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nitente ricorda: – dubitando di non avere confessato qualche peccato oc- culto egli disse: “sta pure di buona voglia e non dubitare che quando tu non conoscessi o ti scordassi di qual- che cosa che importasse, Iddio me la rivelerebbe e di questo stanne sicu- ro”» (Positio super virtutibus). Aveva un fiuto spirituale del tutto particolare: «Egli non era molto faci- le a darmi l’assoluzione, tanto che un anno me l’accordò tre volte, per- ché esigeva grande disposizione ed a questo proposito mi disse un giorno, che egli soleva implorare, ed ottene- re dal Signore un segno interno da ri- solversi a darla. Ben vero non mi pri- vava della frequente comunione. Mi ricordo bene che egli era molto pru- dente specialmente nella direzione delle anime sapendo scegliere i mez- zi secondo le circostanze e le diffe- renti vocazioni, e questo spesso l’ho sperimentato con me stesso. Egli mi ha proibito più volte di far peniten- za, ma la sua cura principale era l’obbedienza, l’abnegazione della propria volontà colle altre virtù inter- ne. A tal proposito mi ricordo che egli mi disse un giorno che non dava a tutti la stessa direzione» (Positio su- per virtutibus). Dio nella sua misericordia ci ha tolti dal mondo La plurisecolare storia barnabitica sempre ha vestito l’habitus della mi- sericordia benché nel volume Pron- tuario dello Spirito non si contempli specificatamente il lemma “Miseri- cordia”, né il suo equivalente di “Compassione” o di “Avere pietà”. Ma Sant’Antonio Maria usò spesso tale termine: per esempio, ponendo- lo come chiave di lettura della sua stessa vocazione. Le prime sue paro- le nella Lettera I sono rivolte infatti a se stesso: «Sia ringraziata la Miseri- cordia di Dio, il quale non mi rende in tutto secondo i miei meriti». Sant’Antonio Maria parla poi del- la misericordia in diversi momenti ricordando anche episodi della Sa- cra Scrittura; per esempio, nella Let- tera II: diceva Michea: «Qual cosa o uomo vuole Dio da Te? Vuole che [tu] faccia giustizia e misericordia, e che con sollecitudine vada al tuo Dio», oppure nel Sermone VII: «Quanto a noi, Dio nella sua miseri- cordia ci ha tolti dal mondo, benché indegni, acciocché – a Lui servendo – passiamo di virtù in virtù nella pa- zienza riportiamo abbondanti frutti di carità. Gloriandoci non solum in spe gloriae filiorum Dei, sed etiam in tribulationibus: scientes quod tri- bulatio patientiam operatur, patien- tia autem probationem, probatio ve- ro spem: spes autem non confundit» (Rm. 5, 2-5). Alla luce degli insegnamenti del Santo Fondatore, Francesco Saverio Maria non aveva bisogno di andare troppo lontano. Le sue Indie erano là, a Napoli, tra i suoi vicoli, la sua chiesa, la sua stanza: «Ho io stesso ammirato quanto era il Venerabile indefesso a prestarsi a sentire le confessioni de’ fedeli, e questo non solo in chiesa, ma anche nella sua stanza. – E ancora: – So molto bene che era il Venerabile portatissimo a soccorrere i miserabili e che non la- STORIA DELL’ORDINE Eco dei Barnabiti 1/2016 25 chiesa di S. Maria di Caravaggio dove sono custodite diverse reliquie del Bianchi, come questi veli che ricoprirono le piaghe delle sue gambe chiesa di S. Maria di Caravaggio, sedia usata dal Bianchi durante gli anni della sua malattia TRIDUO DI PREGHIERE A SAN FRANCESCO SAVERIO MARIA BIANCHI 1) O soavissimo San Francesco Saverio, tu che esercitasti per lunghi anni un vero apostolato di pace, facendoti tutto a tutti, per attirare al cuore SS. di Gesù Cristo quanti a Lui ricorrono, prega per noi perché possiamo tranquillamente sopportare le difficoltà di ogni giorno, affidandoci all’amorosissima Provvidenza di Dio. Pater, Ave, Gloria. 2) O pazientissimo San Francesco Saverio, tu che hai imitato Gesù Crocifisso attraverso la sofferenza di insanabili piaghe, fa che affidando a Lui le nostre difficoltà ed i nostri dolori, raggiungiamo anche noi con perseveranza il traguardo della vita eterna. Pater, Ave, Gloria. 3) O ferventissimo San Francesco Saverio, tu che nell’Ostia adorabile hai trovato la giusta via per tendere al Padre, soprattutto nei momenti in cui il tuo corpo, amante di Gesù Sacramentato trasaliva o cadeva in deliquio, fa che anche noi nella tua imitazione possiamo liberarci dai mali terreni e pregustare fin d’ora le ineffabili realtà del cielo, accostandoci alla Mensa divina. Pater, Ave, Gloria.

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nitente ricorda: – dubitando di nonavere confessato qualche peccato oc-culto egli disse: “sta pure di buonavoglia e non dubitare che quando tunon conoscessi o ti scordassi di qual-che cosa che importasse, Iddio me larivelerebbe e di questo stanne sicu-ro”» (Positio super virtutibus).

Aveva un fiuto spirituale del tuttoparticolare: «Egli non era molto faci-le a darmi l’assoluzione, tanto cheun anno me l’accordò tre volte, per-ché esigeva grande disposizione ed aquesto proposito mi disse un giorno,che egli soleva implorare, ed ottene-re dal Signore un segno interno da ri-solversi a darla. Ben vero non mi pri-vava della frequente comunione. Miricordo bene che egli era molto pru-dente specialmente nella direzionedelle anime sapendo scegliere i mez-zi secondo le circostanze e le diffe-renti vocazioni, e questo spesso l’hosperimentato con me stesso. Egli miha proibito più volte di far peniten-za, ma la sua cura principale eral’obbedienza, l’abnegazione dellapropria volontà colle altre virtù inter-ne. A tal proposito mi ricordo cheegli mi disse un giorno che non davaa tutti la stessa direzione» (Positio su-per virtutibus).

Dio nella sua misericordiaci ha tolti dal mondo

La plurisecolare storia barnabiticasempre ha vestito l’habitus della mi-sericordia benché nel volume Pron-tuario dello Spirito non si contempli

specificatamente il lemma “Miseri-cordia”, né il suo equivalente di“Compassione” o di “Avere pietà”.Ma Sant’Antonio Maria usò spessotale termine: per esempio, ponendo-lo come chiave di lettura della suastessa vocazione. Le prime sue paro-le nella Lettera I sono rivolte infatti ase stesso: «Sia ringraziata la Miseri-cordia di Dio, il quale non mi rendein tutto secondo i miei meriti».

Sant’Antonio Maria parla poi del-la misericordia in diversi momentiricordando anche episodi della Sa-cra Scrittura; per esempio, nella Let-tera II: diceva Michea: «Qual cosa ouomo vuole Dio da Te? Vuole che[tu] faccia giustizia e misericordia, eche con sollecitudine vada al tuoDio», oppure nel Sermone VII:«Quanto a noi, Dio nella sua miseri-cordia ci ha tolti dal mondo, benchéindegni, acciocché – a Lui servendo –passiamo di virtù in virtù nella pa-zienza riportiamo abbondanti fruttidi carità. Gloriandoci non solum inspe gloriae filiorum Dei, sed etiamin tribulationibus: scientes quod tri-bulatio patientiam operatur, patien-tia autem probationem, probatio ve-ro spem: spes autem non confundit»(Rm. 5, 2-5).

Alla luce degli insegnamenti delSanto Fondatore, Francesco SaverioMaria non aveva bisogno di andaretroppo lontano. Le sue Indie eranolà, a Napoli, tra i suoi vicoli, la suachiesa, la sua stanza: «Ho io stessoammirato quanto era il Venerabileindefesso a prestarsi a sentire le

confessioni de’ fedeli, e questo nonsolo in chiesa, ma anche nella suastanza. – E ancora: – So molto beneche era il Venerabile portatissimo asoccorrere i miserabili e che non la-

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chiesa di S. Maria di Caravaggiodove sono custodite diverse reliquiedel Bianchi, come questi veli chericoprirono le piaghe delle sue gambe

chiesa di S. Maria di Caravaggio,sedia usata dal Bianchi durante glianni della sua malattia

TRIDUO DI PREGHIEREA SAN FRANCESCO SAVERIO MARIA BIANCHI

1) O soavissimo San Francesco Saverio, tu che esercitasti per lunghi anniun vero apostolato di pace, facendoti tutto a tutti, per attirare al cuoreSS. di Gesù Cristo quanti a Lui ricorrono, prega per noi perché possiamotranquillamente sopportare le difficoltà di ogni giorno, affidandociall’amorosissima Provvidenza di Dio. Pater, Ave, Gloria.

2) O pazientissimo San Francesco Saverio, tu che hai imitato GesùCrocifisso attraverso la sofferenza di insanabili piaghe, fa che affidandoa Lui le nostre difficoltà ed i nostri dolori, raggiungiamo anche noicon perseveranza il traguardo della vita eterna. Pater, Ave, Gloria.

3) O ferventissimo San Francesco Saverio, tu che nell’Ostia adorabile haitrovato la giusta via per tendere al Padre, soprattutto nei momenti in cuiil tuo corpo, amante di Gesù Sacramentato trasaliva o cadeva in deliquio,fa che anche noi nella tua imitazione possiamo liberarci dai mali terrenie pregustare fin d’ora le ineffabili realtà del cielo, accostandoci allaMensa divina. Pater, Ave, Gloria.

sciava di essere benefico con chiun-que se li presentava, né mai mi è oc-corso sentire che alcuno da lui por-

tatosi a tale oggetto, ederano questi ben noti, edi continuo, fosse partitosenza soccorso» (Positiosuper virtutibus).

Dalla misericordia diDio nelle lunghe ore alconfessionale, alla mi-sericordia dell’Apostolodi Napoli che confessa-va Dio dinanzi agli uo-mini con quei suoi mo-di di dire divenuti cele-bri: «Sarai con me inParadiso!», oppure: «Staallegro, che il paradisoè nostro!»; ma non perquesto si rivelava pocoesigente con i suoi fe-deli: «Anime tapine nonne voglio vedere»!, ri-peteva.

Ma la sua statura spiri-tuale rifulgeva proprionel sacramento della ri-conciliazione: «Confes-sava con grande carità dimodo che non ho assag-giato mai tanto piacereinterno, quanto ne rice-veva nel confessarsi dalui» ricordava il testedon Pasquale di Altamu-

ra. E con grande saggezza così si ri-volgeva ai suoi “colleghi”: «Badiamonoi confessori: quando Iddio batte

un’anima, non abbiamo da consi-gliarle altre mortificazioni, che riusci-rebbero inopportune e forse nocive.Quando poi Iddio smetterà di batter-la, potremo sì consigliarle di battersida sé stessa, ma non siamo mai duein un tempo a battere» (Positio supervirtutibus).

Da qui quel suo essere ricercato,invocato, atteso da persone di ogniceto e condizione sociale, che nongli concedevano tregua neppure da-vanti alla sua cameretta: «La suaporta era sempre aperta per tutti»ricorda il teste barnabita P. Domeni-co Ceraso. E ancora: «So bene…che il Venerabile era chiamato “IlSanto di Portanova”… e per questaragione era continua e confluente lafolla di coloro che venivano a ritro-varlo per essere illuminati e diretti, ealmeno per ricevere da lui la bene-dizione, che tanto valutavano sinoad attendere molto questo momen-to». Eppure non faceva nulla di ec-cezionale, se non rendere credibileil Vangelo, donando la sua miseri-cordia e riuscendo così ad esseretanto felice da recitare la Ninnananna allo stesso Gesù Bambino:«Dormi, dormi, unico Figlio, / Io damadre ti consiglio… - Il mio amoreti fece il letto: / Dormi, dormi o miodiletto…».

una chiamata continua

Che dire di fronte a questo gigantedella misericordia dalle gambe di ar-gilla a causa di quella sua misteriosamalattia che lo fece tanto soffrire?

In sintonia spirituale con Sant’An-tonio Maria la sua non fu tanto una“chiamata nella chiamata” quantouna “chiamata continua” a una vo-cazione più alta, provata da un pe-riodo di forti esperienze misticheche lo portarono a non cadere nellatrappola dell’attivismo fine a se stes-so, quanto nei divini disegni di unapostolato autentico, che sapevaspingersi in profondità dentro le co-scienze per muoverle alla conversio-ne. Anticipando il Concilio Vaticano IIsapeva bene che: «La coscienza è ilnucleo più segreto e il sacrario del-l’uomo, dove egli si trova solo conDio, la cui voce risuona nell’intimitàpropria» (Cost. past.  Gaudium etspes, 16).

Non a caso diversi suoi penitenti,mentre si confessavano da lui, senti-

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Bruxelles, Chiesa de l’Enfant-Jésus, particolaredi una vetrata: (da sinistra) il Beato FrancescoSaverio M. Bianchi accanto a Sant’AlessandroSauli

Napoli, Santuario di Santa Maria Francesca, particolare del dipinto custoditonel Museo e che raffigura San Francesco Saverio Maria al suo capezzale(primo da destra)

vano il loro cuore letteralmente “in-fiammarsi” di amor di Dio, special-mente al momento dell’assoluzione.Così Domenico De Filippi, sacerdo-te secolare di 38 anni di età, ricor-da ciò che gli capitò il 28 agosto1812: «Trovavasi Egli già infermonelle gambe in modo, che non lepoggiava a terra, ma sopra di unosgabello. Nel momento dunque, incui aveva appena cominciata la for-mula dell’assoluzione, fu di tantosorpreso dalla fiamma della Carità,che ben tre volte vidi la sua macchi-na internamente sollevarsi dalla se-dia, soffrir un affanno, e sbalzarglitanto il suo cuore, che io, che avevoil capo quasi che appoggiato al suopetto, me ne pervennero le scosse:fu insomma tale la scossa, che funell’obbligo tre volte d’interromperel’assoluzione, e nell’atto stesso chela proferiva, affannava e si solleva-va, e lo vidi tutto trasformato, e chegli occhi scintillavano fuoco, ed ilvolto acceso, e gli sbalzi del suocuore furono tali, sicché ebbi a farforza per sostenere me, ed il vene-rabile stesso a non cadere, e nell’at-to stesso che io sperimentava inquel momento una straordinariagioia in me stesso, avevo gran com-passione nel vedere quanto il Vene-rabile soffriva».

Quel suo cuore, che pulsava mise-ricordia, idealmente richiama un al-tro barnabita, Antonio Maresca, chenel 1887 pubblicherà un raccontodal titolo: Le vittorie della misericor-dia del cuore di Gesù, dove il giova-ne protagonista, Eugenio, alla finedel volumetto così riassume in pochee toccanti parole il suo incontro conla divina misericordia: «Il cuor di Ge-sù, compassionando al mio stato col-la sua misericordia, spinsemi ad en-trare in una chiesa; ed io, incredulo,piansi, pregai, credetti».

in dieta

San Francesco Saverio Maria com-prese bene che dal cuore si deve ri-partire, perché il santuario più sacrodella misericordia che si espandesull’umanità è il Cuore di Cristo. Pro-prio nell’avvicinarsi al mistero delSacro Cuore troviamo il centro dellarivelazione dell’amore misericordio-so del Padre, come del resto bene haevidenziato il P. Enrico Sironi nel lo-go dell’Anno Santo, evidenziando

come dalla ferita del suo costato siriversi nel calice eucaristico la suadivina misericordia.

Sembrerebbe così chea partire da S. Carlo al-le Mortelle, prima suadestinazione napoletanache egli trasformò nelsuo eremo al punto cheil Superiore Generale nelcomunicare al P. Porrettiche lo nominava suo Vi-ce Maestro annotava:«Gli dica – al P. France-sco Saverio Maria – che

gli anacoreti lasciavano le caverne egli Stiliti scendevano dalla colonne,ogni qualvolta il bisogno della Chiesa

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foglietto autografo di San Francesco SaverioM. Bianchi

chiesa di S. Maria di Caravaggio: spoglie mortali di San Francesco SaverioM. Bianchi, particolare

lo domandasse. Tanto più sarà lode-vole in lui, che non è Stilita lasciareper poco la sua solitudine per assiste-re il noviziato», la sua vita richiami lanecessità di una dieta spirituale di-magrante di fronte a troppa obesitàin tutti i sensi, da quella alimentare,a quella culturale, a quella commer-ciale, a quella televisiva, a quella ec-clesiastica con la sua sovrapposizio-ne di documenti e di commissioni, dieventi e di incontri. Sembrerebbe in-vitare a un ritorno a casa, prima dicorrere il rischio di venire inghiottitidai vortici dell’imborghesimento del-la vita personale, comunitaria e fami-liare, in questo benestante mondooccidentale che allontana dal “puroonore di Cristo, dalla pura utilità delprossimo, dai puri obbrobri e vili-pendi di noi stessi”.

ritornate poveri

Il suo insegnamento chiede dispogliare il nostro cuore dalle pro-prietà che sono dentro di noi: «So

bene che la stanza delVenerabile spirava intutto povertà comin-ciando dalla mattonata,della quale per la massi-ma parte erano smossi imattoni… il resto deimobili non era che po-che squallide sedie, equalche tavolino di le-gno. Le mura eranoadorne di figure di car-ta, e il ritratto della ve-nerabile serva di DioSuor Maria Francescadelle piaghe; sul tavoli-no però vi era una bel-lissima immagine delSS. Salvatore, un Croci-fisso, ed un teschio dimorto» (Positio supervirtutibus).

ritornate obbedienti

Il suo insegnamentochiede di spogliare noistessi di ogni volere perattaccarci alla croce diCristo: «Il Servo di Dioun giorno mi disse: piùpersone da bene vole-vano pregare il Signore,acciò mi avesse liberatoda questo male, senza

riflettere che questo Iddio me lo hamandato per liberarmi dalle penedel Purgatorio, per cui debbo esseregrato a queste divine misericordieche sicuramente mi libereranno da

queste pene purganti» (Positio supervirtutibus).

ritornate casti

Il suo insegnamento chiede di spo-gliare la memoria dimenticandoogni cosa che non sia Dio: «So be-ne che il Venerabile così attaccatoalla divozione di Maria Vergine,che non ometteva il SS. Rosario, edera così attaccato ed occupato diquesto divoto esercizio, che nonpermetteva ad alcuno, che lo aves-se interrotto a segno che anchequando aveva disposto di farsi laconfessione non permetteva l’in-gresso al suo Padre spirituale, ed ioche spesso ho fatto da suo Padrespirituale usavo la cura che il suoservente mi avvisasse quando ave-va finito di recitare il Rosario» (Po-sitio super virtutibus).

ritornate umili

Il suo insegnamento chiede di la-sciare tutto per Cristo: «Ho intesole seguenti cose del Venerabile:quando egli sentiva discorsi malicontro il prossimo, si regolava conumiliare se stesso internamente di-nanzi a Dio, temendo dentro di sédi poter far peggio senza il Divinoaiuto, e poi raccomandando al Si-gnore Dio quelle persone; Secon-do: che cercassi da Dio fortezza epazienza nel patire; Terzo: chesempre e in tutto collocassi solo inDio tutte le mie speranze; Quarto:

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la lapide che ricorda il transito del Servo di Dio Francesco M. Castelli (1752-1771)

chiesa di S. Maria di Caravaggio dove sonocustodite le spoglie mortali del Castelli

che per distaccarmi dai libri, biso-gnava non comprarne di più nep-pure uno, nemmeno discorrere dilibri per fuggirne ed il pensiero e idesideri; Quinto: che per fuggire glionori e dignità, ricordarsi dello sta-to e tempo in cui li desiderava» (Po-sitio super virtutibus).

rientrate in voi stessi

Il suo insegnamento chiede di ri-manere in Dio: «… che, lasciandole conferenze letterarie, si ritirasseper pensare solamente alla colturadello spirito in una vita nascosta;egli tanto seguì non volendo am-mettere nella sua stanza persona al-cuna, ma impiegandosi solamentealla orazione ed all’unione con Dio,che trovava nel ritiro» (Positio supervirtutibus).

un altro santino da sacrestia?

Proprio non si direbbe! Eppurestranamente di lui si conosce anco-ra troppo poco, nonostante l’impo-nente mole di documenti che siconservano, per esempio, anche so-lo nell’Archivio storico romano deiPP. Barnabiti.

Se dalle sue Annotazioni sopra loSpirito di San Francesco di Sales,Capitolo 1, San Francesco SaverioMaria sapeva trarre edificanti com-menti, ad esempio: «La verità chenon è caritatevole, o già la correzio-ne, proceda da una non vera carità.Onde è, che chi ha da riprenderealtri per il suo impiego, quando de-ve dire certe verità difficili da digeri-re, è necessario che prima le facciaconcorrere da un fuoco ardente dicarità», non mancava però di chie-dere la licenza di leggere e di tene-re presso di sé – come tanti suoiconfratelli del tempo – dei libriproibiti: «Per meglio sostenere gliimpieghi che gli addosserà la suaCongregazione e per sua erudizionemaggiore», dal Macchiavelli al Bay-le, dalla Pulzella d’Orleans alleOpere dell’Esprit.

Da questa sua apertura di cuore edi mente traeva delle massime spiri-tuali che fissava in pezzettini di car-ta volanti di vario genere e dimen-sione, come questa: «Il mutare uncuore in petto ad un uomo, e fer-marlo nel buono ed al meglio, è so-lo di Dio».

pregate Dio per me

Nella sua Napoli dell’età napo-leonica, dilaniata da lotte intestine,dal terremoto e dalla eruzione delVesuvio, San Francesco Saverio Ma-ria compose poi delle giaculatorieper allontanare quei flagelli e che

iniziavano e terminavano propriocon l’invocazione alla Misericordia:«Misericordia del mio Dio abbrac-ciateci e liberateci da qualunqueflagello… – sangue preziosissimo diGesù nostro amore gridate al vostrodivin Padre misericordia per noi, eliberateci… – Piaghe del mio Gesù,

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San Felice a Cancello (CE), Chiesa di S. Giovanni Evangelista, Cappella internadella comunità dei PP. Barnabiti che custodisce la reliquia della mano diSan Francesco Saverio M. Bianchi

Napoli, Capodimonte, memorie di San Francesco Saverio M. Bianchi nellaBasilica minore dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio e Regina dellaCattolica Chiesa, chiamata “La Piccola San Pietro”

bocche di amore e di misericordiaparlate propizio per noi al vostroceleste padre, nascondeteci in voi,liberateci… – Eterno Padre, voi nonamate la morte del peccatore mache si converta e viva, fate per mi-sericordia che noi viviamo e siamovostri».

Ma lui chiedeva anzitutto miseri-cordia per se stesso: «Il Servo di Dio

era solito nel dire la messa pronun-ziare alcune parole le ultime sillabavadelle quali colpivano il mio orecchio,conosceva però io non essere nelmessale, per cui gli dissi per quellaconfidenza, che esso mi accordava.P. Bianchi io voglio sapere cosa sonoalcune parole che voi dite nella mes-sa che non esistono nel messale? Edegli mi rispose: PREGATE DIO PERME» (Positio super virtutibus).

Un invito a pregarlo assieme alServo di Dio Francesco M. Castelli,che da San Francesco Saverio Maria,suo Padre Maestro, venne chiamato:“Fiore del Vesuvio”.

Anche le sue spoglie mortali ripo-sano nella chiesa napoletana di San-ta Maria di Caravaggio; ancora ac-canto al Bianchi che con queste pa-role predisse la sua morte in SantaAnastasìa avvenuta il 18 settembre1771: «Inginocchiamoci. In questo

momento è spirato Don FrancescoCastelli assistito dal P. Narducci».

passi da gigante verso la santità

Nel 1791, poco prima di morire,quasi fosse un testamento spirituale,Suor Maria Francesca delle cinquepiaghe lasciò al suo “santino” in erba,il Bianchi – del quale predisse gli

onori degli altari –, sette moniti per unsuo sicuro cammino di perfezione:«1) Che in udire qualche peccato deiprossimi si umiliasse col cuore davantia Dio, riconoscendosi capace per sédi fare peggio, e pregasse per quelli;2) Che domandasse a Dio fortezza epace nel patire; 3) Che in Dio solocollocasse le sue speranze; 4) Che perspogliarsi del soverchio amore deglistudi, non più cercasse libri, non neparlasse; ne fuggisse fino il desiderioed il pensiero; 5) Che prendesse in or-rore le dignità e le onoranze, ricordan-dosi con dolore d’averle amate altravolta; 6) Che chiamato a prepositurao a vescovado, costantemente se neschernisse, dacché Dio non lo voleva,e vi opponesse le giuste ragioni di suasanità malferma e disadatta al peso diuffici sì alti; 7) Per ultimo, nello scon-tro di qualche tentazione, rinnovassela buona volontà, e frattanto con umi-

le paziente orazione ne accettasse iltravaglio, per sconto dei suoi peccati eper rassomiglianza ed amore di GesùCristo agonizzante nel giardino degliulivi e sopra la Croce». All’indomanidella morte di Maria Francesca, avve-nuta il 6 ottobre 1791, venne imme-diatamente introdotta la sua causa dibeatificazione, di cui Francesco Save-rio Maria fu il primo postulatore.

Ma nonostante questo la vita delBianchi appare ancora oggi troppo av-volta nel mistero: dalle quelle sue san-te mani che quando toccavano tra-smettevano una forza divina, che arre-starono perfino la lava del Vesuvio aTorre del Greco nell’agosto del 1804 epoi nel 1805, e che tante benedizionie assoluzioni hanno impartito, tante la-crime hanno asciugato, tanti volti han-no accarezzato, a quelle sue provvi-denziali gambe – diventate come bariliscottanti – le cui piaghe erano da luichiamate: “misericordie di Dio”, e cheperò mai gli impedirono di celebrarela Santa Messa, ritornando subito dopoincapaci di sostenerlo, a quel suo gran-de cuore che amava ricordare: «Chi vi-ve con Dio sta sempre contento».

Un modello per tutti: santo, dotto eumile. Basti canticchiare anche soloquesta sua stupenda canzoncina pervolergli davvero bene: «Gesù Bambi-no amor io ti saluto / Or che dal Cieloin terra sei venuto / Io coll’amore mioil cor ti dono / E tu con il tuo amordammi il perdono. - Mio caro Bambi-nello / Tu sei un Romitello / Rinchiusoin piccol seno / Ne stai d’amor ripie-no. - Or fa che l’alma mia / la tua cel-letta sia / Gesù Bambino amore / Dehvieni nel mio core / Se vieni o Gesùmio / Per latte ti darò l’amore mio».

conclusione orante

San Francesco Saverio Maria Bianchiin questo Anno Santo della Misericor-dia ti affidiamo in particolare la caraProvincia Italiana Centro Sud, che si èriunita ai tuoi piedi per invocare la tuaprotezione e la tua divina intercessio-ne. Che su di essa, come su tutti colo-ro che oggi ti invocano, mai manchi latua provvida benedizione: «Il SignoreIddio vi guardi e benedica; volga il suoDivino Volto verso di voi, vi dia pace,vi liberi dal peccato, vi accresca l’amo-re suo e vi conceda il gran dono dellasanta perseveranza finale. Amen».

Filippo Lovison

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Napoli, Chiesa di S. Maria di Caravaggio, 30 gennaio 2016. Un momentodella Concelebrazione per la chiusura del Bicentenario della morte di SanFrancesco Saverio M. Bianchi (1815-2015), presieduta da S. Ecc.za Mons.Antonio Di Donna, Vescovo di Acerra, alla presenza del Superiore GeneraleFrancisco Chagas Santos da Silva, del Superiore Provinciale Pasquale Riilloe di diversi Confratelli