R.M econsultatsrm.altervista.org/wp-content/uploads/2014/05/Biffi-RM-Orbite-2013.pdf7 cm....
Transcript of R.M econsultatsrm.altervista.org/wp-content/uploads/2014/05/Biffi-RM-Orbite-2013.pdf7 cm....
Tepri
RicTerPoldeg
Si proOgparlett
19‐2
ecniche incipali
cardo Brapeuticaliclinico gli studi d
ricorda odotta adni altro urticolare teratura
15° CO
1 aprile 2
CORS
di Studi repert
Biffi, TSRa Fondazdi Milandi Milano
che la pd uso escutilizzo pper quscientific
NGRESSO
2013 – Pa
SO ECM
dio delti osser
RM prezione IRno, Profeo
presente clusivo dpotrebbe anto rigca dispon
O NAZIO
alazzo de
“G” a cu
le Orbirvabili
esso NeuRCCS Cà essore a
pubblici consultviolare
guarda snibile.
NALE FN
ei congre
ra della A
te con
uroradioGranda contrat
cazione dtazione pla normaschemi e
NCPTSRM
essi di Ric
AITNR
metod
logia DiOspeda
tto press
della lezper gli iscativa sul e figure
M
ccione
dica R.M
iagnosticale Maggso Unive
ione è scritti al cocopyrightratte
M. e
ca e giore ersità
stata orso. ht, in dalla
Principi fisici di Risonanza Magnetica (RM) La Risonanza Magnetica permette la rappresentazione di strutture biologiche mediante l’uso di radiazioni elettromagnetiche (radio onde) di frequenza proporzionale al Campo Magnetico Statico. Irradiando un insieme di nuclei atomici di H1 tissutale, i protoni, dotati di intrinseca proprietà rotazionale (spin) e di carica elettrica positiva, sono in grado di assorbire questa energia. L’eccesso di energia porta i nuclei in stati energetici eccitati. Terminato l’irraggiamento con radio‐onde, il sistema di nuclei tende a riportarsi all’iniziale livello energetico emettendo l’energia in eccesso in forma di radio‐onde. Queste costituiscono il segnale RM che, opportunamente ricevuto ed elaborato, produce l’immagine. Il fenomeno di diseccitazione nucleare (ovvero l’emissione di radio‐onde) non è istantaneo, ma ha una durata temporale con costanti di tempo esponenziali (T1 e T2, dette tempi di rilassamento) specifiche per ogni tessuto biologico e fortemente dipendenti da fattori fisici e biochimici. L’intensità del segnale e la sua durata sono in rapporto con particolari parametri di macchina. La nomenclatura internazionale definisce tali parametri in TR (Repetition Time), TE (Echo Time) e TI (Inversion Time). Tecniche di misurazione del segnale Il segnale comunemente misurato è il Free Induction Decay (FID o D); la sua intensità rappresenta la densità protonica dei nuclei risonanti. Per differenziare i tessuti in base alla densità protonica ed ai diversi tempi di rilassamento, viene misurato il decadimento del segnale nel tempo. Le sequenze di eccitazione utilizzate sono le seguenti:
‐ Spin Echo (Monoeco e Multieco); Le sequenze Spin‐Echo pesate in T1 (T1W), assegnano il miglior dettaglio anatomico delle orbite, perchè forniscono il più elevato contrasto fra grasso retrobulbare, corpo vitreo e muscoli extraoculari. La pesatura T1 non caratterizza totalmente I vari processi patologici, per cui il melanoma uveale e l’emorragia sottoretinica possono avere lo stesso segnale di iperintensità.
Le sequenze Spin Echo in densità protonica (PDW) e pesate in T2 (T2W) utilizzano un lungo tempo di ripetizione. (2‐4 secondi), il maggiore vantaggio ottenuto dall’uso di queste sequenze sta nella caratterizzazione delle lesion basata sull’analisi dell’intensità dei segnali. Riprendendo l’esempio, nelle sequenze PDW il segnale del melanoma decresce a causa del suo corto T2, mentre nelle immagini T2W la metaemoglobina dell’emorragia sottoretinica risulta iperintensa a causa del suo lungo T2.
‐ Tecniche di Fast Imaging (Echo Gradient); Con queste tecniche si possono ottenere immagini con predominante pesatura T1 (con TE corti e angoli di ribaltamento (Flip Angle) uguali o superiori a 90 gradi), che in T2 (con Te lunghi e piccoli angoli di ribaltamento inferiori a 30 gradi). Permettono l’acquisizione volumetrica con spessori di strato molto sottili 1‐3mm (in 3D). Consentono la rilevazione del flusso vascolare nelle sequenze con corto TR/TE (tipicamente 40msec/10msec) e piccoli angoli di flip (15‐20 gradi in acquisizioni 3D e 30‐40 gradi in quelle 2D sequenziali), questi parametri esaltano il segnale del sangue in movimento nei vasi con una buona cancellazione dei tessuti stazionari circostanti (tecnica di Angio‐RM). La tecnica
angiografica può risultare utile nelle malformazioni vascolari come pure nelle lesioni vascolari delle orbite. ‐ Tecniche Echo gradient di soppressione del grasso. Le principali sono: 1) tecnica STIR (Short inversion time inversion recovery); E’ basata su una sequenza IR (inversion recovery) con un tempo di inversione (tempo intercorrente fra l’impulso a radiofrequenza a 180 gradi e quello a 90 gradi) tale da fornire un segnale nullo del grasso. Questa tecnica riceve ancora molti consensi per lo studio delle orbite, pur essendo difficile discriminare il nervo ottico dal circostante liquor, e presentando dei problemi in corrispondenza dell’interfaccia acqua‐grasso in presenza di ipodensità, nonché alla concorrenza di più veloci tecniche di soppressione del segnale grasso. 2) tecnica di DIXON (Phase dependent chemical shift imaging); In questa sequenza vengono prodotte due immagini: la prima uguale alla somma dei segnali dell’acqua e del grasso in fase fra di loro; la seconda uguale alla differenza degli stessi segnali, talvolta in opposizione di fase. Manipolando le due immagini con tecniche di post‐processing, si ottengono le immagini solo acqua e solo grasso. 3) tecnica Chopper; E’ una variante della tecnica precedente, dove invece di produrre due immagini separate, si impiegano due eccitazioni: nella prima acqua e grasso sono in fase, mentre nella seconda si trovano in
oppricagra 4) t VieradfreqdeldelrisoIl Csegfreqseg ‐ Te Si adelottspiseqpos
posizioneava un’imasso
tecnica a
ene seletdiofrequequenza le immagl’impulsoonanza vCMS nongnali dell’quenza, gnale del
ecnica SP
avvale de grasso,iene medn del grquenzeTSssibile ut
e di fasemmagine
d impuls
tivamentenza (sadiversa gini, divio per la saria con n è perfe’acqua e per cui grasso s
PIR (spec
ella differ, richieddiante unrasso anSE e T1Wilizzarla a
. Applicae con la
si selettiv
te eccitaaturaziondall’acquene essesaturaziol’intensitettamentdel grasnon è poenza anc
ctral pres
renza fra e un’omn impulsonullandoW SE in canche in
ando un a cancell
vi per la p
to il tessne), in ua. Per enziale unone del gtà del camte omogso fino aossibile eche altera
saturatio
le frequmogeneitào di inveone il secui il gasT2 (vedi
opportuazione d
presatura
suto grasquanto otteneren aggiustgrasso, pmpo mageneo, vead una loeccitare are un po
on with in
enze di rà di camrsione seegnale. Ssso appaillustrazi
no post‐del solo
azione de
sso con urisuona
e una butamento oiché la gnetico sengono aro sovraed abbaoco quell
nversion
risonanzampo B0
elettivo cSi applicaare iperinione).
processisegnale
el grasso.
un impuante a uona quin frequfrequenstatico (Cad alterapposizionttere tutlo dell’ac
recovery
a dell’acqelevata che defasa di solintenso, m
ng si e del
.
lso a una
ualità enza za di CMS). arsi i ne in tto il cqua.
y)
qua e e si sa gli ito a ma è
Tecnica d’esame L’esame RM dell’orbita si esegue utilizzando un numero di sequenze variabili a seconda della sospetta patologia messa in evidenza dall’esame clinico ed ecografico. Per l’acquisizione si utilizza la bobina Testa (Sense head coil 8 canali‐32 canali) o si impiegano bobine di superficie che essendo più vicine all’anatomia oggetto dello studio offrono un miglior dettaglio ed un più alto rapporto segnale rumore a parità di parametri utilizzati. Nell’utilizzare l’antenna di superficie, si rende necessaria la massima collaborazione del paziente che dovrà avere gli occhi aperti e lo sguardo fisso verso un punto. E’ preferibile un’antenna che esplori ambedue le orbite, ma che dovrà essere associata ad una bobina Testa qualora esista una patologia della via ottica o dei nervi oculomotori. I piani esplorati sono: ‐ Il piano assiale, parallelo al nervo ottico intraorbitario (piano neuro‐oculare) nello sguardo primario; ‐ Il piano coronale o coronale obliquo, perpendicolare al grande asse dell’orbita; ‐ il piano sagittale obliquo, parallelo al piano del nervo ottico retrobulbare; Le sequenze da impiegare sono le Spin Echo T1W, le spin echo TW2 in grado di discriminare meglio la tipologia della lesione, le scansioni Echo Gradient per studiare i rapporti di una massa orbitaria con le formazioni viciniori (nervo ottico e muscoli) e per visualizzare meglio la retina e la sclera, e le sequenze con soppressione del grasso per definire in dettaglio il nervo ottico. Il mezzo di contrasto utilizzato è il Gadolinio (gd‐DTPA acido dietilen triamino pentacetico, Magnevist), e la dose è di 0,2ml/kg con un massimo di 20 ml, somministrato per via endovenosa. La tecnica di acquisizione prevede l’acquisizione di una Spin Echo
pespatcon Exapre
Exapre
sata in Ttologia)) ntrasto co
am card esenti an
am card esenti an
T1 senzada esegon gli ste
del proche le se
del proche le se
a (e conguirsi pressi param
otocollo oequenze o
otocollo equenze o
n saturazrima demetri
orbite suopzionali
orbite sopzionali
zione di l mdc, e
u Achievi)
su Achiei)
grasso e da rip
va Philips
eva Phili
(in base petersi d
s 1,5T (s
ps 3T (s
alla dopo
sono
sono
Ana L'oantgrudiriL'insudspaottstraed orbsecL'oquabasottcmconlatelunrap
atomia n
cchio è teriore duppo di igere il nsieme dddivide l'azio extraico, che ato + intalle vie
bitaria è creto, lubrbita è adrangolse, con ico. La b. in senntrolatererale, dinghezza. ppresenta
normale
un orgadi una camuscoli globo odei muscointerno daconico. convoglterno dele otticheoccupat
brifica l'ouna caviare apeapice rivbase dell'nso vertale, missposta aIl voluma 7 cm.
dell’orbi
no pari avità ossestriati, culare voli extradell'orbitAl centroia gli stimlla paretee. La pota dalla cchio. ità osseaerta antevolto poorbita micale; la ura da ad angoe dell'or
ta
e simmeea detta i musco
verso i voculari fta in unoo del conmoli visive del gloorzione ghiando
a, che heriormenstero‐me
misura 4 cparete 4,4 a 5lo retto,rbita è d
Schemle dipiramforma
etrico, siorbita o
oli extravari punforma il o spazio ino muscovi provenobo oculasupero ola lacrim
ha la fornte in cedialmencm. in semediale cm. di, misurai circa 30
ma delleimensionmide oazioni en
ituato neo cavità aoculari, ti del cacono muintraconiolare decnienti daare) al chesterna male, che
rma di ucorrisponnte a liveenso orize, parall lungheza da 4,50 cm3, d
e orbite cni delle orbitaria ndo‐orbit
ella porzorbitariaconsentampo viuscolare,ico ed incorre il nalla retinhiasma odella cae con il
una piramndenza dello del zontale eela a qzza e q5 a 5 cmdi cui l'oc
che dimopareti d
e dtarie
zione a. Un te di sivo. , che uno nervo a (lo ottico avità suo
mide della foro e 3,5 uella uella m di cchio
ostra della delle
Anatomia RM Le quattro pareti dell’orbita che separano il contenuto orbitario dal cervello circostante e dalle strutture facciali, mostrano assenza di segnale e sono delineabili solo quando interposte a tessuti a più alta intensità di segnale. Il setto orbitario è una sottile guaina fibrosa connessa al periostio del margine orbitario anteriore. Questa guaina di bassa intensità divide l’orbita in un compartimento pre ed uno post settale ed è importante nell’ostacolare la diffusione delle infezioni. Il grasso orbitario è delimitato anteriormente dal setto orbitario. I muscoli extraoculari appaiono come strutture ipointense, meglio visibili nelle sequenze T1 perché risaltano nell’iperintensità del tessuto adiposo endorbitario; nelle sequenze T2, questi sono isointensi o lievemente iperintensi al grasso. I muscoli incrementano intensamente dopo contrasto ed ancora meglio sulle immagini a soppressione di grasso. Il grasso endorbitario mostra una netta iperintensità nelle sequenze T1 che si riduce in T2. La cornea è ipointensa in T2; la camera anteriore è lievemente iperintensa rispetto al vitreo nelle T1 ed isointensa al vitreo nelle T2. Il corpo ciliare è ipointenso in T2. Il cristallino, costituito dal 65% di acqua e dal 35% di proteine, è iperintenso in T1 e ipointenso in T2; l’umor acqueo e l’umor vitreo, per l’elevato contenuto in acqua mostrano un basso segnale nelle T1 ed un alto segnale nelle T2; le pareti del bulbo costituite da tre strati (coroide, retina e sclera) sono separatamente visibili: così la sclera appare di bassa intensità nelle T1 in contrasto all’alta intensità della coroide e della retina. Il nervo ottico, che è ben visibile nelle scansioni assiali e sagittali in tutto il suo decorso, appare come una struttura ipointensa quasi dello stesso segnale dei muscoli.
Le supin rVentemmemeutilsovvisuloroL’astaall’Il su
‐‐‐
Fig
Seziointerm.ob
struttuperiore erapporto ngono smpo di voediante ediante slizzare l’vrapposizualizzazioo decorsrteria ofcca dal suscita deuo decor‐ intrac‐ intrac‐ intrao
ure:
one assiale T1no, 6=n.otticbliquo superio
re vascoe l’arteriaal flussotudiate olo (timetecnicheomminisangiograzione di one dell’ao. ftalmica sifone a liella loggiarso è di nranico analare orbitario
1: 1=globo occo, 7=chiasmare, gl ghiando
olari rica oftalmico ematicomediant
e of flighte MTC strazioneafia digitaimmaginarteria o
è una civello dea cavernoorma sud
culare, 2=m.rea ottico, 8=mola lacrimale
conoscibica che ho. te tecnict), media(magne
di mdc ale sottrni vascolaftalmica
collaterallla sua poosa. ddiviso in
etto inferiorem.retto super
ili sono anno un
che di ante tecnetization gadoliniorattiva inari permee delle s
e della corzione s
n tre seg
, 3= cristallinriore, 9=v.ofta
la ven segnale
angio‐RMiche Phatransfe
o. Se ricn grado ettendo sue branc
carotide sopraclin
menti:
o, 4=m.retto almica superi
na oftalmolto b
M ad effse contraer conthiesto si di evitaruna ottimche in tu
interna oidea, su
esterno, 5= iore, 10=troc
mica basso
fetto ast o trast) può re la male tto il
e si ubito
m.retto clea del
Seziosupe10=a
Seziosupe
one coronale riore, 5=m.ret.oftalmica, gl=
oni sagittali T1riore, 5=m.ret
T1: 1=globo otto interno, 6=ghiandola lac
1 parallele al tto inferiore, 6
oculare, 2=m.=m.retto infecrimale
nervo ottico:6=n.ottico, 7=
.elevatore delriore, 7=m.ret
1=globo oculm.retto intern
lla palpebra, 3tto esterno, 8
are, 2=m.rettno, gl=ghiando
3=m.retto sup8=n.ottico,9=v
o esterno, 3=ola lacrimale.
periore,4 =m.v.oftalmica sup
cristallino, 4=
obliquo periore,
m.retto
Ana La sistIl sretdalganottcilinneupunfuo Sche4= chottic
atomia n
via otticatema di ristema dinica (cel II neurongliari miche; i ndrassi urone) conto ciecoriescono
ma della via ohiasma otticohe, 10=scissur
normale
a, che varicezione,di riceziollule visivone retinultipolarcentri ddelle ceonvergonco retinico dal bulb
ottica: 1=cristao, 5=tratto ottra calcarina, 1
della via
a dalla re, una via ne è rapve dei conico (celi), dal n. di perceellule gano nella co), attrbo costitu
allino, 2=retinatico, 6=talam1=corteccia o
ottica
etina al lodi trasm
ppresentani e bastlule bipoottico, d
ezione, angliari papilla oraversanouendo il
a, 3=n.ottico(ao, 7=3°ventricccipitale
obo occipmissione eato dal I oncelli); olari), dadal chiasdalla comultipolottica o o la con. ottico
a fibre nasali,bcolo, 8=corpo
pitale, coe centri dneuronela via di tal III neuma, dalleorteccia lari delladisco otroide e .
b fibre maculao genicolato e
omprenddi percezie della catrasmissirone (cee bandelcerebraa retinatico (chela scle
ari, c fibre temesterno, 9=rad
e un ione. atena ione, ellule lette le. I a (III e è il ra e
mporali), diazioni
TecTBSrap
cnica TraSS in sogppresenta
act Basedggetti sanato il val
d Spatial ni vs soglore norm
Statistic ggetti affemale dell
etti da rela media
etinopat dei sogg
tia in vergetti sani
rde è i (3)
Ricostrottica tensorassociafibertr
ruzione mediantre di ata alla rack (4)
della te tecnica
diffusricostruz
via a del sione zione
FMsogcom
MRI task dggetto sampito so
di 1° liveano (5), mminist
llo per loin giallorato.
o studio o l’area v
del campvisiva pr
po visivorimaria s
o maculastimolata
re in a dal
Ap
pendice:: parameetri tecnicci relativvi alle seqquenze uutilizzate
Bibliografia 1) Imaging in oftalmologia, Francesco Smaltino ed.Gnocchi 2) Manuale Philips Achieva RMN 3) Tecniche avanzate di Risonanza Magnetica: Rielaborazione del tensore di diffusione con metodo probabilistico e analisi multi‐soggetto TRACT‐BASED SPATIAL STATISTIC.; Tesi TSRM 2012di R.Pirillo, relatore R.Biffi
4) Reconstruction and dissection of the entire human visual
pathway using diffusion tensor MRI, Sabine Hofer*, Alexander
Karaus and Jens Frahm
5) Studi 3T‐fMRI in soggetti affetti da glaucoma monolaterale e
volontari sani: Rielaborazione con SPM5; Tesi TSRM 2012 di Maria
Rita Militello, relatore R.Biffi