«IN GESÙ CRISTO IL NUOVO UMANESIMO» - barnabiti.net · IL NUOVO UMANESIMO» Consigli evangelici...

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VITA CONSACRATA Eco dei Barnabiti 4/2015 8 C ompiamo un secondo passo nella riflessione che abbiamo iniziato nello scorso numero sulle sfide che il nuovo umanesimo offre alla vita consacrata. Il tentativo di questo secondo passo è di entrare nel merito della questio- ne per cogliere l’importanza antropo- logica ed esistenziale dei consigli evangelici, elemento distintivo della vita consacrata. Seguire Gesù da vicino, imitando i suoi gesti e adottando il suo stile di vi- ta, è quello che configura esistenzial- mente il progetto vocazionale dei con- sacrati. La spiritualità della vita consa- crata, cioè la forma concreta di vivere la propria vocazione consacrata, s’ispi- ra direttamente al vangelo, i cui consi- gli e orientamenti sono tradotti, per la persona chiamata, nei voti religiosi. Ciò che a noi interessa sapere è se la povertà, la castità e l’obbedienza trova- no giustificazione all’interno di un pro- getto antropologico; se è coerente da un punto di vista razionale una forma di vita ispirata alla rinuncia dei beni che costituiscono l’oggetto di tendenze pienamente umane; se la professione dei consigli evangelici, con le sue im- plicazioni di distacco, contraddice lo sviluppo naturale della persona. Parlare di vita consacrata e, in par- ticolare, di consacrazione attraverso i consigli evangelici, significa parlare del mistero dell’uomo, dell’uomo concreto che trova in Cristo, il Verbo Incarnato, il significato della propria esistenza, la propria identità e la sua vocazione nella storia. In questo senso, soggetto e centro della consacrazione, è l’uomo reden- to da Cristo, divenuto membro del suo corpo, corresponsabile con lui del disegno di salvezza del Padre. «IN GESÙ CRISTO IL NUOVO UMANESIMO» Consigli evangelici e realizzazione umana Parlare di consacrazione attraverso i consigli evangelici, significa parlare del mistero dell’uomo concreto che trova in Cristo il significato della propria esistenza, la propria identità e la sua vocazione nella storia. il consacrato è l’uomo redento da Cristo e divenuto membro del suo corpo - Dettaglio del volto del Pantocratore - Cattedrale di Cefalù

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VITA CONSACRATA

Eco dei Barnabiti 4/20158

Compiamo un secondo passonella riflessione che abbiamoiniziato nello scorso numero

sulle sfide che il nuovo umanesimooffre alla vita consacrata.Il tentativo di questo secondo passo

è di entrare nel merito della questio-ne per cogliere l’importanza antropo-logica ed esistenziale dei consiglievangelici, elemento distintivo dellavita consacrata.Seguire Gesù da vicino, imitando i

suoi gesti e adottando il suo stile di vi-ta, è quello che configura esistenzial-mente il progetto vocazionale dei con-sacrati. La spiritualità della vita consa-crata, cioè la forma concreta di viverela propria vocazione consacrata, s’ispi-ra direttamente al vangelo, i cui consi-gli e orientamenti sono tradotti, per lapersona chiamata, nei voti religiosi.Ciò che a noi interessa sapere è se la

povertà, la castità e l’obbedienza trova-no giustificazione all’interno di un pro-getto antropologico; se è coerente daun punto di vista razionale una formadi vita ispirata alla rinuncia dei beniche costituiscono l’oggetto di tendenzepienamente umane; se la professionedei consigli evangelici, con le sue im-plicazioni di distacco, contraddice losviluppo naturale della persona.Parlare di vita consacrata e, in par-

ticolare, di consacrazione attraverso iconsigli evangelici, significa parlaredel mistero dell’uomo, dell’uomoconcreto che trova in Cristo, il VerboIncarnato, il significato della propriaesistenza, la propria identità e la suavocazione nella storia.In questo senso, soggetto e centro

della consacrazione, è l’uomo reden-to da Cristo, divenuto membro delsuo corpo, corresponsabile con luidel disegno di salvezza del Padre.

«IN GESÙ CRISTOIL NUOVO UMANESIMO»

Consigli evangelici e realizzazione umanaParlare di consacrazione attraverso i consigli evangelici, significa parlare del mistero dell’uomoconcreto che trova in Cristo il significato della propria esistenza, la propria identità e la suavocazione nella storia.

il consacrato è l’uomo redento da Cristo e divenuto membro del suo corpo -Dettaglio del volto del Pantocratore - Cattedrale di Cefalù

La consacrazione attraverso i consiglievangelici è di conseguenza il proces-so di sviluppo integrale della personaumana fatta nuova dallo Spirito nellapartecipazione alla vita di Dio in Cristoe alla sua missione salvifica, qualemembro del suo corpo, la Chiesa.

consigli evangelicie realizzazione umana:

verso un’antropologia dei voti

Un primo tentativo di risposta ciarriva dal Magistero. Nel documentoPotissimum Istitutionis, della Congre-gazione degli Istituti di Vita Consa-crata e le Società di vita apostolicadel 1990, si afferma:«I Consigli Evangelici raggiungono

la persona umana a livello delle trecomponenti essenziali della sua esi-stenza e delle sue relazioni: l’affettivi-tà, l’avere e il potere. Questo radica-mento antropologico spiega come latradizione spirituale della chiesa liabbia frequentemente messi in rela-zioni con le tre concupiscenze ricorda-te da S. Giovanni (cfr. 1Gv 2, 15-17).La loro pratica ben condotta favori-sce la maturazione della persona, lalibertà spirituale, la purificazione delcuore, il fervore della carità e aiuta ilreligioso a cooperare alla costruzionedella città terrena» (PI 12).Così, la pratica dei consigli evan-

gelici non suppone in se stessa nes-suna diminuzione dell’uomo, il suodinamismo naturale implica un dop-pio movimento di ‘rinuncia’ e ‘svi-luppo’, di ‘attaccamento’ e di ‘distac-co’. Questi due movimenti invece diopporsi tra loro, sono due parti dellostesso impulso di crescita personale.Anticipando ciò che andremo a dire

più avanti, dobbiamo riconoscere chela castità è una forma specifica di assu-mere la propria sessualità, dove si mo-bilita l’affettività della persona a servi-zio del regno; l’obbedienza equivale auna radicale disponibilità per andare làdove lo esige la necessità del prossi-mo; la povertà mette a disposizionedella comunità umana tutto quello cheappartiene a ciascuno come proprio.Si tratta di recuperare tutto quello

che di celeste ha la “triplice concupi-scenza”, cioè santificare nella casti-tà, nella povertà e nell’obbedienza, ilpotere, incluso nell’amore, nella ric-chezza e nell’indipendenza.La chiamata alla vita nei consigli

evangelici di castità, povertà e obbe-

dienza è esigente e radicale rispetto adaltre vocazioni. La realizzazione diquesta chiamata speciale con le sueesigenze, se da un lato tende a dar for-za, coerenza, maturità alla vita, dall’al-tro lato impone ‘tagli’ e ‘rotture’ chesembrano essere eccessive, estranee, alnostro modello di normalità e maturità.Ci troviamo così al centro del para-

dosso della vita umana e religiosa.Nonostante questa ‘paradossalità’,dobbiamo affermare la piena ‘umani-tà’ e ‘umanizzazione’ della scelta divita consacrata e conseguentementesostenere con forza che la persona delconsacrato e della consacrata si realiz-za pienamente dicendo ‘sì’ al trascen-dente, aprendosi all’Altro da sé, rinne-gando se stessa, donandosi e accet-tando l’altro. È superando il proprioegoismo, donandosi, che la personacresce in maturità e forza interiore.In questo senso il progetto di vita del

consacrato non è diminuzione di uma-nità o alienazione della condizioneumana, ma è progetto di pieno svilup-po della personalità umana, seppur inuna prospettiva diversa e particolare.

Da ciò possiamo indicare alcuni trat-ti fondamentali della personalità delconsacrato e della consacrata comepersona totalmente realizzata e matura.Il consacrato e la consacrata vivo-

no in piena intimità con Dio, sempreattenti alla sua chiamata interiore, ea essere in sintonia con Lui.Vivono nel mistero dell’amore di

Dio, che porta a impostare la propriaesistenza come generosità senza limiti,come amore oblativo e disinteressato.Hanno come ‘fonte’ e ‘origine’ del

loro esistere l’amore di Dio, così chela ‘rinuncia’ è più facile, diventa su-peramento dei propri limiti per vive-re l’amore di Dio in piena libertà euniversalità.In concreto il motore della rinun-

cia nel progetto di vita consacrata èl’amore, come fecondità nuova, co-me creazione di una forma elevata difraternità e comunità umana, comededizione all’opera di servizio aglialtri, come vita apostolica nella testi-monianza della Parola.Tutto questo significa che il conte-

nuto dei consigli evangelici si basa

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il consacrato vive in piena intimità con Dio, sempre attento alla sua chiamatainteriore - Duccio di Boninsegna: vocazione di Pietro e di Andrea - NationalGallery of Art di Washington

chiaramente nel significato della vitaconsacrata come progetto umano pe-culiare dove si vive il senso del mon-do e dell’altro in una prospettiva ditrascendenza e d’irreversibilità.È un modo singolare di assumere

l’esistenza e, quindi, una nuova mes-sa a fuoco della propria realizzazio-ne dove nessuna facoltà umana sof-fre una diminuzione.

D’altra parte, è certo, che la prati-ca dei consigli evangelici esercitauna funzione critica veramente effi-cace e salutare sulla prassi del mon-do e della vita della Chiesa.Prima di entrare nel merito dei sin-

goli consigli evangelici, possiamo, insintesi, affermare che la vita consa-crata ha, in se stessa, la capacità dipromuovere tutte le potenzialità la-tenti di una persona nella sua dimen-sione intellettuale, morale, affettiva,artistica, ludica, professionale.E allo stesso modo che i voti di po-

vertà, castità e obbedienza non sonoostacolo allo sviluppo integrale dellapersonalità, non suppongono una di-minuzione dell’uomo, piuttosto sonooccasione di crescita dell’uomo e del-la sua persona in modo maturo e libe-ro. I consigli evangelici sono la basedel progetto di vita consacrata intesocome progetto umano, come modosingolare di assumere l’umanità.

la castità, forma specifica di viverela propria sessualità

Il Concilio Vaticano II nella costitu-zione dogmatica Gaudium et Spes, alnumero 12, sottolinea il ruolo centraledella sessualità nella vita dell’uomo, eil vero senso della castità consacrata.«L’uomo per la sua intima natura è

un essere sociale, e senza i rapporti

con gli altri non può vivere né esplici-tare le sue doti».L’esercizio di questa dimensione, il

cui canale legittimo è l’istituzione delmatrimonio e della famiglia, compor-ta una serie di vantaggi di capitaleimportanza per l’uomo, per la donna,e per tutta l’umanità. Il Concilio però,accanto al matrimonio, riconosce unaltro stato nel quale è possibile viverela sessualità senza diminuzione dellapersona: la castità consacrata; o me-glio ancora il celibato per il Regno,come stato di vita, liberamente accet-tato, non contrario alla dignità dellapersona. Il celibato per il Regno èconsiderato dal Concilio come donospeciale e non come semplice rinun-cia, e ancor di più come segno di do-minio e completa maturità.«La castità abbracciata per il Regno

dei cieli, quale viene professata daireligiosi, deve essere guardata comeinsigne dono della grazia» (PC 12).

Nel Magistero della Chiesa la per-fetta castità ha le sue radici in unterreno antropologico indiscusso, lasessualità. In questo senso la castitàconsacrata non si colloca fuori dallapersona, né contraddice o sminuiscela dimensione ‘sessuata’ dell’uomo edella donna. È, piuttosto, una formadi vita particolare, mediante la qualela dimensione sessuale della personaè totalmente assunta e valorizzata.«Essi non solo siano preavvertiti cir-

ca i pericoli ai quali va incontro la ca-stità, ma devono essere educati inmaniera tale da abbracciare il celiba-to consacrato a Dio anche come unbene per lo sviluppo integrale dellapropria persona» (PI 13).Se vogliamo riflettere sulla castità

dal punto di vista antropologico edesistenziale, non ci resta che consi-derare la castità nell’ambito dellasessualità, perché questa è condizio-ne biografica necessaria e costitutivadi ogni essere umano.Se leggiamo la castità all’interno di

questa dimensione dell’uomo, essanon può contenere nessuna riduzio-ne o diminuzione della persona: peressere ‘umane’ la castità e la vergini-tà, devono essere necessariamentesessuate; in caso contrario tali scelteandrebbero a discapito dello svilup-po della persona e si opporrebberoal progetto di vita che implica la vo-cazione consacrata.In questo senso bisogna dire che la

castità, assumendo e vivendo la ses-sualità in modo speciale, non portacon sé la rottura della relazione uma-na implicita in essa, ma indica cheil necessario riferimento all’altro èesercitato in modo totale e completo,senza mediazioni estranee che la im-poveriscono, cosicché la mutua pre-senza si stabilisce direttamente, daspirito a spirito, senza necessità delricorso al corpo.Questo fatto vuole dimostrare che la

relazione sessuale, così com’è coltaordinariamente, non costituisce l’uni-co termine obbligatorio dello sviluppodella persona umana, né è l’esigenzaultima delle sue aspirazioni legittime.La reciprocità propria della sessualità

dice che non è tanto importante il per-corso che è compiuto, quanto piuttostola meta che si vuole raggiungere, cioèla piena comunione interpersonale.Questa è la ragione che conduce,

chi ha visto nel bene dell’altra personail senso ultimo della propria esistenza,

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la castità consacrata non si colloca fuori dalla persona, né contraddice osminuisce la dimensione ‘sessuata’ dell’uomo e della donna

a superare le barriere della materia nel-le sue relazioni intime con lui, ci aiutaad apprezzare l’altro per quello che è,una persona, e non un oggetto. In que-sto modo l’amore compie la funzionedi personalizzazione che gli è propria.In questa prospettiva il fondamen-

to, la causa e l’effetto della castitànel celibato religioso è l’amore. Se lacarità è il miglior elemento di discer-nimento per la virtù, lo è a maggiorragione quando la finalità di una vo-cazione al celibato si situa in unmondo in cui l’amore è progressiva-mente svuotato della sua pienezza,dove la discordia accresce la distan-za e il piacere si erige a idolo.Sarebbe un’impostazione sbagliata

affermare che la rivalutazione dellacastità nel celibato avviene a spesedi un buono sviluppo umano, o chetale sviluppo avvenga a spese dellacastità consacrata. Né è attraverso lapaura, la repressione o l’ossessioneche deve funzionare l’osservanzadella castità in una persona.Il celibato si esprime in una vita

piena d’amore, che irradia cordialitàe servizio, ed è questa stessa vita chefacilita un’adeguata vita di celibato.Una castità nel celibato consacra-

to, vissuta in forma ossessiva, osser-vata in sé e senza ripercussioni al-l’esterno, mancherebbe di senso. An-che dicendo che si è scelto Diocome ‘compagno di vita’, non si de-ve sottovalutare l’assunzione dei va-lori antropologici. In caso contrariosi correrebbe il rischio di frivolezzeinfantili e di asprezze da scapoli.Qualunque sia la condizione di vita

scelta, bisognerà sempre considerare lasessualità in coerenza con la scelta fat-ta; la vita di celibato consacrato non èasessuale, né transessuale. La sessuali-tà, al contrario, se considerata adegua-tamente, è una parte della personaconsacrata all’amore di Dio e del mon-do. La sessualità è fonte di energia co-stitutiva della virilità e della femminili-tà: ci rende più uomini o più donne.Non si tratta, quindi, di chiederci checosa faremo della nostra sessualità, macome orienteremo la nostra vita.

in conclusione

La vocazione al celibato per il Re-gno di Dio, come ogni vocazione pro-fetica, è un dono particolare (carisma)dato alla Chiesa e al mondo per cui al-cune persone sono invitate a organiz-

zare l’esistenza al di là d’innegabili ecerti valori temporali, cioè a vivere unavita più esplicitamente efficace di fede,carità e speranza perché impegnata ra-dicalmente a esprimere la condizioneescatologica della salvezza.La vocazione al celibato per il Re-

gno di Dio non è dunque da confon-dere col desiderio d’isolamento e di‘sacra solitudine’, non è decisione difuga o sintomo d’immaturità umana; èinvece lucido progetto di vita a favoredel Dio vivente, che si situa oltre ogniinclinazione o distorsione psicologica.Infine, il celibato per il Regno di

Dio è da ritenere una realtà netta-mente e formalmente diversa da ciòche potrebbe essere uno strumentoascetico per la migliore osservanzadel precetto naturale e morale che re-gola la funzione sessuale dell’uomo.Il celibato non si realizza con l’os-

servanza dei precetti naturali sullasessualità, quanto piuttosto col quoti-diano vivere in rapporto religiosocon Dio per l’annuncio della salvez-za. Pertanto il dovere specifico delreligioso in forza della scelta del ce-libato si definisce come situazioneessenzialmente religiosa, ossia nonpropriamente come un impegno spe-ciale all’osservanza della legge natu-

rale che regola l’umana funzione ses-suale ma piuttosto come rapporto diesistenza col Dio vivente che dona lasalvezza, in vista dell’instaurazionedel suo Regno definitivo.«La castità rende libero in maniera

speciale il cuore dell’uomo, così daaccenderlo sempre più di carità versoDio e verso tutti gli uomini. Uno deipiù grandi contributi che il religiosopuò apportare agli uomini di oggi ècertamente quello di rivelare loro,con la sua vita più che con le sue pa-role, la possibilità di una vera dedi-zione e apertura agli altri, condi -videndo le loro gioie, rimanendo fedele e costante nell’amore, senzaatteggiamento di dominio e di esclu-sività» (PI 13).Giustamente si è scritto che chi cer-

ca di fare e agire in favore degli altri,o del mondo, senza approfondire laconoscenza di sé, la propria libertà,integrità e capacità di amare, nonavrà niente da dare agli altri. Comu-nicherà loro nient’altro che il conta-gio delle proprie ossessioni, aggressi-vità, delusioni riguardanti fine e mez-zi e ambizioni, egocentriche.

Eugenio Brambilla

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UN TESTO DI GIOVANNI PAOLO II

La continenza “per” il regno dei cieli è certamente in rapporto con la rive-lazione del fatto che “nel” regno dei cieli «non si prende né moglie né marito»(Mt 22,30). E un segno carismatico. L’essere uomo vivente, maschio e femmina,il quale nella situazione terrena, dove di solito «prendono moglie e prendonomarito» (Lc 20,34), sceglie con libera volontà la continenza “per il regno deicieli”, indica che in quel regno, che è l’“altro mondo” della risurrezione,«non prenderanno moglie né marito» (Mc 12,25), perché Dio sarà “tutto intutti” (1Cor 15,28). Tale essere uomo, maschio e femmina, addita dunque la“verginità” escatologica dell’uomo risorto, in cui si rivelerà, direi, l’assoluto edeterno significato sponsale del corpo glorificato nell’unione con Dio stesso,mediante la visione di lui “a faccia a faccia”; e glorificato, anche, mediantel’unione di una perfetta intersoggettività, che unirà tutti i “partecipi dell’altromondo”, uomini e donne, nel mistero della comunione dei santi. La continenzaterrena “per il regno dei cieli” è indubbiamente un segno che indica questaverità e questa realtà. E segno che il corpo, il cui fine non è la morte, tende allaglorificazione ed è già per ciò stesso, direi, tra gli uomini una testimonianzache anticipa la futura risurrezione. Tuttavia, questo segno carismatico dell’“altromondo” esprime la forza e la dinamica più autentica del mistero della“redenzione del corpo”: un mistero, che da Cristo è stato iscritto nella storiaterrena dell’uomo e in questa storia da lui profondamente radicato. Così,dunque, la continenza “per il regno dei cieli” porta soprattutto l’improntadella somiglianza a Cristo, che, nell’opera della redenzione, ha fatto egli stessoquesta scelta “per il regno dei cieli”.

Cf. Rapporto tra continenza “per il regno dei cieli” e fecondità soprannaturaledello spirito umano. Udienza del mercoledì, 24 marzo 1982.