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Parrocchia delle Fra poco sarà Pasqua. Cosa vuol dire questo per la nostra vita? Vuol dire che Gesù è risorto perché è il Figlio di Dio. È una cosa facile da dire, da scrivere, ma... difficile da vivere perché bisogna crederla, o se preferite difficile da credere perché bisogna viverla! Perché se credessimo veramente a questo non avremmo più paura di niente, nemmeno della morte, non avremmo paura di spendere la nostra vita per amore sapendo che alla fine l’ultima parola sulla bontà della nostra esistenza la pronuncia Dio! Sì, alla fine della vita (biologica) non c’è la morte ma la Vita, quella nuova, quella “diversa”, quella in Dio. Se crediamo a Gesù Risorto, se crediamo che Lui è il metro di misura di una vita buona e sensata, se l’amore offerto, capace di soffrire e di donarsi, è la vera strada da imboccare per vivere e gustare in pienezza la vita allora “puntiamo tutto su Gesù”, vogliamo “scommettere su di Lui”, vogliamo fare della nostra vita un azzardo, vogliamo rischiare sulle sue parole e come diceva Pietro, pescatore istintivo e passionale, “getterò le reti sulla tua Parola”. Gettiamo la nostra vita in Lui, prendiamo il largo; perché? Perché ce lo dice Gesù. Alla fine sarà bello vedere il Maestro, sarà gratificante e soddisfacente poter dire a noi stessi “ho fatto bene”, lo sapevo che Lui non tradiva, lo sapevo Signore che avevi ragione Tu. Scommettiamo? Buona Pasqua a tutti. Il vostro parroco Don Vinicio Punta tutto su Gesù

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Parrocchia delle

Fra poco sarà Pasqua. Cosa vuol dire questo per la nostra vita? Vuol dire che Gesù è risorto perché è il Figlio di Dio. È una cosa facile da dire, da scrivere, ma... difficile da vivere perché bisogna crederla, o se preferite difficile da credere perché bisogna viverla! Perché se credessimo veramente a questo non avremmo più paura di niente, nemmeno della morte, non avremmo paura di spendere la nostra vita per amore sapendo che alla fine l’ultima parola sulla bontà della nostra esistenza la pronuncia Dio! Sì, alla fine della vita (biologica) non c’è la morte ma la Vita, quella nuova, quella “diversa”, quella in Dio.Se crediamo a Gesù Risorto, se crediamo che Lui è il metro di misura di una vita buona e sensata, se l’amore offerto, capace di soffrire e di donarsi, è la vera strada da imboccare per vivere e gustare in pienezza la vita allora “puntiamo tutto su Gesù”, vogliamo “scommettere su di Lui”, vogliamo fare della nostra vita un azzardo, vogliamo rischiare sulle sue parole e come diceva Pietro, pescatore istintivo e passionale, “getterò le reti sulla tua Parola”.Gettiamo la nostra vita in Lui, prendiamo il largo; perché? Perché ce lo dice Gesù. Alla fine sarà bello vedere il Maestro, sarà gratificante e soddisfacente poter dire a noi stessi “ho fatto bene”, lo sapevo che Lui non tradiva, lo sapevo Signore che avevi ragione Tu. Scommettiamo?Buona Pasqua a tutti.

Il vostro parroco Don Vinicio

Puntatutto

su Gesù

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In odio alla fede. I particolari del massacro di Aden conducono a questa sola conclusione. È stata una strage decisa e attuata contro la sola presenza cristiana nello Yemen. Le suore uccise, e la cappella, il crocefisso, il tabernacolo, tutto metodicamente distrutto.

Erano le 8,30 di venerdì mattina, e alla Mother Theresa’s house gli ottanta ospiti, vecchi e disabili, fra cui anche bambini, stavano facendo colazione. I terroristi sono arrivati davanti all’edificio, che, nonostante le minacce già ricevute dalle suore, non era difeso nemmeno da un soldato. È stato facilissimo entrare, armi in pugno, e sorprendere le quattro sorelle e il personale dell’istituto: cuoche, infermiere, volontari, sia yemeniti che etiopi, diversi dei quali cristiani.

L’unica sopravvissuta alla strage è suor Sally, la superiora. Per un caso in quel momento si trovava in dispensa, e ha sentito l’autista che urlava, in inglese: «Nascondetevi, ci ammazzano», e poi uno sparo. L’uomo era già stato ucciso. La suora è rimasta, impietrita, dov’era, dietro a una porta, e incredibilmente gli assassini non l’hanno vista. «Vogliamo ammazzare i cristiani», ha gridato uno di loro. Poi tutti i presenti nella sala sono stati portati fuori, in giardino. Si sono sentite grida, e altri spari, cadenzati, uno dopo l’altro, e poi altri ancora, e poi il silenzio. Quando la polizia yemenita è arrivata, ha trovato sul terreno quindici morti: le suore e undici collaboratori. Questi ultimi sono stati

Perché un prete pedofilo fa notizia e 4 suore uccise

per amore no?Eppure fanno parte della chiesa anche loro!

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tutti finiti con un colpo alla tempia, una autentica esecuzione.Le sorelle invece – suor Annselna, 57 anni, indiana, suor Margarita, 44 anni, ruandese, suor Reginette, 32 anni, pure ruandese, e suor Judith, 41 anni, keniota – sono state colpite al volto e sfigurate, e poi uccise.

Cadute a terra, prone, il loro corpi sono stati calpestati, i volti schiacciati a forza contro il suolo. Si stenta a scrivere questi particolari, che raccontano di un odio senza limiti. Nelle foto da Aden, le suore indossano ancora, sopra la veste bianca, il grembiule blu con cui servivano i malati. Uccise nell’atto di servire i poveri: è un vero martirio, quello di Aden, il secondo nel Paese, dopo che nel 1998 a Hodeidah altre tre consorelle erano state ammazzate a bastonate, mentre si recavano a far servizio in ospedale. Ma, compiuta la carneficina, gli assassini non erano ancora soddisfatti.

Sono rientrati nell’istituto e sono andati nella cappella, dove il salesiano Tom Uzhunnalil, 57 anni, un prete che da anni condivideva l’opera delle suore, stava pregando. Raffiche di spari, ancora: molti colpi, contro il crocefisso, sull’altare, sul tabernacolo, nel quale non sono poi state trovate più le ostie consacrate. Il messale e la Bibbia sono stati ridotti in brandelli. Il salesiano è stato rapito, e ad oggi non se ne hanno più notizie. Compiuta la strage, il commando se ne è andato indisturbato. Ora suor Sally, la superiora sopravvissuta, è stata portata fuori dallo Yemen. Nella casa sono rimasti solo gli ottanta ospiti, che per un giorno si sono rifiutati di mangiare. Smarriti chiedevano, come bambini, di essere imboccati dalle loro suore.

Al momento sono assistiti dal personale di Médecins Sans Frontières, presente con un suo centro a Aden. Madre Sally all’arrivo della

polizia si è rifiutata di abbandonare i corpi delle sue sorelle, e ha preteso che fossero portati via insieme a lei. Ora sono all’ospedale pub- blico di Aden, e si spera di poterle seppellire nel cimitero inglese della città, accanto alle tre sorelle uccise a Hodeidah. Ma in quell’ospedale arrivano ogni giorno decine di vittime della guerra, e si teme perfino che sia difficile evitare che le salme delle

suore si confondano, nel gran numero di morti. Questi particolari, raccontati a Avvenire da una nostra fonte a Aden, raccontano di un martirio dei nostri giorni. Nell’assenza di qualsiasi protezione da parte del governo oggi al potere nella città, quello del presidente Abed Rabbo Mansour Hadi, sostenuto dall’Arabia Saudita.

Le suore di Madre Teresa, minacciate, avevano deciso di restare. Fedeli alle parole della fondatrice: «Vivere, e morire, con i poveri». E dalla Casa madre dell’Ordine, a Calcutta, arriva l’annuncio che le suore di Madre Teresa non abbandoneranno lo Yemen, dove hanno altre tre case, a

Sanaa. Una ostinata volontà di rimanere accanto agli ultimi, che ha fatto sì che le suore siano molto amate dalla popolazione. Per loro la gente di Aden è scesa in strada, per protesta, davanti al Dipartimento della sicurezza. Chi ha compiuto la strage? Al-Qaeda si dice estranea. Daesh allora? Un massacro in odio dei cristiani. Ne ha parlato il Papa, all’Angelus: «Questi sono i martiri di oggi! Non sono copertine dei giornali, non sono notizie: questi danno il loro sangue per la Chiesa. Queste persone sono vittime dell’attacco di quelli che li hanno uccisi, e anche dell’indifferenza». L’indifferenza, già: sabato, nessun quotidiano italiano, tranne questo e L’Osservatore Romano, aveva una sola riga in prima pagina sulla carneficina di Aden.

(da avvenire)

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L’ospitalità è un tratto caratteristico della cultura del mondo biblico e in generale delle culture antiche. Chi aveva bisogno di alloggio? Chi era povero e non aveva una casa, chi era in cammino e aveva bisogno di un tetto. Anche oggi ci sono i pellegrini, i quali però normalmente alloggiano in alberghi comodi (interessante è invece l’essenzialità del cammino di Santiago). Anche oggi -e soprattutto oggi!- ci sono poveri che non hanno casa, persone cadute in miseria che stanno sulla strada, che alloggiano in ripari di fortuna; persone che vengono da lontano e bussano alle nostre porte. Le immagini dei migranti sui gommoni o sulle cosiddette “carrette del mare” sono ormai familiari, forse così abituali al punto che non suscitano in noi interesse se non l’allarme per una presunta invasione. Certo, il problema è grande, epocale! Le soluzioni si collocano a diversi livelli e coinvolgono la politica nazionale e internazionale, enti, istituzioni, volontariato …e ognuno di noi!È prevedibile aprire le nostre abitazioni per accogliere? Nei tempi passati le nostre case erano solitamente aperte; poi sono venute le recinzioni, gli steccati, le porte blindate, le telecamere, i sistemi di allarme… Ci sentiamo vulnerabili, abbiamo paura di quelli che ci invadono (i ladri, spesso identificati con quelli che vengono “da lontano”, i questuanti, i richiedenti asilo…). Certo, ci capita in diverse occasioni di alloggiare qualcuno: magari un ospite di passaggio, un amico, un parente in difficoltà… Però non ci capita più di alloggiare un senzatetto in casa nostra. Nel passato nacquero tante istituzioni per alloggiare chi non aveva una casa, e anche oggi ci sono. E

sono una provvidenza. Ma occorre lasciare tutto alle istituzioni, a chi è specialista nell’accoglienza e per questo riceve pure dei fondi? Cosa fare per chi non ha casa? Discuterne può essere importante, però non si tratta di trasformare le persone in problemi, la sofferenza in argomento di discussione. Il migrante, il profugo, il rifugiato hanno un volto! So almeno incrociare lo sguardo? So lasciarmi interrogare, so ascoltare? C’è la possibilità di incontrarli in certe strutture di accoglienza e di aiutarli. Occorre poi diventare noi stessi pellegrini entrando nelle case. Quanta solitudine c’è nelle nostre case, non solo dove ci sono gli anziani, ma anche dove vivono persone sole. Un terzo delle famiglie italiane è composto da single!Ricordiamo che Gesù per primo è stato un senzatetto: alla nascita non c’era posto per i suoi genitori e per lui nell’alloggio (Lc 2,7) e da piccolo ha dovuto sperimentare la fuga dal suo paese per sottrarsi alla persecuzione (Mt 2,13-23). Continuamente nella sua vita pubblica Gesù è stato accolto da diverse persone. Fra tutte ricordiamo Marta, Maria e Lazzaro. Marta lo accoglie dandosi da fare ma Maria ci dice il vero ingrediente dell’ospitalità: ascoltare l’ospite. Sapremo farlo mettendoci con ogni persona e con Gesù nella condizione dell’ascolto? Per conoscere la realtà dei migranti si può consultare il rapporto annuale curato dalla Caritas e dalla Fondazione Migrantes Dossier Statistico Immigrazione.

Opere diMisericordia

Corporale

Alloggiare i pellegrini

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Chi sono gli afflitti? Sono le persone che hanno un dolore, che provano dentro di sé la sofferenza per svariati motivi: una malattia, un lutto, la solitudine, un errore fatto, la vecchiaia, la perdita di lavoro…L’afflizione si manifesta in diversi modi: con il pianto, magari con urla di disperazione, o addirittura con la rabbia distruttrice, ma molte volte resta dentro il cuore, come un macigno e non si nota. Non è sempre facile rendersi conto di una persona afflitta e quando ce ne accorgiamo spesso ci viene spontaneo scansarla. Il dolore ci urta, le lacrime danno fastidio e la tentazione è distogliere lo sguardo, o fare zittire. Quando il cieco Bartimeo sente l’arrivo di Gesù grida per attirare la sua attenzione e chiedere la guarigione. Molti però «lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”» (Mc 10,48). Possiamo far finta di niente, o tentare di zittirlo, ma chi è nella sofferenza farà sentire in maniera ancora più forte il suo dolore.Proviamo a pensare alle immagini dei grandi drammi dell’umanità che vediamo in Tv: sono un pugno nello stomaco, ci urtano e preferiamo cambiare canale… Il primo passo per consolare è proprio questo. Vedere, non distogliere lo sguardo. Il secondo è stare accanto a chi piange e ascoltare, senza la fretta di dare una risposta. Anche Dio non ha fretta nel dare la sua risposta, ma non per questo rimane

indifferente. Continuamente la Bibbia ci presenta Dio come colui che consola il suo popolo, ma ci ricorda che finché siamo su questa terra ci sarà sempre una lacrima da asciugare. È solo al compimento della storia che «Dio asciugherà ogni lacrima» (Ap 7,17). A qualcuno sembra che Dio si faccia aspettare un po’ troppo: in questa attesa si apre il nostro compito, quello di essere per ogni persona afflitta la mano di Dio che consola, che rialza, che asciuga le lacrime. A questo riguardo si può andare a leggere una biografia di Raul Follereau, l’apostolo dei lebbrosi, e ripetere ogni tanto questa sua bellissima preghiera: «Signore, insegnaci a non amare noi stessi, a non amare soltanto i nostri, a non amare soltanto quelli che amiamo. Insegnaci a pensare agli altri e ad amare in primo luogo quelli che nessuno ama. Signore, facci soffrire delle sofferenze altrui, facci la grazia di capire che, ad ogni istante, mentre noi viviamo una vita troppo felice, protetta da Te, ci sono milioni di esseri umani, che sono pure tuoi figli e nostri fratelli, che muoiono di fame, senza aver meritato di morire di fame, che muoiono di freddo, senza aver meritato di morire di freddo. [...] E non permettere più, Signore, che noi viviamo felici da soli. Facci sentire l’angoscia della miseria universale, e liberaci da noi stessi».

Opere diMisericordia SpiritualeConsolare gli afflitti

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Il mercato dell’azzardoLeggendo questo articolo poco tempo fa (soprattutto analizzando certi numeri) mi sono chiesto: ma questo è un paese economicamente “in crisi”? che “fatica ad arrivare alla fine del mese?” Non so darmi una risposta ma onestamente mi rimane la domanda…

Alla fine dell’anno gli italiani avranno speso 88 miliardi contro gli 84,5 del 2014, ritornando così, dopo due anni di calo, alla cifra record del 2012 quando si giunse a 88,5 miliardi. Anno record dopo una crescita galoppante (basti ricordare che nel 2000 si era ad appena 14 miliardi) e senza paragoni in Europa. In Spagna, ad esempio, si spendono “solo” 24 miliardi. Niente crisi, dunque, per “azzardopoli” che ha ancora il suo zoccolo duro nelle slot. Sono, infatti, ben 340.785 le “macchinette” attualmente in esercizio in bar e altre sale, oltre a 34.077 “parcheggiate” in magazzino. Mentre le Vlt, gli apparecchi che permettono vincite fino a 500mila euro,sono 51.971 in 4.864 sale dedicate. Dati, questi ultimi, riferiti dal ministero dell’Economia in risposta ad un’interrogazione in commissione Finanze della Camera presentata dal deputato di Sel, Giovanni Paglia. Una risposta nella quale vengono confermati i dati sui centri scommesse, contenuti nella legge di stabilità, dai 5mila illegali ancora presenti ai 15mila che si vuole mettere a gara il prossimo anno, in calo rispetto agli attuali 17mila ma anche alle iniziali intenzioni del governo che puntava su 22mila. E l’Esecutivo, come anticipa ad Avvenire il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, la prossima settimana presenterà alcuni emendamenti alla Legge di Stabilità sul divieto, non totale però, della pubblicità dell’azzardo, sul prelievo fiscale e sui poteri dei comuni. E proprio sulla Legge di Stabilità, e sugli emendamenti, poi non segnalati dai gruppi parlamentari alla Commissione Bilancio della Camera (come abbiamo raccontato ieri su queste colonne), che intendevano “compensare” i comuni con più sale gioco, arrivano gli strali del mondo “no slot”. Don Armando Zappolini, portavoce della campagna “Mettiamoci in gioco” parla di «proposte inaccettabili. Vista la grave crisi finanziaria in cui versano tanti enti locali – accusa – l’offerta dell’azzardo crescerebbe senza

alcun dubbio, mentre siamo tutti d’accordo sul fatto che, già oggi, si è passato il segno. 30

Chiediamo, dunque, al Parlamento e ai partiti di rigettare tali proposte, che favoriscono solo la lobby dell’azzardo, cercando di comprarsi l’appoggio dei Comuni, senza tenere in minimo conto l’interesse dei cittadini». E anche Italia Unica, il movimento guidato da Corrado Passera, denuncia «un agguato alla salute e al buonsenso. Qui non è questione di lobby o di incassi statali da garantire. Si tratta piuttosto della direzione sbagliata su un progetto sbagliatissimo, quello appunto che tutela a nome dello Stato la ludopatia (e gli interessi che giocano, questi sì, alle spalle del tutto). Un vero azzardo, sulla pelle delle persone», conclude la nota». Tutto questo, come detto, in un momento di crescita del mercato dell’azzardo. Come segnala il sito specializzato Agimeg, in testa alla spesa sono le slot passate da 25,3 miliardi a 25,7, seguite dalla Vlt in fortissimo aumento da 21,4 miliardi a a 23,2. Seguono poker online e casinò game con 12,2 miliardi, il “gratta e vinci” con 9 miliardi, il Lotto con 7,1. Per quanto riguarda la distribuzione troviamo in testa la Lombardia con 13,8 miliardi spesi, seguita da Lazio (7,6), Campania (6,8), Emilia Romagna (6), Veneto (5,8), Piemonte (4,9), Toscana (4,5), Puglia (4), Sicilia (3,8), Abruzzo e Liguria (1,9). Tutte regione con la spesa in crescita tranne il Trentino Alto Adige che cala del 3,4% rispetto al 2014. Non molto diversa la classifica delle quantità di slot, come appare nella risposta del ministero dell’Economia, all’interrogazione. In testa la provincia di Roma con 21mila apparecchi, segue Milano con quasi 16mila e poi Napoli con poco meno di 15mila. Per le Vlt torna in testa la Lombardia con 9.798, seguita da Lazio (6.480) e Emilia Romagna (5.215). Per quanto riguarda i concessionari di slot la classifica è guidata da Lottomatica (58.888), e poco sotto il gruppo Snai-Cogetech (oltre 55mila) e Bplus (54.296). E Lottomatica è in testa anche per le Vlt (11.091), seguita sempre dalla neocoppia Snai-Cogetech (quasi 10mila) e Gamenet (7.325). Numeri enormi che ora il governo vorrebbe ridurre.Vedremo la prossima settimana...

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GIOVANI IN CORSOContinua il nostro percorso vicariale con i giovani. Il primo sabato di ogni mese ci ritroviamo per condividere un pezzo di strada insieme. Alle 20 una buona pizza e quattro chiacchiere in amicizia, poi il momento di riflessione, preghiera e scambio.In questo anno ci stiamo lasciando guidare dalla provocazione delle 7 opere di misericordia corporale suggerite da papa Francesco nell’anno del giubileo della misericordia e cerchiamo di costruire la nostra vita attorno alla parola di Gesù.La sfida è proprio quella di mostrare come il vangelo riguarda veramente la nostra vita, la tocca, la illumina, la plasma. La nostra vita è come un cantiere che, mattoncino dopo mattoncino, prende una forma ben precisa; noi vogliamo dare alla nostra vita una forma precisa, la forma dell’amore, la forma del servizio.Costruiamo, sì, ma non a caso, non senza un progetto; costruiamo con attenzione alle fondamenta perché la casa della nostra esistenza rimanga solida e non crolli alla prima difficoltà.È molto bello vedere giovani che si interrogano, che si lasciano mettere in discussione ma soprattutto che pian piano partecipano attivamente, nel fare, nella condivisione, nell’esporsi senza paure. Il nostro percorso continua.Ad ogni giovane tra i 19 e i 30 anni di qualsiasi parrocchia che volesse unirsi...Ovviamente è benvenuto!

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Nella pace del SignoreAnna Grassenis

di anni 82 + 04.03.2016

Un grazie grande all’associazione Lions di Clusone che ha donato un defibrillatore per il gruppo sportivo delle Fiorine. È stato un grande onore e un grande orgoglio ricevere dalle mani del NOSTRO presidente Roberto Fornoni uno strumento “tanto utile quanto speriamo inutile” che garantisca ulteriore sicurezza ai nostri ragazzi.Grazie per questa iniziativa così bella e importante per i più giovani della nostra comunità.

Tutti gli ammalati che desiderano ricevere a casa la comunione lo possono comunicare direttamente al parroco o al sagrestano Giulio.

Voglio ringraziare tutte le persone e i ragazzi che mi hanno riservato la festa a sorpresa per il mio compleanno e per i tanti messaggi di grande affetto.A tutti chiedo una preghiera particolare perché possa svolgere il mio servizio nel modo più gradito a Dio. Grazie ancora a tutti.

La spesa attuale per il campanile ammonta a 270.444 euroLe offerte (e donazioni) raccolte per quest’opera ammontano a 119.065 euro a cui vanno ad aggiungersi 2 donazioni degli anni precedenti per una somma di 55.000 euro. Il totale è dunque di 174.065 euro. Sui conti della parrocchia incide ancora un mutuo acceso nel 2008 (per lavori straordinari di manutenzione) che si estinguerà nel 2018. Mentre ringrazio della generosità di tutti, in modo speciale di alcune persone in particolare che desiderano rimanere anonime, rinnovo il

mio invito alla partecipazione generosa anche per una struttura che possa garantire al nostro oratorio, già bello e funzionale, uno spazio al coperto. Lungo l’anno ci sono eventi, feste ed animazione che rimangono sempre sospese alla imprevedibilità del tempo atmosferico.Una semplice copertura potrebbe risolvere molti dei problemi organizzativi che in queste occasioni si creano nel caso di brutto tempo. Grazie dunque in anticipo per quello che potrete e vorrete fare.

A proposito di bilancio parrocchiale…

LIONS CLUSONE

AMMALATI

GRAZIE a TUTTI!

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