Nuova serie - Anno 24 - Numero 18 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Giovedì 22...

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Nuova serie - Anno 24 - Numero 18 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Giovedì 22 Gennaio 2015 Uk £ 1,40 - Ch fr. 2,50 Francia € 2,50 QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it Integrato per commercialisti Seguici anche su www.gbsoftware.it Integrato per commercialisti Seguici anche su www.gbsoftware.it con guida «Voluntary disclosure» a € 6,00 in più; con guida «La legge di stabilità» a € 6,00 in più; con libro «Asset Italia» a € 6,50 in più Contabilità Bilancio Europeo Dichiarazioni Fiscali Comunicazioni Fiscali Antiriciclaggio Importazioni da altri gestionali Installazione ed avviamento Assistenza ed aggiornamenti Scarica subito il software completo e provalo con i tuoi dati! 96,00 al mese a soli tutto incluso Vuoi saperne di più?... vai su 06-97626328 oppure seguici su www.gbsoftware.it Tel. di Pierluigi Magnaschi Da quando Sergio Cofferati ha abbandonato la sua straordinaria carriera di sindacalista che l’ave- va portato a essere il capo indi- scusso del più importante sinda- cato italiano, la Cgil, e si è messo a fare politica direttamente, non ne ha più combinata una giusta. Da allora infatti è stato tutto un rotolare verso il basso, prima come sindaco di Bologna, poi come grigio (anche se ottimamente retribuito) europarlamentare e ora sonoramente bocciato nelle primarie Pd, alle quale si era pre- sentato per essere successiva- mente candidato alle elezioni per Perché un sindacalista come Cofferati non ce la fa a diventare un politico Uno sconto fiscale del 50% Estesa ai marchi la detassazione già prevista per i brevetti in legge di Stabilità In arrivo semplificazioni burocratiche. Ammessa anche la R&S in outsourcing La detassazione del 50% dei redditi derivanti dallo sfruttamento dei beni immateriali d’impresa sarà piena e non più limitata ai soli marchi che sono funzionalmente equivalenti ai brevetti. Inclusi nell’agevolazione anche disegni e modelli industriali. Con il decreto su banche e investimen- ti appena approvato, decide di esten- dere la portata applicativa del patent box. In arrivo semplificazioni burocra- tiche e l’esternalizzazione delle attivi- tà di ricerca e sviluppo. Stroppa a pag. 25 continua a pag. 6 SU WWW.ITALIAOGGI.IT Start up sociali - La circolare del mini- stero dello Sviluppo economico Impresa/1 - La boz- za di decreto legge su banche e investi- menti Impresa/2 - Li- beralizzazio- ni, la bozza di accordo Cassazione - La sentenza sulle ve- rifiche della Gdf Im C DELEGA FISCALE Si torna al comitato ristretto. Per velocizzare l’iter dei decreti Migliorini a pag. 29 VERSAMENTI IMU AGRICOLA Giallo sulla decisione del Tar. E il governo prende tempo Cerisano a pag. 30 START UP SOCIALI Autocertificazione alla Camera di commercio per pagare meno tasse De Stefanis a pag. 31 PROFESSIONI In arrivo le nuove tariffe giudiziarie per periti e consulenti tecnici Pacelli a pag. 32 CIOCCOLATO BARDINI Il Graffione italiano conquista anche Londra Greguoli a pag. 17 BIO GREEN DESIGN Campetti mobili e chiusi per giocare a calcio 3 contro 3 Bucchi a pag. 18 GRANDI MAESTRI L’Expo sarà impreziosita con un sacco di opere d’arte Contri a pag. 23 ORDINE SPARSO Il Sel di Vendola non sa più che pesci prendere COSA C’È DIETRO La Germania rimpatria le sue riserve auree da Ny e da Parigi Bucchi a pag. 10 Oldani a pag. 12 Chi andrà al Quirinale? Non ha dub- bi Claudio Velardi, già consigliere politico di Massimo D’Alema e oggi comunicatore politico: Anna Finoc- chiaro. «Autorevole, leale con chi comanda, che è stata dalemiana ma che ha collaborato con Maria Elena Boschi. Stimata in tutte le aree poli- tiche, inclusa Forza Italia». Nessuna chance invece per i vari Amato, Ber- sani, Veltroni, Cassese: l’opinione pubblica non vuole vecchi politici e tecnici. Claudio Velardi: Amato, Bersani, Veltroni, Cassese non hanno nessuma chance per il Quirinale La Finocchiaro ce la farebbe subito LO DENUNCIA L’ORDINE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI Isee, Xbrl, split payment, 730: c’è l’ingorgo fiscale I commercialisti, nei prossimi mesi, dovranno gestire le pra- tiche relative alla comunicazio- ne annuale dati Iva, alla predi- sposizione d’invio della certifi- cazione unica, al nuovo model- lo Isee e ai bilanci in Xbrl, oltre al 730 precompilato, allo split payment, alle compensazioni di ritenute in F24, le comuni- cazioni black list e le dichiara- zioni d’intento. Una raffica di scadenze corredate da sanzio- ni che, nel caso, ad esempio, della Certificazione unica, arrivano a 100 euro per ogni certificazione sbagliata. E così ieri il Consiglio nazionale dei commercialisti, presieduto da Gerardo Longobardi, ha lan- ciato l’allarme. a pag. 27 Norberto Bobbio, per spiegare la differenza fra destra e sinistra (che già allora non si vedeva più a oc- chio nudo) scrisse un voluminoso e appassionato libro per Laterza che andò a ruba anche perché molti lettori, che prima avevano le idee chiare in proposito, rischiavano di capire poco. Infatti destra e sini- stra, centro, sopra e sotto non si di- stinguono più, quando si tratta di difendere i loro emolumenti. Sono ben 54 (e di tutti i partiti) i consi- glieri regionali lombardi che sono insorti con un ricorso al Tar contro il taglio del 10% dei loro vitalizi. Oltre al leggendario (?) Capanna c’è anche l’attuale assessore Sel del Comune di Milano, Daniela Bo- nelli. Che prima ha fatto quadrato sul ricorso. Poi il suo partito le ha ricordato che il Sel aveva fatto la campagna contro i vitalizi e l’ha invitata a dimettersi. Lei lo ha fatto. Ma Pisapia, Sel anche lui, gliele ha respinte. Vedremo ora se il Sel si comporterà come, un tem- po, i partiti di sinistra. O se è tutta una manfrina. DIRITTO & ROVESCIO NUOVI SCENARI Renzi e il Cav stanno preparando un governo con anche il Ncd Ponziano a pag. 7 Pistelli a pag. 5 A CLASS CNBC Matteo Renzi: faccio ciò che non ha fatto nessuno prima di me a pag. 35 Gerardo Longobardi SÌ IN LIGURIA, NO INVECE IN CAMPANIA Centrodestra: i voti piacciono a Renzi quando gli servono Porrisini a pag. 10 IN ITALIA INVECE LE SNOBBA In Germania il governo risponde alle petizioni Giardina a pag. 16 €1,20

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Nuova serie - Anno 24 - Numero 18 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB MilanoGiovedì 22 Gennaio 2015 Uk £ 1,40 - Ch fr. 2,50

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di Pierluigi MagnaschiDa quando Sergio Cofferati ha abbandonato la sua straordinaria carriera di sindacalista che l’ave-va portato a essere il capo indi-scusso del più importante sinda-cato italiano, la Cgil, e si è messo a fare politica direttamente, non ne ha più combinata una giusta. Da allora infatti è stato tutto un rotolare verso il basso, prima come sindaco di Bologna, poi come grigio (anche se ottimamente retribuito) europarlamentare e ora sonoramente bocciato nelle primarie Pd, alle quale si era pre-sentato per essere successiva-mente candidato alle elezioni per

Perché un sindacalista come Cofferatinon ce la fa a diventare un politico

Uno sconto fiscale del 50%Estesa ai marchi la detassazione già prevista per i brevetti in legge di Stabilità In arrivo semplificazioni burocratiche. Ammessa anche la R&S in outsourcing

La detassazione del 50% dei redditi derivanti dallo sfruttamento dei beni immateriali d’impresa sarà piena e non più limitata ai soli marchi che sono funzionalmente equivalenti ai brevetti. Inclusi nell’agevolazione anche disegni e modelli industriali. Con il decreto su banche e investimen-ti appena approvato, decide di esten-dere la portata applicativa del patent box. In arrivo semplificazioni burocra-tiche e l’esternalizzazione delle attivi-tà di ricerca e sviluppo.

Stroppa a pag. 25

continua a pag. 6

SU WWW.ITALIAOGGI.IT

Start up sociali - La circolare del mini-stero dello Sviluppo economico Impresa/1 - La boz-za di decreto legge su banche e investi-menti

Impresa/2 - Li-beralizzazio-ni, la bozza di accordo

Cassazione - La sentenza sulle ve-rifiche della Gdf

Im

C

DELEGA FISCALE

Si torna al comitato ristretto.

Per velocizzare l’iter dei decreti

Migliorini a pag. 29

VERSAMENTI IMU AGRICOLA

Giallo sulla decisione del

Tar. E il governo prende tempo

Cerisano a pag. 30

START UP SOCIALI

Autocertificazione alla Camera di commercio per

pagare meno tasseDe Stefanis a pag. 31

PROFESSIONI

In arrivo le nuove tariffe giudiziarie

per periti e consulenti tecnici

Pacelli a pag. 32

CIOCCOLATO BARDINI

Il Graffione italiano

conquista anche Londra

Greguoli a pag. 17

BIO GREEN DESIGN

Campetti mobilie chiusi per

giocare a calcio 3 contro 3

Bucchi a pag. 18

GRANDI MAESTRI

L’Expo sarà impreziosita con un sacco

di opere d’arteContri a pag. 23

ORDINE SPARSO

Il Sel di Vendola non sa più che pesci

prendere

COSA C’È DIETRO

La Germania rimpatria le sue riserve auree

da Ny e da Parigi

Bucchi a pag. 10

Oldani a pag. 12

Chi andrà al Quirinale? Non ha dub-bi Claudio Velardi, già consigliere politico di Massimo D’Alema e oggi comunicatore politico: Anna Finoc-chiaro. «Autorevole, leale con chi comanda, che è stata dalemiana ma che ha collaborato con Maria Elena Boschi. Stimata in tutte le aree poli-tiche, inclusa Forza Italia». Nessuna chance invece per i vari Amato, Ber-sani, Veltroni, Cassese: l’opinione pubblica non vuole vecchi politici e tecnici.

Claudio Velardi: Amato, Bersani, Veltroni, Cassese non hanno nessuma chance per il Quirinale

La Finocchiaro ce la farebbe subitoLO DENUNCIA L’ORDINE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI

Isee, Xbrl, split payment, 730: c’è l’ingorgo fiscale

I commercialisti, nei prossimi mesi, dovranno gestire le pra-tiche relative alla comunicazio-ne annuale dati Iva, alla predi-sposizione d’invio della certifi-cazione unica, al nuovo model-lo Isee e ai bilanci in Xbrl, oltre al 730 precompilato, allo split payment, alle compensazioni di ritenute in F24, le comuni-cazioni black list e le dichiara-zioni d’intento. Una raffica di scadenze corredate da sanzio-ni che, nel caso, ad esempio, della Certificazione unica, arrivano a 100 euro per ogni certificazione sbagliata. E così ieri il Consiglio nazionale dei commercialisti, presieduto da Gerardo Longobardi, ha lan-ciato l’allarme.

a pag. 27

Norberto Bobbio, per spiegare la differenza fra destra e sinistra (che già allora non si vedeva più a oc-chio nudo) scrisse un voluminoso e appassionato libro per Laterza che andò a ruba anche perché molti lettori, che prima avevano le idee chiare in proposito, rischiavano di capire poco. Infatti destra e sini-stra, centro, sopra e sotto non si di-stinguono più, quando si tratta di difendere i loro emolumenti. Sono ben 54 (e di tutti i partiti) i consi-glieri regionali lombardi che sono insorti con un ricorso al Tar contro il taglio del 10% dei loro vitalizi. Oltre al leggendario (?) Capanna c’è anche l’attuale assessore Sel del Comune di Milano, Daniela Bo-nelli. Che prima ha fatto quadrato sul ricorso. Poi il suo partito le ha ricordato che il Sel aveva fatto la campagna contro i vitalizi e l’ha invitata a dimettersi. Lei lo ha fatto. Ma Pisapia, Sel anche lui, gliele ha respinte. Vedremo ora se il Sel si comporterà come, un tem-po, i partiti di sinistra. O se è tutta una manfrina.

DIRITTO & ROVESCIO

NUOVI SCENARI

Renzi e il Cav stanno preparando

un governo con anche il Ncd

Ponziano a pag. 7

Pistelli a pag. 5

A CLASS CNBC

Matteo Renzi: faccio ciò che non

ha fatto nessuno prima di me

a pag. 35Gerardo Longobardi

SÌ IN LIGURIA, NO INVECE IN CAMPANIA

Centrodestra: i voti piacciono a Renzi quando gli servonoPorrisini a pag. 10

IN ITALIA INVECE LE SNOBBA

In Germania il governo risponde alle petizioniGiardina a pag. 16

€1,20

2 Giovedì 22 Gennaio 2015 I C O M M E N T I

Fino a poche settimane fa era un’«ana-tra zoppa». Adesso è l’idolo

degli americani, che lo hanno ap-plaudito perché ha regalato loro di nuovo fiducia con il messaggio sullo «stato dell’Unione». Il miraco-lo di Obama (più che dalla politica estera, o da quella sociale) dipende senza dubbio dalla crescita econo-mica del 5% registrata e certificata nei giorni scorsi dalle agenzie in-ternazionali di rating. Il presidente americano ha potuto annunciare, con legittimo orgoglio: «La crisi è superata. L’America è risorta dalla recessione». E ha po-tuto persino promet-tere un aumento del-le tasse per i ricchi e una diminuzione per i poveri. Perché quando l’economia tira i primi ad avvan-taggiarsene sono inevitabilmente i grandi imprenditori, che possono quindi sopportare tranquillamen-te un ritocco delle imposte. «Yes, we can» (sì, possiamo farlo), deve aver ripetuto Obama a se stesso, ripe-tendo lo slogan della sua campagna elettorale. Si spera che molti leader europei abbiano ascoltato il discor-so dell’inquilino della Casa Bianca, riflettendo sugli errori commessi in questi ultimi anni.

L’America ha potuto rialzare la

testa perché la Fe-deral Reserve ha stampato dollari in

quantità industriali: l’unico mez-zo per sconfiggere la recessione. Il rigore è stato un errore colossale, che ha messo in ginocchio il Vec-chio Continente. Prendersela con la globalizzazione e con la concor-renza sleale dei paesi ex poveri (ma oggi più ricchi di noi) è un errore macroscopico, perché an-che gli Stati Uniti si sono trovati a fronteggiare gli stessi rivali: la Cina, l’India, il Brasile. E anche questa promessa dovrebbe scuo-tere l’Europa. L’Unione deve fare

un salto di qualità, dandosi una politi-ca estera comune, in grado di reagire ai fondamentali-sti islamici che ci minacciano quo-tidianamente. Ha

ragione chi combatte contro l’ipo-tesi di uscire dall’Europa: ci ri-durremmo a essere 27 paesi tutti inermi di fronte alle minacce che arrivano dall’esterno. Ma anche apparentemente uniti (perché i vincoli riguardano unicamente la pretesa di omologarci nella politica economica), siamo imbelli. Obama ha mostrato di avere le ricette giu-ste. Copiarle non dovrebbe essere troppo difficile.

© Riproduzione riservata

La ricetta del rigore

non funziona

DI MASSIMO TOSTI

L’ANALISI

Per uscire dalla crisi basta copiare Obama

DI EDOARDO NARDUZZI

I gufi si stanno accanendo sul pil 2015. Dopo Banki-talia e Standard&Poor’s anche il Fondo moneta-

rio internazionale ha più che dimezzato le sue previsioni sull’anno in corso portando-le a un +0,4%. L’agenzia di rating, a inizio dicembre, nel motivare il downgrade aveva scritto «crescita perennemente debole» e ora il Fmi chiarisce che neppure nel 2016 il pil rag-giungerà quota 1%, fermando-si a un misero 0,8%. Insomma l’Italia dei troppi governi emer-genziali e di larghe intese, cioè di intese politiche che vanno oltre i risultati delle urne, ri-mane buona ultima in termini di crescita economica.

Il confronto con la Spagna deve far riflettere. Quello iberico è l’unico pil rivisto al rialzo dal Fmi per il 2015 al +2% a riprova che le riforme dei governi monocolore politi-ci spagnoli sono state effi caci. Madrid, del resto, non ha solo annunciato ma ha anche fatto: abolite le camere di commercio; privatizzata buona parte della sanità; tagliata la tredicesima

al pubblico impiego; riformato per tutti e non solo per i neo-assunti il mercato del lavoro; tagliate le aliquote sugli utili delle imprese. L’economia spa-gnola è oggi profondamente di-versa da quella del 2008.

Perché in Italia neppure

l’ultima legge di Stabilità, pre-sentata dal duo Renzi-Padoan come un taglio storico delle tasse, è riuscita a stimolare il pil? È abbastanza evidente che con queste previsioni di cresci-ta al rating dell’Italia basta un mini incidente di percorso per sprofondare nella categoria dei titoli spazzatura dai quali i Btp sono separati solo da un notch di giudizio. E ciò dovrebbe pre-occupare, perché gli agenti del mercato segnalano di non cre-dere più nella capacità riformi-sta italiana poiché tra quanto annunciato a ripetizione dai governi recenti del Belpaese e quanto poi realizzato ci passa

troppa differenza. I contenuti delle slide alle primarie sono rivoluzionari, si annacquano una volta preparate a Palazzo Chigi e diventano un brodino inutile a curare la malattia quando vengono pubblicate sulla gazzetta uffi ciale. Adesso le aspettative hanno imparato razionalmente a fare la tara alle slide italiche e si incorpo-rano così nelle previsioni sul pil futuro depotenziandone la probabilità di crescita.

Ovvio che un paese come l’Italia, che deve ripagare uno

stock di debito pubblico impor-tante, non può permettersi di rinviare al 2017 o al 2018 la possibilità di crescere almeno dell’1%. È vero che il Premier ha contro parte dell’establi-shment, della burocrazia e del suo stesso gruppo parla-mentare, ancora espressione della segreteria welfarista di Bersani, ma è altrettanto vero che se la crisi italiana non fosse stata tanto profon-da e critica mai Renzi avrebbe potuto bruciare le tappe verso il potere. Da lui gli italiani e gli investitori non si aspetta-no quattro slide ma riforme davvero mirabolanti.

IL PUNTO

Le riforme solo annunciate non convincono più nessuno

DI MARCO BERTONCINI

È curioso distinguere da chi provengano gli annunci sull’esistenza di una nuova maggioranza. Tutti la defi -niscono maggioranza del Nazareno, partendo da un dato di fatto: senza l’intesa siglata nell’ultimo incon-tro R.-B., sarebbe passato un emendamento Gotor o sarebbe stato respinto l’ammazza emendamenti, depositato a fi rma del sena-tore democratico Esposito, travolgendo l’italicum.

C’è chi, Giulio Tremon-ti per primo, ironizza: «Su questa legge elettorale non c’è più l’iniziale originaria maggioranza di governo, c’è un’altra maggioranza di go-verno; quindi, forse un altro governo, se ci fosse il capo dello Stato». C’è un ampio settore della sinistra politi-ca e mediatica, partendo da la Repubblica, che certifi ca: «la maggioranza è cambia-ta». Polemica, da opposta direzione, è la Lega. Inte-ressante è capire come nel centro-destra sia interpre-tata questa vittoria dell’in-

tesa fra Renzi e il Cav.A tradurla in una bat-

tuta, si può dire che c’è un’inattesa ed estesa vo-glia di larghe intese. Uffi -cialmente, le dichiarazioni sono limitate all’accoppiata italicum-riforme costituzio-nali. Di fatto, traspare la consapevolezza che l’accor-do potrebbe, non soltanto estendersi al Colle (dopo i voti di ieri a palazzo Ma-dama, pochi ne dubitano), bensì dilatarsi. C’è chi ha messo in giro la presunta disponibilità del Cav a for-nire un appoggio esterno al governo.

Sarà bene essere pru-denti, nel dare come già attuati meri progetti o aspirazioni o teoriche possibilità. C’è la contra-rietà di non pochi parla-mentari forzisti. Ci sono le prevedibili reazioni della maggioranza (si può star-ne certi) dei parlamentari democratici. Meglio star fermi all’accertato: B. ha riempito con i propri voti i buchi causati dalla dissi-denza anti renziana.

© Riproduzione riservata

LA NOTA POLITICA

È già nato il governo Renzi-Berlusconi? Forse

Anche nel 2015 il pil italiano non crescerà

Until a few weeks ago he was a ‘’lame duck”. Now he is the idol of Americans, who have

applauded him because he gave them confidence again with the message on the “State of the Union”. Mr. Obama’s miracle (rather than on foreign or so-cial policy) undoubtedly depen-ds on the 5 percent economic growth recorded and certified in recent days by international rating agencies. The American President could announce, with legitimate pride: “The crisis is over. America has emerged from recession”. And he could even promi-se a tax increase for the rich and a d e c r e a s e f o r the poor. Becau-se when economy grows, the first to take advantage of it are ine-vitably big businessmen, who can therefore easily withstand a readjustment of taxes. “Yes, we can”, Mr. Obama must have repeated to himself, repeating the slogan of his electoral cam-paign. We hope that many Eu-ropean leaders have listened to the speech of the White House president, meditating on the mistakes made in the past few years.

America was able to stand up because the Federal Reser-ve has printed dollars profuse-ly: the only way to defeat re-cession. Austerity was a huge mistake, which has brought the Old Country to its knees. Blaming globalization and un-fair competition from formerly poor countries (but now richer than us) is a macroscopic error, because even the United States had to face the same rivals: Chi-na, India and Brazil. And even this promise should shake Eu-rope up. The Union must make a radical change, giving itself

a common foreign policy, able to re-act to the Islamic fundamentalists who threaten us daily. Those who fight against the h y p o t h e s i s o f

leaving Europe are right: we would be reduced to 27 helpless countries in the face of threats coming from outside. But even seemingly united (because the constraints only concern the claim to conform in economic policy), we are faint-hearted. Mr. Obama has shown to have the right recipes. Coping them should not be too difficult.

© Riproduzione riservataTraduzione di Silvia De Prisco

IMPROVE YOUR AMERICAN ENGLISH

To emerge from the crisiscoping Obama is enough

austerityrecipe

doesn’t work

3Giovedì 22 Gennaio 2015P R I M O P I A N OLegge elettorale avanti tutta, il Pd si spacca, Forza Italia decisiva. Bersani: senza rispetto è fi nita

Renzi-Cav, il patto è più forteQuirinale: Berlusconi lancia Martino, tregua con AlfanoDI ALESSANDRA RICCIARDI

Il Patto del Nazareno è più forte che mai. È stato re-spinto l’attacco lanciato dalla minoranza del Pd

in alleanza con i dissidenti di Forza Italia: l’aula di palazzo Madama ha dato il via libera all’emendamento Esposito, il cosiddetto «super canguro» (perché spazza via oltre 35mila emendamenti sui 47mila pre-sentati), che recepisce tutte le modifiche frutto dell’accordo Renzi-Berlusconi, con 175 sì (Pd, Area popolare, Sc e Forza Italia), 110 no (Lega, M5s, Sel, 22 senatori della minoranza Pd, 15 dissidenti di Fi) e due aste-nuti. Sono stati invece respinti, con i voti contrari di Forza Ita-lia, gli emendamenti, a prima fi rma Miguel Gotor (sinistra Pd), contro l’eliminazione dei capilista bloccati. Il primo, che introduceva un meccanismo basato sul 70% di eletti con le preferenze e sul restante 30% di candidati nominati, è stato bocciato con 170 no, 116 sì e 5 astenuti. Il secondo, sempre sul sistema delle preferenze, è stato respinto con 168 no, 108 sì e 3 astenuti. A favore degli emendamenti Gotor hanno vo-tato, oltre a 27 senatori della minoranza Pd, anche M5s, Sel, Lega, una pattuglia di Gal e una decina di dissidenti di Fi. Risultati che fanno tirare un sospiro di sollievo al ministro delle riforme, Maria Elena Boschi. Già, perché in Tran-satlantico giravano rumors di un dissenso più alto, addirittu-ra a quota 135. E invece sono mancati all’appello dei no 19 voti, che poi alla seconda vota-zione sono ulteriormente saliti. Matteo Renzi può ben dire da Davos «non riescono a fermarci, carpe diem». Così come il capo-gruppo di Fi, Paolo Romani, può sostenere: «Ora siamo de-cisivi per la legge elettorale, senza i nostri voti non si va avanti».

Un rimescolamento delle forze in campo che ha manda-to su tutte le furie il capo della fronda interna a Forza Italia, Raffaele Fitto: «Questo è un suicidio politico». In una nota, Fitto rincarerà la dose: «Con amarezza, constato che la linea scelta da Berlusconi per Forza Italia consiste nell’esaudire i desideri Renzi e nel soccorrerlo nei giorni diffi cili per lui. Obbe-dienza pronta, cieca e assoluta. Io penso che gli elettori ci abbia-no chiesto di fare opposizione alla sinistra, non di agire come una stampella del Pd». Torna allo scoperto anche l’ex segre-tario pd Pier Luigi Bersani: «Una mediazione sulla legge elettorale con la minoranza era possibile, Renzi non ha voluto. Ora deve dire se vuole andare avanti con un partito unito o no». Bersani, che ieri ha incon-trato 140 tra deputati e senato-ri della minoranza interna, ha

avuto parole dure anche con il senatore pd Stefano Esposito, fi rmatario dell’emendamento supercanguro su cui si è spacca-to il partito, che aveva additato i senatori dem dissidenti come «parassiti»: «Dare del parassi-ta a Corsi, Mucchetti e Gotor

è pericoloso. È gente perbene che va trattata con rispetto. Se viene meno il rispetto è fi -nita». A smentire che il voto di ieri sia il preludio a un nuovo governo di larghe intese, stile Mario Monti, è il vicesegreta-rio del Pd, Lorenzo Guerini:

«Non c’è in vista alcun cambio della maggioranza di governo, Forza Italia è all’opposizione e ci resterà, anche dopo il voto del Quirinale», ha dichiarato Guerini. «Riforme istituzionali e legge elettorale si fanno dia-logando con l’opposizione», ha

aggiunto il numero due del Pd, «dunque quello che è successo sull’Italicum è assolutamente dentro lo schema del Patto del Nazareno: è un anno che lo di-ciamo, e oggi quello schema ha tenuto».

continua a pag. 4

4 Giovedì 22 Gennaio 2015 P R I M O P I A N OSono fatti per riuscire ad avere un pacchetto di voti per contrattare la corsa al Quirinale

Occhi dolci del Cav ad AlfanoIn prospettiva, anche per non perdere Campania e Veneto

DI CESARE MAFFI

La scusa formale è quella del Ppe: alleare le compo-nenti italiane del Partito popolare europeo. Di fat-

to, è il pretesto, sempre ripetu-to, per unificare in qualche ma-niera chi ha subìto, praticato o favorito scissioni e per riportare unità con dissidenti. Anche in questi giorni, nel corso degli incontri tra Fi e Area popolare (nessuno si sarebbe atteso due vertici Berlusconi-Alfano a distanza così ravvicinata), è emersa di nuovo la citazione del Ppe.

Si sa benissimo che i par-titi europei sono meri conteni-tori nei quali si può stare anche schierati, nazionalmente, su po-sizioni contrapposte. Eppoi, un mega partito espressione del Ppe c’era: il Pdl, dissolto però dallo stesso Cavaliere.

Non sussiste alcuna ragione perché il Ppe abbia un unico movimento aderente in Italia. Semmai, quando Fi e centristi (nei più vari frammenti, dal Ncd, all’Udc, ai popolari per l’Italia, di Mario Mauro) vo-

gliono cercare un punto d’incon-tro, tirano fuori del cappello la sigla europea ed esaltano la ne-cessità che tutti coloro che «si riconoscono nel Ppe» agiscano uniti.

Mutando radicalmente linea politica rispetto a una in precedenza seguita (e det-tata spesso più da umori ven-dicativi che non da razionalità politica), Berlusconi si è adesso indirizzato verso un recupero di discorso con Angelino Alfano. Ci sono fi ni immediati e scopi più lontani.

Immediatamente, al Cav sta a cuore poter concorda-re con Ncd-Udc (e anche con altri segmenti parlamentari, nel gruppo senatoriale Gal) un’unità d’azione per le urne quirinalizie. In questi momenti ciascun teorico titolare di pac-chetti di voti spara numeri in libertà: il socialista Nencini si presenta come teorico porta-voce di una trentina di grandi elettori. Quindi, giova a B., ma giova anche ad Alfano e Casini, un’intesa che accresca il poten-ziale seguito di voti disponibili e permetta più effi caci trattative

con Matteo Renzi.Berlusconi, però, ha altri

due scopi, meno immediati. L’uno è di prossimità e concerne le elezioni regionali di primave-ra, nelle quali spera di mante-nere le due amministrazioni già possedute (Veneto e Campania) e vorrebbe conquistare la Puglia (ma qui agisce il dissidente per antonomasia, Raffaele Fitto). Talune bizze periferiche dei cen-tristi (in Liguria, in Campania, in Puglia) impensieriscono per-ché indicano simpatie locali per l’alleanza con il Pd, o meglio, con il Pd renziano. Dunque, un ri-trovato dialogo con Alfano & C. permette al Cav di respirare.

L’obiettivo più distante e maggiore, ovviamente, ri-guarda l’intesa per le politiche. Nessuno può oggi nemmeno parlarne, anche se paiono poco realistici i riferimenti dello stesso Cav alla possibilità che l’intero centro-destra confl uisca in un’unica lista. È il motivo ad-dotto uffi cialmente per giustifi -care il voto favorevole al premio di maggioranza per la lista vin-cente (e non la coalizione). Lo scetticismo è d’obbligo.

Il voto fi nale sull’Italicum martedì La riforma costituzionale arranca

Dopo aver cassato ben 35mila emenda-menti, la riforma elettorale potrebbe arri-vare al voto fi nale al senato già martedì prossimo. Un timing che chiuderebbe quindi la pratica prima della seduta co-mune del parlamento, il 29 gennaio, per eleggere il nuovo capo dello stato, così come auspicato da Renzi. Che vorrebbe chiusa per quella data anche la partita del ddl costituzionale, all’esame della camera. Ma su questo lo stesso ministro Boschi è stata più cauta: il sì fi nale potrebbe slittare a febbraio. Anche in questo caso l’iter è appesantito dalle fronde interne a Pd e Fi. Il partito democratico ieri si è diviso sui 5 senatori di lunga durata di nomina presiden-ziale, anche se poi l’aula del-la camera ha votato a favore dell’emendamento di Ettore Rosato che li reintroduce nel disegno di legge. In dissenso dal gruppo si sono espressi, tra i deputati della minoranza del Pd, Rosy Bindi, Gianni Cuperlo, Alfredo D’Attor-re, Davide Zoggia, Stefano Fassina. Ma anche gli espo-nenti di Forza Italia, Daniele Capezzone e Pietro Laffranco. Contra-ri M5S, Sel e Lega. Pippo Civati, Pd, ha votato contro e ha attaccato il partito con un post nel suo blog: «La discussione per ribaltare la decisione della commissione Affari costituzionali di eliminare dal testo approvato al Senato i cinque senatori-non-più-a-vita-ma-a-lungo è surreale».

Berlusconi: per il Colle, MartinoPercorso condiviso con AlfanoSilvio Berlusconi lancia il primo nome

per il Quirinale: quello di Antonio Martino, avvocato, tessera numero due di Forza Italia e ministro della Di-fesa nel primo governo del Cavaliere. Il leader azzurro ha rotto gli indugi durante una riunione con il gruppo forzista alla camera, spiegando che si tratta di una candidatura di bandie-ra del polo dei moderati, da utilizzare nelle prime tre votazioni. Dalla quar-ta, quando basterà la sola maggioran-

za assoluta, «ci concentreremo invece su un candidato condiviso». Condiviso innanzitutto con i centristi di Ncd e di Area Popolare: nel corso di un vertice a Palazzo Madama, alla presenza dello stesso Berlusconi, di Angelino Alfano e degli stati maggiori delle due forze politiche è stato concordato un percor-so che porterà all’individuazione di un candidato comune per l’area del cen-trodestra. Martino, dal canto suo, si è schermito: «Non lo sapevo, mi sembra uno scherzo da prete». Alcuni presenti

riferiscono che l’ex premier punta in ogni caso «ad avere un capo dello stato non ostile». Inoltre l’ex Cav avrebbe fat-to notare come, dopo il voto al senato sull’Italicum che ha decretato il venir meno dell’autosufficienza del Pd, Renzi sia più debole. E dunque più forte il potenziale del centrodestra. Alfano ha precisato che «non c’è stata discussione sul futuro» dei due partiti e ha precisa-to che per ora è stato raggiunto un ac-

cordo su tre punti chiave.Il primo è una «comune in-dicazione di candidatura al Pd». Il secondo è «esprimere uno stesso giudizio, dopo es-serci consultati, su eventuali candidature del Pd». Infine, si è stabilito di «mettere in contatto i due gruppi parla-mentari di Ncd e FI da subi-to, per organizzare l’attività di aula», in vista sempre del voto per il Quirinale. È stato poi il coordinatore del Ncd, Gaetano Quagliariello, ad aggiungere che Ncd e Fi faranno «una consultazione permanente per fare valere il nostro peso».

De Luca condannato, è candidato alle primarie pd

in CampaniaIl Tribunale di Salerno ha condan-

nato il sindaco della città, Vincenzo De Luca, a un anno di reclusione per abuso d’uffi cio per la realizzazione del termovalorizzatore di Salerno. De Luca, candidato alle primarie Pd per la regio-ne Campania, è stato anche interdetto per un anno dai pubblici uffi ci. I giudici hanno concesso la sospensione della pena.

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SEGUE DA PAG. 3

Vignetta di Claudio Cadei

DI PAOLO ARMAROLI

La marcialonga per il Quirinale è ai nastri di partenza. Come finirà? Non lo sappiamo. Ma siamo perfettamente consapevoli che, se andrà per il verso giusto a lor signori, siamo rovinati. Il motto di Matteo Renzi è quello che campeggiava sui tram di una volta: «Non disturbare il manovratore». Ragion per cui il nostro presidente del Consiglio non fa mistero di volere al Quirinale un taglianastri che non gli faccia ombra. Già, perché, in questo, Renzi e Berlusconi la pensano allo stesso modo. Per loro ogni organo di garanzia rappresenta un intralcio a disegni politici a lungo coltivati.

Il Cavaliere, al contrario, vorrebbe sul Colle un garante. Ma di che? Elementare, Watson. Una personalità che gli dia ga-ranzie, che gli permetta una piena agibilità politica, insomma che in cambio dei suoi voti gli conceda l’agognata grazia. In questo caso non si tratterebbe di una concessione ma di una estorsione. E, diciamocela tutta, non sarebbe un bel vedere. La morale della favola è presto detta: mors tua vita mea. Solo se i nostri due eroi (si fa per dire) sbatteranno la loro testa contro il muro, avremo forse un presidente della Repubblica all’altezza dei suoi compiti. Ne abbiamo un disperato bisogno. Soprattutto in un momento in cui una partitocrazia allo sbando alza la cresta.

Pensalibero.it

C’È SOLO DA SPERARE CHE NON LO TROVINO

Uno vorrebbe un ragioniere e l’altro invece un garante

di Pierre de Nolac

Renzi: “Chi prova a interromperele riformenon ce la fa”.

Come nel “coitus”.

* * *

Renzi: “Non siamo in un museo”.

Ce l’aveva con Bersani.

* * *

Bersani: “Renzi ci rispetti o è fi nita”.

Cofferatilo ha preceduto

* * *

Italicum, sì al “supercanguro”.

È il modello australiano delle riforme.

* * *

Milano, evasione fi scale: a processo Gianna Nannini.

Che cantava: “Turbini e tempeste io cavalcherò”.

* * *

Cento giorni all’Expo.

Hanno anticipato gli studenti.

PILLOLE

5Giovedì 22 Gennaio 2015P R I M O P I A N OClaudio Velardi spiega perché non ce la farannno Amato, Bersani, Veltroni, Cassese, Mattarella

Finocchiaro, l’unica per il ColleVolendo, potrebbe essere eletta alla prima votazione

DI GOFFREDO PISTELLI

Il «compagno Lothar», al se-colo Claudio Velardi, na-poletano, classe 1954, dopo aver fatto molte cose, fra cui

il consigliere politico di Massi-mo D’Alema a Palazzo Chigi, epoca a cui risale l’appellativo fumettistico, in quanto era rasa-to come Lothar il collaboratore fedele di Mandrake, Velardi, dicevamo, oggi si occupa di co-municazione politica. E l’ana-lisi i ciò che sta succedendo in questo quadrante è il suo pane quotidiano.

Domanda. Velardi si se-gnalano dei bradisismi nel palazzo di Largo Nazareno: è la minoranza piddina che vorrebbe scuotere l’edifi cio e anche il patto che lì fu si-glato. Si è preso al balzo la palla delle primarie liguri e si vuol dar battaglia su Ita-licum e Quirinale…

Risposta. Penso che tutte le fi brillazioni in casa Pd abbiano come obiettivo, e da tempo, la madre di tutte le battaglie ossia il Colle. Stefano Fassina l’ha confessato con un certo candore. Però mi pare che la vicenda si sgonfi : i senatori ribelli sull’Ita-licum, da ieri a oggi, sono scesi a 25 da 29 che erano…

D. Che succederà con que-sta elezione presidenziale?

R. La mia idea è che si torne-rà alla stagione pre-cossighiana, ossia di un notabile della politi-ca in cima al Colle. Una fi gura rispettabile ma di scarso rilievo.

D. Un pro-fi lo basso, lei dice. E per-ché non un big?

R. Perché dopo 20 anni, c’è un prota-gonista unico della politica n a z i o n a l e , Matteo Renzi, e quindi non c’è spazio per un presidente troppo ingombrante. Se vuole, la ripercorriamo un po’ la storia di questi due decenni.

D. Prego.R. Dopo Sandro Pertini,

presidente spettacolare ma di scarso impatto, Dc e Pci cerca-rono di rianimare la prima re-pubblica che volgeva al declino. Fecero un accordo di ferro su un rispettabile conservatore: Francesco Cossiga. Ma sba-

gliarono i calcoli.D. Non di poco…R. Eh sì, perché Cossiga

aveva percepito che quel siste-ma, quella repubblica, stavano crollando e non accettò di farne il becchino, Anzi, felicemente impazzì, diventando un prota-gonista assoluto.

D. L’errore chi lo fece? Ciriaco De Mita che l’aveva scelto?

R. Sbagliò De Mita ma con l’appoggio di Alessandro Nat-ta, segretario di un Pci moren-te: volevano tentare di salvare il sistema ma scelsero male e lo capirono presto. Cossiga, che era invece un cavallo di razza, fece defl agrare il tutto.

D. Che colpi, con quel pic-cone!

R. Poi, dopo l’omicidio di Gio-vanni Falcone, arrivò Oscar Luigi Scalfaro, un magistra-to.

D. Beh, era in politica da anni.

R. Sì, ma portò con sé un sac-co di magistrati che, da allora, non hanno mai perso il potere di vita e di morte sulla politi-ca. Non solo, i magistrati con-quistarono anche posizioni nei gangli vitali dell’apparato stata-le, nei ministeri. Basta scorrere gli organigrammi dei dicasteri che ne troverà ancora parecchi, fra i consiglieri giuridici e non

solo.D. Dopo

Scalfaro fu la volta di Carlo Aze-glio Ciam-pi…

R. La situa-zione economi-ca lancinante, sempre nella totale assen-za della poli-tica, richiese

un supertecnico. E Ciampi fu l’alfi ere della tecnocrazia. Con lui iniziò una stagione che fi ni-sce con Giorgio Napolitano, con un flebile tentativo della politica.

D. Flebile, insomma…R. Un uomo di livello. Che

ha gestito, di fatto, il Paese da quando Romano Prodi fu sconfi tto nel 2008. È stato lui, prendendo per il bavero Enrico Letta e mandandolo a casa, che ha rimesso la politica al centro,

facendo spazio a Renzi, ossia a un leader politico forte, inviso a magistrati e tecnici.

D. Qualcuno, leggendo, obietterà che è Renzi ad aver messo Raffaele Can-tone all’Anticorruzione e a dare molto spazio a Nicola Gratteri per quel concerne la riforma della giustizia.

Due magistrati.R. Sì, ma Renzi li utilizza per

le competenze che hanno, non se ne fa usare. Che la politica sia di nuovo al centro non è in questione. Siamo tornati a pri-ma di Cossiga, come le dicevo.

D. L’analisi non fa una grinza ma ora bisogna met-terci dentro un po’ di nomi e di cognomi.

R. Getto il cuore oltre l’osta-colo: le dico come, secondo me, andrà a fi nire.

D. Avanti, allora.R. Andiamo per esclusione.

Un nome da tirar via dall’elenco è quello di Giuliano Amato.

D. E perché?R. Perché Amato sarebbe per-

fetto come grand commis ma ha l’opinione pubblica contro.

D. Per via della Casta, deg l i s t i -pendi, delle pensioni e di quelle cose che circolano come moder-ne catene di S. Antonio su Facebook?

R. Certo. Che poi sono sciocchezze, di-ciamo la verità. E diciamo anche che una certa opinione pubblica fa un po’ schifo, su.

D. Altre esclusioni?R. Mah, direi i tecnici di va-

ria natura. A meno, che il giorno prima del voto, Renzi peschi un jolly, tipo Sabino Cassese. Ma io credo che il premier non si fi di troppo dei tecnici, e a ragione.

D. Spieghiamolo…R. Sembrano docili ma poi,

sa come succede? Cominciano a rimandare le leggi in Parla-mento e a disquisire della rava e della fava.

D. Ci pigliano gusto, tal-volta…

R. Esatto. Poi toglierei dall’elenco tutti quelli troppo protagonisti.

D. Del tipo?R. Tipo Walter Veltroni,

che sarebbe anche un doppione

rispetto a Renzi sul piano dello spettacolo. E poi, figurarsi, quello si met-terebbe a fare i concerti al Qui-rinale, a fare questo, a fare quello. Gli da-rebbe ombra…

D. Via quin-di anche Pier Luigi Bersani, che pure in queste ore, qualcuno ve-drebbe bene…

R. No, Bersani no davvero. È il capo di tutti i tramatori, quello che ordisce i fi li, è il più cattivo e il più politicamente ot-tuso, come tutti gli emiliani che, nella nebbiolina della Bassa pa-dana, pensano di manovrare. E non sono neppure brillanti, alla fi ne, come tramatori. E via tutti gli altri, perché, torno a dire, oc-corre che la politica torni in un certo modo.

D. Chi resta?R. Pochi profi li. Due su tutti:

Sergio Mattarella e Anna Finocchiaro.

D. Partiamo dal primo.R. Il simbolo di un certo tipo

di classe dirigente ma forse ec-cessivamente sbiadito e antico. Troppo, forse, anche per torna-re a un’epoca pre-cossighiana. Con lui si rischierebbe di fare del Colle una sorta di non-luogo e questo non va bene.

D. Non resta che la Finoc-chiaro…

R. E sarebbe un gran colpo, per Renzi. Una donna, una bella donna mi permetta.

D. Così è, d’altra parte…R. Il che

non guasta. Autorevole, leale con chi comanda, che è stata dale-miana ma che ha collaborato con Maria Elena Bo-schi. Stima-ta in tutte le aree politiche, inclusa Forza

Italia.D. Già, però vorrei ricor-

dare che fu la prima a rea-gire duramente al conio del termine stesso di rottama-zione e, di nuovo, con Ren-zi, ci fu quella polemichetta per la scorta che spingeva il carrello all’Ikea…

R. Eeehh, ma che ce ne frega, andiamo. E poi sull’Ikea aveva pure ragione lei…

D. Era un gesto di cavalle-ria quello dei poliziotti…

R. Ma certo, su.D. Un ex-magistrato pure

la Finocchiaro, però.R. Diventato politico, attento

bene.D. Finocchiaro, lei dice, e

la chiudiamo al primo col-po…

R. Certo. Ma il punto, ribadi-sco, è che la politica torni prota-

gonista. Nelle democrazia mature, non esistono dua-lismi, c’è un solo leader. I sistemi po-litici sono congegnati così. E anche la nostra Co-stituzione, se vogliamo

vederla bene, assegna il ruolo preminente al presidente del Consiglio mentre il capo dello Stato ha una funzione di ga-ranzia, non di guida.

D. E il Nazareno, inteso come patto, terrebbe su quel nome?

R. Berlusconi, che è l’altro vero leader degli ultimi 20 anni ma che non è riuscito a tener insieme il Paese, ci starebbe. L’incontro di ieri con Renzi (l’al-tro ieri per chi legge, ndr) è la riprova che il Cavaliere si sta

comportando da statista.D. L’alternativa quale sa-

rebbe?R. Ma non ce ne sono, poli-

ticamente! Salvo mettere in-sieme tutti gli scontenti. Ma se lo immagina? Beppe Grillo con Raffaele Fitto, Massimo D’Alema con Matteo Salvini. E chi tirano fuori?

D. In effetti ci vorrebbe un anno solo per arrivare alla sintesi…

R. Anche se, di qui al 29 gen-naio (data del primo scrutinio), per alimentare la chiacchiera politica, qualche esponente di questo o quello schieramento, non avendo da lavorare, si ap-plicherà a qualche giochino. Ma saranno, appunto, battute.

D. Già, ma se si scollinas-se il terzo scrutinio e si arri-vasse alla famosa palude?

R. Facciamo pure lo scenario di un fallimento del «Renzusco-ni».

D. Avanti…R. A quel punto il premier

vorrà andare a votare, altroché. L’arma delle urne anticipate tornerebbe buona: non più fra tre anni ma fra tre mesi.

D. Un presidente antiren-ziano lo permetterebbe?

R. Nel caso che il capo dello Stato non fosse «battezzato» da Renzi, sarebbe meno facile, certo, ma inevitabile. In caso di dimissioni del premier che cosa farebbe il Colle?

Segue a pagina 6

Tutte le fi brillazioni in casa Pd sono provoca-te dall’elezione del pre-sidente della Repub-blica che è la madre di tutte le battaglie. Lo ha candidamente

ammesso quell’ingenuo di Stefano Fassina.

Adesso si torna alla stagione pre-cossighia-na piazzando un nota-bile in cima al Colle.

Una fi gura rispettabile ma di scarso rilievo. Di protagonista della politica c’è gia Renzi che basta e avanza

Amato non ce la fa, anche se sarebbe

perfetto come grand commis. Ha l’opinione pubblica contro per via delle tre mega-pensio-ni. Sono schiocchezze ma all’opinione pubbli-ca fanno impressione

I tecnici, anche tipi come Cassese, non

piacciono a Renzi. E ha ragione. All’inizio

sembrano docili ma poi cominciano a riman-dare le leggi in Parla-mento e a disquisire

della rava e della fava

Veltroni non va bene perché sarebbe un dop-pione rispetto a Renzi sul piano della spetta-colo. E poi, fi gurarsi, quello si metterebbe a fare i concerti al

Quirinale. Gli darebbe ombra, insomma

Bersani no perché è il padre di tutti i trama-tori, quello che ordisce

i fi li, il più cattivo e il più politicamente ottuso, come tutti gli emiliani che, nella

nebbiolina della Bassa Padana, pensano

di manovrare

Claudio Velardi

6 Giovedì 22 Gennaio 2015

Dalla Consulta che ha giudicato inammissibile un referendum di revisione delle pensioni

Tolto il pesce in bocca a SalviniSarebbero aumentati i consensi alla Lega anche al Sud

DI MARCO BERTONCINI

La botta inflitta dalla Corte costituzionale alla Lega è ragguar-devole. Le reazioni

minacciose e irate di Mat-teo Salvini ne sono rico-noscimento. I deputati le-ghisti sono perfi no arrivati a proporre di sospendere il dibattito in aula, in conse-guenza del comunicato da palazzo della Consulta an-nunciante l’impallinamento del referendum anti riforma Fornero.

Che la Corte costituzio-nale si comporti sovente da plotone di esecuzione per evitare questo o quel referendum, non è evento nuovo. Nel corso degli anni si sono dilatati i divieti, non sempre adeguatamente motivati, di chiamare alle urne gli elettori, su molti, forse troppi, quesiti. A volte, invece, ma oggettivamente di rado, si sono avute posi-zioni opposte, come nel caso del referendum sul nuclea-re, inattesamente spostato dall’Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione (tale decisione,

assunta a maggioranza, fu poi confermata dalla Cor-te costituzionale) su nuove norme, pur abrogative delle precedenti sottoposte a que-sito referendario.

Di là delle disquisizioni giuridico costituzionali, che faranno sbizzarrire gli esegeti non appena avremo conosciuto le motivazioni, resta il fatto politico: la Lega ha subìto uno smac-co, pesante. Il referendum sulla riforma delle pensioni avrebbe indiscutibilmente attratto molto interesse e molte simpatie.

Non va taciuto il favore chiaramente espresso an-che da parte sindacale, area dura della Cgil compresa. Sarebbe stata un’eccellen-te occasione per chiamare a raccolta sul referendum leghista milioni di insoddi-sfatti, timorosi, interessati, usando un linguaggio ruvi-do e sbrigativo ma effi cace, come sovente càpita quando il Carroccio si muove annu-sando un argomento di solida popolarità.

Dopo un indubbio impe-gno profuso per raccogliere le fi rme (eccellente tema per

mobilitare iscritti, militanti e anche semplici simpatizzan-ti), la Lega aveva sperato in alcune settimane primaverili di vigorosa campagna elet-torale, spendibile fra l’altro senza condizionamenti ter-

ritoriali (in Padania come in Terronia abbondano coloro cui la legge Fornero è sgradita, vuoi per il passato vuoi per il futuro) e senza preclusio-ni ideologiche o politiche. La rabbia esternata dagli espo-

nenti del Carroccio conferma che è venuta meno un’oppor-tunità per fornire un’ulteriore spinta alla crescita di simpa-tie che i seguaci di Alberto da Giussano registrano da qualche mese.

D. Potrebbe resistere ed affi dare a un tecnico l’incarico per un nuovo esecuti-vo.

R. Già e chi metterebbe d’accordo una maggioranza che vada da Bersani, a Gril-lo, ad Antonio Razzi? E già me lo immagino, Renzi, che scorrazza per il Paese, che torna altroché rottamatore. E con mille argomenti per dire: «Guardate cosa sono disposti a fare per fermare il cambia-mento». No, non converrebbe neppure agli avversari.

D. Vale a dire?R. Perché, comunque, con

Renzi si guadagna tempo, no?

D. Intende prima della fi ne della legi-slatura?

R. Certamente. Se no, il senatore Miguel Gotor, un ribelle oggi, dovrebbe tornare ai suoi ottimi libri, sapendo che, con le ricerche, si

campa ma peggio. Le ripeto: dei 29 senatori che resistevano, quattro han gia cambiato idea.

D. Sì e la senatrice Doris Lo Moro, che non voterà l’Italicum, ha detto a ItaliaOggi che si dimetterà ma da capo-gruppo dem nella Com-missione Affari istituzio-nali…

R. Certo. Li conosco bene. Ce n’era stato uno che aveva annunciato pure l’abbandono del Senato subito dopo il Jobs Act. Se lo ricorda?

D. Aspetti…R. Vabbé glielo dico io: Wal-

ter Tocci.D. Eh già, s’era mosso

pure Renzi a scongiurare quell’addio. Ma è il Senato ad aver respin-to le dimissioni mi pare.

R. Appunto, sta ancora là.twitter @pistelligoffr

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SEGUE DA PAG. 5

Il gran colpo, per Renzi, sarebbe

la Finocchiaro. Autorevole e leale

con chi comanda. È stata dalemiana ma ha collaborato con Maria Elena Boschi. Stimata da tutte le aree politi-

che, compresa Forza Italia

P R I M O P I A N O

la Presidenza della Regione Ligu-ria. Come mai un sindacalista di questa stazza e con questo pedigree non ce la fa a diventare un politico? È semplice.

In Italia avviene solo per coop-tazione, la carriera del sindaca-lista apicale (non di quello, beneme-rito, che scarpina nella fabbriche e nei cantieri ma che, per definizione e purtroppo, resterà per tutta la vita fuori dal gioco di quelli che con-tano). Nel sindacato cioè va avanti solo chi è riuscito, anche qui, a far parte del cerchio magico. Come suc-cede nella Chiesa cattolica, solo chi è stato giudicato adatto a far car-riera viene nominato ai primi gra-dini della gerarchia. Poi la gerar-chia ecclesiastica, nella Chiesa, o la nomenclatura, nel caso del sinda-cato, lo osserva attentamente per vedere come si muove e ne giudica costantemente soprattutto l’affida-bilità nei confronti del capocordata. E poi, se tutto va bene, lo fa progres-sivamente salire di grado. Se l’os-servato di pasta buona non fa erro-ri di percorso, può diventare infine anche segretario generale naziona-le della Cgil che è, nel mondo sin-dacale italiano, come se fosse un Papa in Vaticano.

Nel caso di Cofferati, negli anni in cui lui era segretario della Cgil, veniva però considerato più di un Papa. Primo, perché Cofferati non lo criticava mai nessuno e quindi parlava sempre ex cathedra, davan-

ti a fedeli genuflessi, e non in casi eccezionali, circoscritti e ben codi-ficati (come capita al Papa), ma anche quando camminava per stra-da per andare a prendere l’aperiti-vo nel bar del centro. Ieri (a pag. 5 di ItaliaOggi) Giorgio Guazzalo-ca, ex sindaco di Bologna, nella bella intervista che ha concesso a Goffredo Pistelli, ha involonta-riamente descritto bene questa cir-costanza di cui Cofferati godeva anche nei primi mesi da primo cit-tadino della città felsinea: «Coffe-rati», ha spiegato Guazzaloca, «usciva alle 18 da Palazzo Accursio, sede del Comune, seguito da un pic-cola folla di cronisti. Era una messa cantata: lui parlava, con lunghe pause, e loro scrivevano».

Cofferati, ai tempi del suo mas-simo fulgore sindacale (e, di rifles-so, politico) era anche più di un Papa perché, a differenza dei Papi che vogliono proseguire in carriera anche dopo morti e quindi fanno i miracoli solo dopo il loro funerale, lui, i miracoli, li faceva anche in vita. Ad esempio, nello «storico scio-pero contro l’art. 18» (come dicono ancor oggi i media, anche quelli di parte a lui avversa, accennando, mentre lo dicono, in segno di rispet-to, a un piccolo segno di croce e a una appena evidenziata genufles-sione come si fosse trattato della battaglia di Lepanto) Cofferati era riuscito a far entrare ben tre milio-ni di persone in un contenitore (il Circo Massimo e vie annesse) che,

di persone, nel caso siano stipate come sardine in scatola (cioè quat-tro persone a metro quadrato), ce ne possono stare, al massimo, 250 mila, come aveva scrupolosamente calcolato, con un apposito studio (disatteso da tutti) la facoltà di architettura dell’Università di Roma. Se non è un miracolo, que-sto…

Che i capi dei sindacati cresca-no fino alla carica massima, solo per cooptazione, e mai, per visibile e contendibile competizione, sotto gli occhi appassionati degli iscritti e dell’opinione pubblica, lo dimo-strano anche le recenti vicende del-la Cisl, che è il secondo sindacato italiano in ordine di importanza.Questo sindacato era guidato con mano ferma e indiscutibile da chiunque, da Raffaele Bonanni. Bonanni e era diventato il prezze-molo di tutte le trasmissioni tv. Andava in onda in qualsiasi orario, su qualsiasi rete (purché con un’al-ta audience) dove era sempre ampiamente e costantemente solo omaggiato. Ebbene, questo indi-scusso mammasantissima, all’im-provviso, nel giro di una settimana, si è dimesso senza dire perché lo ha fatto; o dicendo cose incredibili. E subito è stato sostituito, con un semplice battito di ali, da Annama-ria Furlan.

La sostituzione del segretario di qualsiasi grande partito nazio-nale avviene invece nel clangore di

furiose battaglie. I segretari politi-ci defenestrati vengono fatti fuori con lunghe operazioni che durano mesi, alle volte anni, e che vengono largamente mediatizzate. Inoltre, i loro successori vengono scelti dopo lotte altrettanto furibonde, dibatti-ti incandescenti, accuse incrociate. E mai, nel chiuso di un conciliabolo romano fra iniziati con la tonsura, come avviene solo nelle organizza-zioni segrete. Annamaria Furlan (Cisl) è invece uscita improvvisa-mente dalla sua cornucopia sinda-cale, come se fosse stata una far-falla che, lietamente e lievemente, si libera dagli impacci della gesta-zione. Non si è impolverata nelle battaglie combattute e non si è insanguinata dalle armi usate, ma si presenta ai suoi iscritti e all’opinione pubblica, senza un livi-do (ma anche senza una storia). Il sindacalista apicale che deci-de di uscire dalla bambagia dove aveva sino a quel punto vissuto, per immergersi nella vita freneti-ca, e spesso disumana, di un par-tito, è come un bambino che, per sbaglio, è stato infilato su un ring di pugilato. Lui è felice come una Pasqua perché non sa che lì si menano sul serio con botte da orbi. Nei partiti infatti c’è uno scontro permanente (chiedere a Renzi e a Bersani che ne sanno qualcosa) e non va in onda un balletto fra pro-tagonisti collusi fra di loro che san-no che, come da copione, dopo un passo in avanti ce ne è uno indie-

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA - PIERLUIGI MAGNASCHI

7Giovedì 22 Gennaio 2015P R I M O P I A N ONUOVI SCENARI - Dopo che Berlusconi si è riconciliato con Alfano e sta ribaltando Fitto

Il Cav ha un solo nemico: SalviniE, in prospettiva, c’è un governo Pd-Fi e suoi alleati

DI GIORGIO PONZIANO

Mariastella Gel-mini, Giovan-ni Toti e Mara Carfagna : sa-

ranno i tre ministri di For-za Italia nel governo Renzi-due, quello che si formerà dopo l’approvazione della legge elettorale e dopo l’in-sediamento del nuovo pre-sidente della Repubblica. Sarà il governo del Naza-reno. Dalla votazione della legge elettorale Pd e Forza Italia usciranno sconquas-sati. Matteo Renzi perde-rà l’ala sinistra di Pippo Civati e Stefano Fassina. Che escano o meno dal Pd, sarà muro contro muro e comunque in parlamento non potrà contare sui loro voti e se ad essi in qualche occasione si aggiungessero quelli dei bersaniani (che invece, alla fine dialoghe-ranno, col segretario-presi-dente del consiglio) sarebbe difficile procedere col treno delle riforme.

Quindi il cerchio magi-co renziano è consapevole che, dopo il duro scontro interno di questi giorni (ne

è un segnale anche quanto è avvenuto con le primarie in Liguria e le conseguenti piroette di Sergio Coffera-ti) la sola forza del Pd (coi ribelli in lotta permanente) non può bastare per riusci-re a continuare la legisla-tura.

Dall’altra parte Silvio Berlusconi deve ricon-quistare il ruolo di padre-padrone del suo partito (asfaltando Raffaele Fitto e i dissidenti) e bloccare l’ascesa di Matteo Salvini. Per questo, lui, che solita-mente è rancoroso, è andato all’embrasson nous con l’ex-reprobo Angelino Alfano.

La ritrovata alleanza tra il Cavaliere e il ministro dell’Interno è stata sotto-stimata dai media. Invece comporterà il ridisegno del centrodestra, con Berlu-sconi padre nobile, Alfano braccio operativo e Salvini a leccarsi le ferite.

Che altro è se non un al-tolà alla Lega la frase che compare nel comunicato ufficiale di Forza Italia re-datto l’altro ieri: »Il premio di maggioranza alla lista, invece che alla coalizione

può rappresentare un im-portante stimolo a supera-re egoismi e particolarismi delle forze politiche».

Tradotto in chiaro si-gnifica che la Lega deve sottomettersi a Forza Ita-lia e fare liste comuni. Chi

non si ricorda che il premio alla coalizione era la linea del Piave dell’ex-Cavaliere? «Altrimenti abbandoniamo il tavolo», ripeteva. Con un giro di valzer (a cui ci ha da tempo abituati) Berlusconi s’è convertito al premio alla lista e ha messo Salvini in un cul de sac.

È evidente che, una volta promulgata la legge eletto-rale, il parlamento si verrà a trovare in una posizione scomoda, cioè formato da eletti con i vecchi criteri e quindi scarsamente rap-presentativi. Ma non potrà essere mandato a casa per-ché c’è la cosiddetta norma di salvaguardia imposta da Berlusconi: nessuna elezio-ne prima del 2016.

Quindi vi è un limbo che si può chiamare emer-genza e che quindi andrà affrontato di comune ac-cordo, ovvero con un nuo-vo governo di larghe intese tra Pd e FI-Ncd (nel Ncd ci sono anche i casiniani da tempo promotori dell’in-ciucio).

Il governo del Nazareno permetterà a Renzi di fre-garsene della minoranza civatiana, di trattare in po-sizioni (numeriche) di forza coi bersaniani, di prepara-re a dovere le elezioni del 2018 (o 2017) puntando al premio di maggioranza per il Pd (e limitando al mini-mo la presenza nelle liste dei rematori contro).

Mentre Berlusconi ritor-nerà pimpante a guidare il centrodestra e ordinerà alle sue corazzate scritte e parlate di disintegrare la Lega in modo da gareg-giare da protagonista alle

elezioni e risultare l’inter-locutore principale anche in caso di sconfitta (nono-stante gli assetti più stabili nel post-elezioni grazie alla nuova legge elettorale).

Insomma ci sono tutte le condizioni perché Renzi e

Berlusconi vadano a brac-cetto fino al termine (o qua-si) della legislatura, magari con qualche altra manina renziana in leggi che stan-no a cuore all’ex-Cavaliere e con la tutela del duopolio televisivo: non a caso, da parte dei renziani, è spari-ta la priorità di riformare la Rai, rendendola più effi-ciente sul mercato. E non è cosa da poco in considera-zione del fiato grosso che ha Mediaset.

Non va inoltre sottova-lutato che l’incontro dell’al-tro ieri tra Renzi e Berlu-sconi è servito senza dubbio a mettere nero su bianco il cognome del prossimo in-quilino del Colle, magari alla quarta votazione, quan-do i franchi tiratori di ogni colore saranno ininfluenti e i grillini allegramente sull’Aventino. Il che signi-fica che il nuovo Capo dello Stato, se richiesto, non po-trà che benedire il governo del Nazareno, se a proporlo con la scusa dell’emergenza istituzionale saranno i suoi due massimi elettori.

Che lo scenario più pro-babile sia quello indicato lo confermano i più recenti movimenti, da Renato Bru-netta che paventa aperta-mente una crisi di governo a Paolo Romani che sottolinea come «Renzi è senza mag-gioranza al Senato».

Nell’un caso e nell’altro, la sollecitazione è: ci siamo qui noi. Intanto Denis Verdini e Luca Lotti già mettono a punto le caselle del mosaico del governo Renzi-due, con buona pace dei fittiani, dei civatiani e anche dei berlu-sconiani, questi ultimi co-

munque, di fronte al patto d’acciaio Renzi-Berlusconi sulla legge elettorale, stan-no preferendo la guerriglia alla guerra frontale, con l’obiettivo di riprendersi il partito appena Renzi com-pirà qualche passo falso.

In fondo un indeboli-mento della sinistra ra-dicale del Pd (ci penserà Renzi quando si tratterà di formare le liste per le elezio-ni) fa comodo anche a Pier Luigi Bersani (e a Gianni Cuperlo) che diventeranno l’unica alternativa credibi-le al segretario-presidente del consiglio, in grado di coagulare tutte le forze an-tirenziane ma senza eccessi verbali e comportamentali (che alla fine fanno il gioco del segretario).

Del resto in una delle sue sortite di questi giorni, Ren-zi ha fatto una chiamata di correo anche verso Bersani: «Gli incontri e gli accordi con Berlusconi si facevano anche prima. Solo che non si poteva dire».

Convinto che lo sbocco sia il governo del Nazareno è, tra gli altri, il capogruppo della Leganord alla camera, Massimiliano Fedriga: «Le parole di Paolo Romani sono state chiarissime: ha detto esplicitamente che i voti di Forza Italia sostitu-iscono quelli mancanti del Pd. Non escludo affatto la nascita di un governo Ren-zi-Berlusconi. Il premier deve andare dal presiden-te Grasso e formalizzare la crisi per poi chiedere la fiducia alle camere con la nuova maggioranza che vede dentro Berlusconi. La maggioranza non è più quella di prima, è diversa e bisogna rispettare i principi della Costituzione».

Ma anche Alfano non disdegna i l futuribi le scenario: «Abbiamo detto con chiarezza che abbiamo parlato solo del presidente della Repubblica, non c’è stata una discussione poli-tica. Certo, questa posizione comune con Forza Italia sul nuovo capo dello Stato e sul-le riforme e legge elettorale ha certamente un significa-to». Dal 29 gennaio il capo del governo e il capo dell’op-posizione andranno a brac-cetto, insieme contro tutti, ad eleggere il successore di Giorgio Napolitano.

Dopo il successo vi sarà la reciproca ubriacatura, con decine di interviste per sostenere che i 101 di Prodi sono solo un lontano ricordo e che si apre un nuovo capi-tolo della politica italiana: lo vogliamo chiamare Na-zareno?

Twitter: @gponziano© Riproduzione riservata

Vignetta di Claudio Cadei

tro. Ecco perché Cofferati, quando è diventato un poli-tico a pieno tempo, ha preso solo sberle. Cominciando da sindaco di Bologna, dove, anche qui, era stato para-cadutato (cioè cooptato) dalla segreteria nazionale del partito. Una volta diventato primo cittadino, Cofferati, credendosi ancora a capo della Cgil, voleva comandare da solo, dare ordini e pretendere immediate e indiscus-se esecuzioni. Non aveva capito che il contesto era diver-so. Lui riteneva che la carica di primo cittadino fosse una sorta di investitura che, una volta fattagli dall’im-peratore, non si discuteva più. Invece fare il sindaco (a Bologna come altrove) significa discutere con tutti, vedersela con i vari poteri cittadini, avanzare tastando il terreno, verificare sempre su che forze si può fare affidamento, accontentarsi dei compromessi. Per questo, Cofferati finì male a Bologna. Per sopravvivere, dovette trovare una scusa per fuggire addirittura prima della fine della sua consigliatura. Ancora oggi, dopo tanti anni, a Bologna, gli uomini del suo partito si rabbuiano quan-do di parla di lui e del suo soggiorno da sindaco sotto le due Torri che tutti ritengano sia da dimenticare.

Ma Cofferati (già lautamente pensionato dalla Cgil) non poteva rimanere senza un aggiuntivo stipendio politico di 25 mila euro lordi. Sfruttando il suo nome (non le sue prestazioni) è stato così eletto due volte europarla-mentare. Un ruolo dove si può pisolare senza che nessuno ti svegli. Ma, non essendogli bastata la lezione di Bologna, e avendo voglia di una rinnovata visibilità, Cofferati ha voluto scendere ancora sul terreno direttamente politico, presentandosi alle primarie Pd per la Regione Liguria. Anzi, concedendosi ad esse. Ma si è subito accorto che in Liguria (come a Bologna) la lotta non è mimata ma pra-ticata. È stato così sconfitto. Sonoramente e seccamente. E Cofferati, non solo non si dà pace (tant’è che vuole de-nunciare persino alla magistratura, il segretario del suo partito, per connivenza con i supposti brogli di massa) ma anche non riesce a capire come mai possa essere successo questo sfregio alla sua regale figura.

Pierlugi Magnaschi© Riproduzione riservata

8 Giovedì 22 Gennaio 2015 P R I M O P I A N OPer Forza Italia. Ed è anche quella che Renzi sta approvando con il sostengo di Berlusconi

È una legge elettorale suicidaA che serve il premio di maggioranza per chi ha il 15%?

DI CESARE MAFFI

Non è facile dissentire in Fi. Se ne accorge Raffaele Fitto, e con lui se ne rendono conto

gli scontenti: scontenti dell’ita-licum, scontenti della riforma costituzionale, dubbiosi (è pre-sto per dire scontenti) delle pro-spettive per il Colle.

La sua opposizione rischia di ridursi a un abbaiare alla luna. Razionalmente, i contestatori di Silvio Berlusconi hanno una caterva di argomenti a loro fa-vore. La legge elettorale pare scritta, nell’ultima stesura, col dichiarato scopo di danneggiare Fi: come può nutrire speranze un partito valutato sotto il 15%, se il premio va alla lista? Il bal-lottaggio è tradizionalmente di danno per il centro-destra.

Quanto al contrasto alle preferenze, praticato dal Ca-valiere fi no ad arroccarsi come un ultimo bastione dal quale re-sistere all’offensiva delle tante modifi che pretese da Matteo Renzi, costituisce anch’esso un suicidio (per usare un’espressio-ne di Fitto riferita genericamen-te al patto del Nazareno).

Infatti dalla concorrenza per conquistare i voti personale Fi potrebbe ricavare maggiori van-taggi rispetto a qualsiasi altro partito, escluso forse Ncd-Udc. Se poi ci si sofferma sulla rifor-ma costituzionale, non si capi-sce quali benefìci derivino, ai cittadini in genere e agli elettori di Fi in particolare, dal previsto Senato regional-comunale.

Nessuna traccia si vede del presidenzialismo o semipresi-denzialismo, che (tanto pate-ticamente quanto spudorata-mente) il Cavaliere ancor oggi invoca, per un futuro in verità molto distante.

Indubbiamente, Berlusco-ni è rimasto centrale nella scena politica. I voti omaggiati a Renzi non hanno, però, reso concretamente molto. Senz’al-

tro, Renzi avrebbe potuto pun-tare sul mattarellum, e per Fi sarebbe stata la fi ne certifi cata. Ma se non ha causato il mas-simo dei danni al movimento berlusconiano, tuttavia ne ha provocati non pochi.

Quindi, Fitto (come del resto Renato Brunetta, come parec-chi altri che da alquanto tem-po si agitano) hanno dalla loro solidi argomenti. Non hanno, però, alcuna nemmeno lontana possibilità d’imporre la propria linea.

Il Cav ha sempre deciso come ha voluto, dall’appari-zione diretta in politica a oggi. Ai suoi odierni oppositori, pur se più numerosi di quelli dimo-stratisi in passato, non resta che subire. Non hanno speranza d’imporsi, perché comanda uno solo e, in ogni modo, la maggio-ranza nel partito è favorevole al Cavaliere, per i più svariati motivi, non escluso ovviamente l’interesse nel ritorno in Parla-mento.

E non nutrono speranze nemmeno in una scissione, che probabilmente Berlusconi au-spicherebbe per togliersi il fasti-dio. Fitto è sempre stato molto chiaro, consapevole che fuori di Fi non avrebbe altra opportuni-tà se non di costituire un piccolo movimento.

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DI GIULIANO CAZZOLA

«I cristiani non sono conigli». Chissà se a Papa Francesco la metafora è venuta in mente quan-do ha contato i figli di Graziano Delrio?

* * *La Consulta ha bocciato Matteo Salvini. Era troppo evidente l’inammissibilità del quesito referendario per l’abrogazione della riforma delle pensioni del ministro Fornero. In un Pa-ese serio non sarebbe nemmeno stato proposto perché palesemente in contrasto con quanto dispone, in materia di referendum popolari, l’articolo 75 della Costituzione. Inoltre, la ri-forma delle pensioni del 2011 ha restituito credibilità ad un Paese ormai sull’orlo della bancarotta. Solo dei demagoghi irresponsabili potevano infilarsi in questa avventura. A me fanno schifo loro. Non l’Italia.

* * *Stralciato dallo schema di decreto sul contratto a tutele crescenti il contratto di ricollocazione (il «nuovo che avanza» del Jobs act Poletti 2.0) è ricomparso, seduta stante, nel testo riguar-dante i nuovi ammortizzatori sociali, all’arti-colo 17. Si vede, però, che quel numero porta male anche nelle leggi. La piena operatività del nuovo contratto di ricollocazione potrebbe ri-sultare limitata dal fatto che alcuni importanti aspetti sono rinviati ad un successivo decreto legislativo. E quindi scoraggiare le imprese ad assumere. La disposizione prevede, inoltre, che abbiano diritto al contratto di ricollocazione soltanto i soggetti licenziati illegittimamente per giustificato motivo oggettivo o per licenzia-mento collettivo. Resterebbero, quindi, esclusi i soggetti licenziati illegittimamente per giu-stificato motivo soggettivo e quelli licenziati legittimamente per giustificato motivo ogget-tivo. Figli di un dio minore?

* * *L’Italicum «balla» al Senato. La legge eletto-rale è diventata l’occasione in cui si misura la tenuta dell’asse del Nazareno e la sua ca-pacità di resistere alle opposizioni interne di ambedue i partiti contraenti, le quali, a loro volta, hanno deciso di mettere in campo le loro forze in vista dell’elezione del presidente della Repubblica. In questo groviglio di tattiche poli-tiche passano in secondo piano i contenuti. Chi scrive considera, per tanti motivi, le preferen-ze alla stregua di una peste bubbonica per la politica. Insieme alle primarie, le preferenze determineranno una completa invasione di

campo delle procure nelle elezioni. Trovo, però, inaccettabile che si incontrino due capi partito, uno chieda di poter contare sull’elezione sicura di almeno cento deputati fedelissimi, scelti da lui; e l’altro glielo conceda, grazie al «blocco» dei capilista. Un’operazione, questa, che si spiega e si giustifica soltanto ricorrendo ad un brutale scambio politico. Un altro aspetto incomprensibile è il seguente: i sondaggi elet-torali dimostrano che tra i due schieramenti vi è una differenza di poco più di tre punti percentuali. Il che significa che il centro de-stra, in teoria, potrebbe recuperare il distacco e vincere soltanto se il premio di maggioranza andasse alle coalizioni. Impresa difficile a cau-sa delle divisioni di questo schieramento, ma non impossibile. È sicuro, invece, che sarebbe soltanto il Pd a poter usufruire del premio se esso andasse alla lista. L’ex Cav consentirà, dunque, a Matteo Renzi di «vincere facile».

* * *Dicono che nella cloaca del web siano state scritte delle considerazioni abominevoli a pro-posito di Greta e Vanessa, della loro libera-zione e del riscatto pagato (visto che nessuno crede alle dichiarazioni, peraltro ambigue, rese dal ministro Paolo Gentiloni alla Camera). Affermazioni altrettanto gravi sono state fatte nei quotidiani e da esponenti della politica che avrebbero il dovere della responsabilità e della misura. Queste reazioni sbagliate sono l’enne-sima espressione del livore che si scatena ogni volta che si parla di soldi, si tratti di un riscatto o, al limite, di una cosiddetta pensione d’oro. Ma trovo ugualmente inaccettabili i generosi attestati rivolti, a buon mercato, alle due ra-gazzine in nome dello «spirito di solidarietà» che avrebbe orientato ed animato la loro av-ventura siriana. In realtà, abbiamo a che fare con due persone irresponsabili e sprovvedute, per di più coinvolte in rapporti equivoci, dalla parte sbagliata, nel conflitto aperto in Siria. Lo Stato, che giustamente ha provveduto a salvare la vita di Greta e Vanessa, avrebbe il dovere di accertare la loro posizione sul piano giudiziario, nel momento in cui è in atto una lotta più decisa al terrorismo e ai suoi colle-gamenti. Quanto alle due cooperanti «fai da te», così titubanti nel chiedere scusa, saranno consapevoli che le risorse versate per il loro riscatto serviranno a finanziare altre attività criminali e a far soffrire altre persone inno-centi ? Un bel risultato per chi si proponeva di fare solidarietà.

PUNTURE DI SPILLO

DI ISHMAEL

Due le specie politiche domi-nanti: quella più razionale e quella meno. Un politico «più razionale» annuncia che

sconfi ggerà il cancro entro la fi ne della legislatura, se soltanto i magistrati e l’opposizione lo lasceranno governare in pace, mentre un politico «meno» razionale strepita che i tumori sono opera delle multinazionali, della Cia, del partito avversario o degli alieni. Un politico «più razionale» non parla di scienza giudaica o di arte degene-rata ma si limita a non capire un tubo d’arte e di scienza. Un politico «meno razionale» dà allegramente i numeri:

scrive Materialismo ed empiriocriti-cismo, come fece Lenin, che si coprì di ridicolo polemizzando con fi losofi e scienziati, oppure nega valore scienti-fi co alle teorie einsteiniane come fece Hitler, o spedisce nei lager i genetisti come fece Stalin, oppure sostiene che l’Aids non esiste, vaneggia di «stam-panti 3D» e denuncia l’inutilità dei vaccini, come fa Beppe 5 Stelle.

Non c’è politico che non parli a vanvera, ma quelli «più razionali» cercano (non sempre con successo) di non esporsi troppo alle risate degli elettori, mentre quelli meno raziona-li non conoscono la vergogna e allora promulgano leggi razziali, inneggiano alla sharia, incitano le Guardie rosse a

bombardare il quartier generale, spie-gano che quando si manca di rispetto alla religione il minimo è beccarsi un cazzotto in faccia, agitano manette e schiavettoni nell’aria, invocano il Dio Po, oppure sospirano al ricordo della mafi a onorata d’una volta, prima che il denaro delle multinazionali la cor-rompesse.

Un politico «più razionale», quando non parla di questione mo-rale o non balla il bunga bunga, stroz-za l’economia con le tasse e c’impone ogni sorta di sacrifi cio sostenendo di farlo per il nostro bene. Un politico meno razionale spiega che il mondo sarebbe un paradiso (soldi per tutti, eterna giovinezza, bellezza, salute,

padroni in casa nostra, settanta urì a testa in paradiso e almeno una tren-tina anche adesso, sulla terra) se solo i figli delle tenebre non remassero contro il nostro diritto a far piazza pulita degli eretici. Un politico più razionale promette un milione di po-sti di lavoro oppure assicura che tem-po un mese e avrà portato a casa la riforma del senato (della burocrazia, del fi sco, delle istituzioni). Un politico meno razionale va a Mosca per arruf-fi anarsi Vladimir Putin e farnetica di «ius soli». Nei casi più gravi milita nel Movimento 5 Stelle oppure cerca un’alleanza parlamentare col Movi-mento 5 Stelle.

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SOTTO A CHI TOCCA

Fra poco i nostri politici ci prometteranno 70 urì a testain paradiso e almeno un trentina qui adesso, sulla terra

Silvio Berlusconi

9Giovedì 22 Gennaio 2015P R I M O P I A N OÈ così che il direttore del Foglio denomina Renzi nel suo ultimo e straripante libro

Il royal baby di Giuliano FerraraE il suo tradimento adulterino con il Cav pregiudicatoDI DOMENICO CACOPARDO

Laico nonostante tutto, libero pensatore, dissa-cratore tenace, monu-mento, anche fi sico, a

se stesso, Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, pubbli-ca un libro sapido e denso, la cronaca di un viaggio intorno a Matteo Renzi, al suo modo di essere così com’è, senza una vera Weltanschauung (visione del mondo), ma con un formidabile istinto politico che lo rende contemporaneo e sfacciato discendente (e rein-carnazione) di Bettino Cra-xi e Silvio Berlusconi.

Congeniale, simpatico a Ferrara, giornalista dai rim-pianti per la sua Roma liceale e la sua Torino da quadro del Pci. E per i pranzi familiari con Palmiro Togliatti, la cui memoria rimane impressa come quella di colui che im-personò l’arte della politica (la svolta di Salerno, l’appog-gio a Badoglio, l’intesa breve con De Gasperi).

Il Patto del Nazareno, con il quale Renzi avvia la presa del

potere (per quanto un potere si possa ‘prendere’ in Italia), è «epidermico», «spregiudicato», «incredibile, perché nasce da una follia», una specie di «tra-dimento adulterino» dell’uo-mo del Pd con il «pregiudicato Berlusconi».

Un libro felice per il mix di narrazione e di interpre-tazione, per le fulminante intuizioni sul «golden boy-scout» proveniente da Rigna-no sull’Arno e sulla palude dei suoi avversari, obsoleti,

rottamati o bolliti, il che, in fondo, è la stessa cosa. L’esem-pio più evidente è Bersani, lo statista di Bettola (Piacenza): la sua ultima «performance» («absit iniuria verbis») televi-siva ospite di Lilli Gruber, conferma la bollitura.

E non nasconde, il nostro Ferrara, il compito che si è assegnato scrivendo questo «pamphlet»: «Eccomi qui, al servizio devoto dell’ulti-mo ritrovato della fantasia politica italiana» (Matteo Renzi).

Il coraggio del compro-messo destra-sinistra, siglato al Nazareno, è il medesimo che, nella storia d’Italia, ebbero Cavour e Rattazzi (il «Connubio»), Togliatti e Moro e Ber-linguer, rievocato quest’ul-timo con inatteso fervore per l’idea del «compromesso storico», considerato, da Fer-rara, una sorta di apertura dell’Italia a una stagione di modernizzazioni quand’è stato, invece, il tentativo di riproporre la formula asfi s-siante del Cnl e l’idea che con

il 51% non si può governare. Che poi, tutto il testo del

nostro è un peana al coraggio di governare con maggioran-ze risicate, con «bluff» e im-brogli parlamentari o politici, insomma quell’arte teorizza-ta da Niccolò Machiavelli e portata a Parigi da Maria de’ Medici e dal partito italiano del cardinale Mazzarino (un siciliano nato a Pescina, L’Aquila) che, amante della regina Anna, riuscì a pilotare la Francia sino all’assunzione del potere da parte di Luigi XIV, il re sole. Un’arte che Renzi ha succhiato dalla ter-minale Democrazia Cristiana, ben rappresentata in casa da suo padre, l’imprenditore.

«Ha il fuoco nella pancia, il nuovo nato» (Renzi) «come l’altro, il babbo, brucia di me-galomane ambizione».«Renzi sta suscitando, et pour cau-se, le stesse antipatie feroci e ideotopiche evocate come spettri del passato dal Cav.», le medesime che provocò Bet-tino Craxi, quando, assunto il governo, avviò il percorso ri-formista e accettò lo scontro

con la Cgil e il Pci proprio di Berlinguer (scala mobile).

Non manca il rilievo a Repubblica e al suo editore, Carlo De Benedetti per es-sere «segnato da questa sub-cultura … che ha praticato l’efferata questione morale a piene mani … e ne ha fatto uno strumento di penetrazio-ne mediatica e di mercato». Il peccato è consustanziale alla politica «lo aveva capito bene Sciascia: toto modo».

In fondo, oltre al liber-tinismo politico, al ricordo della collaborazione con la Cia, agli innamoramenti per Berlinguer, Craxi e Berlusconi -e ora per Renzi-, questo libro di Ferrara rimane una laica professione di fede nell’uomo terreno, immerso nella realtà che vive nel suo tempo.

Morale. Non moralista. Giuliano Ferrara, Il ro-

yal baby –Matteo Renzi e l’Italia che vorrà-, Rizzoli editore, Milano, euro 11,25, formato elettronico 9,99.

www.cacopardo.it© Riproduzione riservata

Giuliano Ferrara

10 Giovedì 22 Gennaio 2015 P R I M O P I A N OPartito in ordine sparso alle elezioni regionali. In Liguria e Campania i fronti più caldi

Sel non sa che pesci pigliareA Milano l’evento Human Factor per trovare la bussola

DI GIOVANNI BUCCHI

Stare col Pd in versio-ne renziana oppure stracciare l’alleanza di centrosinistra con

la quale s’è governata mezza Italia? È questo il dilemma di Sinistra ecologia e libertà, la creatura di Nichi Vendola che per sciogliere il dubbio amletico convoca da doma-ni fi no a domenica a Milano gli stati generali del partito all’evento ribattezzato «Hu-man Factor – Cogli i segni del cambiamento». E di cose cambiate ce ne sono parecchie da quando il governatore della Puglia s’è fatto immortalare nel settembre 2011 a Vasto con Pierluigi Bersani del Pd e Antonio Di Pietro dell’Idv. Il centrosinistra di quella foto non esiste più perché il nuovo leader del Pd Matteo Renzi ha deciso di volgere lo sguardo al centro. Con la conseguenza che Sel si trova sempre più all’opposizione del suo ex al-leato. Ma dentro la galassia democratica c’è parecchio fer-mento, la sinistra del Pd lavo-ra infatti a una scissione alla quale guardano con favore i vendoliani nella speranza di risollevare le sorti di un’area politica caduta in disgrazia.

Di certezze in casa Sel adesso ce n’è solo una: so-craticamente parlando, è la certezza di non avere le idee chiare sulle alleanze. La con-fusione regna sovrana, come dimostra l’atteggiamento te-nuto alle recenti elezioni re-gionali di novembre e a quelle in programma a maggio. In Emilia-Romagna i vendoliani si sono guardati ben dal met-tere in discussione il rapporto col Pd che gli garantisce qual-che strapuntino di potere, così

l’accordo con l’ex bersaniano e ora renziano governatore Ste-fano Bonaccini non è mai stato messo in discussione e Massimo Mezzetti, assesso-re regionale alla Cultura nel-la giunta di Vasco Errani, s’è trovato riconfermato in quella stessa poltrona.

Discorso analogo in Ca-labria, l’altra regione che ha votato in autunno: lì Sel si è presentata a sostegno del bersaniano del Pd, Mario Oliverio, poi eletto presiden-te, in una lista chiamata La Sinistra e creata con Pdci e Idv. Situazione ben diversa, invece, per le consultazioni di maggio. Solo in Puglia, in-fatti, l’alleanza tra Sel e Pd è confermata. Nel tacco dello Stivale, dove proprio Vendola si appresta a chiudere dieci anni di governo, il suo partito ha partecipato alle primarie di coalizione vinte dal dem Michele Emiliano. Il vendo-liano sconfi tto, il senatore Da-rio Stefàno, ha però deciso di partecipare alle elezioni con la propria lista civica a sostegno di Emiliano. Pertanto, addio al simbolo di Sel, che non com-

parirà sulla scheda elettorale, una decisione questa che ha provocato un mezzo terremo-to con dimissioni a raffi ca in Salento.

In Liguria il caos ha rag-giunto i massimi livelli: dopo la vittoria di Raffella Paita alle primarie e l’uscita pole-mica dal Pd di Sergio Cof-ferati, s’è aperta una breccia a sinistra, con vendoliani, ci-vatiani e altre sigle pronti a coagularsi attorno a un pro-getto alternativo ai renziani. Un potenziale candidato go-vernatore è Carlo Freccero. E proprio l’autore televisivo sarà presente a Human Fac-tor, e come lui pure il sindaco di Napoli, Luigi De Magi-stris. In Campania, infatti, Sel non ha ancora deciso che fare, ma non avrà un

suo candidato alle tormen-tate primarie dell’1 febbra-io, dove corre l’ex Gennaro Migliore. De Magistris, che si è incontrato con Vendola, preferirebbe un’alleanza au-tonoma a sinistra, slegata dal Pd, puntando magari sul capogruppo di Sel alla Ca-mera, Arturo Scotto, come candidato.

Posizioni ancora da definire anche nelle altre regioni al voto; l’alleanza di centrosinistra pare avere fu-turo soltanto in Toscana, dove si ricandida il governatore un tempo anti-renziano, Enrico Rossi, al quale il segretario regionale di Sel Giuseppe Brogi ha chiesto di sciogliere la riserva. In Veneto sembra invece difficile un sostegno alla ladylike ex bersaniana

Alessandra Moretti, tanto che i vendoliani insieme a Ri-fondazione comunista e Gre-en Italia valutano l’ipotesi di una corsa autonoma. Stesso copione nelle Marche, dove il Pd – in presa anche a una scissione interna col governa-tore ricandidato Gian Mario Spacca - ha deciso solo negli ultimi giorni di tenere le pri-marie, mentre proprio oggi il Cantiere Altre Marche – Si-nistra Unita, di cui fa parte Sel, terrà un evento pubblico ad Ancona per lanciare la sua lista. Infi ne, quadro ancora da defi nire pure in Umbria, dove la giovane turca del Pd Ca-tiuscia Marini tenta il bis e il partito di Vendola non ha ancora deciso se sostenerla o meno.

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DI RAFFAELE PORRISINI

Piacciono quando fanno comodo alla propria cerchia, diventano invece pietra di scandalo se rischiano di avvantaggiare gli avversari inter-

ni. Sono i voti del centrodestra che non fanno dormire sonni tranquilli ai renziani del Pd, soprattutto in queste tormentate primarie regionali. Prendiamo il caso della Liguria: lì la neorenziana Raffaella Pai-ta ha vinto anche grazie alla mobilitazio-ne di esponenti del Nuovo Centrodestra, perlopiù ex An, e al sostegno garantito da ex scajoliani del calibro dell’ex senatore pidiellino Franco Orsi. La sinistra dem ha protestato per l’invasione di campo e l’inquinamento della competizione, Ser-gio Cofferati ha addirittura sbattuto la porta andandosene dal partito, mentre il ministro Roberta Pinotti ha giustificato

quell’operazione convinta che ricalcasse lo schema di governo romano e auspicando un’intesa con l’Ncd anche nell’esecutivo regionale.

In Campania succede l’opposto. Lì a fare discutere è l’appoggio più volte esplicitato da alcuni esponenti di centro-destra (su tutti, il senatore cosentiniano e fi ttiano Vincenzo D’Anna e il consigliere regionale de la Destra, Carlo Aveta) al sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, in corsa alle primarie già slittate due vol-te. I renziani di diverso rito all’ombra del Vesuvio hanno puntato il dito più volte contro l’avversario, reo di imbarcare pezzi dell’opposizione cercando voti nel campo avverso. A Napoli e dintorni, evidente-mente, non valgono le stesse valutazioni fatte in Liguria. Anche questo è il ren-zismo.

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Primarie: i voti del centrodestra piacciono ai renziani solo quando gli fanno comodo

Nichi Vendola

11Giovedì 22 Gennaio 2015P R I M O P I A N OIl primo non vuole alleanze con FI nemmeno nelle comunali di Milano, il secondo invece sì

Scontro finale Salvini-MaroniL’allievo potrebbe uccide il padre che l’ha allevato

DI GOFFREDO PISTELLI

Forse ci siamo. Anche nella Lega Nord po-tremmo essere vicini alla uccisione politica

del padre, rituale psicologi-co di ogni leadership che si rispetti. È accaduto un’altra volta che Matteo Salvini bacchettasse, di nuovo e pub-blicamente, il suo mentore, Bobo Maroni, governatore lombardo.

Maroni ha infatti avuto l’ardire di rilanciare l’allean-za dei centrodestra, quella che lo sostiene al Pirellone, anche per le comunali del 2016, quando si cercherà di riprendere un altro palazzo milanese, Palazzo Marino, sede del municipio. Salvini, sibillino, ha detto al Corriere Milano, «che non se ne parla nemmeno» e che non si può «pianificare alcun futuro con i complici del disastro Matteo Renzi».

Eppure sapeva bene di smentire l’uomo che, dopo aver liquidato a suo modo un altro padre, Umberto Bossi, e aver fatto tabula rasa del Cerchio magico dei suoi adepti, gli aveva offerto il Carroccio su un vassoio d’argento congressuale cir-ca due anni fa, dicembre del 2013. Offrì il partito in un congresso già vinto, o quel-lo che restava, per la verità, e che Salvini fece crescere alle europee del maggio scorso.

Non è la prima volta che il giovane segretario dà sulla voce del governatore.

Era già accaduto, mesi ad-dietro, quando Flavio Tosi, sindaco leghista veronese con aspirazioni politiche na-zionali, aveva ricordato un patto non scritto stipulato proprio in occasione di quel congresso padano: Salvini in Via Bellerio, sede leghi-sta nazionale a Milano, a guidare il movimento, Ma-roni a Palazzo Lombardia, presidente leghista della re-gione più importante d’Ita-lia, e lui, Tosi, candidato uf-fi ciale della Lega alla guida del centrodestra.

Dinnanzi a quella rie-vocazione tosiana, Maroni aveva confermato, come fosse Lodovico Peregrini, il notaio dei programmi di Mike Bongiorno, ma Sal-vini aveva fatto spallucce, liquidando tutto come una chiacchiera da bar dei Na-vigli o in qualche tendone di festa leghista del Vare-

sotto.Stavolta il niet è stato

più forte e chiaro. E ha fatto clamore perché, nep-pure due settimane fa, un consiglio federale svolto proprio in Via Bellerio ave-va sancito che il governato-re uscente padano del Ve-neto, Luca Zaia, avrebbe avuto l’ultima parola sulle alleanze per le regionali di maggio. E anche lì il nodo riguarda proprio lo schiera-mento di centrodestra, con cui Zaia governa tutt’ora e che comprende Forza Italia e il Ncd.

Il mezzo via libera aveva fatto scalpore, co-noscendo come soprattutto la formazione di Angelino Alfano sia il bersaglio po-lemico preferito di Salvini, che considera il Nuovo cen-tro destra emblema di un governismo furbo e opportu-nista, un po’ come il Sena-tur, negli anni del Berlusco-ni II, ce l’aveva coi centristi e Pierferdinando Casini.

E dunque l’altolà di Salvini a Maroni, repen-tino, squillante, senza nemmeno un «parliamone» ad attenuare i toni, suona piuttosto dur»

D’altra parte, come dimo-strano tutti i talk show che se lo contendono sul filo di pochi minuti l’uno dall’al-tro, tanto a volte di far pen-sare a un caso di clamorosa ubiquità, è Salvini il leader del Lega.

E lui dimostra d’esserne convintissimo.

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Matteo Salvini

DI RICCARDO RUGGERI

Essendo un impolitico, oltre-tutto di stretta osservan-za, amo i politici (non i lea-der politici) solo quando si

comportano da ricattatori, l’unico momento in cui, loro malgrado, sono sinceri. La differenza fra un grande leader politico (tipo Thatcher) e un politico comune (Berlusconi, Renzi, Grillo, Salvini) è che il primo, piuttosto di mentire, tace, il secondo invece mente in automa-tico, senza neppure accorgersene, anzi è convinto di essere sincero. Una delle locuzioni preferite da costoro è: «Io sono diretto, il mio pensiero lo dico in faccia», che tra-dotto nel nuovo linguaggio (Twit-ter) equivale a #enricostaisereno: per assestargli 48 ore dopo una pu-gnalata alle spalle, come prevede il protocollo di quel mondo. La stes-sa immagine usata ieri da Renzi: «Vogliono pugnalarmi alle spalle

..» (Repubblica). Processi mentali di fanciullesca semplicità.

In questo senso, sono grato a Matteo Renzi di aver avuto, per la prima volta dalla presa del potere, un comportamento limpido, senza parlare con lingua bi-forcuta come fa di solito. Sulla vicenda dell’Itali-cum, Renzi è stato chiarissimo. Dopo il solito ritornello «discutete pure, poi fate come dico io», per la prima volta ha spiegato la seconda parte della locuzione. Provo a riassumerla (le virgolette sono mie). «Se vi oppo-nete all’Italicum prima del voto del presidente della repubblica signifi ca che non volete questa legge, quindi l’unica opzione che avrete sarà anda-re a nuove elezioni col Consultellum» (nel linguaggio manageriale signifi ca: «siete licenziati»). È chiaro che nes-suno della minoranza Pd ha le skill di una Pina Picierno o di un Davi-de Faraone, quindi mai verrebbero messi in una lista renziana.

Ora si vedrà la tempra psicolo-gico-morale della minoranza. Im-

magino che ciascuno di loro conosca la mitica “Lista Lotti”, sanno che se fossero in quella lista non verrebbero rieletti, per cui, da oggi, tutti i par-lamentari Pd della minoranza sono «tecnicamente morti». Però, e questo è il bello della democrazia, ognuno di loro ha una chance, può morire con dignità, anziché sopravvivere da «servo-poltrone». (Uso il termine «poltrone» nell’accezione medioeva-le, suggeritami dall’amica Marinella Doriguzzi: individui che preferivano tagliarsi il pollice destro per essere inabili nell’utilizzo della mazza fer-rata, quindi essere registrati come «pol-tron», pollice tronco. Bella im-magine, le metafore si sprecano).

La minoranza Pd, con alla te-sta Pierluigi Bersani (che a lui piaccia o meno, la leadership gli compete), non ha alternative, se ne deve andare dal partito, non può as-sistere alla trasformazione del Pd in un partito di massa che raccolga il peggio del Paese, inteso come dipen-denti pubblici, sfridi della politica

regionale e comunale, coop, borghe-sia radical chic, supermanager, etc. La traiettoria politico-culturale del Pd si confonderebbe così col Pnf, con la Dc post-degasperiana, col Pdl del «predellino».

Certo, saranno dei senza Pa-tria (essendo persone serie sono in-compatibili con Vendola, Rodotà, Ingroia e simili), vivranno in splen-dida solitudine, confi nati in quel lim-bo di terra «dove piove e piove, ma non cresce mai nulla». Tranquilli, in quella stessa terra, dall’altra parte del fi ume, ci siamo noi liberali, e ci siamo da sessant’anni, con i vostri stessi sogni di voler contare qualco-sa e invece sapere che non contere-mo mai nulla. Ma noi, ormai ci siamo abituati, siamo sereni sul serio, feli-ci di essere così, persone perbene, e non fantesche se femmine o valletti se maschi. E il pollice l’abbiamo an-cora intatto.

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IL CAMEO DI RICCARDO RUGGERI

Amo i politici (non i leader politici) solo quando si comportano da ricattatori, l’unico momento in cui, loro malgrado, sono sinceri

Già si sapeva che non è il caso di porgergli l’altra guancia: se il titolare delle due guance avesse offeso la sua mamma o la sua religione, Francesco I ci stamperebbe sopra un secondo cazzotto. E adesso sappiamo che non è il caso di porgergli nemmeno l’altra chiappa, se così si può dire: il papa è buono e bravo, ma se il detentore del posteriore osasse chiedergli una bustarella, o proporgli un qualsivoglia malaffare ai danni della pubblica amministrazione, Papa Bergoglio non esiterebbe ad allungargli «un calcio», come ha dichiarato lui stesso, «dove non batte mai il sole». E con questa siamo a due. Prima il pugno, adesso la pedata. Sba-glierò, non sono un teologo né uno psicologo, ma se la prima gli può essere scappata, la seconda sembra essere stata detta con intenzione. Offendo la religione (o la mamma) di qualcuno se dico che ha l’aria d’una doncamillata quando non addirittura d’una berlusconata?

IL CORSIVO

È una doncamillatao una berlusconata

Francesco di Riccardo Ruggeri

- Mia nuora e mio fi glio (hanno 3 meravigliosi bambini) per un pelo non sono diventati conigliDante- Fatti non foste per essere conigliConsulta- Je suis Fornero.La 7: Di Martedì- D’Alema sembra Spinelli, Le Pen sembra De Gaulle, Floris sembra FlorisSport- Se il Patto del Nazareno salta, Berlusconi licenzia Inza-ghi

BRIOCHE E CAPPUCCINO

12 Giovedì 22 Gennaio 2015 P R I M O P I A N OCosì come, negli anni ’70-’80, furono fatti fuori i colletti blu dai robot industriali

Maciullati i colletti bianchiEcco perché Obama cerca di difendere la classe media

DI STEFANO CINGOLANI

C’è qualche legame tra il discorso sullo sta-to dell’Unione tenuto da Barack Obama

e quel che si accinge a fare Mario Draghi? Apparente-mente no, sono due mestieri diversi e due tratti diversi della politica economica. Il presidente americano vuo-le abbassare le imposte sui redditi medio-bassi facendo pagare i ricchi e le grandi corporation, dunque la sua è politica fiscale. La Bce in-vece dovrebbe aumentare la liquidità che circola nell’area euro acquistando titoli di Stato, cioè fa politica mone-taria. In realtà, un nesso c’è, ma più che economico in sen-so stretto è sociale e politico. Sia Obama sia Draghi, infat-ti, cercano di fronteggiare il grande malessere della clas-se media. «Ci siamo sollevati dalla recessione più liberi di scrivere il nostro futuro», ha detto Obama facendo appello alla sua nota retorica. Que-sto futuro è basato su quella che egli stesso ha chiamato

«middle class economics». Secondo commentatori come Vittorio Zucconi della Re-pubblica, Obama è tornato a sinistra. Thomas Edsall sul New York Times parla piuttosto di «capitalismo in-clusivo», una idea lanciata un anno fa in un convengo a Londra organizzato tra gli altri dai Rothschild, al quale hanno partecipato Bill Clinton e Larry Summers, la testa d’uovo che ha ispi-rato l’ambiziosa agenda per l’ultimo biennio della presi-denza Obama. In ogni caso, il punto di partenza è il col-lasso del ventre tondo e un tempo solido della società del benessere.

In molti hanno parlato di scomparsa della classe media, evocando la vecchia idea marxista di proletariz-zazione. Ci sono senza dub-bio fenomeni del genere sia negli Stati Uniti sia in Eu-ropa occidentale. Quella che un sociologo à la page come Zygmunt Bauman, ama-tissimo a sinistra, defi niva società liquida, è diventata una società spaccata in due?

Sembra improbabile. Forse prima non era così liquida e oggi non è così polarizzata. In realtà, emerge una sorta di frantumazione provocata dall’innovazione tecnologica da un lato e dalla rinascita asiatica dall’altro. L’una e l’altra, infatti, hanno spaz-zato via interi mestieri. Sta succedendo ai colletti bianchi quel che accadde ai colletti blu negli anni ‘70-’80: allora scomparve la centralità ope-raia oggi quella dell’impiega-to. Sotto tiro non sono solo i dipendenti pubblici per colpa della crisi fi scale degli Stati, ma anche i bancari travolti dall’uso massiccio di inter-net. E così via.

È questa crisi della pic-cola borghesia a generare l’ondata populista. La storia non si ripete, ma in fondo val la pena rifl ettere che non fu il biennio rosso, bensì la ri-voluzione piccolo borghese sotto le insegne dei fasci, ad abbattere il regime liberale nell’Italia degli anni ‘20 e poi in buona parte d’Europa, a cominciare dalla Germania. E quello stesso «mondo di

mezzo» oggi scuote l’intero sistema costruito in Occi-dente dopo la seconda guerra mondiale.

Obama, vinta la recessione, sta cercando di recuperare parte del terreno perduto in termini di consenso. La ragio-ne della sua scelta è politica, non può essere giudicata solo in punta di dottrina econo-mica, nemmeno ricordando che in fondo le aliquote per i ceti medio alti negli Usa sono destinate a salire dal 23,8 al 28% (la metà rispet-to all’Italia e a buona parte dell’Eurolandia).

Bene, ma Draghi cosa c’entra? C’entra perché in fondo sta facendo lo stesso in modo diverso. Stampare moneta per dare liquidità alle banche e acquistare ti-toli di Stato, ha l’obiettivo di rimuovere i due macigni principali che opprimono la classe media: la mancanza di credito e le tasse (se i governi reagiranno con la giusta po-litica fi scale). Naturalmente se ne avvantaggiano anche i redditi inferiori, però la cri-si ha colpito di più chi non

è esentato né dalle imposte né dal ticket sanitario. I lavo-ratori autonomi ai quali per decenni è stato consentito di evadere, oggi sono nella tagliola del fi sco e le banche non li fi nanziano più. I reddi-tieri campati riscuotendo gli affi tti, oggi pagano persino il doppio rispetto al passato.

Riportare il bilancio in linea è una necessità asso-luta. Ridurre l’evasione (più o meno consentita) è cosa buona e giusta. Far pagare i contributi a commercianti, artigiani, coltivatori, anche. Ma pretendere tutto questo allo stesso momento, mentre manca pure il credito, vuol dire far collassare l’intera società. La Federal Reserve con il Quantitative easing ha oliato la macchina economi-ca, adesso Obama cerca di ri-equilibrare il motore sociale. Draghi aziona le proprie leve. I governi debbono muovere le loro. Berlino non ci sente? Eppure quel che sta accaden-do a Dresda dimostra che la campana suona anche per la Germania.

* Formiche.net

DI TINO OLDANI

A seguito di una decisione an-nunciata nel 2010 da Angela Merkel, zitta zitta la Germa-nia sta riportando a casa l’oro

che finora aveva lasciato in custodia agli Stati Uniti, oltre che a Francia e Gran Bretagna. Un rimpatrio ostacola-to all’inizio da «difficoltà diplomatiche», che però sembrano ormai superate: nel 2014, rivela il sito americano Zero Hed-ge, la Bundesbank ha riportato in Ger-mania 120 tonnellate di riserve auree dete-nute all’estero, di cui 85 tonnellate erano a New York presso la Fed, e 35 a Parigi, nei caveaux della Banca centrale francese. In base a un preciso cronoprogramma, la Bundesbank prevede di riportare in patria entro il 2020 la metà delle sue riserve auree.

Al momento, la Germania possie-de 3.348 tonnellate di riserve in oro, così dislocate: 1.192 tonnellate sono a Francoforte (35,2%), altre 1.447 a New York (42,8%), 438 a Londra (12,9%), e 307 a Parigi (9,1%). «Stiamo seguendo molto bene la nostra tabella di mar-cia», ha confermato Charles-Ludwig Thiele, membro del consiglio diretti-vo della Bundesbank. Dall’inizio fi no a tutto il 2013, il rimpatrio è stato pari a 157 tonnellate, di cui 90 da New York e 67 da Parigi. Entro il 2020 ne saranno

recuperate altre 674 tonnellate.Che signifi ca tutto ciò? Finora, il

governo di Berlino non lo ha spiegato. Ha fatto il suo bravo cronoprogramma di rientro dell’oro, e lo sta attuando con la consueta effi cienza. Tra i pochi anali-sti che hanno colto la novità, le ipotesi si sprecano, ma ruotano tutte intorno alla fase di grande incertezza che sta scuotendo il sistema monetario mon-diale. Il dollaro è sotto attacco: come hanno spiegato su ItaliaOggi Paolo Raimondi e Mario Lettieri, la valuta Usa è tuttora quella più usata nel com-

mercio internazionale (oltre il 50%), e costitu-isce il 60% delle riser-ve valutarie mondiali, benché il peso dell’eco-nomia Usa sia sceso a meno del 25% del pil mondiale. A scapito del dollaro, giocano un ruolo crescente alcuni soggetti nuovi e forti: la Cina, che pretende uno spazio maggiore per il

suo commercio in renminbi e sta acqui-stando oro in modo massiccio; la Russia di Vladimir Putin, che dopo le san-zioni Usa-Ue tende a rendersi meno dipendente dal dollaro; i Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Afri-ca), che hanno già costituito una loro Banca mondiale, come alternativa al Fondo monetario internazionale.

A sua volta, la Svizzera ha ap-pena sganciato il suo franco dall’euro, che da alcuni mesi viene pilotato dalla Bce di Mario Draghi verso una sva-lutazione che, a sentire alcuni analisti,

potrebbe portare al cambio di uno a uno con il dollaro. Previsione che il numero uno della Fca, Sergio Marchionne, non ha esitato a fare propria («Il cambio dollaro-euro può arrivare alla parità», parole del 14 gennaio 2015). Una para-bola discendente, quella dell’euro, che potrebbe subire un colpo d’acceleratore dopo l’avvio del quanti-tative easing.

In questo scenario, il rimpatrio dell’oro tede-sco viene interpretato da Zero Hedge come un «segno di sfi ducia che sta crescendo» verso l’andamento dell’eco-nomia mondiale, o ad-dirittura «un’assicura-zione in caso di ritorno alle monete nazionali in Europa».

Sono ipotesi speculative, nelle quali è fi n troppo facile cogliere il sen-so di superiorità che il mondo politico e finanziario Usa ha sempre avuto verso l’euro. Dunque, ipotesi da pren-dere con le molle. Ma non c’è dubbio che se un paese come la Germania ri-tiene necessario rafforzare con l’oro le proprie riserve nazionali, e lo realizza pur facendo parte di una moneta co-mune europea, che a sua volta dispone di riserve valutarie messe in comune dai 19 paesi dell’eurozona, c’è qualcosa che non torna. Quantomeno, sul piano della fi ducia completa sul futuro della moneta comune.

La mossa della Germania, per la sua entità, non può lasciare indifferenti. Se si esclude il Fondo monetario, i primi tre

paesi al mondo per riserve auree sono gli Stati Uniti (con 8.133 tonnellate), la Germania (3.384) e l’Italia (2.452). La Francia ci segue a ruota (2.435), Cina e Svizzera superano di poco le mille tonnellate, mentre Russia e Giappone non arrivano a mille; infi ne l’Inghilter-ra, con 310 tonnellate, ha poco più di un

decimo delle nostre ri-serve auree.

Dopo avere rag-giunto il valore di 110 miliardi di euro, quando il prezzo dell’oro era ai mas-simi, attualmente le riserve auree italia-ne sono stimate da Bankitalia pari a 69 miliardi. Molti, tra i politici e gli economi-sti, hanno fatto a gara

nel suggerire di venderne una parte per abbattere il debito pubblico. Ma non se n’è fatto nulla. Ai tedeschi, però, l’idea non dispiacerebbe. Anzi, qualche tempo fa Michael Fuchs, esponente del partito della Merkel al Bundestag, ha detto con tono brutale. «Gli italiani debbono mettere a posto i conti: quindi o portano a termine le privatizzazioni, oppure vendono le loro riserve d’oro». In pratica, o vendiamo aziende valide come Eni, Enel e Finmeccanica, oppure rinunciamo all’oro di Bankitalia. Con la Germania pronta a comprare, ovvia-mente. Dei due scenari, non è facile dire quale sia il peggiore. Il guaio è che sono tuttora possibili, soprattutto se l’oro dovesse ci servire come garanzia del quantitative easing.

TORRE DI CONTROLLO

Mentre parte il Qe di Draghi, zitta zitta la Bundesbank riporta in Germania le riserve d’oro detenute all’estero

La Bundesbank ha già recuperato

120 tonnellate di suo oro

che erano depositate a New York presso la Fed e a Parigi

nei caveaux della Bcf

Le riserve auree sono di 8.133 tonn.

negli Usa, 3.384 in Germa-

nia, 2.452 in Italia, 2.435 in Francia. Cina e Svizzera

ne hanno poco più di mille

13Giovedì 22 Gennaio 2015P R I M O P I A N O

Due attivisti cercano di resuscitare la mummia di Lenin con l’acqua santa. Ci provano anche in Italia, ma Cuperlo stava solo dormendo.

Filippo Merli

Demografi a papale

Che tempi: negli anni Trenta mia nonna Ernesta ebbe 10 figli e ricevette un premio. Oggi rischierebbe una telefonata di rimprovero dal Papa.

Lucio Sironi

I paradossi D’Alema e Le Pen

Martedì scorso ho visto D’Alema contro Marine Le Pen a La7. La spocchiosità congenita di D’Alema rendeva irritanti concetti di per se banali. La simpatia di Marine Le Pen ren-deva gradevoli concetti di per se retrogradi. Il paradosso di D’Alema è che la sua politica ambisce a vocazione interna-zionale, ma la sua dialettica è provinciale. Il paradosso della Le Pen è che da politica vuol rinchiudersi tra le frontiere, ma la sua statura è ormai internazionale.

Luigi Chiarello

Un’accoppiata che mi pare bollita

Martedì sera ho dedicato il tardo pomeriggio al canale 525 Senato e la sera alla 7 per vedere in azione Marine Le Pen e mi sono convinto che questo sia un momento magico per una rivoluzione democratica, manca solo una business idea e un leader, l’accoppiata R&B pare bollita.

Carlo Diamante

Non sono capaci nemmeno di scrivere i nomi

Comunicato ufficiale del ministero dell’Interno, 21 gen-naio 2015. «Dichiarazione del ministro dell’Interno An-gelino Alfano per l’arresto del latitante Tringoli: Grazie al lavoro straordinario delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, oggi la Squadra Stato ha inferto un altro duro colpo alla criminalità organizzata con l’arresto, a Molochio, del latitante Natale Trimboli (…)». Non siamo capaci di scrivere i nomi giusti in un comunicato stampa e dovremmo fare la lotta al terrorismo?

Diana Machegni

Vigili romani: stakanov all’incontrario

A Roma i vigili continuano a farla da padrona. Nel senso che fanno tutto, ma proprio tutto, quello che vogliono, impunemente, alla faccia dei loro capi, delle istituzioni e soprattutto dei cittadini. E si permettono pure di proclamare uno sciopero nazionale a febbraio! Nel giorno dell’Epifania, quando la capitale era stra-colma di romani e turisti a spasso per le vie del cen-tro, non c’era nessun agente della polizia municipale a vigilare le strade, abbandonate al traffico impazzito e ai venditori ambulanti che, a detta dei quotidiani locali, hanno fatto affari d’oro vendendo borse taroc-cate in via Condotti e via Frattina. La città e l’Italia ringraziano i vigili della capitale: se «Mafia Capitale» ha attecchito tanto bene è anche grazie all’esempio di questi stakanov al contrario, che chiudendo in conti-nuazione i loro occhi, o, ancora peggio, non essendo proprio presenti in strada, hanno consentito ai soliti furbetti di arricchirsi sulla pelle degli onesti. Certi che nessuno, tantomeno Renzi, Marino o la Madia, li potrà mandare a casa.

Franco Settembrini

Inps: a De Felice sta bene il dg Lucibello

Nell’articolo «Boeri all’Inps, subito una grana», a firma Pierpaolo Albricci, pubblicato ieri da Italia oggi, si afferma che il presidente Massimo De Felice ha già fatto sapere di non gradire la conferma del suo Dg, Giuseppe Lucibello, perché «dopo cinque anni bisogna cambiare». Si precisa che Massimo De Felice non ha mai rilasciato alcuna dichiarazione sull’argomento e che l’affermazione attribuitagli non riporta il suo pensiero.

Valeria Piatti- Ufficio stampa Inps

Risponde Pierpaolo Albricci, autore dell’articolo: Prendo atto della precisazione del presidente Inail, professor Massimo De Felice. Ma resta il fatto che (sca-duto l’incarico del direttore generale, dottor Giuseppe Lucibello) il presidente De Felice non ha ritenuto di proporne la conferma al ministro del Lavoro, Giulia-no Poletti. Tant’è vero che il DG Inail è in regime di prorogatio ex lege.

LETTERE

DI PAOLO SIEPI

Terrorismo, studente universitario espul-so dall’Italia. Sarebbe bastato aspettare che si laureasse. Spinoza. Il Fatto.

Chi parla con uno stranie-ro si accorge che i problemi sono comuni. Per esempio la tecnologia, che per il mo-mento cancella più lavori di quanti ne crei di nuovi.

Massimo Gramellini. La Stampa.

Il giovane bocconiano che ha contestato il convegno milanese sulla famiglia era stato accompagnato al palco da uno delle Iene e, verifi cato al cronometro, il video di Re-pubblica era già in rete neanche un minuto dopo che il ragazzo è stato delicatamente allontanato, perché così è stato e si è visto. È stato tutto organizzato mediaticamente. Luigi Amicone. Il Foglio.

Tutte le epoche hanno avuto le loro crisi; ma le crisi sono sempre utili perché spingo-no a cambiare certe consuetudini. E questa civiltà ha bisogno di cambiare. Gillo Dor-fl es. il Giornale ( Mimmo Di Marzio).

È Françoise Giroud che mi ha insegnato che la politica non è mai disincarnata ma è fatta di uomini (tanti) e di donne (poche). Ma tutti con una faccia, dei desideri, delle falsità da nascondere, dei concetti da agita-re. Christine Okrent, Françoise Giroud. Fayard. 2003.

L’anno, il 2015, è iniziato con premesse di alto livello d’incertezza. Un’incredibile im-plosione del prezzo del petrolio. Pochi giorni fa, il primo caso di una delle maggiori valute del mondo, il franco svizzero, che in poche ore si muove del 25%: mai visto niente del genere. Per quel che riguarda la defl azione, invece, non la demonizzerei. Visto lo scarso potere contrattuale della manodopera, al-meno preserva i salari reali. E una parte di essa deriva da innovazioni tecnologiche che ci permettono di fare di più con meno. Il problema è serio per i grandi debitori, come gli Stati. Marco Mazzucchelli, manager director della banca svizzera Julius Bär. Corsera (Danilo Taino).

Intellettuali della Magna Grecia. La no-tizia che l’ex leader dei no global Francesco Caruso sia diventato docente universitario ha suscitato non poche polemiche. Gli è stato affi dato il corso di Sociologia dell’ambiente e del territorio, all’Università Magna Gra-

ecia di Catanzaro. Caruso (41 anni) è stato il leader dei no global del Sud Italia, deputato di Rifondazione comunista, «sovversivo a tempo pieno», antagonista sempre e comunque, una

vita da disobbediente. Nel retro di coperti-na del suo libro Maledetta globalizzazione si legge: «La disobbedienza sociale, in alcu-ne circostanze, è un preciso dovere morale, anzi di più, è il sale della democrazia». Nel 2007 si scaglia contro gli «assassini Tiziano Treu e Marco Biagi (il giuslavorista ucciso dalle Br nel 2002; ndr ) le cui leggi hanno armato le mani dei padroni». Aldo Grasso. Corsera.

Raddoppiare le pene di tutti i reati dei colletti bianchi, compreso l’illecito fi nanziamento ai partiti (e ripristinando fi nalmente il falso in bilancio), è essen-ziale per consentire le intercettazioni e la custodia cautelare, oggi precluse quando la pena è fi no a tre anni. Marco Travaglio. Il Fatto.

Nessuna saggezza di vita resiste a tre giorni di stitichezza. Guido Ceronetti,

L’occhio del barbagianni. Adelphi.

Leggere Nietzsche non è facile, soprattutto a vent’anni. Si rischia di non capirlo o, peggio, di travisarlo. E poi va letto per intero, non a spizzichi e bocconi. Roberto Escobar, La fedeltà di Don Giovanni. il Mulino.

La grande guerra è l’unica guerra dell’umanità senza un eroe, uno stratega, un gene-rale o uno statista vittorioso oppure sconfi tto. Non c’è un Annibale, un Cesare, un Ales-

sandro Magno. C’è, a svettare, il Milite Ignoto, l’innominabile, l’irriconoscibile, l’insalvabile ungarettiano: «Ma le mie urla / feriscono / come fulmini / la campana fi oca / del cielo./ Sprofondano impaurite». Aldo Cazzullo, La guerra dei nostri nonni. Mondadori.

Rischiamo di appaltare la nostra vita e il nostro lavoro ai social network e di costringere la nostra capacità dialettica e creativa dentro un computer, uno smartphone, un tablet. E i computer non conoscono emozioni, non san-no piangere. Gavino Sanna, pubblicitario. (Gabriele Villa). il Giornale.

Non bisogna indignarsi o meravigliarsi del-

la corruzione che ci circonda perché di tutto siamo complici. Una mia zia diceva che fi nché l’uomo ha un taglio sotto al naso continuerà a rubare. L’uomo infatti è una scimmia che ha fatto carriera. Che vuoi pretendere? Luigi Serravalli, critico d’arte e scrittore.

Tonino Guerra ricerca continuamente am-bienti naturali il più possibile vergini e un po’ selvaggi, località dove l’uomo se ne è andato da tempo, spa-zi dove regna l’abbandono ed è qui che cerca di sentire il profumo della creazione, cer-ca con serenità di «ritrovare lo sguardo primitivo di un animale». Rita Giannini, Tonino Guerra. Veronelli editore.

Durante tutta la mia vita, una volta presa una decisione, mi sono impegnato a non più esitare, a non più rifl ettere. Ciò mi ha condotto a qualche vittoria e a delle pesanti sconfi tte. Ma, nei due casi, con l’anima in pace. Jean-Jacques Servan-Schreiber, Passions. Fi-xot. 1991.

Moravia e Soldati per molti è come se non avessero mai scritto. Alfonso Berardinelli. Critico letterario. Il Foglio.

L’età non è un’angustia: non era un cruccio ieri, non è un problema oggi. Ho sempre ama-to i vecchi, fi n da bambina. Li trovavo belli e indifesi. Li incontravo per strada e suggerivo a mia madre «portiamoli a casa», con lei, pa-ziente: «Quel vecchio sarà di qualcuno, non si può Stefanina». Stefania Sandrelli, attrice (Malcom Pagani e Fabrizio Corallo). Il Fatto.

Tu, contadino fi no al midollo, / mentre le rose fi orivano / e i tramonti sapevano d’oro: / perché mai mi chiamasti / per quell’abbraccio fi nale / che tanto mancò al nostro affetto? Gio-vanni Zilioli, La compassione dei vinti. Nephos edizioni. 2004

La libreria Rinascita / una stazione dove si svincolano / e si spediscono colli di sillabe / casse di capitoli e parole / picchi di righe punti virgole. Fidia Gambetti, Dietro la vetrina a Botteghe Oscure. Rubettino. 1989.

Sua Eminenza - emigrando a Coblenza - per nativa indolenza - si è fermata a Piacenza. Alberto Arbasino. Corsera.

La vita è lunga solo per chi soffre. Roberto Gervaso. il Messaggero.

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PERISCOPIO

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14 Giovedì 22 Gennaio 2015 P R I M O P I A N OMentre l’economia Usa pesa meno del 25% del pil mondiale, le sue riserve di dollari sono al 60%

Dollaro aggredito da più partiPechino vuole un’area remninbi e Mosca un’area rublo

DI PAOLO RAIMONDI* E MARIO LETTIERI**

Il 2015 potrebbe segnare l’inizio di profondi rivol-gimenti monetari con ef-fetti economici planetari.

I segnali in tale direzione non sono stati pochi. Soprattutto nelle economie emergenti, dove flussi repentini di capi-tali in entrata ed poi in usci-ta, si sono verificate pesanti svalutazioni. È stato l’effetto della grande liquidità creata dalla Federal Reserve negli Stati Uniti.

Adesso nel ciclone potreb-bero entrarci direttamente il dollaro e l’euro. Anche gli economisti della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea hanno cercato di dare una spiegazione al fatto che, mentre l’economia ameri-cana rappresenta meno di un quarto del Pil mondiale, le ri-serve mondiali in dollari sono ancora più del 60% del totale. Questo livello si è mantenuto negli anni, nonostante che dal 1978 la quota del Pil america-no sul totale mondiale si sia ridotta del 6% e nonostante che il dollaro sia diminuito in media del 24% rispetto alle maggiori valute.

Ciò, secondo gli analisti della Bri, dipenderebbe dal-la dimensione non dell’econo-mia statunitense bensì della “zona del dollaro”. Quest’area rappresenterebbe ancora ol-tre la metà dell’economia mondiale. In essa rientra, ad esempio, tutta quella parte di economia e di commercio dei vari Paesi del mondo che vie-ne contrattata in dollari.

Per cui componenti signi-fi cative delle riserve di molti Paesi sono tenute in dollari in quanto gli interventi nei mercati dei cambi vengono gestiti in dollari, cioè nella divisa con la quale si negozia maggiormente la moneta na-zionale.

Confrontando l’attuale situazione anche con le ten-denze storiche riguardanti il ruolo di moneta di riserva della sterlina tra le due pas-sate guerre mondiali, la Bri conclude che le quote delle varie valute nei panieri delle riserve monetarie potrebbe-ro in futuro modifi carsi molto rapidamente.

Una delle principali ra-gioni di tale cambiamento potrebbe essere la decisio-ne della Cina di negoziare una parte crescente del suo commercio in renminbi o in monete di altre nazioni. Se il renminbi evidenziasse un mo-vimento sostanzialmente in-dipendente rispetto alle prin-cipali valute e se le monete dei Paesi vicini e dei partner commerciali della Cina condi-videssero un tale movimento, si potrebbe determinare una “zona del remninbi” simile a

quella del dollaro. In tal caso, i gestori delle riserve uffi ciali potrebbero scegliere di dete-nere una quota considerevole di renminbi, forse non troppo diversa dal peso delle rispet-tive monete all’interno della citata zona.

Dopo le sanzioni, anche la Russia sta pensando di rendersi, per quanto possibi-le, sempre meno dipendente dal dollaro e dalle riserve in dollari. Prima dell’inizio del-la crisi ucraina, ne deteneva circa 90 miliardi. Il compor-tamento dell’Europa purtrop-po non aiuta, per il momento, all’individuazione dell’euro come principale moneta di riserva alternativa da parte della Banca Centrale russa. Anche la recente decisione della Banca Nazionale Sviz-zera di sganciarsi dal cambio fi sso con l’euro e di lasciare fl uttuare liberamente il fran-co, sta creando dei terremoti all’interno del sistema mone-tario internazionale. In poche ore il franco svizzero si è ri-valutato di circa il 20% nei confronti dell’euro e del 17% rispetto al dollaro.

La decisione della Bns è avvenuta il 15 gennaio scorso, esattamente il giorno dopo il parere espresso da un rappresentante del consiglio degli avvocati della Corte di Giustizia dell’Ue secondo cui le cosiddette operazioni mo-netarie sui titoli (omt) annun-ciate da Draghi nel 2012 non violerebbero le leggi europee. In altre parole ci si aspetta che il quantitative easing del-la Bce dovrebbe essere sbloc-

cato. Ciò comporterà l’acqui-sto da parte della Bce di titoli europei e l’allargamento dei suo bilancio. Di conseguenza una maggiore circolazione di euro avrebbe portato ad una fortissima pressione per una rivalutazione del franco ri-spetto alla moneta europea.

Come è noto, dopo la decisione svizzera del 6 novembre 2011 di fi ssare il cambio a 1,20 franchi per 1 euro, la Bns ha dovuto co-stantemente comprare euro nel tentativo di mantenerne tale livello senza rivalutare. Così nel tempo ha accumula-to 220-240 miliardi di euro di riserve. Con il QE di Draghi la Bns avrebbe dovuto accre-scere e di molto gli acquisti di euro.

Ha invece deciso di getta-re la spugna prima anche se ciò ha fatto perdere decine e decine di miliardi sul valo-re delle sue riserve in euro e anche in dollari. A segui-to della rivalutazione della sua moneta la Svizzera teme anche di perdere una grossa fetta delle sue esportazioni con effetti recessivi sulla sua economia. Adesso altre mone-te, a cominciare dalla corona danese, sono sotto simili enor-mi pressioni.

A questo punto le con-tinue sortite della stampa ufficiale tedesca, anche se smentite in verità in modo poco convincente, secondo cui Berlino avrebbe cambia-to opinione circa la volontà di tenere la Grecia nell’euro, non giovano alla stabilità del-la moneta europea e di quella

dell’intero sistema moneta-rio internazionale. Tenuto conto della crescente e pre-occupante instabilità geopo-litica, la volatilità moneta-ria rischierebbe di portare il mondo verso una crisi inim-maginabile, di sicuro molto rischiosa per l’economia e per gli equilibri politici. Per questa ragione ancora una

volta noi riteniamo urgente che i Paesi del G20 inizino a lavorare per la costruzione di un nuovo sistema monetario internazionale multipolare basato su un paniere di mo-nete importanti.

* economista **già deputato e sotto-

segretario all’economia© Riproduzione riservata

DI ANDREA GIACOBINO

Giovanni Perissinotto, ex amministratore de-legato di Assicurazioni Generali, si rafforza a monte di Driade, il gruppo di arredo e design di cui ha rilevato l’80% nel 2013. Qualche giorno fa,

infatti, si è svolta un’assemblea straordinaria di Italian Creation Group (Icg), il veicolo controllato al 50% dall’ex top manager del Leone di Trieste assieme all’imprenditore Stefano Core, con quota identica. A Milano, davanti al notaio Giuseppe Giordano, i soci di Icg hanno deciso di aumentare il capitale da 10 mila euro a 2,98 milioni me-diante conferimento in denaro. Nel verbale Core sottolinea che l’operazione avviene alla luce dei «piani di sviluppo dell’impresa e delle prospettive di ingresso nella compa-gine sociale di nuovi investitori».

Contestualmente alla trasformazione di Icg da srl in società per azioni, all’atto della sottoscrizione dell’au-mento di capitale però, i due soci hanno rinunciato ai ri-spettivi finanziamenti in misura di 559 mila euro e 2,3 milioni; cosicché, alla fine, Perissinotto è salito ad oltre l’80,6% di Icg. L’80% di Driade, presieduta da Perissinotto e guidata da Core, è in carico a 4,1 milioni, mentre il 20% è rimasto agli ex proprietari, la famiglia Astori. Igc ha recentemente costituito una filiale a New York, segnale del probabile sbarco di Driade negli Stati Uniti.

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CARTA CANTA

Giovanni Perissinottosi rafforza in Driade

DI ANTONINO D’ANNA

Altro che «chi sono io per giudica-re?», il Papa, in tema di ideologia gender, ha le idee molto chiare: una colonizzazione culturale si-

mile, nel metodo, alle dittature, i Balilla o la Gioventù hitleriana. Lo ha detto ieri nella conferenza stampa tenuta durante il volo di ritorno dal Viaggio apostolico in Sri Lanka e Filippine. Jorge Mario Bergoglio è stato chiaro (la trascrizio-ne è di Radio Vaticana): «Nel 1995, una Ministro dell’Istruzione Pubblica aveva chiesto un prestito forte per fare la co-struzione di scuole per i poveri.

Le hanno dato il prestito a condi-zione che nelle scuole ci fosse un libro per i bambini di un certo livello». Il vo-lume, continua il Papa: «Era un libro di scuola (...) dove si insegnava la teoria del gender. (...) Questa è la colonizzazione ideologica», ossia: «Entrano in un popo-lo con un’idea che niente ha da fare col popolo; sì, con gruppi del popolo, ma non col popolo, e colonizzano il popolo con

un’idea che cambia o vuol cambiare una mentalità o una struttura». E per essere ancora più chiari: «Perché dico “coloniz-zazione ideologica’? Perché prendono, prendono proprio il bisogno di un popolo o l’opportunità di entrare e farsi forti, per mezzo dei bambini. Ma non è una novità questa.Lo stesso hanno fatto le dittature del secolo scorso. Sono entrate con la loro dottrina. Pensate ai Balilla, pensate alla Gioventù Hitleriana».

Non è tutto. Il 16 gennaio scorso, a Manila, nell’omelia durante la Messa celebrata nella cattedrale della città, Francesco ha detto al popolo fi lippino su sessualità, matrimonio e famiglia: «Come sapete, queste realtà sono sem-pre più sotto l’attacco di forze potenti che minacciano di sfi gurare il piano creativo di Dio e di tradire i veri valori che hanno ispirato e dato forma a quanto di bello c’è nella vostra cultura». Per molto meno, il predecessore di Francesco, Benedetto XVI, sarebbe stato probabilmente addi-tato al mondo intero quantomeno come omofobo. O razzista.

Sempre nella conversazione con i

giornalisti, il Papa si lascia andare, in tema di Cina, ad un sibillino: «E come vanno i rapporti? Mah, il governo cinese è educato. Anche noi siamo educati e facciamo le cose passo passo, come si fanno le cose nella Storia, no? Ancora non si sa, ma loro sanno che io sono disposto a ricevere o andare. Lo sanno». Come abbiamo però scritto nei giorni scorsi, rumors da Oltretevere parlano di dialogo Vaticano-Ambasciata cinese in Italia sui dettagli di una possibile visita papale a Pechino.

Vedremo. L’ultimo elemento che segnaliamo ai lettori è l’osservazio-ne di Francesco in merito alle famiglie numerose, quando il Papa richiama alla dottrina cattolica della paterni-tà responsabile. Tradotto in termini spiccioli: si fanno tanti fi gli quanti si possono mantenere, per il resto c’è il metodo Ogino-Knaus (accettato dal-la Chiesa). Un segnale che non sarà risultato gradito in movimenti, come i Neocatecumenali ad esempio, per i quali il numero di fi gli, molto spesso, è potenza.

HA PARAGONATO AI NAZISTI COLORO CHE PUNTANO SUL LAVAGGIO DELLE TESTE

Se avesse detto ciò che ha dichiarato Francesco sul sesso, Benedetto XVI sarebbe stato bruciato

15Giovedì 22 Gennaio 2015ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA Sono i magazine Ispire di al-Qaeda e Dabiq dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante

Due riviste da combattimentoPer partecipare alla lotta e confezionare pure esplosivi

DI ALMA PANTALEO

Un’impaginazione de-gna del miglior setti-manale di approfondi-mento in circolazione.

Immagini e fotoreportage in alta risoluzione. Grafica im-peccabile. Rubriche e appro-fondimenti curati nei minimi dettagli. Interviste, racconti, editoriali a volontà. No, non stiamo parlando dell’ultima fatica editoriale di qualche ma-gnate occidentale della carta stampata o dell’informazione sul web, ma di due magazine molto famosi nel mondo ara-bo: Inspire di al-Qaeda nel-la Penisola Araba (Aqap) e Dabiq dello Stato islami-co dell’Iraq e del Levante (Isil).

NASCITA DELLE RIVI-STE. Il primo magazine ha già qualche anno di vita, risale al luglio del 2010, mentre il se-condo è di più recente uscita: il primo numero è stato diffuso online a partire dal luglio 2014. Entrambi contano in media 60-70 pagine e nascono prin-cipalmente come riviste di pro-paganda delle organizzazioni terroristiche di appartenenza ma mentre Inspire è redatto principalmente in inglese, Da-biq è disponibile in diverse lin-gue europee.

«ISPIRARE» I CREDEN-TI… E NON. Inspire, di cui attualmente non si conosce l’editore (il precedente era Sa-mir Kahn, ucciso negli Stati Uniti nel 2011) ma che diversi osservatori pensano sia gestito dal leader dell’al Qaeda yeme-nita Anwar al-Awlaki, rap-presenta uno degli strumenti attraverso cui l’organizzazione cerca di raggiungere e dialoga-re con la sua audience. Presen-ta una grafica molto curata, editoriali e focus di approfon-dimento. Non mancano istru-zioni su come costruire bombe ed esplosivi, immagini molto evocative e rubriche fisse tra cui una rassegna delle impres-sioni e dei commenti alla rivi-sta provenienti dalla stampa e dalle istituzioni occidentali (un «come ci vedono») e la «Muja-hid’s Notes». È rivolto, sostan-zialmente ai giovani lettori americani e britannici e negli anni passati ha svolto un’atti-vità di mediazione in lingua inglese dei messaggi lanciati da Osama Bin Laden. Ma la rivista ha anche lo scopo di fare incetta di nuovi «lupi so-litari» da sguinzagliare in giro per l’Occidente. Moltissimi estremisti locali o internazio-nali, infatti, sono stati motiva-ti alla militanza dalla rivista e in molti casi l’hanno utilizza-ta come manuale di istruzioni per costruire ordigni e bombe in vista di attentati di matrice terroristica. Alcuni altri, come nel caso della strage di Char-

lie Hebdo, potrebbero averla utilizzata per ricevere indica-zioni e suggerimenti forniti in codice dall’organizzazione.

UNO STRUMENTO DI PROPAGANDA E MORA-LIZZAZIONE. C’è chi ritie-ne che la sola rivista non sia sufficiente a radicalizzare un individuo, ma l’obiettivo principale di Inspire, nome e claim stesso «inspire the believers» lo suggeriscono, è proprio quello di informare e convincere i devoti diffondendo comunicazioni interne definite «auto-propaganda» per rafforzare la morale, ridurre il dissenso e legitti-mare attacchi ter-roristici e dottrine controverse. Ma si propone anche di coinvolgere gente esterna, per ottene-re sostegno. L’Aqap ha, così, la possibili-tà di diffondere l’im-magine «migliore» di sé agli occidentali che possono consul-tare la rivista liberamente in rete, poiché non è sottoposta ad alcun tipo di controllo o re-strizione da parte di al Qaeda stessa.

DABIQ E L’AUTOPRO-CLAMAZIONE DEL CA-LIFFATO. Il nome della ri-vista dello Stato islamico, invece, sarebbe ispirato alla città di Dabiq nel nord del-la Siria, citato in un racconto dell’Armageddon. Secondo questa tradizione, Dabiq sarà il campo di battaglia dove gli eserciti musulmani e cristia-ni eventualmente si affronte-ranno. Harleen K. Gambhir dell’Istituto per lo studio della guerra ritiene che a differen-za di Inspire, questo magazine ha come obiettivo principale stabilire la legittimità reli-

giosa dell’Isil e auto-proclamare il Califfato, incoraggiando i musulmani a emigrare in quella zona. Ma Dabiq è uno degli strumenti attraverso cui gli uomini del «califfo» al-Baghdadi cerca-no di radicalizzare e reclutare giovani ovunque nel mondo, soprattutto in Occidente.

L’ARMAGEDDON E LA BATTAGLIA DI CIVILIZ-ZAZIONE. I primi numeri di Dabiq spiegano come sia giunto il momento dell’apo-calisse dopo secoli di guerra santa e descrive la crociata dell’Isis in Iraq e Siria come la continuazione di una battaglia di civilizzazione. E di espan-sione territoriale: «Invadere-mo la penisola arabica e Allah ci consentirà di conquistarla, si legge sul secondo numero

del magazine jihadista. Poi sarà l’ora di invadere la Persia e Allah vi permetterà di farlo. Infine sarà l’ora di invadere Roma (intendendo l’intero Occidente) e Allah vi permet-terà di farlo». Gli occidentali vengono definiti «Romans» o «crusaders», mentre perso-naggi come il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il senatore John McCain, ex candidato presidenziale per i repubblicani, vengono indicati come leader supremi del male. E a proposito delle vittime musulmane dell’Isis si parla di «danni collaterali», sotto-lineando come le stragi degli americani quando lanciano un missile siano definite proprio «danni collaterali».

L’USO DI IMMAGINI TRUCULENTE E SGAR-

GIANTI. La cosa che colpi-sce maggiormente di Dabiq, anche a detta di molti analisti che ne studiano i contenuti, sono le immagini pubblicate. Alcune che ritraggono decapi-tazioni, corpi trucidati, edifici distrutti, altre che sembrano spesso tratte dalle copertine di famosi videogiochi, con per-sonaggi immaginari e lo sfon-do avvolto dalle fiamme. Nel numero di ottobre, intitolato «The Failed Crusade» ap-pare un’immagine photoshop-pata in cui viene riprodotta la bandiera dello Stato islamico che svetta in cima a un obeli-sco egizio al centro di Piazza San Pietro a Roma. Tra le al-tre cose, il magazine contiene il noto articolo dedicato alla legittimazione della schiavi-tù sessuale delle donne Ya-zidi e una sezione dedicata ai racconti di John Cantlie, fotoreporter inglese rapito in Siria insieme a James Foley e utilizzato dai miliziani come «mezzobusto televisivo» per raccontare agli occidentali l’agghiacciante cultura dello Stato islamico.

MODELLI EDITORIALI ALL’OCCIDENTALE. Due magazine, Inspire e Dabiq, che nella forma grafica e nella struttura somigliano davvero a due prodotti del mondo ame-ricano o europeo e sembrano ricalcare, in maniera paurosa-mente grottesca, modelli edi-toriali del calibro di Foreign Policy o dell’Economist. Segno di uno studio attento della cultura occidentale che adesso i miliziani della peniso-la araba e dello Stato islamico stanno cercando di fare pro-pria, plasmandola a immagine e somiglianza di quella stessa follia che li porta a sgozzare e uccidere civili in nome di un Dio che l’islam moderato non riconosce.

Formiche.net

L’utilizzo di droni per sorve-gliare i confini degli Stati Uniti è stato più costoso e meno efficace di quanto si

potesse pensare. La tesi è sostenuta nel rapporto pubblicato dal Diparti-mento Usa di sicurezza interna che stima in 12,25 dollari (10.500 euro) il costo di un’ora di volo dei suoi droni, quasi cinque volte di più di quanto ri-portato dalla Protezione delle dogane e dei confi ni. Il documento ha rivelato anche che i droni sono serviti ad in-tercettare soltanto il 2% degli arresta-ti per immigrazione clandestina. La Protezione dogane e confi ni sostiene che il rapporto in questione analizza in maniera imprecisa il costo e l’effi -

cacia dei suoi droni. E ha specifi cato che essa li utilizza, in versione senza armi, fi n dal 2004 per contribuire alle indagini e alle ricognizioni aeree.

L’agenzia utilizza versioni disarma-te del Predator B, un drone realizza-to da Atomics Aeronautical Systems Inc. L’esercito statunitense utilizza droni simili per attacchi missilistici all’estero.

Alcuni analisti indipendenti e l’Ispettorato generale avevano, in precedenza, criticato l’effi cacia e la convenienza dei droni per il moni-toraggio dei confini (anche contro il traffi co di droga, ndr), mentre un recente disegno di legge proposto al Senato richiede l’uso dei droni sempre

per perlustrare le frontiere. Nell’anno fi scale 2013 il drone-programma è co-stato 62,5 milioni di dollari (54 mln di euro) del budget complessivo di 11,7 miliardi di dollari (10,1 mld di euro). Il rapporto afferma che, oltre a vola-re meno tempo del previsto, i droni hanno pattugliato meno chilometri sui confini. Vista la situazione, il rapporto raccomanda che l’agenzia di protezio-ne accantoni la proposta di spendere 443 milioni dollari (382,7 mln di euro) per comprare 14 nuovi droni.

E l’agenzia ha fatto sapere che acquisterà un solo apparecchio per rimpiazzare il drone andato distrutto l’anno scorso.

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SONO SERVITI A INTERCETTARE SOLO IL 2% DEGLI ATTRAVERSAMENTI ILLEGALI

I droni Usa per controllare i propri confini costano 10.500 euro l’ora e sono poco efficaci

I due magazine molto famosi nel

mondo arabo: Dabiq dello Stato

islamico e del Levante (sopra), e Inspire, (a fi anco), di al-Qaeda nella Penisola Araba

16 Giovedì 22 Gennaio 2015 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA Non come da noi dove il governo ha considerato 350 mila fi rme dell’M5s come carta straccia

Berlino risponde alle petizioniOltre le 100 mila fi rme la risposta diventa obbligatoria

da BerlinoROBERTO GIARDINA

Anni fa, Beppe Grillo raccolse 350 mila fir-me per proporre una legge che impedisse ai

condannati di candidarsi. Tra-scinò diversi sacchi e li depositò in parlamento. Secondo la leg-ge aveva diritto a una risposta e, con lui, tutti i cittadini che avevano firmato. Ovviamente, nessuno gli rispose. I politici di professione stigmatizzano il disinteresse degli elettori che disertano le urne, o vota-no per il Movimento 5 Stelle, cioè per quella che definisco-no l’antipolitica. Ma quando i cittadini vogliono partecipare, non li ascoltano. Come è avve-nuto per diversi referendum che, o vengono dimenticati, o si aggirano con un gioco di parole: gli italiani cancellano il finanziamento pubblico ai partiti? Basta ribattezzarlo rimborso spese, che però non devono essere documentate.

In Germania i referen-dum non sono previsti dalla

Costituzione, a parte in qualche caso a livello lo-cale, ma gli elettori fan-no sentire la loro voce, e i politici li stanno a senti-re, perché, altrimenti, al voto successivo, verreb-bero puniti. «Le petizioni dei cittadini aumentano velocemente, e cambia-no la politica», scrive il settimanale Der Spie-gel. Grazie anche a una piattaforma in internet, che raccoglie le fi rme dei tedeschi, il che piacereb-be a Grillo. La rete serve, purché usata con mode-razione, e senza credere che possa far funzionare da sola il sistema democratico.

La signora Mary Sherpe, per esempio, ha lanciato una petizione per modifi care la leg-ge sullo stalking. Un uomo le rende la vita impossibile perse-guitandola al telefono, seguen-dola per strada, diffondendo falsi voci in Facebook, ma la polizia e la magistratura non intervengono. Secondo la nor-ma attuale, tocca alla vittima

dimostrare concretamente di aver riportato un danno: ha perso il posto di lavoro, è stata costretta a traslocare, ha subi-to un danno psichico? «In altre parole, dice Mary, devo diven-tare un caso clinico, per venir difesa».

La sua petizione ha rac-colto in brevissimo tempo de-cine di migliaia di fi rme, per l’esattezza 80.937, ed è fi nita sulla scrivania del ministro alla giustizia Heido Mass, che

si è ben guardato dal far fi nta di niente, all’italia-na. Anzi, Mass crede all’arma delle petizioni online che ne ha fi rmata una a sua volta, contro il movimento xenofobo Pegida, unendosi a altri 356 mila cittadini. E ha promesso di adoperarsi per una modifica della legge sullo stalking en-tro quest’anno. E tra qualche giorno incontre-rà personalmente Frau Scherpe.

A livello cittadino, le petizioni funzionano da tempo, commenta il settima-nale: vengono aperti nuovi parchi giochi per i bambini, si evita la chiusura di teatri, o si dipingono sull’asfalto altre strisce pedonali, ma il loro largo impiego a livello nazio-nale è una novità. Gregor Hackmack, 37 anni, deluso dal fallimento dei Piraten, il partito degli alternativi e so-stenitori della rete, ha creato la piattaforma «change.org», uno strumento per la raccol-

ta di petizioni online: «Devo-no diventare uno strumento quotidiano per l’attività par-lamentare», dichiara. Ogni deputato viene informato personalmente delle petizio-ni in corso, e gli si chiede di esprimere un parere. «Non di tutte, precisa Hackmack, sa-rebbe impossibile, solo delle petizioni che raggiungono le centomila fi rme».

Per esempio, la ministra per le questioni sociali An-drea Nahles, ha dovuto pren-dere posizione sulla richiesta di riformare le norme sull’as-sistenza agli handicappati: finora, non riceve aiuti chi ha sul suo libretto risparmi oltre i 2.600 euro, un tetto considerato troppo basso. Gli utenti registrati di change.org sono già tre milioni e mezzo, e continuano a crescere vor-ticosamente. E, al momento, vengono raccolte firme per circa 400 petizioni. Non è la rete a decidere, precisa Hack-mack, ma costringe i deputati ad agire.

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DI SIMONETTA SCARANE

Nuovo anno storico per i due gruppi dell’industria aeronautica, comples-sivamente hanno consegnato 1.352 aerei e hanno firmato contratti per

2.888 nuovi aerei. Commesse del valore com-plessivo di 407,3 miliardi di dollari (351,3 miliardi di euro). L’insieme dei loro ordini contabilizza 12.175 aerei, in nove anni di pro-duzione. Nella gara fra Airbus e Boeing, con una rimonta spettacolare, grazie a 425 ordi-ni siglati nel solo mese di dicembre, Airbus ha superato Boeing avendo venduto 1.456 apparecchi nel 2014. Soltanto 24 contratti in più del costruttore Usa, ma suffi cienti per consacrare il francese Airbus leader mon-diale delle vendite di aeromobili. Tuttavia, in valore, i contratti di Boeing pesano di più: 232,7 miliardi di dollari (200,7 miliardi di euro) (tariffe a catalogo) contro i 174,6 miliar-di di dollari (150,6 miliardi di euro) di quelli di Airbus. Il motivo di questo scarto è nel fatto che Boeing vende grandi apparecchi di lungo raggio rispetto ad Airbus e inoltre protegge i suoi margini con una politica commerciale meno offensiva. Se poi andiamo a guardare le consegne, Boeing è di nuovo largamente in testa. Il gruppo Usa ha consegnato 723 appa-recchi contro i 629 di Airbus. Questo primato dimostra la capacità del costruttore Usa di ge-stire la crescita delle sue scadenze industriali e di far crescere la sua cifra d’affari. In effetti,

è alla consegna che il cliente regola il 70% del prezzo dell’areo commissionato anni prima.

Al di là dalla gara commerciale fra Airbus e Boeing, quello che colpisce è l’incredibile vi-talità del settore dell’industria aeronautica che ogni anno batte i record precedenti. Nel 2014 Airbus e Boeing hanno consegnato 1.352 aerei contro i 586 del 2003, anno cardine per il decollo di questo settore industriale.

Intorno agli anni Duemila il mercato è cam-biato. In precedenza, l’Europa e gli Stati Uniti rappresentavano la quasi totalità del fabbi-

sogno e Boeing domi-nava. Poi si è allarga-to grazie alla enorme necessità dei paesi emergenti e Airbus ha offerto un’alternativa imponendosi con una gamma completa fi no a formare con Boeing un duopolio mondiale. E non è il caso di pre-vedere capovolgimenti

dal momento che Cina e India hanno ancora fl otte sottodimensionate. Inoltre, il mercato è sostenuto anche dalle compagnie dei paesi maturi che intendono rinnovare le loro fl otte con aerei più tecnologici capaci di risparmia-re sul carburante, per essere più competitive rispetto alle compagnie low-cost.

Il trasporto aereo ha segnato una crescita due volte superiore al pil mondiale (3,3% nel 2014), secondo l’ultimo rapporto del Fondo monetario internazionale E se anche il pil calasse al 2%, il mercato aeronautico cresce-rebbe comunque del 4% con gli ordini già si-glati da rispettare.

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I due gruppi hanno consegnato 1.352 aerei. Prenotati 2.888

Airbus e Boeing da record Mai venduto così tanto

DI ANGELICA RATTI

Lo specialista dei tra-sporti nello spazio, la Nasa, e uno che sa fare i mezzi per

viaggiare sul suolo, Nissan, sono connesse da sfide simi-lari. Il gruppo Pdg, l’alleanza Renault-Nissan, sta per si-glare con la Nasa un accordo di 5 anni per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie di pun-ta. L’obiettivo per Nissan è commercializzare una vettu-ra di serie a guida autonoma e elettrica degna di un libro di fantascienza, sviluppata tecnicamente con l’agenzia spaziale americana. La part-nership accelererà lo sviluppo in materia di sicurezza, di fa-cilità di guida autonoma, e di interfaccia uomo-macchina.

Il primo prototipo sarà rea-

lizzato sulla base di una Nis-san Leaf (vettura elettrica più venduta negli Usa). Questa Leaf a guida autonoma girerà le ruote alla fi ne dell’anno nel centro del gruppo giapponese all’interno della Silicon Val-ley. Le prime vetture saranno commercializzate tra il 2016 e il 2020. In questa collabora-zione la Nasa potrà disporre, grazie a Nissan, di tecniche sofi sticate per evitare gli osta-coli e l’accesso ai sistemi e ai banchi di collaudo per i robot. Nissan apprenderà dai robot spaziali a ben guidare anche fuori dai confi ni del sistema solare. Circolare su Marte non è semplice e i robot delle auto per girovagare su Marte potrebbero aver bisogno di programmi molto sofi sticati per aggirare gli ostacoli.

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Accordo tecnologico con la Nasa

Nissan farà l’autoapposta per Marte

Gregor Hackmack, ha creato la piattaforma «change.org» per le petizioni online

23Giovedì 22 Gennaio 2015

L’assessore alla cultura, Del Corno, a ItaliaOggi: il palinsesto mostre copre tutto il 2015

A Milano l’arte lievita come paneDa Il bacio di Hayez a Giotto, da Leonardo a Michelangelo

DI LUISA CONTRI

Come l’impasto del pane, Expo in Città è lievitato in mano ai suoi ideatori: il Co-

mune di Milano e la Came-ra di commercio di Milano. Il ricco e articolato calendario d’appuntamenti culturali, d’approfondimento scientifi co e di svago, inizialmente inteso a intrattenere i turisti di pas-saggio a Milano in occasione dell’Expo, coprirà tutto il 2015, con qualche propaggi-ne nel 2016, anziché i soli sei mesi di durata dell’esposi-zione universale. È apparso

evidente lunedì scorso alla presentazione del nucleo centrale della declinazione Art di Expo in Città 2014, una delle dieci parole chia-ve del progetto. «In effet-ti», dichiara a ItaliaOggi Filippo Del Corno, as-sessore alla Cultura del Comune di Milano, «alcune manifestazioni che abbiamo ideato o che ci sono state pro-poste sono debordate tempo-ralmente, facendo crescere il progetto. Tutto il 2015 sarà così un anno speciale che farà di Milano il posto che deve es-sere». È lo stesso Del Corno a spiegarci i criteri di fondo del palinsesto Art di Expo In Città

e a segnalare gli appuntamen-ti clou organizzati dal Comune e dalla Pinacoteca di Brera. Quelli proposti dalle istituzio-ni private saranno uffi cializ-zati più avanti. «Poiché a veni-re all’Expo saranno in buona parte persone alla loro prima visita non solo a Milano, ma anche in Italia e addirittura in Europa», dice l’assessore, «ab-biamo voluto rappresentare in modo esaustivo la straordina-ria prerogativa che il nostro paese e la nostra città hanno: quella di essere i luoghi dove si è sviluppato il pensiero cre-ativo e dove l’estro e il saper fare si sono nutriti a vicenda.

Abb ia -mo quin-di scelto

due artisti, noti in tut-

to il mondo, a c c o m u n a t i

dall’aver tra-scorso un pe-riodo fonda-mentale della

loro vita a Mila-no, trovandovi terreno fertile per l’espressione del loro genio: Leonardo da Vinci e Giot-to». Per inquadrare il periodo aureo per l’arte e il pensiero creativo di Milano e dell’Ita-lia, fra il ’300 e il ’500, presso Palazzo Reale le mostre Le-onardo da Vinci 1452-1519 (15 aprile-19 luglio) e Giotto, l’Italia. Da Assisi a Mila-no (2 settembre-10 gennaio 2016), saranno precedute dalla rassegna Arte lombarda dai Visconti agli Sforza: Mila-no al centro dell’Europa

(12 marzo-28 giugno). Di for-te richiamo saranno anche le mostre alla Pinacoteca di Bre-ra: Il bacio di Hayez, il bel Paese tra Unità, gioventù e amore (4 agosto-27 settem-bre), Perugino e Raffaello, lo Sposalizio della Vergine. Dialogo tra maestro e allie-vo (6 ottobre-10 gennaio 2016) e quella al Castello Sforze-sco D’Après Michelangelo. La fortuna dei disegni per gli amici (16 settembre-10 gennaio 2016). «Con altre mostre», prosegue Del Corno, «trattiamo argomenti sugge-riti dal tema dell’Expo». Sono La Grande Madre (Palazzo

Reale 25 agosto-15 novembre) e la mostra del fotografo ca-nadese Edward Burtynsky Watermark (Palazzo della Ragione ottobre-dicembre) sul tema dell’acqua. Del Cor-no segnala altre due iniziative di spicco: la mostra Medardo Rosso. La luce e la materia (18 febbraio-30 maggio) che defi nisce il ruolo della Galle-ria d’arte moderna di via Palestro come centro milane-se della scultura. E quella Il principe dei sogni. Giusep-pe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino (Sala delle Cariatidi - Palazzo Re-ale 29 aprile-23 agosto) che per volontà dell’ex presiden-te della Repubblica, Giorgio Napolitano, riunisce per la prima volta dall’Unità d’Ita-lia 20 arazzi normalmente esposti a Roma e Firenze. Da febbraio la mostra sarà al Qui-rinale, poi passerà a Milano e, infi ne, a Firenze.

Il Teatro alla Scala di Milano resterà aperto per tutta l’estate in onore dell’Expo. Per la prima volta in 237 anni di storia, il tempio della musica milanese non sospende la programmazione in agosto, né riduce quella di luglio e settembre. Saranno ben 132 le rappresentazioni in car-tellone nei sei mesi dell’esposizione universale, quasi una al giorno. La stagione 2014-2015 si prospetta d’eccezione anche al di là del numero delle rappresentazioni. Fra le opere in cartellone ce n’è una, CO2 (16, 19, 22, 24, 27 e 29 maggio), ispirata al tema di Expo: Nutrire il pianeta. Energia per la vita. Il sovrintendente e direttore artisti-co del teatro, Alexander Pereira, l’ha commissionata al compositore di fama internazionale Giorgio Battistelli. Senza precedenti alla Scala e, più in generale, in Italia, è poi il Festival delle orchestre internazionali, che si pone al livello del Lucerne Festival. In calendario concerti delle principali orchestre europee e americane: Berliner Philharmoniker (il 2 maggio), Wiener Phil-harmoniker (25 e 26 giugno), Boston Symphony Or-chestra (1° settembre), Israel Philarmonic Orchestra (12 settembre), Orchestra dell’Accademia naziona-le di Santa Cecilia (11 ottobre), Concentus Musicis Wien (15 ottobre) e Cleveland Orchestra (18 ottobre). Il festival si chiuderà il 27 ottobre col Concerto fi nale di Expo dedicato a Vivaldi con la quotatissima mezzo-soprano Cecilia Bartoli. Del festival delle orchestre in-ternazionali fanno parte anche sette concerti d’orchestre infantili e giovanili del progetto venezuelano El sistema, la maggiore iniziativa musicale/sociale mai sviluppata al mondo, che conta oggi 300 orchestre e cui partecipa anche l’Italia. Fra le altre s’esibirà l’Orchestra Sinfó-nica Simón Bolívar diretta da Gustavo Dudamel. Venendo alle opere liriche, la scelta di Pereira per i sei mesi dell’Expo è ispirata a tradizione e modernità, a italianità e apertura al mondo. Per l’inaugurazione dell’Expo andrà in scena la Turandot (1, 5, 8, 12, 15, 17, 20, 23 maggio). La direzione sarà affi data al nuovo direttore Riccardo Chailly. È un’opera strettamente italiana, che guarda verso oriente. Un classico per la Scala, ma proposto col fi nale moderno di Luciano Berio, per rimarcare che la tradizione dell’eccellenza italiana continua nel presente. Altre opere liriche di spicco: l’Otello (4, 7, 10, 14, 17, 20, 24 luglio), che manca dalla Scala dal 1870 e che sarà rap-presentata nella versione di Gioacchino Rossini, non di Giuseppe Verdi, e l’ottocentesca Wozzeck dell’austriaco Alban Berg (29, 31 ottobre e 3, 6, 8, 11, 13 novembre), un’opera di tema moderno. Il cartellone del periodo Expo si completa con balletti, concerti straordinari e opere concerto con nomi di spicco come il pianista Maurizio Pollini, il tenore José Carreras, la soprano Edita Gruberova. Non mancheranno due rappresentazioni de La Cenerentola dei bambini (10, 17 maggio), una novità di questa sta-gione scaligera, voluta da Pereira per avvicinare i piccoli alla Scala. Si tratta di riduzioni d’opere in metà tempo. Durante questa stagione è proposta due-tre volte al mese e sta riscuotendo enorme successo. Sono già oltre 35 mila i biglietti venduti. In preparazione per il 2016 c’è il Flauto magico. Durante l’Expo sono infi ne previsti quattro spet-tacoli a prezzi ridotti del programma La Scala in Fami-glia (i minori accompagnati da un adulto non pagano) che abbraccia tutto l’arco della stagione. Considerato che i visitatori Expo si fermeranno a Milano per pochi giorni, il Teatro alla Scala non ha pensato a tariffe speciali nei mesi d’esposizione. Ma da questa stagione, per ogni spettacolo è prevista una recita con biglietto scontato del 50%.

Michela Achilli

Super cartellone alla Scala,in 6 mesi 132 eventi no stop

Giovedì 22 Gennaio 22015 23

ItaliaOggiExpo 2015

Ogni giovedì,il supplementosu Expo 2015

a cura di Luigi [email protected]

allacleo zione2014,hia-fet-ggias-del

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A sinistra, Il bacio di Hayez.A destra, dalla mostra La grande madre, opera senza titolo di Cindy Sherman. Sotto, dalla mostra D’Après Michelangelo, Furia di Antonio Salamanca

24 Giovedì 22 Gennaio 2015

Il 7 febbraio 500 persone con Matteo Renzi riunite attorno a 42 tavoli per la Carta di Milano

In Bicocca la Lepolda dell’ExpoVideo del Papa sul diritto al cibo. Lula farà da testimonial

DI GIUSY PASCUCCI E LUIGI CHIARELLO

Conto alla rovescia per Expo2015. «A poco più di 100 giorni dal via sono 7,5 mln i bi-glietti venduti»: parola del ministro alle politiche agricole, Maurizio Martina.

E «si prevede che, con oltre 20 mln di turisti at-tesi, si toccherà quota 24 mln di visitatori, anche grazie a una partecipazione importante della Cina», dice il commissario unico e a.d. di Expo Giuseppe Sala. L’occasione per fare il punto è stata la presen-tazione, nella sede Rai, a Roma, dell’Expo delle idee. Giornata che si svolgerà il 7 febbraio, presso l’Hangar Bicocca, a Milano, in cui 500 persone tra rappre-sentanti delle istituzioni, del mondo accademico, della società civile e delle principali associazioni nazionali si confronteranno intorno a 42 tavoli tematici, guidati da un coordinatore, un rapporteur e un ricercatore di Lab Expo Fondazione Feltri-nelli. Il format ricalca i tavoli sull’agroalimen-tare della Leopolda5, il think tank di Matteo Renzi, organizzato dalla Fondazione Open che ha riunito a ottobre, per tre giorni a Firenze, politici e imprenditori del paese attorno a 104 ta-voli tematici (si veda ItaliaOggi del 29/10/2015). Quattro le macro aree poi declinate in 42 sot-totemi: 1) dimensioni dello sviluppo tra equità

e sostenibilità; 2) cultura del cibo, energia per vivere insieme; 3) agricoltura, alimenti e salute per un futuro sostenibile; 4) la città umana: fu-turi possibili tra smart e slow city. All’Expo delle Idee parteciperanno il premier Matteo Renzi e il direttore generale Fao Graziano da Silva. Tra i contributi previsti un video messaggio di Papa Francesco, con una rifl essione sul diritto

al cibo e sulla tutela della terra, e un collega-mento con l’ex presidente del Brasile

Lula da Silva, protagonista del piano «Fome 0» (fame zero, ndr). Al termine delle discussioni ogni tavolo formulerà raccomanda-zioni che confl uiranno nel testo base per la costruzione della Carta di Milano, il documento eredità di Expo2015 che intende

essere la proposta dell’Italia e lo strumento per guidare il dibattito nei prossimi mesi. Quanto uscirà dall’Hangar Bicocca delineerà un primo scheletro della Carta, che

verrà poi defi nito tramite una consultazione aperta a istituzioni e società e, infi ne, proposta alla fi rma degli Stati e dei cittadini durante i mesi dell’Expo. Il documento fi nale sarà pre-sentato in autunno, a New York, alla sede Onu come contributo alla discussione delle Nazioni Unite per la defi nizione dei nuovi Obiettivi del Millennio, sostituiti quest’anno con i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile.

LO STUDIO DI ARCHITETTURA MILANESE D2U-DESIGN TO USERS è stato scelto da Intesa Sanpaolo per collaborare con il Polo immobiliare Lombardia alla realizzazione del Padiglione N1 di Expo 2015. Il progetto si in-serisce nelle iniziative del gruppo bancario per la sua partecipazione in qualità di Offi cial ban-king partner di Expo. Il Padiglione, con affaccio sul decumano, sarà di forma tronco-piramidale rivestito in doghe di legno. All’interno reception, area dimostrativa, internet points e un’area di banca self-safe.

RIAPERTI I TERMINI PER LA PRESENTAZIONE delle offerte nell’ambito della proce-dura di gara già bandita per gli allestimenti tecnologici dell’Albero della vita. La gara, scaduta due giorni fa, è stata riaperta fi no alle ore 12.00 del 28 gennaio 2015. La decisione del cda Expo spa «dopo aver preso atto che la gara è andata deserta e aver ricevuto, da operatori economici manifestazioni di diffi coltà nel processo di caricamento offerte». Le condizioni di gara restano immutate.

PALCO, PERFORMING CORNER, GALLERIA DIGITALE E AUDITORIUM saranno gli spazi che Cascina Triulza metterà due volte al mese a disposizione di giovani artisti emergenti italiani e internazionali che vogliono esibirsi a Expo. Il pro-getto StartArtist è sostenuto da Etica Sgr. Gli interessati possono presentare, dal 15/2, la loro proposta a Fondazione Triulza. Email [email protected].

1800 MQ, 27 STAND, 10 TEMPORARY SHOP, 6 SPAZI ESTERNI PER LO STREET FOOD, AREA BUSINESS, SALA CONFERENZE. Così Confartigianato si organizza per Expo. Il progetto, da 3 mln di euro (inclusivo di attività nel Padiglione Italia) è un Italian makers village, una sorta di fuori Expo nel distretto creativo di Milano via Tortona, al 32. Sarà aperto tutti i giorni per sei mesi dalle 11 alle 24, parallelamente all’Expo. Oltre mille appuntamenti: ospitate a rotazione settimanale circa 800 imprese italiane, 27 paesi stranieri e 12 delegazioni commerciali. In più un Food village, curato da Alta Qualità con l’università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. A curare l’aspetto musicale sarà Radio Italia.

«LE STANZE DELL’ACQUA» è il progetto che il programma Onu per la valutazione risorse idriche mondiali (Un-WWap) presenterà ad Expo. Per elaborarne i contenuti, da ieri fi no al 23 gennaio scienziati, creativi, animatori e scrittori si sono dati appuntamento a Villa Colombella di Perugia. Info: www.unesco.org/water/wwap, [email protected]

NEWS E APPUNTAMENTI

ItaliaOggiItaliaOggi

da Bruxelles ANGELO DI MAMBRO

Expo Milano per rilanciare la lotta alla fame e un’agen-da post-2015 dello sviluppo, che comprenda il contrasto

alla malnutrizione. È la visione di Shenggen Fan, direttore generale dell’Istituto internazionale di ricerca sulle politiche del cibo (Ifpri), punto di riferimento mondiale per gli studi su tecnologia e innovazione in agricol-tura. Fan, cinese residente negli Usa, in questi giorni è al World Economic Forum di Davos, dove parlerà di come spezzare «il ciclo di povertà, insicurezza ali-mentare e malnutrizione» che affl igge miliardi di in-dividui.

Domanda. Veniamo da mesi di raccolti abbondanti e silos pieni. Che ne è dei fattori che hanno innescato le crisi dei prezzi del 2008-2012?

Risposta. Molti di questi sono an-cora «al lavoro». Gli eventi climatici estremi e la volatilità dei mercati del-le materie prime non appartengono al passato. I costi degli input per gli agri-coltori, come i fertilizzanti, fl uttuano con le quotazioni del petrolio, che ora ha prezzi bassi, ma per quanto? La cre-scita della domanda di cibo delle econo-mie emergenti continua, e il livello di investimenti in ricerca e innovazione in agricoltura è ancora basso. Le crisi dei prezzi possono tornare.

D. Usciti dall’emergenza, il tema fame è stato messo da parte, almeno nell’agenda dei summit di G8 e G20. È un’interpretazione corretta?

R. I progressi fatti non vanno dati

per scontati. È necessario concentrarci non solo sulle calorie, cioè di quantità di cibo accessibile ai poveri, ma anche sulla nutrizione, cioè sulla qualità delle diete. Se più di 800 mln di persone sul pianeta hanno diffi coltà di accesso al cibo, ce ne sono 2 mld con defi cit di nu-trienti (vitamina A, ferro, zinco e iodio, ndr), che porta problemi specie nello sviluppo dei bambini.

D. Onu e Fao parlano di fi ne della povertà entro il 2030. Possibile?

R. Si può fare, ma ci vuole un lavoro più coor-dinato da parte di tutti, governi, grandi imprese e società civile.

D. Expo 2015 darà un contributo?

R. L’Italia ha già un ruolo primario. A Roma hanno sede organizzazio-ni che nascono per lottare contro fame e malnutri-zione, come Fao o Ifad.

Milano è un’occasione preziosa. Sarò a Expo in tre occasioni nei prossimi mesi, incontrerò istituzioni, imprese, agricoltori, cittadini e accademici. Non vedo l’ora di lavorare con loro.

D. Su quali aspetti specifi ci?R. Bisogna investire in ricerca agri-

cola per aumentare la produzione usando meno risorse naturali. C’è poi la questione sussidi. Nel mondo, spesso gli agricoltori vengono sussidiati per produrre solo materie prime come riso, mais e grano. Penso che il sostegno dovrebbe spostarsi su produzioni più ricche di nutrienti, come frutta e ver-dura. Oppure sostenere il reddito degli agricoltori, in modo che essi possano scegliere cosa è meglio produrre. Come il sistema che vige nell’Ue.

Shenggen Fan: l’Expo è strategica La crisi dei prezzi può tornare

L’erba voglio sarà di casa a Milano durante l’Expo e oltre. I visitatori dell’esposizione appaiono destinati a trovare rispo-sta a ogni loro necessità se decolleranno i progetti del Tavolo tematico Expo Accoglienza e ricettività della Camera di Commercio di Milano. Martedì, a palazzo Giureconsulti, ne sono stati presentati altri 32. Il più Expo oriented di questa tornata? Expo 2015 Food Clusters Tours, idea del tour ope-rator di Paderno Dugnano-Mi Luoghi e Viaggi, che propone itinerari culturali ed enogastronomici nelle regioni del Nord e Centro Italia, centrati su cacao, caffè, cereali, riso e spezie, ovvero sui protagonisti dei Custer, l’innovazione dell’edizione milanese dell’esposizione universale. Altra proposta di viag-gi cultural-gastronomici è Incoming a Vicenza e nel Veneto di Francesco Ongaro, che si distingue perché organizza tour ad hoc per famiglie con ragazzi autistici. D’avanguar-dia Wood*ing, progetto di Valeria Margherita Mosca, che insegna a distinguere, raccogliere e cucinare erbe spontanee, germogli, bacche, foglie, radici e cortecce edibili durante esplo-razioni boschive e montane in Brianza e Alta Lombardia; l’espe-rienza si completa con degustazioni in ristoranti. Se si dispone di smartphone o tablet, l’Italia si può visitare anche giocando. La piattaforma per social gaming geolocalizzati Quaestio propone giochi a carattere avventuroso-investigativo incentrati su luoghi d’interesse culturale, opere d’arte, monumenti o eventi. Chi invece viaggia col cane o con un altro animale d’affezione al seguito, non potendolo portare con sé all’Expo, potrà affi darlo a Mylandong, o informarsi su alberghi e ristoranti pet-friendly tramite l’app Bauwow.

Altre 32 idee d’impresa

Shenggen Fan

25Giovedì 22 Gennaio 2015

in edicola con

LA LEGGEDI STABILITÀDiritto

& Fisco& FiscoÈ una delle misure contenute nel decreto sugli investimenti varato dal governo

Soldi alle imprese, fisco softNiente ritenuta sui fi nanziamenti dei fondi esteri

DI VALERIO STROPPA

Niente ritenuta per i fondi esteri che fi nan-ziano indirettamente le imprese italiane.

Con l’obiettivo di far affl uire risorse per sbloccare cantieri e opere, il governo sceglie di introdurre il «len-ding indiretto». Si tratta cioè dell’autoriz-zazione agli investitori istituzionali stranieri a pre-stare denaro alle banche che finanziano le imprese, goden-do dell’esenzione dalla ritenuta pre-vista dall’articolo 26, comma 5 del dpr n. 600/1973. Tale facoltà è am-messa a due condizioni. Pri-mo, il soggetto estero deve essere residente in un paese white list. Secondo, nel paese in cui il fondo è istituito deve operare un’autorità di vigilan-za per i mercati fi nanziari (cioè una «sorella» della Consob). È quanto stabilisce la bozza di decreto-legge sull’investment compact approvata dal consi-glio dei ministri del 20 gennaio scorso.

In questo modo la normativa italiana si andrebbe ad allinea-re a quanto già previsto in Fran-cia, Germania, Regno Unito e paesi scandinavi. I fondi esteri (come pure le banche) possono già investire in altri strumenti di supporto alle imprese, quali per esempio i mini-bond. Tut-tavia, con il lending indiretto si apriranno anche le porte del fi -nanziamento bancario, al quale il soggetto straniero potrà par-tecipare fornendo la provvista all’istituto di credito. L’impatto fi nanziario dell’esenzione sul gettito, secondo la relazione governativa, dovrebbe essere abbastanza limitato. Tali ope-razioni, infatti, al momento non vengono effettuate.

Peraltro, già ad oggi la liquidi-tà che proviene dall’estero non transita attraverso emissione di prestiti (diretti o indiretti), bensì attraverso veicoli che go-dono comunque dell’esenzione dalla ritenuta: interessi infra-gruppo, utili corrisposti alle so-cietà madri o fi glie comunitarie, redditi fi nanziari percepiti da non residenti privi dei requisi-

ti di territorialità o comunque non tassabili.

«Mantenere la ritenuta per i soggetti che utilizzano la leva finanziaria signi-ficherebbe semplicemente traslare tali somme verso

altre forme di investi-mento, comunque esenti», spiega la

relazione. Se-condo l’esecuti-vo, sono almeno due i possibili benefi ci con-nessi alla ri-duzione delle l imitazioni a l l ’ i n g r e s -so dei fondi

esteri: un mi-gliore accesso

per le imprese italiane al mer-cato dei capitali

e la possibilità di ottenere condi-

z ion i economiche più favo-revoli, grazie alla maggiore liquidità disponibile.

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Il patent box abbraccia anche i marchi com-merciali. La detassazione del 50% dei redditi derivanti dallo sfruttamento dei beni immate-riali d’impresa sarà piena e non più limitata ai soli marchi che sono funzionalmente equi-valenti ai brevetti. Inclusi nell’agevolazione anche disegni e modelli industriali. Come an-ticipato da ItaliaOggi del 15 gennaio scorso, a meno di un mese dalla sua introduzione il governo decide di estendere la portata del patent box, il regime di imposizione agevo-lata sugli intangibles introdotto dalla legge 190/2014. Le modifiche sono recate dalla bozza di dl approvato dal governo martedì. Obiettivo dell’esecutivo è attrarre in Italia investimenti qualifi cati, ma anche evitare fenomeni elusivi quali la delocalizzazione all’estero dei marchi famosi operata dalle aziende per pagare meno imposte.

Platea allargata - Il primo intervento è quello che estende l’ambito oggettivo dell’agevola-zione, eliminando la limitazione oggi vigente che vede benefi ciati solo i marchi d’impresa equivalenti ai brevetti. Le proprietà intel-lettuali agevolabili diventano quindi marchi, opere dell’ingegno, brevetti, disegni, modelli

e know-how industriali giuridicamente tute-labili.

Ruling facoltativo - Un’altra novità consiste nell’eliminazione dell’obbligo di sottoscrive-re un ruling preventivo con l’Agenzia delle entrate da parte delle imprese che sfrutta-no direttamente «intangibles» di cui sono anche proprietarie. Requisito, questo, giu-dicato troppo oneroso per le imprese meno strutturate (ma non solo, dal momento che un ruling richiede in media circa 16 mesi di negoziazione). Le imprese che vorranno ave-re certezze ex ante sulla correttezza delle operazioni infragruppo potranno stipulare l’accordo con l’amministrazione fi nanziaria. In caso contrario, però, non sarà più pregiu-dicato il diritto al benefi cio fi scale.

Costi più ampi - La terza modifi ca al patent box prevista dal decreto concerne i costi ri-levanti ai fi ni dell’agevolazione. Il dl vi ricom-prende anche gli oneri sostenuti per l’attività di ricerca e sviluppo affi data in outsourcing e quelli per l’acquisizione dei beni immateria-li ammissibili al benefi cio. L’attività di R&S potrà essere esternalizzata anche ad altre im-

prese e non più soltanto a università ed enti di ricerca già previsti dalla norma.

Effetti sulle entrate - L’am-pliamento del regime del patent box produrrà un maggiore costo per l’erario. La legge di stabilità 2015 non quantifi cava gli effetti fi nanziari dell’agevolazio-ne in maniera puntuale. La relazione tecnica all’in-vestment compact, però, fornisce alcune stime. In particolare, i tecnici gover-nativi ipotizzano che i red-diti agevolabili conseguenti allo sfruttamento diretto e indiretto dei beni intangi-bili ammonteranno a 1.174 milioni di euro all’anno. A seguito della detassazione a regime del 50%, la quota esente sarà quindi pari a circa 587 milioni di euro. Pertanto, lo stato incas-serà 185 milioni di euro in meno nel 2016, 167 mi-lioni nel 2017, 202 milioni nel 2018 e 175 milioni del 2019. Il costo complessivo per l’erario sarà pari a 729 milioni di euro complessivi fi no al 2019.

Valerio Stroppa

Anche i marchi nel patent box

La bozza sul sito www.italiaoggi.it/documenti

DI FILIPPO MENICHINO

I futuri decreti attuativi del Jobs act preve-dranno, come regola generale, che la sanzione del licenziamento senza giusta causa o giustifi-cato motivo sia costituita da un’indennità da 4 a 24 mesi (due mesi per ogni anno di servizio). Soltanto in casi particolarissimi sarà prevista la reintegrazione: qualora il licenziamento ab-bia come motivo occulto (ovviamente) la di-scriminazione, e quando il fatto addotto come motivo disciplinare dal datore di lavoro sia ri-sultato in giudizio inesistente. Secondo Mario Fezzi, storico avvocato della Cgil, sul Corriere della Sera del 14 gennaio u.s., sarà sufficiente indicare nella lettera di licenziamento qualsia-si motivo disciplinare al limite della rilevanza (fare una telefonata o tardare cinque minuti al rientro dal pranzo), poiché il Giudice non avrà alcun potere di valutare la proporzionalità del fatto ai fini del licenziamento, e cioè il grado di colpa del lavoratore.Orbene, se il fatto materiale sarà provato in giudizio, il Giudice non potrà condannare alla reintegrazione, ma soltanto a una somma di denaro. Probabilmente, non qualsiasi moti-vazione di natura disciplinare sarà idonea a risolvere il rapporto di lavoro, poiché l’irrile-vanza disciplinare, la mancanza di interesse del datore di lavoro a perseguire un compor-tamento del dipendente, potrebbe essere la

spia dell’esistenza di un motivo sotterraneo, magari illecito, la cui esistenza potrà essere dimostrata dal lavoratore.Anche la precedente Legge Fornero aveva previsto l’esclusione della reintegrazione nei licenziamenti disciplinari tutte le volte che il «fatto» contestato venisse accertato. I nostri Tribunali rifiutarono il chiaro dato letterale della legge, in quanto sembrava irrazionale che il rapporto potesse essere risolto senza la grave colpa del lavoratore, e non vollero pren-dere atto che già nel 2010 il Legislatore aveva mutato pagina, lasciando libero l’imprenditore di decidere quali fossero le persone con cui col-laborare nell’azienda.Tuttavia la Cassazione ha fugato i dubbi interpretativi, riformando una sentenza di merito, stabilendo che per «fatto» doveva in-tendersi il semplice «fatto materiale» senza in-terpretazione della gravità del comportamento del lavoratore (Cass. 23669/14). La riforma in materia di licenziamento non sarà digerita fa-cilmente dall’ala più radicale del sindacato e da una parte dei Giudici del lavoro, e proprio per evitare ribellioni o forzature interpretati-ve il Legislatore ha avuto cura di specificare nei decreti attuativi che il fatto dedotto come motivo nella lettera di licenziamento deve in-tendersi come semplice «fatto materiale», sul quale il Giudice non ha possibilità di operare alcun giudizio di proporzionalità.

LA CASSAZIONE AVEVA GIÀ FUGATO I DUBBI INTERPRETATIVI

Licenziamenti disciplinari e dintorni, chiarezza su obbligo di reintegrazione

26 Giovedì 22 Gennaio 2015 GIUSTIZIA E SOCIETÀLo schema di dlgs approvato dal governo ora all’esame delle commissioni parlamentari

Reati contro la p.a. sforbiciatiPerdonati mini abusi d’uffi cio e piccole omissioni di atti

DI ANTONIO CICCIA

Sforbiciati i reati con-tro la pubblica ammi-nistrazione. Saranno perdonati i mini abusi

d’uffi cio e le piccole omissioni di atti d’uffi cio. Anche i pub-blici uffi ciali potranno sfrut-tare l’agevolazione prevista dal futuro decreto legislativo sulla non punibilità del fat-to tenue e non abituale. Lo schema di provvedimento è stato approvato dal governo in prima lettura e ora è all’at-tenzione delle commissioni parlamentari.

Il provvedimento attua la delega conferita al go-verno con la legge 67/2014. Quest’ultima legge riforma il sistema sanzionatorio penale e vara due tipi di depenaliz-zazione. La depenalizzazione vera e propria consiste nella programmata trasformazione di molti reati in illeciti ammi-nistrativi: questo intervento riguarda tutti i reati puni-ti con sanzione pecuniaria (tranne alcune materie sen-sibili, come l’ambiente o la si-

curezza sui luoghi di lavoro), e anche alcuni delitti e alcune contravvenzioni.

La legge 67/2014 prevede, poi, una depenalizzazione in concreto e cioè alcuni re-ati rimangono come previ-sione astratta nel codice e nelle leggi speciali; però se, nel caso specifi co, quel fatto (corrispondente al reato) ha causato una piccola offesa e se il fatto è sporadico (non abituale), allora il colpevole sarà perdonato e non sarà punibile.

Quindi, mentre nel primo caso il reato scompare e non è più punito, nel secondo caso il reato rimane, ma se tenue, ugualmente non è più puni-to.

La scommessa del legisla-tore è che questa sia la strada giusta per trovare uno solu-zione al problema della giu-stizia penale che non funzio-na e delle carceri stracolme.

La tecnica utilizzata è quel-la dell’applicazione della rego-la della non punibilità a tutti i reati che stanno sotto una certa soglia di sanzione, ma

senza delimitare altrimenti l’ambito di applicazione.

In proposito la relazione il-lustrativa del provvedimento scrive che l’ambito di appli-cazione dell’istituto è di «am-pio respiro, potenzialmente coprendo l’intera area delle contravvenzioni … e parte consistente dei delitti puniti con la pena della reclusione non superiore a cinque anni. In particolare la legge delega e lo schema di decreto legisla-tivo non contengono apriori-stiche delimitazioni».

Se non ci sono delimitazio-ni, allora, sono interessati an-che i reati contro la pubblica amministrazione.

Rientra, quindi, nel campo astratto di applicazione an-che un abuso d’uffi cio. L’ar-ticolo 323 del codice penale punisce con la reclusione fi no a quattro anni il pubblico uffi -ciale o l’incaricato di pubblico servizio che, violando la legge intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto van-taggio patrimoniale o arreca ad altri un danno ingiusto. Viene, quindi, rispettata la

soglia massima di pena. Certo al pubblico ministero e al giu-dice rimarrà la responsabilità di verifi care se si tratta di un fatto tenue (dalla portata of-fensiva bassa) e non abituale (non inserito in una serializ-zazione di condotte).

Stesso discorso può farsi per altri reati. Si prenda quel-lo previsto dall’articolo 328 del codice penale: omissione di atti di uffi cio. La norma pu-nisce, con la reclusione da sei mesi a due anni, il pubblico uffi ciale o l’incaricato di un pubblico servizio, che inde-bitamente rifi uta un atto del suo uffi cio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pub-blica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo. Il me-desimo articolo punisce anche il funzionario che, in casi di-versi da quelli elencati, non compie l’atto del suo uffi cio e non risponde per esporre le ragioni del ritardo (reclu-sione fi no a un anno o con la multa fi no a euro 1.032). In entrambe le ipotesi è rispet-tato il livello soglia della pena

massima non superiore a cin-que anni. E se tale limite è in grado di escludere le corru-zioni e le concussioni, invece, ci rientrano, per esempio, la malversazione (articolo 316-bis codice penale), l’indebita percezione di erogazioni sta-tali (articolo 316-ter codice penale), il peculato mediante profi tto errore altrui (articolo 316 codice penale).

Il catalogo dei reati com-prende anche alcuni illeciti contro l’amministrazione del-la giustizia. Si pensi, al reato di omessa denuncia di reato da parte del pubblico uffi ciale (punita con pena pecuniaria) o all’omissione di referto da parte del medico (anche qui è prevista solo la multa fi no a 516 euro).

Rientra nell’ambito di ap-plicazione la simulazione di reato (l’articolo 367 del codice penale prevede la reclusione fi no a tre anni), mentre ne re-sta fuori la calunnia (articolo 368 del codice penale, per la quale il massimo della pena è di sei anni).

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Il vettore comunitario che viene in Ita-lia ad effettuare saltuari trasporti conto terzi deve prestare la massima atten-zione alla regolarità formale di tutte le operazioni. Anche la sola mancanza di un documento di trasporto comporterà l’applicazione di sanzioni molte severe con il fermo del veicolo per almeno tre mesi. Lo hanno chiarito il Viminale e il ministero dei trasporti con la circolare congiunta del 15 gennaio 2015. Con l’allargamento dell’Europa mol-ti autotrasportatori con base in paesi dove il costo del lavoro è inferiore han-no iniziato ad abusare della disciplina del cabotaggio mettendo in difficoltà gli operatori nazionali con pratiche di con-correnza sleale. Il cabotaggio regolare permette infatti a un vettore stabilito in un paese membro di svolgere temporaneamente attività di autotrasporto conto terzi all’interno di un altro paese europeo. Ma nel rispetto di una serie di condizioni formali e di

vincoli numerici molto precisi. Per po-tenziare il contrasto degli abusivi con il dl 133/2014 (sblocca Italia) si è modifi-cato l’art. 46-bis della legge 298/1974. In pratica è stata introdotta la tolleranza zero verso ogni irregolarità formale di questo tipo di attività. Con la novella la polizia stradale ha ampia possibilità di indagine sulla ti-pologia di trasporto e di viaggio. Ogni incongruenza tra la documentazione esi-bita dal vettore straniero e la regolare circolazione nel territorio italiano atti-verà una sanzione di almeno 5 mila euro con il fermo del veicolo per tre mesi. Per incorrere nelle pesanti misure punitive sarà sufficiente non esibire i documenti richiesti o presentare titoli incompleti. E per i trasgressori, muniti di veicoli stranieri, sarà pure obbligatorio pagare subito la multa per non peggiorare ul-teriormente la situazione.

Stefano Manzelli© Riproduzione riservata

TRASPORTO MERCI/CIRCOLARE CONGIUNTA

Stranieri sorvegliati speciali

DI PAOLO BOZZACCHI

Completare e miglio-rare le norme sulla diffamazione a mez-zo stampa. Questo il

monito lanciato dal Consiglio d’Europa all’Italia, invitata a rispettare gli standard euro-pei in materia. Alla vigilia della votazione a Strasburgo del rapporto sulla protezio-ne della libertà di stampa, l’Ue ha ricordato all’Italia che le modifi che alla legge nazionale dovranno rispon-dere alle richieste presenta-te nel dicembre 2013 dalla Commissione di Venezia, l’organismo del Consiglio d’Europa che assiste gli stati nel rafforzamento delle isti-tuzioni democratiche. In det-taglio le sanzioni di arresto e reclusione delle recenti nuove disposizioni italiane in rela-zione al reato di diffamazio-ne a mezzo stampa sono state defi nite «non proporzionali», nel rispetto del giudizio della Corte Ue per i Diritti dell’uo-mo sui casi Sallusti e Belpie-tro vs Italia. Secondo il Con-siglio d’Europa il parlamento italiano dovrebbe «rendere più esplicito il requisito di proporzionalità tra le sanzio-ni pecuniarie e le condizioni economiche del giornalista,

quale criterio di valutazione dei danni da versare al dif-famato». Inoltre i criteri di verità della notizia, interes-se pubblico e responsabilità del giornalista dovrebbero essere inseriti direttamente nell’articolo 595 del codice penale. Il richiamo al nostro paese arriva a ridosso della presentazione a Strasburgo il prossimo 27 gennaio del rapporto sulla protezione della libertà di stampa, che sarà votato durante la pros-sima plenaria del Consiglio d’Europa. Il testo italiano sulla diffamazione a mezzo stampa prevede lo stop al carcere per i giornalisti, l’in-troduzione del diritto all’oblio e del diritto di rettifi ca, oltre all’estensione delle sanzio-ni pecuniarie anche per le testate online. Di fatto si è sostituita la pena detentiva con una sanzione pecuniaria fi no a 10 mila euro, che può arrivare a 50 mila euro nel caso in cui l’offesa consista nell’attribuzione di un fatto determinato falso, «la cui dif-fusione sia avvenuta con la consapevolezza della sua fal-sità». L’interdizione da uno a sei mesi dalla professione è prevista invece solo nei casi di recidiva reiterata.

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Il Consiglio d’Europa parla all’Italia

Diffamazione da ridisegnare

Buongiorno, un socio e un collaboratore del nostro studio volevano iscriversi al vi-deoforum 2015 organizzato da ItaliaOggi il 22 gennaio 2015.Purtroppo i posti disponibili tramite l’or-dine dei commercialisti di Milano risul-tano essere esauriti.Mi chiedevo quindi se c’era un’altra sede a Milano che rendeva disponibile l’evento, oppure se è possibile vederlo magari in video sul pc, anche a pagamento.

S.C.

Risponde ItaliaOggiL’evento può essere seguito, oltre che nel-le sedi collegate, anche su Class Cnbc (ca-nale 507 di Sky) o in streaming su www.italiaoggi.it.L’accesso è libero e gratuito. Ovviamente in questi ultimi casi non si ha diritto a crediti formativi. Per chi non riuscisse a seguire la diretta, nei prossimi gior-ni sarà pubblicato il video integrale dell’evento su www.classabbonamenti.com/elearning

LETTERA

Videoforum, tutto esaurito a Milano

27Giovedì 22 Gennaio 2015I M P O S T E E TA S S EIsee, bilanci, certifi cazione unica, precompilato, Iva: l’allarme dei commercialisti

Professionisti, ingorgo fiscaleRaffi ca di nuovi adempimenti. Con sanzioni salate

Professionisti nel gorgo di nuovi adempimen-ti e relative sanzioni. I commercialisti, nei

prossimi mesi, dovranno gestire le pratiche relative alla comu-nicazione annuale dati Iva, alla predisposizione d’invio delle certifi cazione unica «Cu 2015», al nuovo modello Isee e ai bilan-ci in Xbrl, oltre al 730 precom-pilato, allo split payment, alle compensazioni di ritenute in F24, le comunicazioni black list e le dichiarazioni d’intento. Una raffica di scadenze corredate da sanzioni che, nel caso, per esempio, della Certificazione unica, arrivano a 100 euro per ogni certifi cazione sbagliata. E così ieri il Consiglio nazionale dei commercialisti ha lanciato l’allarme denunciando in una nota «il susseguirsi di riforme che pongono la professione da-vanti a situazioni nelle quali l’incertezza interpretativa e gli stretti tempi di attuazione delle norme, spesso addirittura retro-attive, rendono diffi cile l’attività di consulenza». Una situazione resa ancora più gravosa, secon-do i commercialisti, «dall’ormai abituale ritardo nel rilascio dei software necessari». La catego-ria insomma chiede «la crea-zione delle condizioni minime per uno svolgimento ordinato della propria attività professio-nale» ed evidenzia (si veda la tabella in pagina) le principali criticità. Partendo dal modello Isee (indicatore di situazione socio-economica equivalente), nuovo di zecca, il quale oltre a prevedere modalità di compila-zione diverse rispetto a quelle degli anni scorsi, tiene conto di grandezze prima non conside-

rate, come la giacenza media dei conti correnti bancari e la rilevanza dei redditi esenti da Irpef, le pensioni di invalidità e gli assegni di mantenimento. Particolarmente complessa è la voce dei bilanci. Con il comuni-cato del 2 dicembre 2014 l’Asso-ciazione Xbrl Italia ha chiarito che i bilanci relativi all’eserci-zio chiuso il 31 dicembre 2014, o successivamente, e deposi-tati nel registro delle imprese a partire dal giorno 3 marzo 2015 dovranno essere confor-mi alla nuova tassonomia Xbrl versione 2014-11-11. La novi-tà, sottolineano i professionisti guidati da Gerardo Longobardi, è di non poco conto, soprattutto ove si consideri che, per rende-re coerenti Stato patrimoniale e Conto economico con la parte tabellare della Nota integrati-va, sono state introdotte diverse modifi che nei prospetti contabi-li. Manca, per esempio, il «Bi-lancio abbreviato semplifi cato». Per avere invece un’idea del rischio sanzioni, bisogna pas-sare al nuovo modello di Certi-fi cazione unica «Cu 2015», che vede aumentare il numero dei campi da compilare, arrivando a 297 e dovrà raccogliere tutte le somme corrisposte dai reddi-ti da lavoro assimilati a quelli relativi ad autonomi e profes-sionisti che fi nora erano certi-fi cati in forma libera. L’entrata in vigore del nuovo modello il 15 gennaio scorso, «rischia di generare tra gli intermediari notevoli problemi applicativi visti i tempi strettissimi e le pe-santi sanzioni previste in caso di errore (pari a 100 euro per ogni certifi cazione)», lamentano i commercialisti.

Il valore del terreno sui cui insiste un fabbricato deve essere sempre scor-porato, anche mediante l’utilizzo di stime. È una tra le diverse no-vità apportate al principio conta-bile Oic 16, la cui nuova versio-ne, valida già per i bilanci 2014, prevede che il valore del terreno non potrà essere ammortizzato. La precedente versione dell’Oic consentiva, invece, di non scorpo-rare il valore del terreno qualora detto valore tendesse a coincidere con il fondo di ripristino/bonifica del sito.

Scorporo per nuovi fabbricatiPer gli acquisti di fabbricati ef-fettuati in vigenza del nuovo Oic (già nel 2014), la normativa fiscale introdotta dall’art. 36, comma 6, del dl n. 223/2006 trova completa applicazione sia ai fini Ires sia, come chiarito dall’Agenzia delle entrate con la circolare n. 26/E del 2009, ai fini Irap. In partico-lare, salvo che il terreno non ab-bia un costo specifico a seguito di

autonomo acquisto, al terreno va attribuito un valore pari al mag-giore tra il valore dell’area espo-sto nel bilancio dell’esercizio di acquisto e il valore che si ottiene applicando al valore complessivo i coefficienti forfettari del 20% o 30%. Ne consegue che se il valore d’iscrizione in bilancio del terreno risulta superiore a quello forfet-tario, il dato civilistico assumerà valenza anche ai fini fiscali, con conseguente allineamento tra la disciplina civilistica e quella fisca-le. Di contro, se il valore d’iscrizio-ne in bilancio del terreno risulta inferiore a quello forfettario, il dato civilistico sarà irrilevante ai fini fiscali nel qual contesto al ter-reno andrà comunque attribuito un valore forfettario, 20-30%. Il conseguente un disallineamento, con riflessi sulla fiscalità differita, è da gestire in sede di Unico.

Immobili già possedutiPer i fabbricati acquistati prima dell’adozione del nuovo Oic sor-ge la necessità di effettuare la

separazione, se non operata in precedenza, del valore del terre-no da quello del fabbricato. Detta separazione operata in bilancio non assumerà valenza ai fini fi-scali. In particolare, il criterio che prevede di attribuire al terreno il maggiore tra il valore di iscrizione in bilancio e quello determinato forfettariamente trova applicazio-ne solo nel caso in cui la separa-zione in bilancio viene effettuata nell’esercizio di acquisto. Se la se-parazione viene operata successi-vamente, in applicazione del nuo-vo Oic, il valore del terreno, salvo il caso dell’acquisto autonomo, può essere determinato solo forfetta-riamente. Si rendono opportune due considerazioni. La prima con-siderazione riguarda il caso in cui in sede di separazione di bilancio venga attribuito al terreno un va-lore maggiore rispetto a quello fi-scalmente ammesso. Ciò significa che di contro, il valore civilistico del fabbricato è inferiore a quello fiscale con ammortamento civili-stici inferiori a quelli fiscalmente

ammessi. Non potendo operare la deduzione extracontabile dei maggiori ammortamenti fiscali, il maggior valore fiscale del terreno sarà recuperato in sede di cessio-ne del fabbricato. In caso di cessio-ne, si ricorda, la cessione dell’area comprensiva del fabbricato genera un’unica plus/minusvalenza, con conseguente rilevanza anche del costo fiscale dell’area (circolare n. 11/E del 2007). La seconda con-siderazione riguarda il regime fiscale da riservare alla soprav-venienza attiva che si genera nel momento in cui la separazione in bilancio del valore del terreno comporti, contabilmente, la par-ziale eliminazione del fondo di ammortamento. La sopravvenien-za dovrebbe essere detassata fino a concorrenza dell’importo riferito al fondo non dedotto in alimentato con ammortamenti (almeno quello dei terreni) ripresi a tassazione in sede di Unico.

Francesco Leone e Daniela De Lucia

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PRINCIPI CONTABILI/L’EFFETTO DELLE MODIFICHE APPORTATE ALL’OIC 16

Il valore del terreno su cui insiste il fabbricato va scorporato

I nuovi adempimenti e i rischi relativiNuovo modello Isee - Il modello è stato completamente rinnovato. Le nuove regole, fi ssate dal dpcm 159/2013, oltre a prevedere modalità di compilazione diverse rispetto a quelle degli anni scorsi, tengono conto di grandezze prima non considerate: giacenza media dei conti correnti bancari e rilevanza dei redditi esenti da Irpef, come le pensioni di invalidità o gli assegni di mantenimento. Alle novità si aggiunge una maggiore complessità degli adempimenti: 70 pagine di modello, suddiviso in sei tipologie (Dsu mini; Isee università; Isee socio-sanitario; Isee socio sanitario-residente; Isee minorenni con genitori non coniugati tra loro e non conviventi; Isee corrente) nel quale saranno contenute praticamente tutte le informazioni in merito alla situazione economico-fi nanziaria dei contribuenti.Bilancio e Nota integrativa - Con il comunicato del 2 dicembre 2014 l’Associazione Xbrl Italia ha chiarito che i bilanci relativi all’esercizio chiuso il 31 dicembre 2014, o successivamente, e depositati nel registro delle imprese a partire dal giorno 3 marzo 2015 dovranno essere conformi alla nuova tassonomia Xbrl ver. 2014-11-11. Per rendere coerenti lo Stato patrimoniale e il Conto economico con la parte tabellare della Nota integrativa, sono state introdotte anche diverse modifi che nei prospetti contabili. Per tutte, l’assenza, nella nuova tassonomia, del cosiddetto «Bilancio abbreviato semplifi cato». Dal 3 marzo 2015 i redattori del bilancio dovranno prestare particolare attenzione ai nuovi contenuti della tassonomia, tenendo altresì conto delle novità introdotte nei principi contabili nazionali, riformulati nel 2014. Nuovo modello di Certifi cazione unica «Cu 2015» - Il nuovo modello denominato Certifi cazione unica, aumenta il numero dei campi da compilare, arrivando a 297 e dovrà raccogliere tutte le somme corrisposte dai redditi da lavoro assimilati a quelli relativi ad autonomi e professionisti che fi nora erano certifi cati in forma libera. La versione defi nitiva è stata pubblicata il 15 gennaio scorso, si profi lano problemi applicativi visti i tempi strettissimi e le sanzioni previste in caso di errore (pari a cento euro per ogni certifi cazione).Nuovo modello 730 precompilato - Non sostituisce, ma affi anca, il precedente modello 730. I termini e le modalità di presentazione sono le stesse per entrambi i modelli, ma il contribuente che intende presentare il modello 730 precompilato tramite sostituto d’imposta, Caf o professionista abilitato dovrà consegnare all’incaricato un’apposita delega per l’accesso al proprio modello 730 precompilato che dovrà essere presentata telematicamente. Diffi coltà si segnalano nello scarico vero e proprio del fi le Xml della dichiarazione, nell’acquisizione dei dati nelle procedure gestionali di elaborazione del modello, nel confronto dei dati presenti a sistema con quelli proposti dall’Agenzia delle entrate, nell’accettazione o nella modifi ca del modello, in quanto ancora nessuna nota operativa in merito è stata predisposta. Nessun chiarimento è inoltre giunto in merito ai dati forniti dall’Agenzia delle entrate nel prospetto separato in quanto incongruenti, e, soprattutto, se la loro accettazione comporti comunque modifi ca del modello 730 precompilato. Previste sanzioni in capo agli intermediari.

28 Giovedì 22 Gennaio 2015 I M P O S T E E TA S S ELa Corte di cassazione sulla tassatività delle cause di nullità degli accertamenti

Gdf, ispezioni a tutto campoVerifi che su più anni senza il consenso del contribuente

DI DEBORA ALBERICI *

In sede di ispezione carta bianca alla Guardia di fi-nanza. Gli agenti, infatti, possono ampliare le veri-

fiche senza essere obbligati ad avvertire il contribuente. Gli obblighi informativi sono previsti dallo Statuto ma non a pena di nullità. È quanto affermato dalla Corte di cas-sazione che, con la sentenza n. 992 del 21 gennaio 2015, ha accolto il ricorso dell’Agen-zia delle entrate. La vicenda riguarda un commerciante che, dopo un’ispezione, ave-va ricevuto un invito al con-traddittorio con l’invio del questionario. Gli agenti gli avevano garantito che la ve-rifi ca avrebbe riguardato solo l’anno 1998 e parte del 2001. Al contrario, senza nessun avviso e in assenza dell’uo-mo, hanno fatto accertamenti anche sul 2000. Contro l’atto impositivo in seguito emesso dall’uffi cio il contribuente ha presentato ricorso in Ctp ma senza successo. La Ctr ha invece annullato l’accerta-

mento. Ora la Cassazione ha di nuovo ribaltato il verdet-to. Per la sezione tributaria, infatti, non rileva l’iniziale imprecisa indicazione data al contribuente, circa l’esten-sione temporale della verifi ca, atteso che gli obbli-ghi informativi di cui all’art. 12, com-ma 2, dello Statuto del contribuente non sono previsti a pena di nullità. E’ noto, infatti, che anche in materia tributaria, vale la regola generale del-la tassatività delle nullità. Non solo: la Corte ricorda che secondo il linguag-gio della Corte di giustizia, nel valutare le conseguenze di una violazione di contrad-dittorio endoprocedimentale «il giudice nazionale può te-nere conto della circostanza che una siffatta violazione determina l’annullamento della decisione adottata al termine del procedimento amministrativo di cui tratta-

si soltanto se, in mancanza di tale irregolarità, tale proce-dimento avrebbe potuto com-portare un risultato diverso». Nel caso sottoposto all’esame della Cassazione, fra l’altro, il commerciante aveva anche

risposto al questionario. An-che la Procura generale del Palazzaccio ha sollecitato lo stesso epilogo.

* www.cassazione.net

Lo sportivo famoso con residenza nel paradiso fi scale paga, in caso di conservazione del centro dei suoi in-

teressi in Italia, sia Irpef, sia l’Iva ma non necessariamente l’Irap. La presenza di un agente e i contratti con le società straniere non dimostrano, infatti, l’esistenza dell’au-tonoma organizzazione. Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 961 del 21 gennaio 2015, intervenendo sul caso di Loris Capirossi, ha condannato il campione al pagamento di Irpef e Iva, acco-gliendo, invece, il motivo sull’Irap. A con-dannare il centauro al prelievo fi scale la locazione di una villa in Italia, intestata a una società olandese a lui riconducibile.Nessun dubbio, quindi, sull’Irpef mentre per l’Irap l’erario dovrà attendere. I giudici

di legittimità hanno, infatti, spiegato che il giudice di merito non può desumere l’esistenza di un’autonoma organizzazione dal solo fatto che l’esercente un’attivi-tà artistica o sportiva disponga di un agente e stipuli contratti con una società organizzatrice di spettacoli, senza estendere l’accertamento alla natura, ossia alla struttura ed alla funzione, dei due rapporti giuridici e senza prendere in esame le prove fornite dal con-tribuente.

Debora Alberici

Capirossi paga Irpef e Ivama si salva dall’Irap

Black list retroattive con paletti

Le recenti modifi che alle black list (Lussemburgo, San Marino) si intendono avere effetto retroattivo o si intendono effi caci dal 2015? Ovvero, la presunzio-ne di reddito e il raddoppio dei termini per le sanzioni non valgono più per Lussemburgo e San Marino?

M.M.

Risponde Stefano LoconteCome è noto, ultimamente alcuni paesi fra cui Lussemburgo e San Marino sono uffi cialmente en-trati a far parte dei c.d. paesi white list, rendendo di fatto fruibili i maggiori vantaggi dell’adesione alla voluntary relativamente agli asset detenuti in tali Paesi.Per quel che concerne l’ambito applicativo tempo-rale, vi è da operare una precisazione: il raddoppio dei termini è previsto dalla normativa tributaria solo per gli asset che al momento di presentazione della richiesta di collaborazione volontaria sono detenuti in Paesi con un regime fi scale privilegiato.Nel caso di specie, dato che Lussemburgo e San Marino sono stati espunti dalla lista nera del fi sco,

saranno applicabili soltanto gli ordinari termini di accertamento e cioè, 4 anni in caso di infedele dichiarazione dei redditi e 5 anni in caso di omes-sa presentazione della dichiarazione dei redditi. Il medesimo periodo di accertamento di 5 anni è previsto, altresì, per il mancato assolvimento degli obblighi antiriciclaggio (mancata compilazione del quadro RW).

Vecchi asset senza giustifi cazione

Esponenti del governo di recente hanno avuto mo-do di affermare che somme accumulate all’estero in periodi prescritti dovrebbero essere di fatto già giu-stifi cate. È proprio così? A parte il caso dell’eredità o della donazione, fattispecie relativamente semplici, negli altri casi e’ suffi ciente dimostrare documen-talmente che le somme si trovavano già all’estero da una certa data o è richiesto qualcosa in più ?

A.B.

Risponde Stefano LoconteNel caso di asset detenuti, formati o portati

all’estero in periodi non più accertabili il contri-buente non sarà gravato dell’onere di giustifi care la provenienza di tali beni in quanto l’Agenzia delle entrate non potrà più accertare la rilevanza reddituale degli asset in questione. Ciò comporta che il contribuente che versi nella situazione appena descritta dovrà semplicemen-te dimostrare all’Erario la presenza degli asset all’estero l’anno precedente l’ultimo periodo di imposta accertabile per giustifi carne così la loro provenienza.

Eredità salve con la disclosure

Un contribuente ha ereditato dal coniuge dece-duto nel 2008 una disponibilità fi nanziaria su un conto corrente nella Repubblica di San Marino, probabilmente derivante da attività non dichiarate dallo stesso de cuius. Le somme non sono mai state dichiarate nel quadro RW. Come è possibile sanare questa posizione con conseguente riporto dei capitali in Italia?

N.R.

Risponde Stefano LoconteLe attività non dichiarata all’estero possono es-sere regolarizzate dal contribuente aderendo alla procedura di voluntary disclosure. L’erede dovrà sanare i quattro periodi di imposta antecedenti alla domanda di collaborazione volontaria (cin-que in caso di omessa dichiarazione dei redditi in Italia e, in ogni caso, per mancata compilazione del quadro RW) pagando le maggiori imposte e sanzioni in maniera ridotta grazie ai benefi ci de-rivanti dalla procedura. Regolarizzate tali attivi-tà, sarà discrezione del contribuente trasferirle in Italia o mantenerle all’estero.

VOLUNTARY DISCLOSURE, LE RISPOSTE DEGLI ESPERTI

I LETTORI POSSONO INVIAREI PROPRI QUESITI SU: WWW.ITALIAOGGI.IT/VOLUNTARY

Sponsorizzato da UBS Italiawww.ubs.com/voluntary

La Procura di Milano ha chie-sto di processare la cantante Gianna Nannini, accusata di evasione fi scale per quasi 4 milioni di euro. La richiesta di rinvio a giudizio, fi rmata dal pm, Adriano Scudieri, è stata trasmessa all’uffi cio gip nel dicembre scorso. L’udienza preliminare prenderà il via il 3 marzo davanti al gup Fabio Antezza. Stando all’ipotesi ac-cusatoria, la cantante tosca-na avrebbe sottratto al fi sco una somma pari a 3 milioni e 750 mila euro. Un’evasione fi scale realizzata nel quinquen-

nio compreso tra il 2007 e il 2012 attraverso alcune società schermo costitu-ite all’estero (Olanda e Irlanda, paesi dal regime fiscale più conveniente rispetto a quello italia-no) dove sarebbero con-fl uiti i guadagni ricavati da dischi e concerti. In questo modo, la rock star sarebbe riuscita «deloca-lizzare» all’estero alcuni dei diritti d’autore a lei

dovuti da parte di case discografi che come Sony e Universal.

Gianna Nannini accusata di evasione fi scale

Gianna Nannini

La sentenza sul sito www.italiaog-gi.it/documenti

29Giovedì 22 Gennaio 2015I M P O S T E E TA S S ELa strategia al vaglio di parlamento e governo per rispettare la scadenza di marzo

Delega fiscale contro il tempoTorna il comitato ristretto per velocizzare l’iter dei dlgs

DI BEATRICE MIGLIORINI

Recuperare il comitato ristretto per licenziare nel più breve tempo possibile tutti i decreti

legislativi già pronti e scongiu-rare il fantasma della proroga a fine anno (si veda ItaliaOggi dell’8 gennaio 2015 e dell’11 no-vembre 2014). Questa, in base a quanto risulta a ItaliaOggi, la strategia che governo e parla-mento starebbero mettendo in campo per dare forma entro la scadenza di fine marzo al con-tenuto della legge 23/2014 (de-lega fiscale). A quasi un anno dall’approvazione della legge delega sono, infatti, solo tre i dlgs che hanno ricevuto il via libera delle camere: il semplifi-cazioni fiscali, la riforma delle commissioni censuarie e la ri-forma della tassazione delle ac-cise sui tabacchi. Di questi, solo i primi due sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale non, però, senza qualche difficoltà. Un ritmo a dir poco insostenibi-le per un testo che nasce con l’ambizione di essere quanto meno un’opera di manutenzio-

ne straordinaria del sistema fi-scale italiano. Ecco, quindi, che per ottimizzare il fattore tempo la soluzione comitato ristretto potrebbe tornare utile. L’idea, su cui il cui governo dovrà pro-nunciarsi in queste ore, sarebbe quella reinstaurare il gruppo di lavoro trasversale alle due ca-mere e ai partiti politici. Que-sta operazione potrebbe, infat-ti, consentire un rapido esame preliminare dei testi una volta licenziati da palazzo Chigi, in modo tale che una volta giunti all’esame delle Commissioni finanze a ranghi completi sia-no sufficienti un paio di sedute per esprimere il parere al testo. Ammesso e non concesso che il meccanismo funzioni, sarà poi compito dell’esecutivo non ap-portare ulteriori modifiche ai testi dei decreti, per evitare di ricadere in dinamiche simili a quelle che hanno dettato le sor-ti del dlgs sulle semplificazioni fiscali (cambiato dal governo in seconda lettura). Un lavoro che, se ben strutturato, potreb-be portare a licenziare quasi dieci decreti (tra cui, il dlgs contente i punti cardine della

riforma del catasto, il dlgs sulla fatturazione elettronica, sulla certezza del diritto e sui giochi) entro la fine di marzo. Una mis-sione ai limiti dell’impossibile ma che potrebbe concretizzarsi laddove il governo volesse con ogni mezzo possibile evitare la strada della proroga che assomiglierebbe molto ad una sconfitta. Ma per non rischia-re un’altra stoccata a vuoto e lasciare comunque aperta la strada dello slittamento dei termini restano ancora in piedi le altre due opzioni incardinate alla Camera: il ddl di proroga a firma di Marco Causi (Pd) e Daniele Capezzone (Fi) i cui lavori inizieranno questo po-meriggio e il dl Milleproroghe al vaglio delle Commissioni affari costituzionali e bilancio di Montecitorio. E proprio la mancata presentazione di un emendamento ad hoc conte-nente la proroga sia da parte dell’esecutivo, sia da parte di esponenti della maggioranza, suggerisce che palazzo Chigi e via venti settembre stiano cer-cando ogni strada per evitare lo slittamento dei termini.

«Etica e legalità - nella professione per un Paese migliore». È questo il titolo che del congresso nazionale dell’Associazione dottori commercialisti Adc-Sinda-cato nazionale unitario, che si svolge domani a Napoli, presso l’Hotel Excelsior (Via Partenope 48). Al congres-so, cui parteciperanno, tra gli altri, Rossella Orlandi, direttore dell’Agenzia delle entrate, Enrico Zanetti, sot-tosegretario all’economia, Raffaele Cantone, presiden-te dell’Autorità nazionale anticorruzione, e Gerardo Longobardi, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, si dibatterà del ruolo sociale della professione del dottore commercialista nella com-plessità del sistema di regole italiano ed europeo.

Una nuova «Carta dei contribuenti» che garantisca

una maggiore equità nel rapporto tra Fisco e cittadini sarà presentata alla stampa martedì 27 gennaio alle 11.30 allo Spazio Chiossetto (via Chiossetto 20, Milano) da Roberta Dell’Apa, pre-sidente Associazione italia-na dottori commercialisti nazionale, Alessandro Sa-vorana, componente del Comitato scientifi co di Aidc nazionale ed estensore dei documenti, e Gianni Ma-rongiu, docente di diritto tributario all’Università di Genova nonché artefi ce del primo statuto.

«La contrattualistica tra retailer e centri commerciali all’estero: focus Uk, Francia, Spagna e Germania». Que-sto il tema del convegno che si terrà il 29 gennaio 2015 dalle 10.30 alle 13 presso la Sede di Confi mprese - Piazza Sant’Ambrogio 16, Milano.

APPUNTAMENTI

LE NOVITÀ FISCALI 201522 gennaio 2015 – ore 9.30-13.30

Ordini professionali, Enti e Associazioni possono richiedere gratuitamente il collegamento presso la propria sede ed essere Partner dell’evento.Per informazioni: 02.58219.811; email: [email protected]

VIDEO forum 2015

Dagli studi televisivi di Class/Cnbc di Milano e Roma, in diretta su:

CON LE RISPOSTE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE AI QUESITI DEI LETTORI

canale 507 di Sky www.italiaoggi.it

IN COLLEGAMENTO CON LE SEDI DI DOTTORI COMMERCIALISTI E CONSULENTI DEL LAVORO

CONSULENTI DEL LAVOROAGRIGENTO Via Lombardia, 24/a AVELLINO Piazza Duomo, 5 BARI Via De Bellis,37 CAGLIARI Thotel - Via dei giudicatiCALTANISSETTA Via Cimabue s.n.c CASSINO (FR) Via Casilina Nord Km 130,00CATANZARO Via Martiri di Cefalonia, 64CECINA (LI) Hotel Buca del Gatto - via dell’Astronomia, 1 CHIETI Via Spezioli, 16 CROTONE Sala del “Lido degli scogli” - Via Magna Grecia, 49COSENZA sede Cpo - via A.Lupinacci, 2ENNA Sede Cpo - P.zza Ing. Panvini, 12FROSINONE Via Mària, 172 LECCE Via Cicolella n. 3LECCO Via G. Parini, 29 LIVORNO Piazza Attias, 37MACERATA Via Silone, 37MANTOVA Via Grazioli, 4MESSINA Via Sicilia, 14NUORO Via Dessanai, 121 OLBIA Sede da definirePALMI (RC) Sede dell’odcec- Via Mascagni P. snc - GIOIA TAURO (RC).PAOLA (CS) Via Sant’Agata – Centro Comm. Le MusePESARO-URBINO Sala Sirene HOTEL FLAMINIO – PESARO PORTOFERRAIO (LI) Locale “Kursaal” – Piazza Cavour, 47POTENZA Via del Gallitello,56REGGIO CALABRIA Viale Calabria, 68/iROSSANO (CS) Viale Sant’Angelo - Pal. StalteriSASSARI Via Milano, 7 SIDERNO Pal. Commisso - via Cerchietto sncSONDRIO Sala del Credito Valtellinese E.Vitali, Via delle Pergole

TARANTO Università LUMSA P.zza S.Rita - Via Ancona,91 TERAMO Via Trento e Trieste, 24TERNI Via Plinio il Giovane, 5TORINO c/o sede LIRAVENEZIA Hotel Holiday Inn in Marghera (Ve) – Rotonda Romea n. 1VERONA Corso Porta Nuova n. 107

DOTTORI COMMERCIALISTIAGRIGENTO Via Mazzini, 205 (2° piano – interno 18). ARCIREALE (CT) Istituto Superiore Statale “F. Brunelleschi” - Via G. Verga, sn AVELLINO Piazza Duomo, 5 AVEZZANO (AQ) Via C.Corradini, 222BOLOGNA P.zza De’ Calderini, 2BELLUNO Sala Luciani del Centro Congressi Giovanni XXIII - Piazza Piloni, 11BRINDISI Via Carmine, 44 CAGLIARI Edificio Sali scleti - Via la palmaCALTAGIRONE (CT) Viale Autonomia, 27CASSINO (FR) Via Casilina Nord Km 130,00CATANIA Auditorium del Collegio d’Aragona – Via Mons. Ventimiglia, 184 CHIAVARI Via Bontà, 71/1a CHIETI Via Cesare De Lollis n. 86 CROTONE Sala del “Lido degli scogli” - Via Magna Grecia, 49CUNEO Corso Nizza, 36 ENNA Salone della Camera di Commercio di Enna- Piazza GaribaldiFERMO Corso Cefalonia, 69 FONDI (LT) Istituto Tecnico San Francesco – Via Mola di Santa Maria FORMIA (LT) sala Boffa Comune di Fondi – Via LavangaFROSINONE Piazza Sandro PertiniISCHIA Albergo Conte - Via Roma, 50ISERNIA Corso Risorgimento, 225LATINA Sala conferenze Facoltà di Economia Univ.- La Sapienza – Viale XXIV Maggio, 7MACERATA Piazza Cesare Battisti

MANTOVA Via Ilaria Alpi, 4MARSALA Via Mazzini, 111/AMARSALA (Castelvetrano) Istituto Tecnico Commerciale GB FerrignoMESSINA Via S. Maria Alemanna, 25.MILANO Corso Europa, 11MONTEPULCIANO (SI) Via Umbria, 2 – Chianciano TermeMONZA BRIANZA via Lario, 15NAPOLI Centro Direzionale Is. E/1NICOSIA (EN) Largo Duomo, 18 NOLA (NA) via Anfiteatro Laterizio, 220PALMI (RC) Via Mascagni P. snc – 89013 GIOIA TAURO (RC).PAOLA (CS) via s.agata c/o Centro Commerciale “ LE MUSE”.PATERNO’ (CT) Istituto Tecnico Economico Statale “G. Russo” - Via Parini, sn PAVIA Strada Nuova, 86 - Palazzo Demetrio PISTOIA Via Puccini 36 - PistoiaRIETI Via Roma, 57RANDAZZO (CT) Sala delle conferenze - Casa Comunale - Piazza Municipio ROMA Piazzale delle Belle Arti, 2ROSSANO (CS) Viale Sant’ AngeloSAVONA Via Paleocapa 18/28 SONDRIO sala del Credito Valtellinese E.Vitali, Via delle PergoleTARANTO Sala Monfredi c/o Cittadella delle Imprese TERNI Via Plinio il giovane, 5TERRACINA (LT) Sede IPS A.Filosi – Via Roma 125VALLO DELLA LUCANIA (SA) Piazza Vittorio Emanuele II n. 26 VERBANIA Via S. Bernardino, 27VITERBO Via Caduti IX stormoVOGHERA (PV) Piazza San Bovo, 37

ALTRELAPET VITERBO Balletti Park Hotel (San Martino al Cimino) - Sala CaravaggioUIMEC FROSINONE e LATINA Via A. Fabi, 136

ELENCO DELLE SEDI ADERENTI AL VIDEOforum2015

L’EVENTO È VALIDO AI FINI DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE CONTINUA

In collaborazione con

30 Giovedì 22 Gennaio 2015 ENTI LOCALI E STATOUn tweet della numero uno di palazzo Vidoni smentisce il bando del Mingiustizia

Mobilità, Madia contro OrlandoLa ministra: nei tribunali priorità a dipendenti provinciali

DI LUIGI OLIVERIE FRANCESCO CERISANO

Madia contro Or-lando, Funzione pubblica contro ministero della

giustizia. La ragione del con-tendere è il ricollocamento dei 20 mila dipendenti provinciali in esubero che dovrebbe avere la priorità su tutti i processi di mobilità nella pubblica ammi-nistrazione e che invece sem-bra essere stata ignorata da un bando di via Arenula per oltre mille posti negli uffici giudiziari. E così il ministro Madia su twitter è stato co-stretto a metterci una pezza con una risposta che però crea più dubbi che certezze e dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, che sulla sorte dei dipendenti delle province l’in-certezza regna sovrana. Ma vediamo di chiarire i termini della questione.

Via Arenula dimentica gli esuberi provinciali. Come rilevato su ItaliaOggi di ieri, il ministero della giustizia ha pubblicato sulla Gazzetta Uffi ciale un bando per 1.031 posti liberi negli uffi ci giudi-ziari. Ma, sorprendentemente, mentre dallo stesso governo

provengono esortazioni a co-gliere l’occasione della messa in soprannumero coatta di circa 20.000 dipendenti pro-vinciali per la «più grande operazione di razionalizza-zione della pubblica ammini-strazione», il bando viene con-fi gurato in modo da eludere i vincoli previsti dalla legge di stabilità 2015.

Tale legge, come noto, pre-vede una serie di vincoli e passaggi, tali da indurre le pubbliche amministrazioni a congelare le proprie assunzio-ni (salvo quelle dei vincitori di concorsi le cui graduato-rie siano vigenti o approvare all’1.1.2015), proprio per ac-quisire in mobilità i dipen-denti provinciali in sopran-numero. L’avviso del ministero della giustizia, invece, riserva la «chiamata» alla mobilità a tutti i dipendenti della p.a. e in particolare a quelli dei mi-nisteri. Stabilendo, oltre tutto, che il personale appartenente ad amministrazione diversa dai ministeri dovrà allegare, altresì, una dichiarazione del-la propria amministrazione, con la quale la stessa si impe-gna «a procedere al versamen-to delle risorse corrispondenti al 50% del trattamento econo-

mico spettante al personale interessato al trasferimento», secondo le modalità che saran-no stabilite con il dpcm pre-visto dall’art. 30, comma 2.3 del dlgs. 165/2001, in corso di perfezionamento». Previsio-ne piuttosto strana: infatti, il bando, in sostanza, anticipa gli effetti del dpcm al quale è con-dizionato, e al quale avrebbe dovuto succedere nel tempo.

Non solo: nel pretendere la dichiarazione di disponibilità dell’ente di provenienza, di-verso dai ministeri, a coprire il 50% del trattamento economi-co dei dipendenti, mette in so-stanza fuori gioco le province, per due motivi. In primo luogo, perché a causa del versamen-

to coatto di 1,380 miliardi allo stato, le province sono prive di risorse fi nanziarie; in secondo luogo, perché ai sensi dell’ar-ticolo 1, comma 425, della legge 190/2014, le mobilità dei dipendenti provinciali in soprannumero sono proprio esentate dal versamento del 50% del trattamento econo-mico, esattamente allo scopo di incentivare le mobilità dei dipendenti provinciali, per al-tro con priorità verso gli uffi ci giudiziari.

Insomma un vero e proprio caos, che ha suscitato l’inter-vento del presidente dell’Unio-ne province italiane (Upi), Alessandro Pastacci, che in una lettera rivolta al ministro

Marianna Madia ha stigma-tizzato il fatto che molte am-ministrazioni, in spregio alla legge 190/2014, stiano avvian-do mobilità aperte e non riser-vate ai dipendenti provinciali, portando ad esempio proprio l’avviso di mobilità del mini-stero della giustizia.

La numero uno di Palazzo Vidoni ha risposto a Pastacci con un tweet tutt’altro che risolutivo: «Mobilità sblocca-ta: 1.071 dipendenti pubblici verso uffici giudiziari dove c’era carenza personale. Prio-rità a quelli di province». Un tweet che ha il sapore di una presa di distanza dall’operato del ministero della giustizia: una sorta di invito, sintetico e criptico, a rivedere la decisio-ne adottata, per dare priorità alla mobilità dei dipendenti provinciali.

Sta di fatto che, come facil-mente prevedibile, l’attuazione della mobilità prevista dalla legge di stabilità 2015 si rive-la da subito molto complessa, per la refrattarietà delle am-ministrazioni ad accettare i vincoli alle assunzioni imposti e la situazione straordinaria imposta dalla riforma delle province.

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È giallo sulle sorti dell’Imu agricola. Il Tar Lazio, chiamato ieri a decidere in camera di consiglio sul discusso decreto interministeriale del 28 no-vembre 2014 (quello che ha cambiato i criteri di imposizione dell’Imu sui terreni a pochi giorni dal termine del 16 dicembre rendendo così necessa-ria una proroga fissata dal governo al 26 gennaio) sembrerebbe non aver confermato la decisione presa il 22 di-cembre dal suo presidente, Filoreto D’Agostino, di sospendere gli effetti del provvedimento. E con essi il pa-gamento dell’Imu entro la scadenza del 26 gennaio, che così, tutto d’un tratto, rivivrebbe. Con buona pace di tutti i contribuenti che in attesa del giudizio del Tar avevano deciso di aspettare a pagare. Il condizionale è però d’obbligo per-ché (almeno fino a ieri in tarda se-rata) il collegio giudicante non ave-va ancora depositato la decisione e quindi per il momento non resta che affidarsi a quanto emerso nel corso di un’animata camera di consiglio nella quale D’Agostino ha accolto la tesi dell’avvocatura dello stato, secondo cui il mancato pagamento avrebbe comportato uno sforamento del patto di stabilità europeo, inne-scando il rischio di una procedura di infrazione. «Di qui la decisione del presidente del Tar di non confermare la sospensiva», racconta a ItaliaOggi l’avvocato Antonio Bartolini (che ha assistito l’Anci Umbria e le altre Anci regionali che a dicembre hanno deciso di impugnare il decreto) «se-

guita però da un’ordinanza monito in cui si invita il governo ad interve-nire pena il rischio di una bocciatura quando il ricorso sarà discusso nel merito». Ciononostante, da più parti si fa notare come senza un provvedimen-to scritto le cautele non siano mai troppe. «L’esperienza insegna che a volte le decisioni non ricalcano per-fettamente la discussione in camera di consiglio», avverte Bartolini. Ra-gion per cui al momento neppure la decisione del Tar di fare dietrofront sulla sospensiva (ripristinando la scadenza del 26 gennaio) non può dirsi acquisita. Anche perché essa contrasterebbe con quanto deciso dallo stesso Tar Lazio il 14 gennaio scorso (decreto n.126/2015) quando D’Agostino ha concesso a un gruppo di comuni siciliani (Belpasso e altri) analoga sospensiva fissando però l’udienza per la discussione in came-ra di consiglio il 4 febbraio, ossia ben oltre la scadenza per il pagamento dell’Imu agricola. Che quindi, per il momento, resta congelata almeno per questi comuni siciliani (ma secondo la tesi di chi ritiene che gli effetti di un decreto cautelare non possano es-sere limitati alle sole parti, anche per tutti i comuni italiani).Tra coloro che in queste ore stanno alla fi nestra c’è il governo che fi no a ieri sera non aveva ancora deciso se intervenire o meno con un decreto legge correttivo. Il problema è essen-zialmente di natura contabile e ri-guarda il fatto che rottamare i criteri

del dm del 28 novembre può essere possibile ma solo per il futuro. Non per il 2014. Com’è noto, il decreto interministeriale fi ssa tre soglie al-timetriche per il pagamento dell’Imu agricola, stabilendo l’esenzione totale solo nei comuni che hanno un’altitu-dine, misurata al centro, superiore a 600 metri e chiamando alla cassa tutti gli altri con la sola eccezione dei coltivatori diretti e degli imprendito-ri agricoli professionali nei comuni di altitudine compresa tra 281 e 600 metri. Un restyling che ha portato all’abolizione dell’esenzione Imu per 549 comuni che salgono a 1967 se si considerano gli enti un tempo ritenu-ti totalmente montani dall’Istat e ora solo parzialmente esenti. Le nuove regole, secondo il governo, avrebbero consentito ai comuni di incamerare un extra gettito di 350 milioni, taglia-ti in anticipo ai sindaci in attesa che questi ultimi li riscuotano dai contri-buenti. Il problema è che con questi 350 milioni l’esecutivo ha fi nanziato (in parte) il bonus di 80 euro elargito a 10 milioni di lavoratori e quindi tornare indietro signifi cherebbe cre-are un pericoloso buco nell’impalca-tura contabile su cui si regge la legge di stabilità 2015. L’esecutivo aveva da subito compreso il pasticcio. Già da quando (come rivelato ieri dal sottosegretario all’economia Enrico Zanetti, in audizione davanti alle camere) nelle simulazione preceden-ti all’emanazione del decreto aveva appurato che, pur lasciando esenti i comuni un tempo qualifi cati come

totalmente montani dall’Istat, facen-do invece pagare tutti gli altri (sen-za esenzioni per coltivatori diretti e imprenditori agricoli), si sarebbe raggiunto al massimo un gettito di 300 milioni di euro. Ben lontano dal target prefi ssato.

Ma dopo la decisione pre natalizia del presidente del Tar Lazio la con-vinzione di dover intervenire è ap-parsa chiara a tutti. Nel sospendere il provvedimento D’Agostino ha rico-nosciuto il «grave pregiudizio» arre-cato ai comuni per l’«assoluta incer-tezza dei criteri applicativi» e per la circostanza che le nuove regole sono sopraggiunte, con i conseguenti tagli ai municipi, «quando ormai gli im-pegni fi nanziari da parte dei comuni sono stati assunti con effetti gravi sul pareggio di bilancio». Tuttavia, come detto, un decreto legge correttivo, su cui il governo sta lavorando in queste ore (appare ormai certo per il 2015 il ritorno alla vecchia classifi cazione Istat) rischierebbe di non risolvereb-be il problema del 2014 perché, come ha ammesso Zanetti, un passo indie-tro renderebbe necessario «reperire risorse fi nanziarie compensative del minor gettito rispetto ai 350 milioni previsti». Insomma, un bel circolo vizioso, da cui però il governo e in primis il Mef, che nella persona del sottosegretario Pier Paolo Baret-ta ha in mano il dossier, dovranno uscire presto. Fuori ci sono milioni di contribuenti che attendono di co-noscere la loro sorte.

Francesco Cerisano

IL CASO/ GIALLO SULLA PRONUNCIA DEL TAR LAZIO

Imu agricola nel caos. E il governo prende tempo

da ItaliaOggi del 21 gennaio 2015

31Giovedì 22 Gennaio 2015DIRITTO E IMPRESACircolare del ministero dello sviluppo economico sul riconoscimento di realtà innovative

Start-up sociali autocertificateUna dichiarazione alla Cciaa per pagare meno tasse

DI CINZIA DE STEFANIS

Nuova procedura per il riconoscimento di una start-up a vocazione sociale al fi ne di gode-

re del particolare regime di fa-vore (Irpef del 25% e deduzioni Ires del 27%) a loro riservato. Attraverso un’autocertifica-zione il legale rappresentante della società dichiara di ope-rare in via esclusiva in uno o più settori elencati all’articolo 2, comma 1, del dlgs 24 marzo 2006, n. 155, indica il settore di appartenenza, dichiara di realizzare, operando in tale/i settore/i, una fi nalità d’inte-resse generale e si impegna a dare evidenza dell’impatto sociale prodotto. Quest’ulti-mo punto si sostanzia nella redazione, una volta l’anno, di un «documento di descri-zione di impatto sociale». La Siavs è tenuta a redigere e trasmettere in via telemati-ca alla Cciaa competente il «documento di descrizione di impatto sociale» in occasione dell’invio dell’autocertifi cazio-ne citata e, a partire dall’anno successivo, in occasione della comunicazione annuale di conferma dei requisiti previ-sta ai sensi dell’art. 25, comma 15 del dl 179/2012. Attraver-so il documento, l’impresa ha la possibilità di descrivere e dare conto esternamente dell’impatto sociale prodot-to, ricorrendo a indicatori di natura qualitativa e quanti-tativa. Queste le indicazioni contenute nella circolare del ministero dello sviluppo eco-nomico del 20 gennaio 2014 n. 3667/C. Il ministero dello sviluppo economico ha poi re-datto una guida per start-up innovative a vocazione sociale alla redazione del «documen-to di descrizione dell’impatto sociale»

Benefi ciL’art. 29 del decreto legge

179/2012 ha assegnato dei benefi ci fi scali maggiorati a favore degli operatori che in-vestono in questa particolare tipologia di start-up innovati-va. In particolare, alle persone fi siche e giuridiche che inve-stono in Siavs sono riconosciu-te rispettivamente detrazioni Irpef del 25% e deduzioni Ires del 27%, mentre queste ali-quote si attestano al 19% e al 20% per gli investimenti nelle altre start-up innovative.

Documento di impatto sociale e fase della start-upIl «documento di descrizione

di impatto sociale» riguarderà un impatto atteso nel caso di imprese di nuova costituzio-ne o comunque non ancora giunte al deposito del primo bilancio e un impatto generato nel caso di imprese che hanno già depositato il loro primo bi-

lancio. Nella prima fattispe-cie, all’impresa è richiesto di fornire una previsione quan-to più possibile accurata e attendibile circa l’impatto sociale che intende generare

attraverso le proprie attività. Nella seconda, la descrizione dell’impatto sociale assume maggiore concretezza me-diante il ricorso a elementi qualitativi e, laddove possi-

bile, quantitativi, misurabili. È bene specifi care che, in ogni caso, quello che si richiede è obbligo di rendicontazione e misurazione, non un obbligo di performance. La procedu-

ra così costruita è dunque in grado di associare fl essibili-tà, meccanismo di autocerti-fi cazione che lascia in capo all’imprenditore di illustrare l’impatto sociale generato, e solidità, le autorità preposte possono contare su una base documentale per verifi care la sussistenza del requisito. Le imprese sono fortemente in-coraggiate a pubblicare il do-cumento prodotto sul proprio sito uffi ciale. Descrivere l’im-patto sociale di un’organizza-zione signifi ca assegnare alle attività che questa svolge de-gli effetti più ampi e di lungo termine, effetti intesi come potenziali benefi ci o cambia-menti che l’intervento genera nella comunità in termini di conoscenze, attitudini, stato, condizioni di vita, valori. Allo stesso tempo, questi risultati devono essere tradotti in ter-mini misurabili.

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Stop a dichiarazioni circa i requisiti tecnici previsti dalle diverse discipline di settore, nessuna assevera-zione circa il rispetto delle norme edilizie, urbanisti-che e di sicurezza. D’ora innanzi per aprire un bar o un negozio, sarà sufficiente autocertificare il possesso dei requisiti morali e profes-sionali. Rivoluzione è quindi compiuta, anche se permane l’autorizzazione per la nuo-va apertura e trasferimen-to di bar in zona soggetta a tutela e per l’apertura e trasferimento delle medie e grandi strutture di vendita. E, inoltre, viene introdotto l’obbligo della comunicazione o Scia per ampliamenti e riduzione della superficie di vendita, non previsti attual-mente dal dlgs 59/2010 di recepimento della direttiva Servizi.Il ministero dello sviluppo economico, direzione generale per il mercato, div. IV, promozione della concorrenza e sem-plificazione per le imprese, ha concluso i lavori con il tavolo tecnico al quale hanno partecipato rappresentanti della direzio-ne generale e delle regioni, al fine di de-finire un confronto di condivisione sulle liberalizzazioni in atto ed ha indetto una riunione ai fini dell’analisi del contenuto dello schema di accordo prima pertanto di sottoporre lo stesso all’approvazione della Conferenza unificata. L’incontro è previsto per giovedì 29 gennaio e vi sono stati invitati a partecipare ol-tre alle regioni che han-no partecipato al tavolo tecnico (Piemonte, Ligu-

ria, Emilia Romagna, Lazio e Toscana) le maggiori organizzazioni di categoria del settore, oltre all’Anci, la Federazione delle cooperative e i rappresentanti della grande distribuzione. Ciò in vista dello specifico accordo da approvare in sede di Conferenza unificata. Il risultato, ad ac-cordo sottoscritto, sarà che i diversi regimi autorizzatori saranno utilizzati a livello nazionale, senza le distinzioni quindi oggi presenti nelle diverse regioni, anche in forza delle diverse normative rese possi-bili dalla modifica dell’art. 117 Cost. del 2001. Peraltro, a prima vista, il lavoro svolto dal tavolo tecnico tra il Mise e al-cune regioni potrebbe apparire per nulla innovativo. Di fatto, invece, rappresenta una vera e propria svolta. Ciò in quanto

perlomeno per i procedi-menti relativi a commercio e somministrazione le ta-belle predisposte dal tavo-lo tecnico, in attuazione di quanto stabilito dall’artico-

lo 12, comma 4, del decreto legge 5/2012 (conv. legge 35/12), non lasciano ombra di dubbio, avendo previsto soltanto i requisi-ti morali e professionali previsti dall’art. 71 del dlgs 59/2010. Se, quindi, il governo si era impegnato a riconsiderare alla luce del processo di semplificazione e libera-lizzazione in atto, i sistemi autorizzatori vigenti, ha senso escludere dichiarazioni relative ai requisiti tecnici che il comune ha la possibilità immediata di verificare se sussistono, o meno. Tutto ciò, in consi-derazione del fatto che presupposto della proposta di intesa della Conferenza uni-ficata, così come risulta dalle premessa dell’accordo, è il suddetto articolo 12, comma 4 del dl 5/2012, il quale prevede, appunto, la necessità di individuare le attività sottoposte ad autorizzazione, a segnalazione certificata di inizio attività, con o senza asseverazione ovvero a mera comunicazione e quelle del tutto libere, con i relativi requisiti prescritti.

Marilisa Bombi

VERSO L’ACCORDO SULLE LIBERALIZZAZIONI IN CONFERENZA UNIFICATA

Dichiarazione fai-da-te per aprire un barf p pI procedimenti da approvare in sede

di Conferenza unifi cataProcedimento Adempimento Requisiti previsti

Apertura esercizi al pubblico in zona tutelataTrasferimento in zona tutelataAmpliamento in zona tutelataApertura di media e grande struttura di venditaTrasferimento media e grande strutturaAmpliamento media e grande struttura

Richiesta di autorizzazione con silenzio assenso

Morali e professionali

Ampliamento esercizi in zone tutelate autorizzazioneAmpliamento esercizi in zone non tutelate sciaRiduzione della superfi cie comunicazioneCessazione dell’attività comunicazione

Tre guide in sintesi

Guida iscrizione sezione speciale del registro imprese incubatore certifi cato

Gli incubatori certifi cati, dal momento della loro iscrizione nella sezione speciale del registro delle imprese, sono esonerate dal versamento dei diritti di bollo e di segreteria dovuti agli adempimenti per l’iscrizione al Registro delle Imprese, nonché del pagamento del diritto annuale dovuto in favore delle Cciaa.

Guida iscrizione sezione speciale del registro imprese start-up innovative

La start-up innovativa aggiorni con cadenza non superiore a sei mesi le informazioni fornite in sede di presentazione della domanda d’iscrizione alla sezione speciale del registro imprese sia al fine di favorire il monitoraggio diffuso degli effetti della disposizione normativa sul sistema imprenditoriale, sia ai fi ni di trasparenza verso il mercato garantita dagli adempimenti pubblicitari.

Riconoscimento start-up avocazione sociale

Introdotta una nuova procedura, fondata sulla rendicontazione dell’impatto sociale, sulla trasparenza e sul controllo diffuso delle informazioni, per il riconoscimento delle start-up innovative a vocazione sociale, una particolare tipologia che dà diritto a maggiorazioni dei benefi ci fi scali sugli investimenti.

La circolare sul sito www.italiaog-gi.it/documenti

La bozza dell’ac-cordo sul sito www.italiaoggi.it/documenti

32 Giovedì 22 Gennaio 2015 P R O F E S S I O N IL’annuncio del sottosegretario Ferri all’assemblea nazionale degli ingegneri

Ctu, tariffe in diritturaCompensi aggiornati per periti e consulenti

DI BENEDETTA PACELLI

In arrivo le nuove tariffe giudiziarie per i compensi dei periti e dei consulen-ti tecnici. L’annuncio è

arrivato dal sottosegretario alla giustizia Cosimo Ferri davanti a una platea di inge-gneri intervenuti ieri a Roma all’Assemblea nazionale di categoria dedicato al tema del «lavoro, crescita e inno-vazione». Una promessa par-ticolarmente gradita alle pro-fessioni tecniche che da anni chiedono un aggiornamento dei compensi (è dal 2002 che non c’è un adeguamento) che sia fatto prevalentemente sulla base della prestazione dell’opera e non solo sul prin-cipio della vacazione. Ma non solo perché nel confronto con la categoria, il numero due della giustizia ha parlato poi di misure per sostenere la professione come quella di dedurre le spese per la forma-zione continua dei professio-nisti e di semplifi care le pro-cedure per le regole d’appalto. Dunque un’assemblea che è

stata l’occasione di un nuovo confronto con la politica du-rante la quale il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri Armando Zam-brano è tornato a parlare di semplifi cazione e sburocratiz-zazione, della necessità di investire nelle infrastrutture e soprattutto dell ’esigenza di ridare cen-tralità al lavo-ro professiona-le. È proprio la dif f icoltà che incontra la professione, uno dei temi al centro del di-battito di ieri. Un solo dato è già di per sé esplicativo quello, testimo-niato dall’indagine realizzata dal Centro studi sul tema del mercato del lavoro, delle rego-le e degli strumenti di tutela, che attesta l’inesorabile fl es-sione del reddito medio degli ingegneri liberi professionisti

negli ultimi sei anni: dai 43 mila euro del 2008 agli scarsi 33 mila del 2014 con una fl es-sione poco superiore al 20%. Che fare quindi per sostene-re la professione? Zambrano

propone di intervenire con una se-rie di azioni a tutela so-prattutto dei giovani pro-fessionisti, p u n t a n d o innanzitutto su un siste-ma di regole e policy che incentivino i l l avoro, specie quel-lo autonomo. La richiesta

è quella «di rendere i costi della formazione professio-nale totalmente deducibili, di modificare le normative sui bandi di gara europei che spesso impediscono la parte-cipazione degli ingegneri libe-ri professionisti e poi di ripri-stinare la soglia dei minimi a

30 mila euro e di migliorare le norme sulle Società tra professionisti». Immediata la replica degli esponenti del governo, dal sottosegretario Ferri che ha ribadito la volon-tà di pensare a sgravi fi scali per chi investe in formazione, al numero due dell’economia Enrico Zanetti che «ha assicu-rato la volontà del governo di introdurre il vecchio regime nel decreto mille proroghe, per poi trovare una soluzione nell’ambito della delega fi sca-le». Niente da fare, invece, su una richiesta di retromarcia per il meccanismo dello split payment la cui applicazione secondo il presidente dell’An-ce Paolo Buzzetti «rischia di avere gravissimi effetti sul-le imprese che operano nel settore dei lavori pubblici, già messe a dura prova dal fenomeno dei ritardati paga-menti della pubblica ammini-strazione», giacché per Zanet-ti invece «la norma non è di per sé irricevibile, ma lo può diventare solo se le imprese non sono tutelate».

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DI BENEDETTA PACELLI

Il dottorato di ricerca assicura l’occupazione: a quattro anni dal con-seguimento del titolo, lavora il 91,5% dei dot-tori di ricerca, a sei anni il 93,3%. E paga anche bene, specie se si è ot-tenuto nelle scienze me-diche, fisiche o nell’in-gegneria industriale. È quanto sottolinea l’Istat nell’indagine sull’«Inse-rimento professionale dei dottori di ricerca», parlando di «vantaggio competitivo» che perma-ne associato al dottorato di ricerca. L’occupazione di chi ha conseguito il titolo nel 2010 è elevata in tutte le aree discipli-nari, in particolare tra i dottori delle scienze matematiche e informa-tiche e dell’ingegneria industriale e dell’infor-mazione (oltre il 97% la-vora a sei anni dal dotto-rato) e risulta più bassa tra i dottori delle scienze storiche, fi losofi che, pe-dagogiche e filosofiche (media dell’88%). Cre-sce, secondo l’Istituto di ricerca la quota di occu-pati con un lavoro a ter-mine (43,7% a sei anni, 53,1% a quattro, nell’in-dagine precedente era ri-spettivamente del 35,1% e del 43,7%). Non solo, perché buona è anche la soddisfazione generale rispetto all’attività lavo-rativa, che è di 7,2 punti su un massimo di 10; più alta la soddisfazione per l’autonomia e le mansio-ni svolte, più contenuta quella per le possibilità di carriera e la sicurezza del lavoro. A sei anni dal conseguimento del titolo, precisa l’indagine, i dot-tori percepiscono un red-dito netto medio mensile di 1.750 euro; a quattro anni il reddito dei dottori del 2010 è di 1.633 euro. Ma non tutti i dottorati di ricerca sono uguali, alcu-ni riescono a far portare a casa guadagni più elevati. Le aree disciplinari asso-ciate ai redditi più alti (1.900 euro a sei anni) sono le scienze mediche, scienze fi siche, ingegne-ria industriale e dell’in-formazione, scienze eco-nomiche e statistiche e scienze giuridiche. I dot-tori di ricerca che vivono all’estero sono il 12,9% (+6 punti rispetto alla edizione del 2009) e infi -ne sono gli uomini ad ave-re una maggiore propen-sione alla mobilità verso l’estero (16,6%) rispetto alle donne (9,6%).

DATI ISTAT

Dottorato, occupazione assicurata

Il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha fi rma-to il decreto con cui vengono fi ssate regole più precise per garantire la sicurezza dei pazienti in caso di utiliz-zazione di medicinali per terapie avanzate preparati su base non ripetitiva, che devono essere prodotti in conformità ai principi delle norme europee di buona fab-bricazione dei medicinali. In particolare il decreto (che abroga il decreto Turco del 2006) prevede che la produ-zione e l’utilizzazione di det-ti farmaci saranno oggetto di apposita autorizzazione rilasciata dall’Agenzia ita-liana del farmaco (Aifa), cui spetterà anche valutare gli esiti del loro impiego. Il rilascio dell’autorizzazione comporterà ulteriori obbli-ghi a carico del produttore, tra i quali, il rispetto della normativa in materia di qualità e sicurezza nonché di tracciabilità del prodotto e del paziente trattato e di farmacovigilanza.

La Corte per il trust e per i rapporti fiduciari, costituita a San Marino, è operativa a tutti gli effetti. È presieduta da Maurizio Lupoi, scelto e nominato a ricoprire tale ruolo dal Consiglio grande e generale. La Corte, presso cui sono già pendenti diverse cause, ha competenza per tutti i casi e le controversie in materia di rapporti giuridici nascenti

dal trust e dall’affi damento fiduciario. La Corte dei trust, composta da giudici non togati, «rappresenta, un valido esempio per risolvere le problematiche relative alla gestione del trust e un adeguato strumento di un ordinamento, quello sam-marinese che si è dotato di un’interessante legge sul trust, redatta in lingua ita-liana, che può essere scelta come legge regolatrice del trust interno», spiega una nota dell’Associazione Il trust in Italia.

Attenzione alle false email di Aggiornamento che circolano in queste ore e che si presentano come Linee guida dell’Agenzia delle entrate per evitare i controlli sul redditometro. Il fi le allegato contiene un virus che può compromette-re la sicurezza del computer del destinatario. L’Agenzia raccomanda di non aprire il fi le, di non collegarsi al sito indicato nel testo della email e di non utilizzare per nessun motivo il link presente nel messaggio. Il collegamento, infatti, rimanda a un sito (www.agensiaentrate.it) dal nome molto simile al dominio istituzionale delle Entrate, proprio con lo scopo di trar-re in inganno i cittadini. Queste email, oltre a conte-nere virus, hanno lo scopo di ottenere illecitamente dati personali dei cittadini.

BREVI

DI CARLA DE LELLIS

Domande entro fine mese per il ricono-scimento dei benefi ci pensionistici derivan-

ti da esposizione all’amianto. Lo ricorda l’Inps nella circolare n. 8 di ieri.

Benefi ci amianto. In sca-denza è la deroga al regime previdenziale per le attività che comportano esposizione ad amianto introdotta dall’art. 1, comma 115, della legge n. 190/2014 (Stabilità per il 2015). Tale norma ha previsto per lavoratori iscritti all’Ago (l’assicurazione generale ob-bligatoria gestita dall’Inps) e assicurati all’Inail per il ri-schio di malattie professiona-li, la possibilità di presentare domanda all’Inps per avere il riconoscimento della maggio-razione contributiva del perio-do d’esposizione all’amianto durante l’attività lavorativa, secondo il regime (più favore-vole) vigente al tempo in cui l’esposizione si è realizzata. In altre parole, il benefi cio consi-ste nell’applicazione del coeffi -ciente 1,5 (oggi 1,25) al periodo di esposizione all’amianto, da far valere sia ai fi ni del diritto che della misura della pensio-ne (oggi, invece, solo ai fi ni del-la misura della pensione).

Chi è interessato. L’In-ps spiega che interessati alla deroga sono i soggetti con pe-riodi d’esposizione all’amian-to, in presenza delle seguenti condizioni:

- siano iscritti all’Ago e assi-curati all’Inail;

- siano dipendenti da azien-de che hanno collocato tutti i propri dipendenti in mobilità per cessazione dell’attività la-vorativa;

- abbiano ottenuto in via giu-diziale defi nitiva l’accertamen-to dell’avvenuta esposizione all’amianto per un periodo su-periore a 10 anni e in quantità superiore ai limiti di legge;

- avendo presentato do-manda dopo il 2 ottobre 2003, abbiano conseguentemente ottenuto il riconoscimento dei benefi ci previdenziali secondo la vigente disciplina (art. 47 dl n. 269/2003 convertito dalla legge n. 326/2003).

Sono esclusi gli iscritti a fon-di sostitutivi esclusivi ed eso-nerativi dell’Ago e i lavoratori non soggetti all’assicurazione Inail.

La domanda. La domanda va presentata entro il 31 gen-naio e la relativa pensione non può avere decorrenza anteriore al 1° gennaio 2015. Il modulo di domanda è presente sul sito dell’Inps.

L’Inps fornisce istruzioni e modello

Bonus amianto, domande al 31/1

Cosimo Ferri

33Giovedì 22 Gennaio 2015C A D I P R O FIl progetto pilota per unire educazione, creatività e salute sarà esteso in tutta Italia

La Cadiprof vista dai bambiniGli scolari della scuola Usai di Roma raccontano la Cassa

Un foglio bianco, matite colorate e la fantasia dei bambini. L’idea è nata quasi per caso,

passando una mattina da-vanti a una scuola elementare della periferia Nord di Roma. Tutt’intorno il silenzio è spez-zato dal frusciare delle foglie sugli alberi ad alto fusto che circondano l’edifi cio scolastico anni 60. Sui vetri delle clas-si i disegni e gli addobbi che annunciano il Natale trasmet-tono una sensazione di entu-siasmo e armonia. Chi meglio di un bambino può descrivere il mondo che lo circonda? I nonni, i genitori, i fratellini e le sorelline, la mamma con il pancione, la culla, il lavoro della mamma e del papà. Ma anche l’allegria dei giochi al parco, delle nuotate in pisci-na, degli esercizi in palestra o degli altri sport. E anco-ra la sofferenza e la gioia di un ospedale, di una persona ammalata; l’immagine ras-sicurante di un medico o di un’infermiera; la curiosità di un’ambulanza...

Il link è semplice, ma non

scontato e dalla fantasia dei bambini è nato il progetto «Cadiprof e la Scuola». L’ini-ziativa mira a unire educa-zione, creatività e salute e, attraverso i disegni dei bambini, si prefigge lo scopo di raccontare le prestazioni sanitarie e socio-assistenziali erogate dalla Cassa di assistenza sanitaria integrativa de-gli studi professionali. Il primo progetto pilota è partito lo scorso ottobre e ha coinvolto una novanti-na di bambini della scuo-la elementare Usai di via Savinio 43 a Roma, che hanno accettato con gran-de entusiasmo e parteci-pazione la «sfi da» lanciata dalla Cassa. Grazie alla sen-sibilità della dirigente scola-stica, Angela Maria Marducci, e alla passione delle maestre Daniela e Anita, che hanno accolto con grande spirito di collaborazione l’iniziativa di Cadiprof, il progetto ha preso il via sulle ali della creatività e del divertimento.

Il primo step ha visto lavo-

rare, fi anco a fi anco, docenti e personale della Cassa per individuare i temi dei disegni che sarebbero poi usciti dal-

le matite dei bimbi, cercando di coniugare il linguaggio e l’espressione visiva degli sco-laretti di III, IV e V elementa-re con le prestazioni erogate da Cadiprof. Un compito non semplicissimo per dei bambini di età compresa tra gli otto e i dieci anni, tenuto conto che gli asset portanti dell’attività della Cassa si basano, tra gli

altri, su ricoveri e interventi chirurgici, accertamenti dia-gnostici, trattamenti fi siote-rapici, assistenza alle perso-

ne non autosuffi cienti e gravi eventi. Dopo un’at-tenta analisi, il gruppo di lavoro ha individuato otto «titoli» da sottoporre alla creatività dei bambini: ospedale, medico, infer-miera, nonni, mamma con il pancione, parco giochi, sport e, infi ne, il lavoro di mamma e papà.

«L’Istituto comprensivo di via Savinio ha aderito con entusiasmo all’ottima iniziativa proposta dalla Cadiprof», racconta Da-niela Golizzi, una delle maestre che ha coordinato

il progetto. «I bambini si sono sentiti investiti di un grande compito: illustrare calendari e agende per adulti! La nostra scuola primaria, da sempre si approccia all’arte con parti-colare attenzione; ogni classe svolge anche un laboratorio e i bambini quando dipingono, colorano veramente e sembra-no rivelare tutta la loro inte-

riorità. Hanno redatto i loro piccoli capolavori con molto impegno e noi insegnanti sia-mo stati contenti di aver potu-to contribuire a un’iniziativa così originale».

Il risultato è stato entusia-smante anche per la Cassa, al punto che i vertici di Cadiprof hanno deciso di premiare la scuola Usai con la donazione di una lavagna multimediale (Lim) e una fornitura di mate-riale di cancelleria. Non solo, per dimostrare la propria ri-conoscenza verso i bambini della scuola Usai, la Cassa ha deciso di adottare i disegni per la propria immagine istituzio-nale per il 2015. Una selezione dei piccoli capolavori, infatti, è stata utilizzata per la rea-lizzazione del calendario 2015 della Cassa e numerose altre iniziative sono allo studio. Alla luce del successo del progetto pilota, Cadiprof ha intenzione di estendere il progetto ad al-tre scuole su tutto il territorio nazionale. Perché educazione, creatività e salute rappresen-tano le fondamenta della scuo-la e delle libere professioni.

Il Pacchetto famiglia chiude il 2014 con oltre 10 mila prestazioni ero-gate per un valore che

sfi ora i 4 milioni di euro. An-che il secondo pilastro della sanità integrativa targata Cadiprof continua a macina-re garanzie per soddisfare la crescente domanda di servizi socio-assistenziali da par-te dei lavoratori dipendenti e collaboratori degli studi professionali. Secondo i dati elaborati dal servizio am-ministrativo di Cadiprof, le prestazioni erogate nell’am-bito del Pacchetto famiglia sono aumentate del 14% ri-spetto al 2013, confermando un trend di crescita costante nel corso degli ultimi quattro anni. A trainare l’andamento delle prestazioni sono sempre i servizi legati ai bambini e alle persone non autosuffi-cienti, anche se le garanzie introdotte più recentemente come la procreazione medi-calmente assistita o l’assi-stenza pediatrica aggiuntiva cominciano a raggiungere valori importanti.

Entrando nel dettaglio, nel 2014 la domanda di servizi socio-assistenziali più getto-nata dalla popolazione degli studi professionali è ancora una volta la richiesta di rim-

borso per la frequenza degli asili nido che, con oltre 4 mila domande, cresce del 20% ri-spetto all’anno precedente e assorbe poco più di 1,6 milio-ni di euro. Allo stesso modo, le richieste legate all’assisten-za pediatrica dei fi gli (dalla nascita fino al terzo anno d’eta) ammontano comples-sivamente a circa 4.500 per una spesa vicina ai 900 mila euro. In aumento anche la ga-ranzia legata all’assistenza di familiari non autosuffi cienti, che si attesta sopra le 3 mila richieste, segnando un +15% rispetto al 2013;. Nell’offerta di servizi socio-assistenziali, anche la procreazione medi-calmente assistita cresce del 15% e si ritaglia una parte importante tra le garanzie più gettonate dai dipendenti di studio.

«Il Pacchetto famiglia è la risposta della Cassa ai reali bisogni di welfare degli ad-detti degli studi professiona-li», commenta il presidente di Cadiprof, Gaetano Stella. «Da anni perseguiamo l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro all’interno degli studi, estendendo le tutele a chi ne è sprovvisto, ampliando l’of-ferta delle prestazioni eroga-te e semplifi cando i servizi di gestione».

Il bilancio del Pacchetto famiglia

Vicini ai bisognidei lavoratori

Nell’annus horribilis delle professioni, la Cassa di assistenza sanitaria de-gli studi professionali si conferma un punto fermo per il welfare del com-

parto professionale. Nonostante la crisi che ha piegato il settore degli studi professionali, nel corso del 2014 sono stati infatti circa 25 mila tra personale dipendente e collaboratori di stu-dio a iscriversi a Cadiprof, portando il numero complessivo degli aderenti alla Cassa oltre la soglia record di 350 mila iscritti. Un livello rag-guardevole che colloca la Cassa di assistenza sanitaria integrativa degli studi professionali ai vertici del sistema dei fondi integrativi in Italia. Non solo. La costante crescita numerica trova poi un diretto riscontro nel progressivo aumento delle prestazioni erogate che, solo nel-lo scorso anno, hanno superato quota 200 mila, contro le 190 mila registrate nel 2013.

«La sanità integrativa è diventata un dirit-to contrattuale ormai imprescindibile. Negli studi professionali italiani l’assistenza sani-taria integrativa ha raggiunto dimensioni di tutto rispetto, sia in termini di adesioni che di prestazioni erogate», commenta il presidente di Cadiprof, Gaetano Stella. «Tuttavia, al di là dei numeri lusinghieri, che confermano an-cora una volta la lungimiranza del progetto Cadiprof e la qualità del servizio offerto alla popolazione dei dipendenti degli studi profes-sionali, la Cassa ha saputo interpretare nel migliore dei modi la sua funzione sociale al servizio della salute di un’ampia fascia di la-voratori in una fase economica del paese deci-samente diffi cile. Nel momento più duro per gli studi professionali, colpiti da una crisi senza precedenti, la Cassa si è dimostrata un formi-dabile ammortizzatore sociale in grado, da un lato, di alleggerire il budget delle famiglie sul

fronte delle spese sanitarie; dall’altro lato, ha contribuito in maniera importante a sostenere i costi della sanità pubblica».

Entrando nel dettaglio dei dati elaborati dai servizi amministrativi Cadiprof sulle presta-zioni erogate nell’ambito del Piano sanitario, emerge un sensibile aumento delle richieste di rimborsi per i servizi non più coperti dal Ssn. Nel corso del 2014, infatti, i ticket per accer-tamenti diagnostici ha sfi orato il tetto delle 60 mila domande, con un incremento del 4% ri-spetto all’anno precedente. Ancor più rilevante il balzo delle richieste legate alla gravidanza, che sono cresciute del 19% sul 2013 attestan-dosi sopra la soglia delle 13 mila domande di rimborso. In calo, invece, le prestazioni per visite specialistiche ed ecografi e mammarie. In valori economici, l’impegno fi nanziario di Cadiprof si attesta oltre i 13 milioni di euro, contro i 12,5 milioni del 2013. Somme che non vanno a pesare sulla spesa sanitaria pubblica. Le voci più consistenti ricalcano, ovviamente, l’andamento delle prestazioni più gettonate dagli iscritti alla Cassa. Così, nel 2014 sono stati erogati oltre 1,8 milioni di euro per far fronte alle richieste di rimborso sui ticket; in aumento anche la spesa legata alla gravi-danza, che supera quota 1,3 milioni di euro, mentre i rimborsi per le visite specialistiche, rispetto al 2013, scendono sotto la soglia di 650 mila euro.

Nel 2014 aumentano sia gli iscritti, sia le prestazioni

La crisi economicanon ferma il welfare

34 Giovedì 22 Gennaio 2015 ENA SA R COIl dg Carlo Bravi fa il punto sulla Cassa degli agenti e rappresentanti di commercio

Enasarco, iscritti protagonisti L’impegno per il 2015 è accrescere la qualità dei servizi

Nell’ultimo periodo la Fondazione ha introdotto una se-rie di misure per

autoregolamentarsi (tra cui diversi regolamenti, in pri-mis quello delle attività fi-nanziarie, un nuovo organi-gramma ecc.) e ha approvato un nuovo statuto che rappre-senta una svolta storica per la vita dell’ente, mettendo gli iscritti al centro e dando loro la possibilità di eleggere i propri membri nel consiglio di amministrazione di Ena-sarco.

Abbiamo chiesto al diretto-re generale Carlo Bravi di raccontarci come è cambiata la Cassa degli agenti sotto la sua guida e quali iniziative la Fondazione ha messo in cantiere per quest’anno.

Domanda. Direttore, può fare un primo bilancio di questi due anni in cui è alla guida della Fondazione?

Risposta. Ci siamo atti-vati per superare alcune cri-ticità derivanti dal passato: problemi specifici, soprat-tutto di impostazione cultu-rale derivanti dalla vecchia concezione degli anni in cui Enasarco era un ente pub-blico. I nostri iscritti veniva-no considerati come utenti ed erano ai margini della vita e delle attività della Cassa. Abbiamo voluto met-tere gli agenti di commercio al centro e abbiamo fatto uno sforzo per far percepi-re che le misure intraprese sono nel loro interesse: tutto ciò ovviamente non poteva non passare attraverso una riorganizzazione al nostro interno.

D. Tra le novità degli ul-timi mesi, la più rilevante è senz’altro l’approvazione del nuovo statuto da parte del cda della Fondazione. Che cosa ci può dire a riguardo?

R. In questo processo di ristrutturazione della go-vernance rientra la riforma statutaria, ovvero gestione pratica della Cassa, per far sì che gli agenti potessero partecipare attivamente alla vita della Fondazione fi no ad arrivare a infl uenzarla con modalità nuove rispetto al passato. Il cda ha punta-to sulla rappresentatività (che in passato era limitata a una sorta di designazio-ne ministeriale o poco più) per favorire la democrazia. L’attuale statuto inoltre in-terviene concretamente sia sugli organi di indirizzo sia sui singoli uffici, facendo chiarezza anche sul tema delle responsabilità. Ora il

documento è in condivisione presso i ministeri vigilan-ti, per eventuali rilievi o modifi che. Esso comunque rappresenta una svolta fondamentale verso un as-setto più rappresentativo, stabile e strutturato, tale da rappresentare in sé un fattore-chiave di garanzia per la sua solidità presente e futura e, dunque, per la valorizzazione del suo ruolo e della sua missione in favo-re degli agenti e dei rappre-sentanti di commercio.

D. Con le ultime integra-zioni degli accordi, il Pro-getto Mercurio aumenta le tutele e le garanzie per gli inquilini. A che punto è il piano di dismissioni degli immobili?

R. Durante l’attuazione del Progetto Mercurio sono intervenuti una serie di fat-tori, tutti esterni alla Fon-dazione, quali la crisi del mercato immobiliare, la dif-fi coltà di accesso al credito e l’adeguamento alle nuove normative del settore. Su quest’ultimo punto, basti ricordare che per la com-pravendita di un immobile è necessario il perfeziona-mento della documentazio-ne tecnica e amministrativa, su tutte, la certifi cazione del valore energetico e quel-la di conformità catastale, che richiedono attenzione e massima scrupolosità, oltre che tempi tecnici ineludibi-li. Attualmente, solo per un 20% degli immobili dobbia-mo ancora avviare il proces-so di dismissione: anche in considerazione di tutto ciò, si può affermare che il Pro-getto Mercurio ha raggiunto risultati importanti.

D. Negli ultimi tempi Ena-sarco ha compiuto uno sfor-zo notevole per autorego-lamentarsi, approvando una serie di regolamenti innovativi che non ha eguali nel mondo del-la casse privatizzate. Che cosa ci può dire e cos’altro può essere fatto a riguardo?

R. Siamo stat i l ’unica Cassa di previdenza priva-tizzata a dotarci di un regolamento per la gestione del-le risorse fi nanziarie, che va a inserirsi nell’ambito di un

più ampio sistema di regole e procedure che la Fonda-zione si è autoimposta con l’obiettivo di incrementare il grado di trasparenza e di effi cacia dei controlli inter-ni, soprattutto con riguardo agli investimenti. Abbiamo approvato il regolamento del comitato di investimenti, quello dei fl ussi informativi, infi ne quello per la gestione dei conflitti di interesse, anch’esso probabilmente unico nel contesto degli enti previdenziali. Come ul-teriore garanzia, il rispetto delle procedure è affidato al servizio internal audit e all’organismo di vigilanza per la prevenzione di reati. Stiamo inoltre già attuando un’analisi per coniugare le entrate, contributive e im-mobiliari, con le uscite, ov-vero le prestazioni pensioni-stiche e assistenziali erogate agli iscritti. Ciò comporterà un lavoro di sensibilizzazio-ne verso il mondo politico; a mio avviso tutta la sfera previdenziale italiana deve combattere il fenomeno dell’evasione/elusione con-tributiva con il massimo sforzo. La Fondazione con-tinuerà a stare al passo con l’evoluzione degli scenari

economici,

considerata la natura della nostra Cassa: il mandato di agenzia è in continua evolu-zione, il mestiere dell’agente di commercio oggi non è più lo stesso di vent’anni fa, in ogni settore merceologico.

D. Nel 2013 la Fondazio-ne ha deciso autonomamente di dotarsi di un disciplinare che certifi ca i tempi di defi -nizione e liquidazione delle prestazioni. Potrà essere ul-teriormente implementato?

R. Posso dire con orgoglio che siamo stati in assoluto tra le prime casse a dotarsi di tale strumento: lo abbia-mo ufficializzato nel 2013, ma in via sperimentale al nostro interno era parti-to oltre un anno prima. A monte c’è stato, e non pote-va essere altrimenti, un duro lavoro che ha riguardato la semplifi cazione dei processi e delle procedure e la rior-ganizzazione delle risorse. Pur non essendo obbligati a adottare un disciplinare dei livelli di servizio, abbiamo voluto farlo: mi piace con-siderarlo come una sorta di gentlemen’s agreement con i nostri iscritti che potrà esse-re ulteriormente implemen-tato fi no a renderlo una vera e propria carta dei servizi.

D. Liquidità, trasparenza e diversifi cazione sono le tre linee guida degli investimen-ti della Fondazione. Ce ne può parlare?

R. Abbiamo ristrutturato almeno l’80% del nostro pa-trimonio mobiliare (rispetto al quale alcune scelte di inve-stimento risalivano all’inizio degli anni Duemila) rinego-ziando anche le percentuali di commissione sulle provvi-gioni dei vari gestori fi nan-ziari a cui ci siamo affi dati. In primis, abbiamo voluto

rimettere ordine per pre-venire possibili

criticità

future. Una problematica emersa, per esempio, era quella di un’eccessiva con-centrazione a livello de-cisionale affidata a poche figure-chiave: con il nuovo regolamento delle attività fi nanziarie ciò non è e non sarà più possibile, grazie an-che alle procedure certe e de-fi nite di cui ci siamo dotati.

D. Quali sono le principali attività nell’agenda del ma-nagement di Enasarco per il 2015?

R. Dopo aver impostato le linee guida, continueremo il cammino già intrapreso fatto essenzialmente di in-terventi strutturali a livello strategico: quest’anno per-correremo le tappe già pia-nifi cate, sempre in un’ottica di autodisciplina e traspa-renza. Mi aspetto inoltre un importante passo in avanti per quanto riguarda il Pro-getto Mercurio, mentre l’al-tro grande obiettivo è quello di completare la ristruttu-razione degli accordi con i gestori fi nanziari.

D. E invece i vostri iscritti che cosa possono aspettarsi per quest’anno?

R. Ci impegneremo per accrescere ulteriormente la qualità dei servizi e per garantirne la massima tra-sparenza nell’erogazione. In tal senso, stiamo per pubbli-care sul sito www.enasarco.it la sezione «Cassa previden-ziale trasparente» e, a breve, il Bilancio sociale 2014. Per ciò che riguarda le presta-zioni erogate, confermeremo quelle introdotte nel 2014 e miglioreremo ulteriormente la polizza assicurativa. Già dallo scorso anno, con l’in-dennizzo forfettario abbiamo eliminato una confl ittualità tra agente e compagnia sul-la valutazione dei giorni di degenza domiciliare. Dopo qualche iniziale diffi coltà in-formatica e sull’entità delle franchigie, ora stiamo aven-do riscontri positivi e man-terremo quest’impostazione. Continueremo ad applicare una politica di sana gestione, di mantenimento dei costi ed eliminazione degli sprechi per aumentare le prestazio-ni erogate ai nostri iscritti: ogni risparmio ci consente di liberare nuove risorse da destinare alla categoria.

Pagina a cura DELLA FONDAZIONE ENASARCO

www.enasarco.it

Con delibera del consiglio di amministra-zione della Fondazione n. 124/2014 del 23/10/2014 sono state approvate alcune modifi che della polizza assicurativa Uni-Salute in favore degli agenti di commer-cio.Queste sono le novità:• per gli infortuni avvenuti dall’1/11/2014 è stata eliminata la franchigia di 5 giorni precedentemente prevista nella garanzia

«B» dall’art. 24 del contratto di polizza; • tra gli infortuni indennizzabili, inol-tre, sono stati inseriti quelli derivanti da frattura e incrinatura delle costole non curabili con mezzi di immobilizzazione nelle garanzie «A» e «B» (art. 24 tabelle «Prestazioni in caso di infortunio»). Per ulteriori informazioni è possibile consultare la guida nel sito www.ena-sarco.it

Modifi che alla polizza

Carlo Bravi

35Giovedì 22 Gennaio 2015

Il premier Renzi, intervistato da Class Cnbc, commenta la riforma del sistema bancario

Popolari, finalmente si cambiaDraghi al Quirinale? È un ottimo presidente della Bce

«Abbiamo deciso di cancellare delle regole che riguardano le

banche popolari in Italia. Ora le prime dieci, per legge, sono costrette a diventare delle spa che possano essere più vicine ai mercati internazionali, e questo è un cambio veramen-te radicale rispetto al nostro sistema tradizionale». Lo ha dichiarato il premier Matteo Renzi nell’intervista esclusiva rilasciata a Davos, trasmessa da Class Cnbc. L’intervista è disponibile online sul sito di MF-Milano Finanza (www.milanofinanza.it).

«In Italia, purtroppo, ab-biamo perso l’opportunità di realizzare una riforma del sistema bancario tre anni fa», ha continuato Renzi. «Quando la crisi ha mostra-to i suoi primi segnali, molti paesi, penso alla Germania, all’Inghilterra e alla Spagna, hanno deciso di cambiare il loro sistema. Non l’hanno fatto né Berlusconi, né Ma-rio Monti né Enrico Letta: io rispetto la loro decisione, ma in un sistema sano la prima scelta di riforme riguarda le banche».

Il primo ministro ha ricor-dato, a tale proposito, che lui viene da Firenze, città che è diventata grande non tanto per gli artisti ma per la presenza del sistema ban-cario, che ha creato le basi per lo sviluppo della cultura e dell’arte: «Le banche sono assolutamente centrali per un’economia. Ma l’Italia non ha salvato e non si concentra sulle banche, non crea oppor

tunità per loro né gli porta soldi. E non è vero che, come dicono alcuni, il sistema ban-cario italiano non è solido».

Renzi ha anche parlato del-la capacità dell’Italia di at-trarre capitali, e ha detto che grazie all’attività del governo «ora si può investire (in Ita-lia, ndr) senza preoccuparsi dei giudici. Per la prima vol-ta ci sono molti investimenti, non solo dagli Stati Uniti, no-stro primo amico di mercato, ma dalla Cina, dall’America Centrale e da molte parti del mondo, e questo è importan-te».

Lei vuole andare avanti con le riforme con il suo team di governo? Non vuole aspettare un’ele-zione uffi ciale? Alcuni di-cono che lei forse non ha tanto appoggio come una volta. Alla domanda Renzi ha risposto che «alle Europee di maggio, quindi solo pochi mesi dopo che sono diventato

primo ministro (in febbraio, ndr), il mio partito ha rag-giunto un risultato del 41%, che è incredibile (l’ultima volta che un primo partito raggiunse il 41% di approva-zione risale al 1958, ndr). Si-gnifi ca che l’Italia crede nel cambiamento ed è impossibi-le dare un messaggio diverso

del nostro governo».

Che presidente vorreb-be ad accompagnarla? Si può escludere l’ipotesi Mario Draghi, che richia-ma molta attenzione da parte degli investitori in-ternazionali? «Non ho una preferenza personale. Penso

che Draghi sia un grandis-simo uomo e che è il leader della Bce e nei prossimi anni dovrebbe continuare a ri-coprire il ruolo. Credo», ha continuato il premier, «che per la nostra costituzione il presidente sarà come Gior-gio Napolitano, un arbitro in grado di aiutare gli italiani ad amare il nostro paese e pronto, se c’è un problema, a intervenire».

Per quanto riguarda l’ipo-tesi che la Bce annunci il quantitative easing dopo la riunione del board prevista per oggi, Renzi ha detto: «La banca centrale ha la possibi-lità di inviare un messaggio diverso da quello dell’auste-rità, che si focalizzi sull’idea di un’economia in crescita. L’Europa negli ultimi anni ha perso un’opportunità parlan-do solo di austerità, mentre tutti i paesi nel mondo inve-stono in crescita e in sviluppo economico».

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Le dieci banche popolari interessate dal provvedimento del governo Renzi, che impone la trasformazione in spa entro 18 mesi agli istituti con asset superiori a 8 miliardi di euro, si ri-uniranno oggi pomeriggio a Milano per tracciare le prime valutazioni sul provvedimento. Lo si è appreso da al-cune fonti, secondo cui prenderanno parte all’incontro fi gure di vertice de-gli otto istituti quotati, interessati dal decreto (B.Popolare, B.P.Milano, Ubi B., Creval, B.P.Sondrio, BancaEtruria, B.P.E.Romagna, B.P.Bari), a cui si ag-

giungono le non quotate Veneto B. e B.P.Vicenza.

L’appuntamento odierno servirà per raccogliere i primi consensi in merito a come muoversi nei prossi-mi mesi. Fermo restando che, con 60 giorni di tempo per convertire in leg-ge il decreto, nel corso dell’iter par-lamentare il testo attuale potrebbe essere modifica-to, in pochi si at-tendono stravol-

gimenti o ripensamenti sostanziali. Ciononostante, non è escluso che le popolari toccate dal decreto possano fare fronte comune per chiedere al go-verno di avviare una sorta di tavolo di conciliazione.

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Oggi vertice milanese degli istituti sulla riforma

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LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

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Preziosi e metalli Den. Let. Den. Let.

Il primo quotidianofi nanziario italiano

Corona Ceca 27,939 27,849 0,0900 24,0999Corona Danese 7,4355 7,4351 0,0004 6,4138Corona Norvegese 8,825 8,8015 0,0235 7,6124Corona Svedese 9,4238 9,4297 -0,0059 8,1289Dollaro Australiano 1,4113 1,4123 -0,0010 1,2174Dollaro Canadese 1,3999 1,391 0,0089 1,2075Dollaro N Zelanda 1,5124 1,5014 0,0110 1,3046Dollaro USA 1,1593 1,1579 0,0014 -Fiorino Ungherese 315,35 317,53 -2,1800 272,0176Franco Svizzero 0,9997 1,0087 -0,0090 0,8623Rand Sudafricano 13,3846 13,4621 -0,0775 11,5454Sterlina GB 0,7671 0,7637 0,0034 0,6617Yen Giapponese 136,07 137,37 -1,3000 117,3726Zloty Polacco 4,3058 4,3275 -0,0217 3,7141

Tasso uffi ciale di riferimento 0,05 0,15 0,10Rendistato Bankitalia(lordi) 1,34 - -Tasso Infl azione ITA 0,00 0,20 -0,20Tasso Infl azione EU -0,20 0,20 -0,40Indice HICP EU-12 120,00 120,00 0,00HICP area EURO ex tobacco 117,01 117,12 -0,11Tasso annuo crescita PIL ITA -0,50 -0,40 -0,10Tasso di disoccupazione ITA 11,77 12,29 -0,52

1 sett -0,0341 mese -0,0322 mesi -0,0353 mesi -0,0524 mesi -0,0655 mesi -0,070

6 mesi -0,0777 mesi -0,0828 mesi -0,0849 mesi -0,08810 mesi -0,09012 mesi -0,093

Preziosi ($ per oncia)Oro 1294,12 1294,49Argento 17,89 17,92Palladio 776,5 782,5Platino 1283,6 1288Metalli ($ per tonn.)Aluminium 1845 1844Rame 5701 5700Piombo 1904 1903,5Nickel 14780 14775

Stagno 19450 19400Zinco 2100,5 2100Monete e Preziosi (quote in €)Sterlina (v.c.) 236,01 282,61Sterlina (n.c.) 242,45 286,58Sterlina (post 74) 242,45 286,58Marengo Italiano 183,29 214,22Marengo Svizzero 181,22 209,65Marengo Francese 181,14 205,54Marengo Belga 180,62 204,48

EuriborEuriborScadenza

1 Sett. -0,0592 Sett. -0,0391 M -0,0052 M 0,0243 M 0,0556 M 0,1429 M 0,21412 M 0,284

BtpBtpScadenza Rendimento

2Yr BTP 0,383 3Yr BTP 0,539 5Yr BTP 0,787 10Yr BTP 1,691 30Yr BTP 3,129

TA S S I E VA L U T EIrs

Int. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro Lettera

1 anno 0,097 0,137

2 anni 0,107 0,147

3 anni 0,147 0,187

4 anni 0,205 0,245

5 anni 0,278 0,318

6 anni 0,356 0,396

7 anni 0,442 0,482

8 anni 0,530 0,570

9 anni 0,616 0,656

10 anni 0,695 0,735

12 anni 0,827 0,867

15 anni 0,973 1,013

20 anni 1,130 1,170

25 anni 1,212 1,252

30 anni 1,260 1,300

Fonte: EMMI Valori al 21/01/2015

Matteo Renzi

37Giovedì 22 Gennaio 2015MERCATI E FINANZAÈ atteso oggi l’annuncio del programma di acquisto di titoli di stato

Il gran giorno della BceBorse positive: Milano +1,64%. Spread a 124

In attesa dell’annuncio della Bce sull’acquisto di titoli di stato, previsto per oggi, le borse europee

hanno chiuso sopra la parità. Secondo indiscrezioni, la pro-posta del comitato esecutivo dell’Eurotower, guidato da Mario Draghi, prevede acqui-sti di bond governativi dell’Eu-rozona intorno a 50 miliardi di euro al mese per la durata di almeno un anno. Le opera-zioni potrebbero durare dal prossimo marzo fino a dicem-bre 2016, per un controvalore complessivo di 1.100 miliardi. La banca centrale non ha com-mentato queste voci.

Negli Stati Uniti è stato reso noto l’indice che misura il vo-lume delle richieste di mutui nella settimana al 16 gennaio, che si è attestato a 561,9 punti, in rialzo del 14,2% rispetto alla settimana precedente. Il dato sull’avvio di cantieri per nuove case in dicembre è invece sali-to del 4,4% a 1,089 milioni di unità, mentre i nuovi permessi per costruzioni sono diminuiti dell’1,9% a 1,032 milioni.

A Milano, miglior listino

del continente, il Ftse Mib ha guadagnato l’1,64% a 19.981 punti e l’All Share l’1,55% a 21.157. In Europa bene Lon-dra (+1,63%), Parigi (+0,87%), Madrid (+0,50%) e Francoforte (+0,41%). A New York, intorno a metà seduta, il Dow Jones era in progresso dello 0,13% e il Nasdaq dello 0,34%. Lo spre-ad fra Btp decennali e Bund tedeschi è sceso a 124.

A piazza Affari acquisti sui titoli bancari: B.Popolare

+9,83%, B.P.E.Romagna +3,28%, Ubi B. +3%, B.Mps +1,43%, Mediobanca +1,4%, B.P.Milano +3,61%, Unicre-dit +2,4%. In calo solo Inte-sa Sanpaolo (-0,39%), su cui Macquarie ha alzato il target price da 2,1 a 2,15 euro, alla luce di una limitata revisione delle stime. Denaro sul com-parto oil: Saipem (+6,61%) ha incassato comunque da Banca Imi una riduzione del prezzo obiettivo da 14,3 a 7,2 euro. Su

di giri anche Tenaris (+3,03%) ed Eni (+3,5%).

Contrastato il settore del lusso. Moncler ha guadagnato il 2,69%, Tod’s il 4,44% e Sal-vatore Ferragamo l’1,39%. In fl essione, invece, Yoox (-2,47%) e Luxottica (-0,89%).

Vendite su B.Unicem (-1,24% a 9,98 euro), su cui Exane ha ridotto il target price da 16 a 12,5 euro, confermando co-munque a outperform il ra-ting. Bene Enel G.P. (+1,98%): Goldman Sachs ha alzato la raccomandazione sul titolo a buy, con il prezzo obiettivo che passa da 2,07 a 2,02 euro.

Nei cambi, chiusura in leg-gero rialzo per l’euro alla vigi-lia del direttivo Bce: la mone-ta unica è passata di mano a 1,1603 dollari e a 136,57 yen. Dollaro in lieve ribasso sullo yen a 117,73. Per le materie prime, rimbalzo del prezzo del petrolio dopo essere sceso ai minimi da quasi sei anni: a New York il Wti saliva di circa un dollaro a 47,51 dollari e il Brent viaggiava in rialzo di 75 cent a 48,75 dollari.

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Eni «si trova in un’ottima posizione» nell’attuale contesto di arretramento del prezzo del petrolio, in quanto può contare su un break even «tra i 40 e i 45 dollari al barile. Lo ha dichiarato l’a.d. Claudio Descalzi, intervistato durante il forum economico di Davos.

Terna. Yunpeng He è stato cooptato nel cda in qualità di consigliere non esecutivo e non indipendente. La nomina è avvenuta in sostituzione del consigliere dimissio-nario Simona Camerano, su proposta dell’azionista di maggioranza relativa Cdp reti. He rappresenta l’azienda cinese State Grid.

Enel. Luigi Ferraris si è dimesso per mo-tivi personali, con effetto a decorrere dal 29 gennaio, dall’incarico di responsabile dell’area America latina del gruppo, non-ché di gerente general della controllata cilena Enersis.

Telecom Italia ha accettato le offerte per il riacquisto di propri bond per un ammon-tare di 810,3 milioni di euro, alzando il tetto che era stato fi ssato a 600 mln.

Rollon, gruppo internazionale con base a Vimercate (Monza) attivo nella produ-zione di sistemi per la movimentazione lineare per diversi settori, ha concluso l’operazione con l’italiana Tecno Center per l’acquisizione del ramo dell’azienda torinese dedicato alla produzione di attua-tori lineari, componenti per la movimenta-zione lineare nel settore dell’automazione industriale.

UniCredit punta a rafforzare la propria presenza nell’Europa centrale e orientale: lo ha dichiarato Gianni Franco Papa, nuovo responsabile della divisione Cib e responsabile uscente della divisione Cee del gruppo.

Creval. Il cda ha nominato per cooptazio-ne Valter Pasqua amministratore fi no alla prossima assemblea ordinaria, mentre Alberto Ribolla è il nuovo vicepresidente.

Assicurazioni. «Prevedo che i prossimi trimestri saranno in crescita e prevedo anche un leggero miglioramento a livello aziendale, non solo a livello statale»: lo ha affermato Mario Greco, a.d. di Generali, al Forum di Davos, parlando del sistema assicurativo.

Azimut e Bosphorus hanno siglato un accordo di investimento e patto paraso-ciale per dar vita a una partnership nel settore del risparmio gestito in Turchia. Bosphorus, fondata nel 2011, è il più grande operatore di risparmio gestito indipendente in Turchia.

Dalian Wanda Group, società immobi-liare del miliardario cinese Wang Jianlin, ha siglato un accordo per acquisire il 20% del capitale del club calcistico spagnolo Atletico Madrid per 45 milioni di euro.

Asml Holding, società olandese di sistemi litografi ci per la produzione di semicon-duttori, stima per il primo trimestre ven-dite nette pari a circa 1,6 miliardi di euro e un margine lordo di quasi il 47%. È stata inoltre ribadita l’intenzione di remunerare gli azionisti tramite dividendi e buyback, utilizzando il capitale in eccesso.

SabMiller ha riportato nel quarto tri-mestre del 2014 un incremento del valore netto della produzione del 4%. Tuttavia i volumi della birra sono calati dell’1% e la società imputa la colpa principalmente alle diffi cili condizioni del mercato in Ci-na, dove si è verifi cata una signifi cativa fl essione dei volumi nell’ordine del 9%, con fl essioni a doppia cifra nelle province nordorientali e centrali.

BREVI RATING BOND

S&P verserà una multa di 1,4 mld $

Standard & Poor’s è vicina alla firma di un accordo di patteggiamento per chiudere le indagini promosse da autorità statali e federali americane sui criteri utilizzati per valutare i bond prima e dopo lo scoppio della crisi fi nanziaria. Lo han-no riferito fonti informate dei fatti, sottolineando che S&P dovrebbe pagare circa 1,4 mi-liardi di dollari (1,2 mld euro) per chiudere il caso, la prima iniziativa avviata dalle auto-rità Usa contro una delle tre grandi agenzie di rating.

Il patteggiamento, che do-vrebbe essere firmato nel corso della settimana, offre a S&P la possibilità di chiude-re un periodo che ha gettato ombre sull’operato delle agen-zie. Una multa di 1,37 mld di dollari sarà dunque pagata al dipartimento di giustizia e a una decina di stati che aveva-no accusato di frode S&P nel processo di valutazione dei ra-ting. Altri 80 milioni di dollari (70 mln euro) saranno versati a favore della Sec (l’autorità dei mercati Usa) e delle procure di New York e del Massachusetts. Inoltre fi no al 21 gennaio 2016 Standard & Poor’s non potrà emettere rating su alcuni dei nuovi bond garantiti da mutui commerciali.

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39Giovedì 22 Gennaio 2015MERCATI E FINANZAScelti Gnudi, Carrubba e Laghi per l’amministrazione straordinaria

Ilva, palla ai commissariArcelorMittal rilancia: pronti all’acquisto

Il ministro dello sviluppo eco-nomico, Federica Guidi, ha nominato i tre commissari di governo che dovranno

gestire il rilancio dell’impianto siderurgico Ilva di Taranto. Si tratta dell’attuale commissario Piero Gnudi, che sarà affian-cato da Corrado Carrubba e da Enrico Laghi. La nomina è stata formalizzata nell’ambi-to dell’avvio della nuova fase, sancita dal decreto Ilva appro-vato dieci giorni fa dal governo, che prevede il passaggio della società all’amministrazione straordinaria. Resta dunque Gnudi, che era stato scelto come commissario nel giugno scorso al posto di Enrico Bondi, mentre è diventato commissa-rio Carrubba, attuale subcom-missario nominato in agosto. Nuovo entrato è invece Enrico Laghi, professore di economia aziendale all’università La Sa-pienza di Roma.

Intanto il direttore dell’area

fusioni e acquisizioni di Arce-lorMittal, Ondra Otradovec, durante un’audizione in se-nato sul caso Ilva, ha spiegato che, nel caso dell’acquisizione dell’azienda italiana da parte del colosso franco-indiano (in

cordata con il gruppo Marce-gaglia che avrebbe una quota di minoranza), l’Italia divente-rebbe il paese più importante d’Europa con il 22% della pro-duzione. Supererebbe così l’at-tuale numero uno, la Germa-

nia, che è seguita da Francia e Spagna. Otradovec ha aggiunto che ArcelorMittal non intende «chiudere o vendere l’impianto, né parti di esso: non siamo un fondo di investimento». Tutti gli impianti verrebbero quindi mantenuti: «Siamo seri, deter-minati e c’è un intento vero da parte del gruppo. Non possia-mo che confermare il nostro interesse».

Il manager ha auspicato che si arrivi a una soluzione velo-ce, perché «attendere troppo a lungo non andrebbe a benefi cio dell’Ilva, anche se «dobbiamo rispettare le procedure decise dal governo. Se prescrizioni ambientali sono richieste im-mediatamente, siamo pronti ad agire e a rispettare le de-cisioni del governo». In ogni caso, ArcelorMittal vuole en-trare nell’Ilva esclusivamente rilevando la maggioranza del capitale.

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Atr, la joint venture fra Alenia Aermacchi (gruppo Finmeccanica) e Airbus, specializzata nella produ-zione di aerei turboelica, ha chiuso il 2014 con ricavi saliti al record storico di 1,8 miliardi di dollari (1,5 mld euro) contro gli 1,63 mld di dollari dell’anno preceden-te. Le consegne sono am-montate a 83 aeroplani, in crescita rispetto ai 74 del 2013 e in miglioramento del 60% rispetto al 2010, e hanno spinto l’azienda a consolidare l’incremento della produzione previsto per il 2015 e a porre le basi per superare il target delle 100 consegne fi ssato per il 2016. Il portafoglio ha raggiunto un valore di 6,8 miliardi di dollari (5,8 mld euro), pari a circa tre anni di produzione.

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A 1,5 MLD EURO

Ricavi da record per Atr

DAVANTI A VW

Toyota resta numero uno dell’auto

Toyota si conferma anco-ra una volta al primo posto nella classifi ca mondiale del-le vendite di automobili. La casa giapponese, nonostante recenti indicazioni su un sor-passo di Volkswagen, ha man-tenuto nel 2014 la posizione di vertice per il terzo anno consecutivo, anche se la di-stanza con il gruppo tedesco è ormai risicata.

L’anno scorso le vendite globali, rispetto al 2013, sono aumentate del 3% a 10,23 mi-lioni di unità, circa 90 mila in più dei veicoli commercializ-zati da Vw. Quest’ultima ha comunque superato, per la prima volta nella sua storia e con quattro anni di anticipo rispetto alle previsioni, la so-glia dei 10 milioni di vetture, con un incremento del 4,2% a 10,14 milioni di unità.

Per il 2015 Toyota ha messo in conto un calo dell’1%, sia per la produzione a 10,2 milio-ni di unità, sia per le vendite a 10,15 milioni. Invece Volk-swagen e General Motors, che si trova in terza posizione, si sono limitare a ribadire l’am-bizione di migliorare ulterior-mente le proprie performance commerciali. Ws, grazie alla forte crescita in Cina e alla ripresa in Europa, è riuscita a sorpassare la rivale america-na, capace a sua volta di argi-nare le conseguenze dei maxi richiami avviati soprattutto in Nord America.

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Tassi nominali annui Tassi effettivi annui dalla data dilordi per ogni sottoscrizione al termine di ogni

triennio di possesso (%) periodo di possesso (%)

Periodo di Lordo Netto possesso (anni)

3 0,50 0,50 0,446 1,50 1,00 0,889 1,75 1,25 1,10 12 3,26 1,75 1,55

BFP DEDICATO AI MINORI - SERIE M95

• intestabile solo ai minori da 0 a 16 anni e mezzo• scade al compimento del 18° anno di età• offre un capitale rivalutato in funzione dell’età del minore

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BFP ORDINARIO VENTENNALE - SERIE C16• durata massima: 20 anni dalla data di sottoscrizione• riconosce gli interessi a partire dal 12° mese successivo

alla data di sottoscrizioneTassi nominali annui lordi (%)

1 0,25 6 1,25 11 2,25 16 2,75 2 0,50 7 1,50 12 2,25 17 3,00 3 0,50 8 1,75 13 2,50 18 3,00 4 0,75 9 2,00 14 2,50 19 3,25 5 1,00 10 2,00 15 2,75 20 3,25

BFP A 18 MESI - SERIE D52

• durata massima: 18 mesi dalla data di sottoscrizione• riconosce gli interessi alla scadenza del 6°, 9°, 12°, 15° e 18° mese

Tasso effettivo annuo alla fine di ciascun semestre (%) Mese Lordo Netto 6 0,20 0,17 12 0,25 0,22 18 0,42 0,36

Ipotesi di apprezzamentodell’Indice Premio si/no

Tasso di rendimentoeffettivo annuo a scadenza (%)

1° periodo diriferimento

≥ 7< 7≥ 7< 7

periodi diriferimentosuccessivi

≥ 10≥ 10< 10< 10

Anno 1

sinosino

Annisuccessivi

sisinono

Caso

abcd

Lordo

2,401,930,900,40

Netto

2,111,690,790,35

BFP3x4RisparmiNuovi - SERIE W03

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triennio di possesso (%) periodo di possesso (%)

Periodo di Lordo Netto possesso (anni)

3 1,00 1,00 0,886 1,50 1,25 1,109 2,00 1,50 1,32 12 3,51 2,00 1,77

BFP3x4Fedeltà - SERIE K06

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Tassi nominali annui Tassi effettivi annui dalla data dilordi per ogni sottoscrizione al termine di ogni

triennio di possesso (%) periodo di possesso (%)

Periodo di Lordo Netto possesso (anni)

3 1,00 1,00 0,886 1,50 1,25 1,109 2,00 1,50 1,32 12 3,51 2,00 1,77

BFP a 3 anni - SERIE N13• durata massima: 3 anni dalla data di sottoscrizione• riconosce un premio lordo dell’ 1,25% del valore nominale

alla scadenza del 3° anno Tasso effettivo annuo alla fine di ciascun anno (%)

Anno Premio lordo lordo netto

1 0,00 0,25 0,22 2 0,00 0,25 0,22 3 1,25 0,58 0,51

BFP a 3 anni EXTRA - Serie NA2• sottoscrivibile esclusivamente nell’ambito del piano

“risparmiodisicuro EXTRA”• durata massima: 3 anni dalla data di sottoscrizione• riconosce una maggiorazione del rendimento al primo BFP

sottoscritto nell’ambito del piano “risparmiodisicuro EXTRA”se rispettate le condizioni previste

Tasso nominale annuo (%) Anno Premio lordo lordo 1 0,00 0,25 2 0,00 0,25 3 1,25 0,00

Tasso nominale annuo primo BFP sottoscritto (%) Anno Premio lordo lordo 1 0,00 1,25 2 0,00 1,25 3 1,25 1,00

AVVISO

Bhp Billiton ha deciso di svalutare per 250 milioni di dollari (215 mln euro) le sue attività in ambito petrolifero, di ridurre drasticamente le operazioni di trivellazione negli Stati Uniti e di tagliare del 20% a 600 mln di dollari (515 mln euro) le spese per esplorazioni. La decisione, ultimo esempio in ordine di tempo degli effetti del crollo delle quotazioni del petrolio sulle società del settore, è stata resa nota dalla compagnia mineraria australiana, che ha anche rivelato l’intenzione di contabilizzare svalutazioni per 350 mln di dollari dopo che non è riuscita a trovare un acqui-rente per le attività nel segmento del nickel. «In campo petrolifero ci siamo mossi con rapidità in risposta ai bassi prezzi e, conseguentemente, ridurremo il numero delle tri-velle nell’onshore statunitense di circa il 40% entro la fi ne dell’esercizio», ha annunciato l’a.d. Andrew Mackenzie.

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Bhp svaluta le attività oil