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4 nelframmento N ell’arco dell’Anno della fede indetto dal Papa Emerito Benedetto XVI, era previsto, per la Solennità di Pentecoste, il pellegrinaggio a Roma e l’incontro con il Santo Padre di tutti i Movimenti, le Nuove Comunità, le Associazioni e le Aggregazioni laicali. In comunione con la Chiesa, abbiamo accolto con gioia ed entusiasmo l’invito confermato da Papa Francesco e ci siamo mobilitati per poter condividere con lui e con le altre esperienze ecclesiali questo importante incontro; un incontro che ha visto la partecipazione di centinaia di migliaia di persone, provenienti da ogni parte del mondo. La nostra gioia ed il nostro entusiasmo si sono accresciuti quando, la sera precedente la veglia di Pentecoste, siamo stati raggiunti dall’inaspettata notizia che Nicolino sarebbe stato presente tra le autorità invitate e, al termine dell’incontro, insieme ad alcuni rappresentanti delle oltre centocinquanta realtà ecclesiali convenute, avrebbe salutato personalmente il Santo Padre e avrebbe consegnato al suo cuore ciascuna delle nostre vite. CAMMInAtE COsì… VI BEnEDICO! Pregate per me! don Armando Moriconi

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Nell’arco dell’Anno della fede indettodal Papa Emerito Benedetto XVI,era previsto, per la Solennità di

Pentecoste, il pellegrinaggio a Roma el’incontro con il Santo Padre di tutti iMovimenti, le Nuove Comunità, leAssociazioni e le Aggregazioni laicali. In comunione con la Chiesa, abbiamoaccolto con gioia ed entusiasmo l’invitoconfermato da Papa Francesco e ci siamomobilitati per poter condividere con lui econ le altre esperienze ecclesiali questoimportante incontro; un incontro che havisto la partecipazione di centinaia dimigliaia di persone, provenienti da ogni

parte del mondo. La nostra gioia ed ilnostro entusiasmo si sono accresciutiquando, la sera precedente la veglia diPentecoste, siamo stati raggiuntidall’inaspettata notizia che Nicolinosarebbe stato presente tra leautorità invitate e, al terminedell’incontro, insieme ad alcunirappresentanti delle oltrecentocinquanta realtàecclesiali convenute, avrebbesalutato personalmente ilSanto Padre e avrebbeconsegnato al suo cuoreciascuna delle nostre vite.

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Pregate per me!don Armando Moriconi

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Così, con questo cuore, siamo giunti inuna piazza San Pietro gremita di persone,e abbiamo trovato posto proprio nelsettore più vicino al palco: posto che cipermetteva di assistere e seguire l’eventoda una posizione davvero privilegiata;posto che ci permetteva di parteciparevivamente allo spettacolo e al miracolo diquell’unità impossibile all’uomo. L’arrivo diPapa Francesco è stato salutato dalcalore e dall’esultanza di tutto quelpopolo; ed il Papa, come sempre, èpassato tra di noi e ci ha incontratoproprio come faceva Gesù, sapendoraggiungere con la tenerezza e la forzadella sua paternità lo sguardo e il cuore ditutti e di ciascuno. Il Santo Padre, rispondendo ad alcunedomande ricevute, ci ha ribadito che “ilVangelo è il principale contributo che

possiamo dare. La Chiesa non è un

movimento politico, né una struttura ben

organizzata: non è questo. Noi non siamo

una ONG, e quando la Chiesa diventa una

ONG perde il sale, non ha sapore, è

soltanto una vuota organizzazione… Il

valore fondamentale della Chiesa è vivere il

Vangelo e dare testimonianza della nostra

fede”. Ci ha quindi invitato a non chiudercinelle nostre parrocchie, nei nostrimovimenti, tra le persone che la pensanocome noi, ma ad uscire e raggiungere leperiferie dell’esistenza umana, perché“quando la Chiesa diventa chiusa si

ammala… Preferisco mille volte una

Chiesa incidentata, incorsa in un

incidente, che una Chiesa ammalata per

chiusura! Uscite fuori, uscite!”.

Il Discorso della Veglia di sabato sera,come l’Omelia della Santa Messa delladomenica mattina, sono interventipreziosissimi, da meditare nella lorointerezza, perché segnino il nostrocammino e il nostro lavoro personale ecomunitario; perché siano un aiuto a nonsentirci mai “accomodati”, mai “tranquilli”:“Domandiamoci oggi: siamo aperti alle

«sorprese di Dio»? O ci chiudiamo, con

paura, alla novità dello Spirito Santo?

Siamo coraggiosi per andare per le nuove

strade che la novità di Dio ci offre o ci

difendiamo, chiusi in strutture caduche

che hanno perso la capacità di

accoglienza?... Noi non possiamo

diventare cristiani inamidati, quei cristiani

troppo educati, che parlano di cose

teologiche mentre prendono il tè, tranquilli.

No! Noi dobbiamo diventare cristiani

coraggiosi e andare a cercare quelli che

sono proprio la carne di Cristo, quelli che

sono la carne di Cristo!”.

Particolarmente struggente è stato anchel’invito di Papa Francesco a lasciarciguardare da Cristo che sempre per primoci attende, ci viene incontro e rivolge a noiquel Suo sguardo che forma tutto ildesiderio del nostro cuore. “Questa

esperienza nella fede è importante. Noi

diciamo che dobbiamo cercare Dio,

andare da Lui a chiedere perdono, ma

quando noi andiamo, Lui ci aspetta, Lui è

prima! Noi, in spagnolo, abbiamo una

parola che spiega bene questo: «Il Signore

sempre ci primerea», è primo, ci sta

aspettando! E questa è proprio una grazia

grande: trovare uno che ti sta aspettando.

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Anche noi daPapa Francesco

con tutti i Movimenti e leAggregazioni

laicali nella festa di

Pentecoste

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Tu vai peccatore, ma Lui ti sta aspettando

per perdonarti… E sento tanto conforto

quando penso che Lui mi guarda. Noi

pensiamo che dobbiamo pregare, parlare,

parlare, parlare… No! Làsciati guardare dal

Signore. Quando Lui ci guarda, ci dà forza

e ci aiuta a testimoniarlo”.

Un’esperienza di questo sguardo l’abbiamovissuta proprio nel momento in cui Nicolinoè stato ricevuto dal Papa e ha potutosalutarlo personalmente. È stato per noi unmomento eccezionale, nel quale abbiamofortemente sentito tutta la potenza deldono di quell’unità che lo Spirito Santocontinua sempre nuovamente adaccordare alla nostra esperienza ecclesiale.Quando Nicolino si è inginocchiato di fronteal Santo Padre, è stato inevitabile far sentirela nostra voce, il nostro canto di gratitudine,

ed il Papa, attratto dalla nostra vivacepresenza, ci ha rivolto il suo sguardo pienodi stupita meraviglia e cordiale paternità,salutando e benedicendo ciascuno di noi.Nel breve momento di quell’intensissimoincontro, Nicolino ha potuto dirgli: “SantoPadre, gonfi di commozione per la Suapaternità, infervorati dalle Sue parole,ardiamo dal desiderio di confessare dietrodi Lei, con tutta la nostra vita, Gesù Cristo,la Sua viva presenza e il Suo attuale amoreredentivo; di servire e costruire, in assolutacomunione con Lei, la Santa Chiesa,mendicando di essere disposti, se ènecessario, a morire per questo, così comeLei ci ha chiesto questa sera. GrazieSantità!”. E Papa Francesco, continuandoa stringere forte le sue mani, gli hapaternamente e fermamente risposto:

“Camminate così… Vi benedico! Pregateper me!”. Quello che è accaduto in questaeccezionale Pentecoste ci trova umilmentecommossi, radicalmente richiamati eprofondamente confortati nellaresponsabilità che sentiamo di continuare ilnostro cammino nella Chiesa secondo ilcarisma che riceviamo per il dono delloSpirito Santo, per la gloria di Cristo, per ilbene di ogni uomo. Ancora di più adesso,come ci ha detto il Papa: “Ciascuno di noi,ogni gruppo, ogni movimento, nell’armoniadella Chiesa, si rivolga al Padre perchiedere questo dono. Anche oggi, comeal suo nascere, insieme con Maria laChiesa invoca: «Veni Sancte Spiritus! -Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoifedeli e accendi in essi il fuoco del tuoamore!»”.

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BarBara BracoNiLa notizia che Nicolino era stato scelto perandare a salutare il Santo Padre al terminedella Veglia di Pentecoste in piazza SanPietro ci ha colti tutti di sorpresa,suscitando in noi una commozioneprofondissima, perché attraversoquell’elezione abbiamo sentito che ilSignore stava chiamando per nomeciascuno di noi.Il nostro pellegrinaggio è iniziato con laSanta Messa che don Armando hacelebrato con noi a San Benedetto delTronto dove tutti i nostri pullman si sonoradunati per proseguire poi insieme allavolta di Roma. Nella sua omelia don

Armando ha voluto leggerci alcunipassaggi dell’intervento “Pronti sempre a

rispondere a chiunque vi domandi ragione

della speranza che è in voi” in cui Nicolinoparla di Pietro, aiutandoci così a risentirechi realmente stavamo andando adincontrare nel segno del suo Successore.Quel giorno ho rigustato la bellezza dellanostra Compagnia che ci accompagnasempre, curando ogni dettaglio perchétutto partecipi dell’Avvenimento di Cristo;e l’ho risorpreso anche nell’omelia di donArmando che ci ha aiutato ad accostarcial Papa più consapevolmente. Al terminedella Santa Messa Pierluigi haufficialmente annunciato a tutti cheNicolino avrebbe potuto salutare

personalmente Papa Francesco e unlunghissimo applauso ha fatto risuonaretutta la gioia e la commozione del cuoredi ciascuno.Alla vigilia della partenza mi ero fatta milleproblemi, sapendo di non potercamminare a lungo e quindi di doverutilizzare la carrozzina. Non mi è maiautomatico servirmene, perché mi ponedi fronte ad un limite che evidentementeancora non amo e che purtroppo cercotuttora di nascondere. Il desiderio dipartecipare di questo grande evento conNicolino e tutta la Compagnia è statoperò più grande del mio orgoglio e cosìsono partita. Come sempre accade, larealtà è più semplice delle mie

Santo Padre, gonfi di commozione per la Sua paternità,infervorati dalle Sue parole, ardiamo dal desiderio di confessare dietro di Lei, con tutta la nostra vita, Gesù Cristo, la Sua viva presenza e il Suo attuale amore redentivo; di servire e costruire, in assoluta comunione con Lei, la Santa Chiesa, mendicando di essere disposti, se è necessario, a morire per questo, così come Lei ci ha chiesto questa sera. Grazie Santità!

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complicazioni ed è stato bellissimoessere aiutata da alcuni amici chetutto il giorno mi hannoaccompagnato spingendo lacarrozzina e prendendosi cura di miofratello, anche lui bisognoso di aiuto.Mi ha sostenuto molto anche latestimonianza di tanti altri amici chesono venuti con i bambini piccoli ocon tante altre difficoltà. In particolaremi ha molto provocato latestimonianza di un’amica, che èvenuta con il figlio di tre anni che soffredi crisi epilettiche, lasciando a casacon la nonna l’altra figlia di pochi mesi;in questa ragazza ho visto la fede dichi sapeva di andare in un luogo di Graziaper sé e per il suo bambino e che quindinon aveva nulla da temere.Arrivati a piazza San Pietro ci siamopotuti sedere proprio nelle primissime file,da cui riuscivamo a vedere molto benesia Nicolino che il Papa. È stato bellocogliere in Maddalena, una bambina dellanostra Compagnia, il desiderio di andareancora più vicina al Santo Padre. “Iovoglio salire sul sagrato! Perché nonposso andarci?” – continuava a ripeterealla mamma, facendoci sentire il bisognoche siamo di vedere e di toccare chi diGesù è un segno tutto particolare.Maddalena, poi, ci aveva già stupitoquando, avendo saputo che questoincontro del Papa coi Movimenticoincideva proprio con il giorno per ilquale era fissata la sua PrimaComunione, ha detto con semplicità edeterminazione: “Mamma, io voglioandare dal Papa! Chiediamo al parrocose posso ricevere la Prima Comunione ladomenica precedente, con l’altro gruppodi catechismo della stessa parrocchia,anche se lì non conosco quasi nessuno”.Quando Nicolino si è messo in fila perandare a salutare il Santo Padre, ci siamosentiti tutti lì con lui, in quella unità chesolo lo Spirito Santo può generare, inquella unità che è nella natura stessadella Compagnia e che in quel momentoha avuto una delle sue espressioni piùbelle. Abbiamo iniziato a cantare, asventolare le bandiere e, salutandoNicolino, Papa Francesco ha capito chequella voce era dei suoi, così si è girato aguardarci, a salutarci, con un gesto che èrimasto unico nella storia di quel giorno,costringendo tutte le persone a lui vicinea girarsi, a guardarci e suscitando la

curiosità e lo stupore in tutti i presenti. Èstato bellissimo. Un gesto più grande diquello che con le parole si può dire. Sonole foto in questo caso a parlare. Quelloche è accaduto in questa eccezionalePentecoste ci trova umilmente commossie profondamente confortati, nellaresponsabilità che sentiamo ancora piùgrande di continuare il nostro camminonella Chiesa secondo il carisma chericeviamo per la gloria di Cristo.

SereNa PaSQuiNeLLiSono stata felicissima di essere andata aRoma da Papa Francesco e di non averfatto vincere la preoccupazione che nonce l’avrei fatta con Agnese, mia figlia dipochi mesi. Sono andata affrontando lemie difficoltà, come ogni giorno mi accadeanche quando devo uscire per comprare ilpane, per l’esperienza certa del fatto chenon sono mai sola; tanto meno lo sareistata a Roma dove la carne della miacarissima Compagnia c’era – e come sec’era! - e quindi “una mano” me l’avrebbedata! Ci sono stati momenti di crisi, comequando siamo arrivati a piazza San Pietro esiamo dovuti rimanere fermi attendendo dipoter entrare; in quell’attesa, nel giro diun’ora, ha piovuto un po’, poi è tornato unsole cocente e davanti a me un gruppo dipellegrini ha cantato ininterrottamenteprovocandomi un fastidio ed un nervosoche mi hanno fatto subito più mendicante.In quel momento ho visto di più che cipossiamo guardare tutti come Chiesa solose c’è lo Spirito Santo, e anche quelfastidio, che mi caratterizza spesso, diventaoccasione di domandare: “Vieni SantoSpirito”. Avevo il grande desiderio che ilPapa potesse prendere Agnese e quindiche noi avessimo potuto trovare postoattaccati alle transenne dove lui sarebbe

passato. Entrando siamo riusciti atrovare posto nelle file sotto l’altare dovec’erano le seggiole comodissime ma unpo’ lontane dalla transenna. Non negoche sono rimasta un po’ delusa,pensando che non avrei potuto“lanciargli” Agnese! Poi il Papa è arrivatoed ha iniziato il suo giro. Quando stavaper passare dalle nostre parti, Milena eFiorisa, che mi erano vicine, mi hannospinto a provare ad andare più avanti eper la loro insistenza sono andata, hoscavalcato le seggiole e mi sonopiazzata davanti, alzando Agnese. Quando il Papa è passato davanti anoi, però, guardava dalla parte

opposta i bambini malati che c’erano eche mi commuovevano. Io comunquesono rimasta lì, accorgendomi sempre dipiù che io volevo vederlo e non soloperché volevo che lui vedesse Agnese;proprio in quell’attimo di gratitudine alSignore per avermi fatto cogliere questodi me, il Papa, che era già passato dadiversi metri, si è inaspettatamentevoltato indietro, ha guardato verso di noie ci ha visto. Probabilmente sorpresodalla piccolezza di Agnese, ci haguardato, ha sgranato gli occhi, ci hasorriso e ci ha benedetto. Fiorisa e Milenain piedi sulle seggiole strafelici ne sonotestimoni! Quello che ho vissuto in quelmomento l’ho capito ancor di più all’Ecodel venerdì successivo, quando Danielaha riattraversato con noi la testimonianzadi Zaccheo. Dagli interventi che ci sonostati e pensando ad alcuni amici che pervari motivi non erano venuti a Roma, misono detta: “Certo che noi spessissimoabbiamo la pretesa di essere guardati(guardati dal marito, dagli amici dellaCompagnia…), abbiamo molta pretesa epoca domanda, ma Zaccheo non sale sulsicomoro per essere visto da Gesù, saleperché vuole vedere Gesù e vederlobene; la posizione che il sicomoro gli dàed il suo desiderio di vederLo permettonol’incontro, come a me il desiderio divedere Gesù nel segno di PapaFrancesco mi ha permesso di incontrareil suo sguardo. Magari il Papa si sarebbegirato lo stesso verso quel punto, ma nonci sarei stata io, avrei potuto non vederlorealmente pur vedendolo… Se io aspettodi essere guardata ma il mio sguardofissa altro, come faccio a rendermi contoche questo sguardo su di me c’è?! C’èma io non posso vederlo!”.