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S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 16 / Aprile-Giugno 2016 5 S&C (Ita) n.16, Aprile-Giugno 2016, pp. 5-8 PRIMA PARTE Al Prof. Pietronero, la Redazione di S&C ha rivolto una serie di domande delle quali egli ha preso buona nota e alle quali egli ha puntualmente risposto. Riportiamo qui il testo, con modifiche minimali, del discorso fatto, nel corso di un incontro con diversi partecipanti nel Dipartimento di Fisica, dal Prof. Pietronero. Abbiamo, come il Lettore vedrà, preferito conservare il carattere dell’immediatezza e della vivacità che hanno caratterizzato l’intervista e l’incontro. Il punto di vista e l’approccio innovativo di un fisico di fama, per comprendere la complessità e per studiarla in diversi fenomeni caratteristici della società moderna. Ed anche nello sport. 1. VISIONI TOTALIZZANTI E VISIONI RIDUZIONISTICHE DELLA VITA E DELL’UNIVERSO 1.1. Com’è noto a tutti, Enrico Fermi (1901- 1954) e Guglielmo Marconi (1874-1937) sono stati due grandi scienziati italiani. Parlando per sommi capi, siamo in grado di affermare che essi si sono occupati di un aspetto della scienza che possiamo definire riduzionistico (ovvero, tendente a ridurre tutti i concetti e tutti i sistemi ad enti- tà le più elementari possibili, al fine di poterli stu- diare e così comprenderli): invece di occuparsi di come è fatto l’Universo in toto, a partire da Gali- leo Galilei (1564-1642) in poi, gli scienziati hanno cercato di focalizzare la propria attenzione ed i propri interessi, nella loro professione, ogni volta su un solo aspetto tra mille. C’è una famosa af- fermazione attribuita a Galilei, in uno dei processi che dovette subire: egli, alla domanda: “Lei studia come cade un sasso dalla torre di Pisa: non pensa che Dio, se vuole, questo sasso lo fa andare dove vuole?”, rispose: “certamente, se Dio vuole que- sto sasso va ovunque. Ma io mi occupo dei casi di cui Egli si disinteressa”. 1.2 Con Galileo, inizia dunque lo studio riduzioni- stico della realtà: prima di lui, la fisica e la scienza in generale tendevano a dare risposte cosiddette “top down” – dall’alto verso il basso – ovvero Dio è fatto così, poi ci sono gli uomini, le piante, ecc. Prima veniva la visione totale, ovvero generale del sistema studiato, senza affrontare il dettaglio delle sue parti, e solo dopo la visione delle parti costituenti il sistema stesso, con un processo di progressiva specializzazione o specificazione, che consente di acquisire tutti i dettagli di ogni par- te del sistema. Naturalmente, l’approccio top- down, ovvero di iniziale analisi globale dei sistemi con l’obiettivo di comprenderli è davvero molto complicato, perché è complicata l’analisi globale. La scienza cosiddetta riduzionistica inizia quando la gente comincia a dire: “ok, lasciamo perdere tutto il resto, l’insieme, la globalità ed occupia- moci soltanto di un evento, per esempio di come cade un sasso”. Luciano Pietronero LUCIANO PIETRONERO Fisico, Professore di Teoria della Struttura della Materia nellUniversità degli Studi La Sapienza di Roma. Campi di attività: Teoria della Struttura della Materia, Superconduttività, Fisica Statistica, Fisica dei Sistemi Complessi, Complessità Economica. Nel 2004, ha fondato lIstituto dei Sistemi Complessi del CNR (200 persone), che ha diretto no al 2014. Nel 2008, ha ricevuto il Premio Fermi, il principale riconoscimento della Società Italiana di Fisica. Recentemente ha sviluppato il tema di Economic Complexity che consiste in un approccio radicalmente nuovo e il più possibile scientico alleconomia fondamentale. Recentemente la World Bank, il cui compito dichiarato è di eliminare la povertà dal mondo entro il 2030, ha deciso di adottare questi nuovi metodi per i suoi studi sulle strategie per il successo industriale ed economico dei Paesi in via di sviluppo. A COMPLESSITÀ E LA MANIERA DI STUDIARLA E DI RICAVARNE UTILI INFORMAZIONI L PRIMA PARTE

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PRIMA PARTEAl Prof. Pietronero, la Redazione di S&C ha rivolto una serie di domande delle quali

egli ha preso buona nota e alle quali egli ha puntualmente risposto. Riportiamo qui il testo, con modifiche minimali, del discorso fatto, nel corso di un incontro con diversi partecipanti nel Dipartimento di Fisica, dal Prof. Pietronero. Abbiamo, come il Lettore vedrà, preferito conservare il carattere dell’immediatezza e della vivacità che hanno

caratterizzato l’intervista e l’incontro.

Il punto di vista e l’approccio innovativo di un fisico di fama, per comprendere la complessità e per studiarla in diversi fenomeni caratteristici della società moderna. Ed anche nello sport.

1. VISIONI TOTALIZZANTI E VISIONI RIDUZIONISTICHE DELLA VITA E DELL’UNIVERSO1.1. Com’è noto a tutti, Enrico Fermi (1901-1954) e Guglielmo Marconi (1874-1937) sono stati due grandi scienziati italiani. Parlando per sommi capi, siamo in grado di affermare che essi si sono occupati di un aspetto della scienza che possiamo definire riduzionistico (ovvero, tendente a ridurre tutti i concetti e tutti i sistemi ad enti-tà le più elementari possibili, al fine di poterli stu-diare e così comprenderli): invece di occuparsi di come è fatto l’Universo in toto, a partire da Gali-leo Galilei (1564-1642) in poi, gli scienziati hanno cercato di focalizzare la propria attenzione ed i propri interessi, nella loro professione, ogni volta su un solo aspetto tra mille. C’è una famosa af-fermazione attribuita a Galilei, in uno dei processi che dovette subire: egli, alla domanda: “Lei studia come cade un sasso dalla torre di Pisa: non pensa che Dio, se vuole, questo sasso lo fa andare dove vuole?”, rispose: “certamente, se Dio vuole que-

sto sasso va ovunque. Ma io mi occupo dei casi di cui Egli si disinteressa”.1.2 Con Galileo, inizia dunque lo studio riduzioni-stico della realtà: prima di lui, la fisica e la scienza in generale tendevano a dare risposte cosiddette “top down” – dall’alto verso il basso – ovvero Dio è fatto così, poi ci sono gli uomini, le piante, ecc. Prima veniva la visione totale, ovvero generale del sistema studiato, senza affrontare il dettaglio delle sue parti, e solo dopo la visione delle parti costituenti il sistema stesso, con un processo di progressiva specializzazione o specificazione, che consente di acquisire tutti i dettagli di ogni par-te del sistema. Naturalmente, l’approccio top-down, ovvero di iniziale analisi globale dei sistemi con l’obiettivo di comprenderli è davvero molto complicato, perché è complicata l’analisi globale. La scienza cosiddetta riduzionistica inizia quando la gente comincia a dire: “ok, lasciamo perdere tutto il resto, l’insieme, la globalità ed occupia-moci soltanto di un evento, per esempio di come cade un sasso”.

Luciano Pietronero

LUCIANO PIETRONEROFisico, Professore di Teoria della Struttura della Materia nell’Università degli Studi La Sapienza di Roma.Campi di attività: Teoria della Struttura della Materia, Superconduttività, Fisica Statistica,Fisica dei Sistemi Complessi, Complessità Economica.Nel 2004, ha fondato l’Istituto dei Sistemi Complessi del CNR (200 persone), che ha diretto fino al 2014.Nel 2008, ha ricevuto il Premio Fermi, il principale riconoscimento della Società Italiana di Fisica. Recentemente ha sviluppato il tema di Economic Complexity che consiste in un approccio radicalmente nuovo e il più possibile scientifico all’economia fondamentale.Recentemente la World Bank, il cui compito dichiarato è di eliminare la povertà dal mondo entro il 2030,ha deciso di adottare questi nuovi metodi per i suoi studi sulle strategie per il successo industriale ed economico dei Paesi in via di sviluppo.

A COMPLESSITÀ E LA MANIERA DI STUDIARLAE DI RICAVARNEUTILI INFORMAZIONI

L PRIMA PARTE

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INTRODUZIONEI Giochi Oilimpici del 2016 vedono la partecipa-zione di 28 sport con un totale di 298 discipli-ne e relative medaglie d’oro. Nell’arco dei 15 giorni di gare, gli atleti saranno impegnati nel raggiungimento delle loro massime performan-ce secondo un programma che inizierà il mat-tino alle ore 8.30 e si concluderà la notte alle 00.50. Il Nuoto che, dopo l’atletica con 47 me-daglie, ha un numero di 34 vittorie da assegna-re vedrà un programma notturno che prevede l’orario delle semifinali e finali tra le 22.00 e le 00.30, in contemporanea con il Beach Volley (1). Diversi parametri psicologici e fisiologici hanno evidenziato delle alterazioni rispetto alle ore diurne e notturne. In particolare, queste alterazioni seguono un andamento temporale durante una intera giornata con dei picchi in alcune ore della stessa. Queste variazioni son-no-veglia sono note come ritmi circadiani o diurni. Tuttavia, le caratteristiche psicofisiolo-giche degli atleti consentono il raggiungimento delle migliori performance in stretta relazione ai ritmi circadiani (2; 3; 4; 5).

La richiesta di impegni massimali la mattina, pomeriggio o notte è tuttavia influenzata an-che da particolari cronotipi degli atleti, per cui, a seconda che sia orientato al mattino “morningness” o pomeriggio “eveningness”, si possono verificare variazioni nelle condizioni fisiologiche, inclusa la temperatura corporea. (6; 7; 8; 9). Ogni sport ha tuttavia una sua caratterizzazione oraria consolidata per cui, fin dai campionati regionali, gli atleti si sono abituati all’evento agonistico. I ritmi circadiani consentono quindi all’organismo di svolgere le sue attività durante le attività del giorno e di recuperare durante la notte. Il recupero, oltre ad influenzare lo stato di benessere genera-le, è particolarmente importante negli atleti di élite, soggetti ad alti carichi di allenamento durante le fasi diurne della giornata. In funzione delle performance olimpiche è co-munque da prevedere una fase di Tapering con variabilità individuale che sarà composta da un equilibrio di volume/intensità adeguato agli obiettivi agonistici (10; 11; 12; 13). Fattore chiave del recupero è il sonno, per quantità e

S&C

GIANMARIO MIGLIACCIODottore di ricerca in Sport Science, direttore scientifico Sport Science Lab (UK)

Migliaccio, GM. (1-2), Di Nino A. (3), Avaldi F. (4), Bazzu A. (5), Mullen G. (6), Padulo J. (7-8)1: Sport Science Lab (London, UK), 2: CONI Italian Olympic Committee (Sardinia, Italy),

3: A.D.N. Swim Project (Italy), 4: Nutrition Area AC Milan (Milan, Italy), 5: Energy Standard Swimming Club (Ukraine), 6: Swimming Science (USA), 7: eCampus University (Italy), 8: Faculty of Kinesiology, University of Split (Croatia).

inali notturne alle Olimpiadi: possibili influenze dei ritmi circadiani sulla performance? Studio Pilota per Rio 2016

F ANDREA DI NINOHead of Swimming Coach, ADN Swim Project (Italia)

FRANCESCO AVALDI Medico, Responsabile Area Nutrizione AC Milan (Italia)

JOHNNY PADULODottore di ricerca in Sport Science, ricercatore presso Università eCampus (Italia)

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INTRODUZIONELa Groin Pain Syndrome (GPS) è un quadro clinico di comune ri-scontro in ambito sportivo, tanto da rappresentare il 6% di tutti i traumi da sport (Malycha e Lovell, 1992; Gilmore, 1998; Fon e Spence, 2000; Anderson e coll., 2001; Kluin e coll., 2004; Mune-gato e coll., 2015).

L’eziopatogenesi della GPS è da ricondursi, da un punto di vista biomeccanico, ad attività sportive nel cui modello prestativo siano previste la corsa, i repentini cambiamenti di direzione, il gesto del calciare e l’interazione violenta con l’avversario. Nel calcio, l’in-cidenza della GPS rappresenta dal 6 al 20% di tutte le football injuries (Ekstrand e Hilding, 1999; Hölmich e coll., 1999; Morelli e Weaver, 2005). Non è mai banale, prima di affrontare un argo-mento tanto spinoso quanto controverso, come quello riguardante la GPS, ricordare che con tale termine - come d’altro canto an-che per ciò che riguarda tutti gli altri termini considerabili come sostanzialmente equivalenti: athletic pubalgia, groin disruption, osteite pubica, etc. esprimenti lo stesso tipo di sintomatologia - s’intende di fatto solamente la descrizione di un sintomo, o me-glio ancora di una coorte di sintomi (da qui il fatto che il termine più corretto sia appunto quello di Groin Pain “Syndrome”) che il paziente lamenta a livello della zona pubica, ragion per cui, in ogni caso, occorre fare estrema attenzione a non identificare tale ter-mine con la diagnosi. In effetti, la GPS presenta un’eziopatogenesi di tipo multifattoriale, dove spesso diversi quadri clinici si sovrap-pongono, rendendo talvolta la diagnosi una vera e propria sfida diagnostica. Recentemente, il nostro gruppo di lavoro ha propo-sto un consensus di terminologia diagnostica nel quale sono state proposte ben 12 categorie nosologiche comprendenti 55 diversi quadri clinici (Groin Pain Italian Consensus, 2016) .

Bisciotti GN.1, Volpi P.2, Zini R.3 Vuckovic Z.1

1. Qatar Orthopaedic and Sport Medicine Hospital (Doha) 2. Settore Medico FC. Internazionale (Milano) 3. Divisione Ortopedico-Traumatologica Ospedali Riuniti Marche Nord (Pesaro)

GIAN NICOLA BISCIOTTI Physiologist Lead c/o Qatar Orthopaedic and Sport Medicine Hospital, FIFA Center, Doha (Q).

MPINGEMENT FEMORO-ACETABOLAREE SPORT ERNIA

I PIERO VOLPIResponsabile Unità Operativa di Chirurgia del Ginocchio e di Traumatologia dello Sport.Responsabile Dipartimento medico FC Internazionale Milano.

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Le numerose ricerche sul problema della lesione a carico del legamento crociato anteriore (LCA) nelle donne, in sport come la pallavolo, il calcio, la pallacanestro e persino il softball contengono notevoli errori. Si basano sui seguenti pregiudizi, derivanti da ipotesi errate:• il pregiudizio, ampiamente accettato, che le

peculiarità della biomeccanica delle donne e le caratteristiche della fisiologia legata al ses-so, percepite come carenze biologiche, siano i principali meccanismi che predispongono le donne a tassi eccessivi di lesione;

• l’allungamento dei legamenti o lo stress po-sto su di essi dai movimenti degli arti inferio-ri, al di fuori di parametri di movimento arbi-trariamente stabiliti, devono essere evitati e tenuti sotto controllo da esercizi e tecniche speciali;

• l’attenzione posta su ricerche riguardanti gli esercizi e le tecniche per correggere le ca-renze delle donne, nonostante il fatto che le

differenze della biomeccanica femminile resti-no immodificate;

• la totale confusione, che come linea indistinta separa la scienza dal settore commerciale, creata da un’infrastruttura di prodotti com-merciali, conseguenza inevitabile della specu-lazione accademica e di ricerche discutibili.

LA CAVIGLIA SERVE PER FLETTERE IL GINOCCHIO

Sarebbe troppo lungo presentare in questa sede una serie di esempi di tecniche considerate si-cure per la flessione del ginocchio, affondi, ecc. Chiaramente, per la gran parte di queste tecniche sicure, è possibile trovare una connessione con la comunità accademica, la terapia fisica o il set-tore dell’allenamento personalizzato. La maggior parte sostiene il movimento a livello del ginocchio e dell’anca, come se una persona che si esercita non abbia nel polpaccio e nel piede alcun muscolo,

eccanismi di lesione analizzati attraverso la Reverse Engineering

Andrew Charniga, Jr.

M

Andrew “Bud” CharnigaScienziato delsollevamento pesi e allenatore. Laurea in Scienze Motorie allaEastern MichiganUniversity (USA) eMaster in Kinesioterapia allaUniversità di Toledo (SPA). Fondatore, nel1980, di SportivnyPress. Ha editato 15 libri tradotti dal russo e molte decine di articolisull’allenamento nel sollevamento pesi, sullabiomeccanica, sulrecupero, ecc.

Leonardo da Vinci 1452–1519

“Se nella vostra esperienza trovate che qualcosa è un dato di fatto ed è in contraddizione con quanto un’autorità ha scritto, è necessario abbandonare il parere dell’autorità e basare il proprio

ragionamento sui propri risultati”

(citata nell’Opera “Seeing the Body: The Divergence of Ancient Chinese and Western

Medical Illustration”, Camillia Matuk, Journal of Biocommunication, Vol. 32, No. 1, 2006)

Contatti

La National Strength and Conditioning Association (NSCA) viene fondata nel 1978 con il nome di National Strength Coaches Association da un gruppo di allenatori della forza accomunati dal desiderio di creare una rete professionale, collaborare e uniiicare la professione. Oggi la NSCA si compone di 28.000 professionisti del settore e di circa 40.000 Tecnici certiiicati NSCA. LaLa NSCA è riconosciuta come l'autorità a livello mondiale in tema di allenamento e con-dizionamento della forza. La missione è sostenere e divulgare conoscenze basate sulla ricerca e diffondere le applicazioni pratiche che ne derivano, al iine di migliorare la pre-stazione atletica e la forma iisica. La NSCA pubblica due delle maggiori riviste internazionali in tema di forza e condizio-namento: Strength and Conditioning Journal (SCJ) e Journal of Strength and Conditio-ning Research (JSCR). Queste ed altre pubblicazioni della NSCA fungono da anello di congiunzione tra le conoscenze acquisite presso i laboratori di ricerca scientiiica appli-cata allo sport e ciò che viene insegnato dai professionisti del iitness, colmando così il di-vario tra teoria e pratica.

Le Certiiicazioni NSCA

Certiiied Strength and Conditioning Specialist (CSCS). Il programma CSCS (Specialista nell'allenamento e condizionamento della forza) è stato creato nel 1985 per qualiiicare coloro che sono in possesso delle conoscenze e delle abilità necessarie per attuare programmi di allenamento della forza efiicaci e sicuri per gli atleti in un con-testo di squadra, al iine di migliorare la prestazione atletica. I Tecnici CSCS sono in grado di svolgere test speciiici a seconda della disciplina sportiva, realizzare program-mi efiicaci di allenamento della forza e fornire indicazioni in materia di alimentazione e prevenzione degli infortuni.

NSCA-Certiiied Personal Trainer (NSCA-CPT). A fronte della costante crescita del settore del iitness, la NSCA ha messo a punto uno speciiico percorso di certiiicazione di personal training, dando vita al programma NSCA-CPT nel 1993. Gli NSCA-Certiiied Personal Trainer (NSCA-CPT) sono professionisti della salute e della forma iisica che, utilizzando un approccio individualizzato, valutano, motivano, educano e allenano i clienti mediante programmi di allenamento efiicaci, sulla base delle loro speciiiche esi-genze per il raggiungimento dei loro obiettivi personali.

06.87973015

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INTRODUZIONEL’esercizio di piegamento sulle gambe, un tempo chiamato da alcuni accoscia-ta, da altri squat, è per molti soggetti un movimento naturale e spontaneo, ma per molti altri rappresenta una vera sfi-da. Lo squat è usato nelle preparazioni atletiche e ugualmente nei programmi a scopo riabilitativo, per cui - seppure non costituirà una vera e propria gara - il laureato in Scienze Motorie si troverà, prima o poi, ad averci a che fare. Con sua sorpresa, egli/ella troverà casisti-che assolutamente eterogenee: alcuni nell’eseguirlo si accosceranno verso il suolo, quasi fossero nati per fare que-sto movimento, altri dovranno impe-gnarsi non poco per realizzare un movi-mento sufficientemente corretto.

Infatti, una questione da non sottova-lutare quando si affronta il “problema squat” è che si tratta di un movimento da considerare multifattoriale. In Figura 1, sono presentati alcuni dei fattori che determinano la possibilità di esecuzione qualitativamente corretta di qualsiasi movimento. In primo luogo, le caratteristiche an-tropometriche, ovvero le dimensioni di noi stessi che, certamente, non posso-no non influenzare ciò che facciamo. Ad esempio: un soggetto basso di statura è svantaggiato quando gioca a pallaca-nestro, poiché la statura è una carat-teristica non allenabile e influenza molti S

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PAOLOEVANGELISTALaurea in Ingegneria e in Scienze Motorie, autore del libro “DCSS Powermechanics for Power Lifters*”.

GIAMPIETROALBERTIProfessore Associato di Metodi e Didattiche delle Attività SportiveFacoltà di Scienze Motorie, Dipartimento di Scienze Biomediche per la SaluteUniversità degli Studi di [email protected]

Paolo Evangelista, Giampietro Alberti

A FISICADELLO SQUAT

L

*Tutti i disegni sono tratti da DCSS Powermechanics for Power Lifters per gentile concessione dell’autore e dell’editore Sandro Ciccarelli Editore.

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INTRODUZIONEIl kettlebell, detto anche girya, viene oggi utilizza-to da molti atleti nelle più svariate discipline spor-tive come mezzo e metodo per la preparazione fisica, in particolar modo nelle arti marziali e negli sport da combattimento.Attrezzi simili al kettlebell sono stati utilizzati dagli atleti della Grecia antica per prepararsi alle Olimpiadi. Alcune delle scuole di maggior tradizio-ne nell’utilizzo di questo strumento sono quella russa e quella cinese.Per quanto riguarda la Russia zarista, è nel 1704 che per la prima volta vi è traccia di questo ter-mine nel primo dizionario russo, sebbene la forma originaria del kettlebell (girevoy) non era a palla di cannone e lo divenne solo nel 1797 per ordine del-lo Zar.Dal 1992, dopo lo sfaldamento dell’Unione Sovie-tica, è stata fondata la “Federazione Internazio-nale Gyra sport” (IGSF). Le competizioni vengono eseguite su 10 minuti. Con 4 pud (64 kg) per gli uomini nello slancio completo (long cycle) e slancio (jerk), 2 pud (32 kg) per lo strappo (snatch); le donne usano 1 pud (16 kg) nello strappo.Oggi la federazione mondiale IGSF comprende i se-guenti paesi: Ucraina, Russia, Kazakistan, Uzbeki-stan, Canada, USA, Finlandia, Italia, Germania,

Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Moldavia, Grecia, Polonia, Australia, Iran.Per quanto riguarda, invece, la Cina, questo at-trezzo era ed è ancora utilizzato dai monaci Sha-olin nei monasteri della Cina come mezzo di pre-parazione fisica al Kung Fu, anche se l’attrezzo in questione varia leggermente da quello utilizzato in Russia per forma e composizione dei materiali utilizzati (in Cina è realizzato in pietra, mentre in Russia in ghisa).Gli esercizi con i kettlebell si dividono in esercizi balistici o di oscillamento, esercizi di griglia.L’allenamento con i kettlebell si basa sul miglio-ramento delle capacità cardiovascolari (Falatic JA et al. 2015) e della forza esplosiva e presen-ta molti esercizi di tipo coordinativo. Il kettlebell training è ormai entrato a far parte nel processo di allenamento di molte attività sportive, special-mente quelle che richiedono grande resistenza e potenza; in particolar modo l’esercizio dello swing rappresenta una valida sostituzione o integrazio-ne di allenamenti specifici proposti ad atleti di vari sport per migliorare e consolidare le loro capacità neuromuscolari, come ad esempio nelle sedute di lavoro per gli uomini delle Forze Armate, i piloti di caccia, i combattenti di MMA e per atleti di pugi-lato, rugby e wrestling.

UTILIZZO DEL KETTLEBELL PER IL MIGLIORAMENTO DELLA FORZA ESPLOSIVA

L’

Trentadue D1,4, Partipilo F.1,4, Bray A1, D’Ottavio S1,2,3

1 Università di Roma “Tor Vergata”, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Corsi di Laurea in Scienze Motorie 2Federazione Italiana Giuoco Calcio3 Università di Roma “San Raffaele” 4 Dottorato di ricerca in “Advanceds Sciences and Technologies in Rehabilitations Medicine and Sports”, Università di Roma “Tor Vergata”

DENISE TRENTADUEÈ Dottore di Ricerca (PhD) in Adavanced Technology in Rehabilitation Me-dicine, Unversità Tor Vergata, Roma

FILIPPO PARTIPILOÈ Dottore di Ricerca (PhD) in Adavanced Technology in Rehabilitation Me-dicine, Unversità Tor Vergata, Roma

ALESSIO BRAYPersonal trainer, istruttore di allena-mento funzionale, pilates, posturale antalgica e acquagym

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APPRENDIMENTO E ADATTAMENTOÈ importante ricordare che le tempistiche di adattamento articolare-strutturale e di adatta-mento neuromuscolare non sono le stesse [16]. In particolare, gli adattamenti neuromuscolari sono molto più rapidi rispetto a quelli articolari e strutturali, perché i secondi richiedono un dispen-dio energetico non indifferente, che va contro il principio di efficienza energetica, che ha caratte-rizzato da sempre l’evoluzione dell’uomo.Nel periodo iniziale del percorso di allenamento, è facile riscontrare miglioramenti della perfor-mance esponenziali, dovuti soprattutto al miglio-ramento della coordinazione intermuscolare che rende più efficiente il gesto atletico.Per questo, è necessario tener conto del diver-so andamento temporale di questi adattamenti, adottando una periodizzazione che rispetti que-

ste tempistiche, anche qualora i miglioramenti si-ano veloci e senza problemi particolari. Non è raro

imbattersi in infortuni im-provvisi e apparentemente inspiegabili, proprio perché le strutture legamentose e tendinee spesso sono com-promesse da una lenta ma inevitabile usura e non solo e sempre da infortuni acu-ti e accidentali. Una volta che il divario supera il limite di tenuta dei tessuti (linea rossa), l’infortunio è dietro l’angolo.Come emerge dalla tabella seguente (fig. 8), nelle fasi iniziali del percorso di alle-namento, ossia nella fase di

Bodyweight training

GIOVANNI ALTOMARILaurea in Ingegneria Informatica.

ALESSANDROMAINENTELaurea inBioinformatica,Tecnico della FederazioneItaliana GinnasticaArtistica, sezione GAM e TE.

Giovanni Altomari, Alessandro Mainente

SECONDA PARTE

Fig. 8 Immagine modificata, tratta da [4] (Carlo Buzzichelli)

STRAPPO E SLANCIO | PESISTICA PARALIMPICA | KETTLEBELL | ALLENAMENTO IN SOSPENSIONE | ESERCIZI IN SALA PESI | LA RIATLETIZZAZIONE | VALUTAZIONE E ALLENAMENTO NELLE MALATTIE METABOLICHE | STRUMENTI PER IL DEFATICAMENTO |

PROGRAMMAZIONE DELL’ALLENAMENTO | VALUTAZIONE FUNZIONALE NELL’ALLENAMENTO CON I SOVRACCARICHI |RIEQUILIBRIO MUSCOLARE E POSTURALE | SPORT&HEALTH | FUNCTIONAL STRENGTH |

MAIL: [email protected] | [email protected] | [email protected] WEB: www.strengthacademy.it | INFO : 06.8797.3013 | 3014 | 3015

CORSI DI SPECIALIZZAZIONE

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re-correre i tempi Dalla teoria delle idee all’esercizio dei movimenti.

SECONDA PARTEP

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Alberto Andorlini

ALBERTO ANDORLINIDopo una lunga esperienza come Insegnante di Educazione Fisica, è oggi Preparatore Atletico e Riabilitatore. La sua attività si lega da sempre all’interesse per l’evoluzione del Movimento e per lo sviluppo della Performance. Ha lavorato per A.C. Fiorentina, A.C. Siena, Al Arabi Sports Club, Chelsea f.C. e Nazionale femminile Calcio in qualità di Terapista e Preparatore Atletico.Attualmente è Riabilitatore presso l’U.S.Palermo.Collabora con il Training Lab di Firenze e svolge attività didattica nel corso di Laurea in Scienza e Tecnica dello Sport e delle Attività Motorie Preventive e Adattative dell’Università di Firenze.

Alberto Andorlini

continua a collaborare

con S&C, con una

nuova originale serie di

articoli sul movimento e

sull’allenamento

QUARTA PARTE

Negli ultimi tre numeri di S&C (13, 14 e 15) abbiamo pubblicato i primi 4 capitoli di Pre-correre i tempi di Alberto Andorlini. In questo numero ospitiamo il capitolo 5 (Pregi e difetti), nei successivi gli altri capitoli fino ad oggi previsti dall’Autore. Il capitolo 5, valuterà il Lettore, è a giudizio del curatore, semplicemente eccezionale!

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INTRODUZIONEInizia con questo articolo, un percorso di analisi e di illustrazione relativo ad alcuni degli esercizi più completi ed idonei a rappre-sentare i principi fondamentali della Metodologia “Functional Strength”.Alla base del Metodo, alcuni elementi fondamentali vengono a costituire una struttura concreta e precisa, cui riferire ogni azio-ne, ogni sessione ed ogni programma di allenamento. Di questi elementi verrà fatta una considerazione approfondita, così da of-frire spunti di riflessione ed osservazione per l’evoluzione della propria personale professionalità.

L’introduzione con questo articolo della Battle Rope ci permette, attraverso quanto illustrato in seguito, l’analisi di due degli ele-menti suddetti: la progressione esecutiva e la sinergia corporea.

PROGRESSIONE ESECUTIVASe è vero che l’obiettivo principale del Functional Training è rappresentare un percorso di allenamento capace di ricreare le abilità innate nell’Uomo (e spesso sopite o ridotte a causa della sedentarietà e dei comfort della vita di oggi), diretta conseguenza è la propedeuticità con la quale dette abilità devono essere risco-perte e poi allenate.

Pierluigi Mauro

PIERLUIGIMAUROda quasi vent’anni si occupa di Functional Training. Tecnico di 3° Livel-lo “Master – Sport Specialist” FIPE con qualifica “Kettlebell Specialist”, è Re-sponsabile Tecnico Nazionale FIPE e Docente Federale per il “Functional Strength”. È Referente Scien-tifico e Didattico Nazionale per il Functional Training di “Federitalia – Settore Fitness e Benessere”. Ha inoltre una specializzazione quadriennale in Psicologia dello Sport, è Operatore Shiatsu e Tecnico del Riequilibrio Posturale secondo il Metodo “Pan-cafit®”.

Battle rope

Per una più completa trattazione del tema, si veda “Functional Strength – il FunctionalTraining per lo Sport ed il Fitness” Calzetti & Mariucci EDITORE, di prossima pubblicazione

Inquadra il QR-code per vedere i videodegli eserciziproposti in questo articolo.

Tecnica e propedeutica per il Fitness

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INTRODUZIONEIl trattamento conservativo dei dismorfismi della colonna vertebrale prevede l’esecuzione di eserci-zi assistiti e/o l’uso di corsetti ortopedici o ges-sati. Se la sola cinesiterapia sia in grado di prevenire la progressione della scoliosi o possa migliorarla è ancora oggetto di discussione. La letteratura di lingua inglese ha spesso messo in dubbio gli effet-ti degli esercizi sull’evoluzione della curva (Hefti, 2007). Gli Autori di lingua tedesca sostengono il trattamento proposto nel 1920 da Katharina Schroth, trattamento che prevede una combi-nazione di esercizi eseguiti in modo intensivo in regime di ricovero, associati a cicli ambulatoriali. L’efficacia del metodo è stata provata in uno stu-dio controllato (Weiss HR et al, 2003). Da parte di alcuni Autori è stata recentemente dimostrata la possibilità di contenere l’evoluzione della curva, riducendo la necessità di ricorrere al corsetto, grazie a un preciso programma di esercizi (Ro-mano et al, 2015). Va sottolineato che, al di là dell’efficacia del programma riabilitativo, per la buona riuscita del trattamento la compliance e la motivazione del paziente appaiono di fondamentale importanza. La maggior parte delle scoliosi viene diagnosticata all’epoca dell’adolescenza, periodo critico caratterizzato da importanti modificazioni fisiche e psicologiche, difficile rapporto con l’altro sesso, rifiuto di una immagine negativa, necessi-tà di uniformarsi al gruppo. In questo contesto, la necessità di affrontare un programma impe-gnativo, che allontana seppur temporaneamente il paziente dalle abitudini comuni, è spesso cau-sa di scarsa collaborazione se non di rifiuto del programma stesso. Affinchè l’obiettivo finale, cioè il contenimento della curva, sia raggiunto, la strategia vincente sembra essere quella che pone il paziente al centro di un gruppo, costituito

da un lato dalla famiglia e dall’altro da un team multidisciplinare, che devono agire sinergicamen-te per migliorare l’aderenza al trattamento. Per verificare la fattibilità di un simile programma è stato ideato un progetto, dedicato inizialmente a pazienti con paramorfismi, allo scopo di verificare non tanto l’efficacia degli esercizi, quanto l’ade-renza al trattamento. I paramorfismi, atteggiamenti posturali scorretti quali ad esempio l’atteggiamento scoliotico, sono un problema frequente in età scolare (Latalski et al., 2013). In alcuni casi, anche se la letteratura recente fornisce maggiori indicazioni sui dismor-fismi, sarebbe importante attuare un intervento finalizzato a modificare gli atteggiamenti scorret-ti e a favorire la percezione corporea e la presa di coscienza delle posture fisiologiche da adottare nella quotidianità (Choi et al., 2013). Il program-ma dovrebbe essere strutturato considerando i continui mutamenti biopsichici indotti dall’età evolutiva e utilizzando le linee guida che fanno ri-ferimento alle evidenze scientifiche (EBM) e alle buone pratiche (EBP). L’attività dovrebbe essere prescritta da un medico specialista e andrebbe svolta con la guida e la supervisione di esperti qualificati. Alcuni studi sottolineano l’importanza dell’allena-mento della muscolatura deputata alla stabilizza-zione della colonna (Schiller et al., 2008). Consi-derando che gli atteggiamenti scoliotici si manife-stano principalmente tra l’infanzia e l’adolescen-za, non deve stupire che una delle maggiori diffi-coltà sia quella di mantenere nel tempo l’aderenza dei giovani a programmi di attività fisica dedicati allo sviluppo della capacità di controllo del proprio rachide e all’apprendimento di posture corrette (Latalski et al., 2012). Le cause di questa situa-zione sono molteplici; quelle più frequentemente riportate dai genitori ai medici dell’ambulatorio di

LUCA MARINDottore Magistrale in Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie,Dottore in Fisioterapia;Direttore tecnico del LAMA, Università di Pavia; Professore a contratto presso il Corso di Laurea in Scienze Motorie dell’Università di Pavia, Docente e Tecnico FIPE.

L. Marin1, S. Ottobrini1, M. Zema1, B. Bertani2, G. Tuvo2, L. Pedrotti2,3

1 Laboratorio di Attività Motoria Adattata (LAMA), Università di Pavia2 Clinica Ortopedica dell’Università di Pavia, Polo Universitario “Istituto Città di Pavia”

3 Dipartimento di Scienze Clinico Chirurgiche, Diagnostiche e Pediatriche, Università di Pavia

SARA OTTOBRINILaurea Magistrale in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate.Consigliere e membro LAMA - Università di Pavia.PhD student in Scienze delle Attività Motorie e Sportive presso Università di Genova.

MARCO ZEMADottore Magistrale in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive ed adattate.Membro del LAMA.

SERCIZI IN FAMIGLIAE

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Si parla di gioco e il Maestro, in merito a ciò, dice – se lo dice lui v’è da crederci! – che nel gioco, nel gioco dei bambini soprattutto, il pensiero ha il sopravvento sull’azione. Ed è un bel dire, un bel sentire: Il gioco, i giochi di movimento, a seguito di questa affermazione, non sono affatto da con-siderare come una perdita di tempo, non rappre-sentano il riempitivo di giornate che, altrimenti, trascorrerebbero nel tedio, non simboleggiano consuetudini stolide e inconcludenti, utilizzate per occupare il ”loisir”, il tempo “vuoto” dagli impegni istituzionali della vita, non rispecchiano l’esclusivo simbolo della “ricreazione” da attività ben più remunerative rispetto agli obiettivi sanciti dall’organizzazione delle attuali procedure educa-tive. La pratica di queste attività, che rientrano nelle prassi dell’uomo e dei suoi cuccioli, sembra possa distogliere da altri ben più virtuosi impegni che hanno il compito di nobilitare il loro operato e la loro condizione di viventi rivolti verso mete prestigiose quanto ambiziose, dirette alla conqui-sta dell’eccellenza nei vari campi che distinguono il panorama dell’attuale società. I giochi motori tradizionali di movimento posso-no contribuire concretamente alla crescita del bambino, in quanto, nelle loro varie configura-zioni, consentono di attivare ed “allenare” molte, diverse e specifiche attitudini oltre all’aspetto prassico-motorio che, per molti, risulta essere il più significativo perché è la parte che si manife-sta in modo più evidente durante le esecuzioni e si ammira visivamente nei gesti, nelle mosse, nelle movenze e negli spostamenti individuali e i gruppo degli esecutori. Queste diverse quanto interdipen-denti funzioni, che caratterizzano l’operato di ogni vivente, riguardano aspetti cognitivi, emotivi e so-ciali e delineano i caratteri peculiari dell’essere di ogni individuo, devono essere l’oggetto dell’azione formativa. Il gioco motorio allora rappresenta uno strumento utile per la crescita di ogni bambino se viene utilizzato in base alle finalità pedagogiche e didattiche specifiche e attinenti al contesto edu-cativo. La distinzione tra le tipologie delle compo-nenti ludiche da utilizzare si basa su importanza, valore, rilevanza e consistenza dei requisiti speci-fici e generali che le compongono e che risultano essere indispensabili per l’esecuzione del compito motorio previsto.

PERCHÉ GIOCARE?La scelta dei giochi può scaturire dalle scelte spontanee di un gruppo di coetanei, quanto dalla necessità dell’Insegnante di creare uno specifico scenario didattico-educativo, nel quale vengano messi in azione gli specifici aspetti utili per lo svi-luppo dei bambini. I giochi risultano essere stru-menti che danno modo al bambino che apprende di impostare, di attuare e collaudare procedure utili per l’ottenimento di un risultato gratificante attraverso la ricerca di soluzioni che, con una po-sitiva approssimazione, si avvicinano al risultato desiderato. Durante le esecuzioni, l’insegnante ha il compito di favorire le esperienze attenuando e, via via, riducendo le istruzioni dirette alla guida formale, facilitando l’evoluzione dell’attività, per dar modo ai giocatori di dimostrare la propria effi-cienza nelle prassi dettate dalla esigenza atavica della specie di risolvere situazioni problematiche e di incertezza, dalle quali adottare opportune e imprescindibili acquisizioni per il futuro. Le opera-zioni mentali e le condotte motorie utilizzate, che hanno determinato un risultato positivo quanto, a volte, inaspettato, saranno memorizzate median-te la riproposizione in forma variata ed il succes-sivo raffronto dei processi cognitivi.

I GIOCHI MOTORI DELLA TRADIZIONE POPOLARE PER LA CRESCITA DEL BAMBINONei giochi tradizionali di movimento, le caratte-ristiche delle procedure si sono tramandate nel corso dei tempi, grazie alla memoria orale delle genti di tutte le contrade e sono stati utilizzati dai nostri progenitori – in modo spontaneo – prima dell’avvento dello sport moderno, come uno degli essenziali strumenti di apprendimento motorio. Volendo azzardare una lettura in chiave antropo-logica, essi rappresentano, in qualche misura, le forme sterilizzate, incruente, di attività che, nel-la notte dei tempi, permettevano ai nostri avi di procacciarsi il cibo o di difendersi dalle varie spe-cie animali che li consideravano una componente appetibile della loro dieta - giochi di lancio-, come di lottare con componenti di altre orde, per aver-ne il sopravvento - giochi di confronto, le cosid-dette “acchiapparelle” – termine adottato dalla prof.ssa Caterina Pesce nel Corso di formazione Village Alba 2014 –, oppure come forme rituali,

GiocosaMenteMarco Basilio

MARIO BASILIODiplomato all’ISEF di Torino e laureato in Scienze Motorie presso la SUISM di Torino. Insegna Scienze Motorie da molti anni presso l’IPSIA “F. Lombardi” di Vercelli, sua città natale. Si occupa, da tempo, di trasferire i ricordi della memoria orale della sua zona, raccogliendo e classificando i diversi giochi della tradizione per fanciulli e ragazzi tramandati, fin qui, di generazione in generazione e della loro applicabilità per lo sviluppo della motricità dei bambini. La sua formazione specifica per il contesto specifico “gioco” si è svolta nei tempi, si è formalizzata soprattutto tra giardini e cortili, strade e vicoli, ma, ormai avanti con gli anni, non potendo giocare come vorrebbe, si accontenta solo dei giochi di parole.

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IN QUESTO NUMERO:

IL GIOCO IN GIOCO

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8. IL MATTONE CON LE RUOTE

Antefatto. Dal “De Rerum Nutella”:“Dio chiamò l’Uomo a gran voce e gli disse: “Impa-ra il senso profondo del trekking e raggiungimi sul Monte Elevato. Non portare lattine con te e prima di partire, assicurati di aver stipulato una polizza vita.”L’Uomo fece finta di non sentire. La prima volta. E tutto andò bene. La seconda volta, al richiamo di Dio, disse a sua moglie “Sto invecchiando, comincio a sentire le voci. Sarà meglio che fissi una visita dall’otorino”. La terza volta, Dio, nella sua infinita pazienza, estrasse il cartellino giallo e per evitare fraintesi lo chiamò al cellulare: “Quando ti mando i messaggi, rispondi, e non credere che la mia pazienza sia in-finita come dicono.”L’Uomo prese lo zaino, se lo caricò in spalla, e colmo di tristezza e di grappa distillata in casa, si

incamminò per il sentiero che portava al Monte Ele-vato. Ebbro di desiderio di compiacere il suo Dio, sbagliò strada tre volte e per tre volte venne perdo-nato. Alla quarta, Dio tuonò il suo disappunto: “ Vai dove c... vuoi, ma quando arrivi in cima, chiamami!”L’Uomo, camminò e camminò e camminò per 24 minuti circa, ad una velocità media di 3 chilometri orari. “Minchia! sono veramente in forma; segnar-mi in palestra mi ha fatto bene; pensa te se ci fossi anche andato!”.Così l’uomo raggiunse le 120 pulsazioni minuto, raggiunse la vetta e si inginocchiò su un sasso ap-puntito. “Ahia! Purissima e levissima quella santa donna che ha partorito questa pietra! ” gridò, male-dicendo il giorno in cui aveva rinunciato per sempre all’uso dei tutori anatomici in neoprene.Dio lo guardò con compassione e gli disse: “Quan-do torni a casa vai a farti una risonanza. Per la

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Alberto Andorlini

ALBERTO ANDORLINIDopo una lunga esperienza come Insegnante di Educazione Fisica, è oggi Preparatore Atletico e Riabilitatore. La sua attività si lega da sempre all’interesse per l’evoluzione del Movimento e per lo sviluppo della Performance. Ha lavorato per A.C. Fiorentina, A.C. Siena, Al Arabi Sports Club, Chelsea f.C. e Nazionale femminile Calcio in qualità di Terapista e Preparatore Atletico.Attualmente è Riabilitatore presso l’U.S.Palermo.Collabora con il Training Lab di Firenze e svolge attività didattica nel corso di Laurea in Scienza e Tecnica dello Sport e delle Attività Motorie Preventive e Adattative dell’Università di Firenze.

Nuovo lavoro di Andorlini:

sugli esercizi di riscaldamento che non sono i

classici esercizi di riscaldamento, ma

moderni esercizi di pensiero che

riscaldano la mente. Legga il lettore, legga:

non se ne pentirà.

SERCIZI DI RISCALDAMENTOE TERZA PARTE

(Sono veri esercizi di riscaldamento, un allenamento mentale, per prepararci a quello che rimane del nostro mestiere quotidiano)

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Non vi è dubbio che, in queste ultime settimane, sono state numerose le novità, sia sotto il pro-filo legislativo, che di prassi amministrativa e di contrattazione collettiva, che hanno coinvolto il mondo dei soggetti che operano nell’ambito delle attività sportive dilettantistiche.Punto di partenza non può che essere l’entrata in vigore, dal primo gennaio di quest’anno 2016, dell’art. 2 del decreto legislativo 81/2015 che, dopo aver fatto venir meno la possibilità di sti-pulare contratti a progetto o di associazione in partecipazione con apporto di solo lavoro, ha ri-badito - principio già presente nella c.d. “riforma Fornero” - che “il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato costituisce la forma co-mune di rapporto di lavoro”.Ne deriva che qualsivoglia diversa formalità di in-quadramento dovrà essere espressamente pro-vata.Inoltre, l’introdotta presunzione secondo la qua-le si dovrà applicare la disciplina del rapporto di lavoro subordinato alle collaborazioni con presta-zioni esclusivamente personali, continuative e le cui modalità di esecuzione siano organizzate dal committente anche con riferimento ai tempi ed al luogo di lavoro ha ulteriormente ridotto lo spazio dell’inquadramento della prestazione di lavoro in palestra per la quale, a questo punto, la discipli-na del rapporto di lavoro subordinato non troverà solo applicazione per le prestazioni eterodirette, ma anche per quelle etero - organizzate.Rimangono, invece, estranee all’applicazione di detta presunzione “le collaborazioni rese a fini

istituzionali in favore delle associazioni e società sportive dilettantistiche affiliate alle federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive associa-te e agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal C.O.N.I., come individuati e disciplinati dall’ar-ticolo 90 della legge 27 dicembre 2002, n. 289”. Questo costituirà sicuramente un profilo che incentiverà la gestione dei centri attraverso so-cietà e associazioni sportive dilettantistiche che, sotto questo profilo, si troveranno sicuramente di gran lunga agevolate rispetto ad analoghi cen-tri gestiti in forma di impresa nella gestione del personale.La norma di deroga appena citata lasciava, però, ancora l’ombra di un dubbio. Ossia, se le collabo-razioni citate in detta disposizione (art. 2 co. II lett. d) d. lgs. 81/15) fossero quelle fiscalmente previste dall’art. 67 primo comma lett. m) del tuir (i famosi compensi che costituiscono reddito di-verso e come tali non sono soggetti a contributi previdenziali) o se il legislatore del jobs act avesse ipotizzato una collaborazione coordinata e conti-nuativa nello sport che fosse “diversa” dalle c.d. collaborazioni sportive.Sul punto è giunta in soccorso la prassi ammini-strativa.Con l’interpello n. 6/2016 del 27 gennaio 2016, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha pre-so posizione sull’ambito di applicazione dell’art. 2 comma 2 lett. d) del D.Lgs. n. 81/2015.A seguito di apposita istanza presentata dal CONI, il Ministero, ha chiarito, dopo una breve rassegna della disciplina legislativa vigente, che

L LAVORO SPORTIVO: LE NOVITÀ 2016

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Guido Martinelli

GUIDO MARTINELLIavvocato,consulente dellaFIPE, professoreaggregato dilegislazionesportiva pressol’Università deglistudi di Ferrara,docente nazionaledella ScuolaCentrale dellosport del CONI, è autore di diversepubblicazioni inmateria di dirittosportivo.

THE STRENGTHOF YOUNG GRADUATES

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