Pediatria magazine vol 2 | num 12 | 12-2012

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pagina 10 Classifica Province, Italia spaccata Un Paese sempre più vecchio e con standard assistenziali molto disomogenei quello che emerge da uno studio de “Il Sole 24 Ore”. Il commento di Walter Ricciardi. pagina 14 Faringite streptococcica, nuove linee-guida Realizzate dalla Infectious Diseases Society of America le linee-guida sulla faringite da Streptococco β emolitico di gruppo A o GAS. pagina21 Pubertà anticipata anche per i maschi Il trend secolare di anticipazione della pubertà femminile è ormai universalmente noto: ma ora appare chiaro che il fenomeno riguarda anche la popolazione pediatrica maschile. Fresche di stampa Quinto appuntamento con la rubrica che presenta le ultimissime novità in arrivo dalla Letteratura: gli studi “da non mancare” in Pediatria selezionati per voi. pagina6 pagina4 I prossimi anni Sono molte le sfide che la Pediatria e la Società Italiana di Pediatria do- vranno affrontare nei prossimi anni. Il Presidente Giovanni Corsello, appena insediatosi alla guida della Società, racconta in una lunga inter- vista a “Pediatria” quali sono i principali impegni per il nuovo Direttivo. L’obiettivo più importante resta quello di difendere l’universalità del- l’assistenza pediatrica, garantendo a tutti bambini il diritto di essere curati sempre dal pediatra, anche quando sono affetti da malattie che richiedono competenze sub-specialistiche. Occorre quindi integrare il la- voro della Pediatria specialistica e di famiglia e rafforzare le specialità pediatriche, potenziando la formazione. Ma anche integrare formazione e ricerca, per avere professionisti sempre più com- petenti e preparati, in un contesto di progressiva ri- duzione del numero di pe- diatri in attività. Magazine della Società Italiana di Pediatria www.sip.it volume 2 | numero 12 | dicembre 2012 Mensile - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/13/2011 - Un fascicolo e 25

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Pediatria magazine volume 2 | numero 12 | dicembre 2012

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Classifica Province, Italia spaccataUn Paese sempre più vecchioe con standard assistenzialimolto disomogenei quello che emerge da uno studio de “Il Sole 24 Ore”. Il commento di Walter Ricciardi.

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Faringite streptococcica, nuove linee-guidaRealizzate dalla Infectious Diseases Society of America le linee-guida sulla faringite da Streptococco β emolitico di gruppo A o GAS.

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Pubertà anticipata anche per i maschiIl trend secolare di anticipazione della pubertà femminile è ormai universalmente noto: ma ora appare chiaro che il fenomeno riguarda anche la popolazione pediatrica maschile.

Freschedi stampa Quinto appuntamento con la rubrica che presenta le ultimissime novità in arrivo dalla Letteratura: gli studi “da non mancare” in Pediatria selezionati per voi.

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I prossimi anniSono molte le sfide che la Pediatria e la Società Italiana di Pediatria do­vranno affrontare nei prossimi anni. Il Presidente Giovanni Corsello, appena insediatosi alla guida della Società, racconta in una lunga inter­vista a “Pediatria” quali sono i principali impegni per il nuovo Direttivo. L’obiettivo più importante resta quello di difendere l’universalità del­l’assistenza pediatrica, garantendo a tutti bambini il diritto di essere curati sempre dal pediatra, anche quando sono affetti da malattie che richiedono competenze sub­specialistiche. Occorre quindi integrare il la­voro della Pediatria specialistica e di famiglia e rafforzare le specialità pediatriche, potenziando la formazione. Ma anche integrare formazione e ricerca, per avere professionisti sempre più com­petenti e preparati, in un contesto di progressiva ri­duzione del numero di pe­diatri in attività.

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Pediatria anno 2 | numero 12 | dicembre 2012

Magazine ufficiale della Società Italiana di Pediatria (SIP) via Gioberti 60 00185 Roma Tel. 06 4454912 www.sip.it [email protected]

DIrettore ScIentIfIco Alberto E. Tozzi

DIrettore

Cinthia Caruso

reDazIone

Rino Agostiniani Sabrina Buonuomo Francesco De Luca Marina Macchiaiolo Domenico Minasi

reDazIone eDItorIale David Frati Manuela Moncada

PubblIcItà e PromozIone

Tiziana Tucci Tel. 06 862 82 323 [email protected]

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 586/2002

abbonamentI 2012

Individuale E 40,00Istituti, enti, biblioteche E 80,00Estero E 120,00

PreSIDente Alberto G. Ugazio

conSIglIo DIrettIvo Antonio Correra (Vicepresidente), Giovanni Corsello (Vicepresidente), Domenico Minasi (Tesoriere), Rino Agostiniani (Segretario), Luca Bernardo, Francesco De Luca, Paolo Colleselli, Marcello Lanari, Alberto Fabio Podestà, Luigi Cataldi, Riccardo Longhi, Maria Grazia Sapia, Gian Paolo Salvioli (Delegato della Conferenza Nazionale), Alessandro Fiocchi (Delegato del Consiglio Nazionale), Giuseppe Di Mauro (Delegato della Consulta Nazionale)

Il Pensiero Scientifico Editore Via San Giovanni Valdarno 8 00138 Roma Tel. 06 862 821 Fax 06 862 82 250 www.pensiero.it www.facebook.com/ PensieroScientifico twitter.com/ilpensiero

DIrettore reSPonSabIle Giovanni Luca De Fiore

Progetto grafIco e ImPagInazIone Typo srl, Roma

ImmagInI © 2012 Photos.com

StamPa

Arti Grafiche Tris, Via delle Case Rosse, Roma dicembre 2012

ISSN 2240-3183

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Faringite streptococcica, nuove linee-guidaRealizzate dalla Infectious Diseases Society of America, le linee-guida sulla faringite da Streptococco β emolitico di gruppo A o GAS.

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Pubertà anticipata anche per i maschiIl trend secolare di anticipazione della pubertà femminile è ormai universalmente noto: ma ora appare chiaro che il fenomeno riguarda anche la popolazione pediatrica maschile.

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In questo numero

Pianeta SIP

Oltre 1 milione di bambini a rischio di diabete e altre malattie croniche 17

Dall’alimentazione al doping 18

Regioni

Sicilia: l’Ospedale dei Bambini “G. Di Cristina” festeggia i suoi primi 130 anni 19

Lombardia e Veneto: rinnovati i direttivi 19

La clinica

Telemonitoraggio e fibrosi cisticaSergio Bella, FaBrizio Murgia 22

Faringite streptococcica, nuove linee-guida 21

Alert alimentazione

Difendere i bambini dagli interferenti endocrini 22

Giochi pericolosia cura di Manuela Moncada 23

News

Fresche di stampaa cura di alBerto e. tozzi 4

Pubertà anticipata per i maschi 6

“Gonfiabili” sotto accusa 7

Cresce la mortalità diabete-correlata tra i 10 e i 19 anni 8

Effetti avversi: la comunicazione è carente 9

Primo piano

“Ricomincio dai giovani”interviSta a giovanni corSello 10

Attualità

Il pediatra dei giovani adultiinterviSta a laura reali 13

Classifica delle Province: la solita Italia spaccata in dueinterviSta a Walter ricciardi 14

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Cinthia CarusoDirettore di “Pediatria”

Il comportamento viene ereditato con i geni dei progenitori? È la genetica o l’ambiente che condiziona il carattere e il profilo socia-le dell’individuo? Nessuno è mai riuscito a tracciare nel genoma umano polimorfismi

che siano legati a comportamenti specifici. Tutta-via lo scorso ottobre alcuni autori hanno pubbli-cato su Nature Neuroscience (Herb BR, Wolschin F, Hansen KD, Aryee MJ, Langmead B, Irizarry R, Amdam GV, Feinberg AP. Reversible switching between epigenetic states in honeybee behavioral subcastes. Nat Neurosci 2012;15(10):1371-3) un interessante lavoro sul comportamento delle api all’interno dell’alveare che potrebbe rappresentare una buona premessa per comprendere meglio quali sono gli elementi che condizionano il com-portamento umano. L’osservazione è che i compo-nenti delle comunità di api hanno tutti un genoma identico, ma esprimono fenotipi diversi. Le api operaie esprimono addirittura ruoli diversi nelle fasi della vita, prima da nutrici per le larve e l’ape regina, e poi da bottinatrici cercando acqua, netta-re, polline. Questi ruoli, secondo lo studio in que-stione, sono condizionati da differenti metilazioni di numerose regioni del genoma, sottolineando il ruolo dell’epigenetica. Le api operaie possono però

cambiare se si presenta la necessità e ritornare al ruolo originario (quello di nutrici) modificando il proprio profilo epigenetico. Questa osservazione potrebbe voler dire che, alme-no nelle comunità delle api, l’epigenetica è stretta-mente associata ai ruoli sociali e la risposta a situa-zioni emergenti e che le modificazioni sono rever-sibili. Se questo modello fosse trasferibile ad altri organismi – ed in particolare all’uomo – vorrebbe dire che la modulazione dei comportamenti può essere studiata in dettaglio se si comprende il fine meccanismo di regolazione indotto dalle modifi-cazioni epigenetiche e come queste stesse modifi-cazioni cambiano in risposta a stimoli esterni. Vor-rebbe anche dire che se i dettagli fossero compresi, il profilo sociale e i comportamenti potrebbero es-sere prevedibili. Avete mai sentito i papà disperati quando parlano delle figlie adolescenti e dicono rassegnati: “È tutta sua madre”? Ora ci toccherà spiegare che la questione è molto più complessa. Ma ai padri disperati potremo anche dire che, dato che la genetica dei genitori non è tutto, l’ambiente e le situazioni in cui si troveranno i figli potranno cambiare le cose. Tutto sommato un po’ l’avevamo sospettato. Soprattutto, noi padri preoccupati l’avevamo sperato.

L’epigenetica delle api

Alberto E. Tozzi Coordinatore Area di Ricerca malattie

multifattoriali e fenotipi complessi, Ospedale Pediatrico

Bambino Gesù, Roma

capite con la UE a 12 continuerà ad allargarsi pas-sando dall’attuale 10% al 25%. In questo contesto, avverte lo studio, sarà difficile mantenere la garan-zia dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Lo sce-nario positivo si fonda invece sull’ipotesi di “com-pressione della morbilità”, per cui per effetto dell’incremento dell’aspettativa di vita, l’Italia sarà sì un Paese di persone anziane ma ancora attive, la vita lavorativa si allungherà, la situazione economi-ca migliorerà e si rafforzerà anche l’attuale assetto del SSN. Tutto ciò potrà avvenire ad una sola condi-zione: che si riescano a finanziare le politiche di promozione della salute e gli investimenti in pre-venzione. Questa possibile evoluzione positiva, in-fatti, si fonda sul presupposto che i vecchi del 2030 non saranno i vecchi di oggi: saranno più sani e ancora produttivi. È interessante notare che se in Italia prevarrà lo scenario negativo il nostro Sistema Sanitario sarà destinato al suo superamento o peggio al suo falli-mento, qualunque sarà lo scenario che si affermerà in Europa tra i cinque possibili individuati dal-l’Economist. Se invece prevarrà il contesto positivo il nostro Paese potrebbe essere partecipe del cam-biamento, anche rivendicando in sede europea l’ef-ficacia e l’efficienza del servizio sanitario universa-listico come modello a cui guardare. Naturalmente gli scenari descritti sono fittizi, nel senso che si tratta di modelli estremi della probabile realtà fu-tura. Tuttavia mettono bene in luce quali potreb-bero essere le potenziali conseguenze delle scelte politiche (concretissime) che si fanno oggi.

L’Economist Intelligent Unit (società consociata dell’Economist) ha realiz-zato un interessante report sul futuro dell’assistenza sanitaria in Europa nel medio termine, individuando cinque

possibili scenari da qui al 2030: 1) trionferà la tecno-logia nella cura delle malattie croniche e l’e-Health assumerà un ruolo preminente nella gestione delle cure sanitarie; 2) gli Stati europei uniranno le pro-prie forze per creare un unico Servizio Sanitario pan-europeo; 3) prevarrà il wellness, quindi la pro-mozione di sani stili di vita e la prevenzione diven-teranno prioritari rispetto alla cura delle malattie; 4) i Servizi Sanitari concentreranno le risorse sui mem-bri più vulnerabili della società; 5) gli Stati europei privatizzeranno tutte le cure e il loro finanziamento. Quale sarà il posizionamento del nostro Paese ri-spetto a questi cinque possibili scenari? Per provare a rispondere a questa domanda “Il Sole 24 ore Sa-nità” e il CEIS-Tor Vergata hanno realizzato uno studio sulle possibili evoluzioni a medio termine del nostro Sistema Sanitario, elaborando due sce-nari: uno negativo, l’altro positivo. Se prevarrà lo scenario negativo, stante il rapido invecchiamento della popolazione, la quota di anziani affetti da pa-tologie croniche aumenterà più che negli altri Pae-si così come l’impoverimento, ed il gap di PIL pro

Le scelte di oggi

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Edito

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Fresche di stampa

Sigarette e tabacco: lontano dagli occhi...Kim AE, Nonnemaker JM, Loomis BR, Baig A, Hill E, Holloway JW, Farrelly MC, Shafer PR. Influence of Tobacco Displays and Ads on Youth: A Virtual Store Experiment. Pediatrics 2012; doi:10.1542/peds.2012-0197.

Vietare l’esposizione di sigarette e tabacco nei supermerca-ti e in altri negozi al dettaglio può aiutare a ridurre il fumo nei più giovani distogliendoli dall’acquisto. Questo il risul-tato di uno studio che ha monitorato ra-gazzi tra i 13 e i 17 anni in negozi con e senza sigarette in esposizione in cui dove-vano fare acquisti di qualsiasi genere. Il 16-24% dei ragazzi ha cercato di compra-re sigarette e tabacco quando erano in vista, rispetto al solo 9-11% quando i prodotti per il fumo non erano visi-bili al l’interno del -l’esercizio com-merciale.

Diagnosi di autismo in base alla voce?Sheinkopf SJ, Iverson JM, Rinaldi ML, Lester BM. Atypical cry acoustics in 6-month-old infants at risk for autism spectrum disorder. Autism Res 2012;5(5):331-9 doi: 10.1002/aur.1244.

Il grido dei bambini può essere utilizzato per rilevare il rischio di autismo. Se confermata sarebbe un’ottima no-tizia, perché permetterebbe di diagnosticare i disturbi dello spettro autistico prima dei due anni. A 6 mesi di età tutti i bambini nello studio sono stati videoregistrati in modo che i ricercatori potessero raccogliere i campiona-menti vocali, e dall’analisi dei suoni sono state trovate differenze significative tra il gruppo di bambini a rischio e i controlli. Aspettiamo di sapere se questo metodo è dav-vero promettente.

Nati pretermine: cosa è cambiatoCosteloe KL, Hennessy EM, Haider S, Stacey F, Marlow N, Draper ES. Short term outcomes after extreme preterm birth in England: comparison of two birth cohorts in 1995 and 2006 (the EPICure studies). BMJ 2012;345:e7976 doi: 10.1136/bmj.e7976.

Gli autori di questo studio suggeriscono che il numero di bambini e adulti con disabilità causate da nascite preter-

mine aumenterà nei prossimi anni. Il confronto tra i nati prematuri (tra le 22 e le 26 settimane di gesta-

zione) del 2006 e quelli del 1995 in Gran Bre-tagna infatti indica che dieci anni di pro-

gressi in Medicina hanno prodotto una maggiore percentuale di sopravvivenza ma che le complicazioni gravi sono rimaste le stesse del 1995.

Creating good ideas is easy, but choosing among them is hard

Jonathan Rosenberg, consulente del Board di Google

Da cosa dipende l’acneDi Landro A, Cazzaniga S, Parazzini F, Ingordo V, Cusano F, Atzori L, Cutrì FT, Musumeci ML, Zinetti C, Pezzarossa E, Bettoli V, Caproni M, Lo Scocco G, Bonci A, Bencini P, Naldi L for GISED Acne Study Group. Family history, body mass index, selected dietary factors, menstrual history, and risk of moderate to severe acne in adolescents and young adults. J Am Acad Dermatol 2012;67(6):1129-35 doi: 10.1016/j.jaad.2012.02.018.

Qual è l’impatto della storia di famiglia, delle abitudini personali, dei fattori diete-tici e della storia mestruale nella diagnosi di acne? Questa la domanda a cui cerca di rispondere uno studio effettuato su 205 pa-zienti tra 10 e 24 anni con acne da mo-derata a grave confrontati con 358 controlli con acne lieve o assen-te. I ricercatori confermano il ruolo importante della storia di famiglia sul rischio di acne, e suggeriscono che i più bassi valori di indice di massa corporea (BMI) possono avere un effetto protettivo.

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Diagnostica per immagini sotto i riflettoriTompane T, Bush R, Dansky T, Huang JS. Diagnostic Imaging Studies Performed in Children Over a Nine-Year Period. Pediatrics 2012; doi: 10.1542/peds.2012-1228.

Uno studio longitudinale ha analizzato la prevalenza e le caratteristiche delle proce-dure di diagnostica per immagini effettuate tra il 2001 e il 2009 in un ospedale pediatrico di terzo livello di San Diego. Le procedure che utilizzano una quantità più elevata di radia-zioni sono aumentate nel tempo e sono più comuni tra i bambini maschi più grandi visitati nei dipartimenti di Emergenza e nei casi di ricovero per dolori addomina-li, mal di testa, ferite della testa, proble-mi gastrointestinali e congeniti.

Trattamenti per la fertilità e insorgenza dell’asmaCarson C, Redshaw M, Sacker A, Kelly Y, Kurinczuk JJ, Quigley MA. Effects of pregnancy planning, fertility, and assisted reproductive treatment on child behavioral problems at 5 and 7 years: evidence from the Millennium Cohort Study. Fertil Steril 2012; doi: 10.1016/j.fertnstert.2012.10.029.

In questo studio, condotto su più di 13.000 bambini inglesi, i soggetti di 5 anni di età presentavano una probabilità dop-pia di avere l’asma se non erano stati concepiti naturalmente. Infatti il 15% di tutti i bambini arruolati aveva l’asma, ma questa percentuale arrivava al 24% nei bambini concepiti grazie a tecniche di procreazione medicalmente assistita. Gli autori tuttavia sostengono che è presto per dire se le tecniche di procreazione sono in relazio-ne con percentuali più alte di asma: altri fattori, co-me quelli genetici, pos-sono spiegare l’asso-ciazione.

Disfunzione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e uso di corticosteroidiZöllner EW, Lombard CJ, Galal U, Hough FS, Irusen EM, Weinberg E. Hypothalamic-pituitary-adrenal axis suppression in asthmatic school children. Pediatrics. 2012 Dec;130(6):e1512-9. doi: 10.1542/peds.2012-1147. Epub 2012 Nov 12.

Gli autori di questo studio hanno voluto determinare la prevalenza e i fattori predittivi di vari gradi di soppressione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPAS) legata all’uso di corticosteroidi. Dei 143 bambini asmatici arruolati, il 65% di quelli trattati con corticosteroidi ha una disfunzione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. In un terzo dei pazien-ti la funzione centrale è stata ristabilita ma persiste la sop-pressione dell’adrenalina. I fattori predittivi per HPAS sono l’uso di steroidi nasali, l’indice di massa corporea e l’ade-renza ai corticosteroidi e agli steroidi nasali.

Bambini obesi più vulnerabili agli spot alimentariBruce AS, Lepping RJ, Bruce JM, Cherry JB, Martin LE, Davis AM, Brooks WM, Savage CR. Brain Responses to Food Logos in Obese and Healthy Weight Children. J Pediatr 2012; doi: 10.1016/j.jpeds.2012.10.003.

Attraverso una risonanza magnetica fun-zionale i ricercatori hanno mappato l’attivi-tà cerebrale di 10 bambini obesi e 10 bam-bini di peso normale quando stimolati dal-la visione di loghi di prodotti alimentari. I bambini obesi, quando venivano loro mo-strati tali loghi, manifestavano una diminu-ita attività cerebrale nelle regioni associate al controllo cognitivo rispetto ai bambini sani. I bambini obesi dunque possono esse-re più vulnerabili agli effetti delle pubblicità alimentari. Da tenere in conto per campa-gne di Sanità pubblica.

L’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze ha inaugurato due nuove attività in Day Hospital (DH): “Neuro-oncologia” per i bambini con tumori al sistema nervoso e “Malattie Metaboliche” per le terapie infusionali enzimatiche sostitutive.

Pesticidi e allergie: quale relazione?Jerschow E, McGinn AP, de Vos G, Vernon N, Jariwala S, Hudes G, Rosenstreich D. Dichlorophenol-containing pesticides and allergies: results from the US National Health and Nutrition Examination Survey 2005-2006. Ann Allergy Asthma Immunol 2012;109(6):420-5 doi: 10.1016/j.anai.2012.09.005.

Poiché le allergie alimentari negli Stati Uniti sono aumentate del 18% dal 1997 al 2007, gli autori di questo studio si sono chiesti se la maggiore pro-tezione dai germi ottenuta dall’uso di diclorofenoli, pesticidi impiegati nel-la purificazione delle acque, potrebbe in qualche modo favorire l’insorgen-za di allergie alimentari. Utilizzando i dati raccolti dal National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), i ricercatori hanno confrontato i livelli di sostanze chimiche nelle urine con gli anticorpi agli alimenti pre-senti nel sangue: i livelli di diclorofenolo al 75° percentile e oltre erano as-sociati alla presenza di sensibilizzazione ad alimenti. Tuttavia per il mo-mento la conclusione non è che i pesticidi causano allergie alimentari, ma solo che c’è una relazione che va indagata più a fondo con altri studi.

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13 milioni Italiani che soffrono di dolore cronico (21,7% della popolazione). Il 41% di loro dichiara di non essere trattato in maniera adeguata.

3 milioni Pazienti HIV-positivi di età inferiore ai 15 anni nel mondo.

Il trend secolare di anticipazione della puber-tà femminile è ormai universalmente noto: ma ora appare chiaro che il fenomeno riguar-da anche la popolazione pediatrica maschile. A seconda dei gruppi etnici, i ragazzi entrano oggi in media nella pubertà dai 6 ai 24 mesi prima di quanto non accadesse 40 anni fa. Lo dimostra uno studio pubblicato su Pediatrics.Un team di ricercatori coordinato da Marcia E. Herman-Giddens della University of North Carolina di Chapel Hill ha preso in esame i dati raccolti da 212 pediatri di famiglia ri-guardanti lo sviluppo genitale di 4131 ragazzi visitati presso 144 ambulatori sparsi per gli Stati uniti. È emerso che l’età media del rag-giungimento di uno stadio Tanner 2 di svilup-po genitale è rispettivamente 10,14, 9,14 e 10,04 anni per bianchi caucasici, afroamerica-ni e ispanici. L’età media della crescita dei pe-li pubici è risultata invece rispettivamente di 11,47, 10,25 e 11,29 anni. Un volume testico-lare di ≥3 mL viene in media raggiunto rispet-

Pubertà anticipata per i maschitivamente a 9,95, 9,71 e 9,63 anni; ≥4 mL a 11,46, 11,75 e 11,29 anni. Nei ragazzi afroa-mericani si riscontra in media (P < 0,0001) un raggiungimento più precoce degli stadi Tan-ner da 2 a 4 dello sviluppo genitale e degli stadi da 2 a 4 della crescita del pelo pubico rispetto agli altri gruppi etnici. Si tratta di età medie che anticipano quelle riscontrate finora (lo studio di riferimento per i criteri riguar-danti la pubertà maschile è uno studio britan-nico del 1969 firmato da W.A. Marshall e ap-punto J. M. Tanner) di un periodo che va dai 6 mesi ai 2 anni, anche qui a seconda dei grup-pi etnici presi in esame. “Come accade da tempo nelle femmine, i maschi mostrano og-gi la chiara tendenza a entrare più precoce-mente nella pubertà di quanto non succedes-se nei decenni passati”, commenta Alain Joffe, professore associato di Pediatria alla Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora. “I dati che ci arrivano da Svezia, Danimarca, Gran Bretagna, Italia e Cina ci

indicano un trend del tutto simile. L’eziologia di questo fenomeno però rimane tutta da chiarire”.Spiega la Herman-Giddens: “Questi dati sono in un certo senso sorprendenti, perché i fatto-ri associati con l’anticipo della pubertà nelle ragazze, come il sovrappeso e certi endocrine disruptor, non è chiaro come e se siano anche associati allo sviluppo sessuale precoce dei maschi. Il nostro studio non ha riguardato i meccanismi dell’anticipo dell’età puberale os-servato durante le visite pediatriche, ma in compenso ha evidenziato la grande impor-tanza della misurazione dello sviluppo dei caratteri sessuali primari e secondari nei pa-zienti pediatrici”.

^̂^Herman-Giddens ME, Steffes J, Harris D et al. Secondary Sexual Characteristics in Boys: Data From the Pediatric Research in Office Set-tings Network. Pediatrics 2012; 130(5):e1058-e1068 doi: 10.1542/peds.2011-3291

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Età media dello sviluppo sessuale in

ragazzi afroamericani

10,04 anni

Età media dello sviluppo sessuale in

ragazzi ispanici

10,14 anni

Età media dello sviluppo sessuale in

ragazzi caucasici

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Circa 36.000 Italiani che nel 2012 si sono ammalati di cancro alla prostata, con un aumento delle diagnosi del 53% in 10 anni.

800 ml al giorno Acqua bevuta in media dagli italiani, che però dichiarano di sapere che dovrebbero berne almeno due litri al giorno.

Sono un amatissimo must alle feste di comple-anno dei bambini delle grandi città, ma i cosid-detti “gonfiabili” – ovvero quei castelli, play-ground o scivoli di gomma gonfiabile sui quali ci si tuffa e si rimbalza – rappresentano un gra-ve pericolo, come dimostrano i dati raccolti e analizzati su Pediatrics.Un team di ricercatori coordinato da Meghan C. Thompson del Research Institute del Nationwi-de Children’s Hospital di Columbus ha infatti preso in esame il National Electronic Injury Sur-veillance System per verificare il numero dei pa-zienti under 17 trattati nei Pronto Soccorso sta-tunitensi per lesioni occorse durante l’utilizzo di gonfiabili dal 1990 al 2010. Sono stati isolati 64.657 casi (95% CI, da 32.420 a 96.893) – con un aumento di 15 volte negli anni dal 1995 al

2010 dovuto al boom dei gonfiabili, prima poco diffusi – per una media annuale di 5,28 lesioni per 100.000 bambini (95% CI, da 2,62 a 7,95): il tasso annuale di lesioni è più che raddoppiato tra 2008 e 2010. Nel 2010, un totale di 31 bambini è stato trattato ogni giorno negli Usa per lesioni gonfiabili-correlate, il che equivale a dire 1 visita al Pronto Soccorso per lesione occorsa su un gonfiabile ogni 46 minuti. L’età media dei feriti è risultata di 7,5 anni, la maggior parte delle lesio-ni è rappresentata da fratture (27,5%), seguite da strappi e distorsioni (27,3%). Nel 3,4% dei casi

“Gonfiabili” sotto accusa

alla visita al Pronto Soccorso è seguito un ricove-ro ospedaliero. Tra 2003 e 2007 si sono registrati 4 decessi, tutti in bambini rimbalzati fuori dal gonfiabile su una superficie dura.“Siamo rimasti sorpresi dall’elevato numero di lesioni e dal trend in continua e preoccupante crescita”, spiega Gary Smith, direttore del Cen-ter for Injury Research and Policy del Nationwi-de Children’s Hospital. Come evitare il perico-lo? “Non bisogna sovraccaricare il gonfiabile di troppi bambini e soprattutto non bisogna far coabitare sul gonfiabile bambini di età troppo diverse: i più piccoli corrono in questo caso un grave pericolo di lesioni”, avverte Laura Wood-burn, portavoce della National Association of Amusement Ride Safety Officials.

^̂^ Thompson MC, Chounthirath T, Xiang H, Smith GA. Pediatric Inflatable Bouncer–Rela-ted Injuries in the United States, 1990–2010. Pediatrics 2012; 130(6):1076-1083 doi:10.1542/peds.2012-0473

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6% Bambini con segnali di disagio nei quali sono stati diagnosticati disturbi neuropsichiatrici grazie al Pro-getto sperimentale “Osservi-Amo”, finanziato da Roma Capitale e condotto su 1.090 bambini tra 3 e 4 anni di 45 Scuole dell’Infanzia comunali in collaborazione con il Dipartimento di Neuropsichiatria Infantile di “Sapienza” – Università di Roma.

I trend di mortalità diabete-correlata, in net-ta decrescita nei decenni tra il 1968 e il 2009, da qualche anno stanno registrando una brusca frenata o peggio una inversione di tendenza preoccupante. L’allarme arriva da uno studio statistico realizzato dai Centers for Disease Control and Prevention.Sebbene la diagnosi di diabete sia quasi sem-pre effettuata nell’età adulta, si tratta di una delle patologie croniche più comuni dell’età pediatrica. I pazienti pediatrici diabetici so-no a rischio per la mortalità diabete-correla-ta derivante dalle possibili complicazioni acute della condizione, tra le quali chetoaci-dosi diabetica (DKA) e ipoglicemia. Il feno-meno è tutt’altro che trascurabile: solo negli Stati Uniti nel 2010 si sono avute 215.000 diagnosi di diabete in pazienti sotto i 19 anni di età, e il dato è in continua crescita. Ma quali trend segue la mortalità diabete-corre-lata alla luce dell’aumento delle diagnosi?Un team di ricercatori del National Center for Chronic Disease Prevention and Health Promotion dei CDC, coordinato da Sharon Saydah, ha analizzato i trend della mortalità diabete-correlata nei bambini sotto i 10 anni e negli adolescenti tra 10 e 19 anni negli ul-timi decenni negli Usa prendendo in esame i dati del National Vital Statistics System tra 1968 e 2009. È emerso che in quarant’anni si è verificato un calo nei decessi del 61%: si è passati da un tasso annuale di 2,69 decessi per milione nel 1969 a 1,05 per milione nel 2009. Il calo è stato molto più netto nei bam-bini <10 anni (78%) che negli adolescenti dai 10 ai 19 anni (52%). La percentuale di cambiamento nei tassi è stata descritta nel modello statistico finale mediante un “an-nual percentage change” (APC), con confi-dence interval (CI) del 95%. Se il CI non contiene zero, l’APC è significativamente di-verso da zero. I trend dei tassi di mortalità diabete-correlata hanno seguito traiettorie di calo molto diverse a seconda delle fasce d’età dei pazienti: per i bambini <10 anni dal 1968 al 1995 si è registrato un APC di -5,7 (CI da -6,6 a -4,7), ma dal 1995 al 2009 l’APC è stato -0,3 (CI da -3,5 a 4,3). Nella fascia tra i 10 e i 19 anni, un calo dei tassi si è registra-to tra 1968 e 1984, con un APC di -6,5 (CI da -7,9 a -5,1), seguito però da un calo dell’APC di 1,6 (CI da 0,8 a 2,4) dal 1984 al 2009. I

Cresce la mortalità diabete-correlata tra i 10 e i 19 anni

possibili motivi di questo calo? I progressi nel trattamento del diabete e della chetoaci-dosi diabetica, nel monitoraggio della glice-mia, l’aumento della consapevolezza tra i pazienti. Ma cosa ha causato l’aumento dei tassi di mortalità diabete-correlata tra gli adolescen-ti dal 1984? Una possibilità è che i progressi nel trattamento del diabete che hanno cau-sato il calo dei tassi di mortalità nei bambini abbiano ‘posticipato’ una percentuale di de-cessi all’età adolescenziale. Altri studi sugge-riscono non a caso che la maggioranza dei decessi diabete-correlati in età pediatrica av-viene a 15 anni di età. Spiega la Saydah: “Seb-bene i dati che abbiamo raccolto e analizzato

dimostrino un chiaro miglioramento nei tas-si di mortalità diabete-correlata tra i pazien-ti in età pediatrica, particolarmente tra i più piccoli, dobbiamo sempre ricordare che qua-si tutti i decessi per questa causa sarebbero prevenibili. Questo deve indurci a lavorare per migliorare l’assistenza ai pazienti diabe-tici, soprattutto quelli adolescenti”.

^̂^ Saydah S, Imperatore G, Geiss L, Gregg E for National Center for Chronic Disease Pre-vention and Health Promotion, CDC. Dia-betes Death Rates Among Youths Aged ≤19 Years — United States, 1968–2009.Morbidity and Mortality Weekly Report (MMWR) 2012; 61(43);869-872.

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Da 73,6 a 49,9 milioniDiminuzione del numero medio di spermatozoi per millilitro prodotti da un 35enne tra 1989 e 2005.

48%Fumatori che non rinunciano alla sigaretta in automobile neanche in presenza dei figli.

I genitori dei pazienti si dicono in larga par-te insoddisfatti di come i pediatri comunica-no con loro riguardo ai possibili effetti colla-terali dei farmaci prescritti ai loro figli, de-nuncia uno studio pubblicato da PLoS ONE. I ricercatori dell’University of Liverpool co-ordinati da Janine Arnott hanno elaborato delle interviste qualitative semistrutturate e le hanno sottoposte ai genitori di 44 pazien-ti pediatrici ricoverati in ospedale per so-spetti effetti collaterali di terapie farmacolo-giche. La maggioranza del campione ha la-mentato di ricevere troppe poche spiegazioni sui problemi che avrebbero potuto essere as-sociati al trattamento farmacologico pre-scritto, e ha affermato che quando le spiega-zioni ci sono state, sono state fornite in modi troppo difficili da comprendere. Il risultato è stato che – quando degli effetti avversi si so-no verificati – questi genitori sono stati colti di sorpresa, e successivamente da sentimenti di delusione e frustrazione, da un senso di abbandono da parte dei medici responsabili della salute dei loro figli. Di segno molto di-verso le dichiarazioni dei genitori di pazien-ti pediatrici oncologici, che sottolineano la loro fiducia nella capacità dei clinici di gestire gli effetti avversi dei trattamenti e la chiarezza con cui i rischi potenziali so-no stati anticipati. “Queste risposte indicano che un rapporto soddisfacente tra medici e familiari dei pa-zienti riguardo al rischio di effetti collaterali dei tratta-menti farmacologici è possi-bile e necessario. Un possibi-le punto di partenza per una comunicazione migliore po-trebbe essere rappresentato dalla convergenza tra clinici e genitori sull’associazione tra sintomi dei bambini trat-tati e farmaci prescritti”, spie-ga la Arnott.Numerosi studi hanno evi-denziato in passato come il pubblico sia particolarmente attento al tema del tratta-mento farmacologico dei

bambini: il rischio di effetti avversi è tradizio-nalmente percepito come più elevato che ne-gli adulti, e il quadro è complicato dal fatto che in Pediatria sono frequenti le prescrizioni di farmaci off-label o sperimentali, e che il ruolo dei genitori implica un fortissimo coin-volgimento emotivo e un istintivo senso di protezione nei confronti dei loro figli.Commenta ancora la Arnott: “I nostri dati sono importanti perché oltre che essere una fonte di stress evitabile, una cattiva comuni-cazione pediatra-familiari riguardo al rischio di effetti avversi della terapia farmacologica può pregiudicare la fiducia dei genitori nel trattamento e contribuire a percezioni nega-tive ed equivoci che possono causare una scarsa aderenza al trattamento, con un dan-no per la salute dei bambini”. La scarsa comunicazione su questi temi è una fonte di significative sofferenze per i fa-miliari dei pazienti pediatrici. Al momento della prescrizione di una terapia farmacolo-gica, i genitori vogliono conoscere i rischi potenziali associati ai farmaci che i loro figli si apprestano ad assumere. Subito dopo un

Effetti avversi: la comunicazione è carente

possibile effetto avverso da farmaci, deside-rano comprendere esattamente cosa è acca-duto, e possibilmente conoscere le possibili implicazioni future degli effetti avversi che si sono registrati. “Sarebbe irrealistico suggeri-re che i clinici di altre specialità forniscano ai familiari dei pazienti l’intenso supporto rice-vuto dai genitori dei pazienti oncologici, per una serie di motivi. Ma ciononostante non sarebbe corretto non tentare di migliorare la comunicazione fornita ai familiari sul tema degli effetti avversi da terapia farmacologica che viene percepita come così carente. È na-turale che i clinici si focalizzino sull’infor-mare con cura i familiari dei pazienti ad alto rischio (per esempio quelli oncologici), ma ci sono ampi spazi di miglioramento per estendere l’abitudine a effettuare briefing si-mili ad altre situazioni terapeutiche nelle quali gli effetti avversi da terapia farmacolo-gica sono probabili, per esempio le aneste-sie”, conclude la Arnott.

^̂^ Arnott J, Hesselgreaves H, Nunn AJ, Peak M, Pirmohamed M et al. Enhancing Commu-nication about Paediatric Medicines: Lessons from a Qualitative Study of Parents’ Experien-ces of Their Child’s Suspected Adverse Drug Reaction. PLoS ONE 2012; 7(10): e46022 doi:10.1371/journal.pone.0046022

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Da cosa nasce la scelta di candidarsi alla guida della Società Italiana di Pediatria? Principalmente dall’esigenza – in una logica di continuità con l’azione del precedente Direttivo – di rafforzare il progetto di integrazione delle varie componenti della Pediatria: ospedaliera, universitaria, territoriale. Ma anche dalla volontà di proseguire il percorso di apertura verso l’esterno della nostra Società, implementare i contatti con le istituzioni, la stampa, le associazioni dei genitori, in altri termini ampliare l’orizzonte, che non può essere certo solo quello scientifico. È questo il programma condiviso da tutti i pediatri della squadra che ha

aderito al progetto “Per i bambini con tutti i pediatri”.

Da dove comincerete? Occorre come prima cosa riprendere il lavoro sulla riorganizzazione della rete pediatrica integrata, perché in questo momento in cui altri prendono decisioni sul futuro della Pediatria dobbiamo lavorare per una proposta ampiamente condivisa e fondata sulla garanzia del mantenimento dell’assistenza generalista e specialistica in ospedale e sul territorio, secondo il modello delle reti integrate che mettono insieme risorse ospedaliere e della Pediatria territoriale. L’obiettivo di fondo resta quello di

Intervista a Giovanni Corsello

“Ricomincio dai giovani”

Universalità dell’assistenza pediatrica nel territorio e in ospedale, tutela delle specialità pediatriche, rafforzamento delle scuole di specializzazione, integrazione tra formazione e ricerca: ecco gli impegni del neopresidente SIP

Difendere l’universalità dell’assistenza pediatrica nel territorio e in ospedale, tutelare le specialità, garantire continuità assistenziale a tutti i bambini e soprattutto a quelli che soffrono di malattie rare e ad alta complessità. E poi puntare sull’integra-

zione tra formazione e ricerca, per avere professionisti sempre più competenti e preparati come risposta alla progressiva caren-za di pediatri. Sono alcune tra le più importanti sfide che la Società Italiana di Pediatria dovrà affrontare nei prossimi anni. Il neopresidente Giovanni Corsello le ha messe in cima alla sua agenda. Ma non sono le sole. Nei prossimi quattro anni occor-rerà anche lavorare sul “fronte interno”, in primo luogo favorire una maggiore integrazione con le sezioni regionali, coordinando i progetti di impatto nazionale con le specifiche problematiche locali, i Gruppi di studio e le Società affiliate alla SIP. Da vicepresidente Giovanni Corsello ha affiancato Alberto G. Ugazio nel compito di strutturare la Società Italiana di Pediatria e rilanciarne l’immagine. Ora, da Presidente, tocca a lui “armo-nizzarla”, tenere in un insieme coeso tutte le sue componenti: geografiche e professionali. Al suo fianco ha una squadra col-laudata, con tre membri che provengono dal precedente Diret-tivo (Antonio Correra, Rino Agostiniani, Mimmo Minasi), con l’ingresso di Alberto Villani e Luigi Greco come vicepresidenti, di Fabio Cardinale, Liviana Da Dalt e Andrea Pession come con-siglieri, di Massimo Barbagallo ed Elvira Verduci come consi-glieri junior.

salvaguardare il modello universalistico della Pediatria. Bisognerà anche puntare su iniziative tese verso la promozione del benessere del bambino nella società: politiche di prevenzione dalle

vaccinazioni agli stili di vita salutari, città a misura di bambino, umanizzazione dell’assistenza in ospedale e negli ambulatori sono ambiti di interesse e di lavoro per la SIP di oggi. L’altro ambito di lavoro su cui dobbiamo

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impegnarci è il rafforzamento delle specialità pediatriche. Il bambino deve poter contare su centri di riferimento specialistico-pediatrici, non può trovare risposte nella Medicina specialistica dell’adulto. I bambini hanno il diritto di essere curati sempre dal pediatra, anche quando sono affetti da malattie che richiedono competenze sub-specialistiche.

Qual è la strada per rafforzare le specialità pediatriche?Da un lato occorre potenziare le scuole di specializzazione, investendo sulla formazione del pediatra specialista attraverso le reti formative. Dall’altro lato è necessario che le Unità Operative di Pediatria mettano a disposizione ambulatori specialistici che operino in collaborazione con i pediatri di famiglia: aree che in passato sono state distinte in futuro devono viaggiare integrate. È questa la strada per dare le giuste risposte ai bambini, sempre più numerosi, affetti da malattie rare e ad alta complessità. I loro bisogni di salute si sono accresciuti anche grazie alle maggiori possibilità di intervento terapeutico oggi disponibili. A loro occorre offrire percorsi terapeutici in linea con le conoscenze più aggiornate, evitando l’ospedalizzazione eccessiva. Tutto ciò va fatto in un quadro di follow-up di equipe multidisciplinari

integrate che assicurino continuità assistenziale.

Sul fronte interno su quali aspetti lavorerete prioritariamente?Dobbiamo rafforzare l’interazione tra centro e territorio. Le scelte, i progetti e le politiche di impatto nazionale devono coniugarsi con le problematiche che insistono sui territori, grazie al contributo delle Sezioni regionali, in un’ottica federata. Non è un caso che la squadra eletta sia espressione di tutte le realtà regionali. Occorre poi potenziare gli strumenti di comunicazione rivolti ai soci, ma soprattutto quelli indirizzati alle famiglie, arricchendo l’attività editoriale della SIP. Nella società di oggi, aperta e globale, è richiesto anche ai pediatri un grande sforzo per una comunicazione più efficace, con contenuti, strumenti e linguaggi innovativi. Inoltre, ed è un punto cruciale, dobbiamo favorire l’interazione tra formazione e ricerca, metterle in connessione, facendo anche cooperare tra loro pediatri con competenze specialistiche differenziate. Oggi di fatto questa connessione non sempre esiste o è operante e attiva. Anche la formazione a distanza e l’assistenza devono essere suffragate da una base solida intessuta di attività di ricerca. Questo aspetto interessa soprattutto i giovani, sia gli ospedalieri e i pediatri di famiglia sia quelli in formazione, in vista del loro ingresso nel mondo del lavoro. La promozione della ricerca è il migliore investimento che si possa fare per contrastare il fenomeno della riduzione progressiva del numero dei pediatri. Se saremo sempre di meno dovremo essere sempre più competenti, esperti e preparati ad affrontare le esigenze di una Pediatria generale e specialistica.

PresIdenteGiovanni CorselloOrdinario di Pediatria presso l’Università degli studi di Palermo e direttore dell’Unità Operativa complessa di Pediatria e TIN dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico di Palermo. Vicepresidente SIP nel triennio 2009-2012.

VICe PresIdente Luigi GrecoPediatra di Famiglia, Bergamo.

VICe PresIdenteAlberto Villani

responsabile della Unità Operativa Complessa di Pediatria Generale e Malattie Infettive

dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dal 2010 direttore della rivista “Area Pediatrica”.

tesOrIereRino Agostinianiresponsabile Area Materno-Infantile e direttore dell’Unità Operativa di Pediatria e neonatologia dell’ASL 3 di Pistoia. segretario SIP nel triennio 2009-2012.

COnsIGlIerI

Fabio Cardinaledirettore di struttura complessa di Pediatria presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Policlinico-Giovanni XXIII” di Bari.

Antonio Correradirettore dell’Unità Operativa di Pediatria

e neonatologia dell’Ospedale ss. Annunziata di napoli.Vicepresidente SIP nel triennio 2009-2012.

Liviana Da DaltProfessore Associato di Pediatria presso l’Università di Padova e direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria dell’Ospedale di treviso.

Domenico Minasidirettore dell’Unità Operativa di Pediatria e nido

dell’Ospedale santa Maria degli Ungheresi di Polistena (reggio Calabria). tesoriere SIP

nel triennio 2009-2012.

Andrea PessionProfessore straordinario presso l’Università Alma Mater studiorum di Bologna, già Presidente dell’Associazione Italiana ematologia Oncologia Pediatrica (AIEOP).

COnsIGlIerI JUnIOr

Massimo BarbagalloPediatra presso l’UOC di Pediatria dell’Azienda Ospedaliera di rilievo nazionale e di Alta specializzazione (ARNAS) “Garibaldi” di Catania.

Elvira Verducidottore di ricerca in nutrizione Clinica e Applicata

della Clinica Pediatrica Ospedale san Paolo di Milano.

deleGAtI

Valerio Flacco delegato sezioni regionali SIP, Presidente della sezione regionale Abruzzo.

Costantino Romagnoli delegato società Affiliate SIP, Presidente società Italiana neonatologia (SIN).

Gian Paolo Salvioli delegato Conferenza Gruppi di studio, Maestro della Pediatria, segretario del Gruppo di studio sulle Medicine Complementari.

Il nuovo Consiglio Direttivo

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Che cosa sta cambiando nel rapporto del pediatra con l’adolescente? Forse oggi c’è maggiore coscienza del fatto che si tratta di un rapporto complesso e allo stesso tempo arricchente. Gli adolescenti di oggi hanno scarsa fiducia negli adulti e quindi c’è bisogno di disponibilità all’ascolto empatico, ma anche di estremo rispetto delle loro richieste. Quando un adolescente mi racconta i suoi problemi, disagi, timori, mi sento partecipe della profondità e del pudore con cui vive i cambiamenti del suo corpo o la sua malattia, e credo che questo mi aiuti nella relazione. Ma bisogna fare attenzione a non esagerare con l’empatia, si rischia di banalizzare o peggio di scadere nel paternalismo. L’atteggiamento più proficuo credo sia rispettare le esigenze di una personalità in crescita e le sue peculiarità, lasciando all’adolescente il tempo per decidere quando e se comunicare col suo pediatra.

Peccato che il rapporto si interrompa col pediatra proprio a 14 anni, quando si è nel pieno della evoluzione adolescenziale.

Quali sono le principali difficoltà nel costruire una relazione con il giovane paziente che fa il suo ingresso nella fase adolescenziale?Nella mia personale esperienza riconosco due ordini di problematiche. Da un lato la necessità di confrontarsi con la scarsa fiducia che l’adolescente spesso ha nei confronti

dell’adulto, come rappresentante dell’autorità e delle regole, unitamente al desiderio di contrapporsi, di discutere e magari di rifiutare l’autorità genitoriale. Il pediatra può essere vissuto come

un alter ego genitoriale e rifiutato tout court o tutt’al più

Intervista a Laura Reali

Il pediatra dei giovani adultiServe più attenzione alla fase adolescenziale nelle cure pediatriche

ignorato. Dall’altro lato possiamo incontrare invece una condizione quasi opposta, di richiesta totale di aiuto, magari anche alle spalle del genitore. Nel primo caso ritengo sia importante cercare di far capire al ragazzo che il pediatra è prima di tutto l’advocat del suo paziente (e non del genitore), facendo bene attenzione comunque ad evitare la captatio benevolentiae, che lo farebbe allontanare subito. Guadagnarsi la fiducia è complesso, io cerco di spiegare il mio ruolo nel modo più semplice, con tutti i limiti delle mie possibilità di azione, sottolineando la mia disponibilità all’ascolto, magari anche su Facebook. Nel secondo caso, la richiesta di aiuto a cui accennavo è forse ancora più complessa. Capita infatti che l’adolescente si avvicini al pediatra da solo, per chiedere aiuto per problemi che non vuole far conoscere ai genitori.

Prima accennava alla sua disponibilità di essere contattata via e-mail o su Facebook. Ci si può prendere cura dei propri pazienti tramite i social network?Come pediatra di base ho sperimentato che la comunicazione attraverso i social network è importante perché è una possibilità in più per entrare in relazione con l’adolescente. La comunicazione verbale dell’adolescente spesso è lacunosa e, in presenza del genitore, può essere pilotata, cioè il ragazzo dice solo quello che ci si aspetta che debba dire oppure non parla. Mi è capitato di avere pazienti in chiusura verbale totale che

Storicamente in Italia c’è sempre stata una grande atten-zione al bambino, ma non altrettanta per l’adolescente. Nella stessa formazione dei pediatri l’età adolescenziale è lasciata in secondo piano. “Eppure questa fase della

crescita è delicata, complessa e richiede competenze e conoscen-ze specifiche, che è difficile apprendere sul campo. Credo che una maggiore competenza in materia di adolescenti sia un biso-gno condiviso tra pediatri e medici in generale”, avverte Laura Reali, pediatra di base della ASL RM/E, Roma.

invece, attraverso l’approccio ‘virtuale’, hanno superato il blocco aprendosi e raccontando tanto, e questo è stato di aiuto per loro, per me e per i genitori. Ho potuto verificare che in questi ambiti un ragazzo è più disposto a parlare dei suoi problemi e delle sue paure. Il rapporto diventa molto diretto, ricco, coinvolgente e anche più facile. Anche in questo caso però bisogna fare attenzione ad evitare che diventi un rapporto troppo personale: il pediatra non è un altro adolescente e non è il genitore.

Il genitore è una figura spesso conflittuale nella fase di crescita adolescenziale. In questa relazione a tre pediatra-genitore-adolescente quali sono le problematiche?Un triangolo è sempre un problema e la relazione pediatra-genitore-adolescente non fa eccezione. È soprattutto una questione di sensibilità e di equilibrio. Al pediatra spetta lasciare spazio alla personalità dell’adolescente che si va formando, ma anche sostenere la figura genitoriale, anche se spesso il genitore delega: “Ti porto dal dottore che ti spiega lui come si fanno le cose”; oppure consegna direttamente al pediatra il problema che incontra con il figlio: “Guardi, io non riesco a parlarci: ci parli lei, con lei magari si apre”. Se poi il ragazzo ha problemi psicologici seri la richiesta di aiuto e la sensazione di inadeguatezza diventa ovviamente più pressante. In questo caso le capacità di equilibrio e di mediazione del pediatra diventano ancora più importanti, perché entrano in gioco altre figure, essenziali per le loro competenze, come lo psicologo e il neuropsichiatra e la relazione diventa più complessa. Spesso anche il pediatra si sente inadeguato e tende alla delega, ma è un rischio da evitare, perché di fronte ad un adolescente che ha bisogno di aiuto il risultato migliore viene solo dalla collaborazione attiva di tutti.

Giovanna Montinari, Eugenia Pelanda La relazione adolescenti-adulti

Il Pensiero Scientifico Editore, 2012

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Intervista a Walter Ricciardi

Classifica delle Province: la solita Italia spaccata in due

Un Paese diviso in due non solo sul fronte del lavo-ro, ma anche su quello della salute, dell’ambiente ed in generale dei servizi. Ma soprattutto un Paese per vecchi, tanto che due sole province, Piacenza e per un soffio anche Parma, nell’arco di dieci an-

ni hanno visto crescere la presenza dei giovani. Nel leggere la 23esima indagine sulla qualità della vita nelle Province italiane realizzata dal quotidiano “Il Sole 24 Ore” si trovano molte con-ferme di quanto lo scorso anno ha messo in luce anche il Libro Bianco 2011 “La salute dei bambini”, realizzato dalla Società Ita-liana di Pediatria in collaborazione con l’Osservatorio Naziona-le sulla Salute nelle regioni italiane, studio coordinato dal pro-fessor Walter Ricciardi, Direttore dell’Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica di Ro-ma. “Pediatria” lo ha intervistato in proposito.

Uno dei dati più inquietanti che emergono dall’indagine è l’invecchiamento della popolazione. Due sole città (Piacenza e Parma) risultano “in attivo”, anche regioni del Sud che in passato avevano un’elevata natalità diventano tra le meno prolifiche. Basti pensare a Taranto, dove gli abitanti sono diminuiti del 6% in 10 anni o alla Sardegna, che schiera 6 città negli ultimi 7 posti della classifica. Gli immigrati non sembrano bastare più a

invertire il trend. Come contrastare questo declino demografico che è all’origine del declino sociale ed economico del Paese? In Italia non si è attuato lo sviluppo di un sistema in grado di conciliare l’attività lavorativa con la maternità e la gestione familiare, in parte a causa della tradizionale suddivisione dei ruoli tra uomo e donna. In tal senso, pesano la scarsa diffusione di forme contrattuali flessibili (ad esempio il part-time) e una limitata attenzione a politiche di welfare mirate alla costituzione di un sistema di servizi sociali a sostegno della famiglia. In Europa sono state introdotte direttive, informative e raccomandazioni per favorire la conciliazione delle esigenze personali con quelle familiari in modo da consentire un’equilibrata distribuzione dei carichi di lavoro e cura. Seguendo tale esempio, occorrerebbe puntare sui servizi per l’infanzia (ad

esempio i servizi di custodia dei bambini) così come hanno fatto i Paesi scandinavi, su sistemi di congedi parentali e su orari di lavoro flessibili. Accanto a questi aspetti, bisogna però tener conto di altre problematiche legate al mercato del lavoro, ad esempio il rischio di penalizzazione della carriera e le difficoltà del ritorno sul posto di lavoro: fattori aggravati, purtroppo, dalla sempre più ampia diffusione del precariato.

L’indagine de “Il Sole 24 ore” conferma ancora una volta la sperequazione territoriale nei servizi per la famiglia e l’infanzia. Al top Emilia-Romagna, Lombardia e Toscana. In particolare il capoluogo emiliano è primo nella dotazione di asili nido, seguito dalle vicine Parma, Reggio Emilia e Modena. Per trovare una città del Sud invece bisogna scendere al 49° posto dove s’incontra

“Bisogna lavorare insieme per difendere l’universalismo e l’equità nell’accesso all’assistenza sanitaria”

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Nuoro. All’ultimo posto Caserta, preceduta da Crotone, Taranto, Vibo, Reggio Calabria, Foggia, Cosenza, Benevento. È possibile accrescere l’offerta di servizi per la famiglie, soprattutto nel Sud dove è particolarmente carente, in un momento così difficile per l’economia? Il differenziale esistente tra Nord e Sud è dovuto alla mancanza di razionali scelte programmatorie, organizzative e gestionali che hanno determinato, in alcune Regioni, scenari finanziari problematici e di difficile ricomposizione con conseguenze nell’offerta, nell’accesso e nella qualità dei servizi erogati. È per questo che si rilevano situazioni di non adeguata assistenza sanitaria e sociale in cui sia l’offerta che la qualità dei servizi risultano carenti e, talvolta, insufficienti a sopperire alle richieste

dell’utenza. Purtroppo le ripercussioni della crisi economica avranno un effetto aggravante su una situazione già fragile, influendo in modo determinante sulla qualità di vita dei cittadini, soprattutto di quelli meno abbienti.

Veniamo alla nota dolente della Sanità, la cui efficienza nell’indagine de “Il Sole 24 Ore” viene valutata in base all’indice di migrazione sanitaria. La Lombardia fa sue 7 delle prime 10 posizioni per quanto riguarda il basso indice di emigrazione sanitaria. È Lecco a primeggiare, subito dopo vengono Sondrio, Bergamo e Como. È facile immaginare chi sta in fondo alla classifica. L’emigrazione sanitaria nel nostro Paese è un fenomeno fisiologico o è generata invece dalla mancanza di risposte alla domanda di salute sul

territorio? E in particolare come agire in un contesto di crisi economica per limitarla, soprattutto in ambito pediatrico? Il nostro Paese è sempre stato caratterizzato da un’elevata mobilità sanitaria sia dal Sud al Nord che verso l’estero, legata alla mancanza di servizi in grado di soddisfare i bisogni sul territorio ed anche per il 2011 il saldo si conferma negativo. Forte preoccupazione emerge a tal riguardo poiché nel 2013 si dovrà ricorrere al recepimento della Direttiva europea 24/2011 sul diritto di cure transfrontaliere per tutti i cittadini europei. Tale direttiva è volta a garantire la copertura sanitaria ai cittadini europei anche qualora si trovino in uno stato dell’Unione diverso da quello di appartenenza, il quale si farà carico dei costi delle prestazioni erogate. Ciò dovrebbe favorire

una mobilità sanitaria internazionale dei pazienti, ma con delle ripercussioni sulla sostenibilità economica dei sistemi sanitari e con conseguenze la cui portata è difficile da stimare. Occorre, infatti, evidenziare come con l’eliminazione degli ostacoli che impediscono ai malati di cercare cure in tutta l’Unione Europea, i vari Paesi saranno in concorrenza tra di loro e l’Italia, in particolare quella del Sud parte nelle peggiori condizioni possibili.

Di recente il Presidente del Consiglio Mario Monti ha affermato che la sostenibilità futura del Servizio Sanitario Nazionale potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento e organizzazione dei servizi e prestazioni. Cosa ne pensa? Considerando la grave situazione in cui versa attualmente il bilancio dello Stato italiano sembra logico sostenere che la Spending review sia indispensabile anche in un settore delicato e cruciale come quello sanitario. Indubbiamente esistono spazi di recupero di efficienza e di razionalizzazione dell’offerta, ma non si può certo affermare che la spesa sanitaria rappresenti il peso maggiore per la finanza pubblica. Procedere con un taglio indistinto delle spese in Sanità non potrà che determinare nel lungo periodo un aggravio in termini di bisogni di salute insoddisfatti, nonché minare i principi su cui è stato costituito il Servizio Sanitario Nazionale, ossia l’universalismo e l’equità nell’accesso all’assistenza sanitaria. Bisogna lavorare insieme per evitarlo.

Per consultare la Classifica “Qualità di vita 2012” delle 107 Province italiane: http://goo.gl/S0v0C

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Disponibilità asili nido rispetto

popolazione

Avellino1,46Alessandria 8,43

Emigrazione ospedaliera

Cosenza18,40Bologna 3,25

Nati vivi ogni 1000

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Agrigento 8,81Brescia10,35

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La salute a lungo termine si programma nell’infanzia: è il messaggio lanciato dal-la SIP agli Stati Generali della Pediatria, che si sono tenuti lo scorso 17 novembre

in contemporanea in 12 città italiane insieme alle elezioni del Presidente e del Direttivo nazionale della Società Italiana di Pediatria. L’Italia conta oltre un milione di bambini in so-vrappeso (di cui 400.000 obesi) quindi a rischio di andare incontro in età adulta a diabete, malattie cardiovascolari e addirittura tumori. La Società Italiana di Pediatria ha sollecitato un impegno co-mune per la prevenzione precoce (0-4 anni) tra tutti coloro che si occupano di indirizzi nutrizio-nali e di stili di vita del bambino (pediatri, genito-ri, insegnanti ecc.). In-fatti, come sta via via emergendo dalla lette-ratura scientifica è certa l’origine nell’infanzia, addirittura nella gravi-danza, di patologie che si sviluppano nella vita adulta. Agire sulla nu-

trizione “pre” e “post” natale, in quel periodo sen-sibile della vita in cui il bambino matura la capaci-tà di regolare il metabolismo sia a breve sia a lungo termine, è la prima e più efficace arma di contrasto al sovrappeso, obesità e malattie croniche. Tra le azioni raccomandate dalla Società Italiana di Pediatria: allattamento esclusivo al seno sino a 6 me-si; no all’eccesso di proteine nei primi due anni di vita; controllare l’accrescimento del lattante tenen-do presente che un’eccessiva velocità di crescita è un fattore di rischio per l’obesità in età adulta. Decine di studi mostrano inoltre una correlazione tra ecces-so di tv e rischio sovrappeso, da qui il no della SIP alla televisione prima dei 2 anni, e il consiglio di li-mitare il tempo passato davanti allo schermo (tv e computer che sia) al massimo a 2 ore al giorno e mai in camera da letto. Nei prossimi mesi partirà la se-conda fase della Campagna di Educazione naziona-le “Mangiar bene Conviene”, realizzata in collabora-zione con la SIPPS (Società Italiana di Pediatria Pre-ventiva e Sociale) che prevede la diffusione di mate-riali informativi ai genitori e agli educatori nelle scuole materne e primarie.

Sul sito SIP uno Speciale dedicato agli Stati Generali della Pediatria 2012all’indirizzo http://goo.gl/Fm53Q

Oltre 1 milione di bambini a rischio di diabete e altre malattie croniche Agli Stati Generali della Pediatria si fa il punto sull’importanza della prevenzione precoce Nelle foto alcuni momenti

degli Stati Generali della Pediatria a Palermo, Bologna, Roma e Bari

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La pratica sportiva dei bambini e degli ado-lescenti assume un ruolo sempre più rile-vante per migliorare l’aspettativa e la qua-lità della vita delle nuove generazioni,

minacciate dalla diffusa sedentarietà e dall’epidemia di obesità. Per il pediatra, per il medico dello sport, per gli educatori si pongono però alcuni problemi: quale sport consigliare? Come controllare l’impatto dell’attività fisica? Quando non consigliare attività fisica? Cosa fare se un bambino è già obeso?A queste ed altre domande risponde il nuovo libro della Società Italiana di Pediatria “Dall’alimentazio-ne al doping” curato da Armando Calzolari, Presi-dente della Commissione Medicina dello Sport del-la Società Italiana di Pediatria, per Editeam. Il libro affronta il tema a 360 gradi. Con l’aiuto di vari esperti vengono approfonditi molti aspetti specifici relativi alla pratica dell’attività fisica: dai rischi dell’attività agonistica esasperata alla nutrizione del bambino che fa sport; dai disordini del comporta-mento alimentare all’ idratazione e integrazione sa-

lina. Ed ancora: sport e bambino con malattie cro-niche, sport e bambino asmatico, sport nel bambino con obesità grave. Un ampio spazio è dedicato al-l’uso e abuso di integratori alimentari e al fenomeno doping che viene trattato anche dal punto di vista degli aspetti psicologici del giovane che fa uso di sostanze illecite.“Il consiglio migliore”, spiega Calzolari, “resta quel-lo di far fare al bambino lo sport che più gli piace, la cosa più sbagliata è che i genitori impongano le pro-prie scelte. Ma attenzione ad alcune regole: prima dei 4 anni solo nuoto, poi anche la ginnastica gene-rale e atletica leggera. E solo da 7-8 anni in poi si possono cominciare le discipline specialistiche”.

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Hai letto gli ultimi articoli di Pediatrics di dicembre?Detection of Viruses in Young Children With Fever Without an Apparent Source

Health Care Provider and Caregiver Preferences Regarding Nasogastric and Intravenous Rehydration

15-Year Follow-Up of Recurrent “Hypoglycemia” in Preterm Infants

Differing Attitudes Toward Fetal Care by Pediatric and Maternal-Fetal Medicine Specialists

The Globalization of Pediatric Clinical Trials

Theoretical Breast Cancer Induction Risk From Thoracic Spine CT in Female Pediatric Trauma Patients

...e molto altro ancora

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La SIP èsu Facebookhttps://www.facebook.com/societaitalianadipediatria La Società Italiana di Pediatria è ora sul più popolare dei social network. Lo scopo è informare in modo ancora più diretto genitori, operatori sanitari e colleghi pediatri e soprattutto interagire con loro. Visita la pagina Facebook della SIP e clicca MI PIACE, ci aiuterai a raggiungere un numero più grande di persone.

Le riviste della SIPArea Pediatrica, Prospettive in Pediatria, Italian Journal of Pediatrics, Pediatria, Conoscere per crescere.

Dall’alimentazione al dopingCome aiutare

il bambino e l’adolescente ad affrontare

l’attività fisica

Armando Calzolari

Dall’alimentazione al doping

Editeam 2012

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Nel 130° anniversario dalla sua fondazione un li-bro celebra tappa per tappa la storia dell’Ospeda-le dei Bambini “G. Di Cristina” di Palermo, che rappresenta una delle più antiche istituzioni ospe-daliere del nostro Paese dedicate alla cura e all’as-sistenza dei bambini. La sua attività comincia in-fatti alla fine del XIX secolo, quando il seicentesco convento dell’Annunziata, usato in precedenza per molti anni come ricovero dei colerosi, dei cro-nici e dei tisici, viene adibito a ospedale dedicato esclusivamente alla cura dei bambini. Se fino alla metà del ’900 l’attività dell’ospedale è principal-

mente clinica, a partire dagli anni ’60 viene dato grande impulso alle attività di insegnamento universitario e di ricerca, con risultati impor-tanti nel campo della distrofia del lattante, del riconoscimento dello stato eterozigote dei ge-nitori talassemici, della tubercolosi infantile e della leishmaniosi e con la scoperta dell’ane-mia perniciosiforme del lattante. “La ricorrenza dei 130 anni”, afferma il Diret-tore Medico del Presidio Giorgio Trizzino, “ci permette di riflettere sullo sviluppo della Pe-diatria in Sicilia, che in questi ultimi anni è avvenuto nel contesto di un profondo muta-mento dovuto ad una crisi dei modelli orga-nizzativi di riferimento, prima fra tutti l’ar-chitettura ospedaliera e gli importanti cam-

biamenti della struttura sociale e demografica della popolazione”, e quindi della domanda di sa-lute da parte delle famiglie. In questo nuovo con-testo anche in Sicilia deve decollare l’integrazione tra ospedale e territorio per portare in breve tempo ad una solida continuità assistenziale, da realizzar-

si attraverso la fusione delle piccole Unità Opera-tive o la loro trasformazione in strutture di assi-stenza diurne, nelle quali anche i pediatri di fami-glia possono avere un ruolo. “A questo proposito”, prosegue il Direttore del “G. Di Cristina”, “il nostro ospedale vuole essere un punto di riferimento per i politici, gli amministratori, le società scientifiche, e tutti coloro che, a vario titolo, sono coinvolti nel-la promozione e nella protezione della salute del bambino e del neonato che per le loro peculiarità sono portatori di soli diritti e di nessun dovere e che per vedere riconosciuti i propri diritti dipen-dono totalmente dall’attenzione e dall’impegno degli altri. Questa pubblicazione – conclude – vo-gliamo dedicarla a tutti i bambini e alle loro fami-glie che ogni anno ricevono la stessa, ingiusta, no-tizia: ‘Vostro figlio ha un tumore’, oppure ‘Vostro figlio ha una malattia rara’ oppure ‘Vostro figlio ha una malattia cronica da cui non potrà guarire’. Vo-gliamo dire a questi bambini e alle loro famiglie che insieme possiamo farcela, e che la speranza è la migliore pastiglia per guarire”.

www.sip.it

Gianvincenzo Zuccotti è il nuovo Presidente della SIP Sezione Lombardia. L’elezione è avvenuta il 17 novembre in concomitanza con quella per il rin-novo del Direttivo Nazionale SIP. I Consiglieri so-no: Alberto Podestà, Mariangela Cisternino, Mari-na Picca, Alberto Martelli, Graziano Barera, Laura Schneider. Nuovo Consiglio Direttivo anche in Ve-neto con Giorgio Piacentini come Presidente, e consiglieri Mario Fama, Piergiuseppe Flora, Ange-la Pasinato, Stefano Sartori, Massimo Scollo, Gior-gio Svaluto Moreolo.

Sicilia

L’Ospedale dei Bambini “G. Di Cristina” festeggia i suoi primi 130 anni

Lombardia, Veneto

Lombardia e Veneto: rinnovati i Direttivi

In un libro la storia

di questa antica

istituzione ospedaliera

dedicata all’infanzia

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La Telemedicina può essere definita come l’insieme dei servizi sanitari offerti dai professionisti della Sanità nelle situazioni in cui la distanza è un fattore critico utilizzando le tecnologie di telecomunicazione per lo scambio di informazioni. A partire dagli anni ’90, la diffusione capillare

dei computer e di Internet ha aperto l’accesso alla comunicazione globale. Grandi quantità di dati, immagini e audio possono essere registrate ed inviate per consul-to o condivise a grandi distanze con costi molto bassi. Numerosi i servizi erogabili, che spaziano dal teleconsulto al telemonitoraggio fino alla teleformazione. Attraverso il telemonitoraggio o telehomecare è possibile per il paziente inviare informazioni sul proprio stato di salute senza doversi spostare da casa, evitando ricoveri impropri e lunghi tempi di degenza. La disponibilità di apparecchiature maneggevoli e di semplice utilizzo ha contribuito, negli ultimi anni, ad un rapido sviluppo della telehomecare. Grazie a questa è divenuto possibile effettuare pre-cocemente diagnosi e terapie fino a poco tempo fa di competenza esclusiva della struttura ospedaliera. L’impiego della telehomecare si rivela particolarmente in-teressante e utile nel follow-up delle patologie croniche.

Nella fibrosi cistica (FC) per esempio è possibile rile-vare a distanza alcuni parametri, con il risultato di diagnosticare tempestivamente le fasi di peggiora-mento ed instaurare in anticipo le opportune tera-pie. Inizialmente infatti, nei soggetti con FC, la fun-zione polmonare è normale. Nel tempo si sviluppa una ostruzione delle vie aeree, a cominciare dalle più piccole e più periferiche. La spirometria dimostra una riduzione progressiva del volume espiratorio forzato nel primo secondo (FEV1) e in seguito anche una riduzione del volume polmonare (FVC). Questo andamento in diminuzione, quantificabile attorno al 2% annuo del valore atteso di FEV1, caratterizza la storia naturale della fibrosi cistica. Il ritmo di ridu-zione dei valori di FEV1 può predire in modo affida-bile la prognosi quoad vitam nei soggetti con FC. Una riduzione importante del FEV1 (>10%) è considera-ta un segno di grave peggioramento della malattia polmonare e, se acuta, un segno precoce di riacutiz-zazione. La frequenza respiratoria e la pulsossimetria notturna segnalano precocemente un peggioramen-to della funzione polmonare, particolarmente nei soggetti più giovani. Nei soggetti con FC, la spirome-tria e la pulsossimetria notturna vengono utilizzate regolarmente in occasione dei ricoveri periodici per seguire l’evoluzione della malattia. Se eseguiti più spesso, questi test possono segnalare il sopravvenire delle ricadute in anticipo rispetto alla comparsa dei sintomi. L’inizio precoce della terapia consente di prevenire lo sviluppo di complicanze più gravi (pol-moniti batteriche) e di limitare di conseguenza le complicanze a lungo termine, come le bronchiectasie e la fibrosi polmonare. L’intervento precoce consen-te di impiegare in modo vantaggioso terapie con an-

tibiotici meno invasive, utilizzando per la sommini-strazione la via orale. La prevenzione delle infezioni respiratorie gravi si ripercuote in modo positivo sul-la qualità di vita di questi soggetti, aumentando i periodi di benessere e riducendo le giornate di lavo-ro o di scuola perse in ricoveri, necessari per esegui-re le terapie più aggressive.Il monitoraggio della funzionalità respiratoria è facil-mente realizzabile a domicilio utilizzando proprio la telehomecare. Con le attuali strumentazioni, è possi-bile raccogliere i dati ed inviare il tutto immediata-mente al Centro FC di riferimento. La frequenza di raccolta va individualizzata a seconda delle condizio-ni cliniche del paziente e, in caso di peggioramento, può essere effettuata in qualsiasi momento. Sono og-gi disponibili strumentazioni portatili, alimentate a batteria. Viene rilevato l’andamento continuo della SaO2 durante la notte e viene eseguita una spirome-tria al mattino, dopo fisioterapia respiratoria. I dati registrati vengono inviati ad un server cui i medici del Centro possono accedere via web, nel rispetto delle norme sulla privacy. I software applicativi consento-no la consultazione dei dati sia sotto forma numerica che grafica. I medici contattano successivamente i pazienti per le opportune istruzioni e prescrizioni. In un precedente studio abbiamo rilevato nei pazien-ti in telemonitoraggio alcuni effetti positivi incorag-gianti quali una riduzione statisticamente significati-va degli accessi ospedalieri e una tendenza nel tempo ad una maggiore stabilità della funzione respiratoria. Il bilancio del trial è stato positivo anche in termini di riduzione degli accessi di Day Hospital. Nella FC la riduzione o l’inversione della tendenza alla perdita di funzionalità polmonare apre ulteriori orizzonti per la prognosi a distanza. I risultati ottenuti hanno co-munque il valore di osservazione preliminare e vanno confermati attraverso uno studio più ampio, per de-terminarne la reale significatività. In caso di confer-ma, la telehomecare acquisirà, accanto alla pratica sportiva, un ruolo importante tra gli strumenti me-todologici capaci di determinare un miglioramento della prognosi nei soggetti con FC.

Telemonitoraggio e fibrosi cisticaNuove frontiere dell’assistenza domiciliare con l’impiego della telehomecare nel follow-up delle patologie croniche

Sergio BellaDipartimento di Medicina

Pediatrica Alta Specializzazione in Continuità Assistenziale nelle Malattie Croniche Ospedale

Pediatrico Bambino Gesù, Roma

Fabrizio MurgiaDipartimento di Medicina

Pediatrica Alta Specializzazione in Continuità Assistenziale nelle Malattie Croniche Ospedale

Pediatrico Bambino Gesù, Roma

^̂^ Bella S, Murgia F et al. Five years of telemedicine in Cystic Fibrosis disease. La Clinica Terapeutica 2009; 160(6):457-460

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R ealizzate dalla Infectious Diseases Society of America e pubblicate sulla rivista Cli-nical Infectious Diseases le nuove linee-guida sulla faringite da Streptococcus

pyogenes (Streptococco β emolitico di gruppo A o GAS). Il team di ricercatori che ha stilato le linee-guida, coordinato da Stanford T. Shulman della Di-vision of Infectious Diseases dell’Ann & Robert H. Lurie Children’s Hospital di Chicago, ha annotato anche la ‘forza’ e la qualità dell’evidenza disponibile su ogni raccomandazione utilizzando il sistema GRADE (Grading of Recommendations Assessment, Development, and Evaluation). Lo Streptococco β emolitico di gruppo A o GAS è l’agente patogeno più comune della faringite acuta, responsabile del 5%–15% delle visite mediche per ‘mal di gola’ negli adulti e del 20%–30% nei bambi-ni. Una diagnosi precisa e tempestiva della faringite streptococcica seguita da una appropriata terapia antibiotica è importante per la prevenzione di gravi complicanze acute (quali febbre reumatica e com-plicanze suppurative del calibro di ascesso periton-sillare, linfoadenite cervicale, mastoidite e altre infe-zioni invasive), per migliorare i sintomi clinici, per accelerare la diminuzione della contagiosità e la tra-smissione dell’infezione da GAS a familiari, amici, compagni di classe o colleghi di lavoro ed estranei, per minimizzare gli effetti avversi di una terapia an-tibiotica inappropriata.Sebbene la faringite acuta sia una delle patologie per le quali più frequentemente pediatri e medici di Me-dicina Generale vengono interpellati (15 milioni di visite all’anno solo negli Stati Uniti), solo una per-centuale relativamente esigua di pazienti (20%–30% dei pazienti pediatrici, ancor meno negli adulti) è

effettivamente affetta da faringite da GAS. I sintomi della faringite streptococcica e non-streptococcica si sovrappongono e confondono così diffusamente che una diagnosi accurata effettuata solo sulla base dei segni clinici è virtualmente impossibile. Con l’eccezione di altre rare infezioni batteriche della fa-ringe (causate da Corynebacterium diphtheriae e Neisseria gonorrhoeae), la terapia antibiotica è inu-tile nelle faringiti acute causate da microrganismi diversi dal GAS. È quindi estremamente importante che i pediatri possano effettuare la diagnosi di farin-gite streptococcica con precisione, per evitare una inutile e dannosa prescrizione di antibiotici.Quali sono le raccomandazioni per la diagnosi? Va effettuato un tampone faringeo e un test RAD (rapid antigen detection). In caso di test RAD negativo nei bambini e negli adolescenti va effettuata una coltura batterica. In caso di test RAD positivo la coltura non è necessaria per l’elevatissima affidabilità e specifici-tà del test. Il dosaggio degli anticorpi antistreptococ-co – TAS (titolo antistreptolisinico) – non è racco-mandato nella diagnosi di routine di faringite strep-tococcica perché la presenza di tali anticorpi riflette infezioni passate e non infezioni in corso. Una volta effettuata la diagnosi, i pazienti con faringite strep-tococcica devono essere trattati con un antibiotico appropriato alla dose corretta per la durata necessa-ria all’eradicazione dello Streptococcus pyogenes dalla faringe (in media 10 giorni). Gli antibiotici di riferi-mento per i pazienti non allergici sono penicillina e amoxicillina. Il trattamento della faringite strepto-coccica nei pazienti allergici alla penicillina dovrebbe includere una cefalosporina di prima generazione per 10 giorni, clindamicina o claritromicina per 10 giorni, o azitromicina per 5 giorni. L’uso di un agen-te analgesico/antipiretico come il paracetamolo o un FANS per il controllo dei sintomi e la febbre può es-sere consigliato in aggiunta alla terapia antibiotica ove necessario. La somministrazione di acido acetil-salicilico (aspirina e simili) deve essere evitato nei pazienti pediatrici. La terapia aggiuntiva a base di corticosteroidi non è raccomandata. (df)

Faringite streptococcica,nuove linee-guida

Realizzate dalla Infectious Diseases Society of America, vanno ad aggiornare quelle del 2002

^̂^ Shulman ST, Bisno AL, Clegg HW, Gerber MA et al. Clinical Practice Guideline for the Diagnosis and Management of Group A Streptococcal Pharyngitis: 2012 Update by the Infectious Diseases Society of America. Clin Infect Dis 2012; doi:10.1093/cid/cis629

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Difendere i bambini dagli interferenti endocrini

Difendere i cittadini, e in particolare la popola-zione più vulnerabile come i bambini, dai pos-sibili rischi causati da un’esposizione prolunga-ta agli interferenti endocrini. È questo l’obietti-vo del vademecum elaborato dagli esperti del progetto “Previeni”, promosso dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità. Gli interferenti endocrini costituiscono un ampio ed eterogeneo gruppo di sostanze che in caso di esposizione prolunga-ta possono influenzare lo sviluppo, la crescita, la riproduzione e in taluni casi anche il compor-tamento. Sotto ac-cusa oltre ad alcuni pesticidi, il ben noto bisfenolo A (ma l’Italia ha ac-colto la Direttiva europea che vieta di utilizzarlo nei bi-beron in policarbo-nato), i perfluorati PFOS e PFOA che si tro-

8,5% Casi per i quali esistono protocolli, modalità codificate per l’erogazione dei farmaci per la terapia del dolore presso il domicilio del paziente, a due anni dall’entrata in vigore della Legge 38/20104.

Centenari Ogni 100 donne che raggiungono i 100 anni di età, ci sono soltanto 20,7 uomini che tagliano l’invidiabile traguardo del secolo di vita.

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vano in tappeti, rivestimenti in tessuti idrorepel-lenti e antimacchia, padelle con rivestimento antiaderente, vernici per pavimenti, schiume ritardanti di fiamma presenti in alcuni materas-si e sedili per auto. Interferenti endocrini, infine, sono presenti in alcuni ftalati come il DEHP, un plastificante usato in bottiglie usa e getta, pelli-cole per alimenti, vassoi, cancelleria. L’Unione Europea, attraverso il Regolamento Reach, ha promosso un programma di regolamentazione e restrizione dell’impiego di interferenti endo-crini: alcuni sono già vietati per legge, per altri i livelli sono in quantità regolamentata per legge, tuttavia le normative si stanno evolvendo con lo sviluppo delle conoscenze scientifiche. In attesa delle evoluzioni legislative ai cittadini non resta che adottare nella vita quotidiana comporta-menti responsabili per sé e per i propri figli, co-me quelli indicati dal progetto “Previeni”. Oltre alle regole generali il vademecum propo-ne uno specifico decalogo per l’infanzia: per scaricare il “Decalogo per il cittadino. Conosci, riduci, previeni. Gli interferenti endocrini” di-gita http://goo.gl/8xq8T

Limita o evita Privilegia o sostituisci

1Evita il ristagno di aria e polvere negli ambienti chiusi in cui i bambini piccoli gattonano o giocano in terra

Garantisci il ricambio di aria negli ambienti chiusi ed effettua una adeguata e periodica pulizia; assicura una corretta manutenzione degli aspirapolveri (pulizia filtri e camera di raccolta, sostituzione sacchi ove presenti)

2 Se hai pavimenti in PVC contenenti DEHP su cui giocano bambini, utilizza un tappeto in fibra non trattata

3 Limita l’uso di capi di abbigliamento per l’infanzia con trattamenti opzionali idrorepellenti o antimacchia

Privilegia capi di abbigliamento di origine e composizione ben identificabili

4 Evita materassi per lettini con rivestimenti o telo impermeabile non conformi alle norme vigenti e comunque evita rivestimenti per materassi in PVC morbido contenente DEHP

5 Utilizza fodere in fibre non trattate se hai fasciatoi e/o passeggini rivestiti in PVC morbido contenente DEHP; in generale, evita che i bambini entrino in contatto con la bocca con oggetti in PVC

6 Per scaldare latte, bevande e pappe utilizza contenitori integri e solo secondo le indicazioni del produttore

7 Lascia che i liquidi caldi si raffreddino prima di travasarli in contenitori di plastica non destinati all’uso ad elevate temperature

8 Lava accuratamente biberon e altri contenitori dopo la sterilizzazione; non utilizzare biberon in policarbonato (peraltro non più consentiti)

9 Abitua il bambino a consumare alimenti freschi e di stagione; risciacqua frutta e verdura in scatola prima del consumo

10Evita il consumo di alimenti con parti carbonizzate o bruciate Per la cottura dei cibi destinati ai bambini, privilegia metodi

che preservino il contenuto di vitamine idrosolubili (ad esempio cottura a vapore)

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Page 23: Pediatria magazine vol 2 | num 12 | 12-2012

Nuovo parco giochi al BurloL’IRCSS Burlo Garofolo di Trieste ha inaugurato il secondo parco giochi della struttura, “La Taverna dell’Orso”, dedicato ai bambini ricoverati e a quanti fanno visita ad amici o mamme. L’installazione è frutto delle donazioni effettuate dall’Associazione Nazionale Carabinieri, dal Rotaract e dall’azienda Jotun.

Giochi pericolosi. Le segnalazioni del sistema di allerta RAPEX

Prima versione pubblicata in inglese come“Weekly overview reports of RAPEX notifications” Dalla Direzione Generale per la Salute e i Consumatori della Commissione Europea sul sito ufficiale dell’Unione Europea attraverso il Sistema di allerta rapida dell’Unione Europea per i prodotti non alimentari (RAPEX)http://ec.europa.eu/rapex © European Union, 2005 – 2012 I punti ufficiali di contatto degli Stati Membri e degli Stati EFTA-EEA forniscono l’informazione pubblicata in questi report settimanali. Sotto i termini dell’Appendice II.10 della Direttiva sulla Sicurezza Generale dei Prodotti (2001/95/EC) la responsabilità per l’informazione fornita risiede nel soggetto notificante. La Commissione non è responsabile per l’accuratezza dell’informazione data. Traduzione italiana: Società Italiana di Pediatria (2012) La responsabilità della traduzione è totalmente a carico della Società Italiana di Pediatria.

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Prodotto Bolle di sapone

Categoria Giocattoli

Marchio Casa del Dolce

Paese d’origine Cina

Tipo/numero di modello

Modello: Numero 79Codice a barre: 5999554 369716 Lotto: 120209069

Descrizione Confezioni di liquido per produrre bolle di sapone insieme a caramelle. L’etichetta indica gli ingredienti delle caramelle in 27 lingue, oltre al numero di lotto, al codice dell’articolo, il codice a barre, i riferimenti del distributore, il marchio CE per i giocattoli e l’indicazione di uso del prodotto per bambini dai 3 anni di età in poi.

Pericolo Microbiologico.Il prodotto presenta questo rischio perché la conta microbica totale nell’acqua saponata è troppo alta (4800000 cfu/ml), mentre il valore limite è di 1000 cfu/ml. Il prodotto contiene un livello alto di Pseudomonas aeruginosa (3500000 cfu/ml). Se il liquido viene ingerito o viene a contatto con la pelle c’è un rischio di infezione. Il prodotto non è conforme alla Direttiva sulla sicurezza dei giocattoli.

Misure prese Divieto sul marketing del prodotto

Prodotto Giocattolo radio-comandato

Categoria Giocattoli

Marchio Qunxing®

Paese d’origine Cina

Tipo/numero di modello

Modello: QX-3542Codice a barre:6 928928 031323

Descrizione Fuoristrada giallo, a batterie, controllato a distanza. Ruote fatte di plastica soffice, incolore e trasparente. Confezione: prodotto avvolto in un guscio di polistirene in una scatola di cartoncino colorato.

Pericolo Chimico. Il prodotto presenta un rischio chimico perché contiene il 20.7 % di peso di di-etilesil ftalato (DEHP). In base alle disposizioni REACH gli ftalati DEHP, DBP e BBP sono proibiti in tutti i giocattoli e articoli per bambini, mentre gli ftalati DINP, DIDP and DNOP sono proibiti nei giocattoli e negli articoli per bambini che possono essere messi in bocca.

Misure prese Distruzione del prodotto

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Babbo Natale avrà controllato l’etichetta?

Proprio alla vigilia del periodo dell’anno in cui i giocattoli diventano il tormentone di figli e nipoti, il mondo degli oggetti destinati al divertimento dei piccoli è stato al centro di una serie di notizie poco confortanti sulla lo-ro sicurezza. Altroconsumo infatti ha pubbli-cato i risultati di una sua inchiesta sulla sicu-rezza e sugli aspetti etici di produzione dei giocattoli, che ha evidenziato gravi carenze. In particolare, in 4 su 20 giocattoli presi in esame è stata individuata una pericolosità di tipo chimico e meccanico (rischio di soffocamento per distacco di piccole parti del gioco). Con-temporaneamente, alla lunga e continuamen-te aggiornata lista di blitz della Guardia di Finanza per partite di merci contraffatte si è aggiunto un altro episodio (a Genova) riguar-

dante giocattoli destinati a bambini di età inferiore ai 3 anni, potenzialmente pe-ricolosi. Come comprare allora? Ci sono regole da seguire per far giocare i bambini tranquilli? A fare chiarezza ci pensa il Mini-stero della Salute, che ha inaugurato da poco una nuova sezione del suo sito web dedicata appunto alla sicurezza dei giocattoli. La pagi-na, oltre a spiegare come funziona il Rapex (il sistema di allerta e di notifica di prodotti pe-ricolosi dell’Unione Europea a cui anche noi attingiamo per questa rubrica), permette di fare una ricerca di prodotti pericolosi segna-lati in Italia e contiene delle brevi pubblica-zioni tra cui un vademecum per il consuma-tore, una guida esplicativa su ftalati e simila-limenti, e delle utilissime FAQ su cosa con-trollare e cosa evitare quando si acquista un

giocattolo. La regola più importante? La pre-senza sul prodotto del mar-chio CE: non dà la garanzia assoluta che il giocattolo sia a norma, ma quando non è pre-sente i rischi legati alla sicurezza del prodotto sono più alti. Altri elementi importanti sono la presenza di nome e indirizzo del fabbrican-te e dell’importatore, di istruzioni appropria-te per l’uso (in lingua italiana) e l’indicazione della fascia d’età dei bambini per la quale il giocattolo si ritiene adatto.

http://www.salute.gov.it/sicurezzaGiocattoli

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