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PERIODICO DELLA PARROCCHIA S. STEFANO IN VIMERCATE - ANNO 82° settembre 2012 Parola Amica

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PERIODICO DELLA PARROCCHIA S. STEFANO IN VIMERCATE - ANNO 82°

settembre 2012

Parola Amica

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sommario• Uno strano paio di occhiali• Itinerario di preparazione al sacramento del matrimonio• Il coraggio del salto• Ricevere e donare• Sostenere e condividere la scelta del proprio sposo• Sporcarsi le mani... per raccontare ai fratelli

un vangelo dai “mille” colori• Frà Daniele si dona per sempre• La carità come fuoco abbraccia il mondo intero• Oratorio estivo: parole e numeri• Campeggio elementari e medie: diamo i numeri• Turno adolescenti: “il tesoro del campeggio... siamo noi!”• Campeggio e solidarietà: il turno con gli amici

di San Giovanni del Dosso e Quistello• Agosto e Settembre nella teca• Inaugurazione della Casa di Chiara• Il CAV e la Casa di Chiara• Fondo, la seconda fase per ritrovare un lavoro• Circolo ACLI• Festa Patronale di Santo Stefano• Il nido del gabbiano

› sottoscrizione annua

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Centro di Ascolto CaritasVia Mazzini, 35 - Tel. 039.6612179Centro Aiuto alla Vita - CAVVia Mazzini, 35 - Tel. 039.6084605Consultorio Familiare - CEAFVia Mazzini, 33 - Tel. 039.666464

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Don Mirko BelloraResponsabile Comunità PastoraleVia S. Marta, 24 - Tel. 039.669169

Don Marco PavanVicario Comunità PastoraleVia Valcamonica, 23 - Tel. 039.667718

Don Roberto ValeriVicario Comunità PastoraleVia Mazzini, 35 - Tel. 039.6612094

Don Michele Di NunzioVicario Comunità PastoraleVia De Castillia, 2 - Tel. 039.2912970

Mons. Giuseppe PonziniResidente con incarichi pastoraliVia Valcamonica, 21 - Tel. 039.668635

Don Silvio VillaResidente con incarichi pastoraliVia De Castillia, 2 - Tel. 039.6082404

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› sacerdoti residenti

Don Gianni RadiceVia Terraggio Molgora, 11 - Tel. 039.6083129

Don Giovanni VillaVia B. Cremagnani, 1/c - Tel. 039.6854588

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Via de Castillia, 2 - Tel. 039.668122da lunedì a sabato, eccetto festivi, ore 9 - 12 per battesimo: venerdì, ore 17,30 - 20,00

› orario delle ss. messe

GIORNI FESTIVI:Ore 8,30 • 10,00 • 11,30 • 18,00Vigiliare: Ore 18,00

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Parola AmicaVimercate

settembre 2012

In copertina: Folon - Il Vedente

Periodico della Parrocchia S. Stefano in VimercateRedazione e Amministrazione:Centro Paolo VI - via De Castillia, 2 - VimercateDirettore responsabile: Don Giuseppe PonziniFotocomposizione e Stampa: Trassini Printing Srl - VimercateTribunale di Monza n. 540 del 15-3-86

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SettembreVita Parrocchiale

Calendario Liturgico

2 Ore 16,00 Celebrazione dei Vespri Processione al Cimitero 4 Ore 20,45 Quattro Giorni Catechisti 5 Ore 9,30 Ripresa Messa Terza Età

6 Anniversario Consacrazione S. Stefano Le S. Messe sono in S. Stefano Ore 20,45 Quattro Giorni Catechisti

7 Primo Venerdì del mese

8 Ore 16,00 Preparazione Battesimi 9 Ore 10,00 Presentazione Battezzandi 11 Ore 20,45 Quattro Giorni Catechisti 13 Ore 20,45 Quattro Giorni Catechisti 14 Ore 9-12 Ripresa Esposizione Eucaristica 16 Ore 11,30 Inaugurazione Casa di Chiara Ore 16,00 Celebrazione dei Battesimi

23 Giornata per il Seminario Ore 10,00 Inizio Percorso Fidanzati

25 Ore 21,00 Consiglio Pastorale Comunitario 27 Ore 20,45 Percorso Fidanzati 29 Ore 9,30 Ordinazione Diaconi in Duomo Ore 10,30 Professione Perpetua frà Daniele

30 Festa dell’Oratorio

1 S s. Egidio Abate 2 D Prima dopo martirio del Battista 3 L s. Gregorio Magno Papa 4 M s. Rosalia 5 M b. Teresa di Calcutta 6 G s. Zaccaria 7 V b. Eugenia Picco 8 S Natività Beata Vergine 9 D Seconda dopo martirio del Battista 10 L b. Giovanni Mazzucconi 11 M ss. Proto e Gioacchino martiri 12 M Nome della Beata Vergine Maria 13 G s. Giovanni Crisostomo vescovo e dottore 14 V Esaltazione della Santa Croce 15 S Beata Vergine Maria Addolorata 16 D Terza dopo martirio del Battista 17 L s. Satiro 18 M s. Eustorgio I vescovo 19 M s. Roberto Bellarmino 20 G ss. Andrea Kim e compagni martiri 21 V s. Matteo apostolo 22 S ss. Maurizio e compagni martiri 23 D Quarta dopo martirio del Battista 24 L s. Tecla 25 M ss. Anatalo e tutti i Santi vescovi milanesi 26 M ss. Cosma e Damiano 27 G s. Vincenzo de’ Paoli 28 V s. Venceslao 29 S ss. Michele, Gabriele, Raffaele arcangeli 30 D Quinta dopo martirio del Battista

Apostolato della preghieraPerchè i politici agiscano sempre con onestà,

integrità e amore alla verità.

L’azione delle aggregazioni laicali, dei gruppi e dei movimenti sia fermento evangelico e profezia incisiva

nella Chiesa e nella comunità civile.

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Io sono miope e senza occhiali non potrei fare neanche due passi senza andare a sbat-tere! Come tutti quelli che portano gli occhiali, quando guardo le cose so che sono le lenti che mi permettono di vedere quel che mi sta attorno grazie alla loro giusta curvatura… Così è con il Vangelo. Cerco di “indossarlo” sempre nella mente e nel cuore e così guardare quel che mi circonda in modo più profondo e chiaro. So che se tengo “addosso” il Vangelo la visione che avrò della realtà sarà più vera e attenta.

(Don Giovanni Berti)

È con questo “strano” paio di occhiali che auguro a me e a voi di ricominciare un nuovo anno pastorale insieme. Un anno che sarà molto significativo sotto tanti punti di vista: l’Anno della Fede indetto dal nostro papa Benedetto XVI, i 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, don Marco Fumagalli e don Cesare Bandera, due nostri nuovi diaconi vimercatesi, l’inizio del quarto anno della nostra comunità pastorale.Con gli occhiali del Vangelo è come se vedessi il mondo, le persone, te stesso, con lo stupore della prima volta. Come ha scritto splendidamente la poetessa Alda Merini:

Ma io so che mi ama e ti dirò, anche se tu non ci credi,

che si preannuncia sempre con una grande frescura in tutte le membra come se tu ricominciassi a vivere

e vedessi il mondo per la prima volta. E questa è la fede, e questo è Lui,

che ti cerca per ogni dove anche quando tu ti nascondi

per non farti vedere.

Siamo cercati, amati, attesi, perdonati, fatti nuovi e per questo possiamo sempre ricominciare.Come ricomincia anche il cammino della nostra, mia amata, comunità pastorale. Credo sia un tesoro e che possa davvero fare meraviglie. Più mi radico in questa splendida comunità più mi accorgo di quante persone stupende ci sono e si impegnano. E di quanto, ancora di più, pos-siamo investire in energie, in fantasia, in progetti comuni.

Quasi tutti gli uomini fanno uso solo di una piccolissima porzione della loro co-scienza e delle loro risorse spirituali, più o meno come un uomo che contraesse l’abitudine di usare e muovere, del suo intero organismo, solo il dito mignolo. Situazioni di emergenza e di crisi ci dimostrano che possediamo risorse vitali as-sai superiori a quanto supponessimo.

Uno strano paio di occhiali

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Così pensa il filosofo William James. Faccio mie queste righe le faccio diventare il mio augurio per i nostri progetti comuni futuri. Perché, come dicevo appena arrivato: cam-minando si apre il cammino. Consapevole che “Il naufragio peggiore è quello di chi non ha nemmeno lasciato il porto”.“Vieni a me con il tuo cuore, ti darò i miei oc-chi”, dice un proverbio arabo … Vieni a me con il tuo cuore, dice oggi il nostro Signore e Maestro a ciascuno di noi, e ti regalerò uno strano paio di occhiali (come quelli a cui allude il pittore Folon nell’immagine di copertina), ti regalerò uno sguardo nuovo di zecca.

DON MIRKO BELLORAwww.donmirkobellora.it

< 3 agosto 2012, Vimercate Chiesa di Santo Stefano, Festa Patronale

Itinerario di preparazione al sacramento del matrimonio

Domenca 23 settembre nella nostra Par-rocchia inizia il percorso di preparazione al Sacramento del matrimonio. Esso termi-nirà il 2 dicembre e tranne il momento ini-ziale e finale, si terrà il giovedì sera dalle 21 alle 23 con cadenza settimanale. Nel percorso, insieme alle coppie guida, ci saranno laici e sacerdoti che si alterneran-no nella guida degli incontri che avranno quasi sempre un carattere dialogico e di gruppo.

E’ un momento importante di verifica e maggior presa di consapevolezza del pas-so importante che si sta compiendo, e que-sto vale per tutti, anche per le coppie che già convivono e che comunque scelgono il matrimonio Sacramento.

Durante il percorso vogliamo mostrare Cri-sto come risposta plausibile con le nostre

attese, che sollecita domande e che fa ri-flettere sulla nostra fede.E’ ancora possibile iscriversi. Ricordiamo che le iscrizioni al corso si effettuano pres-so la segreteria parrocchiale da Lunedì al Sabato dalle ore 9 alle 12 dove è anche possibile ritirare il programma completo del percorso.

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Sono intento ad osservare dalla mia seggiola un ragno che ha fatto la

ragnatela in un angolo in alto delle pareti del mio studio. Quel ragno

indubbiamente mi affascina. Primo per cio’ che vedo. E’ li’, sicuro e felice,

troneggia sul vuoto. Non vi e’ esitazione nei suoi passi. Le sue gambe si

muovono con tranquilla precisione sugli esili fili della ragnatela, come se

fossero le dita di un violinista che danzano sulle corde. Secondariamente, per

cio’ che non vedo. Non vidi la sua prima mossa, la mossa da cui ebbe inizio la

ragnatela, il salto nel vuoto... M’immagino quella minuscola, quasi invisibile

creatura, appesa al muro da sola. Vede le altre pareti, lontane, e ne misura

la distanza: uno spazio vuoto. E vi e’ un’unica cosa su cui può contare per

l’incredibile opera a cui sta per accingersi: un filo, ancora nascosto all’interno

del suo corpo. Poi, d’improvviso, un salto nel vuoto e l’universo del ragno ha

avuto inizio... (Rubem A. Alves, Parole da mangiare)

Il coraggio del saltoL’ordinazione diaconale

di Don Marco Fumagalli e Don Cesare Bandera

... il coraggio del salto: ecco quello che hanno avuto don Marco e don Cesare. Un salto, segno e cifra del loro affidarsi e fidarsi di Qualcuno che li ha «sedotti» e «stregati» ...Tutto ricomincia a settembre nella nostra co-munità pastorale e ricomincia da un grande grazie a don Marco e don Cesare che alla fine del mese saranno ordinato diaconi. Li ringrazio di cuore per il loro «sì», per il loro «eccomi», per il loro essere “servitori” – proprio così si-gnifica la parola diaconi – di Dio, della Chiesa, di ogni uomo che incontreranno sul loro cam-mino.Li ringrazio e intanto prego per loro perché con la loro vita ci insegnino a «saltare» ... contan-do su quel «filo» nascosto dentro di noi che ci lega indissolubilmente al nostro Dio e ci spinge - dolcemente ma inesorabilmente - a lanciarci sulle strade del Vangelo.Ci insegnino a servire perché la lavanda dei pie-di è il testamento di Gesù e insieme è la nostra vocazione.Ci insegnino a servire con la gioia nel cuore per-ché è una meraviglia incontrare cristiani felici.

Felici di esserlo. Felici di raccontarlo. Cristiani “incarnati” e “vulnerabili” perché hanno cura degli altri, perché hanno a cuore il mondo... Cristiani appassionati, con uno sguardo a 360°.

Ci sono persone che si notanoper la qualità della gioia che custodiscono

e che sanno comunicare,per l’amore di cui vivono

e che rende amabile ogni loro gesto.Sono persone che abitano nel Vangelo

e che sono abitate dal Vangelo.Sono, queste persone,

il sogno più bello del Verbo.(Luigi Pozzoli, L’oggi di Dio)

Grazie perché avete fatto della vostra vita un regalo, perché avete fatto vincere nelle vostre scelte il servizio e il gratuito certi che, come di-ceva il Santo Curato d’Ars:

La gioia è di coloro che donanoe più ancora di coloro che si donano.

don Mirko

Riceveree Donare

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Riceveree Donare

Riceveree DonareLa chiamata al diaconato, come ogni voca-zione, viene da Dio e si fa sentire attraverso l’azione dello Spirito che soffia quando, come e dove vuole e, per questo, ogni chia-mata ha la sua storia.E questa storia per me è cominciata nel 2006, durante un pellegrinaggio in Terra Santa e proprio presso la chiesa delle Be-atitudini di Tabga, in Galilea, o forse prima ma non me ne ero reso conto.Qui e per tutto il resto del pellegrinaggio don Daniele Caspani, il parroco di Velasca prima di diventare missionario “fidei do-num” ha pregato molto perché potesse un giorno scaturire in me la vocazione al dia-conato.Al ritorno dal pellegrinaggio, sentita per prima mia moglie sulla proposta da farmi, Don Daniele mi ha parlato del Diaconato Permanente e mi ha evidenziato che in me vedeva questa vocazione. Fraterna-

mente mi augurò di pensarci e che la sua preghiera mi avrebbe accompagnato sem-pre in questo cammino. Era fine maggio, per giorni e giorni ho pensato e ripensato a quella proposta, mille domande scaturivano in me, sulle capacità, sull’impegno che mi dovevo assumere ma non ne venivo a capo. Ripensavo a tutta la mia vita a perché don Daniele avesse scelto me per fare una proposta simile. Ebbene di tutto questo non sono stato capace di darmi una risposta. Ripensai a quello che don Daniele ha fatto per me, ha pregato per questa mia vocazione, allora incomin-ciai anchio a pregare e il giorno del Sa-cro Cuore di Gesù di quell’anno capii che questa mia vocazione poteva nascere da una cosa semplice ma infinitamente grande “solo per amore di Dio” di un Dio che sa solo amarti.E se oggi sono qui alla viglia della mia ordin-azione che avverrà il prossimo 29 settembre 2012 in Duomo a Milano questo è solo “per amore di Dio” e della sua Chiesa che mi ha aiutato con un discernimento serio e sereno a far emergere questa vocazione.Un ruolo particolare per il mio discerni-

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mento lo ha avuto anche Annunziata mia moglie, perché dopo aver risposto con me alla vocazione più comune dell’uomo che è quella del matrimonio, mi ha dato la pos-sibilità di rispondere a questa chiamata di vivere un ruolo importante nella vita della Chiesa, attraverso la gioia del sacrificio per il bene del popolo di Dio e per l’edificazione della comunità cristiana, condividendo con me le ansie nell’affrontare gli esami di teologia, sopportando con pazienza i miei malumori, consigliandomi premurosa-mente come un buon padre spirituale. La sua vicinanza, le sue preghiere sono state e mi sono di aiuto e questo mi rende il cuore pieno di gioia. Vorrei anche ringraziare tutte quelle persone che mi sono vicine che ogni giorno pregano con me. So di avere ricevuto tanto da loro e se saprò ricambi-are anche solo una minima parte di quello che ho ricevuto il Signore mi aprirà alla sua gioia quella gioia che come dice San Paolo riferendosi a Gesù “C’è più gioia nel donare che nel ricevere.”

Il ruolo del diaconoPaure e preoccupazioni mi stanno accom-pagnado in questi giorni su quale sarà il mio ruolo di Diacono Permanente nella Chiesa di Milano, ma dentro il mio cuore c’è anche tanta gioia di potere offrire un maggior ser-vizio a Dio e ai fratelli, come? In modo di-verso da quello attuale perché sarà perma-nente, per sempre non tanto per ratificare quello che ho già fatto fin qui ma perché questo scaturisce dalla consapevolezza che arriverà da una grazia sacramentale. Ricoprirò un ruolo diverso e distinto dal quello del sacerdote ma con lui condi-viderò, come con tutti i fedeli, la comune grazia battesimale, origine di tutti i doni: tutti siamo chiamati a vivere le virtù evan-geliche, mettere Dio al primo posto nella vita, essere addirittura prima cristiani e poi uomini.

Il senso del servizio del diacono Uso le parole di Sant’Ambrogio, in una riflessione del Vangelo di Giovanni sulla “lavanda dei piedi”, per esprimere il senso

del servizio che cercherò con la grazia del Signore di compiere ogni giorno:

“Il mio Signore depone le vesti, si cinge di un asciugatoio, versa dell’acqua nel catino e lava i piedi ai suoi discepoli: anche a noi egli vuole lavare i piedi; non solo a Pietro, ma anche a ciascun fedele Dice: ‘Se non ti laverò i piedi, non avrai parte con me’. Vieni, Signo-re Gesù, deponi la veste che hai indossa-to per me. Spogliati, per rivestirci della tua misericordia. Cingiti di un asciu-gatoio, per cingerci con il tuo dono, che è l’immortalità. Metti dell’acqua nel catino, e lavaci non soltanto i piedi, ma anche il capo; non solo i piedi del nostro corpo, ma anche quelli dell’anima. Vo-glio deporre tutta la lordura della no-stra fragilità.

Quanto è grande questo mistero! Qua-si fossi un servitore lavi i piedi ai tuoi servi, e come Dio mandi dal cielo la ru-giada… Voglio lavare anch’io i piedi ai miei fratelli, voglio osservare il coman-damento del Signore. Egli mi comandò di non aver vergogna, di non disdegna-re di compiere quello che lui stesso ave-va fatto prima di me. Il mistero dell’u-miltà mi è di vantaggio: mentre deter-go gli altri, purifico le mie macchie” (S. Ambrogio, Lo Spirito Santo, I,12-15).

La grazia dell’ordinazioneQuesta grazia che riceverò è il sovrappiù che mi viene elargito come ulteriore dono a quello degli altri sacramenti ricevuti, e di cui dovrò renderne conto con respon-sabilità, non come quelle del Vescovo o del sacedote, ma altrettanto impegnative e fondamentali, con la mia sposa, con i miei figli e con il lavoro che mi attende presso la comunità a cui sarò destinato.Affido a Maria, Madre di tutti gli uomini, questa mia vocazione e quella dei con-fratelli che saranno ordinati con me, e con voi vorrei pregare il Signore affinchè sus-citi tante vocazioni diaconali fra uomini sposati per arricchire sempre di più questo servizio alle comunità.

Con affetto Cesare

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Sostenere e condividerela scelta del proprio sposo

Sono passati diversi anni da quando don Daniele un giorno mi ha fatto una doman-da: “cosa ne pensi se chiedo a Cesare di diventare diacono?”.Questa sua domanda mi aveva colto di sorpresa comunque ricordo che gli ho risposto: “per me va bene, tu prova a chiederglielo”.Cosa voleva dire essere diacono? In fondo, pensavo, ciò che viene chiesto ad un diacono non è diverso da ciò che ogni cristiano dovrebbe fare e cioè vivere la propria vita nella fede, nella speranza e nella carità.Ho imparato che il diacono sposato è chiamato a vivere la propria vocazione den-tro ad un’altra vocazione: quella matrimoniale.Non è facile trovare il giusto equilibrio tra l’essere sposo e padre e nello stesso tempo essere chiamato a mettersi a servizio della Chiesa.In questi anni di preparazione e formazione di Cesare, come moglie ho partecipato a diversi incontri e ritiri spirituali e ho avuto modo così di conoscere ed ascoltare diverse testimonianze di diaconi sposati e ciò che più mi ha colpito è stata la se-renità con cui queste persone parlavano, si delle fatiche da affrontare per concili-are il loro ministero con la famiglia, ma dalle loro parole si capiva come tutto fosse sostenuto dalla certezza della presenza del Signore nella loro vita.Negli incontri poi con le altre mogli una frase è emersa diverse volte: “chi è la moglie del diacono? Se il diacono è servo la moglie è serva del servo”. Ritengo che questa affermazione sia vera perché anche se la vocazione riguarda il marito la moglie non può non esserne coinvolta anche se il suo coinvolgimento consiste soprattutto nel sostenere e condividere la scelta del proprio sposo.C’è una definizione che riguarda il dicacono che mi è rimasta in mente: il diacono è “l’uomo della soglia” e cioè è colui che ha la possibilità di portare la Parola e di testimoniare l’amore di Dio là dove la Chiesa non riesce ad arrivare o è vista con diffidenza. Auguro a Cesare di arrivare ad essere un diacono capace di portare la tenerezza e l’amore del Signore a tutte le persone che incontrerà, ed in questo sa che avrà sempre il mio sostegno.

Annunziata

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Le nostre mani … mani che afferrano e strin-gono, che hanno paura di regalare! Spesso ri-schiamo di essere “uomini e donne della borsa”, che si fidano solo delle proprie capacità, delle proprie intuizioni e … tutto il resto lo sospet-tiamo. Questo accade tutte le volte che non siamo capaci di regalare, ma pretendiamo; che, guardando gli altri, diciamo: “Meglio che capiti a loro piuttosto che a me”. Quando ci comportia-mo così contribuiamo a fare andare a rotoli il mondo; ma Gesù, sempre ci dice: “Amico! Rico-minciamo?”. Proprio questo deve essere anche il nostro atteggiamento! Le nostre mani devo-no essere mani che donano, che accarezzano, … E solo da grandi amori nasce tutto ciò! Man mano che gli anni di seminario si sono sviscerati ho conosciuto un Gesù uomo come me, dalle mie stesse mani. Ho riflettuto molto: “La tua azione, Dio, cade nel tessuto normale de-gli avvenimenti anche profani, in un luogo preciso e con persone precise. Tu prendi questo mondo così come è: farcito di io ed inganni, errori, slealtà, menzogne, … ed in esso realizzi la Tua promes-sa. Tu sei contemporaneo della mia vita, sei im-merso nella mia vita e mi cammini accanto. Non posso perciò pensarti angelo che vola, ma uomo accanto a me”. Nella mia adolescenza avevo vissuto la fede come insieme di prassi, di tra-dizioni, di dogmi più che storia, realtà, umanità, … e allora dicevo: “Io un Dio così non lo voglio!”.Sì, all’origine della mia vocazione sta la Presen-za di Gesù, il Suo amore implacabile, dolce-

mente violento. Per questo l’unica parola pos-sibile è “Eccomi!”.È innanzitutto per Lui, che chiedo di diventare diacono. Perché arriva Lui e la vita cambia: di-mentichi le fatiche, le ferite guariscono, impari ad accoglierti per quello che sei, a donarti per quello che puoi, … E sei felice, veramente stra-felice … come lo sono io!Così arrivi a comprendere che l’annuncio del Vangelo deve ripatire da dove Gesù era par-tito quando si accostava alla folla con gesti di amore gratuito e incondizionato nei confron-ti di chiunque, perché solo così potrà brillare la verità del Padre ed ogni uomo scoprirà la verità del Vangelo: la bellezza di una vita do-nata all’altro riconosciuto come fratello, fi glio dell’unico Padre. Altrimenti potremo fare tante belle iniziative, potremo dire tante parole, ma se poi siamo incoerenti, se viviamo divisi e ci dimentichiamo della vita dei singoli, delle loro lacune, delle loro necessità, … saremo dei per-denti: non saremo sulla Sua scia. Dobbiamo ammetterlo: il desiderio insoppri-mibile che abita in ciascuno è quello di incon-trare qualcuno che abbia cura di noi e di cui prenderci cura. Allora, come annunciare il vange-lo oggi nelle nostre chiese, nei nostri oratori, nella nostra Comunità Pastorale? Come Gesù ha fatto dall’inizio: costruendo semplicemente relazioni fraterne tra le quali si manifesta l’Amore. Amici, è necessario che ciascuno di noi recu-peri l’orgoglio di essere cristiano! Dell’espe-

SPORCARSI le MANI...per RACCONTARE ai FRATELLI

un VANGELO dai“MILLE” COLORI

Ecco il motto che fa da “faro” e “provocazione” al mio ormai prossimo diaconato. Spero lo sia

anche per te che ti accingi a leggere queste mie righe …

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rienza ecclesiale e di fede, dobbiamo avere il coraggio di recuperare gli affetti. Voglio dirvi che essere cristiano vuol dire avere una rela-zione, una storia d’amore con Gesù altrimenti continuiamo a portare avanti una esperienza cristiana seria, impegnata, ma che non ci ac-cende il cuore, che non ci fa sognare! Dob-biamo volere bene a Gesù e sceglierlo come primo amore: la fede è questa amicizia, questa avventura d’amore con il Signore Gesù. La vita non cammina con dei comandi, ma con delle seduzioni, con dei sogni, con la comprensione della bellezza di Gesù, delle Sue parole, del-la Sua vita, della Sua morte, della Sua risur-rezione, della Sua presenza oggi nella Chiesa e nell’Eucaristia. Ciascuno di noi è di Cristo, perciò deve vivere tale appartenenza, tale re-lazione, tale amore. Questo è il cristiano. E cosa capita? Che più una persona da noi è amata, più siamo in rapporto con lei, la pensia-mo, le diamo spazio, ci lasciamo abitare. Allora la fede cristiana è lasciarsi abitare da Gesù, dal suo Spirito … dallo Spirito Santo! Perché, pie-ni di Spirito Santo, diventiamo figli di Dio e,

quindi, viviamo come Gesù. per questo moti-vo, non possiamo che pregare, che amare, che perdonare, … non possiamo che vivere e mo-rire come è vissuto ed è morto Lui.L’evangelizzazione deve, quindi, ri-partire dalla coltivazione di lega mi fraterni, ma deve anche smascherare l’inganno di una cul tura (quella attuale) che sembra scoraggiare la possibilità di tali rapporti. È quello che qualcuno chiama l’inganno o l’astuzia delle «potenze mondane». «Potenze mondane» sono quelle che assor-bono le nostre energie migliori. Sul la voro, ad esempio, dove occorre essere disponibili a tut-te le richieste in termini di tempo e di dispo-nibilità, squalificando ogni impiego del proprio tempo che non sia in senso utilitaristico, pro-prio come denuncia lo scrittore M. Ende nel-la fiaba Momo parlando di “uomini grigi” che suggeriscono che il tempo speso per i gesti d’affetto gratuito è tempo perso! Certo, nella nostra vita, le «potenze mondane» sembrano vincere... siamo circondati da uomi-ni e donne, ragazzi e giovani che af facciandosi alla vita con grandi sogni, disponibili a credere

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in un mondo nuovo più vero e più giusto, si ri trovano poi tristi e delusi, costretti a dubitare della verità, a riconosce re che la giustizia rara-mente si compie, mentre la cattiveria, il dispet-to, la vendetta, la violenza... s’incontrano molto più frequentemente della disponibilità, della comprensione, dell’aiuto reciproco, dell’amici-zia, della dolcezza, della fraternità... Sono queste esperienze che infrangono i so-gni, suscitando quella sensazione di incertezza ed insicurezza dalla quale si cerca riparo spo-standosi in continuazione, at tenti a non restare invischiati in alcun legame che potrebbe rive-larsi un impaccio. Per questo motivo l’evangelizzazione non potrà avvenire se non ripetendo i passi di Gesù: affiancandosi nel cammino, ascoltando i ragionamen ti, suggerendo un’altra possibile in-terpretazione delle cose (della vi ta!), suscitan-do un’attesa ed un invito e, soprattutto, com-piendo gesti evangelici (“il gesto del Pane”) che, scaldando il cuore, nella loro qualità fra-terna lascino brillare il desiderio e la presenza di un Padre co mune. Solo un incontro così dona la forza di ritornare sui propri pas si per riannodare i legami precedentemente recisi con la comu nità o con le altre persone. Solo un incontro così suscita testimoni e stimola la Chiesa come comunità fraterna, testimone dell’unico Padre.Dobbiamo convincerci: la speranza cristiana si auto-giustifica nelle relazioni fraterne. “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri” … sì, ti accorgi del Padre incontrando un fratello che si prende cura di te e che ti vuole bene.È anche per la convinzione in questa verità, che chiedo di diventare diacono. Voglio esse-re un diacono credibile, vicino all’uomo ed alla donna di oggi: un semplice uomo che dia del “tu” a Dio. Diacono, infatti, significa uno che si affretta a servire. Gli Atti degli Apostoli ci dicono: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!” (20,35). Troppo spesso dimentichiamo questa frase, ma, se vogliamo essere felici, tutti dobbiamo amare molto di più: vedere gli altri, camminare insieme, amare pazzamente il bene comune con una piccola attenzione significativa, quo-tidiana, costante, ai più poveri e sofferenti. Io,

come diacono e come prete poi, ma anche ciascuno di noi, è chiamato a vivere con “carità e semplicità di cuore”, a mostrare il continuo incrocio tra Chiesa e storia, tra la comuni-tà cristiana ed il suo ambiente, … ad essere “samaritano” più sensibile alle necessità del prossimo, “profeta” più sensibile alle sfide della vita, “fratello/sorella” che esercita un ruolo di animazione al servizio della comunità. Il dono del diaconato è la mia festa, è la festa della mia famiglia, è la festa dei miei affetti, … ma, soprattutto, è la festa della nostra Comunità!Per questo motivo, a te che stai leggendo dico: “Tanti auguri!”. Ti auguro di provare ad essere ogni giorno una mano … Quando provo a pensare cosa fa una mano mi stupisco sempre di cosa è capace, ma voglio solo dirti due cose.

Sii mano energica... mano capace di accarezzare e di stringere di tenerezza chi ti sta accanto!

Sii mano che regala... Quando giro per strada, mi stupisco di quanto siamo disposti a ricevere regali, ma quanto poco siamo capaci di fare regali. Sogno la mia vita così … sogno la tua vita così: capace di tanti regali! Lasciando stare quelli costosi, prova ad essere capace di regali semplici e gratuiti: un abbraccio, un sorriso, una carezza, una parola buona...

Un mondo migliore parte dalla voglia di fare bene le piccole cose! Per questo … mettiamo più cuore nelle nostre mani!

Marco Fumagalli,diacono il prossimo 29 settembre

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Parola Amica 13

Frà Danielesi dona per sempre

La mattina del 29 settembre p.v., proprio mentre Cesare e Marco in Duomo riceveranno l’ordinazione diaconale, frà Da-niele Grossule, nostro parroc-chiano che tre anni fà a Love-re aveva emesso i Primi Voti nell’Ordine dei Frati Minori Cap-puccini, farà la sua Professione Perpetua nella Chiesa di Piazza-le Velazquez a Milano.

Si completa così il cammino di donazione religiosa che Daniele ha intrapreso negli anni scorsi sulle orme di S. Francesco, dopo la laurea in chimica e diversi anni di lavoro professionale.Con la Professione Solenne dei Voti Perpetui di povertà, castità e ob-bedienza, frà Daniele sarà per sempre Frate Minore secondo la Regola di S. Francesco e, molto probabilmente, i Superiori lo avvieranno agli studi teologici per prepararlo fra qualche anno all’ordinazione sacer-

dotale. Finora frà Daniele ha lasciato al giudizio dei Superiori questa decisione.

Noi ringraziamo il Signore per il cammino di consacra-zione religiosa lungo il quale ha guidato frà Daniele e continueremo la nostra preghiera per quello che Iddio vorrà fare in lui, purchè sia sempre “in perfetta letizia”,

cioè in umile e libera obbedienza al Signore.

Don Giuseppe

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Parola Amica14

Le Canossiane ancora in cammino….verso la missioneInaspettata mi giunse la richiesta di Don Mirko di avere alcune suore per un servizio edu-cativo e pastorale a Velasca. Le due suore, che fin allora avevano servito con amore l’opera educativa dell’Asilo e la pastorale parrocchiale, erano partite definitivamente lasciando un vuoto da colmare nella gente. Dopo alcuni momenti di esitazione, pensai che forse la cosa sarebbe stata possibile. Dovevo consultare le mie consigliere per sentire la loro opinione e poi cercare tra le mie sorelle, qui al convento di S. Maddalena di Canossa, chi potesse rispondere all’appello della chiesa con sufficienti energie. Affidai al Signore l’affare e cominciai a cercare le tre sorelle che Lui avrebbe scelto per tale missione. All’appello risposero: M. Giovanna Arienti, M. Gabriella Sinceri e M. Lucia Motta.

Cenni biografici

M. Giovanna Arienti

nata a Castiglione d’Adda (Lodi) il 27 settembre 1940 entra nel Novi-ziato missionario di Vimercate l’8 dicembre 1961. Professa i primi voti religiosi l’8 dicembre 1964 e dopo alcuni mesi viene inviata in Inghil-terra per continuare gli studi e la necessaria formazione “Ad Gentes”. Rientra in Italia per emettere i voti perpetui il 14 settembre 1970.In Inghilterra, nella periferia di Londra, gli emigrati italiani e di altre nazionalità in cerca di lavoro erano numerosi e spesso costretti a pe-santi fatiche nelle serre e nelle industrie di acciaio. La Chiesa locale chiedeva ai religiosi di stare accanto a questi fratelli che rischiavano di perdere il senso cristiano della vita. Le madri Canossiane rispose-

ro generosamente all’appello e madre Giovanna, per diversi anni, insieme ad altre consorelle si dedicò al servizio delle famiglie dei lavoratori italiani, aiutandoli gradualmente ad inserirsi nelle comunità cristiane inglesi attraverso l’accostamento individuale, visite sul posto di lavoro, formazione catechetica e l’insegnamento nella scuola cattolica primaria inglese.Tornata in Italia nel 1977, nei diversi spostamenti voluti dall’obbedienza, madre Giovanna ebbe modo, oltre al servizio nella scuola e nella parrocchia, di fare altre esperienze: direttrice del collegio universitario canossiano a Pavia, accoglienza di bambini abbandonati e ragazze madri (Verona), servizio nelle carceri (Pavia e Roma Rebibbia), formazione di catechisti a Za-garolo (RM) e a S. Lucia di Cava (SA).Madre Giovanna torna nella comunità canossiana di Vimercate nel gennaio 2005 dove le ven-gono affidati servizi vari in comunità. Nel mese di febbraio dello stesso anno riceve il mandato della cappellania dal cardinal Tettamanzi, arcivescovo di Milano, e inizia il servizio presso l’Ospedale Civico di Vimercate affiancando il cappellano don Alfio Motta; missione tanto cara e delicata, che madre Giovanna continuerà anche da Velasca.

“La CARITA’ come fuoco abbraccia il mondo intero”

S. Maddalena di Canossa

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Parola Amica 15

M. Gabriella Sinceri

nata il 18 luglio 1931 a Moricone (Roma), entra nel noviziato mis-sionario di Vimercate l’8 dicembre 1952. Professa i primi voti nel 1955 e la professione perpetua a Roma il 6 gennaio 1962. Madre Gabriella dal 1956 al 1962 è stata in varie comunità italia-ne: al centro e al sud Italia. Nel 1962 partì per il Portogallo come missionaria, alternando la sua presenza nelle due comunità canossiane: Queluz De Baixo (Li-sbona) e Porto. Le comunità del Portogallo sono comunità edu-cative impegnate nella Scuola dell’Infanzia, nel Nido e nell’ATL (Attività Tempo Libero) e nella pastorale parrocchiale.

A suo tempo, madre Gabriella è stata preparata per gestire la scuola dell’Infanzia frequentan-do il Biennio Ausiliare dell’Infanzia (metodo Paola Frasinetti) in Portogallo. Tutti I suoi anni apostolici in Portogallo li ha vissuti in mezzo ai ragazzi delle scuole primarie (ATL) e con i più piccoli. La Sorella ha frequentato pure vari corsi di catechetica che le hanno dato la possibilità di insegnare il catechismo ovunque c’era bisogno. Nel suo tempo libero visitava gli anziani nelle loro case e portava loro la S. Eucarestia. M. Gabriella amava la Parrocchia e volentieri partecipava alle iniziative della Chiesa locale affiancando altre sorelle. Si prodigava per i poveri e li assisteva settimanalmente con ciò che arrivava dalla banca alimentare.

M. Lucia Motta

nata a Milano il 31 marzo 1946, entra nel noviziato missionario di Vimercate il 19 marzo del 1964 e nel 1967 fece la sua prima professione; a Roma emise la professione perpetua nel 1972. Madre Lucia ottenne la licenza della scuola Media a Monza nel 1968. Partì per il Portogallo per completare i suoi studi in lingua Porto-ghese e frequentare ancora le Scuole Medie e Superiori e il Bien-nio per Catechisti in vista della futura missione.La Sorella viene inviata alla Provincia Canossiana del Brasile nel 1979. In missione si preparò con impegno alla ministero apo-stolico frequentando il Biennio di Insegnamento per l’Educazione

Religiosa Ecumenica a Florianopolis. Nel 1989 aggiornò la sua preparazione catechetica e pastorale dell’educazione presso i Salesiani a São Paulo. Madre Lucia dedicò gli anni dal 1989 al 1995 alla pastorale scolastica e alla catechesi per gli adulti. Nel 1995, fu richiamata in Italia per assistere la mamma ricoverata nella nostra Infer-meria di Vimercate. Ripartì ancora per la Missione nel 2003 e vi rimase per 7 anni sempre impegnata nella cate-chesi scolastica e parrocchiale. A malincuore, nel 2010, dovette lasciare la sua amata missione e rientrare in Italia per salute.Con gioia e trepidazione, queste tre sorelle si accingono ad iniziare questa nuova ‘avventura’ apostolica in Patria in risposta all’appello della Chiesa locale. Sono contente di rendere questo servizio ponendo le loro energie e le loro esperienze a servizio della missione loro richiesta.

Il Signore Gesù, che ha suscitato in loro il desiderio di compiere questo servizio, lo porti a compi-mento per la Sua Gloria e il bene dei fratelli e sorelle che incontreranno sulla loro strada.

Sor. Natalina Biffi

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Le paroleSeguendo il tema proposto dalla Fom per l’Oratorio estivo di quest’anno, attraverso il gioco, l’esperienza, la pre-ghiera... i ragazzi sono stati invitati a riflettere su alcuni termini del nostro vocabolario forse a volte un po’ trascu-rati, come mentire, ringraziare, amare, donare, testimoniare... Donare: è la parola chiave di ogni orato-rio estivo. Soprattutto per gli animato-ri: degli adolescenti normali che tanto spesso noi adulti critichiamo e repu-tiamo inaffidabili, ma che per quattro settimane sono stati capaci di donare il loro tempo, le loro energie ai più picco-li, che si sono impegnati a fondo affin-ché tutto filasse liscio. Per molti è stata la prima esperienza e questo ha inevi-tabilmente portato a qualche sbavatu-ra, corretta dagli animatori più esperti, da Salvatore (il seminarista presente in maniera quasi continuativa) o da don Marco. D’altra parte, solo provando e sbagliando si impara e si cresce. Donare è anche la cifra interpretativa della presenza degli adulti in oratorio: donare tempo, esperienza di vita perché centinaia di bambini possano stare in-sieme, non parcheggiati (che tristezza certe insegne che si vedono in giro: “ba-by-parking!) o semplicemente rinchiusi come in uno zoo, ma facendo esperien-ze formative, pur attraverso il gioco.Amare, testimoniare, accogliere...: sui vetri delle finestre del bar è comparsa la parola “benvenuto” in moltissime lingue perché la nostra realtà ormai è quella della multietnicità e della mul-

ticulturalità; in oratorio c’erano ragaz-zi provenienti veramente da tutti gli angoli del mondo che hanno vissuto, giocato, litigato, pregato, mangiato in-sieme nella più assoluta normalità. Può essere un utile spunto di riflessione per chi, anche fra i cattolici, si ostina a ve-dere in chi proviene da altre culture un diverso, uno straniero da respingere o, quanto meno, da guardare con diffi-denza. Girando in oratorio io ho visto solo bambini.Molti genitori quando iscrivono i loro figli all’oratorio estivo chiedono chi li “cura”: in realtà ci si prende cura gli uni degli altri, in una reciprocità arric-chente per tutti, che forse è anche la chiave per capire il motivo della bellez-za di questa esperienza.

I numeriIl dato rilevante di quest’anno però sono stati i numeri. Numeri estrema-mente elevati che ci hanno un po’ colti di sorpresa, anche perché l’abitudine di iscrivere i figli all’ultimo momento o di rinnovare le iscrizioni settimanalmente ci ha impedito di prepararci per tempo. Il programma informatico che gestisce i dati sensibili dei ragazzi dell’orato-rio estivo si è attestato attorno a 400 (animatori compresi), ciò significa 400 ragazzi di cui bisognava organizzare le giornate, le uscite, 400 ragazzi da nu-trire, da consolare... Un compito non indifferente!Questo ha costretto per la prima volta a porre un limite alle iscrizioni ai pasti e alla piscina, rifiutando con estremo

Oratorio estivo: parole e numeri

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rammarico alcune adesioni (poche per fortuna) a questi due momenti, ma gli spazi non hanno consentito di fare di-versamente: la legge dell’impenetrabi-lità dei corpi vale anche per i bambini! La situazione è stata fronteggiata e ri-solta grazie alla disponibilità e all’im-pegno di tutti. Poco più di quaranta sono stati gli adulti che hanno permesso di realiz-zare questa esperienza. Molti? Pochi? Come sempre esiste uno “zoccolo duro” di persone che per un mese met-tono in disparte famiglia, affari perso-nali e - nei limiti del possibile - anche il lavoro, per dedicare il loro tempo all’o-ratorio estivo; molti sono collaboratori fedeli negli anni, pochissimi sono stati i

“nuovi”, coloro che hanno accolto l’in-vito che campeggiava sul sito dell’ora-torio e sui volantini distribuiti in gran quantità: “hai un’ora di tempo?”Forse la nostra comunità dovrebbe riconsiderare il proprio rapportarsi a questo momento, che in tempi di cri-si economica e di riduzione dei servizi offerti dal Comune diventa sempre più importante per le famiglie. Forse, oc-correrebbe rendersi finalmente conto che l’oratorio estivo non è del prete, di alcune mamme che non hanno altro da fare, o di chissà chi. È un patrimonio e una risorsa per tutta la comunità e come tale occorre esserne tutti corre-sponsabili, non limitandosi a chiedere (a volte anche a pretendere!).

400 ragazzi in oratorio 200 volantini distribuiti per invitare a collaborare 45 adulti impegnati, di cui 5 new entry 150 pasti in media dal lunedì al giovedì = 2400 pasti distribuiti 250 merende in media ogni giorno = 4500 merende distribuite 150 bambini portati in piscina ogni settimana (esclusa la prima causa pioggia) = 450 bambini in piscina + animatori 250 partecipanti alla gita al villaggio africano

fatta insieme a Oreno, Velasca e Burago 140 partecipanti alla gita ad Aquaneva 260 partecipanti alla pizzata finale 2 seminaristi: Salvatore (presente in maniera quasi continuativa) e Marco (solo alcuni pomeriggi)

1 prete, don Marco, unico responsabile finale di tutto questo movimento, nonostante quest’anno sia stato visto aggirarsi anche negli altri oratori della Comunità

UN PO’ DI NUMERI... per capire, per pensare

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Riportiamo la riflessione che è stata distribuita agli adulti che hanno collaborato perché tutti si rendano conto che le persone (in stragrande maggioranza mamme e nonne) che dedicano un po’ di tempo all’oratorio

estivo non sono delle creature “bioni-che”, tutti abbiamo resistenze da vince-re e difficoltà da superare. L’importan-te è crederci e convincersi che ne vale davvero la pena perché, come sempre, si riceve molto di più di quanto si dona.

Sai Gesù, stamattina mi sono alzata presto per an-dare all’oratorio estivo, ma avevo passato la notte quasi insonne per il caldo e proprio non ne avevo voglia; ieri, poi, mentre passavo l’aspirapolvere e pulivo quel lungo corridoio del Centro giovanile,mi sentivo un po’ in colpa, perché a casa mia non avevo fatto in tempo neppure a rifare il letto.

L’altro giorno avevo mal di testa ed ero tentata di tornarmene a casa, nel silen-zio. Perché mai dovevo stare al bar in mezzo a qualche centinaio di bambini che gri-davano, a palline che rimbalzavano...? In fin dei conti non sono obbligata a stare in oratorio, può sempre andarci qualcun altro!

Lunedì scorso, invece, dopo aver distribu-ito non so più quanti piatti di pasta, ho pensato a mio marito, a casa da solo, che si scaldava qualcosa nel microonde. Sai Gesù, ho fatto davvero fatica a ri-manere.Avevo il cuore chiuso, Signore.Avevo le mani vuote.Poi... poi ti ho intravisto.Era pomeriggio, e la porta della cappel-la era stata aperta per far uscire un po’ d’afa.

Mi sono affacciata e tu eri lì. Sulla croce. Mi guardavi. Mi interrogavi. Sono scappata via. Ero confusa e ho cercato di dimenticarti.Ma tu eri nella croce che pendeva, ben in vista, al collo di qualcuno.Eri in una mano piccolina che, fidandosi, stringeva la mia. Eri in un ginocchio sbucciato che ho me-dicato.Ti ho incontrato persino dentro agli occhi di un bimbo non abituato a dire “grazie” e nelle parole dure di un papà arrabbiato.Poi ti ho visto ancora. Eri in una bambina che giocava; eri nel sorriso grande di una bocca molto sporca di ghiacciolo.Ti ho rivisto nell’impegno di un bimbo per schiacciare una lattina per i terre-motati; eri anche in due mani maldestre che si impegnavano a costruire qualcosa nel la-boratorio di non so che...Eri nelle voci che gridavano, nelle do-mande che facevano, eri nei ragazzi che ridevano...Ho cercato di scappare, ma tu, tu... eri dappertutto, Signore.Allora mi sono arresa. Ti ho aperto il mio cuore... D’improvviso, le mie mani sono state piene.

Nicoletta Lattuada

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Il 2012 è stato per il nostro campeg-gio, l’anno di alcuni numeri significa-tivi: 51, come gli anni del campeggio; 5, come i turni che si sono susseguiti, dal 9 luglio al 19 agosto; 165, come i ragazzi che si sono alternati nei turni loro dedicati; 31, come gli animatori che hanno dedicato il loro tempo ai ragazzi; 53, come i partecipanti al tur-no delle famiglie; 25, come gli ospiti di san Giovanni del Dosso e Quistello in provincia di Mantova, paesi colpi-ti dal recente terremoto dell’Emilia e del mantovano; 17 come le cuoche e i cuochi che si sono alternati; 30 come le persone che hanno collaborato a mon-tare e smontare le strutture; 2, come i seminaristi presenti nei turni dei ragaz-zi; 1, come la suora (Valeria) presente al turno delle medie…

Con questi numeri, è evidente che il campeggio sia un Tesoro della nostra comunità, uno strumento educativo importante con il quale l’oratorio sce-glie di far crescere i ragazzi attraverso il gioco, il divertimento, i momenti seri, ma soprattutto attraverso la con-divisione della vita quotidiana.Quest’anno abbiamo scelto di divide-re ulteriormente i turni dei ragazzi, in modo che ci fosse un turno specifico per le elementari, uno per le medie e uno per le superiori, per poter vivere il campeggio in modo differente e ade-guato all’età dei ragazzi. Inoltre, per la prima volta, il campeggio è stato una esperienza dell’intera comunità pasto-rale, non solo perché erano presenti ra-gazzi delle diverse parrocchie, ma an-che perché gli stessi animatori

Campeggio elementari e medie: Diamo i numeri!!!

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normalmente svolgono il loro servizio nelle varie parrocchie.Dal 9 al 15 luglio cinquanta ragazzi delle elementari, guidati da 7 animato-ri e il seminarista Salvatore (Sasà, per gli amici) si sono lasciati guidare dalla storia del Re Davide, il più grande e

noto dei re si Israele, in

un’avventura straordinaria… per loro la Bibbia non è mai stata così interessante e fonte di ricchezza spi-rituale. L’avventura del campeggio è stata pensata in modo particolare per i piccoli, che hanno bisogno di immede-simarsi e vivere una storia, di tempi di gioco e di riposo.Dal 15 al 23 luglio cinquanta ragazzi delle medie, con 11 animatori, 2 semi-naristi (Marco e Salvatore), suor Valeria hanno imparato a volare alto, lascian-dosi stimolare dal bellissimo racconto di Richard Bach, Il gabbiano Jonathan Livingston, riflettendo sul significato della libertà. È stata una occasione per mettersi in gioco, sia nei confronti di Dio che degli altri, togliendo le ma-schere che spesso si indossano.

Il bilancio di questi due turni è sicura-mente positivo: la divisione in elemen-tari e medie ha creato i presupposti per una maggior attenzione educativa all’età dei ragazzi: diversi ritmi e orari, diversi linguaggi, diversi giochi, diversi momenti di riflessione… insomma, due modi per vivere l’unico campeggio.

Anche il luogo del campeggio di

quest’anno, la Val-savarenche in Val d’Aosta, che sarà lo stesso del prossimo, si è dimostrata una scelta azzeccata: il contesto del par-co nazionale del Gran Paradiso ci ha permesso di immergerci in una natura molto generosa (marmotte, volpi, aqui-le, camosci e caprioli, stelle alpine…); le gite si sono dimostrate accessibili e con delle mete interessanti; il clima è stato più che favorevole (si può dire che non abbia quasi mai piovuto).Grazie a tutti coloro che hanno reso questa esperienza possibile, ma so-prattutto grazie alle famiglie che han-no scommesso sul valore educativo di questa proposta.

Don Marco

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All’indomani del suo celebratissimo 50° compleanno, il campeggio di Vimercate ha ufficialmente aperto i battenti a tutta la comunità pastorale. Certo, già durante gli anni precedenti ragazzi di altre parrocchie avevano partecipato a questa esperienza, ma da quest’anno l’invito si è fatto ufficiale: numerose sono state le adesioni provenienti da Oreno, Burago e San Maurizio, nonché dai vimercatesi stessi.Alcuni sono stati consigliati da amici o dai genitori, altri spronati dai preti o da ani-matori ed educatori, ma tutti ammettono di essere stati un po’ timorosi e preoccu-pati all’inizio: saranno state le tende, la vita spartana, una quotidianità non proprio “da città” ad averli frenati (per non parlare de-gli insetti, incubo diurno e notturno nelle tende delle ragazze). Il fatto di passare al-cuni giorni in tenda era un’esperienza del tutto nuova per alcuni, ma, alla fine, quella tenda e quel campo sono diventati luoghi di amicizia e di nuove conoscenze per tut-ti: la convivenza, il tempo passato a stretto contatto con altri ragazzi e con i capitenda

hanno contribuito a formare un meraviglio-so gruppo già durante i primi giorni, forte dell’unione che oramai ci accomunava. Le barriere, i timori e i pregiudizi, pian piano, come muri di sabbia, sono crollati, per dare spazio a una fitta rete di legami e di amicizie che pochi dimenticheranno presto: tante le persone che già si conosce-vano e tante le persone che in questi dieci intensi giorni si sono conosciute. Tanti ra-gazzi hanno apprezzato il divertimento, la serenità con cui trascorrevano le giornate, il fatto di avere sempre tanta gente intorno con cui scherzare, ridere, ma anche confi-darsi, discutere, che ti cancellasse dal volto espressioni di malinconia o di velata tri-stezza; compagni di viaggio sempre aper-ti e disponibili al confronto, a passare del tempo insieme tra un’emozione e l’altra.Il risultato? Un gruppo affiatato ed ener-gico, sereno e coinvolgente, composto da tanti ragazzi e ragazze diversi tra loro per età e personalità: ma è proprio questo l’ele-mento che ha conferito un’invidiabile ric-chezza al nostro terzo turno di campeggio.

Turno Adolescenti:“il tesoro del campeggio...

...siamo noi!”

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L’estate appena trascorsa è stata densa di proposte e iniziative, che hanno messo in moto energie nuove e progetti che hanno varcato il confine del nostro oratorio e della parrocchia stessa. Durante l’oratorio estivo è nata da alcuni giovani l’idea di offrire al alcu-ni ragazzi, che hanno vissuto la drammatica esperienza del recente terremoto in Emilia e nel mantovano, la possibilità di partecipare al campeggio estivo. All’inizio sembrava solo una bella idea, ma poco realizzabile, una di quelle che passano presto nel dimenticatoio. Ma si è ben presto trasformata in un proget-to, con delle mete e delle proposte concre-te. Subito si sono mobilitati per trasformare questa idea in realtà: verificare la disponibili-tà delle persone per animare il campeggio e reperire i fondi necessari.Nel giro di qualche giorno alcuni educatori e animatori hanno dato la loro disponibilità ad essere presenti, altri giovani hanno dato la disponibilità per la raccolta fondi, si sono cercate le cuoche e i cuochi che rinuncias-sero a parte del riposo estivo, si è fissato un tempo, dal 12 al 19 agosto, ci si è mossi

per cercare alcune parrocchie interessate, si sono attivati contatti e collaborazioni. Ca-ritas, Avis, Amici del Sidamo e oratorio si sono attivati per cercare contatti.Nel frattempo si sono create iniziative per sensibilizzare la città e per reperire fondi: banchetti, vendita di torte, offerte, raccol-ta di lattine… tutto quello che la fantasia e la notevole disponibilità di alcune persone ha messo in campo. Così, nell’arco di tre settimane si sono raccolti quasi € 6.000 per coprire le spese vive.Nel frattempo dai paesi dell’Emilia e del-la Lombardia si cercava una disponibilità, cosa non facile visto i tempi ristretti e le tante altre necessità e bisogni di tali paesi. All’inizio di agosto i paesi di San Giovanni del Dosso e Quistello, ad una decina di km da Mirandola, hanno accettato la proposta. Alcuni giovani sono scesi a presentare alle famiglie la proposta e a conoscere le perso-ne. Pian piano il progetto prendeva vita e diventava una proposta concreta.È stata una lotta contro il tempo, ma ce l’abbiamo fatta!

Campeggo e Solidarietà:il turno con gli amici di san Giovanni del Dosso e Quistello

Tra il divertimento dei gioconi serali, la fa-tica delle gite, la serietà delle riflessioni, ma anche i canti urlati al cielo notturno, le messe quotidiane, le partite a ping-pong, calcetto, pallavolo, i tornei, questi dieci giorni tanto attesi e tanto temuti sono trascorsi come un soffio di vento: eravamo appena arrivati, con sguardi un po’ guardinghi, in quel campo in mezzo ai boschi, cullati dallo scrosciare del torrente, che già era il momento di tornare, mentre una piccola lacrima scendeva, rigan-do le nostre guance, fino alle labbra, incur-vate in un sorriso.

Quello che noi educatori speriamo è che ogni campeggiatore porti nel suo cuore un bel ricordo di questa bellissima esperienza: un volto, un paesaggio, un’emozione o del-le parole che lo riportino con la mente in quel piccolo angolo di paradiso tra le mon-tagne della Val d’Aosta, dove, ogni notte, milioni di stelle si accendono, aspettando che qualcuno pieghi indietro il collo per guardarle, estasiato.

Andrea M.

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Così il 12 agosto sono arrivati a Valsava-renche, presso il nostro campeggio, 25 ra-gazzi dalla quinta elementare alla seconda superiore. Per loro l’esperienza di un cam-po estivo in tenda era un inedito: avevano ancora nella memoria le notti passate in tenda, in roulotte o nelle automobili per paura di nuove scosse. Abbiamo recuperato il materiale mancante (soprattutto qualche sacco a pelo) e abbiamo optato per escur-sioni che non rendessero necessario l’uti-lizzo di attrezzature specifiche, scarponi o scarpe da trekking.In pochissimo tempo hanno fatto l’espe-rienza di un modo nuovo di vivere in tenda, ricco di gioia e di iniziative. Si sono dimo-strati un gruppo desideroso di partecipare e di collaborare a tutte le proposte, da quel-le ludiche a quelle più spirituali e di servi-zio. Tutti i ragazzi si sono fidati della bontà delle proposte e si sono lanciati, gettando qualche maschera cui erano abituati.Si è creato un gruppo davvero eccezionale, che aiutato dal racconto di Richard Bach, Il gabbiano Jonathan Livingston, si è messo in gioco e ha riflettuto sul valore della libertà, degli altri e del dare il meglio di sé.Pian piano molti di loro si sono aperti, raccontando quel che hanno vissuto e le fatiche che ancora devono affrontare, con la speranza di riprendere pian piano la nor-

malità. Alcuni di loro hanno sperimentato la solidarietà nei due sensi: molte persone che sono state vicine e hanno aiutato; il servizio di volontariato nei campi e nelle tendopoli.Ora che questa esperienza si è conclusa ci siamo resi conto di aver ricevuto molto più di quel che abbiamo donato: tanti amici, qualche confidenza, la consapevolezza che è sempre possibile fare qualcosa per gli al-tri, anche utilizzando gli strumenti che so-litamente la pastorale mette a disposizione, dei giovani con idee e voglia di fare, che non si sono scoraggiati nemmeno di fronte alle difficoltà e alla fatica, che hanno messo a disposizione parte delle loro ferie (anche rinunciando ad andare altrove a divertirsi) per gli altri…Il bilancio è più che positivo! Ora che ri-prendono i ritmi normali della vita, sappia-mo di avere degli amici in più che ci aspet-tano e che desiderano che questa esperienza in qualche modo possa continuare.Ringraziamo tutte le persone che hanno sostenuto questo progetto, dando tempo e denaro, cercando contatti e iniziative da portare avanti…

Don Marco e gli animatori

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Ad agosto in onore di Santo Stefano, primo martire della Chiesa, patrono della nostra Parrocchia e di cui si cele-bra a Vimercate la festa il giorno 3, sono state presentate nella teca due immagini relative al Santo.Si tratta di due miniature:”Lapidazione di Santo Stefano” e “Il Redentore e Santo Stefano”, opere di un miniatore lombardo della seconda metà del XIII secolo, contenute rispettivamente nei Corali B. e A.I corali, o antifonari ambrosiani, sono tra i più importanti documenti che l’Ar-chivio Plebano di Vimercate custodisce sia dal lato storico che artistico. Sono quattro volumi di grande formato (mi-surano cm. 34 x 23) contrassegnati con le lettere A, B, C, D, e suddivisi in “pars jemalis” (dall’Avvento alla fine della Quaresima: i Corali A e B) e in “pars ae-stiva” (i Corali C e D).I volumi sono rilegati in pelle e sono costituiti ciascuno da circa 230 fogli in pergamena, con bella scrittura gotica ed

alcune pagine miniate, sono databili alla seconda metà del XIII secolo.Per settembre verranno esposti alcuni bozzetti, dipinti ad olio su tela, per la decorazione interna del Santuario della Beata Vergine del Rosario, realizzati dal pittore Edoardo Castiglioni nel 1912.Il Santuario era stato ampliato nel 1909 e consacrato dal cardinale Andrea C. Ferrari il 17 luglio dello stesso anno, come attestato dalla lapide di marmo posta sopra la teca, mancava però la de-corazione interna della parte nuova del Santuario.Il 19 maggio 1913 fu stipulato un con-tratto (il documento originale è con-servato nell’Archivio Plebano) tra il M. Rev. Parroco D. Filippo De Giorgi e la ditta Cigala, Caloni e Castiglioni per la decorazione delle parti laterali del pre-sbiterio formanti facciata delle ali destra e sinistra.L’esecuzione del lavoro venne affidata al pittore E. Castiglioni che realizzò le due scene: l’apoteosi della battaglia di

Lepanto a sinistra e l’apoteosi della Croce, con la vit-toria di Costanti-no su Massenzio a Ponte Milvio a destra, rispettan-do i termini di consegna definiti nel contratto che prevedeva quale termine ultimo il 10 agosto 1913.

Carlo Mauri

Agosto e Settembre nella Teca Espositiva

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FONDAZIONE CAV

INVITOLa Fondazione CAV e il Centro di Aiuto alla Vita di Vimercate

sono liete di invitare la S.V. alla

La Fondazione CAV onlus è stata costituita nel settembre 2009 con lo scopo di sostenere e promuovere l’attività del CAV nella gestione delle unità abitative di accoglienza temporanea.

Il Centro Aiuto alla Vita di Vimercate viene fondato nel 1988 con lo scopo di affermare il valore di ogni vita umana e di aiutare le donne ad accettare il figlio concepito anche quando ciò sia fonte di fatiche e difficoltà, sostenendo le mamme prima e dopo la nascita del bambino.

La solidarietà dei volontari del CAV, dalla sua fondazione ad oggi, ha sostenuto circa 1.500 famiglie e ha aiutato a nascere 715 bambini.

Da anni il CAV va incontro al bisogno della casa con particolare attenzione alle mamme sole, poichè spesso - proprio la mancanza di un’abitazione - spinge a considerare indesiderata una gravidanza.

Per questo il CAV ha realizzato una prima casa di accoglienza a Ronco Briantino già nel 2004 e oggi ne realizza una seconda, La Casa di Chiara, per dare una risposta concreta e immediata alle madri in difficoltà, offrendo loro un alloggio temporaneo in attesa di una sistemazione definitiva.

INAUGURAZIONEdella casa di Chiara“La vera giovinezza si realizza nell’accoglienza.

nell’amore e nel servizio alla vita”(Benedetto XVI)

DOMENICA 16 SETTEMBRE 2012presso la Chiesa Beato Cardinal Ferrari

via Donizetti - Vimercate S. Maurizio

Programma

9,30 S. Messa celebrata dal Vicario Episcopale Don Patrizio Garascia

e concelebrata dai sacerdoti del Decanato

11,00 Corteo con la Banda verso la casa in via A. Motta, 131

11,30 BENEDIZIONE e INAUGURAZIONE della Casa di Chiara

12,00 Visita alla Casa

13,00 Rinfresco

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Una domanda che mi sento ripetere spesso, dal momento che secondo programma i lavori dovevano essere

conclusi a fine Aprile 2012: quindi a che punto siamo?In realtà la ristrutturazione della casa è termi-nata a fine giugno anche se dobbiamo ancora completare il sistema di scambio termico in-terrato (quindi fuori dalla casa) necessario per il funzionamento degli impianti termici che ha presentato qualche punto critico, ormai in via di risoluzione.La casa, come dicevo, è completata ma deve essere ammobiliata ed arredata; ancora però gli esterni e il giardino assomigliano più ad un can-tiere che ad un luogo di riposo nel verde.Tra i motivi che hanno fatto procedere i lavori

meno velocemente del previsto ne cito somma-riamente tre:1. Necessità di rivedere e rinforzare le strutture

portanti della casa, rivelatesi inadeguate alle analisi degli specialisti e quindi bisognose di robusti rinforzi, dalle fondamenta fino ai pia-ni superiori. Per lo stesso motivo i lunghi bal-coni sul lato Sud sono stati demoliti e rifatti. C’è stato, quindi, un aumento dei costi che ha totalmente esaurito la voce “imprevisti”.

2. Decisione di passare dalla tradizionale cal-daia a gas ad un sistema innovativo e “soste-nibile” dove pannelli solari ibridi produco-no l’energia necessaria per il funzionamento della pompa di calore e provvedono anche a

fornire l’acqua calda per uso domestico.3. Grandi lavori, mai finiti, per sistemare gli

esterni della casa, insieme con il giardino ed il frutteto circostante, in stato di grande ab-bandono.

La gestione di un cantiere così complesso ed articolato ha richiesto la continua assistenza di progettisti (strutture, impianti...), del respon-sabile della sicurezza, del direttore dei lavori che ha profuso la sua lunga esperienza insieme a grande entusiasmo e passione per questo im-pegnativo progetto.Non si possono dimenticare gli istituti di cre-dito che hanno accolto con entusiasmo questa nostra proposta.La Banca di Credito Cooperativo di Carugate ha generosamente concesso un mutuo per po-ter far partire il progetto, ma lo ha anche dota-to di una cospicua elargizione per alleggerire il peso delle rate negli anni a venire; senza questa fiducia, tradotta in un forte sostegno economi-co non avremmo potuto cominciare.Subito dopo si sono aperte le porte di Fonda-zione Cariplo che nel suo programma di inter-venti per l’Housing sociale ha deciso di soste-nere altri costi del progetto; senza questo aiuto l’opera non sarebbe stata completata: esterni, giardino, arredamento ed altro.Dalla iniziale scintilla di generosità di Chiara Farina, è stato un susseguirsi contagioso di ge-nerose risposte, dalle istituzioni bancare fino alle imprese, i professionisti e talvolta i fornito-ri che ci hanno riservato trattamenti di favore.Ma questa casa non diventerebbe vera acco-glienza senza persone disposte a dare tempo ed energia per accompagnare per un tratto di strada, spesso in un momento particolarmente difficile della vita, le madri e le famiglie che il CAV incontra nel suo quotidiano operare.Anche se la casa è ormai completata, il proget-to di accoglienza della Casa di Chiara sta per cominciare solo ora.

Carlo Tardini

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Fondo Famiglia-Lavoro fase due. In que-sti giorni è scattata la parte operativa del-la nuova stagione dello strumento pro-mosso dalla Chiesa ambrosiana a favore di chi ha perso il posto per la crisi eco-nomica. Infatti le centinaia di operatori volontari dei Distretti riceveranno le nuo-ve schede e le istruzioni su come proce-dere con i nuovi strumenti, in modo che dopo la pausta estiva la macchina sia già pronta e possa partire a pieno regime. Un’organizzazione che di fatto non si è mai fermata, rimanendo a fianco delle famiglie colpite, promuovendo sul terri-torio un fiorire di iniziative di gemellaggi che va oltre l’aiuto economico e crea una rete di sostegno e di solidarietà tra nuclei familiari.

Ne parliamo con Luciano Gualzetti, se-gretario generale del Fondo. «Tra maggio e giugno abbiamo già contattato i Deca-nati, ritrovando tutte le persone disponi-bili che hanno così l’intenzione di portare avanti la fase due. Abbiamo già ricevuto risposte di una quarantina di Decanati che ci hanno detto che il Distretto c’è, in-dicando i loro riferimenti. Questa rete per noi è strategica».

Quali sono gli strumenti che userete?

Oltre all’erogazione a fondo perduto, la formazione mirata e il microcredito come già annunciato nei mesi scorsi. Ciascuno di questi deve essere tradotto a livello locale: la formazione deve essere ragio-nata e avviata, territorio per territorio, a seconda che ci siano le condizioni di nuo-vi posti di lavoro e quindi di qualifiche che devono essere rilanciate con corsi veri e propri. Siamo andati a Lecco, a Varese, a Monza: insieme alle Acli stiamo ragio-nando su quali possono essere le attività lavorative che possono dare speranza a un inserimento concreto, prendendo i contatti anche con imprese, piccole ditte, artigiani e commercianti. Quindi ogni ter-ritorio si sta muovendo in modo diverso e laddove ci sono concrete occasioni di lavoro allora si può costruire un percor-

Fondo, la seconda fase per ritrovare un lavoro

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so che può essere un corso o il tirocinio o entrambi. Questi corsi sono retribuiti: la persona che per due o tre mesi li fre-quenta ha comunque un reddito per po-ter sopravvivere.

Si attiverà anche il microcredito...

Sì, anche se in questo caso l’approccio è diverso. Il microcredito è il classico sup-porto per l’avvio di attività economiche ed è stato quantificato in 10 mila euro. Si integra con altre forme che la Dioce-si ha già attivato come il “prestito della speranza” o quelli della Fondazione San Bernardino e di altre fondazioni. Però de-vono essere chiari i criteri per evitare di aggravare la situazione. Perché se si con-cede un prestito a una persona che è già indebitata o che non ha proprio nessuna capacità di restituzione né presente, né futura, non la si aiuta perché così si inde-bita ancora di più.

Insomma l’obiettivo è unico: il lavoro...

Infatti, il punto decisivo è mettere a di-sposizione strumenti in modo mirato, perché la soluzione è proprio ritrovare il lavoro. Sono strumenti utili se servono a questo scopo: il microcredito per riavvia-re un’attività lavorativa, la formazione per dare speranza concreta riqualificandosi per trovare un nuovo posto. Altrimenti ri-mane l’erogazione a fondo perduto, che è una boccata d’ossigeno, ma non è ciò che vogliamo in modo principale. L’ultimo strumento (cassa mutualistica o fondo mutualistico) è allo studio.

L’esperienza del Fondo però ha semi-nato molto, facendo fiorire molte ini-ziative collaterali...

È così: le realtà sul territorio si sono at-tivate. La grande ricchezza del Fondo è

che quando i Distretti hanno smesso di operare a luglio 2011, hanno però con-tinuato ad andare avanti a promuovere fondi locali e aiuti per questa particolare forma di povertà o di impoverimento do-vuto alla crisi, alla perdita di lavoro, anche con soluzioni non solo economiche. A partire da quelle relazionali: famiglie che ne aiutano altre, famiglie tutor, Gruppi di acquisto solidali.

La Diocesi si è mossa in anticipo pro-prio su un terreno affrontato dal Papa e del cardinale Scola durante Family 2012...

Esatto, questa esperienza può essere vista come la modalità migliore per ri-lanciare e per sottolineare quello che il Papa ha detto e che poi il cardinale Scola ha ripreso durante Family 2012: il Fondo come possibilità per tradurre l’esortazio-ne a promuovere gemellaggi tra parroc-chie e tra famiglie. Una delle idee è ap-punto questa: rilanciare e provocare nelle comunità cristiane la moltiplicazione di soluzioni che possono essere sì econo-miche - e il Fondo farà la sua parte - ma soprattutto relazionali. Lo spirito iniziale del Fondo era che doveva essere integra-tivo a forme di aiuto del territorio.

Il Fondo non è una realtà “a parte”, tie-ne conto e valorizza anche le iniziative promosse dalle istituzioni pubbliche...

Esistono forme pubbliche di aiuto: per questo faremo la formazione degli opera-tori rispetto ai nuovi strumenti e un riag-giornamento di tutte quelle forme istitu-zionali di aiuto che la Regione e i Comuni hanno comunque messo a disposizione per le famiglie colpite dalla crisi. Prima di utilizzare il Fondo è bene far acquisire questi diritti e aiuti. L’idea integrativa del Fondo va comunque ribadita e rilanciata.

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Circolo A.C.L.I.

Bentornati! Ci auguriamo che le vacanze siano state per tutti un periodo di riposo e serenità.

Dopo il periodo estivo si ricomincia un anno di impegni.

Anche noi abbiamo preparato alcune attività che distribuiremo nell’arco dell’autunno.

Innanzitutto, avremo i primi risultati del nostro progetto “Lavoro Missione Possibile”,

che speriamo si possa moltiplicare con l’aiuto di altre realtà locali.

Il 10 ottobre, alle ore 20,45, presso l’auditorium della Biblioteca Civica si terrà l’incontro

“Custodire il creato” per illustrare la situazione internazionale relativamente al land grabbing.

Il fenomeno è relativo all’acquisizione di vaste zone di terreni coltivabili, a prezzo irrisorio,

da parte di operatori finanziari o imprese di agro business che le utilizzano per produrre cibo

o per agro carburanti. Con il rischio concreto che le popolazioni locali perdano potere di controllo

e di accesso sulle terre cedute e sulle risorse naturali, come l’acqua, collegate alla terra.

Il land grabbing è un fenomeno dai contorni ancora foschi, ma in grande crescita (si stima che

in 10 anni siano stati venduti o affittati circa 200 milioni di ettari) che trova forte concertazione

in Africa, America Latina e Asia e che per alcuni tratti porta alla mente il passato coloniale.

Il 14 di ottobre, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale e il Coordinamento La Pace

in Comune composto da più di trenta comuni e dalle maggiori associazioni di società civile impegnate

sui temi della pace, organizzeremo la 5a edizione della manifestazione “Vuoi la pace? Pedala!”.

Una mobilitazione in bicicletta che, partendo alle ore 8,00 da piazza Marconi, attraverserà le

Provincie di Milano e Monza-Brianza ed entrerà a Milano da 7 percorsi differenti, portando

un messaggio di pace, a favore della sovranità alimentare e del diritto al cibo. Il Coordinamento,

attivo dal 2001, lavora per la sensibilizzazione alla lotta alla povertà e alla fame e per la promozione

di politiche di pace sul territorio dei comuni che lo compongono.

Dal mese di ottobre sarà possibile iscriversi alla terza edizione degli incontri “L’Arte di Amare”

che si terranno nel mese di novembre. Il percorso di preparazione al matrimonio, ma non solo, rivolto

anche alle coppie di conviventi e alle coppie già sposate, offre strumenti utili e importanti

per la vita quotidiana di qualsiasi tipo di coppia.

Nel mese di novembre, con la collaborazione degli altri Circoli della nostra zona, organizzeremo

nell’auditorium del Centro scolastico omnicomprensivo l’incontro “Quale studio, quale metodo?”

Apprendere non coincide con lo studiare, ma lo studiare senza l’apprendere non esiste.

Invitiamo studenti, genitori e insegnanti delle scuole secondarie di primo grado all’incontro.

Ci auguriamo che queste attività stimolino l’interesse di molte persone e rinnoviamo l’invito a partecipare

ai nostri incontri per programmare insieme altre attività.

Se foste interessati inviate una mail all’indirizzo: [email protected].

ll presidente del Circolo di Vimercate Lino Oldrati

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Vimercate, 3 Agosto 2012

Anche quest’anno si è rinnovata una delle più antiche tradizioni religiose che si celebra a Vimercate nella “Basi-lica” di S. Stefano.

Un evento che si svolge in una atmo-sfera molto sentita che ogni anno, nel richiamare molti fedeli, riunisce festa, tradizione, religione e cultura.

Per noi Vimercatesi è stata quindi una “santa tradizione” che ci ha porta-ti, Venerdì 3 agosto, ad assistere con intensa partecipazione alla Santa Mes-sa concelebrata da Don Mirko con i Sacerdoti della città, ai piedi della stupenda, mirabile e drammatica rap-presentazione scenografica absidale del Gambara del martirio del Patrono Stefano, durante la quale abbiamo os-servato, con curiosità ed un poco di stupore, la palla di fiori bianchi e ros-si accendersi di un vivace fuoco. Un fuoco simbolico in memoria del marti-rio del Santo - primo martire cristiano – donatosi a Cristo.

Ma di chi sono le artefici mani che han-no ornato quel simbolo infiorato - tan-to caro ai vimercatesi - che la tradizio-ne porta ogni anno sopra il limitare dell’altare sacrificale.

Sono le delicate mani di madre Jo delle Madri Canossiane che, mixando con passione e calore fiore dopo fiore, come sanno fare le mani delle ricama-trici d’altri tempi - aiutata da qualche anno dalla instancabile disponibilità della sig.ra Emilia - le ha offerte per rivestire una rotonda trama di fili me-tallici con un abito che sa di profondo sentore spirituale.

Festa Patronale di Santo Stefano“…una grande fiammata formata da lingue scintillanti che salgono

sino a lambire il Crocifisso posto in alto sotto la volta, come fosse un’anima che anela di abbracciarlo ed avvolgerlo di ardente amore”

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Per questa tradizionale festa del 3 di agosto, Madre Jo e’ da trent’anni che dona il suo tocco amoroso per ricama-re questo simbolo sferico che, vivo ed infiorato all’inizio della celebrazione della Santa Messa, muore subitamente e scompare con una grande fiamma-ta formata da lingue scintillanti che salgono sino a lambire il Crocifisso posto in alto sotto la volta, “come fosse un’anima che anela di abbracciarlo ed avvolgerlo di ardente amore”.

Nel passato ho incontrato molte volte Madre Jo in Santuario o lungo il cam-mino che porta al Convento, ma solo per un frettoloso saluto.

Per la ricorrenza della festa patronale, nel salutarla subito dopo la S. Messa, le ho espresso il desiderio di poterla incontrare in Convento per conoscere un poco della sua vita vocazionale e missionaria offerta al Signore.

L’ho incontrata, ed ecco la sua breve ed umile testimonianza di vita :

Sono nata a Mozzate (Como) nel 1924. Entrata a 21 anni nel convento Canossiano di Vimercate,

ho lasciato l’Italia a 25 anni per la terra di missione in Malesia (anno 1949) che in quel tempo era una

colonia portoghese.

La mia destinazione fu nella città di Malacca ove le Madri Canossiane di Singapore aprirono nel 1905

una casa per accogliere tutte le madri cinesi ed italiane espulse dalla Cina.

Giunta cola’, la mia prima abitazione fu presso una fatiscente baracca, usata in precedenza come mattatoio.

Successivamente, poco a poco, mediante gli aiuti provenienti sia dall’Italia, sia dalle rette delle nostre

povere scolare, riuscimmo a realizzare un piccolo convento, sviluppatosi poi con una bella scuola, presso

cui sorsero numerose conversioni e molte vocazioni di sorelle locali.

L’opera missionaria delle Madri Canossiane in quella città si estese e continuo’ per molti anni sia attra-

verso l’insegnamento presso la nostra scuola primaria e secondaria, sia con l’accoglienza di molte ragazze

abbandonate, sia visitando gli ammalati e portando aiuti alle persone povere.

Per tutto il tempo che sono stata in Malesia ho goduto di tanta amicizia, nonostante la diversità di

cultura con una popolazione di origine euro-asiatica proveniente da molte nazioni. La frequentazione della

chiesa cattolica da parte dei ragazzi, dei giovani e delle persone della Terza Eta’ si era molto affermata ed

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intensificata, favorita dalla presenza di quattro chiese cattoliche (due tenute dai Padri Portoghesi, una da

sacerdoti Indiani e la quarta da sacerdoti locali) e di tre conventi-scuola con insegnamento delle lingue. Le

mie alunne, e per tutti, il mio nome era Josephin.

Ero felice ed amavo tanto questo mio periodo di vita missionaria, e pensavo di rimanere in quei luoghi

per sempre. Il volere di Dio, che benedico, mi ha voluto altrimenti: sia fatta la sua volontà !

Verso il 1980 una legge inaspettata, emanata dal governo malese, dichiarava che, una volta raggiunta

l’indipendenza, la gente non locale doveva lasciare la Malesia e rimpatriare.

Rientrata in Italia, con l’aiuto di Dio ho continuato il mio apostolato con la catechesi, la visita agli

ammalati, portando loro l’Eucaristia. E ciò sino al compimento dei 79 anni , quando una protesi alle gi-

nocchia e qualche altro malanno mi hanno temporaneamente obbligata a fermarmi; mi sono ripresa ed ho

continuato l’attività di apostolato sino a 84 anni e mezzo.

Ora mi trovo presso l’infermeria del Convento e vivo in serenità sorretta dall’apostolato della preghiera

e dai piccoli gesti d’amore fra noi consorelle.

Un saluto a tutti voi:- Sebbene a motivo della mia malattia ci si vede di rado, dico che vi porto nel mio cuore con la preghiera

e l’affetto.

Lodiamo Gesu’ e Maria!

Vostra Madre Giuseppina Borsani FdC Canossiana, detta Madre Jo dalle consorelle (abbreviativo di Josephin come mi chiamavano in Malesia).

A Madre Jo, i nostri più sentiti ringra-ziamenti per tutto ciò che ha saputo donare sia in terra di missione in Ma-lesia, sia alla comunità vimercatese con particolare attenzione per le per-sone anziane ed ammalate.

Un affettuoso abbraccio dalla Terza Età, unito ad un grande augurio per la sua salute.

Per la Terza Età:Armando D’Alessio Grassi

Settembre 2012

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IL NIDO DEL GABBIANOCALICO JOEdi John GrishamArnoldo Mondadori Editore

Warren Tracey, donnaiolo, alcolista e pessimo padre, ormai sul viale del tramonto, gioca le sue ultime partite nei Mets di New York, ap-pesantito dagli anni e dalla frustrazione per una carriera che avrebbe voluto diversa.

Joe Castle, ventun anni, astro nascente, origi-nario di Calico Rock, nel profondo Arkansas, sta mietendo successi nelle file dei Cubs di Chicago, la popolarità di Joe è alle stelle: il clamore dei suoi record e delle sue prodez-ze echeggia dalle tivù e dalle radio di tutto il paese, rendendolo in breve tempo l’idolo dei fan del baseball, primo fra tutti Paul Tracey, il figlio undicenne di Warren.

È il 1973 quando suo padre si ritrova finalmente faccia a faccia con Joe sul diamante dello Shea Stadium di New York in una partita che passerà tristemente alla storia. Sotto gli occhi attoniti del figlio, Warren lancia una palla veloce che cambierà per sempre i destini dei due giocatori.

Dopo trent’anni, Paul non ha dimen-ticato quell’incontro, che ha irrimediabilmente segnato la vita del formidabile at-leta entrato nella Hall of Fame del baseball come Calico Joe.

Warren Tracey sta morendo di un tu-more al pancreas.

È possibile avere una seconda possibilità? Ma soprattutto, è giusto concedere una seconda pos-

sibilità? È il dubbio che tormenta Paul una volta venuto a conoscenza della malattia del padre, e che lo spinge a compiere un lungo viaggio fino a Calico Rock. Vuole convincere Castle a incontrare suo padre, in modo che egli possa espiare la sua colpa prima di mo-rire. Ci riuscirà?

In questo romanzo, John Grisham, abbando-na il legal thriller, genere in cui è maestro e si dedica alla scrittura di un romanzo in cui il linguaggio specialistico del baseball fa tutt’u-no con l’espressione degli stati d’animo dei protagonisti; insomma, un racconto che con-ferma il talento di Grisham, la sua capacità di spingersi fin nelle pieghe più nascoste dei personaggi e di portare - mediante la finzio-ne romanzesca - la riflessione su questioni delicate come la miseria umana, la morte, la colpa e il perdono, a ricordarci che la lettera-tura ha un valore estetico nel senso più pro-fondo del termine.

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pubbl 2011_parola amica 10_09 31/03/11 11.11 Pagina 35

Con il Battesimo sono diventati figli di DioAnicio Ilaria, Baffa Cristian, Giussani Mattia, Lorenzin Alice, Morezzi Michele, Nava Ludovico, Paparusso Erika, Radaelli Diana,Salerno Elisa, De Gennaro Dionne Elisabetta,Crosca Krystel Maria Rosina,Pineda Nicolas, Ramos Munoz Federico, Rizza Davide

In nome di Dio si sono uniti in matrimonioBeretta Enrico con Rosati Roberta, Alfano Sergio con Quattrone Marika, Verzola Vladimiro con Bortesi Sara Lea, Semenzato Andrea con Riva Sabrina, Santoro Antonio con La Rocca Fortunata, Pirola Alessandro con Vitiello Carla, Tinelli Davide con Napoli Federica, Cereda Luca con Ballini Manuela

Raccolta Fondi per gliInterventi sugli Stabili Parrocchiali

Somme raccolte alla data 6 maggio 2012 € 17.330,00

dal 6 maggio al 6 giugno 2012 (28 buste) € 440,00

dal 6 giugno al1luglio 2012 (57 buste) € 715,00

Totale € 18.485,00

La Commissione Amministrativa

Sono tornati alla casa del PadreVergani Luigi di anni 74 Nova Giuliana Fosca di anni 62 Verderio Giuseppe di anni 80 Zagnoli Guido di anni 94 Gioia Franco di anni 81 Arnone Nicola di anni 47 Orlando Silvio di anni 82 Gianzini Annamaria ved. Spinelli di anni 77 Tagliabue Luigi Pasquale di anni 64 Buglisi Marcello di anni 46 Tonini Pietro di anni 77 Cappeddu Maria ved. Sau di anni 83 Rubino Carmela in La Rocca di anni 60 Gaggiano Michele di anni 77 Tomaino Rosa di anni 66 Galbussera Stefano di anni 92 Possamai Celeste di anni 84 Diodati Luigi di anni 69 Cattaneo Edmondo di anni 79 Saccomani Maria ved. Cristina di anni 98 Milone Franco di anni 77

Offerte libere mese di giugno - luglio 2012

P.A. alla Madonna secondo le intenzioni dell’offerente € 50I Condomini di via Cadorna 24 in memoria di Parma Carolina € 100UNITALSI alla Madonna in occasione della giornata dell’Ammalato € 100N.N. alla Madonna secondo le intenzioni dell’offerente € 10I Condomini di via Passirano 3 in memoria di Giuseppe Verderio € 70N.N. alla Madonna in occasione del compleanno € 100M.C. alla Madonna Secondo le intenzioni dell’offerente € 50L.R. alla Madonna e a S. Antonio € 10N.N. in ringraziamento alla Madonna (2 offerte) € 250

Totale € 740

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Via A. Motta, 139/B - tel. 039 6850967335 226879 - 339 4531328

VIMERCATE: via B. Cremagnani, 44 - tel. 039.669434

NOTTURNO E FESTIVO: via Verdi, 23 - tel. 039.668705

BURAGO MOLGORA: via Piave, 4 - tel. 039.669434

CONCOREZZO: via XXV Aprile, 80 - tel. 039.6040416

CASA DEL COMMIATO

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L’arte e la passione di creare

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Martedì, Mercoledì, Giovedì ore 9,00 - 12,00. Per appuntamenti chiamare il numero verde 800.740.044

PATRONATO tel. 039/668571 • Pensioni • Invalidi civili • Controllo contributi e posizioni assicurative • Problematiche relative agli extracomunitari

RECAPITI SEGRETARIATI:• Carnate - Via S.S. Cornelio e Cipriano, 6 Lunedì, Martedì, Giovedì ore 10,00 - 12,00• Agrate Brianza - Via Giovine Italia, 9 Lunedì e Mercoledì ore 18,00 - 19,00• Bernareggio - Sala Buona Stampa della Parrocchia Lunedì ore 9,00-10,30 / Giovedì ore 17,00 - 18,30• Arcore - Via IV Novembre, 27 Mercoledì ore 14,30 - 16,00• Oreno - Via Carso, 1 Giovedì ore 17,30 - 19,00

CAF tel. 039/6614049 Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì: ore 9,00 - 13,00

• Dichiarazione dei Redditi: 730 e Unico• RED • ICI • ISEE • ISEU• Contributo acquisto “Prima Casa”

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