Ottobre 2012

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n. 10 - ottobre 2012 | anno XVIII | Registrazione del Tribunale di Napoli n° 5185 del 26 gennaio 2001 www.diocesidipozzuoli.org | www.segnideitempi.it SEGNIdeiTEMPI giornale di attualità sociale, culturale e religiosa Inquadra con uno smartphone compatibile il riquadro sulla destra per visitare subito il sito di Segni dei Tempi Su segni dei tempi on line puoi trovare gli articoli completi e le foto degli articoli Aperto l’Anno della Fede: occasione per la Chiesa per riannunciare Cristo. Celebrazione nella concattedrale di Monterusciello È L’ORA DI RIPARTIRE DAL CREDO Il vescovo: «Nel nome di Gesù la conversione profonda del cuore e il dialogo rispettoso con tutti» R avvivare in tutta la Chiesa “quell’ane- lito a riannunciare Cristo all’uomo contemporaneo”: così il Papa la mattina dell’11 ottobre ha aperto a Roma l’Anno della Fede, in coincidenza con il 50° dell’i- nizio del Concilio Vaticano II e il 20° della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Nel pomeriggio dello stesso gior- no anche a Pozzuoli l’Anno è stato aperto con la Santa Messa presieduta dal vescovo, monsignor Gennaro Pascarella, nella con- cattedrale san Paolo a Monterusciello. Si- gnificativa la consegna del Simbolo niceno- costantinopolitano, il Credo, che il vescovo ha donato simbolicamente ad un presbitero, un diacono, un religioso, una religiosa, un seminarista e una famiglia. Un momento particolarmente suggestivo a cui è seguita la recita collettiva della preghiera. «In questo Anno - ha detto monsignor Pascarella du- rante l’omelia (riportata a pagina 7) - dob- biamo rendere la nostra fede più consapevo- le, aprirci sempre di più alla persona di Gesù Cristo, fissando il nostro sguardo su di Lui e lasciandoci illuminare dalla sua Parola, rea- lizzare una conversione profonda del nostro cuore, proclamare il Vangelo della speranza agli uomini e alle donne del nostro tempo, in un dialogo rispettoso verso tutti». Questi i percorsi da fare per “alimentare la fede”: ascolto della Parola di Dio, partecipazione attiva all’Eucaristia, ai sacramenti e alla vita della comunità, preghiera quotidiana, testi- monianza di carità. Vulcani, frane e terremoti Il punto con gli esperti I Campi Flegrei e le calamità naturali: intervista al professor Giuseppe Luongo. Il ruolo dei volontari nelle emergenze Pag. 2 e 3 Riprendono i corsi dell’inizia- tiva di formazione voluta dalla Diocesi di Pozzuoli. Il bilancio del primo anno di attività Pag. 13 e 16 L’impegno sociale e politico s’impara a scuola con la Fisp Sono arrivati da tutta Italia per discutere di im- migrazione, tratta, legalità e per conoscere la realtà della Campania. La prima tappa della Carova- na Missionaria della Pace si è svolta a Pozzuoli. L’accoglienza è stata curata dalla Caritas, dalla Casa famiglia Donna Nuova, dall’Ufficio missio- nario, dalla Migrantes e dalla Pastorale giovani- le della diocesi di Pozzuoli. Nel centro flegreo c’è stato un momento di riflessione a cui hanno partecipato i rap- presentati di Libera, l’asso- ciazione contro le mafie pre- sieduta da don Luigi Ciotti. Poi, nella chiesa Santa Ma- ria delle Grazie, il vescovo, monsignor Gennaro Pasca- rella, ha spiegato ai sessanta giovani presenti il significato che ha ancora oggi il pas- saggio nel 61 d.C. di Paolo di Tarso a Pozzuoli. «Nelle Sacre Scritture – ha detto il presule – si dà un valore forte all’ospitalità. Ed è quello che è sta- to fatto a Pozzuoli quando Paolo è stato accolto e ospitato per una settimana. C’è quindi un legame molto forte che unisce la nostra terra all’ospitali- tà». Durante la serata i ragazzi hanno ascoltato le parole di Alessandra Cle- mente, presidente della Fon- dazione Silvia Ruotolo, e del pubblico ministero Giovan- ni Conzo, impegnato in in- chieste a Castelvolturno. La Carovana organizzata da gruppi e istituti missionari è proseguita con varie tappe in Campania e si è conclusa a Napoli il 30 settembre. (servizi e immagini a pag. 11) Ciro Biondi La Carovana Missionaria della Pace Prima tappa a Pozzuoli, il vescovo: anche la visita di san Paolo nel segno dell’ospitalità Visita il nostro sito: www.segnideitempi.it Celebrazione per l’apertura dell’Anno della Fede – 11 ottobre 2012

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Segni dei Tempi, testata di attualità sociale, culturale e religiosa

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n. 10 - ottobre 2012 | anno XVIII | Registrazione del Tribunale di Napoli n° 5185 del 26 gennaio 2001 www.diocesidipozzuoli.org | www.segnideitempi.it

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Inquadra con uno smartphone compatibile il riquadro sulla destra

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Su segni dei tempi on linepuoi trovare gli articoli completi

e le foto degli articoli

Aperto l’Anno della Fede: occasione per la Chiesa per riannunciare Cristo. Celebrazione nella concattedrale di Monterusciello

È L’ORA DI RIPARTIRE DAL CREDOIl vescovo: «Nel nome di Gesù la conversione profonda del cuore e il dialogo rispettoso con tutti»

Ravvivare in tutta la Chiesa “quell’ane-lito a riannunciare Cristo all’uomo

contemporaneo”: così il Papa la mattina dell’11 ottobre ha aperto a Roma l’Anno della Fede, in coincidenza con il 50° dell’i-nizio del Concilio Vaticano II e il 20° della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Nel pomeriggio dello stesso gior-no anche a Pozzuoli l’Anno è stato aperto con la Santa Messa presieduta dal vescovo, monsignor Gennaro Pascarella, nella con-cattedrale san Paolo a Monterusciello. Si-gnificativa la consegna del Simbolo niceno-costantinopolitano, il Credo, che il vescovo ha donato simbolicamente ad un presbitero, un diacono, un religioso, una religiosa, un seminarista e una famiglia. Un momento particolarmente suggestivo a cui è seguita la recita collettiva della preghiera. «In questo Anno - ha detto monsignor Pascarella du-rante l’omelia (riportata a pagina 7) - dob-biamo rendere la nostra fede più consapevo-le, aprirci sempre di più alla persona di Gesù Cristo, fissando il nostro sguardo su di Lui e lasciandoci illuminare dalla sua Parola, rea-lizzare una conversione profonda del nostro cuore, proclamare il Vangelo della speranza agli uomini e alle donne del nostro tempo, in un dialogo rispettoso verso tutti». Questi i percorsi da fare per “alimentare la fede”: ascolto della Parola di Dio, partecipazione attiva all’Eucaristia, ai sacramenti e alla vita della comunità, preghiera quotidiana, testi-monianza di carità.

Vulcani, frane e terremotiIl punto con gli espertiI Campi Flegrei e le calamità naturali: intervista al professor Giuseppe Luongo. Il ruolo dei volontari nelle emergenze

Pag. 2 e 3

Riprendono i corsi dell’inizia-tiva di formazione voluta dalla Diocesi di Pozzuoli. Il bilancio del primo anno di attività

Pag. 13 e 16

L’impegno sociale e politicos’impara a scuola con la Fisp

Sono arrivati da tutta Italia per discutere di im-migrazione, tratta, legalità e per conoscere la realtà della Campania. La prima tappa della Carova-na Missionaria della Pace si è svolta a Pozzuoli. L’accoglienza è stata curata dalla Caritas, dalla Casa famiglia Donna Nuova, dall’Ufficio missio-nario, dalla Migrantes e dalla Pastorale giovani-le della diocesi di Pozzuoli. Nel centro flegreo c’è stato un momento di riflessione a cui hanno partecipato i rap-presentati di Libera, l’asso-ciazione contro le mafie pre-sieduta da don Luigi Ciotti. Poi, nella chiesa Santa Ma-ria delle Grazie, il vescovo, monsignor Gennaro Pasca-rella, ha spiegato ai sessanta giovani presenti il significato che ha ancora oggi il pas-

saggio nel 61 d.C. di Paolo di Tarso a Pozzuoli. «Nelle Sacre Scritture – ha detto il presule – si dà un valore forte all’ospitalità. Ed è quello che è sta-to fatto a Pozzuoli quando Paolo è stato accolto e ospitato per una settimana. C’è quindi un legame molto forte che unisce la nostra terra all’ospitali-tà». Durante la serata i ragazzi hanno ascoltato

le parole di Alessandra Cle-mente, presidente della Fon-dazione Silvia Ruotolo, e del pubblico ministero Giovan-ni Conzo, impegnato in in-chieste a Castelvolturno. La Carovana organizzata da gruppi e istituti missionari è proseguita con varie tappe in Campania e si è conclusa a Napoli il 30 settembre.(servizi e immagini a pag. 11)

Ciro Biondi

La Carovana Missionaria della PacePrima tappa a Pozzuoli, il vescovo: anche la visita di san Paolo nel segno dell’ospitalità

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Celebrazione per l’apertura dell’Anno della Fede – 11 ottobre 2012

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Il dissesto idrogeologico

Non solo paura della terra. Ma anche dell’acqua. I Campi Flegrei sono tra i territori del Sud Italia più a rischio per il dissesto idrogeologico. Il terreno vulcanico è friabile ed è particolarmente soggetto alle acque dopo intense precipitazioni. Esempi di aree a rischio sono via Cinthia fino allo stadio San Paolo a Fuorigrotta, il centro storico di Poz-zuoli e la piana di Quarto. Nel caso di via Cinthia, le acque provenienti dai Camaldoli fino a 70 anni fa erano convogliate in un canale che arrivava fino alla zona dell’attuale stazione ferroviaria di Campi Flegrei e poi verso Coroglio. Oggi invece l’asfalto e il cemento agevolano lo scorrere e l’accumulo delle acque che, diventando sempre più voluminose e veloci, acquistano una grande energia cinetica capace di produrre gravi danni. Mancano quindi adeguate opere di canalizzazione delle acque. «A Pozzuoli, ad esempio – spiega il professor Giuseppe Luogo - ci sono servizi collettivi, come le fogne, costruiti per una popolazione di ventimila abitanti, però adesso la popolazione è aumentata. Anche a Quarto i servizi non sono più adeguati alla popolazione. Ma nell’area flegrea c’è il problema delle cosiddette acque alluvionali che sono pericolose e provocano frane, smottamenti, crolli in mancanza di adeguate reti di canalizzazio-ne». E Luongo denuncia che non c’è cura del territorio ed un adeguato sistema idrau-lico per la raccolta delle acque superficiali. «In varie zone della Campania – ricorda - ci sono stati interventi da parte del vicereame spagnolo e poi dei Borbone, ma i canali sono stati obliterati o cementati. Bisogna rivedere la sistemazione idraulica comples-siva e fare seria manutenzione alle vasche di laminazione. Quando c’è un’alluvione bisognerebbe conoscere i punti critici per poter prevenire i disastri. C’è uno strumen-to che è stato adottato ancora da pochi Comuni, anche se è obbligatorio per legge. È il Piano di Emergenza Comunale. Si tratta di piano di emergenza globale dei rischi naturali ed antropici. Ma gli enti locali sembra che non se ne preoccupino».

SEGNI FLEGREI PRIMO PIANO

Il punto sui fenomeni vulcanici dell’area flegrea, parla lo scienziato che diresse l’Osservatorio Vesuviano negli anni ‘80

Luongo: «Bradisismo no problem, ma…»La vera emergenza è la scarsa comunicazione. Una volta c’erano anche le riunioni di condominio

Direttore Responsabile: Salvatore MannaDirettore Editoriale: Carlo LettieriRedazione: Paolo Auricchio, Pino Natale, Ciro Biondi Collaborano: Maddalena Annigliato, Vincenzo Boccardi, Valentina Cavaliere, Fabio Cutolo, Eugenio d'Accardi, Antonio Franco, Irene Ioffredo, Antonio Izzo, Gaetano Lombardi, Nello Mazzone, Maria Rosa-ria Merone, Giovanni Moio, Gianni Palmers, Raffaela Pingi, Angelo VolpeSegni dei Tempi on-line: Riccardo Lettieri - ZendoADV.it (portale)Grafica e impaginazione: Luca Scognamiglio (ZendoADV.it)Fotografie: Redazione Segni dei Tempi - Foto a pag. 1 di Nello Mazzone da Il Mattino Stampa delle 4.000 copie: STIEM S.p.A.Pubblicità e amministrazione: coop. Ifocs

Mensile della Diocesi di Pozzuoli, realizzato presso il Centro Studi per il Volontariato -Caritas diocesana, grazie alle collaborazioni gratuite ed all’utilizzo dei contributi giuntida: “otto per mille” e privati. Per contributi: Diocesi di Pozzuoli c/c postale 22293807Per la pubblicità: [email protected] del Tribunale di Napoli n° 5185 del 26 gennaio 2001

Redazione c/o Centro Studi per il Volontariato Via N. Fasano, 9 - 80078 Pozzuoli (NA) telefax 081.853.06.26 - 393.586.19.41 - e-mail: [email protected]

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anno XVIII - n. 10 - ottobre 2012

Associato all’USPI

Federazione Italiana Settimanali Cattolici Unione Stampa Periodica Italiana

Associato alla Fisc

SEGNI DEI TEMPI

2ottobre 2012

Giuseppe Luongo è profes-sore emerito in Fisica del

vulcanesimo all’Università Fe-derico II. Ha avuto numerosi incarichi scientifici (tra l’altro, è stato per dieci anni direttore dell’Osservatorio Vesuviano) ed è tra gli scienziati che più conoscono il territorio flegreo e il fenomeno bradisismico. È stato senatore della Repub-blica e consigliere comunale a Napoli e a Pozzuoli. Fondatore dell’associazione Nadir che si occupa di promuovere attività tecnico scientifiche nell’ambi-to geologico, idrogeologico e dei rischi naturali. Emergenza bradisismo sem-pre attuale: c’è attenzione da parte degli enti pubblici?«Poca o nulla. Per la sua peri-colosità, per l’estensione ter-ritoriale e soprattutto per il numero delle persone che ven-gono coinvolte, il bradisismo è considerato un’emergenza nazionale. Ad occuparsene è direttamente la Protezione Ci-vile che dovrebbe dare ai Co-muni (in particolare Pozzuoli, Bacoli e Napoli) le indicazioni

di massima con cui le varie amministrazioni pianificano le azioni. Ma ancora non c’è un piano. Lo dimostra anche il fatto che la popolazione è completamente all’oscuro di piani di evacuazione e di com-portamenti da tenere durante la crisi. È infatti fondamentale che ogni persona sappia - attra-verso un’adeguata campagna di comunicazione – quello che deve fare, come e dove andare in caso di riproposizione del fenomeno bradisismico. Negli

anni ’80 in ogni condominio erano organizzati incontri con esperti. Oggi si è dimenticato tutto». Quali i compiti assegnati agli enti in caso di emergenza? «All’Osservatorio Vesuviano spetta il compito di fornire il dato scientifico. Spetta poi alle amministrazioni locali e alla protezione civile intervenire».Dopo le scosse di inizio set-tembre, qual è lo stato del bradisismo?«Siamo in una fase di solleva-

mento di circa 2,5 centimetri all’anno. Ma da giugno il sol-levamento è stato maggiore: circa un centimetro al mese. Comunque la situazione è nei limiti della normalità per il fenomeno bradisismico. Pro-babilmente l’incremento della velocità del sollevamento del suolo di questi mesi ha provo-cato le scosse avvertite anche dalla popolazione: un solleva-mento lento deforma le rocce senza fratturarle mentre un sollevamento veloce le frattu-

ra e provoca scosse. È quanto avvenuto nella giornata del 7 settembre».Per capire dove stiamo an-dando non ci resta che aspet-tare?«Sì. Siamo lontani dal feno-meno degli anni ’80. In meno di due anni la terra si sollevò di 1,80 metri: in alcuni mesi anche di 8 centimetri. Però in questi anni si è fatta poca informazione. Per esempio sa-rebbe necessario avere un sito del comune in cui riportare aggiornamenti continui sul fe-nomeno e tutte le informazio-ni utili. Abbiamo dimenticato le esperienze delle ultime due crisi bradisismiche. È alluci-nante pensare che non c’è più a Pozzuoli un ufficio comuna-le dedicato. Quanto accadu-to nel 1970 e negli anni ’80 non ci ha insegnato nulla. Il problema maggiore è proprio la dimenticanza. Il territorio flegreo, per sua natura, è desti-nato ad oscillare, ed andrà in-contro ad altre crisi: bisognerà prepararsi per contenerne gli effetti negativi».

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PRIMO PIANO SEGNI FLEGREI

Volontari dal Sud al Nord

Le “Aquile” ora volano in tutta Italia. I circoli dell’associazione di volontari della Protezione Civile “Le Aquile” hanno la loro sede a Napoli. È uno dei pochi casi di associazione che nasce al Sud e si sviluppa al Nord. Anzi, nel Settentrione ci sono sezioni che per numero di volontari e automezzi fanno invidia alle loro “sorelle” del Meridione. Due i gruppi in Lombardia, quattro in Piemonte. Ma “Le Aquile” sono presenti anche in Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. In Campania, oltre alla sede nazionale, ci sono ben dodici sezioni. Nell’area flegrea tre: quella storica di Pozzuoli, la sede di Quarto – con un nutrito gruppo di volontari – e il gruppo di Bacoli. Tutto nasce nel 1995 grazie al napoletano Antonio Maggio che – dopo un passato di radioamatore – è stato uno dei primi ad occuparsi di volontariato per la prote-zione civile e a dedicarsi alla formazione di giovani da impegnare in questo settore. L’associazione puteolana nasce nel 1995 (vedi articolo sopra) mentre le due ultime arrivate sono state Quarto (2004) e Bacoli (2011). “Le Aquile” di Quarto nascono gra-zie all’intraprendenza di un gruppo di studenti dell’istituto tecnico “Pareto”. Tra gli scopi: assistere il cittadino sul territorio, promuovere una visione positiva ed estesa dell´impegno sociale, promuovere una cultura della Protezione civile aumentando il senso di appartenenza al territorio sviluppando il senso di responsabilità. La loro sede è nella scuola “don Milani” in viale Kennedy.“Le Aquile” non rappresentano le uniche associazioni che si occupano di protezione civile nell’area flegrea. A Pozzuoli, infatti, è operativa anche l’associazione naziona-le dei Carabinieri Fiamme d’Argento mentre a Bacoli c’è il nucleo della protezione Civile “Falco”. Al Rione Toiano è attivo il presidio della Croce Rossa Italiana che per sua natura si occupa prevalentemente di assistenza sanitaria. A Soccavo c’è il Cen-tro Lima in via Cassiodoro, con volontari impegnati anche nell’accoglienza dei rom.

Professionalità e volontariato. Pas-sione e preparazione. La sezione di

Pozzuoli dell’associazione nazionale di volontariato della Protezione Civile “Le Aquile” è organizzata per ogni tipo di evenienza. I volontari sono stati adde-strati in appositi corsi di formazione sia per l’emergenza sismica e sia per assiste-re la popolazione in caso di altre calami-tà naturali. Non sono mancate in questi lunghi anni – la sezione è nata nel 1995 – interventi di soccorso in prima linea. Tra gli eventi c’è da ricordare la frana di Sarno, i terremoti in Umbria, Marche e Emilia e missioni all’estero come in Kosovo. Antonio Addezio – vigilie del fuoco di professione - è il fondatore e presidente de “Le Aquile” di Pozzuoli. Quando si parla di protezione civile a Pozzuoli si pensa subito al bradi-sismo…«Noi siamo addestrati ad intervenire in caso di sisma. Abbiamo ricevuto una formazione specifica e già sia-mo stati presenti in numerosi scenari come l’ultimo terremoto in Emilia. Oltre al bradisismo ci sono anche al-tre emergenze di cui si sa veramente molto poco. Una per tutte è il disse-sto idrogeologico che interessa l’area flegrea. Basta una normale pioggia e Pozzuoli si allaga. Non c’è manuten-zione di fogne e condotte». Come siete allertati?«È la sede regionale della Protezione Ci-vile operativa 24 ore su 24 che mette in guardia Comuni, vigili e volontari sulla situazione. Ma sarebbe auspicabile un

maggiore coordinamento tra i vari enti. Per esempio, da vigile del fuoco a Na-poli mi sono trovato in situazioni para-dossali: bisognava liberare delle persone dalle macchine sommerse dall’acqua e

non c’erano vigili urbani che gestivano il traffico per evitare nuovi incidenti. Ognuno ha il suo compito. I volontari della Protezione Civile fanno da sup-porto in caso di emergenza».

Siete sempre impegnati in esercita-zioni?«Sì. Ad ottobre partecipiamo insieme a tante altre organizzazioni allo Sha-ke Out, la più grande esercitazione sismica del pianeta. Si tratta di un evento che nasce negli Stati Uniti ma coinvolge tutto il mondo. Per quel-la giornata distribuiamo nelle scuole diecimila volantini stampati grazie al contributo del Comune di Pozzuoli. Sul volantino sono indicate le tre cose da fare in caso di terremoto. Cioè: “abbassati, riparati e reggiti”. Si tratta delle indicazioni di base che si danno alla popolazione». Quanti volontari ci sono nella vo-stra organizzazione?«Abbiamo circa venti volontari. Ma è sempre difficile trovare persone di-sposte a collaborare. La crisi econo-mica ha colpito anche questo settore e molti giovani chiedono almeno un rimborso spesa, che non sempre è possibile ottenere dagli enti pubblici. Le divise che indossiamo sono state comprate da noi e gli automezzi sono a nostro carico». Però molti giovani frequentano i vostri corsi.«Tantissimi. Abbiamo fatto della no-stra sede di Pozzuoli una scuola di formazione. I corsi sono gratuiti e vengono frequentati da tante persone che vogliono ottenere certificati im-portanti come quello di primo soc-corso. Organizziamo circa quindici corsi all’anno con docenti esperti».

Quelle Aquile in prima lineacontro le calamità naturali

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Primo piano e territorio a cura Ciro Biondi

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SEGNI FLEGREI

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TERRITORIO

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Ecco il “cantiere” della comunità Regina della PaceA Quarto un faro educativo per i giovani della diocesiUna comunità in costru-

zione. A Quarto tante novità nell’attesa della posa della prima pietra del santua-rio in zona Brindisi. Per vo-lontà del vescovo, monsignor Gennaro Pascarella, nasce la comunità sacerdotale nel complesso Regina della Pace. Una innovativa collaborazio-ne e sinergia tra giovani sacer-doti per far rivivere la struttu-ra dedicata ai più piccoli: don Elio Santaniello è parroco della nuova parrocchia Regina della Pace, don Marco Mon-tella è il parroco dell’antica chiesa di sant’Alfonso Maria de Liguori a Monteleone, Marano, e don Gennaro Pa-gano è il direttore dell’erigen-do Centro Educativo. «In realtà non partiamo da zero – spiega don Elio, da tre anni sacerdote con un’espe-rienza a Monte di Procida – perché per un anno è stato qui don Dario Colle, ora vicepar-roco a san Vitale di Fuorigrot-ta. Il 20 settembre c’è stata la celebrazione eucaristica dopo la quale il vescovo ha presen-

tato alla comunità noi sacer-doti. Regina della Pace è stata eretta a parrocchia dal vescovo e c’è un’intensa collaborazione con la forania e la parrocchia di Sant’Alfonso. Il progetto del santuario già c’è. Dalla posa della prima pietra sono previsti tre anni di lavoro pri-ma della consegna. La chiesa

conterrà più di quattrocento posti a sedere, così anche l’au-ditorium. Ci saranno aule di catechismo, campi di calcio e pallavolo. Ma adesso bisogna lavorare per costruire la co-munità con donne e uomini di questa parte bellissima di Quarto, ai confini con Mon-terusciello». Zona Spinelli,

nei pressi dell’omonima cava di tufo (ora chiusa), immersa nel verde e nei pressi del mau-soleo della Fescina, simbolo di Quarto, è stata più volte indicata come discarica ma le proteste degli abitanti dell’a-rea flegrea hanno bloccato il progetto. Oggi l’alternativa all’abbandono è Regina della

Pace, struttura che avrà un carattere diocesano. «E’ un luogo dedicato ai giovani – spiega don Gennaro, laureato in psicologia con specialistica in educazione dello sviluppo – con un centro educativo e il coordinamento diocesano degli oratori. Prossimamen-te apriremo lo sportello di ascolto psicologico destinato ai giovani e alle loro fami-glie». Ad aiutare i sacerdoti, tre suore provenienti dallo Sri Lanka. Suor Annuncia, suor Pietra e suor Marcellina fan-no parte della congregazione della Suore di Maria Imma-colata. Il loro carisma è l’edu-cazione spirituale e materiale dei bambini e della gente. Nel loro paese di origine gestisco-no orfanotrofi e scuole.La piccola chiesa di Regina della Pace e le strutture adia-centi furono costruite negli anni ’70 con l’opera di padre Pippo Russo, sacerdote sici-liano dei Padri Bianchi, mis-sionario in Africa e fondatore della “Pia Unione dei Fratelli e delle Sorelle di Tutti”.

TERRITORIO SEGNI FLEGREI

5 ottobre 2012

La radiografia della forania

Mancanza di centri di aggregazione, amministrazioni comunali che si avvicendano spesso. «Quarto è un “quartiere” dormitorio». Così don Gennaro Guardascione, vicario foraneo e parroco della chiesa Gesù Divino Maestro, definisce Quarto. «Anche se è una città di oltre 40mila abitanti – dice don Genny, così come è conosciuto da molti - molti abitanti vengono qui solo a dormire. Manca un centro di aggregazione. Gli abitanti originari di Quarto sono pochi, negli ultimi decenni abbiamo avuto un’alta percentuale di napoletani e puteolani che sono stati attratti dagli affitti e dal costo delle case decisamente inferiori rispetto al resto di Napoli». Cinque le parrocchie della forania di Quarto: san Castrese, santi Pietro e Paolo Apostoli, santa Maria libera nos a scandalis, Gesù Divino Maestro, Cuore Immacolato di Maria e di sant’Antonio di Padova (contrada Pisani e quindi comune di Napoli) e sant’Alfonso Maria de Liguori (comune di Marano) il cui parroco, don Marco Montella, fa parte della comunità sacerdotale di Regina della Pace che, a sua volta, da settembre è diventata la settima parrocchia della forania. «La maggioranza delle parrocchie di Quarto – ricorda don Genny - non ha spazio per le attività come il catechismo e spazi per attività per consentire ai fedeli di fare aggregazione. Per il resto la nostra è un’azione pastorale di trincea. Quarto è completamente abbandonata dalle istituzioni. Al Comune si susseguono amministrazioni in maniera troppo veloce che non consen-te nessuna programmazione; anzi, l’avvicendarsi rapido dei sindaci interrompe i rapporti di collaborazione che nel frattempo si sono creati. E questo ha delle ripercussioni negative sulla cittadinanza e, in modo particolare sul sociale, su cui noi facciamo la nostra parte. Per esempio, sono sempre di più le famiglie che chiedono sostegno perché non riescono ad arrivare alla fine del mese. Gli stessi assistenti sociali comunali chiedono aiuto a noi. Fortunatamente abbiamo i nostri centri Caritas che sono attivi e riescono ad aiutare la gente. Una cosa bella della forania è la grande partecipazione della gente. Le nostre chiese sono piene e in tanti seguono le attività». Reduce dalla Notte Bianca tra venerdì 28 e sabato 29 settembre a cui hanno par-tecipato circa 400 giovani, don Genny traccia i prossimi impegni della sua parrocchia: «Siamo nell’Anno della Fede quindi la nostra parrocchia seguirà le indicazioni della Santa Sede e della diocesi. Benedetto XVI ha chiesto di riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata. È quello che faremo anche noi». Tra le attività della parrocchia: momenti di catechesi e centri del Vangelo nella case, confessioni (tutti i giorni dalle 16 alle 20 e ogni primo sabato del mese liturgia penitenziale alle 17,30), testimonianze della fede con esperienze di servizio e formazione sulla legalità, pellegrinaggi (il primo, il 27 ottobre a Montevergine e poi al Rione Terra, in Vaticano, Lourdes e Terra Santa) e preghiere (Santo Rosario ogni giorno 45 minuti prima della Santa Messa).

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SEGNI DEI TEMPI

FISC_174x240_BN.pdf 1 24/09/12 17.09

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La fede è un atto profonda-mente personale; ma an-

che sempre ecclesiale. Io cre-do, ma credo insieme agli altri fratelli e sorelle che come me hanno accolto personalmen-te l’amore del Signore, che ci fa una cosa sola. Io credo ciò a cui credono gli altri fratel-li, che vivono in tutte le parti del mondo. C’è un contenuto identico, pur nelle lingue e culture diverse: la regula fidei o veritatis. «Ricevuto questo messaggio e questa fede - scrive Sant’Ireneo, vescovo di Lione - la Chiesa, benché disseminata in tutto il mondo, lo custodi-sce con cura, come se abitasse una sola casa; allo stesso modo crede in queste verità, come se avesse una sola anima e un solo cuore; in pieno accordo con queste verità proclama, insegna e trasmette, come se avesse una sola bocca. Le lin-gue del mondo sono diverse, ma la potenza della tradizione è unica e la stessa. Né le Chiese fondate nelle Germanie hanno ricevuto o trasmettono una fede diversa, né quelle fondate nelle Spagne o tra i Celti o nel-le regioni orientali o in Egit-to o in Libia o nel centro del mondo». Benedetto XVI nella Lettera apostolica Porta fidei ci invita a imitare i primi cristiani che “erano tenuti ad imparare a memoria il Credo”. «Questo serviva loro – scrive - come preghiera quotidiana per non dimenticare l’impegno assun-to nel Battesimo». Cita, poi, un bel testo di una omelia di sant’Agostino sulla consegna (redditio) del Credo: «Il sim-bolo del santo mistero che avete ricevuto tutti insieme e che oggi avete reso uno per uno, sono le parole su cui è costruita con saldezza la fede della madre Chiesa sopra il fondamento stabile che è Gesù Cristo … Voi dunque lo avete ricevuto e reso, ma nella men-te e nel cuore lo dovete tenere sempre presente, lo dovete ri-petere nei vostri letti, ripensar-lo nelle piazze e non scordarlo

durante i pasti: e anche quan-do dormite con il corpo, do-vete vegliare in esso col cuore» (n. 9). Prendiamo sul serio le parole di sant’Agostino: con la men-te ricordiamo il Credo, con il cuore viviamolo e con la lin-gua professiamolo. Viviamo tempi non facili per la fede. Nietzsche, che mette sulla bocca di un folle in piena piaz-za del mercato il grido: “Dio è morto, e noi lo abbiamo ucci-so”, preannunciava le terribili conseguenze della “morte di Dio”: «Che mai facemmo, a

sciogliere questa terra dalla ca-tena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci muo-viamo noi? Non è il nostro un precipitare? (…) Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi uno spazio vuoto? Non si è fatto più freddo? Non se-guita a venire la notte, sempre più notte». Mettere fuori dalla propria vita e dalla società Dio è cadere nel “vuoto”, nel “nul-la”, è camminare nel deserto,

dove non c’è vita. Benedetto XVI, nell’omelia della santa Messa per l’inizio del ponti-ficato, diceva: «La Chiesa nel suo insieme, ed i pastori in essa, come Cristo devono met-tersi in cammino, per condur-re gli uomini fuori del deserto, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza». Nell’omelia durante la santa Messa per l’apertura dell’Anno della Fede, il Papa ha parlato di «“desertificazione” spiri-tuale» verificatasi negli ultimi decenni. Essa ha determinato un vuoto, all’interno del qua-le, tuttavia, «possiamo nuo-vamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vi-tale per noi, uomini e donne». «Nel deserto si riscopre il valo-re di ciò che è essenziale per vi-vere; - ha continuato - così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso espressi in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita». In questo “deserto”, c’è bisogno di persone di fede che «con la loro stessa vita, indicano la via verso la Terra promessa e così tengono desta la speranza». Bisogna avere il coraggio in-nanzitutto di guardare dentro la Chiesa, con franchezza saper cogliere la crisi che la attraver-

sa per evitare che l’Anno della Fede sia solo un susseguirsi di celebrazioni che non incidono nella vita della persona e della comunità. Benedetto XVI con franchezza diceva: «Con preoc-cupazione, non soltanto fedeli credenti, ma anche estranei osservano come le persone che vanno regolarmente in chiesa diventino sempre più anziane e il loro numero diminuisca continuamente; come ci sia una stagnazione nelle vocazio-ni al sacerdozio; come cresca-no scetticismo e incredulità. Che cosa, dunque, fare? Esi-stono infinite discussioni sul da farsi perché si abbia un’in-versione di tendenza. E certa-mente occorre fare tante cose. Ma il fare da solo non risolve il problema. Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della fede. Se ad essa non troviamo una risposta, se la fede non riprende vitali-tà, diventando una profonda convinzione e una forza reale grazie all’incontro con Gesù Cristo, tutte le altre riforme ri-marranno inefficaci». Già Gio-vanni Paolo II nell’enciclica Veritatis splendor constatava: «non si può negare che la via spirituale attraversa, in mol-ti cristiani, un momento di incertezza che coinvolge non solo la vita morale, ma anche la preghiera e la stessa rettitu-dine teologale della fede» (n. 36). In questo Anno della Fede dobbiamo “rendere la nostra fede più consapevole”, “ravvi-vare la nostra adesione al Van-gelo”, aprirci sempre di più alla persona di Gesù Cristo, fissando il nostro sguardo su di Lui e lasciandoci illumina-re dalla sua Parola, “realizzare una conversione profonda del nostro cuore” e “proclamare il Vangelo della speranza agli uomini e alle donne del nostro tempo, in un dialogo rispetto-so verso tutti”. È un program-ma impegnativo, che parte da noi per arrivare agli altri.(omelia completa su www.diocesi-pozzuoli.org e su sdt on line)

† Gennaro, vescovo

L’omelia del vescovo Pascarella per l’apertura dell’Anno della Fede nella chiesa concattedrale di san Paolo a Monterusciello

Il Credo vive nella mente e nel cuorePreghiera quotidiana come “regola di verità”: non a caso i primi cristiani l’imparavano a memoria

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SEGNI DEI TEMPI

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Guida Liturgico-Pastorale

È in distribuzione laGuida Liturgico-Pastorale delleChiese della Campania 2012-2013.

Può essere ritirata nell'ufficioeconomato, dalle ore 9 alle 13,tutti i giorni feriali,escluso il venerdì.

Alle porte della Fede…

Il Centro per la pastorale della cultura della Parrocchia san Luca e santi Acuzio ed Eutiche, in Arco Felice, organizza una serie di incontri dedicati al rapporto tra fede cristiana e vari ambiti del sapere. Gli incontri mensili si terranno nel teatro parrocchiale a partire dal 24 ottobre, alle ore 18.30. Nel mese di novembre l’appuntamento è per il 22 novembre. Programma completo su segni dei tempi on line.

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Promosso dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale Scolastica, si è svol-

to a settembre il corso di formazione e aggiornamento per gli insegnanti di religione cattolica. Nell’auditorium del Seminario di Pozzuoli i relatori sono intervenuti sul tema “L’IRC: una risorsa culturale per la forma-zione integrale della persona”. Il direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale scolasti-ca, don Salvatore Scal-pellino, ha introdotto e moderato gli incontri. Tra i primi rela-tori intervenuti, il professor Giacomo Di Gennaro, docente all’Università de-gli Studi di Napoli Federico II, ha po-sto la sua riflessione su “Educare oggi: una missione ancora possibile?” par-tendo dalla constatazione che i giovani vivono esperienze quotidiane che crea-no incertezze, sono disorientati e subi-scono una crisi sociale che non hanno determinato. Il professore ha puntato l’attenzione anche sul cambiamento delle relazioni tra generazioni, asse-rendo che assistiamo ad un “processo di giovanilismo”, gli adulti vogliono essere sempre giovani. Tale aspetto non produce effetti ma, se gestito in

maniera estrema, i genitori come i professori perdono autorevolezza. Tra educatore ed educando deve esserci una relazione asimmetrica, non parita-ria. Il professor Francesco Cosentino, docente di sociologia alla Pontificia

Università Gregoriana e all’Università latera-nense, ha poi ricordato che “l’educatore è colui che nasce con una mis-sione, introduce l’altro nella realtà e profon-dità della vita”. Un compito che oggi vive

una crisi profonda. Infatti, viviamo nell’epoca della caduta delle ideologie e dell’indifferenza apatica e generaliz-zata, l’uomo perde l’orizzonte di senso. La crisi educativa colpisce soprattutto i giovani per la mancanza di modelli culturali ed educativi di riferimento per la crescita integrale della persona e soffrono per la mancanza di punti fermi, di maestri e guide, di istituzioni credibili. Il professore ha stimolato il confronto delineando due piste possi-bili per riattivare il processo educativo: fare spazio ai giovani, perché manca una generazione adulta che ha coscien-za di essere tale e passare dall’esteriorità alla profondità, contro una visione che

privilegia l’esteriorità. Il professor An-drea Milano si è soffermato sul com-pito dei docenti di religione al centro delle due sfere “Chiesa e scuola”, in un ambiente d’incontro tra cultura e fede. L’insegnamento della religione catto-lica, afferma, è una risorsa formativa a servizio della promozione integrale della persona. La relazione della dot-toressa Cristina Carnevale, intervenu-ta nel secondo giorno, ha sottoline-ato che l’insegnante di religione è da un lato “educatore per professione”, dall’altro è “rivestito di tratti particola-ri come testimonianza di vita cristiana e servizio d’insegnamento come voca-zione”. La dottoressa riferendosi alle nuove indicazioni didattiche per l’Irc ha fatto notare che esse richiedono un cambiamento nell’azione pedagogico-didattica, non tanto in relazione ai contenuti, quanto in riferimento alla

relazione educativo-didattica che sia proiettata alla maturazione delle com-petenze dell’alunno. Nel terzo giorno del corso di formazione, don Fernan-do Carannante, direttore della Caritas Diocesana e docente di religione, ha presentato ”La Chiesa che educa ser-vendo carità”, illustrando gli impegni diocesani per la promozione umana. A tal fine opera il Progetto Integra, come azione educativa tra carità e professio-nalità, e il Progetto Policoro e Scuola. In conclusione del corso, il vescovo monsignor Gennaro Pascarella, rivol-gendosi a tutti i docenti ha ricordato la grande responsabilità che hanno verso i giovani: «È necessario essere docenti, educatori, professionisti, ma soprattut-to testimoni alla luce delle più attuali sfide che provengono dall’odierno con-testo socio-culturale».

Raffaela Pingi

C’è una risorsa culturale per la formazione dei giovaniGli insegnanti di religione sfidano la crisi educativa

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SEGNI DEI TEMPI

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Sabato 20 ottobre

Incontro iniziale dell’itinerario formativo del Mieac, momento di preghiera gui-dato da don Giovanni Napolitano, parrocchia San Ciro in via Campegna (dalle ore 17.30 alle 19.00)

Veglia missionaria presieduta dal vescovo monsignor Gennaro Pascarella, par-rocchia San Vitale a Fuorigrotta (ore 20.00)

L’annuale incontro residenziale dei diaconi permanenti

Da venerdì 7 a domenica 9 settembre scorso, si è svolto a Lacedonia (AV), nella Casa delle Suore Figlie di sant’Anna, il consueto incontro annuale fra i diaconi permanenti con le mogli, il delegato vescovile don Franco Bartolino e il vescovo monsignor Gennaro Pascarella.Quest’anno all’incontro di formazione, confronto e preghiera hanno partecipato anche gli accoliti aspiranti al diaconato insieme alle loro famiglie.Il tema delle riflessioni tenute dal nostro vescovo è stato “La presenza di Gesù nei fratelli”. Partendo dalle Sacre Scritture e raccontando alcune esperienze della vita di grandi testimoni della fede, ha focalizzato l’attenzione sulla grande dignità dell’uomo di essere fatto a immagine di Dio. In particolare, ha citato la vita e le opere di san Giuseppe Cottolengo e della beata Teresa di Calcutta.Nelle condivisioni seguite alle riflessioni sono state presentate al vescovo alcune esperienze personali ed alcune domande da parte dei ministri, che nelle risposte hanno trovato chiarimenti ed approfondimenti. Sabato pomeriggio, dopo la celebrazione della santa Messa nella chiesa concattedrale, il parroco, don Sabino Scolamiero, ha guidato la visita del museo “San Gerardo Maiella”, che custodisce il pozzo del miracolo oltre a vestigi di epoca romana e sannitica, antichi paramenti sacri, preziosi argenti, celebri tele ed una ricca biblioteca.La stessa serata si è conclusa con la proiezione del film “Uomini di Dio”, che racconta una storia vera di uomini coraggiosi, capaci di mettere in pericolo la propria vita, nel servizio reso ai fratelli, per amore di Cristo.La riflessione della domenica mattina è stata tenuta dal vescovo di Ariano-Lacedonia, monsignor Giovanni D’Alise, sul ruolo dei diaconi permanenti nella vita della Chiesa. Monsignor D’Alise, partendo dalla relazione del Papa tenuta al Forum internazionale di Azione Cattolica, ha focalizzato l’attenzione sull’importanza del coinvolgimento della famiglia dei diaconi permanenti per l’esercizio del ministero.Prima dei saluti, il diacono Gaetano Logrieco, a nome di tutti i ministri, ha simpaticamente ringraziato il vescovo e don Franco per la cordialità e la paterna attenzione sempre ricevuta. Questo incontro residenziale, oltre ad essere stato un evento importante per la formazione e la crescita dei ministri ordinati ed istituiti, ha rappresentato una vera opportunità per rafforzare i vincoli di fraterna amicizia fra gli stessi, le rispettive famiglie, don Franco e il Vescovo.

Ciro Maraniello

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Era il 28 aprile del 1996 quan-do padre Sergio Vio arrivava a Monterusciello nella parroc-chia San Artema con altri due confratelli in risposta all'invito del vescovo monsignor Silvio Padoin alla Congregazione Cavanis. La sua vocazione religiosa, come quella di ogni Cavanis, è di essere "educatori e padri della gioventù", spen-dersi per formare bambini e giovani nella scuola e nell'o-ratorio.Era perplesso padre Sergio a lasciare l'ambito del-le scuole in cui sempre aveva esercitato come insegnante, laureato in lettere classiche, ma quando a Monterusciello incontrò i tanti bambini della parrocchia, per primi quelli dei "Seicento alloggi", ne fu entusiasta e si dedicò a loro instancabilmente fino alla fine, il 3 ottobre scorso, a ot-tantadue anni!Posso essere testimone che nei suoi ultimi giorni, sofferen-te e con un filo di voce, mi supplicava di portarlo in ca-nonica perché doveva prepa-rare il catechismo, preparare le "Giornate Cavanis", aprire l'oratorio. La sua passione per educare, in particolare i bam-bini, era veramente instancabi-le. Ogni altro impegno veniva dopo. Sapeva trascinare giova-ni e adulti nel suo entusiasmo educativo e organizzativo. Era esigente con animatori giovani ed adulti e non ammetteva su-perficialità o improvvisazionì.

Nel corso di questi 16 anni ha accompagnato alla Prima Co-munione non meno di 1.800 bambini: erano i momenti in cui si sentiva pieno di gioia, e di commozione. La sua messa delle dieci alla domenica era una festa: immaginate centi-naia di bambini sui banchi, uno stuolo di ministranti a far-gli corona sull'altare, un coro di piccoli cantori con le loro divise ad animare con canti gioiosi la liturgia, e lui che si faceva vicino, dialogava. E poi la corsa per ricevere una ca-rezza, un sorriso al momento

della pace. Trasmetteva il vero senso della famiglia, come un buon padre che chiede ma sa prima offrire tutto.Un particolare e singolare spa-zio strategico ed educativo ha saputo conquistarsi in questi anni: entrare nelle scuole di Monterusciello, con discre-zione ma con determinazione. La testimonianza di molti in-segnanti e direttori scolastici riferisce che quando padre Ser-gio arrivava nella scuola, ogni porta si apriva, tutti lo aspet-tavano e salutavano: sembrava lui il dirigente. La forza e la

semplicità del coraggio evan-gelico, data dal quel "Lasciate che i bambini vengano a me" di Gesù che era il suo motto preferito.Grande novità è stata l'iniziati-va dei campi scuola con la sua esperienza più che trentenna-le. Quante migliaia di giovani hanno conosciuto momenti di formazione e gioia nei campi scuola Cavanis!Il giorno del suo funerale è sta-to un momento di profonda commozione ma specialmente un inno di ringraziamento a Dio per il dono di padre Ser-

gio alla comunità parrocchiale di San Artema. Il Vescovo che ha presieduto la liturgia, cir-condato da molti sacerdoti, ha avuto parole di gratitudine e di grande stima. Il parro-co lo ha salutato ricordando come P. Sergio si era talmente incarnato in questo territorio di Monterusciello che spesso gli diceva che da qui sarebbe andato via solo da morto. In questo il Signore lo ha ascol-tato e per questo ora il suo ri-cordo e la sua opera e la sua morte sono patrimonio della parrocchia di San Artema che nel tempo continuerà a veder-ne i frutti di bene. Un ultimo suo profondo desiderio e mo-tivo di quotidiana preghiera era che qualche giovane pren-desse un giorno il suo posto di sacerdote ed educatore Cavanis. In questo credo che bisogna passare per quella pa-rola "Se il chicco di grano non muore non produce frutto". Padre Sergio si è totalmente donato e in questa terra si è consumato: ora attendiamo la maturazione di un buon frut-to promesso.Chi scrive può dare buona te-stimonianza perché lo ha avu-to come professore ed educa-tore fin dalla scuola media in trentino. Carissimo padre Ser-gio, che il tuo riposo sia sere-no e in quanto puoi continua a vegliare sui tanti bambini e giovani di San Artema.

Luigi Bellin

La scomparsa di padre Sergio Vio dei Cavanis: testimonianza sulla missione nella parrocchia di Sant’Artema a Monterusciello

«16 anni per l’educazione dei giovani»L’incontro con tanti bambini: in 1.800 accompagnati alla Prima Comunione. L’oratorio prima di tutto

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Bacoli, il ricordo di don Peppino Capuano Il 4 settembre scorso rendeva la sua anima a Dio don Giuseppe M. Capuano. Sacerdote dal 27 giugno 1948. Per 49 anni ha svolto il suo ministero come cappellano della base NATO di Napoli, per 20 anni economo presso il Tibunale ecclesiastico regionale di largo Donnaregina in Napoli e per diversi anni economo della diocesi di Pozzuoli. È stato anche, in anni difficili, direttore del centro educativo Casa “Madonna Assunta” a Bagnoli. Primo parroco della parrocchia San Giuseppe Confessore in Via Beccadelli ad Agnano, tutti lo ricordano però come parroco della parrocchia San Gioacchino in Bacoli, di cui è stato l’iniziatore e il fecondo pastore dal 1973, anno della sua fondazione, al 2005. Severo e giusto, ha guidato la sua comunità parrocchiale con l’amo-re e la dedizione di un padre: con alcune delle sue iniziative rivolte ai giovani ha vivificato la pastorale dei primi anni 70, facendo siì che la parrocchia divenisse casa e punto di riferimento per tanti giovani di Bacoli che lo ricordano tuttora con nostalgia e gratitudine. Ha guidato la comunità con zelo e offrendo un esempio di amore per la catechesi ai piccoli (che amava curare personalmente con specifiche iniziative), per la liturgia e per lo slancio missionario ed ecumenico. Nonostante la spigolosità di alcuni tratti del suo temperamento, ha saputo suscitare e curare tanti germi di vocazione al sacerdozio nati (e alcuni anche sviluppatisi) all’interno della comunità parrocchiale. Chi scrive è uno di essi, succedutogli nella guida della parrocchia. Meticoloso (a volte eccessivamente) nell’organizzazione della quotidiana vita parrocchiale e dolce nell’amministrare il sacramento della Riconciliazione, lascia in tutti coloro che lo hanno conosciuto e capito una sostanziosa eredità di vita cristiana ed ecclesiale. Concludendo uno scritto in occasione del trentesimo anniversario di vita parrocchiale affermava:”…e per me persona? In attesa vigilante della promessa fatta dal Buon Pastore: vieni servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si, caro don Peppino, riposa ora nella gioia del tuo Signore che tanto ci hai insegnato a servire e amare.

Giovanni Spina

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IDEE E PROGETTI SEGNI DEI TEMPI

Eleonora, Nicola, Erika, Delio, Chiara. Sono solo

alcuni dei nomi dei giovani che hanno partecipato alla Ca-rovana Missionaria della Pace. Sessanta ragazze e ragazzi pro-venienti da tutta Italia: Vene-zia, Cagliari, Palermo, Cosen-za, Verona, Firenze… “I Change!” (“Io cambio!”) è stato lo slogan di questa edizio-ne che ha interessato la regione Campania. La prima tappa è stata proprio Pozzuoli martedì 25 settembre, poi ha toccato diverse località come Caserta, Eboli e Salerno, per chiudersi domenica 30 settembre a Na-poli. La Carovana ha avuto come tema le mafie, l’immigra-zione, la tratta. Nel “capoluo-go” flegreo i giovani sono stati accolti dalle ospiti della Casa Donna Nuova nel Centro San Marco, gestito dalla Caritas Diocesana, dove hanno anche dormito prima di proseguire il viaggio verso Castelvolturno. Nel pomeriggio hanno parte-cipato alla tavola rotonda a cui hanno preso parte il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, don Paul John Opara, respon-sabile della Migrantes, don Fernando Carannante, vicario episcopale della Carità, don Pasquale Mancuso, direttore dell’Ufficio Missionario Dio-cesano e Alessandra Clemente della Fondazione Silvia Ruo-tolo. Don Paul ha illustrato il territorio diocesano e l’impe-gno della Migrantes nell’area flegrea ricordando la presenza di extracomunitari e le loro problematiche. Alessandra Clemente, invitata dal presidio di Libera – Campi Flegrei, ha illustrato alcuni progetti della Fondazione intitolata alla ma-dre. Uno dei progetti si svolge al carcere minorile di Nisida con le ragazze e i ragazzi del penitenziario. «Napoli non comunica – ha detto Clemente – anche tra quartieri della stessa città. Ecco perché con il progetto abbiamo voluto coinvolgere studenti delle scuole di quar-tieri diversi come Vomero e Ponticelli. E il risultato è sta-to interessante perché i punti

in comune sono tanti. Non dobbiamo mai rinunciare all’i-dea di vivere in un mondo di-verso, altrimenti dovremmo rinunciare alla nostra stessa vita. Anche se ci accorgiamo che le cose apparentemente sembrano non cambiare, dob-biamo impegnarci per “pro-fumare” di vita persone come mia mamma e come quelle di tante vittime innocenti delle mafie». In serata i giovani si sono recati a pregare al porto di Pozzuoli nei pressi del cippo che ricorda l’approdo di Paolo di Tarso nel 61 d.C. così come riportato negli Atti degli Apo-

stoli. Infine – nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie - sono stati accolti dal vescovo di Pozzuoli, monsignor Gen-naro Pascarella e dal parroco, don Antonio Russo. Il vescovo ha spiegato l’importanza della figura di san Paolo per la dio-cesi durante la veglia anima-ta dai giovani della Pastorale Giovanile diocesana guidata da don Mario Russo. «Nelle Sacre Scritture – ha detto il vescovo – si dà un valore forte all’ospitalità. Ed è quello che è stato fatto a Pozzuoli quando è stato accolto Paolo ed è sta-to ospitato per una settimana.

C’è quindi un legame molto forte che unisce la nostra terra all’ospitalità. Ma prima di tut-to c’è l’amore, perché il Signo-re riconosce come propri solo coloro che trova nell’amore». Successivamente i ragazzi della Carovana hanno conosciuto il pubblico ministero Giovanni Conzo, impegnato nella lotta alla tratta di esseri umani. L’e-sperienza di Castelvolturno al centro dell’intervento del giu-dice Conzo. «In provincia di Caserta – ha spiegato – c’è di tutto. Spesso si parla di traffico di rifiuti tossici, ma tra i tanti reati su cui stiamo indagando

c’è anche la riduzione in schia-vitù di tante donne. Si tratta di immigrate che non hanno nulla, né soldi e né documen-ti e che pagano con la libertà i rapporti tra loro connazionali e camorra. In alcuni casi, come Direzione Distrettuale Anti-mafia, abbiamo anche appura-to che ci sono state molte ra-gazze raggirate con riti voodoo. Dobbiamo unire le forze e fare uscire dal buio queste realtà. Ci sono tante associazioni che si impegnano e ci sono leggi che aiutano chi denuncia, ma non è ancora sufficiente».

c.b.

Da tutta Italia a Pozzuoli per la prima tappa della Carovana Missionaria della Pace. La legalità il tema dell’edizione 2012

Quella voglia di cambiare dei giovaniAlessandra Clemente: Napoli non comunica neanche con se stessa. Il pm Conzo denuncia la tratta

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Coppia si diventa, non si nasce!

La comunità “Famiglia Ge.Ma.Gi.” della parrocchia San Giusep-pe Operaio a Pianura, organizza un percorso di formazione catechetico-spirituale, per individuare come salvarsi dalla “crisi” riscoprendo i valori originali della relazione di coppia. Il percorso è composto da dodici incontri domenicali realizzati nei locali della Piccola Betlemme (dalle ore 18.15). Il progetto è rivolto a fidanzati, sposati, separati, divorziati, risposati, singoli, finalizzato all’eventuale formazione di gruppi famiglia nelle parrocchie di appartenenza (per info: [email protected] –www.famigliagemagi.it).

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CULTURA SEGNI DEI TEMPI

Timshel, “Tu puoi”. È da quest’antica parola

ebraica che si potrebbe e do-vrebbe ripartire, se si vuole finalmente riparlare di poli-tica. Già, perché al cospetto di tanto sfacelo, davanti alla dissoluzione della cosiddet-ta classe dirigente, diventa ormai necessaria un’idea di possibilità. Come sostiene il cardinale Angelo Scola, arci-vescovo di Milano, «non si può prescindere dalla politi-ca, anche perché essa possie-de la fondamentale funzione di contrappeso sugli interes-si particolari». E il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, rincara la dose, quando afferma che «l’im-moralità e il malaffare sono al centro come in periferia, e non è una consolazione, ma un motivo di rafforzata

indignazione. Ed è motivo di disagio e di rabbia per gli onesti». Nelle sue parole c’è un’insistente domanda sulla qualità, a cominciare dall’«arruolamento nelle fila della politica».Un anno fa, nella diocesi di Pozzuoli, cominciavano i corsi della Scuola di Forma-zione all’Impegno Sociale e Politico, coordinata dal Vi-cariato per la pastorale del-la cultura, guidato da don Luigi Longobardo. Il teatro del Seminario Maggiore era gremito da un centinaio di allievi. L’inaugurazione è stata affi-data a monsignor Giancarlo Bregantini, per molti anni alfiere della legalità nella difficile terra di Calabria; la prima lezione, di Teologia Morale, al professore Ser-

gio Bastianel S.J., il quale ha sottolineato che «il male non appartiene alla natura umana, ma è una distorsione del bene che gli è stato dona-to… Il “bene comune” è ciò che è bene di tutti e di cia-scuno. Non è in contraddi-zione con il bene dei singoli, ma una sua purtroppo dif-fusa deformazione lo rende funzionale al proprio bene privato». Quel suo modo di sussurrare le parole, quel suo improvviso giungere le mani per sottolineare alcuni pas-saggi, hanno reso imperdibi-le ogni suo discorso. L’intera platea era attenta e parteci-pe, nonostante variegata per età e per attività. La giovane studentessa di Legge, il ban-cario prepensionato, l’attivi-sta ecologista, la disoccupata recalcitrante, la mamma su-

perindaffarata, il sindacali-sta disincantato, il medico manager, il giovane filoso-fo, la volontaria Caritas, il pensionato senza illusioni, la precaria aspirante mae-stra. Più o meno tutti hanno ascoltato, osservato, preso appunti, cercando punti di riferimento per le loro tra-ballanti navigazioni. Anche per questo, molti di essi han-no posto tante domande ai docenti, e questi si sono mo-strati eccezionalmente aperti al dialogo. Ogni lezione è sembrata una porta a dop-pia anta, una fatta di teoria e documenti, una intessuta di domande e risposte a tutto campo. Acrobatico gestore di questa seconda parte è stato don Ignazio Schinella, docente di Dottrina Sociale della Chiesa, una miniera effervescente di citazioni e di riferimenti il più delle volte inediti. Nell’arco del tempo, la Dottrina Sociale ha mostrato una capacità di analisi del reale estremamen-te attenta e moderna, che ha spesso addirittura anticipato le indagini chi ne era so-cialmente e politicamente responsabile. Molta della classe politica contempora-nea, che sappiamo in gran parte scelta per misteriosa cooptazione, al cospetto di certi suoi documenti im-pallidirebbe per insipienza e palese inadeguatezza. Ma la differenza di qualità con i politici del passato si fa an-cor più acuta con i rutilanti excursus di Pasquale Giu-stiniani, docente di Storia dei partiti e dei movimenti politici. Coadiuvato dalla professoressa Clotilde Pun-zo, Giustiniani ha proposto un lungo itinerario, dalla Grecia antica all’età moder-na, mostrandone luci e om-bre, successi e fallimenti. E in qualcuna delle sue tasche possiede senz’altro una bus-sola assai speciale, che gli permette una straordinaria capacità di orientamento. La storia, indubbiamente complessa, fitta com’è d’i-

deologie e di prassi appa-rentemente contraddittorie, viene reinquadrata nell’a-vanzatissimo “tom tom” di Giustiniani. Ma alla teoria, la scuola ha aggiunto la pra-tica attraverso l’attivazione dei laboratori politici. Co-ordinati dallo stesso Giusti-niani, in collaborazione con i suoi assistenti Francesco Del Pizzo e Ciro Punzo, i laboratori hanno obbligato gli allievi al lavoro di grup-po, per formulare concre-te proposte su tre temi di stringente attualità: il ciclo integrato dei rifiuti, la legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita, gli strumentali cambi di casac-ca e partito che si svolgono all’interno del Parlamento. Alla fine di un laborioso confronto, si è anche redatto un decalogo, che raccoglie in dieci punti i motivi ispirato-ri e i valori irrinunciabili del cittadino cristiano che voglia candidarsi in politica. In po-litica, sì. Ecco ritornata quella parola, che un tempo rappre-sentava un concetto alto, al quale guardare con fiducia; e che oggi, invece, bistrat-tata e sgretolata, fa storcere ogni bocca. È forse tempo di ritornare a quell’antica pa-rola ebraica “Timshel”, che appare nella storia di Caino e Abele nella Genesi, quan-do Dio discute con Caino. Quest’opportunità, questa meravigliosa possibilità che è anche scelta e discernimento, diventa fattore di speranza (e fattore di possibile redenzio-ne). Ciò vale per chiunque, perché ogni azione individua-le è politica e nessuna di esse è irrilevante: in ogni azione c’è sempre un’ampia porzio-ne di corresponsabilità nei confronti dell’altro. E vale a maggior ragione per chi ri-copre incarichi di rappresen-tanza sociale. La scuola Fisp, che ripartirà con il forum del 12 novembre (a pagina 16 la locandina), è qui, oggi, a rammentarcelo (l’articolo completo su sdt on line).

Gino Fusco

Riprendono i corsi della Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico, nata un anno fa per iniziativa della Diocesi

Alla Fisp si può imparare il “tu puoi”Testimonianza: «Vi racconto come grazie al confronto e ai laboratori si riscopre il bene comune»

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Visite ai restauri nelle chiese del ‘700 a Pozzuoli

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio a fine settembre, l’Associa-zione Nemea ha curato le visite nelle chiese del ‘700 a Pozzuoli, nell’ambito di un’iniziativa programmata dal Vicariato per la cultura della diocesi di Pozzuoli e la Soprintendenza BAPSAE di Napoli e provincia. La sera del 29 settembre si è tenuto un suggestivo concerto per l’Africa nella chiesa di San Giuseppe. Particolarmente apprezzata la visita alla chiesa del Coretto sul Rione Terra (nella foto un momento della presentazione curata da Adele Delicato), come l’ingres-so nel cantiere in atto nella chiesa di San Raffaele e la presenza dei restauratori nella chiesa di Santa Maria delle Grazie. L’Associazione Nemea riproporrà nei prossimi mesi la visita con i restauratori. Per prenotazioni e info: 3881019712 – 3881127188 – www.welcometourist.it

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SPORT

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La manifestazione conclusiva delle attività della stagione 2011-2012

del Centro Sportivo di Pozzuoli è stata anche l’occasione per presentare i pro-grammi della nuova. Ospite d’onore del pomeriggio blu-arancio flegreo Luigi Cuomo, responsabile nazionale di SOS Impresa e dall’estate ammini-stratore unico del Nuovo Quarto Cal-cio per la Legalità, il sodalizio sorto dalle ceneri della società sottratta alla camorra dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Nella sala Lau-rentiana del Villaggio del Fanciullo, Cuomo, dinanzi a una nutrita platea di giovani atleti, studenti, dirigenti e docenti delle scuole medie flegree ha parlato e reso testimonianza della sua esperienza: il Quarto è il simbolo dell’antiracket. Nel progetto sono sta-ti coinvolti tecnici e giocatori tra cui D’Auria e Palma presenti in sala.

«Lo sport è un forte fattore di aggrega-zione popolare che può dare speranza alla gente – ha ricordato Cuomo -. L’e-sperienza è stata scelta per trasmettere segnali positivi attraverso il calcio. Ai nostri atleti abbiamo fatto sottoscrive-re il codice etico non solo per il rispet-to delle regole contrattuali, ma anche di quelle di gioco e degli avversari. Una partita deve essere soprattutto un momento di aggregazione distensivo per coloro che assistono e ciò dipen-de dal comportamento e dal rispetto delle regole degli atleti in campo. Il nostro obiettivo è puntare a vincere le partite ed il campionato in cui siamo impegnati, ma anche ad essere primi

nella classifica del fair play». Alla kermesse del Csi flegreo – sul tema “L’educazione sfida lo sport” che è stato lo slogan del manifesto del Csi del 2012 - sono intervenuti tra gli altri il presidente della Pro Loco Pozzuoli, Giorgio Cirillo, il presidente del Csi Napoli, Antonio Papa, il vicepresi-dente regionale Csi Campania, Enrico Pellino, l’assessore regionale alle po-litiche sociali, Filippo Monaco e l’as-sessore allo sport del Comune di Poz-zuoli, Franco Fumo. «Il Quarto Calcio è un simbolo di legalità – ha detto Fumo - e la camorra odia i simboli. L’impegno della politica è sostenere queste iniziative con la promozione di

strutture sportive adeguate nella cui gestione vanno coinvolte le società». Nel corso della manifestazione sono stati premiati i protagonisti della sta-gione dell’ente blu arancio flegreo. Riconoscimenti, per un’attività che ha visto coinvolti circa duemila soggetti a vario titolo, sono stati consegnati agli istituti Pareto, Pitagora, Tassinari e Virgilio, alle società Gardenia Licola, Divino Maestro, S. Artema, SS Pietro e Paolo, S. Michele A. e Medaglia Mi-racolosa. Premiati anche gli arbitri ed i giudici che si sono distinti per il coor-dinamento di tutta l’attività.

Giuseppe Moio

L’educazione sfida lo sport: il bilancio 2012 del CsiAlla kermesse riflettori sul Quarto per la Legalità

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La nuova stagione del Csi Pozzuoli coinvolgerà non solo le parrocchie ma anche le scuole del territorio. Una manifestazione interscolastica - che punta a raccordare tutti gli istituti superiori dopo l’esperienza dello scorso anno - è stata pianificata dai responsabili del Csi flegreo. Sarà denominata “Pentathlon” e comprenderà le discipline del calcio a cinque del basket 3 vs 3, del volley maschile e femminile, del tennis tavolo e una gara di corsa campestre. La partecipazione è aperta ad una squadra allievi e juniores per disciplina di ciascun istituto e oltre ai vincitori per disciplina sarà redatta una classifica combinata per individuare l’istituto vincitore. La partecipazione non è vincolata a tutti e cinque gli sport indicati, ma è aperta in maniera che i giovani indipendentemente dalle classifiche possano partecipare e vivere lo sport con gioia e come momento di effettiva distensione.

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TAMTAM SEGNI DEI TEMPI

A Pozzuoli un’iniziativa in sintonia con l’Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni

La biblioteca luogo comune per tutti Via al progetto “Equi-libri” promosso dal Vicariato diocesano per la Cultura e dal Comune

Il progetto “Equi-libri”, realizzato nella Biblioteca

comunale “Raffaele Artiglie-re” di Pozzuoli, verrà presen-tato il 26 ottobre (a pagina 10 il programma dell’evento). L’obiettivo è di valorizzare il ruolo sociale della biblio-teca civica, per aumentare la cultura della lettura, incre-mentare l’accesso agli spazi e al patrimonio bibliotecario, coinvolgendo soggetti che non fruiscono normalmen-te del servizio. La biblioteca diventa così luogo “comune” per bambini, giovani, anzia-ni, immigrati, diversamente abili, dove poter migliora-re, sviluppare, arricchire le relazioni interpersonali ed interculturali, accrescere, stimolare e condividere le esperienze di vita, fra le di-verse fasce di età. L’inten-zione è di puntare anche sul rapporto intergenerazionale, in linea con la Commissione europea che ha proclamato il 2012 “Anno europeo dell'in-vecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazio-

ni”.Il progetto è promosso dal Vicariato per la Cultura e dal Vicariato per la Carità della

Diocesi di Pozzuoli, in par-tenariato con il Comune di Pozzuoli, avviato grazie allo slancio e al sostegno della

Fondazione con il Sud e della Fondazione Vodafone Italia. Le attività previste (corsi di formazione, eventi, incontri

soprattutto con studenti) sa-ranno realizzate da una rete già consolidata di realtà del Terzo Settore, costituita dalle

Associazioni Nemea, La Roc-cia, Pro Handicap, Ariann@, Incontra il tuo futuro, coo-perativa sociale Ifocs e Fon-

dazione Real Conservatorio della Solitaria, Istituto Vir-gilio e SMS Pergolesi II, con il coordinamento del Centro

Studi per il Volontariato dio-cesano. Una partnership che si è andata già ampliando con la partecipazione attiva delle Associazioni Insieme e Diversamente giovani e che vuole stimolare la costituzio-ne di una rete anche con le altre biblioteche presenti nel territorio, innanzitutto con la Biblioteca e l’Archivio sto-rico della Diocesi di Pozzuo-li, la Biblioteca sociale “Don Tonino Bello” del Centro Studi per il Volontariato del-la Caritas diocesana, nonché le biblioteche scolastiche, dei Comuni di Bacoli, Monte di Procida e Quarto, della zona occidentale di Napoli, della Casa Circondariale Fem-minile di Pozzuoli, dell’Ac-cademia Aeronautica, delle comunità parrocchiali e delle associazioni del territorio, in una sinergia condivisa an-che con il Centro di Servizio per il Volontariato di Napo-li (per info sulle iniziative e iscrizioni ai corsi: www.pro-gettoequilibri.it).

Carlo Lettieri

ottobre 2012

Pozzuoli chiama Mirandola: gara di solidarietà per aiutare un’associazione di disabili del paese colpito dal terre-moto in Emilia. Un comitato formato da associazioni puteolane (Amico del cuore, Cittadini di Pozzuoli, Città Meridiana, Coailt, Dialogos, Febe, Progetto Continenti e Fabrizio Roma-no) a cui si sono aggiunti altri soggetti ha organizzato una raccolta fondi con-clusa con una manifestazione a largo Sedile di Porta, al Rione Terra, il 30 settembre. “Una scossa di solidarietà” il titolo dell’iniziativa che ha richiamato l’attenzione di tantissime persone che hanno voluto così dimostrare la loro solidarietà alla popolazione emiliana che sta vivendo, come in passato Poz-zuoli, il dramma del post terremoto. Oltre 7mila euro il ricavato dell’inte-ra iniziativa che è andato interamente all’associazione “La Nuvola”, centro diurno di servizi di ragazzi diversa-mente abili. Hanno donato le loro ope-re d’arte gli artisti Enzo Aulitto, Maria Camminatelli, Serena Caruso, Antonio Ciraci, Battista Dell’Isola, Mario Fio-

re, Nunzio Figliolini, Vittorio Gam-bardella, Antonio Isabettini, Renata Pagano, Antonio Testa, Fernando Vi-sone e Daniela Zingone. Nella giorna-ta conclusiva di festa si sono esibiti gli artisti Lino Blandizzi, Nico Da Zara, Carlo Faiello, Gianni Festinese, An-tonio e Domenico Frate accompagnati dal maestro Antonio Landolfi, Adele Pandolfi, Celeste Pezzini, Caterina Pontrandolfo, Patrizia Pugliese, Giò Siciliano, gli Starviolet e Walter Rossi. All’iniziativa erano presenti il sindaco di Mirandola, Maino Benatti, e il sin-daco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia. La scelta di esprimere concretamente la solidarietà è caduta su Mirandola, piccolo comune del modenese di circa 24mila abitanti (vi nacque Pico della Mirandola, umanista e filosofo dalla leggendaria memoria), perché lì ha tro-vato la morte un giovane lavoratore di Pozzuoli, Vincenzo Iacono. La mani-festazione, patrocinata dal Comune di Pozzuoli e dal Comune di Mirandola, è stata quindi idealmente dedicata alla memoria del cittadino puteolano.

“Scossa di solidarietà” per l’EmiliaAl Rione Terra artisti in campo per aiutare i disabili di Mirandola

Le vie dello sviluppo flegreo

“Campi Flegrei: possibili itinerari di sviluppo locale”, è stato il tema della conver-sazione organizzata il 17 settembre durante la VII edizione di Malazè, l’evento ar-cheoenogastronomico dei Campi Flegrei. A promuovere l’iniziativa il CreaActivitas, laboratorio di economia creativa dell’Università degli Studi di Salerno condotto dal professor Fabio Borghese. L’evento è stato ospitato nella Piazza degli Eventi Delphin del Complesso Agave di Pozzuoli. Cosa c’è sul territorio? Da cosa partire per parla-re di sviluppo? «Bisogna fare sistema» afferma Francesco Escalona, responsabile del progetto di recupero e valorizzazione dei laghi flegrei. «Dalla Cina all’America ci conoscono come Campi Flegrei e non come singoli Comuni. È necessaria una gestione unitaria del territorio così come ha fatto Malazè». Giulio Gambardella è il responsabile di Sales Blitz, società che si occupa di promozione dell’ospitalità. «Per noi – spiega Gambardella – è fondamentale la formazione del personale. Gli enti locali possono avere un ruolo in questo». Per Rosario Mattera, ideatore ed or-ganizzatore di Malazè è «indispensabile il coinvolgimento delle amministrazioni locali, evitando di riproporre nuovi grandi progetti. Per fare questo occorrono una connessione e una comunicazione costante tra amministratori e cittadini». Presenti all’incontro anche i rappresentanti dei Comuni. «La prima attività messa in campo dall’amministrazione – ha dichiarato Teresa Stellato, assessore alle Finanze di Poz-zuoli – è la trasparenza, con una selezione attenta delle ditte che effettuano i lavori pubblici. Nello specifico il Comune ha tanto personale ma, spesso, ci sono difficoltà a trovare delle competenze». Infine, è intervenuto Giuseppe Scotto di Vetta, asses-sore al Turismo di Bacoli: «Stiamo portando a termine una serie di interventi – ha spiegato – tra questi il recupero di Villa Ferretti. L’amministrazione sta lavorando sull’innovazione tecnologica e sulla responsabilità sociale delle imprese».

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Diocesi di Pozzuoli

Scuola di formazione

Inaugurazione del secondo anno

Forum

Cultura e formazione per prevenire l’illegalità

Presiede:

mons. Gennaro Pascarella Vescovo di Pozzuoli

Intervengono:

dr. Giovanni Conzo

dr. Sergio CostaComandante provinciale di Napoli

Corpo forestale dello Stato

dr. Luigi CuomoPresidente Fondazione Paulus

dr.ssa Domenica Centola

Per info: tel. 081.5261204 – [email protected] - www.diocesipozzuoli.org

Lunedì 12 novembre 2012, ore 18.30Auditorium Seminario Via Campi Flegrei, 12

Pozzuoli (NA)

grafica: Francesco Lemma

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SEGNI DEI TEMPI