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Eco dei Barnabiti 2/2019 27 determinò la controversia con Roma, che sfociò nella rottura della cristia- nità occidentale alcuni anni dopo. Con l’Illuminismo e l’imporsi del metodo storico-critico ha inizio la di- stinzione tra lettere autentiche, lette- re deutero-paoline, lettere pseudo- paoline (specchietto a p. 15). Paolo viene visto da Ferdinand Christian Baur (1792-1860), fondatore della Scuola teologica di Tubinga, come il fautore dell’universalismo cristiano di matrice ellenistica di contro al particolarismo giudaico petrino. Wil- liam Wrede (1859-1906) definisce Paolo “il secondo fondatore del cri- stianesimo”. Albert Schweitzer (1875- 1965) abbandona le categorie elleni- stiche e ricolloca Paolo all’interno dell’escatologia giudaica. Per Schweit- zer, Paolo non sarebbe l’ellenizzatore del cristianesimo, ma un mistico giu- deo che vede nell’esi- stenza cristiana (ovvero l’essere in Cristo a cui il credente viene iniziato col battesimo) la realiz- zazione delle speranze escatologiche. Negli an- ni ’20 del Novecento si contrappongono le gran- di figure di Karl Barth (1886-1968), per il quale Paolo predica un Dio che svela all’uomo la propria fallimentare condizione e afferma che la salvez- za è opera esclusiva di Dio per mezzo della fede in Cristo; e Rudolf Bul- tmann (1884-1976), che rimette al centro la di- mensione esistenziale del- le lettere paoline. Attual- mente, i temi paolini del dibattito più recente si possono sintetizzare in tre punti: 1) il significato e l’accordo tra cattolici e protestanti a riguardo del tema della giustificazione (Dichiarazione comune sulla dottrina della giusti- ficazione, 1998); 2) il ruo- lo di Paolo nel primo cri- stianesimo: la realtà del mondo medi- terraneo del primo secolo, il problema della schiavitù, il ruolo della donna nella società di quell’epoca; 3) la re- lazione dell’apostolo col giudaismo (Krister Stendahl, Ed Parish Sanders, James D.G. Dunn). Per la ricostruzione della biogra- fia paolina, scarso affidamento si può fare sulle Lettere autentiche, scritte tra gli anni 50 e 60 d.C., do- cumenti che precedono abbondan- temente la redazione dei Vangeli come li conosciamo noi: esse han- no sì un carattere autobiografico, ma a fini polemici. Pochi sono i cenni a fatti della vita e della for- mazione di Paolo. Tanto meno ci si può affidare ad Atti degli apostoli , che raccolgono tradizioni più tardi- ve e già orientate da visioni teologi- che soggiacenti. Tratti tradizionali o leggendari si ritrovano nelle fonti apocrife. Le fonti profane hanno ca- rattere variegato e hanno bisogno a loro volta di essere interpretate e valutate in sede di ricerca storica. Questo spiega la difficoltà a trac- ciare un profilo coerente della vi- cenda storica e della personalità di Paolo e giustifica le tante varianti nel determinare la stessa cronologia della vita. Lorusso ne enumera di- verse: quella tradizionale, quella di Gerd Lüdeman; quella di Robert Je- wett; quella di Alfred Suhl; quella Osservatorio paolino GIACOMO LORUSSO INTRODUZIONE A PAOLO PROFILO BIOGRAFICO E TEOLOGICO Giacomo Lorusso, nato a Gravina (Bari) nel 1959, laureatosi nel 1998 con una tesi dal titolo Gioia e soffe- renza nell’apostolato – Analisi retori- co-semantica di 2 Cor, 1-7, presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, at- tualmente è ordinario di esegesi bibli- ca all’Istituto teologico pugliese (Fa- coltà teologica pugliese). Presso Edi- zioni Dehoniane di Bologna ha già pubblicato La Seconda Lettera ai Co- rinzi (2007) e Chiesa, ministero e mi- nisteri nell’esperienza di Paolo (2015). Il volume in questione vuole offrire un modesto contributo alla cono- scenza delle questioni più salienti della figura e del messaggio di Pao- lo… una introduzione sintetica… del grande apostolo delle genti (pp. 5-6). Percorriamo il tracciato paolino così come l’autore ce lo presenta. PAOLO NELLA CHIESA: VITA E OPERE I primi due capitoli riguardano la fi- gura di Paolo così come è stato rece- pito nella Chiesa; e la sua biografia, formazione e attività apostolica docu- mentate dalle sue Lettere (pp. 7-53). La storia della ricezione è il dramma che ha riguardato da sempre Paolo: osteggiato e rifiutato dai giudeo-cri- stiani per il suo orientamento ostile alla Legge; “sfruttato” ideologicamen- te dalla gnosi e da Marcione. E così lungo i secoli. Fino ad arrivare alle soglie del Cinquecento, quando Lu- tero, commentando in chiave agosti- niana alla facoltà teologica di Wit- tenberg la Lettera ai Romani (1515- 1516) e quella ai Galati (1516-1517),

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OSSERVATORIO PAOLINO

determinò la controversia con Roma,che sfociò nella rottura della cristia-nità occidentale alcuni anni dopo.Con l’Illuminismo e l’imporsi delmetodo storico-critico ha inizio la di-stinzione tra lettere autentiche, lette-re deutero-paoline, lettere pseudo-paoline (specchietto a p. 15). Paoloviene visto da Ferdinand ChristianBaur (1792-1860), fondatore dellaScuola teologica di Tubinga, come ilfautore dell’universalismo cristianodi matrice ellenistica di contro alparticolarismo giudaico petrino. Wil-liam Wrede (1859-1906) definiscePaolo “il secondo fondatore del cri-stianesimo”. Albert Schweitzer (1875-1965) abbandona le categorie elleni-stiche e ricolloca Paolo all’internodell’escatologia giudaica. Per Schweit-zer, Paolo non sarebbe l’ellenizzatoredel cristianesimo, ma un mistico giu-deo che vede nell’esi-stenza cristiana (ovverol’essere in Cristo a cui ilcredente viene iniziatocol battesimo) la realiz-zazione delle speranzeescatologiche. Negli an-ni ’20 del Novecento sicontrappongono le gran-di figure di Karl Barth(1886-1968), per il qualePaolo predica un Dio chesvela all’uomo la propriafallimentare condizionee afferma che la salvez-za è opera esclusiva diDio per mezzo della fedein Cristo; e Rudolf Bul-tmann (1884-1976), cherimette al centro la di-mensione esistenziale del-le lettere paoline. Attual-mente, i temi paolini deldibattito più recente sipossono sintetizzare intre punti: 1) il significatoe l’accordo tra cattolici eprotestanti a riguardo deltema della giustificazione(Dichiarazione comunesulla dottrina della giusti-ficazione, 1998); 2) il ruo-lo di Paolo nel primo cri-stianesimo: la realtà del mondo medi-terraneo del primo secolo, il problemadella schiavitù, il ruolo della donnanella società di quell’epoca; 3) la re-lazione dell’apostolo col giudaismo(Krister Stendahl, Ed Parish Sanders,James D.G. Dunn).

Per la ricostruzione della biogra-fia paolina, scarso affidamento sipuò fare sulle Lettere autentiche,scritte tra gli anni 50 e 60 d.C., do-cumenti che precedono abbondan-temente la redazione dei Vangelicome li conosciamo noi: esse han-no sì un carattere autobiografico,ma a fini polemici. Pochi sono icenni a fatti della vita e della for-mazione di Paolo. Tanto meno ci sipuò affidare ad Atti degli apostoli,che raccolgono tradizioni più tardi-ve e già orientate da visioni teologi-che soggiacenti. Tratti tradizionali oleggendari si ritrovano nelle fontiapocrife. Le fonti profane hanno ca-rattere variegato e hanno bisogno aloro volta di essere interpretate evalutate in sede di ricerca storica.Questo spiega la difficoltà a trac-ciare un profilo coerente della vi-

cenda storica e della personalità diPaolo e giustifica le tante variantinel determinare la stessa cronologiadella vita. Lorusso ne enumera di-verse: quella tradizionale, quella diGerd Lüdeman; quella di Robert Je-wett; quella di Alfred Suhl; quella

Osservatorio paolino

GIACOMO LORUSSO

INTRODUZIONE A PAOLOPROFILO BIOGRAFICO

E TEOLOGICO

Giacomo Lorusso, nato a Gravina(Bari) nel 1959, laureatosi nel 1998con una tesi dal titolo Gioia e soffe-renza nell’apostolato – Analisi retori-co-semantica di 2 Cor, 1-7, presso ilPontificio Istituto Biblico di Roma, at-tualmente è ordinario di esegesi bibli-ca all’Istituto teologico pugliese (Fa-coltà teologica pugliese). Presso Edi-zioni Dehoniane di Bologna ha giàpubblicato La Seconda Lettera ai Co-rinzi (2007) e Chiesa, ministero e mi-nisteri nell’esperienza di Paolo (2015).

Il volume in questione vuole offrireun modesto contributo alla cono-scenza delle questioni più salientidella figura e del messaggio di Pao-lo… una introduzione sintetica… delgrande apostolo delle genti (pp. 5-6).

Percorriamo il tracciato paolinocosì come l’autore ce lo presenta.

PAOLO NELLA CHIESA:VITA E OPERE

I primi due capitoli riguardano la fi-gura di Paolo così come è stato rece-pito nella Chiesa; e la sua biografia,formazione e attività apostolica docu-mentate dalle sue Lettere (pp. 7-53).

La storia della ricezione è il drammache ha riguardato da sempre Paolo:osteggiato e rifiutato dai giudeo-cri-stiani per il suo orientamento ostilealla Legge; “sfruttato” ideologicamen-te dalla gnosi e da Marcione. E cosìlungo i secoli. Fino ad arrivare allesoglie del Cinquecento, quando Lu-tero, commentando in chiave agosti-niana alla facoltà teologica di Wit-tenberg la Lettera ai Romani (1515-1516) e quella ai Galati (1516-1517),

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di Giuseppe Barbaglio; quella tradi-zionale corretta da Romano Penna(pp. 26-28).

Di Paolo si può dire che fu e rima-se sempre un ebreo; fu formato nelpatrimonio spirituale e letterario giu-daico; appartenne per cultura e lin-gua al contesto culturale ellenistico;utilizzò nei suoi scritti motivi e mo-delli letterari della tradizione cinico-stoica; avverso inizialmente al grup-po (La Via) che venerava Gesù, unrabbì morto in croce, dopo l’espe-rienza di Damasco ne divenne se-guace e infaticabile propagandista,fondando nuove comunità di creden-

ti nel nome di Gesù, e staccandosisempre più marcatamente dalle tradi-zioni ebraiche (circoncisione, Legge,calendari, feste, cibi rituali etc.) perradicare le nuove comunità nel bat-tesimo, la cena del Signore e l‘attesa

della sua prossima venuta. Neppurela data del suo martirio è certa. Ilculto successivo lo accomuna a Pie-tro, li fa martiri sotto l’impero di Ne-rone, e nella Roma cristiana li sosti-tuisce (P&P) ai fondatori mitologiciRomolo e Remo (R&R).

TEOLOGIA DI PAOLO:IL VANGELO DI GESÙ CRISTO

I due successivi capitoli tratteggia-no la teologia di Paolo e l’annunciodel suo “vangelo di Gesù Cristo”(pp. 55-96).

Afferma Lorusso: La grandezza diPaolo è nella capacità di elaborareuna sintesi originale della propriaesperienza di rivelazione sulla via diDamasco con la tradizione della pri-ma comunità cristiana, della propria

esperienza apostolica con la tradizio-ne giudaica e con quella culturale el-lenistica, per proclamare efficace-mente la ricchezza del mistero di Cri-sto (p. 55).

Tuttavia è impossibile ricavare trat-tazioni sistematiche dalle sue lettere,data la loro natura di “conversazionicontestualizzate” di Paolo con le suecomunità, come le chiama CalvinRoetzel; e neppure è possibile indivi-duare un punto nodale della teologiapaolina. Si domanda il teologo HansConzelmann: “Paolo è forse il teolo-go della giustificazione, uno pneu-matico apocalittico o un maestro disapienza in senso generale?”. La Ri-forma ha puntato tutto sulla teologiapaolina della giustificazione (sola fi-des). Ma al suo interno sono cresciu-te visioni in opposizione tra loro: Al-bert Schweitzer negli anni ’30 parle-rà del “misticismo” di Paolo; RudolfBultmann ridurrà la teologia di Paoloa un’antropologia; Ernst Käsemannritornerà alla visione apocalittica; Ul-rich Wilckens alla teologia della cro-ce; Herbert Braun vedrà il centro nel-l’antropologia; Oscar Cullmann nellaconcezione della storia della salvez-za. Oggi, dice Lorusso, si preferisceparlare di “lente” o prospettive a par-tire dalle quali egli guarda di volta involta le varie questioni (per esempiola prospettiva apocalittica, oppure lasua esperienza apostolica) anziché dinucleo della teologia paolina, a moti-vo della natura dinamica della teolo-gia di Paolo (p. 56).

Jürgen Becker è del parere che nel-la teologia dell’apostolo si debba ri-conoscere uno schema evolutivo conun tema centrale. La teologia paolinasi dispiega, a suo giudizio, in tre fasiprincipali: 1) la teologia dell’elezio-ne (Erwählungstheologie: 1Ts); 2) lateologia della croce (Kreuzungstheo-logie: 1-2 Cor); 3) l’annuncio dellagiustificazione (Rechtfertigungsbot-schaft: Gal, Fil 3, Rom). La teologiadella croce sarebbe il tema centrale,come sviluppo della teologia del-l’elezione e fondamento della teolo-gia della giustificazione.

Anche Joseph Fitzmyer concorda:“Questa ‘parola della croce’ (1 Cor1, 18), quindi, pone Cristo stesso alcentro della soteriologia (nuova mo-dalità salvifica di Dio) e tutto il restodell’insegnamento di Paolo deve es-sere orientato a questa soteriologiacristocentrica” (p. 57).

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Caduta di Paolo. Dipinto su tavola (sec. XV). Scuola Bassa Sassonia. Hannover(Germania)

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Antonio Pitta scrive: “Per questol’evangelo di Paolo è come un calei-doscopio, che assume tonalità e ac-centuazioni diverse in dipendenzadelle situazioni che affronta” (p. 57).

Il vangelo di Cristo predicato daPaolo è la conseguenza di quanto gliè stato rivelato sulla via di Damasco:Gesù, il Crocifisso, è il Risorto. È luiil Messia, l’inviato di Dio per realiz-zare la salvezza del popoloeletto e di tutti i popoli. Signi-ficativo il riferimento chel’autore fa, a questo proposi-to, alle parole della catechesidi Papa Benedetto XVI del 22ottobre 2008: “… il Risorto èsempre colui che, prima, èstato crocifisso. Anche da ri-sorto porta le sue ferite: lapassione è presente in lui e sipuò dire con Pascal che egli èsofferente fino alla fine delmondo, pur essendo il Risortoe vivendo con noi e per noi.Questa identità del Risortocol Cristo crocifisso Paolol’aveva capita nell’incontrosulla via di Damasco: in quelmomento gli si rivelò conchiarezza che il Crocifisso è ilRisorto e il Risorto è il Croci-fisso” (p. 81).

Il biblista Lorusso si servedelle parole di Pietro Rossanoper sintetizzare la predicazio-ne di Cristo fatta da Paolo:“… tutto per Paolo si concen-tra in Cristo… costituito Si-gnore universale, ‘poiché piac-que a tutta la pienezza di ri-siedere in lui e di riconciliarsi,per suo mezzo, tutti gli esseridella terra e del cielo, facendola pace mediante il sangue del-la sua croce’ (Col 1, 19-20) …Il credo di Paolo è essere conCristo, vivere in Cristo, entrarein comunione con Cristo, par-tecipare al mistero della suamorte e risurrezione, riceverelo Spirito e conformarsi a lui,riprodurre nel proprio esistere il rit-mo della sua donazione per gli uo-mini e per Dio, instaurare un vincolocon lui, che né la morte né alcunapotenza maligna potrà mai infrange-re, seguirne i passi fino alla mortenella certezza della risurrezione. Taleè il credo interiore di san Paolo su-bentrato in termini risoluti al precettodella Tora” (p. 67).

Nell’epistolario paolino Gesù nonè oggetto di descrizione narrativa.Lorusso cita le parole di James D.G.Dunn: “Se si avessero soltanto leepistole di Paolo sarebbe impossi-bile dire molto su Gesù. Paolo af-ferma con chiarezza che Gesù eraun giudeo e questo è un fatto di im-portanza cruciale; ma oltre ciò lavita di Gesù sembra essere poco

più che una presunta e nascostapremessa del fatto certo, di unicaed estrema importanza, della suamorte” (p. 68).

Piuttosto Paolo abbonda nei titolicristologici: il titolo Christos, Cristo,usato nell’intero epistolario ben 379volte, è la traduzione di Mashia, tito-lo adoperato per i re d’Israele, per ilre pagano Ciro e qualche volta per il

sommo sacerdote. Nell’Antico Testa-mento indica l’Unto, inviato da Dioe atteso dal popolo per la sua libera-zione. Con Paolo diventa un secondonome di Gesù, perché visto connatu-rato alla sua persona.

Il titolo Kyrios, Signore, con l’ar -ticolo (ho Kyrios) sta per ‘Gesù’;senza, sta per ‘Dio’. L’apostolo indi-ca con Kyrios lo stato di risorto di

Gesù il Cristo, la glorificazio-ne come conseguenza dellamorte, l’esaltazione (Fil 2, 9)che lo rende degno dellastessa adorazione di YHWH(cfr. Rom 9, 5).

Altri titoli sono elencati ecommentati (p. 71).

Rispetto ai titoli di Gesùpresenti nel Nuovo Testamen-to, non vi è qualcosa di asso-lutamente originale in Paolo.Di unico c’è la tipologia del -l’“ultimo Adamo”, che ha unaportata più universale rispettoal titolo “Figlio dell’uomo”presente nei vangeli e prove-niente da Daniele 7 e che ri-sulta più comprensibile per unebreo.

Sono invece assenti del tuttonell’epistolario paolino termi-ni usuali nei vangeli come:maestro, rabbi, profeta, Figliodi Davide, Figlio dell’uomo.

Il centro della cristologiapaolina è la croce. E questo losi può dedurre dal confrontoquantitativo del vocabolariodella passione e della risurre-zione. Tuttavia i due avveni-menti della morte e risurrezio-ne sono sempre legati, comeemerge chiaramente dal paral-lelismo di Rom 4, 23-25: “Enon soltanto per lui è statoscritto che gli fu accreditato,ma anche per noi, per i qualideve essere accreditato: a noiche crediamo in colui che harisuscitato dai morti Gesù no-stro Signore, il quale è stato

consegnato alla morte a causa dellenostre colpe ed è stato risuscitato perla nostra giustificazione” (p. 73).

Ritengo interessante la parte chel’autore dedica agli effetti dell’eventopasquale, secondo Paolo. Il quale, èvero, non offre teorie, ma metaforeoltremodo significative: giustificazio-ne, salvezza, riconciliazione, espia-zione, redenzione, libertà, santifica-

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Paolo (part.). Giusto de’ Menabuoi (1320-1387).Kress Study Collection, University of Georgia,Georgia Museum of Art Athens

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zione, trasformazione, nuova crea-zione, glorificazione. Per ognuna diqueste metafore Lorusso offre, a illu-strazione, lo sfondo (dall’Antico Te-stamento o dalla cultura ellenistica) eil significato particolare che assumein Paolo (pp. 82-96).

LA CONCEZIONE DELL’UOMOE DELLA CHIESA

Gli ultimi due capitoli delineanola prospettiva escatologica di Paolo,la sua concezione dell’uomo e ilsuo rapporto con la Legge. Infine,

come la fede in Cristo radichi il bat-tezzato nella nuova comunità deicredenti, che è la Chiesa di GesùCristo (pp. 97-147). Seguono duepagine di conclusioni e la bibliogra-fia (pp. 151-154).

Anche Paolo ha come retroterra ilcontesto culturale e spirituale delmondo giudaico-cristiano del I secolo

(per esempio 1 Enoc, 4 Esdra, 2 Ba-ruch) (p. 97). L’escatologia di Paolo,avverte Lorusso, è bidimensionale,abbraccia sia il tempo che lo spazio:in termini spaziali, l’opposizione traciò che è terrestre e ciò che è cele-ste; in termini cronologici, l’opposi-zione tra il presente e il futuro. Ladifferenza tra l’escatologia giudaica equella paolina consiste nel fatto che,per Paolo, nella risurrezione di Gesùsi è avuta l’inaugurazione delle coseultime (“… di noi per i quali è arriva-ta la fine dei tempi”, 1 Cor 10, 11)per il pensiero giudaico, invece, lasvolta e l’inizio della nuova creazio-

ne sono proiettati in un futuro nonconosciuto. Per Paolo, quindi, si puòparlare di una “escatologia inaugura-ta”: è iniziato uno stato di unionecon Dio prima sconosciuto, destina-to però a un compimento finale nellagloria.

In questa cornice si trova la rifles-sione paolina sull’uomo, drammati-

camente diviso in sé stesso, comeampiamente illustrato nella Letteraai Romani, sempre in bilico tra de-siderio di fare il bene e l’attrattivadel male: lo diremmo lacerato tral’anelito a Dio e la tentazione disatana. Per Paolo non è la Legge,con le sue norme, che può salvarel’uomo; ma solo la fede in Cristomorto e risorto per noi. E tuttaviaquesto non vuol dire che i discepo-li di Cristo siano senza Legge; mache sono ormai “nella Legge di Cri-sto” (1 Cor 9, 21).Con l’evento Cristo c’è stata una

nuova unione dell’umanità con Dio.È stata inaugurata una nuova creazio-ne, ovvero un nuovo modo di esiste-re nella storia, grazie all’inserimentonel corpo di Cristo che è la Chiesa.Tale inserimento avviene per la fedee il battesimo ed è perfezionato conil sacramento dell’eucarestia e l’eser-cizio della carità (p. 128).

La Chiesa è, poi, nello stesso tem-po una realtà viva, animata dallospirito di Cristo e vivificata dai suoidoni (i carismi), ma anche strutturataper l’ordinato esercizio dei carismi eil miglior funzionamento della cari-tà. Scrive Lorusso: La prospettiva diPaolo è una prospettiva demitizzata,senza alone di straordinarietà. Si ag-giunge la nota dell’integrazione traistituzione e carisma, perché la strut-tura è sempre un carisma e come ta-le è una realtà ecclesiale. Il carismapuò comprendere e di fatto abbrac-cia il campo della struttura, ma a suavolta nel suo aspetto più profondo èconnesso alla natura ministeriale del-la Chiesa e solo a tale condizionepuò rimanere autenticamente eccle-siale (p. 142).

Paolo stesso ha dato un vivo esem-pio di uomo di ‘chiesa’, costruttoredi comunità e dispensatore di donispirituali. Non è stato mai un aposto-lo autoreferenziale, ma si è avvalsodi diversi collaboratori. Si calcolache abbia coinvolto nell’opera dievangelizzazione dai quaranta aicinquanta collaboratori, tra inviati,catechisti, amministratori di opere disolidarietà, di cui un terzo donne.Tali persone sono definite “collabo-

ratori” (synergontes), “fratelli” (adel-phoi) e “sorelle” (adelphai), “ministri”(diakonoi), “partecipi” (koinōnoi),“addetti al culto” (leitourgoi), “ammi-nistratori” (oikonomoi), “consangui-nei” (syngeneis), “compagni di pri-

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Paolo scrive le lettere. Rembrandt (1606-1669). Norimberga, GermanischesNationalmuseum

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gionia” (synaichmalōtoi), “collabo-ratori” (synergoi), “commilitoni”(synstratiōtai), “figli” (teknoi), “ser-vi” (hypē­retoi), “operai” (kopiōntes)(p. 147).

Lungi dal sentirsi un super-aposto-lo, per la propria persona e il proprioruolo sceglie i titoli di apostolos, dia-konos e doulos (servo) (p. 147).

CONCLUSIONI

Il libro si chiude con una stupendapagina tratta dal volume Scientia cru-cis della santa martire Teresa Bene-detta della Croce (la filosofa fenome-nologa ebrea Edith Stein. Raccoman-do la bellissima biografia in francesescritta da Cécile Rastoin: Edith Stein(1891-1942) – Enquête sur la Sour-ce, Les Éditions du Cerf, 2007).

Ne riporto il brano iniziale: “Cri-sto si era addossato lui stesso ilgiogo della Legge, osservandola eadempiendola perfettamente, tanto

da morire per la Legge e vittimadella Legge. Nello stesso tempo,tuttavia, egli ha esonerato dalla Leg-ge tutti quelli che avrebbero accet-

tato la vita da lui. I quali però avreb-bero potuto riceverla solo disfacen-dosi della propria. Infatti “quantisono stati battezzati in Cristo, sonostati battezzati nella sua morte”(Rom 6, 3). Essi si immergono nellasua vita per divenire membra delsuo corpo, e sotto questa qualificasoffrire e morire con lui; ma ancheper risuscitare con lui alla eterna vi-ta divina. Questa vita sorgerà pernoi nella sua pienezza soltanto nelgiorno della glorificazione. Tuttavia,sin da ora “nella carne” noi vi par-tecipiamo, in quanto crediamo: cre-diamo che Cristo è morto per noi,per dare la vita a noi. Ed è proprioquesta fede che ci fa diventare untutto unico con lui, membra colle-gate al capo, rendendoci permeabilialle effusioni della sua vita. Così lafede nel Crocifisso – la fede viva,accompagnata dalla dedizione amo-rosa – è per noi la porta di accessoalla vita e l’inizio della futura glo-ria…” (p. 149).

Che dire di questo libro?A mano a mano che si procede

nella lettura, appare sempre piùchiaro che si tratta di un testo pen-sato per un corso introduttivo delciclo istituzionale, caratterizzatocom’è da un dettato “volutamentedidattico, sintetico ed essenziale”

(Roberto Mela). La letteratura paoli-na più recente è ampiamente ri-chiamata; frequenti sono schemi especchietti riassuntivi (p. 15; p. 39;p. 45; p. 92; p. 127) per facilitare lamemorizzazione dei concetti; forsetroppo insistito in alcuni capitoli èil richiamo ai Documenti dellaCommissione Teologica Internazio-nale; utile e didascalico il riferi-mento statistico a espressioni e ter-mini tipici del Nuovo Testamento edi Paolo in particolare. Trattandosidi un’introduzione, finalizzata astudenti di teologia o degli IstitutiSuperiori di Scienze Religiose, ri-sulta evidente il limite di voler pre-sentare lo status quaestionis senzaprendere posizione. Tuttavia, lo sti-le piano, schematico, ricco di riferi-menti, rende il volume una guidapreziosa a un iniziale e stimolantecontatto con la figura di Paolo.

Giuseppe Cagnetta

Abbiamo parlato di:

Giacomo Lorusso, Introduzione aPaolo. Profilo biografico e teologico(Edizioni Dehoniane Bologna, 2018,pp. 157, € 14,50).

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Paolo. Disegno su pergamena (sec. X).Vercelli, Biblioteca Capitolare

Paolo. Miniatura «Bible historiale» di Guyart des Moulins (sec. XIV). Scuolafrancese. Copenaghen, Biblioteca Reale (Ms. Thott. 6. II - fol. 436 v)