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FORMAZIONE A DISTANZA ED E- LEARNIG PANTALEO ANTONINA Corso DDA Anno scolastico 2009/2010 Sessione – Appello straordinario Team Tutor

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FORMAZIONE A DISTANZA ED E- LEARNIG

PANTALEO ANTONINA Corso DDA

Anno scolastico 2009/2010

Sessione – Appello straordinario

Team Tutor

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INDICE

INTRODUZIONE

CAPITOLO 1 - FORMAZIONE A DISTANZA : CONCETTI DI BASE

- Le origini ovvero le Fad di prima generazione

- Seconda generazione della Fad : le tecnologie audiovisive

- Terza generazione della Fad : le tecnologie informatiche

CAPITOLO 2 - E-LEARNING

CAPITOLO 3 – LA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE

- Informazione Comunicazione Tecnologia

CAPITOLO 4- BISOGNO DI FORMAZIONE - APPRENDIMENTO DEGLI ADULTI

- Apprendimento degli adulti

CAPITOLO 5 - MULTIMEDIALITÀ E IPERTESTI

CAPITOLO 6 – LA FORMAZIONE A DISTANZA IN EVOLUZIONE

- Nuove mete della formazione- e-learning

CAPITOLO 7 - MODELLI DI E- LEARNIG

CAPITOLO 8- E-LEARNING E CREATIVITA’

CAPITOLO 9- DIBATTITO INTORNO ALLA FAD ED ALLA E-LEARNING

CONCLUSIONI

BLIBLIOGRAFIA

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INTRODUZIONE

Nel mondo che sta cambiando, anche il modo di comunicazione e di apprendere cambia

e si evolve. Comunicare è insito nell’uomo, infatti il significato semantico del termine nella

lingua italiana è “far conoscere”, “rendere noto” .

Tutte le sfere della vita dell’uomo sono vissute comunicando e ,generalmente, il concetto

di comunicazione comporta la presenza di un’interazione tra soggetti diversi: si tratta in

altri termini di un’attività che presuppone un certo grado di cooperazione.. Se un soggetto

può parlare a molti senza la necessità di ascoltare, siamo in presenza di una trasmissioni

di segni o informazioni.

L’interazioni dei soggetti nella comunicazione opera un “ cambiamento” nei soggetti stessi,

esercita una modificazione dei comportamenti , in sostanza, attiva nei soggetti dei

processi tesi alla formazione di se stessi.

Della formazione si potrebbe dire molto, si può parlare di formazione pedagogica,

scientifica, di formazione personale che dura tutta la vita. Il campo della comunicazione e

della formazione rappresenta il vivaio dove l’essere umano nasce, cresce e si matura.

Nella società del 2000, il bisogno di formazione è sempre più sentito , se per formazione

si intende quell'insieme di attività didattiche che sono tese a preparare una persona a

svolgere un'attività, una professione o, molto più semplicemente, a vivere. E’ proprio

questa società che ha rivoluzionato , con nuove tecnologie, il rapporto comunicazione -

formazione fornendo strumenti che consentono che la formazione si promuova a

distanza , ed oggi , anche con mezzi elettronici; FAD – e-learning.

La Formazione a Distanza viene definita come "l'insieme dei metodi didattici in cui, a

causa della separazione fisica tra gli insegnanti e i discenti, la fase interattiva

dell'insegnamento (stimolo, spiegazione, domande, guida), come inoltre quella pre-attiva

(scelta degli obiettivi, compilazione del curriculum e delle strategie didattiche), è condotta

per mezzo cartaceo, meccanico, elettronico (M. Moore in G. Costa, E. Rullani, 1999).

L'avvento delle reti telematiche porta all'introduzione della nuova nozione di Distance

Learning On-line, ossia l'istruzione a distanza basata sul principio della comunicazione

mediata dal computer

L'istruzione a distanza comincia a rappresentare una modalità di comunicazione mediante

cui diventa possibile soddisfare una domanda di formazione sempre più generalizzata,

soprattutto da parte degli adulti.

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CAPITOLO 1

FORMAZIONE A DISTANZA : CONCETTI DI BASE

La Formazione a Distanza viene definita come "l' insieme dei metodi didattici in cui, a

causa della separazione fisica tra gli insegnanti e i discenti, la fase interattiva

dell'insegnamento (stimolo, spiegazione, domande, guida), come inoltre quella pre-attiva

(scelta degli obiettivi, compilazione del curriculum e delle strategie didattiche), è condotta

per mezzo cartaceo, meccanico, elettronico (M. Moore in G. Costa, E. Rullani, 1999).

ISFOL( Istituto superiore della formazione dei lavoratori) pone una definizione di Fad

(Formazione a distanza) più sintetica, indicandola come "tutte le varie forme di

autoistruzione interattiva che si realizzano attraverso canali di comunicazione multimediali

(ISFOL, 1994).

L'avvento delle reti telematiche porta all'introduzione della nuova nozione di Distance

Learning On-line, ossia l'istruzione a distanza basata sul principio della comunicazione

mediata dal computer, e quindi sulla possibilità di uno scambio di idee e di informazioni

fra persone, indipendentemente dal luogo e dal tempo di interazione, che porta alla

trasformazione delle informazioni in nuovo sapere (F. La Noce, 2001).

L'ambiente telematico favorisce gli apprendimenti complessi, che modificano gli elementi

presenti nella cultura professionale delle persone, incrementano le abilità generali, quali la

capacità di apprendere, la flessibilità , l'adattabilità , la prospettiva propositiva per la

risoluzione dei problemi. Inoltre, l'apprendimento collaborativo, reso possibile dalla

concezione di rete come ambiente e non solo come canale, riveste un ruolo centrale nella

formazione degli adulti, dove lo scambio e la condivisione delle conoscenze, esperienze e

abilità personali, è fonte di apprendimento di primaria importanza, al pari dei contenuti (G.

Costa, E. Rullani, 1999).

La rete acquista una nuova prospettiva: non solo intesa come strumento trasmissivo dei

materiali didattici, ma soprattutto come luogo, dove dar vita a processi d'apprendimento

connotati da un elevato grado di interattività fra tutti gli attori coinvolti (G. Trentin, 2001).

L'istruzione a distanza comincia a rappresentare una modalità di comunicazione mediante

cui diventa possibile soddisfare una domanda di formazione sempre più generalizzata,

soprattutto da parte degli adulti, nell'ambito di programmi di specializzazione e di

riconversione.

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La Fad viene suddivisa in tre livelli di evoluzione, individuati da Nipper nel 1989,

corrispondenti allo sviluppo degli strumenti di supporto della sua divulgazione (G. Trentin,

2001):

formazione per corrispondenza;

formazione plurimediale ;

formazione in rete.

- Le origini ovvero le Fad di prima generazione

Nasce alla metà dell'Ottocento, utilizza le reti di trasporto e dei e dei servizi postali per

distribuire materiali cartacei a studenti che difficilmente avrebbero potuto raggiungere le

sedi scolastiche. Nell'Ottocento, epoca in cui il tasso di analfabetismo era ancora alto, i

primi esperimenti di didattica per corrispondenza si svilupparono nei paesi più

industrializzati (in specie in Inghilterra e Svezia) . Purtroppo di tali corsi rimangono scarse

testimonianze.

Le caratteristiche principali della FAD ,cosiddetta di prima generazione, si riconoscono

nel carattere privato , infatti fu generalmente erogata, in quasi tutta l’Europa, da enti

privati e fu rivolta , in prevalenza all’utenza adulta.

I corsi per corrispondenza erano composti da materiale cartaceo inviato per lettera,

spesso corredato d'informazioni e istruzioni su come studiare; nelle fasi di verifica della

formazione trasmessa venivano utilizzati test scritti, che il discente inviava per posta al

docente dopo averli svolti. La prova di valutazione rappresentava quasi sempre l'unica

modalità d'interazione tra docente e studente.

Il primo corso di formazione a distanza documentato partì nel 1840 da Londra ed in Italia

uno dei primi esempi di formazione a distanza lo fornisce la Scuola radio Elettra di Torino.

Ad opera di Isaac Pitman, un corso di corrispondenza di stenografia. Tale iniziativa ebbe

un tale successo da indurre il suo inventore a fondare, nel 1843, una società per

l'insegnamento della stenografia per corrispondenza. Più tardi si avrà l'esperienza

analoga in tutti i paesi industrializzati, inclini a programmi di formazione nei settori tecnico-

professionali.

Negli Stati Uniti l'applicazione dei metodi di istruzione a distanza si intensificò nell'ultimo

quarto del XIX secolo, quando nel 1874, l'Illinois University varò un corso per

corrispondenza avanzato. L'obiettivo esplicito di questa iniziativa, e delle altre che

seguirono, era quello di eliminare le discrepanze determinate dall'appartenenza dei

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soggetti interessati a classi socialmente ed economicamente svantaggiate: il motore

dell'iniziativa era rappresentato dal manifestarsi sempre più evidente di esigenze e bisogni

di formazione estesi nel campo di educazione degli adulti.

Con il nuovo secolo si afferma anche l'intervento statale nell'ambito dell'istruzione primaria

e secondaria a distanza: a Melburne nel 1914, a Vancouver nel 1919 e in Nuova Zelanda

nel 1922. Nell'U.R.S.S. l'istruzione a distanza viene introdotta negli anni venti, con lo

scopo di estendere il livello di scolarizzazione, pur in carenza di docenti.

Si trattava di interventi basati principalmente sulla corrispondenza, dove il medium era

cartaceo e l'interazione studente-docente, estremamente lenta nella sua dinamica, era in

genere circoscritta alla spedizione di elaborati, e rarissimi incontri in presenza. Proprio

l'entità e la diffusione di queste esperienze fecero maturare la riflessione metodologica

sull'istruzione a distanza, dimostrando che era necessario collegare a questa base anche

altre procedure per lo svolgimento di attività complementari, al fine di ottenere un

tutoraggio completo per singolo allievo, oltre che per promuovere l'interazione con la

struttura didattica. Sono questi gli anni in cui si tende ad applicare all'istruzione le

tecnologie della comunicazione allora disponibili: telefono e radio.

- Seconda generazione della Fad : le tecnologie audiovisive

Agli inizi del XX secolo la didattica per corrispondenza esce, nel Vecchio Continente, dai

ristretti ambiti della classe media per essere scoperta come strumento di formazione e

istruzione più marcatamente scolastico e professionale, destinato per lo più ai giovani

invece che dagli adulti, essa veniva erogata non solo da singoli individui ma anche da

soggetti istituzionali o aziendali. Negli anni venti e trenta si diffonde una nuova tecnologia,

la radio e con essa, la formazione di scopre le potenzialità di un mezzo che si propaga

nell'etere. Si verifica così il passaggio da una modalità di comunicazione impersonale a

una modalità diffusionale, da” pochi a molti”. Un ruolo importante in questo campo venne

svolto dalla BBC che, nel 1927, mise a punto un programma di lezioni integrative dei corsi

scolastici, utilizzando le trasmissioni radio.

Nel 1937 Radio Canada aveva inserito stabilmente nei suoi palinsesti trasmissioni

educative: alcune riservate agli agricoltori per migliorare e aggiornare le loro tecniche

professionali, senza spostarsi dal luogo di lavoro. Dalla fascia strettamente professionale

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si era passati ad un target molto più ampio e diffuso, offrendo corsi di preparazione a varie

aree disciplinari.

Anche in Italia la radio è stato il primo mezzo di comunicazione di massa e si diffuse

presso ogni classe di reddito.

Dagli anni quaranta anche il telefono sarà frequentemente utilizzato come supporto. A

partire dagli anni cinquanta, periodo della ricostruzione postbellica, si avverte il bisogno di

richiedere l'ausilio di strumenti formativi in grado di permettere una veloce ripresa delle

attività scolastiche.

Negli anni sessanta vengono introdotti i supporti audiovisivi (per esempio la televisione)

come strumento per apprendere, negli USA la sperimentazione della televisione in àmbito

formativo è presente a partire dagli anni anni quaranta. In Europa, dopo un decennio si

scoprono le potenzialità del mezzo televisivo, tantoché le televisioni pubbliche europee si

assumo, nei paesi impegnati nella ricostruzione del dopo guerra, il compito di diffondere e

divulgare la cultura nazionale. Le nuove opportunità offerte dal mass - media sono legate

alle sue esemplificazioni visive, facile da comprendere anche per un pubblico con bassa

scolarizzazione.

Un'altra tappa fondamentale fu la commercializzazione del VHS (Video Home System): le

videocassette consentirono infatti di personalizzare i tempi di fruizione, favorendo

l’individualizzazione dell'offerta formativa. I sistemi per la formazione a distanza di

seconda generazione furono generalmente sistemi integrati: gli audiovisivi sono combinati

con gli strumenti offerti dalla telematica (telefono, fax ecc.) e coi supporti tradizionali come

le dispense cartacee.

A metà degli anni novanta si sviluppò la teleconferenza, utilizzata ampiamente in ambito

didattico all'interno delle università per la soluzioni di problemi logistici. Le tecnologie

audiovisive hanno potenziato una cultura dell'immagine che risultava meno elitaria rispetto

alla scrittura e favoriva una maggiore personalizzazione dei tempi e dei modi di fruizione

della conoscenza e del sapere.

Si passerà, da un target limitato a interessi di tipo professionale, ad un'utenza

caratterizzata da una molteplicità di interessi, fra cui spicca anche l'istruzione superiore;

questi sono gli anni in cui si manifesta la sostanziale impossibilità , da parte dei sistemi

educativi tradizionali, di dare una risposta adeguata ad una domanda d'istruzione che

appare in continua espansione.

Il processo di interazione studente-docente continua però a restare residuale, simile nello

svolgimento alle modalità dei sistemi di prima generazione.

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La produzione e la distribuzione estensiva dei materiali didattici, nei confronti della

popolazione da formare, sono dunque le caratteristiche comuni ai primi due livelli di

sviluppo della formazione a distanza, di prima e di seconda generazione: la

comunicazione con gli studenti, presa da un'ottica bidirezionale, viene mantenuta

marginale; la comunicazione fra studenti è del tutto assente o comunque non organizzata

ai fini del processo didattico. La problematica principale dei sistemi di prima e seconda

generazione riguarda la copertura delle distanze geografiche e il raggiungimento di vaste

popolazioni di utenza.

La sua risoluzione viene efficacemente affrontata con la distribuzione del materiale

didattico, ma l'inclinazione a preferire il largo bacino d'utenza comporta una visione

dell'apprendimento parziale; esso non si identifica come processo sociale e olistico, come

dovrebbe invece realizzarsi nell'impostazione di un processo formativo per soggetti adulti.

Il superamento di queste carenze, seppur con l'inevitabile mediazione tecnologica, sarà

l'idea che guiderà lo sviluppo di sistemi di Formazione a distanza di terza generazione.

- Terza generazione della Fad : le tecnologie informatiche

L'utilizzo del personal computer nell'ambiente domestico rende possibile, a metà degli anni

ottanta, il passaggio a una nuova generazione. La FAD di terza generazione si articola in

due fasi:

- Fase off-line, basata sull'uso di strumenti che non si avvalgono del supporto delle reti

(floppy disk, videodischi, cd-rom);

- Fase on-line, caratterizzata dalla diffusione dell'uso delle reti specialmente internet.

Con l'avvento della Formazione on-line, l'apprendimento - da modalità individuale e di

"autoapprendimento" passivo, diventa un processo complesso e dinamico che prevede il

ruolo attivo del discente che si proietta verso una nuova modalità di apprendimento che

sottolinea l’aspetto collaborativo e cooperativo che rendono la Fad preferibile ad un

tradizionale corso formativo in presenza in quanto l’allievo ha la possibilità di

personalizzare l’offerta formativa. Nasce la FAD di terza generazione che si basa sulla

telematica e che viene generalmente denominata e-learning .

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CAPITOLO 2

E-LEARNING

Le telecomunicazioni giocano sempre più un ruolo fondamentale nella vita di oggi.

Il trattamento dell'informazione e l'elaborazione delle conoscenze sono diventati

recentemente la principale fonte occupazionale; informazione e conoscenza sono quindi le

materie prime e i principali prodotti della nostra società.

L'e-learning è una metodologia didattica che offre la possibilità di erogare contenuti

formativi elettronicamente, attraverso Internet o reti Intranet (ASFOR, 2003).

Per l'utente rappresenta una soluzione di apprendimento flessibile, in quanto fortemente

personalizzabile e facilmente accessibile. L'utilizzo sistematico e diffuso di tecnologie

sempre più performanti e l'evolversi dei bisogni di apprendimento individuali e

organizzativi, hanno recentemente condotto al passaggio da una prima generazione di e-

learning, identificabile semplicemente con la distance learning, ad una seconda

generazione che offre la possibilità di progettare e gestire in maniera coordinata e

centralizzata sistemi di formazione continua collegati con la gestione delle competenze e

integrati con i sistemi di knowledge management.

L'e-learning si inserisce in un contesto di formazione permanente e continua, aiutando a

gestire (in accordo con quanto impostato nel Libro Bianco della Comunità Europea) la

mobilità degli studenti e dei lavoratori, l'avvicinamento del mondo della scuola a quello

delle imprese e l'innalzamento dei livelli culturali nella società del 2000 sempre più

Società dell’Informazione.

Concetti ed argomenti ampiamente trattati nei capitoli successivi.

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CAPITOLO 3

LA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE

L'elevato dinamismo che caratterizza la nostra società , definita sempre più spesso

"Società dell'Informazione “, pone come centrale l'informazione stessa, attribuendole il

ruolo di risorsa strategica che condiziona l'efficienza dei sistemi, divenendo fattore di

sviluppo economico, di crescita e di ricchezza culturale.

Il trattamento dell'informazione e l'elaborazione delle conoscenze sono diventati

recentemente la principale fonte occupazionale: la società post-fordista impegna nel

settore del trattamento informativo più del 60% della sua forza lavoro; informazione e

conoscenza sono quindi le materie prime e i principali prodotti della nostra società.

Veniamo dalla società industriale, viviamo nella Società dell'Informazione: in una

società , invero, profondamente mutata negli ultimi vent'anni. Viviamo in una società il cui

l'informazione è il nuovo bene economico attorno al quale si concentrano gli interessi

produttivi primari: informazione non nei termini e nei modi tradizionali. Non solo la notizia

pubblicata su quotidiani e periodici di qualsiasi tipo, ma tutta la conoscenza gestita tramite

gli elaboratori elettronici: allora si comprende come essa sia divenuta un fattore decisivo

della produttività al punto di condizionare ogni attività dell'uomo contemporaneo.

All'interno degli organismi pubblici e privati (fabbriche, aziende, università , uffici, enti di

ogni tipo) la gestione dell'informazione e la sua trasmissione caratterizzano ogni momento

produttivo: nella Società dell'Informazione è cambiato il rapporto dell'uomo con i propri

strumenti di lavoro; questo rapporto non è più diretto, ma mediato tramite l'elaboratore

elettronico ed è determinato da programmi, sistemi, computer, supporti, memorie, etc. il

tutto però mediante il medesimo codice e in base ai medesimi principi logici.

Si è passati da un modo diretto e analogico di gestire fatti, oggetti e processi, ad un modo

discontinuo e indiretto, mediato dalla logica che governa i nuovi strumenti, ed è la logica

digitale. Nella società industriale gli oggetti e gli strumenti del lavoro venivano gestiti

direttamente dalla mano e dall'occhio dell'uomo; nella Società dell'Informazione sono

gestiti mediante programmi, algoritmi, linguaggi.

Questo processo è irreversibile, e anche se, in un prossimo futuro, si può prospettare un

certo ritorno all'analogico (programmazione attraverso i comandi a voce, dettature e

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traduzioni interlinguistiche simultanee), non si può prescindere dalla tecnologia digitale più

sofisticata che permetterà queste più ergonomiche interazioni. Nella Società

dell'Informazione non cambiano solamente i modi del produrre, ma anche quelli del

comunicare: dal tipo, dal volume e dai modi della comunicazione possiamo individuare un

modello sociale, in quanto questi connotano profondamente ogni società del passato e del

presente.

Le telecomunicazioni giocano sempre più un ruolo fondamentale nella vita di oggi:

rimpiccioliscono sempre di più la dimensione del mondo, lo riducono a villaggio. La

comunicazione è sempre più un sistema complesso che si integra e pervade i sistemi

concomitanti. Quando si sposta l'accento dai mezzi ai contenuti non si può non notare

come l'informazione sia di gran lunga il fenomeno più generalizzato e significativo della

moderna società , al punto da caratterizzarla completamente.

Nella Società dell'Informazione non c'è solo la questione della profonda mutazione della

funzione della comunicazione, che si trasforma "da mezzo a fine , c'è, più in radice, il

problema di cosa diventa il singolo nel mentre apprende a vivere dentro una società

globale.

Se comunicazione vuol dire scambio informativo, collegamento, sapere condiviso, si

determina come questa accezione crei una conoscenza diffusa, che lentamente trasforma

il modo di pensare e di essere di ciascuno di noi.

Gli strumenti con cui il sapere viene divulgato (multimedialità , realtà virtuale, reti

telematiche, satelliti) modificano i processi di comunicazione del sapere, ma anche i modi

con cui si acquisiscono le conoscenze: le ricerche nel campo delle tecnologie

dell'informazione applicate ai processi di apprendimento di formazione hanno una

rilevanza strategica sia dal punto di vista culturale che economico.

Da ciò emerge con chiarezza la necessità di sviluppare le potenzialità delle diverse

tecnologie e in particolare gli strumenti per supportare prodotti che permettano di far

acquisire sapere in modo critico: la ricerca in questo settore si rende indispensabile alla

crescita di un corpo coerente di conoscenze teoriche ed operative che stabiliscano

l'integrazione tra le componenti ingegneristiche e le componenti cognitive, culturali ed

educative proprie delle tecnologie dell'informazione.

Il paradigma dell'apprendimento cambia: non è più informazione per la formazione, ma

apprendimento dentro, attraverso e nonostante i rumori dell'informazione. Tuttavia

l'onnipresenza e l'importanza del bagaglio informativo in tutte le sue forme non si può

tradurre in un fatto meramente tecnologico.

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Paradossalmente ci troviamo nella stessa condizione in cui ci si trovava alle soglie della

Rivoluzione Industriale, che richiedeva al cittadino una nuova preparazione, più completa

e diversa da quella necessaria ad una società basata esclusivamente sulla produzione

agricola; oggi viviamo un rivolgimento assimilabile ai suoi effetti al secolo scorso, anzi, gli

eventi si susseguono più in fretta e le urgenze sono maggiori.

Non è possibile svolgere alcun lavoro, o anche semplicemente partecipare alla nuova

società in cui stiamo entrando, senza venir a contatto con il trattamento automatico delle

informazioni. Continueranno ad esistere medici, avvocati, docenti, giornalisti, economisti e

tecnici con le loro conoscenze specifiche; ma essi svolgeranno il loro lavoro in modo

nuovo con i mezzi e gli strumenti che la società interconnessa e digitale mette loro a

disposizione. Sempre meno le professioni del presente sono lo specchio di quelle future:

ogni giorno nascono professioni nuove e i mestieri di tipo tradizionale si arricchiscono di

contenuti; è la conseguenza del passaggio dalla società industriale alla Società

dell'Informazione.

Questo radicale cambiamento comporta uno sforzo di formazione enorme, quale non era

mai stato affrontato dalle società precedenti. Il problema si propone per due aspetti

significativi: per la formazione delle nuove generazioni e per le persone già inserite in

ambito lavorativo, o per quelle che ne sono state estromesse e che devono essere

riqualificate.

- Informazione Comunicazione Tecnologia

La grande quantità di informazione disponibile è di gran lunga superiore alla capacità di

utilizzarla: la problematica non concerne la sua reperibilità, piuttosto si ritrova nella

possibilità di tradurla in una forma qualitativamente idonea ad assistere l'uomo nelle

proprie attività produttive e decisionali.

Probabilmente "abbiamo conquistato molta informazione, ma abbiamo perso in

conoscenza, affermava già il poeta Thomas Eliot.

Le applicazioni dell'informatica, e più in generale delle Tecnologie dell'Informazione e della

Comunicazione che si stanno diffondendo in tutti i campi delle attività socioeconomiche, si

presentano oggi come il fattore condizionante per la produttività e per il rinnovamento

dell'industria e dei servizi, e di conseguenza, per la competitività e il progresso dell'intero

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sistema.

Il complesso degli strumenti offerti dall'informatica e dalle applicazioni multimediali

permettono di realizzare sistemi che aiutano a riguadagnare quella conoscenza che

abbiamo in parte perduto.

La cultura dell'innovazione coincide oggi con la cultura della gestione della tecnologia. La

rivoluzione indotta dall'Information Comunication Technology (in acronimo ICT)

garantisce la simultanea disponibilità di conoscenze tecniche, sociali e umane grazie

all'accesso a banche-dati da parte di persone, imprese, istituzioni.

Le caratteristiche di tale impatto possono essere si riassumono in Velocità, Accessibilità,

Malleabilità.

L'ICT ha sensibilmente accelerato la velocità delle comunicazioni permettendo di

permesso di snellire la raccolta delle informazioni stesse e la loro analisi, quindi i

conseguenti processi decisionali rendono sempre più rapidi i processi produttivi. Le

persone e le informazioni sono molto più interconnesse rispetto al passato. Tempo e

spazio hanno sempre meno rilevanza con forti influenze nel modo di lavorare e di vivere.

L'ICT permette di manipolare contenuti, di modificare e connettere le informazioni che

provengono da fonti diverse. Ciò determina una minore rigidità del sapere che deve

essere trasmesso; l'apprendimento diventa sempre più decentrato nei suoi obiettivi e si

può realizzare in ogni luogo.

In passato si è ritenuto che la semplice adozione delle nuove tecnologie potesse risolvere

tutte le problematiche contemporanee, la risposta però si è rivelata parziale o

controproducente, in quanto le Nuove Tecnologie possono addirittura aumentare la

congestione informativa a livelli operativi, senza produrre sostanziali miglioramenti nella

fruizione delle informazioni necessarie per conoscere, cioè per poter scegliere, decidere e

governare.

Infatti troppo spesso nell'introduzione delle tecnologie, in particolare nei contesti formativi,

c'è stata una scarsa considerazione delle teorie cognitive dell'apprendimento, così come

spesso si è registrata una mancanza di analisi dei contesti educativi e formativi in cui le

tecnologie vengono inscritte e utilizzate. Gli approcci tradizionali tendono a privilegiare gli

aspetti tecnologici a scapito di quelli cognitivi, educativi e culturali.

Molte applicazioni tecnologiche non hanno soddisfatto gli obiettivi perché nella

progettazione si è considerato solo il livello uomo-macchina, tralasciando di valutare il

contesto organizzativo più ampio nel quale le tecnologie venivano inserite. In realtà,

avvalorato dalle più recenti tesi cognitiviste di seconda generazione, il contesto si dimostra

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una variabile importante: le differenze di struttura e cultura organizzativa degli ambienti in

cui le tecnologie sono inserite spiegano, infatti, le differenze nei modi in cui le tecnologie

stesse vengono usate.

Le tecnologie, anche quelle educative, non sono neutre, in quanto presuppongono delle

diverse concezioni educative e si differenziano per la qualità di iniziativa permessa al

discente, per la loro trasparenza, visibilità e per la rappresentazione della conoscenza e

delle discipline alle quali si rivolgono; più in generale si differenziano per epistemologia e

teoria dell'apprendimento a cui fanno riferimento. Si possono distinguere:

Tecnologie chiuse

Sono molto diffuse; la teoria dell'apprendimento che sottintendono è quella

comportamentista, paradigma secondo cui le informazioni esistono obiettivamente nel

sistema e vanno trasferite nella mente di chi impara. La loro caratteristica comune è quella

di trasferire le informazioni dalla macchina all'utente seguendo percorsi in gran parte

predefiniti. L'istruzione programmata è basata sull'esecuzione di abilità , e attiva la catena

comportamentale stimolo-risposta, in vista di un determinato obiettivo o comportamento

finale. Gli allievi, a cui è richiesta un'abilità di tipo esecutivo, portano a termine il compito

al meglio in un ambiente ben strutturato ed orientato.

Tecnologie aperte

Il paradigma teorico su cui si basano tali tecnologie è quello cognitivista-strutturalista; si

tiene conto sia del contesto di riferimento, sia dell'utente a cui ci si rivolge, delle sue

preconoscenze, delle sue necessità formative, delle sue modalità di apprendimento. Fin

dalla progettazione vengono previsti usi flessibili, esplorativi, aperti. Il processo di

apprendimento non è più descrivibile secondo la metafora del vaso vuoto da riempire: il

discente, adulto o bambino, è sempre un attivo costruttore di conoscenze e di

competenze. I modelli di apprendimento e le informazioni che egli possiede gli permettono

di selezionare certi stimoli anziché altri, e di interagire con l'ambiente e con i contesti fisici

e sociali che lo circondano.

I recenti sviluppi della psicologia cognitiva dell'istruzione hanno messo in evidenza come il

concetto stesso di apprendimento sia mutato: con esso si intende lo sviluppo culturale,

ossia l'azione sociale complessa che si svolge in contesti e quadri di attività storicamente

e culturalmente definiti. L'apprendimento appare in tal modo nella sua reale natura di

processo olistico, incentrato sui problemi, correlato al contesto e che coinvolge tutti i

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membri dell'organizzazione. La didattica in presenza della tecnologia richiede sempre di

più la capacità di progettare e condurre processi complessi in cui intervengono sia

elementi umani che tecnologici.

Le Nuove Tecnologie Educative, definite come "metodi, criteri, tecniche e tecnologie rivolte

a ricercare e utilizzare le forme e gli strumenti più adatti alla strutturazione e al

trasferimento di informazioni e conoscenze con l'ausilio dell'informatica, telecomunicazioni

e multimedialità , sono potenzialmente il punto di incontro fra didattica e tecnologia e, allo

stesso tempo, punto di partenza per soddisfare le nuove esigenze di formazione. Di fronte

alla certezza che una persona nel corso dell'intera vita non potrà accostarsi ad altro che

ad una porzione molto limitata dello scibile, è sempre più aperta la questione di quali siano

i reali bisogni informativi per il presente e il prossimo futuro.

Si tratta di imparare ad imparare: il vero "esperto creativo non è chi sa tutto ma chi sa

molto, ed è poi in grado di aumentare le conoscenze della propria comunità affrontando

problemi sempre più complessi.

Il computer è uno strumento multimediale, in grado di integrare in un unico oggetto la

lingua scritta, suoni, immagini statiche e i movimento, sia dal punto di vista della fruizione

che della produzione e della diffusione del materiale.

Queste attività necessitano soprattutto di abilità di lettura e scrittura in senso ampio:

comprensione e produzione di artefatti culturali. Il livello di alfabetizzazione di cui oggi

abbiamo bisogno è più complesso e raffinato, deve cioè mirare ad una comprensione

adulta del prodotto culturale.

Se è vero che lo strumento informatico cambia il modo di pensare e di interagire degli

individui, esso interviene con più forza a modificare gli ambienti di apprendimento, sia nei

contenuti, sia nel tipo di operazioni mentali richieste, sia nell'organizzazione delle strutture

e dei curricola formativi.

La tecnologia introduce dinamiche nuove nei flussi di informazione e accelera i processi: si

possono pianificare processi di apprendimento aperto e flessibile, suscettibili di adattarsi

meglio alle differenze individuali, ai diversi contesti operativi e alle diverse esigenze

didattiche.

Non vi è solo una richiesta di cambiamento nelle modalità di apprendimento ma anche

un'esigenza di nuovi modelli organizzativi dell'apprendere che siano praticabili anche in

età adulta su un numero sempre crescente di individui.

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CAPITOLO 4

BISOGNO DI FORMAZIONE - APPRENDIMENTO DEGLI ADULTI

La prospettiva futura di utenti di formazione per tutta la vita o quasi è propria del nostro

tempo. Il lavoro si alternerà sempre più spesso con l'aggiornamento.

É il clima di innovazione a spingere le organizzazioni a promuovere processi di

apprendimento continuo per le risorse umane di tutti i livelli: per le aziende, saperlo fare in

tempi rapidi e con risultati efficaci diventerà sempre di più un fattore competitivo; per il

singolo, la formazione scandisce tutti i processi di inserimento, carriera e riqualificazione

professionale.

L'importanza della valenza formativa non cessa nemmeno all'età della pensione,

accompagna l'individuo anche negli spazi del privato, quando l'esigenza di imparare di più

si ripresenta per perseguire una crescita personale o per dedicarsi al volontariato.

L'educazione degli adulti corrisponde alla necessità economica di adeguare

costantemente le competenze dei lavoratori al livello di evoluzione delle conoscenze;

mentre, sul piano sociale, si tratta di offrire ulteriori opportunità di formazione a soggetti

che intendono operare un recupero di svantaggi passati.

I nuovi bisogni di formazione che si manifestano nelle età adulte possono essere

classificati in tre categorie che investono:

Una domanda di formazione e di aggiornamento professionale collegata alle

trasformazioni che via via intervengono nei sistemi produttivi, e che determinano la

creazione di nuovi profili professionali e la modificazione, o la scomparsa, di quelli

tradizionali.

Una domanda di perfezionamento dei saperi già posseduti in vista dell’aggiornamento, in

funzione della continua evoluzione che caratterizza tutte le aree disciplinari.

Una domanda di nuove opportunità informative che si manifesta in soggetti che, per

ragioni economiche o culturali, non hanno avuto la possibilità di continuare e concludere il

loro corso di studi.

"Il futuro appartiene alle società che saranno capaci di un continuo apprendimento: quello

che conosciamo e che sappiamo fare rappresenta la chiave del progresso economico,

proprio come un tempo lo era la ricchezza di materie prime (R. Marshall & M. Tucker,

1992, in U. Margiotta, 1997).

17

Fare "formazione” non resta più come un'attività marginale, ma passa come strumento di

efficacia operativa, un contributo alla creazione di profitto, in quanto investimento nella

risorsa più importante di ogni organizzazione: la persona e la sua capacità di progettare il

futuro.

Il lavoro è destinato a diventare sempre di più difficile accesso e mantenimento, in

mancanza di adeguate competenze per la partecipazione ai processi produttivi. In

particolare, un sistema sempre più orientato alla qualità richiede anche alle nuove

professionalità una crescente produttività intellettuale, imposta dalla necessità di

stimolare nei lavoratori di tutti i livelli comportamenti adattivi e flessibili, in grado di

migliorare l'efficienza dell'intero sistema. Anche per le posizioni non altamente

professionali sono necessarie conoscenze tecnico-scientifiche ben più consistenti che in

passato, nonché un insieme di competenze comportamentali legate alla comunicazione, al

lavoro di gruppo, alla pianificazione strategica delle attività , alla soluzione di problemi.

La formazione è oggi la chiave di volta che consente alle aziende di affrontare la

situazione di incertezza, dovuta alla globalizzazione e alla società dell'informazione,

facendo leva sul fattore umano, vera risorsa strategica dell'impresa. La complessità delle

situazioni in cui l'organizzazione viene a operare, e la turbolenza interna-esterna (della

stessa organizzazione e delle dinamiche dei mercati) richiedono una capacità di "fare

sintesi , rispetto all'impostazione metodologica dei processi formativi tradizionali, in

direzione del sostegno a quel "governo dell'incertezza che diviene il motivo di

preoccupazione dominante delle organizzazioni “(Giorgio Bocca, 2000).

L'impresa non è in grado di controllare le condizioni della propria competitività e di

definire, con anticipo e con precisione, le competenze che gli serviranno nel corso del

tempo.

Il rischio di sbagliare nell'investimento formativo non è più assorbito dalle organizzazioni,

ma ricade sulle persone: sul lavoratore dipendente, sull'artigiano, sul piccolo imprenditore,

sul professionista, anche sull’insegnante. Non ci sono garanzie esterne che esentino dal

rischiare e a cui delegare la scelta da fare (G. Costa, E. Rullano, 1999).

L'apprendimento deve essere continuo, ma soprattutto deve essere diluito nel vissuto e

nel quotidiano; la formazione non può più essere assegnata a luoghi e a tempi separati

rispetto ai luoghi e ai tempi del lavoro.

Il bisogno di sapere non può essere soddisfatto con esperienze di apprendimento

saltuarie, che interrompono il lavoro per periodi più o meno lunghi: il corso di

aggiornamento fatto quando ce n'è bisogno, l'istruzione finalizzata a scopi specifici,

18

conferenze o convegni episodici; la formazione invece deve divenire continua, capillare e

distribuita lungo l'arco lavorativo, così come sono continue le domande che ci si pone man

mano che si affrontano problemi non previsti, non consueti.

"Formazione continua” è un modo di lavorare, in cui la produzione del valore richiede una

rielaborazione attiva di quanto già si sa, o addirittura una ricerca di una nuova frontiera: il

valore viene prodotto più dall'esplorazione che dalla routine, più dall'apprendimento di

nuove metodologie che dall'ottimizzazione di quelle già note e collaudate.

Un'economia globale ha bisogno di un sapere trasferibile, vendibile e acquistabile in

grandi circuiti: una parte del sapere pratico deve essere codificata e messa in circuito, per

acquisire valore e conseguire i vantaggi moltiplicativi associati alla natura globale dei

mercati.

Il sapere contestuale, non trasferibile, che resta proprio delle singole imprese o distretti,

può mantenere la sua competitività solo se riesce a sposarsi al sapere codificato, che

circola nelle reti estese della divisione globale del lavoro. Si tratta di una scommessa

fondamentale per il sistema azienda: gli investimenti devono essere finalizzati a tradurre

parte del sapere pratico delle imprese in concetti e in metodi riutilizzabili, trasferibili (A.

Briganti, 1998).

Solo il possesso del sapere e soprattutto il possesso di un sapere fluido, relazionale e

adattivo, consente di ridurre il rischio in modo ragionevole e di dare prospettive positive di

attività e di remunerazione. Solo un sapere che si rinnova continuamente, seguendo il

passo dei cambiamenti tecnologici e delle sperimentazioni compiute, può colmare il gap

formativo.

La popolazione interessata all'istruzione permanente appare in continuo aumento, tanto

che si delineano ampie differenziazioni tra varie fasce di utenza; si individuano così

almeno quattro target, rappresentati da (A. Briganti, 1998):

Giovani adulti, 18-35 anni.

Media maturità , 35-50 anni.

Piena maturità , 50 anni fino alla pensione.

Età della pensione, in continuo ampliamento per il protrarsi della vita media.

Questa differenziazione dei target di riferimento richiede un'accurata articolazione

dell'offerta formativa, anche se trasversalmente sono tutti accomunati dall'assunto

"apprendere ad apprendere”.

La formazione, per poter essere tale, deve possedere i seguenti attributi:

19

Permanente: ogni momento della vita determina un accumulo di esperienze,

positive o negative, che generano apprendimento e creano un sistema di idee

dominanti.

Diffusa: a tutti i livelli aziendali.

Integrata: perché fa giocare insieme conoscenza ed esperienza, teoria e pratica,

momenti informali e momenti formali.

Flessibile: per adattare l'evoluzione e il cambiamento del fattore umano con i fattori

gestionali ed organizzativi.

Duplicabile o replicabile: trasmessa tramite supporti digitali per poter essere

riprodotta all'infinito.

Modulare: passibile cioè di essere utilizzata solo per quelle parti che interessano in

quel momento.

Lo sviluppo di esperienze educative a distanza mediante l'ausilio dell'Information

Communication Technology fornisce enormi possibilità di sviluppo alla formazione degli

adulti. Si ricorre alla tecnologia nel tentativo di fornire alternative più efficaci per la

formazione del personale oltre che per il miglioramento degli attuali sistemi di gestione

dell'informazione, al fine di aumentare il livello di prestazione degli individui; in ambito

formativo, il tema centrale d'interesse riguarda le nuove modalità con cui la tecnologia

supporta gli individui rendendoli sempre più autonomi e responsabili.

Le Nuove Tecnologie Educative possono definirsi come "metodi, criteri, tecniche e

tecnologie” rivolte a ricercare e utilizzare le forme e gli strumenti più adatti alla

strutturazione e al trasferimento di informazioni e conoscenze con l'ausilio dell'informatica,

delle telecomunicazioni e della multimedialità (Didaforum, 1995). In termini di formazione

ciò sembra significare soprattutto cinque aspetti essenziali:

-La valorizzazione delle risorse umane in quanto fattore strategico per realizzare la

flessibilità adattiva dell'organizzazione.

- La riduzione delle strutture e le linee gerarchiche di comando per favorire l'introduzione di

ambienti agili, volti al dialogo e alla cooperazione.

- Il maggior rilievo dato al gruppo piuttosto che al singolo manager; in una prospettiva

demografica in cui il ricambio generazionale è scarso diviene essenziale la formazione

continua dei lavoratori in generale.

- La necessità di confrontarsi con nuove alternative, quali la formazione professionale di

terzo livello e le azioni formative di matrice europea.

20

- L'urgenza di strutture dinamiche di intervento formativo atte a coinvolgere la dimensione

umana del lavoratore, per esaltarne creatività e collaborazione.

Le Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione e le Nuove Tecnologie Educative

rendono possibile oggi quello che era impensabile ieri: ricongiungere lavoro e formazione,

crescita professionale e apprendimento. L'uso delle tecnologie della comunicazione a

distanza permettono di spostarsi da un problema di "lavoro di routine ad un problema di

apprendimento, di innovazione del lavoro, senza muoversi dalla postazione lavorativa e

senza interrompere, se non per brevi periodi temporali, il proprio processo produttivo, che

ne risulterà comunque arricchito.

La prospettiva di lungo periodo che deve orientare le modalità con cui organizzare la

formazione continua oggi, dovrebbe non prescindere da tre principali linee guida:

- Formazione diffusa nel tempo e distribuita sul territorio, con corso brevi che si

inseriscono in pause predisposte nel tempo del lavoro.

- Uso delle nuove tecnologie della comunicazione multimediale e a distanza.

- Trarre il sapere dall'esperienza e proporsi di concettualizzarlo, elaborarlo e socializzarlo,

invece dell'uso di schemi esterni, precostituiti.

Fare formazione significa quindi intervenire sia sui saperi professionali sia sulla cultura

organizzativa di ruolo, attraverso la metodologia dell'apprendimento consapevole e

seguendo le modalità tipiche dell'apprendimento degli adulti.

- Apprendimento degli adulti

Non esiste uno spartiacque univoco per definire un'età specifica di passaggio dal discente

infantile all'allievo adulto, ma si possono individuare delle tassonomie che caratterizzano

un modo consapevole di accostarsi a nuove esperienze di apprendimento.

Fondamentalmente possiamo individuare tre criteri indicativi:

Legale: dalla maggiore età il soggetto acquisisce una serie di diritti e doveri propri

del ruolo adulto.

Sociale: la persona viene riconosciuta adulta nel momento in cui assume

determinati ruoli sociali, ad esempio quello di lavoratore.

Psicologico: attraverso ripetute esperienze di apprendimento l'allievo struttura una

determinata organizzazione delle conoscenze e ha sviluppato delle abilità di studio

(stile mnemonico, visualizzazione, verbalizzazione). Inoltre ha una maggiore

consapevolezza dei propri interessi e delle proprie inclinazioni (culturali,

21

professionali, personali). In conseguenza di tutti questi frame mentali assimilati,

l'allievo adulto si mostra più autonomo e attivo nel selezionare, elaborare e

memorizzare le conoscenze ritenute congruenti con i propri interessi e bisogni di

apprendimento.

Daniele Fedeli riprende i lavori di Reece e Walzer (Reece e Walzer, 1994, in D. Fedeli,

2001) per illustrare i tre principali domini dell'apprendimento:

Cognitivo: conoscenze e strategie cognitive che guidano l'apprendimento.

Psicomotorio: abilità basate sulla destrezza motoria.

Affettivo: atteggiamenti ed emozioni coinvolti nell'apprendimento, con diversa

consapevolezza e gestione dei propri stati emotivi, funzionali e non in contrasto con il

comportamento razionale.

Ogni dimensione è scomposta in cinque livelli di complessità , tali per cui l'allievo si sposta

gerarchicamente verso i livelli superiori, caratterizzati da una sempre maggiore

padronanza ed elaborazione autonoma delle abilità possedute.

L'utilità di queste tassonomie si rivela strategica al fine di un processo educativo di

successo, in quanto permettono di identificare le abilità con cui ogni studente entra nel

processo di apprendimento, di specificare a quale livello si collocano gli obiettivi da

raggiungere, e infine, di valutare l'efficacia dell'azione formativa nel raggiungimento delle

mete fissate. Pertanto, bisogna prevedere una maggiore partecipazione dell'allievo nel

progettare nuovi apprendimenti, in modo tale che essi non entrino in conflitto con una

struttura di conoscenze e modalità cognitive-comportamentali sviluppate nel corso degli

anni. Ovviamente ci saranno delle occasioni in cui l'adulto si confronterà con argomenti e

modalità totalmente nuovi, ma anche in questi casi gli schemi cognitivi strutturati nel

tempo lo indurranno euristicamente ad affrontare il nuovo in modo personale e coerente al

suo precedente vissuto da discente.

Questa specificità dell'apprendimento ha due forti implicazioni: da un lato, l'esperienza

passata e le strategie cognitive ormai sviluppate sono una potenzialità importante per

ulteriori implementazioni (nuovi imput vengono memorizzati meglio se appresi per

similitudine con il già noto); dall'altro però, gli stili di apprendimento posseduti, se rigidi,

possono ostacolare la flessibilità necessaria ad acquisire nuove abilità.

La fissità mentale è lo scotto che l'essere umano deve pagare per la sua reattività al già

noto, ma il biasimo, spesso, negli adulti accentua le difficoltà d'apprendimento,

specialmente per l'uso degli strumenti tecnologici e multimediali.

22

Gli adulti si accostano all'apprendimento con un bagaglio motivazionale fondamentale per

la riuscita stessa del processo, in quanto la motivazione non risulta essere né punitiva né

meritoria. Daniele Fedeli ricorda la classificazione di Houle per differenziare gli allievi dal

punto di vista motivazionale: (Houle, 1992, in D. Fedeli 2001)

Studenti orientati all'obiettivo: si tratta di persone che decidono di apprendere al fine di

acquisire conoscenze e abilità necessarie a risolvere un compito specifico; risolto il

problema, l'attività formativa viene interrotta.

Studenti orientati all'attività stessa: i soggetti pongono la loro attenzione sull'attività stessa

dell'apprendimento, più che sui contenuti; l'esperienza formativa è vista come occasione

per stabilire reti e legami sociali.

Studenti orientati all'apprendimento: questi soggetti ricercano la conoscenza fine a se

stessa: l'educazione continua è vista come forma di crescita personale, verso livelli

sempre più coscienti di autorealizzazione.

Lo studente adulto che si accosta ad una nuova esperienza d'apprendimento impiega

tempo ed energie per valutare se le proposte educative rispondono ai propri interessi.

Normalmente, questo processo si compone di diverse fasi, da tener in considerazione

nella realizzazione di un'esperienza formativa:

Decisione di iniziare ad apprendere: implica il riconoscere un proprio gap formativo. è

fondamentale la convinzione di potersi impegnare con successo in un'attività di

apprendimento.

Individuazione dell'obiettivo: l'allievo decide l'obiettivo da raggiungere e lo standard di

risultato accettabile. E' importante calibrare bene gli obiettivi prefissati, onde evitare

frustrazione se troppo complessi e demotivazione per esperienze successive.

Raccolta delle informazioni: il futuro discente si informa sulle diverse opportunità

formative offerte all'interno della comunità . Questa fase viene guidata dalle motivazioni, in

quanto si privilegeranno le proposte più inclini alle proprie spinte motivazionali.

Scelta dello strumento di apprendimento:

si pone il problema di che tipo di metodologia adottare: autodidatta, ausilio di supporti

informativi vari (libri, videocassette...); anche questa fase sottende nella sua valutazione le

motivazioni che guidano l'allievo.

Implementazione: si valutano le risorse disponibili realmente.

Si propone a seguito un decalogo indicativo per la creazione di un modello di

apprendimento consono all'allievo adulto:

- Rispettare l'autonomia e la responsabilità del discente:

23

L'adulto richiede un ruolo attivo e partecipativo che inevitabilmente incide sulla figura del

docente, non più unico depositario delle scelte del processo formativo.

- Riconoscere il ruolo dell'esperienza passata:

Non si può prescindere dalle inevitabili inferenze dell'adulto nell'apprendimento rispetto al

suo vissuto precedente.

- Incentivare il coinvolgimento e la partecipazione diretta:

Programmazione curricolare, modalità didattiche, scansione temporale devono essere

conosciute dal discente per avvalorare maggiormente il suo livello motivazionale e il suo

coinvolgimento nell'ambito educativo.

- Adottare metodologie di insegnamento esperenziale:

Esperimenti cognitivi sulla memoria sottolineano come il fare lasci il 90% di conoscenza

rispetto solo al 30% del leggere di un argomento prima sconosciuto.

- Contrastare le abitudini negative:

- Valorizzare le differenze individuali:

Il confronto costruttivo e collaborativo porta all'immedesimazione e alla presa di coscienza

de diversi punti di vista. Il saper cogliere le differenze accresce il processo stesso di

formazione.

- Partire dai problemi e da situazioni reali:

Il concreto guida la conoscenza con una forza di ancoraggio al reale maggiore di qualsiasi

astrazione e teorizzazione. Il vantaggio di operare con persone adulte, dotate quindi di un

bagaglio esperenziale cospicuo, risiede proprio nella possibilità di poter spaziare in

numerose situazioni esemplificative a cui riferirsi per le nuove conoscenze.

- Indurre aspettative positive:Si intende qui l'incoraggiamento di quegli atteggiamenti attivi

e di coinvolgimento che possono contrastare situazioni di precedenti insuccessi.

- Favorire motivazioni intrinseche:

Gli adulti in generale sono motivati internamente (classificazione di Houle), non sono

sottomessi a moventi esterni (lodi o il timore di punizioni). La crescita formativa per il

miglioramento del sè e delle proprie aspirazioni ha l'atteggiamento più produttivo per

affrontare un processo di apprendimento nell'età adulta.

- Caratteristiche cognitive:

La presa di coscienza del proprio stile cognitivo agevola l'apprendimento.

Un'ulteriore dicotomia che caratterizza il processo di apprendimento nei discenti adulti

pone l'accento sulle diversità metodologiche delle attività educative, ovvero fra

apprendimento centrato sul compito e apprendimento di abilità complesse.

24

Nell'apprendimento basato sul compito (addestramento) si mira essenzialmente a

trasmettere specifiche competenze, volte a promuovere nelle persone l'esercizio di una

particolare performance.

Il focus dell'intervento formativo è rivolto su un compito specifico; l'attenzione è volta

soprattutto alla trasmissione di elementi nuovi, che non sono già presenti nel repertorio

comportamentale del soggetto. L'obiettivo da raggiungere è estremamente specifico o

circoscritto, e promuove una maggiore omogeneità nella performance degli allievi. Il

discente assume un ruolo sostanzialmente passivo riguardo gli aspetti didattici (obiettivi,

metodologie, ritmi d'insegnamento, modalità di verifica), decisi esclusivamente dal

docente.

L'apprendimento di abilità complesse (formazione) indica "le operazioni di carattere

educativo che hanno come scopo i cambiamenti comportamentali (sapere, saper fare,

saper essere) che sono collegati, o sono necessari, per compiere un insieme di azioni che

configurano un compito, un ruolo, una responsabilità (Fernandez, 1992 in D. Fedeli ,2000).

Da questa definizione si possono mettere in luce tre aspetti caratterizzanti della

formazione:

- Si producono cambiamenti nei rapporti comportamentali della persona discente.

- I cambiamenti in questione avvengono a livello delle conoscenze possedute (sapere),

degli atteggiamenti (saper essere) e delle azioni (saper fare).

Queste modificazioni comportamentali sono funzionali all'assunzione di un ruolo o di una

responsabilità: la formazione è finalizzata a migliorare la performance della persona

discente, in un compito.

La formazione risulta essere un processo globale rispetto all'addestramento, riguardando

lo sviluppo completo delle potenzialità e delle risorse individuali.

Uno degli obiettivi del processo formativo coincide con la capacità di condurre lavori di

gruppo: dall'interagire in maniera assertiva all'abilità di negoziare gli obiettivi e scelte

operative. L'uomo è un animale sociale, in particolare nelle sue attività produttive: la

crescita cognitiva di un discente adulto non può prescindere dalla gestione dei conflitti per

il conseguimento del comune obiettivo lavorativo, dal riconoscimento delle proprie e delle

altrui emozioni, dalla valutazione del processo di gruppo e dei risultati raggiunti.

La padronanza di tali competenze deriva dall'attivo coinvolgimento dell'allievo nel

modificare ad arricchire il proprio patrimonio di abilità a più livelli, più che dalla semplice

ricezione passiva di nuove conoscenze.

25

La formazione implica una modificazione della propria visione del mondo e delle proprie

credenze di fondo.

26

CAPITOLO 5

MULTIMEDIALITÀ E IPERTESTI

La mente dell'uomo non concepisce le idee in forma definita e completa: sono piuttosto il

frutto di una progressiva elaborazione, che si svolge per selezione e collegamento tra idee

diverse, che contribuiscono alla definizione della linea di pensiero. Quando si formalizza il

risultato del ragionare nell'espressione linguistica, una parte della complessa elaborazione

viene tralasciata, in quanto non traducibile nei caratteri necessariamente di linearità

sequenziale del linguaggio; ciò avviene analogamente nella formalizzazione dei concetti in

forma scritta.

Nella sequenzialità non sono rappresentabili tutte le ramificazioni del pensiero umano, se

non quelle consentite dagli artifici del testo: le note, la suddivisione in capitoli e i rimandi di

citazioni a capitoli diversi.

L'ipertesto consente invece a chi pensa di produrre collegamenti, in maniera semplice e

intuitiva, tra segmenti di informazioni differenti, e a chi ne fruisce, di percorrere liberamente

queste ramificazioni del pensiero (U. Margiotta, 1997).

La multimedialità permette di realizzare sessioni di apprendimento raffinate e ricche di

elementi informativi complementari, integrando testi, componenti audio, immagini e filmati,

permettendo la produzione di contenuti ad un alto livello di coinvolgimento

Gli strumenti multimediali supportano i legami tra docenti e discenti negli apprendimenti

collaborativi: i contenuti del corso in rete vengono costantemente arricchiti dai contributi

del docente e degli stessi corsisti, introdotti sotto forma di note, commenti, domande e

risposte. Lo studente è libero di ripercorrere più volte le sessioni di apprendimento e di

verificare autonomamente il livello di conoscenze raggiunto mediante strumenti ad

autovalutazione, test e simulazioni, realizzati appositamente per il bisogno formativo

indicato.

Il valore aggiunto dell'apprendimento, in una situazione multimediale, dipende

dall'aumento della consapevolezza cognitiva, e dunque da una metodologia che contenga

un'idea di apprendimento potenziata rispetto a modelli devoluti o in profonda revisione.

L'aspetto più rilevante della multimedialità ai fini dell'apprendimento è quello relativo a

come può evolversi negli attori la rappresentazione delle conoscenze, delle espressioni e

delle padronanze oggetto dell'interazione didattica o educativa.

27

Il contenuto stesso di ogni situazione multimediale, sommata all'esperienza del suo

processo, si presenta come irriducibile ad una rappresentazione unidimensionale; le

logiche unilineari di organizzazione interna dei saperi appaiono sempre più il frutto di un

artificio necessario, ma freddo, di fronte a quanto più il loro trattamento multimediale

dimostra che i saperi sono interattivi, nel loro stesso prodursi in quanto oggetti di

conoscenza e di esperienza (U. Margiotta, 1997).

Le generazioni precedenti di quasi duemila anni si sono formate sui libri: si riteneva

praticamente impossibile accrescere il sapere attraverso modalità che non siano quelle

fornite dal supporto cartaceo, seguendo una traccia lineare. Un ragionamento è

comprensibile e valido solo se sequenziale, se partendo da A si giunge a D, passando per

B e C.

Le lezioni cattedratiche seguono questa impostazione metodologica da generazioni

infinite, tutta la dottrina della docenza nel mondo Occidentale ha sempre seguito il

percorso sequenziale. Ma non sempre è stato così: prima della scrittura e della diffusione

dei libri di testo il sapere veniva trasmesso oralmente, senza modelli scritti, senza il filo

conduttore dell'ordine sequenziale e bidimensionale della carta.

La mente umana funziona in modo non-sequenziale: gli stessi artifici narrativi che la

letteratura ha sviluppato possono essere visti come delle scappatoie dall'appiattimento

dell'ordine sequenziale. I vari meccanismi di prolessi, analessi ed ellissi narrative, la

titolazione in paragrafi, le note a piè pagina e i rimandi, altro non sarebbero che un

tentativo ad aggiustamento del metodo lineare rispetto all'ordine di racconto più

congeniale alla mente umana: quello multidimensionale.

Platone affermava che lo scritto offre una finta sapienza, in quanto il lettore sarà convinto

di sapere moltissimo, mentre in realtà avrà solo a disposizione molte nozioni che non

saprà organizzare; il libro non aiuta ad organizzare la memoria, al contrario "genera oblio

(Platone, Fedro, nella leggenda dell'incontro con l'inventore dell'alfabeto in M. De Zan,

1999). La memoria si organizza in modo sequenziale? O è il frutto di secoli di abitudine

alla lettura di supporti sequenziali?

Restando fra gli antichi, Cicerone affermava che l'ordine era l'elemento fondamentale per

illuminare la memoria: "coloro che esercitano questa capacità della mente devono fissare

dei luoghi immaginari, raffigurarsi con il pensiero ciò che vogliono ricordare e collocarlo in

questi luoghi: così l'ordine dei luoghi conserverà l'ordine delle cose e l'immagine delle

cose indicherà le cose stesse (Cicerone, De Oratore, II 86, in M. De Zan, 1999).

28

Gli antichi concepivano la memoria come un'organizzazione di concetti o di immagini di

essi (le idee platoniche), potenziabile attraverso il suo modo stesso di organizzarsi.

Cicerone passava in rassegna le colonne del suo porticato nell'esposizione oratoria: ogni

fase del pensiero era associata nella sua mente ad un sito, un'immagine efficace e

familiare in grado di suscitargli in modo immediato e naturale ogni singolo concetto; il

susseguirsi dei siti delineava l'organizzazione strutturata dell'oratoria.

L'apprendimento non è lineare ma a balzi, si capisce tornando indietro o andando avanti

nel testo; ciò accade perché la memoria non è lineare ma a rete.

La memoria risulta più allenata quando la si carica di associazioni: il procedimento

mnemo-tecnico dei luoghi, che poi è quello della memoria del computer (in cui ciascun

gruppo di dati ha un indirizzo preciso), permette sia il percorso sequenziale, sia il percorso

a balzi.

Ogni ricordo, seguendo l'impostazione cognitivista della memorizzazione e

dell'apprendimento, si basa sull'associazione tra un dato da ricordare e una struttura

esterna al dato, che può essere a sua volta una struttura mentale o uno strumento di

supporto (scrittura, figura o registrazione, analogica prima e digitale poi). E' di evidenza

intuitiva la vicinanza tra queste elaborazioni mnemoniche e il modo in cui sono strutturati e

presentati i prodotti multimediali e ipertestuali. In entrambi si vagheggia uno spazio non-

fisico (mentale o virtuale), seguendo itinerari più o meno complessi, ponendo attenzione a

immagini efficaci, intuitive e familiari, che si aprono ad altri spazi o concetti, idee,

informazioni, etc.

Secondo Parisi "gli esseri umani conoscono in buona misura la realtà attraverso la

visione, lo spazio e il movimento, piuttosto che attraverso i simboli astratti del linguaggio

(D. Parisi, 2000).

Nell'ambito delle Scienze Cognitive il problema della rappresentazione del mondo è

sempre stato strettamente correlato alle rappresentazioni mentali, che sono alla base della

cosiddetta Teoria Rappresentazionale della Mente: la mente viene indicata come un

sistema che elabora delle rappresentazioni, che sono il risultato di una relazione causale

con il mondo; gli stati interni che caratterizzano il sistema cognitivo umano sono quindi

degli stati rappresentazionali che codificano le informazioni sul mondo e sono manipolabili

secondo codificazioni precise (S. Manca, 2001).

Per quanto riguarda la natura delle rappresentazioni, gli studiosi formulano due diverse

ipotesi nell'ambito della psicologia cognitiva:

29

- Le immagini mentali sono codificate internamente sotto forma di descrizioni

proposizionali (proposizionalisti).

- Le immagini mentali sono codificate internamente sotto forma di immagini vere e proprie

(pittorialisti).

Al di là di un dibattito strettamente teorico, si accetta la conclusione di questa teoria, che

vede il potere dei simboli, sotteso al linguaggio, come la capacità di sorreggere entrambe

le modalità di costruzione dell'immagine mentale, sia pittorica che proposizionale, in

quanto entrambe sono riconducibili alla funzione primaria della mente di costruzione degli

schemi cooperativi, all'interno dei quali ricondurre il rapporto immediato e originario, che

lega il pensiero al mondo a ai suoi oggetti.

La conoscenza si struttura come un rimando continuo e il sapere ha la capacità di trovare,

di non perdere ciò che si cerca; rimane però una sostanziale differenza: i luoghi della

memoria sono costruiti e riempiti dalla mente stessa che poi li utilizzerà a tempo debito,

mentre i prodotti multimediali si rivolgono ad un pubblico che, al di là del coinvolgimento e

dell'interattività del cliccare sulle icone, resta comunque un fruitore passivo di un prodotto

non suo.

L'interattività è una delle caratteristiche che crea la dicotomia fra nuove e vecchie

tecnologie, dove per vecchio e nuovo si intende prima e dopo l'avvento dei personal

computer nella vita sociale: le nuove tecnologie fanno intravedere modi innovativi per

apprendere e conoscere, nel senso che le informazioni di ogni tipo che giungono allo

studente dipendono momento per momento da quello che lo studente stesso fa (D.

Persico, 2001).

L'interattività consiste nella libertà dell'utente di scegliere autonomamente i percorsi e le

informazioni a cui accedere; in un libro sequenziale, l'utente chiamato lettore è invitato ad

andare alla pagine successiva, e poi a quella seguente e così via, senza una grande

varietà di scelta.

L'ipertesto, invece, contiene informazioni di ogni tipo (testi scritti, brani di linguaggio

parlato o di musica, immagini, grafici, tabelle, animazioni o filmati), organizzate come una

rete, cioè come un insieme di nodi connessi fra di loro.

Ogni nodo contiene una parte delle informazioni e ogni pezzo di informazione presenta le

indicazioni (parole sottolineate, icone, menu...) che suggeriscono all'utente quali sono i

nodi connessi con quel nodo specifico. Cliccando su queste indicazioni l'utente si sposta

da un nodo all'altro, cioè tra un'informazione e l'altra, navigando all'interno dell'ipertesto.

30

L'ipertesto è innanzitutto una tecnologia software informativa preposta all'organizzazione

non lineare delle informazioni; le informazioni sono organizzate per associazioni e il

fruitore del programma può navigare da un blocco all'altro, da un concetto all'altro, da un

oggetto all'altro, senza il vincolo di seguire scelte precedenti di consultazione (U.

Margiotta, 1997).

Il discente utilizza il programma esplorando liberamente i vari nodi della rete, realizzando i

percorsi più significativi, secondo le proprie personali esigenze informative; questa

operazione, compiuta in piena consapevolezza, fa che l'allievo possa sviluppare un

personale controllo sia sull'argomento, sia sul percorso di apprendimento, quindi

interiorizzando l'intero processo formativo (A. Briganti, 1998).

Nel caso delle applicazioni ipertestuali e ipermediali, questo risultato à interamente affidato

al carattere interattivo del programma; è l'interattività a garantire all'utilizzatore la

possibilità di esercitare il proprio controllo sui percorsi di ricerca e di apprendimento a

livello logico e semantico. Un cd-rom multimediale non può realizzare in toto questo livello

di interattività: il cd à un prodotto finito, e per quanto ben progettato e di ottima fattura

grafica e di contenuti, non potrà mai contemplare tutte le possibile strade scelte dall'utente

per il proprio personale percorso formativo, perché le strade ipotizzabili dovrebbero

essere infinite, cosà come sono potenzialmente infiniti i fruitori.

La caratteristica strutturale che meglio identifica un ipertesto à la possibilità che offre

all'utente di seguire i riferimenti attraverso i link: lo sviluppo della catena dei link mostra al

lettore tutta la conoscenza tacita che sottende l'insieme delle informazioni offerte (U.

Margiotta, 1997).

Per essere veramente efficace un link deve corrispondere a determinate caratteristiche:

deve offrire al lettore una facilità d'esecuzione, deve essere rapido nelle risposte, e infine

deve attivare connessioni di vario tipo, dai grafici ai commenti, dalle immagini a parti

successive di testo.

Si possono distinguere tra referential link, assimilabili alla produzione di conoscenze

dichiarative, e i collegamenti di organizzazioni, organizational link, che richiamano alla

produzione di conoscenze procedurali.

I collegamenti referenziali sono di natura non gerarchizzata e uniscono due punti o regioni

di qualsiasi testo: un punto sorgente (reference) e un punto destinazione (referent); il

punto sorgente à indicato sullo schermo da un'icona (link point), che segnala la presenza

di un collegamento e la possibilità dell'utente di percorrerlo nella direzione del punto di

destinazione; il punto di destinazione (referent) à invece rappresentato da una regione

31

dello schermo che si affaccia, si inserisce o si sostituisce allo schermo precedente, e puà

contenere un testo, dei grafici o delle immagini.

I collegamenti di organizzazione mettono anch'essi in relazione due punti del documento

ipertestuale, ma in modo gerarchico; si viene quindi a creare non una rete di riferimenti

incrociati, bensì un grafico ad albero, in cui da ogni nodo genitore si accede ai nodi figli,

procedendo attraverso una rigida gerarchia organizzata dall'autore del testo.

Un fruitore discente può trovare nella gerarchizzazione dei nodi occasioni di verifica,

rinforzo, esercizio, tali da consentire un ulteriore sviluppo della sua conoscenza

procedurale. L'utilizzo di ambienti per la creazione e la lettura di ipertesti offre la possibilità

ai docenti di lavorare su obiettivi cognitivi di notevole interesse, quali:

L'avvicinamento a forme di pensiero non lineare.

L'uso di un metodo di lavoro basato sull'associazione delle informazioni.

La capacità di rappresentare la conoscenze acquisite in complessi modelli

concettuali, utilizzando forme espressive e linguaggi differenti.

La capacità di gestire la comunicazione di informazioni attraverso l'utilizzo di

strumenti informatici avanzati.

Le forme di comunicazione ipertestuale rispondono alla convinzione che l'apprendere non

è soltanto un processo di registrazione e di trasmissione delle informazioni, ma è

l'implementazione della capacità di realizzare collegamenti, di fare inferenze e di

ristrutturare le informazioni fra loro, ridefinendo in questo modo la forma del pensiero (U.

Margiotta, 1997)

32

CAPITOLO 6

LA FORMAZIONE A DISTANZA IN EVOLUZIONE

La Fad di ultima generazione rappresenta un sistema telematico attraverso cui superare,

nella realizzazione di un rapporto innovativo tra utenti e centro di erogazione remoto, i

vincoli tipici di un modello di insegnamento tradizionale (presenza fisica di docenti e allievi

contemporaneamente), favorendo la gestione integrata di tutti i servizi legati alla

formazione (F. La Noce, 2001).

Eludendo da una classificazione prettamente generazionale, si può commisurare la

differenza fra formazione di prima e di seconda generazione e formazione in rete nella

diversità di impostazione del processo formativo:

Un processo estensivo, rivolto cioè ai grandi numeri, nel caso della Fad convenzionale.

Un processo intensivo, rivolto ad un numero più esiguo di utenti, ma caratterizzato da

una forte interattività fra i partecipanti, nel caso dell'online education.

Questa dicotomia indica la permanenza di validità di un approccio convenzionale, se

l'obiettivo formativo è volto al raggiungimento di grandi masse di utenza.

Studi successivi indicano tuttavia una nuova categorizzazione, ancora più esaustiva, dei

modelli di formazione a distanza: modelli basati su processi di apprendimento fortemente

individualizzati, tipici della Fad convenzionale, in cui le tecnologie sono indicate come

strumento trasmissivo del materiale didattico da usarsi in autoistruzione; e modelli

caratterizzati da una concezione di apprendimento collaborativo e incentrato sul discente

consapevole e attivo, frutto di un paradigma psico-pedagogico cognitivista.

Si genera così una forma di apprendimento sfaccettata, nell'ambito della quale la

conoscenza della materia trattata rappresenta solo un aspetto che, rivolgendosi in un

ambiente che mescola fonti visive e scritte, rende possibile una molteplicità di esperienze

altamente formative (F. Dovigo, 2002).

La formazione può passare attraverso la rete: sfruttando i concetti già introdotti alla fine

dell'Ottocento dalla Fad, diventa e-learning.

Grazie all'e-learning, l'organizzazione, l'ente e l'impresa, inseriti nella Società

dell'Informazione, diventano luoghi di formazione permanente, rendendo così possibile il

passaggio da mondo scolastico a mondo lavorativo, l'innalzamento del livello culturale,

l'aggiornamento continuo .

33

Gli ambienti in cui si sviluppa la formazione a distanza di terza generazione sono basati

sull'utilizzo dei protocolli tipici di internet e delle reti intranet; si parla di valore aggiunto del

processo formativo in quanto la telematica offre alla didattica un'innovazione tecnologica,

in termini di messaggistica, di accesso remoto alle informazioni della rete, di scambio a

distanza di materiali didattici o di semilavorati, il tutto nell'ottica di facilitare i problemi legati

alla formazione e all'aggiornamento permanenti.

La massima flessibilità si ottiene attraverso l'utilizzo dell'ambiente World Wide Web, che

presenta in un sistema ipertestuale, testi scritti, audio e video, appositamente preparati e

confezionati per il corso, oppure già esistenti in rete. Il www rappresenta un ambiente

chiuso, contenente documenti e materiale selezionato e costruito ad hoc, con la possibilità

però, di interazioni aperte e illimitate con l'ambiente esterno e pubblico, in cui, attraverso

percorsi autonomi o parzialmente guidati da chi gestisce il corso, è possibile approfondire

e arricchire la propria visione del problema.

La distribuzione del sapere secondo queste modalità rende l'allievo un protagonista attivo

del proprio processo di apprendimento, favorendo, secondo il modello di learning by doing,

oltre l'acquisizione di contenuti specifici, lo sviluppo di abilità generali, quali la capacità di

raccogliere le informazioni, di sviluppare interpretazioni personali e critiche, di prendere

decisioni e misurarne i risultati, di imparare a identificare e modificare i propri modelli

interpretativi, sulla base di stimoli dell'ambiente circostante.

Gli aspetti indicati richiedono uno sforzo per ripensare e ristrutturare in toto i modelli

tradizionali di apprendimento, per proporne di nuovi che non siano la versione solo

adattata di quelli precedenti, ma paradigmi che sfruttino appieno le nuove possibilità

educative date dell'Information Comunication Technology. Eliminando le barriere dello

spazio e del tempo e i limiti socio-economici, l'e-learning è la migliore risposta alle

problematiche di accesso alla conoscenza e di formazione continuativa che la società del

terzo millennio impone a lavoratori e studenti.

- Nuove mete della formazione- e-learning

Il termine on-line learning si identifica con quella tipologia di formazione a distanza che

impiega, come mezzi di erogazione, le reti di internet, extranet e intranet. Si tratta di una

definizione molto sintetica che permette di focalizzare la caratteristica distintiva del

fenomeno: l'interazione dei partecipanti al processo di formazione attraverso gli strumenti

dell'Information Comunication Technology.

34

Con il termine distance learning vengono indicate le attività di formazione che si

avvalgono di strumenti, grazie ai quali le risorse e i materiali didattici sono resi disponibili a

utenti localizzati in luoghi differenti rispetto quelli in cui la didattica stessa viene erogata.

Distance education costituisce un termine più specifico e individua l'applicazione della

formazione a distanza nel contesto dell'istruzione scolastica e universitaria. Nel concetto di

distance learning, quindi, sono comprese iniziative che si avvalgono di diversi mezzi, quali

posta, trasmissione radiofonica, televisiva, nonché naturalmente e più recentemente, le

tecnologie di rete.

All'interno dell'insieme del distance learning rientra l'e-learning, che comprende a sua

volta, il concetto più specifico di on-line learning.

Il termine e-learning copre una gamma di applicazioni e di processi che si avvalgono di

mezzi di tipo elettronico e include (N. Franzina, www.saprete.it, 2003):

le reti internet;

le reti intranet ed extranet;

la trasmissione via satellite;

l'utilizzo di materiale audiovisivo analogico;

la televisione interattiva;

l'uso di cd-rom.

Come sinonimo di e-learning viene utilizzato il termine technology-based learning. L'on-

line learning (o Web-based learning) costituisce solo una parte dell'insieme delle attività

formative sottostanti il concetto di e-learning.

L'apprendimento esclusivamente basato sull'utilizzo del computer è spesso identificato

con l'acronimo CBT (Computer Based Training); quest'area è prevalentemente

caratterizzata da un'interazione semplice esercitata fra studente e contenuto del corso.

La formazione a distanza computer based si distingue dalle forme precedenti per l'impiego

di canali di trasmissione innovativi, che determinano importanti conseguenze su forme e

contenuti. Essa rientra in un complesso di metodologie denominate Open Learning,

ovvero di sistemi formativi che:

Integrino momenti di autoapprendimento assistito (anche a distanza) e momenti di

formazione in aula, in modo flessibile e funzionale alle caratteristiche degli allievi e al

contesto di lavoro e apprendimento.

Utilizzino le tecnologie al fine di rendere l'insegnamento e la formazione più accessibili,

rapidi ed economici.

35

Permettano differenziazioni del processo formativo e personalizzazioni

dell'insegnamento grazie all'interattività , resa disponibile dalle Nuove Tecnologie

Educative.

L'on-line learning porta innanzi tutto ad un superamento del vincolo spaziale: il discente

esula dall'obbligo della presenza in aula per poter apprender la materia.

Cade così la necessità della presenza fisica dell'insegnante, quindi di un contatto diretto

fra i due poli della formazione.

Si viene a realizzare poi un impiego flessibile del tempo, derivante dalla possibilità di fruire

delle attività didattiche anche in un momento successivo, non più contemporaneo

all'erogazione. In più, si abbassano i tempi di attesa per la comunicazione fra l'ente

formativo e gli allievi, rendendo minimi i tempi morti.

La qualità dei contenuti viene incrementata notevolmente: non è più solo dipendente

dall'impostazione di un singolo docente, ma, per essere codificata ad un alto livello

multimediale, richiede un'elaborazione più approfondita; la lezione sequenziale e

bidirezionale del testo e del docente lasciano il passo a forme multimediali, grazie

all'impiego del supporto digitale. I contenuti e le risorse possono poi essere condivisi in

rete, rendendoli così fruibili da parte di tutti i membri di una comunità di apprendimento.

Grazie alla digitalizzazione dei materiali, le informazioni possono essere modificate,

migliorate, trasferite, distribuite e gestite in modo molto più flessibile rispetto al supporto

cartaceo; si realizza così una migliore gestione del contenuto formativo. I benefici

dell'interazione a distanza nella rete di utenti geograficamente dispersi può sopperire al

senso di isolamento determinato dalla mancanza della presenza fisica. La collaborazione

fra i partecipanti ha un ruolo determinante nel processo stesso di apprendimento; questa

caratteristica costituisce una reale opportunità di dar vita ad una didattica in cui prevale la

costruzione critica, argomentata e pluriprospettica del sapere.

Apprendere in rete significa apprendere insieme, anche se distanti, in un rapporto

paritetico e di scambio fra tutti gli attori coinvolti, fra discenti e docenti verticalmente, fra

discenti orizzontalmente, secondo un modello che prevede un rapporto dinamico e

policentrico tra i diversi soggetti della rete (D. Biolghini, 2000). L'on-line learning comporta

dei notevoli cambiamenti nel modo in cui vengono svolte le attività formative, dei ruoli

ricoperti dagli attori coinvolti e delle risorse impiegate per diffondere la conoscenza. Tali

mutamenti determinano numerose problematiche, ma al contempo costituiscono anche

delle sfide da raccogliere per poter arrivare alla diffusione di questa modalità di

36

formazione, in tutti gli ambiti nei quali la sua applicazione può creare un valore aggiunto

rispetto ai sistemi finora utilizzati.

37

CAPITOLO 7

MODELLI DI E- LEARNIG

I Modelli e-learning vengono proposti ed utilizzati nella Pubblica Amministrazione, nel

settore dell’Impresa e nelle Università.

Quasi tutte le università che offrono formazione in rete hanno la caratteristica di essersi

sviluppate, con un ciclo naturale, dalla formazione basata su materiali cartacei

all'incorporazione di diversi tipi di supporto tecnologico che si sono resi via via disponibili.

Tra queste, la prima e la più nota a livello mondiale è la Open University, che ha preso

l'avvio nel 1971 nel Regno Unito e che rappresenta il modello storicamente più

interessante per l'educazione degli adulti.

L'Open University cominciò la sua offerta formativa attraverso la radio e la televisione con

supplemento di materiali a stampa, video e audiocassette; ha inventato i centri di studio,

ha costruito le reti tutor-consulenti e i gruppi di autoapprendimento; oggi è la più grande

università del Regno Unito con oltre 200.000 studenti e rappresenta il 21% di tutti gli

studenti part-time della formazione superiore della nazione. In tutto il mondo si sono

successivamente sviluppati modelli Open: dalla United State Open University alla British

Open University.

Lo sviluppo del modello universitario Open negli anni ha messo in evidenza differenze

didattiche e metodologiche, sia relativamente all'erogazione dei materiali, sia riguardanti

gli approcci ai processi formativi intrapresi: le modalità tipiche delle istituzioni e delle

università a distanza rientrano in tre distinte tipologie, alle quali più recentemente si è

aggiunto il modello virtuale (A. Calvani, M. Rotta, 2001).

Le università, nate, fondate e sviluppate esclusivamente per erogare corsi a distanza

vengono denominate single mode; di questo tipo sono tutte quelle università che erogano

corsi di formazione inviando il materiale didattico agli studenti, sia in formato cartaceo che

multimediale, sia per posta tradizionale che per via telematica.

Le università che sono nate secondo la logica tradizionale dell'istruzione in presenza, ma

che ad essa associano anche la possibilità di una frequenza a distanza, possono essere

definite dual mode: la formazione in questi casi è spesso demandata ad un centro o ad un

istituto specifico.

38

Il modello mixed mode, invece, è un modello misto, dove vengono attuati entrambi i tipi di

insegnamento in parallelo: gli stessi corsi in presenza sono disponibili anche per una

fruizione a distanza.

L'ultimo modello sviluppatosi (e ancora in fase di evoluzione) è quello virtual mode,

adottato dalle università che erogano i propri corsi esclusivamente in modo virtuale

attraverso ambienti software dedicati; la U-Virtual (Virtual University) è un ambiente di

apprendimento web che permette di supportare attivamente apprendimenti collaborativi e

la costruzione di conoscenze interdisciplinari: la sua caratteristica è la flessibilità

dell'ambiente integrato, che si lega ai sistemi di videoconferenza e alle risorse

pedagogiche.

Qualunque sia il modello utilizzato, single, dual, mixed o virtual, le modalità di erogazione

dei corsi rispettano precise volontà formative, in quanto per ogni modello erogativo

adottato si sviluppano delle scelte didattiche precise: esistono di modelli che tendono a

riprodurre la formazione in aula, altri che propongono la formazione come il frutto di un

processo individuale di autoapprendimento e altri ancora inerenti all'apprendimento

collaborativo.

Le tecnologie della distribuzione supportano, integrano e sostituiscono il modello centrato

sul docente, cioè si tende a superare il modello tradizionale didattico che si svolge in aula

con una lezione frontale.

Un modello molto diffuso, che privilegia l'autoformazione, si basa sulle tecnologie

interattive, come i Computer Based Training (CBT), i CD-rom e le Simulazioni: questi

sistemi consentono l'accesso alle risorse didattiche superando i vincoli spazio-temporali.

Le tecnologie collaborative, come la videoconferenza a due vie, le chat e i newsgroup,

supportano invece il modello centrato sul gruppo, offrendo un ricco ambiente virtuale

condiviso, entro cui gli utenti interagiscono con le altre persone senza la necessaria

compresenza fisica.

La tecnologia più usata risulta essere quella asincrona con l'utilizzo di internet: i telecorsi

sono ampiamente diffusi ed efficaci da un punto di vista commerciale perché replicabili per

un numero elevato di edizioni senza modifiche sostanziali. Il sistema si sta velocemente

evolvendo nel sistema interattivo a due vie rappresentato dalla teleconferenza; tali

tecnologie (l'uso del satellite ha notevolmente incrementato la diffusione di questo

modello) permettono di collegare i docenti con i gruppo di apprendimento e di connettere i

singoli individui con gli altri gruppo di studenti: in tal modo professori e discenti possono

39

essere fisicamente distanti ma reciprocamente presenti in video e audio (A. Calvani, M.

Rotta, 2001).

La formazione, quella che emerge nella rete e dalla rete, non si basa più su un centro

culturale erogatore unico, ma su strutture pluricentriche, al cui interno i valori e i contenuti

culturali e formativi vengono ripensati e ridistribuiti in più direzioni; nascono nuove agenzie

e organizzazioni internazionali, alleanze e corporazioni di profitto, che amministrano i corsi

con le agenzie formative, con i centri no profit per la ricerca, la divulgazione e la

documentazione, con le organizzazioni professionali che autogestiscono la formazione,

con le reti verticali di diffusione via satellite, le reti teleinformatiche orizzontali, le

megauniversità, i consorzi universitari e i campus virtuali: il mondo della formazione si sta

veramente trasformando in un mercato globale.

Le università rispondono al cambiamento; si identificano tre macro categorie di offerta

formativa universitaria:

- Superstores della formazione:

sono delle megauniversità che erogano corsi standardizzati a livello globale

attraverso una catena mondiale di media. Questo modello può garantire uniformità

nell'erogazione e alta qualità dei corsi a prezzi molto competitivi; i più famosi

"supermercati della formazione sono la British Open University e l'Athabasca

University.

- Specially store della formazione:

si rivolgono ad un mercato che investe in alta qualità e ottengono economie di

scala riferendosi ad una vasta utenza; questa tipologia, di nicchia, si differenzia

dai Superstores perché offre un solo prodotto o un numero limitato di prodotti. Un

esempio di questo tipo di offerta si riscontra nell'Università di Phoenix, che

produce corsi per un mercato esclusivo di 400 studenti-lavoratori; oltre un migliaio

di altri consorzi universitari stanno centrando la loro offerta su un numero limitato

di argomenti, tra queste IBM Global Campus, Motorola University e l'Istituto di

Sviluppo Economico della Banca Mondiale.

- Boutique della formazione:questo modello, più facilmente perseguibile anche per

le università più piccole, propone servizi personalizzati ad un mercato

relativamente ristretto di utenti e di area geografica; i suoi corsi sono più costosi di

quelli del modello Superstore, ma sono calibrati secondo le esigenze dei singoli

studenti. Molte università italiane adottano questo tipo di strategia formativa, con

corsi intensivi per un numero limitato di studenti (i master rientrano in questo

40

profilo di offerta); questo modello può competere con i Superstores solo se l'offerta

si rivela realmente di un più alto livello qualitativo.

Le difficoltà di gestione di tutti gli aspetti della formazione online hanno portato molte

università e agenzie pubbliche e private ad optare per un modello cooperativo; una delle

strategie che sta riscotendo maggior successo è quella delle Cooperative Education,

consorzi tra più enti in cui le risorse sono organizzate sotto il governo di una

rappresentanza dei diversi enti: ogni membro del consorzio produce uno o più corsi,

fruendo del catalogo di tutti gli enti coinvolti (C. Tartoni, 2001); esempi di questo tipo si

trovano nella National University Teleconference Network, con oltre 250 College collegati

via satellite, nella National Technological University che riunisce più di 40 università di

ingegneria che eroga corsi a più di 1.100 studenti.

L'ultima tendenza del mercato della formazione a distanza è quella delle alleanze fra più

partner, per ottenere alcuni benefici di scala nella produzione e nella distribuzione del

programma d'apprendimento; la California State University si è associata alla casa editrice

Simon&Schuster per offrire programmi per la formazione di insegnanti, mentre in Europa

la European Association of Distance Teaching Universities riunisce 14 nazioni per la

promozione e la creazione di una rete europea per l'educazione a distanza.

Altre università , invece, non hanno le strutture, le risorse o la volontà politica per

effettuare strategie formative a distanza e si affidano a consulenti per venire incontro alle

richieste del loro mercato; il vantaggio, in questi casi, consiste nello sfruttare i migliori

specialisti mondiali del settore. L'idea di fondo del modello dei consulenti è quella di non

creare un'istituzione stabile dedicata in esclusiva alla Fad, ma di attingere alle varie

risorse, umane o finanziarie o strutturali, in base alle singole esigenze.

Nell'ultimo decennio si è assistito al sorgere di politiche, istituzioni, associazioni,

organizzazioni, banche dati e centri di ricerca e documentazione che costituiscono una

sorta di rete neutrale di informazioni: queste reti hanno la caratteristica di essere

trasnazionali, rivolgendosi e raggruppando le energie di diversi Paesi. A questo proposito

si ricorda l'ICDE, l'International Center for distance Education, riconosciuto dalle Nazioni

Unite e affiliato all'UNESCO.

L'ICDE è un centro che facilita la cooperazione internazionale nell'ambito della formazione

aperta e della formazione a distanza nel mondo; sono rappresentati 131 Paesi, per

l'integrazione delle diverse culture e dei diversi sistemi educativi. Per raggiungere il

soddisfacimento della domanda di formazione transnazionale l'ICDE promuove il costituirsi

di reti e collaborazioni per la ricerca e per le applicazioni nel settore della Open and

41

Distance Education, contribuendo alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie e

metodologie per l'apprendimento a distanza.

L'ICDE offre i suoi servizi di informazione tramite link alle istituzioni, divise per aree

geografiche, ai corsi a distanza, catalogati per aree d'interesse, e al repertorio bibliografico

sulla didattica a distanza (C. Tartoni, 2001).

In Europa, in seguito al crescente interesse per l'ambito della Fad, è nato l'Europea

Distance Education Network (EDEN), che ha istituito rapporti speciali con l'Iternational

Center for Distance Education; EDEN collabora alle politiche europee promovendo la

ricerca, instaurando reti collaborative internazionali fra pubblico e privati che si occupano

di didattica a distanza, e infine sviluppando e partecipando ai programmi specifici dell'Ue

nel settore.

La prima università italiana a istituire una didattica a distanza con il metodo della

videoconferenza è stata quella di Trieste nel 1996; l'Associazione Culturale per lo Studio

del Diritto di Pordenone, insieme a Telecom Italia, è stata promotrice nel 1994 del primo

progetto pilota europeo di didattica post-universitaria a distanza, in collaborazione con la

Scuola di Management dell'Università LUISS Guido Carli di Roma; nel 1996 è stato

avviato il corso di diritto tributario internazionale.

In Italia, in assenza di un organismo con funzioni di orientamento e di stimolo alla

diffusione di un modello per l'università a distanza, i soggetti attivi risultano essere le

singole università, i consorzi universitari per la teledidattica e i soggetti para-universitari a

carattere privato; a livello para-universitario sono nate istituzioni private, come

l'Associazione Culturale per lo Studio del Diritto di Pordenone, il Cepu e il Learning Online,

che supportano gli studenti sia nelle attività collaterali o preparatorie, amministrative o

burocratiche, sia nella preparazione degli esami, impiegando tecnologie diffuse (corsi via

TV) ed interattive su internet (materiali online, e-mail).

Le istituzioni universitarie negli ultimi anni si sono sempre più interessate alla Formazione

in rete, creando corsi ed esperienze a vario livello; anche in Italia, come all'estero, sono

nate alleanze e consorzi: tra i più importanti si indicano Nettuno (Network Teledidattco per

le Università), che opera con iniziative complementari a quelle delle università associate,

verso una vera e propria erogazione online di corsi su internet (C. Tartoni, 2001).

Più o meno e a vario titolo, tutti gli atenei, le facoltà e i dipartimenti in Italia si stanno

movendo in questo senso e sono molteplici i progetti di carattere nazionale e

internazionale che si occupano della formazione online; la didattica a distanza, e in

particolar modo la didattica universitaria e post-universitaria, è divenuta una realtà e sta

42

uscendo dalla sua fase sperimentale, necessitando, dunque, di essere diffusa e adottata

su larga scala.

Benché sia evidente che l'e-learning sia ormai considerato una realtà e non più solo una

sfida, e anche le resistenze culturali fanno ormai parte del passato, pare altrettanto chiaro

che le soluzioni di e-learning debbano adeguarsi ai contesti d'apprendimento dei singoli

discenti e dei propri docenti; la parola d'ordine del mercato è blended solution, ovvero la

preferenza a soluzioni miste di e-learning, per una maggiore attenzione al fruitore.

Si sostiene che l'e-learning debba essere un insieme di contenuti, tecnologie e servizi,

dove i servizi includono anche il tutoring e la formazione tradizionale in aula (M. Molinari,

2002).

Si può dire a tal proposito che l'Università Cattolica ha adottato una soluzione coerente a

questo trend metodologico: viene proposto un approccio all'e-learning comprendente tre

aspetti prioritari e complementari, come la didattica live, erogata attraverso la piattaforma

NetStream, la didattica online, erogata via web attraverso la piattaforma Blackboard e la

presenza fisica, con i Centri di Cultura e tutor remoti.

43

CAPITOLO 8

E-LEARNING E CREATIVITA’

L’e-learning, è stato detto, è un termine oggi molto utilizzato per riferirsi ad un nuovo

modo di intendere la FAD , ponendo l’accento sull’apprendimento dell’allievo, visto al

centro dell’azione formativa, protagonista e co-costruttore del processo di conoscenza.

In questo senso risulta suggestiva la posizione di Elliot Masie (fondatore del Tech Learn

Trends) quando preferisce questo termine ad altri (on-line learning, computer based

training, web based training,distance learning) interpretando la e non semplicemente

come electronic quanto come experience , sottolineando dunque il carattere attivo di

questa metodologia .

Si condivide con chi vede alla base di questo approccio la teorizzazione del

cognitivismo/costruttivismo sociale (Vygotskij, Bruner, Jonassen) secondo il quale la

conoscenza è il prodotto di una costruzione attiva del soggetto, ha carattere “situato” e

“distribuito” e si realizza attraverso particolari forme di collaborazione e negoziazione

sociale.( Rivoltella P.C., Costruttivismo e pragmatica della comunicazione on line,

Erickson, Trento, 2003)

Questa impostazione richiama la necessità di superare logiche di progettazione didattica

lineare-sequenziale per allestire piuttosto ambienti di apprendimento che favoriscano un

approccio reticolare alla conoscenza e forme di collaborazione e cooperazione nella

scoperta del sapere.

Nel campo della FAD si va dunque verso l’adozione di soluzioni tecnologiche aperte,

polivalenti nel loro uso, che già nella fase di progettazione prevedono usi flessibili,

esplorativi, sociali della conoscenza e che quindi permettono un rapporto attivo ,

costruttivo e interattivo tra il soggetto e le tecnologie stesse ( computer, word processor,

data base, fogli elettronici, ipertesti, software didattico, simulazione, posta elettronica,

Internet).

Tali ambienti permettono inoltre la costruzione della conoscenza attraverso negoziazione

e cooperazione intellettuale con partner reali o virtuali, ma soprattutto possono permettere

a ciascuno di esprimere le proprie potenzialità in modo creativo.

E’ un contesto formativo in cui viene esaltata la possibilità di personalizzare i processi di

apprendimento, cioè di permettere a ciascuno di trovare gli approcci concettuali, le

44

strategie , le modalità più vicine al proprio profilo intellettuale e alle proprie esigenze di

conoscenza.

Peraltro è quello che impone la trasformazione delle tecnologie multimediali verso il web

based training, e la diffusione della logica della rete , cioè quella di un sapere mai chiuso

e definito ma diffuso, universale, aperto a tutti, in costante divenire grazie all’apporto di

ciascuno, all’apprendimento cooperativo, alla realizzazione di comunità di conoscenza,

ben rappresentato dagli alberi di conoscenza, programma sviluppato da Michel Authier e

Pierre Lévy in Les Arbres de connaissances, La Découverte , Paris, 1992.

L’albero di una comunità cresce e si trasforma a seconda dell’evoluzione delle

competenze della comunità stessa, tanto che l’organizzazione del sapere espressa da un

albero non è fissata una volta per tutte, essa riflette l’esperienza collettiva del gruppo e

dunque si evolve insieme a questa esperienza

Proprio Lévy introduce il concetto di intelligenza collettiva intesa come l’esito della messa

in sinergia delle competenze, delle risorse e dei progetti, della costituzione e

conservazione dinamica di memorie comuni, dell’attivazione di modi di cooperazione

flessibili e trasversali ( Levy P. Cybercultura, Feltrinelli, Milano 1999).

La Rete offre agli uomini la possibilità di costituirsi in agorà virtuali e quindi aprire spazi di

comunicazione e di negoziazione, di mettere in sinergie le intelligenze attraverso la

capacità di collaborare, collaborare per animare il pensiero collettivo in cui non si

annullano ma si valorizzano le diversità, e per contribuire all’elaborazione e alla soluzione

di problemi comuni.

Risulta quindi estremamente importante investire, nelle diverse forme di FAD, su una

strategia di apprendimento collaborativo proprio per far sì che la rete diventi “un luogo di

esplorazione di problemi, di discussione pluralista, di messa a fuoco dei problemi

complessi, di decisione collettive e di valutazione dei risultati che siano a misura delle

comunità coinvolte” ( Levy P., L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del

cyberspazio, Feltrinelli, Milano, 1996,p.73).

Ma la rete ci offre anche la possibilità di mettere in sinergia le nostre creatività per

costruire quella che Tim Berners- Lee chiama intercreatività. “ I media dipingono il Web

come un meraviglioso luogo interattivo in cui abbiamo una scelta illimitata dal momento

che non dobbiamo sorbirci quello che il produttore televisivo ha deciso di propinarci.

Tuttavia la mia definizione di interattivo non comprende solo la possibilità di scegliere , ma

anche quella di creare. Sul web dovremmo essere in grado non solo di trovare ogni tipo di

documento, ma anche di crearne e facilmente. Non solo di seguire i link, ma dicrearli, tra

45

ogni genere di media. Non solo di interagire con gli altri , ma di creare con glin altri.

L’intercreatività vuol dire fare insieme cose o risolvere insieme problemi .Se l’interattività

non significa soltanto stare seduti passivamente davanti a uno schermo, allora

l’intercreatività non significa solo starsene seduti di fronte a qualcosa di “interattivo”(

Berners-Lee T., L’architettura del nuovo web, Feltrinelli, Milano, p.148).

Il concetto di creatività è stato molto studiato da prospettive psicopedagogiche differenti

ed è stato considerato sempre una sfida per l’azione didattica. Promuovere un ambiente di

apprendimento in grado di valorizzare e potenziare le capacità di esplorazione, di

scoperta, di espressione creativa dei singoli allievi è stata una delle preoccupazioni della

didattica contemporanea, che non sempre però si è tradotta in azioni efficaci in tal senso.

Sappiamo che “ la creatività è un bene personale, ma anche sociale e civile da custodire

per il progresso della vita democratica e partecipata…… possiede tutte quelle energie che

possono autorizzare le persone a puntare in alto, a pensare in grande…” ( Rosati L.

Creatività e risorse umane, La Scuola , Brescia, 1997)

La creatività è una risorsa che ogni persona deve saper riconoscere e valorizzare per

affrontare il cambiamento, trasformare la realtà in senso positivo. Essa è stata definita in

modo diverso da famosi psicologi: immaginazione , fantasia, espressione artistica

(L.S.Vygotskij) sorpresa produttiva (J. Bruner) pensiero divergente ( J.P. Guilford)

esperienza di autorealizzazione ( A.H. Maslow) competenza di una specifica intelligenza

che produce qualcosa di nuovo nell’ambito di riferimento ( H. Gardner)

Ma ciò che accomuna le diverse interpretazioni è l’idea che una persona creativa è:

disponibile al cambiamento, capace di mettersi in discussione, flessibile mentalmente e

capace di trovare soluzioni originali ai problemi, capace di cogliere il positivo nelle

situazioni critiche, aperta al nuovo, alla sfida, all’avventura, disponibile ad accogliere l’altro

e a porsi nelle relazioni senza pregiudizi, capace di riconoscere e valorizzare la diversità.

L’espressione della creatività è legata alla presenza nel soggetto di condizioni interiori che

ben individua Eric Fromm : apertura all’esperienza, capacità di essere “perplessi” di fronte

alla realtà,

capacità di trastullarsi con i concetti e con gli oggetti, capacità di concentrarsi

sull’esperienza personale, percezione e accettazione del proprio Sé e costruzione di un

luogo interiore di valutazione,capacità di accettare il conflitto e la tensione che risultano

dalla polarità. ( Fromm E., L’atteggiamento creativo, in AA.VV. La creatività e le sue

prospettive, La Scuola , Brescia, 1972)

46

Tuttavia è opportuno ricordare che ci sono delle strategie formative che, come rileva Carl

Rogers favoriscono lo sviluppo di tali capacità e dunque permettono la realizzazione della

creativita’ nei processi di costruzione della conoscenza. ( Rogers C. Libertà

nell’apprendimento, Giunti-Barbera, Firenze, 1973)

In particolare si rileva l’importanza di promuovere un clima educativo caratterizzato da

sicurezza e libertà psicologica , in cui sia considerata la persona come valore

incondizionato, ci si comprenda partecipando e sia incentivata ogni forma di

autovalutazione

Ma nello stesso tempo è opportuno, nei processi di insegnamento, costruire situazioni di

problem solving ,valorizzare logiche euristiche, predisporre delle esperienze di

apprendimento che permettano di valorizzare la diversità di linguaggi, competenze e

strategie e favorire l’ autonomia sia cognitiva che emozionale – affettiva dell’allievo.

Non sempre nella didattica in presenza è possibile realizzare tutto ciò , poiché, nei vincoli

di spazio e di tempo che la caratterizzano , spesso dominante è la logica della

trasmissione di conoscenze ad un gruppo classe. Per questo l’e-learning può essere visto

come una possibilità di valorizzare quegli aspetti dell’azione didattica che in presenza non

è sempre possibile considerare con la necessaria attenzione.

La Rete inoltre permette di espandere la potenzialità individuale di creatività per arricchirla

con la ricchezza della costante interazione e scambio con gli altri, in un contesto di

condivisione della cultura , di quell’universo patrimonio simbolico che si rende esplicito al

soggetto conoscente nelle forme della lingua, della storia, dell’arte , della scienza e della

religione e che grazie ad esse può interpretare la realtà , arricchendola continuamente,

fondendo una simbologia antica con quella del mondo moderno, sicuramente influenzato

dallo sviluppo scientifico e tecnologico ( Rosati L-. De Santis M., Creatività gioco e fantasia

nelle attività del bambino e dell’adulto, Anicia, Roma, 2002).

Secondo Berners-Lee per realizzare tutto ciò avremo sicuramente bisogno di strumenti

decisamente più validi: migliori formati per presentare l’informazione, interfacce più

intuitive per editare e cambiare l’informazione, un’integrazione fluida con l’editing web

degli altri strumenti, come le chat room e l’audio e videoconferenza. Dovremo essere in

grado di conservare su un server un’annotazione riguardo una pagina di un altro, ci

serviranno semplici controlli dell’accesso per i membri di un gruppo e il modo di

rintracciare le variazioni apportate ai documenti ( Berners-Lee T.,L’architettura del nuovo

web ; Feltrinelli, Milano, 2001, p.144)

47

In questo contesto parlare di e-learning significa però soprattutto ridefinire i processi di

insegnamento e apprendimento previsti nelle forme tradizionali di FAD., secondo logiche

che si rifanno ai principi sopra indicati e che sollecitano ancora un attento lavoro di ricerca

didattica.

Prima di tutto richiede un’azione di insegnamento basata su una progettazione aperta e

flessibile caratterizzata dai seguenti elementi:

- Una analisi dei bisogni e delle risorse formative degli allievi, nel riconoscimento e

valorizzazione delle diverse intelligenze e delle diverse strategie

- Una definizione appropriata e coerente di obiettivi formativi orientati allo sviluppo di

competenze decisionali e di strategie metacognitive

- Una selezione e organizzazione dei contenuti per moduli e impostati secondo una logica

ipertestuale, aperta , non definita, organizzata su domande, su simulazioni di situazioni

problematiche per la cui soluzione è richiesto il contributo degli allievi

- L’adozione di strategie metodologiche di problem solving che

permettano all’allievo di procedere per ricerca e per apprendimento

cooperativo

- Una costante operazione di osservazione- monitoraggio della qualità dei

processi di insegnamento- apprendimento attivati e la predisposizione di

costanti momenti di valutazione- autovalutazione formativa.

Sostanzialmente un’azione didattica programmata per l’e-learning deve prevedere la

costruzione di un ambiente di apprendimento in cui siano allestite un variegato repertorio

di risorse , di linguaggi multimediali, di tecniche appropriate, di strategie e strumenti di

scaffolding per permettere una reale personalizzazione dei percorsi di apprendimento,

soprattutto per facilitare l’attivazione nell’allievo di un reale processo di apprendimento

significativo, creativo ed emancipante.

Per questo un progetto di e-learning deve essere centrato sulla possibilità data all’allievo

di essere attivo e protagonista , dunque di interagire con :

- il mezzo, mediante un interfaccia comunicativo amichevole e facilitante

- il docente , visto non più come depositario di un sapere chiuso e trasmettitore di

conoscenze, quanto come stimolatore, facilitatore, guida esperta

- il tutor nei diversi ruoli e competenze

- il percorso formativo e lo stesso contenuto di conoscenza in modo da divenire co-autori,

non semplicemente scegliendo tra percorsi già prestabiliti dal docente, quanto operando

annotazioni, integrazioni, costruendo un percorso personalizzato

48

- i compagni , per sviluppare forme di condivisione, cooperazione, negoziazione , peer

tutoring

Ma soprattutto di realizzare un’interazione attiva e costruttiva nella logica

dell’intercreatività.

Per questo occorre scegliere e adottare infrastrutture tecnologiche flessibili che possano

bene adattarsi alle esigenze e alle richieste formative espresse dal progetto.

In questo senso una “piattaforma” può risultare più o meno valida nella misura in cui sa

offrire soluzioni tecniche innovative che permettano all’allievo un approccio alla

conoscenza personale, aperto e dinamico.

E’ ovvio pensare che qualsiasi progettazione di percorsi di e–learning debba prevedere un

lavoro continuo e integrato di un team in cui la componente informatica , quella scientifica

legata ai diversi saperi e quella didattica possano interagire in modo produttivo. Non basta

conoscere i contenuti e saperli tradurre in pacchetti organizzati in modo ipertestuale e

multimediale per renderli magari più accattivanti. Occorre cambiare la logica del rapporto

insegnamento/apprendimento per promuovere una reale partecipazione dello studente ai

processi di costruzione della conoscenza e favorire la scoperta, il pensiero divergente, la

sorpresa produttiva..

Così è opportuno che il percorso di e-learning sia integrato da momenti in presenza per

porre attenzione a quegli aspetti relazionale e affettivi che abbiamo rilevato essere

importanti per la promozione della creatività.

Non va mai dimenticato che al centro della nostra preoccupazione deve esserci la

possibilità autentica di permettere a ciascuno di realizzarsi come persona libera , capace

di orientarsi nella realtà e di interagire con essa in modo costruttivo , dunque una persona

creativa capace di interagire con gli altri per pensare e costruire un mondo possibile per

l’uomo.

49

CAPITOLO 9

DIBATTITO INTORNO ALLA FAD E ALLA E-LEARNING

Ancora oggi la Formazione a Distanza viene vista con una certa diffidenza o, comunque,

tende ad essere considerata una forma di didattica 'di serie B', rispetto a quella

tradizionale.

Questa prospettiva, pero', non tiene conto in modo adeguato del fatto che la FaD e, nella

fattispecie, la formazione in rete, di terza generazione, differisce sostanzialmente dalla

didattica tradizionale, faccia a faccia, al punto che risulta, per certi versi azzardato un

confronto con essa.

Inoltre, le due forme di insegnamento non si escludono necessariamente a vicenda, ma

possono trovare una proficua integrazione, che può' dare luogo ad un modello di

educazione innovativo, in cui vengono privilegiati: la formazione della conoscenza come

processo ricorsivo, mai concluso, che può' essere continuamente arricchito, modificato,

ampliato, oltre che come processo collaborativo, in cui ogni discente può' fornire il suo

apporto, in cui vengono valorizzati i contributi dei singoli, la cooperazione per un obiettivo

comune, la possibilità' di un percorso di formazione che risponda alle esigenze individuali,

sia a livello di contenuto, sia di tempi di fruizione.

Per poter far comprendere i vantaggi che la FaD offre, e' necessario non solo fornire dei

materiali di elevata qualità' ed un supporto tecnologicamente avanzato ed efficiente, ma

anche diffondere una vera e propria cultura dell'e-learning.

Come afferma Carl Rogers, non e' possibile insegnare, ma solo facilitare l'apprendimento;

si apprende solo ciò che viene percepito rilevante per la propria crescita, all'interno di un

ambiente in cui vige un clima di fiducia e di ridotta minaccia per il se'.

Esamineremo brevemente alcune caratteristiche delle linee programmatiche del FAD

cercando di individuare alcuni ambiti e limiti di tale sistema.

1. Separazione allievo docente. Sicuramente una delle caratteristiche salienti

dell’istruzione a distanza è la separazione tra il docente e il discente. Questa distanza, al

di là di come sarà gestita, struttura il processo di insegnamento-apprendimento in modo

diverso da quello tradizionale, passando dal rapporto faccia a faccia al rapporto

dilazionato nel tempo e nello spazio, in cui «l’apprendimento si basa sullo studio

50

indipendente da parte dell’allievo di materiali prodotti specificatamente a tale scopo»

(Aretio, 1992, p.45).

2. Impegno di mezzi tecnici e approccio tecnologico. Una delle spinte più importanti nello

sviluppo dei sistemi di istruzione a distanza di seconda generazione è rappresentata dallo

sviluppo e dai progressi delle tecnologie di comunicazione che hanno ridotto ostacoli di

carattere geografico, economico o di altra natura.

3. Organizzazione di sostegno. Nello studio a distanza viene prevalentemente

incoraggiato l’apprendimento individuale, per cui lo studente si trova da solo e non in

gruppo (Aretio, 1992), ed è proprio per questo motivo che l’organizzazione istituzionale ha

il compito di fornire ai suoi discenti aiuto, motivazione, facilitazioni e controllo

dell’apprendimento. Keegan (1990) ha definito tale apprendimento individuale assistito:

«artificiale». Il limite consiste in questo: il docente che costruisce i materiali didattici non

conosce a priori quali saranno le «reazioni» degli studenti e non può neppure ricevere un

feedback immediato da parte degli stessi tale da aiutarli per adattare il contenuto e la

presentazione di nuove integrazioni.

4. Apprendimento individuale. Rispetto alla generazione precedente si formulano linee

programmatiche di ricerca, in particolar modo sui metodi e sulle strategie di insegnamento-

apprendimento a distanza: c’è un dichiarato intento di utilizzare un approccio più centrato

sull’allievo, più rispondente alla diversificazione dei bisogni educativi degli allievi, sia in

termini di contenuto che di sostegno didattico.

Pur riconoscendo la fondamentale dimensione dei bisogni e delle necessità individuali di

ogni studente che apprende, il limite più forte è che questo sistema non riesce a colmare

la dimensione sociale in quanto come spiega Wedemeyer lo studio rimane indipendente e

porta «.[…] gli insegnanti e i discenti a espletare i loro compiti e responsabilità essenziali,

lontani gli uni dagli altri» (Wedemeyer, 1977, citato da Keegan, 1993).

5. Comunicazione bidirezionale. Uno degli aspetti cui i maggiori teorici dell’istruzione a

distanza hanno voluto porre maggior rilievo è stata l’introduzione della comunicazione bi-

direzionale, la quale rendeva possibile finalmente l’interazione tra docente e discente.

Tuttavia la comunicazione che s’instaura è di tipo bilaterale (comunicazione uno-a-uno),

dove si stabilisce un rapporto esclusivo fra studente e il docente. In questo tipo di

51

organizzazione l’aspetto sociale è sicuramente il più sacrificato in quanto il contatto tra gli

studenti è del quasi del tutto assente, o delegato a rari incontri in presenza. Infatti Keegan,

in una lucida analisi sulle caratteristiche fondamentali dell’istruzione a distanza, scrive: «la

quasi permanente assenza del gruppo dei discenti per tutta la durata del processo di

apprendimento, cosicché, viene impartito un insegnamento individuale e non di gruppo,

con la possibilità […] di incontri occasionali sia per scopi didattici sia di socializzazione»

(Keegan, 1990).

6. Modalità di comunicazione di massa. I mezzi di comunicazione di massa si sono rilevati

i canali privilegiati nell’istruzione a distanza in quanto hanno rappresentato un mezzo

efficace per sostituire la presenza del docente e soprattutto per distribuire materiale

didattico.

In conclusione possiamo dire che: tra la prima e la seconda generazione FaD rimane

costante il fatto che esse si basano prevalentemente sulla produzione e distribuzione di

materiali didattici nei confronti della popolazione da formare e in generale sembrano che

siano più preoccupate a coprire le distanze geografiche che quelle socio-cognitive. Il limite

più forte di questi sistemi consiste nell’instaurare una debole interazione tra gli attori dei

processo formativo in quanto, come abbiamo visto, la comunicazione tra docente e

studente tuttavia rimane marginale e episodica mentre fra gli studenti è quasi del tutto

inesistente. Ciò inevitabilmente ha delle ripercussioni sull’apprendimento il quale risulta

essere sacrificato nella sua componente sociale e cognitiva, venendo ridotto a un fatto

esclusivamente individuale.

http://www.comunicareinrete.com/tesi/telem...one-a-distanza/

Nell’evoluzione della FAD segna una tappa fondamentale la diffusione dello standard VHS

(video home system), prodotto dalla società giapponese JVC a partire dal 1976. Le

opportunità formative, a seguito di questa introduzione, si rafforzarono in maniera

considerevole, sia perché le videocassette permettendo di registrare e rivedere una

trasmissione in differita, introdussero la norma di formazione asincrona, sia perché

attraverso il loro supporto, fu possibile realizzare corsi a distanza anche da acquistare. In

questo modo la FAD comincia ad assumere quelle caratteristiche tanto importanti quanto

inimitabili che la rendono preferibile ad un tradizionale corso formativo in presenza: la

possibilità di personalizzare l’offerta formativa.

Il passaggio alla terza generazione di FAD è segnato dall’avvento del digitale. A metà

degli anni ottanta, grazie alle straordinarie potenzialità del personal computer, utilizzato

52

ormai anche in ambienti famigliari, si assiste ad una svolta del paradigma educativo, sia

nell’ambito dell’istruzione a distanza, sia in quello dell’istruzione in presenza: l’utente viene

ad assumere un ruolo attivo nel proprio percorso formativo. Nasce la formazione on line

che sfrutta le potenzialità del web e che permette all'utente di essere seguito passo passo

durante la lezione.

La formazione a distanza può, allora, essere definita come un processo di distribuzione di

informazioni asincrono grazie al quale è possibile verificare l’apprendimento con test e

simulazioni, raccogliere i dati sulla fruizione e profitto dei singoli utenti, conservare e

predisporre tutte le statistiche e report, rendere visibili in tempo reale i dati del processo

formativo.

Esistono vantaggi immediatamente intuibili della formazione a distanza: il risparmio di costi

di spostamento , il risparmio di tempo, la fruizione in ufficio o a casa ed anche nel tempo

libero, l’alta diffusione , la tempestività e capillarità, la tracciabilità della formazione, l’aiuto

alla formazione continua, vantaggi e risparmi nei tempi e nelle modalità degli

aggiornamenti.

Link di interesse:www.corsi-formazione.info

www.quality.bicomega.it, bicomega.it/fad, formazione.bicomega.it

www.formazione-professionale.net

Apprendimento a distanza, apprendimento aperto, apprendimento collaborativo sono nati

in epoche certamente pre-telematiche. Essi, tuttavia, hanno trovato, nella telematica, la

base per arricchimenti, sviluppi e modificazioni sostanziali di nuovo tipo, grazie alla

possibilità di avere a disposizione risorse informative ed umane remote, alla possibilità di

partecipare a gruppi virtuali di svariata cultura, sesso, età, religione e di interagire in modo

paritario e diretto con tutti..

E-Learning

Fra E-Learning e blended learning e FAD le differenze riguardano principalmente:

- il tipo di apprendimento promosso: si può sviluppare un apprendimento prevalentemente

individuale contrapposto ad un apprendimento di tipo collaborativo;

- la funzione della tecnologia:essa può essere orientata a creare un ambiente che mette a

disposizione del materiale informativo (lezioni teoriche) ed esercizi o permettere lo

scambio collaborativo in gruppo e la realizzazione di prodotti congiunti

- l'integrazione o meno dell' attività a distanza con attività in presenza: ciò pone la

necessità di stabilire quali funzioni vengono svolte da ciascuna delle due componenti del

percorso formativo.

53

Molti sono gli ambienti on line a cui si collegano spesso diversi modelli formativi di

riferimento, che enfatizzano spesso la necessità di promuovere nei partecipanti un

apprendimento di secondo livello, ovvero la capacità di imparare ad imparare in un certo

ambito di conoscenza. Uno di questi modelli che si configura come particolarmente

originale in questo ambito, in quanto orientato a promuovere non tanto la capacità di

apprendere quanto quella di costruire conoscenza, è quello che gli stessi autori, Bereiter e

Scardamalia (in stampa) chiamano Knowledge Building. Tale modello è stato elaborato nel

corso di un'attività di ricerca di oltre 15 anni, che ha portato parallelamente alla messa a

punto dell'ambiente di collaborazione on line denominato prima CSILE (Computer-

Supported Intentional Learning Environment) e, in anni più recenti, Knowledge Forum.

In un’epoca di web 2.0 e network sociali, in cui la rete si arricchisce di partecipazione,

condivisione, authoring, può’ apparire superato occuparsi ancora di lezioni che hanno

luogo in presenza e sono corredate da materiale pubblicato su web. Con il nuovo web

interattivo di My Space, Wikipedia e Writely la condivisione e modifica di informazioni

online e in tempo reale non richiede considerevoli competenze informatiche, consentendo

un aumento vertiginoso del numero di contenuti, anche di tipo didattico, disponibili online.

Nuovi ambienti e nuovi modi di comunicare sembrano caratterizzare il futuro della rete ,

mediante applicazioni innovative come i “webtop” desktop virtuali che forniscono spazi di

lavoro online.

Tuttavia nell’attuale mondo accademico, le potenzialità dei nuovi sistemi tecnologici

appaiono parzialmente limitate e la lezione tradizionale in presenza, associata a strumenti

informatici di supporto (web-enhanced teaching), è la situazione didattica più diffusa. Dalla

recente indagine della CRUI sullo stato dell’e-learning negli Atenei italiani

(www.fondazionecrui.it/elue), risulta, infatti, che gli Atenei che hanno un supporto

informatico e didattico utilizzano principalmente le proprie risorse per l’arricchimento delle

forme tradizionali di insegnamento in presenza, e cioè per incrementare la qualità

dell’insegnamento e offrire flessibilità alle modalità di fruizione di tale tipo di offerta

didattica.

Risulta cioè che la forma più frequente di uso delle tecnologie nell’insegnamento riguarda

ancora questa specifica tipologia: quella dell’insegnamento in presenza (la lezione

“tradizionale”), accompagnata da materiali di supporto (Video, ppt, testi, multimedia), fruiti

durante la lezione e poi ottenuti per lo studio a casa, sempre più spesso utilizzando il web.

La didattica non è quindi concepita come un trasferimento di contenuti veicolati

esclusivamente e totalmente dalla rete (e-learning). La realtà formativa universitaria

54

sembra essere caratterizzata in prevalenza da un insegnamento tradizionale integrato ed

arricchito, più o meno frequentemente, con tecnologie informatiche e web-base.

L'uso della telematica nella formazione a distanza è spesso interpretato come un modo

rapido ed economico per raggiungere i fruitori del prodotto formativo. In quest'ottica, le reti

vengono intese come meri canali di distribuzione di massa. Negli ultimi anni tuttavia si sta

consolidando l'idea che l'efficacia didattica della telematica si concretizzi non tanto nel

sostituire il telefono o il servizio postale, quanto piuttosto nella capacità di realizzare nuove

forme di interazione a distanza, attraverso l'allestimento di aule virtuali che consentano al

singolo una attiva partecipazione anche dalla propria residenza o sede di lavoro o di

studio. La rete viene quindi concepita non solo come strumento di trasmissione delle

informazioni, ma anche e soprattutto come "luogo" in cui dar vita ad un processo di

insegnamento/apprendimento, connotato da una elevata interattività fra tutti gli attori

coinvolti (studenti, tutor, docenti).

Ciò che caratterizza sempre più la didattica a distanza di nuova generazione non è

l'asincronia quanto piuttosto l'interattività, la condivisione che stimolano la partecipazione

degli studenti, consentendo sia il consolidamento, sia il recupero delle conoscenze e delle

competenze. Anche la didattica tradizionale fa ricorso a strumenti asincroni, si pensi

banalmente ai compiti a casa, tuttavia incontra notevoli difficoltà sul terreno del

coinvolgimento degli studenti.

L'utilizzo dunque delle reti telematiche non è né trasparente né neutrale, ma può incidere

qualitativamente sull'educazione.

L'annullamento delle barriere di spazio e di tempo non costituisce dunque l'unico punto di

forza della FaD. La grande opportunità offerta dalle tecniche e dalle metodologie della

didattica a distanza consiste piuttosto nel fornire un potente stimolo alla maturazione dello

spirito critico attraverso il confronto, la comparazione delle informazioni, l'uso della

multimedialità. La FaD, sia essa intesa come semplice distribuzione di materiali didattici

finalizzati all'approfondimento ed al recupero di competenze, sia essa intesa come rete di

interazioni, impone una ridefinizione del modello di trasmissione della conoscenza che

valorizzi lo studente come soggetto attivo e critico.

55

CONCLUSIONI

La filosofia del life long learning realizza quella garanzia di crescita professionale che

accompagnerà la mia generazione nella Società dell'Informazione, dove risorse

informative e allocazione della persona saranno i beni più preziosi. I nuovi sistemi della

formazione seguono il singolo soggetto durante tutta la sua vita lavorativa, stimolandolo ad

essere attivo e partecipe nella ricerca di sempre nuove occasioni per realizzare la propria

crescita professionale. Le persone sono risorse che, se valorizzate, non solo diventano il

vero vantaggio competitivo per la sfera lavorativa, ma portano nel loro privato la

consapevolezza e la soddisfazione di aver prodotto qualcosa di valevole e vicino al loro

modo di essere.

Imparare per essere e per fare è la legge dello sviluppo delle capacità delle risorse

umane che il mercato e la qualità della vita richiedono. Alla conoscenza del che cosa e

del perché, oggi è indispensabile aggiungere (non sostituire) la conoscenza del come, del

chi e del verso dove (F. La Noce, 2001).

Le ramificazioni d'indagine continue del percorso professionale e di crescita di una

persona, portano alla consapevolezza che la conoscenza cresce e si allarga quanto più la

si distribuisce; poco importa se si crea un paradosso, rispetto alla risorsa più preziosa

della Società dell'Informazione, la conoscenza, che cresce alla sua diffusione, negando il

principio fondamentale della scarsità di risorse su cui si fonda l'economia classica.

Il cambiamento per il nuovo sistema formativo è richiesto dalla Nuova Economia,

caratterizzata dalla globalizzazione e dalla competitività tra le imprese, scenario che esige

un nuovo sistema educativo integrato e un sistema produttivo che punti sulla qualità e su

nuove professioni.

La sempre più libera e globale circolazione delle informazioni, la progressiva

personalizzazione dell'offerta, pronta a cogliere anche i bisogni non espressi, l'adeguato

impiego delle tecnologie, l'abbattimento dei costi, la competizione sempre più spinta,

rappresentano le sfide del nuovo millennio.

Si riflette sul come l'e-learning possa diventare una possibile via alla risoluzione dei

bisogni formativi, e su come i singoli soggetti interpretino le metodologie trattate: si

rimanda alle esigenze specifiche delle diverse utenze e all'evolversi delle piattaforme il

diffondersi di una forma originale di apprendimento in rete. Si apre un mondo di ricerca

assai complesso, che potrà essere conosciuto solo gradualmente, attraverso una

familiarizzazione progressiva, protratta nel tempo, al mondo e-learning, in un confronto

continuo tra le esperienze diverse degli attori in gioco.

56

BIBLIOGRAFIA

Testi e pubblicazioni:

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57

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Altre note bibliografiche sono tra parentesi all’interno del testo.

Risorse online:

www.asfor.it www.erikson.it www.mosaico.rai.it www.territorioscuola.com