Pagine da Strength & Conditioning 0

20
S&C S&c (Ita) n.0, autunno 2011, pp. xx-yy S trength & Per una scienza del movimento dell'uomo C onditioning Il mITO DElla fORZa Livio Toschi SIGNORI, LA FORZA LA MACCHINA CHE C’è IN ME glI EffETTI DEl vOlUmE DI allENamENTO E DElla cOmpETIZIONE SUllE cONcENTRaZIONI DI cORTISOlO NElla SalIva DI aTlETI chE ESEgUONO Il SOllEvamENTO pESI OlImpIcO Blair T. Crewther, Taati Here e Justin W. L. Keogh QUELLO STILE DI VITA CHIAMATO ALLENAMENTO UN mODEllO DI pROgRESSIONE IN 6 faSI pER INSEgNaRE la gIRaTa al pETTO IN SOSpENSIONE DallE gINOcchIa James Duba, William J. Kraemer, Gerard Martin pROgETTaZIONE E ImplEmENTaZIONE DI UNO SpEcIfIcO pROgRamma DElla fORZa pER Il baDmINTON Sean Sturgess, Robert U. Newton PREVENZIONE E RIABILITAZIONE lO SqUaT a cORpO lIbERO: UNa valUTaZIONE DEl mOvImENTO pER lO SchEma DEllO SqUaT Matthew Kritz, John Cronin e Patria Hume Il RUOlO DEl cORE TRaININg NElla pERfORmaNcE aTlETIca, NElla pREvENZIONE DEllE lESIONI E NEl lORO TRaTTamENTO John M. Cissik la fORZa è UN RITO Pasquale Bellotti, Antonio Urso Il SITO DElla fORZa Francesco Felici EDITORIALI 3 pERchè UNa NUOva RIvISTa Antonio Urso Tre partner per una nuova impresa editoriale la NSca National Strength and conditioning association LA PROFESSIONE 6 31 49 57 69 77 23 INTRODUZIONE Menotti Calvani 65 INTRODUZIONE Massimiliano Febbi 88 la pROfESSIONE, ETIca E DEONTOlOgIa DElla pRaTIca DI mOvImENTO E SpORT ScRIvERE, pUbblIcaRE DElla SEmplIcITà E DEl SUO REcUpERO Pasquale Bellotti la pROfESSIONE DEl pERSONal TRaINER Enrico Guerra Foto Vanda Biffani 26 I TEST bIOchImIcI NON INvaSIvI NElla RIcERca SUlla pRESTaZIONE SpORTIva: la SalIva Fulvio Marzatico la claSSIfIcaZIONE DElla TIpOlOgIa DEllE fIbRE DEl mUScOlO SchElETRIcO NEll’UOmO: UN appROfONDImENTO Gian Nicola Bisciotti 39 66 Il mODEllO bIO-pSIcO-SOcIalE NElla pREScRIZIONE DEll’aTTIvITà fISIca aDaTTaTa Luca Marin mODIfIchE Da appORTaRE all’allENamENTO cON pESI pER glI INDIvIDUI cON INSTabIlITà aNTERIORE DI Spalla Melissa Corrao, Giancarlos H. Pizzini, David R. Palo, William J. Hanney, Dott. Morey J. Kolbert 85 INTRODUZIONE Pasquale Bellotti, Antonio Urso 47 Anno 1 - Numero 0 Autunno 2011

description

Pagine da Strength & Conditioning 0

Transcript of Pagine da Strength & Conditioning 0

Page 1: Pagine da Strength & Conditioning 0

S&C

S&

c (It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

Strength&

Per una scienza del movimento dell'uomo

Conditioning

Il mITO DElla fORZaLivio Toschi

SIGNORI, LA FORZA

LA MACCHINA CHE C’è IN ME

glI EffETTI DEl vOlUmE DI allENamENTO E DElla cOmpETIZIONE SUllE cONcENTRaZIONI DI cORTISOlO NElla SalIva DI aTlETI chE ESEgUONO Il SOllEvamENTO pESI OlImpIcOBlair T. Crewther, Taati Here e Justin W. L. Keogh

QUELLO STILE DI VITA CHIAMATO ALLENAMENTO

UN mODEllO DI pROgRESSIONE IN 6 faSI pER INSEgNaRE la gIRaTa al pETTO IN SOSpENSIONE DallE gINOcchIaJames Duba, William J. Kraemer, Gerard Martin

pROgETTaZIONE E ImplEmENTaZIONE DI UNO SpEcIfIcO pROgRamma DElla fORZa pER Il baDmINTONSean Sturgess, Robert U. Newton

PREVENZIONE E RIABILITAZIONE

lO SqUaT a cORpO lIbERO: UNa valUTaZIONE DEl mOvImENTO pER lO SchEma DEllO SqUaTMatthew Kritz, John Cronin e Patria Hume

Il RUOlO DEl cORE TRaININg NElla pERfORmaNcE aTlETIca,NElla pREvENZIONE DEllE lESIONI E NEl lORO TRaTTamENTOJohn M. Cissik

la fORZa è UN RITOPasquale Bellotti,Antonio Urso

Il SITO DElla fORZaFrancesco Felici

EDITORIALI

3 pERchè UNa NUOva RIvISTaAntonio Urso

Tre partner per una nuova impresa editorialela NSca National Strength and conditioning association

LA PROFESSIONE

6

31

49

57

69

77

23 INTRODUZIONEMenotti Calvani

65 INTRODUZIONEMassimiliano Febbi

88 la pROfESSIONE, ETIca E DEONTOlOgIa DElla pRaTIca DI mOvImENTO E SpORT

ScRIvERE, pUbblIcaRE

DElla SEmplIcITà E DEl SUO REcUpEROPasquale Bellotti

la pROfESSIONE DEl pERSONal TRaINEREnrico Guerra

Foto

Van

da

Bif

fani

26 I TEST bIOchImIcI NON INvaSIvI NElla RIcERca SUlla pRESTaZIONE SpORTIva: la SalIvaFulvio Marzatico

la claSSIfIcaZIONE DElla TIpOlOgIa DEllE fIbRE DEl mUScOlO SchElETRIcO NEll’UOmO: UN appROfONDImENTOGian Nicola Bisciotti

39

66 Il mODEllO bIO-pSIcO-SOcIalE NElla pREScRIZIONE DEll’aTTIvITà fISIca aDaTTaTaLuca Marin

mODIfIchE Da appORTaRE all’allENamENTO cON pESI pER glI INDIvIDUI cON INSTabIlITà aNTERIORE DI SpallaMelissa Corrao, Giancarlos H. Pizzini, David R. Palo, William J. Hanney, Dott. Morey J. Kolbert

85

INTRODUZIONEPasquale Bellotti, Antonio Urso47

Anno 1 - Numero 0Autunno 2011

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.16 Pagina 1

Page 2: Pagine da Strength & Conditioning 0

3STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

c’è la necessità in questa nostra epocadi eccesso informativo di mettere delnuovo inchiostro su dei fogli di carta?Una successione di parole, in genere, co-stituisce un messaggio; a chi è indiriz-zato il messaggio di questa rivista? E diuna rivista che parli di sport? Ed ancora,perché prevalentemente di forza?

queste e molte altre sono state le do-mande che la fIpE, con il supporto degliautorevoli amici del comitato Scientificoe dell’Editore, si è posta prima di darevita a questa rivista e vi assicuro che iltravaglio è durato non poco: tante le do-mande e tantissime le risposte, a volteentusiasmanti; da alcune scaturivanoaltri interrogativi e nuovi dubbi: alla fine iltempo, la passione e le giuste idee cihanno portato a credere che di questaRivista ci fosse proprio la necessità enon solo perché siamo di parte, quantoperché volevamo fare la rivista con le co-noscenze che avremmo sempre volutotrovare in edicola o più pretenziosamentenegli scaffali di una biblioteca o tra i no-stri libri e le nostre letture.

E non è stata nemmeno una pura e sem-plice operazione di marketing; non siamomai stati minimamente attraversati daquesta idea, pur legittima, perché in taleottica sarebbe stato più semplice fareuna rivista che si occupasse di cronaca edi politica federale. abbiamo voluto pun-tare invece su una periodico di qualità, diprestigio, che in qualche maniera po-tesse riportare a tutti il nostro punto divista sull’evoluzione dell’allenamento e, inparticolare, sull’evoluzione dell’allena-mento della forza.

la forza, proprio questa grande capacitàdell’uomo, che in qualche maniera trat-tiamo dal lontano 1902 anno in cui que-sta federazione, ufficialmente, fu costi-tuita. la nobile idea di un nobil uomo, ilmarchese luigi monticelli Obizzi (1863-1946), che ancora oggi dobbiamo ringra-ziare per la sua dedizione a questo sporte, in particolare, per il grande messaggioche è riuscito a far portare avanti e cosìa far tramandare da intere generazioni.Sono certo che quando portò a compi-mento la sua idea neanche egli avrebbemai immaginato che alle soglie del 21° se-colo si parlasse ancora di un qualcosa diinerente all’espressione (anche estetica)della forza, di certo più evoluto, ma cheavrebbe trovato salde radici nella suaopera.la forza, quindi, quella meravigliosamagia (la forza è una magia? certo lo è;lo diciamo qui e altrove in questo primoassaggio di nuova rivista), magia dunque,che ha permesso all’uomo di difendersi,di cacciare, di nutrirsi, riprodursi e rag-giungere altre ed alte mete; quella con-dizione che gli ha inoltre permesso dimisurarsi (con se stesso e con altri) di

vincere, di gioire, di perdere e quindi for-tificarsi (allora quando si perde, si di-venta più forti, quando si perde si vinceanche?), ma, soprattutto, gli ha per-messo di evolversi, di passare dalla posi-zione quadrupede alla posizione estazione eretta. la forza di sollevarsi aguardare e dominare l’ambiente intornoa sé e poi quello lontano: con la forza,pian piano o veloce veloce, si va lontano.gli ha anche permesso di diventare intel-ligente, questa capacità di muoversi nellospazio circostante, quindi di interagirecon l’ambiente, ricevendone nuovi stimolial suo divenire.

è stato bellissimo essersi evoluti attra-verso la forza e l’uomo per ringraziare lanatura di questo dono ha addiritturacreato degli stili di movimento con cuirendere omaggio di questo dono: losport. l’uomo ha scoperto, inventato,trovato lo sport. Non c’è sport cheesprima il suo stile senza far ricorso allaforza, non c’è allenatore che non inco-raggi un suo atleta prima della presta-zione dicendogli: “..dai, forza”. Non c’èmomento del giorno e della notte che nonsiamo costretti a lottare e vincere con-tro la forza che domina il nostro pianetaed il nostro sistema planetario: quella digravità. anche quando dobbiamo convin-cere qualcuno di qualcosa usiamo laforza, quella delle parole e quella del pen-siero.

Se tutto questo è vero, allora era ne-cessario che ci fosse uno spazio dedicatoche si occupasse principalmente di farragionare in maniera scientifica quei pro-tagonisti che hanno necessità di ricavarevantaggi fisici dallo sviluppo della forza(prepotenza esclusa).Era necessario capire come la forza puòinfluenzare un modello prestativo, sebasta solamente diventare più forti pervincere una competizione.Di certo rispondere da soli a queste do-mande sarebbe stato un compito com-plesso e, coscienti e consapevoli diquesto, abbiamo raddoppiato. Il prodotto di questa rivista sarà piena-mente condiviso e supportato da un enteinternazionalmente riconosciuto comel’agenzia internazionale di riferimento perciò che riguarda l’allenamento della forza:la NSca (National Strength and condi-tioning association) che ormai da anniha creduto alla valenza del nostro pro-getto e per questo ci ha permesso addi-rittura di costituire un’agenzia che larappresentasse nel nostro territorio: laNSca Italia.Il loro motto è noto ai più: bridging thegap between science and application, col-mare il gap tra la scienza dell’allena-mento e l’applicazione pratica. Nonpossiamo che condividerlo considerati al-cuni limiti nella formazione italiana in am-bito sportivo.

Dovremmo investire tantissimo nella cul-tura, quella che ci consenta di trasferireil sapere nel saper fare. Il mondo sportivoha bisogno di fare una riflessione di or-dine culturale, e noi vogliamo metterci indiscussione, provando a cominciarla –mettendoci per strada – e poi a conti-nuarla.

considero le palestre, i campi di allena-mento ed ogni luogo dove fare attività fi-sica, spazi importanti, alla stregua degliambulatori medici, dove si tratta la me-dicina per curare la salute dell’uomo,perché sicuramente un uomo forte èanche sano. per tale motivo,i professio-nisti dell’allenamento, i tecnici e i perso-nal trainer, sono figure che certamentenon possono essere improvvisate, nétantomeno essere dotate di un ridottobagaglio scientifico e di scarsa espe-rienza pratica. Non a caso, li definisco deiterapisti del movimento; come i terapistitout court sono in grado di curare la sa-lute, i terapisti del movimento devono es-sere in grado di “guarire” la prestazionesportiva, insieme devono anche riportareatleti dopo infortuni o situazioni patolo-giche e pregresse nuovamente alla pre-stazione.

la rivista si rivolge quindi a professionisticon la P maiuscola, anche se la legisla-zione attuale non ne riconosce la profes-sionalità ed anzi, al contrario, con scarsalungimiranza e sensibilità, offre spesso achicchessia la possibilità di allenare, re-cuperare o avviare alla prestazione spor-tiva.

per tutte queste ragioni, vogliamo aprireattraverso questo nuovo strumento cul-turale un tavolo autorevole di confronto,a cercare nel nostro ambito di compe-tenza, già vasto, una risposta non sta-tica alle esigenze dello sport di altolivello, di quello amatoriale e di quello de-stinato esclusivamente allo star bene.

ci accompagneranno in questa faticosama affascinante impresa due illustriamici: il prof. pasquale bellotti ed il prof.menotti calvani che costituiscono as-sieme al sottoscritto il comitato Scien-tifico della Rivista. hanno condiviso conentusiasmo e passione straordinaria lanascita di questo nuovo progetto che sipuò realizzare anche grazie alla presenzailluminata dell’Editrice calzetti & ma-riucci di Roberto calzetti. ma sarannomolte, auspichiamo, le firme eccellenti,ed altrettanto quelle che lo diventeranno,magari anche grazie alla nostra rivista,per dare il loro prezioso contributo allarealizzazione di un nostro sogno che sirealizza…la forza dei sogni.

E, dunque, si va! Forza!

S&

c (It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

Perché una

nuova rivistaAntonio UrsoPresidente FIPE

EDITORIALE

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.17 Pagina 3

Page 3: Pagine da Strength & Conditioning 0

S&

c (It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

tre partner per una nuova impresa editoriale:FiPE, NsCa italia e Calzetti & Mariucci Editore

Da fIpcf a FIPE: nata nel 1902,nel giugno 2011 la federazioneItaliana pesistica e cultura fisicadiventa Federazione Italiana Pe-sistica. con quest’ultimo passag-gio del suo percorso evolutivo, lafederazione sancisce la propriaautorità formale e autorevolezzaculturale su tutto ciò che con-cerne l’attività con i pesi e l’alle-namento della forza. Sono cambiati il look e le aspetta-tive future: una proposta sportivaconsolidata sul piano organizzativoed una offerta didattico-formativasempre più elevata, arricchita constudi e ricerche scientifiche a li-vello tecnico/metodologico. la federazione Italiana pesistica èriconosciuta dal cONI come unicosoggetto dell’ordinamento spor-tivo cui è attribuita l’organizza-zione sul territorio nazionale dellapesistica Olimpica e di tutte quellediscipline che prevedono l’utilizzodi sovraccarichi e resistenze fina-lizzate alla pratica sportiva, al fit-ness ed al benessere fisico. Inoltre è riconosciuta dal comitatoItaliano paralimpico per la disci-plina Sportiva paralimpica del Sol-levamento pesi.la FIPE svolge anche un’intensaattività di formazione dei Tecnici(Istruttori e personal Trainer) conil supporto organizzativo di societàspecializzate nella formazione perlo sport e delle principali Univer-sità italiane di Scienze motorie. la FIPE presenta all’interno dellasua struttura un apposito settorededicato alla “Promozione e Svi-luppo” di progetti finalizzati allacrescita generale del movimentopesistico, alla promozione delle at-tività giovanili sul territorio nazio-nale ed alla valorizzazione dellequalità tecniche dei personal Trai-ner in ambito professionale.

per le attività della fIpE poteteconsultare il sito www.federpesistica.it

NSCA ITALIA è un progetto natonel 2009 dall’incontro tra la fede-razione Italiana pesistica (fIpE) e laNational Strength and conditioningassociation (NSca), associazioneeducativa internazionale costituitaa colorado Springs nel 1978 da ungruppo di preparatori atletici pro-venienti da tutti gli Stati Uniti. la Mission di questo sodalizio in-ternazionale è quella di condivideree perseguire un obiettivo primarionel futuro sviluppo dell’attività pro-fessionale degli istruttori sportivi:colmare il divario, tutt’oggi esi-stente in Italia, tra la teoria e lapratica nell’insegnamento delle di-scipline sportive, con particolare ri-ferimento alla metodologia diallenamento della forza con l’uti-lizzo dei sovraccarichi. E non acaso, il claim della NSca è proprioquesto: “Bridging the gap bet-ween science and application”.NSCA ITALIA organizza gli esami,in Italia ed in lingua italiana, per ilrilascio delle certificazioni NSca di:

Specialista nell’Allenamento eCondizionamento della Forza (cScS - certified Strength andconditioning Specialist), chepermette di acquisire cono-scenze e competenze specificheper elaborare efficaci programmidi allenamento sulla forza per at-leti di alto livello;

Personal Trainer Qualificato(cpT - certified personal Trai-ner), nel cui ambito i tecnici par-tecipanti vedranno accresciutala loro capacità di elaborare pro-grammi di allenamento e di eser-cizio fisico, adeguati ed efficaci,sia per individui sani che per isoggetti che presentino specifi-che patologie o abbiano esigenzeparticolari.

Il percorso formativo di questa“élite di istruttori dello sport”non si esaurisce con la certifica maprevede un aggiornamento conti-nuo mediante l’acquisizione di “cre-diti formativi” che permette lorodi accrescere ulteriormente le pro-prie competenze e mantenere neltempo lo status di Tecnico NSCA.per le attività di NSca ITalIa siconsulti il sito www.nscaitalia.it

UN EDITORE CON LA PASSIONE PERIL MOVIMENTO E PER LO SPORT

CALZETTI & MARIUCCI è editore disport e di movimento fin dal 1993.pubblica libri di autori italiani e stranieridi fama. la sua produzione è attual-mente molto ampia: libri di testo, ma-nuali, riviste, software, video, dvd, siaper l’addetto ai lavori che per il sem-plice praticante che voglia documen-tarsi e che intenda migliorare la qualitàdella propria vita attraverso l’esercizioregolare di movimento e di sport.Il catalogo 2011-2012 abbraccia unavasta gamma di specialità sportive:dagli sport individuali a quelli di squa-dra, da quelli di combattimento a quellitecnico-combinatori, dei quali tuttivengono affrontati aspetti più e menocomplessi dell’apprendimento, dell’ini-ziazione e della pratica di alto livello, iviinclusi gli aspetti scientifici della pra-tica.la validità delle pubblicazioni è garan-tita dalla possibilità della casa Editricedi contare sulla consulenza di istitu-zioni quali la Scuola dello Sport del co-mitato Olimpico Nazionale Italiano e divarie federazioni, tra cui – attualmente– la fIpE, federazione Italiana pesi-stica, e la fIpav, federazione Italianapallavolo.fin dal 1994, il coni ha affidato a cal-zetti & mariucci la gestione editoriale ela diffusione della rivista SDS, Scuoladello Sport, periodico trimestrale assainoto agli addetti ai lavori. Nel 2008, lacalzetti & mariucci ha acquisito la ge-stione del giornale Italiano di psicologiadello Sport (rivista ufficiale dell'asso-ciazione psicologi dello Sport).Tra gli oltre 400 titoli del catalogo, lacasa Editrice può vantare l’edizioneitaliana di alcuni dei più importanti bestseller europei e mondiali del settore,come ad esempio “physiology of Sportand Exercise” di Jack h. Wilmore eDavid l. costill; “health fitness In-structor’s handbook” di “Edward T.howley e b. Don franks; “Science andpractice of strength training” di Wil-liam Kraemer e vladimir Zatsiorsky;“OptimalesTraining” di Jürgen Weineck;“NSca,s Essentials of personal Trai-ning”, a cura di Roger W. Earle e Tho-mas R. beachle; “Essentials ofStrength Training and conditioning”, acura di Roger W. Earle e Thomas R.beachle (cfr. il sito internet www.cal-zetti-mariucci.it).

4

Foto

Van

da

Bif

fani

STRENGTH AND CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.17 Pagina 4

Page 4: Pagine da Strength & Conditioning 0

S&

c (It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

la National Strength and conditioning association (NSca) è un’associazione internazionale per la formazione di qua-dri, che non ha fini di lucro, costituita a colorado Springs (colorado, USa) nel 1978, da un gruppo di 76 prepara-tori atletici provenienti da tutti gli Stati dell’Unione.l’associazione, che conta oggi oltre 33.000 membri in 59 paesi del mondo ed è considerata l’autorità di riferimentoa livello mondiale in materia di sviluppo della forza muscolare e di condizionamento fisico, ha incentrato le proprieattività proprio sullo sviluppo della forza per il miglioramento delle prestazioni atletiche, con l’obiettivo primario dicolmare il divario tra la teoria e la pratica nell’insegnamento delle discipline sportive e del fitness (bridging the gapbetween science and application è uno degli slogan della NSca). a differenza di altre associazioni a carattere sportivo, la NSca riunisce un cospicuo e variegato gruppo di profes-sionisti nei settori della scienza dello sport, delle specialità sportive, delle scienze mediche applicate e del fitness.questi professionisti perseguono un fine comune: la corretta applicazione – nella pratica – delle conoscenze sul-l’allenamento della forza e sul condizionamento fisico, al fine di migliorare le prestazioni atletiche e la cosiddettaefficienza fisica.la National Strength and conditioning association rilascia due certificazioni che accertano e garantiscono la pro-fessionalità degli istruttori attivi nel mondo dello sport:

CPT - Certified Personal TrainerCSCS - Certified Strength and Conditioning Specialist

ampie e circostanziate informazioni su cosa è la NSca e sui numerosi servizi erogati dall’associazione ai suoi as-sociati sono disponibili sul bellissimo sito: www.nsca-lift.org.

LA NSCANational Strength and Conditioning Association

5

Pubblicazioni della NSCAla NSca produce 4 importanti strumenti di conoscenza e di approfondimento nel campo dello sviluppo della forza e dell’allena-mento fisico nei suoi diversi aspetti. Essi costituiscono un esempio unico al mondo di materiali conoscitivi di diverso livello pre-disposti ad hoc per le esigenze degli allenatori e degli altri addetti ai lavori nel campo professionale della pratica del movimentoe dello sport. Sono:1. Strength and conditioning Journal2. Journal of Strength and conditioning Research3. NSca’s performance Training Journal4. Tactical Strength and conditioning Report (TSac Report)li descriviamo in estrema sintesi per stimolare una riflessione sulle necessità, per l’esperto del mondo del movimento e dellosport, di continuo approfondimento dei temi vitali della professione. Non uno, ma ben 4 strumenti, per facilitare l’opera di ac-quisizione di contenuti specifici ed up to date!1. Strength and Conditioning Journal

Strength and conditioning Journal è davvero la rivista professionale per gli allenatori, i personal trainer, i terapisti della ri-abilitazione e della rieducazione, i preparatori e le altre figure di professionisti operanti nel mondo del movimento e dellosport. la missione editoriale della rivista (un bimestrale che, perciò, appare 6 volte all’anno), è di “to publish articles thatreport both the practical applications of research findings and the knowledge gained by experienced professionals” (“pubbli-care articoli che riportino sia le applicazioni pratiche dei risultati della ricerca sia le conoscenze acquisite da professionisticon ampia esperienza alle spalle”). gli articoli pubblicati vengono tutti revisionati da esperti, con il collaudato sistema dellapeer-review (peer-reviewed articles). Esce dal 1979.

2. Journal of Strength and Conditioning ResearchIl Journal of Strength and conditioning Research è considerato la rivista scientifica della NSca. Si tratta di una pubblica-zione con periodicità mensile, assai ricca di contenuti – tra l’altro abbraccianti branche diverse – tutti orientati al campodello sviluppo della forza muscolare, nei suoi molteplici aspetti, e dell’allenamento e del movimento in generale. Rappresentaun importante punto di riferimento per singoli esperti e per istituzioni, per ricercatori e per professionisti. gli argomenti af-frontati ed il legame che sempre viene (richiesto e) mantenuto tra la ricerca e la pratica applicazione dei risultati rendonoquesta importante rivista basilare per lo studio e l’approfondimento dell’esercizio fisico e dell’allenamento in generale. viene pubblicato dal febbraio 1987.

3. Nsca’s Performance Training JournalIl NSca’s performance Training Journal è un periodico quindicinale che riporta contributi sui temi dell’allenamento e dellosviluppo della forza, basati sui risultati concreti della ricerca applicata. viene considerata una rivista di base, ma il livello deimateriali pubblicati è sempre elevato come è indiscutibile il rigore dell’approccio. ha iniziato le sue pubblicazioni nel 2002.

4. Tactical Strength and Conditioning Report (TSAC Report)Il Tactical Strength and conditioning Report (TSac Report) è una pubblicazione della NSca diffusa online. Il suo riferimentoè agli sport con forte componente tattica. Il taglio dei materiali è pratico, con grande attenzione agli aspetti relativi all’effi-cienza muscolare, alle abilità, alle componenti tecnico-tattiche della prestazione. Si pubblica dal 2007.

qui di seguito una tabella che raccoglie importanti informazioni sulle prime due pubblicazioni:

Ulteriori informazioni sulle riviste, i loro contenuti, la loro diffusione, possono essere assunte dal sito web della NSca:https://www.nsca-lift.org/

Foto

Van

da

Bif

fani

Rivista Editor in chief frequenza Ranking Impact factor

1 Strength and conditio-ning Journal

T. Jeff chandler, EdD,cScS*D, fNSca

6 numeril’anno

Sport Sciences57/79 0,713

2 Journal of Strength andconditioning Research

William J. Kraemer, phD,cScS, fNSca

12 numeril’anno

Sport Sciences33/79 1,848

STRENGTH AND CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.17 Pagina 5

Page 5: Pagine da Strength & Conditioning 0

S&CS

&c

(It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

MA DA DOVE VIENE LA FORZA?DI PASQUALE BELLOTTI

Da dove viene la forza è una domanda con almeno tre risposte, tutte legit-time. anzi è vero il fatto che sono proprio obbligatorie tre risposte, date in-sieme e contemporaneamente. così, per cominciare, ci proviamo a darle. cimettiamo alla prova.la forza viene dalla storia, si perde nella storia, si crea e si sviluppa nellastoria e nel mito. Nel mito, sì: i miti sono i sogni dei popoli. la forza lo era.lo fu a lungo e, da mito, plasmò corpi e anche menti. così, vi parliamo de “Ilmito della forza” (lo racconta livio Toschi, un esperto che il mito lo conoscemeglio di chiunque altro).viene, poi, dal muscolo la forza. I muscoli sono - pensate! - artefici di vitaperché rendono, loro soltanto, con la loro contrazione, possibile il movimentoe, dunque, l’essere ed il fare, ovvero l’esistenza delle persone. Il muscolo edil cervello che lo comanda. Il “sito” della forza, si chiama così la seconda no-stra risposta. Scrive il sito un espertissimo fisiologo italiano, francesco fe-lici, dell’ateneo romano del foro Italico.manca, a questo punto, il rito della forza. quel rito che si rinnova nel processoe nello stile di vita con cui si prepara la forza e ci si prepara ad un cimento.Un confronto con altri, un confronto con un sé di ieri, meno valido dell’oggi,un sé superato. Il rito lo scrivono pasquale bellotti ed antonio Urso, a quat-tro mani. più mani = più forza?

Eccoli, il mito, il sito e il rito della forza (pb).

SIGNORI,LA FORZA!

IL MITO, IL SITO, IL RITO

6

PASQUALE BELLOTTI(pasquale.bellotti@

fastwebnet.it; pasquale.bellotti@

unito.it), medico, esperto di

movimento e diallenamento,

insegnaattualmente Etica

e bioetica delloSport a Torino,

nella SUISm. moltilibri e molti articoli

al suo attivo.è anche presidentede l’amàca Onlus,associazione con

numerosi progettidi assistenza e disupporto in africa

(ed in Italia):www.amacaonlus.org

STRENGTH AND CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.17 Pagina 6

Page 6: Pagine da Strength & Conditioning 0

7STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

IL MITO DELLA FORZADI LIVIO TOSChI

Se è vero che fin dalla notte dei tempi l’uomo hacorso e lottato per necessità o per gioco, è al-trettanto vero che si è sempre compiaciuto dellapropria forza, esibendosi nelle prove più svariate enon di rado stravaganti: sollevare, sostenere, lan-ciare, tendere, piegare, spezzare, contrastare,spingere e trascinare, erano alcuni degli esercizipraticati. Inoltre, «fino all’apparizione delle armi dafuoco la forza costituì la principale risorsa dei com-battenti, che su di essa facevano affidamento persopravvivere» (georges lambert).più tardi, quando gli uomini cominciarono ad af-frontarsi nelle contese sportive, compresero cheper primeggiare dovevano allenarsi metodica-mente, magari utilizzando l’esperienza di medici fa-mosi. per aumentare il loro vigore s’impegnarono inappropriati esercizi, tra cui – ovviamente – il solle-vamento dei pesi, servendosi ingegnosamente disvariati oggetti quali macigni, tronchi e halteres,che erano manubri di pietra o di metallo, di peso eforme sempre diversi, alla ricerca della massimafunzionalità. certo, senza i nostri precisissimi bi-lancieri, un tempo era difficile misurare la propriaforza e impossibile competere a distanza. Eppure,già all’alba della civiltà, i confronti non mancaronoe a poco a poco divennero sempre più frequentigrazie all’utilizzo di appositi attrezzi, quali la “pie-tra di paragone”.

*l’idea dell’uomo grande e forte ha sempre susci-tato paura e rispetto. basti pensare ai giganti o aiciclopi. Omero nell’Odissea ci ha narrato di poli-femo, che scagliò «d’un monte la divelta cima» con-tro la nave di Ulisse (libro IX), e dei lestrigoni, cheaffondarono la flotta del laerziade con «immensepietre» (libro X). antichi poemi epici esaltano le im-prese dell’Ercole fenicio melkart, del re sumero gil-gamesh e del faraone amenofi II. E chi non conosceil gigante filisteo golia, ucciso con la fionda da Da-vide, o il gigante libico anteo, stritolato dalle pos-senti braccia di Ercole? personaggi che benpotrebbero identificarsi con Il colosso dipinto dafrancisco goya.giganti in quantità popolano i romanzi e il regnodelle fiabe. Sarà sufficiente citare gargantua e suofiglio pantagruele, scaturiti dalla fantasia di fran-çois Rabelais, e gulliver, protagonista del romanzodi Jonathan Swift.

*ai nostri tempi altri eroi della forza sono staticreati dalla fervida immaginazione di scrittori e di-segnatori. Nel meraviglioso mondo dei fumetticome dimenticare, fra i tanti, braccio di ferro (po-peye) e Obelix, bleck “macigno” e lothar (il fedeleassistente di mandrake), fino all’hercules di WaltDisney?Il polacco henryk Sienkiewicz, premio Nobel per laletteratura nel 1905, alla fine dell’Ottocento hascritto il romanzo quo vadis? portato per la primavolta sullo schermo nel 1913 da Enrico guazzoniper la cines di Roma, ha dato vita al fortissimoUrsus, interpretato dal pesista romano bruto ca-stellani. al film cabiria (1914), di giovanni pa-

S&C

S&

c (It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

gilgamesh strangolaun leone, rilievo dal

palazzo di Khorsabad(vIII secolo a.c.) –

louvre, parigi

milone, statua inmarmo di Edme

Dumont, altezza 78cm (1754) – louvre, parigi

Ercole e anteo, bronzodi antonio pollaiolo

(1475 circa), altezza45 cm – museo delbargello, firenze

LIVIO TOSChIarchitetto, s’inte-ressa anche d’im-pianti sportivi e distoria dello sport.è consulente sto-rico e artistico dellafederazione ItalianaJudo lotta Karatee arti marziali, dellafederazione Italianapesistica, della fe-derazione Sammari-nese lotta pesiJudo, nonché del-l’European Weigh-tlifting federation.Docente di Storiaalla Scuola Nazio-nale fIJlKam e allaScuola NazionaleSammarinese diJudo.Nel campo dellosport ha scritto 15libri e innumerevoliarticoli, organiz-zando inoltre di-verse mostre.

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.17 Pagina 7

Page 7: Pagine da Strength & Conditioning 0

10 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

S&C

1. R. m. Enoka.Neuromechanics

of humanmovement,

human Kinetics,2008

2. S. cerquiglini.Il Sistema

neuromuscolare;comunicazione

inedita

IL SITO DELLA FORZADI FRANCESCO FELICI

Università degli Studi di Roma – foro Italico

INTRODUZIONERoger Enoka1, in anni del tutto recenti, ha coniato la felice espressione di neuro meccanica per definirequel settore della scienza sperimentale che si occupa dello studio del comportamento del sistema neu-romuscolare.a tal punto sono intimamente connessi sistema nervoso ed apparato muscolo scheletrico che taluniautori – e cerquiglini2 era tra questi – si sono spinti a parlare di “neuro dipendenza” del muscolo, es-senziale per il corretto funzionamento di quest’ultimo. E l’esperienza sensoriale stessa ci dice, po-nendoci innanzi agli esiti drammatici delle lesioni traumatiche del midollo spinale, quanto impotente siail nostro motore quando privato della sua comunicazione con il sistema nervoso centrale (SNc). è sem-pre il caso di ricordare l’affermazione, apodittica nella sua sinteticità, del Nobel Sir charles Sherring-ton: “… tutto ciò che il genere umano può fare è muovere cose …”. è evidente che, in questo contesto,il verbo fare allude all’intero repertorio di abilità motorie che caratterizza la nostra vita di relazione e,dunque, qualifica ed esprime il nostro pensiero. Detta in altro modo, il movimento dell’uomo è “la ma-nifestazione” del suo sentire più profondo. l’esecutore dei programmi motori elaborati dal SNc è il muscolo striato scheletrico. Organizzando inmodo appropriato l’attività dei muscoli, il SNc rende possibile un’esecuzione dei diversi atti motoritanto raffinata ed elegante da farli percepire, ai più, estremamente semplici, quasi banali. Tale motore,tuttavia, non è affatto un servo sciocco: esso risponde, infatti, alle sollecitazioni funzionali ed ai comandia lui impartiti dal SNc adattando progressivamente la sua struttura anatomo-funzionale si da rag-giungere un ottimo di risposta. In tal senso si può affermare che il muscolo striato sia un organo pla-stico e versatile, né, verrebbe fatto di pensare, avrebbe potuto essere diversamente considerata la suaintima connessione con il sistema plastico per eccellenza, il sistema nervoso appunto.Una trattazione del comportamento meccanico del muscolo che sia isolata da quella del SNc (e peri-ferico), quale quella che in questo scritto sarà presentata, ha la sua unica giustificazione, dunque, neltentativo di rispettare i limiti di spazio e la pazienza del lettore, essendo, per ogni altra via, assoluta-mente insensata. Obiettivo di questo scritto è quello di fornire un resoconto succinto, ancorché il piùpossibile aggiornato, delle conoscenze in tema di caratteristiche contrattili del muscolo e delle relazionitra struttura e funzione. ad oggi, nonostante gli enormi progressi compiuti sulla conoscenza della struttura e della funzione delmuscolo, si è ancora relativamente lontani dal derivare definitivamente le equazioni costitutive che de-scrivono il suo comportamento meccanico. ciò è in gran parte dovuto al fatto che il muscolo schele-trico non può esercitare correttamente la sua funzione in assenza delle strutture ad esso associate.Il muscolo genera delle forze che devono essere trasmesse ad un segmento scheletrico tramite la giun-zione muscolo-tendinea ed il tendine. come recentemente ben dimostrato da James Wakeling ed il suogruppo3, le proprietà di questi elementi strutturali possono influenzare il modo con cui un muscoloeroga forza ed il suo ruolo nella meccanica articolare, e rappresentare un potente segnale perché l’in-terazione tra strutture muscolo tendinee e scheletriche e l’attivazione neurale possa generare movi-menti corporei fluidi, eleganti, efficaci.

S&

c (It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

1. LA STRUTTURA DEL MUSCOLO SChELETRICOgiova premettere alle conside-razioni funzionali un brevissimorichiamo sulla struttura anato-mica macro e microspia del mu-scolo striato scheletrico. lacomplessità della funzione mec-canica muscolare, infatti, può edeve essere apprezzata alla lucedella conoscenza della comples-sità architetturale di tale mac-china. l’anatomia macroscopicaci mostra che esistono diversitipi di muscoli quanto alla loroforma ed alla loro dimensione: piùo meno grandi, più o meno lunghie con architetture assai diverse.l’orientamento dei fasci di fibre,rispetto a quello del muscolo in-tero, varia tra differenti muscolie, a questo proposito, si distin-

guono: muscoli fusiformi, unipen-nati, bipennati, triangolari, lami-nari. Un muscolo è costituito damolte sub unità e mostra unacomplessa disposizione struttu-rale. macroscopicamente cir-condato da una fascia chiamataepimisio, è suddiviso in un nu-mero variabile di sub unità dettefascicoli circondati, a loro volta,da propaggini dell’epimisio, il pe-rimisio. Ogni fascicolo è costi-tuito da fasci di fibre muscolari(cellule muscolari) avvolte da unalamina detta endomisio (Ishi-kawa, 1983). Tale tipo di orga-nizzazione comporta la compar-timentalizzazione di pacchetti difibre muscolari, e fa nascere ilsospetto che pensare all’attiva-zione muscolare come ad un fe-nomeno omogeneo che investe,

sia pure a diversi livelli di inten-sità e partecipazione, tutte leporzioni del muscolo non sia ilmodo più corretto di presentarele cose. la massa delle fibre muscolari èper il 75% rappresentata daacqua. Il restante 25% è quasicompletamente costituito daproteine: 30% solubili, 38%miosina, 12% actina. le fibremuscolari sono multinucleatecon una densità stimata intornoai 50-100 nuclei per mm di lun-ghezza della fibra. I nuclei det-tano la qualità e la quantità,oltre che la distribuzione, delmateriale presente all’internodella fibra; le caratteristiche in-dividuali di velocità, forza e resi-stenza di ciascuna fibra sonoimposte dal tipo di proteine pro-

3. movementmechanics as adeterminate of

musclestructure,

recruitment andcoordination. J.m. Wakeling, O.

m. blake, I.Wong, m. Rana

and S.S. m. lee.phil. Trans. R.Soc. b (2011)

366, 1554–1564

FRANCESCO FELICI,medico specialista

in medicina delloSport, insegna fi-

siologia umana e fi-siologia applicataallo sport ed all'e-sercizio presso lafacoltà di Scienze

motorie dell'Univer-sità di Roma foro

Italico. ha avviato ilprimo corso di Dot-torato di ricerca inscienze dello Sport

ecoordinato il corso

di laurea in Scienzae tecnica dello

sport. è autore/coautoredi numerosi lavori

scientifici in tema difunzionamento del

sistema di controlloneurale del movi-mento e dei suoi

adattamentiall'allenamento.

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.17 Pagina 10

Page 8: Pagine da Strength & Conditioning 0

18 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

LA FORZA è UN RITODI PASQUALE BELLOTTI E ANTONIO URSO

Nello sport come nel movimento della vita quoti-diana, la forza è tutto. la forza, qui intendiamo, in-tesa nel suo significato più genuino, più proprio,quello di espressione dell’unica capacità che si ri-conosce al muscolo del vivente, la contrattilità. laforza è l’espressione tangibile della contrazionemuscolare, letteralmente dell’impegno per avvici-nare le estremità di una compagine muscolare, cheha come conseguenza uno spostamento o, co-munque, un tentativo di spostamento di una partedi corpo, di tutto il corpo, di un oggetto associatoal corpo, perché da prendere o afferrare, da lan-ciare o lasciare, da avvicinare o da allontanare, datrasmettere o da ricevere. O da sollevare o da ab-bassare. O da tenere. la forza rende possibiletutti i movimenti, che siano del pesista o del piani-sta. Si tratta sempre di un’armonia, di una mu-sica. Si tratta sempre di una tecnica esecutiva, laforza è la tecnica, anche. Il movimento è l’espressione della capacità di forzamuscolare. per questo non si vive senza la forza,per questo non c’è sport senza la forza, per que-sto curare il corpo attraverso il movimento signi-fica curare la forza. allenare la forza. l’allenamentodella forza muscolare è l’allenamento. Sostanzial-mente e senza eccezioni di sorta. Nel pesista diun tempo e di quello odierno, moderno. Nello sprin-ter dell’atletica leggera, nel calciatore e nel palla-volista, nel golf come nel tennis, nel maratonetasenza dubbio. con modalità di estrinsecazione e diespressione diverse (la forza ha mille modi per ma-nifestarsi), con supporti e sostegni diversi (perrendere più intenso o più protratto un gesto o unasequenza di gesti, il muscolo si avvale di riforni-menti da parte di altri sistemi ed apparati), conforme diverse (un’etica e un’estetica della forza?),ma senza perdere il ruolo primario e, anzi, defini-tivo. la forza è tutto. lo comprese bene chi nefece un mito e chi, cercando di disvelarne i nume-rosi aspetti ancora non noti, ne cercò il sito, tro-vandolo prima nel particolare assemblamento diparti e di particelle della struttura del muscolostesso, poi sempre più nel collegamento tra leparti effettrici, realizzatrici, del movimento (l’ul-trastruttura delle fibre muscolari) e la parte idea-trice e ordinatrice dello stesso, ovvero il sistemanervoso, nel suo complesso dobbiamo precisare,considerate le numerose implicazioni di tutte lesue parti nel determinare il movimento ed il suosofisticato assetto di fenomeno che si dipana neltempo e che assume forme e variazioni più e menopercettibili delle stesse, in funzione dell’obiettivoda raggiungere: offrire un fiore ad una dama o pre-sentare all’avversario il fioretto o la spada. confe-risce all’espressione motoria il necessario ordine:funzione veramente ordinatrice. Ordinatrice per-ché mette ordine e perché dà ordini e comandicome espressione di una volontà, di atti volonta-riamente definiti ed imposti.

la forza non è la stessa in tutti gli umani: alcunepopolazioni ne hanno tendenzialmente di più ri-spetto ad altre, sono più forti; così è degli uominirispetto alle donne, in genere, ma con diverse ec-cezioni; così è degli adulti rispetto ai bambini, cosìdei vecchi rispetto agli adulti e ai giovani, con nu-merose altre eccezioni e varianti. la forza si gua-dagna e si perde, con l’età che avanza prima siguadagna e poi si perde, esprimendo tutto il sensodell’evoluzione di una vita. consentì ai progenitoridi sopravvivere all’ambiente ostile (furono i più fortiad avere il sopravvento, l’evoluzione lo garantì, do-vremmo ricordarcene nella nostra epoca così se-dentaria), non è certo che sarà sempre unretaggio significativo degli uomini che verranno1

(magari in un futuro assai lontano), poiché la forzasi perde, si perde anche di molto, il suo non eser-cizio la fa ripiegare su se stessa fino a rendere de-bole e privo di forza l’umano che quel dono concomprende. Il massimo della debolezza e della per-dita di forza è la morte. Nella morte, non c’è piùmovimento, dunque non vi è più la forza, non più lavita. con la vita, ecco invece la forza. la forza èvita e migliora la vita, con il suo esercizio. addirit-tura con un progetto di esercizio, un progetto in-dividualizzato di esercizio, un personale rito discelta di modalità e di tipo di impegno fisico, laforza cresce, il muscolo si sviluppa e sviluppa lesue capacità, in modo più e meno visibile. ma laforza aumenta, fino a livelli inverosimili: il cervellocomanda un impegno più grande, il muscolo ese-gue, prova: può riuscire o meno, ma intanto si al-lena. l’allenamento della forza è un rito. Un rito chefu sacro nell’antichità e che ha del sacro oggi,quando l’atleta vi si dedica, dedicando, in parte, avolte in gran parte, anni della sua vita. gli anni dellamaggiore sua forza.Non lo fa da solo, ha bisogno di stare con sé maanche (e soprattutto) con altri, necessita di unaguida. E di una guida sicura. Una guida che cono-sca le strade, quelle possibili (vi sono anche quelleimpossibili, poco sicure o proibite), e su questesappia modellare un cammino particolare. l’allena-mento (e, dunque, l’allenamento della forza) è sem-pre un particolare modello di comportamento.particolare per il soggetto implicato, particolareper l’obiettivo, particolare per l’atto creativo (oltreche interpretativo) che fa l’allenamento di uno di-verso da quello di un altro. l’allenamento della forzaè un rito anche per questi motivi. maestro di que-sto rito è colui che allena: con sapienza e con pru-

S&CS

&c

(It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

la forza non è la stessa in tutti gli umani: alcunepopolazioni ne hanno tendenzialmente di più ri

1. cfr. perquesto ed altro,

il bellissimoEternità – Il

nostroprossimo

miliardo di anni,di michaelhanlon, la

biblioteca delleScienze, milano

2011 (orig.Eternity. Our

Next billionYears, specie ai

cap. 6 e 7).

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.17 Pagina 18

Page 9: Pagine da Strength & Conditioning 0

La macchina che c’è in mel’attività fisica ha bisogno di energia, di struttureche trasformino l’energia in movimento, di un si-stema che provveda al coordinamento delle varieparti e di un super sistema che provveda in temporeale a prendere decisioni su come ottimizzare leattività. la conoscenza di tutte queste cose ècomplicata, ma è essenziale per l’atleta e per itrainer per migliorare l’efficienza della prestazionee il mantenimento dello stato di salute. Il nostrocompito è quello di dare informazioni in manierasemplice, comprensibile a tutti su come funziona ilnostro organismo, utilizzando le informazioni scien-tifiche che vengono pubblicate da autorevoli rivistenel campo dell’allenamento (e non solo), da com-menti preparati da esperti sull’argomento che divolta in volta verrà scelto e da un mio editorialeche farà da introduzione. Il nostro spazio ospiteràanche lavori scientifici originali che saranno vagliatidal board scientifico della rivista. In questo nu-mero affronteremo un argomento insolito, pococonosciuto, ma che ci darà il pretesto per capireun po’ di più della macchina che c’è in noi: la saliva.

lo spunto ci viene dato da un articolo pubbicatosul Journal of Strength and Conditioning (25(1):10-15, 2011) da un gruppo di ricercatori neoze-landesi avente per titolo “The Effect of TrainingVolume and Competition on Salivary CortisolConcentration of Olimpic Weighlifters“. l’articoloviene presentato in versione integrale, tradotto initaliano, preceduto da un contributo del prof. ful-vio marzatico, della Università di pavia, che da annidirige un prestigioso laboratorio, dove - tra lemolte attività di ricerca - vi è anche quella sull’usodiagnostico della saliva.

A bocca asciutta…Rimanere a bocca asciutta è una sensazione spia-cevole, ma niente in confronto a quello che prova-vano gli imputati nei tribunali della antica cina,quando invitati dai giudici a mangiare una ciotola diriso bollito sprovvisto di qualsiasi condimento, sifermavano senza completare il compito per labocca che diventava secca e incapace di lubrificareil cibo … si riteneva che l’intensa situazione emo-tiva ( tipica ? ) dei colpevoli bloccasse la formazionedi saliva!la medicina cinese aveva scoperto che la produ-zione di saliva dipendeva dallo stato emotivo deisoggetti e questa è esperienza nota a molti ora-tori che durante una conferenza hanno necessitàdi bere acqua, che gli organizzatori dei convegniprovvedono a porre sul tavolo dei conferenzieri.

Avere l’acquolina in bocca… lo diciamo riferendociad una aspettativa piacevole, l’idea di un cibo checi accingiamo a mangiare o addirittura pregu-stando l’avverarsi di un desiderio. Dal punto divista scientifico, il testimonial più famoso fu il caneusato dal fisiologo russo pavlov per i suoi esperi-

menti. pavlov abituò l’animale a ricevere il cibodopo la presentazione di un suono; accadde che ilcane si preparava alla masticazione producendouna intensa salivazione anche in assenza di cibopurché venisse prodotto il suono. anche in questocaso, la produzione di saliva era legata ad una at-tività del cervello, ma di segno opposto a quella deicondannati cinesi.

Leccarsi le ferite… nel linguaggio parlato significacercare di consolarsi dopo una sconfitta. Nelmondo animale, ma anche nell’uomo è presente ilcomportamento istintivo di umettare con la salivale ferite. Nella saliva sono presenti, tra gli altri, deicomposti chimici, i nitriti, prodotti con la collabo-razione dei batteri della lingua, che sulla feritavengono trasformati in ossido di azoto che ha lacapacità di uccidere i batteri, ma anche di pro-muovere la riparazione dei tessuti, di migliorare lacircolazione sanguigna, di incrementare la utilizza-zione a scopi energetici dello zucchero, etc.. Del-l’ossido di azoto parleremo nel prossimo numeroquando affronteremo il segreto di braccio di ferro.

Mamma ti dà un bacio..sulla bua… accade spessoche in maniera spontanea portiamo in bocca undito dolente dopo un trauma. è un atto istintivoche compiamo senza alcuna conoscenza scienti-fica, ma recentemente nella saliva è stata identi-ficata una sostanza, prodotta dalle ghiandolesalivari, la opiorfina, che ha una attività antidolori-fica 6 volte superiore a quella della morfina.quattro modi di dire e di agire nati dalla saggezzapopolare e dall’istinto che hanno individuato pro-prietà biologiche della saliva molto prima che lascienza ufficiale le scoprisse!

23STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

S&C

S&

c (It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

LA MACChINAChE C’è IN ME

MENOTTI CALVANI

MENOTTI CALVANImedico, specializ-zato in neurologia,farmacologia clinicaoltre che in tossico-logia medica, si èlaureato in scienzadella nutrizioneumana. ha pubbli-cato oltre 200 arti-coli scientifici suriviste internazionaliprevalentemente suitemi del metaboli-smo, sui mitocondrie sulle patologie de-generative.

Fra

nce

sco A

nto

gnar

elli

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.17 Pagina 23

Page 10: Pagine da Strength & Conditioning 0

26 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

S&CS

&c

(It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

Introduzionelo studio della saliva come fonte biologica per leanalisi di laboratorio sta assumendo sempre mag-giore importanza per le sue implicazioni nella ri-cerca di base ma anche nella ricerca clinica. la saliva è composta da molte molecole di origineorganica ed inorganica e molti ormoni che sono va-lutati nel plasma possono essere valutati anchenella saliva. In questo liquido biologico si possonovalutare gli ormoni steroidei, che sono i più stu-diati, ma anche gli ormoni non steroidei e peptidici(anche se con maggiori limitazioni)1,2,3,4. la possi-bilità, in campo sportivo, di poter ottenere cam-pioni biologici sui quali valutare i parametriormonali con metodi non invasivi rappresenta unmiglioramento fondamentale per lo studio e il mo-nitoraggio della performance degli atleti. Sebbenela saliva sia facile da raccogliere e manipolare, bi-sogna comunque operare con attenzione nelle pro-cedure di raccolta e stoccaggio dei campioni,nonché nella validazione dei metodi analitici appli-cati. I campioni di saliva possono essere utilizzatiper:

a. valutare molecole legate a stati emozionali;b. accertare la presenza nell’organismo di so-

stanze naturali e farmacologiche;c. valutazione dello stato ormonale;d. valutazioni di parametri immunologici;e. valutazione di stati nutrizionali e/o metabolici.

Tutte le possibilità di indagine elencate possonoessere utilizzate ed essere di grande aiuto nella ri-cerca di carattere sportivo.

Caratteristiche Biologiche della Salivala saliva (secrezione non stimolata) si origina prin-cipalmente da tre tipologie di ghiandole: sotto-mandibolari (65%), parotidi (23%) e sub-linguali(4%) e da una certa serie di ghiandole minori chepartecipano a circa il 10% della formazione delfluido orale5,6. la composizione della saliva risentedell’origine ghiandolare, in quanto le parotidi pro-ducono saliva sierosa (senza mucina), mentre lesottomandibolari e le sublinguali producono una sa-liva a composizione mista siero-mucosa. la salivaprimaria prodotta e conservata negli acini ghian-dolari è isotonica con il plasma, dopo la sua secre-zione viene drenata dalla mucosa orale e - inquesto passaggio - molti elettroliti sottoposti al-l’azione di un trasporto attivo cambiano la loroconcentrazione rendendo la saliva un liquido ipoto-nico. la stimolazione della salivazione è controllatadal sistema nervoso autonomo, la componente mu-cosa dal parasimpatico e in parte dal simpatico,mentre la componente sierosa dal sistema simpa-tico.

Ormoni salivari e ormoni plasmaticila saliva contiene molte proteine con funzioni assaidiverse legate alla risposta immunitaria e alla di-fesa orale6 e contiene i comuni ormoni steroideiche vengono valutati normalmente nel plasma, maanche ormoni non steroidei7,8. Il passaggio dal pla-sma alla saliva per le varie sostanze può avvenireper via intracellulare, ma anche per via extracellu-lare. Il primo è un meccanismo di diffusione pas-siva, il secondo costituisce un meccanismo diultrafiltrazione attraverso le tight junctions fra lecellule. I componenti serici che sono lipo-solubilipossono passare liberamente gli acini delle ghian-dole salivari e presentarsi facilmente all’internodella saliva. questo è quello che succede agli or-moni steroidei non coniugati, mentre gli steroidisolfati presentano delle difficoltà nel passaggio.quindi il cortisolo libero si trova nella saliva, senzache la sua concentrazione sia particolarmentecondizionata dalla velocità del flusso salivare, a dif-ferenza del DhEa solfato la cui concentrazionevaria in ragione della velocità del flusso della saliva.Il DhEas come l’estriolo solfato sono presentinella saliva solo per l’1% della loro concentrazioneplasmatica, mentre gli ormoni steroidei liberi,come il cortisolo, estradiolo e testosterone, pre-sentano una concentrazione salivare correlabilecon quella plasmatica9, anche se con valori di con-centrazione assoluti diversi. Infatti, le ghiandolesalivari hanno la capacità di metabolizzare le mole-cole steroidee, il cortisolo salivare rappresentasolo il 50% di quello del cortisolo libero plasmatico,infatti l’enzima 11-β-idrocortisone deidrogenasi(tipo 2) converte parte del cortisolo in cortisone,determinando un rapporto cortisolo/cortisone di1:4 rispetto a quello serico che è di 8:110.la saliva può fornire anche informazioni sui livelli esulle variazioni degli ormoni peptidici, anche se que-sto approccio analitico può vantare un numeromolto limitato di dati scientifici. le dimensioni degliormoni proteici fanno pensare ad una oggettiva dif-ficoltà di queste molecole a raggiungere la salivadal plasma. Tuttavia alcuni ricercatori hanno tro-vato una correlazione lineare fra concentrazioni digh salivare con quello plasmatico11, suggerendouna diffusione passiva di questo ormone dal san-gue alla saliva11. Nella saliva, sono stati misuratialtri ormoni peptidici: prolattina12, Igf113,14, insu-lina15, leptina e grelina16,17.

Ormoni Steroidei e Sportle valutazioni ormonali che hanno raggiunto unbuon grado di affidabilità valutativa sono gli ormonisteroidei. Nella ricerca scientifica applicata allosport ed alle situazioni di stress psicofisiologici, diparticolare importanza sono le valutazioni del cor-tisolo e del testosterone.

I TEST BIOChIMICI NON INVASIVI

NELLA RICERCA SULLA PRESTAZIONESPORTIVA: LA SALIVA

FULVIO MARZATICO

FULVIO MARZATICOResponsabile

laboratorio farma-cobiochimica, Nutrizione e

Nutraceutica, Università di pavia.

v. presidente Società Italiana

Nutrizione Sportivae del benessere

(www.SINSeb.it).advisory board

International Society Sport

Nutrition (USa).Docente di

alimentazione e Dietetica e

farmacologia applicata allo

Sport.autore di 160

pubblicazioni su riviste internazio-nali e atti di con-

gresso.

PUBBLICATO

PUB

BLIC

ATO

PUBBLICAT

O

PRIMA VO

LTA

PRIMA VOLTA

PRIM

A V

OLTA

LAVORO

ORIGINALE

PER

S&C

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.17 Pagina 26

Page 11: Pagine da Strength & Conditioning 0

31STRENGTH AND CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

S&

c (It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

Blair T. Crewther1, Taati Here2, e Justin W. L. Keogh2

1Institute of biomedical Engineering, faculty of Engineering, Imperial college, londra, Regno Unito; e 2Sport performance ResearchInstitute New Zealand, School of Sport and Recreation, auckland University of Technology, auckland, Nuova Zelanda

PAROLE ChIAVE

surrenale,atletico,neuromuscolare,forza

PUBBL

ICA

TO P

ER LA PRIMA VOLTA

IN ITALIA

1Gli effettiDEL VOLUME DI ALLENAMENTOe della competizione sulle concentrazioni diCORTISOLO nella SALIVA DI ATLETI ChE ESEGUONO il SOLLEVAMENTO PESI OLIMPICO

rewther, bT, heke, T e Keogh, JWl. gli effetti del volume di allenamento e della compe-tizione sulle concentrazioni di cortisolo nella saliva di atleti che eseguono il sollevamentopesi olimpico. J Strength cond Res 25(1): 10-15, 2011 - questo studio ha esaminatogli effetti del volume di allenamento e della competizione sulle concentrazioni di cortisolo

nella saliva (Salivary cortisol, Sal-c) di atleti che eseguono il sollevamento pesi olimpico. Solle-vatori olimpici di sesso maschile (n = 5) e femminile (n = 4) hanno fornito campioni di saliva du-rante uno studio di 5 settimane. Il primo scopo è stato quello di valutare gli effetti settimanalidi un volume di allenamento elevato (≥200 serie) e basso (≤100 serie) sul Sal-c. Il secondoscopo è stato quello di comparare le concentrazioni di Sal-c e l’esecuzione di 1 ripetizione mas-sima (1Rm) durante 2 competizioni simulate e 2 competizioni effettive. la performance è statavalutata utilizzando lo strappo (snatch), lo slancio e strappo (clean and jerk) e il sollevamentoolimpico completo. I dati ottenuti da ciascuno scenario competitivo sono stati associati primadell'analisi. Non vi sono stati cambiamenti settimanali significativi nei livelli di Sal-c (p > 0,05).le competizioni effettive hanno prodotto concentrazioni di Sal-c più elevate (128-130%) (p <0,001) e sollevamenti 1Rm superiori (1,9-2,6%) per lo slancio e strappo e il sollevamentoolimpico completo, rispetto alle competizioni simulate (p < 0,05). Singole concentrazioni di Sal-c prima delle competizioni simulate sono risultate direttamente proporzionali a tutti i solleva-menti 1Rm (r = 0,48-0,49, p < 0,05). In conclusione, le competizioni effettive hanno prodottorisposte di Sal-c maggiori delle competizioni simulate, e questo è apparso essere un vantaggioper la prestazione 1Rm degli atleti che eseguono il sollevamento olimpico. Inoltre, i soggetti conconcentrazioni di Sal-c più elevate tendevano a eseguire sollevamenti 1Rm superiori durante lecompetizioni simulate. visti questi risultati, maggiore importanza dovrebbe essere data al mon-itoraggio del cortisolo (c) per stabilire valori normativi, standard di allenamento e per aiutare afare previsioni sulle prestazioni.

C

INDIRIZZaRE la cORRISpONDENZa a blaIR T. cREWThER, [email protected].

Orig.The effects oftraining volume andcompetition on thesalivary cortisolconcentrations of olympic weightlifters

IN JScR (USa)vOl. 25, NUmbER 1,JaNUaRY 2011,pp. 10-15

Foto

Van

da

Bif

fani

More than 900 world records in Olympic Weightlifting!

Number one.

� � � � ! � � � � � ! � � ! � � � � � � � ! � � � � � � � �Federazione Italiana Pesistica

S&C

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.17 Pagina 31

Page 12: Pagine da Strength & Conditioning 0

INTRODUZIONEIl muscolo scheletrico umano ècomposto da un’eterogenea tipo-logia di fibre muscolari (mcco-mas, 1996; pette e Staron,1997; Staron, 1997); questoampio range di tipi di fibre mu-scolari permette al muscolo lasua ricca eterogeneità di capa-cità funzionali. Inoltre, le fibremuscolari possono adattarsi alcambiamento della domanda fun-zionale sia grazie ad un cambia-mento delle loro dimensioni, cheattraverso una modificazionedella loro tipologia. questa pla-sticità costituisce il presuppostofisiologico sul quale si basano nu-merosi piani di terapia fisica, il cuiscopo è l’incremento della forzae/o della resistenza muscolaredel soggetto. Un cambiamento

della composizione delle fibre puòanche essere parzialmente re-sponsabile di alcune menomazionie disabilità funzionali osservabiliin alcuni pazienti che abbiano su-bito un decondizionamento mu-scolare, causato da un’inattivitàprolungata, da un’immobilizza-zione degli arti, oppure da unadenervazione del muscolo (pettee Staron, 1997). Nel corso degliultimi anni, il numero delle tecni-che utilizzabili per la classifica-zione delle fibre muscolari si ènotevolmente incrementato, sinoa rendere possibile la classifica-zione stessa attraverso nume-rosi metodi d’indagine. In effetti,la tipologia delle fibre muscolaripuò essere descritta prendendoin considerazione le loro caratte-ristiche istochimiche, biochimi-

che, morfologiche e fisiologiche;per cui, come d’altronde è logicoaspettarsi, i diversi tipi di classi-ficazione effettuati con i diffe-renti metodi d’indagine, nonsempre collimano tra loro. per-tanto, alcune fibre possono, se-guendo un certo tipo diclassificazione, ritrovarsi all’in-terno di un medesimo gruppo,oppure essere ripartite in di-verse categorie nel momento incui si utilizzi un altro criterioclassificativo. Tuttavia, in osser-vanza ad un principio basilare dirazionalità, occorre adottare unabase comune di concettualizza-zione della struttura muscolare edella sua fisiologia, se si voglionocomprendere nella loro pienezzale diverse tecniche di classifica-zione muscolare.

GLI AUTORI

GIAN NICOLABISCIOTTI

PAROLEChIAVE

miosinaAtPasi,catene pesantidella miosina,catene leggeredella miosina,plasticitàmuscolare

eterogenea composizione delle fibre muscolari umane rappresenta il primo requisito sulquale si basa l’adattabilità del muscolo stesso nei confronti delle richieste funzionali allequali occorre che debba far fronte. la varietà delle tecniche attraverso le quali è possibileeffettuare una classificazione delle diverse tipologie di fibre è, nel corso degli ultimi anni, no-

tevolmente aumentata. In questo lavoro verranno descritte, seppur sommariamente, i vari tipi d’in-dagine adatte, sia nell’uomo che nell’animale, alla classificazione delle fibre muscolari; nel contempo,verrà inoltre discusso il concetto di “plasticità muscolare”.

Gian Nicola BisciottiPh.D è laureato inScienza e Tecnichedelle Attività Fisiche eSportive pressol’Università ClaudeBernard di Lione, haconseguito laspecializzazione inBiologia e Fisiologiadell’Esercizio pressol’Università FrancheCompté di Besançone, sempre presso lastessa sedeUniversitaria, ilDottorato di Ricercain Biomeccanica. È stato per 11 anniProfessore associatopresso la Facoltà diScienze dello Sportdell’Università di Lione.Dal 1999 al 2009 haricoperto l’incarico dipreparatore atleticopresso l’FCInternazionale diMilano. Attualmente èPhysiologist Leadpresso l’Orthopedicand Sport MedicineHospital di Doha(Qatar).

L’

PUBBLICATO

PUB

BLIC

ATO

PUBBLICAT

O

PRIMA VO

LTA

PRIMA VOLTA

PRIM

A V

OLTA

LAVORO

ORIGINALE

PER

S&C

LA CLASSIFICAZIONE DELLA TIPOLOGIA DELLEFIBRE DEL MUSCOLO SChELETRICONELL’UOMO: un approfondimento

Gian Nicola Bisciotti, Ph.D

physiologist lead c/o qatar Orthopaedic and Sport medicine hospital, fIfa center of Excellence, Doha (q)

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011 39

S&

c (It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

sound mind, sound body

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.17 Pagina 39

Page 13: Pagine da Strength & Conditioning 0

47STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

S&C

S&

c (It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

Dice fëdor Dostoevskij nei Demoni che quelli che“vanno sempre all’ultimo confine, passano sempreil limite”. bella riflessione di un grande su tutto ciòche comporta rischi, su tutti coloro che vivono –magari nella professione – proprio dell’osare al li-mite del possibile (limite etico, limite fisiologico:entrambi limiti umani). Il rischio calcolato. Il rischioche non arrischia, il crinale su cui stare, senzastrabordare. cosa altro è mai l’opera dell’allena-tore? Di questo, vorremmo parlare. qui, da ora,nel tempo. ma ecco una prima riflessione, proprio per non …rischiare di sbagliare. parlare di allenamento, ri-parlarne spesso, immaginare un cammino scanditodai numeri di una rivista, tutto ciò ha senso, con-tiene un senso? Non sappiamo già tutto? Non ab-biamo forse consegnato ai libri una teoria salda einattaccabile? Non lo abbiamo insegnato e visto in-segnare nei corsi di formazione degli allenatori edanche nelle aule delle università (ah quante aule!Dunque, anche quante migliaia di veri esperti?).Non è così, sembra così, ma si tratta di un paleseerrore: la realtà è ben altra. Di allenamento – danoi e nel mondo intero – occorre continuare a par-lare, magari rischiando (ecco che tornano i rischi…) di ricominciare. perché ricominciare? perché il mondo cambia. Ilmondo è diverso ed oggi diverso lo percepiamo.Dobbiamo rileggere il nostro mondo e la nostra so-cietà. Ecco, proprio questo: e la presente rivista

intende porsi, nel panorama italiano, come utilepunto di riferimento e come esempio dell’accettarela sfida ed il confronto con un mondo che cambia eche chiede di essere seguito nel suo procedere,nella sua rivoluzione. Non v’è chiarezza oggi nellapratica dell’allenamento, non comprendendosenené il senso (in parte) né il significato (in parte) e ri-ducendolo (spesso, spesso, assai spesso) ad unapratica libresca (trovo la ricetta nel libro X ed inquello Y), ad una imitazione scimmiottata di quantogli altri fanno o dicono di fare e propongono, alla in-venzione senza senso, appunto insensata. Non v’èchiarezza di scuola, non v’è scuola affatto. I mae-stri scarseggiano e molti sedicenti tali non nehanno che una pallida, scialba visione. Nemmenonelle università del movimento ci sono certezze e,pertanto, come si fa ad insegnarlo l’allenamento?quanti i professori in cattedra che hanno la dot-trina e l’esperienza? ci sono, ce ne sono, non vi èdubbio. la nostra domanda è, però: quanti? quantihanno provato, quanti non si affidano – per inse-gnare – solo alla lettura di qualche testo (ma unacosa è leggere, altra prendere per oro colato, altraancora interpretare ed adattare, operazioni tutte– per un verso o per l’altro – errate nell’allena-mento, dove il certo è l’incertezza e dove non lascienza tout court e la matematica sono tutto,poiché piuttosto una sorta di arte/artigianato lodomina, attraversandone la vita: del processo diallenamento, intendiamo.

QUELLO STILE DI VITAChIAMATO

ALLENAMENTO

PASQUALE BELLOTTI E ANTONIO URSO

PASQUALEBELLOTTI([email protected]; [email protected]), medico, esperto dimovimento e diallenamento,insegnaattualmente Etica ebioetica dello Sporta Torino, nellaSUISm. molti libri emolti articoli al suoattivo. E’ anchepresidente del’amàca Onlus,associazione connumerosi progetti diassistenza e disupporto in africa(ed in Italia):www.amacaonlus.org

ANTONIO URSO,presidente dellafederazione Italianapesistica e dellaEuropeanWeightliftingfederationcomponentedell’Esecutivo dellaIWf InternationalWeightliftingfederation- laurea in Scienze

motorie- laurea magistrale

in attività motoriepreventive eadattate

- master 1° livelloScienze motoriepreventiveadattate eRecupero atletico

- maestro dipesistica

- ha allenato lanazionale maschilee femminile dipesistica

- è stato più voltecampione italiano.

Foto

Van

da

Bif

fani

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.17 Pagina 47

Page 14: Pagine da Strength & Conditioning 0

INTRODUZIONElo scopo del presente articolo è di offrire allo spe-cialista della forza e del condizionamento fisico unapproccio per fasi per insegnare girata al petto insospensione in modo da consentire di eseguireprestazioni ottimali in sicurezza. questo esercizio èuna variante dell’esercizio di slancio (clean and jerk)(7) e la stessa modalità può essere utilizzata ancheper lo strappo, tuttavia, nella girata al petto insospensione l’atleta è in piedi e trattiene la barrasopra le ginocchia nella posizione di partenza, lecosce sono molto al di sopra della linea parallela alsuolo e le ginocchia leggermente flesse e si con-clude con un appoggio al petto con una posizione diun quarto o di mezzo squat frontale. Non saràtrattata in questo articolo la spinta fin sopra latesta (jerk). Nell’esecuzione dell’esercizio di slancio(clean and jerk), si possono osservare 3 fasi princi-pali: lo stacco da terra, la tirata e la girata al petto.l’esercizio in questione inizia dalla sospensione(figura n°1), che è la posizione da cui ha inizio la fasedi tirata. Differenti studi che hanno preso in esamegli esercizi della pesistica hanno riscontrato chequesta fase produce una elevata velocità del bi-lanciere una produzione di potenza massimarispetto alla fase dello stacco e alla fase di appog-gio al petto (1-4, 8), unitamente a notevoli forze direazione al terreno durante la fase di appoggio alpetto (fig 4). per questo motivo, il hang power cleanconsente all’atleta di produrre una grande quantitàdi potenza senza portare a termine la tirata com-pleta, più impegnativa, che viene eseguita partendo

dal pavimento e termina in una posizione in cui lecosce sono parallele o al di sotto della linea parallelarispetto al suolo. questa progressione in 6 fasi per-mette alla maggior parte dei principianti di acquisirein breve tempo le competenze che consentono dieseguire in modo efficace la girata al petto insospensione.Due esercizi di forza che possono aiutare ad es-eguire con successo questo esercizio sono lo squatfrontale e lo stacco a gambe leggermente flessecosiddetto Romanian Dead lift, RDl (5,6). l’appro-priata esecuzione di entrambi gli esercizi aiuta asviluppare la postura, la flessibilità e il posiziona-mento necessari per questo specifico esercizio. piùprecisamente lo RDl, stabilisce la separazione delmovimento tra rachide lombare e anche (hip-hinge)e la postura necessaria per assumere la posizionecorretta nella sospensione (fig. n°1), mentre losquat frontale consente agli atleti di familiarizzarsicon la posizione di presa (figura n°2). grazie all’im-portanza di questi 2 esercizi, lo RDl e lo squatfrontale sono posti alla base di questa progres-sione.l’allenamento della potenza è importante inqualunque programma di allenamento della forzavolto a sviluppare la prestazione atletica o anchesolo ad ottimizzare la forma fisica nelle varie fascedi età. pertanto, lo scopo di questo articolo è di of-frire allo specialista della forza e del condiziona-mento fisico gli strumenti per insegnare in modofacile questo esercizio dedicato all’allenamento dellapotenza e introdurlo in un specifico programma di

James Duba, CSCS, William J. Kraemer, PhD, CSCS, FNSCA, Gerard Martin, MA, CSCS, *D University of Connecticut, Storrs, Connecticut

GLI AUTORI

JAMES DUBAè dottorando concompiti di assistenteuniversitariospecialista della forzaall’Università delConnecticut.

PAROLE ChIAVE

sollevamento pesi; insegnamento della progressione;girata al petto dalla sospensione (hang power clean);allenamento contro resistenza

olti professionisti della forza e del condiziona-mento fisico utilizzano varianti degli esercizi olim-pici della pesistica come elemento principale delloro programma di condizionamento generale e

specifico. Tuttavia, quando si tratta di insegnare ai princi-pianti come eseguire questi sollevamenti, sembra esserviun profondo disaccordo tra i professionisti. Di conse-guenza, lo scopo del presente articolo è quello di offrire alprofessionista della forza e del condizionamento fisico unotra i tanti metodi pratici per insegnare la girata al petto insospensione dalle ginocchia.

M

PUBBLICA

TO P

ER L

A PRIMA VOLTA IN

ITALIA1

Figura n°1 - Posizione di sospensione

WILLIAM J.KRAEMERè professore dichinesiologia,nonchéprofessore difisiologia eneurobiologia, nelDepartment ofKinesiology andHumanPerformanceLaboratorydell’Università delConnecticut. È Editor-in-chiefdel Journal ofStrength andConditioningResearch ed exPresidente dellaNSCA.

GERARDMARTINè coordinatoredella forza e delcondizionamentofisico all’Universitàdel Connecticut.

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011 49

S&

c (It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

UN MODELLO DI PROGRESSIONE

IN 6 FASI PER INSEGNARE LA

GIRATA AL PETTO IN

SOSPENSIONE DALLE GINOCChIA

hANG POWER CLEAN

Orig.a 6-step progression model for teaching the hangpower cleanIN ScJ (USa), vOl. 29, NUmbER 5, OcTObER 2007,pp. 26-35

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.17 Pagina 49

Page 15: Pagine da Strength & Conditioning 0

57STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

1. INTRODUZIONEIl badminton è una disciplina di opposizione diretta, open skills e di tipo intermittente,con alternanza di brevi periodi di lavoro intenso e periodi molto brevi di recupero. I mo-menti ad alta intensità sono caratterizzati da una serie di azioni esplosive che com-prendono un ampio repertorio di movimenti specifici quali scivolamenti, rapidi cambidi direzione, salti, affondi e rotazioni mentre si colpisce un volano (shuttle) che puòarrivare a 332 kh-1 (cabello et al., 2003; faude et al., 2007; Ooi et al., 2009; ref-erenze su velocità del volano, NdR). Tutte queste azioni richiedono che tutto il corpoproduca la massima potenza. è stato osservato che l’allenamento della forza è uti-lizzato dalla maggior parte degli atleti di élite come metodo per potenziare la capac-ità atletica sul campo da gioco. la scienza dell’allenamento della forza ha fatto grandiprogressi negli ultimi anni con molte ricerche che sostengono la sua efficacia. è im-portante applicare scientificamente e in modo sistematico metodi di allenamento va-lidi per essere sicuri che agli atleti siano offerti i migliori metodi di allenamento perottimizzare la loro prestazione sportiva. questo articolo si incentra sui metodi di allenamento contro resistenza volti a miglio-rare la prestazione specifica per il badminton e a proporre esercizi specifici perquesta disciplina nella fase pre-competitiva o competitiva di un programma di lavoroperiodizzato.

S&C

GLI AUTORI

SEANSTURGESS è specialista della forzae del condizionamentofisico al NationalSports Institute,National SportsCouncil di Malaysia.

PAROLEChIAVE

potenza;agilità;velocità;atleta;periodizzazione

na delle caratteristiche fondamentali del gioco del badminton è la capacità degliatleti di esprimere alti livelli di forza esplosiva. pertanto la prestazione può es-sere incrementata dall’allenamento contro resistenza. la stesura di un pro-gramma per tale tipo di allenamento che risulti efficace richiede un processo

sistematico di analisi, implementazione e valutazione per assicurare il massimo livello diadattamento e miglioramento. Il presente articolo si incentra sulla prescrizione di me-todi di allenamento contro resistenza volti al potenziamento della performance speci-fica del badminton e all’implementazione di esercizi specifici per tale sport in una fasepre-competitiva o competitiva di un programma di lavoro periodizzato.

U

PUBBLICA

TO P

ER L

A PRIMA VOLTA IN

ITALIA1

ROBERT U.NEWTONè FoundationProfessor di Scienzadell'attività fisica edegli sport allaSchool of Exercise,Biomedical, andHealth Sciences,Edith CowanUniversity, AustraliaOccidentale.

Sean Sturgess, MS, CSCS1 e Robert U. Newton, PhD, CSCS*D2

1 Conditioning Unit, National Sports Institute, National Sports Council of Malaysia;

2 School of Exercise, Biomedical and Health Sciences, Edith Cowan University, Australia

PROGETTAZIONE E IMPLEMENTAZIONE DI UNO SPECIFICO PROGRAMMADELLA FORZA

PER IL BADMINTON

S&

c (It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

Foto

Fed

eraz

ione

Ital

iana

Bad

min

ton

Orig.Design andImplementationof a SpecificStrengthprogram for badmintonIN ScJ (USa),vOl. 30, NUmbER 3, JUNE 2008,pp. 33-41

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.18 Pagina 57

Page 16: Pagine da Strength & Conditioning 0

66 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

Nell’intraprendere questa avventura editoriale misono chiesto quale tipo di approccio avrei dovutoutilizzare per trasmettere in maniera efficace ilmio messaggio; la risposta mi è “apparsa” leg-gendo uno slogan dell’NSca: “bridging the gap”.l’obiettivo è nobile, ambizioso e condivisibile; infattisia gli studenti che i colleghi, che partecipano aimomenti di formazione e di confronto, mi sottoli-neano la necessità di tramutare le nozioni appresein esercizi e programmi di lavoro, fruibili nell’atti-vità con gli utenti. Sfruttiamo quindi l’opportunitàche ci è stata offerta e colmiamo questo divariotra teoria e pratica; scopriremo insieme comemolti concetti, apparentemente astratti, possie-dono una enorme forza, applicabile nella praticaquotidiana. Nei prossimi appuntamenti, in cui par-leremo dell’attività fisica adattata, partiremo dalleevidenze scientifiche, analizzando articoli interna-zionali e nazionali, per arrivare all’utilizzo nella pra-tica quotidiana, costituita da programmi di lavoroed esercizi.capisco che a sostegno di una tale premessa l’ar-gomento trattato in questo primo articolo do-vrebbe essere più pratico e diretto; ci sarà tempoper rispettare le aspettative create e farmi per-donare il piccolo sacrificio, necessario a leggere emetabolizzare queste importanti informazioni. è ormai ampiamente dimostrato che, in molte ma-lattie croniche, il circolo vizioso generato dalla dis-abilità, che porta ad una diminuzione dell’attivitàfisica e di relazione, può essere interrotto svol-gendo adeguati programmi di attività fisica (af)continuati nel tempo (1).l’Organizzazione mondiale della Sanità (OmS) e diconseguenza tutte le istituzioni che si occupano disalute pubblica hanno individuato nella modificadegli stili di vita della popolazione l’arma più po-tente per migliorarne la salute, quindi la qualitàdella vita, e abbattere in maniera consistente lespese sanitarie (2). per gli Enti Sanitari Nazionalicombattere la sedentarietà rappresenta uno degliobiettivi da perseguire negli anni a venire e l’atti-vità fisica, in tutte le sue forme, è lo strumentopiù efficace ed efficiente per raggiungere lo scopo(3). per proseguire in maniera chiara e partecipativa sirende necessario un breve, ma impegnativo, viag-gio che condurrà alla conoscenza, mi auguro anchealla comprensione del potenziale pratico, di terminie concetti fondamentali per preparare il “bagaglio”del tecnico che decide di percorrere l’affascinantee complessa via dell’attività fisica adattata (4). Ri-sulta fondamentale ribadire che quanto verrà suc-cessivamente esposto non sarà un mero elenco ditermini, definizioni e concetti, bensì, se corretta-mente compreso, costituirà la base della cono-scenza necessaria per analizzare e far proprio il

percorso, scientifico e sociale, che ha portato aconsiderare l’attività fisica come un’immensa ri-sorsa e che, nei prossimi appuntamenti editoriali,ci condurrà, insieme alle linee guida stilate dalle or-ganizzazioni mediche, alla preparazione dei pro-grammi di lavoro adattati alle popolazioni speciali.l’attuale acronimo “apa” (adapted physical acti-vity), in lingua italiana “afa”, viene coniato nel1973, anno in cui viene fondata la federazione In-ternazionale “Ifapa” (International federation ofadapted physical activity). Secondo i fondatori del-l’Ifapa, l’afa “si riferisce al movimento, all’atti-vità fisica e agli sport nei quali viene data un’enfasiparticolare agli interessi e alle capacità degli indi-vidui caratterizzati da condizioni fisiche svantag-giate, quali disabili, malati o anziani”. Un’altradefinizione potrebbe essere: ”programmi di eser-cizio non sanitari, appositamente disegnati per cit-tadini con malattie croniche, finalizzati allamodificazione dello stile di vita per la prevenzionedella disabilità”.Il percorso verso il riconoscimento ufficiale delruolo di prevenzione svolto dall’attività fisica inizianel 1980, data in cui l’OmS pubblicò un documentointitolato International Classification of Impair-ments, Disabilities and handicaps (ICIDh); intale pubblicazione, veniva fatta l’importante di-stinzione fra "menomazione" (impairment), "disabi-lità" (disability) e "handicap". Il primo termine,menomazione, viene così definito: “… qualsiasi per-dita o anormalità a carico di una struttura o di unafunzione psicologica, fisiologica o anatomica … puòavere carattere permanente o transitorio”.la seconda parola è disabilità che, secondol’OmS, rappresenta: “qualsiasi limitazione o per-dita (conseguente alla menomazione) della capacitàdi compiere un’attività nel modo o nell’ampiezzaconsiderati normali per un essere umano… attienealle prestazioni, riguarda attività complesse o in-tegrate in una persona o in un organismo conside-rato nel suo complesso… può essere un fenomenotransitorio, permanente, reversibile o irreversibile,progressivo o regressivo”.l’ultimo termine è handicap che viene definitocome: “la condizione di svantaggio, conseguente auna menomazione o a una disabilità, che in uncerto soggetto limita o impedisce l’adempimentodel ruolo normale per tale soggetto in relazione al-l’età, al sesso e ai fattori socioculturali".  per fare un esempio semplificato, si può dire cheun non vedente è una persona che soffre di unamenomazione oculare, che gli procura disabilitànella comunicazione e nella locomozione e com-porta handicap, ad esempio nella mobilità e nel-l’occupazione. quindi un unico tipo di menomazionepuò dar luogo a più tipi di disabilità e implicare di-versi handicap. analogamente, un certo tipo di

S&CS

&c

(It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

IL MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE

NELLA PRESCRIZIONEDELL’ATTIVITà FISICA

ADATTATA

LUCA MARINDocente del corso di laurea in Scienze motorie,

Università degli Studi di pavia

LUCA MARINDottore in

fisioterapia.Docente presso ilcorso di laurea in

Scienze motoriedell’Università

degli Studi di pavia.

Docente e Tecnicodella federazioneItaliana pesisticae cultura fisica.

Docentedell’associazione

Italianafisioterapisti.Esperto della

Scuola Regionaledello Sport del

cONI.

PUBBLICATO

PUB

BLIC

ATO

PUBBLICAT

O

PRIMA VO

LTA

PRIMA VOLTA

PRIM

A V

OLTA

LAVORO

ORIGINALE

PER

S&C

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.18 Pagina 66

Page 17: Pagine da Strength & Conditioning 0

S&C

GLI AUTORI

MATT KRITZ

PAROLE ChIAVE

valutazione;funzionale;lesione; cinetica;cinematica

o schema dello squat (esercizio di piegamento sulle gambe) osservato in esercizi quali ilback squat (bilanciere dietro, sulle spalle), il front squat (bilanciere avanti, sul petto) e ildead lift (stacco da terra) è da molti considerato l’esercizio fondamentale utilizzato daiprofessionisti della forza e del condizionamento fisico per migliorare la forza e la potenza.

prima di assegnare ad un atleta vari esercizi basati sullo schema e sulla struttura dello squat, sipossono avere preziose informazioni sulla sua capacità motoria, se si effettua una valutazione delsemplice esercizio dello squat bilaterale a corpo libero. le informazioni ottenute valutando l’ese-cuzione di uno squat bilaterale a corpo libero possono aiutare i professionisti della forza e del con-dizionamento fisico a sviluppare programmi più sicuri ed efficaci [ed ovviamente individualizzati, ndt]per l’allenamento della forza.

Matt Kritz è uncandidato PhD inbiomeccanica dellosport all’Institute ofSport & RecreationResearch NewZealand, AucklandUniversity ofTechnology edallenatore della forza edel condizionamentomuscolare per la NewZealand Academy ofSport.

L

Matthew Kritz, MSc, CSCS1, John Cronin, PhD2 e Patria Hume, PhD1

1Institute of Sport & Recreation Research New Zealand, aUT University, auckland, Nuova Zelanda; e 2School of biomedical and health Science, Edith cowan University, perth, australia occidentale

PUBBLICA

TO P

ER L

A PRIMA VOLTA IN

ITALIA1

LO SQUAT A CORPO LIBERO:UNA VALUTAZIONE DEL MOVIMENTOPER LO SChEMADELLO SQUAT

JOhN CRONIN

PATRIA hUME

John Cronin èProfessore di Forza eCondizionamento allaAUT University.

Patria Hume èProfessore di ExerciseScience, HumanPerformance alla AUTUniversity.

69STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

INTRODUZIONElo squat bilaterale (più sem-plicemente, lo squat, l’eserciziodi squat, NdT) rappresenta unodegli esercizi più praticati almondo per l’allenamento dellaforza. la popolarità dello squatrispecchia certamente il fatto diessere di facile esecuzione. Neltempo, gli esseri umani hannoutilizzato varianti dello schemadello squat per eseguire varicompiti associati ad attivitàdella vita quotidiana (1, 9). Unaparte significativa della ricercasi è dedicata a dichiarare losquat contro resistenza un es-ercizio efficace per il potenzia-mento della performance dellaforza e della potenza (1, 8, 14,15, 18, 19, 21), il che lo rendeuno degli esercizi più diffusi peraumentare la potenza e la forzafisica (1). Tuttavia, data laprevalenza dello schema dellosquat nelle attività quotidiane e

nella programmazione dell’al-lenamento della forza, quello chenon è altrettanto ben studiato èl’uso di movimenti fondamentali,come è il caso dello squat, pervalutare la competenza motoriadi un atleta.la competenza motoria può es-sere definita come la capacità diun individuo di “eseguire unoschema motorio” [si legga come:interpretare un modello di movi-mento, NdT] in modo ottimale.per movimento ottimale si in-tende un movimento che ha luogoe si compie senza alcun dolore ofastidio e che presuppone chel’allineamento articolare, il coor-dinamento muscolare e la pos-tura siano corretti (10). Ilmovimento al di sotto del livelloottimale o scorretto che deter-mina uno schema motorio erratoè stato descritto come un’inter-ruzione del normale equilibrio inbase al quale i muscoli sosten-

gono e muovono le articolazioni(26, 36). l’interruzione di taleequilibrio, la sua rottura, nelmuscolo può essere il risultato diun muscolo che è troppo forte otroppo debole, che non si attiva oavvia al momento giusto o è privodi un adeguato arco di movimentoper produrre un movimento effi-ciente. quando si verifica l’inter-ruzione dell’equilibrio, la funzionearticolare ne risente e viene sac-rificata la performance. Se loschema errato si associa a do-lore, lo schema motorio può cam-biare per compensare il dolore o ilfastidio che insorge. Una modificadello schema di movimento, se ef-fettuata sistematicamente, di-venterà parte del programmacerebrale associato a quel movi-mento (26, 36). I programmi mo-tori sono semplicemente i modi incui il cervello immagazzina le in-formazioni sul movimento (10).pertanto, se il cambiamento dello

S&

c (It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

Origin. The bodyweight Squat: a move-ment Screen for the Squat patternIN ScJ (USa), vOl. 31, NUmbER 1, fEbRUaRY 2009, pp. 76-85

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.18 Pagina 69

Page 18: Pagine da Strength & Conditioning 0

77STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

INTRODUZIONEIn teoria, il core training serve a migliorare la performance, a prevenire gli infortuni e

a trattare le lesioni a carico della zona lombare. ad esempio, secondo mcgill (20), “ilcore ben allenato è essenziale per avere una performance ottimale e per prevenire le le-

sioni”. affermazioni come questa si trovano in gran quantità nella letteratura scientifica,nei mezzi di comunicazione di massa e anche nelle promozioni pubblicitarie sull’attività fisica.

malgrado la frequenza con cui queste affermazioni vengono fatte, mancano le evidenze a lorosostegno, oppure sono contraddittorie o fuori contesto. In questo articolo, saranno analiz-

zate le ipotesi strutturali alla base del core training e sarà inoltre esaminata la letteratura sulcore training e sul miglioramento della performance, sulla prevenzione degli infortuni e sul trat-

tamento delle lesioni a carico del tratto lombare.

STRUTTURA E FUNZIONEmolti autori hanno presentato programmi progressivi di allenamento per il core (6, 7, 32). queste

raccomandazioni si basano spesso sulla struttura della colonna vertebrale proposta da panjabi (25,26) in 2 articoli del 1992 e da hodges e Richardson (12, 13) in 2 articoli del 1997. Secondo panjabi

(25), il sistema della colonna vertebrale serve a rendere possibili i movimenti tra gli arti, il trasporto deicarichi e a proteggere la colonna e i nervi. Egli descrive un sistema di stabilizzazione della colonna verte-

brale costituito dalle seguenti parti:

S&C

S&

c (It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

John M. Cissik, MBA, MS, CSCS*D, NSCA-CPT*DFitness and Recreation alla Texas Woman’s University, Denton, Texas

GLI AUTORI

JOhN M.CISSIK èDirector ofFitness andRecreation allaTexas Woman’sUniversity.

PAROLEChIAVE

doloreaspecifico deltrattolombare; dolorespecifico deltrattolombare;stabilizzazione;performance

a letteratura scientifica,i mezzi di comunicazionedi massa e anche le pro-mozioni pubblicitarie chesi occupano di attività fi-

sica decantano le virtù del coretraining per il miglioramento dellaperformance, per la prevenzionedelle lesioni a carico del trattolombare e per il trattamento delleproblematiche correlate a questaparte del corpo. malgrado questeaffermazioni, la letteratura difficil-mente giunge a conclusioni defini-tive sui benefici del core training.

IL RUOLO DEL CORE TRAININGNELLA PERFORMANCE ATLETICA, NELLA PREVENZIONE DELLE LESIONI E NEL LORO TRATTAMENTO

PUBB

LIC

ATO

P

ER LA PRIMA VO

LTA IN ITALIA

1

L

Origin. The Roleof core Trainingin athletic performance, Injury prevention, andInjury Treatment

IN ScJ (USa),vOl. 33, NUmbER 1,fEbRUaRY 2011,pp. 10-15

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.18 Pagina 77

Page 19: Pagine da Strength & Conditioning 0

PUBB

LIC

ATO

P

ER LA PRIMA VO

LTA IN ITALIA

1

S&C

INTRODUZIONEche l'allenamento con i pesi sia molto diffuso è evi-dente, visto che oltre 45 milioni di americani si de-dicano regolarmente a quest'attività (3). I centersfor Disease control (centri per il controllo delle ma-lattie) statunitensi hanno analizzato i dati prove-nienti dal National health Interview Survey e hannostimato che circa il 20% degli adulti, dai 18 ai 65anni, si dedica a una qualche forma di attività consovraccarichi due o più volte a settimana (3). Si ri-corre all'allenamento con i pesi per sviluppare laforza muscolo-scheletrica necessaria per la praticadello sport, per facilitare la riabilitazione dopo un in-fortunio (2) e per offrire benefici a livello di salute edi efficienza fisica (1, 4). I benefici attribuiti all'alle-namento con pesi sono ormai noti; tuttavia, dalpunto di vista del complesso articolare della spalla,questo tipo di attività fisica non è esente da rischi.Un'indagine, effettuata tra 60 pesisti non profes-sionisti, ha rivelato che il 60% aveva riscontratodolori alle spalle durante l'ultimo anno di allena-mento con sovraccarichi, mentre il 28% li aveva ri-scontrati negli ultimi 3 giorni di lavoro consovraccarichi (9). la ricerca, inoltre, ha dimostratoche ben il 36% degli infortuni e dei problemi legatiall'allenamento con pesi riguardano il complesso ar-ticolare della spalla (6, 8, 10) e spesso, come dis-turbo responsabile, causa del danno, vienediagnosticata l'instabilità anteriore dell'articolazione(7, 11).

INSTABILITà DI SPALLAl'instabilità di spalla può essere definita come "in-capacità di mantenere la testa dell'omero salda-mente al centro della fossa glenoidea" (13).pertanto, l'instabilità anteriore di spalla (dell'artico-lazione gleno-omerale) è descritta come l'eccessivatraslazione (movimento, mobilità) in avanti dellatesta dell'omero all'interno della fossa glenoidea.l'eziologia dell'instabilità anteriore dipende da moltifattori e comprende una serie di fenomeni, che pos-sono manifestarsi singolarmente oppure combinati.Tra queste cause troviamo un'extrarotazione trau-matica, degli squilibri muscolari o un'elongazionepermanente del tessuto molle (legamenti e capsula)che serve a mantenere la posizione corretta del-l'articolazione (12). l'esposizione del complesso ar-

ticolare della spalla all'instabilità anteriore deriva,in parte, dalla posizione sfavorevole cui viene co-stretto durante i più comuni esercizi di solleva-mento pesi. Nello specifico, la posizione abdotta eruotata esternamente (figura 1) stressa moltis-simo la capsula anteriore della spalla, causando unapotenziale iperlassità (movimento eccessivo) e, nelcorso del tempo, anche l'instabilità anteriore del-l'articolazione (5, 7, 11, 14). alcuni esercizi moltocomuni come la military press dietro la testa, lespinte sopra la testa con manubri, le aperture peri pettorali eseguite con determinate macchine (fi-gura 1), il back squat e il pull-down dietro la testaalla lat machine, richiedono di assumere proprioquesta posizione (abduzione e rotazione esterna).Inoltre, anche alcuni esercizi di stretching per i mu-scoli pettorali (figura 2a) possono provocare unostiramento molto simile della capsula anterioredella spalla, causando a loro volta iperlassità e in-stabilità anteriore.

ANALISI DEGLI STUDISono state effettuate numerose ricerche per ana-lizzare sia i fattori di rischio che la presenza di in-stabilità anteriore della spalla tra i pesisti. lostudio di lestos et al. (11) ha evidenziato 25 casidi instabilità anteriore occulta della spalla in solle-vatori non professionisti, durante un periodo di un

GLI AUTORI

MELISSACORRAOè dottoranda delprogramma diterapia fisica al NovaSoutheasternUniversity.

GIANCARLOSh. PIZZINI èdottorando delprogramma diterapia fisica al NovaSoutheasternUniversity.

DAVID R.PALO èdottorando delprogramma diterapia fisica al NovaSoutheasternUniversity.

WILLIAM J.hANNEY èistruttore alDepartment ofHealth Professionsdel programma diterapia fisica dellaUniversity of CentralFlorida.

MOREY J.KOLBERTè assistente alDepartment ofHealth Professionsdel NovaSoutheasternUniversity.

benefici per l’efficienza fisica che derivano dall'allenamento con pesi sono ben noti. Tuttavia,questa pratica non è esente da rischi. molti esercizi, infatti, spesso costringono le spalle adassumere posizioni sfavorevoli, come l'eccessiva extrarotazione (90° di abduzione e 90° di ro-

tazione esterna), che espongono l'articolazione all'instabilità anteriore. questo articolo propone al-cune varianti per gli esercizi con pesi, finalizzate ad attenuare questo tipo di disturbo.

I

Figura n°1 - La posizione abdotta e ruotata esternamente assuntadurante l'esecuzione di un esercizio alla pectoral machine seduti.

Origin. Weight training modifications for the individual with anterior shoulder instabilityvOl 32 - NUmbER 4 -aUgUST 2007 • STRENgTh aND cONDITIONINg JOURNal

Melissa Corrao, CSCS¹, Giancarlos H. Pizzini, ATC¹, David R. Palo¹, William J. Hanney, DPT, ATC, CSCS2 eDott. Morey J. Kolbert, CSCS¹

¹ Programma di terapia fisica della Nova Southeastern University, Fort Lauderdale, Florida; e 2 Department of Health Professions, programma di terapia fisica, University of Central Florida, Orlando, Florida.

Consigli per flessibilità e riabilitazioneMODIFIChE DA APPORTARE ALL'ALLENAMENTO CON PESI PER GLI INDIVIDUI CON INSTABILITà ANTERIORE DI SPALLA

85STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

S&

c (It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.18 Pagina 85

Page 20: Pagine da Strength & Conditioning 0

90 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

come in tutti i settori, anche quello del fitness sista oggigiorno evolvendo o quantomeno modifi-cando. la contingenza economica globale, il modi-ficarsi delle variabili sociologiche dovuto inprevalenza ai social networks, l’ingresso dellegrandi catene di fitness clubs, sono tutti elementiche - assieme ad altri - impongono una profondarevisione del settore, senza eccezioni. proviamoperciò a fare un’analisi essenziale delle quattroaree critiche:logistica - Investita da un aumento esponenzialedei costi di gestione corrente e straordinaria noninferiori al 35% negli ultimi 10 anni.personale - Necessita di essere sempre più quali-ficato, ma è proporzionalmente sempre meno pa-gato e raramente contrattualizzato. Servizi – Necessitano di un’offerta trasversale o/ealtamente specializzata, esposta all’esigenza diuna continua innovazione.clienti - Ridotte disponibilità economiche della fa-scia media ed aumento delle esigenze e dell’atten-zione agli acquisti di tutte le fasce sociali.

le prime tre aree riguardano l’offerta dello speci-fico settore, mentre la quarta riguarda la do-manda.In un tale contesto, si stanno realmente salvandoi centri di piccole/medie dimensioni orientati allaqualità e alla specializzazione del servizio (logisticaa basso impatto economico, personale di alta qua-lità, servizi specializzati, pochi clienti), e i centriappartenenti alle medie e grandi catene orientateal marketing emozionale di massa e ai grandi nu-meri (logistica ad alto impatto economico, perso-nale in “franchising interno”, servizi trasversali edemozionali, tanti clienti).Sembra che le due realtà siano molto lontane tradi loro, mentre hanno invece un comune denomina-tore: il personal Trainer.Il personal Trainer è necessario per la specializza-zione dei piccoli/medi centri e allo stesso tempoper l’implementazione del modello aziendale in“franchising interno” delle medie/grandi catene.parlare della figura del personal Trainer è, come sipuò ben immaginare, tutt’altro che facile e scon-tato. l’Italia ha ereditato questa figura professio-nale dal mercato del fitness USa quale naturaleevoluzione dello storico istruttore della sala at-trezzi dei fitness clubs, ma anche e soprattuttoper una questione di evoluzione ed anche di so-pravvivenza professionale, non più ottenibile nel (econ il) modello classico. l’eredità nord-americanapuò essere vincente, ma ad oggi si scontra con unmercato nazionale profondamente diverso; la ve-rità di questa affermazione l’abbiamo tutti davantiagli occhi, ovvero il personal Trainer, al di fuori diqualche sporadico caso di successo, fatica a lavo-rare e non è giuridicamente regolamentato, con laconseguenza di creare caos nel caos. Nelle poche

grandi città italiane, una minoranza dei personalTrainers lavora molto, ma la maggior parte di essiè decisamente al di sotto del potenziale di offerta;nelle cittadine di provincia e nei piccoli centri tipicidella geografia italiana, questa figura professionalefatica a decollare o è addirittura inesistente.Eppure i titolari di clubs si lamentano sistemati-camente delle stesse cose e tendono a “mordersila coda da soli”. I clienti, sempre più culturalizzatie sempre meno propensi alla spesa, pretendonoqualità dei servizi sempre più elevate e soluzioni aipropri specifici problemi certamente non ottenibilicon un istruttore che segue decine di personecontemporaneamente, da solo. Il cliente si lamentama non vuole pagare di più per un servizio perso-nalizzato erogato spesso dallo stesso istruttore disala che si cimenta nel doppio ruolo a tempo perso.la proprietà tende a forzare la qualità del serviziotramite lo stesso modello dell’istruttore di sala fal-lendo inevitabilmente l’obiettivo e cannibalizzando lapossibilità di implementare il servizio di personaltraining; inoltre, paga poco i collaboratori a causadei costi di gestione sempre più elevati e perde imigliori collaboratori che sarebbero invece in gradodi erogare il vero servizio di personal training, difatto autoalimentando la scarsa percezione di va-lore da parte del cliente. Il personal Trainer pro-fessionista “gioca” su questa situazione e comefree-lance offre il suo servizio a cifre completa-mente irraggiungibili per la fascia media della po-polazione, riuscendo in pochi nell’intento e alimen-tando l’etichetta di servizio di nicchia riservato apochi clienti facoltosi. I personal trainers e gliistruttori incastrati in mezzo a questo sistemacercano alternative come la rieducazione funzio-nale, affrontata senza alcuna competenza specificao l’osteopatia, con il risultato di snaturalizzare, senon addirittura di cambiare la propria mission e lapropria professione.

è veramente un cane che si morde la coda! bisognacambiare sistema …

Il personal Trainer ha tante di quelle opportunità dilavoro professionalmente ed economicamente gra-tificanti che egli nemmeno immagina. Il problema èche in questa fase storica nessuno le offre, ma bi-sogna crearsele, abbandonando completamente latradizione italiana del posticino fisso e sicuro,senza tante preoccupazioni, del quale hanno go-duto i nostri genitori e i nostri nonni fino ad unaventina di anni fa.per crearsi le opportunità di lavoro bisogna pos-sedere però due ingredienti critici: propensione al-l’avventura (provarci!) e grandi competenze (es-sere in grado di!). le grandi competenze danno lapossibilità di avere tante soluzioni vincenti per gliobiettivi dei propri clienti e fanno scoprire una pro-fessione che ha dei valori ben oltre il vecchio 3x10;

S&CS

&c

(It

a) n

.0,

aut

unno

20

11

, pp

. xx

-yy

LA PROFESSIONE,ETICA E DEONTOLOGIA

DELLA PRATICA DI MOVIMENTO E SPORT

Pasquale Bellotti

LA PROFESSIONEDI PERSONAL

TRAINER

ENRICO GUERRAResponsabile Scientifico Elav

ENRICO GUERRAlaurea in Scienze

motorie pressol'Università Tor

vergata di Romacon indirizzo in

Scienze e Tecnichedell'attività fisica e

Sportiva. Specializzazione inbiomeccanica del-l'Educazione fisicae Sportiva pressol'Istituto Universi-

tario di Scienzemotorie di Roma.

perfezionamento inchinesiologia

presso l'Universita'g. D'annunzio

di chieti.Docente presso il

corso di laureaSpecialistica in

Scienze e Tecnichedello Sport presso

l'Università di perugia.

ResponsabileScientifico Elav

(www.elav.biz).

PUBBLICATO

PUB

BLIC

ATO

PUBBLICAT

O

PRIMA VO

LTA

PRIMA VOLTA

PRIM

A V

OLTA

LAVORO

ORIGINALE

PER

S&C

N°0 interno_S&C 21/09/11 17.18 Pagina 90