PARTITO Bergamo socialista · della Domenica e di Mondoperaio. È un ritorno “all’antico” per...

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PARTITO SOCIALISTA ITALIANO P.S.I. Bergamo socialista Notiziario di informazione dei socialisti bergamaschi - Fondato nel 1946 Nuova serie anno I - Marzo 2010 - n. 1 Autorizzazione Tribunale di Bergamo n. 2 del 16.01.1973 Poste Italiane s.p.a. - spedizione in a.p. 70% - LO/BG Saluto con soddisfazione la ripresa della pubblicazione di Bergamo Socialista, che segue quella dell’Avanti! della Domenica e di Mondoperaio. È un ritorno “all’antico” per condurre nuove battaglie di libertà e giustizia sociale, come è nella storia del Partito Socialista. È il segno che anche a Bergamo il Partito è vivo e riprende slancio dandosi nuovamente uno strumento per far conoscere le sue proposte e le sue battaglie. Avanti, sempre avanti, compagne e compagni, e in bocca al lupo a tutti noi.Pia Locatelli – Presidente del Consiglio Nazionale PSI E adesso … confrontiamoci di Santo Consonni Per i socialisti in particolare, il giornale, la rivista o il semplice volantino sono sempre stati uno strumento di confronto e di lotta, tanto che i momenti importanti della storia socialista sono sempre stati accompagnati dal loro rilancio. Anche adesso, in un momento decisivo per il futuro del Partito Socialista Italiano, assistiamo al rilancio delle testate storiche nazionali quali l’Avanti! e Mondoperaio. Anche noi bergamaschi stiamo lavorando sodo per rilanciare la presenza socialista, che scopriamo ogni giorno più radicata di quanto il consenso elettorale faccia pensare. Una prima fase di lavoro ha avuto come obiettivo prioritario la conferma dell’esistenza in vita attorno all’idea di società libera, laica e solidale, che è quella riconoscibile nella storia e nell’attualità dei Partiti Socialisti Europei. Continua a Pag.2 È difcile dimenticare il furore con cui il popolo italiano, più o meno consapevolmente, ha partecipato all’inizio degli anni Novanta alla distruzione della prima repubblica. Écrasez l’infâme! Era questo il grido che si levava imperioso da ogni angolo del paese, rivolto a quella che allora veniva chiamata “partitocrazia”. Negli stessi anni in cui si diffondeva quell’ambiguo farmaco dal nome accattivante (“mani pulite”), un referendum dai tratti quasi plebiscitari decretava il tramonto del sistema elettorale proporzionale in nome del maggioritario, strada maestra verso il regno dei cieli: il bipolarismo. Hans Kelsen, uno dei più grandi losodel diritto del secolo scorso, poteva iniziare a rivoltarsi nella tomba, sostenitore qual era del proporzionale quale sistema più idoneo a garantire la piena democraticità del parlamentarismo, morticata invece dai sistemi elettorali maggioritari. Ma l’Italia di allora non poteva badare a queste sottigliezze. L’importante era cambiare, recidere a tutti i costi ogni legame col passato in nome delle «magniche sorti e progressive». Solo così il paese avrebbe fatto il suo ingresso nella modernità. Ciò che è accaduto dopo è andato forse al di là degli «umani scorgimenti e consigli». Quella furia, a tratti incontrollata, ha infatti prodotto una rivoluzione Continua a Pag.3 Italia anno zero di Dario Pizzi All’interno i candidati PSI alle elezioni regionali 1

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PARTITOSOCIALISTAITALIANO

P.S.I.

Bergamo socialistaNotiziario di informazione dei socialisti bergamaschi - Fondato nel 1946 Nuova serie anno I - Marzo 2010 - n. 1Autorizzazione Tribunale di Bergamo n. 2 del 16.01.1973Poste Italiane s.p.a. - spedizione in a.p. 70% - LO/BG

“Saluto con soddisfazione la ripresa della pubblicazione di Bergamo Socialista, che segue quella dell’Avanti! della Domenica e di Mondoperaio. È un ritorno “all’antico” per condurre nuove battaglie di libertà e giustizia sociale, come è nella storia del Partito Socialista. È il segno che anche a Bergamo il Partito è vivo e riprende slancio dandosi nuovamente uno strumento per far conoscere le sue proposte e le sue battaglie. Avanti, sempre avanti, compagne e compagni, e in bocca al lupo a tutti noi.”

Pia Locatelli – Presidente del Consiglio Nazionale PSI

E adesso … confrontiamoci di Santo Consonni

Per i socialisti in particolare, il giornale, la rivista o il semplice volantino sono sempre stati uno strumento di confronto e di lotta, tanto che i momenti importanti della storia socialista sono sempre stati accompagnati dal loro rilancio.Anche adesso, in un momento decisivo per il futuro del Partito Socialista Italiano, assistiamo al rilancio delle testate storiche nazionali quali l’Avanti! e Mondoperaio.Anche noi bergamaschi stiamo lavorando sodo per rilanciare la presenza socialista, che scopriamo ogni giorno più radicata di quanto il consenso elettorale faccia pensare.Una prima fase di lavoro ha avuto come obiettivo prioritario la conferma dell’esistenza in vita attorno all’idea di società libera, laica e solidale, che è quella riconoscibile nella storia e nell’attualità dei Partiti Socialisti Europei.

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È diffi cile dimenticare il furore con cui il popolo italiano, più o meno consapevolmente, ha partecipato all’inizio degli anni Novanta alla distruzione della prima repubblica. Écrasez l’infâme! Era questo il grido che si levava imperioso da ogni angolo del paese, rivolto a quella che allora veniva chiamata “partitocrazia”. Negli stessi anni in cui si diffondeva quell’ambiguo farmaco dal nome accattivante (“mani pulite”), un referendum dai tratti quasi plebiscitari decretava il tramonto del sistema elettorale proporzionale in nome del maggioritario, strada maestra verso il regno dei cieli: il bipolarismo. Hans Kelsen, uno dei più grandi fi losofi del diritto del secolo scorso, poteva iniziare a rivoltarsi nella tomba, sostenitore qual era del proporzionale quale sistema più idoneo a garantire la piena democraticità del parlamentarismo, mortifi cata invece dai sistemi elettorali maggioritari. Ma l’Italia di allora non poteva badare a queste sottigliezze. L’importante era cambiare, recidere a tutti i costi ogni legame col passato in nome delle «magnifi che sorti e progressive». Solo così il paese avrebbe fatto il suo ingresso nella modernità. Ciò che è accaduto dopo è andato forse al di là degli «umani scorgimenti e consigli». Quella furia, a tratti incontrollata, ha infatti prodotto una rivoluzione

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Italia anno zerodi Dario Pizzi

All’interno

i candidati PSI

alle elezioni regionali

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Bergamo Socialista

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Abbiamo quindi lavorato alla riorganizzazione del gruppo dirigente, ad una razionalizzazione della rete territoriale con la costituzione delle zone, al rilancio della Festa provinciale, alla partecipazione alle elezioni amministrative ed europee dello scorso anno, ad una campagna tesseramento dal risultato incoraggiante, ad una partecipazione attiva alla vita del partito regionale e nazionale. Ora dobbiamo uscire all’esterno e verifi care come e con chi lavorare per rendere note, comprensibili e concrete le nostre proposte. Dobbiamo capire come sviluppare un confronto con gli altri partiti, a cominciare dal Partito Democratico, da Sinistra Ecologia Libertà e dalle forze laiche, ecologiste e libertarie del centrosinistra; un confronto che deve essere utile alla costruzione di una forza di governo riformista, che non esclude l’occupazione di spazi lasciati liberi, e da condurre avendo come riferimento l’Europa ed il PSE.La riedizione di Bergamo Socialista è dunque un passaggio necessario. Sarà anche importante se riuscirà nella diffusione delle nostre idee e se saprà essere momento di confronto interno ed esterno.La campagna elettorale è stata un motivo in più per un progetto che andrà, come il nostro impegno, oltre le elezioni regionali che devono vederci tutti impegnati a fermare il crescente degrado politico e istituzionale.Bergamo Socialista è come il Partito Socialista Italiano: una scommessa importante, che non possiamo e non dobbiamo perdere.

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Bergamo socialistaNotiziario di informazione dei socialisti bergamaschi

Direttore editoriale: Santo ConsonniDirettore responsabile: Dario Pizzi

Vice direttore: Carlo Rizzi

Redazione:Celestino Bianchi, Giorgio Bonfanti, Franco Colacello,

Francesco De Lucia, Pia Locatelli, Sara Pasquot.

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La scuola italiana tra promesse e inganni di Rino Tiani

La recente inchiesta di Iacona sullo stato della scuola statale in Italia dimostra meglio di ogni discorso quale sia oggi la realtà della scuola pubblica sotto il duo Berlusconi-Gelmini.Ma, come socialisti, non abbiamo l’abitudine di criticare senza proporre.Le recenti vicissitudini giudiziarie che apparentemente sembrano non c’entrare nulla con i problemi di cui discutiamo, hanno messo in rilievo una cosa a nostro avviso fondamentale: l’educazione alla legalità.Ora la prima regola che andrebbe rispettata in fatto di educazione è l’articolo 33 della Costituzione che così recita: «L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento… Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato».Possiamo dire che il Governo nazionale e quello regionale si sono conformati al dettato costituzionale? Certamente no; da qui un pessimo insegnamento per le nuove generazioni: se chi ci governa non tiene in alcun conto la legge delle leggi, quale esempio di correttezza può dare alle nuove generazioni?I risultati sono sotto gli occhi di tutti.Seconda regola per chi intende occuparsi di scuola è quella di dare valore allo studio e al merito.Possiamo dire che la Gelmini si è preoccupata di fare piazza pulita di diplomifi ci che sono sorti come funghi lungo tutto lo stivale?Certamente no. Lo stesso discorso si può fare sulle università fasulle che sono sorte nei luoghi più improbabili per soddisfare le aspirazioni elettorali di questo o quel grande elettore. Il guaio è che le suddette scuole ricevono contributi dallo Stato o dalle regioni a scapito delle risorse destinate alla scuola pubblica.Ma veniamo alla tanto decantata riforma Gelmini.

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DELLA DOMENICA

S E T T I M A N A L E S O C I A L I S T A

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senza precedenti, provocando una vera e propria desertifi cazione dell’Italia democratica. Ma nel deserto, si sa, nulla di signifi cativo può attecchire, nulla di umano può crescere. E la storia sta lì a dimostrarlo impietosamente. A fare le spese di quella che forse è stata una rivoluzione mancata o forse un golpe post-moderno, non sono stati solo i vecchi partiti, peraltro espressione di solide tradizioni ben radicate nella vita e nella storia della nazione, ma la stessa democrazia italiana. Dai primi anni ’90 essa ha subito un processo di continua erosione. Ne sono una riprova la crisi dello stato nazionale, la debolezza delle sue istituzioni, i confl itti permanenti tra i suoi diversi organi, lo scontro ormai quotidiano tra politica e magistratura, la crisi del sistema dell’informazione, la distanza ormai abissale tra costituzione formale e costituzione materiale. Siamo in un sistema parlamentare, ma di fatto i cittadini votano direttamente il capo del governo, che, sentendosi a sua volta eletto direttamente dal popolo, è portato ad appellarsi ad esso anche scavalcando il confronto parlamentare, con metodi ed atteggiamenti di stampo bonapartista. I parlamentari, a loro volta, sono nominati direttamente dalle segreterie dei partiti; strappati alla sovranità popolare, rispondono al capo piuttosto che rappresentare la nazione «senza vincolo di mandato». E il parlamento, un tempo cuore pulsante della democrazia italiana, assume ormai troppo spesso il ruolo di puro e semplice “votamento”, cinghia di trasmissione delle volontà dell’esecutivo. L’Italia si presenta oggi come il ricettacolo delle improprietà politiche e civili d’Europa. Un paese in cui i maggiori partiti non sono incardinati nella storia e nella cultura nazionale; in cui l’ala più radicale della sinistra parlamentare è rappresentata da un movimento populista il cui istrionico capo siede in Europa con i conservatori; in cui da tanto, troppo tempo la vita stessa della nazione ruota intorno ad un’unica fi gura, al punto che ogni consultazione è vista sempre come un referendum pro o contro la sua persona; in cui manca una storia condivisa e si fa di tutto per

distruggere persino la memoria del Risorgimento; in cui un insulso bipolarismo si è trasformato in una strisciante guerra civile combattuta non sul piano dei contenuti bensì su quello dei toni; in cui l’antipolitica è diventata partito; in cui si parla di riforme istituzionali senza farle, di confl itto d’interessi senza interessarsene; in cui pezzi di territorio sono controllati da un anti-Stato le cui metastasi si sono ormai disseminate su tutto il territorio nazionale; in cui un’evasione fi scale di proporzioni gigantesche viene tollerata nell’indifferenza generale; in cui il Vaticano opera come se l’Italia fosse una sua dépendance; in cui i livelli di libertà sostanziale (ivi inclusi i salari) sono fra i più bassi d’Europa. In cui, infi ne, manca in parlamento un partito socialista fi ero della storia del socialismo italiano ed altrettanto fi eramente inserito nel Partito Socialista Europeo e nella famiglia dell’Internazionale socialista. Tutte queste peculiarità italiche sono strettamente collegate tra loro, in una interazione reciproca in cui risultano causa ed effetto l’una dell’altra. Ma il circolo vizioso va reciso! Senza veri Partiti (che non si limitino a cavalcare le emozioni, ma sappiano ricondurle sotto la volta della razionalità) non ci sarà mai vera democrazia. Senza un vero Partito Socialista non ci sarà mai una sinistra degna di questo nome. In questa Italia, sempre meno libera e sempre più lontana dall’Europa, c’è dunque bisogno dei socialisti, della loro storia, del loro patrimonio d’idee e d’azione, della loro lotta sempre viva per la giustizia e le libertà, per la valorizzazione dei meriti e la cura dei bisogni. Ma c’è tanto da lavorare. Dobbiamo adattarci alle lotte impari e disperate, al gusto dell’improbabile, a quelle battaglie che i socialisti d’Italia e d’Europa seppero sostenere per donare ai posteri un avvenire migliore, un secolo di civiltà e di progresso. Un nuovo Kulturkampf è alle porte, spetta a noi esserne protagonisti. Una lunga marcia comincia con un passo.

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Che ci fosse bisogno di una razionalizzazione degli indirizzi nessuno può ragionevolmente contestarlo, ma non si razionalizza per puro calcolo ragionieristico, se non si ha un progetto di scuola e di società da realizzare.Qui sta il punto.La nostra scuola si trova oggi al trentaseiesimo posto fra i paesi OCSE per qualità degli apprendimenti e Mario Draghi, il Governatore della Banca d’Italia, ha messo in evidenza come la spesa per la scuola debba essere considerata non un costo, ma un investimento per l’economia del paese: un aumento nei prossimi 20 anni della prestazione degli studenti alla fi ne dell’obbligo scolastico in matematica, scienze e lettura è in grado di produrre per le generazioni dei paesi OCSE un aumento di PIL pari a 115 trilioni di dollari. Una ricchezza inimmaginabile. Se l’Italia riuscisse a passare dagli attuali 475 punti a 500 punti nell’apprendimento scientifi co, vedrebbe crescere il proprio PIL per non meno di 5 trilioni di dollari.Come si vede l’investimento nella scuola per un paese che vuole guardare al futuro non è problema da poco.Che fare?Certamente razionalizzare gli indirizzi di studio, ma altrettanto certamente è necessario ridurre il numero delle materie, ma pretendere che le stesse siano insegnate come si deve e nel tempo necessario perché gli allievi possano apprenderle.Una particolare attenzione va riservata agli istituti tecnici e professionali potenziando le attività di laboratorio, non riducendole come vuole la Gelmini.Altro problema urgente è quello legato all’autonomia e al rapporto scuola-territorio: che senso ha dire che il 20% delle attività didattiche

viene riservato all’autonomia della scuola, se non si provvede contestualmente a trasferire le risorse necessarie a dare pratica attuazione all’enunciato legislativo?Il 20% riservato all’autonomia delle scuole dovrebbe essere l’occasione perché la scuola assuma quella fl essibilità d’indirizzo che, solo attraverso una stretta concertazione con gli enti locali e le forze economiche del territorio, è in grado di superare l’attuale scollamento esistente tra scuola e mondo del lavoro.Non si vuole con questo fi nalizzare l’insegnamento all’attività produttiva; la scuola ha prima di tutto il compito di fornire competenze generali, ma tali da consentire il proseguimento degli studi lungo tutto l’arco della vita; ma nello stesso tempo non può rimanere estranea al progresso economico della nazione.Ultimo rilievo, ma di vitale importanza – lo sottolineava già il compianto Roberto Mazzetti – è quello relativo al ruolo dell’università. L’università o è luogo di ricerca o non è.Per avere dei buoni docenti è necessario avere dei buoni formatori dei docenti, ma per avere dei buoni formatori ci vogliono delle università che facciano ricerca pedagogica.Senza di questo ogni riforma è destinata a rimanere nel mondo delle buone intenzioni, ammesso che le intenzioni siano buone, perché la sensazione che si ha è quella di una maggioranza che vuole buone scuole private per chi se le può pagare; per gli altri, meglio una scuola dell’ignoranza: cittadini ignoranti sono l’ideale per chi vuole governare senza opposizione.

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«È socialista quella società che riesce a dare a ciascun individuo la massima possibilità di decidere la propria esistenza

e di costruire la propria vita» (Riccardo Lombardi)

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Di nuovo in campagna elettorale, da alcuni defi nita «la campagna più pazza del mondo», e non a torto, visto che dei 30 giorni a disposizione ne abbiamo sprecati la metà a discutere sulla regolarità delle fi rme, su ricorsi e controricorsi. Abbiamo parlato di carte bollate più che di programmi. Non che il tema della legalità sia banale, al contrario: le regole valgono per tutti e tutti devono rispettarle, a partire dalle più alte personalità istituzionali che hanno più di altri il dovere del buon esempio. Certamente la legge che regola la presentazione delle fi rme va cambiata, ma le regole, fi nché sono in vigore, vanno rispettate. Fatta questa premessa, a me sembra ovvio che la campagna elettorale vada fatta sui programmi delle coalizioni e sulla loro credibilità. Per quel che ci riguarda, il Partito Socialista Italiano in Lombardia si presenta con il proprio simbolo e fa parte della coalizione di centrosinistra che sostiene il candidato riformista Filippo Penati.Come socialisti abbiamo dato il nostro contributo alla defi nizione del programma della coalizione, che si articola in diversi punti: sviluppo e crescita sostenibile, rete dei servizi da sviluppare sul territorio, lavoro, mobilità, tutela ambientale, pari opportunità...Noi socialisti bergamaschi abbiamo approfondito

alcuni aspetti, in primis il tema del lavoro, soprattutto per i giovani perché la crisi ha colpito soprattutto loro: il 50% dei giovani occupati lombardi è precario e sappiamo tutti che la precarietà rende impossibile fare progetti di vita. Lavoro per i giovani e per le donne, che sono presenti sul mercato del lavoro in percentuale inferiore rispetto a Regioni europee di analogo sviluppo: in Lombardia ancora troppe donne sono costrette a dimettersi alla nascita dei fi gli per la carenza di servizi, a partire dagli asili nido. Solo il 15% dei bambini da zero a tre anni trova posto nei nidi lombardi, a fronte del 33% indicato dall’Unione Europea come obiettivo per il 2010. Il tema della sanità è un altro argomento che vogliamo evidenziare: si parla di ospedali d’eccellenza in Lombardia, il che è vero per diversi ospedali, ma non dobbiamo dimenticare gli scandali della sanità lombarda che troppo spesso sono dovuti a nomine sia di direttori generali sia di primari condizionati dall’appartenenza politica. Cosi come è troppo evidente la carenza sul territorio dei servizi socio-sanitari, a partire dalla medicina preventiva per l’infanzia, indice di una logica di governo cieca e di corto respiro, basata sul consenso immediato e le cui conseguenze saranno un aumento deicosti negli anni a venire per le cure preventive mancate del governo Formigoni.

Il Partito Socialista Italiano alle elezioni regionali lombarde

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I candidati del Partito Socialista Italiano alle elezioni regionali

Circoscrizione di BERGAMO

LOCATELLI PIA ELDACandidata capolista a Bergamo, Milano e Brescia. Laureata in lingue straniere ed economia. Abita a Chiuduno. Europarlamentare la scorsa legislatura, mantiene importanti incarichi internazionali: Presidente della delegazione per le relazioni con l’assemblea parlamentare della Nato, Presidente dell’Internazionale Socialista Donne, Vice Presidente dell’Internazionale Socialista. È Presidente dell’Assemblea nazionale del Partito Socialista Italiano. Ha fondato ed è Presidente della Fondazione Zaninoni.

CONSONNI SANTOAbita a Terno d’Isola. 58 anni, coniugato e padre di due fi glie, ingegnere dirigente d’azienda. Per 14 anni Sindaco di terno d’Isola e per 10 anni Presidente della Comunità Isola Bergamasca, nominato Cavaliere della Repubblica per meriti amministrativi. Socialista iscritto da “sempre”, è attualmente Segretario provinciale del Partito Socialista, membro della Segreteria regionale e del Consiglio nazionale del Partito.

BIANCHI CELESTINOMedico, 54 anni. Sindaco di Montello per 10 anni, è attualmente Assessore al territorio dello stesso comune. È responsabile degli Enti Locali del Partito Socialista Italiano, membro della Segreteria provinciale e della Direzione regionale del Partito

DE LUCIA FRANCESCONato a Bergamo nel 1960 è residente a Seriate, coniugato, due fi glie. A 24 anni è stato eletto segretario nazionale della Federazione Italiana Settore Moda - CONFESERCENTI e successivamente è stato direttore fondatore del CESCOT- Bergamo. A 28 ha fondato la sua società di consulenza aziendale divenuta, in breve, leader di mercato. Dal 2008 è anche presidente di un Consorzio tra consulenti e professionisti. Impegnato in politica fi n da ragazzo, ha ricoperto l’incarico di segretario della Federazione Giovanile Socialista. È sempre rimasto coerente alla scelta socialista e riformista. Attualmente membro della segreteria provinciale del PSI e presidente della Casa dei Riformisti.

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I candidati del Partito Socialista Italiano alle elezioni regionali

Circoscrizione di BERGAMO

GHIDOTTI SILVANAÈ nata ad Urgnano ed abita a Spirano. 50 anni, coniugata, due fi gli. È impegnata nella promozione dell’ambiente: contro il consumo del suolo e l’inquinamento di aria e acqua, per lo sviluppo sostenibile con l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e a basso impatto. Fa parte del Direttivo regionale di Legambiente che, a livello locale, rappresenta nel Circolo Agorà di Spirano. È anche impegnata in qualità di rappresentante sindacale.

MAFFI CLAUDIOAbita a Zogno. Libero professionista, 66 anni e cinque nipoti. Ha sviluppato per anni l’impegno politico ed amministrativo nell’ambito del Partito Socialista Italiano. Attualmente è membro della Direzione provinciale del Partito. È stato amministratore comunale nel comune di Zogno dove ha ricoperto anche la carica di Vicesindaco

PASQUOT SARAVenticinquenne di Lovere, studia a Bergamo comunicazione interculturale per la cooperazione e l’impresa. È impegnata in politica con i socialisti nell’ambito della Federazione Giovanile Socialista ed ha la responsabilità di Vicesegretaria di zona per il Partito Socialista bergamasco

VENERDÌ 26 MARZO ALLE 10,45 Bergamo – via Zambonate 33 – sala del Mutuo Soccorso

RICCARDO NENCINIsegretario nazionale del P.S.I.

saluta i bergamaschi e i candidati socialisti alle elezioni regionali

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La mancata attenzione del Governo Formigoni ai temi dello sviluppodel territorio e della tutela ambientale ha fatto della Lombardia una delle Regioni più inquinate d’Europa. Occorre una svolta nellepolitiche del territorio, riducendone il consumo, e dell’ambiente, la cui tutela deve diventare priorità assoluta. Anche la mobilità deve essere rivista all’interno delle politiche di sviluppo sostenibile perché trasporti effi cienti, soprattutto pubblici, e infrastruttureadeguate sono fondamentali per la tutela dell’ambiente oltre che per dare nuovo stimolo all’economia. A proposito di istruzione: la Lombardia, pur essendo una delle regioni più ricche d’Italia, non ha una popolazione più istruita di altre regioni meno sviluppate; questo perché il tema dell’istruzione non è stato in cima all’agenda politica di Formigoni, preoccupato soprattutto di fi nanziare l’istruzione privata attraverso i buoni scuola più che di dare qualità alla scuola pubblica. D’altro canto il “buon governo formigoniano” ha mostrato tutta la sua inadeguatezza di fronte alla crisi, visto che negli ultimi due anni la nostra regione ha perso il 6% del Pil, una cifra superiore del 20% alla media italiana, il che si spiega anche con lo scarso sostegno al settore della ricerca ed innovazione.

Quindi: lavoro, pari opportunità, servizi sanitari, servizi all’infanzia, istruzione, ricerca, innovazione e anche sostegno per lo sviluppo tecnologico di cui tante PMI (piccole e medie imprese), protagoniste dell’economia lombarda, hanno bisogno.E infi ne sottolineo che il legame tra l’Unione Europea e le regioni è molto stretto. Da oltre 20 anni la politica di coesione, che ha come obiettivo lo sviluppo equilibrato e sostenibile di tutta la UE, si produce attraverso le regioni.Tutti sanno che l’Unione Europea è composta da 27 Stati, ma pochi sanno che questi si suddividono a loro volta in 250 regioni, che hanno anch’esse un ruolo europeo attraverso il Comitato delle Regioni, una istituzione voluta dal socialista Delors per dar loro voce quando la UE decide su temi di cui sono competenti i governi locali e regionali.Per rafforzare questa relazione importante con l’Unione Europea mi sono messa a disposizione per queste elezioni regionali nelle liste del Partito Socialista Italiano. Ritengo che l’esperienza che ho maturato nei cinque anni al Parlamento europeo possa essere utile alla mia regione, la Lombardia, e per questo vorrei essere eletta al Consiglio regionale e continuare il lavoro che credo di avere ben svolto in Europa.

Pia LocatelliCapolista P.S.I. a Bergamo, Milano e Brescia

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Bruxelles, 8 marzo. Il Consiglio Europeo dei ministri del Lavoro e degli affari sociali, riunito nella giornata internazionale della donna, sotto la guida spagnola del governo socialista di J.L.Rodriguez Zapatero, ha defi nito le linee guida e gli strumenti per mettere in atto le migliori strategie europee contro la violenza di genere.Cinque obiettivi in cinque anni: è quanto ha proposto la ministra de Igualdad Bibiana Aido, la più giovane e anche una delle più controverse ministre dell’esecutivo di Madrid, che nel corso della conferenza stampa ha delineato una vera e propria roadmap per le politiche di genere dell’Ue fi no al 2015. Nel testo nato dal Consiglio Europeo sono state individuate cinque priorità: parità nel mercato del lavoro, riduzione signifi cativa delle differenze salariali (con lo slogan Igual trabajo - Igual Salario), rappresentanza paritetica nei processi decisionali, lotta contro la violenza di genere e promozione dell’uguaglianza uomo-donna nelle politiche dell’Unione.I Ventisette ministri della UE al termine dei lavori hanno approvato e dato il via alle prime misure concrete come l’attivazione in tutti gli stati membri del numero telefonico unico e gratuito che offrirà informazioni e un’assistenza alle donne vittime di violenza (sull’esempio del telefono 016 introdotto con successo due anni fa in Spagna dal ministero dell’Uguaglianza) e la creazione di un Osservatorio Europeo sulla violenza di genere basato sulle strutture istituzionali esistenti. Il ruolo e i dati che elaborerà l’Osservatorio Europeo sulla violenza di genere serviranno per fornire una diagnosi comune europea su questo particolare tipo di violenza.«Oggi, 8 marzo abbiamo un motivo in più per celebrare la festa internazionale delle donne, un giorno da dedicare alla soddisfazione e alla speranza delle donne europee. Abbiamo fatto un signifi cativo passo avanti nella lotta contro la violenza di genere, una violenza che è la faccia più crudele della disuguaglianza sociale, una piaga che necessitava di un fronte comune europeo». Questo il commento appassionato di

Bibiana Aido. Il suo Ministero dell’Uguaglianza nato nel 2008 è uno dei meno compresi e più criticati di Spagna, ma Bibiana lo difende e va avanti, per una strada lunga come quella per l’Uguaglianza. Il favore unanime accordato oggi alle conclusioni proposte dalla presidenza spagnola sui temi della violenza di genere porterà importanti innovazioni nelle politiche sociali dei paesi membri della UE. «Questa Europa – ha chiesto un giornalista alla ministra – andrebbe meglio se governassero le donne?». «Il mondo andrebbe meglio. Noi donne non siamo state parte del problema perché non siamo state sedute ai tavoli in cui si sono prese le decisioni che ci hanno portato fi n qui. Ma adesso più che mai siamo parte della soluzione. Devono contare su di noi. Per ragioni di giustizia, ma anche per ragioni economiche, di rendimento e di effi cienza... Noi donne non vogliamo scegliere tra essere madri o realizzarci nel nostro lavoro. Per questo bisogna scommettere su uguaglianza, asili, corresponsabilità... Quando le donne hanno fi gli scende di 7 punti il loro tasso di occupazione. Quando li hanno gli uomini aumenta di 12 punti. Perché gli uomini vengono premiati per la paternità e le donne penalizzate per la maternità? Noi donne non siamo state parte del problema e adesso più che mai dobbiamo essere parte della soluzione».

L’Europa contro la violenza di generedi Sara Pasquot

LA MINISTRA DELL’UGUAGLIANZA BIBIANA AIDO

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Italia fuori dall’Agorà di Sara Pasquot

Il fi lm Agorà su Ipazia di Alessandria, fi losofa, scienziata, matematica e astronoma uccisa per ordine di un vescovo cattolico, è uscito in tutta Europa. In Italia ancora nessuno ha comprato i diritti, anche se … qualcosa si sta muovendo.

Alessandria d’Egitto. Seconda metà del IV se-colo dopo Cristo. La città in cui convivono cri-stiani, pagani ed ebrei è anche un vivo centro di ricerca scientifi ca. Vi spicca, per acume e spirito di indagine, la giovane Ipazia, fi glia del fi losofo Teone. Ipazia tiene una scuola in cui l’allievo Oreste cerca di attirare la sua attenzione. C’è però anche un giovane schiavo, Davus, attratto dalla sua bellezza e dalla sua cultura. Col tra-scorrere degli anni la tensione tra gli aderenti alle diverse religioni diviene sempre più pale-se fi no ad esplodere. Sono i cristiani ad avere la meglio, i quali godono ormai della compiacenza di Roma. Guidati dal vescovo Cirillo e avvalen-dosi del braccio armato costituito da gruppi di monaci fanatici, i cristiani riescono ad annullare la presenza delle altre forme di religione e in-tendono regolare i conti con il pensiero che oggi defi niremmo “laico” di Ipazia.La Prima europea del fi lm risale oramai al lon-tano 9 ottobre, a Madrid, alla presenza di cinque ministri dell’esecutivo Zapatero, evento questo che non ha mancato di suscitare inevitabili attac-chi dai media conservatori vicini all’opposizio-ne e alla Conferenza Episcopale.Dalle sale spagnole, il fi lm del regista premio Oscar Alejandro Amenábar, è passato prima in quelle israeliane, poi negli Stati Uniti e, ad ini-zio 2010, in Francia. Sempre accompagnato da polemiche, Agorà, ri-tratto di Ipazia, matematica alessandrina, inven-trice del planisfero e dell’astrolabio, è inevita-bilmente destinato a far discutere. È per molti critici soprattutto un duro atto d’accusa contro tutti i fondamentalismi religiosi.I diritti per farlo arrivare sul grande schermo sono stati acquistati anche a Taiwan, in Thai-landia e in Grecia. Qui in Italia per il momento tutto tace, o quasi. I produttori l’hanno guardato con “certosina” attenzione al Festival di Cannes

dello scorso anno, quando era stato presentato fuori concorso. Poi una lunga pausa di rifl essio-ne. Troppo lunga e troppo silenziosa, per una mera valutazione cine-economico-aziendale. Tant’è che sulla rete dei social network hanno iniziato a circolare voci sempre più insistenti di pressioni “estere/esterne” per evitare che il fi lm venisse proiettato nelle italiche sale. Dalle voci del tam tam virtuale si è passati ad una petizione rivolta ai produttori e distributori del fi lm. Intan-to le prime sfuocate, e illegali versioni veniva-no inevitabilmente scaricate per oltrepassare la censura. La petizione è passata di sito in sito e in pochi giorni dal primo clic ha superato le mille fi rme, aiutata anche dall’uscita di una monogra-fi a su Ipazia (A. Petta - A. Colavito, Ipazia: vita e sogni di una scienziata del IV secolo, prefazio-ne di Margherita Hack, La Lepre, Roma 2009). Non vuole sentire parlare di censura Jan Klaus Di Blasio, autore della petizione, ma «quanto sta succedendo in Italia – ha detto – deve far rifl ette-re». La petizione porta anche la fi rma di Piergior-gio Odifreddi, matematico e saggista. «La fi gura di Ipazia – ha affermato – è esemplare. Era una matematica, una donna di grande cultura. La sua fu la prima battaglia tra scienza e fede. La perse, divenne prima martire della scienza per mano di uomini mandati dal vescovo di Alessandria, Ci-rillo. Sono trascorsi milleseicento anni ma sia-mo ancora allo stesso punto».Dopo cinque mesi, dopo le copie illegali già sop-piantate legalmente dai primi DVD provenienti dalla Spagna, qualcosa sul fronte dei diritti cine-matografi ci sembra sbloccarsi anche da noi. È di pochi giorni fa un comunicato apparso sul sito della Warner, dove l’uscita è prevista, ma non confermata, per il 30 aprile.Buona Visione (si spera).

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Bergamo Socialista

Per una sinistra socialistadi Franco Colacello

Abbiamo voluto tornare a chiamarci Partito Socialista Italiano per rimarcare la rinnovata presenza autonoma di questo Partito, presenza che ha una orgogliosa tradizione e nello stesso tempo è più attuale che mai nella sinistra di questo Paese. Purtroppo il prezzo di questa tradizione ed il mantenimento dell’autonomia è stato per il PSI sempre molto elevato, con scissioni a destra ed a sinistra che hanno fi nito per minarne il radicamento sociale.Grande soddisfazione, però, verifi care che alcune delle tesi elaborate e sostenute dal pensiero riformista ed autonomista socialista, derise fi no a poco tempo fa, oggi risultano a sinistra naturalmente acquisite. Quali, ad esempio, l’estraneità al così detto socialismo reale leninista, l’accettazione della democrazia dell’alternanza, l’accettazione dell’economia di mercato, la scelta dell’alleanza occidentale. Nonostante ciò, la crisi in cui versa la sinistra del Paese dimostra che c’è ancora bisogno del Partito Socialista Italiano; di un partito che, superando la discordanza tra la grande capacità

di analisi sociale ed una passata politica inadeguata e contraddittoria, aspiri ad avere una forza politica ed elettorale pari a quella degli altri partiti socialisti europei.La sinistra italiana ha urgente necessità di una forza socialista con il suo progetto di società laica, libertaria e sicura; che sappia gestire l’integrazione dei doveri e dei diritti; che sappia cogliere le precarietà ed i bisogni e contestualmente premiare i meriti; che si rivolga ai ceti produttivi tradizionali e nuovi; che sappia impedire fughe all’indietro massimaliste e ideologiche e fughe in avanti dei neofi ti del liberismo, che confondono l’accettazione dell’economia di mercato con la rinuncia a governare il mercato; che porti l’economia e l’etica dell’Europa nelle regioni d’Italia e queste in Europa.

PES

SOCIALISTI, LAICI E LIBERTARI VOTANO PSI

E SOSTENGONOFILIPPO PENATI

UN VOTO UTILE PER IL

CENTROSINISTRA

UN VOTO UTILE PER L’ITALIA

PARTITOSOCIALISTAITALIANO

P.S.I.mondoperaiorivista mensilefondata da pietro nenni

Bergamo Socialista

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Ho vent’anni e amo la politica. Quando faccio questa affermazione le reazioni sono diverse, ma tutte molto negative. Qualcuno ad esempio ride, e dice: «non hai niente di meglio a cui pensare?». Oppure sbuffa e afferma che essendo tutti uguali è inutile interessarsi, tanto decidono loro, i potenti, per noi.Credo che queste e tutte le altre reazioni che dipingono la politica come un virus da cui tenersi lontani siano sintomo di una certa ignoranza diffusa, riguardo al senso stesso del fare politica.Se entriamo nell’ottica che fare politica vuol dire occuparsi della nostra polis, la quale si compone di un insieme di formazioni sociali, in primis la famiglia, capiamo che ognuno di noi compie ogni giorno scelte politiche ben precise.Fare politica signifi ca donare un servizio strutturato in tre fasi: la raccolta delle esigenze, la ricerca di soluzioni alle esigenze, il controllo che l’applicazione di queste soluzioni sia reale ed effi cace. Ovviamente più il contesto è ampio, più sono necessarie organizzazioni strutturate a suffi cienza per svolgere in maniera ottimale le tre fasi sovracitate; per coordinare un plesso scolastico basta un Consiglio d’Istituto, per governare un paese serve ad esempio un Parlamento. Chi è in possesso di un’ottica autenticamente

socialista sa quanto siano importanti le varie strutture locali, regionali, nazionali, comunitarie, affi nché le cose funzionino. Sono stati i socialisti i primi a parlare di federazione interna al partito e di un federalismo amministrativo sano, da non confondere con il localismo moderno, in cui ognuno svolga le sue funzioni in autonomia al massimo delle sue possibilità, supportato ove non può arrivare. Ogni cittadino deve perciò rendersi conto che a fare politica è lui stesso, con il suo voto e le sue scelte di vita. Tecnicamente i politici sono i nostri rappresentanti, i nostri servitori, e allora mi chiedo: quale pretesa può avere un paese che odia la politica di avere una classe politica che ami il paese? A volte è diffi cile credere in una politica in cui il sistema elettorale è un proporzionale con forti, troppi, tratti maggioritari; in una politica in cui la forma di governo oscilla tra parlamentare e presidenziale; in cui non emergono alternative alle due maggiori forze politiche; in cui non esistono limiti al confl itto di interessi.Tuttavia, come ci ha insegnato la Storia, solo le riforme e non le rivoluzioni possono cambiare le cose. Per fare una riforma serve passare dagli ideali alle idee, ma servono soprattutto tempo ed energie. Sono i giovani ad avere più tempo e più energie, come ricordò anche Sandro Pertini in un suo celebre discorso. Per questo avere vent’anni e amare la politica è per me motivo di vanto e non di vergogna.

Amare la politica, non è un reato di Giorgio Bonfanti

DELLA DOMENICA

S E T T I M A N A L E S O C I A L I S T A

«Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi fi gli e educarli? Questo non è un uomo libero»

(Sandro Pertini)