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5 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 4 / Gennaio-Aprile 2013 In realtà, la FIPE nel 2012 festeggia il 12° anni- versario della fondazione, essendo nata nel 2000. La sua origine, però, risale al 18 gennaio 1902, quando il marchese Luigi Monticelli Obizzi (1863- 1946) diede vita alla Federazione Atletica Italiana (FAI), che agli esordi gestì la lotta greco-romana e il sollevamento pesi. In quel freddo gennaio mila- nese, nella sede provvisoria di via Giuseppe Verdi 4, il vigoroso marchese sorrideva compiaciuto sotto i nobili baffoni, ma forse neppure lui osava sperare che la sua “creatura” avrebbe percorso tanta strada. Divenuta FIAP nel 1933, FILPJ nel 1974 e FILPJK nel 1995, il 1° luglio 2000 – in oc- casione della XXX Assemblea Nazionale (straordi- naria) – la Federazione si divise in FIJLKAM e in FIPCF (oggi FIPE), separando le discipline di com- battimento dalla pesistica. Il 24 febbraio 2001, la prima Assemblea della FIPCF ha eletto presidente Andrea Umili, accla- mando Matteo Pellicone presidente onorario. A Umili, il 26 febbraio 2005 è succeduto Antonio Urso, che il 13 aprile 2008 è stato eletto anche Presidente della European Weightlifting Federa- tion, primo italiano assurto a tale onore. È difficile riassumere in poche righe quella che in un libro del 2007 abbiamo definito La meravigliosa avventura della Pesistica italiana. Proverò a farlo esaminando il ricco medagliere, che proprio que- st’anno ha raggiunto “quota 200”. Dal 1920 (anno della prima partecipazione dei pe- sisti azzurri alle Olimpiadi) ad oggi, infatti, nelle quattro più importanti competizioni internazionali seniores, la FIPE ha conquistato 200 medaglie: 42 d’oro, 75 d’argento, 83 di bronzo. Di queste, 28 medaglie (3 d’oro, 12 d’argento, 13 di bronzo) co- stituiscono il “bottino” degli ultimi dodici anni. Le 200 medaglie sono così ripartite: Olimpiadi Campionati mondiali Campionati europei Giochi del Mediterraneo * È doveroso iniziare le citazioni dai pesisti meda- gliati ai Giochi Olimpici. Oro a Filippo Bottino (1920), Pierino Gabetti, Carlo Galimberti e Giu- seppe Tonani (1924), Norberto Oberburger (1984). Argento a Pietro Bianchi (1920), Gabetti (1928), Galimberti (1928 e 1932). Bronzo a Ga- stone Pierini (1932), Ermanno Pignatti e Alberto Pigaiani (1956), Sebastiano Mannironi (1960), An- selmo Silvino (1972). Ai Giochi di Los Angeles 1984 (gli ultimi validi quale Campionato del mondo), Oberburger con l’oro olim- pico si aggiudicò anche tre titoli mondiali (totale, strappo e slancio). I 9 titoli europei appartengono ad Attilio Bescapè (1934), Ettore Amati ed Ermanno Pignatti (1951), Sebastiano Mannironi (1961), Roberta Sforza (to- tale, strappo e slancio nel 1988), Genny Pagliaro (strappo nel 2008), Vito Dellino (slancio nel 2009). Delle 25 medaglie d’oro ai Giochi del Mediterraneo, 4 le ha guadagnate Oberburger, 4 Roberto Vezzani, 2 Mannironi, 2 Peppino Tanti, 2 Vanni Lauzana. * La storia della pesistica italiana è scritta da tanti campioni, alcuni dei quali ricordiamo qui breve- mente. Il pavese Enrico Scuri (1868-1935), chiamato “l’invincibile”, fu il primo grande pesista italiano: tra il 1897 e il 1902 conquistò 5 titoli nazionali e un 2° posto. Inoltre, si classificò 3° al torneo di- sputato a Milano nel 1899, che la IWF ha ricono- sciuto valido quale campionato del mondo. È celebre il suo bilanciere ricoperto di aculei in ferro. Il genovese Filippo Bottino (1888-1969) nel 1920 vinse la prima medaglia d’oro dell’Italia alle Olim- piadi nel sollevamento pesi (massimi). Oltre a 6 ti- toli nazionali vanta il primo record mondiale di un pesista italiano, stabilito nel 1922: distensione con due braccia, 116 kg. Carlo Galimberti, nato in Argentina (1894-1939), è il “campionissimo” della pesistica italiana. Nei medi alle Olimpiadi si guadagnò una medaglia d’oro nel 1924 e due d’argento nel 1928 e 1932, agli Europei due d’argento nel 1930 e 1931. È tuttora l’unico tra i nostri lottatori e pesisti che sia stato il portabandiera dell’Italia ai Giochi (Amsterdam 1928). Al suo palmarès dobbiamo aggiungere i nu- S&C (Ita) n.4, Gennaio-Aprile 2013, pp. 5-6 S&C CENTODIECI ANNI DI PESISTICA ITALIANA Raggiunta “quota 200 medaglie” LIVIO TOSCHI LIVIO TOSCHI Architetto, sinteressa anche dimpianti sportivi e di storia dello sport. È consulente storico e artistico della Federazione Italiana Judo Lotta Karate e Arti Marziali, della Federazione Italiana Pesistica, della Federazione Sammarinese Lotta Pesi Judo, nonché dell European Weightlifting Federation. Docente di Storia alla Scuola Nazionale FIJLKAM e alla Scuola Nazionale Sammarinese di Judo. Nel campo dello sport ha scritto 15 libri e innumerevoli articoli, organizzando inoltre diverse mostre. 5 4 5 3 9 11 9 35 46 25 27 21 Carlo Galimberti

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Strength & Conditioning. Per una scienza del movimento dell’uomo. Promossa dalla FIPE Federazione Italiana Pesistica e dalla NSCA Italia, attingendo al meglio delle riviste edite dalla NSCA (National Strength and Conditioning Association), "Strength and Conditioning" nasce come punto di riferimento italiano nell’allenamento della forza muscolare e dell’allenamento sportivo. http://www.calzetti-mariucci.it/shop/prodotti/strength-conditioning-n-4

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5STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 4 / Gennaio-Aprile 2013

In realtà, la FIPE nel 2012 festeggia il 12° anni-versario della fondazione, essendo nata nel 2000.La sua origine, però, risale al 18 gennaio 1902,quando il marchese Luigi Monticelli Obizzi (1863-1946) diede vita alla Federazione Atletica Italiana(FAI), che agli esordi gestì la lotta greco-romana eil sollevamento pesi. In quel freddo gennaio mila-nese, nella sede provvisoria di via Giuseppe Verdi4, il vigoroso marchese sorrideva compiaciutosotto i nobili baffoni, ma forse neppure lui osavasperare che la sua “creatura” avrebbe percorsotanta strada. Divenuta FIAP nel 1933, FILPJ nel1974 e FILPJK nel 1995, il 1° luglio 2000 – in oc-casione della XXX Assemblea Nazionale (straordi-naria) – la Federazione si divise in FIJLKAM e inFIPCF (oggi FIPE), separando le discipline di com-battimento dalla pesistica.Il 24 febbraio 2001, la prima Assemblea dellaFIPCF ha eletto presidente Andrea Umili, accla-mando Matteo Pellicone presidente onorario. AUmili, il 26 febbraio 2005 è succeduto AntonioUrso, che il 13 aprile 2008 è stato eletto anchePresidente della European Weightlifting Federa-tion, primo italiano assurto a tale onore.È difficile riassumere in poche righe quella che in unlibro del 2007 abbiamo definito La meravigliosa avventura della Pesistica italiana. Proverò a farloesaminando il ricco medagliere, che proprio que-st’anno ha raggiunto “quota 200”.

Dal 1920 (anno della prima partecipazione dei pe-sisti azzurri alle Olimpiadi) ad oggi, infatti, nellequattro più importanti competizioni internazionaliseniores, la FIPE ha conquistato 200 medaglie: 42d’oro, 75 d’argento, 83 di bronzo. Di queste, 28medaglie (3 d’oro, 12 d’argento, 13 di bronzo) co-stituiscono il “bottino” degli ultimi dodici anni.

Le 200 medaglie sono così ripartite:

Olimpiadi

Campionati mondiali

Campionati europei

Giochi del Mediterraneo

*È doveroso iniziare le citazioni dai pesisti meda-gliati ai Giochi Olimpici. Oro a Filippo Bottino(1920), Pierino Gabetti, Carlo Galimberti e Giu-seppe Tonani (1924), Norberto Oberburger(1984). Argento a Pietro Bianchi (1920), Gabetti(1928), Galimberti (1928 e 1932). Bronzo a Ga-stone Pierini (1932), Ermanno Pignatti e AlbertoPigaiani (1956), Sebastiano Mannironi (1960), An-selmo Silvino (1972).Ai Giochi di Los Angeles 1984 (gli ultimi validi qualeCampionato del mondo), Oberburger con l’oro olim-pico si aggiudicò anche tre titoli mondiali (totale,strappo e slancio).I 9 titoli europei appartengono ad Attilio Bescapè(1934), Ettore Amati ed Ermanno Pignatti (1951),Sebastiano Mannironi (1961), Roberta Sforza (to-tale, strappo e slancio nel 1988), Genny Pagliaro(strappo nel 2008), Vito Dellino (slancio nel 2009).Delle 25 medaglie d’oro ai Giochi del Mediterraneo,4 le ha guadagnate Oberburger, 4 Roberto Vezzani,2 Mannironi, 2 Peppino Tanti, 2 Vanni Lauzana.

*La storia della pesistica italiana è scritta da tanticampioni, alcuni dei quali ricordiamo qui breve-mente.Il pavese Enrico Scuri (1868-1935), chiamato“l’invincibile”, fu il primo grande pesista italiano:tra il 1897 e il 1902 conquistò 5 titoli nazionali eun 2° posto. Inoltre, si classificò 3° al torneo di -sputato a Milano nel 1899, che la IWF ha ricono-sciuto valido quale campionato del mondo. Ècelebre il suo bilanciere ricoperto di aculei in ferro.Il genovese Filippo Bottino (1888-1969) nel 1920vinse la prima medaglia d’oro dell’Italia alle Olim-piadi nel sollevamento pesi (massimi). Oltre a 6 ti-toli nazionali vanta il primo record mondiale di unpesista italiano, stabilito nel 1922: distensionecon due braccia, 116 kg.Carlo Galimberti, nato in Argentina (1894-1939),è il “campionissimo” della pesistica italiana. Neimedi alle Olimpiadi si guadagnò una medaglia d’oronel 1924 e due d’argento nel 1928 e 1932, agliEuropei due d’argento nel 1930 e 1931. È tuttoral’unico tra i nostri lottatori e pesisti che sia statoil portabandiera dell’Italia ai Giochi (Amsterdam1928). Al suo palmarès dobbiamo aggiungere i nu-

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CENTODIECI ANNIDI PESISTICA

ITALIANA

Raggiunta “quota 200 medaglie”

LIVIO TOSCHILIVIO TOSCHIArchitetto,s’interessa anched’impianti sportivi edi storia dello sport.È consulentestorico e artisticodella FederazioneItaliana Judo LottaKarate e ArtiMarziali, dellaFederazioneItaliana Pesistica,della FederazioneSammarinese LottaPesi Judo, nonchédell’EuropeanWeightliftingFederation.Docente di Storiaalla ScuolaNazionale FIJLKAMe alla ScuolaNazionaleSammarinese diJudo.Nel campo dellosport ha scritto 15libri e innumerevoliarticoli,organizzandoinoltre diversemostre.

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7STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 4 / Gennaio-Aprile 2013

Di sana e robusta costituzione è il certificato ri-chiesto per poter accedere ad un posto di lavoronella pubblica amministrazione. Il certificato di sanae robusta costituzione è anche richiesto per fre-quentare le palestre per attività non agonistica. Laparola costituzione fisica è di facile comprensione,quasi intuitiva eppure la sua introduzione in campomedico è relativamente recente. Parlare di costi-tuzione significa cercare un rapporto tra forma fi-sica e funzionamento di un individuo, un concettoche ci fa immaginare quale sport possa esserepraticato con maggior profitto dai soggetti in fun-zione della loro altezza, delle masse muscolari,delle dimensioni degli arti, delle circonferenze to-raciche e addominali, ecc.

La struttura fisica era importante per il recluta-mento nell’esercito dagli antichi Egizi; i Romanipretendevano che i cavalieri e i soldati della primalinea fossero alti almeno 172 centimetri, mentrequelli delle seconde linee dovevano essere alti al-meno 164 cm, ma più che l’altezza quella che con-tava era la robustezza (Vegezio Publio Renato, IV-V secolo De re militari).

Altezza, robustezza, ma quali devono essere le mi-sure di un uomo sano? Uno dei primi tentativi di de-scrizione di armonia fu fatto da Leonardo da Vincicon il suo uomo Vitruviano, un disegno nel quale ilbusto entra quattro volte nell’altezza, la testa otto,il volto dieci. “Il centro del corpo umano è inoltre pernatura l’ombelico; infatti, se si sdraia un uomo suldorso, mani e piedi allargati, e si punta un compassosul suo ombelico, si toccherà tangenzialmente, de-scrivendo un cerchio, l’estremità delle dita delle suemani e dei suoi piedi” (Vitruvio, De Architetura);«tanto apre l’omo ne’ le braccia, quanto è lla sua al-teza» (Leonardo da Vinci).

Tra i primi ad occuparsi in tempi recenti del rap-porto tra struttura fisica, probabilità di malattie ecapacità motorie è stato l’italiano Achille De Gio-vanni (1838-1916), il quale era convinto che“forma e funzione sono intimamente connesse comeforza è connessa a materia”. A lui si debbono leprime misure per la definizione di normolineo: sog-getto nel quale il rapporto tra altezza e circonfe-renza del torace è di circa 1,87, un valore inferioredefinisce il brevilineo mentre un valore superiore in-dica un longilineo. L’americano William Herbert Sheldon pubblica nel1940 il libro “The Varieties of Human Physique” enel 1954 Atlas of Men: A guide for somatotyping theadult man at all ages, nei quali descrive tre tipicostituzionali principali. La sua classificazioneprende spunto dai tre foglietti embrionali dai qualisi genera il futuro organismo: ectoderma da cui haorigine la cute e il sistema nervoso, mesodermache dà origine all’apparato muscolo-scheletrico e alcuore, endoderma da cui origina l’apparato dige-rente. Sheldon differenzia i soggetti in base al con-tributo dei tre foglietti alla struttura finale e lo fautilizzando le foto che le matricole, maschi e fem-mine, del gruppo di università della Ivy League (Yale,Princeton, Smith), avevano accettato di farsi farenudi per studi sulla postura.

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S&CLa macchinache c’è in me

A MISURAD’UOMO

MENOTTI CALVANI

Figura n°1 - Gli atleti, un mondo di forme e di prestazioni

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MENOTTI CALVANIMedico, specializzatoin neurologia,farmacologia clinicaoltre che intossicologia medica,si è laureato inscienza dellanutrizione umana. Ha pubblicato oltre200 articoli scientificisu riviste internazionaliprevalentemente suitemi delmetabolismo, suimitocondri e sullepatologiedegenerative.

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11STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 4 / Gennaio-Aprile 2013

La sarcopenia è una sindrome geriatrica caratte-rizzata da perdita progressiva e generalizzata dimassa e forza muscolari, associata ad un rischioaumentato di eventi avversi (disabilità, riduzionedella qualità della vita, istituzionalizzazione, mor-talità).1 La sarcopenia rappresenta una delle con-dizioni che maggiormente contribuisce alla com-parsa della sindrome della fragilità dell’anziano.2Quest’ultima consiste in una riduzione della fisio-logica riserva funzionale e della capacità di resi-stere a eventi stressanti ambientali (capacità diomeostasi) e comporta un aumentato rischio dieventi avversi (disabilità, ospedalizzazione, istitu-zionalizzazione, mortalità).3

Milioni di anziani sono attualmente sarcopenici e illoro numero è destinato ad aumentare in manieradrammatica nei prossimi anni a causa del trend de-mografico delle società occidentali. Tale fenomeno,unitamente al carico socio-sanitario associato allasarcopenia, imporrà crescenti oneri assistenzialinegli anni a venire. La prevalenza della sarcopeniaaumenta con l’avanzare dell’età, passando dal 13-24% nei soggetti di età inferiore a 70 anni ad ol-tre il 50% negli ultraottantenni.4 L’atrofia musco-lare età-correlata rappresenta un fenomenoglobale che interessa tanto i soggetti sedentariquanto quelli fisicamente attivi.5 In questi ultimi

tuttavia l’entità della perdita di massa e forza mu-scolari risulta più mite rispetto a coetanei chenon praticano regolarmente attività fisica. Uno studio condotto in atleti master ha, ad esem-pio, dimostrato che pesisti ottantacinquenni pre-sentavano livelli di forza e potenza muscolari para-gonabili a quelli registrati in sedentari ses san ta -cinquenni.5Nonostante la riduzione età-correlata della massamuscolare e della forza muscolare sia nota fin da-gli albori della medicina, definizioni operative e con-divise della sarcopenia sono state prodotte solonegli ultimi anni.6-9 Ciò riflette la complessità dellasindrome e il relativo recente interesse da partedella comunità scientifica nei confronti di questacondizione. Ciononostante, progressi impressio-nanti sono stati compiuti nella comprensione dellafisiopatologia della sarcopenia con l’identificazionedi una vasta gamma di biomarcatori e di procedurediagnostiche, la cui standardizzazione potrebbeconsentire lo sviluppo di algoritmi per diagnosticarecorrettamente la sarcopenia e monitorarne la pro-gressione e la risposta ai trattamenti.10

Nonostante il notevole impatto socio-sanitarioesercitato dalla sarcopenia, non esistono al mo-mento attuale terapie specifiche per questa sin-drome. Ne consegue che la dieta e l’esercizio fisicorappresentano attualmente i cardini della gestionedell’anziano sarcopenico.

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a sarcopenia dell’anziano:cos’è e come combatterla

EMANUELEMARZETTIè il responsabile delteam di consulenzaortogeriatricapresso il PoliclinicoUniversitario“Agostino Gemelli”di Roma. La suaattività di ricercaverte suimeccanismicellulari responsabilidella perditamuscolare conl’invecchiamento esull’identificazione distrategie diintervento percontrastare l’atrofiamuscolare correlataall’età.

RICCARDOCALVANIè un biotecnologomedico, Dottore diRicerca inFisiopatologia dellaNutrizione e delMetabolismo. Èassegnista di ricercaCNR nell'ambito delprogetto "FaReBiodi Qualità Farmacie RetiBiotecnologiche diQualità genetica,medicina predittivae nutraceutica,sviluppo didiagnostici efarmaci innovativi".

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Emanuele Marzetti, MD, PHD,1 Riccardo Calvani, PHD21 Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia, Istituto di Clinica Ortopedica, Policlinico

Universitario “Agostino Gemelli”, Università Cattolica del Sacro Cuore, L.go Agostino Gemelli 1, 00168 Roma2 Istituto di Cristallografia, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Bari 70126, Italy

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Il recupero muscolare rappresenta un elementofondamentale nell’ambito della massimizzazionedella performance, soprattutto nell’atleta di altoprofilo prestativo. Negli ultimi tempi, siamo statitestimoni di un notevole progresso per ciò che ri-guarda la metodologia dei sistemi di allenamentonelle varie discipline sportive; tuttavia, nel con-tempo, le modalità di recupero non si sono evolutedi pari passo e, paradossalmente, sovente è l’a -tleta stesso che, in prima persona, si “autogesti-sce” in tal senso, fattore che, come logica conse-guenza, comporta un non sottovalutabile rischiod’incorrere nel fenomeno dell’over-reaching o addi-rittura di sfociare in un franco over-training (Mac-kinnon et Hooper, 1991). Il riposo, infatti, deve ne-cessariamente essere considerato, a tutti glieffetti, come un importante “mezzo di allena-mento” che consente all’atleta di sopportare edassorbire fisiologicamente i carichi di lavoro pro-posti all’interno del processo di pianificazione del-l’allenamento. Da qualche anno, si è fatta stradal’idea che possano essere messe in atto delle ap-posite strategie, grazie alle quali sia possibile ac-celerare i processi di recupero; tra questi mezzi,che potremmo definire con il termine di “metodiche

di recupero accelerato”, possiamo ricordare la te-rapia basata sull’immersione in acqua a diversetemperature, l’ossigenazione iperbarica, i metodid’accelerazione del ritorno venoso e l’elettrosti-molazione (Calder, 1996). È universalmente notoche l’esercizio fisico induce, al di là del ben cono-sciuto fenomeno del DOMS (Delayed Onset MuscleSoreness) - che rappresenta comunque una benprecisa realtà fisiologica a sé stante (Bisciotti edEirale, 2012) -, delle perturbazioni dell’omeostasidelle cellule muscolari e/o dei fenomeni d’infiamma-zione locale (Ispirlidis et coll., 2008; Bisciotti ed Ei-rale, 2012). Occorre comunque sottolineare ilfatto che tale situazione, iscrivibile ad un fenomenodi affaticamento a seguito di un’intensa richiestafunzionale, rimane ben distinta dal DOMS, nel qualei fenomeni di perturbazione omeostatica delle cel-lule ed i conseguenti processi infiammatori ap-paiono di ben più ampia portata (Bisciotti e Eirale,2012). Nel fenomeno del semplice affaticamentopost-esercizio (APE), si può assistere solamentead un incremento dei livelli ematici di creatinkinasi(CK) e di lattico deidrogenasi (LDH), quale rispostasia all’aumentata permeabilità della membrana pla-smatica, sia all’aumento della vascolarizzazione in-tramuscolare (Cannon e coll., 1990). Pertanto,sia i livelli post-esercizio di CK che quelli di LHD

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e terapie di recupero muscolare post-esercizioPAROLE CHIAVErecupero, terapie ad immersione, elettrostimolazione.

GIAN NICOLABISCIOTTI Pysiologist Lead c/oQatar Orthopaedicand Sport MedicineHospital, FIFACenter, Doha (Q).Senior CoordinatorKinemoveRehabilitationCenters, Pontremoli,Parma, La Spezia (I).

Gian Nicola Bisciotti

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’’La professionalitàlascia il segno’’

CERTIFICAZIONI INTERNAZIONALI NSCA

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29STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 4 / Gennaio-Aprile 2013

Il Sollevamento Pesi (o Sollevamento Olimpico, o Al-zate Olimpiche) è la specialità sportiva dei GiochiOlimpici Moderni in cui gli atleti devono dimostrareil loro livello assoluto di forza dinamica massima. Laprestazione degli atleti del Sollevamento Pesi con-siste nell’estendere simultaneamente le principaliarticolazioni apicali per portare al di sopra della te-sta un bilanciere disposto a terra di fronte a lorosu una specifica superficie in ambiente controllato.Le tecniche autorizzate dall’IWF (InternationalWeightlifting Federation) per eseguire l’azione mo-toria richiesta sono due: lo Strappo, caratterizzatoda un unico rapido movimento e lo Slancio, suddivisoin due momenti. Entrambi i gesti sono aciclici estereotipati [1], estremamente rapidi [2], simme-trici lungo il piano sagittale [3]; generano picchimassimali di potenza e forza dinamica massima[4] richiedendo una costante concentrazione men-tale [5] per garantire un elevato controllo motorio[6] di una notevole quantità di muscoli in attivazionesimultanea [7]. Queste caratteristiche rendono gli esercizi del sol-levamento pesi dei validi strumenti per la valuta-zione della forza dinamica massima [8], nei pro-grammi di allenamento della forza muscolare [9],per uomini e donne [10]. Per tali motivi, il Solleva-mento Pesi è oggetto di studi da parte della ricercascientifica applicata allo sport e all’esercizio fisicoda oltre quarant’anni.Lo Strappo, la prima delle due tecniche, è consi-derato da molti esperti come il più affascinanteesercizio a pesi liberi. Il principio che sta alla basedi questo movimento è quello di accelerare verti-calmente il bilanciere così tanto da arrestarlo in

aria per pochi brevissimi istanti, ad un’altezza suf-ficiente da permettere all’atleta di afferrarlo abraccia tese in accosciata [11]. Nei paragrafi seguenti è presentata una breve de-scrizione dei protocolli che hanno utilizzato i di spo-sitivi optoelettronici per lo studio delle tecniche disollevamento del bilanciere inquadrandone i metodidi indagine nel campo della modellizzazione della bio-meccanica dei gesti sportivi.

Pietre miliari dell’analisi tecnica delle Alzate Olim-piche sono gli studi di Roger Enoka. Per stabilirel’importanza del piegamento delle ginocchia du-rante i primi istanti del sollevamento, Enoka ha re-gistrato entrambi i lati anatomici dell’atleta uti-lizzando una videocamera che ha ripreso, in unprimo caso, il riflesso di uno specchio posizionatoa 45° rispetto all’asse longitudinale del bilanciere[12] e, in un secondo caso, i riflessi di due spec-chi posizionati ai lati dell’atleta [6]. Ma sono statii lavori di John Garhammer a dimostrare l’efficaciadei sistemi di cattura del movimento in mono-pro-spettiva (ripresi da un’unica visuale) nelle indaginibiomeccaniche delle Alzate Olimpiche, calcolando:1) la produzione di potenza lungo la traiettoria delbilanciere [13]; 2) il flusso di energia trasferito dalcorpo dell’atleta al bilanciere, introducendo un mo-dello antropomorfo a cinque segmenti (arto supe-riore e bilanciere, tronco e testa, cosce, gambe,piedi) [14]; 3) l’andamento del centro di pressionedell’atleta in relazione alla traiettoria del bilan-ciere, interfacciando due pedane di forza e un mar-ker attivo all’infrarosso [15]; 4) le massime velo-

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PAROLE CHIAVEBiomeccanica dello Strappo,Markerless Motion Capture, VariazioniTecniche nel Sollevamento Pesi

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Donato Formicola1,2, Alberto Rainoldi1, PhD1 Centro Ricerche Scienze Motorie, Scuola Universitaria Interfacoltà Scienze Motorie, Università degli Studi di Torino

2 Comitato Regione Piemonte FIPE, Vercelli

Sistemi optoelettronici per l’analisi biomeccanica dello strappo

ariazioni della tecnica di strappoper differenti categorie di peso di alzatori olimpici rilevate con un sistema innovativo di catturadel movimento

Introduzione

DONATOFORMICOLALaurea Specialisticain Scienza eTecnica dello Sporte dell’Allenamento.Si occupaprincipalmente dimodellibiomeccanici pervalutare le abilitàmotorie e sportivebasati su sistemi dicattura delmovimento. È docente acontratto presso laScuola Univ.Interfacoltà ScienzeMotorie di Torino.Allenatore IV LivelloEuropeo CONI eMaestro di PesisticaFIPE, è membro delcomitato scientificonazionale della FIPE.

ALBERTO RAINOLDILaurea in Fisica eDottorato diRicerca in MedicinaFisica eRiabilitazione. Dal 2007 è Direttoredel Centro RicercheScienze Motoriepresso la ScuolaUniversitariaInterfacoltà diScienze Motoriedell’Università diTorino. L’attività diricerca è orientataalla valutazione noninvasiva dei fenotipimuscolari e allaclassificazionemultifattoriale dellecapacità motorie.

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37STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 4 / Gennaio-Aprile 2013

La mobilità dell’apparato locomotore e l’attività dielongazione muscolo-tendinea sono considerati fat-tori fondamentali per l’ottenimento di prestazionisportive di eccellenza e per il mantenimento di unbuono stato di salute muscolo-articolare (Alter2004).Le metodiche di allungamento muscolare sono mol-teplici, ma lo stretching statico risulta il più utiliz-zato soprattutto nelle fasi di riscaldamento e de-faticamento dell’unità di allenamento (Rubini et al.2007). È ormai noto che l’attività di stretching au-menti la flessibilità muscolo-tendinea (Worrel,Smith 1994), non abbia effetti significativi comeazione preventiva durante l’attività sportiva (Popeet al. 1998, Pope et al. al 2000) e non possa so-stituire nè il riscaldamento generale nè quello spe-cifico (Van Mechelen 1993). Molti autori hanno studiato la relazione tra la som-ministrazione in acuto di esercizi di stretchingstatico (SS) e la capacità di espressione dellaforza, ma i risultati appaiono controversi. Kokkonenet al. (1997) evidenziano che la somministrazionedi esercizi di SS prima di una prestazione di forzapuò peggiorare il rendimento dell’atleta in gara.Brandenburg (2006) sottolinea come gli esercizi diSS della durata sia di 15 sia di 30 secondi dimi-nuiscano l’espressione della forza, Ogura et al.(2007) hanno riscontrato come la forza peggioridopo 60 secondi di somministrazione dell’attività diallungamento. Alcuni ricercatori hanno verificatocome lo SS abbia effetto negativo sulle prestazionidi salto verticale con contromovimento (Vetter2007, Behm, Kibele 2007), mentre altri non os-servano questo effetto (Power et al. 2004, Unicket al. 2005). Young et al. (2006) non verificano va-

riazioni della forza massimale ed esplosiva dopodifferenti warm-up contenenti SS. Gli effetti delloSS ripetuti nel tempo sono scarsamente indagati. Kokkonen et al. (2007) hanno studiato per un pe-riodo di 10 settimane gli effetti della sommini-strazione di esercizi di SS sugli arti inferiori delladurata di 15 secondi, effettuata 3 volte alla setti-mana per un tempo di 40 minuti. Sono stati indivi-duati incrementi significativi della flessibilità mu-scolo-tendinea, della potenza (20 m di sprint, saltoin lungo da fermo, squat jump), della forza massi-male (1RM) e resistente (60% 1RM) dei muscolisia flessori che estensori del ginocchio. Worrel etal. (1994) hanno studiato la somministrazione dellatecnica di allungamento PNF (Propioceptive Neu-romuscular Facilitation) e dello SS, per la durata di3 settimane, non verificando incrementi significa-tivi della flessibilità muscolo-tendinea, ma aumentidel picco di forza misurati per mezzo dell’isocine-tica in entrambe le tecniche. Nonostante i nume-rosi studi atti a valutare il rapporto tra l’espres-sione della forza e SS, non sembrerebbero noti glieffetti a lungo termine di un programma di allena-mento della forza sub-massimale in differentigruppi muscolari. Lo scopo di questa ricerca è stato verificare sel’introduzione di stretching statico (SS) della du-rata di 15 secondi tra le serie degli esercizi di po-tenziamento muscolare, in un programma longitu-dinale per lo sviluppo della forza della durata diotto settimane, possa modificare la forza sub-massimale del tratto superiore e inferiore delcorpo, la forza esplosivo-elastica degli arti inferiori,la flessibilità muscolo-tendinea (FMT) dell’articola-zione scapolo-omerale e della muscolatura esten-soria del rachide e della loggia fasciale posterioredell’arto inferiore.

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orza, estensibilità muscolo-tendinea e stretching statico

MASSIMILIANOGOLLINè docente presso laScuola dello Sport diRoma e allenatoredi IV liv. CONI.

LUCA BASEGGIOè cultore nellamateria “Metodi perla PrestazioneSportiva” presso laSUISM di Torino.

ALESSANDROLUCIANOè responsabile dellostaff tecnico delCentro di MedicinaPreventiva e delloSport della SUISM diTorino.

LUCA BERATTOè cultore dellamateria “Strategie emetodologiedell’apprendimentomotorio” presso laSUISM di Torino.

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Introduzione

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43STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 4 / Gennaio-Aprile 2013

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i grandimaestri

I GRANDIMAESTRI

Sergio Cerquiglini (1915-2000) fu professore di Fisiologia Umana nell’Università degli Studi “La Sapienza” diRoma. A lui, tra l’altro, si debbono fondamentali osservazioni sulla malattia ipocinetica e sull’importanza ed ilruolo del movimento e dello sport nella vita dell’uomo. Francesco Felici ne citava un lavoro nel numero 0 di S&C:quel lavoro – inedito, e risalente ad una lezione magistrale tenuta circa nel 1980, per quanto è a nostra cono-scenza – possediamo e mettiamo a disposizione del lettore. Lavoro datato? Certo, ma ne giudichi – il lettoreattento ed interessato – la modernità e la compiutezza, della lingua anche. Un vero modello per chi studia, perchi è cultore della fisiologia dell’esercizio e dello sport, per chi vi opera – a diverso titolo – e vi fa ricerca. Il ma-gistero di Sergio Cerquiglini fu altissimo (PB).

SPORT E SISTEMA NEURO-MUSCOLARESergio Cerquiglini (1915-2000)

Prendendo le mosse da un’affermazione di principio,e cioè che lo sport, in ogni sua possibile forma, con-siste nell’esercizio di attività motorie aventi finiesistenziali che sono propri ed esclusivi della specieumana, e che si identificano con la soddisfazione diesigenze del tutto peculiari del suo psichismo, mipropongo di sviluppare l’argomento cui si intitolaquesta lezione dapprima richiamando alcune dellepiù essenziali tra le tante nozioni che la fisiologiasperimentale ci ha appreso nei riguardi delle funzionimotorie svolte dal sistema nervoso e da quello mu-scolo-scheletrico, per passare poi ad esporre al-cune considerazioni sul fenomeno sport di naturanon tanto fisiologica quanto biofilosofica, le quali miauguro non vorranno essere considerate poco per-tinenti al contesto di un Corso come questo.Iniziando, dunque, con la parte puramente fisiologicadel mio discorso, dirò anzitutto che, per la nostrascienza, parlare di sistema nervoso e di sistemamuscolare scheletrico come se si trattasse di dueentità funzionali separate e distinte è nient’altroche un comodo artificio didattico. Essi, infatti, sonotali solo dal punto di vista anatomico, in quanto co-stituiti da strutture tessutali nettamente diverse,laddove dal punto di vista fisiologico devono essereconsiderati senz’altro come parti integranti di unsistema unitario cui spetta il nome di neuro-mu-scolare.

L’interrelazione morfo-funzionale esistente tra le duecomponenti di questo sistema risulta essere del tut-to sui generis rispetto a quante altre è dato ri-scontrare nell’intero organismo. Difatti, pur deri-vando da strutture embrionali diverse e pur svilup-pandosi, durante una fase iniziale, ciascuna secon-do un proprio progetto geneticamente prestabilito,accade che ad una certa epoca, antecedente la na-scita, si stabilisca tra loro un contatto anatomicocui fa immediatamente riscontro una interrelazionefunzionale tale per cui i muscoli scheletrici, influen-zati biochimicamente e fisiologicamente dai neuro-ni che sono giunti a innervarli, divengono pronti a svol-gere la loro attività specifica, ossia a contrarsi. Laloro neurodipendenza diventa allora così assoluta dafar sì che non solo restino assolutamente inerti, e

perciò inutili, in assenza di stimolazione nervosa, maaddirittura adattino a determinate e variabili ca-ratteristiche di questa il loro trofismo, il loro bio-chimismo e, di conseguenza, le loro proprietà fun-zionali. Ma oltre a ciò accade che il collegamentomorfo-funzionale tra sistema nervoso e muscolo sistabilisce non solo nel senso che va dal primo al se-condo per portare a questo ordini di azione, bensìanche nel senso inverso per far giungere al sistemanervoso segnali che, originati nel muscolo, lo infor-mino all’istante sul modo in cui viene data esecuzioneai suoi comandi da parte di quest’ultimo. Il primo tipodi collegamento neuro-muscolare, detto efferente,costituisce la cosiddetta innervazione motoria delmuscolo scheletrico; il secondo, detto afferente, co-stituisce l’innervazione sensitiva. L’attuazione sia del-l’uno che dell’altro canale di comunicazione può averluogo con interessamento di centri nervosi implica-ti con l’esperienza di coscienza, e in tal caso si par-la, rispettivamente, di azione motoria volontaria e dipropriocezione cosciente, oppure senza di esso, esi parla allora di azione motoria riflessa e di pro-priocezione incosciente. Nei riguardi di questa in-nervazione muscolare è importante rilevare che essaè realizzata da neuroni che sono fra i più grossi fraquanti costituiscono il tessuto nervoso e che per-ciò risultano capaci di condurre i loro impulsi con lamassima possibile velocità.L’innervazione motoria dei muscoli scheletrici è or-ganizzata in modo tale che ciascun neurone effe-rente, o motoneurone, somministra i suoi impulsieccitatori non già ad una sola fibra fra quante co-stituiscono il muscolo cui esso è destinato, bensì,mediante altrettante ramificazioni del suo assone,ad un gruppo più o meno numeroso di fibre cui vienedato il nome di «unità muscolare». L’insieme di que-sta entità neuro-muscolare costituisce un’unitàanatomofunzionale denominata «unità motoria». Diregola, il numero delle fibre muscolari facenti partedi ciascuna unità motoria è tanto più esiguo quantopiù finemente regolata è destinata ad essere l’at-tività contrattile del muscolo. Quest’ultima, inoltre,può essere diversamente specializzata riguardo al-l’entità della forza sviluppata e alla rapidità con cuila stessa si sviluppa. Tale specializzazione ha il suofondamento in una certa diversificazione struttu-rale, biochimica e funzionale riscontrabile tra le fi-bre muscolari striate partecipanti alla costituzione

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51STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 4 / Gennaio-Aprile 2013

Si sono da poco conclusi i Giochi Olimpici di Londra e si può senz’altro dire che nella pesistica - senza temadi smentite - il livello competitivo è stato veramente spettacolare. Quarantaquattro nuovi record tra olim-pici e mondiali farebbero pensare che quest’ultima edizione dei Giochi (2012) abbia avuto la meglio in ter-mini di qualità dei risultati su quella di Pechino (2008) e quella di Atene (2004): ma qui la domanda è checosa sia successo realmente e cosa sia così profondamente cambiato nella pesistica olimpica degli ultimiotto anni.

I Giochi Olimpici hanno sempre (come negarlo?) grande fascino e presentano una elevata spettacola-rità. Ogni edizione è stata capace di imprimere emozioni profonde e di lasciare, oggi, ricordi indelebili inognuno di noi e, ancor di più, in chi ha avuto il privilegio di essere stato un protagonista indiscusso comel’atleta capace di realizzare in pieno, con la sua prestazione, il coinvolgimento emotivo e passionale pro-prio ed altrui. Sono quindi la prestazione, il confronto, l’agonismo, la vittoria o la sconfitta che, calatinello spirito e nel clima olimpico, fanno dello sport uno spettacolo che non ha eguali e che non è, pari-menti, confrontabile con alcuna altra forma di spettacolo organizzato.La pesistica, anche a Londra, come sempre d’altronde, ha recitato una parte da protagonista, ha avutoun notevole seguito, ha ottenuto grandi risultati, così come successe nelle passate edizioni. L’idea diquesto articolo è quello di mettere a confronto i risultati, la qualità prestativa degli atleti di ogni ca-tegoria maschile e femminile delle ultime tre edizioni dei giochi e di scattare – in tal modo – una istan-tanea, anche attraverso una semplice analisi dei dati.Cominciamo ad analizzare (Fig. n°1) la media degli atleti uomini classificati nelle prime 3 posizioni di ognicategoria:

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ESISTICA:tre edizioni deigiochi olimpici

a confronto

ANTONIO URSOPresidente dellaFederazioneItaliana Pesistica edella EuropeanWeightliftingFederation.Componentedell’Esecutivo dellaIWF InternationalWeightliftingFederation.Laurea in ScienzeMotorie;Laurea Magistrale in Attività MotoriePreventive eAdattate;Master 1° livelloScienze MotoriePreventiveAdattate eRecupero Atletico;Maestro di Pesistica.Ha allenato lanazionale maschilee femminile dipesistica.È stato più voltecampione italiano.

Figura n°1 - Media dei primi 3 atleti classificati uomini nelle ultime tre edizionidei Giochi Olimpici: Atene 2004, Pechino2008, Londra 2012

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Antonio Urso

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elezione di eserciziper il core trainingdurante la gravidanza

TIMOTHY J. PIPER è professoreausiliario e Direttoredella NSCA-ERP allaWestern IllinoisUniversity.

Timothy J. Piper, MS, CSCS*D,1 Emily Jacobs, MS, NSCA-CPT, CHES,2 Mike Haiduke, BS,3Mike Waller, PhD, CSCS*D,4 and Cathy McMillan, MS1

1Dipartimento di Kinesiologia, Western Illinois University, Macomb, Illinois; 2Health Fitness Corporation at Trustmark Companies,Lake Forest, Illinois; 3Haiduke Personal Training, Hoffman Estates, Illinois; e 4Human Performance and Physical Education,

Adams State College, Alamosa, Colorado

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PAROLE CHIAVEgravidanza; allenamento dei muscoli addominali; core training

EMILY JACOBS è programmanager ausiliarioalla Health Fitness.

MIKE HAIDUKE è personal trainer eproprietario diHaiduke PersonalTraining.

MIKE WALLER è professoreausiliario alDepartment ofHumanPerformance andPhysical Educationall’Adams StateCollege

CATHY MCMILLAN è professoreausiliario alDepartment ofKinesiology alWestern IllinoisUniversity

La gravidanza provoca modificazioni significativenel corpo di una donna. Il dolore lombare è ricono-sciuto da tempo come un disturbo frequente dellagravidanza, ma alle donne che ne soffrono sonostate offerte solo poche raccomandazioni relativead un’attività fisica di tipo curativo. Per il tratta-mento del dolore lombare correlato alla gravidanzasono stati consigliati lo stretching, il rilassamentoe il rafforzamento della muscolatura pelvica. Le fu-ture madri dei nostri giorni si preoccupano inoltredel mantenimento della muscolatura addominale edella condizione fisica durante e dopo il parto. Tuttequeste tematiche ruotano attorno all’allenamentodella muscolatura del core. Attualmente, i personaltrainer e le donne in stato interessante dispongonodi scarse informazioni sugli esercizi appropriati esicuri di core training. La progettazione di un pro-gramma per gestanti deve essere attentamenteeseguita con la cooperazione della donna e del suomedico. Questo articolo offre una rassegna dellaletteratura relativa al core training e raccomanda-zioni per esercizi specifici per il core che rispettanole linee guida dell’American College of Obstetri-cians and Gynecologists (ACOG), ma che sonostate in precedenza scarsamente o per nulla con-siderate in letteratura.

Le linee guida ACOG del 2002 sostengono lo svol-gimento di una regolare attività fisica durante edopo la gravidanza per donne sane e sedentarie. Icambiamenti che si verificano nel corpo durante lagravidanza non sono più considerati come una li-mitazione; al contrario, le donne sono incoraggiatea seguire uno stile di vita salutare durante questoperiodo. Numerosi autori sono d’accordo nel so-stenere che gli effetti indesiderati correlati all’at-tività fisica in gravidanza sono scarsi, se non nulli,per le donne il cui medico ha stabilito che non sonoa rischio di complicanze (8-10, 14, 26, 27). Se-condo l’ACOG, la gravidanza è un periodo impor-tante per instaurare nella vita di una donna modi-fiche comportamentali che migliorino la sua salutee quella del bambino. La gravidanza non deve es-sere considerata uno “stato di reclusione” (2).Queste abitudini, introducendo cambiamenti posi-tivi e salutari, possono influenzare e modellare lasalute futura della madre e del bambino.Durante la gravidanza hanno luogo numerosi cam-biamenti fisici nel corpo di una donna, sia da unpunto di vista anatomico che fisiologico. In questoperiodo una delle trasformazioni più evidenti è l’au-

Introduzione Cambiamenti fisiologici correlatialla gravidanza

Già nelnumero

3/2012 di S&C,alle pagine 71-78,

abbiamo pubblicato unlavoro sull’allenamento

contro resistenze in gravidanza.Continuiamo con gli esercizi per il

core per ampliare eapprofondire l’importantetema dell’esercizio fisico

sempre presentenel corso della

vita.

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65STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 4 / Gennaio-Aprile 2013

Nel corso degli ultimi anni, l’applicazione di “curiosicerotti colorati“ specialmente in eventi sportivicome i giochi olimpici di Londra 2012 o i recenticampionati europei di calcio, ha destato numerosecuriosità sia nei tecnici sia nelle persone comuni,portando tutti a chiedersi quale funzione potesseavere quello strano bendaggio colorato .Questo particolare tipo di “cerotto” o, meglio, ditaping e la corrispondente tecnica di applicazione,nella letteratura scientifica e la pratica quotidianadi medici e fisioterapisti, ha preso il nome di “kine-siology taping” (qui KT). Dal punto di vista del ma-teriale utilizzato, il KT si caratterizza principal-mente per la sua elasticità, contrariamente allacaratteristica del bendaggio funzionale classico,che aveva la funzione di immobilizzare o ridurre ilmovimento delle articolazioni affette da problemi didiverso tipo. La grande diffusione negli ultimi anni del KT a livellomondiale ha portato alla nascita di numerosescuole di pensiero, con le relative metodologie etecniche di applicazione, più o meno basate su so-lidi principi di fisiologia, biomeccanica ed anatomiaed al passo con quanto la ricerca scientifica di voltain volta dimostrava.

Vista all’inizio come tecnica olistica, anche perchéproveniente da una branca della medicina “comple-mentare” come la chiropratica, ha saputo guada-gnarsi - nel corso del tempo - uno spazio impor-tante soprattutto nella medicina dello sport,trovando però anche ospitalità in ambito oncolo-gico/neurologico e per il trattamento delle disfun-zioni del movimento in ambito pediatrico. Questo in-teresse e possibilità di applicazione in diversi campidella medicina ha portato alla nascita di studi e ri-cerche appropriati, con l’obiettivo di dimostrare inmodo significativo, dal punto di vista scientifico, glieffetti pubblicizzati e riscontrati nella pratica em-pirica di numerosi terapisti ed operatori a livello in-ternazionale.Riguardo alle sue radici storiche, il KT è statomesso a punto nel 1970 da un chiropratico giap-ponese di nome Kenzo Kase, il quale cercava un tipodi taping diverso da quelli in commercio, che ave-vano come obiettivo fondamentale quello di immo-bilizzare i muscoli e l’articolazione interessata dalparticolare problema o infortunio. La sua idea eraquella di crearne un tipo che non limitasse i movi-menti, in modo da consentire il naturale processodi guarigione del corpo ed il ”ripristino dell’omeo-

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pproccio ragionato al Kinesiology Taping

MASSIMILIANOFEBBIBsc Kin, PT, DO,CSCS*D, CPT*DDottore inFisioterapiaDottore in ScienzeMotorieDirettore didatticoNSCA ITALIADocente nazionaleFIPEDocente Scuoladello Sport Coniwww.riabilitazionesportiva.com

DARIO LUCCHETTIMedico e ChirurgoSpecialista inFisiatria e MedicinaFisica Riabilitativawww.kinesiomedicallab.it

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Massimiliano Febbi, Dario Lucchetti

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iamo peso alla salute. Programma di attività fisicaper adolescenti obesi

MATTEO VANDONILaureato in ScienzeMotorie.Dottorato in AspettiBiomedici eMetodologici delleAttività FisichePreventive eAdattate.Si occupa di ricercapresso l'Universitàdegli studi di Pavia.

“Mangia che altrimenti dimagrisci e non cresci”,“guarda come è magro quel bambino……sarà ma-lato?”. Da sempre salute e status socio-economicodi un individuo sono correlati anche al suo aspettoche, anche in tempi non troppo lontani, doveva es-sere “florido”.Basta osservare i ritratti dei personaggi famosi ei dipinti eseguiti dagli artisti dei secoli precedentiper capire come “l’abbondanza delle forme” fosseconsiderata simbolo di bellezza.Nel secolo scorso, le “Grandi Guerre” contribuironoa creare una generazione che, memore dei sacrificivissuti, abbinò il grande boom economico degli anniSessanta anche alla comparsa di abbondantiscorte di cibo… che andavano sfruttate! L’ultimoventennio del Novecento fu quindi caratterizzato daun netto aumento della percentuale di persone, diogni età, affette da sovrappeso/obesità. All’inizio diquesto millennio, poi, l’obesità assunse le carat-teristiche di una pandemia e tutti gli enti governa-tivi e medici adottarono strategie mirate a pro-muovere la modifica degli stili di vita dellapopolazione. Nonostante questi interventi, moltistudi hanno evidenziato che nel decennio scorso siè verificato un ulteriore incremento del problema.Oltre il 7% della popolazione mondiale è obesa; ne-gli Stati Uniti, tra il 1976-1980 ed il 1999-2000,la popolazione sovrappeso è raddoppiata nei bam-bini di età compresa tra 6 e 11 anni e triplicata inquelli tra 12 e 17 anni (Lissau I et al. 2004); inol-tre, circa il 14-15% degli adolescenti americanipuò essere classificato come obeso. In Europa, le

città del bacino del Mediterraneo mostrano unaprevalenza di obesità infantile del 20-40% controil 10-20% delle regioni del nord (De Onis M et al.2000). In Italia, i dati riportati dal Ministero dellaSalute (Istat, Inrar) evidenziano che – mediamente– il 25% dei soggetti tra 0 e 18 anni presenta uneccesso ponderale. In particolare, il 23% dei bam-bini di età compresa tra i 9 e gli 11 anni è sovrap-peso e il 13% di loro è francamente obeso. La pre-valenza di obesità è maggiore nelle regioni del Sude tra i maschi. Sapendo che il 70-80% dei bambiniin sovrappeso diventano adolescenti e adulti obesi(Fig. 1), che sviluppano fattori di rischio tantomaggiori quanto più precoce è l’esordio dell’obesità(Guo SS et al. 2002), il quadro attuale lascia pre-vedere un ulteriore incremento di questa patologiae delle relative secondarietà.

L’obesità viene distinta in obesità primaria sempliceo essenziale e secondaria; nella prima accezione,vengono coinvolti fattori genetici, alimentari epsico-comportamentali, mentre nella seconda essaè conseguente per lo più a malattie genetiche o en-docrine (Clinical Guidelines 1998; Lev-Ran A, 2001;O’Rahilly S et al. 2003; Clement K et al. 2003).Circa il 90-95% dei casi di obesità sono riferibili allaforma primaria che presenta i seguenti fattorieziopatogenetici: genetici, organici, socio-ambien-tali, psicologici.

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Matteo Vandoni, Luca MarinUniversità degli Studi di Pavia, Corso di Laurea in Scienze Motorie

Definizione ed eziologia

LUCA MARINDottore inFisioterapia.Docente presso ilCorso di Laurea inScienze Motoriedell’Università degliStudi di Pavia.Docente e Tecnicodella FederazioneItaliana Pesistica.Docentedell’AssociazioneItaliana Fisioterapisti.Esperto della ScuolaRegionale delloSport del CONI.

PRIMA PARTE

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Per diventare un allenatore della forza o uno spe-cialista in scienze motorie, la maggior parte degliesperti consiglia una laurea in scienze motorie o inun settore strettamente connesso. Le ricercheconfermano l’importanza della conoscenza dellescienze motorie per gli allenatori del condiziona-mento fisico e della forza (25, 31). Anche gli stan-dard professionali e le linee guida della NSCA (Na-tional Strength Conditioning Association) e i criteriper ottenere il certificato CSCS richiedono al can-didato una buona conoscenza di tale disciplina (35).Nonostante questo riconoscimento e la centralitàdelle scienze motorie nel settore della forza e delcondizionamento fisico, Kraemer (21) sottolinea,“La domanda più spesso posta nel corso degli anniad un allenatore della forza è stata, ‘qual è la Suafilosofia?’” Martens (24) ha inoltre scritto che losviluppo di una valida filosofia di allenamento è il fat-tore più importante per determinare il successo diun allenatore. Nel caso di questi due Autori, la dif-ferenza del valore attribuito alla filosofia può esserespiegata riconoscendo che il primo si riferiva ad unafilosofia dell’allenamento basata su convinzioni in-fondate o teorie non comprovate riguardanti l’alle-namento con resistenze da vincere e il secondo siriferiva a una filosofia del coaching basata su con-vinzioni e valori appropriati per guidare il compor-tamento di un allenatore. Sembra che la disciplinadella filosofia abbia un posto nel settore della forzae del condizionamento fisico e pertanto è neces-sario chiarirne il ruolo.Se gli allenatori o gli scienziati dovessero parlaredel principio del sovraccarico, sarebbe probabil-mente chiaro a che cosa si riferiscono. Può imme-diatamente venire alla mente l’immagine di Milone

che solleva il vitello finché non diventa un toroadulto. A causa della centralità e dell’importanza dicomprendere gli adattamenti fisiologici dei muscolie dei tessuti in risposta all’allenamento, è utile chegli scienziati che si occupano di sport eseguanobiopsie muscolari, prelievi ematici e utilizzino ap-procci sperimentali per determinare come il corposi adatta a stimoli differenti e ne sia influenzato.Tuttavia, a che cosa ci si riferisce quando parliamodi filosofia nel settore della forza e del condiziona-mento fisico? Benché la maggior parte degli alle-natori e degli scienziati che si occupano di sportabbiano un’ampia formazione nel settore dellescienze motorie e dell’attività sportiva (per es. inmaterie come fisiologia, biologia, apprendimentomotorio e psicologia dello sport), purtroppo, moltidi loro hanno una scarsa conoscenza della filosofiae non sanno come si sviluppano argomentazioni fi-losofiche. Per colmare questa lacuna è necessariocapire che cosa sia la filosofia e come possa venireutilizzata (9). Benché gli allenatori della forza e gliscienziati che si occupano di sport abbiano talvoltasvolto funzioni filosofiche, come si vedrà in questoarticolo, l’utilizzo della parola “filosofia” nel settoredella forza e del condizionamento fisico è statolungi dall’essere un termine preciso. Per capireche cosa sia la filosofia e che cosa non sia, dob-biamo cercare di capire come attualmente la filo-sofia ispiri il settore della forza e del condiziona-mento fisico.Benché attualmente vi siano fonti (quando ve nesono) solo indirette a cui i professionisti possonoattingere per elaborare una filosofia dell’allena-mento, questo articolo colma la lacuna esistentenella letteratura scientifica fornendo una guidaspecifica “sull’utilizzo della filosofia” correlata aiprogrammi della forza e del condizionamento fi-

a disciplina della filosofia nel settore del condizionamento fisico edell’allenamento della forza

BRIAN GEARITY è assistant professoralla School ofHumanPerformance andRecreation allaUniversity ofSouthern Mississippi.

Brian Gearity, PhD, CSCSSchool of Human Performance and Recreation, The University of Southern Mississippi, Hattiesburg, Mississippi

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PAROLE CHIAVEfilosofia; impostazione del programma; scienza; allenatore; allenamento.

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Presupposti e quadro di riferimento

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83STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno II - Numero 4 / Gennaio-Aprile 2013

Proviamo ad accostare, in questo testo, labioetica all’allenamento sportivo ed allo sport ingenere, compiendo un atto che, in fondo, stride

e che è senz’altro imbarazzante. Nello sport enell’allenamento di oggi, la bioetica è solo sbandie-rata e troppe volte rappresenta un alibi per ma-scherarne la totale assenza (quanti sedicentiesperti ne hanno parlato in Convegni, in Tavole Ro-tonde, senza sapere di cosa parlavano, quanti!).Come spesso succede, si parla di ogni cosa comese si possedesse la necessaria cognizione di causae la specifica competenza, mentre si ignora quasitotalmente quel fenomeno. È una prassi, una prassidi molti incompetenti, anche del sistema sportivo,anche di quello legato al movimento dell’uomo.

Comincio a parlare, brevemente, dell’etica edella bioetica e provo a definirle. Definire dàsempre sicurezza. E forza. E consapevolezza.

L’etica è una disciplina scientifica, una vera epropria scienza che pretende di codificare gli attie i comportamenti umani, dando loro un “valore”(se li sentiamo come nostri propri, come degni, seinsomma li condividiamo), oppure un “disvalore” (se

li rifiutiamo, perché non li condividiamo). Il doping èun disvalore, per me. Lo sport che prende tutta lavita è un disvalore, per me. L’eccessiva richiesta difare bene e presto nello sport rivolta ai giovanissimiè un disvalore, per me. I carichi troppo elevati pro-posti agli adulti sono un disvalore, per me. Ecc.ecc. ecc. Alcuni autori definiscono, perciò, l’eticacome la “scienza normativa degli atti umani”, unascienza che si propone di dare giudizi sui compor-tamenti delle persone. Io giudico scorretto il com-portamento di chi non lotta il doping (o lo fa a pa-role), di chi ritiene che lo sport sia tutto nella vita,di chi sfrutta i bambini con la pratica del movi-mento, di chi rischia anche con gli adulti (tanto,sono adulti…). Questa è etica. L’etica è, perciò, daquesto punto di vista, nella vita delle persone. Tuttivi ricorriamo, necessariamente vi ricorriamo, per-ché sempre emettiamo giudizi (più e meno positivi)sugli atti degli altri e ovviamente anche su quelli no-stri, di cui siamo chiaramente i protagonisti.

Facendo questo manifestiamo un’etica, una moraleparticolare, che condividiamo oppure no con lagente. Ma quando l’etica riguarda la vita in sensostretto delle persone? Cioè, se un mio comporta-mento mette a rischio o danneggia la vita di un al-tro, si tratta sempre di un problema etico? Sì. Ma

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a bioetica applicataall’allenamentoe alla professione di allenatore e di educatore

Pasquale Bellotti

PASQUALEBELLOTTI([email protected]; [email protected]), medico, esperto dimovimento e diallenamento,insegnaattualmente Etica eBioetica dello Sporta Torino, nellaSUISM. Molti libri e moltiarticoli al suo attivo. È anche Presidentede L’Amàca Onlus,associazione connumerosi progetti diassistenza e disupporto in Africa(ed in Italia):www.amacaonlus.org.

Etica, bioetica, movimento e sport:generalità sul possibile incontro

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l corretto inquadramentodell'istruttore di fitness allaluce della riforma Fornero

Il 2013 si apre con un quadro normativo, per il set-tore del fitness, quanto mai complesso. Come ènoto, in questo settore operano sia soggetti senzascopo di lucro (associazioni e società sportive di-lettantistiche) che imprese profit, nonchè opera-tori che svolgono attività nel loro tempo libero, per“diletto”, che soggetti che hanno scelto questosettore come loro futuro professionale. Per ognunadi queste realtà, ci troveremo a convivere con no-vità sia positive che negative. Alcune di queste, nelmomento in cui scriviamo queste note, attendonola conversione in legge e, pertanto, potrebberonon essere state convertite al momento della let-tura del pezzo.

Partiamo dal venire meno della detrazione fiscale(19% su un massimo di 210 euro) per i minorenniche partecipano a corsi sportivi. La legge di stabi-lità per il 2013 ha sancito che le detrazioni fiscalisubiscano una franchigia di 250 euro e, pertanto,essendo l’importo previsto inferiore a questa cifra,di fatto l’agevolazione verrà meno.Lo stesso provvedimento eleva dal 21 al 22% a fardata dal primo luglio 2013 l’aliquota Iva ordinaria.Viene altresì elevata dal 4 al 10% l’aliquota iva perle cooperative sociali. A fronte di detti rincari ap-pare “magra consolazione” la riduzione dal 23 al22% della prima aliquota irpef, ossia della ritenutada versare sui compensi degli sportivi al supero dei7.500 euro di compenso.

Come si vede, nessun settore esce indenne daqueste modifiche. Ma, la parte per noi di maggiorinteresse appare senza dubbio quella legata alla ri-forma Fornero sui rapporti di lavoro. Il punto di partenza è che, alla luce degli ultimiorientamenti della Giurisprudenza di merito, apparedefinito che i compensi per esercizio diretto di at-tività sportiva dilettantistica e per collaborazionicoordinate e continuative a carattere amministra-tivo-gestionale (quelli, tanto per intenderci, esclusida contribuzione previdenziale e assicurativa e daritenuta fiscale per importi fino a euro 7.500) po-tranno continuare ad essere corrisposti da so-cietà e associazioni sportive dilettantistiche esclu-sivamente nei confronti di chi fa sport per “diletto”,ossia senza che tale scelta costituisca la propriaattività principale o prevalente.Ne consegue che tutti coloro i quali ricevono com-pensi per la loro attività in palestra che abbiano ca-rattere di marginalità o, comunque, di episodicitàrispetto alle loro attività principali potranno conti-nuare a percepire compensi a tassazione agevo-lata: per tutti gli altri si porrà il problema di qualesia l’inquadramento applicabile. Questo significheràentrare in contatto con la nuova riforma del mer-cato del lavoro approvata nel 2012.

La scelta del legislatore è stata quella di eliminareil più possibile forme di flessibilità in “entrata” (peraprire a minori difficoltà in “uscita”) sul mercato del

GUIDO MARTINELLIavvocato,consulente dellaFIPE, professoreaggregato dilegislazione sportivapresso l’Universitàdegli studi diFerrara, docentenazionale dellaScuola Centraledello sport delCONI, è autore didiversepubblicazioni inmateria di dirittosportivo.

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