Pagine da Strength 2

14
3 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012 Il mondo dello sport sta tentando di darsi a nuove strade da percorrere. Lo sta facendo. Lentamente, come al suo solito, ma si ha la sensazione che qualcosa di nuovo nell’aria ci sia. Non è solo una mia considerazione, la necessità di cambiare indirizzo è spinta da una seria ed evidente ne- cessità: il modello organizzativo della piramide sportiva ha bisogno di una seria ed attenta revisione perché le condizioni sono cambiate. Il recluta- mento è cambiato, le qualità psicofi- siche dei giovani sono cambiate, i nu- meri sono cambiati, le motivazioni sono cambiate, e tutto questo incide, in questo momento storico, con un calo degli atleti di alta qualificazione, per cui si rischia, in proporzione, – auspichiamo ovviamente di no – un calo delle medaglie. In una nazione dove lo sport, in termini di finanzia- mento, è legato alle medaglie, la preoccupazione è giustificata. Ho avuto modo lo scorso gennaio di presenziare ad un ottimo convegno or- ganizzato dalla Scuola dello Sport del CONI, dove è stato presentato un tema a me personalmente molto caro: la formazione dei tecnici e i nuovi cri- teri adottati. Ho apprezzato non solo il tema ma, in particolare, la preoccu- pazione da parte del CONI in condivi- sione con Federazioni Sportive, Enti di Promozione, Discipline Associate, di strutturare dei percorsi che curas- sero la qualità della formazione e in particolare la condivisione dei criteri con cui la formazione deve essere strutturata. Mi ha fatto infinito pia- cere sentire questa spinta venire dal- l’alto, anche perché credo ciecamen- te che il futuro dello sport non passi paradossalmente solo per gli atleti, ma anche e soprattutto per bravi tecnici preparati, capaci di creare eccellenti atleti sotto il profilo motorio, da de- stinare, se le condizioni lo permetto- no, all’alta qualificazione. Perché si sente solo ora la necessità di parlare tutti insieme di tecnici for- mati e di controllo della qualità della formazione? I tecnici, in generale, sono stati vittime e in qualche caso carnefici, comunque figli, di uno sport che è stato per troppo tempo mal- trattato da “praticoni” che hanno im- portato e usato teorie, metodi e mezzi da contesti in cui lo sport era inquinato dal doping, in qualche caso anche di Stato. Altri, i carnefici, hanno addirittura importato e usato su atleti anche metodi chimici per arrivare ad una pseudo prestazione. Sono ferma- mente convinto che un tecnico che usa la via del doping ha due ordini di problemi: da una parte, non sa come allenare scientificamente un atleta; se al contrario lo sa, ha sicuramente mire di altro genere (soldi, fama, ecc). In entrambi i casi, il danno fatto non solo al contesto in cui si è operato, ma allo sport tutto, è inimmaginabile. Il doping non ha portato nessuna evo- luzione. Sconosciamo completamente alcune risposte fisiologiche di alcuni si- stemi od organi perché, per anni, si è investito poco sulla ricerca scientifica e molto sui sistemi che aiutassero a trovare in qualunque modo soluzioni ai metodi dell’antidoping. Questo “mostro”, questa stortura purtroppo ancora viva e vegeta, ha fatto dei danni paragonabili ad una ca- tastrofe. Non ha solo rovinato atleti, ma ha fatto, nel contempo, perdere di credibilità l’intero sistema ed ha creato una voragine culturale che non so quanti anni saranno necessari per colmarla prima di parlare dei veri limiti della macchina umana. Un altro danno, derivato sempre dal fe- nomeno doping, è quello delle ingenti ci- fre spese per i controlli o per trovare nuovi sistemi sempre più sofisticati di lotta. Se facciamo tutti insieme men- te locale agli sforzi economici che ogni anno si fanno per tentare di ar- ginare questo fenomeno, è facilissimo renderci conto che tutti questi milio- ni di Euro avrebbero reso decisamen- te meglio e in maniera più proficua nel- la ricerca sportiva, nello sport di livello e, in particolare, nello sport per tut- ti. Ci ritroviamo, invece, una cospicua fa- scia di popolazione che non fa attività sportiva, un precoce abbandono da parte dei giovani e parecchi casi di po- sitività. Non sono certo i controlli a risolvere questo problema. Non ci sono riusciti fino ad ora e mai ci riusciranno. Ho la sensazione che il mondo dell’antido- ping sia diventato a sua volta un mer- cato che attrae interessi di elevate proporzioni. L’unica via, e lo dico con consapevolezza, è quella di una rigida formazione dei tecnici. Solo con tec- nici ben preparati è possibile parlare di applicazione scientifica di metodi di allenamento. Solo con chi conosce il funzionamento della macchina umana è possibile parlare di ricerca. Solo chi ha una preparazione a tutto tondo è in grado di interfacciarsi con altre professionalità che interagiscono con il tecnico e l’atleta, mi riferisco a me- dici, fisiologi, psicologi, fisioterapisti ed altro ancora. Mi è capitato più di una volta di vedere dei tecnici factotum che non volevano altre figure nel loro staff. Non vole- vano intrusioni. Mi è capitato più di una volta di vedere alcuni di essi es- sere implicati in casi di doping. L’unico antidoto, per ridurre al minimo esponenziale il fenomeno del doping è proprio quello della professionalizza- zione dei tecnici. Investire nella qualità della loro formazione, selezionare per merito e competenze i migliori, tra quelli destinati alla crescita sportiva dei giovani. Altrettanto rigida sele- zione ma, con competenze diverse, per gli atleti di media e alta qualifica- zione. è una sfida importante che richiede energie, programmazione, interazione, comunicazione, qualità dei formatori, tempo e denaro, ma la via è questa: i tecnici come fulcro del cambiamento del modello sportivo nazionale. Sono certo che qualcuno, leggendo questo editoriale, possa essere at- traversato da una giusta e pertinente domanda: e i dirigenti? Vale lo stesso discorso fatto per i tecnici. Spesso c’è stata connivenza sull’uso di alcuni metodi poco ortodossi tra tecnici e dirigenti. In Italia non esiste una scuola per dirigenti sportivi, ci si im- provvisa. La maggior parte di questi sono dei volontari ricchi di esperienze personali con nulla di codificato, spesso neanche provenienti dallo sport praticato. Il meccanismo è da rivedere. Se allora c’è davvero qualcosa di nuovo nell’aria, proviamo a fiutare la giusta direzione, l’indirizzo esatto dove è possibile unire le energie per questo epocale cambiamento cultu- rale, ricordando sempre che lo sport è uno strumento sociale di aggrega- zione straordinario e che, se anche questa sacca dovesse morire, non mi pare che rimanga molto altro. Antonio Urso Presidente FIPE EDITORIALE C’è qualcosa di nuovo nell’aria NUMERO 2

description

Strength & Conditioning n°2. Per una scienza del movimento dell'uomo

Transcript of Pagine da Strength 2

Page 1: Pagine da Strength 2

3STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012

il mondo dello sport sta tentando didarsi a nuove strade da percorrere.lo sta facendo. lentamente, come alsuo solito, ma si ha la sensazione chequalcosa di nuovo nell’aria ci sia.non è solo una mia considerazione, lanecessità di cambiare indirizzo èspinta da una seria ed evidente ne-cessità: il modello organizzativo dellapiramide sportiva ha bisogno di unaseria ed attenta revisione perché lecondizioni sono cambiate. il recluta-mento è cambiato, le qualità psicofi-siche dei giovani sono cambiate, i nu-meri sono cambiati, le motivazionisono cambiate, e tutto questo incide,in questo momento storico, con uncalo degli atleti di alta qualificazione,per cui si rischia, in proporzione, –auspichiamo ovviamente di no – uncalo delle medaglie. in una nazionedove lo sport, in termini di finanzia-mento, è legato alle medaglie, lapreoccupazione è giustificata. ho avuto modo lo scorso gennaio dipresenziare ad un ottimo convegno or-ganizzato dalla scuola dello sport delconi, dove è stato presentato untema a me personalmente molto caro:la formazione dei tecnici e i nuovi cri-teri adottati. ho apprezzato non soloil tema ma, in particolare, la preoccu-pazione da parte del coni in condivi-sione con federazioni sportive, enti dipromozione, discipline associate, distrutturare dei percorsi che curas-sero la qualità della formazione e inparticolare la condivisione dei critericon cui la formazione deve esserestrutturata. Mi ha fatto infinito pia-cere sentire questa spinta venire dal-l’alto, anche perché credo ciecamen-te che il futuro dello sport non passiparadossalmente solo per gli atleti, maanche e soprattutto per bravi tecnicipreparati, capaci di creare eccellentiatleti sotto il profilo motorio, da de-stinare, se le condizioni lo permetto-no, all’alta qualificazione.

perché si sente solo ora la necessitàdi parlare tutti insieme di tecnici for-mati e di controllo della qualità dellaformazione? i tecnici, in generale,sono stati vittime e in qualche casocarnefici, comunque figli, di uno sportche è stato per troppo tempo mal-trattato da “praticoni” che hanno im-portato e usato teorie, metodi emezzi da contesti in cui lo sport erainquinato dal doping, in qualche caso

anche di stato. altri, i carnefici, hannoaddirittura importato e usato su atletianche metodi chimici per arrivare aduna pseudo prestazione. sono ferma-mente convinto che un tecnico cheusa la via del doping ha due ordini diproblemi: da una parte, non sa comeallenare scientificamente un atleta;se al contrario lo sa, ha sicuramentemire di altro genere (soldi, fama, ecc).in entrambi i casi, il danno fatto nonsolo al contesto in cui si è operato,ma allo sport tutto, è inimmaginabile.il doping non ha portato nessuna evo-luzione. sconosciamo completamentealcune risposte fisiologiche di alcuni si-stemi od organi perché, per anni, si èinvestito poco sulla ricerca scientificae molto sui sistemi che aiutassero atrovare in qualunque modo soluzioni aimetodi dell’antidoping.questo “mostro”, questa storturapurtroppo ancora viva e vegeta, hafatto dei danni paragonabili ad una ca-tastrofe. non ha solo rovinato atleti,ma ha fatto, nel contempo, perdere dicredibilità l’intero sistema ed hacreato una voragine culturale che nonso quanti anni saranno necessari percolmarla prima di parlare dei veri limitidella macchina umana.

un altro danno, derivato sempre dal fe-nomeno doping, è quello delle ingenti ci-fre spese per i controlli o per trovarenuovi sistemi sempre più sofisticati dilotta. se facciamo tutti insieme men-te locale agli sforzi economici cheogni anno si fanno per tentare di ar-ginare questo fenomeno, è facilissimorenderci conto che tutti questi milio-ni di euro avrebbero reso decisamen-te meglio e in maniera più proficua nel-la ricerca sportiva, nello sport di livelloe, in particolare, nello sport per tut-ti.ci ritroviamo, invece, una cospicua fa-scia di popolazione che non fa attivitàsportiva, un precoce abbandono daparte dei giovani e parecchi casi di po-sitività. non sono certo i controlli a risolverequesto problema. non ci sono riuscitifino ad ora e mai ci riusciranno. ho lasensazione che il mondo dell’antido-ping sia diventato a sua volta un mer-cato che attrae interessi di elevateproporzioni. l’unica via, e lo dico conconsapevolezza, è quella di una rigidaformazione dei tecnici. solo con tec-nici ben preparati è possibile parlare

di applicazione scientifica di metodi diallenamento. solo con chi conosce ilfunzionamento della macchina umanaè possibile parlare di ricerca. solo chiha una preparazione a tutto tondo èin grado di interfacciarsi con altreprofessionalità che interagiscono conil tecnico e l’atleta, mi riferisco a me-dici, fisiologi, psicologi, fisioterapistied altro ancora.

Mi è capitato più di una volta di vederedei tecnici factotum che non volevanoaltre figure nel loro staff. non vole-vano intrusioni. Mi è capitato più diuna volta di vedere alcuni di essi es-sere implicati in casi di doping. l’unico antidoto, per ridurre al minimoesponenziale il fenomeno del doping èproprio quello della professionalizza-zione dei tecnici. investire nella qualitàdella loro formazione, selezionare permerito e competenze i migliori, traquelli destinati alla crescita sportivadei giovani. altrettanto rigida sele-zione ma, con competenze diverse,per gli atleti di media e alta qualifica-zione.è una sfida importante che richiedeenergie, programmazione, interazione,comunicazione, qualità dei formatori,tempo e denaro, ma la via è questa: itecnici come fulcro del cambiamentodel modello sportivo nazionale.

sono certo che qualcuno, leggendoquesto editoriale, possa essere at-traversato da una giusta e pertinentedomanda: e i dirigenti? vale lo stessodiscorso fatto per i tecnici. spessoc’è stata connivenza sull’uso di alcunimetodi poco ortodossi tra tecnici edirigenti. in italia non esiste unascuola per dirigenti sportivi, ci si im-provvisa. la maggior parte di questisono dei volontari ricchi di esperienzepersonali con nulla di codificato,spesso neanche provenienti dallosport praticato. il meccanismo è darivedere.

se allora c’è davvero qualcosa dinuovo nell’aria, proviamo a fiutare lagiusta direzione, l’indirizzo esattodove è possibile unire le energie perquesto epocale cambiamento cultu-rale, ricordando sempre che lo sportè uno strumento sociale di aggrega-zione straordinario e che, se anchequesta sacca dovesse morire, non mipare che rimanga molto altro.

Antonio UrsoPresidente FIPE

EDITORIALE

C’è qualcosadi nuovonell’aria

NUMERO 2

ALLENATORE/PERSONAL TRAINERCorso di 1° livello

La formazionecontinua...

Diventa anche tu

Info: 06/36858593 - [email protected]

www.federpesistica.it

ISTRUTTORE/PERSONAL TRAINER SENIORCorso di 2° livello

foto

di: V

.Biffa

ni

PERSONAL TRAINER MASTER-SPORT SPECIALISTCorso di 3° livello

N°2 interno_S&C 24/04/12 11.20 Pagina 3

Page 2: Pagine da Strength 2

5STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012

Prendere un granchio, ai giorni nostri, ha un si-gnificato profondamente diverso da quello che ave-va nell’antica grecia, soprattutto dopo che il famosomedico ippocrate (470-360 a.c.) aveva usato perdescrivere un tumore maligno il termine “καρκί-νομα”, carcinoma, da Karkinos (“granchio” nellalingua greca). qualche secolo dopo, galeno (129-201d.c.), medico greco trasferitosi a roma dove divenneanche il medico dei gladiatori, usa nel suo libro detumoribus il termine granchio (cancer in latino) perdescrivere un tumore della mammella: “...massa si-mile al corpo di un granchio… con prolungamenti ra-diati e vene dilatate simili alle chele che circonda-no e stringono il torace…” .

Che cos’è il cancro: il national cancer institute(usa) definisce il cancro come una serie di diffe-renti patologie nelle quali le cellule del corpo pre-sentano anomalie e si moltiplicano senza controllo.le cellule del cancro possono invadere i tessuti vi-cini e/o invadere l’intero organismo attraverso il si-stema circolatorio e il sistema linfatico.

Il cancro è una malattia antica?il cancro era già conosciuto ai tempi dei faraoni,come testimoniano almeno 7 papiri, risalenti al3000-1500 a.c.: i più famosi sono quelli di “EdwinSmith” and “George Ebers”, nei quali vengono de-scritti tumori della mammella.i reperti più antichi risalgono all’età del bronzo(1900-1300 a.c.), con i resti di un tumore della te-sta nel cranio di una donna e i resti di un tumoredella pelle (melanoma) nello scheletro mummificatodi un incas (400 a.c.).esistono anche reperti di tumore nei resti calcifi-cati di dinosauri vissuti 70 milioni di anni fa!

il cancro sembra essere presente sulla terra sindalla comparsa della vita.

le descrizioni tramandateci dagli antichi e il nu-mero dei reperti ritrovati fanno tuttavia pensareche il cancro, all’inizio, non fosse molto frequentee che si sia diffuso sempre di più con il progrediredella civilizzazione.

Il cancro è una malattia moderna? Molti studiosi sono d’accordo nell’affermare che ilcancro è incrementato notevolmente negli ultimi300 anni. se si tiene conto che l’origine genetica(ereditaria) di questa malattia può spiegare solouna piccolissima percentuale dei casi, si fa semprepiù strada la convinzione che il cancro è malattiadel progresso, paradossalmente è malattia pro-dotta dall’uomo.in effetti, le patologie tumorali sono aumentate conla industrializzazione e, incredibile a dirsi, con il mi-glioramento delle disponibilità economiche.

Cosa è successo negli ultimi 300 anni? l’industriachimica ha sfornato, negli ultimi secoli, centinaia di

migliaia di nuove mo-lecole con le quali isistemi viventi nonhanno avuto nelcorso dell’evoluzionealcun contatto, nonhanno sviluppato di-fese idonee e dellequali non sempre siè testata la tossi-cità prima del lorouso.nuovi prodotti indu-striali ad attivitàcancerogena sonoentrati nella vitaquotidiana soprat-tutto dagli anni ‘30

dello scorso secolo, determinando effetti deleteriin maniera subdola, dopo anni di contatto e di ini-ziali vantaggi per la comunità. ne sono un classicoesempio l’amianto, l’anilina usata come colorante,il ddt impiegato nella lotta alla malaria, i pcB usa-ti nella industria delle materie plastiche, molti ad-ditivi alimentari oggi rigorosamente vietati, nitro-samine prodotte dalla vulcanizzazione degli pneu-matici o dal fumo del tabacco, idrocarburi policicli-ci che si liberano con la temperatura dal petrolio,dall’asfalto o dal fumo di sigaretta, tossine prodotteda muffe, nelle gra-naglie o nella fruttasecca non corretta-mente stivate, ormo-ni usati per aumenta-re la produzione dicarne nell’animale e lamassa muscolare de-gli atleti, ecc. ecc.il cancro si è diffusoanche attraversonuove malattie (aids),vecchie patologie -epatiti B e c - diffuseda metodiche salvavi-ta come le trasfusio-ni risultate infette,interventi chirurgici opratiche apparente-mente innocue (peres. barbieri, ecc.),rapporti sessuali nonprotetti.l’elenco appena de-scritto delle cause co-nosciute del cancronon è ovviamentecompleto, ma l’ideache l’uomo stia con-tribuendo a crearecome effetto collaterale del progresso una tale ter-ribile malattia che ancora sfugge ad una terapia ef-ficace crea la necessità di porre le basi di sistemidi prevenzione.

Un esempio che parte da lontanonell’anno 1700, Bernardino ramazzini pubblica aModena il de morbis artificium diatriba, un trattatosulle malattie dei lavoratori. con molto anticipo sul-l’inglese pott (1775), descrive come malattia pro-

s&

c (it

a) n

.2, M

aggi

o-a

gost

o 2012, pp

. 5-8

S&C

VINCERE ILCANCRO?

DI CORSA...!!!

MENOTTI CALVANI

MENOTTI CALVANIMedico,specializzato inneurologia,farmacologiaclinica oltre che intossicologiamedica, si èlaureato inscienza dellanutrizione umana.ha pubblicatooltre 200 articoliscientifici surivisteinternazionaliprevalentementesui temi delmetabolismo, suimitocondri e sullepatologiedegenerative.

La macchina che c’è in me

©2000 Biblioteca universitaria Bologna

david con postumi dachemioterapia: senza capelli,obesità addominale, massemuscolari ridotte

cellulacancerosa

N°2 interno_S&C 24/04/12 11.20 Pagina 5

Page 3: Pagine da Strength 2

9STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012

INTRODUZIONEin base ai dati della letteratura internazionale, nel2008 l’incidenza del cancro in tutto il mondo èstata di 12,4 milioni di nuovi casi e la mortalità èsalita a 7,6 milioni di morti. in termini di incidenza,la forma di cancro più comune è quella del polmone(1,52 milioni), seguito dal cancro della mammella(1,29 milioni) e da quello del colon-retto (1,15 mi-lioni). nei soggetti di sesso maschile il tumore piùfrequente nei paesi sviluppati è quello alla pro-stata, mentre nei paesi in via di sviluppo è il tumoreai polmoni. il carcinoma mammario rappresenta iltumore più frequente nelle donne di tutto il mondo1. la sopravvivenza è determinata dai programmi edalle tecniche di diagnosi precoce e dal migliora-mento dei trattamenti terapeutici. il tasso di so-pravvivenza a 5 anni è variabile in funzione del tipodi cancro e della sua diffusione al momento delladiagnosi. le differenze tra paesi sviluppati e paesiin via di sviluppo sono importanti e dipendono es-senzialmente dall’accesso ai servizi diagnostici, aquelli per il trattamento e a fattori quali la biologiadel tumore e l’adesione ai programmi terapeutici.la sopravvivenza è superiore nei soggetti di sessofemminile (i tumori più frequenti tra le donne -mammella e utero - sono maggiormente curabili ri-spetto a quelli più diffusi tra gli uomini - polmoni estomaco). nei paesi sviluppati, la sopravvivenza èaumentata di circa il 10% nella decade tra gli anni‘80 e gli anni ‘90.l’incremento dell’incidenza del cancro, associata aun progressivo aumento del tasso di sopravvivenza,ha fatto sì che la popolazione di soggetti definita

come sopravvissuti al cancro sia in continuo ac-crescimento. essi devono continuamente confron-tarsi con le sfide che caratterizzano la malattia eil trattamento terapeutico, senza dimenticare il ri-schio di recidive, di soffrire di una seconda forma ditumore, di incorrere in forme associate di infermitàcronica e di effetti negativi persistenti che contri-buiscono a peggiorare le condizioni fisiche e la qua-lità della vita. nel tessuto tumorale, la mitosi risulta alterata,provocando una divisione cellulare incontrollata.quando un gruppo di cellule dell’organismo crescefuori controllo e forma una massa, si origina il tu-more (carcinogenesi). cancro è un termine gene-rico, estremamente ampio che non si riferisce aduna particolare patologia, ma che ne comprende piùdi 200, ovvero tutti i tumori maligni. ciascuno diessi presenta delle caratteristiche peculiari.le cause e i fattori di rischio sono molteplici. tradi essi, quelli associati con lo stile di vita sono par-ticolarmente importanti: il tabagismo, una dietainadeguata e la mancanza di esercizio fisico (laconfigurazione genetica dell’uomo lo predispone aduna vita attiva, di fronte ad una società che diventasempre più sedentaria). il 75%-80% dei tumori sideve ad agenti esterni che esercitano la propriaazione deteriore sull’organismo. la classificazionedi “esterni” conferisce loro la caratteristica di es-sere modificabili da ciascun individuo, evitando diesporsi alle influenze negative. per questi motivi, èconsiderata estremamente importante ed efficacela prevenzione, che si attua modificando i fattori re-lativi allo stile di vita. tra questi la pratica dell’at-

s&

c (it

a) n

.2, M

aggi

o-a

gost

o 2012, pp

. 9-1

5

S&C

ALEJANDROLUCIAMd phd,professore ericercatore infisiologiadell’esercizio,universitàeuropea diMadrid.

PUBBLICATO

PUBBLICATO

PUBBLI

CA

TO

PRIM

A V

OLTA

PRIMA VOLTA

PRIM

A V

OLT

A

LAVORO

ORIGINALE PER

S&C

Alejandro Lucia, Fernando Herrero

ATTIVITÀ FISICAE CANCRO

FERNANDOHERREROROMÀNMedico dellosport a Mirandade ebro (spa) ein giafhys conpazientioncologici.

LA MACCHINACHE C’É IN ME

N°2 interno_S&C 24/04/12 11.20 Pagina 9

Page 4: Pagine da Strength 2

17STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012

s&

c (it

a) n

.2, M

aggi

o-a

gost

o 2012, pp

. 17-2

4

S&C

na efficace meccanica del ciclo stira-mento-accorciamento (csa) rende pos-sibile la conservazione dell’energia e losviluppo delle forze propulsive.

secondo un’analisi delle più attuali ricerche, l’e-nergia elastica derivante dall’azione di stira-mento (dunque, con retrazione, ndt) esercitatasui tendini e dall’aumento dello stato di attiva-zione conseguente all’ampliamento del range dilavoro, sembrano costituire la spiegazione piùplausibile del meccanismo alla base del csa.secondo l‘analisi delineata nell’articolo, le mec-caniche del csa potrebbero essere sviluppatein maniera ottimale mediante esercizi pliome-trici proposti con un metodo a piramide. tutta-via, prima di aumentare il livello di intensità ecomplessità dei movimenti, è necessario es-sere certi che l’atleta abbia raggiunto un ade-guato livello di competenza tecnica in ciascunafase. l’allenamento per la forza e quello per ilciclo stiramento-accorciamento dovrebbero es-sere eseguiti simultaneamente e gli esercizi re-lativi al csa dovrebbero basarsi sull’effettivolivello di forza dell’atleta e sulle variabili specifi-che dello sport in questione.

1. INTRODUZIONEè ormai appurato che un salto verso l’alto prece-duto da un contromovimento, (un movimento cioèin direzione opposta, come è il caso di un pre-sti-ramento), permette uno spostamento in verticalemaggiore di quello ottenuto con uno squat jump(eseguito senza pre-stiramento) (10). in alcuniesperimenti, sono stati riscontrati incrementicompresi in un ambito tra il 18-20% (15) ed il 20-30% (13), oltre a una differenza di altezza mas-sima del salto di 2-4 cm (9). inoltre, aumentandoil carico applicato al movimento e la percentuale dicaricamento durante il contromovimento – peresempio, inserendo una rincorsa o un salto versoil basso (depth jump) – l’altezza dello stacco puòaumentare ulteriormente (4, 8, 77, 78). questofenomeno è una conseguenza di quello che sichiama ciclo stiramento-accorciamento (csa), chedefinisce un movimento composto da una fase ec-centrica – o stiramento – seguita da un periodo ditransizione isometrica (o fase di ammortizza-mento) che porta poi a eseguire un’azione concen-trica esplosiva. il csa è anche utilizzato in strettaconnessione con il concetto (e sovente come unsinonimo) di pliometria (37) e spesso viene definito“azione reversibile dei muscoli” (112). altri esempidi csa sono le fasi naturali di movimenti come lacorsa e la camminata o la fase finale del movimentodi lancio.oltre a un miglioramento della contrazione con-centrica (forza propulsiva), un utilizzo efficace delcsa permette all’atleta di ridurre il dispendio me-tabolico legato al movimento (9, 10). queste af-

fermazioni sembrano essere confermate da alcunidati, che suggeriscono come il costo energetico diuna corsa, per gli animali con arti molto pesanti, ri-manga praticamente lo stesso anche negli animalicon arti leggeri (perché gli arti più pesanti incre-mentano il carico applicato e la percentuale di ca-ricamento) (40). inoltre, verkhoshansky (101) evoigt et al. (102) hanno messo in evidenza cheeseguire uno sprint in maniera economica (cioè,con un uso efficace del csa) può consentire il re-cupero di circa il 60% dell’energia meccanica to-tale (mentre l’altro 40% viene recuperato grazieai processi metabolici durante il ciclo successivo).inoltre, il contributo delle fonti di energia non me-tabolica aumenta con l’incremento della velocità dicorsa (24, 101, 102).ecco quindi che il csa diventa essenziale in moltimovimenti sportivi. l‘efficacia delle prestazioni a tle- ti che dipende, perciò, dall’impiego appropriato delciclo durante l’esecuzione di un determinato movi-mento. di conseguenza, molti allenatori puntanomolto ad inserire esercitazioni di allenamento,come è il caso della pliometria, che possono mi-gliorare le capacità di sfruttamento del csa daparte dell’atleta (68, 77, 85, 91, 93, 95, 97).

Anthony N. Turner, MSc¹, CSCS1 e lan Jeffreys, MSc, CSCS*D, NSCA-CPT*D2

¹london sport institute, Middlesex university, londra, inghilterra e 2university of glamorgan pontypridd, galles, regno unito

U

PAROLE CHIAVE

ciclo stiramento-accorciamento; energia elastica;tendine;rigidezza; fusoneuromuscolare;organo tendineo del Golgi

PUBBLICA

TO P

ER L

A PRIMA VOLTA IN

ITALIA1

orig: the stretch-shortening cYcle: proposed MechanisMs and Methods for enhanceMent. strength & conditioning Journal. 32(4):87-99 (2010).

ANTHONY N.TURNER èprofessoreassociato epreparatoreatletico allaMiddlesexuniversity dilondra,inghilterra.

IAN JEFFREYSè professoreassociato in forzae condizione fisicaall'università diglamorgan,galles, oltre cheproprietario edirettore della all-pro performancedi Brecon, galles.

IL CICLO STIRAMENTO-ACCORCIAMENTO DELLE FIBRE MUSCOLARI: meccanismi proposti e metodi di sviluppo (PRIMA PARTE)

Ti lanceresti senza protezione?

BROKER DI ASSICURAZIONE

N°2 interno_S&C 24/04/12 11.21 Pagina 17

Page 5: Pagine da Strength 2

25STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012

s&

c (it

a) n

.2, M

aggi

o-a

gost

o 2012, pp

. 25-3

0

S&C

GIAN NICOLABISCIOTTI ph.d èlaureato inscienza e tecnichedelle attivitàfisiche e sportivepressol’università claudeBernard di lione,ha conseguito laspecializzazione inBiologia efisiologiadell’eserciziopressol’universitàfranche comptédi Besançon e,sempre presso lastessa sedeuniversitaria, ildottorato diricerca inBiomeccanica. è stato per 11anni professoreassociato pressola facoltà discienze dellosportdell’università dilione. dal 1999 al2009 ha ricopertol’incarico dipreparatoreatletico pressol’fc internazionaledi Milano. attualmente èphysiologist leadpressol’orthopedic andsport Medicinehospital, fifacenter ofexcellence di doha(qatar).

PUBBLICATO

PUB

BLIC

ATO

PUBBLICAT

O

PRIMA VO

LTA

PRIMA VOLTA

PRIM

A V

OLTA

LAVORO

ORIGINALE

PER

S&C

I PRINCIPI DI BASE DELL’ASSOCIAZIONE GENETICA

il genoma umano dei diversi individui è altamenteomologo con una differenza a carico dei nucleotidiall’interno delle sequenze del dna pari a circa so-lamente lo 0.1%. queste differenze o polimorfismiritrovabili nell’intero genoma umano sono in gradodi produrre varianti od alleli9 del gene stesso. in de-terminati casi, tali alleli sono in grado d’influenzarel’espressione del gene e/o la funzione del suo pro-dotto proteico. i differenti individui possono esseregenotipizzati in base a questi polimorfismi, ren-dendo quindi possibile determinare l’associazione dispecifiche varianti con altrettanti particolari tratti.i due principali tipi di polimorfismo sono rappre-sentati dai microsatelliti (Ms) e dai polimorfismi asingolo nucleotide (snps)10. i Ms sono loci conte-nenti brevi tratti di sequenze di dna che si ripe-tono in una serie di tandem. è possibile operareuna distinzione tra le diverse basi di un particolaresnp utilizzando una serie di metodi, uno dei qualiè il metodo endonucleasi di restrizione (restrictionendonuclease method). una endonucleasi di re-strizione è un enzima che è in grado di tagliare ildna in una sequenza specifica, generando fram-menti di dna di dimensioni note. spesso i diversiindividui possono essere genotipizzati in base ad uncerto numero di snps sino a formare un aplotipo.un aplotipo è costituito da un numero di marcatoristrettamente legati tra loro, presenti su un sin-golo cromosoma e che tendono ad essere ereditatiinsieme. l’analisi di un aplotipo è molto spessomaggiormente informativa rispetto all’analisi di unsingolo polimorfismo nell’ambito dell’identificazionedi malattie influenzabili da specifiche regioni geno-miche. anche altri di tipi di variazioni, incluse le co-siddette “varianti del numero di copie” (cnv) sonostate associate con determinate patologie e spe-cifici tratti fenotipici11 (feuk e coll., 2006). i cnvsi riferiscono a duplicazioni o delezioni di diversi ki-

lobase di alcuni tratti di dna genomico e talunistudi hanno dimostrato come la variazione nel nu-mero di copie di determinate cnv sia correlata aicambiamenti nei livelli di espressione genica di de-terminati geni (aldred e coll., 2005; linzmeier eganz, 2006, freeman e coll., 2006). il primo stu-dio che indagò un polimorfismo della ripetizione deldinucleotide guanina-timina (gt) all’interno del tnc(quindi un Ms), associabile a patologie a caricodell’achilleo risale al 2005 (Mokone e coll., 2005).in questo studio, di tipo “case-control”12, gli autoriconsiderarono una popolazione di 114 soggetticaucasici fisicamente attivi, dei quali 72 si rivela-rono positivi per una diagnosi di tendinopatia cro-nica dell’achilleo e 42 subirono invece una rotturaspontanea dello stesso tendine; la popolazione dicontrollo era costituita da 127 soggetti di originecaucasica fisicamente attivi ed asintomatici perpatologie a carico dell’achilleo. nello studio fu de-terminato, per ogni soggetto considerato, il nu-mero di ripetizioni del dinucleotide gt all’interno diogni tnc. i risultati indicarono una differenza sta-tisticamente significativa (p<0.001) tra la fre-quenza degli alleli di questo polimorfismo (ogni allelepresenta un diverso numero di ripetizioni di gt) trail gruppo dei soggetti affetti da patologia dell’a-chilleo ed il gruppo di controllo costituito da sog-getti sani. nello specifico, gli alleli contenenti da 12a 14 ripetizioni di gt erano sovra-rappresentati nelgruppo dei soggetti che presentavano tendinopa-tia o rottura dell’achilleo, mentre la frequenza de-gli alleli contenenti da 13 a 17 ripetizioni di gt erasotto-rappresentata. inoltre, gli autori formula-rono l’ipotesi che i soggetti che erano omozigoti13

od eterozigoti14 per gli alleli sotto-rappresentati(i.e. per 13 e 17 ripetizioni di gt), potessero pre-sentare un minor rischio di sviluppo di patologia acarico del tendine di achille. un’ulteriore interes-sante osservazione era rappresentata dal fattoche non vi fosse differenza nella frequenza delle ri-petizioni del polimorfismo di gt dinucleotide tra il

9. in genetica si definisce allele o fattore allelico (dal greco ἀλλῆλος, allelos, l'un l'altro) ogni variante di sequenzadi un gene. il genotipo di un individuo relativamente ad un gene è il corredo di alleli che egli si trova a possedere. inun organismo diploide, in cui sono presenti due copie di ogni cromosoma, il genotipo è dunque costituito da due al-leli. due cromosomi omologhi possiedono gli stessi geni, ma diverse forme alleliche. ad esempio, ognuno dei due pos-siede il gene che controlla il colore del bocciolo, ma non necessariamente gli alleli determineranno lo stesso colore.un esempio è il gene che regola il colore del bocciolo di molte specie di fiori: in questo caso un solo gene controllail colore, ma possono esistere diversi alleli di quel gene, risultando dunque in diverse colorazioni finali. questa ca-pacità degli alleli di controllare un carattere fenotipico è detta allelomorfismo.10. un polimorfismo a singolo nucleotide è un polimorfismo, cioè una variazione, del materiale genico a carico di ununico nucleotide, tale per cui l'allele polimorfico risulta presente nella popolazione in una proporzione superioreall'1%. al di sotto di tale soglia si è soliti parlare di mutazione.11. con il termine fenotipo si intende l'insieme di tutte le caratteristiche osservabili di un organismo, quindi la suamorfologia, il suo sviluppo, le sue proprietà biochimiche e fisiologiche ed anche il suo comportamento. questo ter-mine viene utilizzato in opposizione al termine genotipo. in realtà il fenotipo è la manifestazione del genotipo ed è ilrisultato dell'interazione tra espressione genica e fattori ambientali.12. un case-control è uno studio analitico che mette a confronto gli individui portatori, ad esempio, di una speci-fica patologia ("casi") con un gruppo di individui che non presentano la suddetta patologia ("controlli").13. l'omozigosi, in contrapposizione all'eterozigosi, è la condizione in cui ognuno dei due o più alleli dello stessogene, presenti in ciascun cromosoma omologo, codifica in maniera identica.14. in genetica, si definisce eterozigosi, in contrapposizione all'omozigosi, la condizione genetica di una cellula o diun organismo costituita dalla presenza di una coppia di alleli diversi per un dato gene; gli alleli occupano gli stessiloci sui cromosomi omologhi corrispondenti.

... continua dal numero precedente

LA COMPONENTE GENETICA

DELLE TENDINOPATIE E DELLE LESIONI

DELL’ACHILLEO (SECONDA PARTE)

PAROLE CHIAVE

tendine d’Achille,collagene, genetica,tendinopatia, TNC,COL5A1, MMP3.

N°2 interno_S&C 24/04/12 11.21 Pagina 25

Page 6: Pagine da Strength 2

31STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012

1) desideriamo fare qui alcune riflessioni elemen-tari sulla pratica del movimento, partendo daigiochi olimpici, da quasi tutti considerati l’e-spressione più elevata del fenomeno sport e piùavanzata di quell’aspetto – appunto contenutonello sport – che si definisce agonismo. Ma nonparleremo dei giochi olimpici, nell’anno dei gio-chi olimpici (ne parleranno in molti, con i diversipossibili toni) né faremo le previsioni (le previ-sioni dei giochi, non del tempo!). non le faremo,queste ultime, non perché si tratta di una par-tita a dadi, ma perché quando si arriva ai giochi,i giochi è come se fossero già fatti: non c’è piùnulla da fare, in realtà si deve solo raccoglierequanto seminato. e qui, una prima nostra ele-mentare riflessione: i giochi di oggi partono daun ieri lontano. i giochi non sono un fenomenosolo del momento in cui si celebrano, come sidice. per capire la loro realtà (l’effetto finale) bi-sogna partire da lontano (ciò che ne causa la ri-uscita o la non riuscita).

2) eccola, la seconda riflessione: la prestazionesempre si costruisce e si prepara nel tempo,con molte accortezze ed attenzioni speciali. im-maginiamola per un istante così, la prestazione,come una cosa animata, una cosa cioè con un’a-nima. la vedremmo nascere ed evidenziarsi in unbambino (una speciale attitudine a fare un certaattività, ci si nasce, la si eredita, la si possiedein potenza fin dalla nascita), in un qualsiasi luogodel paese, in un qualsiasi ambiente. la grandeprestazione può nascere e trovarsi (benintesocome possibilità) dappertutto. il problema diuna prestazione (è in fondo il problema del ta-lento) non è mai dove nasce, ma cosa essa re-spira mentre cresce, la prestazione sportivadipende fortemente dall’ambiente dove sta:l’ambiente non è solo l’organismo individuale,ma soprattutto l’organismo sociale.

3) la prestazione è sempre, qui la nostra terza ri-flessione, la cultura del paese dove essa nascee si manifesta come una speciale attitudine. laprestazione sportiva è un problema di cultura, lohanno detto in molti, ma questi molti sono sem-pre stati inascoltati (ed hanno infatti smesso diinteressarsi di sport): lo sport – dicevano – mi-sura la cultura di un popolo. uno sport etico, ov-viamente; quello che – venendo da lontano – valontano. e come potrebbe essere altrimenti?viene sempre da lontano una grande presta-zione, giunge da lontano e dal basso. viene dauna base ampia. viene da un insieme di fonda-mentali scoperte che fa l’uomo, che fa il bam-bino: prima, quella della bellezza del movimento,del suo esprimere veramente se stessi (in qualiattività si è se stessi se non nel gioco, se nonnel movimento, se non nell’agonismo? guardacaso: le tre componenti primigenie e primarie

dello sport, che nello sport sono insieme e sonocollegate inscindibilmente al punto di perdereognuna i suoi tratti per assumere quelli delle al-tre due componenti); poi quella dell’abitudineche non stanca, perché appassiona; poi quelladel movimento come stile della vita, anzi dellagiornata, che guida passi e scelte, che orienta(ahi come orienta, allungandola …) la vita. può ilmovimento orientare la vita? certo, il movimentoè la vita. che dire di più? a tal punto può orien-tare la vita, che – ecco un’altra fondamentalescoperta che si fa mentre si cresce nel movi-mento organizzato o ancora spontaneo – di-venta una necessità della vita e nella vita e nonlo si abbandona più. Ma se tutti facessero que-sto, se ci fossero le condizioni reali per consen-tire questo, beh, è certo che avremmo tanti chearrivano in cima, tanti a far sognare, lì in alto,sui podi. ognuno sul podio di una vita ben vis-suta, tanti anche sui podi olimpici. e’ questa èmatematica, non si tratta di sogni.

4) è questa anche la nostra quarta elementare ri-flessione: alto livello significa ampia base di par-tenza. non vi è un’altra modalità. Ma un’ampiabase cosa significa? significa inizialmente il mo-vimento per tutti, poi l’occasione di far cono-scere il movimento a tutti. Ma la parola “tutti”è una parola speciale che ne richiama altre. peresempio, quella di “molti”, molte persone a se-guire questo processo, molti esperti, formati epreparati nell’uno (il movimento) e nell’altro (losport) e capaci di renderne agevole, redditizia,fruttuosa la pratica di entrambi. certo, la baseè necessaria, ma presuppone tante guide, intutto il paese, richiede una comune scuola dipensiero: una via nazionale al movimento e allosport.

5) Quinta riflessione, perciò: la formazione e la ca-pacità di guida fa la differenza, dopo aver risoltoil problema di una base adeguatamente larga. sesi formano esperti e li si mette in grado di ope-rare, si è fatto quasi tutto! Ma noi abbiamo unabase? dobbiamo chiedercelo e dobbiamo ten-tare una risposta. dovrebbe essere semplice,ogni paese ha sempre una base, sempre lastessa.

6) alla base di un paese c’è sempre la scuola. ri-facciamoci la domanda, allora: abbiamo una baseperché abbiamo una scuola che prima ci crede(nel movimento e nello sport) poi si rivolge a tuttii giovani, proponendo loro il primo ed il secondo,in sequenza ed in simbiosi? la scuola comprendeche il movimento è il bene più prezioso chel’uomo ha e che deve curarlo, occupandosenedalla culla alla vecchiaia. nella culla e nella vec-chiaia? sì, certo: nella culla, fin da piccolissimi,e nella vecchiaia, terza e quarta età, sempre!

s&

c (it

a) n

.2, M

aggi

o-a

gost

o 2012, pp

. 31-3

2

S&C

OTTO RIFLESSIONI CHE PARTONO DA LONTANO, ARRIVANO AI GIOCHI E - SENZA NEMMENO

SFIORARLI - VANNO LONTANO.ASSAI LONTANO VANNO …

ANTONIO URSO E PASQUALE BELLOTTI

ANTONIO URSO,presidente dellafederazioneitaliana pesisticae della europeanweightliftingfederation.componentedell’esecutivodella iwfinternationalweightliftingfederation.laurea in scienzeMotorie;laureaMagistrale inattività Motoriepreventive eadattate;Master 1° livelloscienze Motoriepreventiveadattate erecuperoatletico;Maestro dipesistica.ha allenato lanazionalemaschile efemminile dipesistica.è stato più voltecampione italiano.

Quello stile di vitachiamato allenamento

PASQUALEBELLOTTI([email protected]; [email protected]), medico, espertodi movimento e diallenamento,insegnaattualmenteetica e Bioeticadello sport atorino, nellasuisM. Molti libri e moltiarticoli al suoattivo.è anchepresidente del’amàca onlus,associazione connumerosiprogetti diassistenza e disupporto inafrica (ed initalia):www.amacaonlus.org

N°2 interno_S&C 24/04/12 11.21 Pagina 31

Page 7: Pagine da Strength 2

33STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012

s&

c (it

a) n

.2, M

aggi

o-a

gost

o 2012, pp

. 33-4

0

S&C

HASAN AKKUSscuola di educazione fisica e sport, università di selçuk, alaaddin Keykubat campus, Konya, turchia

inviare corrispondenza a: hasan akkus, [email protected]

PUBBLICA

TO P

ER L

A PRIMA VOLTA IN

ITALIA1

orig: KineMatic analYsis of the snatch lift with elite feMale weightliftersduring the 2010 world weightlifting chaMpionship. Journal of strengthand conditioning research - voluMe 26 | nuMBer 4 | 2012

ANALISI CINEMATICADELL’ESERCIZIO DELLOSTRAPPO EFFETTUATA SUPESISTE DI ALTO LIVELLODURANTE I CAMPIONATIMONDIALI DI PESISTICADEL 2010

PAROLE CHIAVE

traiettoria delbilanciere,cinematica,potenza, donne

biettivo di questo studio era di determinare il lavoromeccanico, la produzione di forza, le cinematiche angolari del-l’arto inferiore e le cinematiche lineari del bilanciere nellaprima e la seconda tirata dello strappo durante la gara fem-minile ai Campionati Mondiali di Pesistica del 2010 (gara diqualificazione olimpica) e di confrontare le performance dellostrappo di pesiste femminili a quelle documentate nella let-teratura specialistica. Sono stati analizzati gli esercizi distrappo con i carichi più pesanti e riusciti di 7 atlete, vinci-trici di medaglie d’oro. Gli strappi sono stati registrati con2 telecamere Super-Video Home System (50 immagini • s-1),ed i punti sul corpo e sul bilanciere sono stati digitalizzatimanualmente utilizzando Ariel Performance Analysis System.I risultati indicano che la durata della tirata iniziale è statasensibilmente maggiore della durata nella fase di transizione,nella seconda tirata e nell’incastro sotto il bilanciere(p<0.05). Le massime velocità di distensione dell’arto infe-riore nella seconda tirata sono state notevolmente maggioridelle massime velocità di distensione nella prima tirata. Ledistensioni più veloci sono state osservate all’altezza del gi-nocchio durante la prima tirata e del bacino durante la se-conda tirata (p<0.05). Le traiettorie del bilanciere per glistrappi più pesanti di queste atlete di alto livello sono statesimili a quelle degli uomini. La massima velocità verticale delbilanciere è stata maggiore nella seconda tirata che nellaprima (p<0.05). Il lavoro meccanico eseguito nella prima ti-rata è stato maggiore che nella seconda e c’è stata una mag-giore produzione di forza nella seconda tirata rispetto aquella iniziale (p<0.05). Sebbene le grandezze delle cinema-tiche lineari del bilanciere, le cinematiche angolari dell’artoinferiore ed altre caratteristiche di espressione dell’energianon rispecchiassero precisamente quelle documentate in let-teratura, lo schema dello strappo delle pesiste di alto livelloera simile a quello degli atleti maschi.

O

N°2 interno_S&C 24/04/12 11.21 Pagina 33

Page 8: Pagine da Strength 2

41STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012

1. INTRODUZIONEsin dagli anni ‘60 del secolo scorso, la pallamano(team handball, th) si è imposta come uno deglisport di squadra più popolari a livello sia nazionaleche internazionale (6). i campionati mondiali, quellicontinentali e i tornei internazionali di th si svol-gono con regolarità. a partire dai giochi olimpici diMonaco del 1972, la th è inserita tra le competi-zioni olimpiche. la th di livello agonistico richiedeforza muscolare, velocità e resistenza. a tutt’oggi,non è chiaro come questi parametri cambino du-rante la stagione sportiva nei giocatori di élite diquesto sport. in effetti, sinora sono pochi gli studi(15, 16, 28, 29) che si sono proposti l’obiettivo divalutare gli effetti dei programmi di allenamentocon sovraccarichi (resistance training, rt) pe-santi, basati su diversi parametri fisici, su atleti dipraticanti la pallamano di livello agonistico.purtroppo, malgrado la crescente professionaliz-zazione degli allenatori e degli atleti, vi sono pochidati di ricerca sulla prestazione sportiva dei gio-catori professionisti di pallamano. si può ipotizzareche i motivi principali siano due. alcuni allenatoriadottano le metodologie tradizionali nei programmidi pallamano inserendo, ad esempio, troppo allena-mento pliometrico o pochi movimenti di solleva-mento pesi (28).è ben noto che i programmi di allenamento tradi-zionali della pallamano possono produrre risultati

desiderabili, come per esempio un miglioramentodella forza muscolare e della resistenza muscolarelocale. tuttavia, è improbabile che una forma tra-dizionale di allenamento con sovraccarichi sia di in-teresse per l’intera popolazione di atleti allenati; evi è, pertanto, la necessità di stabilire dei metodialternativi di allenamento con sovraccarichi. inol-tre, studi sperimentali sugli atleti di élite, special-mente negli sport di squadra, sono difficili da met-tere in atto (25). talvolta, gli atleti e gli allenatorinon vogliono partecipare agli studi di ricerca, il chepuò spesso determinare una ridotta dimensione delcampione da esaminare. inoltre, la nostra espe-rienza ci dimostra che è [piuttosto, ndc] difficilecomunicare con gli allenatori. tuttavia, tali consi-derazioni non mettono in discussione il carattereurgente di questo tipo di indagini sulla pallamano(26).due studi hanno dimostrato che l’allenamento consovraccarichi può migliorare la forza e la potenzamassime dei giocatori e ridurre l’incidenza delle le-sioni (9, 41). questo articolo presenta una brevetrattazione relativa al programma specifico di alle-namento con sovraccarichi utilizzato nella stagionecompetitiva da una squadra professionista porto-ghese di pallamano. ad essa fanno seguito una de-scrizione ed i fondamenti di un programma perio-dizzato per l’allenamento con sovraccarichi. essi sisono basati sulla letteratura scientifica pertinente s

&c

(it

a) n

.2, M

aggi

o-a

gost

o 2012, pp

. 41-4

8

S&C

PAROLE CHIAVE

Pallamano;forza; potenza;tasso di sviluppodella forza;periodizzazione.

orig: in-season strength andpower training for professional Male teaMhandBall plaYer in scJ (usa),2010, vol. 32, n°6, 74-81

MARIOCARDOSOMARQUESè professoreassociatoall’università diBeira interior.

a forza e la potenza rappresentano 2 tra i fattori piùimportanti per la performance degli atleti professionisti.Il presente articolo descrive le strategie per sviluppare laforza e la potenza nei giocatori professionisti di élite dipallamano.

L

PUBBLICA

TO P

ER L

A PRIMA VOLTA IN

ITALIA1

Mario Cardoso Marques, PhDportugal research centre for sport, health and human development,

dipartimento di scienze motorie, università di Beira interior, Beira interior, portogallo

ALLENAMENTODELLA FORZA EDELLA POTENZADURANTE LASTAGIONESPORTIVA PERGIOCATORI PROFESSIONISTIDI PALLAMANO

N°2 interno_S&C 24/04/12 11.21 Pagina 41

Page 9: Pagine da Strength 2

49STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012

s&

c (it

a) n

.2, M

aggi

o-a

gost

o 2012, pp

. 49-6

0

S&C

Avery D. Faigenbaum,1 William J. Kraemer,2 Cameron J. R. Blimkie,3Ian Jeffreys,4 Lyle J. Micheli,5 Mike Nitka6 e Thomas W. Rowland7

PAROLECHIAVE

allenamentodella forza,allenamentocon pesi,sollevamentopesi, bambini,adolescenti

PUBBL

ICA

TO P

ER LA PRIMA VOLTA

IN ITALIA

1

Orig. Youth re-sistance trai-ning: updatedposition state-ment paperfrom the na-tional strengthand conditio-ning associa-tion

in Jscr (usa),2009,23(suppleMent 5)/s60-s79

1Department of Health and Exercise Science, The College of New Jersey, Ezving, NewJersey 08628; 2Department of Kinesiology, University of Connecticut, Storrs, Connecticut; 3Department ofKinesiology, McMaster University, Hamilton, Ontario, Canada; 4Department of Science andSport, University of Glamorgan, Pontypridd, Galles, Regno Unito; 5Division of Sports Medicine, Children’s Hospital, Boston, Massachusetts; 6Health andPhysical Education Department, Muskego High School, Muskego, Wisconsin; e7Department of Pediatrics, Baystate Medical Center, Springfield, Massachusetts

L’ALLENAMENTO CONTRO RESISTENZADEI GIOVANI:aggiornamento della dichiarazionedi principio (position statement)della National Strength andConditioning Association(SECONDA PARTE)

DICHIARAZIONE DI PRINCIPIO... continua dal numero precedente

Persistenza degli aumenti di forza indotti dall’allenamentola valutazione dei cambiamenti di forza nei giovani dopo la riduzione o l’interruzione temporanea o per-manente di uno stimolo di allenamento (denominato detraining) è resa complicata dai concomitanti au-menti della forza correlati alla crescita durante lo stesso periodo. anche se informazioni relative ri-guardanti gli effetti del detraining sulle popolazioni più giovani non sono numerose, i dati disponibilisuggeriscono che nei bambini gli aumenti della forza e della potenza indotti dall’allenamento non sonopermanenti e tendono a regredire verso i valori del gruppo di controllo non allenato durante il periododi detraining (29, 87, 125, 205, 227). la natura precisa della risposta di detraining e degli adattamentifisiologici che si verificano durante questo periodo rimane incerta, anche se devono essere presi in con-siderazione i cambiamenti delle risposte ormonali e della funzione neuromuscolare all’allenamento con-tro resistenza e al detraining. è interessante notare che i ricercatori hanno osservato che aumenti in-dotti dall’allenamento dei livelli di testosterone e dell’indice degli androgeni liberi sono stati mantenutidurante un periodo di detraining di 8 settimane nonostante la regressione della forza verso i valori delgruppo di controllo non allenato durante questa fase dello studio (226, 227).solo un numero limitato di studi ha valutato gli effetti della frequenza di allenamento sul mantenimentodella forza e della potenza nei bambini e negli adolescenti. dopo 20 settimane di allenamento contro re-sistenza progressivo, un programma di allenamento di mantenimento di una volta a settimana non è ri-sultato adeguato a mantenere gli aumenti della forza indotti dall’allenamento in preadolescenti di sessomaschile (29). al contrario, un programma di mantenimento di una volta a settimana è stato sufficientequanto uno di due volte a settimana nel mantenere gli aumenti della forza ottenuti dopo 12 settimanedi allenamento contro resistenza in un gruppo di atleti adolescenti di sesso maschile (55). altri hannoosservato che i bambini che hanno partecipato ad un programma di allenamento pliometrico di 10 set-timane erano in grado di mantenere gli aumenti di potenza indotti dall’allenamento dopo 8 settimanedi allenamento ridotto, che comprendeva la pratica del calcio (56). chiaramente, sono necessarie ul-teriori ricerche prima di poter fare raccomandazioni specifiche sull’allenamento di mantenimento.

Valutazione e verifica del programmafattori quali una precedente esperienza di attività fisica, la progettazione del programma, la specifi-cità della verifica e dell’allenamento, la scelta dell’attrezzatura, la qualità delle istruzioni e se nello stu-dio l’effetto di apprendimento sia stato sottoposto a controllo o meno, possono influire direttamentesul grado del cambiamento di forza misurato. inoltre, i metodi di valutazione dei cambiamenti della forzamuscolare conseguenti all’allenamento sono considerazioni degne di nota. in alcuni studi, i soggetti sonostati allenati e valutati usando diverse modalità (180, 205, 246), e in altri report pubblicati i cambia-menti della forza sono stati valutati attraverso valori rM relativamente alti (ad es. 10 rM) (74, 88,144, 248). anche i cambiamenti di forza sono stati valutati mediante sollevamenti con carico massi-male (ad es. 1rM) sull’attrezzatura utilizzata nell’allenamento (22, 55, 79, 80, 118, 178, 183, 186,198, 238).alcuni medici e ricercatori non hanno utilizzato il test 1rM per valutare i cambiamenti indotti dall’alle-namento nella forza muscolare, presumendo che carichi ad alta intensità possano causare un dannostrutturale ai bambini. pertanto, in alcuni studi, le capacità dei bambini di produrre forza massimale nonsono state valutate direttamente. eppure negli studi prospettici che hanno utilizzato adeguati periodi

Foto

Mar

io B

ellu

cci

N°2 interno_S&C 24/04/12 11.22 Pagina 49

Page 10: Pagine da Strength 2

61STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012

1. INTRODUZIONEil core ben allenato è essenziale per una perfor-mance ottimale e per la prevenzione delle lesioni. ilpresente articolo introduce diversi elementi cor-relati al core per aiutare i personal trainer a pro-gettare le progressioni più appropriate per i propriclienti. il core è composto dalla colonna lombare,dai muscoli della parete addominale, dagli estensoridella schiena e dal quadrato dei lombi. sono com-presi anche i muscoli multiarticolari, in particolareil gran dorsale e lo psoas che passano attraversoil core, collegandolo al bacino, alle gambe, alle spallee alle braccia. data la sinergia anatomica e bio-meccanica con il bacino, anche i glutei possono es-sere considerati componenti essenziali in quantoprincipali generatori di potenza (la sinergia di que-ste componenti è descritta in altra sede [36]).la muscolatura del core funziona in modo diversoda quella degli arti, per il fatto che i muscoli del corespesso si co-contraggono, irrigidendo il busto, cosìche tutti i muscoli diventano sinergici; esempi diun’ampia varietà di attività atletiche e di allenamentosono forniti nella bibliografia. (2, 3, 5, 13, 14, 15,19, 20, 53, 55). pertanto, allenare in modo efficaceil core significa allenarlo in modo diverso da comesi allenano i muscoli degli arti.

le evidenze e la prassi comune non trovano sem-pre corrispondenza nel settore dell’allenamento.ad esempio, alcuni ritengono che flessioni ripetutedella colonna vertebrale siano un buon metodo perallenare i muscoli flessori (il muscolo retto dell’ad-dome e la parete addominale). il fatto interessanteè che questi muscoli sono utilizzati di rado in que-sto modo poiché sono per lo più usati per contrarrel’addome quando si interrompe il movimento. per-tanto, essi agiscono soprattutto come stabilizza-tori piuttosto che come flessori. inoltre, il piega-mento ripetuto dei dischi intervertebrali è unpotente meccanismo di lesione (10, 61). un altro

esempio di prassi sbagliata si ha quando alcunitrainer fanno contrarre ai loro clienti gli addominaliper “attivare il muscolo trasverso dell’addome”per aumentare la stabilità. innanzi tutto, questonon fa lavorare i principali muscoli stabilizzatoridella colonna in quanto studi volti a misurare la sta-bilità hanno dimostrato che i muscoli stabilizzatoripiù importanti sono specifici per un determinatocompito.ad esempio, talvolta il muscolo quadrato dei lombiè il più importante, eppure molti trainer lo trascu-rano (19). in secondo luogo, contrarre gli addomi-nali riduce la stabilità (57). in terzo luogo, evidenzein merito al muscolo trasverso dell’addome mo-strano che in alcune persone con tipi specifici didisturbi della schiena possono insorgere disordinidell’attivazione, ma che questi stessi disordini nonsono tipici del muscolo trasverso dell’addome, inquanto si verificano in molti altri muscoli (11, 59).gli esseri umani non sono in grado di attivare talemuscolo isolatamente oltre livelli di contrazionemolto bassi, perché esso è progettato per atti-varsi insieme al muscolo obliquo interno negli im-pegni di carattere atletico e sportivo (18). sem-brerebbe che i trainer che si concentrano suquesto muscolo diano istruzioni fuorvianti e sianoessi stessi in torto.altre evidenze dimostrano come il core renda il re-sto del corpo più efficiente. ad esempio, nel nostrolavoro che valuta gli obiettivi di allenamento persoggetti notevolmente forti, abbiamo documen-tato come il core aiuti la funzione delle anche, co-sicché le persone riuscivano ad eseguire compitiper cui non possedevano una forza delle anche suf-ficiente. in particolare, il quadrato dei lombi ha aiu-tato nel sollevamento del bacino consentendo allagamba in oscillazione di compiere un passo. questaè stata la prima testimonianza che suggeriva cheun core forte consente alla forza di irradiarsi versola periferia, fino alle regioni del corpo più distanti.

s&

c (it

a) n

.2, M

aggi

o-a

gost

o 2012, pp

. 61-7

2

S&C

PAROLE CHIAVE

core; esercizio;dolore lombare

orig: core training: evidence translating to BetterperforMance and inJurY prevention. in scJ (usa),

vol. 32, nuMBer 3, June 2010, pp.33-46

STUARTMCGILLè professore dibiomeccanicadella colonnavertebrale allauniversity ofwaterloo.

PUBBLICA

TO P

ER L

A PRIMA VOLTA IN

ITALIA1

Stuart McGill, PhDspine Biomechanics, department of Kinesiology, faculty of applied health sciences,

university of waterloo, waterloo, ontario, canada

CORE TRAINING:evidenze che si traducono in una migliore

performance e nella prevenzione delle lesioni e dei traumi

N°2 interno_S&C 24/04/12 11.22 Pagina 61

Page 11: Pagine da Strength 2

73STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012

CONDIZIONI MEDICHEsebbene le caratteristiche fenotipiche della sd va-rino da persona a persona, i soggetti affetti da que-sta sindrome hanno una probabilità più elevata disperimentare numerose patologie, quali quelle di ca-rattere neurologico, cognitivo, cardiaco e ortope-dico. inoltre, nella sd è sempre presente la disabilitàmentale, anche se con un diverso grado di gravità(19). altre complicanze mediche sono rappresentateda una maggior prevalenza di malattia di alzheimer,leucemia, cardiopatie congenite, demenza, distur-bi epilettici, apnea notturna, eccessiva mobilità del-l’articolazione tra atlante ed epistrofeo, disturbi ga-strointestinali, problemi di vista e di udito, distur-bi endocrini e anomalie muscolo-scheletriche (12,14, 19, 21, 22, 25). la parte restante di questasezione tratterà proprio dei disturbi endocrini e del-le anomalie muscolo-scheletriche.

DISTURBI ENDOCRINIhawli et al. (12) hanno individuato diversi tipi di dis-turbi endocrini comuni alla sd, che influiscono tuttisulla crescita e lo sviluppo. essi comprendono ladisfunzione della tiroide, delle gonadi e disturbidella crescita. la disfunzione della tiroide è l’ano-malia endocrina più comune e si riferisce soprat-tutto all’ipotiroidismo, che colpisce fino al 54%degli adulti affetti da sd (12). l’ipotiroidismo de-termina una secrezione ridotta o assente di or-mone tiroideo, che a sua volta determina astenia,diminuzione della gittata cardiaca, riduzione dellafrequenza cardiaca e del volume di sangue e au-mento del peso corporeo (11). la disfunzione go-nadica si riferisce all’ipogonadismo, in cui le ovaiee i testicoli non secernono adeguati livelli di ormoni.questo può comportare un ritardo del menarca

nelle donne e può anche influire sulle caratteristi-che sessuali secondarie maschili, quali peli ascellarie del volto, sviluppo degli organi sessuali, contaspermatica e sterilità (11, 12). i soggetti affetti dasd possono soffrire di carenza dell’ormone dellacrescita, che determina un tasso di crescita ri-dotto (rispetto ai coetanei non affetti da sd) e unabassa statura (12).

ANOMALIE MUSCOLO-SCHELETRICHEper quanto riguarda le anomalie muscolo-schele-triche, nei soggetti affetti da sd sono presenti ipo-tonia e iperflessibilità (12, 22). l’ipotonia fa riferi-mento alla mancanza, nei muscoli, di resistenza almovimento (11), che è correlata al controllo at-tuato dalla corteccia motoria sui muscoli (11). l’i-potonia e l’iperflessibilità influiscono sulla massaossea, sulla forza e la potenza muscolare, sulladeambulazione e sullo sviluppo motorio.

una massa muscolare ridotta associata ad altrifattori (un alterato assorbimento della vitamina de un’esposizione inadeguata al sole a causa dell’i-nattività) determina una massa ossea ridotta ri-spetto ai soggetti non affetti da sd (12). shieldset al. (23) riferiscono che le persone affette da sdpresentano un rischio aumentato di osteoporosi.i soggetti affetti da sd hanno forza e potenza ri-dotte rispetto ai soggetti senza la malattia. croceet al. (8) hanno studiato soggetti con disabilitàdello sviluppo (con e senza sd) e li hanno confron-tati con gruppi di controllo normali con stile di vitasedentario, per vedere se vi erano differenze traforza torcente di picco e potenza degli ischio-cru-rali e dei quadricipiti. hanno osservato che i sog-getti affetti da sd avevano tra il 29 e il 47% della

s&

c (it

a) n

.2, M

aggi

o-a

gost

o 2012, pp

. 73-7

8

S&C

John M. Cissik, MBA, MShuman performance services, llc, McKinney, texas

PUBBL

ICA

TO P

ER LA PRIMA VOLTA

IN ITALIA

1orig: “down sYndroMe:an introduction for thestrength and conditio-ning professional” scJ (usa), voluMe 34,nuMBer 1, feBruarY2012, pp.76-81

JOHN M.CISSIKè presidente dihumanperformanceservices, llc.

SINDROME DI DOWN:un’introduzione per il professionista del condizionamento fisico e di allenamento della forza

PAROLECHIAVE

sindrome diDown,ipotiroideo,ipogonadismo,ipotonia

econdo il national institute of child health and humandevelopment (18), la sindrome di down (sd) interessacirca 1 su 800 nati vivi. la maggior parte dei soggetti

affetti da sd ha una copia supplementare del cromosoma 21e di conseguenza l’individuo possiede 47 cromosomi invece di46. esistono altre forme di sd (o trisomia 21) in cui una partedel cromosoma 21 è localizzata su altri cromosomi (trisomia21 da traslocazione) o in cui alcune cellule possiedono 46 cro-mosomi mentre altre ne hanno 47 (trisomia 21 nel mosaici-smo) (2, 3).i soggetti affetti da sd manifestano una serie di condizioni me-diche generali, endocrine, muscolo-scheletriche, relative allosviluppo e cognitive. questo articolo si propone di descrivere lecomplicanze derivanti dalla sd, mettendo in evidenza in chemodo esse influiscono sullo stato di salute e l’efficienza fisica.verrà poi presentata una rassegna della letteratura sull’atti-vità fisica per i soggetti affetti da sd. infine, verranno fornite raccomandazioni per sviluppare pro-grammi di attività fisica destinati a tali soggetti.

S

N°2 interno_S&C 24/04/12 11.22 Pagina 73

Page 12: Pagine da Strength 2

79STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012

s&

c (it

a) n

.2, M

aggi

o-a

gost

o 2012, pp

. 79-8

4

S&C

appare davvero complesso – oggi – il compito di af-frontare compiutamente, anche se sinteticamente,il tema così vasto e così importante dell’allena-mento sportivo. Mi limiterò, perciò, ad individuarnequi le basi, ovvero i fondamenti, i principi da cuiprendere le mosse e partire. ed articolerò le primeed i secondi in “14 punti ed una definizione”, rite-nendo che – in tal modo – si possano fornire al let-tore basi sufficientemente solide e fondate, perchéegli/ella si orienti e prosegua, se ha voglia e la mo-tivazione lo/la sostiene nel cammino.

Punto primo. Processo di allenamento: un fenomeno davvero composito.

non può sfuggire – al vero esperto di attivitàmotorie e di sport – il carattere di fenomenocomposito che si rivela – ogni volta – la co-struzione (ovvero, ideazione, predisposizionee realizzazione) di una prestazione sportiva,auspicabilmente la massima possibile per unindividuo, sia egli di alto livello in senso as-soluto, oppure (che, per il nostro discorso,è esattamente la stessa cosa) di basso li-vello in senso assoluto. un fenomeno arti-

colato, progressivo, prevedibile solo per grandi li-nee, sempre diverso e sempre originalmente nuovoper ciascuno degli individui nei quali si realizza. an-cora, un fenomeno in grado di attingere – nel tempo– a tutte le risorse dell’individuo, sollecitandole almassimo grado e consentendo a questi di espri-mersi al meglio possibile, in una originale combina-zione e in una peculiare integrazione di capacità edi attitudini. infine, un fenomeno di complessitàtale da richiedere, al suo principale artefice, l’al-lenatore, l’utilizzazione di un patrimonio vasto diconoscenze, da verificare invariabilmente nellapratica esperienza quotidiana, nella quale non siritrovano prestazioni, bensì individui che cercano direalizzare prestazioni, richiedendo a se stessi unimpegno continuativo e crescente: non la teoria,dunque, ma manifestazioni pratiche di una teoria,per nulla (assai spesso) somiglianti a quest’ultima(dalla teoria si può anche partire, per approdare aduna verifica che può smentirla o discostarsene, piùo meno). di questa regolarità nella manifestazionedelle diversità individuali, il nostro esperto devepossedere la profonda consapevolezza: quella cheaiuta a definire, caso per caso, un progetto che è,già in partenza, unico, originale, irripetibile ed im-proponibile ad un’altra realtà umana, oltre che adun differente contesto.

Punto secondo. Processo di allenamento: un fe-nomeno che non può risolversi in se stesso, e cheva collegato al resto delle conoscenze e ad una vi-sione più generale e onnicomprensiva del mondo.all’esperto conoscitore delle modalità di “reinven-tare” (senza paura e facendosi anzi interprete del-

la originalità che – in ogni essere – chiedesolo di essere manifestata), reinventare lateoria nella pratica esperienza dell’allena-mento, non sfuggirà nemmeno la necessitàdi misurare le sue conoscenze, approfon-dendole, nella continua proposizione a sé diquesiti travalicanti la mera esercitazionemotoria ed i suoi connotati, pur importan-ti (parti del corpo che si muovono le une ri-spetto alle altre e tutte rispetto ad un si-

stema di riferimento, concatenazioni di azioni mu-scolari solo apparentemente uguali nella loro ri-proposizione e reiterazione, aspetti differenti del me-tabolismo bioenergetico, collegamenti tra elemen-ti più propriamente nervosi, ideatori ed interpretidell’azione motoria, da una parte, ed elementi piùpropriamente muscolari, cosiddetti effettori, dal-l’altra): quesiti in grado di far cogliere una realtà piùampia e, perciò, comprensiva della motricità e nonrisolventesi in questa: vedute più ampie (anche fi-losofiche, anche storiche, anche riguardanti il de-stino del pianeta ed il ruolo e la responsabilità del-l’uomo dentro di esso) fanno meglio cogliere gliaspetti peculiari e particolari di fenomeni di piùstretto interesse, perché consentono di inquadrarequesti nella esatta prospettiva in cui devono esserecollocati, avvantaggiandosi degli aspetti più e menolimitrofi agli stessi: così la storia della scienza e lafilosofia della scienza aiutano a dominare l’allena-mento sportivo, così la paleoantropologia consen-te di comprendere meglio da dove viene (e perché)e dove va (e in che modo) l’essere umano (anchequello che si allena, chiedendo a sé stesso di giun-gere ai limiti impostigli dalla natura e dalla sua pro-pria indole), così la scienza del caos e dei frattali puòrendere conto della regolarità con cui si manifestanole diversità e le imprevedibilità, ecc. ecc.).

Punto terzo. Fenomeno sacro quello dell’allenamento: si occupa di persone.Ma, soprattutto, al vero esperto tra i mol-tissimi sedicenti (e a volte famosi solo perquesto) “conoscitori” del training e dellesue cosiddette leggi (le formulano, le for-mulano, anche se non ve sono e mai ve nesaranno), non mancherà la bussola con laquale orientarsi sempre con certezza e de-terminazione, nel lungo viaggio del dipanarsidi una carriera sportiva nel tempo, fatta di

prestazioni crescenti sì, ma sempre strappate ainumerosi ostacoli che si ergono al loro raggiungi-mento (gli errori, le casualità, l’ambiente ostile, l’in-fluenza degli altri e di altro, ecc. ecc.): il nostrosempre saprà che lo guida e lo salva la cognizionedi stare assecondando la natura di una persona,che – in quanto tale – merita la più rispettosadelle attenzioni e la cura più attenta possibile.

PASQUALE BELLOTTI([email protected]; [email protected]), medico, espertodi movimento e diallenamento,insegnaattualmenteetica e Bioeticadello sport atorino, nellasuisM. Molti libri e moltiarticoli al suoattivo.è anchepresidente del’amàca onlus,associazione connumerosiprogetti diassistenza e disupporto inafrica (ed initalia):www.amacaonlus.org

1

2

3

’’La professionalitàlascia il segno’’

CERTIFICAZIONI INTERNAZIONALI NSCA

foto

: V. B

iffani

PERSONAL TRAINER QUALIFICATOSPECIALISTA NELL’ALLENAMENTO E CONDIZIONAMENTO DELLA FORZA

Info: tel. 06/36858389 [email protected] www.nscaitalia.it www.federpesistica.it Info: tel. 06/36858389 [email protected] www.nscaitalia.it www.federpesistica.it

L’ALLENAMENTO SPORTIVO.

GLI ASPETTI CHIAVE PERSPERARE DI ANDARE

NEL FUTURO

PASQUALE BELLOTTI

La professione

N°2 interno_S&C 24/04/12 11.22 Pagina 79

Page 13: Pagine da Strength 2

85STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012

s&

c (it

a) n

.2, M

aggi

o-a

gost

o 2012, pp

. 85-8

6

S&C

GUIDOMARTINELLI,avvocato,consulentedella fipe,professoreaggregato dilegislazionesportiva pressol'universitàdegli studi diferrara,docentenazionale dellascuola centraledello sport delconi, è autoredi diversepubblicazioni inmateria didiritto sportivo.

PUBBLICATO

PUB

BLIC

ATO

PUBBLICAT

O

PRIMA VO

LTA

PRIMA VOLTA

PRIM

A V

OLTA

LAVORO

ORIGINALE

PER

S&C

Guido Martinelli

LA FEDERAZIONE ITALIANAPESISTICA E L'ATTIVITÀ"NON PROFESSIONISTICA"

il nuovo statuto federale contiene un’e-spressione che credo meriti qualche con-siderazione. Mi riferisco al primo commadell’art. 1 laddove viene indicato che l’atti-vità della federazione “è di natura non pro-fessionistica e in ogni caso dilettantistica”.

se, in origine, all’atto dell’approvazionedella legge 91/81 sul professionismo spor-tivo, la differenza tra “sportivi professioni-sti”e “dilettanti” era sicuramente di ca-rattere economico (gli uni svolgevanol’attività a titolo oneroso, i secondi per ...diletto) già con la legge 80/86 (oggi abro-gata) il legislatore iniziò a disciplinare rico-noscimenti economici ai c.d. “dilettanti”attraverso la formula delle indennità di tra-sferta e dei rimborsi spese forfettari, finoad arrivare all’attuale formulazione dell’art.67 del testo unico delle imposte sul redditoche prevede le modalità di tassazione deicompensi erogati nell’esercizio diretto diattività sportive dilettantistiche.pertanto il concetto di dilettantismo ha,oggi, perso ogni connotato di obbligo digratuità, fermo restando che solo grazieall’impegno dei volontari, ossia di coloro iquali investono nello sport tempo e denaro,lo sport stesso riesce ad andare avanti.ecco allora nascere il termine “non profes-sionistico” con l’unico obiettivo di distin-guere la pratica sportiva che non rientranel campo di applicazione della legge sulprofessionismo sportivo da quella dove, in-vece, viene applicato. e’ chiaro che la pre-sunzione operata da tale disciplina sullasubordinazione del rapporto, realtà moltolontana da quella in cui operano gli attualisoggetti affiliati alla fipe, impone, di ne-cessità, di parlare di attività non profes-sionistica.

Ma, come si diceva, ciò non significa atti-vità fatta in modo dilettantistico, ossiasenza professionalità, ma semplicementeattività nell’ambito della quale non operanole presunzioni sul lavoro sportivo introdottedalla legge 91/81.

ecco, allora, che nulla vieta ad un istrut-tore, ad esempio, di operare “professio-nalmente” nell’ambito delle attività federalie, a tal fine, si porrà la necessità della suaadeguata formazione, compito che l’attualevertice della federazione ha giustamenteritenuto prioritario.

© Vanda Biffani

N°2 interno_S&C 24/04/12 11.22 Pagina 85

Page 14: Pagine da Strength 2

87STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012

una passeggiata che mi sono concesso, qualchesettimana fa, per le via di roma con luca Marin(collaboratore prezioso di questa rivista per ad-detti ai lavori italiani) mi ha portato anche il regalodi una importante informazione, l’aver saputo dellaapparizione nel vol.15, n°6 del 2011, pp.9-18, del-l’acsM’s health & fitness Journal®, dei risultatidel sondaggio per il 2012 relativamente ai trenddell’industria (ma che qui vuol dire anche degli in-teressi culturali e dei bisogni di formazione e di ap-profondimento degli addetti ai lavori), del fitness.questi risultati sono istruttivi e meritano di essereminimamente presentati, con il consiglio di pren-dersi il lavoro e di leggerselo con calma, in tutti ipassaggi ed in tutte le argomentazioni. il lavoro èveramente istruttivo per tutti ed è fonte inesauri-bile, così appare, di pensieri e di azioni (questoprimo capoverso si deve a p. Bellotti, per ovvie ra-gioni: parla in prima persona. di qui in avanti l’ar-ticolo è a quattro mani: Bellotti/Marin).

il lavoro è firmato da walter r. thompson, ph.d.,facsM, e si chiama proprio così: worldwidesurveY of fitness trends for 2012, ovverosondaggio mondiale sulle tendenze del fitness peril 2012. dunque, dove va il fitness (e, con esso,dove va la salute). gli addetti ai lavori e tutti gliesperti devono porsi la domanda perché significapoter indirizzare, consapevolmente (mi ripeto, loso, ma devo invocare ancora una volta la necessitàdi una elevata cognizione di causa e di una specificacompetenza in chi opera qui, come altrove) la pro-pria attività professionale, ma anche la propriaformazione, la propria specializzazione, la propriaformazione continua. non si dice forse così?).

la rivista è di quelle che contano, che fanno cul-tura, che danno strumenti affidabili per operare. èuna pubblicazione ufficiale dell’autorevole ameri-can college of sports Medicine (acsM), che sipone l’obiettivo di colmare i bisogni di informazione(e di formazione, aggiungerei) degli istruttori di fit-ness, dei personal trainer, dei manager, ma anchedi tutte le altre categorie di addetti ai lavori e diprofessionisti del mondo del fitness. Missione dellarivista è di “to promote and distribute accurate,unbiased, and authoritative information on healthand fitness” (promuovere e diffondere conoscenzeaccurate, obiettive ed autorevoli sulla salute e sulfitness). con questo obiettivo dichiarato, essacerca di coprire tutti gli aspetti della scienza edella ricerca sull’esercizio fisico, con i diversi pos-sibili strumenti con cui scienza e ricerca si fannoe si promuovono.

l’autore dichiara inizialmente i tre obiettivi di ap-prendimento del sondaggio presentato:a. far comprendere esattamente la differenza tra

andamenti/tendenze (trend) e mode passeggere(fad);

b. Mostrare i trend mondiali delle attività indu-striali riferite alle sfere commerciale, aziendale,clinica (inclusa l’efficienza fisica di interesse me-dico), di efficienza fisica e salute comunitaria;

c. Mostrare le opinioni esperte di speciali addettiai lavori relativamente ai trend sull’efficienza fi-sica identificati per il 2012.

un trend viene perciò definito come “evoluzione omodificazione generale osservata in una situazioneo in un comportamento delle persone” (http://dic-tionary.cambridge.org). in questa definizione, è in-teressante (oltre che fondamentale) l’inclusionedella locuzione general development (che abbiamoreso come modificazione generale, ma che inten-diamo anche come sviluppo generale), che si op-pone alla “moda che viene fatta propria, assuntacome comportamento con grande entusiasmo perun breve periodo”. quest’ultimo comportamento èun fad, che non fa parte, non è incluso nel sondag-gio. in questo, beninteso.

il sondaggio del 2012 di cui ci occupiamo breve-mente qui è stato strutturato sulla base di 37possibili trend (sei di più rispetto al 2011): 25 ri-sultanti come top trend dagli anni precedenti ed 11trend emergenti (secondo gli editor della rivista). ilsondaggio è stato strutturato utilizzando unascala tipo likert, andante dal valore più basso di 1(minore probabilità di costituire una tendenza) alvalore più elevato di 10 (maggiore probabilità dirappresentare una tendenza). al sondaggio, in-viato a 18474 professionisti dell’efficienza fisica edella salute, hanno risposto – nel tempo consentito– 2620 aventi diritto (provenienti pressoché daogni area continentale: asia, europa, australia,africa, nord america e sud america ed includentiesperti – tra gli altri – dagli stati uniti, australia,canada, cina, francia, germania, giappone, india,italia e russia).

presentiamo qui, ma solo per invogliare alla lettu-ra integrale del sondaggio (un esempio da replicareda noi?), qui solo portato all’attenzione dei lettori,due illuminanti tabelle, quella dei migliori 10 trendmondiali (“top 10”) dal 2007 al 2011, con i relati-vi evidenti movimenti al loro interno nel passaggio de-gli anni (tabella n°1) e quella dei 20 trend mondiali.il sondaggio non finisce qui, naturalmente.

s&

c (it

a) n

.2, M

aggi

o-a

gost

o 2012, pp

. 87-8

8

S&C

PASQUALE BELLOTTI([email protected]; [email protected]), medico, espertodi movimento e diallenamento,insegnaattualmenteetica e Bioeticadello sport atorino, nellasuisM. Molti libri e moltiarticoli al suoattivo.è anchepresidente del’amàca onlus,associazione connumerosiprogetti diassistenza e disupporto inafrica (ed initalia):www.amacaonlus.org

LUCA MARIN,dottore infisioterapia.docentepresso ilcorso di laureain scienzeMotoriedell’universitàdegli studi dipavia.docente etecnico dellafederazioneitalianapesistica.docentedell’associazione italianafisioterapisti.esperto dellascuolaregionale dellosport del coni.

MODE (DEL MOMENTO) E TENDENZE(NEL MEDIO-LUNGO PERIODO). OVVERO, DOVE VANNO SALUTE

ED EFFICIENZA FISICA, QUANTO A PERCEZIONE E A PARERE DEGLI ESPERTI

PASQUALE BELLOTTI E LUCA MARIN

N°2 interno_S&C 24/04/12 11.22 Pagina 87