Pagine da strength & conditioning 8

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S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 5 S&C (Ita) n.8, Aprile-Giugno 2014, pp. 5-10 Nel 1676, l’olandese Antonie van Leeuwenhoek, inventore del microscopio, descrive piccolissime entità che, per la loro capacità di muoversi, in- tuisce trattarsi di organismi viventi e li chiama animalicula (piccoli animali). Nel 1838, il naturali- sta tedesco Christian Gottfried Ehrenberg per la prima volta li chiama bakterie dal greco βακτήριου (bastoncino), dalla forma posseduta dalla maggior parte di loro. In realtà, i piccoli animali non sono solo batteri ma anche lieviti, protozoi, funghi, al- ghe, muffe e soprattutto non sono piccoli animali. L’uomo domatore di microbi inventa le biotecnologie. Molto prima di essere visti, l’uomo ha sfruttato per i suoi bisogni gli animalicula, creando di fatto le biotecnologie. 7000 anni avanti Cristo, nell’a- rea corrispondente all’Iran, nasceva la birra per trasformazione in alcol degli zuccheri dei cereali ad opera dei lieviti presenti nell’aria. Gli antichi Egizi e gli abitanti di tutto il bacino me- diterraneo avevano imparato a lasciare l’impasto di acqua e macinati di cereali all’aria aperta per farlo aumentare di volume (lievitare) prima di cuo- cerlo; per rendere il fenomeno più ripetibile ag- giungevano della birra, di fatto scoprendo il lie- vito di birra. Dal 6000 AC si hanno prove che in Armenia si produceva vino dalla fermentazione del succo d’uva. Ancora prima che l’uomo creasse l’agricoltura, dalla quale avere i cereali, l’uomo be- veva l’Idromele, bevanda idroalcolica prodotta dal- la fermentazione del miele raccolto dagli alveari. L’idromele è considerato il primo doping per uomini e cavalli nella storia dello sport. Plinio il vecchio riferisce che certe tribù barbariche consumavano latte acido; antiche tradizioni persiane tramanda- no che Abramo doveva la sua fecondità all’uso re- golare di latte acido. In realtà, lo Yogurt, nome di origine turca, era molto usato dall’uomo neolitico dell’Asia centrale. Era prodotto dal latte di caval- lo ad opera dei batteri presenti nei recipienti per trasportare il latte durante le trasmigrazioni nelle steppe, recipienti fatti con intestino (!) di animali. Piccoli e cattivi Nel 1800, Louis Pasteur e Robert Koch dimostra- no l’origine batterica di importanti malattie, quali la Tubercolosi, il Colera, il Carbonchio. Pasteur si occupa della modalità con la quale i batteri diffon- dono la malattia e dimostra che la febbre spesso mortale che uccideva tante donne dopo il parto (la terribile febbre puerperale) era trasmessa dal- le mani sporche degli ostetrici (!). Malgrado Pa- steur, fu Ignác Semmelweis (1818-1865), medico ungherese, che adottò le prime misure igieniche: lavarsi le mani! Ridusse l’incidenza della febbre puerperale nelle sue pazienti, ma fu considerato pazzo e rinchiuso in manicomio, dove morì per le percosse ricevute 1 . I batteri diventarono ben presto i nemici da com- battere (non c’erano ancora gli antibiotici) e, cer- cando di bloccarne la diffusione, Pasteur inventò la pastorizzazione, un metodo per sterilizzare i cibi ed impedire la trasmissione all’uomo di ma- lattie. Ma Pasteur dimostrò anche che i processi fermentativi erano opera di microrganismi. A lui si deve la dimostrazione che la formazione dell’al- cool, a partire dal vino, è un processo biologico che avviene in assenza di ossigeno (“la vita senza aria”) e non una reazione chimica spontanea. Di lì a passare alla fermentazione intestinale il pas- so fu breve e, soprattutto osservando che molti pazienti psichiatrici avevano problemi intestinali, si ipotizzò che la malattia mentale fosse una con- seguenza di una autointossicazione indotta dai batteri. Noi e i batteri I batteri sono comparsi sulla terra circa 3 miliardi di anni fa, in un cucchiaio di terreno se ne possono trovare fino a 10000 miliardi: sono presenti dap- pertutto comprese tutte le superfici del nostro organismo. Oltre il 90% delle cellule del corpo umano non sono umane ma sono microrganismi, in gran parte bat- teri. Nel nostro organismo ci sono oltre 40000 ceppi batterici per un totale di oltre 100 trilioni (1 IL LATO B DEL CERVELLO Menotti Calvani La macchina che c’è in me MENOTTI CALVANI Medico, specializzato in neurologia, farmacologia clinica oltre che in tossicologia medica, si è laureato in scienza della nutrizione umana. Ha pubblicato oltre 200 articoli scientici su riviste internazionali prevalentemente sui temi del metabolismo, sui mitocondri e sulle patologie degenerative. a b c d e Figura n°1 - a) Gengis Khan, come i suoi antenati del neolitico, era un grande utilizzatore di yogurt. b) Pane egizio trovato in una tomba. c) Tavoletta cuneiforme con gli ingredienti per fare la birra. d) Uomo con coppa di vino, Armenia 4000 anni AC. e) Lidromele, prima bevanda alcolica pro- dotta dalluomo, è stata anche la prima sostanza dopante usata anche per energizzare i cavalli. 1. http://vi- meopro.com/ bunkostudios/ sid-the-science- kid-grandmas- flashback/vi- deo/80301859.

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  • 1. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 5 S&C(Ita)n.8,Aprile-Giugno2014,pp.5-10 Nel 1676, lolandese Antonie van Leeuwenhoek, inventore del microscopio, descrive piccolissime entit che, per la loro capacit di muoversi, in- tuisce trattarsi di organismi viventi e li chiama animalicula (piccoli animali). Nel 1838, il naturali- sta tedesco Christian Gottfried Ehrenberg per la prima volta li chiama bakterie dal greco (bastoncino), dalla forma posseduta dalla maggior parte di loro. In realt, i piccoli animali non sono solo batteri ma anche lieviti, protozoi, funghi, al- ghe, muffe e soprattutto non sono piccoli animali. Luomo domatore di microbi inventa le biotecnologie. Molto prima di essere visti, luomo ha sfruttato per i suoi bisogni gli animalicula, creando di fatto le biotecnologie. 7000 anni avanti Cristo, nella- rea corrispondente allIran, nasceva la birra per trasformazione in alcol degli zuccheri dei cereali ad opera dei lieviti presenti nellaria. Gli antichi Egizi e gli abitanti di tutto il bacino me- diterraneo avevano imparato a lasciare limpasto di acqua e macinati di cereali allaria aperta per farlo aumentare di volume (lievitare) prima di cuo- cerlo; per rendere il fenomeno pi ripetibile ag- giungevano della birra, di fatto scoprendo il lie- vito di birra. Dal 6000 AC si hanno prove che in Armenia si produceva vino dalla fermentazione del succo duva. Ancora prima che luomo creasse lagricoltura, dalla quale avere i cereali, luomo be- veva lIdromele, bevanda idroalcolica prodotta dal- la fermentazione del miele raccolto dagli alveari. Lidromele considerato il primo doping per uomini e cavalli nella storia dello sport. Plinio il vecchio riferisce che certe trib barbariche consumavano latte acido; antiche tradizioni persiane tramanda- no che Abramo doveva la sua fecondit alluso re- golare di latte acido. In realt, lo Yogurt, nome di origine turca, era molto usato dalluomo neolitico dellAsia centrale. Era prodotto dal latte di caval- lo ad opera dei batteri presenti nei recipienti per trasportare il latte durante le trasmigrazioni nelle steppe, recipienti fatti con intestino (!) di animali. Piccoli e cattivi Nel 1800, Louis Pasteur e Robert Koch dimostra- no lorigine batterica di importanti malattie, quali la Tubercolosi, il Colera, il Carbonchio. Pasteur si occupa della modalit con la quale i batteri diffon- dono la malattia e dimostra che la febbre spesso mortale che uccideva tante donne dopo il parto (la terribile febbre puerperale) era trasmessa dal- le mani sporche degli ostetrici (!). Malgrado Pa- steur, fu Ignc Semmelweis (1818-1865), medico ungherese, che adott le prime misure igieniche: lavarsi le mani! Ridusse lincidenza della febbre puerperale nelle sue pazienti, ma fu considerato pazzo e rinchiuso in manicomio, dove mor per le percosse ricevute1 . I batteri diventarono ben presto i nemici da com- battere (non cerano ancora gli antibiotici) e, cer- cando di bloccarne la diffusione, Pasteur invent la pastorizzazione, un metodo per sterilizzare i cibi ed impedire la trasmissione alluomo di ma- lattie. Ma Pasteur dimostr anche che i processi fermentativi erano opera di microrganismi. A lui si deve la dimostrazione che la formazione dellal- cool, a partire dal vino, un processo biologico che avviene in assenza di ossigeno (la vita senza aria) e non una reazione chimica spontanea. Di l a passare alla fermentazione intestinale il pas- so fu breve e, soprattutto osservando che molti pazienti psichiatrici avevano problemi intestinali, si ipotizz che la malattia mentale fosse una con- seguenza di una autointossicazione indotta dai batteri. Noi e i batteri I batteri sono comparsi sulla terra circa 3 miliardi di anni fa, in un cucchiaio di terreno se ne possono trovare fino a 10000 miliardi: sono presenti dap- pertutto comprese tutte le superfici del nostro organismo. Oltre il 90% delle cellule del corpo umano non sono umane ma sono microrganismi, in gran parte bat- teri. Nel nostro organismo ci sono oltre 40000 ceppi batterici per un totale di oltre 100 trilioni (1 IL LATO B DEL CERVELLO Menotti Calvani La macchina che c in me MENOTTI CALVANI Medico, specializzato in neurologia, farmacologia clinica oltre che in tossicologia medica, si laureato in scienza della nutrizione umana. Ha pubblicato oltre 200 articoli scientifici su riviste internazionali prevalentemente sui temi del metabolismo, sui mitocondri e sulle patologie degenerative. a b c d e Figura n1 - a) Gengis Khan, come i suoi antenati del neolitico, era un grande utilizzatore di yogurt. b) Pane egizio trovato in una tomba. c) Tavoletta cuneiforme con gli ingredienti per fare la birra. d) Uomo con coppa di vino, Armenia 4000 anni AC. e) Lidromele, prima bevanda alcolica pro- dotta dalluomo, stata anche la prima sostanza dopante usata anche per energizzare i cavalli. 1. http://vi- meopro.com/ bunkostudios/ sid-the-science- kid-grandmas- flashback/vi- deo/80301859.

2. Bruno Giardina Direttore del Dipartimento di Diagnostica e Medicina di Laboratorio Direttore del Centro di Ricerca in Biochimica e Nutrizione dello Sport BRUNO GIARDINA Nato a Palermo il 17 Giugno 1945. Professore Ordinario di Biochimica nella facolt di Medicina e Chirurgia dellUniversit Cattolica del sacro cuore di Roma. Direttore della sezione romana dellIstituto CNR per lo studio della Chimica del Riconoscimento Molecolare. Direttore del Dipartimento di Diagnostica e Medicina di laboratorio del Policlinico Gemelli di Roma. Delegato del Rettore per il coordinamento e la Promozione della Ricerca dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore. autore di numerose pubblicazioni su qualificate riviste internazionali. ttivit sportiva e nutrizione personalizzata. Lesperienza del CriBeNS A STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 11 S&C(Ita)n.8,Aprile-Giugno2014,pp.11-15 S&C Mi hanno molto colpito le parole del Presidente della FIPE riportate nellEditoriale [S&C, Anno 1, n.0, pag. 3, NdR] dellautunno 2011: Considero le palestre, i campi di allenamento ed ogni luo- go dove fare attivit fisica, spazi importanti, alla stregua degli ambulatori medici, dove si tratta la medicina per curare la salute delluomo, perch sicuramente un uomo forte anche sano. Dal- tra parte, gi nel VI secolo a. C., Solone, il primo legislatore delle palestre, rappresentava latleta come la persona che meglio incarnava il coraggio, la bellezza e larmonia, espressione non solo di vi- goria fisica, ma anche di qualit morali. Questi concetti, quindi, pur avendo radici che af- fondano lontano nel tempo, continuano ad essere di grande attualit. veramente singolare come la medicina stia riscoprendo, ovviamente con me- todi e tecniche sempre pi sofisticati, antichi va- lori ed idee. Si pensi allaffermazione di Ippocrate: Se fossi- mo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, n in difetto n in eccesso, avremmo trovato la strada per la sa- lute. Tutto questo perfettamente in linea con lattuale politica tesa ad una medicina preventiva basata su una corretta alimentazione ed una ade- guata attivit fisica. Per qualsiasi sistema sanita- rio importantissimo che alla longevit si associ un adeguato livello di autosufficienza. lactive aging che si vuole perseguire anche a livello dei programmi di ricerca europei e che non pu non basarsi sulla stretta associazione tra at- tivit fisica e nutrizione. La medicina, ora pi che mai, appare con estrema chiarezza il nodo fonda- mentale delle pi importanti problematiche socia- li, economiche, culturali e politiche della societ del futuro. 3. Gian Nicola Bisciotti GIAN NICOLA BISCIOTTI Physiologist Lead c/o Qatar Orthopaedic and Sport Medicine Hospital, FIFA Center, Doha (Q). Senior Coordinator Kinemove Rehabilitation Centers, Pontremoli, La Spezia (I). e dovessimo rivedere il progetto S STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 17 S&C(Ita)n.8,Aprile-Giugno2014,pp.17-25 Introduzione. Ovvero: chiss se tra qualche milione di anni... Ho iniziato ad interessarmi al fenomeno dellinvec- chiamento, in senso fisiologico intendo, da quando questultimo, linvecchiamento intendo, ha iniziato ad interessarsi a me ossia allincirca alla fine della mia quinta decade di vita, momento in cui, un po per tutti, si verifica il vero e proprio giro di boa fisiologico, che ci conduce inevitabilmente verso di lui. Il fenomeno dellinvecchiamento nelluomo viene attualmente spiegato attraverso essenzialmente tre categorie di teorie. La prima la cosiddetta teoria evoluzionista, che si basa sul concetto del soma disponibile. Una seconda categoria co- stituita dalle teorie integrative, che analizzano il sistema di mantenimento dellomeostasi gene- rale che assicura il controllo del fenomeno dellin- vecchiamento stesso. La terza ed ultima cate- goria rappresentata dalle teorie cellulari, che si basano sia sulle influenze ambientali, sia sulle qualit del genoma. In questa sede, non abbiamo purtroppo il tempo di affrontare questi argomen- ti, invero abbastanza complicati: chi fosse per interessato a sapere dove il tempo lo conduce pu sempre dare unocchiata al mio libro, il cui titolo trover in bibliografia e rendersi conto che invecchiare non poi cos brutto come si possa pensare; e poi, per consolarci dellineluttabilit del fenomeno, basta ricordare che invecchiare lunico modo di vivere, per cui in fin dei conti ho sempre pensato che luomo nasce, muore e for- se invecchia, e quel forse rappresenta indubbia- mente una fortuna. Ma la storia di questarticolo unaltra, anche se, alla fine, sintreccia con la mia curiosit scientifica sul fenomeno dellinvec- chiamento e per spiegarla debbo giocoforza fare una piccola, ma necessaria, digressione sul tema. Da sempre sono convinto della transitoriet del- la scienza e della sua assoluta necessit, al fine di permettere alluomo di superare, giorno dopo giorno, i limiti della sua conoscenza, ma sono an- che convinto del contrario. Mi spiego meglio: sono anche altrettanto profondamente convinto che - dallo studio della scienza di ieri - si possano trar- re spunti, concetti, nozioni, idee tuttaltro che antiquate ed anacronistiche. Per questo motivo dedico sempre, e con costanza, una parte del mio tempo alla lettura, o rilettura, di articoli scienti- fici datati e dimenticati da tempo, alla ricerca di qualche cosa di speciale, nascosto dalla polvere degli anni, che riaffiori da quei vecchi fogli. Una specie di piccola magia che spesso accade. E que- sta piccola, ma preziosa, magia si riverificata quando mi capitato nuovamente sotto gli occhi, dopo quasi 15 anni, un bellarticolo di Jay Olshan- sky, Bruce Carnes e Robert Butler, apparso sulla rivista Le Scienze (ossia la versione italiana di Scientific American) nel marzo del 2001. Larticolo trattava dellinvecchiamento, o - per meglio dire - dei difetti di progettazione che fanno delluomo un progetto biologico fallimentare nei confronti del fenomeno dellinvecchiamento. A quellepoca, non ero ancora troppo interessato allargomento e probabilmente proprio per questo motivo, larti- colo non suscit in me unattenzione particolare. Questo, detto per inciso, a riprova del fatto che non esistono argomenti poco interessanti di per s, ma esiste solamente gente poco interessa- ta. Dal momento che oggi, invece, faccio parte di quella parte di gente interessata allargomen- to dellinvecchiamento, larticolo di Olshansky e dei suoi collaboratori mi parso a dir poco di un interesse straordinario. Ragion per cui ho inizia- S&C 4. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 27 S&C(Ita)n.8,Aprile-Giugno2014,pp.27-29 Nella sua gestazione, questo testo [seconda par- te di un lavoro iniziato nel numero scorso di S&C (n7, gennaio-aprile 2014, pp.21-22)], recava un provvisorio (e per pretenzioso, ma lautore giocava) titolo con sottotitolo, cio quelli di La preparazione delle preparazioni - Alla maniera di Wittgenstein - Trattatello logico-filosofico sullal- lenamento sportivo (ovvero raccolta di proposi- zioni significative sulla preparazione in genere che la vita e sulla preparazione motoria in particola- re). fuori di dubbio (lo sappia bene il lettore, lo sappia bene) che il testo, in s elementare ed in s tuttaltro che pretenzioso, solo nel primitivo titolo (questo s, pretenzioso!) imitava una famosa opera filosofica una delle pi grandi mai ideate e composte e comunque una delle pi importanti e significative del 900 che si deve ad un gran- de, geniale pensatore del secolo scorso, Ludwig Wittgenstein. Solo nel nome, stiamo osservando, perch quella di Wittgenstein, in realt, filosofia (filosofia della logica e della matematica, in realt) allennesima potenza con la quale, dallalto, si pu dominare le cose del mondo, le parole, i fatti, le relazioni tra umani, il mondo fisico e quello meta- fisico. Fu lunica opera (breve opera di circa 70 pagine, del resto) che Wittgenstein edit nellar- co della sua vita, altri lavori ma molto meno si- gnificativi apparvero postumi. Il Tractatus (Lo- gisch-Philosophische Abhandlung, 1921) ricalca nel titolo il Tractatus theologico-politicus di Baruch Spinoza, il filosofo della Ethica (Ethica more ge- ometrico demonstrata, 1677), uno dei testi pi complessi dellintera storia della filosofia (ma dove egli aveva scritto chiaramente che lo sforzo di capire la prima ed unica base della virt e che un uomo libero non pensa a nulla, e men che nulla alla morte; la sua saggezza non consiste nel me- ditare sulla morte, ma sulla vita). Secondo Wittgenstein, il linguaggio travestirebbe il pensiero: dunque, la sua opera unopera sul linguaggio e sulla sua relazione con la filosofia, in particolare sul linguaggio quotidiano da analizza- re, per depurarlo dalla confusione e dai non-sensi di cui esso vittima, praticamente da sempre. La struttura del Tractatus di Wittgenstein com- posta da una serie di asserzioni numerate e ge- rarchicamente ordinate. Si tratta di 7 asserzioni principali e di una serie di commenti a queste su- bordinate ed anchessi distribuiti su pi livelli, in modo da commentare, per esempio, il commento al commento al commento di una proposizione: per cui, si avrebbe 1, 1.1, 2, 2.1, 2.1.1, 2.2, 3, 3.1, 3.1.1, ecc. ecc. Per il grande interesse che rivestono, vale la pena di riportare (anche nella nostra rivista) le sette asserzioni principali del Tractatus: 1. il mondo tutto ci che accade; 2. ci che accade, il fatto, il sussistere di stati di cose; 3. limmagine logica dei fatti il pensiero; 4. il pensiero la proposizione munita di senso; 5. la proposizione una funzione di verit delle proposizioni elementari; 6. la forma generale della funzione di verit : [p, , ()]. Questa la forma generale della proposizione; 7. su ci di cui non si in grado di parlare, si deve tacere. Solo come stimolo, proviamo a rifarci a tale ir- raggiungibile autorit, per tentare di descrivere, semplicemente descrivere, alcuni principi che, in quanto tali (i principi stanno per forza di cose pri- ma di tutto, se no che princpi sarebbero?), an- ticipano ogni conoscenza ed ogni relazione tra i concetti, ipotizzando di porli alla base dei nostri pensieri sul movimento e sullallenamento. Aveva- mo chiamato tutto questo, che alla maniera di Wittgenstein, la preparazione delle preparazioni (cui sar, ma in un numero successivo di S&C, de- dicata la parte centrale della nostra Antropologia dellallenamento). Basata, qui, su princpi che la logica (ed il buon senso?) indica, al di l di ogni pretesa scientifica e di ogni dogma. Dei princpi e del principio dei princpi. Il principio ed il pensiero e la riflessione primigenia: il moto ne abbiamo gi parlato. In questa parte, ci occupiamo (2) della vita delluomo e della sua complessa unit, (3) dei costitutivi della vita, (4) del moto e della sua es- senza, dei comportamenti inerenti al moto, della sua previsione e dellaspirazione ad anticipare il moto. 2. Della vita delluomo e della sua complessa unit (2.1) Il carattere essenziale dellessere uomo di essere un vivente. Cio di essere vivente. (2.2) Proprio la vita il suo attributo davvero es- senziale. (2.3) Ogni essere umano, in quanto persona, ha una sua vita individuale, che pu essere vista come un complesso indissolubile di fenomeni. (2.4) Tali fenomeni sono talmente collegati ed in- tegrati da non potersene influenzare uno senza interessare anche tutti gli altri, in misura pi o meno grande, pi o meno trascurabile, ma non eli- minabile. (2.5) Se si persegue lobiettivo di influenzare pre- cipuamente un aspetto della vita della persona, per forza di cose vengono interessati tutti gli al- tri, anche minimamente. Quanto pu dirsi, si pu dir chiaro; e su ci di cui non si pu parlare si deve tacere. Ludwig Wittgenstein (1889-1951) PASQUALE BELLOTTI ([email protected] gmail.com; [email protected] unito.it), medico, esperto di movimento e di allenamento, insegna attualmente Etica e Bioetica dello Sport a Torino, nella SUISM. Molti libri e molti articoli al suo attivo. anche Presidente de LAmca Onlus, associazione con numerosi progetti di assistenza e di supporto in Africa (ed in Italia): www.amacaonlus. org. Quello stile di vita chiamato allenamento ANTROPOLOGIA DELLALLENAMENTO (Seconda Parte) P. Bellotti, Medico 5. Introduzione Abbiamo visto insieme, come lanalisi di due termi- ni - Forma e Funzione - riferita a campi di indagine diversi - Esercizio e Attrezzo, Corpo e Movimento - pu generare corrispondenze biunivoche inte- ressanti. Soprattutto pu guidare allesplorazione (funzionale) di territori inesplorati, incompresi o misconosciuti (tecniche, metodi, discipline) e allab- battimento (formale) di inutili barriere tra scenari operativi ritenuti contrapposti e contrastanti (alle- namento, preabilitazione, riabilitazione). Nei prece- denti articoli ho proposto una rilettura di termini noti, correndo sulla linea di una disquisizione pu- ramente teorica. I termini in questione, non sono antiquati e logori superstiti di una grammatica scomparsa; nella loro elementarit talmente ov- via da sembrare banale sottintendono significati e valenze che vanno ben oltre il loro aspetto con- venzionale. Allargandone laccezione, rafforzandone la comprensione, possono permettere di sviluppare un linguaggio, se non nuovo, almeno diversamente orientato o diversamente attento. Lallenamento in s non ha aggettivazioni proprie. Quando al termine allenamento si avvicinano attributi pi o meno generici (fisico, tecnico, tattico); indicazioni relative alla capacit bersa- glio (allenamento della forza, allenamento della resistenza, allenamento della velocit); specifica- zioni distrettuali (allenamento per le gambe, al- lenamento per gli addominali, allenamento per le braccia), il significato che il termine stesso sottin- tende, non cambia. Ma soprattutto non cambiano i principi metodologici, e non cambiano normative di valutazione e modalit di somministrazione del carico. Nelle righe che seguono si parler di ideogrammi e di pittogrammi motori; di filogenesi ed ontogenesi del Movimento; di Movimento Transitivo e di Movi- mento Intransitivo; delle quattro tappe del proces- so di ristrutturazione motoria; di una gerarchia strumentale costituita da tre livelli successivi. Alberto Andorlini ALBERTO ANDORLINI Dopo una lunga esperienza come Insegnante di Educazione Fisica, oggi Preparatore Atletico e Riabilitatore. La sua attivit si lega da sempre allinteresse per levoluzione del Movimento e per lo sviluppo della Performance. Ha lavorato per A.C. Fiorentina, A.C. Siena, Al Arabi Sports Club, Chelsea F.C. e Nazionale Femminile Calcio in qualit di Terapista e Preparatore Atletico. Attualmente Riabilitatore presso lU.S.Palermo. Collabora con il Training Lab di Firenze e svolge attivit didattica nel corso di Laurea in Scienza e Tecnica dello Sport e delle Attivit Motorie Preventive e Adattative dellUniversit di Firenze. Continua a collaborare con S&C Alberto Andorlini, per almeno 3 testi originali, per tutto il 2014. ltre lallenamento 3. Corpo. Movimento. E Corpo in Movimento. Ovvero: Strumento e Mezzo. E Fine. O TERZA PARTE S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 31 S&C(Ita)n.8,Aprile-Giugno2014,pp.31-39 6. S&C 40 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 S&C(Ita)n.8,Aprile-Giugno2014,pp.40-44 Massimiliano Gollin, Alessandro Guerra SECONDA PARTE e variazioni circadiane dellefficienza fisica nella lotta Greco Romana L PUBBLICATO PUBBLICATO PUBBLICATO PRIMAVOLTA PRIM A VOLTA PRIMAVOLTA LAVORO ORIGINALE PER S&C ALESSANDRO GUERRA Laureato in Scienze e Tecniche dello Sport e dellAllenamento, SUISM di Torino, Scuola Universitaria Interfacolt in Scienze Motorie, Universit di Torino, Italia MASSIMILIANO GOLLIN Ricercatore Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche; Centro Ricerche Scienze Motorie, Universit di Torino, Italia Materiali e metodi Sono stati studiati 10 atleti praticanti lotta gre- co romana di livello nazionale di et 193 anni (mediadeviazione standard), peso 7614 kg, altezza 17610 cm e 73 anni di allenamento. Essi svolgono abitualmente le sedute di allena- mento nel tardo pomeriggio dalle ore 19.00 alle ore 21.00, e le competizioni al mattino con inizio alle ore 10.00 circa. Nessun atleta al momento delle rilevazioni ha denunciato patologie di tipo mio-articolare, metaboliche o dermatologiche che abbiano potuto compromettere i gesti atle- tici richiesti. Tutti gli atleti sono stati informati dello scopo dello studio e hanno firmato un con- senso informato. Il gruppo campione ha mantenu- to, allinterno del microciclo di allenameto setti- manale, le normali abitudini di preparazione fisica del periodo pre-competitivo. Il campionamento delle variabili Le misure sono state effettuate durante due se- dute standardizzate di allenamento tecnico: la prima in orario abituale alle ore 19.00 del venerd sera, mentre la seconda in orario di gara, alle ore 10.00 della domenica mattina successiva. Le due sedute di allenamento hanno previsto una parte di riscaldamento, una parte di allenamento tec- nico, una parte dedicata al combattimento e una parte di defaticamento. La seduta di allenamento ha previsto 5 minuti di corsa continua a ritmo blando seguita da 5 minuti di mobilit articola- re (circonduzioni avanti e indietro sia per gli arti inferiori che per gli arti superiori) e 5 minuti di andature coordinative (skip, corsa calciata dietro e corsa laterale). La successiva fase del riscal- damento ha utilizzato alcuni esercizi di ginnastica acrobatica quali capovolte rotolate avanti, indie- tro e ruote. Conclusa la parte di riscaldamento, la seduta di allenamento ha previsto una parte di allenamento tecnico della durata di 15 minuti. Sotto la guida e la supervisione dellallenatore, sono state eseguite proiezioni e azioni tecniche specifiche della lotta greco romana. Successiva- mente, gli atleti hanno svolto un combattimen- to della durata (standardizzata dal regolamento tecnico internazionale) di 6 minuti, suddivisi in tre riprese della durata di due minuti ciascuna e intervallate da 30 secondi di recupero. Conclu- so il combattimento, la seduta di allenamento terminata con 15 minuti di defaticamento. Non essendo gli atleti in questione soliti effettuare esercizi di stretching al termine dellallenamen- to, nei 15 minuti di defaticamento non stato svolto alcun tipo di attivit. Allinterno delle sedute di allenamento sono sta- te effettuate le misurazioni in specifici momenti e precisamente (Gollin et al. 2006): 1. prima del riscaldamento (pre-w). 2. dopo il riscaldamento generale (post-w). 3. dopo lallenamento tecnico-specifico (post-at) 4. dopo lallenamento di combattimento (post-c) 5. dopo il defaticamento (post-d) La scelta dei giorni e dellora di allenamento stata stabilita per riprodurre il pi fedelmente possibile la situazione abituale che si viene a cre- are durante la stagione agonistica. Il gruppo cam- pione non ha modificato nel periodo di effettuazio- ne dei test le normali abitudini di allenamento e di alimentazione. Le sedute di allenamento e i test sono stati eseguiti presso la palestra dove gli atleti si allenavano normalmente, mantenendo in questo modo invariate le attrezzature e la logi- stica. Test utilizzati Salto in lungo da fermo Per la valutazione della forza esplosivo-elastica degli arti inferiori stato utilizzato il test del sal- to in lungo da fermo (SLF) (Koch et al. 2003). Il SLF stato scelto perch comunemente usato nella valutazione di atleti in vari sport e utile per indagare la forza esplosiva degli arti inferiori. I punti di repere per il rilevamento della distanza effettuata sono stati compresi tra le punte dei piedi posizionate dietro una linea di 20 cm trac- ciata sul pavimento, tramite del nastro adesivo, e i talloni nel punto di arrivo del salto. Nella met del nastro e stato applicato il punto zero di un decametro avvolgibile fissato al suolo per la lunghezza di 5 metri. I soggetti si sono posizionati dietro la linea di partenza e hanno ef- fettuato un counter movement jump (CMJ) con azione propulsiva in avanti. Il salto stato ese- guito con mani vincolate ai fianchi in modo da escludere lazione balistica degli arti superiori ed un angolo al ginocchio in fase di caricamento ela- stico di circa 90. Il test stato eseguito con le calzature da lotta utilizzate durante la seduta di allenamento. 7. STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 45 S&C(Ita)n.8,Aprile-Giugno2014,pp.45-47 S&C Il secondo fattore che caratterizza la figura dellal- lenatore si riferisce al ruolo svolto dalla sua espe- rienza professionale e consiste nel riflettere sulla propria attivit, ponendo laccento in particolare sulle interazioni con latleta o la squadra, in alle- namento e in gara, area in cui i tecnici ritengono di dovere migliorare come evidenziato nelle figure precedenti. Lallenatore deve valutare lefficacia e lefficienza del suo lavoro, nonch le reazioni dei suoi atleti; deve inoltre analizzare le difficolt che incontra, come le ha affrontate e quali soluzioni ha sperimentato. Questa attivit deve essere porta- ta avanti nel tempo in modo costante, focalizzan- dosi su quanto avviene durante le sedute e in gara. Non quindi un impegno episodico o che si svolge perch si deve risolvere un problema, non si pre- figura come unattivit di pronto soccorso, deve invece essere parte del modo di agire abituale. In tal senso, lallenatore un facilitatore, poich fa- vorisce la creazione di un clima adatto a svolgere al meglio lallenamento, sviluppando negli atleti la voglia di gareggiare e una mentalit vincente. Il tecnico non pu fare a meno di riflettere sulla sua esperienza professionale e deve essere con- sapevole: 1. delle decisioni che prende, 2. di quali sono i parametri che gli permetteranno di sapere che lallenamento stato efficace, 3. di cosa si aspetta dagli atleti in relazione alle esercitazioni che svolgono, 4. delle difficolt che potrebbero incontrare e le soluzioni da adottare, 5. di come affrontare le competizioni e come va- lutarne i risultati, 6. di avere un piano per affrontare imprevisti e eventi inattesi, 7. di cosa distingue una stagione di successo da una insoddisfacente, 8. di come potrebbe gestire i momenti difficili che inevitabilmente si presenteranno, 9. del modo in cui affronta gli stress connessi alla professione di allenatore, 10. di come si rapporta con lo staff e con la diri- genza. Il terzo fattore di base fa riferimento allintuizio- ne. Riguarda labilit di prevedere anticipatamente quanto sta per accadere e di trovare nellimme- diato una soluzione. Consiste da parte del tecnico nel sapere fare la cosa giusta nel momento giusto. Vuol dire, ad esempio, sostituire un calciatore che gi stato ammonito e che si intuisce che stia per commetterne un altro fallo che gli potrebbe costare lespulsione. In allenamento, il tecnico deve essere convinto della sua proposta e deve essere totalmente focalizzato su quanto avviene sul campo, proprio al fine di facilitare con il suo atteggiamento e le parole quanto gli atleti stan- no per eseguire. Se percepisce che sono stanchi, potr decidere di insistere per mettere alla prova la loro abilit a reagire a questa condizione fisica e psicologica, oppure potr fermare lallenamento. La scelta di quale fra queste due risposte oppo- ste fornire si baser sulla competenza nellintuire la condizione in cui si trovano gli atleti e di corre- larla con gli obiettivi della seduta (Figura 3). Chiunque voglia servirsi in prevalenza di solo uno di questi tre fattori manifester un profilo di competenze impoverito e avr pi probabilit di commettere errori. Infatti, chi volesse enfatizza- re la componente scientifica rischia di diventare troppo astratto, di ridurre la componente umana dellallenamento e di sposare un approccio basato sullidea che latleta che deve adattarsi allalle- namento. Penser infatti che vi sia un unico modo per migliorare ed quello che propone. Il tecnico che, invece, intende enfatizzare le altre due aree rischia di avere un approccio allallena- ALBERTO CEI Docente di Coaching allUniversit di Tor Vergata di Roma e di Psicologia alla Scuola dello Sport del Coni. Svolge attivit di consulenza nellottimizzazione delle prestazioni sportive a livello internazionale. Si interessa di etica come fattore alla base delle prestazioni eccellenti. editorial manager di International Journal of Sport Psychology. Web: www.ceiconsulting.it Blog: www.albertocei. com e competenze dellallenatore*L Alberto Cei Universit di Tor Vergata * Parte di que- sto articolo tratta dal libro: A. Cei (2011) Imparare a vincere, Calzetti & Mariucci Editori. SECONDA PARTE 8. Giulio Rattazzi GIULIO RATTAZZI Laureato in Scienze Motorie allUniversit di Torino e Master post lauream in Diritto e Management dello sport presso lUniversit degli studi di Salerno, inventore e realizzatore di software e strumentazione per la valutazione funzionale dellatleta. a FORZA della FORZA L Ovvero: lindice di forza efficiente STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 49 S&C(Ita)n.8,Aprile-Giugno2014,pp.49-53 Tutto forza. Essa si manifesta ovunque: quan- do solleviamo un peso esercitiamo forza, quando ci muoviamo esprimiamo forza, lo stesso quando stiamo in equilibrio, e persino quando stiamo fer- mi. La forza espressione di vita. Credo che non sia realmente possibile definire, classificare e misurare la forza nelle sue svariate, infinite, manifestazioni. La forza un concetto molto complesso, non ri- ducibile al solo ambito della fisica. Basti pensare che generata dallintenzione, creazione orga- nizzata in modo funzionale alle intenzioni del suo attore, nellespressione della forza custodita lessenza della persona. Qualcuno potrebbe chiedere perch affermi questo e come fai a dimostrarlo? I perch solitamente introducono domande a cui rispondono i filosofi, i quali, per, spesso hanno difficolt a dimostrare come un fenomeno av- venga; allora ci rivolgiamo alla Scienza, che pu comprovare il come, ma fa fatica a risalire al perch. Io credo che se realmente si vuole comprendere un fenomeno rilevante, come nel nostro caso la forza, bisogna considerarlo nella sua complessi- t, risulterebbe fuorviante prendere in esame un singolo aspetto come se fosse separato da tutti gli altri. Un aforisma Zen dice: per vedere un pesce bi- sogna osservare lacqua1 . Nel nostro caso: per guardare la forza bisogna osservare la vita del no- stro atleta. In altre Parole: Cosa vedi in questo calice di vino rosso? domanda un commensale al sociologo Edgar Morin. Egli ri- sponde: Vedo le particelle dellatomo, vedo i nuclei dellelio, vedo la vigna che ha prodotto questuva e poi il Mediterraneo, lorigine della vita e molto altro ancora. Vedo la nascita delluniverso perch vedo le particelle che vi sono formate nei primi secondi. Vedo un sole antecedente il nostro poich i nostri atomi di carbonio si sono forgiati in seno a quellastro che esploso. Poi quel carbonio si legato ad altri atomi di carbonio in quella sorta di pattumiera cosmica, i cui detriti, aggregandosi, formeranno la terra. Vedo la composizione delle macromolecole che si sono as- semblate per far nascere la vita. Vedo le prime cel- lule viventi, lo sviluppo del mondo vegetale, laddo- mesticamento della vite nei Paesi mediterranei. Vedo i baccanali e i festini. Vedo la selezione dei vitigni, una cura millenaria attorno alle vigne. Vedo inine lo sviluppo della tecnica moderna che oggi permette di controllare con strumenti la temperatura della fer- mentazione nelle cantine. Vedo tutta la storia cosmi- ca e umana in questo bicchiere di vino e, beninteso, anche la storia speciica del Bordolese.2 In sostanza, per comprendere bisogna essere un po scienziati e un po filosofi. Fanno parte di questa categoria le professioni nobili, tutte quelle che sono a stretto contatto con lumano, e lalle- natore vi rientra a pieno titolo. Antonio Damasio, neuroscienziato di fama mon- diale, nellindagare la nascita della coscienza e la percezione di s che ne consegue3,I , ha individuato 2 zone nel tronco encefalico come luogo anato- mico dove si verifica la creazione di mappe delle strutture corporee, in altre parole larea dove il corpo incontra la mente. Soffermiamoci sulle implicazioni di questa sco- perta. Laspetto sul quale necessario riflettere che queste 2 zone si trovano magnificamente inter- connesse, in uno strettissimo legame, dal quale emerge lindissolubile rapporto tra mente e corpo, per cui non possibile avere una mente cosciente se non esiste interazione tra corteccia cerebrale e tronco encefalico, e non possibile avere una mente cosciente se non esiste interazione tra il tronco encefalico e il corpo. Il corpo funge, in un certo senso, da mediatore tra il cervello e la rappresentazione del mondo esterno. Tale vincolo tra mente e corpo si comporta come un processo ologrammatico ricorsivo, dove la mente influenza il corpo che a sua volta influenza la mente, cos come ogni azione, ogni movimento, ogni espres- sione di forza del corpo porta con s lunicit della persona. Ormai da diversi anni, per lavoro e per mio dilet- to, elaboro software e strumentazioni dedicate allo studio del movimento umano. Spesso mi sono trovato a osservare tracciati di accelerazioni di test ed esercizi eseguiti da atleti; con il tempo e lesperienza ho imparato che da un semplice tracciato accelerometrico come per esempio il sollevamento di un bilanciere oppure lesecuzione di un balzo possibile capire molte pi cose di quello che si possa pensare, al di l del semplice valore numerico di forza, accelerazione, velocit, lavoro, potenza, ecc. Dallanalisi ripetuta delle accelerazioni, dopo un po si cominciano a comprendere meglio aspetti anatomico-funzionali dellatleta, fino addirittura a coglierne, col tempo, anche dettagli caratteriali ed evolutivi. Daltronde, questa non una novit, S&C PUBBLICATO PUBBLICATO PUBBLICATO PRIMAVOLTA PRIM A VOLTA PRIMAVOLTA LAVORO ORIGINALE PER S&C 9. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 57 S&C(Ita)n.8,Aprile-Giugno2014,pp.57-60 Limpressione che il sottoscritto ha ricavato dal programma e dalla struttura di questo incontro a carattere nazionale quella della necessit di incontrarsi per fare il punto su alcuni argomenti e poi proseguire. Come se si volessero porre le basi di un discorso che in parte ricapitola, in par- te cambia il passato, un discorso che riafferma capisaldi e che avvia (o ri-avvia) un presente nuovo e poi prosegue nel futuro. Forse, immagino, dopo la prima, verr una seconda Convention, poi una terza. Ciascuna ricapitolando il passato e produ- cendo passi in avanti. Cos, tra laltro, si creano le scuole di pensiero e si rendono note le cono- scenze ed i punti di vista degli addetti ai lavori e, quando necessario, le divergenze e le alternative. Ci si pu chiedere perch sia necessario fare ci, perch ripercorrere passi magari gi fatti in pas- sato. Una risposta c ed anche semplice: non vero che tutto sia chiaro o chiarito nel mondo del movimento e dello sport, dove molta approssima- zione e mancanza di conoscenza ancora domina e dove, comunque, i punti di vista (corretti o erra- ti) sono tanti, forse troppi. E va fatta chiarezza. Nella chiarezza, sempre c terreno fertile per far sviluppare il pensiero. E poi allOrdine del Giorno di unAgenda solo in parte ideale, vi sono problemi talmente basilari che non ci si pu permettere di equivocare, specie quando li riferiamo a fattispecie decisive: uomo/ donna, bambino/adulto, adulto/anziano, salute/ma- lattia, abilitazione/riabilitazione, sport/movimento per la vita, sedentariet/non sedentariet, corpo/ psiche, muscoli/cervello, di certo ancora diversi altri. Tutti questi aspetti, pur riconoscendo una matrice unica (il movimento) e un destino obbliga- to (luso consapevole della forza muscolare) hanno bisogno (non ve ne sono ancora per tutti) della definizione di principi ispiratori, di linee guida, di strade da percorrere e di campi concreti di ap- plicazione. Anche questo intervento va inteso, credo, in tal senso. Scelgo la strada della semplicit e della essenzialit, su cui mi porta lesperienza di mol- ti anni e la constatazione che assai spesso si perso proprio il filo della coerenza, della chiarezza e della semplicit, che va pertanto ove e come si pu ritrovato. Parlo assai brevemente di 23 concetti in meno di 20. Almeno provo. 1. Gi solo dal titolo . Mi ha fatto riflettere gi solo il suo titolo em- blematico, cos apparentemente semplice e cos formidabilmente complesso: Forza e allenamen- to. Qui non si chiede di parlare dellallenamento della forza (semmai della forza dellallenamento!), ma di stabilire una relazione tra i due concetti, di accostare lallenamento al fenomeno forza e di provare a verificarne il risultato. Il risultato che si coglie, a rifletterci, a studiarci su, a farne pra- tica ed esperienza, sconcertante, rispetto al passato, al presente, a ci che viene insegnato e trasmesso: lallenamento la forza, o se vole- te lallenamento della forza, nello sviluppo mira- to di questultima sostanzialmente si identifica. Dunque, dire: io mi alleno in uno sport (visto che potrei allenarmi in altri campi, come nella tecnica del suonare uno strumento musicale), dire: io mi alleno in uno sport significa affermare che alleno la forza che serve a fare bene quello sport. A voi risulta che sia altro lallenamento in uno sport? Prover a fare altri passi in questo senso, quello della uguaglianza allenamento/allenamento della forza. 2. Dentro lallenamento. Dentro lallenamento c sempre e c tutta la preparazione di un futuro che si ipotizza si verifi- cher (sar pi capace, potr fare, posso stabili- re il mio miglior risultato, e cos via dicendo, il mio massimo, il massimo nel mondo, un record, ecc.). Preparo cos il mio organismo, chiedendo tempo per farlo e concentrandomi su ci che mi serve PASQUALE BELLOTTI ([email protected] gmail.com; [email protected] unito.it), medico, esperto di movimento e di allenamento, insegna attualmente Etica e Bioetica dello Sport a Torino, nella SUISM. Molti libri e molti articoli al suo attivo. anche Presidente de LAmca Onlus, associazione con numerosi progetti di assistenza e di supporto in Africa (ed in Italia): www.amacaonlus. org. Pasquale Bellotti ORZA E ALLENAMENTO (Ovvero, quello che diresti sullallenamento ad un giovane/una giovane al cui futuro tieni davvero*) F * Si tratta, in parte, della Relazione svolta alla 1a Convention Nazionale FIPE di Abano Terme (5-7 luglio 2013). 10. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 61 S&C(Ita)n.8,Aprile-Giugno2014,pp.61-66 Marco Bardelli, Giampietro Alberti Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Universit degli Studi di Milano GIAMPIETRO ALBERTI Professore Associato di Metodi e Didattiche delle Attivit Sportive Facolt di Scienze Motorie, Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute Universit degli Studi di Milano giampietro. [email protected] D MARCO BARDELLI Laurea Magistrale in Scienze Motorie presso lUniversit degli Studi di Milano, Insegnante di Educazione Fisica e Responsabile di progetti educativi rivolti allinfanzia Allenatore ed Istruttore Minibasket FiP. isturbi Specifici dellApprendimento: quali implicazioni nel successo e nellabbandono sportivo? Quali suggerimenti per gli Insegnanti di Educazione Fisica e gli operatori del settore? Gli Enti internazionali di classificazione, definisco- no i Disturbi Specifici dellApprendimento (DSA) come disturbi nei quali le modalit normali di acquisizione delle capacit in questione sono alte- rate gi nelle prime fasi di sviluppo. Essi non sono semplicemente una conseguenza di una mancanza di opportunit di apprendere e non sono dovuti a una malattia cerebrale acquisita. Piuttosto si ritie- ne che i disturbi derivino da anomalie nellelabora- zione cognitiva legate in larga misura a qualche tipo di disfunzione biologica. Come per la maggior parte degli altri disturbi dello sviluppo, queste condizio- ni sono marcatamente pi frequenti nei maschi vengono diagnosticate quando i risultati ottenuti dal bambino in test standardizzati, somministrati indivi- dualmente, su lettura, calcolo o espressione scrit- ta risultano significativamente al di sotto di quanto previsto in base allet, allistruzione e al livello din- telligenza. Essi interferiscono in modo significativo con i risultati scolastici o con le attivit della vita quotidiana che richiedono capacit di lettura, di cal- colo e di scrittura . (9) (1) La conoscenza relativa di cause ed effetti di que- sti disturbi permette di meglio comprendere alcu- ne problematiche a cui essi sono collegati, ma an- cora molti sono gli aspetti del tutto sconosciuti. Nei riquadri sinottici che seguono, sono elencate le definizioni dei disturbi riconosciuti in Italia e di quelli classificati nella letteratura anglossassone (Figura 1 e 2 ). Implicazioni in ambito sportivo possibile che tali aspetti influenzino altres la capacit di un soggetto di ottenere risultati ec- cellenti anche in campo sportivo? A nostro parere questo argomento, di grande at- tualit sia nel settore scolastico che in quello del- la vita di tutti i giorni, non pu non influenzare la professionalit di chi nel settore sportivo e del fi- tness ha a che fare ogni giorno con problematiche legate allinsegnamento ed alla comunicazione. Premettendo che non si vuole affatto affermare che un operatore professionista dello sport deb- ba sostituirsi agli specialisti del settore, fonda- Dislessia difficolt a leggere in modo corretto e fluente (pu essere anche acquisita) Disgrafia riguarda le abilit esecutive della scrittura Disortografia difficolt nel trasformare il linguaggio parlato nel linguaggio scritto Disturbo specifico della compitazione difficolt nel suddividere in sillabe le parole, di solito associata a problemi di disgrafia, ma non fonetici Discalculia disturbo nellapprendimento del calcolo e del sistema dei numeri PUBBLICATO PUBBLICATO PUBBLI C ATO PRIM A V O LTA PRIMAVOLTA PRIMAVOLTA LAVORO ORIGINALE PER S&C Disturbo specifico del linguaggio condizione in cui lacquisizione delle normali abilit linguistiche disturbata sin dai primi stadi dello sviluppo, non direttamente attribuibile ad alterazioni neurologiche o ad anomalie di meccanismi fisiologici delleloquio, a compromissioni del sensorio, a ritardo mentale o a fattori ambientali Disprassia disturbo che riguarda la coordinazione e il movimento e che pu comportare problemi anche nel linguaggio Disturbo dellelaborazione auditiva difficolt nel processing delle informazioni uditive da parte del SNC, come dimostrato da scarse performance in una o pi delle suddette competenze Disturbo dell'apprendimento non verbale difficolt cognitive di tipo visuospaziale e deficit in abilit non verbali, quali: geome- tria, disegno, scienze, geografia Figura n2 - Ulteriori Disturbi dellApprendimento oggetto di studio nei paesi anglosassoni. Figura n1 - Disturbi dellApprendimento riconosciuti come tali in Italia. 11. 1. I RAPPORTI DI FLESSO ESTENSIONE: LATTIVAZIONE MUSCOLARE E LA FLESSIBILIT DELLE CATENE OPPOSTE COME FUNZIONALIT DEL RANGE MOTION NELLO SVILUP- PO DEL RAPPORTO: ESERCIZIO ECCENTRICO > STATICO > DINAMICO. LA COMBINAZIONE TRA LE RESISTENZE DEL PIANO SAGITTALE E DEL PIANO FRONTALE. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 67 VINCENZO CANALI Docente a.c. di posturologia applicata allo sport nel corso di Teoria e Metodologia dellattivit motoria - Scienze Motorie - Facolt di Medicina e Chirurgia Universit di Parma. Tecnico IAAF (Fed. Internazionale Atletica Leggera) e preparatore posturale di Elena Isimbaeva, campionessa olimpica di salto con lasta ad Atene 2004 e a Pechino 2008. anche titolare di quattro brevetti internazionali di macchine isotoniche a rotazione e posturali defense, per il potenziamento muscolare e per la mobilit articolare. Nella sua carriera di preparatore posturale e di ginnastica annovera anche gli olimpionici Gibilisco, Baldini, Di Martino e la collaborazione con varie squadre nazionali e federazioni sportive. roposta di sviluppo di un progetto di ginnastica posturale come prevenzione dei traumi da carico iterativo P Vincenzo Canali Continua la sua collaborazione con S&C Vincenzo Canali per almeno 3 articoli originali, per tutto il 2014. SECONDA PARTE S&C(Ita)n.8,Aprile-Giugno2014,pp.67-70 I baricentri tecnici che abbiamo trattato nel pre- cedente articolo (S&C, Anno 3, n.7, 65-67), per essere attivi si devono rapportare con le catene opposte di 1, 2 e 3 grado. La catena opposta un rapporto di flesso esten- sione che pone in serie unazione di contrazione con un azione di estensione, in una o pi strut- ture muscolari, al fine di produrre un equilibrio tra le stesse che permetta al baricentro tecnico di essere attivo. Le catene opposte sono 3: 1 grado. Riguarda i rapporti tra le due inser- zioni dello stesso muscolo (ad es. il quadricipite) . Linserzione distale, che collegata allarticola- zione non starter, in questo caso il ginocchio, si rapporta sia con lazione antagonista di flesso estensione del ginocchio stesso, che con lazio- ne collegata alla seconda inserzione, cio quella dellarticolazione starter. Lattivazione del baricentro tecnico di 1 grado dipende anche dalla strutturazione del rapporto della catena opposta di 1 grado. La flesso estensione del ginocchio produce tra- zione rispetto al capo opposto per: a. Contrazione muscolare (estensione del ginocchio) b. Allungamento muscolare (flessione del ginocchio) Se la struttura muscolare dal capo prossima- le non in grado di adattarsi, allungandosi, alla trazione del capo opposto, sar il baricentro tecnico a compensare tale azione. Ne deriva un concetto molto importante: lazione di unarticolazione non starter e lazio- ne di unarticolazione starter che produce re- sistenza diretta o indiretta su un baricentro tecnico deve essere compensata nella struttura muscolare stessa o dalla capacit di attivazione del baricentro tecnico collegato, qualora questo sia in grado di opporsi, sovrastandola, alla resi- stenza stessa. 12. ERWAN CODRONS Psicologo, assegnista di ricerca del dipartimento di sanit pubblica, medicina sperimentale e forense. LAMA-CRIAMS Universit degli Studi di Pavia. STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 71 S&C S&C(Ita)n.8,Aprile-Giugno2014,pp.71-74 Lattivit fisica universalmente riconosciuta come un fattore determinante per la salute della popolazione; questo vero sia in fase di preven- zione che nella terapia di diverse patologie. No- nostante ci, in Italia oltre 23 milioni di persone (pari ad oltre il 40% della popolazione) risultano sedentarie (Istat 2009). Linattivit un feno- meno diffuso a livello planetario tanto che lOrga- nizzazione Mondiale della Sanit lo indica come la quarta causa di mortalit nel mondo. La ricerca adattata allesercizio fisico si occu- pata di indagare le motivazioni che spingono alla sedentariet tanto che, secondo Parfitt et al. (2006), riuscire ad identificare i fattori che in- ducono una scarsa partecipazione ai programmi desercizio, ha rappresentato, per i ricercatori di scienze motorie, una delle pi grandi sfide degli ultimi anni. Una delle cause sembra essere costituita dal basso tasso di adesione ai programmi di eserci- zio: infatti, circa il 50% di soggetti che si approc- ciano allesercizio fisico si ritirano entro i primi sei mesi, senza perci riuscire a trarre dal lavoro svolto dei veri e propri benefici e guadagni a livello fisiologico (Dishman e Buckworth, 1996). Labban- dono appare un evento non semplice da risolvere. Sulle cause di questo fenomeno sono state ipotiz- zate diverse teorie; una linea certamente molto interessante porta a considerare le sensazioni che le persone provano, mentre si approcciano allesercizio. Linattivit potrebbe, quindi, essere favorita an- che dal basso livello di piacere provato durante lesercizio e da unalterata percezione dello sforzo durante la sessione di allenamento (Ekkekakis et al., 2005; Parfitt et al., 2006; Williams et al., 2008). Il grado di piacere provato durante leser- cizio potrebbe, quindi, giocare un ruolo importan- te sulla futura partecipazione allattivit fisica in questione. I presupposti di questa stimolante ipotesi risalgo- no al 1953, anno in cui Young present la teoria edonistica, o Teoria della Motivazione, basata sullipotesi che se le persone traggono piacere, energia positiva, divertimento, durante la pratica dellattivit fisica, probabile che cercheranno di ripetere nel tempo questa esperienza. Di contro, se i sentimenti provati durante lattivit sono di tipo negativo, come il dispiacere, la stanchezza, il dolore o il disagio, le possibilit e le probabilit che questi soggetti siano spinti a ripeterla e ripropor- la a se stessi saranno scarse. possibile asseri- re che le esperienze che portano a sensazioni in- dividuali di benessere facilitano la partecipazione, mentre quelle che suscitano sensazioni negative provocano labbandono (Parfitt et al., 2006). Ladesione al programma di allenamento pu es- sere correlabile al livello di piacevolezza o affet- tivit dellesercizio come dimostrato dallo studio di William et al. (2008) che ha evidenziato la cor- relazione tra ladesione allesercizio e laffettivit e la percezione dello sforzo, misurata tramite la isposte fisiologiche e affettive nel functional training di gruppo Individuare autonomamente lintensit ottimale di lavoro possibile? R Erwan Codrons, Luca Marin, Matteo Vandoni PRIMA PARTE LUCA MARIN Dottore in Fisioterapia. Docente presso il Corso di Laurea in Scienze Motorie dellUniversit degli Studi di Pavia. Docente e Tecnico della Federazione Italiana Pesistica. LAMA-CRIAMS Universit degli Studi di Pavia. PUBBLICATO PUBBLICATO PUBBLICATO PRIMAVOLTA PRIM A VOLTA PRIMAVOLTA LAVORO ORIGINALE PER S&C MATTEO VANDONI Ricercatore presso il Dipartimento di Sanit Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense (Universit di Pavia). LAMA-CRIAMS Universit degli Studi di Pavia. 13. WILLIAM J. HANNEY assistant professor nel programma di terapia fisica allUniversit della Florida Centrale. PATRICK S. PABIAN istruttore e coordinatore accademico di istruzione clinica allUniversit della Florida Centrale. MATTHEW T. SMITH un medico di medicina fisica e riabilitazione allo Spine Health Institute del Florida Hospital. CHETAN K. PATEL un chirurgo della colonna vertebrale allo Spine Health Institute del Florida Hospital. STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 75 S&C(Ita)n.8,Aprile-Giugno2014,pp.75-79 S&C In qualsiasi momento, una persona su cinque la- menta dolore lombare (LBP) (8) e oltre l80% del- la popolazione riferisce questa condizione ad un certo punto della vita (7). La prevalenza di LBP cronico debilitante in aumento, essendo stata segnalata essere nel 2006 del 10,2% mentre era del 3,9% nel 1992 (9). Da un punto di vista eco- nomico, il LBP rappresenta una delle pi costose condizioni mediche della societ industrializzata (12, 28). Un concetto che ha attirato lattenzione della let- teratura scientifica per la cura dei pazienti con LBP la cosiddetta preferenza direzionale (directional preference). Essenzialmente, il concetto di prefe- renza direzionale suggerisce che posizioni o movi- menti specifici possono esacerbare o ridurre il dolo- re lombare di un soggetto (23, 40). Gli adattamenti degli esercizi, basati su tali schemi di movimento, danno ai professionisti della forza e del condiziona- mento fisico la possibilit di sviluppare programmi post-riabilitativi o per il miglioramento dellefficien- za fisica a cui un soggetto con LBP potrebbe parte- cipare senza intensificazione del dolore. Considerando la prevalenza del LBP, la sua ten- denza a cronicizzare e le evidenze a sostegno dellutilit dellattivit fisica (11), probabile che i professionisti della forza e del condizionamen- to fisico incontreranno soggetti con una storia di LBP o con episodi di tale patologia in corso. Pertanto, lo scopo del presente articolo pro- prio quello di descrivere le condizioni comuni che contribuiscono al LBP e di passare in rassegna le strategie che i professionisti della forza e del con- dizionamento fisico possono utilizzare per inserire schemi di movimento e modifiche agli esercizi che siano utili per questa [cos numerosa ed in cresci- ta, NdT] popolazione. CONDIZIONI FAVORENTI IL DOLORE LOMBARE Sebbene molte condizioni possano contribuire al dolore lombare, in circa il 33% dei casi non vi unevidente causa anatomica (3, 18, 21). Tutta- via, il LBP spesso considerato di natura mecca- nica e caratterizzato da sintomi che sono esacer- bati o alleviati dal movimento o dalla particolare posizione assunta (33, 34). Poich il movimento influisce sul dolore lombare di origine meccanica, Introduzione N.B. Conflitti di interesse e fonti di finanziamento: gli autori riferiscono che non vi alcun conflitto di interesse e alcuna fonte di finanziamento. PUBBL ICATOPERL A PRIMA VOL TAINITALIA 1 PRIMA PARTE olore lombare: considerazioni sul movimento per lattivit fisica e lallenamento D William J. Hanney, PT, DPT, PhD, CSCS,1 Patrick S. Pabian, PT, DPT, CSCS,1 Matthew T. Smith, MD,2 and Chetan K. Patel, MD2 1 Program in Physical Therapy, University of Central Florida, Orlando, Florida; and 2 Spine Health Institute, Florida Hospital Medical Group, Altamonte Springs, Florida 14. Beatrice Corsale BEATRICE CORSALE Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale. Ha collaborato con lIstituto di Neurofisiologia del CNR di Pisa e con lIstituto di Medicina e Scienza dello Sport del CONI. Docente nei corsi quadriennali di Specializzazione post lauream in Psicoterapia gestiti dallAIAMC e riconosciuti dal MIUR, Cultore della materia per il Dipartimento di Psicologia dellUniversit di Milano-Bicocca ed socio fondatore della Societ Italiana di Psicologia Positiva. Psicologa della Federazione Italiana Badminton. Titolare dello Studio Corsale e del sito www. psicologo-ansia. it, autrice di contributi scientifici e pubblicazioni in tema di psicologia e di benessere. l flow favorisce lespressione del proprio potenziale I STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 85 S&C(Ita)n.8,Aprile-Giugno2014,pp.85-88 Lo stato di flow, altrimenti detto esperienza otti- male, caratterizzato da piacevoli sensazioni di totale coinvolgimento e di profonda concentrazio- ne su quanto si sta facendo, dal sentirsi forti e fiduciosi, privi di preoccupazioni e senza timore di fallire. Questo stato mentale, che si verifica in partico- lari condizioni, piuttosto frequente nella pratica sportiva in cui, tra laltro, favorisce lespressione delle migliori prestazioni (Harmison, 2011; Jack- son, 1995; Csikszentmihalyi, 1975 e 1990). Lo psicologo ungherese Mihaly Csikszentmihalyi stato il primo studioso ad occuparsi del fenome- no, fin dal 1970, quando avvi le ricerche proprio nellambito dello sport, delle arti e delle attivit ludiche, colpito anche dallosservare che tali at- tivit, sviluppate nel corso dei secoli per arric- chire la vita di esperienze piacevoli e complesse, vengono portate avanti spontaneamente e con un intenso coinvolgimento, senza vincoli o obblighi esterni. Parallelamente, queste attivit, permet- tono di raggiungere risultati di eccellenza (Csiks- zentmihalyi, 2000). In particolare, lAutore si sofferma sul fatto che le esperienze di flow sono autoteliche (dal greco: auts = s e telikos, da telos = fine), ovve- ro motivate da fattori intrinseci e non da fattori esterni e che, pertanto, la massima espressione artistica o una eccezionale prestazione sportiva hanno alla base il desiderio e il piacere di porta- re avanti quella data attivit, pi che il raggiungi- mento di uno specifico risultato. Infatti, quando limpegno in un dato compito determina in s un senso di soddisfazione, lattivit pi facile da svolgere, anche in assenza di ricompense esterne (Muzio et al. 2012). Lesperienza di flow, in ogni caso, oltre a favori- re prestazioni particolarmente elevate (McInman & Grove, 1991), soprattutto una condizione in cui la persona sperimenta uno stato affettivo positivo, un alto livello di autostima e di fiducia nelle proprie capacit, coinvolgimento e senso di controllo della situazione. uno stato gratifican- te, caratterizzato da concentrazione e impegno, associato a situazioni che stimolano interesse e creativit (Salanova et al., 2006). Poich solitamente le persone desiderano ritro- vare le sensazioni positive che hanno provato, cercano di rimettersi nelle condizioni che hanno favorito quelle esperienze, come la pratica di un determinato sport (Jackson & Hanin, 2000). Il ricorrere dello stato di flow che si verifica nel corso della pratica sportiva da ascriversi anche al fatto che il progressivo miglioramento delle pre- stazioni un obiettivo intrinseco dello sport, per- tanto quando latleta si focalizza sullazione pre- sente e sulla prestazione, senza curarsi troppo di tenere a mente leventuale obiettivo di risultato, sperimenta con maggiore probabilit lo stato di flow che, peraltro, spesso associato al conse- guimento delle migliori performance (Abuhamdeh & Csikszentmihalyi, 2009; Jackson et al, 2001; Catley & Duda, 1997). S&C 15. STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 8 / Aprile-Giugno 2014 89 S&C(Ita)n.8,Aprile-Giugno2014,pp.89-91 S&C GUIDO MARTINELLI avvocato, consulente della FiPE, professore aggregato di legislazione sportiva presso lUniversit degli studi di Ferrara, docente nazionale della Scuola Centrale dello sport del CONI, autore di diverse pubblicazioni in materia di diritto sportivo. Guido Martinelli orme di gestione dei centri sportivi F Credo che legittima aspettativa di ogni istruttore Fipe, cos come di ogni chinesiologo, sia quella di aprirsi un proprio centro. Proviamo a percorrere insieme alcune considera- zioni di start up che devono essere effettuate per soddisfare tale legittima aspirazione. Il primo passaggio sar quello di individuare il luogo giusto dove operare, proporzionato al ba- cino potenziale di utenza, alla tipologia di attivit che si vuole svolgere allinterno e alla capacit finanziaria a disposizione da investire in questa iniziativa. Va ricordata, sotto questo punto di vista, la pos- sibilit di fare ricorso ai mutui agevolati eroga- ti dallIstituto per il credito sportivo. Tale banca (perch si tratta di una banca a tutti gli effetti) concede finanziamenti a tasso agevolato per la realizzazione, lacquisto o lammodernamento di impianti sportivi. Interessante sottolineare che, oltre alla estrema convenienza del tasso di in- teresse, listituto di credito finanzia il 100% (a stati di avanzamento lavori) di quanto necessario allavvio del nuovo impianto sportivo. Non bisogna dimenticare, per, che sempre di banca si tratta e, pertanto, a fronte del finanziamento richiesto, si dovranno dare le opportune garanzie nonch redigere un business plan serio, che possa di- mostrare la convenienza economica dellopera- zione e la potenziale disponibilit di risorse per il pagamento delle rate del mutuo. Secondo problema che si pone la destinazione urbanistica. Una palestra attivit artigianale (artigianato di servizi), commerciale o sportiva? Preparatevi ad una impari lotta con la burocrazia italiana. A questo punto si pone la scelta del modello di soggetto da costituire per la realizzazione e ge- stione del centro. Prima di ogni valutazione, circa la forma migliore per la costituzione di un centro sportivo, risulta indispensabile chiarire se lattivit svolta nel cen- tro sia finalizzata o meno al conseguimento di un profitto e/o comunque di un vantaggio patrimo- nialmente valutabile, da parte dei Soci fondatori e/o di coloro i quali hanno investito risorse econo- miche per la realizzazione dellimpianto. La ricorrenza del fine di lucro, ossia dellintenzio- ne di ricavare un guadagno (dallesercizio di una data attivit), determina, sul piano giuridico, la diretta applicazione della disciplina normativa che regola limpresa. Il fine di lucro fa assumere, in sostanza, allat- tivit svolta la qualificazione giuridica di attivit commerciale e al soggetto che la svolge quella di imprenditore. Questo, per, pone il soggetto allesterno dellorganizzazione sportiva ricono- sciuta dal Coni allinterno della quale (ad eccezio- ne delle discipline professionistiche: calcio, cicli- smo, pugilato, golf, motociclismo e pallacanestro) possono operare solo strutture dilettantistiche, per le quali larticolo 90 della legge 289/02 pre- Premessa Sport o impresa