Pediatria magazine vol 2 | num 11 | 11-2012

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Vaccinazioni e categorie a rischio Diversi ruoli sono coinvolti: specialista, pediatra di famiglia e medico vaccinatore costituiscono un triangolo che deve dotarsi di una sinergia assoluta. pagina 10 Prevenire le bronchioliti da VRSQual è l’impatto delle infezioni da VRS sui neonati pretermine e quali strumenti di profilassi abbiamo a disposizione? Ce lo ricorda Giovanni Corsello. pagina8 Pediatri ospedalieri: tutti pazzi per gli sms Il metodo di comunicazione non verbale più diffuso tra gli staff pediatrici ospedalieri? Gli sms o i file scambiati via smartphone, che hanno sostituito praticamente in toto la carta. Fresche di stampa Terzo appuntamento con la rubrica che presenta le ultimissime novità in arrivo dalla Letteratura: gli studi “da non mancare” in Pediatria selezionati per voi. pagina 7 pagina4 Il mestiere del pediatra “E quando pensate di aver fatto tutto per i vostri piccoli bambini, allora potrete andare a dormire. Mai accada di po- sare il capo sul cuscino, se prima non avrete fatto tutto quel- lo che è in vostro potere per loro”, amava ripetere Franco Panizon, leggenda della Pediatria italiana, scomparso nelle scorse settimane. Ma in quel “tutto” si nasconde una estrema complessità che è sempre più difficile governare per i medi- ci in generale e i pediatri in particolare. Ci sono le pressioni politiche ed economiche sull’organizzazione del lavoro da gestire, c’è la necessità non solo di aggiornarsi ma di discer- nere le ricerche degne di nota da quelle trascurabili o peggio fuorvianti in un mare quotidiano di dati, ci sono le oppor- tunità offerte dalle nuove tecnologie da saper cogliere. Il me- stiere del pediatra però è fatto anche di imponderabile: “Ci sono più cose in cielo e in terra (...) di quante ne sogni la tua filosofia”, scriveva William Shake- speare nel suo “Amleto”, e alcune recenti ricer- che sembrano confermare questo approccio. In particolare uno studio appena pubblicato sul prestigioso British Medical Journal rivela che l’istinto del pediatra ha un ruolo fonda- mentale nel percorso diagnostico del- le patologie infettive pediatriche. Il fattore umano quindi è sempre più da riportare al centro della pratica clini- ca: e di umanità i pediatri – che assi- stono ogni giorno uomini e donne in divenire – se ne intendono davvero. Magazine della Società Italiana di Pediatria www.sip.it volume 2 | numero 11 | novembre 2012 Mensile - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/13/2011 - Un fascicolo e 25

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Vaccinazioni e categorie a rischio Diversi ruoli sono coinvolti: specialista, pediatra di famiglia e medico vaccinatore costituiscono un triangolo che deve dotarsi di una sinergia assoluta.

pagina10

“Prevenire le bronchioliti da VRS”Qual è l’impatto delle infezioni da VRS sui neonati pretermine e quali strumenti di profilassi abbiamo a disposizione? Ce lo ricorda Giovanni Corsello.

pagina8

Pediatri ospedalieri: tutti pazzi per gli sms Il metodo di comunicazione non verbale più diffuso tra gli staff pediatrici ospedalieri? Gli sms o i file scambiati via smartphone, che hanno sostituito praticamente in toto la carta.

Freschedi stampa Terzo appuntamento con la rubrica che presenta le ultimissime novità in arrivo dalla Letteratura: gli studi “da non mancare” in Pediatria selezionati per voi.

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Il mestiere del pediatra“E quando pensate di aver fatto tutto per i vostri piccoli bambini, allora potrete andare a dormire. Mai accada di po-sare il capo sul cuscino, se prima non avrete fatto tutto quel-lo che è in vostro potere per loro”, amava ripetere Franco Panizon, leggenda della Pediatria italiana, scomparso nelle scorse settimane. Ma in quel “tutto” si nasconde una estrema complessità che è sempre più difficile governare per i medi-ci in generale e i pediatri in particolare. Ci sono le pressioni politiche ed economiche sull’organizzazione del lavoro da gestire, c’è la necessità non solo di aggiornarsi ma di discer-nere le ricerche degne di nota da quelle trascurabili o peggio fuorvianti in un mare quotidiano di dati, ci sono le oppor-tunità offerte dalle nuove tecnologie da saper cogliere. Il me-stiere del pediatra però è fatto anche di imponderabile: “Ci

sono più cose in cielo e in terra (...) di quante ne sogni la tua filosofia”, scriveva William Shake-speare nel suo “Amleto”, e alcune recenti ricer-che sembrano confermare questo approccio. In particolare uno studio appena pubblicato sul prestigioso British Medical Journal rivela che l’istinto del pediatra ha un ruolo fonda-mentale nel percorso diagnostico del-le patologie infettive pediatriche. Il fattore umano quindi è sempre più da riportare al centro della pratica clini-ca: e di umanità i pediatri – che assi-stono ogni giorno uomini e donne in divenire – se ne intendono davvero.

Magazine della Società Italiana di Pediatriawww.sip.it

volume 2 | numero 11 | novembre 2012

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Alberto E. Tozzi Coordinatore Area di Ricerca malattie

multifattoriali e fenotipi complessi, Ospedale Pediatrico

Bambino Gesù, Roma

1 gennaio 2013. Da questa data il presti-gioso British Medical Journal non accet-terà più di pubblicare studi sperimenta-li per i quali l’autore non consenta l'ac-cesso ai dati clinici della ricerca allo

scopo di effettuare studi secondari. Non sarà per alcuni così importante, ma è invece un segnale for-te verso la trasparenza e soprattutto verso la possi-bilità di avvantaggiarsi di un numero sempre mag-giore di studi clinici indipendenti per effettuare meta-analisi. Il BMJ si batte da sempre per la traspa-renza dei dati. Un lungo braccio di ferro tra la rivi-sta e l’azienda Roche per l’accesso ai dati di efficacia degli antivirali è in corso sulle sue pagine dal 2009. Finora i tentativi sono falliti, come documentato dal carteggio pubblicato sulla pagina web del BMJ

tra Tom Jefferson, autore di uno studio sugli anti-virali, e l’azienda stessa. Di tutt’altro segno le di-chiarazioni di GlaxoSmithKline, che già aveva di-chiarato la propria disponibilità a rendere accessi-bili i dati anonimizzati dei propri studi clinici e che plaude all’iniziativa della rivista britannica. Discutiamo da anni della necessità di rendere dispo-nibili i dati degli studi clinici sui farmaci: sembra insostenibile che i file per la registrazione dei pro-dotti possano rimanere un segreto tra le aziende e le Agenzie del farmaco. Oltre alla necessità di traspa-renza, è lampante come la disponibilità dei dati nell’era degli open data possa diventare un vantag-gio per la valutazione continua dei farmaci che uti-lizziamo. La disponibilità di dati ‘aperti’ permette a molte persone di poter contribuire a nuove scoper-te. Magari allargando l’orizzonte dei professioni-

Accesso libero

Pediatria anno 2 | numero 11 | novembre 2012

Magazine ufficiale della Società Italiana di Pediatria (SIP) via Gioberti 60 00185 Roma Tel. 06 4454912 www.sip.it [email protected]

DIrettore ScIentIfIco Alberto E. Tozzi

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Rino Agostiniani Sabrina Buonuomo Francesco De Luca Marina Macchiaiolo Domenico Minasi

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PubblIcItà e PromozIone

Tiziana Tucci Tel. 06 862 82 323 [email protected]

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 586/2002

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Individuale E 40,00Istituti, enti, biblioteche E 80,00Estero E 120,00

PreSIDente Alberto G. Ugazio

conSIglIo DIrettIvo Antonio Correra (Vicepresidente), Giovanni Corsello (Vicepresidente), Domenico Minasi (Tesoriere), Rino Agostiniani (Segretario), Luca Bernardo, Francesco De Luca, Paolo Colleselli, Marcello Lanari, Alberto Fabio Podestà, Luigi Cataldi, Riccardo Longhi, Maria Grazia Sapia, Gian Paolo Salvioli (Delegato della Conferenza Nazionale), Alessandro Fiocchi (Delegato del Consiglio Nazionale), Giuseppe Di Mauro (Delegato della Consulta Nazionale)

Il Pensiero Scientifico Editore Via San Giovanni Valdarno 8 00138 Roma Tel. 06 862 821 Fax 06 862 82 250 www.pensiero.it www.facebook.com/ PensieroScientifico twitter.com/ilpensiero

DIrettore reSPonSabIle Giovanni Luca De Fiore

Progetto grafIco e ImPagInazIone Typo srl, Roma

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StamPa

Arti Grafiche Tris, Via delle Case Rosse, Roma novembre 2012

ISSN 2240-3183

sti che li possono utiliz-zare sarà possibile tro-vare nuove indicazioni e nuovi usi per farmaci esistenti che per il mo-mento non sono consi-derati. E si tratta di un processo redditizio e virtuoso: in un celebre libro di Economia fir-mato da Don Tapscott e Anthony D. Williams, “Wikinomics. La colla-

borazione di massa che sta cambiando il mondo” (Etas 2007), è raccontata la storia di un’azienda spe-cializzata nell’estrazione mineraria di preziosi sull’orlo del fallimento che ha cambiato il proprio destino aprendo liberamente le informazioni sui si-ti estrattivi al pubblico, che a sua volta ha suggerito nuove strategie fino a quel momento inesplorate. È l'effetto del crowdsourcing, la forza delle folle. Sul-le pagine di un’altra importante rivista, il Journal of the American Medical Association (JAMA), il noto epidemiologo newyorchese John P. A. Ioannidis ci avverte che gli eclatanti risultati di efficacia relativi ad alcuni farmaci che talvolta vengono pubblicati solo raramente vengono confermati da uno studio successivo, che invece nella maggior parte dei casi li ridimensiona drasticamente. L'industria del farma-co ha bisogno di nuovi impulsi e di una iniezione di credibilità. Scavare meglio nel patrimonio di infor-mazioni che già è stato accumulato e condividere i dati è un’occasione da non perdere. Vero?

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Edito

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Fresche di stampa

Tempo di influenza e di vacciniJefferson T, Rivetti A, Di Pietrantonj C, Demicheli V, Ferroni E. Vaccines for preventing influenza in healthy children. Cochrane Database Syst Rev 2012;8:CD004879

Una nuova revisione degli studi di efficacia dei vaccini in-fluenzali in età pediatrica da parte dell’epidemiologo Tom Jefferson. La revisione documenta una efficacia della vacci-nazione nei bambini di età superiore a due anni e deboli evidenze per le età inferiori. Gli autori segnalano anche una potenziale influenza delle industrie sulla pubblicazione dei risultati nelle più prestigiose riviste scientifiche.

Musica per l’ADHDPelham WE Jr, Waschbusch DA, Hoza B, Gnagy EM, Greiner AR, Sams SE, Vallano G, Majumdar A, Carter RL. Music and video as distractors for boys with ADHD in the classroom: comparison with controls, individual differences, and medication effects. J Abnorm Child Psychol 2011;39(8):1085-98

Nonostante la convinzione che gli elementi di distrazione possano avere effetti negativi

nelle persone con ADHD, questa nuova analisi di dati raccolti in uno studio del

2011 suggerisce che la musica avrebbe un effetto positivo sulla concentra-zione nel bambino e nella capacità di finire i compiti. Lo studio prevedeva un intervento attraverso l’ascolto di

musica rock e rap alla radio.

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If you are a clinician who doesn’t use social media you are rapidly becoming part of the past

Richard Smith, direttore di Ovations/NHLBI chronic disease initiative

I primi 6 mesi dell’autismoLanda RJ, Gross AL, Stuart EA, Faherty A. Developmental Trajectories in Children With and Without Autism Spectrum Disorders: The First 3 Years. Child Dev 2012 doi: 10.1111/j.1467-8624.2012.01870.x

Un recente lavoro documenta come lo sviluppo sociale, motorio e del linguaggio dei pazienti con autismo non dif-ferisce da quello dei bambini normali fino ai 6 mesi di vita. L’osservazione apre alla possibilità di interventi precoci e a considerazioni sul momento più adatto per effettuare test diagnostici specifici.

Mani puliteGerald LB, Gerald JK, Zhang B, McClure LA, Bailey WC, Harrington KF. Can a school-based hand hygiene program reduce asthma

exacerbations among elementary school children? The Journal of Allergy and Clinical Immunology 2012 doi:10.1016/j.jaci.2012.08.031

Uno studio ha esplorato la possibilità che un programma di promozione del lavag-

gio delle mani possa influenzare il rischio di esacerbazione di asma bronchiale, in ba-

se all’osservazione che le riacutizzazioni sono spesso innescate da infezioni

respiratorie virali. Lo studio però non ha dimostrato alcun effetto,

anche se gli autori suppongono l’in-terferenza di fattori confondenti.

Quando il bambino scuote la testaTully H, Mink J. Abstract 17, 41st Annual Meeting of the Child Neurology - Huntington Beach, California October 31–November 3, 2012

È noto che l’atteggiamento stereotipico del-lo scuotere ripetutamente la testa è co-mune nei bambini con alcune disabilità sensoriali. Questo segno può essere pe-rò l’espressione di una rara malforma-zione del cervelletto, la rombencefalosi-napsi. L’osservazione è utile per una diagnosi difficile.

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Che febbre sarà?Colvin JM, Muenzer JT, Jaffe DM, Smason A et al. Detection of Viruses in Young Children With Fever Without an Apparent Source. Pediatrics 2012; peds.2012-1391 doi:10.1542/peds.2012-1391

Naturalmente i pediatri più smali-ziati lo sapevano già. Buona parte degli episodi febbrili che si os-servano nel bambino e che non sono riconducibili ad una causa specifica è provocata da infezioni virali. L’osservazione suggerisce di pensarci due volte prima di som-ministrare un antibioti-co e di utilizzare even-tuali risorse avanzate per la diagnostica virale.

Attenzione alla ChirurgiaMarshall A. Which Diagnoses Are Responsible For Most 30-Day Pediatric Surgery Readmissions? American College of Surgeons 2012 Annual Clinical Congress, September 30–October 4, 2012, Chicago

La maggior parte delle riospedalizzazioni in età pediatrica è correlata ad un intervento chirurgico pregresso. Nello stu-dio presentato in anteprima, la grande maggioranza non era programmata per un nuovo ricovero. Le com-plicanze infettive sono la causa più frequente di ritorno in ospedale.

Refresh sul trattamento dell’acneTitus S, Hodge J. Diagnosis and treatment of acne. Am Fam Physician 2012;86(8):734-40

Una review per chi vuole tenersi aggiornato sul trattamen-to e la gestione dell’acne giovanile che tiene conto della relazione con gli specialisti utili in questi casi. Compresi i suggerimenti e i commenti sull’efficacia dei cosiddetti trat-tamenti estetici che frequentemente vengono prescritti in questi casi.

Tre dosi di MPR per la parotiteOgbuanu IU, Kutty PK, Hudson JM, Blog D, Abedi GR, Goodell S, Lawler J, McLean HQ, Pollock L, Rausch-Phung E, Schulte C, Valure B, Armstrong GL, Gallagher K. Impact of a Third Dose of Measles-Mumps-Rubella Vaccine on a Mumps Outbreak. Pediatrics 2012

Una strategia per supplire all’effica-cia non elevatissima della compo-nente parotite del vaccino MPR? La terza dose somministrata in una comunità di adolescenti du-rante un’epidemia di parotite ha provocato una drastica riduzione dell’incidenza della malattia e il controllo dell’epidemia stessa.

37%Italiani nettamente contrari o diffidenti nei confronti dei vaccini antinfluenzali secondo un sondaggio ISPO

7,8% dei lucani, 3,6% dei lombardiPercentuali di pazienti con diabete 2 secondo i dati dell’Italian Barometer Diabetes Observator

Arma letale contro la pediculosiPariser DM, Meinking TL, Bell M, Ryan WG. Topical 0.5% Ivermectin Lotion for Treatment of Head Lice. N Engl J Med 2012;367:1687-1693 DOI: 10.1056/NEJMoa1200107

Novità nel campo terapeutico per una delle più fastidiose infestazioni conosciute. Una lozione topica a base di ivermectina avrebbe una elevata capacità rispetto ai controlli di ri-solvere l’infestazione con una singola sommi-nistrazione. I ri-sultati di effica-cia sono elevati a 2, 8 e 15 giorni di osservazione.

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26% degli uomini, 3,5% delle donneItaliani a rischio cardiovascolare secondo l’ISS

Quasi 4%Tasso di crescita annuo del diabete in Italia, oltre 100.000 persone

Avviare un paziente ad un approfondimento diagnostico sulla base dell’istinto, della sensa-zione che “c’è qualcosa che non va” permette di individuare più del 30% di pazienti colpiti da una patologia infettiva grave sfuggiti a una pri-ma diagnosi. Lo rivela uno studio osservaziona-le pubblicato dal British Medical Journal che rivaluta il fattore umano nella pratica clinica.Un team di ricercatori coordinato da Ann Van den Bruel del Department of Primary Care He-alth Sciences dell’University of Oxford ha preso in esame 3890 bambini e ragazzi tra 0 e 16 anni presentatisi in ambulatorio in condizioni di sa-lute apparentemente non gravi. Di questi, 21 sono stati subito avviati al ricovero ospedaliero per patologie infettive importanti (12 per pol-monite, 6 per pielonefrite, 1 per sepsi o menin-gite, 1 per cellulite, 1 per linfangite batterica), mentre lo 0,2% dei rimanenti 3369 pazienti è stato ospedalizzato in un secondo momento. L’aumento del rischio di patologie gravi è risul-tato correlato alla presenza di una sensazione negativa da parte del pediatra insorta nono-stante i valori clinici apparentemente rassicu-ranti (quoziente di probabilità o likelihood ra-tio 25,5, 95% CI, da 7,9 a 82,0), mentre l’azione del pediatra basata su tale sensazione negativa

L’istinto del pediatra

ha mostrato il potenziale di prevenire 2 casi di infezione su 6 non diagnosticati in ambulatorio (33%, 95% CI, da 4,0% a 100%) al ‘costo’ di 44 falsi allarmi (1,3%, 95% CI, da 0,95% a 1,75%). Le condizioni più spesso associate all’insorgere della sensazione “che qualcosa non va” nei pe-diatri sono risultate sonnolenza, tristezza, respi-ro anormale, perdita di peso e convulsioni. Tra i fattori contestuali spicca la preoccupazione dei genitori e la loro convinzione che la patologia del figlio sia “diversa dal solito” (odds ratio 36,3, 95% CI, da 12,3 a 107). Interessante notare co-me quando la sensazione negativa da parte del pediatra è assente la probabilità di un’infezione grave scenda dallo 0,2% allo 0,1%.“Parlando di cure primarie, ovviamente i pe-diatri spesso visitano pazienti a uno stadio pre-coce di malattia, quando alcuni segni e sintomi

Rischio ESRD per gli adolescenti sovrappesoObesità e sovrappeso nell’ado-lescenza sono associati ad un significativo aumento del ri-schio di insufficienza renale cronica evoluta (End Stage Renal Disease o ESRD) anche non diabetica nei 25 anni suc-cessivi. Lo rivela uno studio pubblicato dagli Archives of Internal Medicine.I ricercatori israeliani dello Sheba Medical Center di Tel Hashomer e dell’Esercito di Israele coordinati da Asaf Vi-vante hanno preso in esame i dati su 1.194.704 diciassetten-ni sottoposti a visita di leva tra il 1967 e il 1997 e li hanno in-crociati con quelli inseriti nel

registro nazionale sull’ESRD tra 1980 e 2010. In 30.478.675 anni-persona di follow up 874 pazienti hanno sviluppato ESRD, per un’incidenza di 2,87 casi per 100.000 anni-persona. Negli adolescenti obesi o so-vrappeso è stato evidenziato un aumento del rischio di ESRD in età adulta, con tassi di incidenza rispettivamente di 13,40 e 6,08 casi per 100.000 anni-persona. Il sovrappeso adolescenziale è quindi asso-ciato a un HR di 3 (95% CI, da 2,50 a 3,60) mentre l’obesità è associata a un HR di 6,89 (95%

CI, da 5,52 a 8,59) per ESRD trattata per tutte le cause.

caratteristici ancora non sono ancora evidenti. In questa situazione, i medici a volte riportano di provare la sensazione che in realtà ci sia qualcosa di grave nel paziente sotto l’apparente normalità, anche se non sanno spiegare per-ché”, spiega la Van den Bruel. “Una recente re-visione sistematica ha verificato che questa sensazione ha un valore diagnostico più eleva-to della maggior parte dei sintomi e segni e suggerito che dovrebbe essere considerata una ‘bandiera rossa’, un marker importante di per sé”. Nelle ‘rapid responses’ sul sito del BMJ Horst D. Weinberg, pediatra di Sacramento, ha sottolineato: “Da pediatra con più di 50 anni di carriera, non posso essere più d’accordo. Chia-matelo sesto senso, istinto, chiamatelo come volete. È però un fattore estremamente impor-tante in una giornata frenetica come quella di un ambulatorio pediatrico, alcuni colleghi ce l’hanno altri no e non ce l’avranno mai. La ca-pacità di vedere un paziente e immediatamen-te ‘sentire’ che c’è qualcosa di grave che non va è ciò che differenzia un pediatra da un eccellen-te pediatra”.

^̂^Van den Bruel A, Thompson M, Buntinx F, Mant D. Clinicians’ gut feeling about serious in-fections in children: observational study. BMJ 2012;345:e6144 doi:http://dx.doi.org/10.1136/bmj.e6144

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Il metodo di comunicazione non verbale più diffuso tra gli staff pediatrici ospedalieri? Gli sms o i file scambiati via smartphone, che hanno sostituito praticamente in toto la carta. Lo rivela uno studio presentato nei giorni scorsi alla AAP Experience di New Orleans. I ricercatori dell’University of Kansas School of Medicine di Wichita coordinati da Stepha-nie Kuhlmann hanno interpellato 106 pediatri ospedalieri (il 68% di sesso femminile, il 62% in carica da meno di 10 anni) sulle loro moda-lità di comunicazione con gli altri membri dello staff. È emerso innanzitutto che il 90% utilizza uno smartphone (nel 18% dei casi aziendale) e il 96% invia abitualmente messag-gi di testo, nel 57% dei casi messaggi di lavoro (il 12% usa gli sms per comunicazioni di lavo-ro più di 10 volte per turno). Il 49% afferma poi di ricevere sms di lavoro anche quando non è di turno: tali sms arrivano da colleghi pediatri ospedalieri (59%), specializzandi (34%) altri specialisti per consulti (25%). Il 41% dei pediatri interpellati ammette di avere delle perplessità sulla policy di utilizzo degli sms per lavoro, e il 27% riferisce di aver rice-

vuto informazioni sanitarie riservate su pa-zienti tramite sms. Solo il 10% ha ricevuto dalla struttura ospedaliera un software per la protezione dei messaggi di testo. Sebbene i metodi di comunicazione più utilizzati tra membri dello staff ospedaliero pediatrico ri-mangano la conversazione faccia a faccia (92%) e quella telefonica (92%), è significativo che i pediatri ospedalieri dichiarino che po-tendo scegliere la modalità di comunicazione più efficace e comoda si affiderebbero sempre a messaggi di testo via smartphone (27%), cer-capersone (23%), e solo nel 21% dei casi alla comunicazione verbale faccia a faccia. “L’utilizzo dei messaggi di testo tra colleghi, specializzandi e persino per trasferire un pa-

Pediatri ospedalieri: tutti pazzi per gli sms

ziente da un reparto all’altro sta diventando sempre più frequente”, commenta la Kuhl-mann. “Il rapidissimo aumento della diffusione degli smartphone ha colto di sorpresa le strut-ture ospedaliere, che ancora non hanno imple-mentato procedure e protocolli per gestire que-sto traffico di informazioni, del quale peraltro andrebbe valutata l’efficacia con studi appositi. È necessaria anche una riflessione sull’impatto che questa modalità di comunicazione ha sulla vita privata degli operatori sanitari: non è facile isolarsi dal telefono cellulare quando non si è di turno: si rimane sempre contattabili”.

^̂^ Kuhlmann S, Ahlers-Schmidt CR, Stein-berger E. Text Messaging As a Means of Com-munication Among Pediatric Hospitalists. AAP Experience - American Academy of Pe-diatrics 2012 National Conference & Exhibi-tion, Abstract 17820, New Orleans October 20–23 2012.

16 anniEtà sotto la quale è vietato qualsiasi tipo di intervento a fine estetico secondo una legge appena approvata in Austria. Per i pazienti tra 16 e 18 anni invece obbligatori consenso dei genitori e valutazione psicologica, ha stabilito la Österreichische Ärztekammer, l’Associazione dei medici austriaci.

“In questo studio di popola-zione obesità e sovrappeso all’età di 17 anni sono risulta-te fortemente e positivamente associate all’aumento dell’in-cidenza di insufficienza renale cronica evoluta in età adulta, malgrado il rischio assoluto di ESRD rimanga basso”, spiega Vivante. “Nel caso di ESRD diabetica i 17enni sovrappeso però corrono un rischio 6 vol-te più elevato del normale di sviluppare la malattia in età adulta e quelli obesi addirittu-ra 19 volte più elevato del normale”.

^̂^ Vivante A, Golan E, Tzur D et al. Body Mass Index in 1.2 Million Adolescents and Risk for End-Stage Renal Disease. Arch Intern Med 2012;1-7 doi:10.1001/2013.jamainternmed.85

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La nascita tra le 32 e le 36 settimane rappresenta un fattore di rischio molto rilevante per la morbilità respiratoria durante l’infanzia. Da cosa nasce l’elevata suscettibilità dei bambini ‘late preterm’ alle infezioni del tratto respiratorio inferiore (Lower Respiratory Tract Infection o LRTI), tra le quali le infezioni gravi da VRS?Tutti i neonati pretermine presentano un elevato rischio di contrarre infezioni respiratorie durante l’infanzia. Si tratta di un gap legato alla prematurità in sé, perché questi neonati sono stati privati di una quota fondamentale di anticorpi materni che passano dal sistema immunitario della madre al feto durante l’ultimo periodo della gravidanza. In più hanno un sistema immunitario ancora incompleto che li rende particolarmente vulnerabili alle infezioni in genere, anche gravi. Questo si verifica anche nella categoria di neonati cosiddetti ‘late preterm’ che spesso hanno un peso corporeo che li potrebbe far considerare normali ma in realtà hanno un’età gestazionale che è ancora a rischio, perché a 33-34 settimane molti apparati e

molte funzioni sono incompleti, compreso il sistema immunitario. Si tratta di neonati particolarmente vulnerabili, sebbene a volte considerati ‘poco impegnativi’, che possono manifestare patologie respiratorie da trattare in terapia intensiva. Sono suscettibili a infezioni batteriche e virali. Tra le infezioni virali il VRS può causare bronchioliti particolarmente impegnative per il neonato, soprattutto nel periodo stagionale epidemico.

La frequenza delle nascite ‘late preterm’ è in significativo aumento: che impatto potrebbe avere questo dato sull’epidemiologia del VRS?L’aumento dei neonati ‘late preterm’ è legato a molti fattori, tra i quali l’aumento delle gravidanze gemellari e la maggiore protezione delle gravidanze pretermine. Poiché

questi neonati sono a rischio di infezioni da VRS più gravi, questo potrebbe far aumentare l’incidenza di bronchioliti gravi e il numero di ospedalizzazioni e assistenza intensiva o semi-intensiva.

Qual è l’impatto a lungo termine dell’infezione da VRS?Il VRS è un virus che può influenzare negativamente alcuni parametri e modalità di sviluppo dell’albero respiratorio. Un neonato che nel primo anno di vita contrae un’infezione da VRS può rimanere per così dire più vulnerabile del normale nelle sue mucose respiratorie, con una tendenza a manifestazioni infiammatorie ricorrenti. La maturazione di alcune funzioni viene in qualche modo rallentata. Il VRS – assieme ad altri fattori quali ad esempio il fumo passivo e l’inquinamento ambientale – è una delle cause di broncopatie ostruttorie ricorrenti che soprattutto nel periodo invernale e primaverile danno bronchiti con gemito respiratorio e tosse, quello che si chiama ‘wheezing ricorrente’. Tale condizione, che può somigliare all’asma in alcune manifestazioni cliniche, nei late preterm sembra essere più significativa o più prolungata negli anni: è come

Qual è l’impatto delle infezioni da VRS sui neonati pretermine e quali strumenti di profilassi abbiamo a disposizione?

Intervista a Giovanni Corsello

se l’immaturità della funzione respiratoria condizionasse in soggetti predisposti manifestazioni bronco-ostruttive ricorrenti di maggiore entità o con maggiore cronicità. L’impatto dell’infezione da VRS quindi non è solo l’impatto di una malattia acuta ma anche quello di conferire una predisposizione allo sviluppo di una condizione cronica e ricorrente di infiammazione respiratoria lungo i primi anni di vita.

A oggi non è disponibile nessun trattamento per le infezioni da VRS delle basse vie respiratorie. La prevenzione, quindi, rappresenta l’approccio terapeutico migliore. Quali strumenti di profilassi abbiamo a disposizione? Quale dovrebbe essere la strategia da applicare in concomitanza con l’inizio della stagione epidemica?Un trattamento terapeutico specifico per queste infezioni virali non lo abbiamo, e nel caso del VRS non c’è neppure la possibilità di una vaccinazione perché i tentativi in questo senso si sono rivelati tutti degli insuccessi. Abbiamo a disposizione solo trattamenti di supporto; per fortuna prevalentemente

Il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) è la causa più diffusa di infezione virale dell’apparato respiratorio nell’infanzia. Il 60% dei nati contrae l’infezione durante la prima stagio-ne epidemica della sua vita, quasi la totalità (82%) presenta anticorpi specifici dopo la seconda stagione e al compimen-

to del quinto anno di vita virtualmente la totalità dei bambini è stata infettata da VRS. Ma in determinate categorie di neonati, questo agente patogeno così diffuso può rappresentare un perico-lo da non sottovalutare, come ci spiega Giovanni Corsello, Diret-tore del Dipartimento Materno Infantile dell’Università degli Studi di Palermo e Presidente eletto della SIP.

“Prevenire le bronchioliti da VRS”

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queste infezioni non sono particolarmente gravi e quindi i bambini vanno trattati con ossigenoterapia, idratazione e terapia antinfiammatoria ove ce ne fosse bisogno, e guariscono senza reliquati o con una tendenza al wheezing ricorrente. Esistono però delle categorie nelle quali il rischio di contrarre una patologia grave è molto più elevato: abbiamo detto dei prematuri – soprattutto quelli con età gestazionale molto bassa – ma anche i neonati cardiopatici che tendono allo scompenso, quelli con deficit immunitari genetici o acquisiti, quelli con alcune malformazioni che possono ridurre la funzionalità respiratoria. Ci sono insomma delle situazioni che configurano per un’infezione da VRS il rischio di una problematica grave, con complicanze e necessità di intubazione e assistenza intensiva. Oggi per queste

categorie c’è la possibilità di effettuare una profilassi passiva attraverso la somministrazione dell’anticorpo monoclonale palivizumab nel periodo epidemico, che riduce in modo significativo il rischio di infezione grave da VRS. Non dimentichiamo anche l’utilità di una prevenzione ambientale: poiché il virus respiratorio sinciziale si concentra in determinati periodi dell’anno occorre fare diagnosi precoce di bronchiolite, evitare di ospedalizzare questi bambini in compagnia di altri neonati o lattanti e adottare misure di disinfezione adeguate perché il rischio di contagio è alto. Cercare quindi di limitare la diffusione del virus sia in ambito ospedaliero che familiare e di comunità.

Quali sono le raccomandazioni della Società Italiana

di Neonatologia (SIN) sulla profilassi anti-VRS?Le raccomandazioni della SIN – che poi sono sovrapponibili a quelle dell’American Academy of Pediatrics (AAP) e di altri organismi scientifici internazionali della Pediatria e della Neonatologia – prevedono appunto che nei soggetti ad alto rischio nel periodo epidemico venga somministrato l’anticorpo monoclonale palivizumab. Si tratta di una procedura che viene seguita nella stragrande maggioranza delle Unità di Terapia Intensiva, perché i neonati pretermine oggi sopravvivono sempre di più e meglio, con esiti sempre più lievi per fortuna e quindi sono neonati che vanno protetti anche in termini di qualità della salute. La prevenzione delle bronchioliti da VRS rientra nelle procedure utili e necessarie per migliorare la qualità della salute di questi neonati.

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Squilla il telefono. È una pediatra di famiglia che sta visitando in ambulatorio un bambino con sindro-me di Down. Il bimbo ha 15 mesi, una cardiopatia (ca-nale atrioventricolare) e non ha ancora ricevuto il vaccino contro lo pneumococco. Il bimbo è stato inviato dall’ufficio vaccinale al

cardiologo per verificare che non avesse controindicazioni e poi di nuovo al pediatra di famiglia. È possibile fare in modo che i bambini come questo vengano vaccinati per tempo senza difficoltà e disagi per la famiglia?

I bambini con malattie croniche rappresentano un obiettivo primario delle strategie vaccinali. Le pato-logie croniche, infatti, con vari meccanismi, predi-spongono alle infezioni e alle loro complicazioni. Alla base di questo effetto possono trovarsi immu-nodeficienze di diverso grado, malattie che compro-mettono la funzione del sistema respiratorio o di quello gastrointestinale, ma anche malattie metabo-liche che, in presenza di infezioni intercorrenti, pos-sono facilmente scompensarsi.È noto che la copertura vaccinale e la tempestività delle vaccinazioni di routine proprio nei soggetti a rischio, cioè nei bambini affetti da una malattia cro-nica, sono tutt’altro che ottimali. Di fatto i bambini che ne hanno più bisogno sono paradossalmente quelli più trascurati. In uno studio su bambini ita-liani i risultati indicano che i ritardi accumulati (ve-di box) sono ingiustificati e di entità tale da creare un problema rilevante. In un Paese come il nostro dove non è stato raggiunto ancora, ad esempio, l’obiettivo di eliminazione del morbillo, sarebbe una tragedia osservare malattie prevenibili con la vacci-nazione proprio in questi pazienti.

Il ritardo o la mancata vaccinazione in questi bam-bini riguardano tutte le vaccinazioni, senza eccezio-ni. Il motivo di ritardo più frequente? Una malattia intercorrente o un aggravamento della patologia di base. Questa osservazione indica chiaramente il ti-more e l’esistenza di false controindicazioni nel pro-cesso di vaccinazione di questa particolare categoria.Il calendario vaccinale recentemente diffuso dal Mi-nistero della Salute insieme al Piano Nazionale per la Prevenzione Vaccinale sottolinea la necessità di aumentare l’efficacia delle strategie per raggiungere gli individui a rischio e per alcune vaccinazioni rac-comanda indicazioni specifiche. Le indicazioni del Ministero rimandano a un percorso piuttosto arti-colato che risponde alla logica di implementare stra-tegie ad hoc per specifiche patologie.Il progresso scientifico, inoltre, fornisce continua-mente nuovi input sulla fisiologia della risposta im-mune che possono essere estremamente utili per fornire la migliore protezione possibile alle categorie più deboli. Basti pensare all’accumulo di nuove co-noscenze circa i vaccini coniugati e al loro effetto specifico sulle cellule B memory che rende ragione della protezione prolungata conferita da questi pro-dotti anche in alcuni gruppi che hanno una risposta immune non ottimale o parzialmente compromessa.Uno dei determinanti fondamentali del successo di un programma vaccinale, e in particolare per le ca-tegorie a rischio, riguarda la raccomandazione del pediatra verso l’effettuazione della vaccinazione. È noto infatti che tale raccomandazione aumenta di diverse volte la probabilità che il bambino riceva una vaccinazione. La complessa rete di assistenza che fornisce le cure specialistiche al paziente cronico può rendere difficoltoso il meccanismo di racco-mandazione e somministrazione delle vaccinazioni.

Tra specialista, pediatra di famiglia e medico vaccinatore deve esserci una sinergia assoluta

Vaccinazioni e categorie

a rischio

Alberto E. TozziOspedale Pediatrico

Bambino Gesù, Roma

Alberto VillaniOspedale Pediatrico

Bambino Gesù, Roma

Copertura vaccinale a 24 mesi in un campione di 275 bambini con patologia cronica di tre Regioni italianeDifterite, tetano, pertosse 87,3%Poliomielite 85,5%Epatite B 84,8%Hib 87,1%Morbillo, parotite, rosolia 62,4%Varicella 2,4%Pneumococco 42,0%Meningococco C 31,4%

Pandolfi E et al. Vaccine 2012,30:5172

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Come esemplificato in apertura, diversi ruoli sono coinvolti nelle attività di raccomandazione e som-ministrazione delle vaccinazioni in questi pazienti: in particolare il pediatra specialista, il pediatra di famiglia e il medico vaccinatore costituiscono un triangolo che deve dotarsi di sinergia assoluta. Una modalità di approccio al problema riguarda l’esame della frequenza di accesso ai servizi sanitari. Laddo-ve la patologia del bambino condizioni un accesso frequente al centro specialistico, sembra naturale immaginare che nello stesso luogo sia disponibile un servizio vaccinale. Questa ipotesi naturalmente dovrebbe esse esplorata in modo da integrare le at-tività dei servizi vaccinali tradizionali con quelli eventualmente offerti nei centri specialistici.Una parte importante risulta infine dal timore di somministrare vaccini per paura di indurre inattesi effetti collaterali. Per fare un esempio, uno dei fatto-ri associati al ritardo nella somministrazione della vaccinazione contro morbillo-parotite-rosolia nel bambino cronico in Italia riguarda la presenza di sintomi neurologici. È difficile dire quale sia la ra-gione di questa associazione (timore di effetti colla-terali a carico del SNC da parte di un vaccino vivo attenuato?), ma lo stesso risultato è stato osservato in uno studio svizzero, tutto sommato vicino casa nostra. Esistono quindi segnali che indicano la ne-cessità di approfondire la formazione sulle modalità di vaccinazione, le indicazioni, le controindicazioni dei pazienti a rischio in tutte le categorie professio-nali che si occupano di salute di questa particolare categoria. Da questo punto di vista potrebbe risul-tare utile lo sviluppo di strumenti sintetici o basati su Internet, anche disponibili per gli smartphone, che permettano ai professionisti della salute di con-sultare le raccomandazioni corrette al momento giusto. Questo approccio consentirebbe di semplifi-care l’approccio a un argomento di salute ancora poco popolare.Un ultimo aspetto merita di essere sottolineato. Le vaccinazioni, specie nelle categorie a rischio, rappre-sentano un patrimonio importante per i pazienti e per le loro famiglie. Il modello corrente vede ancora lontane le stesse famiglie dalla partecipazione ai processi decisionali per la salute. Ormai la cultura, i mezzi di comunicazione e l’ambiente sociale sono maturi per un passo avanti.

Di questo progresso dovrebbe farsi portavoce pro-prio la Pediatria. Il pediatra ha le migliori occasio-ni per far partecipare, al livello più appropriato per ciascuna famiglia, queste ultime ai processi di cura, vaccinazioni comprese. Proprio per le categorie a rischio questa esigenza è più forte ed il risultato atteso probabilmente più grande.

Il calendario vaccinale del Piano Vaccini 2012

Nascita 3° mese

5° mese

6° mese

11° mese

13° mese

15° mese

5-6 anni 11-18 anni > 65 anni

Ogni 10 anni

DTPa DTPa DTPa DTPa DTPa (dopo i 7 anni usare dTpa)

dTpa dT, almeno una delle dosi di richiamo con dTpa

IPV IPV IPV IPV IPVHBV HBV per i nati da

madre HBsAg+HBV HBV HBV

Hib Hib Hib HibMPR MPR MPR MPR (catch up e mop up)PCV PCV PCV PCVMen C Men C Men C, dose singola per i

non vaccinati nell’infanziaHPV HPV per le bambine, 3 dosiVaricella Varicella, 2 dosi per i

soggetti non vaccinati e con anamnesi negativa

Influenza Influenza

Indicazioni per la vaccinazione delle categorie a rischio per tipo di vaccino

Categorie MP

RVa

ricel

laIn

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pat

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Ep

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BM

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goco

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TBE

Pne

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Hib

Deficit immunologici

Bambini in attesa di trapianto d’organoImmunodeficienzeImmunodepressione o immunosoppressioneInfezione da HIV (CD4≥200/mL)Bambini HIV+AspleniaDifetti congeniti del complementoDifetti dei Toll like receptors tipo 4Difetti della properdina

Malattie ematologiche

Malattie degli organi emopoietici e emoglobinopatieBambini che ricevono concentrati di fattori della coagulazionePolitrasfusi, emofiliciTalassemia e anemia falciforme

Malattie oncologiche

TumoriLeucemia linfatica acuta in remissioneLeucemie, linfomi, mieloma multiploTrapianto di midollo

Pazienti chirurgici

Bambini in attesa di importante intervento chirurgicoBambini in attesa di trapianto di organo solidoBambini con trapianto di organo solido

Malattie respiratorie

Malattie croniche dell’apparato respiratorioPatologie con aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie

Nefropatie Insufficienza renale cronicaEmodializzati e bambini in attesa di entrare in dialisiSindrome nefrosica

Condizioni neurologiche

Perdita liquido cerebro spinalePortatori di impianto cocleare

Altre categorie a rischio

Epatopatia cronicaMalattie dell’apparato cardiocircolatorioDiabete tipo 1ObesitàMalattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinaliLesioni eczematose o psoriasiche delle mani

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Meningite e stroke associati a prodotti potenzialmente contaminati

Ventinove morti, oltre 400 infettati, 14.000 a rischio. Questi i numeri legati ad un’epidemia di meningite fungina da Aspergillus fumigatus occorsa negli Stati Uniti e legata alla contami-nazione di iniezioni di metilprednisone pro-dotte dalla ditta New England compound center (NEcc). L’azienda è al momento sotto inchiesta ed è stato effettuato un massiccio ritiro dei farmaci prodotti nei suoi stabili-menti. A settembre è stato notificato ai Cen-ters for Disease Control and Prevention (CDC) il primo caso di meningite, esordita circa 19 giorni dopo una iniezione di steroidi per via epidurale. Dalle colture inizialmente negative è stato poi isolato un Aspergillus fumigatus. Il 28 settembre veniva segnalato un altro caso

Ogni mese le segnalazioni più importanti per i pediatri tra tutte quelle emesse dagli organismi di controllo italiani e internazionali

Alert farmaci

simile al di fuori del Tennessee, suggerendo la possibilità di una diffusione iatrogena. Al 4 ottobre i casi con caratteristiche simili erano saliti a 35 in altri 6 Stati dell’Unione. I pazien-ti infetti hanno presentato i sintomi in media da 1 a 4 settimane dopo l’iniezione mostran-do una varietà di sintomi da molto lievi a molto gravi, compresi sintomi neurologici ti-po stroke, fino al decesso. Anche un secondo centro Ameridose, di stessa proprietà, che produce medicinali sterili, è stato temporane-amente chiuso. La Food and Drugs Admini-stration (FDA) ha chiesto di rivedere le proce-dure di sterilizzazione utilizzate. L’azienda, che si trova a Westborough, in Massachusetts, ha disposto il ritiro precauzionale di tutti i suoi prodotti sul mercato come segno di col-laborazione con l’agenzia regolatoria e il Mas-sachusetts Board of Registration in Pharmacy, pur in assenza di qualsiasi segnalazione di eventi avversi.

Approvata la prima terapia genica per una patologia rara

Glybera è la prima terapia genica approvata dalle agenzie regolatorie. Si tratta di un farma-co (alipogene tiparvovec) utile per il tratta-mento del deficit di lipoproteina lipasi (LPLD, anche noto come iperchilomicronemia fami-liare). Si tratta di una rara condizione familiare caratterizzata da elevata chilomicronemia e concentrazioni diminuite delle altre lipoprotei-ne. È dovuta al deficit di lipasi lipoproteica, un’idrolasi alcalina dei trigliceridi che catalizza uno stadio importante della rimozione extrae-patica delle lipoproteine ricche di trigliceridi dal sangue, caratterizzata dall’assenza di attivi-tà della lipasi lipoproteica, da un accumulo massivo di chilomicroni nel plasma e da un aumento corrispondente della concentrazione di trigliceridi plasmatici. La concentrazione di

VLDL può essere abbastanza nor-male. La malattia di solito si ri-scontra in epoca pediatrica sulla base di ripetuti episodi di dolore addominale, attacchi ricorrenti di pancreatite, xantomatosi cutanea eruttiva ed epatosplenomegalia. La severità dei sintomi è propor-zionale al grado di chilomicrone-mia, che dipende dall’introito di grassi con la dieta. L’unico tratta-mento efficace è un regime diete-tico strettissimo con le conse-guenti implicazioni sulla qualità della vita. I pazienti affetti da que-sta patologia sono anche a rischio di sviluppare diabete e compli-canze cardiovascolari. Il farmaco, in commercio dal 2013, potrà es-sere somministrato dai centri di riferimento per la patologia. L’azienda produttrice, la uniQure, costruirà anche un registro di pa-zienti. L’autorizzazione al com-mercio copre tutti e 27 gli Stati membri dell’Unione Europea.

Marina Macchiaiolo UOC Malattie Rare - Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

Ogni 25 secondiNel mondo un bambino muore di polmonite, per un totale di 3400 decessi al giorno, secondo l’Unicef

5000 Passi al giorno sufficienti per prevenire l’80% delle malattie croniche

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Di plastica, di silicone, di gomma o di caucciù, inseparabile consolatore di notti insonni e prime frustrazioni, il ciuccio o ciucciotto o succhiotto che dir

si voglia occupa da sempre un posto privilegiato nel cuore e nella iconografia dei bambini e dei ne-ogenitori. Diversa la fama in ambiente pediatrico, dove il ciuccio attraversa periodicamente alterne vicende. L’ultimissima, solo in termini temporali, vie-ne dal Congresso annuale dell’American Society for Clinical Pathology svol-tosi di recente a Boston: il ciuccio è contagioso! Secondo uno studio condotto da un gruppo di patologi dell’Oklahoma State University su 10 succhiotti prelevati random (sottratti?!) a piccoli pazienti ricoverati in Pediatria, sui ciucci può trovare terreno fertile di crescita una vasta gamma di germi che potrebbero alla lunga alterare la flora batterica abituale e causare infezioni di tutti i generi, nonché indurre lo sviluppo di allergie, asma e malattie autoim-muni, perfino malattie cardiovascolari e sindrome metabolica. Una vera bom-ba ad orologeria. In attesa di capirci qualcosa leggendo i dati reali pubblicati

su una rivista peer-reviewed, riparte l’eterna dia-triba: ciuccio sì o ciuccio no? Parliamone...Riduce il doloreÈ esperienza comune, ma è stato anche dimostrato scientificamente con studi mirati e ben condotti: il ciuccio è veramente un consolatore, riduce la sensa-zione di dolore soprattutto nelle procedure poco invasive come i prelievi venosi. L’American Aca-demy of Pediatrics (AAP) raccomanda di utilizzare il ciuccio nei lattanti per il sollievo del dolore da procedure minori. SIDSDiversi studi hanno mostrato una correlazione pro-tettiva tra uso del ciuccio e rischio di morte improv-visa in culla. Non è chiaro quale sia il meccanismo alla base di questo dato: è stato ipotizzato che la pre-senza della maniglia del ciuccio aiuterebbe a preve-nire le ipossie accidentali evitando il contatto diret-to del viso con le lenzuola e prevenendo il soffoca-mento; sembra che i bambini che usano il ciuccio abbiano una soglia del risveglio più bassa e si svegli-no più frequentemente, riducendo il rischio di ap-nee fatali; durante la suzione il bambino è costretto

a tenere la lingua in avanti diminuendo il rischio di ostruzione orofaringea; l’uso del ciuccio poi aiute-rebbe il bambino a respirare attraverso la bocca se il naso è ostruito. Nelle ultime indicazioni l’AAP sug-gerisce l’uso del ciuccio per la prevenzione del ri-schio di SIDS nei lattanti. L’effetto benefico della suzione non nutritiva è stato particolarmente stu-diato nei bambini pretermine in cui è stato dimo-strato in più studi l’incremento della maturità neu-rologica e la crescita cognitiva. AllattamentoL’uso del ciuccio influisce sull’allattamento? Per ri-spondere a questa domanda molte indagini sono state condotte, e persino il più importante database di revisioni sistematiche (Cochrane) ci fornisce delle risposte. Mentre le indicazioni dell’OMS sono tassa-tive nello sconsigliare ogni uso di succhiotti e tetta-relle durante l’allattamento al seno, secondo le linee-guida AAP non esistono prove che l’uso del ciuccio influisca sulla durata dell’allattamento, ma si consi-glia comunque di non usare e non offrire il ciuccio al bambino nel periodo in cui sta imparando ad at-taccarsi al seno. Anche l’American Academy of Fa-mily Physicians (AAFP) mantiene una posizione cau-tamente positiva, suggerendo di effettuare un ade-guato counseling alle puerpere sulle modalità di utilizzo del ciuccio. Otite mediaCi sono due ipotesi su come l’uso del ciuccio possa aumentare il rischio di otite media: potrebbe crear-si un reflusso di secrezioni naso-faringee nell’orec-chio medio per il meccanismo di suzione continua-tiva, oppure potrebbe crearsi una disfunzione delle tube di Eustachio per una alterazione della mecca-nica dentale. Le linee guida AAFP/AAP in materia di otite media, tra le altre indicazioni preventive, aller-tano sull’uso continuativo del ciuccio dopo i 6 mesi di vita perché potrebbe aumentare il rischio di otite media ricorrente. MalocclusioneDiversi studi degli ultimi 3 lustri hanno evidenziato una associazione tra suzione del ciuccio o del dito e insorgenza di problemi ortodontici come malocclu-sioni, morso aperto o morso incrociato. L’American Academy of Pediatric Dentistry conferma l’allarme sull’uso prolungato del ciuccio nei bambini e il ri-schio di sviluppare problemi dentali a lungo termi-ne, e conclude sconsigliando l’uso del ciuccio oltre i 4 anni di vita.

Sabrina BuonuomoDipartimento di Medicina Pediatrica, Malattie Rare

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

^̂^ Nelson AM. A comprehensive review of evidence and current recommendations related to pacifier usage. J Pediatr Nurs 2012;27(6):690-9 doi: 10.1016/j.pedn.2012.01.004

^̂^ Task Force on Sudden Infant Death Syndrome, Moon RY. SIDS and other sleep-related infant deaths: expansion of recommendations for a safe infant sleeping environment. Pediatrics 2011;128(5):1030-9.

^̂^ Moon RY, Fu L. Sudden infant death syndrome: an update. Pediatr Rev 2012;33(7):314-20.

Ciuccio: veicolo di infezioni?Riparte l’eterna diatriba: ciuccio sì o ciuccio no? Parliamone...

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Si stima che l’acne vulgaris colpisca l’85% dei teenager. Malgrado solitamente non abbia esiti gravi, questa patologia derma-tologica ha un profondo impatto psicolo-

gico sui giovani pazienti e può rappresentare una barriera difficile da superare nella loro vita di rela-zione. È dimostrato in letteratura che l’acne è asso-ciata all’insorgenza di sintomi ansiosi e depressivi e persino all’aumento di pensieri e tentativi suicidari. Un team di ricercatori serbi coordinato da Slavenka Jankovic dell’Istituto di Epidemiologia dell’Univer-sità di Belgrado ha recentemente misurato la qua-lità di vita correlata alla salute (health-related qua-lity of life o HRQoL) in 353 studenti 15-18enni (227 maschi, 126 femmine) affetti da acne mediante 2 questionari: il Children’s Dermatology Life Quality Index (CDLQI) e il Cardiff Acne Disability Index (CADI). Lo score CDLQI medio è risultato 4,35, lo score CADI medio 3,57: nonostante si tratti di score non elevati – probabilmente spiegati dalla predo-

minanza dell’acne moderata nella popolazione gio-vanile – confermano che l’acne è associata al peg-gioramento della HRQoL, dato in linea con i prece-denti studi sull’argomento. Il 17% dei maschi e il 18% delle femmine percepisce l’acne come un gra-ve problema e si dichiara molto depresso e afflitto a causa dell’acne. Il 16% evita la maggior parte de-

gli sport per paura di mostrarsi e sempre il 16% riferisce di aver su-bito bullismo o derisio-ne a causa dell’acne. Gli score CDLQI e CADI so-no mediamente più ele-vati nelle femmine, che come è intuibile soffro-no maggiormente per le ricadute estetiche della patologia.

Se l’evidenza sulla sofferenza psicologica da parte degli adolescenti affetti da acne è forte, meno inda-gate finora la percezione negativa da parte dei sani e la loro eventuale attitudine discriminatoria verso chi è affetto da acne. Un team di ricercatori britan-nici guidato da Richard Timms della School of Me-dicine della Swansea University ha scoperto che anche gli adolescenti affetti da acne moderata sono vittime di stigma. Sottoponendo a 143 studenti in-glesi le foto di due volti maschili e femminili in ver-sione ‘pulita’ o con acne simulata mediante Photo-shop si è riscontrato che chi non è affetto da acne viene giudicato più maturo, attraente, simpatico e degno di amicizia. Spiega Timms: “Questo dimostra che l’acne vulgaris, anche in forma moderata, può rappresentare una barriera sociale non semplice-mente perché induce ansia nei soggetti che ne sof-frono, ma anche a causa del pregiudizio che ingene-ra nei soggetti sani”.Ma come gestiscono l’insorgenza di acne gli adole-scenti? Uno studio condotto al Massachusetts Ge-neral Hospital di Boston su 1214 studenti delle medie e delle superiori rivela che circa il 57% pro-va cure fai-da-te e solo il 17% si rivolge al pediatra o a uno specialista. Inoltre la stragrande maggio-ranza degli adolescenti cerca e trova informazioni sulle cause e sul trattamento dell’acne consultando fonti non mediche e non validate: un dato che do-vrebbe spingere la comunità scientifica a imple-mentare modalità informative corrette per avviare i pazienti a un iter terapeutico adeguato.

L’impattodell’acne

^̂^ Timms RM. Moderate acne as a potential barrier to social relationships: Myth or reality? Psychol Health Med 2012 doi:10.1080/13548506.2012.726363

^̂^ Corey KC, Cheng CE, Irwin B, Kimball AB. Self-Reported Help-Seeking Behaviors and Treatment Choices of Adolescents Regarding Acne. Pediatr Dermatol 2012; doi: 10.1111/j.1525-1470.2012.01807.x

^̂^ Jankovic S, Vukicevic J, Djordjevic S et al. Quality of life among schoolchildren with acne: Results of a cross-sectional study. Indian J Dermatol Venereol Leprol 2012;78(4):454-8.

Questa patologia colpisce gli adolescenti in un periodo di fragilità psicologica, in cui l’estetica ha un peso enorme sulla percezione di sé

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