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Eco dei Barnabiti 2/2016 31 dell’Eco, interessati a Paolo, lo potreb- bero trovare di loro gradimento. UNA RAPIDA RASSEGNA DEI VARI CAPITOLI Claude Tassin, professore emerito all’Institut Catholique di Parigi, apre il volume spiegandoci che cos’è una conversione nel mondo antico (pp. 7-21). Il capitolo 9 degli Atti degli Apostoli parla, come sappiamo, del passaggio di Saulo alla Via cristiana. Ma si tratta di una conversione? Questo termine, dice Tassin, è ambiguo. Certamente Paolo non passa ad un’altra religione. Nel mondo antico parlare di religione è fare riferimento a un sistema com- plesso in cui si intreccia una nazione, una costituzione politica, un territo- rio, un corpus di usi e costumi, il tutto espresso e cementato da un culto uffi- ciale. Nella Scrittura vi sono molti esempi di passaggio dall’idolatria al culto del Dio d’Israele. Tassin riporta quattro esempi: Rut la moabita; Raab la cananea; Abramo, patrono dei con- vertiti; il re Izate di Adiabene. Paolo era e rimase un ebreo osser- vante. Il Giudaismo del I secolo era frammentato in partiti (hairesis) con- trapposti. Paolo apparteneva al partito dei farisei (At. 26, 5). La visione sulla strada di Damasco lo porta ad aderire al partito dei nazorei (At. 24, 5), una hairesis controversa (At. 28, 22). In questo senso, si converte, aderendo, in seguito alla scoperta del Figlio (Gal. 1, 15-16), a una nuova interpretazione del patrimonio ebraico e a una nuova visione del popolo ebraico, effettuando un passaggio che alcuni circoli giudeo- cristiani denunceranno come un tradi- mento, un’apostasia (il termine ricorre in At. 21, 21). L’apostolo non presenta mai la sua adesione a Cristo come me- tanoia, come conversione morale di un peccatore (p. 19). Egli apre così la stra- da alla universalizzazione dell’ebrai- smo, eliminando i marcatori cultuali (circoncisione, legge e culto) e sosti- tuendoli con la fede in Gesù morto in croce e risorto per noi, il batte- simo, l’eucarestia e la legge della carità, in attesa del ritorno glorioso del Signore. Odile Flichy, professore asso- ciato al Centro Sèvres di Pari- gi, ha il compito di illustrare la via di Damasco nel Nuovo Testamento (pp. 23-67). Nelle sue Lettere, Paolo affer- ma che ha visto Gesù, che lo ha riconosciuto come Signore e che quell’incontro ha fatto di lui un testimone della risur- rezione di Cristo, tale e quale i primi compagni di Gesù, un inviato di Cristo per una mis- sione ricevuta da lui, cioè un apostolo (p. 23). Nella lettera ai Galati, Paolo non parla di una visione ma di un’apocalisse, di una rivela- zione, interpretata come il momento in cui è stato solle- vato il velo sul disegno divino relativo alla sua vocazione. Ancor prima della sua nascita, sull’esempio dei profeti di Israe- le, Dio lo ha scelto, chiaman- dolo ad andare ad annunciare la buona novella fra le nazioni pagane (p. 25). Il racconto di quello che accadde sulla via di Damasco ha invece un’im- portanza rilevante negli Atti degli Apostoli di Luca, tanto che egli vi de- dica tre racconti (At. 9; At. 22; At. 26) con significative divergenze tra di Osservatorio paolino CONVERSIONE DI SAULO VOCAZIONE DI PAOLO IL VOLUME Il tema biblico Conversione di Sau- lo, vocazione di Paolo è un supple- mento (n. 154, Dicembre 2010) della collana Cahiers Évangile che le Édi- tions du Cerf pubblicano dal 1972 in ragione di quattro volumetti all’anno, per l’approfondimento della cono- scenza delle Scritture, avva- lendosi di prestigiosi studiosi ed esperti, in uno stile sempli- ce e piano, alla portata di per- sone mediamente istruite. Le Edizioni Dehoniane di Bolo- gna hanno da poco iniziato anche loro una collezione di temi biblici. Questa traduzio- ne dal francese (2015) ne co- stituisce il sesto volume. Debbo subito dire che, pur non trovandoci di fronte ad uno studio esegetico di im- pronta universitaria, gli autori chiamati a trattare i vari aspetti del tema sono studiosi di alto livello nella loro disciplina; e il quadro d’insieme che delinea- no rappresenta una vera sco- perta di aspetti poco conosciu- ti, che illuminano il tema e lo rendono stimolante per l’ap- profondimento teologico e spi- rituale. Infatti questo volume, come si può vedere dalla sche- da, è opera di 12 autori, e il quadro finale è una pittura a tutto campo del tema trattato, a partire dalla cornice biblica fi- no al mondo della storia, del- l’arte, della letteratura, per arri- vare alla filosofia e all’esegesi contem- poranea. Il linguaggio è piano e adatto al grande pubblico. Ho fatto leggere anche ad altre persone questo volu- metto, e lo hanno trovato interessante e gustoso. Penso che anche i lettori

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dell’Eco, interessati a Paolo, lo potreb-bero trovare di loro gradimento.

UNA RAPIDA RASSEGNADEI VARI CAPITOLI

Claude Tassin, professore emeritoall’Institut Catholique di Parigi, apreil volume spiegandoci che cos’èuna conversione nel mondo antico(pp. 7-21).

Il capitolo 9 degli Atti degli Apostoliparla, come sappiamo, del passaggiodi Saulo alla Via cristiana. Ma si trattadi una conversione? Questo termine,dice Tassin, è ambiguo. CertamentePaolo non passa ad un’altra religione.Nel mondo antico parlare di religioneè fare riferimento a un sistema com-plesso in cui si intreccia una nazione,una costituzione politica, un territo-rio, un corpus di usi e costumi, il tuttoespresso e cementato da un culto uffi-

ciale. Nella Scrittura vi sono moltiesempi di passaggio dall’idolatria alculto del Dio d’Israele. Tassin riportaquattro esempi: Rut la moabita; Raabla cananea; Abramo, patrono dei con-vertiti; il re Izate di Adiabene.

Paolo era e rimase un ebreo osser-vante. Il Giudaismo del I secolo eraframmentato in partiti (hairesis) con-trapposti. Paolo apparteneva al partitodei farisei (At. 26, 5). La visione sullastrada di Damasco lo porta ad aderireal partito dei nazorei (At. 24, 5), unahairesis controversa (At. 28, 22). Inquesto senso, si converte, aderendo, inseguito alla scoperta del Figlio (Gal. 1,15-16), a una nuova interpretazionedel patrimonio ebraico e a una nuovavisione del popolo ebraico, effettuandoun passaggio che alcuni circoli giudeo-cristiani denunceranno come un tradi-mento, un’apostasia (il termine ricorrein At. 21, 21). L’apostolo non presentamai la sua adesione a Cristo come me-tanoia, come conversione morale di unpeccatore (p. 19). Egli apre così la stra-da alla universalizzazione dell’ebrai-smo, eliminando i marcatori cultuali(circoncisione, legge e culto) e sosti-tuendoli con la fede in Gesù morto in

croce e risorto per noi, il batte-simo, l’eucarestia e la leggedella carità, in attesa del ritornoglorioso del Signore.Odile Flichy, professore asso-

ciato al Centro Sèvres di Pari-gi, ha il compito di illustrarela via di Damasco nel NuovoTestamento (pp. 23-67).

Nelle sue Lettere, Paolo affer-ma che ha visto Gesù, che loha riconosciuto come Signoree che quell’incontro ha fattodi lui un testimone della risur-rezione di Cristo, tale e quale iprimi compagni di Gesù, uninviato di Cristo per una mis-sione ricevuta da lui, cioè unapostolo (p. 23).Nella lettera ai Galati, Paolo

non parla di una visione ma diun’apocalisse, di una rivela-zione, interpretata come ilmomento in cui è stato solle-vato il velo sul disegno divinorelativo alla sua vocazione.Ancor prima della sua nascita,sull’esempio dei profeti di Israe-le, Dio lo ha scelto, chiaman-dolo ad andare ad annunciarela buona novella fra le nazionipagane (p. 25).

Il racconto di quello che accaddesulla via di Damasco ha invece un’im-portanza rilevante negli Atti degliApostoli di Luca, tanto che egli vi de-dica tre racconti (At. 9; At. 22; At. 26)con significative divergenze tra di

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CONVERSIONE DI SAULOVOCAZIONE DI PAOLO

IL VOLUME

Il tema biblico Conversione di Sau-lo, vocazione di Paolo è un supple-mento (n. 154, Dicembre 2010) dellacollana Cahiers Évangile che le Édi-tions du Cerf pubblicano dal 1972 inragione di quattro volumetti all’anno,per l’approfondimento della cono-scenza delle Scritture, avva-lendosi di prestigiosi studiosied esperti, in uno stile sempli-ce e piano, alla portata di per-sone mediamente istruite. LeEdizioni Dehoniane di Bolo-gna hanno da poco iniziatoanche loro una collezione ditemi biblici. Questa traduzio-ne dal francese (2015) ne co-stituisce il sesto volume.

Debbo subito dire che, purnon trovandoci di fronte aduno studio esegetico di im-pronta universitaria, gli autorichiamati a trattare i vari aspettidel tema sono studiosi di altolivello nella loro disciplina; e ilquadro d’insieme che delinea-no rappresenta una vera sco-perta di aspetti poco conosciu-ti, che illuminano il tema e lorendono stimolante per l’ap-profondimento teologico e spi-rituale. Infatti questo volume,come si può vedere dalla sche-da, è opera di 12 autori, e ilquadro finale è una pittura atutto campo del tema trattato, apartire dalla cornice biblica fi-no al mondo della storia, del-l’arte, della letteratura, per arri-vare alla filosofia e all’esegesi contem-poranea. Il linguaggio è piano e adattoal grande pubblico. Ho fatto leggereanche ad altre persone questo volu-metto, e lo hanno trovato interessantee gustoso. Penso che anche i lettori

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loro. Se la tradizione dei padri dellaChiesa ha cercato di armonizzare ledivergenze, la ricerca storico-criticadei secoli XIX e XX ha percorso un’al-tra strada, ipotizzando un ricorso diLuca a fonti diverse. Gerhard Lohfinknel 1967 utilizza la critica delle formeper spiegare le differenze tra i tre rac-conti degli Atti come i segni dell’atti-vità redazionale di Luca. Di grandeinteresse risultano i quadri sinotticiche la Flichy predispone per far risal-tare il parallelismo del nucleo essen-ziale dei racconti lucani con i raccon-ti di vocazione dell’Antico Testamen-to. La conclusione che la studiosa traeè che, se appare non pertinente la let-tura storicizzante di questi racconti, laconoscenza del contesto culturale ereligioso del testo biblico permetteuna comprensione più precisa e piùricca del suo significato (p. 41). Unulteriore passo avanti l’ha compiutoDaniel Marguerat (2002) approfon-

dendo l’esegesi narrativa. Atti 9 è unracconto “oggettivo” di conversione eprivilegia il punto di vista del narrato-re onnisciente. Atti 22 e Atti 26 sonoinvece esplicitamente presentati come“discorsi di difesa” ed esprimono per-ciò un punto di vista “soggettivo” eposteriore dell’oratore Paolo. Unapresentazione sinottica ne illustra lesomiglianze essenziali e le divergenzedovute al punto di vista.Marie-Laure Chaieb, ricercatrice

all’Université Catholique de l’Ouest,e Jean-Noël Guinot, direttore emeri-to dell’Istituto e della collezione del-le “Sources chrétiennes”, ci parlanode la conversione di Paolo letta daipadri della Chiesa (pp. 69-108).

I padri della Chiesa commentanopoco il racconto della conversione,ma in compenso vi fanno spesso rife-rimento nei loro scritti, perché l’in-contro di Paolo con il Risorto mettein risalto la sua apostolicità. Abbiamo

perduto le 14 omelie che Origeneaveva tenuto sugli Atti degli Apostoli.Ci sono rimaste quasi esclusivamentele 52 omelie sugli Atti tenute da Gio-vanni Crisostomo a Costantinopoli apartire dall’anno 400. Esse testimo-niano l’ammirazione del Crisosto-mo per l’Apostolo delle genti. Tutta-via diversi Padri (Tertulliano, Ambro-gio, Agostino, Ireneo di Lione, Cirillodi Gerusalemme, Ilario di Poitiers)traggono dal racconto degli Atti inse-gnamenti teologici e cristologici, pro-ponendo al tempo stesso la conver-sione di Paolo ai catecumeni e ai bat-tezzati come un modello da imitare.

Due autori: Adrien Candiard, fratedomenicano e Gilbert Dahan, diretto-re di ricerca emerito al Cnrs e direttoredi studi emerito all’Ephe, trattano IlMedioevo e la conversione di Paolo(pp. 109-151). Adrien Candiard si oc-cupa dei commentari medievali degliAtti; Gilbert Dahan, invece, si occupadei commentari medievali di Galati 1,11-17; e inoltre di due rappresentazio-ni teatrali medievali sul tema dellaconversione di Saulo, la prima risalen-te al sec. XII e la seconda al sec. XV.

I commentatori medievali, che par-tono dai commenti dei padri latini: Ila-rio, Ambrogio, Girolamo, Agostino,cercano di conciliare esegesi confes-sante, che considera la Scrittura paroladi Dio cui bisogna aderire senza riser-ve ed esegesi scientifica, che affronta iltesto sacro con tutti gli strumenti tec-nici critici di cui dispongono. Sia cheinterpretino i tre racconti degli Atti de-gli apostoli o il testo di Galati 1, 11-17, i commentatori medievali sonosensibili alle concordanze e alle di-scordanze tra questi testi. Si avvalgonodi questi passi per ricostruire lo svilup-po della conversione e trovarvi impli-cazioni teologiche.

Quanto ai commentari degli Atti,un anonimo carolingio, forse SeduliusScotus, autore di origine irlandese,sottolinea, per esempio, il fatto chepiù che la luce sfolgorante della teofa-nia, che esprime la potenza divina, èla voce del Cristo che chiama Sauloper nome a provocarne il cambia-mento. Il nome infatti esprime la sol-lecitudine divina per l’uomo. Beda ilVenerabile, in un commentario scrittointorno al 709 d.C., sottolinea l’umiltàcon cui Gesù si rivela a Saulo: egli è ilperseguitato. E Pietro di Blois vedeproprio in questa umiltà di Gesù ilcontrappeso alla autoconsapevolezza

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Basilica Vaticana, medaglione in stucco dorato sul catino absidale della tribunaovest con raffigurazione del martirio di San Paolo e sul catino absidale dellatribuna nord con raffigurazione dei Santi Paolo e Barnaba scambiati perdivinità dagli abitanti di Listra (Giovanni Battista Maini, 1690-1752 sudisegno di Luigi Vanvitelli, 1700-1773)

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di Saulo: ed è questo che lo spinge al-la conversione. Rabano Mauro riflettesul corpo di Cristo che è la comunitàdi coloro che credono in lui. Chi per-seguita i credenti, perseguita Gesùstesso. E come Saulo conservava levesti di quelli che lapidavano Stefano,così la preghiera di Stefano per i suoipersecutori fu per lui l’inizio della sal-vezza. I commentatori medievali vi-vono nella cristianità sociale; e tutti ipassaggi della conversione di Saulodiventano modello per il camminocatecumenale e, in seguito, per la vitastessa dei battezzati.

I commentari medievali a Galati 1,11-17, ci ricorda Gilbert Dahan, si in-seriscono nella tradizione teologicadell’epoca. Prima che – all’inizio delsec. XIII – la teologia si costituisse in-torno al testo per eccellenza per lostudio universitario, cioè il Libro delleSentenze di Pietro Lombardo (redattointorno al 1155/60), le lettere paolinee i salmi costituivano per lo più il noc-ciolo dell’insegnamento teologico. Manon le lettere così come le leggiamooggi, bensì il loro commento comeera stato stabilito all’inizio del sec. XII(la Glossa), rimaneggiato in seguito daGilberto Porretano (Media Glossatura)e Pietro Lombardo (Magna Glossatu-ra). Uno dei principi dello studioscientifico della Bibbia (e delle letterepaoline) è quello della spiegazionedella Scrittura con la Scrittura, in basealla convinzione che l’Antico e ilNuovo Testamento costituiscono ununico complesso, i cui diversi elemen-ti si chiariscono a vicenda.

La storia della conversione di Pao-lo è stata anche il tema di almenodue rappresentazioni teatrali nel Me-dioevo, una del sec. XII e l’altra delsec. XIV. La prima è contenuta in unmanoscritto conservato nella biblio-teca municipale di Orléans (ms. 201)e probabilmente proveniente dal mo-nastero benedettino di Saint-Benoît-sur-Loire nella località di Fleury. Labase di questo testo in forma didramma è il capitolo 9 degli Atti de-gli Apostoli. Ma siamo in presenza diprecise indicazioni per la messa inscena prima delle parti dialogate. Visono anche molte parti in versi (quar-tine di dieci sillabe) che probabil-mente erano cantate. La cornice del-la rappresentazione doveva esserel’azione liturgica, dal momento chealla fine si invita a cantare il TeDeum. Si tratta forse di un invito a

meditare in maniera più comunitariae coinvolgente una particolare festaliturgica (probabilmente la Conver-sione di San Paolo, il 25 Gennaio).

L’altro testo “teatrale” sulla conver-sione di Saulo lo troviamo nel mano-scritto 1131 (sec. XV) della bibliotecaSainte-Geneviève di Parigi. Il testo è infrancese, i dialoghi sono vivaci e attin-gono molto alla lingua popolare; sonoparlati e non cantati. Qui la rappre-sentazione ha luogo fuori della chiesaed è rivolta a tutta la popolazione. Ilteatro diventa una sacra rappresenta-zione didascalica per il popolo, nonpiù un esercizio spirituale per i mona-ci. Si fa uso di ottonari con rima, chedanno un ritmo brioso al testo.Marie-Thérèse Gousset, conserva-

tore al dipartimento dei manoscritti

della Bibliothèque Nationale de Fran-ce, e Gérard Billon, direttore del Ser-vice Biblique catholique Évangile etVie, si occupano de La conversione diPaolo nell’iconografia (pp. 153-169).

Il testo di Marie-Thérèse Goussetsulle miniature medievali è estrema-mente interessante, anche perché èsuffragato da una serie di illustrazio-ni. Peccato che queste ultime sianoin bianco e nero. Bisogna aiutarsicon i rimandi e la visione delle stessesu internet per apprezzarne la bellez-za e la profondità del significato! Fi-no al XII secolo, Paolo è rappresenta-to a piedi quando viene atterrato dalfulgore della luce. Da allora in poi,compare il motivo del cavallo: atter-rato nel suo orgoglio, il cavaliere ca-de dalla sua cavalcatura…

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Basilica Vaticana, Museo Storico Artistico del Tesoro di San Pietro, particolaredel sarcofago marmoreo di Giunio Basso († 359) con San Paolo condotto almartirio

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Il cavallo occupa un posto immensonel quadro di Caravaggio, ma questorende ancora più avvincente l’espe-rienza interiore vissuta da Paolo.

Molto presto, già con la Bibbiaminiata di Carlo il Calvo (846 d.C.),fatta eseguire per l’imperatore daVivien, l’abate laico di Saint Martinde Tours nel suo scriptorium, laconversione di Paolo viene suddivi-sa in una serie di scene che ritrag-gono gli episodi principali, costi-tuendo così un vero e proprio cicloiconografico.

Il tema del cavallo compare moltotardi, all’inizio del XIII secolo, ed èlegato all’iconografia dell’orgoglio (p.

161). Il cavaliere personifica l’Orgo-glio, la cui sconfitta termina con unacaduta spettacolare. L’autrice ritieneinoltre che la caduta da cavallo siadal punto di vista iconografico moltopiù vivace e drammatica. Gérard Bil-lon lo illustra magnificamente nellepoche pagine dedicate allo splendi-do Caravaggio che si trova nella Cap-pella del cardinal Cerasi in SantaMaria del Popolo a Roma, in cui ilcavallo occupa i tre quarti superioridel quadro, lasciando nella partebassa del quadro l’apostolo Paolo,spalle a terra con le braccia alzate, intimore e tremore, accecato dalla lucedivina.

Michel Berder, che insegna Esegesidel Nuovo Testamento all’Institut Ca-tholique di Parigi, tratta il tema Per-correre la via di Damasco in musicae in Letteratura (pp. 171-188). Ci so-no diversi autori che hanno musicatola conversione di Paolo. Berder ne ri-corda in modo dettagliato tre: unmottetto di Heinrich Schütz (1585-1672), maestro di cappella alla cortedi Dresda. La conversione di Paolo èil 18° di una serie di ventun concertispirituali, pubblicati nel 1650 sotto iltitolo di Symphoniae sacrae III, opus12. È un pezzo a otto voci obbligate,il cui testo contiene tre versetti: Sau-lo, Saulo, perché mi perseguiti? È du-ro per te recalcitrare contro il pungo-lo. Saulo, Saulo, perché mi persegui-ti? C’è poi l’oratorio di Mendelssohn(1809-1847), Paulus (1832). Di que-sto capolavoro avevo scritto anni fasu questa stessa rivista (Eco 2/2008).E infine un oratorio recente (1991)del compositore di origine libaneseresidente in Francia, Naji Hakim(1955), organista ufficiale della chie-sa della Trinità a Parigi, dove è su-bentrato nel 1993 a Olivier Messia-en. L’oratorio comporta un prologo etre parti: il martirio di Stefano, laconversione e la missione di Paolo,Paolo testimone di Cristo. Hakim èuno splendido organista e un com-positore che si ispira alle melodiegregoriane e al canto greco ortodos-so. Tuttavia l’Oratorio Paul de Tarsenon è disponibile per il momento suinternet.

Sul versante letterario, Gérard Bil-lon ricorda tre scrittori che sono stativariamente ispirati dalla conversionedi Paolo sulla via di Damasco: VictorHugo (1802-1885), che vede Paolocome il simbolo del trionfo della lu-ce su tutte le tenebre e della marciaanticipatrice del progresso. OscarVenceslas de Lubicz Milosz (1877-1939) diplomatico lituano-francesenel 1913 scrive un “mistero” in quat-tro quadri intitolato sobriamente Saulde Tarse in versi irregolari. In unacornice mistica, la luce della conver-sione è il simbolo della pace che siraggiunge al superamento di unagrande angoscia. Se Hugo è epico,Milosz è mistico. E infine Pier PaoloPasolini (1922-1975), il quale stavascrivendo una sceneggiatura su SanPaolo, ambientata nel mondo d’oggi.Purtroppo la morte tragica interruppeil lavoro, che uscì postumo nel 1977.

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la conversione di Paolo del Caravaggio (S. Maria del Popolo, Roma)

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Anche di questo scrissi per l’Eco unabreve recensione (Eco 1/2006). Laconversione di Paolo sulla via di Da-masco viene utilizzata oggi, nel mo-mento della catechesi? Il giudizio diBillon sugli strumenti della catechesiin Francia è piuttosto severo. Il nostrosondaggio mostra la scarsità e la po-vertà del ricorso delle catechesi alracconto di Damasco (p. 188). Misembra di capire che è stata un’occa-sione perduta.

L’ultimo capitolo è di Michel Berdere illustra gli Sguardi ebraici contem-poranei su Paolo (pp. 189-204). Ne-gli ultimi decenni, molti sono gli au-tori ebrei che hanno scritto su Paolo,sulla sua personalità, sul suo pensie-ro, sulla sua relazione con l’ebrai-smo. Per esempio, Claude G. Monte-fiore (1914), Joseph Klausner (1939),Sholem Asch (1942), autore di un ro-manzo sulla vita di Paolo in linguayiddish tradotto in italiano (Castel-vecchi, 2013), Martin Buber (1950),Riccardo Calimani (1999).

Nel suo saggio, Michel Berder sisofferma su tre autori novecenteschi:Schalom Ben-Chorin (1913-1999);Hyam Maccoby (1924-2004); Alan F.Segal (1945-2011). Le posizioni neiconfronti dell’apostolo sono le piùvariegate: vanno dalla spontanea sim-patia di Schalom Ben-Chorin, che sisente vicino a Paolo perché anche luiun ebreo della diaspora. Ben-Chorinsente la forza sconvolgente della ap-parizione di Damasco per Paolo; nonne fa un visionario o un allucinato.Per lui, Paolo che si mette alla seque-la di Gesù non è un traditore o unconvertito, ma un ebreo che ha intra-visto la missione di universalizzarel’ebraismo che Gesù aveva già inizia-to e che egli, Paolo, ha avuto la mis-sione di tradurre in realtà storica. Lavisione di Hyam Maccoby è moltopiù radicale e anti-paolina. Paolo,per Maccoby, non è mai stato un rab-bino fariseo, ma un avventuriero diorigine incerta. La visione sulla via diDamasco sarà per Paolo la chiaveper risolvere i suoi dissidi interiori; enella predicazione forsennata di que-sto Gesù morto e risorto per noi egliplacherà le sue scissioni e le sue sof-ferenze psichiche, come qualsiasi al-tro convertito (Agostino, per esem-pio) che nel seguire le novità le “in-ventano”, le “creano”, perché solocosì trovano la pace interiore. Que-sta visione psicologistica fino all’in-

verosimile non è neppure condivisada molti ebrei. Maccoby sembra par-lare di sé e della sua avversione alcristianesimo, piuttosto che del Gesùstorico o del Paolo così come lo co-nosciamo dalle fonti. Alan F. Segalha invece con pacatezza e acribia distudioso, approfondito nella sua fon-damentale opera, Paolo il convertito:Apostolo o apostata (1990), gli aspet-ti di Paolo l’ebreo, Paolo il convertito

e Paolo l’apostolo. La visione di Da-masco non ha distrutto la visioneebraica di Paolo, ma l’ha portato aconsiderare una nuova comprensio-ne della missione di Gesù. Paolo dàcosì legittimità a queste comunità dicristiani che provenivano dall’elleni-smo pagano. Ma Paolo non ha maiinterpretato la sua esperienza di con-versione come una forma di rotturacon il giudaismo.

L’ultimo accenno Michel Berder loriserva ad Alain Badiou, filosofo fran-cese (1937) il cui testo Saint Paul. Lafondation de l’universalisme (1997),tradotto in italiano nel 1999, esprimerispetto per Paolo pensatore e mili-tante, e scorge in lui un apostolo del-l’universalismo, al di là delle mortifi-canti radicalizzazioni delle differenze.

Giuseppe Cagnetta

Abbiamo parlato di:

Michel Berder, Gérard Billon, AdrienCandiard, Marie-Laure Chaieb, GilbertDahan, Odile Flichy, Marie-ThérèseGousset, Jean-Noël Guinot, Christo-phe Raimbault, Claude Tassin Con-versione di Saulo. Vocazione di Pao-lo (TB TEMI BIBLICI 6, EDB EdizioniDehoniane Bologna 2015, pp. 212,€ 19,50).

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Basilica Vaticana, bassorilievo in stucco dorato sulla semicupola al centrodella tribuna settentrionale presso l’altare dei Santi Processo e Martiniano:Guarigione di San Paolo a Malta dal morso del serpente (fine XVI secolo)