di Follereau - AIFO - Oltre la lebbra, per i diritti degli ... · sui diritti delle persone con...

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Anno LVI - n.2 / febbraio 2017 - Poste Italiane SPA, Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv.in.L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, c.1, CN/BO - Filiale di Bologna – € 2 Amici di Follereau per i diritti degli ultimi 2 DISABILITÀ E COOPERAZIONE UN’ALLEANZA STRATEGICA DONAZIONE DEL MESE India: Suresh ha ripreso a vivere Social Street: un vicino come amico febbraio 2017

Transcript of di Follereau - AIFO - Oltre la lebbra, per i diritti degli ... · sui diritti delle persone con...

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Amici di Follereauper i diritti degli ultimi

2

DISABILITÀ E COOPERAZIONE

UN’ALLEANZA STRATEGICA

DONAZIONE DEL MESEIndia: Suresh ha ripreso

a vivere

Social Street: un vicino come amico

febbraio2017

2MINUTESN E L M O N D O O G N I 2 M I N U T I

U N A P E R S O N A È C O L P I TA D A L L A L E B B R A

Claudio in 2 minuti ha consumato un

caffè al bar

Zakarias ha perso la gamba destra a causa della lebbra

2

Luigi in 2 minuti fa una telefonata

in uf�cio

Zheng è diventato disabile a causa della lebbra

2

Marco in 2 minuti ha fatto una

donazione ad Aifo

Oumrati viene accolta dal gruppo di Auto-aiuto Aifo

2

since 1961 with the poorest

6 4 ^ G M L2 9 G E N N A I O 2 0 1 7

Programma e informazionisul sito www.aifo.it

Il miele della solidarietà nelle piazze italiane

Ogni anno si registrano oltre 210.000 nuovi casi di lebbra.Se la lebbra è una malattia curabile perché ancora oggi migliaia di persone non ricevono un trattamento adeguato

prima della comparsa delle disabilità? AIFO dal 1961 combatte con loro contro la discriminazione. Ci aiuterai anche tu?

G I O R N ATA M O N D I A L E D E I M A L AT I D I L E B B R A

A I F O È PA R T N E R U F F I C I A L E D E L L’ O M S - D A R , E D È R I C O N O S C I U TA D A L M I U R C O M E E N T E F O R M AT I V O .

S O T T O L’ A LT O PAT R O N AT O D E L P R E S I D E N T E D E L L A R E P U B B L I C A

EDITORIALE

Bisogna assolutamente

riuscire a diminuire

l’altissima vergognosa

mortalità infantile

COSTRUIRE FRATELLANZAAFRICA GIOVANE E ANTICA

C are amiche, cari amici,oggi vorrei condividere con voi qualcosa della mia missione

in Guinea Bissau nel dicembre scorso.Uno dei Paesi più piccoli dell’Africa e anche uno dei più poveri:

agli ultimi posti negli indici di sviluppo. Un Paese dove la maggior parte della popolazione è costituita da bambini e ragazzi, un Paese giovane, nonostante l’altissima mortalità infantile.

Un Paese dove Aifo è conosciuta da anni e stimata per la sua serietà e professionalità dalla gente, dalle Associazioni locali, dalle Istituzioni: insieme a loro stiamo veramente cercando di realizzare un po’ più di diritti umani e di giustizia.

È difficile scegliere fra i tanti campi di azione nei quali Aifo è impegnata in Guinea Bissau. Quello più antico, storico, ci porta all’Ospedale di Cumura, situato a qualche chilometro dalla capitale Bissau, che si occupa di lebbra, tubercolosi ed ora anche di AIDS: centro di riferimento anche per le nazioni confinanti e dove ancora tanti malati arrivano già con disabilità. Un’oasi tenuta dai Padri Francescani, dove incontro gli ex malati di lebbra riuniti nella Associazione Guineense Raoul Follereau. Persone piene di dignità, che ci ringraziano sentitamente perché, con pochi soldi in prestito, stiamo dando loro la possibilità di rifarsi una vita. Il Presidente, a nome di tutti, mi offre in dono un taglio di bellissima e graditissima stoffa africana, e si scusa perché non sono riusciti a fare di più.

Abbiamo modo di toccare con mano l’importanza del microcredito: piccole cose, che sembrerebbero di poca importanza, ma che costruiscono un nuovo tessuto sociale. Permettono di combattere l’emarginazione dall’interno e su tutti i fronti con persone che ne sono state profondamente toccate in prima persona. Alcune di loro continuano ad abitare nel vicino villaggio, proprio perché questa emarginazione esiste ancora.

E poi i Progetti nella Regione di Gabù, vasta zona nord-orientale, una delle più povere della Guinea Bissau. Tante donne e bambini in festa nelle Tabanca (così si chiamano qui i villaggi), tante danze, tanti colori dell’Africa, tanti “Grazie Aifo” perché le donne sanno che stiamo lavorando per loro e con loro per diminuire l’alta mortalità da parto, perché non siano costrette a sposarsi a 12 anni, perché tutte possano accedere a un parto sicuro e gratuito, possano far valere la loro dignità. Centinaia di Agenti di salute comunitaria, che fanno un lavoro capillare di controllo e sensibilizzazione con i capi religiosi, con i capi villaggio, con le famiglie. Abbiamo ascoltato i capi villaggio, abbiamo pregato insieme agli Imam in una rispettosa mutua collaborazione. E tanti, tanti bambini fino ai 5 anni, raggiunti in maniera capillare in un programma di prevenzione della malaria: più di 20.000 bambini che aiutiamo a crescere sani. Bisogna assolutamente riuscire a diminuire l’altissima vergognosa mortalità infantile. E i Progetti con le Federazioni delle persone con disabilità in un Paese dove bisogna trovare anche le stampelle. E ... tante altre cose che richiederebbero troppo spazio.

AnnA MAriA PisAno

Presidente Aifo

Amici di FollereauMensile per i diritti degli ultimi, dell’Associazione Italiana

Amici di Raoul Follereau (Aifo)Via Borselli 4-6 – 40135 Bologna

Tel. 051 4393211 – Fax 051 [email protected]

Lettere alla Redazione: [email protected] www.aifo.it

Direttore ResponsabileMons. Antonio Riboldi

DirettoreAnna Maria Pisano

RedazioneLuciano Ardesi (Caporedattore), Nicola Rabbi

Progetto Grafico e Impaginazione Swan&Koi srl

Hanno collaborato a questo numeroAIFO India, Giorgio Cavalli, Anna Contessini, Sunil Deepak, Giampiero

Griffo, Mark Miller, Martinho Nhanca, Mauro PisanoFotografie

Aifo Brasile, Aifo India, Archivio fotografico di Aifo, Irene Carlos, shutterstock.com, Rids, www.vita.it

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Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana (USPI)

Autorizzazione del Tribunale di Bologna N. 2993, del 19 aprile 1962

CooPErAZionE E DisABiL iTÀ, Un’ALLEAnZA sTrATEGiCAdi Giampiero Gri f fo

5/

inDiA: sUrEsH HA riPrEso A ViVErEa cura del la redazione in col laborazione con AIFO India

7/

MALATTiE TroPiCALi nEGLETTE in GUinEA BissAUa cura del dr. Mar t inho Nhanca

9/

SOCIAL STREET: Un ViCino CoME AMiCodi Nicola Rabbi

11/

L’ insosTEniBiLE insiCUrEZZA DEL CYBErBULLodi Anna Contess ini

15/

ViAGGio nELL’EMArGinAZionE E nELLA nATUrA DEL BrAsiLEa cura di Mark Mi l ler e Mauro Pisano

17/

L’ inDiA HA UnA nUoVA LEGGE sULLA DisABiL iTÀdi Suni l Deepak

19/

DiVEnTArE “sEnTinELLE DELL’ inCLUsionE”di Giorgio Caval l i

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5Amici di Follereau N.2 / febbraio 2017

Cooperazione e disabilità, un’alleanza

strategiCaL’esperienza della

Rete italiana disabilità e sviluppo

per affermare i diritti delle persone con

disabilità

opo l’approvazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con

disabilità (2006) molte politiche e programmi sono stati influenzati dal nuovo approccio alla disabilità, basato sul modello sociale rispettoso dei diritti umani. Ratificata da 172 paesi (l’89% dei paesi aderenti all’Onu), la Convenzione rappresenta uno standard internazionale a cui riferirsi in tutte le iniziative indirizzate a queste persone nel mondo.

Sulla base degli articoli 11 (Situazioni di rischio ed emergenze umanitarie) e 32 (Cooperazione internazionale) della Convenzione, quattro organizzazioni no profit (Aifo, Educaid, FISH e DPI-Italia) hanno costituito sin dal 2011 un

di Giampiero Griffo*

d primo coordinamento per promuovere l’inclusione delle persone con disabilità nelle emergenze umanitarie e nella cooperazione internazionale. La Rete Italiana Disabilità e Sviluppo (RIDS) è nata con l’obiettivo di costruire un’alleanza strategica tra organizzazioni che si occupano di cooperazione allo sviluppo ed associazioni competenti di persone con disabilità, riconoscendo i rispettivi saperi e capacità, sulla base dell’art 4 comma 3 della Convenzione, che prevede il coinvolgimento delle persone con disabilità nelle scelte che le riguardano. Era la prima volta che questo avveniva nel campo della cooperazione.

Il manifesto della RIDS di quell’anno definiva i principi su cui basare le Fonte: Aifo India

Amici di Follereau N.2 / febbraio 20176

Fonte: Rids

La RIDS propose al Ministero degli affari esteri e della coope-razione internazionale (MAECI) – Direzione della cooperazione allo sviluppo di elaborare un piano d’azione specifico sulla disabilità attraverso la costituzione di un tavolo di lavoro congiunto.

Nel 2013 il MAECI, attraverso un processo partecipato, ha approvato il Piano d’azione, che veniva inserito nel programma d’azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità del governo.

L’intensa attività del tavolo RIDS-MAECI ha prodotto nel 2015 importanti risultati: la pubblicazione di un Vademecum su aiuti umanitari e disabilità, il primo del genere da parte di uno stato; la definizione di Linee guida per l’accessibilità sui progetti finanziati dal Ministero; un documento di indirizzo

Il principio cardine delle associazioni delle persone con disabilità: “Nulla su di noi, senza di noi”

sull’educazione inclusiva; una mappatura dei progetti finanziati dal MAECI (il 2,68% dei fondi italiani sono destinati alla disabilità); un Manuale sull’inclusione delle persone con disabilità nella coope razione internazionale; la presenza di propri docenti nei master universitari destinati alla cooperazione (Pavia, Reggio Emilia-Modena, Betlemme).

Nel novembre 2015 la RIDS co-organizzava col MAECI una conferenza internazionale su di sa-bilità e cooperazione allo sviluppo, la più importante nel corso dell’anno europeo per lo sviluppo.

Nel 2016 il tavolo di lavoro per l’implementazione del Pia­no d’azione ha incluso anche l’Agenzia italiana di cooperazione allo sviluppo (AICS), costituitasi proprio all’inizio dell’anno.

G. G.

proprie attività: l’inclusione delle persone con disabilità nei progetti, garantendo l’accessibilità degli interventi; l’attenzione ai diritti delle persone con disabilità nei progetti di lotta alla povertà nazionali ed internazionali; il rafforzamento delle competenze e del ruolo (empowerment) delle persone con disabilità e delle organizzazioni che le rappresentano

nei paesi in cerca di sviluppo, elemento essenziale della sostenibilità della Convenzione, sulla base del “Nulla su di noi, senza di noi”; l’arricchimento delle strategie di sviluppo locale e nazionale (Sviluppo inclusivo su base comunitaria, Piani di azione sulla disabilità) e di sistemi appropriati di monitoraggio in tutti gli ambiti (salute, educazione, lavoro, ecc.); la creazione di

una leva di cooperatori con disabilità; la promozione di prassi appropriate ed innovazioni nelle politiche inclusive; la sensibilizzazione delle istituzioni ed agenzie pubbliche e private, locali, nazionali ed internazionali per la promozione dei loro diritti.

Ne è nata una stretta e importante collaborazione tra il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (vedi box accanto). La RIDS poi ha collaborato a progetti dei suoi soci introducendo azioni innovative come per esempio la formazione di consulenti alla pari in emergenza nella striscia di Gaza (Palestina) o l’empowerment delle donne con disabilità palestinesi.

Nel maggio scorso la RIDS si è costituita ufficialmente come associazione di secondo livello ed ha collaborato nella Conferenza nazionale sulle politiche della disabilità (settembre 2016 a Firenze) a definire il prossimo biennio di attività del Piano d’azione. I prossimi obiettivi della RIDS sono quelli di applicare il vademecum del MAECI sugli aiuti umanitari nei campi profughi in Giordania; sviluppare progetti in Palestina e Guinea Bissau, sostenere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’Onu nelle politiche nazionali ed europee; produrre l’integrazione e la diffusione del nuovo approccio (mainstreaming) della disabilità nei progetti di cooperazione.■

* presidente della RIDS

La collaborazione tra MAECI e RIdS

È stato un semplice incidente, sono caduto giù dalla finestra di casa

mia mentre stavo lavorando, ma questo semplice incidente ha cambiato completamente la mia vita”. Suresh è un umile manovale che abita in un villaggio vicino a Mandya, un centro situato nello stato meridionale del Karnakata in India. Le persone del suo ceto non hanno la possibilità di avere una buona formazione scolastica e si devono accontentare di lavori poco retribuiti. L’incidente di cui è stato vittima, ha comportato la perdita della gamba sinistra, il che in una situazione esistenziale come la sua, può voler dire un futuro precario, al limite della sopravvivenza.

Invece è successo qualcosa a

Fonte: Aifo India

Suresh, qualcosa che ha dato di nuovo una svolta alla sua vita. “Un giorno ho incontrato degli operatori che lavorano per le comunità formati da Aifo - racconta Suresh - grazie a loro ho ricevuto una protesi per muovermi meglio e anche un prestito per avviare una mia attività economica”. Il gruppo di auto aiuto locale tra persone con disabilità, organizzato all’interno del progetto di Aifo, gli ha concesso 35 mila rupie per cominciare a lavorare come piccolo negoziante. In poco tempo ha restituito il prestito e dopo due anni si è sposato e ha avuto un figlio.

Suresh oggi è anche impegnato nel gruppo di auto aiuto per difendere i diritti delle persone con disabilità come lui che, spesso, sono vittime di una società che li discrimina.

DONAZIONE DEL MESE

IndIa: Suresh ha ripreso a vivereI gruppi di auto aiuto, un piccolo prestito e la conoscenza dei propri diritti: così è possibile l’inclusione sociale per le persone con disabilità

a Cura della redazIone In CollaborazIone Con aIFo IndIa

7Amici di Follereau N.2 / febbraio 2017

I mille volti del KarnakataSuresh abita nello stato del

Karnakata nell‘India meridionale, uno stato grande due terzi dell’Italia ma con lo stesso numero di abitanti la cui capitale è Bangalore, una metropoli di dieci milioni di abitanti famosa per le sue industrie specializzate nell’high tech.

In questa parte dell’India sono ancora più evidenti che altrove le contraddizioni della modernità.

Grazie al progetto Aifo, Suresh non vive più nella povertà, si è sposato e ha un figlio.

Fai anche tu un gesto concreto. Vai alla fine della rivista per sapere come

ALCUNE ATTIVITÀ SOSTENUTE DA AIFO

PER INCLUDERE LE PERSONE CON DISAbILITÀ A MANDyA

Da un lato distretti cittadini che hanno una produzione industriale all’avanguardia e dall’altra, a poche decine di chilometri, nelle campagne, esiste una situazione completamente diversa, dove la gente per vivere coltiva il proprio campo o gestisce negozi ambulanti. Il villaggio dove abita Suresh dista poco più di 100 chilometri da Bangalore ma la loro distanza economica e sociale è molto maggiore.■

Creazione di Gruppi di Auto Aiuto composti da persone con disabilità e i loro famigliari

“Promozione dell’inclusione sociale delle persone con disabilità nel Distretto di Mandya” è questo il titolo del progetto che intende migliorare l’inclusione sociale delle persone con disabilità attraverso lo sviluppo di un programma socio-sanitario, che utilizza l’approccio della Riabilitazione su Base Comunitaria. Questo approccio, promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, individua nella persona con disabilità, nella sua famiglia e nella comunità, le risorse principali per garantire l’inclusione sociale delle persone con disabilità stesse, considerando gli aspetti sanitari, educativi, sociali ed economici del processo inclusivo. Si tratta, quindi, di un processo che favorisce la presa di coscienza delle persone con disabilità, portandole ad avere un più alto grado di autostima, in modo che possano aggregarsi, organizzarsi e uscire dall’isolamento.

I principali problemi affrontati dal progetto riguardano la sfera dell’inclusione sociale delle persone con disabilità, ovvero le difficoltà economiche che vivono, la scarsa conoscenza dei benefici di legge a causa dell’isolamento e la conseguente difficoltà di accesso all’informazione, il difficile accesso agli ausili ortopedici (stampelle, scarpe ortopediche, sedie a rotelle).

Il progetto raggiunge ben 17 mila persone con disabilità che vivono nell’area.

Fornitura di ausili ortopedici come stampelle, sedie a rotelle, tricicli per garantire la mobilità

Visite domiciliari nelle famiglie con persone con disabilità

Fonte: Aifo India

DONAZIONE DEL MESE

Un giorno ho incontrato degli operatori che lavorano per le comunità formati da Aifo

Amici di Follereau N.2 / febbraio 20178

CULTURACULTURA

Fonte: Robert Kneschke/shutterstock.com

l bullismo per molto tempo è rimasto un fenomeno quasi invisibile, come del resto le

tante altre sopraffazioni tra le mura domestiche o in una ristretta cerchia sociale. Era come se le vittime si sentissero colpevoli e avessero vergogna a fare conoscere i fatti.

Il bullo agisce in modo individuale o con un gruppo, il “branco”. La sua violenza si compie sulla vittima designata, in forma fisica, verbale o anche indiretta, con l’emarginazione

I

Un videogioco al massacro nella realtà virtuale che condiziona pesantemente la vita reale

di Anna Contessini

e le malignità. Negli ultimi anni le generazioni hanno ottenuto una maggior indipendenza, godono di più autonomia, magari solo apparente, ma che regala loro un falso status di maturità e di consapevolezza. L’ampia permissività concessa in famiglia, con stili di vita tolleranti, non è adeguata allo sviluppo responsabile del giovane. Ecco perché i casi di bullismo sono in crescita, invadono la cronaca, e con l’avvento delle nuove tecnologie, il fenomeno sfugge dalla concretezza della realtà, sostituendola con lo spazio virtuale dei media digitali. È il cyberbullismo, la prepotenza ed i soprusi espressi attraverso la rete. Si usa il cellulare, Internet, gli SMS per inviare immagini, foto, video volgari e calunniatori, che in un attimo

saranno sui social network, sulle community, sulle chat di amici o di sconosciuti.

All’istante il bullo entra nel privato di qualcuno che ha preso di mira e la vittima può ritrovarsi calunniata e con la reputazione rovinata dalla violenza digitale. Il triste e brutale “gioco” si espande a macchia d’olio, perché nel web la velocità è impressionante, tutto è di dominio pubblico e anche l’aggressività si può mostrare.

A volte, senza rendersene conto, si può essere complici di cyberbullismo, con azioni che poi non sono più contenibili e da cui non si torna indietro. Accade spesso con foto messe su Whatsapp, tra “fidanzatini” o flirt adolescenziali. Le ragazze si fotografano in pose

9Amici di Follereau N.2 / febbraio 2017

L’insostenibile insicurezza del cyberbullo

CULTURA

Comportamenti aggressivi,

malvagità e arroganza, anche

se all’origine c’è una profonda

insicurezza

La cultura del rispetto

provocanti per il loro partner. È l’età della scoperta della propria sessualità e dei primi amori. Inviare queste “prove d’amore” è inopportuno. In caso di fine della relazione, il partner deluso potrà farle girare tra gli “amici di rete”, per provare la propria mascolinità o come rivalsa verso l’ex.

Basta un tasto per distruggereI giovani non si rendono conto della

brutalità del loro comportamento perché il web insegna il disimpegno morale, la mancanza di freni inibitori, l’istinto di dominazione, l’onnipotenza del “distruggere”una persona, specie se donna, e la sua reputazione, cliccando su un tasto. Del resto certi videogiochi, con i quali i giovanissimi trascorrono molto tempo, abbassano il livello di percezione della gravità delle proprie azioni, immaginate o realmente compiute. Tutto è concesso nel mondo virtuale, è come vivere in un videogioco dove violenze e insulti sono accettati.

Il cyberbullismo, come il bullismo, denota comportamenti aggressivi, malvagità e arroganza, anche se all’origine c’è una profonda insicurezza. La vittima non deve e non può ribellarsi, perché è prigioniera del bullo o del gruppo, con cattiveria e intenzionalità. Lui è il leader, gli altri lo sostengono e lo incitano, e condividono con il bullo la sua azione malvagia, accrescendo le sue aspettative, abbassando il

suo senso di colpa. Se questo vile comportamento si sviluppa, è perché garantisce al bullo l’anonimato.

Siamo nel cyberspazio dove tutto è finzione e non esiste empatia per

l’altro. I giovani possono abusare e distruggersi a vicenda, senza provarne vergogna. Un videogioco al massacro a cui dobbiamo assistere impotenti? ■

Amici di Follereau N.2 / febbraio 201710

Il bullismo, atto volontario e ripetuto, è la prepotenza e la prevaricazione compiute da un soggetto aggressivo su uno più indifeso e debole. In questo triste fenomeno non c’è distinzione di sesso, maschi e femmine ugualmente possono essere bulli o bulle, ed il problema emerge soprattutto nelle scuole. Negli ultimi anni è aumentata la presa di coscienza e si è cercato di far emergere questo fenomeno per denunciarlo ed arginarlo con azio ni mirate.

Inutile procedere quando il problema si è già verificato, ed è anche inefficace intervenire in modo individuale sul bullo o sulla vittima. La prevenzione è l’unica tattica, ed il luogo prescelto per le azioni cautelative è naturalmente la scuola.

Un’azione di coinvolgimento totale dei giovani, del gruppo, della classe, può dare risultati

duraturi e far crescere gli studenti. La scuola favorendo la conoscenza dell’altro, la convivenza e la con siderazione reciproca, incoraggiando l’applicazione delle regole, deve riuscire ad essere risorsa e sostegno per alunni, famiglie e docenti.

Si deve agire insieme nel modificare ogni atteggiamento ina datto, ogni prepotenza fatta passare per uno “scherzo”, aumen tando l’autostima dei più insicuri, sottolineando la cultura del rispetto reciproco.

La collaborazione con i genitori è molto importante, perché spesso padri e madri non riescono a capire che il figlio possa avere comportamenti differenti a seconda degli ambienti in cui si trova. La partecipazione delle famiglie eviterebbe sorprese sgra-dite una volta di fronte al proprio figlio, bullo o vittima.

A.C.

Font

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11Amici di Follereau N.2 / febbraio 2017

Font

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di Nicola Rabbi

soCial street: un viCino Come amiCo

tringere nuovi rapporti Dal qualche anno con le parole social street

vengono indicate delle esperienze di buon vicinato, esperienze che vengono ricreate in

ambienti urbani, ricreate appunto perché quello che ci manca nel nostro vivere contemporaneo sono proprio i rapporti di buon vicinato.

Da più di 20 anni si parla di “pensare globale e di agire locale” e forse le social street sono l’espressione più lampante di questa unione o almeno di quando questo incontro riesce a diventare utile e avere anche un forte valore sociale. Siamo abituati, la maggior parte di noi, a vivere in centri urbani, a volte molto grandi, contesti che hanno perso del tutto la solidarietà “naturale” della vita di paese dove i vicini sono persone che si conoscono bene, anzi dove tutto il paese si conosce. In queste situazioni diventa semplice rivolgersi a qualcun altro per chiedere aiuto, esiste un clima di fiducia reciproca, ci si sente semplicemente meno soli.

Negli agglomerati urbani capita invece l’opposto; non ci rivolgiamo ai vicini ma a chi è molto lontano e questo

S

Nei contesti urbani dove i legami sociali sono deboli e si vive isolati le nuove esperienze di vicinato sono una risposta vincente

Secondo una recente indagine fatta da una società svizzera, sette milanesi su dieci non parlano con i propri vicini di casa, ma nonostante questo dato di partenza Milano è diventata nell’arco di un paio di anni la capitale delle social street in Italia che hanno superato le 70 unità e a cui prendono parte oltre 23 mila cittadini. La più nota è quella di Paolo Sarpi ­ quartiere di Milano, seguita dai Residenti di San Gottardo, via Meda e dintorni e Lambrate.

Per capire la varietà di modi attraversi i quali funzionano queste esperienze basta ricordare alcune iniziative che hanno coinvolto i partecipanti di corso San Gottardo; quando tempo fa è capitato che esplodesse un piccolo palazzo in via Brioschi - una via nelle vicinanze del corso - nel giro di brevissimo tempo è iniziata una campagna di raccolta fondi per le

Lo scoiattolo di corso San Gottardofamiglie che hanno perso la casa.

Ma i motivi di mobilitazione possono avere un segno molto diverso, così quando Scart, un piccolo scoiattolo è scappato da casa è partita una caccia al fuggiasco che ha permesso il suo recupero in breve tempo.

Non solo Scart si può trovare in difficoltà nel corso San Gottardo ma anche i suoi residenti anziani e soli.

Così è nata l’iniziativa “Adotta un vicino” dove chi può si prende cura di un suo vicino in difficoltà; l’iniziativa, nemmeno tanto pubblicizzata sui mass media, ha avuto un effetto forte e si è riflessa in luoghi insospettabili, così si è potuto leggere in una rivista pubblicitaria di vendite immobiliari che comprare la casa in questa zona ha anche il vantaggio di avere dei buoni vicini, di essere inseriti in una social street!

Fonte: www.vita.it

DOSSIER

Gli scambi tra i residenti sono diventati molto vari e più si andava avanti e più aumentava la fiducia

Amici di Follereau N.2 / febbraio 201712

grazie alle tecnologie digitali. Siamo molto interessati, giustamente al mondo intero, alla povertà in Africa, al rispetto dei diritti umani in Cina... ma ci manca la capacità di stringere i rapporti con chi ci sta accanto. Ecco allora perché nascono le social street, come risposta a questa situazione; sono un tentativo, riuscito, di ritornare a parlare con i vicini di casa e avere fiducia di loro.

Tutto iniziò in via Fondazza.Bologna non è certo una realtà

metropolitana come Milano o Roma eppure sono sempre tante le novità sociali che emergono; qui, infatti, è nata la prima social street italiana, in via Fondazza, la stessa strada dove ha passato quasi tutta la sua vita il noto pittore Giorgio Morandi.

L’idea è venuta a Federico Bastiani che si era appena trasferito da Lucca in città assieme alla moglie di origine sudafricana e al figlio in tenera età. Si era ritrovato in un contesto completamente estraneo, senza alcuna conoscenza personale e messo di fronte al fatto che il figlio non aveva compagni di gioco, ha messo un annuncio su Facebook in cui chiedeva se c’erano dei vicini di casa che avevano dei bambini della stessa età del suo. “Non ho inventato niente di nuovo - spiega Federico - ho aperto un gruppo su Facebook e ho fatto un volantino da distribuire in strada con l’invito

a iscriversi al gruppo. Tutto qua. Era settembre 2013. Un paio di mesi dopo avevo raggiunto un discreto numero di iscritti, circa 40, e ho pensato che fosse il momento giusto per fare un passo in più: ho invitato tutti a incontrarci al piccolo parco in fondo alla via. Quel giorno pioveva ma, contro ogni teoria dell’organizzazione di eventi, ha funzionato lo stesso”.

Gli scambi hanno cominciato ad aumentare, c’era chi aveva bisogno di una mano per trasportare un mobile troppo pesante per lui o c’era chi aveva bisogno di un utensile che altrimenti avrebbe dovuto comprare. Gli scambi tra i residenti sono diventati molto vari e più si andava avanti e più aumentava la fiducia tra le persone. “Gli aspetti che possiamo considerare innovativi sono fondamentalmente due - afferma Federico - usare le nuove tecnologie di comunicazione per

Se andate all’indirizzo web www.socialstreet.it potete trovare l’elenco completo e in continuo aggiornamento di tutte le social street esistenti in Italia, presenti sia al nord che al sud.

Una parte importante del contenuto esistente nel sito è rivolto alla loro promozione e alla moltiplicazione delle esperienze. Ma come si crea una nuova social street? Sono necessari tre passi.

1) Occorre creare un Gruppo chiuso su Facebook, e per essere trovati nella ricerca sul web, bisogna seguire un preciso formato nello scrivere il nome del gruppo, in questo modo: Residenti in nome via (oppure piazza, quartiere ...) - nome città - social street.

2) Poi si realizza un volantino in cui si annuncia la nascita di questa iniziativa e sul perché la si fa. Si stampa il volantino e lo si attacca nella strada di riferimento, lo si dà ai negozianti, lo s’infila nella buca delle lettere dei residenti.

3) L’ultimo passo è quello del passaggio dal virtuale al reale, dove si gioca il successo o l’insuccesso dell’impresa. I promotori devono pensare a delle iniziative che facciano incontrare le persone, che le leghi; poi le cose verranno da sé e il gruppo comincerà a crescere.

Come creare una Social Street?

La gratuità e la pratica del dono sono i tratti fondamentali delle social street

13Amici di Follereau N.2 / febbraio 2017

DOSSIER

rigenerare relazioni personali e le comunità locali, cosa che risulta innovativa visto che di solito succede il contrario, ossia i social network sostituiscono le relazioni personali con contatti a distanza più o meno artificiali; e impostare le relazioni sulla base della fiducia, non sulla base di una garanzia o di un guadagno”.

La gratuità e la pratica del dono sono i tratti fondamentali delle social street, come sottolinea bene Luigi Nardacchione che è stato il primo coordinatore di via Fondazza Social Street e cofondatore di Social Street International. “Siamo diversi dalle banche del tempo. Anche lì non gira denaro, però il presupposto è che io non sono legato a queste persone, ricevo tot e do tot. Per noi

invece al centro c’è il legame fra le persone, per questo c’è il dono”. Per lui la sharing economy non è quella rappresentata da Airbnb o Uber, “Finché non condividi non c’è sharing, ci sono solo fruitori e fornitori. Serve invece una sharing sociality, dove si tenga conto dei bisogni di tutti”.

Piccole esperienze cresconoA seguito di questa esperienza

le social street hanno cominciato a moltiplicarsi in varie parti d’Italia. Da tre anni il loro sviluppo non conosce una battuta d’arresto e la loro notorietà è uscita fuori d’Italia approdando perfino sulle pagine del New York Times e diventando oggetto di studio in varie università del mondo.

Oggi esistono 456 social street in Italia, principalmente a Milano (71), poi Bologna (57) e Roma (33). Non sono tutte uguali, ognuna riceve una forte impronta dai suoi fondatori e dalla realtà urbana in cui è collocata. Oltre agli scambi tra le persone vengono fatte delle iniziative che sono volte alla cura

del territorio, alla sua riscoperta storica e culturale, all’animazione attraverso feste e incontri: insomma tutto quello che serve per rendere più vivibile il luogo dove si abita e per generare nuove relazioni tra persone.

Questo è possibile, ed è bene sottolinearlo, grazie all’uso di Facebook, della tecnologia digitale: si opera, in altre parole, un passaggio dal virtuale al reale. E questo

Fonte: Evellean / shutterstock.com

La mancanza di solidi legami sociali è un problema che riguarda tutto il vivere contemporaneo

Amici di Follereau N.2 / febbraio 201714

DOSSIER

passaggio non avviene tra persone simili, con gli stessi interessi o valori: come precisano Fabio Introini e Cristina Pasqualini ricercatori del GRiSS: “L’obiettivo principale è quello di provare a sviluppare e dare linfa alle relazioni sociali locali, giocando sulla prossimità fisica delle persone coinvolte e non sulla loro somiglianza ‘elettiva’, fondata invece sulla comunanza di interessi e valori, come spesso accade nella socialità che si crea online”. Il GRiSS (Gruppo Ricercatori Sociali Street) è nato all’interno del Dipartimento di Sociologia, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e ha avviato nel 2014 la ricerca “Vicini e connessi. Alla scoperta del vivere social”, la prima ricerca scientifica svolta in Italia su questo fenomeno.

Abbiamo toccato un punto centrale del nostro discorso: che cosa unisce queste persone? Non è la fede religiosa o l’appartenenza politica, queste persone non sono nemmeno fan di un cantante rock o appassionati di cinema, sono

semplicemente persone che abitano vicine. Questa caratteristica fa si che le social street per funzionare bene devono essere “leggere”, non essere inquadrate diventando un’associazione o proponendosi obiettivi di tipo politico o religioso. Su questo è molto chiaro il loro ideatore: “Le social street non sono soggetti giuridici sussidiari alle amministrazioni locali, né fanno attività di advocacy di una parte di cittadinanza piuttosto che di un’altra. Le social street non devono diventare una questione di welfare, né di burocrazia civica. Non hanno nessun ruolo, né funzione istituzionale, né tantomeno istituzionalizzabile. Non vogliamo neanche che le social street assumano un’organizzazione gerarchica e di potere come succede nelle associazioni con l’elezione di un consiglio direttivo, di un presidente, di un vicepresidente ...”.

Le social street si sviluppano soprattutto nelle grandi città, ad esempio anche a Roma ve ne sono

numerosi esempi, come quella di via Pavia e quella di piazza Vittorio, ma ne esistono anche in città di piccole dimensioni perché il problema della mancanza di solidi legami sociali, purtroppo, è un problema che riguarda tutto il vivere contemporaneo.

Forse il modo migliore per raccontare come le social street possono cambiare le nostre vite isolate si può riassumere in questa storiella, che circola in rete e non si sa bene chi l’abbia detta per primo: “Prima di entrare a far parte della social street impiegavo dieci secondi ad attraversare la mia strada, ora mi ci vogliono almeno dieci minuti!”. ■

Fonte: shutterstock.com

e malattie tropicali neglette sono un gruppo di 18 patologie croniche trasmissibili diffe-

rente mente distribuite in 149 paesi del mondo, tutte associate a condizioni di povertà. Almeno cento paesi sono endemici per due di queste malattie, e 30 paesi per sei o più patologie. Colpiscono oltre un miliardo di persone e contribuiscono a mantenere elevati gli indici di disabilità e mortalità. La lotta alle malattie neglette richiede un approccio multidisciplinare (sociosanitario e ambientale) e le patologie potrebbero essere prevenute utilizzando strategie sanitarie disponibili, a costi contenuti. Nonostante ciò, sono state per lungo tempo trascurate nell’agenda della politica sanitaria

Malattie tropicali neglette in Guinea Bissau

Una strategia integrata permette di ottimizzare le scarse risorse disponibili nei paesi poveri, i più colpiti

a cura del dr. Martinho nhanca*

l mondiale.L’Organizzazione Mondiale

della Sanità (OMS) è da tempo impegnata nella realizzazione di cinque strategie per il controllo, l’eliminazione o l’eradicazione di tali patologie, che si inseriscono nel percorso per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Queste strategie sono la chemioterapia preventiva (distribuzione di farmaci su larga scala a favore di popolazioni a rischio), diagnosi e trattamento intensivo delle persone colpite (gestione dei singoli individui), controllo vettoriale (degli insetti vettori o ospiti intermedi), miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie (prioritario e sinergico con le strategie precedenti), azioni di salute

PRIMO PIANO

Fonte:Irene Carlos

15Amici di Follereau N.2 / febbraio 2017

pubblica veterinaria (molte delle malattie possono essere trasmesse all’uomo da animali vertebrati).

La sfida in AfricaNel 2016 l’Ufficio Regionale OMS

per l’Africa ha organizzato un seminario a Cotonou (Benin), per la divulgazione di uno specifico “Piano Strategico Integrato” per la lotta contro cinque malattie tropicali neglette: Lebbra, Leishmaniosi, Treponematosi Cutanee (Framboesia/Bejel), Ulcera di Buruli, Tripanosomiasi Umana Africana (Malattia del Sonno). La scelta è giustificata dal fatto che in comune hanno programmi di controllo con metodologie simili e necessitano di gestione diretta delle singole persone colpite. Inoltre, quattro di esse presentano sintomi cutanei nel loro decorso clinico. Il Piano dell’OMS intende sensibilizzare i governi dei paesi africani, interessati da queste patologie, affinché utilizzino un approccio multisettoriale che possa sfruttare al meglio le risorse disponibili: azioni congiunte di gestione dei casi e, in particolare, azioni di vigilanza sanitaria, formazione del personale, supervisione tecnica dei servizi.

In Guinea Bissau sono presenti quattro delle suddette malattie tropicali, finora non sono state diagnosticate persone colpite dall’Ulcera di Buruli. Aifo promuove e sostiene nel paese il programma di controllo della lebbra e nel giugno 2016 il Coordinatore nazionale ha partecipato all’incontro di Cotonou, come rappresentate ufficiale del Ministero della Sanità.

A seguire, nel dicembre 2016,

ha promosso e organizzato, con il sostegno e la collaborazione dell’Ufficio Aifo locale, un incontro per presentare i contenuti e gli strumenti previsti dalla strategia integrata dell’OMS. All’incontro hanno partecipato, oltre al personale sanitario, i rappresentati del Ministero della Sanità e la presidente nazionale Aifo. Si è trattato del primo passo verso l’applicazione della strategia OMS, che potrà essere completata in

collaborazione con Ong locali e internazionali, in particolare Aifo, grazie alla decennale e continuativa presenza nel paese nell’ambito del controllo della lebbra. L’obiettivo è di ottenere l’approvazione del Ministero della Sanità per applicare nei prossimi anni il Piano strategico OMS. Una sfida che vedrà ancora una volta Aifo in prima fila. ■

*Responsabile del Programma Nazionale di lotta contro la lebbra

PRIMO PIANO

I progressI contro la malarIa a rIschIo senza nuove rIsorse

Amici di Follereau N.2 / febbraio 201716

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che occorrono 5 miliardi di euro all’anno per fronteggiare la malattia da qui al 2020, ma i finanziamenti sono fermi a 2,3 miliardi di euro l’anno, meno della metà di quanto necessario. Nel 2015 sono morte più di 400 mila persone, per lo più bambini e donne incinte, a causa della malaria, un numero altissimo che dà la misura della tragedia rappresentata da questa malattia per l’intera umanità.

Eppure dal 2010 al 2015 i letti impregnati di insetticida, le ranza-riere da mettere attorno ai letti quando si dorme e il trattamento con i farmaci hanno ridotto del 30% le morti nel mondo e diminuito del 20% il numero dei

Colpiscono oltre un miliardo di persone

e contribuiscono a mantenere elevati gli

indici di mortalità

nuovi casi. Secondo l’OMS rimane invece molto difficile la situazione nell’Africa subsahariana dove è presente il 90% dei malati a livello planetario e dove avviene il 92% dei decessi.

Il problema è che per battere la malaria occorrono più risorse economiche e che queste non ci sono. Si stima che nel 2015 il 43% della popolazione dell’Africa subsahariana non è stata protetta da zanzariere o non ha avuto spray per uccidere le zanzare; un terzo dei bambini con la malaria in 23 paesi africani non sono stati curati a dovere. Questa situazione è dovuta al fatto che finanziamenti per eliminare la malaria sono sì cresciuti dal 2000 al 2010 ma poi si sono fermati.

Fonte: shutterstock.com

l nostro viaggio, come giovani Aifo, ha fatto tappa, tra novembre e dicembre

scorsi, a Porto Nacional, nel Brasile centrale, nello Stato del Tocantins, che prende il nome dal fiume che lo attraversa. Qui ci attendeva Ibis Alan De Souza, Presidente dell’Associazione locale COMSAUDE, nata nel 1969, che con l’appoggio di BRASA (Aifo in Brasile) lavora per garantire la salute dei cittadini, gestire programmi di sviluppo socioeconomico, incentivare l’accesso all’educazione e promuovere eventi culturali per le

I

Due giovani di Aifo hanno partecipato al viaggio di conoscenza dei progetti dell’associazione a Cura dI Mark MIller e Mauro PIsano

viaggio nell’emarginazione e nella natura del Brasile

fasce vulnerabili della popolazione.In definitiva la COMSAUDE

gestisce un programma di sviluppo comunitario molto valido e, grazie al sostegno di Aifo, in questi ultimi anni si è riusciti ad aumentare il numero di persone beneficiate. Abbiamo visitato il Centrinho, centro educativo e di recupero per bambini malnutriti della periferia di Porto Nacional, dove si è potuto constatare che la stragrande maggioranza delle mamme sono di giovane età, alcune vittime di abusi.

In seguito, grazie a Rosa, una delle coordinatrici della COMSAUDE, abbiamo conosciuto l’Escola Família Agricola (EFA), che si occupa dell’educazione dei ragazzi cresciuti in area rurale e intende valorizzare le piccole aziende agricole familiari del cerrado brasiliano, un’eco regione caratterizzata da savana, con grande biodiversità di fauna e flora.

L’ambiente affidato ai giovaniL’EFA è composta da una struttura

con aule, dormitori, mensa, uffici amministrativi e, tutto intorno, un’azienda agricola. Fondamentale è il lavoro pratico all’esterno, dove gli studenti imparano attraverso la gestione diretta di attività agricole e di allevamento. La scuola, gestita dalla COMSAUDE, permette ai giovani di rimanere legati alle loro radici culturali e fornisce gli strumenti necessari affinché possano gestire le piccole aziende agricole assieme alla famiglia di origine.

In tal modo il programma educativo promuove lo sviluppo e la sostenibilità delle aziende agricole familiari, che nell’area sono preda delle grandi multinazionali che creano le colture intensive, in genere di soia. Grazie alla collaborazione dei docenti, abbiamo partecipato anche ad un Convegno

Font

e: Ai

fo B

rasil

e

17Amici di Follereau N.2 / febbraio 2017

di Agroecologia, durante il quale si è parlato del cerrado, e che ci ha portato a riflettere sull’importanza dell’ambiente.

Un’altra tappa importantedel nostro viaggio è stata quella a Taquaruçu, che si trova a 60 km da Porto Nacional. Presso il Centro Criatividade abbiamo incontrato il gruppo di percussionisti Tambores do Tocantins, gestito da persone della COMSAUDE molto affiatate che, coinvolgendo i giovani, intendono valorizzare e preservare la cultura musicale tradizionale locale. Il gruppo è diventato molto popolare negli ultimi anni ed ora è impegnato anche nella protezione del cerrado dalla distruzione provocata dalle culture intensive, anche grazie ad una recente legge che permette la creazione di riserve ecologiche. Abbiamo conosciuto la coltura intensiva spostandoci pochi chilometri da Porto Nacional, con un’escursione in una delle aziende produttrici di soia, con un’area seminata di 3.500 ettari.

Ancora oggi il dott. Eduardo Manzano e sua moglie Heloisa, fondatori della COMSAUDE, con la partecipazione diretta delle fasce vulnerabili della popolazione, partecipano alle gestione dei diversi programmi. Nonostante l’età avanzata proseguono il loro lavoro, anche in difesa del cerrado, partendo dal presupposto che “La Natura equivale a salute, cibo, economia e sopratutto VITA”. ■

Amici di Follereau N.2 / febbraio 201718

Le aziende agricole familiari sono preda delle grandi multinazionali che creano colture intensive di soia

Ho sentito il termine “agroecologia” forse cinque volte nella mia vita, quattro delle quali durante un corso universitario. Qui in Brasile, invece, il termine è assai diffuso. Agroecologia è, in sostanza, l’applicazione dei principi ecologici all’agricoltura e si fonda sui valori della sostenibilità nonché della protezione e buona gestione degli ecosistemi naturali. A ciò si aggiungono i temi dell’agricoltura biologica e famigliare e del commercio di prodotti ecosolidali. Di fatto in Tocantins è in corso una difficile battaglia contro la distruzione del cerrado, contro la monocoltura estensiva di soia transgenica, contro il trattamento spregiudicato di agrotoxe (pesticida), contro un tipo di commercio che non favorisce l’economia locale.

Mauro ed io abbiamo avuto

La lotta contro la monocoltura

la fortuna di partecipare al II Encontro Tocantinense de Agroecologia a Malhadinha, in un centro sperduto in mezzo al cerrado. L’incontro di quattro giorni è stato caratterizzato da convegni, dibattiti, aule pratiche e visite didattiche agli orti biologici. Al termine è stata stesa la Carta di Malhadinha.

Il tutto, chiaramente, in tipico stile brasiliano: sedendoci collettivamente sotto enormi alberi di mango, gustando riso, feijões e carne e bevendo suco de abacaxi in bicchieri di canna di bambù. Di sera, si tirano fuori i tambores e i cembali e si inizia a far musica e a cantare. Con le note di “Marilia Mendonça” anche noi abbiamo iniziato a ballare forrò. Non si va a dormire presto, qui in mezzo al cerrado la notte è lunga.

Mark Miller

Fonte: shutterstock.com

STRUMENTI

compatte per farla approvare il prima possibile. In tutta l’India vi sono state manifestazioni e quella che si è svolta il 3 dicembre scorso a Delhi ha avuto una partecipazione imponente.

Si devono sottolineare le novità più importanti della nuova legge. In primo luogo vengono definiti 21 tipi di disabilità e, oltre a questa lista, si stabiliscono disposizioni per consentire al governo centrale di notificare qualsiasi altra condizione come un handicap, in questo modo un maggior numero di persone con disabilità potrà usufruire della legge. La disabilità viene definita sulla base di un concetto in evoluzione che cambia con i tempi.

Viene creata una Carta d’identità

Riguarda quasi un miliardo e 300 milioni di persone, più di un sesto dell’umanità

l 14 dicembre del 2016 il Rights of the Persons with Disabilities Act, la legge per i diritti delle

persone con disabilità è stata approvata nella Camera alta del Parlamento indiano (Rajya Sabha). Due giorni più tardi la legge è stata approvata anche nella Camera bassa (Lok Sabha) e ora la legge è entrata in vigore.

Nonostante un avvio lento - la legge era stata presentata nel 2009 - la velocità con cui questa legge alla fine è passata è stata una vittoria della campagna di promozione delle associazioni delle persone con disabilità che si sono presentate

l’india ha una nuova legge sulla disabilità

di Sunil Deepak

Iuniversale per le persone con disabilità che permette di accedere ai programmi, ai servizi, ai benefici previsti dalla legge. Inoltre è stabilito l’abbattimento delle barriere architettoniche in tutti i tipi di infrastrutture e sistemi di trasporto, sia pubblici che privati. Si introduce il divieto di discriminazione per quanto riguarda il lavoro, e il diritto all’educazione per le donne disabili e per i minori tra i 6 e i 18 anni.

Le persone con problemi di salute mentale vengono tutelate. Secondo la legge, i tribunali distrettuali possono attribuire due tipi di tutela. Una tutela limitata che prevede il coinvolgimento della persona malata e una tutela completa che si applica in un numero limitato di casi. Viene

Fonte: reddees / Shutterstock.com

19Amici di Follereau N.2 / febbraio 2017

La povertà riguarda anche paesi cosiddetti ricchi come l’Italia. L’enorme sproporzione tra la ricchezza disponibile e il numero dei poveri è uno degli aspetti più eclatanti. Nell’agosto dello scorso anno è entrata in vigore la nuova legge antisprechi che ha lo scopo di favorire il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari, e non solo, mettendole a diposizione dei poveri e dei bisognosi.

Tra le misure previste anche quella del cosiddetto doggy bag, la possibilità per i clienti di un ristorante di portarsi a casa in idonei contenitori il cibo non consumato, una pratica già diffusa all’estero e che da noi fa fatica a prendere piede, soprattutto per ragioni culturali. Secondo un’indagine della Coldiretti,

La legge antisprechi strumento contro la povertà Una Carta d’identità universale per le persone con disabilità che permette di accedere ai programmiintrodotta una riserva del 4% in tutti i posti di lavoro per le persone con disabilità. Le persone con almeno il 40% di disabilità possono accedere a queste facilitazioni sia per il lavoro che l’educazione.La sfida dell’attuazione

La legge prevede anche una maggiore disponibilità di apparecchiature e dispositivi di assistenza alle persone con disabilità. Per facilitare la partecipazione democratica i seggi elettorali e tutti i materiali elettorali dovranno essere accessibili alle persone con disabilità. In previsione delle emergenze, le autorità devono prendere le misure necessarie per includere le persone con disabilità nelle attività di gestione delle catastrofi per la loro sicurezza e protezione.

Le nuove norme introducono anche sanzioni. Per chi viola la legge sono previsti il carcere fino a 6 mesi o una multa di 10 mila rupie (circa 141 euro). Se la persona è recidiva, la prigione arriva fino ai due anni e la multa può variare da 50 mila (circa 705 euro) a 500 mila rupie. L’India è uno stato federale composto da 29 Stati. Leggi e misure in tema di disabilità sono di competenza dei singoli Stati. Il governo può far approvare leggi in accordo con i trattati internazionali, che hanno un valore anche per gli Stati della federazione. Ciò può creare dei problemi per l’attuazione della legge che deve essere poi recepita dai singoli Stati. Un altro punto debole della legge è che non vengono stimate le risorse economiche necessarie per attuarla. ■

subito dopo l’approvazione della legge, la pratica sta lentamente coinvolgendo sempre più italiani.

Decisamente più dinamico il fenomeno del conferimento delle eccedenze alimentari, di farmaci e di capi di vestiario, ai punti di distribuzione agli indigenti. Si è costituita una rete di empori solidali che è in espansione, soprattutto dopo la nuova legge, e che coinvolge in misura significativa sempre più regioni. Per il momento all’avanguardia è l’Emilia Romagna. Gli empori non sono solo “supermercati” dove si fa la spesa gratis, ma diventano anche punti di solidarietà per la gestione delle tante esigenze e dei tanti bisogni che la povertà e l’emarginazione lasciano insoddisfatti.

STRUMENTI

Amici di Follereau N.2 / febbraio 201720

Fonte: Radiokafka / Shutterstock.com

Diventare “sentinelle dell’inclusione”

Multiculturalità por tati avanti dall’Istituto. A inizio anno scolastico è stato distribuito il materiale per i docenti, schede informative e video da poter visionare, per poter poi sensibilizzare e preparare gli studenti. Per tutte le classi interessate a visitare la mostra sono state fotocopiate le schede guida allegate alla stessa e predisposti dei DVD con i vari filmati da proporre agli alunni. Nel presentare la mostra si è partiti dalle Parole-chiave per poi procedere seguendo le varie sezioni: educazione inclusiva / accessibilità e partecipazione , ecc.

La mostra è stata allestita l’11

L’esperienza di un istituto superiore di Castelfranco Veneto attorno alla mostra “Diritti accessibili”

n tempo c’era l’esclusione delle persone con disabilità. Poi c’è stata, faticosa, la proclamazione dei loro

diritti. Ma se vogliamo che non rimangano solo sulla carta, i diritti dobbiamo farli diventare “accessibili”. A questo scopo la mostra itinerante di immagini e video “Diritti accessibili”, prodotta da Aifo, è arrivata nel suo percorso all’Istituto F. Nightingale di Castelfranco Veneto (TV). La sua esposizione è stata gestita all’interno del Progetto Inclusione, poiché la scuola è frequentata da diversi alunni con disabilità, e del Progetto

di Giorgio Cavalli

Udicembre nell’Istituto, alla fine tutte e 18 le classi della scuola l’hanno visitata. In particolare le classi 3e e 4e, avendo nel loro piano di studi la problematica della disa bilità, hanno svolto un notevole lavoro preparatorio.

Il 16 dicembre è stato organizzato un incontro di approfondimento con esperti. Gli insegnanti di quattro classi dell’ Istituto Professionale per i servizi sociali e di quattro del Liceo delle Scienze umane hanno potuto introdurre i temi in vista dell’incontro con Carla Tonin dell’Università di Padova e con Francesca Succu, consigliere nazionale Aifo.

AIFO IN ITALIA

Fonte: Archivio fotografico di Aifo

21Amici di Follereau N.2 / febbraio 2017

Il percorso non sarebbe stato cosÌ proficuo senza preparazione e una prospettiva di impegno futuro

Tale incontro è stato l’occasione per approfondire il lavoro già iniziato e per offrire stimoli a quello che sarebbe continuato con alcune discipline (in particolare Psicologia /Diritto/ Metodologie operative).

Le classi dunque sono arrivate preparate alla conferenza, in particolare la III D ha proposto un power-point frutto della riflessione sui temi trattati. Alla fine dell’incontro la dott.ssa Tonin ha lasciato agli alunni una scheda-questionario (“La mia collezione di pensieri inclusivi”) a cura del Centro di Ateneo per la Disabilità e l’Inclusione, da restituire compilata al Centro.

In alcune classi gli alunni hanno lavorato a gruppi, analizzando una sezione; ogni gruppo ha poi esposto il risultato di tale lavoro all’intera classe. Alla fine del percorso, è stato rivolto a tutti i partecipanti l’invito a diventare “sentinelle dell’inclusione”, perché nessuno venga escluso. Nel pomeriggio del 16 dicembre la scuola ha ospitato un ulteriore incontro con altre classi. Nei due giorni successivi, quelli di scuola aperta, la mostra è stata visitata anche dai genitori venuti a conoscere l’Istituto.

L’esperienza maturata attorno alla mostra “Diritti accessibili” evidenzia che un intervento, per quanto qualificato, non sarebbe stato così proficuo senza una preparazione e senza un seguito, una prospettiva di impegno futuro.■

Migrazioni e salute

AIFO IN ITALIA

Abbiamo documentato sulla rivista e nelle pagine del sito web (www.aifo.it) le attività Aifo per l’accoglienza di rifugiati e migranti. Il 2017 non farà venir meno le ragioni di tale impegno. Per questo è utile uno sguardo all’indietro.

Il Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016, a cura di enti pubblici e privati, offre una panoramica complessiva. Nell’impossibilità di riassumerne i contenuti, segnaliamo un aspetto poco noto: la salute di chiede protezione.

Le osservazioni epidemiologiche dimostrano che i migranti partono sani dai luoghi di origine, e non potrebbe essere diversamente dato il forte impegno necessario nel progetto migratorio, e sani arrivano in Italia. Ciò che incide sulla loro salute sono le condizioni di inserimento,

in sostanza è in Italia che si ammalano. Se prendiamo i casi di ospedalizzazione per infortuni, le percentuali sono più elevate rispetto agli italiani, poiché le loro attività si concentrano in ambiti dove il lavoro è più pericoloso.

Nel campo della salute mentale emerge negli ultimi 5 anni una tendenza a percentuali maggiori di ricoveri e comunque di condizioni di disagio, da collegare alla mutata composizione di coloro che fuggono (incremento dei profughi rispetto a migranti economici con un preciso progetto migratorio). Da qui la necessità di orientare l’accoglienza verso servizi in grado di affrontare problematiche sulle quali incidono fattori molto complessi, a cominciare dalla fuga forzata da situazioni insostenibili per terminare con approdi geograficamente ma soprattutto culturalmente molto distanti.

Amici di Follereau N.2 / febbraio 201722

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COME FARE LA TUA DONAZIONE• Bollettino postale n. 7484 intestato a:AIFO - Onlus, Bologna• Conto Banca Popolare Etica, IBAN: IT 89 B 05018 02400000000 505050• Carta di credito: telefona al n. verde Aifo, oppure su www.aifo.it, clicca: Dona online

• Pagamento periodico bancario SEPA SDD (ex RID) richiedi il modulo al n. verde Aifo

Le donazioni con queste modalità (non in contanti) sono fiscalmente deducibili

Numero verde Aifo 800550303

PARTECIPA ANCHE TU. DONA ORA

Dopo l’incidente dove ha perso la gamba, Suresh viveva con poche speranze e invece, grazie al Gruppo

di auto aiuto promosso da Aifo, le sue prospettive di vita sono cambiate: ha ottenuto un prestito e ha aperto con successo un piccolo negozio. Si è anche sposato e ha avuto un figlio, per adesso. Suresh ha iniziato una nuova vita.

SURESH HA RIPRESO A VIVERE

I N D I A - K A R N A K A T A

SOSTENIAMO LE PERSONE CON DISAbILITÀ

In India avere una disabilità quasi sempre significa esclusione sociale, ma con il tuo aiuto possiamo fare in modo che tutte le persone come Suresh possano di nuovo sperare.

Creazione di Gruppi di auto aiuto composti da persone con disabilità

80€

Visite domiciliari nelle famiglie con persone con disabilità

40€

Ausili per la mobilità (stampelle, sedie a rotelle, tricicli)

50€

C’è anCora miele della solidarietà

nelle piazze italiane

GML 2017

since 1961 with the poorest

Passato il 29 gennaio 2017, la domenica della Giornata mondiale dei malati di lebbra, i volontari ritornano nelle piazze per offrire “il miele della solidarietà” e altri prodotti equosolidali, e per distribuire materiale informativo.

Il ricavato è destinato ai progetti socio-sanitari che Aifo promuove e sostiene nelle regioni povere del mondo, dove la lebbra, la disabilità e l’emarginazione colpiscono centinaia di migliaia di persone.

Per sapere in quali piazze, parrocchie e altri luoghi continuiamo ad essere presenti, vai sul sito www.aifo.it