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SCRITTI DI CHIARA D’ASSISI TESTI SCELTI Benedizione Testamento Lettere a Sant’Agnese di Boemia e ad Ermentrude di Bruges 750° Anniversario del Transito di S. Chiara Parole di Luce

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SCRITTI DI CHIARA D’ASSISI

TESTI SCELTI

BenedizioneTestamento

Lettere a Sant’Agnese di Boemiae ad Ermentrude di Bruges

750° Anniversario del Transito di S. Chiara

Parole di Luce

clarisse
Timbro

CHIARA D’ASSISI

LA SUA VITA

Chiara nasce ad Assisi nel 1193 da una nobile e ricca fami-glia. È ancora bambina quando in città scoppia una guerracivile tra i nobili e la nascente borghesia. Chiara è costretta arifugiarsi a Perugia, dove rimane fino alla giovinezza. Tornataad Assisi, desiderosa ormai di vivere solo per Dio, si dedicavolentieri alla preghiera e alle opere di carità.

Sentendo parlare di frate Francesco, già seguace di Cristopovero nella nuova via evangelica che lui sta tracciando, vuoleincontrarlo e scopre così di avere nel suo cuore la stessavocazione. La notte della Domenica delle Palme del 1212 fug-ge da casa per raggiungere Francesco e i suoi frati alla Por-ziuncola. Qui si consacra al Signore, rinunciando alla sua fami-glia, alla sua elevata condizione sociale e a tutti i suoi beni.

La sua vita si consuma nel piccolo chiostro di San Damia-no in una gioiosa sequela di Cristo povero e crocifisso.

In una vita semplice, laboriosa e fraterna, attraverso la viadella povertà, ella si apre al mistero di Dio. Il dono della frater-

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nità è frutto di questo cammino: con lei nasce una nuovaforma di vita, quella delle Sorelle Povere, poi chiamate Claris-se, che in poco tempo si diffonde in Europa e nel mondo.

All’età di trent’anni per Chiara inizia una lunga malattia chela renderà inferma. Malgrado questo, continua ad essere perle sue Sorelle una madre premurosa, una guida sapiente e unesempio di vita veramente evangelica.

A San Damiano, l’11 agosto 1253, celebrando il dono dellavita e il suo Autore, conclude il suo pellegrinaggio terreno sus-surrando alla sua anima: “Va sicura, perché hai buona scor-ta, nel viaggio. Va, perché Colui che t’ha creata, ti ha san-tificata e sempre guardandoti come una madre suo figlio,ti ha amata con tenero amore. E tu, Signore, sii benedet-to, che mi hai creata”.

I SUOI SCRITTI

Chiara è una delle poche donne del Medioevo che ci halasciato alcuni scritti. Questi suoi testi sono la voce autenticadella sua anima e la principale fonte per conoscere i suoi inse-gnamenti.

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Negli ultimi anni della sua vita Chiara scrive il suo Testa-mento, un sincero rendimento di grazie al Padre per il benefi-cio della vocazione e un’accorata esortazione alle Sorelle diallora e di sempre, affinché vivano con fedeltà e gioia la lorovita consacrata a Dio, seguendo gli insegnamenti del padresan Francesco, “colonna e sostegno e unica consolazionedopo Dio”. Chiara, ormai prossima alla morte, lascia alle suesorelle una solenne e consolante Benedizione e le esorta arestare fedeli all’amore per Dio, alla sollecitudine per il benereciproco e alle promesse fatte al Signore.

Chiara scrive anche quattro Lettere ad Agnese, consorel-la del monastero di Boemia, ed una ad Ermentrude di Bru-ges. Qui più che altrove ci vengono rivelati i segreti dell’animadi Chiara, che si riassumono in un amore appassionato scrit-to nella profondità del suo cuore di donna, di sorella e dimadre, che la unisce al Signore Gesù, alle sue Sorelle e all’u-manità intera. Le parole sono semplici, suggestive e illuminan-ti, capaci di consegnarci intatto il segreto di questa donna“veramente felice”, di questa “vera cristiana”, che ha celebra-to con Cristo le mistiche nozze e ha trovato in Lui ogni pace eogni bene nel cammino della vita.

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La parola non è solo un insieme di suoni. La parola è anche un luogo. È per questo che, a distanza di secoli, risuona viva, là dove intercetta un cuore che ascolta. E valica il tempo, e diventa luogo d’incontro. La parola di Chiara d’Assisi che benedice (Benedizione), consegna alle figlie la sua avventura evangelica (Testamento), si fà maestra di spirito scrivendo a delle sorelle lontane(Lettere ad Agnese e ad Ermentrude).Una parola che è anche per te, oggi.

LA BENEDIZIONE

INTRODUZIONE

Chiara è una donna che benedice, con grande consape-volezza della propria dignità di cristiana chiamata

gratuitamente alla sequela di Cristo povero. La sua fem-minilità emerge con grande vigore: non solo specifica lapresenza delle sante accanto ai santi, distingue servi di Dioe serve, figli e figlie, ma è pure consapevole di essere madrenello Spirito. “Madre spirituale”: questa realtà si riferiscesenz’altro a lei stessa, mentre si allarga alla vocazione delladonna nella Chiesa e nel mondo: diventare luogo di vita chetrasmette la benedizione del Padre, cioè la forza dello Spi-rito Santo nel dono del Signore crocifisso e risorto.

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el nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.Il Signore vi benedica e vi custodisca.Mostri a voi la sua faccia e abbia misericordia di voi.

Volga il suo volto verso di voi e dia pace a voi, sorelle e figliemie, e a tutte le altre che verranno e rimarranno in questanostra comunità e a tutte quelle, sia presenti che future,che persevereranno sino alla fine in tutti gli altri mona-steri di Povere Dame.

Io, Chiara, ancella di Cristo, pianticella del beatissimopadre nostro san Francesco, sorella e madre vostra e dellealtre Sorelle Povere, benché indegna, prego il Signorenostro Gesù Cristo, per sua misericordia e per l’interces-sione della sua santissima madre santa Maria, del beatoarcangelo Michele e di tutti i santi Angeli di Dio, delbeato Francesco nostro padre e di tutti i santi e le sante,affinché lo stesso Padre celeste vi doni e vi confermi que-sta sua santissima benedizione in cielo e in terra: in terra,moltiplicandovi in grazia e nelle sue virtù, tra i suoi servie le sue ancelle nella sua Chiesa militante; e in cielo, esal-

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tandovi e glorificandovi nella Chiesa trionfante fra i suoisanti e sante.

Vi benedico in vita mia e dopo la mia morte, come possoe più di quanto posso, con tutte le benedizioni, con le qualiil Padre delle misericordie benedisse e benedirà in cielo e interra i figli e le figlie, e con le quali un padre e una madrespirituale benedisse e benedirà i suoi figli e le sue figlie spi-rituali. Amen.

Siate sempre amanti di Dio, delle vostre anime e di tuttele vostre sorelle, e siate sempre sollecite di osservarequanto avete promesso al Signore.

Il Signore sia con voi sempre, ed ora voi siate sempre conLui. Amen.

IL TESTAMENTO

INTRODUZIONE

La chiave di lettura e il principio di unità e di coesione delTestamento di Santa Chiara è lo stupore di essere amata

gratuitamente da così grande Signore (1LAg 19), stupore cre-sciuto con gli anni attraverso l’esperienza della preghiera, laconcretezza quotidiana dell’abbandono alla provvidenza e l’a-more alle sorelle e ai fratelli. Perciò Chiara canta il suo ma-gnificat a Colui che si è chinato sulla sua piccolezza per operaremeraviglie.

Ci troviamo di fronte a una donna che, al termine della suacorsa terrena, guarda serenamente al cammino compiuto, findal primo sì alla chiamata divina, rendendo grazie in tutto alSignore della vita.

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el nome del Signore. Amen. Tra gli altri doni, che ricevemmo ed ogni giornoriceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle mise-

ricordie, per i quali dobbiamo maggiormente rendere gra-zie allo stesso glorioso Padre, c’è la nostra vocazione: equanto più è grande e perfetta, tanto più a lui siamo obbli-gate. Perciò l’Apostolo dice: «Conosci la tua vocazione». Pernoi il Figlio di Dio si è fatto via, che ci mostrò ed insegnòcon la parola e con l’esempio il beatissimo padre nostroFrancesco, di lui vero amante e imitatore.

Dobbiamo, quindi considerare, sorelle dilette, gliimmensi doni di Dio a noi elargiti, ma tra gli altri, quelliche Dio si è degnato di operare in noi per mezzo del suoservo diletto, il beato Francesco nostro padre, non solodopo la nostra conversione, ma anche quando eravamonella misera vanità del mondo.

Quando lo stesso Santo, infatti, che non aveva ancorané fratelli né compagni, quasi subito dopo la sua conver-sione, mentre edificava la chiesa di San Damiano, total-

mente visitato dalla consolazione divina, fu spinto forte-mente ad abbandonare del tutto il mondo, per gran letiziae per l’illuminazione dello Spirito Santo profetò a nostroriguardo quello che poi il Signore adempì.

Salendo infatti in quel tempo sul muro di detta chiesa, acerti poveri che si trovavano 1ì appresso diceva a vocespiegata e in lingua francese: «Venite ed aiutatemi nell’o-pera del monastero di San Damiano, perché qui tra poco cisaranno delle signore: nella loro vita degna di fama e nellaloro santa condotta sarà glorificato il Padre nostro celeste intutta la sua santa Chiesa».

In questo possiamo dunque considerare la copiosabenevolenza di Dio verso di noi: per la sua sovrabbon-dante misericordia e carità, per mezzo del suo Santo si èdegnato di parlare così della nostra vocazione ed elezione. Enon solo di noi il beatissimo nostro padre Francesco pro-fetizzò queste cose, ma anche delle altre che sarebberovenute nella santa vocazione, nella quale il Signore cichiamò.

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Con quanta sollecitudine e con quanta applicazione dimente e di corpo dobbiamo dunque custodire i comanda-menti di Dio e del nostro padre, per restituire con lacooperazione del Signore il talento moltiplicato!

Il Signore stesso infatti ci collocò come forma, in esem-pio e specchio non solo per gli altri uomini, ma anche perle nostre sorelle, che il Signore chiamerà alla nostra voca-zione, affinché esse pure siano specchio ed esempio aquanti vivono nel mondo.

Avendoci dunque chiamate il Signore a cose tanto gran-di, che in noi si possano specchiare quelle che sono esem-pio e specchio per gli altri, siamo tenute a benedire moltoe a lodare Dio, ed a fortificarci ancor più ad operare ilbene nel Signore. Perciò, se avremo vissuto secondo lasuddetta forma, lasceremo agli altri un nobile esempio e conuna fatica di brevissima durata ci guadagneremo il premiodella beatitudine eterna.

Dopo che l’altissimo Padre celeste, per sua misericordiae grazia, si degnò di illuminare il mio cuore perché, per l’e-

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sempio e l’insegnamento del beatissimo padre nostro Fran-cesco facessi penitenza, poco dopo la sua conversione,unita alle poche sorelle che il Signore mi aveva donatepoco dopo la mia conversione, volontariamente gli promisiobbedienza, così come il Signore aveva riversato in noi laluce della sua grazia attraverso la sua vita mirabile e il suoinsegnamento.

Poi Francesco, osservando attentamente che, pur essen-do deboli e fragili nel corpo, non ricusavamo nessuna indi-genza, povertà, fatica, tribolazione, o ignominia e disprez-zo del mondo, anzi, al contrario li ritenevamo grandi deli-zie sull’esempio dei santi e dei suoi fratelli, avendoci esa-minato frequentemente, molto se ne rallegrò nel Signore.

E mosso ad affetto verso di noi, si obbligò verso di noi,per sé e per la sua Religione, ad avere sempre diligentecura e speciale sollecitudine di noi come dei suoi fratelli.

E così, per volontà di Dio e del beatissimo padre nostroFrancesco, andammo ad abitare accanto alla chiesa di SanDamiano, dove il Signore per sua misericordia e grazia in

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breve tempo ci moltiplicò, affinché si adempisse quanto ilSignore aveva predetto attraverso il suo Santo; infatti,prima eravamo state, ma solo per poco, in un altro luogo.

In seguito scrisse per noi una forma di vita, e soprat-tutto che perseverassimo sempre nella santa povertà.

Finché visse non si accontentò di esortarci con molti di-scorsi e con gli esempi all’amore e all’osservanza della san-tissima povertà, ma ci consegnò molti scritti, affinché dopola sua morte non ci allontanassimo in nessun modo da essa;come anche il Figlio di Dio, finché visse nel mondo, nonvolle mai allontanarsi dalla stessa santa povertà.

Ed il beatissimo padre nostro Francesco, imitando le sueorme, finché visse, con il suo esempio e insegnamento nonsi allontanò in nessun modo dalla santa povertà di Lui, chescelse per sé e per i suoi fratelli.

Così io, Chiara, ancella di Cristo e delle Sorelle poveredel monastero di San Damiano, benché indegna, e pianti-cella del padre santo, considerando con le altre mie sorelle,la nostra altissima professione e il comandamento di un

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padre tanto grande, ed anche la fragilità delle altre, chetemevamo in noi stesse dopo la morte del santo padrenostro Francesco – che era nostra colonna e nostra unicaconsolazione dopo Dio e sostegno – più e più volte volon-tariamente ci obbligammo alla signora nostra, la santis-sima povertà, affinché dopo la mia morte le sorelle presentie quelle che verranno abbiano la forza di non allontanarsiin nessun modo da essa.

E come io fui sempre diligente e sollecita nell’osservare,e nel fare osservare dalle altre la santa povertà, che pro-mettemmo al Signore e al beato Francesco nostro padre,così quelle che mi succederanno nell’ufficio, siano tenutefino alla fine ad osservare e a far osservare dalle altre conl’aiuto di Dio la santa povertà.

Anzi, per una maggiore precauzione, fui sollecita di farrafforzare la nostra professione della santissima povertà,che promettemmo al Signore e al nostro beato padre, dalsignor papa Innocenzo, al tempo del quale cominciammo,e dagli altri suoi successori con i loro privilegi, affinché in

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qualche tempo non ci accada di allontanarci in alcun mo-do da essa.

Perciò, inginocchiata e prostrata interiormente ed este-riormente raccomando tutte le mie sorelle che sono e cheverranno alla santa madre Chiesa romana, al sommo Pon-tefice, e specialmente al signor Cardinale che sarà asse-gnato alla Religione dei Frati minori e a noi, affinché peramore di quel Dio, che povero fu posto nella mangiatoia,povero visse nel mondo e nudo rimase sul patibolo, al suopiccolo gregge, che il Signore e Padre generò nella suasanta Chiesa con la parola e l’esempio del beatissimopadre nostro Francesco, per seguire la povertà e l’umiltàdel suo Figlio diletto e della gloriosa vergine, sua Madre,faccia sempre osservare la santa povertà, che promet-temmo al Signore e al beatissimo padre nostro Francesco,e si degni di sostenerle sempre e di conservarle in essa.

E, come il Signore ci donò il beatissimo padre nostroFrancesco come fondatore, piantatore e cooperatorenostro nel servizio di Cristo e in quanto promettemmo al

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Signore ed al beato nostro padre, il quale inoltre, finchévisse, con la parola e con l’opera fu sempre sollecito di col-tivare e nutrire noi, sua pianticella; così raccomando eaffido le mie sorelle presenti e quelle che verranno al suc-cessore del beatissimo padre nostro Francesco e a tutta laReligione, affinché ci siano d’aiuto a progredire sempre inmeglio nel servizio di Dio e specialmente nell’osservaremeglio la santissima povertà.

Se poi in qualche tempo dovesse accadere che le dettesorelle abbandonino questo luogo e si trasferiscano in unaltro, ovunque saranno dopo la mia morte, siano nondi-meno tenute ad osservare la predetta forma di povertà,che promettemmo al Signore e al beatissimo padre nostroFrancesco.

Colei che avrà l’ufficio (di Abbadessa), insieme con lealtre sorelle, sia però sollecita e usi la precauzione di nonacquistare né ricevere terreno attorno al sopraddettoluogo, se non quanto richiede l’estrema necessità di unorto per coltivare gli erbaggi. Se poi, per l’onestà e l’isola-

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mento del monastero, è necessario avere da qualche parteun po’ più di terreno fuori del recinto dell’orto, non per-mettano d’acquistare, né ricevano, se non quanto richiedel’estrema necessità e quel terreno non si coltivi, né sisemini, ma rimanga sempre sodo ed incolto.

Ammonisco ed esorto nel Signore Gesù Cristo tutte lemie sorelle, che sono e che verranno, che si studino sem-pre di imitare la via della santa semplicità, dell’umiltà edella povertà, ed anche l’onestà della santa condotta,come dall’inizio della nostra conversione fummo ammae-strate da Cristo e dal beatissimo padre nostro Francesco.

A motivo di ciò lo stesso Padre delle misericordie, non peri nostri meriti, ma per la sola misericordia e grazia delDonatore, effuse il profumo della buona fama su quelli chesono lontani, come sui vicini.

E amandovi a vicenda nella carità di Cristo, dimostrateal di fuori con le opere l’amore che avete nell’intimo, inmodo che, provocate da questo esempio, le sorelle cre-scano sempre nell’amore di Dio e nella mutua carità.

Ancora prego colei che avrà l’ufficio delle sorelle, che sistudi di presiedere alle altre per virtù e santi costumi, piùche per l’ufficio, affinché le sue sorelle, provocate dal suoesempio, le obbediscano, non tanto per l’ufficio, ma piut-tosto per amore. Sia anche provvida e discreta verso lesue sorelle, come una buona madre verso le sue figlie; especialmente si studi di provvedere loro secondo le neces-sità di ciascuna con le elemosine che il Signore donerà.Sia ancora tanto affabile e alla mano, che possano mani-festare con sicurezza le loro necessità e ricorrere a lei inqualunque momento con confidenza, come sembrerà loroopportuno, tanto per sé quanto a favore delle sorelle.

Inoltre le sorelle che sono suddite, si ricordino che perDio rinunciarono alla propria volontà. Perciò voglio cheobbediscano alla loro madre, come spontaneamente promi-sero al Signore; affinché la loro madre, vedendo la carità, l’u-miltà e l’unità che hanno tra loro, porti con più facilità ognipeso che sostiene per l’ufficio e, per la loro santa condotta,ciò che è molesto e amaro si converta per lei in dolcezza.

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E poiché stretta è la via e il sentiero, ed angusta la portaper la quale si va e si entra nella vita e sono pochi quelli chevi camminano ed entrano per essa; e se vi sono alcuni cheper un certo tempo vi camminano, sono pochissimi quelliche perseverano in essa. Beati davvero quelli ai quali èdato di camminare in essa e di perseverare fino alla fine!

Se siamo entrate nella via del Signore, vigiliamo dun-que di non allontanarci mai in nessun modo da essa, pernostra colpa o ignoranza, per non recare offesa a cosìgrande Signore, alla Vergine sua madre, al padre nostrobeato Francesco, alla Chiesa trionfante ed anche mili-tante. Sta scritto, infatti: Maledetti quelli che si allontananodai tuoi comandamenti.

A questo fine, piego le mie ginocchia davanti al Padre delSignore nostro Gesù Cristo, affinché, con il soccorso deimeriti della gloriosa vergine santa Maria, sua Madre, delbeatissimo padre nostro Francesco e di tutti i santi, lostesso Signore, che ci ha donato un buon inizio, doni l’in-cremento, dia anche la perseveranza finale. Amen.

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Questo scritto, affinché sia meglio osservato, lascio avoi, carissime e dilette sorelle mie, presenti e future, insegno della benedizione del Signore, del beatissimo padrenostro Francesco e della benedizione mia, che sono madree ancella vostra.

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LE LETTEREA SANT’AGNESE DI BOEMIA

INTRODUZIONE

Dalle lettere ad Agnese di Boemia si staglia con tratti vigo-rosi l’attraente personalità di Chiara: all’interno di una

forma volutamente complessa, palpita il suo cuore di donna inna-morata di Cristo e del tesoro nascosto della perfezione evangelica,il suo francescano stupore per la povertà del Figlio di Dio, la suairriducibile volontà di sequela, fino alla fine. Di riflesso a Chiaraemerge il volto non meno affascinante di Agnese, figlia del re diBoemia, umile e forte personalità che seppe attrarre l’attenzionedell’Europa politica e religiosa del tempo con la coraggiosa sceltadi rifiutare le nozze con l’imperatore Federico II per donarsi aCristo in povertà, abbracciando la forma di vita iniziata daChiara di Assisi.

23LETTERE A S. AGNESE DI BOEMIA

Lettera Prima

lla venerabile e santissima vergine signoraAgnese, figlia dell’eccellentissimo e illustrissimore di Boemia, Chiara, indegna serva di Gesù Cri-

sto e ancella inutile delle signore rinchiuse del monasterodi san Damiano di Assisi, sua suddita in tutto ed ancella, siraccomanda in ogni modo con riverenza speciale e auguradi ottenere la gloria della felicità eterna.

All’udire la fama della vostra santa condotta di vita,fama che non è giunta solo a me, ma si è sparsa in modostraordinario nel mondo intero, gioisco grandemente nelSignore ed esulto; e di ciò non debbo esultare io sola, matutti coloro che servono o desiderano servire Gesù Cristo.

Il motivo è questo: mentre avreste potuto più di chiun-que altro godere dei fasti, degli onori e del prestigio delmondo, potendo con gloria meravigliosa andare legittima-mente in sposa all’illustre Imperatore, come sarebbe statoconveniente alla vostra e sua eccelsa condizione, riget-

tando tutto ciò avete scelto piuttosto, con tutto l’animo el’affetto del cuore, la santissima povertà e la penuria cor-porale, prendendo uno sposo di stirpe più nobile, il SignoreGesù Cristo, che custodirà la vostra verginità sempre im-macolata e intatta.

Amandolo siete casta, toccandolo sarete più pura,lasciandovi possedere da lui siete vergine; la sua potenzaè più forte, la generosità più alta, il suo aspetto più bello,l’amore più soave e ogni favore più fine. Ormai sietestretta nell’abbraccio di lui, che ha ornato il vostro pettodi pietre preziose e ha messo alle vostre orecchie inesti-mabili perle, e tutta vi ha avvolta di primaverili e scintil-lanti gemme e vi ha incoronata con una corona d’oro, incisacol segno della santità.

Perciò sorella carissima, o meglio, signora degna di ognivenerazione, poiché siete sposa e madre e sorella del Signoremio Gesù Cristo, insignita con grande splendore del ves-sillo della verginità inviolabile e della povertà santissima,rafforzatevi nel santo servizio del Crocifisso povero, che

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avete intrapreso con ardente desiderio; egli per noi tuttisostenne il supplizio della croce, strappandoci dal potere delprincipe delle tenebre, da cui eravamo tenuti incatenati per latrasgressione del nostro progenitore, e riconciliandoci conDio Padre.

O beata povertà, che procura ricchezze eterne a chil’ama e l’abbraccia!

O santa povertà: a chi la possiede e la desidera è pro-messo da Dio il regno dei cieli ed è senza dubbio concessagloria eterna e vita beata!

O pia povertà, che il Signore Gesù Cristo, in cui potereerano e sono il cielo e la terra, il quale disse e tutto fu creato,si degnò più di ogni altro di abbracciare! Disse egli infatti:Le volpi hanno le tane e gli uccelli del cielo i nidi, mentre il Figliodell’uomo, cioè Cristo, non ha dove posare il capo, ma chinatoil capo rese lo spirito.

Se dunque tanto grande e tale Signore quando venne nelgrembo verginale volle apparire nel mondo disprezzato,bisognoso e povero, perché gli uomini, che erano poverissimi

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e bisognosi e soffrivano l’eccessiva mancanza di nutrimentoceleste, fossero resi in lui ricchi col possesso del regno cele-ste, esultate grandemente e gioite ricolma di immenso gaudioe letizia spirituale; poiché avendo voi preferito il disprezzodel mondo agli onori, la povertà alle ricchezze temporali enascondere i tesori in cielo più che in terra, là dove né la rug-gine consuma, né il tarlo distrugge, né i ladri rovistano e rubano,abbondantissima è la vostra ricompensa nei cieli con ciò a ra-gione avete meritato di essere chiamata sorella, sposa e ma-dre del Figlio dell’Altissimo Padre e della gloriosa Vergine.

Voi sapete – lo credo fermamente – che il regno dei cieli èpromesso e donato dal Signore solo ai poveri, perché quan-do si amano le realtà temporali, si perde il frutto della caritàe che non si può servire a Dio e a mammona, poiché o si amal’uno e si odia l’altro, o si serve l’uno e si disprezza l’altro;sapete pure che un uomo vestito non può lottare con unonudo, perché più presto è gettato a terra chi ha dove essereafferrato e che non si può stare con gloria nel mondo eregnare lassù con Cristo. E poiché potrà prima passare un

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cammello per la cruna di un ago che un ricco salire al regnoceleste, avete gettato via le vesti, cioè le ricchezze temporali,per non soccombere in nulla all’avversario nella lotta edentrare per la via stretta e la porta angusta nel regno dei cieli.

Grande davvero e lodevole scambio: lasciare i beni tem-porali per quelli eterni, meritare i celesti al posto dei terre-ni, ricevere il cento per uno e possedere la vita beata senza fine.

Perciò ho ritenuto di supplicare la eccellenza e santitàvostra, per quanto posso, con umili preghiere nelle viscere diCristo, perché vogliate rafforzarvi nel suo santo servizio,crescendo di bene in meglio, di virtù in virtù, affinché Coluiche servite con tutto il desiderio dello spirito si degni di elar-girvi i premi sospirati.

Vi prego anche nel Signore, come posso, di tener presentinelle vostre santissime orazioni me vostra serva sebbene inu-tile e tutte le altre sorelle, a voi devote, che dimorano conme nel monastero: con il loro soccorso possiamo meritare lamisericordia di Gesù Cristo, per godere insieme con voidell’eterna visione. State bene nel Signore e pregate per me.

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Lettera seconda

lla figlia del Re dei re, ancella del Signore deisignori, degnissima sposa di Gesù Cristo e perciòregina nobilissima, signora Agnese, Chiara,

ancella inutile e indegna delle signore povere, invia il suosaluto e l’augurio di vivere sempre in somma povertà.

Rendo grazie all’Elargitore della grazia da cui si credescaturisca ogni bene sommo e ogni dono perfetto, perché ti haornata con così numerosi titoli di virtù e ti ha decoratacon le insegne di una così grande perfezione, che, resaamorosa imitatrice del Padre perfetto, meriti di divenire atua volta perfetta, così che i suoi occhi non vedano in tenulla di imperfetto.

Questa è la perfezione per la quale il Re stesso ti uniràa sé nell’etereo talamo, dove siede glorioso su un trono distelle: poiché tu, stimando vili le grandezze del regno ter-reno e sdegnando le offerte di nozze imperiali, divenutaemula della santissima povertà in spirito di grande umiltà

29LETTERE A S. AGNESE DI BOEMIA

e ardentissima carità, hai ricalcato le orme di Colui al qualemeritasti di essere unita in sposa.

Sapendoti però carica di virtù, non voglio caricarti diparole superflue e perciò evito la prolissità, sebbene nullati sembrerebbe superfluo in parole da cui potrebbe venirtiqualche consolazione. Ma poiché una sola è la cosa neces-saria, di questa sola ti scongiuro per amore di Colui a cuiti sei offerta come vittima santa e gradita: memore del tuoproposito, come una seconda Rachele sempre vedendo iltuo principio, ciò che hai ottenuto, tienilo stretto, ciò chestai facendo, fallo e non lasciarlo, ma con corsa veloce,passo leggero, senza inciampi ai piedi, così che i tuoi passinemmeno raccolgano la polvere, sicura, nel gaudio e ala-cre avanza cautamente sul sentiero della beatitudine, anessuno credendo, a nessuno acconsentendo che volesserichiamarti indietro da questo proposito, che ti ponesse unostacolo sulla via, per impedirti di rendere all’Altissimo i tuoivoti in quella perfezione alla quale ti chiamò lo Spirito delSignore.

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Riguardo a questo, perché tu possa percorrere piùsicura la via dei comandamenti del Signore, segui il consigliodel nostro venerabile padre, il nostro fratello Elia ministrogenerale e anteponilo ai consigli di chiunque altro, sti-mandolo per te più caro di ogni dono.

E se qualcuno altro ti dicesse o altro ti suggerisse chesia di impedimento alla tua perfezione, che sembri contra-rio alla vocazione divina, pur dovendolo rispettare, nonseguire il suo consiglio, ma abbraccia, vergine povera, Cri-sto povero.

Vedi che Egli si è fatto per te spregevole e seguilo, fattaper lui spregevole in questo mondo. Guarda, o regina nobi-lissima, il tuo Sposo, il più bello tra i figli degli uomini, dive-nuto per la tua salvezza il più vile degli uomini, disprez-zato, percosso e in tutto il corpo più volte flagellato,morente tra le angosce stesse della croce: guardalo, consi-deralo, contemplalo, desiderando di imitarlo.

Se con Lui patirai, con Lui regnerai, soffrendo con Lui,con Lui godrai, morendo con Lui sulla croce della tribola-

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zione, possederai con Lui le eteree dimore negli splendoridei santi e il tuo nome sarà annotato nel libro della vita ediverrà glorioso tra gli uomini. Per questo in eterno e neisecoli dei secoli acquisterai la gloria del regno celeste in cam-bio delle cose terrene e transitorie, i beni eterni al postodei perituri e vivrai nei secoli dei secoli.

Sta’ bene, carissima sorella e signora per merito delSignore tuo Sposo; e abbi cura di raccomandare al Signorenelle tue devote orazioni me e le mie sorelle, noi chegodiamo per i beni che il Signore opera in te con la sua gra-zia. Raccomandaci insistentemente anche alle tue sorelle.

Lettera terza

lla signora in Cristo veneratissima e degna diamore più di tutti i mortali, sorella Agnese, ger-mana dell’illustre re di Boemia, ma ormai sorella

e sposa del sommo Re dei cieli, Chiara, umilissima e inde-gna ancella di Cristo e serva delle signore povere, augurail gaudio della salvezza nell’Autore della salvezza e quantodi meglio si possa desiderare.

Alle notizie della tua salute, della tua felice condizionee dei prosperi progressi, dai quali ti so piena di vigorenella corsa intrapresa per ottenere il premio celeste, sonoripiena di così grande gioia e respiro di esultanza nelSignore, quanto posso fermamente constatare che tu sup-plisci in modo meraviglioso a ciò che manca, in me e nellemie sorelle, nella sequela delle orme di Gesù Cristo poveroed umile.

Davvero posso gioire e nessuno potrebbe strapparmida così grande gioia, poiché ho ottenuto ormai ciò che ho

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bramato sotto il cielo: ti vedo infatti soppiantare in modoterribile e impensato le astuzie dello scaltro nemico, lasuperbia che è rovina dell’umana natura e la vanità cheinfatua i cuori degli uomini, sostenuta, per così dire, dauna mirabile prerogativa di sapienza che esce dalla boccadi Dio stesso; e ti vedo abbracciare con l’umiltà, la forzadella fede e le braccia della povertà il tesoro incomparabilenascosto nel campo del mondo e dei cuori umani, col quale sicompra Colui che dal nulla fece tutte le cose; e, per usarepropriamente le parole dell’Apostolo, ti considero collabo-ratrice di Dio stesso e colei che rialza le membra cadenti delsuo Corpo ineffabile.

Chi allora potrebbe impedirmi di gioire per così nume-rosi e mirabili motivi di gioia? Gioisci dunque anche tu nelSignore sempre, carissima, e non ti avvolga nebbia di ama-rezza, o signora in Cristo amatissima, gioia degli Angeli ecorona delle sorelle.

Poni la tua mente nello specchio dell’eternità, poni la tuaanima nello splendore della gloria, poni il tuo cuore nella

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figura della divina sostanza e trasformati tutta, attraverso lacontemplazione, nell’immagine della sua divinità, così cheanche tu senta ciò che sentono gli amici gustando la dolcezzanascosta che Dio stesso fin dall’inizio ha riservato ai suoiamanti. E lasciate completamente da parte tutte quellecose che in questo fallace mondo inquieto prendono ailacci i loro ciechi amanti, ama con tutta te stessa Colui chetutto si è donato per amore tuo, la cui bellezza ammiranoil sole e la luna, i cui premi sono di preziosità e grandezzasenza fine: parlo del Figlio dell’Altissimo, che la Vergine par-torì e dopo il cui parto rimase vergine. Stringiti alla suadolcissima Madre, che generò un figlio tale che i cieli nonpotevano contenere eppure lei lo raccolse nel piccolo chiostrodel suo sacro seno e lo portò nel suo grembo di ragazza.

Chi non avrebbe in orrore le insidie del nemico del-l’uomo, che attraverso il fasto di beni momentanei e gloriefallaci tenta di ridurre a nulla ciò che è più grande del cielo?

Ecco, è ormai chiaro che per la grazia di Dio la piùdegna tra le creature, l’anima dell’uomo fedele, è più

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grande del cielo, poiché i cieli con tutte le altre creature nonpossono contenere il Creatore, mentre la sola anima fedele èsua dimora e sede, e ciò soltanto grazie alla carità di cui gliempi sono privi, come afferma la Verità stessa: Chi mi amasarà amato dal Padre mio, e io lo amerò, e verremo a lui efaremo dimora presso di lui.

Come dunque la gloriosa Vergine delle vergini lo portòmaterialmente, così anche tu, seguendo le sue orme, special-mente quelle di umiltà e povertà, senza alcun dubbio lopuoi sempre portare spiritualmente nel tuo corpo casto e ver-ginale, contenendo Colui dal quale tu e tutte le cose sono con-tenute, possedendo ciò che si possiede più saldamenterispetto agli altri possessi transitori di questo mondo.

In ciò a volte si ingannano re e regine di questo mondo:anche se la loro superbia s’innalzasse fino al cielo e il loro capotoccasse le nubi, alla fine sono ridotti come sterco.

Riguardo poi a ciò su cui mi hai chiesto un parere, qualicioè siano le feste che il gloriosissimo padre nostro sanFrancesco ci avrebbe esortato a celebrare in modo speciale

con maggiore varietà di cibi – se ho ben capito il tuo pen-siero – ho ritenuto di rispondere così alla tua carità. Sap-pia la tua prudenza che tranne le deboli e le inferme, versole quali egli ci ammonì e comandò di avere ogni possibilediscrezione con qualsiasi genere di cibi, nessuna di noi, chesia sana e robusta, dovrebbe mangiare cibi non quaresi-mali, sia nei giorni feriali che nei festivi, digiunando ognigiorno eccettuate le domeniche e il Natale del Signore, neiquali giorni dovremmo prendere cibo due volte; e cosìanche nei giovedì dei tempi non penitenziali, il digiuno èlasciato alla volontà di ciascuna, in modo che chi nonvoglia non sia tenuta a digiunare.

Noi che siamo sane, tuttavia, digiuniamo ogni giornotranne le domeniche e il Natale. E nemmeno siamo tenutea digiunare in tutte le pasque e nelle festività di santaMaria e dei santi Apostoli, come dice lo scritto del beatoFrancesco, a meno che tali feste cadano di venerdì; tenutopresente, come detto sopra, che noi, sane e robuste, cinutriamo sempre di cibi quaresimali.

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Siccome però la nostra carne non è carne di bronzo, né lanostra forza è la forza della pietra, anzi siamo fragili e incliniad ogni debolezza corporale, ti prego vivamente nelSignore, carissima, di ritrarti con saggia discrezione daquell’esagerato e impossibile rigore di astinenza, che hosaputo tu hai intrapreso, affinché vivendo con la tua vita dialode al Signore, tu gli renda un culto ragionevole e il tuo sacri-ficio sia sempre condito col sale.

Sta’ sempre bene nel Signore, come lo desidero per me,e raccomanda sia me che le mie sorelle alle tue sorelle con-sacrate.

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Lettera quarta

lla metà della sua anima e scrigno prezioso colmodi intimo amore, illustre regina, sposa dell’AgnelloRe eterno, signora Agnese, madre sua carissima

e figlia tra tutte le altre speciale, Chiara, indegna serva diCristo e ancella inutile delle sue ancelle dimoranti nelmonastero di san Damiano di Assisi, invia il suo saluto el’augurio di cantare il cantico nuovo con gli altri santissimivergini davanti al trono di Dio e dell’Agnello e di seguirel’Agnello dovunque vada.

O madre e figlia, sposa del Re di tutti i secoli, non mera-vigliarti se non ti ho scritto di frequente come la tua animaal pari della mia desidera ardentemente, e non credereaffatto che l’incendio della carità verso di te arda menosoavemente nelle viscere della madre tua. Questo è ilfatto: hanno impedito la nostra corrispondenza la man-canza di messaggeri e i ben noti pericoli delle strade. Orainvece che posso scriverti, gioisco con la tua carità ed

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esulto con te nel gaudio dello Spirito, o sposa di Cristo, poi-ché, disprezzate tutte le vanità di questo mondo, comel’altra santissima vergine santa Agnese ti sei mirabilmentesposata all’Agnello immacolato, che porta su di sé i peccati delmondo.

Felice certamente colei a cui è dato godere di questosacro connubio, per aderire col più profondo del cuore aColui la cui bellezza ammirano incessantemente tutte lebeate schiere dei cieli, il cui affetto appassiona, la cui con-templazione ristora, la cui benignità sazia, la cui soavitàricolma, il cui ricordo risplende soavemente, al cui pro-fumo i morti torneranno in vita e la cui visione gloriosarenderà beati tutti i cittadini della celeste Gerusalemme.

E poiché egli è splendore della gloria, candore della luceeterna e specchio senza macchia, guarda ogni giorno questospecchio, o regina sposa di Gesù Cristo, e in esso scrutacontinuamente il tuo volto, perché tu possa così adornartitutta all’interno e all’esterno, vestita e avvolta di variopintiornamenti, ornata insieme con i fiori e le vesti di tutte

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le virtù, come conviene a figlia e sposa amatissima delsommo Re.

In questo specchio rifulgono la beata povertà, la santaumiltà e l’ineffabile carità, come potrai contemplare, con lagrazia di Dio, su tutto lo specchio.

Guarda con attenzione – dico – il principio di questospecchio, la povertà di Colui che è posto in una mangiatoiae avvolto in pannicelli. O mirabile umiltà, o povertà che dàstupore! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra èreclinato in una mangiatoia.

Nel mezzo dello specchio poi considera l’umiltà santa, labeata povertà, le fatiche e le pene senza numero che eglisostenne per la redenzione del genere umano.

Alla fine dello stesso specchio contempla l’ineffabilecarità, per la quale volle patire sull’albero della croce e sudi esso morire della morte più vergognosa. Perciò lo stessospecchio, posto sul legno della croce, ammoniva i passantisu ciò che là bisognava considerare, dicendo: O voi tutti chepassate per via, fermatevi e guardate se c’è un dolore simile al

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mio dolore; rispondiamo con una sola voce, con un solo spi-rito, a Lui che grida e si lamenta: sempre l’avrò nella memo-ria e si struggerà in me l’anima mia.

Lasciati dunque accendere sempre più fortemente daquesto ardore di carità, o regina del Re celeste!

Contemplando ancora le indicibili sue delizie, ricchezzee onori eterni e sospirando per l’eccessivo desiderio eamore del cuore, grida: Attirami dietro a te, correremo al pro-fumo dei tuoi unguenti o Sposo celeste! Correrò e non verròmeno, finché tu mi introduca nella cella del vino, finché la tuasinistra sia sotto il mio capo e la destra felicemente miabbracci e tu mi baci col felicissimo bacio della tua bocca.

Stando in questa contemplazione, ricordati della tuamadre poverella, sapendo che io ho inciso inseparabilmenteil tuo felice ricordo sulle tavole del mio cuore, perché ti con-sidero la più cara fra tutte.

Che dire ancora? Taccia la lingua di carne nell’amoreper te e parli la lingua dello spirito. O figlia benedetta, poi-ché l’amore che ti porto in nessun modo potrebbe espri-

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merlo più pienamente la lingua di carne, ti prego di acco-gliere con benevola devozione ciò che ti ho scritto in modoincompiuto, cercando di cogliervi almeno l’affetto materno,che provo ogni giorno in ardore di carità verso di te e le tuefiglie: ad esse raccomanda assai in Cristo me e le mie figlie.

A loro volta queste mie figlie, ma in particolare la ver-gine prudentissima Agnese, sorella nostra, si raccoman-dano nel Signore quanto possono a te e alle tue figlie.

Sta’ bene, figlia carissima, insieme alle tue figlie fino altrono di gloria del grande Dio e pregate per noi.

Con la presente raccomando per quanto posso alla tuacarità i latori di questa lettera, i nostri carissimi frateAmato, caro a Dio e agli uomini, e frate Bonagura. Amen.

LETTERE A S. AGNESE DI BOEMIA

LA LETTERAAD ERMENTRUDE DI BRUGES

INTRODUZIONE

Ermentrude, figlia di nobili della città di Colonia, spintadal desiderio di servire Dio nel nascondimento lasciò la sua

patria intorno al 1240. Venuta a conoscenza della forma divita di Santa Chiara, venne in Italia per incontrarla e chie-dere al Papa il permesso di trasformare il suo eremo in unmonastero di Sorelle Povere. Ottenuta l’approvazione, tornòa Bruges e diede inizio ad una Comunità nuova secondo laRegola di Santa Chiara.

La lettera ad Ermentrude rimane una testimonianza delladiffusione del carisma clariano in Europa, di quella straordi-naria forza di irradiazione che si sprigionava dall’esperienzadi Chiara e le Sorelle che vivevano in San Damiano peramore di Cristo povero.

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lla sorella carissima Ermentrude, Chiara di Assi-si, umile ancella di Gesù Cristo, augura salute epace.

Ho saputo che tu, o carissima sorella, con il sostegnodella grazia di Dio sei felicemente sfuggita al fango delmondo: per questo gioisco e mi congratulo con te, e anco-ra gioisco perché percorri strenuamente con le tue figlie isentieri della virtù.

Sii fedele fino alla morte, o carissima, a Colui al quale tisei promessa e da Lui stesso sarai coronata con la coronadella vita. Breve è qui la nostra fatica, ma la ricompensa èeterna; non ti confondano gli strepiti del mondo che fuggecome ombra; non ti facciano uscire di senno i vuoti spettridel secolo fallace; tura gli orecchi ai sibili dell’inferno e daforte infrangi i suoi assalti; sopporta volentieri i maliavversi e i beni prosperi non ti esaltino: questi infattirichiedono la fede e quelli la esigono.

Rendi fedelmente a Dio ciò di cui hai fatto voto ed egli tiricompenserà. O carissima, guarda al cielo poiché ci invita;

44 LETTERA AD ERMENTRUDE DI BRUGES

prendi la croce e segui Cristo che ci precede: infatti dopovarie e molte tribolazioni per mezzo di Lui entreremo nellasua gloria. Ama con tutte le fibre del cuore Dio e Gesù suoFiglio, crocifisso per noi peccatori, e non cada mai dallatua mente il ricordo di Lui; medita continuamente i miste-ri della croce e i dolori della madre ritta sotto la croce.

Prega e sii vigilante sempre. E l’opera che hai bene inco-minciato porta a compimento con decisione e il ministeroche hai assunto adempi in santa povertà e sincera umiltà.

Non aver paura, o figlia: Dio, fedele in tutte le sue parolee santo in tutte le sue opere, effonderà su di te e sulle tue figliela sua benedizione e sarà vostro aiuto e ottimo consolatore;Egli è nostro redentore ed eterna ricompensa.

Preghiamo Dio a vicenda per noi, così, portando il pesodella carità l’una dell’altra, adempiremo con dolcezza lalegge di Cristo. Amen.

45LETTERA AD ERMENTRUDE DI BRUGES

Chiara, Madre e Sorella nostra,con le tue “parole di luce”,insegnaci a rispecchiare,a proiettare verso il mondo ciò che contempliamo.Aiutaci a salvare e liberarel’immagine di Dio presente in noiper poterla offrire agli altri,liberata da tutte le preoccupazioni e gli affanniche ci fanno dimenticare la Sua presenza.In questo mondo così diviso, frantumato e smarritoaiutaci ad annunciare di nuovo con forza a tuttiche è ancora possibile volerci benee ritrovare la nostra pace e unità in Cristo Gesù.

46 PREGHIERA A SANTA CHIARA

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Tu ci inviti ad andare con coraggio e senza paura.Ci dici: “Ho visto il Signore!” (Gv 20, 18),ce lo mostri con la tua vita appassionata per Lui,ce lo mostri con il tuo slancio evangelicoradicato nella fiducia in Lui.La nostra vita ha bisogno oggidi ritrovare l’audacia, la gratuitàche nascono dalla gioia di aver trovato il tesoroche sconvolge positivamentele prospettive della nostra esistenza.Donaci tu “la speranza che non delude”. Amen!

(dalla Lettera per il Centenariodi P. Giacomo Bini ofm)

PREGHIERA A SANTA CHIARA

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INDICE

La Benedizione .................................................... 6

Il Testamento........................................................ 9

Le Lettere a Sant’Agnese di Boemia .............. 22Lettera prima .................................................... 23Lettera seconda.................................................. 28Lettera terza ...................................................... 32Lettera quarta .................................................. 38

La Lettera ad Ermentrude di Bruges ............ 43