UNITÀ E FUOCO - barnabiti.net · di amore per il Crocifisso vivo e per il suo Vangelo, in tempi...

8
ECUMENISMO Eco dei Barnabiti 3/2016 12 N on è mia intenzione nar- rare le vicende storiche della fondatrice dell’Ope- ra di Maria o del Movimento dei fo- colari, cioè di Chiara Lubich (1920- 2008), singolare e straordinaria don- na trentina che Dio ha suscitato come dono ricco di grazia e di profe- zia per la vita della sua Chiesa e per il mondo intero. Sarebbe insensato infatti presumere di riuscire a parlare di lei e del suo carisma in modo ade- guato, addirittura in poche pagine. Per conoscerla bene basta consultare l’immensa bibliografia con la docu- mentazione che la riguarda. A me preme semplicemente mettere in ri- salto l’umile origine della sua espe- rienza di fede e del carisma poliedri- co che la caratterizza, carisma che nel tempo si è svelato e sviluppato in vari modi, sempre “per l’utilità co- mune” (1Cor 12,7) della Chiesa e del mondo, nel nome dell’amore che unisce, rivelandosi sem- pre più come esperienza originale, bella e attuale, soprattutto come opera di Dio, in grado di aprir- si successivamente an- che alla causa ecume- nica e interreligiosa. Ed è proprio per questo motivo che continua a manifestarsi come opera provvidenziale e con- vincente in innumerevo- li nazioni, coinvolgendo laici, sacerdoti, religio- si/e, vescovi, ogni fascia di età, soprattutto quella giovanile. parvis orta principiis Pensando all’umile ori- gine accennata, torna spontaneamente alla me- moria un’espressione del barnabita p. Giovanni Ga- buzio, che ricordando gli inizi della storia della nostra Congregazione, parla di «parvis orta principiis». Di piccoli e umili inizi infatti si tratta, grazie all’incontro di tre giovani con- cordi: Antonio Zaccaria, Giacomo Morigia e Bartolomeo Ferrari, ardenti di amore per il Crocifisso vivo e per il suo Vangelo, in tempi burrascosi per la Chiesa del ‘500, chiamati poi a collaborare alla sua riforma a parti- re dalla riforma di se stessi, nella vita comune. È così che si rivela lo stile di Dio nel dare inizio, con impulsi particolari, alle sue grandi opere de- stinate a svilupparsi e diffondersi co- me a lui piace. A conferma esempla- re di questo stile divino basti ricorda- re l’umilissima manifestazione del mistero dell’incarnazione del Verbo per la redenzione dell’intera umani- tà. Infatti «il Regno di Dio non viene in modo da attirare gli sguardi» (Lc 17,20), ma nella piccolezza e nel- l’umiltà e le sue opere non cessano mai di stupire. il progetto è in Cielo Chiara Lubich in numerosi inter- venti amava narrare con umile sor- presa le origini della sua vocazione e del movimento che ne sarebbe scatu- rito, mettendo in evidenza come Dio l’abbia chiamata e presa per mano a soli 23 anni, e come si sia lasciata semplicemente condurre da lui ab- bandonandosi totalmente alla sua volontà, tenendo gli occhi fissi su Gesù Cristo, volto del Padre. Chiara UNITÀ E FUOCO Chiara Lubich e la scoperta della vocazione ecumenica L’origine di una esperienza di fede e di un carisma che nel tempo si è svelato e sviluppato in vari modi, come esperienza originale, bella e attuale, in grado di aprirsi anche alla causa ecumenica e interreligiosa. Trento: duomo - la Porta Santa della Misericordia Chiara a 23 anni

Transcript of UNITÀ E FUOCO - barnabiti.net · di amore per il Crocifisso vivo e per il suo Vangelo, in tempi...

ECUMENISMO

Eco dei Barnabiti 3/201612

Non è mia intenzione nar-rare le vicende storichedella fondatrice dell’Ope-

ra di Maria o del Movimento dei fo-colari, cioè di Chiara Lubich (1920-2008), singolare e straordinaria don-na trentina che Dio ha suscitatocome dono ricco di grazia e di profe-zia per la vita della sua Chiesa e peril mondo intero. Sarebbe insensatoinfatti presumere di riuscire a parlaredi lei e del suo carisma in modo ade-guato, addirittura in poche pagine.Per conoscerla bene basta consultarel’immensa bibliografia con la docu-mentazione che la riguarda. A mepreme semplicemente mettere in ri-salto l’umile origine della sua espe-rienza di fede e del carisma poliedri-co che la caratterizza, carisma chenel tempo si è svelato e sviluppato invari modi, sempre “per l’utilità co-

mune” (1Cor 12,7) dellaChiesa e del mondo, nelnome dell’amore cheunisce, rivelandosi sem-pre più come esperienzaoriginale, bella e attuale,soprattutto come operadi Dio, in grado di aprir-si successivamente an-che alla causa ecume-nica e interreligiosa. Edè proprio per questomotivo che continua amanifestarsi come operaprovvidenziale e con-vincente in innumerevo-li nazioni, coinvolgendolaici, sacerdoti, religio-si/e, vescovi, ogni fasciadi età, soprattutto quellagiovanile.

parvis orta principiis

Pensando all’umile ori-gine accennata, tornaspontaneamente alla me-moria un’espressione delbarnabita p. Giovanni Ga-buzio, che ricordando gli inizi dellastoria della nostra Congregazione,parla di «parvis orta principiis». Dipiccoli e umili inizi infatti si tratta,grazie all’incontro di tre giovani con-cordi: Antonio Zaccaria, GiacomoMorigia e Bartolomeo Ferrari, ardentidi amore per il Crocifisso vivo e peril suo Vangelo, in tempi burrascosiper la Chiesa del ‘500, chiamati poia collaborare alla sua riforma a parti-re dalla riforma di se stessi, nella vitacomune. È così che si rivela lo stiledi Dio nel dare inizio, con impulsiparticolari, alle sue grandi opere de-stinate a svilupparsi e diffondersi co-me a lui piace. A conferma esempla-re di questo stile divino basti ricorda-re l’umilissima manifestazione delmistero dell’incarnazione del Verbo

per la redenzione dell’intera umani-tà. Infatti «il Regno di Dio non vienein modo da attirare gli sguardi» (Lc17,20), ma nella piccolezza e nel-l’umiltà e le sue opere non cessanomai di stupire.

il progetto è in Cielo

Chiara Lubich in numerosi inter-venti amava narrare con umile sor-presa le origini della sua vocazione edel movimento che ne sarebbe scatu-rito, mettendo in evidenza come Diol’abbia chiamata e presa per mano asoli 23 anni, e come si sia lasciatasemplicemente condurre da lui ab-bandonandosi totalmente alla suavolontà, tenendo gli occhi fissi suGesù Cristo, volto del Padre. Chiara

UNITÀ E FUOCOChiara Lubich e la scoperta della vocazione ecumenica

L’origine di una esperienza di fede e di un carisma che nel tempo si è svelato e sviluppato in varimodi, come esperienza originale, bella e attuale, in grado di aprirsi anche alla causa ecumenicae interreligiosa.

Trento: duomo - la Porta Santa della Misericordia

Chiara a 23 anni

all’inizio non aveva alcun progettoparticolare né per sé, né per altri, senon quello di pensare, con alcuneamiche, ad aiutare persone in diffi-coltà, povere e disagiate, in un con-testo di guerra, di bombardamenti etra le macerie.Dove ha attinto tanta luce, tanto

capire, tanta determinazione, tantocoraggio? Lei stessa lo racconta: «Ilmovimento ebbe inizio a Trento.Quando ciò avvenne io non avevonessun progetto in mente, nessunprogramma. L’idea di quest’Operaera in Dio, il progetto in Cielo. Co-sì all’inizio, così durante gli anni delsuo sviluppo. Era il 1943. Infuriavala guerra anche a Trento. Rovine,macerie, morti. Per vari motivi avvi-cino giovani della mia età. Con lemie compagne mi trovo un giornoin una cantina buia, con la candelaaccesa e il Vangelo in mano. Loapro. Vi è la preghiera di Gesù pri-ma di morire: ‘Padre… tutti sianouna cosa sola’ (Gv 17,11.21). È untesto non facile per la nostra prepa-razione, ma quelle parole sembranoilluminarsi a una a una e ci mettonoin cuore la convinzione che perquella pagina del Vangelo siamo na-te. Ci ritroviamo, la festa di CristoRe, attorno a un altare. Diciamo aGesù: ‘Tu sai come si possa realiz-zare l’unità. Eccoci qui. Se vuoi,usa di noi’... Decidiamo di far diDio amore l’ideale della nostravita». Il 7 dicembre dello stesso an-no Chiara si consacra a Dio e anno-ta: «Ho un solo sposo sulla terra:Gesù abbandonato: non ho altroDio fuori di lui… È l’inizio della no-stra storia». Confiderà più avanti:«Quel gruppo di ragazze, fra le qua-li anch’io… scelse, sul crollo di ognialtro, un ideale per la loro vita chenessuna bomba potesse far crollare:Dio, e si impegnarono ad amarlocon tutto il cuore».

un solo libro

I bombardamenti continuavano,gli avvenimenti, con tutte le tragi-che conseguenze, toccavano il cuo-re di quelle giovani alla ricerca del-la volontà del Signore tra tantotrambusto. Ma come si sarebbe ma-nifestata? “Tutto crollava attorno anoi sotto le bombe… Correvamo infretta, ogniqualvolta suonava l’al-larme, nei rifugi e non si poteva

portare con noi null’altro che unpiccolo libro: un Vangelo. In essoavremmo potuto trovare le richiestedi Gesù, la sua volontà. L’aprivamo.Ed ecco la meraviglia, quelle paro-le, che avevamo sentito tante volte,s’illuminavano come se una luces’accendesse sotto. Le capivamo euna forza, pensiamo dello Spirito,ci spingeva a metterle in pratica…Nel Vangelo trovavamo tutto”.Chiara amava dedicarsi agli studi difilosofia, frequentava l’università,

ma ad un certo punto decide di so-spenderli, fino a prendere la risolu-zione di porre «gli amatissimi libriin soffitta. Un libro, però, mi era ri-masto: il Vangelo». Appassionatadella ricerca della verità, la cerca ela trova non nei libri, ma in Gesùche ha detto: ‘Io sono la verità’ (Gv14,6). Dirà poi: «Mi parve di avver-tire in fondo all’anima quasi unavoce sottile che mi diceva: “Sarò ioil tuo maestro».

fuoco e unità

E così è avvenuto in quel piccologruppo che, riunito come in una fa-miglia e al calore di un focolare,cioé di una stufa a legna, in casa – fogolàr in dialetto trentino, da cuiil movimento prenderà il nome – con-tinuava a leggere e meditare il Van-gelo, per riascoltare e vivere soprat-tutto il comandamento nuovo diGesù: ‘Che vi amiate gli uni gli altricome io vi ho amati. Nessuno ha unamore più grande di questo: dare lavita per i propri amici’ (Gv 15,12-13). Le parole di Gesù spingonoquelle giovani a guardarsi in facciae a dichiararsi reciprocamente: «Iosono pronta a dare la vita per te; ioper te, io per te, tutte per ciascuna»

ECUMENISMO

Eco dei Barnabiti 3/2016 13

primo piano di Chiara

Chiara tra i focolarini

e avvertono subito che «la vita faun balzo di qualità. Qualcuno si èintrodotto nel nostro gruppo, Fra-tello invisibile che dona sicurezza,una gioia mai sperimentata, una pa-ce nuova, una pienezza di vita, unaluce inconfondibile. È Gesù cherealizza fra noi le sue parole: ‘Dovesono due o tre riuniti nel mio nome[nel mio amore], io sono in mezzoa loro’ (Mt 18,20). Egli aveva detto:

‘Siano anch’essi in noi una cosasola, perché il mondo creda’ (Gv17,21). Se c’è Cristo nell’unità deifratelli, il mondo crede. Così è suc-cesso attorno a noi». Chiara terràmolto a ribadire a tale propositoche «se siamo uniti, Gesù è tra noi.E questo vale. Vale più di ogni altrotesoro che può possedere il nostrocuore», ma con una missione e unpreciso impegno: «occorre dilatare

il Cristo, accrescerlo in altre mem-bra, farsi come lui portatori di fuo-co, far uno di tutti e in tutti l’Uno»,parlando tra fratelli, «per comuni-carsi le proprie esperienze sulla pra-tica della Parola di vita, consci cheil fuoco non comunicato si spe-gne», perché è amore e «l’amore vadato: è come il fuoco che, comuni-cato con paglia e altro, arde, altri-menti si spegne». Sempre a taleproposito, Chiara arriva a condivi-dere la sua esperienza diretta e per-sonale con Gesù: «prendo contattocol Fuoco che, invadendo tuttal’umanità mia donatami da Dio, mifa altro Cristo, altro uomo-Dio perpartecipazione, cosicché il mioumano si fonde col divino e i mieiocchi non sono più spenti, ma, at-traverso la pupilla che è vuoto sul-l’anima, per il quale passa tutta laLuce che è di dentro, guardo almondo e alle cose, però non più ioguardo, è Cristo che guarda inme… così prolungo il Cristo in menel fratello». S. Antonio M. Zaccariavoleva confratelli «ben qualificati difuoco e di lume» (C 11,22).

amore e unità

Come ognuno può percepire, inqueste espressioni ricche di fede ar-dente c’è tutto il pensiero e la con-vinzione di Chiara, tutto il senso e ilfondamento di quanto è avvenutonel tempo attorno a poche parole-chiave, evangeliche, senza le qualitutto risulterebbe illeggibile e insigni-ficante: amore e unità, dono del Pa-dre in Gesù vivo, presente e operan-te. Le parole di Gesù sono per Chiarasempre «uniche, affascinanti, sculto-ree, si possono tradurre in vita, sonoluce per ogni uomo che viene in que-sto mondo, e quindi universali. Viven-dole, tutto cambia: il rapporto conDio, con i prossimi, con i nemici.Quelle parole danno il giusto posto atutti i valori».Nasce così l’amore per la vita in-

sieme come sorelle, per la gloria diDio e per servire meglio il prossimo,dimostrando con la vita che la comu-nione, l’amore, la concordia, l’unità,non sono parole vuote, di circostan-za, ma espressioni pregne di veritàche chiedono di essere accolte e vis-sute sinceramente, di realtà possibiliche danno un senso nuovo alla vita,che educano ad attingere alla fonte

ECUMENISMO

Eco dei Barnabiti 3/201614

Chiara con il patriarca Atenagora

Paolo VI e Chiara

della grazia di Dio, al rispetto dellepersone senza alcuna esclusione, al-la valorizzazione dei doni e delle le-gittime diversità, alla venerazione delpunto vergine che sta in ogni uomoe realtà di vita umana.L’esperienza nuova e convincente

della vivace concordia di quelle gio-vani apre gli occhi a molte personeche chiedono di essere aiutate a im-mergersi nel Vangelo, a nutrirsene,a comprenderlo per testimoniarlodappertutto, con gioia, facendo levasul comandamento dell’amore fra-terno, esigente e concreto, in situa-zione. Chiara stessa è sorpresa di ta-le interesse e diffusione che in se-guito sarà definita «un’esplosione».È iniziata in questo modo la serie diun benefico contagio e di tante ini-ziative e fondazioni suggerite dallecircostanze, nonostante le imman-cabili prove e incomprensioni, co-me accade di norma a propositodelle opere di Dio, contagio che sa-rà incoraggiato, benedetto e appro-vato anche dalla Chiesa, in partico-lare da Paolo VI, in seguito ad un at-tento discernimento.

per quella pagina

Dopo l’esperienza della «cantinabuia» col Vangelo tra le mani apertoal capitolo 17 di Giovanni, Chiara siera impegnata a rileggere ogni gior-no, dopo la S. Messa, con le primecompagne, la preghiera di Gesù alPadre per l’unità dei suoi discepoli,perché la considerava fondamenta-le, come una magna charta e la ri-peteva spesso, contemplando in par-ticolare non solo il mistero di amoredell’ultima cena di Gesù, «il Cielorovesciato sulla terra», ma anche ilmistero del suo abbandono sullacroce, per sentirsi in sintonia con lasua volontà a favore della concor-dia fraterna ecclesiale e mondiale,nell’unità. Chiara affermerà: «Perquella pagina era sorto il Movimen-to. Quel ‘tutti siano uno’ sarebbestato il nostro orizzonte: l’unità, laragione della nostra vita. Far nostroquel sogno di Dio ci legò al Cielo enello stesso tempo ci immerse forte-mente dentro la storia dell’umanità,per farne emergere il cammino versola fraternità universale». E ancora, aconferma: «Una cosa è chiara: l’uni-tà è ciò che Dio vuole da noi. Noiviviamo per essere uno con lui e

uno fra noi e con tutti. Questasplendida vocazione ci lega al Cieloe ci immerge nella fraternità univer-sale. Niente di più grande. Per noi,

nessun ideale supera questo… Chivive l’unità è Vangelo vivo». Il Van-gelo è per Chiara il pozzo al qualeattingere regolarmente per rendere

ECUMENISMO

Eco dei Barnabiti 3/2016 15

Chiara con fr. Roger di Taizé

Igino Giordani, fedele collaboratore di Chiara Lubich

bella la vita, anche nel deserto dellatriste realtà nella quale ci si trova. Ilcarisma di quella singolare vita co-mune evangelica suscitata dallo Spi-rito di Dio si manifesta piano pianosia a Chiara che alle compagne, èverificato e accolto, non rimane na-scosto e sepolto soltanto tra loro,come il talento inutile e inattivo del-la parabola (Mt 25,14-30), ma vieneofferto a tutti come dono trinitariogeneratore di inimmaginabili sorpre-se. L’incendio ha avuto inizioda una scintilla accolta econdivisa. Klaus Hemmerle,il vescovo di Aquisgrana(+1994) che Chiara apprezza-va molto, aveva scritto a con-ferma dell’umile origine delmovimento: «Anche un im-pulso piccolo come un fiam-mifero, è capace di sviluppa-re un grande incendio».

la chiamata ecumenica

Sia Chiara che le sue com-pagne allora non conosceva-no affatto la valenza ecumeni-ca della preghiera di Gesù alPadre per l’unità, che ripeteva-no ogni giorno. Nonostantefosse vivissimo in lei l’aneli-to all’unità fin dagli inizi del-la sua esperienza spirituale,Chiara non conosceva i fer-menti ecumenici, né il movi-mento ecumenico. Arriverà a

cogliere l’importanza dell’unità deicristiani solo in seguito, per vie diver-se, attraverso incontri e contatti nonprogrammati.Come ho già avuto modo di scrivere

in Eco dei barnabiti (2015/3, 41-46),anche Madeleine Delbrel (1904-1964), la grande mistica del sec.XX°, non conosceva le problemati-che ecumeniche e il movimento a fa-vore dell’unità cristiana, ma acco-gliendo l’invito a condividere la sua

coraggiosa esperienza di carità nelleperiferie parigine presso il centro stu-di di Bossey del Consiglio ecumenicodelle Chiese (CEC), ne ha scopertol’importanza ecclesiale dialogandocon i fratelli di altre Confessioni, arri-vando a scrivere pagine meravigliosea favore dell’unità e a viverne conimpegno l’esigenza, con amore enella verità. Molte sono le personeche hanno scoperto in modo impre-visto l’importanza della causa ecu-menica, con tutte le esigenze che ta-le passione comporta, fino a offrire lavita per l’unità dei cristiani, come adesempio ha fatto la giovane trappistaMaria Gabriella Sagheddu (1914-1939), ora beata.Anche per Chiara che aveva affer-

mato di non avere programmi suoi,che il «progetto era in Cielo» e chenon riteneva che il Movimento do-vesse occuparsi dell’unità dei cristia-ni, stava per giungere il momentodella scoperta della chiamata all’im-pegno ecumenico in modo inarresta-bile. Nel 1950 Igino Giordani, stu-dioso dei primi secoli cristiani estretto collaboratore della Lubich,l’aveva condotta all’Università Gre-goriana di Roma per incontrare il prof. p. Charles Boyer S.J., notonell’ambito ecumenico, il qualeavendole posto una precisa doman-da: «dato che promuove l’unità, ilsuo è un movimento ecumenico?», si

sentì rispondere con fermezzada Chiara che il nascente Mo-vimento non si occupava af-fatto e non intendeva occupar-si dell’unità dei cristiani. Chia-ra allora pensava solo alrinnovamento del cattolicesi-mo, perché fosse più consape-vole e ardente. Giordani peròla aiuterà a comprendere cheil carisma dell’unità aveva unlegame stretto con l’ecumeni-smo. Il Signore che sa comecondurre l’Opera sua e aprirlaa nuovi orizzonti universali,ormai stava preparando lamente e il cuore di Chiara adaprirsi alla nuova realtà e anuovi impegni di più ampiorespiro. Aveva affermato che ilcarisma dei focolarini, «è sce-so dal cielo per portare avantila causa di Gesù». La causa diGesù è l’unità. Questo è ora ilprogramma, l’imprevisto spar-tito musicale da eseguire.

ECUMENISMO

Eco dei Barnabiti 3/201616

Rocca di Papa - la casa di Chiara

Rocca di Papa - cappella della casa di Chiara

Nel 1956 Chiara è in TerraSanta e a Gerusalemme viveun’esperienza che la scuotemolto, vedendo il luogo delsepolcro di Cristo diviso econteso tra le Chiese. Un’oc-casione per raccomandare aicattolici e ai focolarini in par-ticolare, di riavvicinare i cri-stiani «testimoniando Gesùnon solo nella fede, ma in unacarità più profonda vissuta fi-no all’estremo».Nel gennaio 1961 Chiara è

a Darmstadt, invitata a parlarea un gruppo di suore luterane,le Marienschwestern con laloro fondatrice Mutter BasileaSchlink, alla presenza di alcu-ni pastori, tra i quali KlausHess leader della Christen-tumsgesellchaft della Chiesaluterana: «Si meravigliano delfatto che cattolici vivano cosìintensamente il Vangelo. Co-munque rimangono colpiti eciò non solo perché si parla diVangelo, ma perché si vuol vi-vere il Vangelo». Ammetterà diavere vissuto «un’esperienza assolu-tamente nuova». Nello stesso annoconosce l’anglicano Bernard Pawley,canonico di Westminster, che com-prende la potenzialità della spiritua-lità focolarina in rapporto all’ecume-nismo fino a riconoscere che il Movi-mento aveva una spiritualità ‘ponte’,adatta a facilitare l’incontro tra le di-verse tendenze nella Chiesa anglica-na. A Roma incontrerà l’arciprete or-todosso Vitaly Borovoj della Chiesarussa e il riformato dr. Lukas Vischer,Direttore della commissione Fede eCostituzione che in seguito la invite-rà a Ginevra a parlare al CEC, dovedialogherà col dr. Visser’t Hooft, pri-mo Segretario generale.

realizzare la preghieradi Gesù per l’unità

Questi, in breve, sono gli esordidell’ecumenismo del Movimento cheda allora ha iniziato un camminonuovo e irreversibile, in un continuocrescendo di visite, contatti, dialo-ghi, studi e impegni, destinato adaprirsi anche all’incontro e al dialogointerreligioso. Ancora prima dei pro-nunciamenti coraggiosi del Concilioquindi e in particolare dei suoi pre-ziosi documenti come Lumen gen-

tium (1964), Unitatis redintegratio(1964), Nostra aetate (1965) e Digni-tatis humanae (1965), nel maggio1961 Chiara fonda a Roma il CentroUno per l’unità dei cristiani con loscopo di promuovere dentro e fuoridel Movimento l’impegno ecumeni-

co in un momento tanto im-portante come quello che laChiesa cattolica stava per vi-vere nel Concilio Vaticano II,voluto da Giovanni XXIII conanelito ecumenico e portato atermine da Paolo VI, il Papadell’Ecclesiam suam, del dia-logo, dei sorprendenti gesti eviaggi e contatti ecumenici.Chiara si è lasciata attrarre ecoinvolgere dallo Spirito nelvortice dell’unità, aprendosicon determinazione alla novi-tà della sua pregnante valenzaecclesiale e universale. Nel1989 fonderà la Scuola Abbàallo scopo di sviluppare l’ap-profondimento dottrinale delcarisma dell’unità.Già dagli anni ’60 alle ini-

ziative del Movimento ade -riscono cristiani di diverseChiese. Chiara parla spessodi «dialogo della vita», maiastratto, di un dialogo cioèche «richiama tutto il popolodi Dio a vivere insieme quelpatrimonio comune che già

esiste tra i cristiani». La spiritualitàdei focolarini si distinguerà ormaicome spiritualità dell’unità, definitaspesso spiritualità ecumenica, di co-munione e di riconciliazione, come«servizio silenzioso e incisivo, sem-

ECUMENISMO

Eco dei Barnabiti 3/2016 17

Rocca di Papa - scrivania dello studio di Chiara

Rocca di Papa - tombe di Chiara, Foco e Chiaretto

pre in sintonia con il magiste-ro della Chiesa», in rispostadocile ad ogni suo appello,ritenuto guida sicura nel-l’orientamento del loro esseree operare. Chiara, affascinatadalla vocazione ecumenica,così bene espressa dal Conci-lio era arrivata a chiedere aifocolarini di imparare a me-moria il decreto sull’ecume-nismo Unitatis redintegratio,raccomandando in particola-re di «pregare per una Pente-coste sulla Chiesa in seguitoall’attuazione delle norme edei decreti conciliari…, perimpetrare la grazia dell’unitàe una genuina manifestazionedei vincoli con i quali i catto-lici sono ancora congiunticon i fratelli». In una parola,l’ideale dei focolarini è quel-lo di realizzare la preghieradi Gesù: «Che tutti sianouno» (Gv 17,21.22).

nella fedeltà alla consegna

La sintonia di Chiara conPaolo VI è perfetta, come purecon Giovanni Paolo II e Bene-detto XVI. I suoi contatti ecu-menici con innumerevoli per-sonalità luterane, anglicane,ortodosse si moltiplicheranno,in particolare con il Patriarcaecumenico di CostantinopoliAthenagoras I° che la riceveràin udienza 24 volte. Ma saràsoprattutto Paolo VI, che datempo conosceva bene Chia-ra, la stimava e incoraggiavala sua vocazione ecumenica,a dire a un gruppo di focolari-ni durante un’udienza genera-le del 1965: «Noi sappiamoche ispirano il vostro Movi-mento due principi: l’Unità eil Fuoco… Auguriamo che voipossiate sempre essere degnidi servire, di rappresentare, dipromuovere questi ideali». EChiara annoterà nel suo Dia-rio: «Se il Santo Padre ci hadetto d’essere fedeli ai nostriideali, che ha definito con dueparole: unità e fuoco, questaunità dobbiamo farla innanzitutto con l’Autorità, che oggi èla Chiesa nel suo magistero or-dinario e straordinario (il Con-

cilio) per metterne in praticagli ordini e i desideri… Cosìpotremmo passare dall’unitàal fuoco che Dio e il Papa danoi vogliono». La storia di taleservizio di amore operato daifocolarini a favore dell’unitàdei discepoli di Gesù, è scrit-ta, lampante, competente, tut-tora in atto e ricca di serie ini-ziative ed esperienze non solonell’impegno ecumenico e in-terreligioso e nel dialogo con inon credenti, supportate dallostudio e dalla ricerca teolo-gica, ma anche nel mondodell’arte, dell’economia di co-munione… sempre in un cli-ma di gioia – «la divisa del fo-colarino» – e di sincera frater-nità, a gloria di Dio e a favoredell’armonia nell’accordo sin-fonico che lui vuole con tutti,ricordando il mandato diChiara: «Dio ci ha dato unideale... Restiamogli fedeli, co-sti quel che costi, anche se ungiorno dovessimo gridare conl’anima in fiamme per infinitodolore: ‘Dio mio, Dio mio,perché anche tu mi hai ab-bandonato?’ (Mc 15,34)... Senoi resteremo fedeli alla nostraconsegna dell’ut unum sint, ilmondo vedrà l’unità. Tutti sa-ranno uno se noi saremouno!... Suscitiamo dovunquecellule vive, con Cristo inmezzo a noi, sempre più ar-denti; sempre più numerose;che accendiamo fuochi sem-pre più vasti nelle famiglie, ne-gli uffici, nelle fabbriche, nellescuole, nelle parrocchie, neiconventi, per alimentare unincendio d’amore di Dio nellaChiesa e nella società».Chiara non era un’esaltata

idealista. Chiara al contrarioera realista, attenta, sapevaandare al centro del delicatolavoro ecumenico, ne cono-sceva i nodi storici e teologicida sciogliere, ma indicava ilmodo di procedere facendoleva principalmente sull’amo-re reciproco che non si rasse-gna alla separazione e puntasul ristabilimento dell’unitàpiena e visibile nella verità:«Ogni Chiesa nei secoli si è,in un certo modo, pietrificata

ECUMENISMO

Eco dei Barnabiti 3/201618

Maria la Desolata - quadro nella camera di Chiara

Gesù crocifisso e abbandonato

in se stessa per le ondate di indiffe-renza, di incomprensione, se non diodio reciproco. Occorre perciò inognuna un supplemento d’amore:occorrerebbe anzi che la cristianitàvenisse invasa da una fiamma d’amo-re. Amore e amore reciproco, dun-que, fra i cristiani e amore reciprocofra le Chiese… Non è che una Chiesao l’altra dovrà ‘morire’, come a voltesi teme, ma ognuna dovrà rinascerenuova nell’unità”. Ma Chiara tienea ricordare comunque che “non sicomprende l’unità, senza il Sacra-mento dell’unità. È l’Uno che fa ditutti uno: un solo corpo».La passione ecumenica di Chiara,

fondata sulla Parola di vita, si mani-festa in una decisa volontà di in-contro, dialogo, ascolto, rispetto escambio di doni, col gusto di unacattolicità che aiuta a crescere e atestimoniare insieme in una diversitàriconciliata, che richiama l’immaginedel poliedro tanto cara a Papa Fran-cesco, puntando sull’unità e la ricon-ciliazione nei cuori e nella vita. Lecittadelle ecumeniche di Loppiano,ora sede anche dell’Istituto Universi-tario Sophia voluto da Chiara, e Ott-maring che ho avuto la grazia di visi-tare e ammirare, ne sono una eviden-te prova concreta. Chiara aiuta arimanere uniti nel volere l’unità dellaChiesa, vero obiettivo del camminoecumenico.A lei però preme aiutare soprattut-

to a capire che come cristiani si puòcrescere nella passione per l’unitàsolo guardando Gesù in croce e ab-bandonato, per lasciarsi come stig-matizzare spiritualmente da lui: «Miè parso di capire che le stigmate delcristiano dei nostri giorni sono ap-punto le misteriose ma reali piaghedella Chiesa di oggi». L’amore perl’Abbandonato e per lasua Chiesa che è divisa,non può non provocarein ciascuno il dolore diqueste piaghe: «In Gesùabbandonato è tutto ilParadiso con la Trinità etutta la terra con l’uma-nità. Perciò il suo è mioe null’altro. E suo è il do-lore universale e quindimio». Secondo Pietro ilVenerabile, «non è ani-mato dallo Spirito di Cri-sto chi non sente le feritedel corpo di Cristo» (Ep.

6,18). Ma anche la sua Madre deso-lata sotto la croce, «proprio perchéMadre, può fare molto per l’unità».Chiara amava tenere davanti agli oc-chi una sua immagine, sempre ac-canto a quella di Gesù abbandonato.

ho incontrato un’anima santa

Ora Chiara è ricono-sciuta dalla Chiesa comeServa di Dio, sì, ancelladell’unità della Chiesa edella fraternità universa-le, ma la sua anima san-ta è custodita nelle manidel Signore e continuaa vegliare sull’Opera diMaria perché possa cor-rispondere sempre me-glio al progetto discesodal Cielo anche a favoredella piena e visibileunità cristiana. Sono fe-lice di averla incontratae ascoltata più volte, diaverle scritto, in partico-lare di averle parlato di-rettamente, occhi negliocchi, a Cadine di Tren-to presso il Centro ‘Paro-la di vita’ (1986), a Ro-ma presso S. Gregorio alCelio (1996) e a Graznel corso della 2a As-semblea Ecumenica Eu-ropea (1997).Visitando recentemente la sua di-

mora e sostando in preghiera nelluogo della sua sepoltura, nellacappella del Centro internazionaledel Movimento dei Focolari a Roccadi Papa, ho visto sulla sua scrivania,rimasta come l’ha lasciata, l’ultimolibro che Chiara stava leggendo:“Erano i tempi di guerra… agli albo-

ri dell’ideale dell’unità” (2007), aconferma del suo continuo tornarealle fonti di origine del carisma edella straordinaria esperienza di vi-ta che l’ha sempre meravigliata, conrendimento di grazie al Signore Ge-sù che l’aveva chiamata alla missio-ne dell’unità nel fuoco del suo

amore per la Chiesa e per l’umani-tà. Si può affermare che Chiara hacontribuito a tenere acceso e a tra-smettere il fuoco che Gesù è venutoa portare sulla terra (Lc 12,49), rea-lizzando così, in un modo singolaree inedito, il desiderio del Verbo diDio incarnato.

Enrico Sironi

ECUMENISMO

Eco dei Barnabiti 3/2016 19

Castelgandolfo - Centro Mariapoli

Maria Voce o ‘Emmaus’, Presidente attuale delMovimento Focolarini