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PERIODICO DELLA PARROCCHIA S. STEFANO IN VIMERCATE - ANNO 80°

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PERIODICO DELLA PARROCCHIA S. STEFANO IN VIMERCATE - ANNO 80°

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i sacerdoti della parrocchiaDon Mirko BelloraResponsabile Comunità PastoraleVia S. Marta, 24 - Tel. 039.669169

Don Marco PavanVia F. Valcamonica, 23 - Tel. 039.667718

Don Roberto ValeriVia G. Mazzini, 35 - Tel. 039.6612094

Don Silvio VillaVia De Castillia, 2 - Tel. 039.6082404

Mons. Giuseppe PonziniVia F. Valcamonica, 23 - Tel. 039.668635

Don Gianni RadiceVia Terraggio Molgora, 11 - Tel. 039.6083129

Don Giovanni VillaVia Bice Cremagnani, 1/C - Tel. 039.6854588

Don Alfio MottaVia Ospedale, 8 - Tel. 039.6654630

Don Peppino PeregoVia S. Marta, 3 - Tel. 039.6080817

orario delle ss. messeGIORNI FESTIVI:Parrocchia:Ore 8,30 • 10,00 • 11,30 • 18,00Vigiliare: Ore 18,00

GIORNI FERIALI:Parrocchia: Ore 7,00 • 8,30 • 18,00

2amica

parola

parola amicaVimercate - FEBBRAIO 2010

sommario• Il gigantesco segreto dei cristiani• Quaresimale 2010• Incontriamoci con i santi della

nostra comunità pastorale -2 • Vita dell’oratorio• Un sogno per il 2010: più corre-

sponsabilità in Oratorio• Il Tema: “Celebrare l’amore di Dio

nella vita”• Festa della Famiglia• Giornata per la Vita• Giornata del Malato• Giornata della Solidarietà• Il nido del gabbiano

PAROLA AMICA è onlinesul sito www.iqt.it

sottoscrizioni a parola amica1° Per il RINNOVO, rivolgersi:

a) alla Segreteria Parrocchialeb) alle persone che la distribuiscono alle famiglie

2° Per la SOTTOSCRIZIONE, rivolgersi allasegreteria

sottoscrizioni annue- Ordinaria e 15- Promozionale e 25Segreteria ParrocchialeVia De Castillia, 2 - tel. 039.66.81.22(orario: da lunedì a sabato, eccetto festivi, ore 9-12).

Periodico della Parrocchia S. Stefano in VimercateRedazione e Amministrazione:Centro Paolo VI - via De Castillia, 2 - VimercateDirettore responsabile: Don Giuseppe PonziniFotocomposizione e Stampa: Gruppo Arti Grafiche Trassini- VimercateTribunale di Monza n. 540 del 15-3-86

In copertina: Sono maschere o sono uova?Potrebbero essere maschere confezionatea forma di uova. Oppure uova decorate amo’ di maschere. Come maschere ci ricor-dano l’imminente Carnevale. Come uovadecorate ci preannunciano la Pasqua. IlCarnevale vola via, la Pasqua invece è ilmistero dell’amore di Dio e della vita cri-stiana, che è “a tema” in questo numerodi Parola Amica

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‡ ‡

1 L b. Andrea Carlo Ferrari vescovo

2 M Presentazione del Signore

3 M s. Biagio

4 G s. Gilberto di Limerick

5 V s. Agata

6 S ss. Paolo Miki e compagni martiri

7 D PENULTIMA DOPO EPIFANIA

8 L s. Gerolamo Emiliani

9 M s. Giuseppina Bakhita

10 M s. Scolastica

11 G Beata Maria Vergine di Lourdes

12 V s. Eulalia

13 S s. Mauro

14 D ULTIMA DOPO EPIFANIA

15 L ss. Faustino e Giovita

16 M s. Giuliana di Nicomedia martire

17 M ss. Sette fondatori

18 G s. Patrizio

19 V s. Turibio di Mongrovejo

20 S s. Eleuterio di Tornai

21 D I DI QUARESIMA

22 L Cattedra di san Pietro apostolo

23 M s. Policarpo

24 M s. Adele

25 G s. Gerlando di Agrigento

26 V s. Faustiniano

27 S s. Leandro di Siviglia

28 D II DI QUARESIMA

3amica

parolaaFEBBRAIO

apostolato della preghieraGli scienziati e gli uomini di cultura giungano alla conoscenza di Dio.

La Chiesa proclami il suo Vangelo a tutti i popoli.

2 Presentazione del Signore

Ore 8,30 Benedizione delle candele e

Processione

3 S. Biagio Bacio delle candele benedette

Ore 21,00 Preparazione Animatori G.d’A.

4 Ore 9,00 Adorazione Eucaristica

Ore 21,00 Scuola di Teologia

5 Primo Venerdì del mese e S. Agata

Ore 14,30 S. Messa per le donne

7 Giornata Nazionale per la Vita

Ore 15,30 Celebrazione del Battesimo

11 Giornata Mondiale del Malato

Ore 21,00 Scuola di Teologia

14 Giornata Diocesana della Solidarietà

17 Ore 15 e 21 Incontro Gruppi d’Ascolto

18 Ore 21,00 Scuola di Teologia

20 Ore 15,00 Sfilata Carnevale Cittadino

21 Prima Domenica di Quaresima

Benedizione e Imposizione delle Ceneri

Domenica Insieme 3a elem.

Ore 17,00 Ingresso in Quaresima

22 Ore 21,00 Consiglio Pastorale Parrocchiale

25 Ore 21,00 Scuola di Teologia

26 Giorno di Magro e di Digiuno

Ore 21,00 Via Crucis Missionaria

28 Domenica Insieme 4a elem.

Ore 17,00 Vespri e Predica Quaresimale

calendario liturgico vita parrocchiale

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parolaCi sono le stagioni dell’anno e le stagioni vita. E ci sono le stagioni liturgiche ... La Chiesa, splen-dida madre, grande maestra ed educatrice, ci dona la stagione liturgica della Quaresima, ci invi-ta ogni anno alla Quaresima come luogo in cui vivere la realtà di un incontro, di una conoscen-za, di una accoglienza più vera di Gesù Cristo e del suo Vangelo. Sì, perché la Quaresima va vista anzitutto come una Buona Notizia, come uno straordinarioVangelo, come un grande annuncio di vita, di speranza, di possibilità concreta di cambiare lanostra vita: al centro della Quaresima sta Dio e la sua misericordia, sta la Pasqua di Gesù.Per questo la Quaresima è una vicenda di conversione. È la vicenda di un cristiano e di unacomunità che si lasciano educare, “lacerare”, consolare, trasformare da una Parola che salva, daun Crocefisso Risorto.Sarà una buona Quaresima se riusciremo ad innamorarci un po’ di più del volto e del cuore diGesù di Nazareth. Così, affascinati dalla sua vicenda, dai suoi gesti, dalle sue parole, dovremmopoter dire: vorrei essere anch’io così, sentire così, agire così, essere libero così, pregare, amare,perdonare così.Sarà una buona Quaresima se riusciremo a vivere all’insegna del deserto, della gioia, della fraternità.

—— IL DESERTO ——Gli innamorati lo sognano, lo desiderano, lo cercano. E’ il tempo dello stare a tu per tu, il tempodel cuore a cuore:

Ecco l’attirerò a me,la condurrò nel desertoe parlerò al suo cuore.

(Osea 2,16)

Sono le parole dell’amante alla sua amata, sono il desiderio potente e dolce dell’intimità, dellostare a tu per tu ... Sono le parole che il nostro Signore - come un tempo con Israele - ci sus-surra in Quaresima. E Dio, come l’amore - e Dio è amore - non lascia mai le persone come le ha trovate: le illumi-na, le ispira, le consola, le trasforma, le trasfigura

Vi darò un cuore nuovo,metterò dentro di voi uno spirito nuovo

toglierò da voi il cuore di pietrae vi darò un cuore di carne.

(Ezechiele 36,26)

È questo il più grande miracolo che la tenerezza e la forza di Dio sanno inventare. Ed è soloquesto cuore nuovo, questo cuore di carne che ci dona occhi nuovi – occhi di gufo – per saperscorgere anche nella durezza della vita di ciascuno di noi e nella storia del mondo bagliori dibellezza e di speranza e che ci dona mani instancabili nella carità.Quaresima: tempo del “deserto”, del fare un po’ di spazio nella nostra vita al silenzio, alla pre-ghiera, al prendere o riprendere fra le mani il Vangelo, alla scoperta del vero volto di Gesù diNazareth, del senso e del segreto della nostra vita.

IL GIGANTESCO SEGRETO DEI CRISTIANI

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—— LA GIOIA ——C’è una tradizione ebraica che invita a tenere in due tasche diverse di un abito due diversibigliettini. Sul primo sta scritto: “Ricordati che sei polvere e cenere”. Sull’altro sta scritto: “Ricordatiche per te è stato fatto il mondo”.Così è la Quaresima che si apre con un pizzico di cenere versata sulla nostra testa per richia-marci alla caducità e alla fragilità della vita e che insieme ci richiama allo splendore dei doni diDio e a quale grandezza è chiamato il nostro vivere.

Indimenticabile una lettera pastorale di mons. Tonino Bello per la Quaresima dal titolo “LaQuaresima: dalla testa ai piedi”.

È un po’ strana la Quaresima, comincia, e io ho intitolato scrivendo a quelli della miaDiocesi una lettera, “La Quaresima dalla testa ai piedi”.Dalla testa con quello shampoo della cenere che ci viene fatto il mercoledì delle cenerie va a finire ai piedi, alla lavanda dei piedi, perché sapete che dopo la lavanda dei piedifinisce la Quaresima, ed incomincia il Triduo Pasquale. “Dalla testa ai piedi”: un cammi-no abbastanza lungo, non il metro e mezzo oppure due metri, quanto siamo alti, si trat-ta di andare dalla testa propria ai piedi degli altri, quindi un cammino lungo, molto lungo.Cenere e acqua, gli ingredienti del bucato di una volta. Penitenza, cioè, e servizio.

Ma don Tonino fa notare in maniera acutissima che occorre andare non dalla nostra testa ainostri piedi, ma dalla nostra testa ai piedi degli altri. E questo è un cammino lunghissimo, diffici-lissimo, perché scrive:

In questo momento di cultura individualistica e narcisistica il pensare agli altri ci costamolta fatica. Siamo così stanchi ora di sera, sono così pesanti i rapporti, il cuore in alcu-ne zone è arido e congelato per cui siamo incapaci di guardare gli altri.

La Quaresima invece è questo cammino verso l’Altro che è Dio, e verso gli altri che stanno vici-no e lontano da noi.Per questo la cenere che ci è versata sul capo è accompagnata da un caldo e potente invito afondare la nostra vita sul Vangelo e a vivere in pienezza : “Convertitevi e credete al Vangelo”.Una vita fondata sul Vangelo sconfiggerà la “cenere” e darà risposta alla nostra ricerca di gioia.

La gioia è il gigantesco segreto del cristiano.(Chesterton)

La gioia è scritta nei sogni di Dio per l’uomo, è scritta in ogni riga del Vangelo e in tutto ciò acui ci invita. E’ il “centuplo quaggiù” che ci è promesso.Per questo noi ci sottoponiamo alla Quaresima “mirando alla gioia”: perché siamo certi che ilsegreto della gioia sta nel donare e nel donarsi e perché “la vita donata non muore”.Quaresima: tempo per ritrovare la gioia, la gioia del Vangelo, la gioia di essere cristiani, la gioiadi vivere. Nella conversione al Vangelo.

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parola—— LA FRATERNITA’ ——

Terribili le parole del filosofo Voltaire che così apostrofava i preti:

“A chi predicate la Quaresima, ai ricchi?Ma se non la fanno mai! ...

Ai poveri? Ma se la fanno tutto l’anno!...”.

La Quaresima è tempo di fraternità. E’ il tempo dell’imparare a contrastare la cultura del con-sumismo, del superfluo con nuovi stili di vita all’insegna della sobrietà e della solidarietà, comepiù volte ci ha richiamato il nostro cardinale Dionigi Tettamanzi:

Soltanto una vita sobria, in ricerca della “giusta misura” in ogni cosa,capace di “stili di vita” rinnovati, liberi dalla logica dello spreco e dall’eccesso,

sa creare gli spazi per una vera solidarietà, per una accoglienza dell’altro “come se stessi”

Cosi va visto l’invito della Quaresima alla conversione, al digiuno, al magro del venerdì, perché il risultato di certi digiuni non sia solo l’avere fame...

Se digiunando ti senti eroico, pensa che i due terzi della popolazione mondiale sono eroici.

Quaresima: tempo della “rinuncia per”, concreta e forte, per la gioia di tutti.

*******************Quello con Dio in Quaresima è un incontro che «sconvolge», capovolge, converte:

Quella dei poveri, come quella di Dio è un’esistenza scomodante.Sarebbe meglio che Dio non fosse,

sarebbe meglio che i poveri non fossero;poiché se Dio c’è la mia vita non può essere la vita che conduco;se ci sono i poveri, la mia vita non può essere la vita che conduco.

(don Primo Mazzolari)

Ma questo è la Quaresima. Questo è la vita cristiana.

DON MIRKO

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parolaBurago,

un raggruppamento di povere case,non era certo paragonabile al piccolo emoderno centro sempre in espansioneche ora conosciamo. Nel 2003 suMetropoli della Provincia di Milano leg-giamo: - Comune dell’ex circondario diMonza, mandamento di Vimercate, nonsi ha notizia storica precisa circa la suafondazione. Sembra credibile farla risali-re, come alcuni cronisti e storici sosten-gono, all’occupazione romana dei terri-tori dell’Adda, ipotesi confermata dallaprovata origine latina del nome delborgo. Una prima traccia del nome la sipuò trovare in una pergamena dell’anno1026. Nel XIV secolo nel Liber Notitiaecol nome di Boyrago. Fu il Re VittorioEmanuele II nel 1863, ad aggiungere aBurago l’appellativo di Molgora trovan-dosi sulla riva orientale del torrente, interritorio fertilissimo di gelsi per l’alle-vamento del baco da seta, di frumento egranoturco.

Bella, armonica nella struttura, laChiesa del centro, la cui prima fondazio-ne risale all’anno 1106, è dedicata aiSanti Vito e Modesto. Vi sono inoltre aBurago, due pregevoli ville: Villa Penati-Ferrerio che si può datare al XVII seco-lo. Fu donata al Comune ed è statarestaurata la parte centrale e le due alilaterali, divenendo così un centro stori-co funzionale che ospita la sede delMunicipio e della Biblioteca. Poi VillaMylus-Offioni che è un esempio di “deli-zia” del settecento. L’ imponente faccia-ta neoclassica emerge caratterizzandol’accesso da nord al centro storico.

San Vito giovane cristiano del IV seco-lo, forse originario della Sicilia, sin da pic-colo rivelò doti di taumaturgo. Secondola leggenda, era assistito da due angeli,dal maestro Modesto e dalla nutriceCrescenza. Guarì dalla epilessia il figlio diDiocleziano, ma fu egualmente torturatoe ucciso per non aver voluto sacrificareagli dei. E’ invocato contro la letargia, ilmorso di animali velenosi e il “ballo disan Vito”. E’ protettore di attori, balleri-ni, epilettici e lattonieri. Viene ricordatoil 15 di giugno. La festa patronale sifesteggia la seconda domenica di set-tembre con una grandiosa fiera.

Burago, cara alla Madonna. Burago,tanto vicina alla Vergine Maria, ancor piùci unisce. Alla popolazione malata dipeste, palesemente si rivolse benedicen-do, sul ponte di San Rocco nel lontano1630. Là vi era un grande edificio, unfamoso “Lazzaretto” che ancora possia-mo vedere nelle sue antiche mura aMoriano, sulla sinistra appena attraversa-to l’incrocio.

INCONTRIAMOCI CON I SANTI DELLANOSTRA COMUNITÀ PASTORALE - 2

I santi Vito e Modesto, patroni di Burago

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parolaOreno:

altra presenza che fa parte dellaComunità della “Beata Vergine Mariadel Rosario”.

Partecipare con la sua gente allemanifestazioni è per noi vimercatesiun fatto usuale,: è la vicinanza e icomuni interessi che pur con qualchecampanilismo, ci hanno sempre legato,dandoci spesso esempio di fattività eorganizzazione.

Che dire della sua importanza stori-ca, legata a nobili famiglie, proprietariedelle terre circostanti: i Borromeo e iGallarati-Scotti. Le loro magnificheVille e la Chiesa parrocchiale cosìamorevolmente curata dagli stessiabitanti è dedicata a San MicheleArcangelo.

Leggevo su quel bei libro (di piùautori) per ricordare i centocinquan-tanni di “Oreno e la sua Chiesa”,unarticolo di Monsignor GianfrancoRavasi: “La figura di San Michele neitesti sacri”. - “In quel tempo sorgeràMichele, il gran principe, che vigila suifigli del Tuo popolo” - un’opera di taglioapocalittico, segnata da immaginiaccese..-

Michele dovrà affrontare Satana, loricorda, par che dica estote parati, aibuoni orenesi che posero nella loroChiesa la suggestiva statua di SanMichele che trafigge Satana.

Il 29 di settembre, Oreno è in festa.La più importante manifestazione è lasagra della patata, riconosciuta datutti i paesi vicini e visitata da molti.Le funzioni religiose onorano SanMichele, arcangelo, egli è a capo delleschiere celesti e sconfigge il drago. Sidice sia protettore degli oppressi. Il

suo nome, si dice nei testi sacri, è diorigine ebraica, significa: “Chi comeDio?”.

Giuse Carini (continua)

San Michele Arcangelo, patrono di Oreno

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parolaIl messaggio del papa per la

giornata della pace di quest'annoha per titolo: “Se vuoi coltivare lapace, custodisci il creato”. È unaperla preziosa che mette in lucecome il tema della pace sia inscin-dibilmente connesso con quellodella responsabilità personale(giustizia) anche nei confronti delcreato.

Emerge una visione cosmicadella pace, intesa come tranquilli-tà dell'ordine stabilito da Dio, chesi realizza in uno stato di armoniatra Dio, l'umanità e il creato. Intale prospettiva il degradoambientale esprime non solo unarottura dell'equilibrio tra l'umani-tà e il creato, ma un più profondodeterioramento dell'unione tral'umanità e Dio.

Benedetto XVI denuncia unavera e propria crisi ecologica:“come rimanere indifferenti difronte alle problematiche chederivano da fenomeni quali i cam-biamenti climatici, la desertifica-zione, il degrado e la perdita diproduttività di vaste aree agrico-le, l'inquinamento dei fiumi e dellefalde acquifere, la perdita della

biodiversità, l'aumento di eventinaturali estremi, il disboscamentodelle aree equatoriali e tropicali?Come trascurare il crescentefenomeno dei cosiddetti “profu-ghi ambientali”: persone che, acausa del degrado dell'ambientein cui vivono, lo debbono lasciare– spesso insieme ai loro beni –per affrontare i pericoli e le inco-gnite di uno spostamento forza-to? Come non reagire ai conflittiin atto e a quelli potenziali legatiall'accesso alle risorsenaturali?Sono tutte questioni chehanno un profondo impatto sul-l'esercizio dei diritti umani, comead esempio il diritto alla vita,all'alimentazione, alla salute, allosviluppo”.

Il pontefice non propone, difronte a tali sfide soluzioni tecni-che o politiche; richiama piutto-sto l'impegno della Chiesa nelladifesa della terra, dell'acqua e del-l'aria, che sono doni del Creatore,ed a una sorta di equilibrio delrapporto tra Creatore, umanità ecreato.

Emergono alcuni snodi essen-ziali.

vita dell’oratorio

1 gennaio 2010:43° giornata mondiale della pace

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parolaPrimo, occorre una visione non

riduttiva dell'uomo, che mostricome la bellezza del creato siacostante invito a riconoscerel'amore del Creatore. In secondoluogo occorre un profondo rin-novamento culturale, per propor-re comportamenti nuovi, stili divita sostenibili, modelli di consu-mo e di produzione che tenganoconto delle generazioni future.

Tutti siamo responsabili dellacura del creato e per questo hafondamentale importanza l'educa-zione all'ecologia, da svolgersianzitutto nel contesto della fami-glia. Una speciale responsabilitàgrava anche sui responsabili alivello nazionale e internazionale.

Continua il santo Padre: “... unamoltitudine di persone, in diversipaesi e regioni del pianeta, speri-menta crescenti difficoltà a causadella negligenza o del rifiuto, daparte di tanti, di esercitare ungoverno responsabile dell'am-biente... L'eredità del creatoappartiene all'intera umanità.Invece, l'attuale ritmo di sfrutta-mento mette seriamente in peri-colo la disponibilità di alcunerisorse naturali non solo per lagenerazione presente, ma soprat-tutto per quelle future”.

Emerge quindi il bisogno di una

solidarietà inter e intra genera-zionale, cioè che sappia proiettar-si nello spazio e nel tempo.

Conclude il santo Padre: “Laquestione ecologica non vaaffrontata solo per le agghiaccian-ti prospettive che il degradoambientale profila all'orizzonte; amotivarla deve essere soprattut-to la ricerca di un'autentica soli-darietà a dimensione mondiale,ispirata dai valori della carità,della giustizia e del bene comu-ne”.

... bellissimo!!!Un amante dell'ambiente e dello

sviluppo sostenibile come me,non può che rimanere stupitodalla modernità e attualità delleparole del papa.

Di fronte a un messaggio cosìnon possiamo che chiederci: nelnostro piccolo, cosa possiamofare? Credo che innanzitutto dob-biamo educarci ed educaresoprattutto i più piccoli ad unacura e a un rispetto per l'ambien-te come presupposto per ilrispetto degli altri... vedendo lestrade della nostra città, il nostrooratorio e le aule del catechismodopo l'utilizzo, direi che il cammi-no è ancora lungo!

Allora, buon cammino a tutti!don Marco j

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parola“DAL BUIO ALLA LUCE”Marcia della Pace 2010

La Marcia della Pace è ormai unatradizione per chi vive nel nostrodecanato, ma mai come quest’an-no ha un significato forte e crucia-le: l’anno appena passato è statosegnato dalla crisi economica chenon solo ha toccato l’economianazionale, ma ha versato moltefamiglie in condizioni precarie edifficili. Il fondo di solidarietà”Famiglia e lavoro” della Caritas,ideato dal nostro Arcivescovo, èstato il sostegno di molte famiglieper quest’anno, non solo dalpunto di vista monetario, maanche come punto di riferimentopsicologico.

Così il nostro incontro annualeè stato un modo per rifletteresulla speranza che può nascere dauna crisi come questa e sullaforza che deve essere guidacostante per ritrovare la luce neimomenti di ombra.

La piccola fiammella nei nostricuori nasce dalla certezza che DioPadre è sempre al nostro fianco,ma deve essere alimentata dagesti concreti che creino la verasolidarietà nel nostro tessutosociale, perché ognuno di noiricordi che la vera povertà non è

la mera mancanza di denaro manasce dall’impossibilità di avereuna scelta.

Un sacco di attività solidali ten-gono vivo il fuoco della carità nelnostro decanato e la sera del 23Gennaio le abbiamo festeggiate,rischiarate e rinvigorite: cammi-nando passo dopo passo, l’uno afianco all’altro abbiamo ascoltatole testimonianze e le parole hannolanciato silenziose preghiere alcielo, affidando a Dio tutte le fati-che e le speranze che affermano ilsuccesso di queste iniziative.

La marcia, partita dalla PiazzaMartiri Vimercatesi, si è sviluppatanella sequenza di 4 tappe identifi-cate dai quattro pilastri esplicatividella carità:➢ 1 tappa: speranza; proprio

davanti alla scuola, come non affi-dare la nostra speranza ai bambi-ni, come dono di Dio, perché ilfuturo esiste nella fiducia nellegenerazioni che verranno.

➢ 2 tappa: solidarietà; Il progetto“Codiceasbarre”, ci ha aperto gliocchi verso tutte quelle tipologiedi lavoro che pongono al centro

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parolanon solo il profitto, ma l’attenzio-ne alla persona, come esperienzedi lavoro solidale.

➢ 3 tappa: responsabilità;Ognuno di noi può contribuire aduna economia più responsabile egiusta, come ci ha ricordato il rap-presentante di un GAS (GruppoAcquisto Solidale) con la sua testi-monianza: “Troppo spesso lanostra parola d’ordine è delega.Vorremmo trasformarla inresponsabilità, anche tramite unaconcreta esperienza di consumoresponsabile vissuta nella quoti-dianità.”

➢ 4 tappa: fiducia; nell’ultimatappa sul sagrato della chiesaabbiamo visto tutti i segni di spe-

ranza che sono presenti nelnostro decanato attraverso i rac-conti dei piccoli progetti attivinelle nostre parrocchie.

L’unione delle nostre preghieredurante questa Marcia ha datovigore e fiducia ai nostri progetti,per ricordarci che le nostre picco-le gocce si riversano insieme nelmare della solidarietà in grado diaiutare centinaia di famiglie in dif-ficoltà nel nostro decanato, maanche di arrivare fino ai bambinirimasti orfani nel terremoto diHaiti, con la stessa forza e la stes-sa speranza in un mondo migliore,più “a immagine e somiglianza diCristo”.

I giovani della Caritas Decanale

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parolaSport & Oratorio

Lunedì 11 gennaio don MarcoCaraffini e don Marco Pavan,responsabili per la nostracomunità pastorale dellaPastorale Giovanile, hannoincontrato i responsabili delleassociazioni sportive che sonoattive negli oratori della nuovaComunità Pastorale "BeataVergine del Rosario”: DIPO perVimercate e Velasca, Robur perRuginello, Ausonia per Oreno.

Nella nuova comunità i duesacerdoti seguono la pastoralegiovanile, ossia i ragazzi nell'etàcompresa tra i 7 e i 25 anni ditutte e sei le Parrocchie.

I don Marco, partendo dallavolontà dell'Arcivescovo di ini-ziare a interessarsi di tutte lepersone che abitano il territo-rio (non solo quelli che vannoin chiesa) e di imparare a lavo-rare insieme con tutti, hannochiesto alle società sportive unimpegno che va oltre lo sporte che coinvolge l'intera sferaeducativa dei ragazzi che mili-tano le nostre società e inostri oratori.

Lo sport è uno dei canali pri-vilegiati per arrivare a questo

obiettivo: la crescita umana ecristiana dei ragazzi. Ad ognisocietà nella propria autonomiae con la propria storia fondatasulle proprie radici, viene chie-sto di iniziare un dialogocostruttivo con l'abbattimentodelle barriere campanilisticheche non hanno ragione d'essere.

La sfera educativa dei ragazzideve, in maniera imprescindibi-le, trovare un’intesa tra le variefigure educative che sono con inostri ragazzi: genitori, inse-gnanti, catechisti e allenatori.

Partendo da questi presup-posti, il gruppo sportivo del-l'oratorio, avrà cura di pro-muovere tutte le collaborazio-ni possibili con le altre agenzieeducative, tanto nel contestoecclesiale quanto in quello delmondo civile, in particolare unprimo passo potrebbe esserel'incontro tra catechisti ed alle-natori.

In modo particolare è statorichiamato il recente convegnosullo sport in oratorio, tenuto-si a Seveso nello scorsonovembre.

I rappresentanti delle società

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sportive hanno accolto favore-volmente questo inizio di dialo-go, apprezzando la possibilità diconoscere altre persone che

operano in società con obbiet-tivi paralleli ai propri e cheuno scambio di idee di espe-rienze sarà sicuramente utileed arricchente.

Da alcuni è stata denunciatala difficoltà di coinvolgere iragazzi, sopratutto quelli nellafascia d'età tra 12 e i 16 anni,che a volte poi si rivela unritorno negli anni successivi.

È stata sottolineata l'impor-tanza, per ogni società di avereun proprio progetto sportivoche sia linea guida e punto diincontro con le altre realtà.

Infine, rilevante è il riconosci-mento del ruolo educativodello sport, che è stato apprez-zato da tutti i presenti. Si evi-denzia quindi la necessità diavere bravi allenatori chesiano abili insegnanti e ottimieducatori. Viene sottolineatal'importanza di un percorsoformativo.

Così questo incontro ha san-cito l'inizio di un camminocomune e più responsabileeducativamente per le societàsportive.

Buon lavoro a tutti: atleti,genitori, allenatori, dirigenti!!!!

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parolaI discepoli di Emmaus hanno riferito agli apostoli di aver riconosciuto Gesù

“allo spezzare del pane” (Lc. 24,35)Noi, popolo sacerdotale dei discepoli di Gesù, siamo chiamati a “spezzare”

l’amore di Dio nella vita quotidiana:nelle vicende delle nostre famiglie, nel servizio accogliente alla vita,

nella cura dei malati, nel lavoro responsabile,nella solidarietà ai senza lavoro.

Le quattro Giornate che celebriamo in queste settimane ci richiamanotutte a questa comune vocazione

il tema

CELEBRARE L’AMORE DI DIO NELLA VITA

‡ FESTADELLA FAMIGLIAIl sacerdozio coniugale,

una vocazionea servizio dell’amore

31 gennaio 2010

Cara famiglia,chissà se sei in salute, se i legami sono forti, stabili e sicuri, se vivi una tran-

quillità economica, se hai amicizie, se appartieni alla comunità cristiana inmodo attivo e responsabile, se vivi con gioia la dimensione religiosa... Ma, adire il vero, esiste poi una famiglia cosi? Lo sappiamo bene infatti che nellenostre famiglie, anche le più “riuscite” ci sono sempre motivi di fragilità e difatica, qua o là qualcosa scricchiola e non ci sentiamo poi così all'altezza.Sappiamo però anche che in tutte le famiglie, nessuna esclusa, c’è del bene, lavita procede, i figli crescono e hanno voglia di diventare grandi, la mamma e ilpapà si spendono e fanno quello che possono per loro in forme diverse, tra

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parolafratelli e sorelle c’è anche intesa e aiuto reciproco...

Ecco perchè, cara famiglia, in qualunque situazione ti trovi, desideriamorivolgerti questo invito alla festa per gustare la bellezza del tuo esistere e,insieme alla comunità, ringraziare e lodare il Signore.

Certo festeggiare ti richiede un po' di energia, quella che occorre per avereocchi per il bene, per avere un cuore che rischi l'ascolto, per avere un gestodi tenerezza, uno sguardo d'intesa e comprensione.

Per prepararti alla festa prova allora a fare la gara a chi vede più bene infamiglia, nelle piccole cose: un complimento, un aiuto domestico, un confron-to costruttivo, una domanda di interesse, un abbraccio, una carezza, qualcunoche raccoglie il cappello non suo, o la sciarpa, o lo zaino, o le scarpe... qualcu-no che si siede in fondo al letto mentre l'altro/a prende sonno, una colazionepreparata, una cucina riordinata (anche se non proprio come si dovrebbe), imiei biscotti preferiti che chissà chi ha deciso di infilare nel carrello dellaspesa... E sono tutti piccoli barlumi di festa, sprazzi di eternità, briciole di san-tità, se sappiamo vedere, e ci fanno pietre vive, non sparse, sole e inutili.

Perchè non c’è cemento più forte e tenace della tenerezza, quella che inmodo dolce ma solido, silenzioso ma efficace, costruisce la casa dell'umanomodo di stare al mondo, quella che vivifica le nostre famiglie e le rende sante,cioè capaci di trasmettere la qualità umana e divina della vita.

Anche in te, cara famiglia, c’è questa risorsa preziosa, grande, bella e pro-mettente, è di una forza straordinaria e sorprendente. L'abbiamo tutti da sem-pre, il battesimo l'ha elevata e rafforzata.

Falla crescere ora con i tanti gesti di affetto di cui sei capace, coltivala, nutri-la con la preghiera e l'ascolto della Parola, che puoi fare con semplicità, a tuamisura, nei tempi a te più congeniali, per conto tuo o con altre famiglie. Inquesto modo, quasi con naturalezza, tutti in famiglia siamo come 'sacerdoti',rendiamo presente l'amore di Dio fra noi e in comunità. E così anche il gior-no della festa, quello del riposo, bella invenzione di Dio per gustare gli affettipiù cari, i frutti del lavoro e la bellezza del creato, diventi occasione di incon-tro e di lode.

Buona festa!

Francesca, e AlfonsoResponsabili del Servizio diocesano per la famiglia

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parolaÈ Gesù che dona acqua viva!

L'incontro di Gesù con una donna samaritana che va al pozzo ad attingere acqua (cfr. ilmosaico di M.1. Rupnik) è icona di un incontro fra chi ha il cuore ferito e Chi può risanarlo. “Setu conoscessi il dono di Dio” - le dice Gesù - a Lui chiederesti l'acqua che zampilla per lavita eterna e che può scaturire anche in situazioni di sofferenza, di solitudine, di bisogno

d’amore. Nell’incontro con Gesù la Samaritana, cheaveva vissuto esperienze matrimoniali particolari,ritrova se stessa. Si rende conto con sorpresa cheGesù conosce bene la concretezza della sua vita,così come la sua umanità, con le sue luci e le sueombre. Si sente provocata, scossa, ma soprattuttoamata e profondamente accolta nonostante le suepovertà.È Gesù l’acqua che trasforma le lacrime in rigenerazio-ne; e la comunità ecclesiale è chiamata ad essere lafontana del villaggio ove possano attingere tutticoloro che hanno sete di vera consolazione, illumi-nazione e sostegno, anche riguardo alla propriasituazione matrimoniale.

La Chiesa è chiamata ad accostarsi con amore e delicatezzal “A queste persone la Chiesa ha il dovere primario di accostarsi con amore e delicatezza,

con premura e attenzione materna, per annunciare la vicinanza misericordiosa di Dio in GesùCristo. È lui il vero Buon Samaritano, che si è fatto nostro prossimo, versa l’olio e il vino sullenostre piaghe e ci conduce nella locanda, la Chiesa in cui ci fa curare, affidandoci ai suoi mini-stri e pagando di persona in anticipo per la nostra guarigione. Sì il Vangelo dell’amore e dellavita è anche sempre il vangelo della misericordia, che si rivolge all’uomo concreto e pecca-tore che noi siamo, per risollevarlo da qualsiasi caduta, per ristabilirlo da qualsiasi ferita”.(Benedetto XVI, Discorso al Congresso internazionale su matrimonio e famiglia, 05.04.2008)

l “La comunità ecclesiale deve più che mai sostenere il coniuge separato, prodigargli stima, soli-darietà, comprensione e aiuto concreto in modo che gli sia possibile conservare la fedeltà anchenella difficile situazione in cui si trova; aiutarlo a coltivare l’esigenza del perdono propria del-l’amore cristiano e la disponibilità all’eventuale ripresa della vita coniugale anteriore. Il suoesempio di fedeltà e coerenza cristiana assume un particolare valore di testimonianza...La Chiesa, istituita per condurre a salvezza tutti gli uomini e soprattutto i battezzati, non puòabbandonare a se stessi tutti coloro che - già congiunti col vincolo matrimoniale sacramentale- hanno cercato di passare a nuove nozze. Perciò si sforzerà, senza stancarsi, di mettere a lorodisposizione i suoi mezzi di salvezza. Preghi per loro, li incoraggi, si dimostri madre misericor-diosa e così li sostenga nella fede e nella speranza".(GIOVANNI PAOLO II, Esortazione ap. Familiaris Consortio 22.11.1981 nn° 83-84)

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‡ GIORNATAPER LA VITA

Un popolo sacerdotalesi prende cura della vita

7 febbraio 2010

Il messaggio dei nostri VescoviChi guarda al benessere economico alla luce del Vangelo sa che esso non è tutto,

ma non per questo è indifferente. Infatti, può servire la vita, rendendola più bella eapprezzabile e perciò più umana.Fedele al messaggio di Gesù, venuto a salvare l'uomo nella sua interezza, la Chiesa siimpegna per lo sviluppo umano integrale, che richiede anche il superamento dell'indi-genza e del bisogno. La disponibilità di mezzi materiali, arginando la precarietà che èspesso fonte di ansia e paura, può concorrere a rendere ogni esistenza più serena edistesa. Consente, infatti, di provvedere a sè e ai propri cari una casa, il necessariosostentamento, cure mediche, istruzione. Una certa sicurezza economica costituisceun'opportunità per realizzare pienamente molte potenzialità di ordine culturale, lavo-rativo e artistico. Avvertiamo perciò tutta la drammaticità della crisi finanziaria che hainvestito molte aree del pianeta: la povertà e la mancanza del lavoro che ne derivanopossono avere effetti disumanizzanti. La povertà, infatti, può abbrutire e l'assenza di unlavoro sicuro può far perdere fiducia in se stessi e nella propria dignità. Si tratta, inogni caso, di motivi di inquietudine per tante famiglie. Molti genitori sono umiliati dal-l'impossibilità di provvedere, con il proprio lavoro al benessere dei loro figli e moltigiovani sono tentati di guardare al futuro con crescente rassegnazione e sfiducia.Proprio perchè conosciamo Cristo, la Vita vera, sappiamo riconoscere il valore dellavita umana e quale minaccia sia insita in una crescente povertà di mezzi e risorse.Proprio perchè ci sentiamo a servizio della vita donata da Cristo, abbiamo il dovere didenunciare quei meccanismi economici che, producendo povertà e creando forti disu-guaglianze sociali, feriscono e offendono la vita, colpendo soprattutto i più deboli eindifesi. Il benessere economico, però, non è un fine ma un mezzo, il cui valore è deter-minato dall'uso che se ne fa: è a servizio della vita, ma non è la vita. Quando, anzi, pre-tende di sostituirsi alla vita e di diventarne la motivazione, si snatura e si perverte.

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parolaAnche per questo Gesù ha proclamato beati i poveri e ci ha messo in guardia dal peri-colo delle ricchezze (cfr Le 6,20-25). Alla sua sequela e testimoniando la libertà delVangelo, tutti siamo chiamati a uno stile di vita sobrio, che non confonde la ricchezzaeconomica con la ricchezza di vita. Ogni vita infatti, è degna di essere vissuta anche insituazioni di grande povertà. L'uso distorto dei beni e un dissennato consumismo pos-sono, anzi, sfociare in una vita povera di senso e di ideali elevati, ignorando i bisogni dimilioni di uomini e di donne e danneggiando irreparabilmente la terra, di cui siamocustodi e non padroni. Del resto, tutti conosciamo persone povere di mezzi, ma ric-che di umanità e in grado di gustare la vita, perchè capaci di disponibilità e di dono.Anche la crisi economica che stiamo attraversando può costituire un' occasione dicrescita. Essa, infatti, ci spinge a riscoprire la bellezza della condivisione e della capaci-tà di prenderci cura gli uni degli altri.Ci fa capire che non è la ricchezza economica a costituire la dignità della vita, perchèla vita stessa è la prima radicale ricchezza, e perciò va strenuamente difesa in ogni suostadio, denunciando ancora una volta, senza cedimenti sul piano del giudizio etico, ildelitto dell'aborto. Sarebbe assai povera ed egoista una società che, sedotta dal benes-sere, dimenticasse che la vita è il bene più grande. Del resto, come insegna il PapaBenedetto XVI nella recente Enciclica Caritas in veritate, "rispondere alle esigenzemorali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul pianoeconomico" (n. 45), in quanto “l'apertura moralmente responsabile alla vita è una ric-chezza sociale ed economica” (n. 44).Proprio il momento che attraversiamo ci spinge a essere ancora più solidali con quel-le madri che, spaventate dallo spettro della recessione economica, possono esseretentate di rinunciare o interrompere la gravidanza, e ci impegna a manifestare concre-tamente loro aiuto e vicinanza. Ci fa ricordare che, nella ricchezza o nella povertà, nes-suno è padrone della propria vita e tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla comeun tesoro prezioso dal momento del concepimento fino al suo spegnersi naturale.

Roma, 7 ottobre 2009

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parolaI nostri santi amarono la vita

Carlo Borromeo

Amò la vita e la donò interamente aDio e per il servizio alla nostra Chiesa.Fu nostro Vescovo in tempi, non facili.Durante la peste organizzò l'assistenzaai malati curando egli stesso l'ammini-strazione dei sacramenti. Arrivò a spo-gliare la sua casa di tutti gli arredi e adonare persino il proprio letto peramore dei poveri.

Gianna Beretta Molla

Amò la vita e la donò interamen-te a Dio trovando la radice dellapropria santità ne1 sacerdozio battesi-male di cui parlò diffusamente nellesue catechesi. Inserita responsabil-mente fin da giovane nella vita dellaChiesa attraverso l'Azione Cattolica.Si prese cura della propria famiglia edei malati che si affidarono alle suecure di medico. Per la vita della suabam-bina non esitò ad affrontare unagravidanza rischiosa e a darese stessa per lei, che aveva diritto anascere. Fu donna profondamentemissionaria nel cuore e nelle opere.

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“La Chiesa al servizio dell'amore per i sofferenti”: tema unitario della XVIII GiornataMondiale del Malato, che proprio il Pontificio Consiglio per la pastorale degli operatorisanitari ha indicato, è di notevole ampiezza e ci chiama ad una riflessione globale su quan-to si fa nelle nostre comunità cristiane nella pastorale della salute. Nella elaborazionedegli orientamenti pastorali dei Vescovi italiani per il prossimo decennio, che avranno alcentro il tema della educazione, il servizio di amore che la Chiesa testimonia a chi soffre,sarà un tema di grande incisività antropologica, di profondo significato spirituale e di sicu-ra fecondità educativa. Papa Benedetto, nell'enciclica “Spe salvi”, dando questa definizionedella sofferenza “luogo di apprendimento della speranza” chiama noi tutti, credenti e pra-ticanti, ad abitare, con rinnovato impegno e amorosa sollecitudine, il mondo della soffe-renza, luogo misteriosamente teologico e antropologico, che il nostro tempo tende arimuovere e che si rivela invece indispensabile per l'autentica evangelizzazione. Il sussidio,curato dall'Ufficio Nazionale per la pastorale della sanità, per l'animazione pastorale dellaXVIII Giornata Mondiale del Malato nella Chiesa italiana, si articola in tre sezioni che pre-sentiamo sinteticamente. Nella prima, “Passio Christi, passio hominis” “Passione di Cristo, pas-sione dell'uomo” si sviluppa una riflessione sul legame tra sofferenza ed evangelizzazione,con uno sguardo ai contenuti del prossimo convegno nazionale che si svolgerà sul mede-simo tema a Torino dal 15 al 17 aprile 2010, durante l'estensione della Sindone. Nellaseconda si evidenziano ruoli e modalità nel servizio dell'amore per i sofferenti da partedella comunità cristiana, chiamata sull'esempio di Cristo Gesù Buon samaritano, a farsiprossimo a chi è nel dolore. Nella terza si sottolineano e si sviluppano alcune attenzionipastorali, in linea con le Giornate Mondiali del Malato celebrate in Italia negli ultimi dueanni e con la celebrazione dell'anno sacerdotale indetta dal Santo Padre Benedetto XVInel 2010. Ci accorgiamo allora che le sottolineature pastorali sono: sulla famiglia nella

‡GIORNATA MONDIALEDEL MALATO

Una comunità sacerdotaleserve con amore chi soffre

11 febbraio 2010

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parolarealtà della malattia; sulla educazione alla salute e alla vita e alla formazione e collabora-zione con altri ambiti della pastorale; sul ministero dei sacerdoti a servizio degli infermie degli operatori sanitari. L'immagine, che introduce simbolicamente nella celebrazionedella Giornata del Malato 2010, rappresenta san Francesco che bacia il lebbroso, vincen-do la paura e la ripugnanza in un impeto di sovrabbondante amore per il Signore Gesù.Il lebbroso è raffigurato ricordando Lazzaro risuscitato che esce dalla tomba legato,Francesco indossa la veste bianca, cioè la "novità" di vita battesimale: la vita di Cristoporta il rinato nel battesimo a fare gesti che l'uomo, racchiuso unicamente nell'orizzontedella vita carnale, legata al sangue ereditato e al proprio corpo, non può fare. La Chiesa,comunità dei rinnovati, nel suo insieme, come in ogni singolo, può veramente essere alservizio dell’amore per i sofferenti. Il suo agire animato dalla Grazia e dalla Carità, solle-va il malato nel corpo e nello spirito e, con la forza che scaturisce dal Mistero Pasqualedi Cristo, cura, consola e risana già in questa vita e dischiude la porta della salvezza perl'eternità.

Portare Gesù agli ammalati“Sei disponibile a portare la SS. Eucaristia agli ammalati ?”Questa domanda mi colse di sorpresa e stupore misto a commozione mi invasero. Mivenne subito in mente il passo della vocazione di Isaia (Is. 6,1-8) e pur con trepidazio-ne dissi di si.Signore, Tu chiami il mio “niente” per portare Te “l'Assoluto Tutto”. E le lacrime scesero...Da tre anni una volta alla settimana busso alle porte di coloro che mi sono stati affi-dati i quali, non potendo partecipare alla celebrazione della S. Messa in Chiesa, chie-dono di poter ricevere Gesù a casa loro.Osservando questo tempo trascorso, constato la ricchezza dì quanto io ho ricevuto econtìnuamente ricevo guardando ognuno di quei volti che, chiedendo Gesù, a volte solocon lo sguardo, chiede quello che io stesso chiedo ogni giorno: la Sua Presenza.È questa una Presenza che dà senso al loro sacrificio, al loro dolore come ad ogni passodella mia giornata.Loro mi testimoniano Gesù in croce ed io posso solo dirGli grazie per avermi chiama-to a questo compito

l Quando vado a portare l'Eucaristia è come se tutta la Chiesa mi accompagnas-se. In ciò sono divenuto più consapevole quando alcuni amici mi hanno regalato la tecache contiene le particole dicendomi: “ogni volta siamo con te”.

l L’incontro con l'ammalato è la possibilità di incontrare coloro che gli sono accan-to: queste sono le stupende vie del Signore.

Un ministro straordinario dell’Eucaristia

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‡ GIORNATADELLA SOLIDARIETÀ

Il lavoro: vocazionedi ogni persona nel mondo

14 febbraio 2010

Carissimi lettori di Parola Amica, sappiamo tutti che stiamo attraversando un periodo diparticolare disagio e che il futuro ci appare pieno di incertezze. Nel mese di dicembre abbia-mo pubblicato la lettera di un lavoratore in difficoltà. Questo mese vogliamo invitarvi a leg-gere i sentimenti di una mamma che ha perso il lavoro. Sicuramente la vostra riflessione por-terà anche voi a considerare quanto sia importante il lavoro nella vita di un essere umano(uomo o donna non c'è differenza) non solo per la giusta mercede necessaria al sostenta-mento proprio e dei familiari, ma anche per lo sviluppo della propria dignità e della capaci-tà creativa o di servizio. Questa situazione, e tante altre che ci è dato conoscere come Acliimpegnate nell'iniziativa “Lavoro e Famiglia” promossa dal nostro Cardinale Arcivescovo, siadi stimolo a rinvigorire i nostri sensi di solidarietà e di disponibilità ad aiutare quelle famiglieche sono in difficoltà e che magari abitano vicino a noi. Riportare in primo piano l'importan-za e la fattibilità di questa condivisione, quando si vive in una situazione di precarietà comequella odierna, è un modo concreto per contribuire ad edificare nella carità la ComunitàPastorale, e nella testimonianza operativa la società civile senza alcuna distinzione.

Sono una donna, madre di due figli, in questi giorni compio 46 anni e da circa un meseho perso il mio posto di lavoro in una azienda in cui ho prestato servizio per 15 anni.Ho studiato grazie alla fatica silenziosa e sobria dei miei genitori, grazie anche al lorosacrificio mi sono laureata e ne sono fiera. Ho cominciato a lavorare in piccole azien-de sul territorio, poi una bella opportunità di lavoro vicino casa, che mi ha consenti-to di gestire la famiglia e gli altri impegni per lungo tempo.A causa dell'acquisizione da parte di una multinazionale americana, il mio ruolo èrisultato in esubero e le mie mansioni sono ritenute distribuibili su altre risorse dellasocietà acquirente.E' avvenuto tutto in modo improvviso, senza preavviso, nell'arco di una settimana. Gliultimi giorni sono stati davvero pesanti, tutti i gesti mi apparivano carichi di un parti-colare significato struggente, perchè mi accorgevo che cento modi di fare non li avreiripetuti più, almeno non in quel modo preciso e tra quelle mura.Ero tesa e preoccupata, è umano avvertire un fascio aggrovigliato di pensieri, emozio-ni e rammarichi che scuotono e lasciano quasi incapaci di azioni.

I sentimenti prevalenti erano di rabbia, delusione, senso di impotenza ed ingiustizia,

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parolaperchè nella valutazione complessiva della mia persona non si teneva in alcun contoil fatto di aver affrontato tanti anni di lavoro in modo positivo ed attento, offrendotempo, fatica e partecipazione, condividendo competenze e cercando di spendere lamia umanità con chiunque, dai managers bocconiani agli autisti dei corrieri. In unaparola ho lavorato, l'ho fatto nel senso più bello e concreto del termine, consapevo-le di vivere un dono raro, sicura della convinzione che un lavoro va fatto bene per-chè è questo che costituisce la dignità dell'uomo.E' facile farsi prendere dallo sconforto, so di avere molto di cui rendere grazie, la fami-glia, gli affetti più cari, gli amici, è difficile però accettare che quel che ho diminuisce diqualcosa di fondamentale come un lavoro dignitoso.Nei giorni successivi al duro colpo, trascorsi in fila nei vari Centri per l'Impiego,all'INPS o nelle agenzie di somministrazione di lavoro, ho vissuto in prima persona econdiviso una realtà di cui finora avevo solo sentito raccontare da altri: giovani, adul-ti, donne, padri di famiglia, persone di varie nazionalità, siamo in tanti ad esserecostretti a cercare di recuperare un posto nella società che lavora, che produce, perla quale una persona ha valore solo se “occupata”.Lo ammetto, il termine “disoccupata” mi fa male, lo vivo a metà tra vergogna e sensodi colpa, il mio stipendio era indispensabile per la gestione familiare, pensieri di pre-occupazione per i figli che studiano, l'ansia per il mio futuro lavorativo incerto e pre-cario, sono il tessuto delle mie giornate “a casa”. Ho lavorato tanti anni, l'ho fatto perme stessa, l'ho fatto per i miei cari, voglio farlo ancora e di nuovo. Per questo devocercare di restare il più possibile serena, non farmi prendere dallo sconforto e nonabbandonarmi all'autocommiserazione, impegnandomi con metodo, dedizione e spe-ranza a bussare, chiedere, valutare ogni possibile probabilità per rientrare nel mondodel lavoro. Non sempre è facile, convivo con alti e bassi ma senza mai dubitare nellaProvvidenza, senza mai disperare della misericordia del Signore.

Una lavoratrice che non avrebbe mai pensato di vivere una simile esperienza,

IL NIDO DEL GABBIANOA volte si acquista un libro in funzione del suo spessore. Se ha molte pagine, pensiamo che siaicuramente un mattone. Se ha poche pagine siamo portati a non prenderlo in considerazione.Questo atteggiamento l’avevo anch’io quando mi hanno proposto di leggere “Il peso della far-falla” un libricino di 70 pagine. Fin dall’inizio mi ha conquistato, sono rimasto affascinato dall’at-mosfera particolare, dal modo di scrivere poetico e coinvolgente.È la storia di un camoscio e un cacciatore di frodo, legati dall’uccisione da parte del cacciato-re della madre del camoscio. Sono due protagonisti che, pur essendo completamente diversi,sono descritti con caratteristiche comuni: l’amore per l’indipendenza; la cognizione di essereparte integrante della natura e delle sue leggi. Unico elemento che rompe l’equilibrio di que-ste due esistenze, una farfalla, una piccola farfalla bianca che diventerà l’ago della bilancia di que-sta sfida e condividerà il loro destino. Nel leggerlo si riassaporano i profumi della natura e isuoi fenomeni che sono descritti in maniera poetica dall’autore. - Buona Lettura.Il peso della farfalla di Erri de Luca - Casa editrice Feltrinelli

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Raccolta fondi per gli interventisugli stabili parrocchiali

Somme raccolte dall’1 al 22 gennaio (116 buste). e 1.430,00Sottoscrizione annuale e 750,00

TOTALE e 2.180,00

La Commissione Amministrativa

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parola4 Con il Battesimo sono diventati figli di DioGulino Giulia

4 Sono tornati alla casa del PadreDel Fiol Eros di anni 44 – Galbussera Pierino di anni 86 – Verderio Mario di anni 77 – TriccaBenvenuto di anni 68 – Sala Antonio di anni 59 – Sala Marta ved. Nova di anni 86 – InzaghiGiuseppina ved. Cattaneo di anni 94 – Casmirri Norina ved. Falda di anni 89 – Cardinali Amaliaved. Scaletti di anni 88 – Mandelli Mario di anni 87 – Mastore Luigi Cosimo di anni 80 –Marchesi Fiorina ved. Balconi di anni 95 – Giambelli Sergio Salvatore di anni 54 – La SalaRosa ved. Villani di anni 74

Offerte libere mese di gennaio 2010 N.N alla Madonna in memoria di Arturo e Rosa e 100I figli in memoria della mamma Giuseppina e 300P.T. alla Madonna e 50P.G. alla Madonna secondo le intenzioni dell’offerente e 50P.S. a ricordo del figlio Alberto e Angelo Magni e 25Savina in memoria dei suoi defunti e 50La moglie in memoria del marito e 35N.N. in memoria dei defunti e 40La moglie in memoria del marito e 150Zia Amalia e figli in ricordo di Benvenuto e 50N.N. alla Madonna (8 offerte) e 345

TOTALE e1195

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