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Eco dei Barnabiti 2/2018 33 Nello stesso tempo si affermò un’at- tenzione squisitamente letteraria, vol- ta a mettere in luce le particolarità di ciascun brano, il modo di argomen- tare secondo le leggi della retorica di epoca ellenistica, per stimolare l’ade- sione del lettore alle tesi esposte. Co- sì si può dire che questo volume in- tende mettere in risalto lo sviluppo retorico di ciascun testo. Per dirla con le parole di Albertin, si cerca di focalizzare la disposizione testuale di ogni scritto, il come l’autore ha arran- giato la comunicazione, per cogliere la funzione retorica di ciascun brano in rapporto agli altri e all’insieme del percorso epistolare. Paolo, infatti, vuole convincere i lettori di allora e di oggi ad abbracciare il Vangelo di Dio, che è Gesù Cristo (p. 16). Que- sto volume, quindi, obbedisce al da- to testuale e mette in rilievo i nessi logici che si sviluppano all’interno dei testi. Lo schema che Albertin propone nell’analisi del corpus paulinum segue quest’ordine: 1) gli aspetti letterari principali; 2) le chiavi di lettura del testo, volte ad indicare la funzione logica e la progressione retorica dei diversi brani, 3) la struttura teologica che coordina e fonda gli interventi dell’apostolo; 4) lo sguardo storico, che ha l’intento di stabilire la data- zione, i destinatari, le eventuali cir- costanze che stanno all’origine dello scritto. Non, quindi, un’esegesi puntuale delle singole lettere, ma una presen- tazione organica e ragionata, una spe- cie di “traduzione logica” che renda perspicuo il contenuto a un lettore di oggi. Questo percorso non sostituisce l’esegesi dei testi. Accompagna sem- plicemente il lettore alla frequenta- zione dell’epistolario paolino, così da compiere con l’apostolo il percorso interiore che lui per primo ha vissuto (p. 17). UN PROFILO DI PAOLO È del tutto naturale che non si pos- sano comprendere appieno delle let- tere se non si conosce almeno per sommi capi la vita e le vicen- de di chi le ha scritte. Al cen- tro dell’epistolario paolino c’è l’esperienza dell’incontro che Paolo ha avuto col Gesù che lui perseguitava nei suoi se- guaci, quelli della Via cristia- na. Chi è dunque Paolo? Qual è il suo vissuto? Paolo nasce e cresce fuori dai confini della Terra pro- messa, in diaspora. La sua cit- tà è Tarso, capitale della Cili- cia, nella parte centro meri- dionale dell’attuale Turchia, non lontana dal Mediterra- neo. Il geografo Strabone (cir- ca 60 a.C.-23 d.C.) ne parla come di città colta, ricca di scuole di filosofia, soprattutto di indirizzo stoico, e di scuo- le di retorica: ma lamenta il fatto che i giovani dopo gli studi tendono a lasciare la loro patria per andare altrove a perfezionarsi. Paolo cono- sce abbastanza bene il greco, la lingua franca del tempo (la koiné ellenistica) e probabil- mente ha frequentato i corsi elementari di retorica, detti in greco progymnasmata. La sua famiglia è ebrea e l’edu- cazione e la cultura religiosa Osservatorio paolino ANDREA ALBERTIN PAOLO DI TARSO: LE LETTERE Paolo di Tarso: le lettere, è il titolo della prima pubblicazione di don Andrea Albertin, prete dal 2001 e in- segnante di letteratura paolina e gio- vannea presso la Facoltà teologica del Triveneto e l’Istituto superiore di scienze religiose di Padova. L’INTENTO DEL LIBRO L’ambizione di questo testo è offri- re alcune chiavi di lettura dell’episto- lario paolino (p. 15). Così l’au- tore, fin dall’inizio, dichiara lo scopo della sua opera. I testi paolini, infatti, a chi vi si im- merga, svelano un universo letterario affascinante ma, nel- lo stesso tempo, risultano diffi- cili per la sensibilità contem- poranea, più propensa all’im- magine e al visivo. Si tratta quindi di trovare il modo di renderli accessibili. Soprat- tutto oggi quando, grazie al- l’opera di insigni studiosi (San- ders, Dunn e altri), i testi pao- lini vengono letti in una nuova prospettiva, che supera d’un balzo le letture confessionali che laceravano, su Paolo, cat- tolici e protestanti. Non di- mentichiamo infatti che prin- cipalmente sulle tesi paoline della Lettera ai Romani si era consumata la divaricazione tra Lutero, il suo movimento evangelico, e la Chiesa catto- lica. Ora non è più così. A partire dagli anni ’70 del seco- lo scorso, le lettere di Paolo furono sondate secondo diver- si orientamenti: l’organizza- zione sociologica antica, la polemica antigiudaica, la que- stione della Legge mosaica.

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OSSERVATORIO PAOLINO

Nello stesso tempo si affermò un’at-tenzione squisitamente letteraria, vol-ta a mettere in luce le particolarità diciascun brano, il modo di argomen-tare secondo le leggi della retorica diepoca ellenistica, per stimolare l’ade-sione del lettore alle tesi esposte. Co-sì si può dire che questo volume in-tende mettere in risalto lo svilupporetorico di ciascun testo. Per dirlacon le parole di Albertin, si cerca difocalizzare la disposizione testuale diogni scritto, il come l’autore ha arran-giato la comunicazione, per coglierela funzione retorica di ciascun branoin rapporto agli altri e all’insieme delpercorso epistolare. Paolo, infatti,vuole convincere i lettori di allora edi oggi ad abbracciare il Vangelo diDio, che è Gesù Cristo (p. 16). Que-sto volume, quindi, obbedisce al da-to testuale e mette in rilievo i nessilogici che si sviluppano all’internodei testi.

Lo schema che Albertin proponenell’analisi del corpus paulinum seguequest’ordine: 1) gli aspetti letterariprincipali; 2) le chiavi di lettura del

testo, volte ad indicare la funzionelogica e la progressione retorica deidiversi brani, 3) la struttura teologicache coordina e fonda gli interventidell’apostolo; 4) lo sguardo storico,che ha l’intento di stabilire la data-zione, i destinatari, le eventuali cir-costanze che stanno all’origine delloscritto.

Non, quindi, un’esegesi puntualedelle singole lettere, ma una presen-tazione organica e ragionata, una spe-cie di “traduzione logica” che rendaperspicuo il contenuto a un lettore dioggi. Questo percorso non sostituiscel’esegesi dei testi. Accompagna sem-plicemente il lettore alla frequenta-zione dell’epistolario paolino, così dacompiere con l’apostolo il percorsointeriore che lui per primo ha vissuto(p. 17).

UN PROFILO DI PAOLO

È del tutto naturale che non si pos-sano comprendere appieno delle let-tere se non si conosce almeno per

sommi capi la vita e le vicen-de di chi le ha scritte. Al cen-tro dell’epistolario paolino c’èl’esperienza dell’incontro chePaolo ha avuto col Gesù chelui perseguitava nei suoi se-guaci, quelli della Via cristia-na. Chi è dunque Paolo? Qualè il suo vissuto?

Paolo nasce e cresce fuoridai confini della Terra pro-messa, in diaspora. La sua cit-tà è Tarso, capitale della Cili-cia, nella parte centro meri-dionale dell’attuale Turchia,non lontana dal Mediterra-neo. Il geografo Strabone (cir-ca 60 a.C.-23 d.C.) ne parlacome di città colta, ricca discuole di filosofia, soprattuttodi indirizzo stoico, e di scuo-le di retorica: ma lamenta ilfatto che i giovani dopo glistudi tendono a lasciare laloro patria per andare altrovea perfezionarsi. Paolo cono-sce abbastanza bene il greco,la lingua franca del tempo (lakoiné ellenistica) e probabil-mente ha frequentato i corsielementari di retorica, dettiin greco progymnasmata. Lasua famiglia è ebrea e l’edu-cazione e la cultura religiosa

Osservatorio paolino

ANDREA ALBERTINPAOLO DI TARSO: LE LETTERE

Paolo di Tarso: le lettere, è il titolodella prima pubblicazione di donAndrea Albertin, prete dal 2001 e in-segnante di letteratura paolina e gio-vannea presso la Facoltà teologicadel Triveneto e l’Istituto superiore discienze religiose di Padova.

L’INTENTO DEL LIBRO

L’ambizione di questo testo è offri-re alcune chiavi di lettura dell’episto-lario paolino (p. 15). Così l’au-tore, fin dall’inizio, dichiara loscopo della sua opera. I testipaolini, infatti, a chi vi si im-merga, svelano un universoletterario affascinante ma, nel-lo stesso tempo, risultano diffi-cili per la sensibilità contem-poranea, più propensa all’im-magine e al visivo. Si trattaquindi di trovare il modo direnderli accessibili. Soprat-tutto oggi quando, grazie al-l’opera di insigni studiosi (San-ders, Dunn e altri), i testi pao-lini vengono letti in una nuovaprospettiva, che supera d’unbalzo le letture confessionaliche laceravano, su Paolo, cat-tolici e protestanti. Non di-mentichiamo infatti che prin-cipalmente sulle tesi paolinedella Lettera ai Romani si eraconsumata la divaricazionetra Lutero, il suo movimentoevangelico, e la Chiesa catto-lica. Ora non è più così. Apartire dagli anni ’70 del seco-lo scorso, le lettere di Paolofurono sondate secondo diver-si orientamenti: l’organizza-zione sociologica antica, lapolemica antigiudaica, la que-stione della Legge mosaica.

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che egli riceve è strettamente ebrai-ca. Parla l’ebraico-aramaico dellafamiglia, ma conosce bene la Scrit-tura sacra anche nella versione gre-ca dei Settanta. È un ebreo appar-tenente al gruppo dei farisei, os -servanti scrupolosi della Legge, e

come egli stesso afferma, zelante emilitante.

Paolo non ha conosciuto di perso-na Gesù, ma si trova a vivere a Ge-rusalemme, dove è andato ad appro-fondire le sue conoscenze ebraichepresso la scuola di Gamaliele, quan-

do i primi discepoli di Gesù mortoin croce, cominciano a diffondersi ea separarsi dalla loro matrice ebrai-ca, percorrendo una nuova Via. Pao-lo è pronto nell’ostacolarli, addirittu-ra perseguitarli, spinto dal suo zelo,quando, in una missione di questo

tenore a Damasco, alle porte dellacittà, ha una visione di una luce dalcielo che lo avvolge e sente una vo-ce che gli chiede: “Saulo, Saulo, per-ché mi perseguiti?” Allora egli do-manda: “Chi sei, o Signore?” E la vo-ce risponde: “Io sono Gesù, che tu

perseguiti…” Questa visione è ilpunto di svolta della sua vita. Paolorilegge la sua storia come una chia-mata di Dio, che gli rivela il suo Fi-glio Gesù, perché egli lo annunci aigentili.

Come osserva giustamente Alber-tin, Paolo calca molto i toni del pro-prio trascorso di persecutore, cosìda evidenziare l’eccedenza dellagrazia divina (p. 22). Paolo non in-dugia nelle sue lettere alla modalitàdi questa visione, ma annuncia glieffetti esistenziali di quell’evento.Che cosa gli ha portato quell’illumi-nazione divina? Sulla strada di Da-masco, Paolo ha compreso che Ge-sù è il Messia (il Cristo), il Figlio, ilSignore. L’incontro con Gesù risorto(Paolo dirà più volte che Gesù gli èapparso, è vivo, gli ha parlato) sullavia di Damasco si può intenderecome un’esperienza spirituale cheha trasformato in modo radicale lasua vita, il suo modo di pensare e lesue scelte. Paolo, dopo Damasco,non cambia religione, non si con-verte a un altro credo. L’apostolo,dice Albertin, nasce ebreo e muoreebreo, con una novità: ebreo segua-ce di Gesù (p. 23). Ma da allora lasua vita prende un’altra piega e isuoi convincimenti mutano radical-mente. Albertin parla di una “inedi-ta teo-logia”: L’osservanza della Leg-ge mosaica non costituisce più ilcentro del suo universo religioso,poiché è la relazione con Cristo chediventa decisiva per entrare in unrapporto giusto con Dio. Ne conse-gue anche un’interpretazione dellaScrittura rinnovata a partire dal-l’evento Gesù, morto e risorto. Que-sti sono gli effetti prodotti dall’irru-zione di Dio nella vita dell’apostolo.E nei suoi viaggi missionari Paolonon si stancherà di solcare questetracce, di annunciare il significato egli effetti di Gesù Cristo nel e per ilcredente, di proporlo come oriz-zonte ermeneutico dell’intera esi-stenza, di difendere il Vangelo dellagiustizia gratuita offerta a tutti daDio mediante Gesù (pp. 23-24).

Nelle sue lettere, Paolo si presentacome “apostolo”, non perché abbiaconosciuto personalmente e vissutocon Gesù, ma perché il Signore risor-to gli è apparso. Il suo compito or-mai è di annunciarlo a tutti, ai timo-rati di Dio per prima, ma a tutte legenti (ai gentili, ai pagani) poi. Un

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OSSERVATORIO PAOLINO

Piazza San Pietro, sagrato, statua marmorea di San Paolo (Adamo Tadolini,1788-1868)

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po’ alla volta Paolo comprende chela predicazione di Gesù morto e ri-sorto deve uscire dai confini del po-polo ebraico, e prendere per cosìdire un respiro universale. Si metteperciò con instancabile energia apercorrere i grandi centri urbani del-l’Impero romano per in-contrare il maggior nu-mero possibile di perso-ne e favorire una rapidadiffusione del Vangelo.Egli percorrerà circa die-cimila chilometri, su stra-de, lastricate o impervie,per mare, a piedi, conmezzi di fortuna, spintosolo dal desiderio di fon-dare comunità di cre-denti in Cristo Gesù, dianimarle con la sua pre-senza e, quando nonpuò, con le sue lettere,spinto solo dall’amoreper Cristo. Paolo diventacosì il missionario del-l’universalismo della sal-vezza cristiana. Svincolail rapporto con Dio coni marchi identitari del-l’ebraismo (circoncisio-ne e Legge mosaica) eintroduce i nuovi criteriper l’ammissione dei pa-gani nel movimento diGesù: il battesimo nelnome del Padre, del Fi-glio e dello Spirito San-to, l’eucarestia come me-moria dell’ultima Cenadel Signore, la legge dell’amore co-me cemento unificativo della comu-nità dei credenti. Continuerà a pere-grinare tra le sue comunità, fino aversare il suo sangue in un’ultimatestimonianza di amore per Cristo,a Roma, nella capitale dell’Impero,durante le persecuzioni neroniane.

PAOLO SCRITTORE

Primo tra gli scrittori delle origini cri-stiane, Paolo ha servito il Vangelo e igruppi di credenti non solo con la pre-dicazione itinerante ma anche con lacomposizione di testi. All’apostolo sonoattribuite tredici lettere, ma sicuramen-te ne ha scritte e inviate molte di più,non pervenute a noi (p. 27). La lettera èstrumento per eccellenza per esprime-re una relazione. Paolo mantiene così

una relazione personale con le sue co-munità e, nello stesso tempo, sottolineache ormai la relazione con Dio passaattraverso il suo Figlio, Gesù il Cristo,il Messia, morto e risorto per noi.

Come avviene per tutti gli scritti del-l’antichità, stabilire l’autenticità non

è facile. Si ricorre a tutta una serie distrumenti critici: il lessico, le varietàstilistiche, i contenuti, il modo di ar-gomentare, i riferimenti al mondoesterno, gli sviluppi dottrinari. È in-dubbio che l’epistolario paolino portai segni di molteplici mani. Al giornod’oggi si ritiene che sette lettere abbia-no visto la luce quando l’apostolo eraancora in vita, e siano frutto di unasua dettatura a un segretario. Appar-tengono al gruppo delle lettere proto-paoline: 1 Tessalonicesi, 1-2 Corinzi.Galati, Romani, Filemone e Filippesi.

Le altre sei, con ogni probabilità, so-no frutto della “scuola di Paolo”, scrit-te adattando l’annuncio paolino allenuove situazioni ecclesiali, con unprocedimento assai comune nell’anti-chità: mettere le parole in bocca a unautore da tutti conosciuto e stimato(pseudoepigrafia). Quelle scritte nel

periodo immediatamente dopo lamorte dell’apostolo, dette deuteropao-line, sono la Lettera agli Efesini, quellaai Colossesi e la 2 Tessalonicesi. Le ul-time tre, dette tritopaoline, e cioè 1 e2 Timoteo e la Lettera a Tito, presup-pongono un’organizzazione sviluppa-

ta delle comunità cristiane, situazioneche si delineò solo nell’ultimo venten-nio del primo secolo (intorno agli anni80-90 d.C.), quando l’apostolo eramorto già da una ventina d’anni.

All’inizio del ’900 il tedesco AdolfDeissmann propose una distinzionetra “lettera” ed “epistola”: la prima, de-stinata a rapporti personali, aveva perfinalità la comunicazione di notizie oaltro senza intenzioni letterarie; la se-conda, destinata ad un ampio pubbli-co, era caratterizzata da una formaletteraria sorvegliata e finalizzata allapersuasione. Per Paolo, secondo Deis-smann, si dovrebbe parlare di “episto-le” più che di “lettere”. Ma sono que-stioni secondarie. Certamente le lette-re paoline non hanno un carattereprivato, ma non obbediscono neppu-re a tutti i criteri delle regole retorichedelle “epistole” che sono poi dei tratta-

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Paolo invia la Lettera agli Efesini. Miniatura (sec. XIII). Venezia, Biblioteca Marciana

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ti su specifici argomenti.Tuttavia, secondo il pro-tocollo epistolare, nellelettere paoline troviamosempre le tracce del for-mulario classico: 1) il pre-scritto (l’intestazione, incui si nomina il mitten-te, i destinatari e i salu-ti): 2) l’esordio (un’aper-tura affettuosa, che servea riallacciare i rapporti enella quale si anticipanoi temi della lettera); 3) ilcorpo epistolare (in cuil’apostolo ribadisce sul-la base del Vangelo leindicazioni che servonoalla comunità, e le cor-robora con opportune ar-gomentazioni); 4) il po-scritto (è la conclusionedella lettera, e di solitocontiene una preghiera,i saluti finali e una be-nedizione).

In questo “telaio epi-stolare” l’apostolo svi-luppa le questioni a cuiè sollecitato dalle vicen-de delle comunità a cuisi indirizza. Ogni testodi paolo è “occasiona-to”: Paolo non elabora atavolino il Vangelo, bensìprende spunto dalla vitacomplessa e spesso con-flittuale dei credenti del-la prima ora per svisce-rare il mistero e il signifi-cato di Gesù Cristo. Perquesto i suoi scritti sonoestremamente pragmati-ci e pastorali… (p. 29).Tuttavia, pur nascendoda esigenze storiche par-ticolari, le lettere di Paolonon si limitano a risol-vere situazioni di fatto,ma, facendo riferimentoai fondamentali criterievangelici, mantengonointatta tutta la loro at-tualità anche per i cri-stiani di oggi. Aristoteledefiniva l’arte retoricacome la capacità di per-suadere. In questo sensoPaolo, nelle lettere, espli-ca tutta la capacità reto-rica di cui è capace, perattrarre al Vangelo i de-

stinatari. Penetrare nellatrama delle sue argomen-tazioni, enuclearne i no-di e i punti focali, ordi-nare per così dire i filidel suo ragionamento,separare le questioni cen-trali da quelle seconda-rie, tradurre in un lin-guaggio comprensibile lecornici teologiche del-le indicazioni paoline, èquesto lo sforzo che com-pie Albertin nell’esamecronologico delle letterepaoline.Il percorso di lettura

che segue vuole accom-pagnare alla scopertadelle principali dinami-che retoriche di ciascu-na lettera dell’epistola-rio, concentrandosi sulladisposizione del testo esulla focalizzazione del-lo sviluppo retorico chearticola il rapporto tra lediverse unità letterarie(p. 31).

CONCLUSIONE

In questa presentazio-ne non ci addentrere-mo nell’analisi letterariadi ciascuna lettera paoli-na (pp. 33-171). Si puòsenz’altro condividere ilconvincimento di Alber-tin: che Paolo, richiaman-dosi ai criteri e superan-do la contingenza deiproblemi, assicura unaperenne attualità ai suoiscritti, che immergononella potenza del Vange-lo i credenti di un tempoe di oggi (p. 173).

Paolo, primo autoredelle origini cristiane,non racconta la storia diGesù (solo alcuni breviframmenti) bensì le ri-cadute nell’esistenza deicredenti. (ib.).

Tuttavia, un’avverten-za mi sembra impre-scindibile: quest’analisi,senz’altro di somma uti-lità, non può sostituire

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OSSERVATORIO PAOLINO

Grotte Vaticane, Confessione, particolare del cancello della“Nicchia dei Palli” con scena del martirio di San Paolo

Basilica Vaticana, medaglione in stucco dorato sulla semicupolaal centro della tribuna settentrionale presso l’altare dei SantiProcesso e Martiniano: Conversione di Saulo (fine XVI secolo)

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la lettura diretta del-le Lettere di Paolo. Èuno strumento sus-sidiario, ma non al-ternativo. E, in più,quanto si guadagnain comprensione, siperde in emozione:nulla infatti può sup-plire l’ardore, le esa-gerazioni, le incoe-renze, le ripetizioni;in una parola, la pas-sione di Paolo quan-do si rivolge ai suoicristiani.

In fondo è quantoafferma lo stesso Al-bertin, che concludeil suo volume, conun’intera pagina del-la Lettera ai Romani:Che diremo dunquedi queste cose? SeDio è per noi, chi sa-rà contro di noi? Egli,che non ha risparmia-to il proprio Figlio, ma

lo ha consegnato per tutti noi, non cidonerà forse ogni cosa insieme a lui?Chi muoverà accuse contro coloroche Dio ha scelto? Dio è colui chegiustifica! Chi condannerà? Gesù Cri-sto è morto, anzi è risorto, sta alladestra di Dio e intercede per noi! Chici separerà dall’amore di Cristo? …Io sono infatti persuaso che né mor-te né vita, né angeli né principati,né presente né avvenire, né poten-ze, né altezze, né profondità, né al-cun’altra creatura potrà mai separar-ci dall’amore di Dio, che è in CristoGesù, nostro Signore (Rom 8, 31-35a.38-39).

Perciò, ritorniamo a leggere le Let-tere di Paolo!

Giuseppe Cagnetta

Abbiamo parlato di:

Andrea Albertin, Paolo di Tarso: lelettere (Carocci editore, 1a edizione,maggio 2016, pp. 191, € 15,00).

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Nel settimanale diocesano di Padova, Ladifesa del popolo, con il titolo “Le lettere di SanPaolo: scritte ai cristiani di allora, parlano aicristiani di oggi”, è apparsa il 22 luglio 2016,a firma Giuseppe Pinton, l’intervista all’autoreche riportiamo di seguito.

Il volume (Carocci editore, pp. 192, euro 15)offre alcune chiavi di lettura delle lettere paoline,tenendo conto soprattutto dell’intenzionepersuasiva che le anima e prestando particolareattenzione allo stile comunicativo dei singoli testi.Don Andrea, da dove nasce l’idea di un librosulle lettere di Paolo?

“Mi sembra che i cristiani solitamente abbianopiù dimestichezza coi vangeli, piuttosto checon la figura e gli scritti di Paolo. Nella realiz-zazione del libro ho sempre avuto l’obiettivo dioffrire al lettore uno strumento qualificato, manon troppo specialistico, per familiarizzare coni testi paolini. In questo sono stato aiutato dallacasa editrice Carocci i cui volumi hanno unintento divulgativo”.Qual è la chiave interpretativa degli scritti paolini che emerge dal suo libro?

“Il libro inizia con un capitolo biografico, per sottolineare che l’incontro con il Risorto orienta in modo nuovola vita dell’apostolo: a un livello spirituale, intellettuale ed esistenziale. Paolo perciò scrive con l’esigenza di dareragione di quest’incontro e in ogni suo scritto traspare questa esperienza. In particolare, non racconta nulla dellavita terrena di Gesù, ma annuncia la trasformazione che ha portato nella sua esistenza e lo fa cercando dipersuadere e convincere i lettori di allora e di oggi ad abbracciare il vangelo di Dio, che è Gesù Cristo. Nelle variesituazioni problematiche che emergono nelle comunità la sua prospettiva è questa: cosa significa affrontare questetensioni dopo aver incontrato Gesù Cristo?”.Qual è una tematica paolina che le sembra parlare alla chiesa di oggi?

“Una situazione diffusa nelle comunità delle origini era il fatto di essere miste, cioè formate da discepoli di Gesùprovenienti dall’ebraismo e dal paganesimo. C’erano perciò tensioni dovute alle tradizioni culturali e religiosediverse. Come mettere insieme i membri di queste comunità senza appiattire le differenze, ma mantenendo laricchezza della diversità? Paolo non offre soluzioni semplicistiche, ma coglie il pretesto per dire cosa significavivere il vangelo in queste situazioni. Il modello è Cristo: egli ha vissuto con umiltà, non si è mai imposto, inoltreha manifestato il suo amore con il servizio, per costruire unità. Questi sono criteri indispensabili per i cristianid’oggi”.Cosa significa per la sua vita di cristiano e di prete approfondire le lettere paoline?

“Storicamente Paolo non ha incontrato Gesù, ma l’ha accostato attraverso la testimonianza di altri. Lostesso è successo a me. Gesù infatti mi è venuto incontro attraverso la vita di tante persone, a partire dalla miafamiglia, la mia parrocchia d’origine, la mia diocesi e poi nelle esperienze di studio a Roma e in Terra Santa. Questaconsapevolezza mi dà lo slancio per essere un testimone appassionato, perché attraverso di me Gesù incontrerà altri”.