrerebbe non favorire studio econcentrazione. Vorrei studiare Pier-re Boulez, ma dovrei fermarmi, ci vuolemolto tempo. Lo far. E prima o poi vo-glio suonare anche le opere per pia-noforte di Gyorgy Ligeti. Le preferenzeartistiche di Yuja, del resto, sono raffi-nate e diplomatiche: Litaliano chepreferisco? Arturo Benedetti Michelan-geli. Poi Puccini. Ho inciso un disco colmaestro Claudio Abbado.

    Non si lascia imprigionare nel clichdella giovane artista che conduce unavita di tormento: Spero proprio di nonessere troppo seria, sono una ragazza!Quando vado in Cina mi trasformo

    completamente ma la verit che io misento americana, la mia vita qui. Oggila Cina certamente un Paese pi libe-ro di prima, ma non i l mio. Con tutte leconseguenze, compresa unalimenta-

    zione non proprio salutista: qui a NewYork non faccio che passare da un risto-rante italiano a un altro, mi piace il cibodi strada, tenere Lady GaGa nelle orec-chie, ascoltare musica di tutti i tipi divi-dendo solo tra quella che mi piace equella che non mi piace, senza barriere.Frequento amici vecchi e nuovi, pochisono musicisti, in compenso nel

    weekend giriamo molti locali per senti-re giovani che suonano, jazz e altro. Ilmio tempo libero libero, e mi piaceconservarlo, almeno quando sono a ca-sa. Grazie anche a genitori liberali:Sono venuta qui da sola, quando i mieimi hanno raggiunta non avevo pi letdi una bambina. S, vero, pap vorreb-be che non fumassi, ma non lo dice perspiegarmi come vivere, soltanto perchritiene che non sia bene per un piani-sta certamente ha ragione. Smetter.Prima o poi.

    questa libert un po fanciullescache consente a Wang di conquistare unpubblico nuovo e, forse, ne far unaprotagonista della lotta per la sopravvi-venza di un genere di musica del quale stata pi volte profetizzata lestinzio-ne. Alla Roque dAntheron, proprio co-me fece Rachmaninov alla sua primaesecuzione newyorchese, nel 1909,non ha concesso neppure un bis. A To-rino ne ha fatti tre, uno pi travolgente

    dellaltro. Per questo vale la pena diascoltarla: in novembre sar per treconcerti a Roma, a Santa Cecilia, poinella primavera 2012 a Milano e Geno-va. Sembra improbabile che la ragazzacol pretzel possa trasformarsi in unar-tista tormentata e tormentosa, ma nonsi sa mai.

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    LincontroProdigi

    FOTOR

    AINERJENS

    EN/DPA/CORBIS

    Amo Lady GaGa,ascolto ogni

    tipo di musicaLa divido

    solo in due categorie:quella che mi piacee quellache non mi piace

    Yuja Wang

    VERA SCHIAVAZZI