Pagine da strength & conditioning 9

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S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 5 S&C (Ita) n.9, Luglio-Settembre 2014, pp. 5-10 Tutto cominciò da una malattia delle ossa che colpiva migliaia di bambini Nel 1889, si verificò nello zoo di Londra la morte di 20 dei 21 giovanissimi leoni nati nella struttu- ra, tutti con deformità ossee molto simili a quel- le descritte nei bambini nel 1645 da Daniel Whi- stler, allora studente in Medicina alla Università di Leyden, Olanda, con la famosa tesi di laurea intitolata “Dissertazione medica inaugurale sulla malattia dei bambini inglesi popolarmente chiamata the rickets”. Ma fu proprio in Inghilterra che ven- ne pubblicata la prima descrizione completa della malattia ad opera di Francis Glisson, medico di Cambridge, che nel 1650 dà alle stampe un trat- tato in latino intitolato “De Rachitide”, da cui il termine italiano rachitismo. Prima dei leoni, una vera e propria epidemia di ra- chitismo colpì i bambini di Londra con un alto tas- so di mortalità che raggiunse il 300 per 1000! I bambini presentavano alterazione della forma delle ossa dell’intero scheletro, con abnormi curvature delle ossa lunghe, rese meno solide per una gros- solana alterazione della ossificazione. L’osso si pre- sentava, infatti, meno resistente e i bambini affetti si ammalavano facilmente di malattie infettive. I bambini nascevano sani e si ammalavano prima dei 4 anni di età. Veniva escluso che la malattia fosse contagiosa o ereditaria e, essendo massimamente espressa nei quartieri poveri, si sospettava che in qualche modo fosse legata alle condizio- ni economiche delle famiglie di apparte- nenza. In realtà, in pieno Rinascimento, il rachitismo colpì a Firenze la famiglia dei Medici che certamente non aveva problemi economici! Il rachitismo non era una malattia nuo- va in quanto era stata già descritta nei papiri degli antichi egizi e, nell’antica Roma, i medici ne constatarono la pre- senza con una incidenza ben superiore a quella che affliggeva la popolazione greca e ritenevano fosse una malattia legata alla scarsa igiene delle madri. Non conoscendone le cause, era impos- sibile attuare la terapia. Glisson, quello del De Rachidite, propose un conte- nimento bendato dello scheletro per obbligare le ossa “storte” a crescere dritte; ma da tempo immemorabile le mamme per evitare problemi fasciavano i neonati come risulta da piccole scul- ture votive trovate a Creta e datate 2600-2000 avanti Cristo. L’arte sa- cra è ricca di immagini di Gesù neonato completamente fasciato. Il concetto che la fasciatura dei neonati costitu- isse un ottimo mezzo per far crescere bambini senza gambe storte ha fatto sopravvivere questa tradizione fino a pochi anni fa e, anche se con motivazioni diverse, sta rinascendo oggi negli USA. La fiducia nell’azio- ne modellante della fasciatura ha creato in alcune ENERGIA SOLARE E FORZA MUSCOLARE Menotti Calvani La macchina che c’è in me MENOTTI CALVANI Medico, specializzato in neurologia, farmacologia clinica oltre che in tossicologia medica, si è laureato in scienza della nutrizione umana. Ha pubblicato oltre 200 articoli scientici su riviste internazionali prevalentemente sui temi del metabolismo, sui mitocondri e sulle patologie degenerative. Gli Hobbit della saga dello scrittore inglese J.R.R. Tolkien saranno sempre i vincitori in quanto a diffe- renza dei loro avversari si espongono alla luce del sole e si nutrono adeguatamente. È quanto viene affermato da un articolo comparso nel mese di Dicembre 2013 sulla rivista medica Medical Journal of Australia. Figura n°1 - A) Bam- bino con rachitismo (1896); B) Il rachiti- smo è presente an- che ai nostri giorni; C) Il cane con una dieta priva di grassi sviluppa il rachitismo ed ha permesso di scoprire la vitamina D; D) Statuette voti- ve, Creta 2600-2000 AC; E) Ambrogio Lorenzetti, Madonna con Bambino (1319); F) Nei primi anni del 1900, le mam- me per lavorare e tenere accanto i loro bambini li infilavano a modi ombrello, facilitate dalla fasciatura, in appositi contenitori forniti di ruote (chia- mati Scannedda, Capicarru o altro a seconda dei luoghi). a b c d e f

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  • 1. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 5 S&C(Ita)n.9,Luglio-Settembre2014,pp.5-10 Tutto cominci da una malattia delle ossa che colpiva migliaia di bambini Nel 1889, si verific nello zoo di Londra la morte di 20 dei 21 giovanissimi leoni nati nella struttu- ra, tutti con deformit ossee molto simili a quel- le descritte nei bambini nel 1645 da Daniel Whi- stler, allora studente in Medicina alla Universit di Leyden, Olanda, con la famosa tesi di laurea intitolata Dissertazione medica inaugurale sulla malattia dei bambini inglesi popolarmente chiamata the rickets. Ma fu proprio in Inghilterra che ven- ne pubblicata la prima descrizione completa della malattia ad opera di Francis Glisson, medico di Cambridge, che nel 1650 d alle stampe un trat- tato in latino intitolato De Rachitide, da cui il termine italiano rachitismo. Prima dei leoni, una vera e propria epidemia di ra- chitismo colp i bambini di Londra con un alto tas- so di mortalit che raggiunse il 300 per 1000! I bambini presentavano alterazione della forma delle ossa dellintero scheletro, con abnormi curvature delle ossa lunghe, rese meno solide per una gros- solana alterazione della ossificazione. Losso si pre- sentava, infatti, meno resistente e i bambini affetti si ammalavano facilmente di malattie infettive. I bambini nascevano sani e si ammalavano prima dei 4 anni di et. Veniva escluso che la malattia fosse contagiosa o ereditaria e, essendo massimamente espressa nei quartieri poveri, si sospettava che in qualche modo fosse legata alle condizio- ni economiche delle famiglie di apparte- nenza. In realt, in pieno Rinascimento, il rachitismo colp a Firenze la famiglia dei Medici che certamente non aveva problemi economici! Il rachitismo non era una malattia nuo- va in quanto era stata gi descritta nei papiri degli antichi egizi e, nellantica Roma, i medici ne constatarono la pre- senza con una incidenza ben superiore a quella che affliggeva la popolazione greca e ritenevano fosse una malattia legata alla scarsa igiene delle madri. Non conoscendone le cause, era impos- sibile attuare la terapia. Glisson, quello del De Rachidite, propose un conte- nimento bendato dello scheletro per obbligare le ossa storte a crescere dritte; ma da tempo immemorabile le mamme per evitare problemi fasciavano i neonati come risulta da piccole scul- ture votive trovate a Creta e datate 2600-2000 avanti Cristo. Larte sa- cra ricca di immagini di Ges neonato completamente fasciato. Il concetto che la fasciatura dei neonati costitu- isse un ottimo mezzo per far crescere bambini senza gambe storte ha fatto sopravvivere questa tradizione fino a pochi anni fa e, anche se con motivazioni diverse, sta rinascendo oggi negli USA. La fiducia nellazio- ne modellante della fasciatura ha creato in alcune ENERGIA SOLARE E FORZA MUSCOLARE Menotti Calvani La macchina che c in me MENOTTI CALVANI Medico, specializzato in neurologia, farmacologia clinica oltre che in tossicologia medica, si laureato in scienza della nutrizione umana. Ha pubblicato oltre 200 articoli scientifici su riviste internazionali prevalentemente sui temi del metabolismo, sui mitocondri e sulle patologie degenerative. Gli Hobbit della saga dello scrittore inglese J.R.R. Tolkien saranno sempre i vincitori in quanto a diffe- renza dei loro avversari si espongono alla luce del sole e si nutrono adeguatamente. quanto viene affermato da un articolo comparso nel mese di Dicembre 2013 sulla rivista medica Medical Journal of Australia. Figura n1 - A) Bam- bino con rachitismo (1896); B) Il rachiti- smo presente an- che ai nostri giorni; C) Il cane con una dieta priva di grassi sviluppa il rachitismo ed ha permesso di scoprire la vitamina D; D) Statuette voti- ve, Creta 2600-2000 AC; E) Ambrogio Lorenzetti, Madonna con Bambino (1319); F) Nei primi anni del 1900, le mam- me per lavorare e tenere accanto i loro bambini li infilavano a mo di ombrello, facilitate dalla fasciatura, in appositi contenitori forniti di ruote (chia- mati Scannedda, Capicarru o altro a seconda dei luoghi). a b c d e f

2. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 11 S&C(Ita)n.9,Luglio-Settembre2014,pp.11-14 noto che, se vogliamo raggiungere un reale sta- to di relax muscolare, tutti i muscoli del corpo devono essere rilassati. Un gruppo di muscoli in tensione esercita infatti uninfluenza su altri mu- scoli, non per un fatto muscolare, ma per un fatto nervoso: se una parte dei neuroni che controllano alcuni muscoli sono eccitati e rendono tesi i mu- scoli, anche i neuroni vicini saranno un po eccita- ti. La tensione muscolare pu bloccare lo stato di benessere-relax del corpo attraverso un altro meccanismo: un eccesso di tensione muscolare riduce il flusso delle sensazioni che originano dal nostro corpo, il che riduce la nostra capacit di concentrarci sui nostri pensieri, di abbandonarci al flusso delle idee. Il sistema muscolare, infatti, costituisce un sistema ad alta priorit: quando attivato, gli altri sistemi, come quelli responsa- bili della percezione delle sensazioni, dellattenzio- ne, delle attivit cognitive ecc., sono in uno stato di relativo blocco, il che pu essere facilmente compreso se si pensa che in tutto il regno anima- le i movimenti sono legati allesecuzione di azioni importanti per la sopravvivenza come la fuga, lat- tacco, la ricerca del cibo, di un partner sessuale, del nido. Attivare i muscoli, anche senza che si verifichi un movimento come avviene negli stati di tensione muscolare, significa quindi coinvolge- re altri muscoli, ridurre le sensazioni, limitare il flusso delle idee. Ad esempio, se siamo abituati a stringere i pugni o a serrare le mascelle, difficil- mente il nostro corpo (vale a dire i nostri muscoli) sar veramente rilassato, difficilmente la nostra mente percepir le sensazioni con la stessa in- tensit e purezza caratteristiche degli stati di relax muscolare. Per rendervi conto di quanto abbiamo appena det- to, provate a fare questo esercizio: appoggiate con forza il braccio sul bracciolo della seggiola e prestate attenzione alle vostre sensazioni. Ora smettete di premere e scuotete in aria braccio e mano. Esercitate adesso la stessa pressione sul bracciolo ma lentamente, in modo progressi- vo e con gentilezza: notate quanto aumentano le vostre sensazioni, sia quelle che provengono dal braccio, sia quelle che provengono dal resto del corpo. Uno stato di brusca tensione muscolare riduce le sensazioni, qualsiasi attivit fisica rapida e convulsa blocca i sensi: se siete abituati a tran- gugiare rapidamente il cibo, non ne apprezzerete il gusto (e questo anche perch le persone che mangiano rapidamente sono in genere pi tese, muscolarmente e psichicamente parlando). Un ulteriore esercizio, o se preferite una dimo- strazione dei rapporti tra stato di tensione mu- scolare e sensazioni che provengono dal corpo, il seguente. Chiudete gli occhi e immaginate di sollevare il braccio destro dal bracciolo della pol- trona. Notate come tutti i muscoli siano pronti allazione. Ora prestate attenzione ai muscoli del collo e notate come anche essi sono tesi: eppu- re non necessario che essi siano in tensione per sollevare il braccio, dato che per effettuare Alberto Oliverio ALBERTO OLIVERIO ha lavorato in diversi centri di ricerca italiani e stranieri tra cui il Karolinska Institutet di Stoccolma, lUniversit di California a Los Angeles ed Irvine, il Jackson Laboratory nel Maine, lUniversit di Sassari. Dal 1976 al 2002 ha diretto lIstituto di Psicobiologia e Psicofarmacologia del CNR. professore emerito di Psicobiologia nellUniversit di Roma La Sapienza. Tra le sue ultime pubblicazioni: Prima lezione di neuroscienze (Laterza 2008), Geografia della mente (Raffaello Cortina 2008), La vita nascosta del cervello (Giunti 2009), Cervello (Bollati- Boringhieri 2012), Immaginazione e memoria (Mondadori Universit, 2013). USCOLI E MENTE PUBBLICATO PUBBLICATO PUBBLICATO PRIMAVOLTA PRIM A VOLTA PRIMAVOLTA LAVORO ORIGINALE PER S&C M 3. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 15 S&C(Ita)n.9,Luglio-Settembre2014,pp.15-20 Larticolazione del ginocchio pu certamente rien- trare tra quelle maggiormente sollecitate in ambi- to sportivo unitamente a quella del gomito e della spalla. In particolare, questa articolazione presa in esame, durante la pratica del sollevamento pesi olimpico, sottoposta a ripetuti movimenti in flesso-estensione sotto carico che producono indubbiamente uno stress funzionale cos come, in ambito sportivo, accade per altre discipline il cui gesto tecnico richiede movimenti ripetitivi, im- provvisi e balistici del ginocchio: calcio, pallamano, tennis, pallavolo, basket, salti (lungo, triplo e in alto), scherma, ciclismo, sci e ginnastica. La statistica in genere evidenzia come gli atleti agonisti siano decisamente i pi colpiti da sindro- mi da overuse o di traumatologia diretta nellar- ticolazione del ginocchio. I dati fanno registrare ancora che, ad essere maggiormente colpiti, an- che se con una percentuale di poco superiore, sono gli atleti maschi rispetto alla controparte femminile. Tra gli atleti in genere, in termini epidemiologici, la patologia pi frequente del ginocchio la tendino- patia rotulea che, secondo i dati di Curwin, rap- presenta l80% dei casi. Prima per di addentrar- ci nei numeri che la statistica sulla traumatologia in generale e dei sollevatori di pesi in particolare ci propone, proviamo a fotografare lintera strut- tura anatomo-funzionale di questa straordinaria articolazione. Il ginocchio costituito da due articolazioni prin- cipali, la femoro-rotulea e la femoro-tibiale. Lar- ticolazione, considerata nel suo complesso, cir- coscritta da una capsula fibrosa o articolare, rivestita dalla membrana sinoviale o sinovia ed stabilizzata dai legamenti collaterali e crociati, dai menischi, dai tendini e dallapparato muscolare. Le superfici articolari sono ricoperte da tessuto cartilagineo nella sua componente pi nobile, la cartilagine ilina. Larticolazione femoro-rotulea costituita dal- la superficie articolare della rotula, divisa in due faccette, mediale e laterale, e dalla troclea femo- rale. Le zone di contatto, e quindi i relativi cari- chi sulle superfici ossee, variano in relazione ai gradi di flesso-estensione del ginocchio. Larea di contatto non supera mai un terzo della superficie rotulea ed massima a 45 di flessione. A 90 di flessione, la parte inferiore della rotula (apice) si trova sulla porzione superiore della troclea femo- rale. Larticolazione femoro-tibiale formata dai due condili femorali, il mediale e il laterale, il primo pi voluminoso e con curvatura simmetrica, il laterale pi piccolo e asimmetrico. Dr. Antonio Urso, Dr. Nicola Voglino NICOLA VOGLINO Laureato in Medicina e Chirurgia, specialista in Ortopedia e Traumatologia. Si occupa di Artroscopia delle grandi e piccole articolazioni e di Traumatologia. Lavora come Dirigente Medico allOspedale Alto Tevere di Citt di Castello (Perugia) e svolge la sua attivit libero professionale nelle Cliniche Quisisana e Villa Stuart di Roma. membro della Commissione Medica della EUWC. consulente ortopedico della FiPE dal 2006. ANTONIO URSO Presidente della Federazione Italiana Pesistica e della European Weightlifting Federation. Componente dellEsecutivo della IWF International Weightlifting Federation. Laurea in Scienze Motorie; Laurea Magistrale in Attivit Motorie Preventive e Adattate; Master 1 livello Scienze Motorie Preventive Adattate e Recupero Atletico; Maestro di Pesistica. Ha allenato la nazionale maschile e femminile di pesistica. stato pi volte campione italiano. GINOCCHIO NELLA PRATICA DELLA PESISTICA PUBBLICATO PUBBLICATO PUBBLICATO PRIMAVOLTA PRIM A VOLTA PRIMAVOLTA LAVORO ORIGINALE PER S&C IL Lanatomia 4. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 21 S&C(Ita)n.9,Luglio-Settembre2014,pp.21-23 Introduzione Come molto spesso mi gi capitato di fare in passato, ho deciso di dedicare questo breve ar- ticolo ad un argomento a me particolarmente caro: la fisiologia e lanatomia comparativa con il modello animale. Sono sempre, infatti, maggior- mente e profondamente convinto che la fisiologia e lanatomia comparata, oltre a rappresentare un affascinante, almeno per me, tema di studio, per- mettano anche una miglior comprensione di quan- to, in situazioni analoghe, avvenga nelluomo. Lar- gomento su cui spero di stimolare lattenzione di chi vorr leggere le righe che seguono la tendi- nopatia, argomento interessante, molto discusso ed ancora lontano dallavere un consensus per ci che riguarda la sua eziopatogenesi. Prenderemo, quindi, in rassegna alcuni dei principali problemi a livello tendineo che si possono presentare in al- cune specie animali, in qualche caso molto vicine alluomo, come nel caso del cavallo e del cane, ma anche in animali che vivono normalmente allo sta- to selvatico. In linea generale, possiamo dire che le rotture tendinee secondarie a trauma sono ab- bastanza frequenti sia negli animali domestici che nelle specie che vivono allo stato selvatico, men- tre la rottura spontanea rappresenta un evento raro in entrambi i casi (Jubb e Kennedy, 1970). Un ulteriore importante aspetto da tenere in con- siderazione che, mentre nelluomo le propriet meccaniche del tendine vanno incontro ad un pro- gressivo deterioramento in funzione del processo dinvecchiamento, questo non avviene nel modello animale. Nellanimale infatti, le propriet mecca- niche tendinee rimangono sostanzialmente inalte- rate dalla fine del processo di crescita sino alla senescenza (Nakagawa e coll., 1996). Le tendinopatie nel cavallo Le tendinopatie nel cavallo presentano uneziolo- gia molto simile a quella riscontrabile nelluomo; la loro insorgenza , infatti, generalmente determi- nata da un lavoro prolungato in un soggetto non sufficientemente allenato, da un lavoro su terre- no non idoneo, da un peso corporeo eccessivo, da un mal allineamento degli arti, da possibili trau- mi o da difetti nella ferratura, ossia lequivalente nelluomo di una calzatura non biomeccanicamen- te adatta. Il segno clinico patognomonico di tendi- nopatia nel cavallo rappresentato da un tendine ingrossato, caldo e dolente al tatto. In linea ge- nerale, qualsiasi tendine pu sviluppare una ten- dinopatia, tuttavia, le tendinopatie che possono avere un significato clinico e funzionale maggior- mente rilevante sono quelle a carico dei tendini flessori (superficiale e profondo) e del legamento sospensore del nodello [nel cavallo, si tratta di un legamento che svolge un fondamentale ruolo mec- canico, nellambito dellomologa articolazione che Gian Nicola Bisciotti GIAN NICOLA BISCIOTTI Physiologist Lead c/o Qatar Orthopaedic and Sport Medicine Hospital, FIFA Center, Doha (Q). Senior Coordinator Kinemove Rehabilitation Centers, Pontremoli, La Spezia (I). e tendinopatie: cosa pu insegnarci il modello animale? L PAROLE CHIAVE Modello ani- male, modello umano, tendino- patia, overuse, teoria del disuso. 5. JAY R. HOFFMAN professore in Sport and Exercise Science program presso lUniversit della Florida centrale. attualmente Capo dipartimento dellEducation and Human Sciences e direttore dellInstitute of Exercise Physiology and Wellness, oltre che membro della American College of Sports Medicine e della National Strength and Conditioning Association (NSCA). stato insignito di numerosi riconoscimenti, tra i quali: Outstanding Sport Scientist of the Year da parte della NSCA (2007), Outstanding Kinesiology Professional Award (2005) dalla Neag School of Education Alumni Society dellUniversit del Connecticut. Il Dr. Hoffman ha pubblicato oltre 200 articoli e ha partecipato a pi di 380 conferenze e convegni nazionali ed internazionali. mportanza delle scienze applicate nella progettazione di un programma di allenamento I Jay R. Hoffman, Ph.D., FNSCA, FACSM S&C 25 S&C(Ita)n.9,Luglio-Settembre2014,pp.25-28 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 La collaborazione tra scienziato e allenatore unimportante relazione simbiotica che pu mas- simizzare la prestazione dellatleta. Esistono nu- merose possibilit potenziali associate allutiliz- zazione adeguata delle scienze motorie. In esse, rientrano lo sviluppo dei criteri di selezione che assistono gli allenatori nella composizione della squadra, la valutazione fisiologica per monitorare la prestazione sportiva e prevenire lovertraining, la differenziazione tra vari paradigmi di allenamen- to e la fornitura di importanti raccomandazioni basate sullesame scientifico degli integratori alimentari. Questi motivi possono fornire benefici essenziali che non possono garantire il titolo di campione ma possono aumentare le possibilit di raggiungere il pieno potenziale. La progettazione di un programma di allenamen- to si deve basare su una solida conoscenza dei principi scientifici. il prodotto delle scienze fon- damentali, biologia, fisica e chimica, che si uni- scono a un settore delle scienze applicate, come le scienze motorie, che d una rilevanza specifica aggiuntiva alla fisiologia, alla biomeccanica e alla biochimica. La comprensione della risposta fisiolo- gica di base allo sforzo fisico un elemento che ha un ruolo importante nellallenamento degli atleti e nel fornire le informazioni necessarie a sviluppa- re obiettivi di allenamento realistici che possono essere raggiunti tramite limpegno ed una buona conduzione. La comprensione delle scienze ci offre la possi- bilit di valutare in modo adeguato lefficacia di diversi paradigmi di allenamento e di esaminare in maniera critica lampio spettro degli aiuti ergo- geni e degli integratori alimentari disponibili che vengono costantemente offerti o consigliati agli atleti. Inoltre, la comprensione delle scienze ap- plicate consentir allallenatore e allo scienziato che si occupa di sport di comprendere meglio le richieste fisiologiche, psicologiche e biomeccani- che necessarie per ottenere successo nelle com- petizioni sportive e aiuter a sviluppare i criteri di selezione necessari a massimizzare la possibilit di successo dellatleta e della squadra. PUBBLICATO PUBBLICATO PUBBLICAT O PRIM A VOL TA PRIMAVOLTA PRIMAVOLTA LAVORO ORIGINALE PER S&C University of Central Florida 6. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 29 S&C(Ita)n.9,Luglio-Settembre2014,pp.29-36 Introduzione Alberto Andorlini ALBERTO ANDORLINI Dopo una lunga esperienza come Insegnante di Educazione Fisica, oggi Preparatore Atletico e Riabilitatore. La sua attivit si lega da sempre allinteresse per levoluzione del Movimento e per lo sviluppo della Performance. Ha lavorato per A.C. Fiorentina, A.C. Siena, Al Arabi Sports Club, Chelsea F.C. e Nazionale Femminile Calcio in qualit di Terapista e Preparatore Atletico. Attualmente Riabilitatore presso lU.S.Palermo. Collabora con il Training Lab di Firenze e svolge attivit didattica nel corso di Laurea in Scienza e Tecnica dello Sport e delle Attivit Motorie Preventive e Adattative dellUniversit di Firenze. Continua a collaborare con S&C Alberto Andorlini, per almeno 3 testi originali, per tutto il 2014. ltre lallenamento 6. VERSO UNINCERTA CONOSC(I)ENZA O QUARTA PARTE Quando mi stata offerta lopportunit di pen- sare al primo articolo, mai avrei immaginato che la scrittura avrebbe potuto condurmi tanto lontano. Il progetto si arricchito col passare del tempo, complice la fiducia della redazione di S&C. Questo spiega in parte il perch di tante sovrapposizioni e la fatica di avanzare passo per passo, ricollegando i temi dei precedenti articoli alla riflessione che seguir. Il nostro conversare a distanza nato da una ri-lettura della Teoria Funzionale. Dalla Teoria Funzionale, ho cercato di estrapolare quelle in- tuizioni che hanno sensibilizzato il mondo dellal- lenamento, dirigendolo - negli ultimi anni - verso una diversa attenzione. E, della Teoria Funziona- le, ho cercato di ampliare i confini. Attenuandone i contrasti e sfumandone i contorni, ho focaliz- zato lattenzione verso una visione dellAllena- mento orientata allabilitazione delle Funzioni del Corpo attraverso le Forme del Movimento. 7. PASQUALE BELLOTTI ([email protected] gmail.com; [email protected] unito.it), medico, esperto di movimento e di allenamento, insegna attualmente Etica e Bioetica dello Sport a Torino, nella SUISM. Molti libri e molti articoli al suo attivo. anche Presidente de LAmca Onlus, associazione con numerosi progetti di assistenza e di supporto in Africa (ed in Italia): www.amacaonlus. org. Quello stile di vita chiamato allenamento ANTROPOLOGIA DELLALLENAMENTO (Terza Parte) P. Bellotti, Medico S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 37 S&C(Ita)n.9,Luglio-Settembre2014,pp.37-39 Il tentativo di comporre (ma anche di ricavare dalla vita vissuta dellallenatore e dalla sua professio- ne di curatore di uomini) una modesta proposta di Antropologia dellallenamento (che sempre in fondo una maniera di intendere e presentare la vita e la sua multiforme ricchezza, mentre la vita si fa e si compone, svolgendosi) si conclude (S&C anno III, n.7, gennaio-marzo 2014, pp. 21-22 e S&C anno III, n.8, aprile-giugno 2014, pp. 27-29) provvisoriamente con tre paragrafi, soprattutto dedicati a quello stile di vita che chiamiamo alle- namento: 5. Della definizione delle preparazioni e dei loro obiettivi 6. Del tempo delle preparazioni 7. Dellallenamento come una preparazione. 5. Della definizione delle preparazioni e dei loro obiettivi (5.1) La definizione della preparazione in s un atto morale, etico, poich definisce i campi di azione, procedendo per inclusioni di campi di atti- vit e per esclusioni di altri. (5.2) La definizione della preparazione rappresen- ta una chiarificazione e cos una dichiarazione ed una scelta del campo, di campo in cui agire, in cui agire per preparare. (5.3) Le preparazioni esistono solo in funzione di obiettivi. Senza un obiettivo non ha senso alcuna preparazione e, di fatto, non pu esistere nessu- na preparazione. (5.4) La chiara prefigurazione dellobiettivo con- tiene in s tutto il decorso della preparazione ne- cessaria per giungervi. (5.5) Lobiettivo della preparazione deve essere, perci, chiaro ed evidente prima dellinizio della preparazione. (5.6) Cos, la fine della preparazione determina il suo inizio e lo condiziona. (5.7) Apparentemente vi una sola modalit di iniziare una preparazione che ha un determinato obiettivo. La fine condiziona linizio e non vicever- sa, nelle preparazioni. E se varia lobiettivo varia anche il decorso della preparazione, che abbiso- gna di un nuovo inizio. (5.8) Le modalit della preparazione dipendono dal tipo di obiettivo prefigurato. (5.9) La prefigurazione dellobiettivo condiziona le modalit della preparazione, al punto da potersi affermare che la prefigurazione si identifica con la preparazione. 6. Del tempo delle preparazioni (6.1) Le preparazioni riconoscono il tempo come loro presupposto e come condizione del divenire delle stesse. (6.2) Tutte le preparazioni occupano un tempo preciso: esso sono il tempo che trascorre. (6.3) Le preparazioni durano un solo istante, per- ch trapassano continuamente, ma in unaltra successiva: questo fatto inevitabile, ineludibile, necessario e imprescindibile: non si d infatti pre- parazione senza passaggio temporale. (6.4) Le preparazioni sono fatte di istanti collega- ti gli uni agli altri, al punto che lultimo riconosce il primo come suo inizio e addirittura come sua causa iniziale. (6.5) I momenti delle preparazioni non sono inter- scambiabili n eludibili n aggirabili, trattandosi di un fenomeno continuo non frazionabile, di un tuttuno collegato ed embricato in maniera non ripetibile. (6.6) Le preparazioni iniziano sempre dal punto di inizio, ogni altra maniera di dare lavvio essendo errata, poich solo il vero 1 pu precedere il vero 2 ed il vero 2 il vero 3 e cos di seguito. (6.7) In tale modo, lultimo frammento di ogni pre- parazione indissolubilmente legato al preceden- te ed a tutti i precedenti ed a quello iniziale, che costituisce il suo insostituibile ed irrinunciabile cominciamento. (6.8) Cos preparazioni di iniziazione precedono (e non possono non precedere) preparazioni di svilup- po e queste ultime preparazioni via via culminanti in una espressione piena e perfetta, manifesta e chiaramente riconoscibile, di tutte le preparazioni effettuate. (6.9) Le preparazioni non sono per mai nel segno dellapparente consequenzialit. Il segno che cia- scuna reca sempre soltanto quello dellespres- sione contingente dellio individuale che le realizza e le sottende. (6.10) I tempi dellindividuo caratterizzano ed im- prontano i tempi delle preparazioni. 8. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 41 S&C(Ita)n.9,Luglio-Settembre2014,pp.41-46 Il concetto di stabilizzazione e compattezza del torchio addominale oggetto di studio sin dal 1980 circa (Rolf 1977; Le Boulch 1989) che ai giorni nostri assume un ruolo sempre pi impor- tante, forse pi dettato dalla moda del momen- to che dal reale utilizzo, in campo sia rieducativo che sportivo. In letteratura, esistono numerosi modelli struttu- rali per cercare di definire che cosa sintenda per core (nucleo centrale, powerhouse, etc), ovvero quella piattaforma anatomica che agisce come un ponte utile a trasferire forza e garan- tire la stabilit prossimale del centro del corpo, permettendo la mobilit distale degli arti e pro- teggendo il rachide e le strutture nervose, duran- te lo svolgimento dei carichi di lavoro (Hibbs et al. 2008; Hodges e Richardson 1997; Kibler, Press e Sciascia 2006; Willardson, Jeffrey M. 2013). Il sistema di stabilizzazione della colonna verte- brale richiede lintervento di componenti neurali, passive e attive; queste ultime coinvolgono lap- parato muscolare a sua volta suddiviso in funzione del ruolo preposto: la funzione stabilit (locale o globale) dettata dai muscoli multifido, interspi- nali, trasverso addominale, diaframma, muscoli addominali obliqui, quadrato dei lombi, retto femo- rale, ileo costale, piriforme, muscoli bi-articolari dellanca (Gibbons S.G. e Comerford M.J. 2001; Panjabi 1992). Attualmente, tra tutte le strutture individuate, i muscoli addominali e paraspinali rappresentano una componente fondamentale del core, risul- tando essere tra i pi indagati fra i ricercatori (Akuthota et al. 2008; Faries MD e Greenwood M. 2007; Hibbs et al. 2008; Kibler, Press e Scia- scia 2006). Va detto che, purtroppo, viene data davvero una scarsa importanza alla muscolatura respirato- ria (specialmente diaframma e trasverso dellad- dome), come base portante caratteristica della struttura della core region, in funzione sia sta- tica che dinamica. Fisiologia e meccanica respiratoria Latto respiratorio un gesto automatico, invo- lontario, con lo scopo di trasporto e scambio di gas (O2 , CO2 ) ed caratterizzato da unalternan- za tra fasi: inspirazione (espansione della gabbia toracica) ed espirazione (restringimento della gabbia toracica), inframmezzati delle pause a pol- moni pieni o vuoti (fasi di apnea) (Alberti G. e On- garo L. 2008). I motori muscolari che promuovono queste due fasi sono numerosi: la fase inspiratoria caratte- rizzata da unespansione verso il basso e succes- sivamente antero-laterale del ventaglio costale, dettata dalla contrazione primaria del muscolo diaframma, le cui origini sono le ultime sei coste, il processo xifoideo dello sterno e le porzioni laterali Luca Cavaggioni, Lucio Ongaro, Giampietro Alberti Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Universit degli Studi di Milano GIAMPIETRO ALBERTI Professore Associato di Metodi e Didattiche delle Attivit Sportive Facolt di Scienze Motorie, Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute Universit degli Studi di Milano giampietro. [email protected] R LUCA CAVAGGIONI Laurea Magistrale in Scienza Tecnica e Didattica dello Sport, Dottorando in Scienze dello Sport, Universit degli Studi di Milano ESPIRAZIONE & STABILIT: un approccio innovativo di core training PUBBLICATO PUBBLICATO PUBBLI C ATO PRIM A V O LTA PRIMAVOLTA PRIMAVOLTA LAVORO ORIGINALE PER S&C LUCIO ONGARO Maitrse in Sciences et Techniques des Activites Physiques et Sportives, Universit di Borgogna Docente di Allenamento respiratorio e posture funzionali alle tecniche sportive nel Corso di laurea in Scienza, Tecnica e Didattica dello Sport, Facolt di Scienze Motorie, Universit degli Studi di Milano Introduzione: la core stability 9. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 47 S&C(Ita)n.9,Luglio-Settembre2014,pp.47-49 1. Incrementare le sinergie muscolari per migliorare lapplicabilit della forza: I cambi di decubito I cambi di atteggiamento La direzione vettoriale del carico VINCENZO CANALI Docente a.c. di posturologia applicata allo sport nel corso di Teoria e Metodologia dellattivit motoria - Scienze Motorie - Facolt di Medicina e Chirurgia Universit di Parma. Tecnico IAAF (Fed. Internazionale Atletica Leggera) e preparatore posturale di Elena Isimbaeva, campionessa olimpica di salto con lasta ad Atene 2004 e a Pechino 2008. anche titolare di quattro brevetti internazionali di macchine isotoniche a rotazione e posturali defense, per il potenziamento muscolare e per la mobilit articolare. Nella sua carriera di preparatore posturale e di ginnastica annovera anche gli olimpionici Gibilisco, Baldini, Di Martino e la collaborazione con varie squadre nazionali e federazioni sportive. roposta di sviluppo di un progetto di ginnastica posturale come prevenzione dei traumi da carico iterativo P Vincenzo Canali Continua la sua collaborazione con S&C Vincenzo Canali per almeno 3 articoli originali, per tutto il 2014. TERZA PARTE Le azioni muscolari, nella vita di relazione e nella specificit dello sport, si avvalgono - nel loro di- venire - di situazioni in continua trasformazione, determinate da alcune variabili. Per costruire, assimilare ed utilizzare le corret- te e necessarie sinergie muscolari nei passaggi eccentrici statici e dinamici delle azioni che ogni giorno si compiono, indipendentemente dalla loro intensit, dobbiamo costruire le opportune rea- zioni muscolari, basandoci su principi che condu- cano il soggetto a comprendere la propria postu- ra nella tridimensionalit dellazione. La reazione il prodotto delle compensazioni che lorganismo mette in opera in base alle azio- ni ed alle cause di blocco /dominanza intrinseche alle strutture muscolari, che il soggetto deve affrontare. La reazione quindi la reale condizione (non la condizione ottimale) che il soggetto utilizza per affrontare la fase dinamica della propria vita. La conoscenza dei confini del cambiamento delle condizioni utilizzate per il movimento permette al soggetto di rendere tridimensionale la propria fase dinamica, senza deviare dallapplicazione dei rapporti di flesso-estensione. Valutando, ad esempio, unazione della vita quoti- diana come il sedersi o lalzarsi in piedi, dobbiamo considerare che il cambio di atteggiamento coin- volge differenti resistenze muscolari, rispetto ai baricentri tecnici. Il soggetto che compie tale azione potrebbe ave- re differenti attivazioni rispetto alle resistenze opposte allazione dei baricentri tecnici, nel rap- porto di flesso estensione, quindi le sinergie mu- scolari necessarie potrebbero essere inibite nel passaggio di atteggiamento del corpo, lasciando il posto ad una compensazione di tale carenza. La dinamica che viene sostenuta correttamen- te in una delle fasi del movimento si potrebbe esaurire in un sovraccarico funzionale di una delle strutture compensative in unaltra fase del mo- vimento stesso. Per poter evitare questo andamento altalenante delle attivazioni muscolari e per rendere pi con- creto, effettivo e spendibile langolo di passaggio nelle azioni dinamiche, dobbiamo costruire il rico- noscimento muscolare (vedi articolo precedente, S&C 8, aprile-giugno 2014, pp.67-70) e trasfe- rirlo in tre situazioni di allenamento, che diventa- no tre situazioni di apprendimento. 10. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 51 S&C(Ita)n.9,Luglio-Settembre2014,pp.51-54 La prima parte dellarticolo, pubblicato nel precedente numero di S&C (Anno III, n8, aprile-giugno 2014, pp.71-74), si chiusa con la descrizione degli strumenti utilizzati per valutare i dati ottenuti nel corso dello studio. Questa seconda parte inizia descrivendo i risultati ottenuti dallelaborazione dei dati e prosegue con la loro analisi e la relativa discussione. RISULTATI HEART RATE RESERVE (HRR) La curva tratteggiata rap- presenta lintensit au- to-regolata, la curva nera lalta intensit e la curva grigia lintensit modera- ta. Ogni curva rappresenta landamento della percen- tuale della frequenza cardia- ca di riserva di tutti i sog- getti ad una stessa intensi- t. I punti rappresentano il campionamento degli ultimi 60 secondi alla fine di ogni fase. Le tre intensit hanno lo stesso andamento, ma a frequenze differenti. Si noti come la frequenza cardiaca aumenta nella fase 1, dimi- nuisce nella fase 2 e rima- ne costante nella fase 3. presente una differenza si- gnificativa nelle fase 2, ma non ci sono stati effetti si- gnificativi nelle altre fasi. In generale, le risposte fisiolo- giche sono state pi elevate nellalta intensit e nellau- to-regolata. ERWAN CODRONS Psicologo, assegnista di ricerca del dipartimento di sanit pubblica, medicina sperimentale e forense. LAMA-CRIAMS Universit degli Studi di Pavia. isposte fisiologiche e affettive nel functional training di gruppo Individuare autonomamente lintensit ottimale di lavoro possibile? R Erwan Codrons, Luca Marin, Matteo Vandoni SECONDA PARTE LUCA MARIN Dottore in Fisioterapia. Docente presso il Corso di Laurea in Scienze Motorie dellUniversit degli Studi di Pavia. Docente e Tecnico della Federazione Italiana Pesistica. LAMA-CRIAMS Universit degli Studi di Pavia. PUBBLICATO PUBBLICATO PUBBLICATO PRIMAVOLTA PRIM A VOLTA PRIMAVOLTA LAVORO ORIGINALE PER S&C MATTEO VANDONI Ricercatore presso il Dipartimento di Sanit Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense (Universit di Pavia). LAMA-CRIAMS Universit degli Studi di Pavia. 80 60 40 20 0 100 %HRR HEART RATE RESERVE (HRR) Intensit Auto-regolata Moderata Alta Riscaldamento Fase 1 Fase 2 Fase 3 Defaticamento Fase 4 Post 10 Figura n1 - Frequenza cardiaca di riserva (%) durante le 3 condizioni di allenamento. I dati sono indicati come media SE. Note: *Alta Vs Moderata (p < 0.01); # Auto-regolata Vs Moderata (p < 0.01) 11. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 55 S&C(Ita)n.9,Luglio-Settembre2014,pp.55-65 Lasma una assai comune e complessa malat- tia cronica infiammatoria delle vie aeree, che si ritiene implichi lipersensibilit a vari tipi di sti- moli (8). Bench spesso abbia inizio nellinfanzia, lasma pu colpire soggetti di qualunque et (16). La presentazione tipica di distress respiratorio intermittente, respiro sibilante, dispnea o costri- zione toracica che pu verificarsi nel soggetto asmatico deriva direttamente dal restringimento delle vie aeree inferiori (broncocostrizione) causa- to da una combinazione di processi infiammatori, eccessiva produzione di muco e disfunzione della muscolatura liscia allinterno delle vie aeree infe- riori (27). Nei soggetti asmatici, linfiammazione delle vie aeree sembra facilitare riposte esagera- te di restringimento delle stesse in seguito a vari stimoli (sostanze scatenanti o meccanismi fisici), che possono essere descritte come iperrespon- sivit delle vie aeree (Airway HyperResponsive- ness, AHR). I vari fattori scatenanti associati al restringimento acuto e cronico delle vie aeree inferiori indotto dallasma sembrano essere note- volmente diversi, quali esposizione a temperature pi basse, aspirina, infezione respiratoria di ori- gine virale, stress, consumo di tabacco, allergeni respiratori e come conseguenza dellattivit fisica (11, 25, 32, 33). Nei soggetti asmatici, lattivit fisica, in quanto fattore scatenante lAHR, pu determinare au- menti della resistenza delle vie aeree che porta a broncocostrizione non voluta indotta dallo sforzo (Exercise-Induced Bronchoconstriction, EIB). Tut- tavia, bench lattivit fisica possa determinare EIB, il condizionamento fisico e unattivit regolari sono considerati utili nella gestione globale della- sma e aiutano a migliorare il condizionamento car- diorespiratorio, il fitness muscolare e la qualit di vita complessiva. Attualmente si ritiene che lAHR e lEIB durante o dopo lattivit fisica non siano strettamente limitate ai soggetti con asma clinicamente diagnosticato. LEIB ha dimostrato di essere presente in un numero significativo di sog- getti che svolgono attivit fisica, compresa quella di tipo ricreativo e negli atleti di lite a cui non era stata in precedenza diagnosticato lasma (45, 46). interessante notare che, bench molti dei sintomi comuni dellasma (tosse, respiro sibilan- te, dispnea, eccessiva produzione di muco e dolore da costrizione toracica) siano osservati anche in soggetti non asmatici con EIB, non attualmente chiaro se la patogenesi dellEIB sia la stessa sia nei soggetti non asmatici che in quelli asmatici. Lasma indotto dallesercizio fisico (Exercise-In- duced Asthma, EIA) e lEIB sono termini spesso usati come sinonimi nella letteratura, ma per gli scopi di questa rassegna, in accordo con la Joint Task Force on the Pathogenesis, Prevalence, Dia- gnosis, and Management of EIB, noi definiamo lEIB come ostruzione delle vie aeree che si verifica in associazione con lo sforzo in presenza o assenza dellasma clinicamente riconosciuto (58). STEVE M. LASLOVICH professore ausiliario allUniversity of St Augustine for Health Sciences. ttivit sica e asma: una rassegna A Steven M. Laslovich & Joanne M. Laslovich Department of Physical Therapy, University of St Augustine for Health Sciences, San Marcos, California (USA) PAROLE CHIAVE iperresponsivit delle vie aeree; infiammazione; asma indotto dallattivit fisica; allergene ORIG: ORIG: LASLOVICH SM & LASLOVICH JM, EXERCISE AND ASTHMA: A REVIEW, S&CJ, VOL.35, N.4, AUGUST 2013, PP. 38-48 JOANNE M. LASLOVICH professore associato allUniversity of St Augustine for Health Sciences. Introduzione PUBB LICATOPERL A PRIMA VO LTAINITALIA 1 12. ANDREW A. WEILER Supervisore del Programma Benessere per la Comunit Salt River Pima- Maricopa Indian e Adjunct Facult, Exercise Science al Scottsdale Community College. alattia cardiovascolare: tendenze sociali e ruolo del professionista dellesercizio sico M Andrew A. Weiler, MEd1,2 e Brent A. Alvar, PhD3 1 Salt River Pima-Maricopa Indian Community, Scottsdale, Arizona; 2 Adjunct Faculty, Exercise Science, Scottsdale Community College, Scottsdale, Arizona; e 3 Rocky Mountain University of Health Professions, Provo, Utah PAROLE CHIAVE malattia cardiovascolare; prescrizione dellattivit fisica; allenamento contro resistenza; allenamento cardiovascolare; flessibilit (ORIG: ANDREW A. WEILER & BRENT A. ALVAR, CARDIOVASCULAR DISEASE: SOCIETAL TRENDS AND THE ROLE OF THE EXERCISE PROFESSIONAL, S&CJ, VOL.35, N.4, AUGUST 2013, PP. 2-10) BRENT A. ALVAR Associate Dean of Research alla Rocky Mountain University of Health Professions. PU BBLICATOPE R LA PRIMA V OLTAINITAL IA 1 69STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 S&C(Ita)n.9,Luglio-Settembre2014,pp.69-77 S&C Nel 1945, il numero dei nuovi nati super quello degli anni precedenti e dal 1946 al 1964 le na- scite aumentarono del 70% rispetto ai 20 anni precedenti. Il cosiddetto baby boom del secondo dopoguerra ha quindi prodotto un trend demogra- fico con un grande impatto sulla nostra societ e che continuer fino al 2030, quando lultimo nato del periodo compir 65 anni. Gli americani con al- meno 65 anni di et sono aumentati di 11 volte nel secolo scorso e il loro numero raddoppier nei primi 30 anni di questo secolo (Figura n.1). Ol- tre al fenomeno del baby boom si deve tenere presente che laspettativa di vita aumentata di 29,6 anni (62%). Gli americani con 80 anni e oltre sono il segmento della popolazione statunitense che cresce pi velocemente. Stando cos le cose, gli americani hanno maggiore probabilit di riceve- re unistruzione, meno probabilit di essere poveri e maggiore probabilit di soffrire di una malattia cronica e di avere un certo livello di disabilit (54). In seguito allincremento dellet della popolazione e della probabilit di essere colpiti da una malattia cronica, negli Stati Uniti il costo sanitario totale aumentato vertiginosamente. I costi per las- sistenza sanitaria continuano ad aumentare pi velocemente di qualunque altro bene o servizio. Lattuale orientamento della ripartizione dei costi che assegna maggiore responsabilit in termini di finanziamento e gestione della malattia spin- ger un numero maggiore di consumatori verso lattivit fisica, ovvero il singolo intervento pi significativo contro la perdita della funzionalit e la progressione della malattia. Come illustra- to dallultima elezione presidenziale e dallattua- le attivit del Congresso, fare fronte ai costi per lassistenza sanitaria continuer a rappresentare uno dei problemi pi pressanti degli Stati Uniti nel prossimo futuro (52). Con linvecchiamento della societ, laumento dei costi per lassistenza sanitaria, la riduzione della mortalit correlata alle malattie cardiovascolari (CVD) (senza un cambiamento della prevalenza) e un aumento del rischio correlato allo stile di vita, vi sar una maggiore richiesta di operatori sa- nitari ausiliari che posseggano le conoscenze, le competenze e le capacit per aiutare le persone a mantenere la salute e la qualit di vita. Esistono innumerevoli pubblicazioni che dimostrano i bene- fici dellattivit e dellesercizio fisico pubblicate da enti statali, cos come da autorevoli agenzie che si occupano dellattivit e dellesercizio fisico (10, 17, 18, 39). Stando cos le cose, i cosiddetti baby boomers sono interessati ai modi per man- tenere la salute, la lefficienza fisica e uno stile di vita attivo e per prevenire lo sviluppo di malattie croniche come la CVD e/o a gestirle. 13. STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento delluomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 79 S&C(Ita)n.9,Luglio-Settembre2014,pp.79-82 WILLIAM J. HANNEY assistant professor nel programma di terapia fisica allUniversit della Florida Centrale. PATRICK S. PABIAN istruttore e coordinatore accademico di istruzione clinica allUniversit della Florida Centrale. MATTHEW T. SMITH medico di medicina fisica e riabilitazione allo Spine Health Institute del Florida Hospital. CHETAN K. PATEL chirurgo della colonna vertebrale allo Spine Health Institute del Florida Hospital. S&C PREFERENZA PER LA POSIZIONE NEUTRA Infine, alcuni soggetti possono preferire una posizione pi neutra. Tali soggetti riferiscono una riduzio- ne dei sintomi quando il bacino allineato in posizione neutra (ovvero una posizione tra la flessione e lestensione). Se questo il caso, gli esercizi di riscaldamento possono comprendere il bracing addo- minale in posizione pelvica neutra [vedi oltre per la spiegazione, NdT]. Per raggiungere una posizione neutra, eseguire unanteroversione e una retroversione del bacino fino a trovare una posizione comoda di mezzo mantenendo una leggera lordosi. Questo aiuta a mantenere la naturale curva secondaria della colonna vertebrale ed la posizione di minimo stress che aiuta ad aumentare lattivit della muscola- tura di stabilizzazione (31). Questa posizione particolarmente utile per i soggetti con la muscolatura del core instabile o debole. Le condizioni associate a una preferenza per la posizione neutra compren- dono i disturbi spondilolitici o le patologie artritiche e degenerative. Con queste condizioni, lobiettivo di porre la minima quantit di forza possibile sulla colonna vertebrale. Bracing addominale Il bracing addominale una tecnica per aumentare la stabili- t della parte centrale durante lattivit fisica (31). Questo particolarmente importante quando una persona solleva degli oggetti, attivit che pu sottoporre a stress la colonna vertebrale. Prima dellesecuzione del bracing, importante che il bacino del soggetto sia in una posizione relativamente neutra. Dopo avere assunto una comoda posizione neutra, impegnare i muscoli addominali e obliqui come se si doves- se fortificare la parte centrale mentre si stringono legger- mente i glutei (Figura 10). Il bracing addominale deve essere unattivit preliminare a qualunque esercizio di sollevamento, di piegamento o di squat e deve essere mantenuto per tut- ta lesecuzione dellesercizio [considerazione davvero fonda- mentale, NdT]. N.B. Conflitti di interesse e fonti di finanziamento: gli autori riferiscono che non vi alcun conflitto di interesse e alcuna fonte di finanziamento. PUBBL ICATOPERL A PRIMA VOL TAINITALIA 1 SECONDA PARTE olore lombare: considerazioni sul movimento per lattivit fisica e lallenamento D William J. Hanney, PT, DPT, PhD, CSCS,1 Patrick S. Pabian, PT, DPT, CSCS,1 Matthew T. Smith, MD,2 and Chetan K. Patel, MD2 1 Program in Physical Therapy, University of Central Florida, Orlando, Florida; and 2 Spine Health Institute, Florida Hospital Medical Group, Altamonte Springs, Florida Figura 10. Bracing addominale.