Novembre 2010

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n. 11 - novembre 2010 anno XVI anno Paolino Diocesano SEGNI DEI TEMPI www.segnideitempi.it Registrazione del Tribunale di Napoli n° 5185 del 26 gennaio 2001 Il 12 novembre 1990 è una data storica per la diocesi e la città di Pozzuoli. Giovanni Paolo II è in Visita Pastorale. Un evento, di cui quest’anno ricorre il ventesimo anniversario, a cui partecipò con entusiasmo la comunità religiosa e la citta- dinanza. Il Papa polacco, nella programmazione dei suoi tanti viaggi, per l’autunno del 1990 scel- se di visitare l’arcidiocesi di Napoli e le diocesi di Nocera, Aversa e Pozzuoli. La visita a Pozzuoli assunse una dimen- sione tutta particolare per la comunità cristiana locale che può essere considerata una delle più antiche in Occi- dente, insieme a Roma, così come attestato dagli Atti degli Apostoli. Ma quel lunedì ci fu anche uno scatto d’orgo- glio per Pozzuoli, una città (che all’epoca contava circa 73 mila abitanti) che usciva da due gravi crisi bradisismiche in meno di quindici anni che avevano spopolato il millenario centro storico e devastato il tessuto sociale, mentre gli ultimi insediamenti urbani avevano proposto nuove emergenze. «Furono anni terribili – spiega Sergio Mantile, sociologo – perché gli abitanti di Monterusciello prendevano coscienza della situazione in cui erano costretti a vivere; all’entusiasmo dell’assegna- zione dell’alloggio popolare di qualche anno prima seguiva la delusione di vivere in un quartiere dai grandi spazi vuoti e dall’isolamento più completo, senza servizi e con poche speranze». (continua a pag. 2) Ciro Biondi L’esperienza missionaria di un seminarista del “Redemptor hominis” di Pozzuoli con un gruppo di ragazzi italiani nello Zambia «VI RACCONTO LA MIA AFRICA» La lezione dei bambini del continente nero tra le capanne di fango e i palloni fatti con le buste Quando Papa Karol venne a Pozzuoli Il ricordo: 20 anni fa la visita pastorale di Giovanni Paolo II sulle orme di san Paolo Il tempio era un mercato E ora si ammira meglio Ecco tutti i san Procolo Alla scoperta del nome del patrono di Pozzuoli: dal la- tino “procul” (lontano). E ci sono santi… omonimi anche in Emilia, Veneto e Umbria Pag. 13 Il Serapeo di Pozzuoli è stato ancora una volta ripulito. Ma tutta l’area del Borgo ha biso- gno di essere risistemata Pag. 4 - 5 A Reggio Calabria l’incontro nazionale dei cattolici. Riflet- tori sul Mezzogiorno e i gio- vani. Una delegazione flegrea Pag. 7 Il progetto “Policoro” alla Settimana Sociale S ono passati ormai due mesi da quan- do ho lasciato la terra africana, pre- cisamente lo Zambia, e sento dentro di me il desiderio di raccontare alcune delle mie emozioni più forti e più belle. Natu- ralmente raccontarle non renderà a pieno il carico emotivo di ventitré giorni, che resteranno impressi per sempre nella mia vita e che arricchiranno sicuramente chi vorrà condividerle con me. Quest’anno ho chiesto esplicitamente ai miei superio- ri del seminario di poter vivere un tem- po, seppur minimo, di missione. Così, sono partito con un movimento che si chiama “Missio Giovani”. Eravamo 25 ragazzi e ragazze di tutta Italia che senti- vano dentro di sé la spinta missionaria e la voglia di scoprire che cosa sia l’Africa e cosa questa terra ha da donare. Ero parti- to “convinto” di dover donare io qualco- sa, ma sono stato “costretto” a mettermi subito in discussione. I primi momenti e i primi incontri fatti lì in Zambia sono stati per me un terremoto che mi hanno spinto ad uscire dai miei schemi. Infat- ti la mia “convinzione” è stata smontata appena ho messo piede nell’oratorio di una parrocchia a Lusaka, dove tantissi- mi bambini ci sono venuti incontro. E mentre si avvicinavano, mi chiedevo: «E adesso che si fa?». Ma è bastato che quei bambini si mettessero intorno. (continua a pag. 9) Vitale Luongo Per la tua pubblicità su Segni dei tempi telefona al n. 081.853.0626 oppure scrivi a: [email protected]

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Segni dei Tempi, testata di attualità sociale, culturale e religiosa

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n. 11 - novembre 2010anno XVIanno Paolino DiocesanoSEGNI DEI TEMPI

www.segnideitempi.it

Registrazione del Tribunale di Napoli n° 5185 del 26 gennaio 2001

Il 12 novembre 1990 è una data storica per la diocesi e la città di Pozzuoli. Giovanni Paolo II è in Visita Pastorale. Un evento, di cui quest’anno ricorre il ventesimo anniversario, a cui partecipò con entusiasmo la comunità religiosa e la citta-dinanza. Il Papa polacco, nella programmazione dei suoi tanti viaggi, per l’autunno del 1990 scel-se di visitare l’arcidiocesi di Napoli e le diocesi di Nocera, Aversa e Pozzuoli. La visita a Pozzuoli assunse una dimen-sione tutta particolare per la comunità cristiana locale che può essere considerata una delle più antiche in Occi-dente, insieme a Roma, così come attestato dagli Atti degli Apostoli. Ma quel lunedì ci fu anche uno scatto d’orgo-glio per Pozzuoli, una città

(che all’epoca contava circa 73 mila abitanti) che usciva da due gravi crisi bradisismiche in meno di quindici anni che avevano spopolato il millenario centro storico e devastato il tessuto sociale, mentre gli ultimi insediamenti urbani avevano proposto nuove emergenze. «Furono anni terribili – spiega Sergio Mantile, sociologo – perché gli abitanti di

Monterusciello prendevano coscienza della situazione in cui erano costretti a vivere; all’entusiasmo dell’assegna-zione dell’alloggio popolare di qualche anno prima seguiva la delusione di vivere in un quartiere dai grandi spazi vuoti e dall’isolamento più completo, senza servizi e con poche speranze».(continua a pag. 2)

Ciro Biondi

L’esperienza missionaria di un seminarista del “Redemptor hominis” di Pozzuoli con un gruppo di ragazzi italiani nello Zambia

«VI RACCONTO LA MIA AFRICA»La lezione dei bambini del continente nero tra le capanne di fango e i palloni fatti con le buste

Quando Papa Karol venne a PozzuoliIl ricordo: 20 anni fa la visita pastorale di Giovanni Paolo II sulle orme di san Paolo

Il tempio era un mercatoE ora si ammira meglio

Ecco tutti i san ProcoloAlla scoperta del nome del patrono di Pozzuoli: dal la-tino “procul” (lontano). E ci sono santi… omonimi anche in Emilia, Veneto e Umbria

Pag. 13

Il Serapeo di Pozzuoli è stato ancora una volta ripulito. Ma tutta l’area del Borgo ha biso-gno di essere risistemata

Pag. 4 - 5

A Reggio Calabria l’incontro nazionale dei cattolici. Riflet-tori sul Mezzogiorno e i gio-vani. Una delegazione flegrea

Pag. 7

Il progetto “Policoro”alla Settimana Sociale

Sono passati ormai due mesi da quan-do ho lasciato la terra africana, pre-

cisamente lo Zambia, e sento dentro di me il desiderio di raccontare alcune delle mie emozioni più forti e più belle. Natu-ralmente raccontarle non renderà a pieno il carico emotivo di ventitré giorni, che resteranno impressi per sempre nella mia vita e che arricchiranno sicuramente chi vorrà condividerle con me. Quest’anno ho chiesto esplicitamente ai miei superio-ri del seminario di poter vivere un tem-po, seppur minimo, di missione. Così, sono partito con un movimento che si chiama “Missio Giovani”. Eravamo 25 ragazzi e ragazze di tutta Italia che senti-vano dentro di sé la spinta missionaria e la voglia di scoprire che cosa sia l’Africa e cosa questa terra ha da donare. Ero parti-to “convinto” di dover donare io qualco-sa, ma sono stato “costretto” a mettermi subito in discussione. I primi momenti e i primi incontri fatti lì in Zambia sono stati per me un terremoto che mi hanno spinto ad uscire dai miei schemi. Infat-ti la mia “convinzione” è stata smontata appena ho messo piede nell’oratorio di una parrocchia a Lusaka, dove tantissi-mi bambini ci sono venuti incontro. E mentre si avvicinavano, mi chiedevo: «E adesso che si fa?». Ma è bastato che quei bambini si mettessero intorno. (continua a pag. 9)

Vitale Luongo

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Dal porto a Monterusciello: così tutta Pozzuolinel ’90 si mobilitò per accogliere il “suo” Papa(segue dalla prima pagina)

Mentre l’atavica paura del sottosuolo ancora incu-

teva terrore, l’economia loca-le, duramente colpita, stenta-va a riprendersi. Fu in questo contesto che Giovanni Paolo II fece visita a Pozzuoli, dove era vescovo monsignor Salva-tore Sorrentino, mentre l’arci-diocesi di Napoli era guidata dal cardinale Michele Gior-dano. Il sindaco di Pozzuoli, Carmelo Cicale, così racconta quell’esperienza: «I problemi della città erano tantissimi. Il centro storico era vuoto, i po-chi servizi erano quasi scom-parsi. Pozzuoli aveva cambia-to i suoi connotati urbanistici con Monterusciello che, però, non era una città. L’econo-mia era depressa e non c’era lavoro. Le uniche eccezioni erano il Comune che conta-va circa duemila dipendenti e l’Asl che in quegli anni in-cominciava ad assumere di-pendenti, così come tutto il comparto della sanità. Io ero stato eletto sindaco il 19 set-

tembre, il giorno di san Gen-naro. Avendo a disposizione poco tempo per organizzare l’evento, ho dovuto far fronte a tante difficoltà. Innanzitut-to c’erano nuove disposizioni di legge, come la 142 del ’90, che obbligava gli enti locali a dare copertura finanziaria ad ogni atto deliberativo, pena la nullità. Pertanto la prima cosa che bisognava fare era trovare finanziamenti. Ecco perché si ritenne opportuno coinvolge-re anche gli imprenditori loca-li: possiamo dire che la visita del Papa è stata sponsorizzata da tutta la città. Le imprese che lavoravano per conto del comune nella ricostruzione aiutarono tantissimo. D’altro canto ci fu un’organizzazione corale tra la Curia e le isti-tuzioni. Il Papa rimase con-tentissimo dell’accoglienza ricevuta. Sembra incredibile ma prima di salire sull’elicot-tero che lo avrebbe riportato a Napoli, ridiscese per salutare ancora una volta monsignor Sorrentino e il sottoscritto. L’organizzazione della Visita

a Pozzuoli fu considerata un esempio: con pochi mezzi la nostra città era riuscita ad or-ganizzarsi. Davvero una bella soddisfazione per tutti i pu-teolani». In un articolo pub-blicato nel numero speciale di Proculus per la visita di Gio-vanni Paolo II alla Diocesi, nel 1990, il compianto mon-signor Luigi Saccone scriveva: «La visita papale è stata letta e interpretata con categorie sociologiche e politiche che hanno fortemente decentrato il significato ecclesiologico dell’avvenimento. È sembrato quasi che la presenza di Gio-vanni Paolo II dovesse soprat-tutto rivelare la trama lacerata delle comunità campane e le responsabilità degli uomini e delle istituzioni della nostra regione. Ha fatto bene il Papa a farlo, facendosi voce di un popolo inascoltato e tradito, ma il senso vero ed ultimo della presenza del vescovo di Roma nelle Chiese della no-stra terra va individuato nel richiamo rivolto al popolo di Dio, peregrinante a Napoli o

a Pozzuoli, a rimanere fedele alle proprie radici cristiane e nell’incoraggiamento a non abbandonare la speranza cri-stiana… Come Paolo nella conclusione della sua lettera ai Romani, anche il Papa si rivol-ge direttamente a tutti i fedeli con espressioni molto forti: "Carissimi, cercate di reagire con coraggio, senza abbando-narvi alla passiva rassegnazio-

ne, che spegne ogni possibile risorsa interiore. Non date per scontato che la situazione non possa essere cambiata. Pensa-te, soprattutto, ai giovani e al loro avvenire; esigete in tutti i modi legittimi che le Autorità responsabili non vi abbando-nino. E siate coscienti che solo con il contributo generoso di ognuno si può costruire una città a dimensione d’uomo"».

PRIMO PIANOSEGNI FLEGREI

2novembre 2010

Il percorsoLa permanenza a Pozzuoli del Papa durò circa otto ore e mezza. Karol Wojtyla, proveniente da Napoli, arrivò in elicottero all’Accademia Aereonautica alle ore 8,05. Per il Pontefice fu un modo di ringraziare i militari dell’Arma Azzurra, a cui è affidata la conduzione degli aerei per i viaggi papali in tutto il mondo. L'Accademia per una notte custodì la papamobile che Giovanni Paolo II utilizzò, l’indomani, per arrivare al porto per il saluto alla città sul Lungomare Colombo (dopo aver percorso via Sol-fatara, via Marconi, Porta Napoli e Piazza della Repubblica). Dopo il corteo proseguì per via Roma, via Serapide, via Pergolesi, via Campi Flegrei, e per la Domitiana fino a Monterusciello. La celebrazione si tenne in uno spazio appositamente attrez-zato su via De Curtis, in direzione Quarto. All’evento parteciparono oltre 40 mila persone. Il ritorno, per il pranzo in Curia servito dagli allievi dell’Istituto Alberghiero di Monterusciello, venne effettuato in auto blu. Dopo il pasto il santo Padre chiese ai ventitré vescovi campani presenti di potersi fermare a riposare per pochi minuti e fu messa a disposizione la camera del vescovo di Pozzuoli. Infine ci fu la benedi-zione del Centro Rossotto al Villaggio del Fanciullo e la benedizione dei malati nel giardino della Curia. Alle 16,30 il ritorno all’Accademia, per la partenza in elicottero.

La diretta radiofonicaInsieme a Radio Vaticana ci fu un’emittente radiofonica puteolana a seguire passo dopo passo la visita del Sommo Pontefice. Prima Radio, l’unica radio ancora attiva sul territorio di Pozzuoli, in accordo con la Curia vescovile garantì la copertura me-diatica degli eventi di quella giornata. Altoparlanti, su tutto il percorso del corteo, informarono i fedeli posti ai lati delle strade sull’esatta posizione del Papa. Tanti altri che non poterono partecipare all’evento ebbero modo di ascoltare le parole del santo Padre dal porto e la santa Messa da Monterusciello.

Direttore Responsabile: Salvatore MannaDirettore Editoriale: Carlo LettieriRedazione: Paolo Auricchio, Pino Natale, Ciro Biondi, Armando PatiernoCollaborano: Maddalena Annigliato, Ida Artiaco,Vincenzo Boccardi, Valentina Cavaliere, Fabio Cutolo, Eugenio d'Accardi, Gaetano Lombardi, Nello Mazzone, Maria Rosaria Merone, Giovanni Moio, Alessan-dro Napolitano, Gianni Palmers, Raffaela Pingi, Angelo VolpeSegni dei Tempi on-line: Riccardo Lettieri - Francesco Schiano di Cola (portale)Grafica e impaginazione: Luca Scognamiglio (www.ZendoADV.it)Fotografie: Redazione Segni dei Tempi Stampa delle 4.000 copie: STIEM S.p.A.Pubblicità e amministrazione: coop. Ifocs

Mensile della Diocesi di Pozzuoli, realizzato presso il Centro Studi per il Volontariato -Caritas diocesana, grazie alle collaborazioni gratuite ed all’utilizzo dei contributi giuntida: “otto per mille” e privati. Per contributi: Diocesi di Pozzuoli c/c postale 22293807Per la pubblicità: [email protected] del Tribunale di Napoli n° 5185 del 26 gennaio 2001

Redazione c/o Centro Studi per il Volontariato Via N. Fasano, 9 - 80078 Pozzuoli (NA) telefax 081.853.06.26 - 393.586.19.41 - e-mail: [email protected]

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anno XVI - n. 11 - novembre 2010

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SEGNI DEI TEMPI

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SEGNI FLEGREIPRIMO PIANO

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La rievocazione dell’evento di 20 anni fa: così fu organizzata la visita del pontefice nei Campi Flegrei dalla Curia

«Fatemi vedere il porto di san Paolo»Le difficoltà economiche nella Pozzuoli che aveva da poco subito la catastrofe del bradisismo

Organizzare la venuta del Papa non è una cosa fa-

cile. La si prepara molti mesi prima insieme alla Segreteria di Stato del Vaticano, si pensa al percorso migliore, alle tap-pe simboliche, si effettuano sopralluoghi con alti prelati, si risolvono i problemi. Se questo avviene nella Pozzuo-li post-bradisismica si può immaginare lo sforzo orga-nizzativo effettuato sia dalla comunità religiosa e sia dalle istituzioni locali. «Il vescovo Sorrentino convocò subito un tavolo tecnico con vari enti - spiega monsignor Nicola Ri-spoli, uno degli organizzatori e responsabile dei rapporti con la stampa - facemmo di

tutto per accogliere nel mi-gliore dei modi Giovanni Paolo II. Ebbi l’onore di ac-compagnare il Papa a salire sul palco al porto e gli dissi: "san-tità questo è il porto dove ap-prodò san Paolo". E lui: "Mi

faccia vedere bene". Rispose con il suo accento polacco, a dimostrazione della sua deci-sa volontà di vedere uno dei luoghi paolini citati negli Atti degli Apostoli». «Quando il vescovo ci chiamò, noi del

Comune accettammo subito la sfida – dice Carlo Pubbli-co, dirigente del Comune di Pozzuoli - il primo problema che affrontammo fu quello fi-nanziario e fummo aiutati da tanti imprenditori locali. In città c’erano problemi di si-curezza e viabilità. Il Vaticano sollevò dei dubbi sul percorso organizzato che prevedeva che il Papa passasse per tutta Poz-zuoli prima di arrivare a Mon-terusciello. Noi garantimmo sicurezza e celerità. E tutto andò benissimo. Non ho mai visto una religiosità così sen-tita e corale. Il corteo passava tra due ali di folla. Tutta la città preparò la visita al Papa e i cittadini furono protagoni-

sti. Riuscimmo a coinvolgere diversi dipendenti comunali. Molti alla fine rinunciarono al meritato straordinario per-ché per loro quell’esperienza fu un’occasione di preghiera».

È difficile che un papa conceda un’in-tervista. Sono pochi i giornalisti che hanno avuto questa possibilità. Può capitare che il santo Padre si conceda per qualche minuto alle domande della stampa a margine di qualche viaggio importante. Ma mai per caso. Era così anche per Giovanni Paolo II, conside-rato un grande comunicatore. Eppu-re fu proprio a Pozzuoli – forse per la prima volta - che una giornalista riuscì ad avvicinarsi per intervistare il Papa. Donatella Trotta, cronista de “Il Matti-no” ricorda con immutata commozione quei momenti. «Eravamo al Villaggio del Fanciullo. Ero riuscita ad entrare evitando tutti i controlli. Mi avvicinai confondendomi tra i fedeli che lo atten-devano. Appena lo vidi, tentai: “santi-tà, qual è il suo messaggio per Pozzuo-li?”. E lui rispose: “Pozzuoli deve vivere, deve recuperare le sue radici apostoliche, ragioni profonde della sua identità”. E poi, ancora: “E per Napoli?” “Anche Napoli deve vivere, deve sperare contro ogni speranza. Se si svaluta persino il senso della morte, si corre un grande

rischio: che l’uomo si addormenti. Al Signore non mancano i modi per soccor-rervi…”. Poi proposi un’ultima doman-da: “santità, una parola ancora: sulle donne, sul ruolo nella Chiesa…”. E il Papa, sorridendo: “Ho scritto tanto…”. E io: “Ne scriverà ancora, dopo la let-tera apostolica Mulieris dignitatem?”. “C’è tutto in quella lettera” rispose men-tre la vigilanza, con insistenza, gli indi-cava la strada da percorrere». Ma non era ancora finita. «Continuai a seguirlo – prosegue Trotta, oggi presidente regio-nale della stampa cattolica, la Ucsi -. E lui, nel coprirsi con il mantello, incrociò di nuovo il mio sguardo. Ritornò indie-tro e mi fece un segno della croce sulla fronte ed una carezza, rispondendo alla domanda che gli avevo posto dieci mi-nuti prima:“Dovete seguire quello che è scritto nel Vangelo da duemila anni… Guardate a Maria!”. In quel momento conobbi da vicino la grande personalità di Giovanni Paolo II, il suo carisma, l’attenzione che è empatia con l’altro, segno della sua grandezza, capace di ascoltare anche l’ultimo».

«Napoli e Pozzuoli? Devono vivere»Il ricordo della giornalista che lo intervistò durante la visita

Pagine 2 e 3 a cura di Ciro Biondi

Si ringrazia l’Archivio Storico Diocesano di Pozzuoli per le foto

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«Che emozione l’accoglienza nella città paolina». La testimonianza del cardinale Sepe. Conservo un ricordo vivo e bello della visita che il compianto Pontefice Giovanni Paolo II fece a Pozzuoli, dopo essere stato a Napoli. Ero anch’io con lui, ma già nei giorni precedenti, prima della partenza dal Vaticano, il santo Padre manifestava una emozione particolare al pensiero di vedere Pozzuoli, riandando, con la mente e intima gioia, allo storico approdo del grande apostolo Paolo.Posso dire che questo stesso sentimento, vissuto dal santo Padre con l’entusiasmo e la contentezza di un giovane pellegrino, lo potemmo cogliere sul suo volto, noi del seguito e, penso, l’intera comunità puteolana, all’arrivo nella città paolina e negli incontri con il Vescovo, il clero, i religiosi e le religiose, i cittadini e le Autorità lo-cali. Evidentemente – come poi ebbe modo di confidare al rientro a Roma - si affollavano e si sommavano, dentro di lui, la ricchezza umana dell’accoglienza ricevuta e della conoscenza di persone e luoghi, unitamente al ricordo degli studi e delle meditazioni sugli scritti paolini.

† Crescenzio Card. SepeArcivescovo di Napoli

tel 081 229 67 53 fax 081 372 04 [email protected]

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TERRITORIO

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SEGNI FLEGREI

Sulla panchina per meglio ammirare il Tempiosperando di scendere giù tra marmi e colonne

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Una delle perle del pa-trimonio archeologico

flegreo è il Macellum di Poz-zuoli, impropriamente detto Tempio di Serapide. La sua importanza risiede innanzi-tutto nell'essere il modello di un complesso edilizio (58 metri di larghezza per 75 metri di lunghezza), quello appunto del mercato alimen-tare delle città romane, in un ottimo stato di conservazio-ne, sul cui esempio si sono potuti agilmente ricostruire i mercati di Pompei e di Na-poli.La sua costruzione è colloca-ta grosso modo verso la fine dell'epoca dello splendore puteolano, durante la pri-ma metà del II secolo d.C., quando la costruzione del porto di Ostia fornì a Roma un'alternativa più valida per l'importazione del grano egi-ziano: e proprio dall'Egitto giungono i culti che in età imperiale sono maggiormen-te praticati nel golfo, fra cui è quello dedicato a Serapide (divinità che assomma in sé,

per sincresi, aspetti peculiari di altri dei), imposto da To-lomeo I Sotere nel III secolo a.C. Quando verso la metà del '700 re Carlo di Borbone fece scavare il suolo da cui affiora-vano le colonne, si ritrovò un edificio circolare (tholos) al centro di una porticato qua-drato e una statua con Sera-pide assiso in trono, per cui si considerò l'intero sito come un edificio templare dedicato a tale dio. Ma la lunga serie di piccoli vani che si susseguono sotto il porticato indicano una di-versa natura del complesso, fornito di una trentina di am-bienti, due latrine e un'esedra con facciata tetrastila (erano queste le colonne – alte circa 12 m – che affioravano nel podere in cui furono condot-ti gli scavi borbonici, la co-siddetta “vigna tre colonne”) e sormontata da una semicu-pola, in cui si conservavano le statue dei numi tutelari e probabilmente dei membri della famiglia imperiale; fu

nel 1907 che la funzione del “Serapeum” venne chiarita.Diversi indizi permettono di ipotizzare un piano superio-re, e le fonti ci raccontano di un’architrave a decoro della tholos finemente scolpito,

finito però – insieme a tanti altri materiali di spoglio – ad abbellire la Reggia voluta dal re nel feudo di Caserta. L'ingresso era sul lato op-posto a quello dell'esedra, verso il mare e quel porto a

cui Pozzuoli doveva tanta magnificenza e importanza. Molte delle statue e dei ri-lievi ritrovati sono ora espo-sti nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli e nel Museo dei Campi Flegrei. Recentemente alcuni lavo-ri di riqualificazione hanno circondato il sito di panchi-ne che consentono di am-mirarlo più comodamente, e in un prossimo futuro lo si potrà visitare scendendo entro l'area del sito (finora lo si poteva ammirare solo affacciandosi dall'esterno), accompagnati da un addetto; solo qualche mese fa, quando un denso strato di liquami e alghe ha coperto l'intera area del pavimento (per la massi-ma parte, in lastre marmoree: ulteriore testimonianza della sua opulenza), non si sarebbe creduto possibile. E, conside-rato il degrado degli altri siti dell'area flegrea, inaccessibili quand'anche appena inaugu-rati, qualche dubbio perma-ne.

Antonio Franco

Una piccola rivoluzione e tante critiche per i lavori al Borgo vicereale di Poz-zuoli. Mentre si aspetta la riapertura del Rione Terra, ci sono tante novità tra piazza della Repubblica e la zona det-ta della Torre (via Roma e dintorni del Tempio di Serapide). La risistemazione della Villa Comunale e l’adeguamento e la valorizzazione dell’area del Tem-pio di Serapide hanno dato un nuovo volto all’area. Non mancano le critiche sia da parte dei ristoratori che hanno “occupato” da tempo una parte del pe-rimetro dell’importante monumento e sia da parte degli abituali frequentatori dei giardini. «Non so perché hanno vo-luto installare delle panchine di mar-mo sul lato che è occupato dai tavoli dei nostri locali – spiega Antonio D., uno dei proprietari di ristoranti – sono sol-di spesi inutilmente visto che sono posti al confine con l’area utilizzata da noi e regolarmente tassata dal comune». Franco Ferrante, pensionato dell’Ilva: «perché hanno infossato parte del mo-numento agli Anarchici? Non è più possibile leggere le ultime frasi scolpite

sul marmo». Altri rilievi, invece, sono stati posti da alcuni operatori culturali dell’area flegrea. Anche su Facebook si è discusso animatamente sull’altezza del muro dei giardini davanti al Ma-cellum: impediscono di godere della prospettiva direttamente dal porto. Il Tempio, se non fosse per le tre alte co-lonne, è quasi invisibile se si attraversa via Roma; un obbrobrio, secondo al-cuni, che “oscura” uno dei monumenti – simbolo di Pozzuoli. Resta un miste-ro tra la Ctp e il Comune l’ennesimo cambiamento dello stazionamento dei bus. Prima dell’estate i pullman delle linee per Toiano, Monterusciello, Li-cola e Quarto sostavano in via Roma. Da settembre, invece, la sosta è stata spostata nei pressi del Mercato in via Fasano. Infine un sogno atteso da anni: la riapertura del Palazzo Don Pedro de Toledo. La dimora del Vicerè spagnolo ospiterà la Biblioteca Civica di Pozzuo-li, con annesso centro culturale, sede di convegni e sale computer. L’apertura al pubblico? Prima di Natale, assicurano dal Comune.

Ora il Borgo piace. Anzi no

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TERRITORIO

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SEGNI FLEGREI

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ERTE

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I SACERDOTI AIUTANO TUTTI. AIUTA TUTTI I SACERDOTI. L'opera del parroco di san Giorgio MartirePadre Claudio De Caro, vocazionista, da sette anni è parroco della chiesa di san Giorgio martire a Pianura. Prima ancora ha avuto un’esperienza come viceparroco, sempre a Pianura, e per qualche anno è stato a Mola di Bari. «Sono sempre stato – spiega - in zone di frontiera. La chiesa di san Giorgio è la parrocchia più antica del quartiere ma è anche quella che si trova nella zona più disagiata». Ma soprattutto la “chiesa madre” è stata la parrocchia del Venerabile don Giustino Maria Russolillo, che il 7 maggio sarà Beato. «È una grande responsabilità - dice – essere successore di don Giustino che oggi è una figura alla ribalta mondiale. Ma noi stiamo qui, con i piedi ben saldi nel fango». Pianurese doc, padre Claudio descrive il suo quartiere: «è una zona devastata dall’abusivismo edilizio degli anni ’70 e ’80 con forte presenza di immigrati ed ex terremotati. Per gli stranieri provvediamo all’assistenza materiale come la distribuzione degli alimenti. La nostra parrocchia non ha molti spazi e noi offriamo la cripta per le loro feste e gli incontri perché siamo pronti alla com-prensione, all’accoglienza fraterna, all’amicizia. In caso di emergenza, come in seguito ad alcuni sgomberi che hanno avuto una eco nazionale, abbiamo messo a disposizione i nostri locali per dormire. Abbiamo affrontato anche l’ostilità delle autorità perché ci dicevano che erano in tanti con un solo bagno; ma è meglio un solo bagno per qualche decina di persone o nessun bagno e dormire in mezzo ai topi? Devo dire che qui ho incontrato anche tanti italiani ostili nei confronti degli immigrati. Ma noi abbiamo il dovere di guardare oltre la politica e l’opportunismo: dobbiamo guardare solo al Vangelo». Ma Pianura è anche un quartiere generoso e il parroco racconta

tanti episodi di solidarietà. «Una domenica ho chiesto l’aiuto dei fedeli per avere coperte da dare ai nostri fratelli stranieri per l’inverno. Dopo pochi giorni non avevo più spazio dove metterle. Poi abbiamo la nostra Caritas parrocchiale che interagisce con la Caritas diocesana, in una modalità ope-rativa ormai consolidata nella nostra diocesi di Pozzuoli, per cui le comunità parrocchiali si attivano per risolvere in maniera autonoma gli interventi di assistenza verso i bisognosi e si chiede il sostegno dei fondi otto per mille destinati alla voce carità nei casi di maggiore necessità, che purtroppo sono sempre più frequenti, soprattutto considerando l'aumento delle situazioni di disagio che si stanno verificando in tante famiglie che prima riuscivano a raggiungere la fine del mese e ora si avvicinano alla soglia dell'indi-genza». Tante le attività destinate ai più piccoli in una parrocchia che costituisce un’opera segno. «I giovani – conclude il padre Claudio - cercano la spiritualità oltre che all’aggregazione con i corsi di musica e disegno. E non dimentichiamo mai i nostri po-veri, perché Pianura è un quartie-re con molte famiglie bisognose. “Dare anche poco, ma dare sem-pre. Nessuno vada via da te senza nemmeno un sorriso”, come di-ceva Don Giustino».

L’antica parrocchia di santa Maria delle Grazie è punto di riferimento nel centro storico anche per tante persone di passaggio

C’è una chiesa nel cuore di PozzuoliIl parroco: «Paradossalmente questa zona di notte è un ghetto. Ma noi ripartiremo dai volontari»

Nel cuore di Pozzuoli, ac-cogliendo fedeli di ogni

parte. È la nuova sfida per una parrocchia antica: santa Maria della Grazie. Successore mon-signor don Pietro Matarese, storico sacerdote puteolano scomparso pochi mesi fa, è don Antonio Russo. Puteolano, don Tonino, ha svolto il suo mini-stero sacerdotale nella chiesa di san Michele Arcangelo a Toia-no, tra i fedeli che conservano le antiche tradizioni puteolane

e che, negli anni ’70, furono costretti a trasferirsi dal centro nel nuovo quartiere. «Sono cir-ca mille e cinquecento i fedeli della parrocchia di santa Maria – dice il nuovo parroco – an-che se a primo impatto possia-mo pensare che siano molti di più. Perché ci sono tanti palazzi e case. Ma si tratta di uffici o locali adibiti ad attività com-merciali; i residenti sono pochi. I puteolani d’origine non sono moltissimi; sono andati via con

le due crisi bradisismiche. Mol-ti abitanti sono napoletani che hanno acquistato la casa in un luogo bellissimo». Don Tonino – che è anche vi-cario della forania Pozzuoli 1 – si è insediato ufficialmente il 12 settembre con una celebra-zione presieduta dal vescovo, monsignor Gennaro Pascarella. Non è lì da molto, quindi, ma il tempo sufficiente per iniziare a conoscere la parrocchia. Vi-cario parrocchiale è don Marco Montella. «Il primo obiettivo che ci siamo dati – dice don Tonino - è consolidare ed al-largare il gruppo dei volonta-ri della parrocchia. Ci siamo detti che la nostra attenzione non deve restare solo nella sfera pastorale, ma dobbiamo anche guardare quanto accade nel territorio circostante. I di-sagi sono tanti. Non ci sono parcheggi, in questo periodo molte strade sono chiuse per lavori, ma soprattutto non c’è vivibilità. La notte ci sono epi-sodi di violenza e non c’è nes-sun tipo di sorveglianza». E la chiesa-madre di Pozzuoli, che

negli anni ’80 ospitò anche la curia diocesana, sgomberata dal palazzo vescovile del Rione Terra, deve affrontare situazio-ni nuove. «La nostra – spiega don Toni-no – è anche, ma non solo, una parrocchia di passaggio; acco-gliamo anche tanti fedeli che arrivano da lontano. Il sabato e la domenica sera vengono dalla provincia di Caserta, di Bene-vento e ovviamente da Napoli; persone che amano Pozzuoli e partecipano alla celebrazione eucaristica. Allo stesso modo, la chiesa è un riferimento per coloro che attendono l’imbar-co per le isole: c’è chi prega da solo, chi partecipa alla messa e chi chiede la confessione». La chiesa di santa Maria è anche un luogo visitato dai turisti. Molti partecipano all’itinerario paolino proposto dall’associa-zione Nemea. Molti sacerdoti, suore, gruppi parrocchiali che vogliono conoscere il porto dove approdò l’Apostolo delle Genti vengono qui, chiedono spazi per pregare in gruppo, celebrare. Molto è il lavoro da

fare. La domenica vengono ce-lebrate quattro messe. Intanto don Tonino è già intervenuto per rendere più accogliente la parrocchia: nuova e maggiore illuminazione nella navata e una nuovissima sagrestia. Don Tonino è anche amministratore parrocchiale della vicina chiesa di sant’Antonio, aperta ogni martedì mattina dalle 8,30 per le confessioni e a seguire per la recita del rosario e alle dieci per la santa Messa.

Ciro Biondi

Foto di Paola Visone

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Doniamo con amore la nostra Offerta.

Perché offro per i sacerdoti: parlano i donatori italiani.

Domande e risposte sulle Offerte

per i nostri sacerdotiChi può donare l’Offerta per i sacerdoti?Ognuno di noi. Da solo o in gruppo: per esempio, infamiglia o a nome di un gruppo parrocchiale.Come posso donare?CON CONTO CORRENTE POSTALE n.57803009 inte-stato a “Istituto centrale sostentamento clero -Erogazioni liberali, via Aurelia 796 - 00165 Roma”.IN BANCA con uno degli 8 conti correnti bancari dedi-cati alle Offerte. La lista è su www.offertesacerdoti.it,nella sezione “Le Offerte – Bonifico bancario”.CON UN’OFFERTA DIRETTA donata direttamentepresso la sede dell’istituto diocesano sostentamen-to clero della tua diocesi. La lista degli IDSC è suwww.offertesacerdoti.it, nella sezione “Le Offerte – IDSC”.CON CARTA DI CREDITO telefonandoal numero verde di CartaSi 800-825000 oppure conuna donazione on line su www.offertesacerdoti.itDove vanno le Offerte e a chi sono destinate?Le Offerte vanno all’Istituto centrale sostentamentoclero di Roma. Che le ridistribuisce equamente tra i circa38 mila preti diocesani. Assicura così una remunerazionemensile dignitosa: da 883 euro netti al mese per unsacerdote appena ordinato, fino a 1.376 euro per unvescovo ai limiti della pensione. Le Offerte sostengonoanche circa 3 mila preti ormai anziani o malati, dopo unavita intera a servizio del Vangelo e del prossimo. E rag-giungono anche 600 missionari nel Terzo mondo.Perché ogni parrocchia non provvede da sola alsuo prete?L’Offerta è nata come strumento fraterno tra le par-rocchie, per dare alle comunità più piccole gli stessimezzi di quelle più popolose. Dal 1984 ha sostituito lacongrua statale. Vuol dire che oggi i sacerdoti si affi-dano a noi fedeli per il loro sostentamento. Senzaalcun automatismo. Ma con una libera Offerta dariconfermare ogni anno o più volte l’anno. Una scelta di vita importante per ogni cristiano, chia-mato anche per gli aspetti economici alla corresponsa-bilità, nel grande disegno della “Chiesa-comunione”tracciato dal Concilio Vaticano II.Che differenza c’è tra Offerte per i sacerdoti el’obolo raccolto durante la Messa?Ogni parrocchia dà il suo contributo al suo parroco. Èprevisto infatti che ogni sacerdote possa tratteneredalla cassa parrocchiale una piccola cifra (quota capita-ria) per il suo sostentamento. È pari a 0,0723 euro (circa140 vecchie lire) al mese per abitante. E nella maggiorparte delle parrocchie italiane, al di sotto dei 5.000 abi-tanti, ai parroci mancherebbe il necessario. Le Offertevengono allora in aiuto alla quota capitaria, e sono undono significativo perché vi concorrono tutte le circa 25mila comunità del nostro Paese.Perché donare l’Offerta se c’è l’8xmille?Offerte per i sacerdoti e 8xmille sono nati insieme. Nel1984, con l’applicazione degli accordi di revisione delConcordato. L’8xmille oggi è uno strumento ben noto, enon costa nulla in più ai fedeli. Le Offerte invece sono unpasso ulteriore nella partecipazione alla missione dellaChiesa: comportano un piccolo esborso in più ma indica-no una scelta di vita ecclesiale. Tuttora l’Offerta coprecirca il 10% del fabbisogno, e dunque l’8xmille è ancoradeterminante per remunerare i sacerdoti. Ma vale lapena far conoscere le Offerte per il senso di questodono nella Chiesa.

Perché si chiamano anche “Offerte deducibili”?Perché si possono dedurre dal reddito imponibilenella dichiarazione dei redditi fino a un massimo di1.032,91 euro l’anno.

“La mia Offerta è una goccia in mezzo al mare. Ma è pienadi affetto per i nostri preti. Offro perché non riesco a senti-re le voci di quanti chiedono aiuto in cerca di qualcuno chetenda loro la mano. E ringrazio i sacerdoti, persone spe-ciali, che tendono loro questa mano e aiutano tanti a risol-levarsi. Loro ci ricordano che - come ha detto Gesù - in ognipovero, in ogni sofferente c’è il Suo volto.”

Franca C. - Collegno (Torino)

“Faccio la mia Offerta nel ricordo di don Giovanni, unsacerdote che è stato vicino alla nostra famiglia tutta lavita. L’avevamo conosciuto durante un pellegrinaggio inTerra Santa. Anche se non c’è più, lo sento sempre vicino anoi, ora che è parte viva del Cielo che ci ha svelato.”

Luciana B.

“Ho iniziato a donare per i sacerdoti perché faccio parte diuna comunità che si autosovvenziona. Non potevo assolve-re le mie responsabilità solo con l’Offerta domenicale. Unaspinta in più l’ho ricevuta dai miei parenti emigrati negliStati Uniti, che con l’autotassazione mantengono le loroparrocchie: mi hanno fatto capire che è nostra e non d’altrila responsabilità del sostentamento dei sacerdoti. Perciòdono con grande gioia quel poco che posso.”

Vincenzo V. - Scafati (Salerno)

“Ci tengo a donare per i nostri sacerdoti per ringraziarlidella mia crescita spirituale. Non sempre nel corso dellamia vita ho potuto aiutare la Chiesa facendo volontariato.Con l’Offerta so che dono a chi fa del bene, a chi raggiun-ge i poveri. E spero che i miei piccoli contributi possanofare molto ugualmente.”

Marcello A. - Modena

“Li sostengo per la fede ritrovata. Dopo anni vissuti lontanoda Dio, sono rimasta colpita dalla morte di Giovanni Paolo II.E poi ho cominciato ad ascoltare con più attenzione anche gliAngelus di Benedetto XVI. All’inizio per curiosità, poi conemozioni sempre più profonde. Allora il Signore mi ha offertola sua misericordia e la gioia dei sacramenti ritrovati. Perquesto dò con gioia il mio modesto contributo. Grazie all’aiu-to del sacerdote cui mi sono rivolta, quest’anno ho compresoveramente il significato del Santo Natale e l’ho vissuto congioia e continuo a viverlo.”

Pieraugusta S.

“Siamo due sposi pensionati, e doniamo perché il contribu-to va al nostro parroco e a tutti i sacerdoti. Il nostro prete èdinamico e le sue scelte sono state una scuola di carità.Deve badare a due parrocchie, ma si dedica alle omelie,sempre belle, e sappiamo che fa visita agli ammalati.Doniamo perché i sacerdoti sanno fare cose meritevolianche con piccole Offerte. E così ogni anno immancabil-mente mandiamo quello che possiamo.”

Lettera firmata

“Potrei raccontare per ore dell’importanza fondamentaleche ha avuto il sacerdote amico della nostra famiglia con lasua illuminata presenza. Dico solo che è davvero stato ed èun dono del Signore.”

Costantino - Castelsardo (Sassari)

“Mi pare giusto che i cristiani sostengano i propri sacerdoti,perché siamo tutti membra dello stesso corpo, che è la Chiesa.Per i nostri sacerdoti - quando è possibile - non basta gettarequalche monetina durante la messa. E così provvedo volentie-ri con un po’ di più. In oltre 70 anni di vita dai preti ho rice-vuto tanto. Mi pare giusta un’Offerta fissa, non occasionale.”

Sergio S. - Belluno

“Dono con gioia a favore di coloro che in ogni occasionemi sono vicini.”

Tullio M. - Nettuno (Roma)

“Dono per i sacerdoti perché hanno lasciato tutto per ilVangelo e per noi. Per questo provvedo volentieri, secondole mie possibilità, alla remunerazione dei nostri preti dioce-sani, che sono il tramite tra la nostra (e anche la loro) fra-gilità umana e la grandezza incommensurabile di Dio.”

Maurizio D.“Perché i sacerdoti danno risposte alla nostra sete di cono-scenza e rendono ragione della speranza che viviamo.”

Piergiorgio C.

“Un servizio alla gioia”. Così Papa Benedetto XVI hadefinito la missione dei sacerdoti. Pochi sanno che ilclero diocesano, dal nostro parroco a quello di unacomunità più piccola o lontana, è affidato ai fedelistessi. Con un’Offerta, ogni cristiano può accompa-gnarli nella missione.La Giornata del 21 novem-bre è dedicata all’Offertaper tutti i sacerdoti. È ungrazie a chi ha dedicato lasua vita al Vangelo e alservizio del prossimo. LeOfferte per i sacerdotisono diverse dalla questuadomenicale. E contribui-scono ad assicurare ilnecessario a tutti i pretidiocesani in Italia. Dai gio-vani sacerdoti al primoincarico, a parroci d’espe-rienza, fino ai preti ormai

anziani o malati, che dopo una vita spesa per l’an-nuncio della Parola e per gli altri, non possono piùfare la loro parte. E raggiunge anche circa 600 mis-sionari inviati nel Terzo mondo.Dovunque è annunciato il Vangelo, si celebrano i sacra-

menti e si realizzano pro gettidi carità, le Offerte sosten-gono l’opera di ogni sacerdo-te diocesano. Sono il se gnodella fraternità verso i pre-sbiteri, amici lungo tutta lanostra vita. Per il sostenta-mento si affidano alla liberadonazione dei fedeli, comenelle comunità cristiane delleorigini, e non più alla congruastatale.Doniamo con amore la nostraOfferta. E per chi vuole, ildono può essere ripetutodurante l’anno.

Un’Offerta per tutti i sacerdoti: un grande segno di appartenenza

Perché si diventa offerenti? Perché si sceglie di donare un’Offerta per il sostentamento del clero, di qualunqueimporto, una o più volte l’anno? Lo abbiamo chiesto ai circa 134 mila fedeli italiani che donano per il sosten-tamento dei sacerdoti. E attraverso le pagine del trimestrale “Sovvenire” loro hanno risposto così:

Doniamo con amore la nostra Offerta.

Perché offro per i sacerdoti: parlano i donatori italiani.

Domande e risposte sulle Offerte

per i nostri sacerdotiChi può donare l’Offerta per i sacerdoti?Ognuno di noi. Da solo o in gruppo: per esempio, infamiglia o a nome di un gruppo parrocchiale.Come posso donare?CON CONTO CORRENTE POSTALE n.57803009 inte-stato a “Istituto centrale sostentamento clero -Erogazioni liberali, via Aurelia 796 - 00165 Roma”.IN BANCA con uno degli 8 conti correnti bancari dedi-cati alle Offerte. La lista è su www.offertesacerdoti.it,nella sezione “Le Offerte – Bonifico bancario”.CON UN’OFFERTA DIRETTA donata direttamentepresso la sede dell’istituto diocesano sostentamen-to clero della tua diocesi. La lista degli IDSC è suwww.offertesacerdoti.it, nella sezione “Le Offerte – IDSC”.CON CARTA DI CREDITO telefonandoal numero verde di CartaSi 800-825000 oppure conuna donazione on line su www.offertesacerdoti.itDove vanno le Offerte e a chi sono destinate?Le Offerte vanno all’Istituto centrale sostentamentoclero di Roma. Che le ridistribuisce equamente tra i circa38 mila preti diocesani. Assicura così una remunerazionemensile dignitosa: da 883 euro netti al mese per unsacerdote appena ordinato, fino a 1.376 euro per unvescovo ai limiti della pensione. Le Offerte sostengonoanche circa 3 mila preti ormai anziani o malati, dopo unavita intera a servizio del Vangelo e del prossimo. E rag-giungono anche 600 missionari nel Terzo mondo.Perché ogni parrocchia non provvede da sola alsuo prete?L’Offerta è nata come strumento fraterno tra le par-rocchie, per dare alle comunità più piccole gli stessimezzi di quelle più popolose. Dal 1984 ha sostituito lacongrua statale. Vuol dire che oggi i sacerdoti si affi-dano a noi fedeli per il loro sostentamento. Senzaalcun automatismo. Ma con una libera Offerta dariconfermare ogni anno o più volte l’anno. Una scelta di vita importante per ogni cristiano, chia-mato anche per gli aspetti economici alla corresponsa-bilità, nel grande disegno della “Chiesa-comunione”tracciato dal Concilio Vaticano II.Che differenza c’è tra Offerte per i sacerdoti el’obolo raccolto durante la Messa?Ogni parrocchia dà il suo contributo al suo parroco. Èprevisto infatti che ogni sacerdote possa tratteneredalla cassa parrocchiale una piccola cifra (quota capita-ria) per il suo sostentamento. È pari a 0,0723 euro (circa140 vecchie lire) al mese per abitante. E nella maggiorparte delle parrocchie italiane, al di sotto dei 5.000 abi-tanti, ai parroci mancherebbe il necessario. Le Offertevengono allora in aiuto alla quota capitaria, e sono undono significativo perché vi concorrono tutte le circa 25mila comunità del nostro Paese.Perché donare l’Offerta se c’è l’8xmille?Offerte per i sacerdoti e 8xmille sono nati insieme. Nel1984, con l’applicazione degli accordi di revisione delConcordato. L’8xmille oggi è uno strumento ben noto, enon costa nulla in più ai fedeli. Le Offerte invece sono unpasso ulteriore nella partecipazione alla missione dellaChiesa: comportano un piccolo esborso in più ma indica-no una scelta di vita ecclesiale. Tuttora l’Offerta coprecirca il 10% del fabbisogno, e dunque l’8xmille è ancoradeterminante per remunerare i sacerdoti. Ma vale lapena far conoscere le Offerte per il senso di questodono nella Chiesa.

Perché si chiamano anche “Offerte deducibili”?Perché si possono dedurre dal reddito imponibilenella dichiarazione dei redditi fino a un massimo di1.032,91 euro l’anno.

“La mia Offerta è una goccia in mezzo al mare. Ma è pienadi affetto per i nostri preti. Offro perché non riesco a senti-re le voci di quanti chiedono aiuto in cerca di qualcuno chetenda loro la mano. E ringrazio i sacerdoti, persone spe-ciali, che tendono loro questa mano e aiutano tanti a risol-levarsi. Loro ci ricordano che - come ha detto Gesù - in ognipovero, in ogni sofferente c’è il Suo volto.”

Franca C. - Collegno (Torino)

“Faccio la mia Offerta nel ricordo di don Giovanni, unsacerdote che è stato vicino alla nostra famiglia tutta lavita. L’avevamo conosciuto durante un pellegrinaggio inTerra Santa. Anche se non c’è più, lo sento sempre vicino anoi, ora che è parte viva del Cielo che ci ha svelato.”

Luciana B.

“Ho iniziato a donare per i sacerdoti perché faccio parte diuna comunità che si autosovvenziona. Non potevo assolve-re le mie responsabilità solo con l’Offerta domenicale. Unaspinta in più l’ho ricevuta dai miei parenti emigrati negliStati Uniti, che con l’autotassazione mantengono le loroparrocchie: mi hanno fatto capire che è nostra e non d’altrila responsabilità del sostentamento dei sacerdoti. Perciòdono con grande gioia quel poco che posso.”

Vincenzo V. - Scafati (Salerno)

“Ci tengo a donare per i nostri sacerdoti per ringraziarlidella mia crescita spirituale. Non sempre nel corso dellamia vita ho potuto aiutare la Chiesa facendo volontariato.Con l’Offerta so che dono a chi fa del bene, a chi raggiun-ge i poveri. E spero che i miei piccoli contributi possanofare molto ugualmente.”

Marcello A. - Modena

“Li sostengo per la fede ritrovata. Dopo anni vissuti lontanoda Dio, sono rimasta colpita dalla morte di Giovanni Paolo II.E poi ho cominciato ad ascoltare con più attenzione anche gliAngelus di Benedetto XVI. All’inizio per curiosità, poi conemozioni sempre più profonde. Allora il Signore mi ha offertola sua misericordia e la gioia dei sacramenti ritrovati. Perquesto dò con gioia il mio modesto contributo. Grazie all’aiu-to del sacerdote cui mi sono rivolta, quest’anno ho compresoveramente il significato del Santo Natale e l’ho vissuto congioia e continuo a viverlo.”

Pieraugusta S.

“Siamo due sposi pensionati, e doniamo perché il contribu-to va al nostro parroco e a tutti i sacerdoti. Il nostro prete èdinamico e le sue scelte sono state una scuola di carità.Deve badare a due parrocchie, ma si dedica alle omelie,sempre belle, e sappiamo che fa visita agli ammalati.Doniamo perché i sacerdoti sanno fare cose meritevolianche con piccole Offerte. E così ogni anno immancabil-mente mandiamo quello che possiamo.”

Lettera firmata

“Potrei raccontare per ore dell’importanza fondamentaleche ha avuto il sacerdote amico della nostra famiglia con lasua illuminata presenza. Dico solo che è davvero stato ed èun dono del Signore.”

Costantino - Castelsardo (Sassari)

“Mi pare giusto che i cristiani sostengano i propri sacerdoti,perché siamo tutti membra dello stesso corpo, che è la Chiesa.Per i nostri sacerdoti - quando è possibile - non basta gettarequalche monetina durante la messa. E così provvedo volentie-ri con un po’ di più. In oltre 70 anni di vita dai preti ho rice-vuto tanto. Mi pare giusta un’Offerta fissa, non occasionale.”

Sergio S. - Belluno

“Dono con gioia a favore di coloro che in ogni occasionemi sono vicini.”

Tullio M. - Nettuno (Roma)

“Dono per i sacerdoti perché hanno lasciato tutto per ilVangelo e per noi. Per questo provvedo volentieri, secondole mie possibilità, alla remunerazione dei nostri preti dioce-sani, che sono il tramite tra la nostra (e anche la loro) fra-gilità umana e la grandezza incommensurabile di Dio.”

Maurizio D.“Perché i sacerdoti danno risposte alla nostra sete di cono-scenza e rendono ragione della speranza che viviamo.”

Piergiorgio C.

“Un servizio alla gioia”. Così Papa Benedetto XVI hadefinito la missione dei sacerdoti. Pochi sanno che ilclero diocesano, dal nostro parroco a quello di unacomunità più piccola o lontana, è affidato ai fedelistessi. Con un’Offerta, ogni cristiano può accompa-gnarli nella missione.La Giornata del 21 novem-bre è dedicata all’Offertaper tutti i sacerdoti. È ungrazie a chi ha dedicato lasua vita al Vangelo e alservizio del prossimo. LeOfferte per i sacerdotisono diverse dalla questuadomenicale. E contribui-scono ad assicurare ilnecessario a tutti i pretidiocesani in Italia. Dai gio-vani sacerdoti al primoincarico, a parroci d’espe-rienza, fino ai preti ormai

anziani o malati, che dopo una vita spesa per l’an-nuncio della Parola e per gli altri, non possono piùfare la loro parte. E raggiunge anche circa 600 mis-sionari inviati nel Terzo mondo.Dovunque è annunciato il Vangelo, si celebrano i sacra-

menti e si realizzano pro gettidi carità, le Offerte sosten-gono l’opera di ogni sacerdo-te diocesano. Sono il se gnodella fraternità verso i pre-sbiteri, amici lungo tutta lanostra vita. Per il sostenta-mento si affidano alla liberadonazione dei fedeli, comenelle comunità cristiane delleorigini, e non più alla congruastatale.Doniamo con amore la nostraOfferta. E per chi vuole, ildono può essere ripetutodurante l’anno.

Un’Offerta per tutti i sacerdoti: un grande segno di appartenenza

Perché si diventa offerenti? Perché si sceglie di donare un’Offerta per il sostentamento del clero, di qualunqueimporto, una o più volte l’anno? Lo abbiamo chiesto ai circa 134 mila fedeli italiani che donano per il sosten-tamento dei sacerdoti. E attraverso le pagine del trimestrale “Sovvenire” loro hanno risposto così:

OFFERTE CLERO

novembre 2010

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DENTRO LA DIOCESI

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Alla 46ª Settimana Sociale riflessioni sull’Italia di oggi: la politica non pensa al bene comune. Folta delegazione di giovani

Un’agenda di speranza per il futuro Il cardinale Angelo Bagnasco: «La presenza dei cattolici è sale della terra e luce del mondo»

novembre 2010

Dal 14 al 17 ottobre si è tenuta a Reggio Calabria la 46ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, sul

tema: “Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di spe-ranza per il futuro del Paese”. Hanno partecipato, tra gli altri, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, monsignor Arrigo Miglio, presidente del comita-to scientifico per le Settimane Sociali, il professor Luca Diotallevi ed Edoardo Patriarca, rispettivamente vice-presidente e segretario del medesimo comitato, oltre a numerosi vescovi ed esponenti del mondo politico che hanno preso parte ai laboratori. Dopo i messaggi au-gurali del santo Padre e del Presidente della Repubbli-ca Giorgio Napolitano, e i saluti di monsignor Arrigo Miglio, c’è stata la prolusione del cardinale Angelo Ba-gnasco dal titolo “Logos e agape. Intelligenza della fede e trasformazione della società” che ha fatto da guida a tutti i lavori del convegno. In particolare, il presiden-te della Cei ha sottolineato l’importanza della presenza dei cattolici italiani nella realtà sociale come “sale della terra e luce del mondo” (Mt 5,13-14). Sono poi segui-te le relazioni su temi riguardanti la situazione politica, economica e istituzionale nazionale e internazionale, da cui hanno avuto poi origine i laboratori tematici nei quali sono stati coinvolti tutti i delegati partecipanti alla manifestazione. Per la prima volta, alla Settimana Sociale dei Cattolici Italiani ha partecipato una dele-gazione di giovani: circa trecento provenienti da molte diocesi italiane e dal mondo dell’associazionismo cat-tolico. Tra essi anche la rappresentanza della diocesi di Pozzuoli che ha partecipato al laboratorio avente tito-

lo “Completare la transizione istituzionale” presieduto dalla dottoressa Lucia Fronza Crepaz del “Movimento per l’unità - focolari”, ed introdotto dal professor Luca Antonini, docente di diritto costituzionale all’università di Padova. Il professor Antonini ha esposto in maniera molto chiara l’evoluzione politica italiana fino all’attua-le situazione, sottolineando la scomparsa, a seguito del-lo scandalo di Tangentopoli, della cosiddetta continuità istituzionale. Infatti, da alcuni anni si verifica che chi va al governo tende a modificare l’operato del prede-cessore, provocando quella discontinuità che fa perdere di vista la realizzazione del bene comune. I risultati di questo lavoro sono stati raccolti e presentati nella rela-zione finale della dottoressa Crepaz da cui sono emersi vari punti nevralgici per la transizione istituzionale e l’esigenza di un’adeguata formazione di tutti i giovani

cattolici alla realtà politica tramite apposite scuole, per prendere coscienza dell’importanza dell’elettorato diret-to sancito dalla Costituzione, puntare su un federalismo solidale in cui ogni individuo è chiamato a realizzare il bene comune. Il convegno si è poi concluso con la relazione del professor Diotallevi, dalla quale è emersa, in sintesi, l’importanza dell’essersi incontrati, di avere condiviso idee e progetti, di avere risvegliato gli entu-siasmi dei cattolici italiani che, ancora una volta, sono chiamati ad impegnarsi quotidianamente nelle proprie realtà locali e sociali.

Mariana AltieriFrancesco Del Giudice

Ufficio per le celebrazioni liturgiche

Parrocchia s. Michele Arcangelo – Arco Felice

Lunedì 15 novembre (ore 19) Primi Vespri di san Procolo presieduti dal vescovo e rinnovo del mandato ai ministri ausiliari della comunione.

Martedì 16 novembre (ore 10)san Procolo diacono e martire – Patrono della città e della diocesi. santa Messa presieduta da S.E. Rev.ma cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli.

Chiesa Concattedrale – Monterusciello

Sabato 27 novembre (ore 19.30) Primi Vespri presieduti dal vescovo e consegna della Lettera pastorale di Avvento e del calendario diocesano a tutti gli operatori pastorali.

Una forte testimonianza è stata offerta dai giovani coinvolti nel “Progetto Policoro” che hanno partecipa-to alla 46ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani di Reggio Calabria. Il Progetto è stato subito visibile a partire dalla borsa consegnata ai convegnisti, così come è stata consegnata una sacca omaggio con i prodotti tipici della Calabria, frutto del lavoro di imprese e co-operative legate allo stesso progetto; e poi l’esposizione di stand con le stesse concrete attività, la presentazione nelle diverse assemblee tematiche, i racconti di varie esperienze di sviluppo locale. Giovani animatori di Comunità, delegati delle diocesi del sud o della Pasto-rale Giovanile si sono così ritrovati a confrontarsi sui temi dell’intraprendere, educare, includere, slegare e completare la transizione istituzionale. In molti han-no partecipato al primo gruppo sul lavoro e l’impresa, dando voce, con coraggio, alle difficoltà e complessità che riscontra la realtà giovanile nell’intera nazione: non lamentele o polemiche, ma interventi aperti alla costruzione di un dialogo con i più adulti. Don Ma-rio Operti, ideatore del Progetto Policoro nel 1995, diceva «…non esistono formule magiche per cercare lavoro. Occorre investire nelle intelligenze e nel cuore delle persone». C’è bisogno di una fiducia reciproca per creare un mercato del lavoro ampio, accessibile e ac-cogliente, fluido e flessibile, qualificato e qualificante: non si può perdere più tempo e scontrarsi “sui massimi

sistemi”, ma è veramente ora di lavorare, progettare, intraprendere insieme. Monsignor Bregantini ha invi-tato i giovani a non mancare di speranza, a lasciarsi guidare dallo Spirito santo e avere il coraggio di parla-re, di riconoscere o rinnegare i fatti, di sentire prima di tutto che Dio ci ama. Non bastano calcoli economici o denaro per cambiare le cose. Molti hanno ripreso l’im-portanza di conoscere la Dottrina Sociale della Chie-sa, ricchezza e punto di riferimento per i cattolici: il cardinale Bagnasco, riprendendo le parole di Benedetto XVI, ha parlato di “valori non negoziabili”, unitivi e non divisibili per lo sviluppo della società. «L’uomo è sì un individuo – ricorda il cardinale – ma la persona è un individuo in relazione con gli altri». Una rete fat-ta di Chiese locali, gruppi, associazioni e movimenti: «gente che ha passione per il bene comune» sottolinea il sociologo Diotallevi. E il Progetto Policoro lo dimostra: è una rete concreta di speranza.

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Tante risposte per spiegare «cos’è la Chiesa»Ma la fede va “pensata”: parliamone insieme

Si è svolto a settembre, nell’auditorium del Semi-nario di Pozzuoli, il corso di formazione e aggior-namento per gli insegnanti di religione cattolica (IRC). Il tema di quest’anno è stato “Religione a scuola: laboratorio di umanità”.Il professore Pasquale Giustiniani ha tenuto uno degli interventi introduttivi: “Nel grande cantiere dell’educazione all’alterità. L’IRC nella stagione delle riforme scolastiche”. Nella sua relazione Giu-stiniani ha sottolineato le difficoltà dell’educare, che oggi sembrano diventate ancora più evidenti: «Una grande sfida educativa coinvolge genitori e insegnanti, un’opportunità che richiede interventi straordinari. I giovani e i ragazzi, oggi più che mai, domandano ragioni valide e coinvolgenti per vivere e per sperare. Hanno bisogno di scoprire mete e tra-guardi per cui valga la pena giocare la propria vita».Sul tema dell’intercultura e dell’interreligiosità è stato proposto un lavoro di rete tra scuola e enti pubblici, per i processi d’integrazione e inserimen-to: “È importante fare progetti unendo diverse forze educative con interventi mirati a creare nei giovani apertura e impegno alla mondialità”. «La sfida dei cristiani - afferma ancora Giustinia-ni - dovrebbe orientarsi verso il post-moderno e, in riferimento alla diagnosi sulla modernità Benedetto XVI ha sottolineato: “Con la modernità abbiamo

fatto la grande scelta della tecnica, dell’economia come scienza avanzata e della finanza ma abbiamo anche tutto il peso della modernità” (Spe salvi n.22). L’universo scolastico è coinvolto da logiche di “tagli” e del “risparmio”, contro ogni logica di condivisione, propria dei credenti». E sulla dimensione missiona-ria di questo impegno si è soffermato più volte il vescovo, monsignor Gennaro Pascarella, quando ha sottolineato che “la scuola è luogo particolare dove annunciare e testimoniare il Vangelo e l’insegna-mento della religione è una opportunità unica. Gli orientamenti per la Chiesa, nei prossimi dieci anni, saranno orientati proprio sulla sfida educativa e la scuola è il luogo fondamentale dove essa si attua”.Il professore Ernesto Della Corte si è soffermato sul tema dell’inculturazione, affermando che «L’altro siamo noi, l’alterità è sicuramente la più grossa domanda d’identità. L’altro è fonte di ricchezza e occasione di crescita, quando nella reciproca accet-tazione, si accoglie e si promuove il dialogo e la co-munione». La professoressa Amelia Giustiniani ha tenuto un intervento su “L’Irc dentro le indicazioni ministe-riali”: la riforma è stata delineata in tutto il suo percorso e in particolare è stato presentato l’insegna-mento della religione cattolica nella scuola riforma-ta.

Il professor Ernesto Soccavo ha trattato la collocazio-ne giuridica dell’insegnante di religione cattolica, i diritti e i doveri nelle nuove normative della scuola.Le attività laboratoriali, infine, hanno consentito un maggior confronto e approfondimento.Il corso di formazione è stato guidato e coordinato dal direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale scolastica, don Salvatore Scalpellino, il quale duran-te gli incontri ha ribadito l’importanza dell’impegno educativo e della testimonianza autentica e credibile nello svolgimento responsabile del proprio ruolo.

Religione a scuola per conoscere l’umanità

novembre 2010

La domanda sembra bana-le, persino ridicola, dalla

risposta ovvia. Ma ai lettori di Segni dei Tempi chiedo di fare uno sforzo, di non dare nul-la per scontato (anche perché veramente non lo è). Ed allo-ra, la pongo lo stesso: cos’è la Chiesa? Mi sembra già di per-cepire il brusio, il mormorio, la reazione quasi scandalizzata di chi dice: «Ma come, don Pino, vuoi che non sappiamo cosa sia la Chiesa?». Però… però, siamo davvero sicuri di saperlo? A me non sembra tutto così chiaro e semplice. Certo, se ponessi la domanda a un giornalista famoso, uno come Corrado Augias, mi ri-sponderebbe probabilmente

che è quell’istituzione detta anche Vaticano, con a capo il Papa e i Cardinali, e che è diffusa in tutto il mondo. E ci tirerebbe dentro i “segreti del Palazzo”, le Crociate, l’Opus Dei, e la nuova chiesa di Pa-dre Pio a San Giovanni Ro-tondo... Se invece lo chiedessi ad un agnostico, per inten-derci un tipo alla Piergiorgio Oddifreddi, per il quale i cri-stiani sono meno che cretini, la Chiesa è quell’entità mi-steriosa e oscura, tenebrosa, che persegue il solo scopo di mantenere gli uomini nell’i-gnoranza e nella minorità mentale; e che, per fare que-sto, ha compiuto e compie atti innominabili, come la fal-

sificazione della storia passata, la negazione della razionalità scientifica, la proibizione ide-ologica di ciò che invece oggi le scoperte scientifiche per-mettono. Un giovane non battezzato, e che si dice non credente, mi risponde tagliando corto: non so cos’è la Chiesa, mi dice, ma so che deve essere eliminata perché, come tutte le religioni organizzate, vuole affermare solo se stessa, e dunque è cau-sa di guerre e di violenza nel mondo. E mi cita, oltre alle onnipresenti Crociate (ma sono poi state davvero così negative? A me, non pare…), le guerre di religione dell’età moderna e tutti i conflitti in

Europa, fino all’attentato del-le Torri Gemelle e alla guerra in Afghanistan e in Iraq. Se infine chiedessi cos’è la Chie-sa ad un cristiano ”normale” (della domenica, come si suol dire), la risposta suonerebbe probabilmente piuttosto vaga, intrisa di precetti e divieti, di sensi di colpa, di fede accetta-ta supinamente o per abitudi-ne sociale, ma che non incide sulla vita di tutti i giorni («la fede è bella, ma la vita concre-ta è un’altra cosa»). Queste, sono solo alcune tra le più comuni tipologie di risposta, quelle che mi sono sentito rivolgere in ambienti anche molto diversi tra loro; ma, come si vede, alla fine

non è affatto chiaro cosa sia davvero la Chiesa. In realtà, è vero quello che oggi molti sottolineano: in mezzo a tan-te voci, che spesso in modo interessato aumentano solo la confusione (e non certo la chiarezza), noi cristiani cor-riamo il rischio di perdere il senso dell’essenziale. Così, non sappiamo più riconoscere la Chiesa, come nasca, perché è importante che si diffonda (la “missione”). Nei prossimi mesi, in un tentativo di “pen-sare la fede” (come ci chiede di fare Papa Benedetto), cer-cheremo insieme di capire quale possa essere la risposta a questi interrogativi.

Pino Natale

DENTRO LA DIOCESI

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Puoi trovare il giornale in distribuzione gratuita:

• edicola corso Umberto I a Pozzuoli (altezza Tamoil e zona Gerolomini)

• edicola viale dell’Europa unita al Rione Toiano (sotto il monte)

• edicola via Consalvo 99/D a Fuorigrotta

• edicola Ines, Via Marotta a Monterusciello

• bar "Primavera", giardinetti di via Carmine a Pozzuoli

• Farmacia Flegrea dr.ssa Stabile, viale Campi Flegrei, 11 a Bagnoli

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DENTRO LA DIOCESI

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La testimonianza di un seminarista che con il movimento “Missio Giovani” ha conosciuto gioie e dolori di una parrocchia africana

La semplicità che non conosciamo piùIl ritorno in Italia con tanta nostalgia ma anche tanta consapevolezza dei veri valori della vita

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(segue dalla prima pagina)

Con la loro immensa purezza e con quegli occhi lucenti,

quei bambini hanno fatto crolla-re le mie impalcature mentali e i miei timori. Il loro avvicinarsi con naturalezza e senza paure, è stata la scintilla che ha creato una confidenza istantanea. Infat-ti uno di loro si è avvicinato con una palla fatta di buste di plastica e con semplicità abbiamo gioca-to insieme. E mentre si faceva ciò, mi guardavo intorno e non potevo non notare i loro sorrisi, i loro occhi, il loro amore. Si era creato un cielo di gioia. Il mio cuore lì vibrava continuamente, come non mai. Oggi, a distanza di tanti giorni, ne sento ancora

gli effetti. Un altro bel momento è stato quando facevamo varie forme con i palloncini (cani, fio-ri, cuori etc.). All’inizio avevamo intorno cinque bambini, dopo un minuto erano un numero indefinito. Sembrava quasi che il vento sussurrasse come una voce alle loro orecchie l’evento ina-spettato e che non potevano la-sciarsi sfuggire. Anche quei mo-menti sono stati di una ricchezza inestimabile. E mi dicevo: «In Italia fare un cane o un fiore col palloncino che valore ha?». Nello stesso istante mi rendevo conto di quanto invece fosse importan-te per loro una cosa per noi così insignificante, e forse scontata. È stato incisivo anche sperimentare l’accoglienza nei loro villaggi. In-

fatti l’essere accolti, con profonda accortezza, nelle loro capanne di paglia e fango, mi ha obbligato a guardare all’essenzialità della vita che la nostra società non cono-sce più. Anche il dover mangiare con le mani, accompagnando la varietà dei loro cibi con la “nsci-ma”, cioè una polenta di mais che pestano con delle pietre e che poi lavorano con le loro stesse mani, ha significato per me met-termi in gioco e smontare così tutte le mie abitudini e certezze. È vero che quando i bambini in particolare ci vedevano cammi-nare per le loro strade polverose, piene di buche e senza asfalto, ci chiamavano, dicendo: “Musun-gu! Musungu!” (cioè bianchi), ma quello era il modo per attira-

re l’attenzione ed essere salutati. Inoltre partecipare alle loro ce-lebrazioni eucaristiche, ricche di balli e canti polifonici, mi ha fat-to riscoprire e sperimentare una fede genuina, autentica, vissuta. È stato bello vedere la processio-ne per la presentazione dei doni. Era un vero e proprio ballo. Tan-te persone in fila che danzavano al suono dei tamburi e che por-tavano come offerte non solo il pane, il vino e l’acqua, ma anche patate, capre, galline, succhi di frutta, carta igienica, grano, soldi e tanto altro. Mi guardavo intor-no e mi dicevo: «Quanto vorrei che nella nostra società ci fosse questo clima di gioia e di sem-plicità». Tornato in Italia, ecco in me il primo impatto: rimettere i piedi sull’asfalto. Può sembrare una banalità, ma lì i miei piedi era-no sempre pieni di polvere, fin quando non ho deciso di cam-minare come i bambini, cioè scalzo, poiché l’unico asfalto pre-sente lì in Zambia, a tratti e an-che pieno di buche, è quello che collega le grandi città. Posso oggi dire che l’Africa vivrà sempre dentro di me. È stata l’esperienza che mi ha coinvolto totalmen-

te, che ha demolito tante mie certezze e schemi inutili e senza senso. Se mi guardo dentro sento che molto è cambiato. I nostri accompagnatori parlavano di un mal d’Africa. Ma inizialmente ero scettico e mi dicevo: «Perché mai dovrebbe mancarmi l’Afri-ca? È un viaggio come un altro!». Eppure mi manca. Sto vivendo oggi i miei giorni accompagnan-doli con i ricordi di quel tempo. Non posso più farne a meno, la mente vola continuamente in quei luoghi, non c’è istante che io non ripensi a Chirundu, il vil-laggio dove sono stato ospitato da don Michele, prete diocesano di 45 anni che è lì da 9 anni. Ho passato con lui tutti i giorni, visi-tando i villaggi lontani dalla sua parrocchia anche 50 chilometri. Oggi percepisco ciò che mi è in-torno con occhi diversi e spesso mi capita di fare il confronto. Mi auguro che questa esperienza mi cambi ancora, che mi faccia gustare sempre più la gioia del-la vita, per poter vivere in modo essenziale e semplice ciò che Dio mi dona ogni giorno. Grazie Africa, per l’Amore che mi hai donato.

Vitale Luongo

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DENTRO LA DIOCESI

10novembre 2010

Maratona di lettura del Vangelo se-condo Matteo. È la “Notte Bianca” di Quarto, evento organizzato dalla parrocchia Gesù Divino Maestro che si svolgerà venerdì 19 novembre. “La Parola nella notte” è il titolo di questa terza edizione. «L’iniziativa – spiega don Gennaro Guardascione - nasce con l’intento di lanciare un messaggio di speranza e condivisione della fede in Cristo». L’idea della Notte Bianca religiosa viene dalle parole che Giovanni Paolo II dedicò ai giovani: «In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; … è Lui che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per miglio-rare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna. …Non abbiate paura di affidarvi a Lui. Egli vi gui-derà, vi darà la forza di seguirlo ogni giorno e in ogni situazione». L’evento inizierà alle ore 21 con la celebrazione

eucaristica presieduta da don Genny e si svolgerà tutta la notte fino alle ore 8 di sabato 20 con un programma fatto di preghiera, adorazione eucaristica, riflessione individuale e di gruppo; tutti momenti che vedranno il coin-volgimento dei gruppi parrocchiali. Nella notte si alterneranno cinquan-tasei lettori, chiamati a leggere di continuo il Vangelo secondo Matteo e gli Atti degli Apostoli. Due i punti in cui si svolgerà l’evento: la chiesa dove si potrà ascoltare e la “Tenda” all’in-terno della quale si potrà sostare in adorazione ai piedi di Gesù Eucare-stia. La preparazione all’evento “La Parola nella Notte” è già partita a fine ottobre e prevede la scelta di lettori che si alterneranno nella proclamazione della Parola e di dieci musicisti che potranno eseguire i canti dopo ogni sei capitoli del Vangelo. Sul sito della Par-rocchia Gesù Divino Maestro (www.divinmaestro.it) è possibile proporsi per la lettura dei capitoli e per l’esecu-zione dei brani musicali compilando l’apposito form.

Ecco la “Notte Bianca” di QuartoLa Parola di Gesù per i giovani alla parrocchia del Divino Maestro

Tutte le iniziative della Pastorale GiovanileL'accoglienza è nel segno dell’Anno PaolinoTutto pronto per il

nuovo anno pastora-le 2010/2011 organizzato dall’Ufficio per la Pastorale Giovanile della diocesi di Poz-zuoli. Una programmazione ricca di eventi, tutti incentrati sull’Anno Paolino diocesano, a cui anche i giovani della nostra diocesi sono chiamati a partecipare. Sarà proprio il nostro vescovo, monsignor Pascarella a darne ufficialmen-te il via, con una meditazione sull’Avvento, giovedì 9 di-cembre, alle ore 19.30, nella parrocchia san Gioacchino a Bacoli. Nell’occasione verranno il-lustrate tutte le iniziative già definite, in particolare i due grandi appuntamenti che ca-ratterizzano ormai da anni il percorso della pastorale gio-vanile, che sono la Via Cru-cis dei Giovani (che si terrà domenica 11 aprile 2011 alle ore 17, tra il lungomare sandro Pertini e la Piazza a Mare di Pozzuoli), e la Gior-nata Diocesana dei Giovani (che sarà celebrata sempre

sul lungomare di Pozzuoli, nella serata di sabato 5 giu-gno 2011). Quest’evento, in particolare, sarà anche una festa dell’accoglienza, perché i giovani della nostra diocesi ospiteranno per una settima-

na i giovani delle tre diocesi paoline toccate da san Paolo prima di giungere a Pozzuo-li, ovvero Malta, Siracusa e Reggio Calabria. Anch’essi troveranno una comunità che li accoglie, proprio come ac-cadde a san Paolo 1950 anni fa in occasione del suo appro-do a Pozzuoli. Sarà, questa,

l’occasione per fare conoscere le bellezze archeologiche, cul-turali e paesaggistiche della nostra terra, l’impegno della nostra diocesi nelle opere so-ciali e di carità (tra le quali il Centro “san Marco”, l’impe-

gno con i reclusi di Nisida e della casa circondariale fem-minile di Pozzuoli e altre atti-vità), oltre a ravvivare quello spirito di accoglienza che da sempre ha contraddistinto quest’antica comunità. Sul fronte della formazione de-gli animatori di gruppi gio-vanili, l’Ufficio propone nei

mesi di gennaio e febbraio un ciclo di incontri sul tema "Educare all’affettività e alla sessualità" in collaborazione con l’Ufficio per la Pastorale Familiare ed il Centro dioce-sano vocazioni, mentre i gio-

vani di “Sentinelle del matti-no” proseguiranno nella loro missione di evangelizzazione di strada, coinvolgendo gio-vani di altre comunità nella ormai collaudata e positiva esperienza di "Una luce nel-la notte". Il Vescovo, anche quest’anno, incontrerà poi tutti i giovani candidati a

ricevere il sacramento della Confermazione durante i vari appuntamenti foraniali di Cresimandinsieme. Si stima, inoltre, che circa 500 giovani della nostra diocesi parteci-peranno alla Giornata Mon-diale della Gioventù 2011 a Madrid. Anche per quest’e-vento, l’Ufficio per la pasto-rale giovanile ha già definito ogni particolare dell’intero viaggio: dal’11 al 15 agosto ci sarà il gemellaggio con la diocesi di Barcellona, dal 15 al 21 agosto tutti a Madrid con il santo Padre per le cele-brazioni della GMG, e dal 22 al 24 agosto monsignor Pa-scarella presiederà a Lourdes il pellegrinaggio dei giovani della diocesi di Pozzuoli di ritorno dalla Spagna. Infine, il 10 settembre 2011 sarà realizzata un’intera gior-nata di ritiro con il vescovo, durante la quale ognuno avrà la possibilità di condividere le proprie esperienze e suggerire proposte per l’anno pastorale successivo.

Angelo Volpe

Partecipanti al corso base “Sentinelle del mattino” realizzato lo scorso anno

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IDEE E PROGETTI

Nell’area flegrea associazioni impegnate nella tutela dell’individuo. Tra i temi: il carcere e l’abolizione della pena di morte

Ci sono anche i Campi dei diritti umaniAmnesty International proporrà una giornata dedicata al confronto nel parco giochi di Edenlandia

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novembre 2010

Di solito quando si parla di as-sociazionismo nei quartieri di

periferia, soprattutto in un’area come la Napoli delle mille problematiche sociali, si pensa subito alla lotta alla camorra, alla microcriminalità gio-vanile, al degrado territoriale. Non sempre si pensa, però, ai grandi temi di respiro più internazionale, come ad esempio i diritti umani. Ed inve-ce, anche nel territorio flegreo ci sono persone di tutte le età che dedicano tempo ed energie alla tutela dei dirit-ti fondamentali. Un’associazione fra tutte, Amnesty International – Se-zione Italiana, si sta impegnando da tempo nella Casa Circondariale di Pozzuoli con il progetto "Comunica-

re dentro": una serie d’incontri con le operatrici carcerarie per informarle sulle norme e sui fondamentali diritti umani ed aiutarle ad avere un giu-sto equilibrio e una giusta sensibilità con le detenute. Le lezioni, promosse dalla Provincia di Napoli e dalla Re-gione Campania, sono terminate ma il progetto prosegue con la pubblica-zione di opuscoli che illustrano come favorire il pieno sviluppo e la libera espressione della personalità delle re-cluse e delle agenti. I gruppi locali di Amnesty, sono in procinto di orga-nizzare, inoltre, una giornata dedicata ai diritti nel parco giochi Edenlandia di Fuorigrotta. Una full immersion che coinvolgerà i bambini delle scuo-

le medie e superiori la mattina con dibattiti e giochi su diverse tematiche sociali, il pomeriggio con proiezioni di film a tema e la sera con un grande concerto di raccolta fondi e sensibiliz-zazione. All’evento saranno inviate al-tre organizzazioni umanitarie che as-sieme ad Amnesty incontreranno gli ospiti del parco ai banchetti allestiti all’ingresso per parlar loro dei temi di attualità sociale. La manifestazione, già sperimentata con successo negli scorsi mesi, servirà ad approfondire temi di solidarietà anche in quei ter-ritori apparentemente più distanti da sensibilità e confronto sociale. In questo senso opera anche la Co-alit, l’organizzazione contro la Pena

di Morte che ha sede a Pozzuoli. Attualmente la Coalit è in gran-de fermento per varie iniziative di discussione e conoscenza di un tema così delicato come il principio etico-giuridico in base al quale uno Sta-to può decidere

legittimamente di togliere la vita ad una persona. L’associazione, in par-ticolare, offre un servizio d’informa-zione su quanto accade nel mondo in tema di pena capitale ed aggiorna costantemente la pubblica opinione con dati relativi alle esecuzioni ed ai cambiamenti legislativi nei Paesi mantenitori ed abolizionisti. In que-sta fase i volontari sono impegnati con una serie di convegni in Texas, lo Stato americano che risulta essere il maggior esecutore di pene capitali negli Usa.

Valentina Cavaliere

Docenti, autori e organizzatori si sono incontrati, lo scorso 30 settembre, all’ho-tel Costantinopoli nell’omonima via napoletana, per il progetto “Leggiamoci fuori scuola”, giunto alla dodicesima edizione.La professoressa Angela Procaccini, dirigente scolastico dell’I.T.N.-I.P.A.M. ”Duca degli Abruzzi” di Bagnoli e referente regionale del progetto patrocinato dalla Regione Campania, dal Comune e dalla Provincia di Napoli, ha ricordato che «i ragazzi hanno mostrato, già nelle precedenti edizioni, entusiasmo, interiorizzando le storie, partecipando e vivendo persino il piacere dell’avventura in cui vengono coinvolti direttamente». Il progetto coinvolge i ragazzi delle scuole secondarie superiori nell’at-tività di lettura dando loro la possibilità di crescere moralmente e civilmente. Una serie di incontri mensili sono previsti tra autori e studenti nelle diverse città cam-pane. In questi meeting si dà la possibilità di esprimere, attraverso la rivisitazione del libro, la propria creatività attraverso recensioni, suggestioni, disegni, vignette, interviste, ricerche storiche o altre performance legate alla lettura del libro.Il programma prevede un primo incontro con i ragazzi dell’Istituto Penale Minorile di Nisida, protagonisti già di vari incontri relativi allo stesso progetto “Leggiamoci fuori scuola”, e a conclusione del percorso scolastico una festa della cultura.Anche la scrittrice Dacia Maraini, che ha curato la prefazione del libro “Racconti per Nisida”, sarà presente all’incontro di Nisida. Il volume, pubblicato gratuitamen-te dall’editore Mario Guida, è stato presentato da Maria Franco, docente dell’Istitu-to penale, mentre l’isola è stata considerata come un “parco letterario” dove i ragazzi già l’anno scorso hanno incontrato autori e commentato i testi poi scritti. Altri autori, presenti all’incontro di via Costantinopoli, hanno descritto i loro rac-conti e saggi. Raffaele Messina ha curato il recupero dei racconti giovanili di Luigi Compagnone, ventotto storie d’immediata comicità. Ciro Raia, storico originario di Somma Vesuviana, ha dichiarato che il suo libro “Il paese di Asso di bastoni” è stato ispirato a fatti veri: i racconti familiari del protagonista si incrociano così con

la realtà degli ultimi anni cinquanta anni. Il giovane autore Valerio Pandolfi con “La voce dell’oceano” ha vinto il Premio letterario internazionale di viaggio e di avventura: un testo particolarmente significativo, intenso ed appassionato. Tra gli altri libri presentati va segnalato anche quello della giornalista e scrittrice Giuliana Covella, che ha espresso con intensa sensibilità il dramma di un ragazzo, denuncian-do il degrado morale, politico e sociale in cui si consuma la vicenda.

Raffaela Pingi

Il progetto “Leggiamoci fuori scuola”

Tel. 081.523.50.82

Attrezzatura e tecnica sono solo l'inizio. È il fotografo che conta più di tutto. (John Hedgecoe)

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CULTURA

12novembre 2010

Ricorda una delle sette meraviglie del mondoQuarto, la Fescina aspetta la valorizzazione

«La nostra attività è organizzare visite sia subacquee che di superficie all’interno dell’Area Marina Protetta di Baia». Carmela Veltro, responsabile del centro visite del Parco Sommerso di Baia dell’Area Marina Protetta e di Genius Baiae, è l’interlocutore giusto per inqua-drare meglio i problemi legati al turismo nella zona di Baia. «Noi gestiamo le prenotazioni – spiega - control-lando il rispetto delle regole per i centri di immersione e fornendo indicazioni ai turisti sulle attività possibili all’interno dell’Area marina. E tramite Internet ten-tiamo di convogliare turismo d’elite facendo conoscere le attività e le bellezze archeologiche e paesaggistiche dei Campi Flegrei. Il punto informazioni in piazza De Gasperi a Baia è diventato punto di riferimento per i turisti. La nostra presenza nel centro visite è ga-rantita per circa 18 ore giornaliere, sabato e domenica comprese, con collaboratori in grado di dare informa-zioni in inglese, francese e spagnolo. E promuoviamo i Campi Flegrei nelle scuole della Campania».Nel locale di Genius Baiae, associazione per la promo-zione e divulgazione del patrimonio artistico e cultu-rale dei Campi Flegrei, c’è un book shop per la vendita di libri sul territorio, nonché di articoli e oggetti realiz-zati da artisti locali, mappe, brochure, video, cerami-che, ma anche pizzi e merletti della tradizione flegrea. Il turismo nell’area flegrea è in espansione, ma non è tutto oro quello che luccica, come spiega la Veltro: «Se

non si riesce a garantire servizi, infrastrutture e frui-zione dei luoghi, il ritorno d’immagine è negativo, al di là dei momentanei numeri in crescita. Uno dei fat-tori di criticità è il sistema di trasporti assolutamente inefficiente, come pure la mancanza di certezze sulla fruibilità dei luoghi». Punto di attrazione è il vicino Parco archeologico di Baia, «patrimonio artistico di inestimabile valore, storico e culturale, ma se i molti turisti riuscissero a visitare anche il Castello di Baia, se riuscissero ad acquistare i biglietti di ingresso ai siti, se riuscissero ad avere delle guide multimediali, sareb-bero lieti e felici di soddi-sfare ulteriormente le loro aspettative». Oltretutto è stato misterio-samente chiuso l'ingresso meridionale del Parco, con la biglietteria inaccessibile a causa degli atti vanda-lici. Probabilmente una carenza di personale può aver indotto a non aprire l’ingresso meridionale ma, fatto ancor più grave, è che un turista per acqui-stare i biglietti di ingresso al Parco deve andare sin

sopra il Castello: «Ma è impossibile – annota la Veltro - se non si dispone di mezzi di trasporto». C’è poi il ritardo del completamento della nuova stazione e del tapis roulant che dovrebbe collegare la stazione alla piazza: fattore che incide sulle attività economiche della zona. «Con la stazione in funzione – conclude la responsabile di Genius Baiae - un qualsiasi gruppo di persone potrebbe arrivare da Napoli Centro a Baia in meno di trenta minuti; oggi con i mezzi pubblici non s’impiega meno di un’ora e mezza».

a. f.

Come è bella Baia. Ma come è difficile visitarla

Percorrendo la via Brindi-si di Quarto, non si può

fare a meno di notare una sorta di riproduzione in scala del Mausoleo di Alicarnasso (una delle sette meraviglie del mondo antico, risalente alla prima età ellenistica): è la “Fèscina”. L’edificio, con cuspide piramidale a pian-ta esagonale, al contrario del resto della necropoli, scavata solo negli anni '70 e '80 del-lo scorso secolo, ha sempre caratterizzato il paesaggio di Quarto – era ben noto anche ai tempi del Grand Tour – se-gnalando l'importanza della via Campana come canale di comunicazione fra Pozzuoli (per secoli il principale porto dell'impero) e il ricco centro di Capua. L'ingresso era costituito da una piccola porta ad arco, ma ora il piano pavimentale è aperto da un taglio di epoca moderna, praticato allo sco-po di accedere all'ambiente sottostante. Nello stesso sito vi sono altri due mausolei, con basamento quadrangola-

re e vani ipogei, racchiusi da un recinto entro il quale si sono rinvenute tracce di in-cinerazioni, urne, ma anche anfore contenenti resti umani e tombe alla cappuccina (la compresenza delle pratiche di

cremazione e inumazione at-testa la continuità d'uso fino al IV secolo d.C.), nicchie, un triclinio e due recinti minori. Tutti i vani sono colombari con poche nicchie, e presen-tano tracce di intonaco: a

quelli sotterranei si accedeva tramite rampe di scale che scendevano dalle strutture sovrastanti, e la loro illumina-zione era garantita da strette feritoie; questi edifici – come pure il recinto – sono in opus reticulatum (l'impianto ori-ginario risale probabilmente al I secolo d.C.); le coperture sono per lo più volte a botte. Il triclinio si trova a ridosso del recinto, nell'angolo oc-cidentale, ed è costituito da tre banchine, che circondano una mensa rettangolare, dove si consumavano i pasti rituali. Il sito era completato da altri ambienti di servizio, connessi con il culto e i servizi relativi alle sepolture, di cui restano scarse tracce. Purtroppo tale complesso di monumenti ha perso il rispet-to dei quartesi già da molto tempo: usata dalle scorse ge-nerazioni di contadini come deposito di attrezzi, la Fescina fu danneggiata già (e chissà quanto) prima che iniziassero gli scavi; ma l'aver riportato alla luce le antiche struttu-

re sembra aver peggiorato la situazione: vetri, copertoni e moltissimi altri rifiuti rico-prono le tombe nel recinto, il cancello che chiude l'area ar-cheologica è molto ossidato, la vegetazione l'ha completa-mente invasa. Eppure l'attua-le amministrazione comunale sembra avere intenzione di rendere nuovamente fruibile il sito: sono stati rimossi i casso-netti dell'immondizia che oc-cupavano lo spazio antistante l'ingresso, e pare si debba solo ai tempi lunghi della burocra-zia se la Sovrintendenza non ha ancora accordato i permes-si per una nuova pulizia del complesso; inoltre il sindaco Sauro Secone ha rilanciato l'idea di istituire un parco archeologico, un circuito che colleghi i diversi monumenti della zona: sepolture di gran-de valore storico, che seguono – com'era consuetudine – il tracciato delle grandi strade extraurbane. Sarebbe dare il giusto merito alle piccole me-raviglie di Quarto.

Antonio Franco

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CULTURA

Contrariamente a quan-to si possa pensare,

era un nome abbastanza diffuso nel mondo roma-no, in quanto derivante dall’avverbio “procul” che significa “lontano” e per l’appunto veniva imposto ai nascituri che avevano il pa-dre, a diverso titolo, lonta-no dalla famiglia. Non è da meravigliarsi che gli antichi “Martirologi”, ancora pri-ma della loro unificazione, ne annoverino diversi, talo-ra si tratta di sole menzioni, mancando poi al riscontro notizie certe e documenta-te, in altri casi si tratta di sovrapposizioni e sdoppia-menti (fenomeno abbastan-za comune in agiografia) o verosimilmente di nebulose leggende. Tra i san “Pro-colo” di cui abbiamo dati e fonti certe, oltre a quello puteolano, trovano ampio riscontro quello bolognese e quello veronese, il cui culto è diffusamente comprovato e radicato nei loro territori. san Procolo martire, co-protettore di Bologna (1° giugno), che non è potuto assurgere al rango di primo protettore della città, come ci riferisce don Eugenio

Marzadori, rettore da circa un ventennio dell’omonima ed antica chiesa parrocchia-le, per il suo trascorso di soldato illirico fu decapitato a Bologna nel 303, appena due anni prima del Proco-lo puteolano, anch’egli vit-tima delle persecuzioni di Diocleziano ed è uno dei primi martiri della tradi-zione cristiana bolognese. La bellissima chiesa in stile romanico, nel centro della città, custodisce il sepolcro, “l’Arca di san Procolo”. Famosa questa chiesa an-che per l’ilarità che suscita l’iscrizione posta sulla fac-

ciata esterna, riportante un distico latino “Si procul a Proculo Proculi campana fuisset nunc procul a Pro-culo Proculus ipse foret” (Se Procolo fosse stato lontano dalla campana di san Pro-colo, ora lo stesso Procolo sarebbe lontano dalla chie-sa di san Procolo). Tra le diverse interpretazioni for-nite nel corso dei tempi, la più accreditata è quella del racconto del cronista bo-lognese Giovan Francesco Negri, il quale narra che nel 1538 il vecchio campanile di san Procolo, che si tro-vava a destra della facciata della chiesa, crollò in parte, travolgendo ed uccidendo un tal Procolo della Maglia che vi stava passando sotto e che venne poi sepolto nel cimitero della chiesa stessa,

dando così spunto all’origi-nale bisticcio di parole.Del san Procolo bolognese c’è una ricca iconografia, la rappresentazione più il-lustre è addirittura quella di Michelangelo Buonar-roti; si tratta di una scul-tura marmorea - alta 58,5 cm. - un'opera di grande originalità che preannun-cia lo stile dei capolavori dell’artista - quali il David e il Mosè - che fa parte della monumentale “Arca di san Domenico”, ubicata nell’o-monima chiesa bolognese.Il san Procolo scaligero (9 dicembre), quarto vescovo

di Verona, venne persegui-tato, percosso con bastoni cacciato dalla città intorno al 360; delle sue vicende non si conosce molto, ma il suo culto ha avuto molta diffusione e tuttora il suo nome è presente nella to-ponomastica del triveneto. L’omonima chiesa a Verona, attigua a quella di san Zeno, che ne conserva le spoglie, nel 1806 cessò d’essere chiesa parrocchiale. Come Bologna, anche Verona gli ha dedicato un’arteria citta-dina ed il suo nome ricorre nella denominazione della “frazione san Procolo”, nel comune di Zevio; inoltre il bastione di “Forte san Pro-colo”, realizzato dall’impero austriaco attorno alla cit-tà di Verona, porta il suo nome. Il culto del Procolo

veronese è diffuso anche in Val Venosta; infatti a Naturno piccolo comune montano di Bolzano, sorge una chiesetta ad esso dedi-cata, spesso turisti nostrani nei mesi estivi si imbattono in essa, restando sorpresi di trovare san Procolo anche lì. Da antiche testimonian-ze si apprende che anche in Umbria un san Procolo (che con il tempo avrebbe subito sdoppiamenti) è stato og-getto di culto in due città Terni e Narni, ricordato in diverse date (14 aprile, 14 febbraio, 1° dicembre)Degli altri Procolo? Ne

abbiamo individuati anco-ra, ma tralasciamo la loro trattazione in quanto i dati agiografici sono scarsi e si rilevano talora confusi e contraddittori.È da rilevare che l’attribu-zione del nome Procolo ai nascituri, attualmente, è completamente nulla nei territori menzionati –sor-prendentemente in cinque regioni della penisola ricor-re, sporadicamente, come cognome. Anche a Pozzuoli nelle nuove generazioni è raro che venga attribuito come nome.

Gaetano Lombardi

novembre 2010

Il 16 novembre Pozzuoli festeggia il suo patrono. Anche Bologna e Verona hanno un omonimo protettore ma il nome sta sparendo

San Procolo? Ce ne sono almeno quattroL’appellativo deriva da “lontano” in latino ed era dato ai figli di chi era diviso dalla famiglia

Distico latino-facciata esterna

Facciata della chiesa di san Procolo a BolognaStatua san Procoloscultura di Michelangelo

Reliquie di san Procolo - Bologna

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SPORT

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Calcio a cinque. Il Csi Pozzuoli ha indetto per i giovani delle parrocchie della diocesi i tornei di calcio a cinque per gli Under 10 (2001-2003), Under 12 (1999 - 2001), Under 14 (1997-1999), Under 16 (1995- 1997) e Over 16 (1995 e precedenti). Per partecipare è necessaria l'affiliazione all'ente di promozione sportiva blu-arancio. Per le parrocchie e le associazioni che operano nel sociale nella sottoscrizione di affiliazione sono compresi cento tesseramenti di atleti e dirigenti gratuiti per tutta la stagione agonistica. Per informazioni contattare il Csi Pozzuoli in via Annunziata, 5 (lunedì, mercoledì e venerdì ore 18 - 20,30) oppure telefonare allo 081.3658812, o, ancora, via e-mail: [email protected].

Arriva un progetto del Centro Sportivo Ita-

liano che coinvolgerà par-rocchie e oratori per tutto il 2011. L'iniziativa, chia-mata "Giochi all'ombra del campanile" e conosciu-ta anche come "Oratorio Cup", verrà presentata il 12 novembre nell'ambito del convegno "Essere dirigen-ti", al Centro sant'Ignazio di Loyola dei Gesuiti, Cap-pella dei Cangiani a Napo-li. Tra gli altri, prevista la presenza del cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe.Il fine è diffondere la cultu-ra oratoriale per incentivare le opportunità di aggrega-zione e formazione uma-na e spirituale. «È l'evento che caratterizzerà il nostro impegno associativo per i prossimi anni e deve parti-re con il massimo sforzo di

tutti noi - sostiene Antonio Papa, responsabile provin-ciale del Csi -. La kermes-

se mira ad interagire con il mondo delle parrocchie e dei decanati delle varie

diocesi. Far sì che giovani e giovanissimi di varie real-tà della no-stra provin-cia possano incontrars i , i n t e r a g i r e , sfidarsi diver-tendosi è l'o-biettivo che si andrà a per-seguire con il progetto». Atletica leg-gera, biliar-dino, calcio a 5, corsa c a m p e s t r e , d o d g e b a l l , pallacanestro, pallavolo e

tennistavolo le discipline interessate per la mini-Olimpiade che coinvolgerà centinaia di parrocchie e si svolgerà nell'arco di un anno con fasi locali, inter-zonali e provinciali. Circa un migliaio i ragazzi della nostra diocesi che verran-no coinvolti. L'obiettivo perseguito dall'associazione blu-arancio è di arricchire e far arricchire di esperienze sportive, culturali e relazio-nali tutti i partecipanti. In campo ragazzi e ragazze dai nove ai sedici anni divisi in quattro categorie, apparte-nenti alle diocesi di Napoli, Pozzuoli, Acerra, Castel-lammare-Sorrento, Ischia, Nola e Pompei. Non saran-no trascurati gli over 16 e i meno giovani, in modo da interessare tutte le varie fa-sce di età degli aderenti alla

parrocchia. Infatti, paralle-lamente all'attività agoni-stica sono previsti corsi di formazione riguardanti gli operatori culturali e spor-tivi in parrocchia, arbitri e istruttori di dodgeball, arbitri di calcio, pallavolo e pallacanestro e per la ge-stione dei campi estivi.L'intera attività sarà gestita da otto commissioni tecni-che, già al lavoro, oltre che da una équipe dedita alla formazione e da referen-ti delle diocesi interessate all'iniziativa. La direzione generale è af-fidata a un gruppo compo-sto da poco meno di venti persone, che intesserà i rapporti tra le parrocchie e plasmerà i programmi gara. Le prime sfide subito dopo Natale.

Giuseppe Moio

Giochi all'ombra del campanile, ovvero l’Oratorio CupCosì lo sport fa incontrare i giovani delle parrocchie

novembre 2010

Centro diocesano per la pastorale della cultura

Visita alla chiesa del SS. Corpo di Cristo

Tutte le domeniche (dalle ore 10.00 alle 12.30)con sospensione delle visite

durante la celebrazione della S. Messa (ore 11)

Iniziativa curata dalla

Associazione Nemea

nell’ambito delle attività

per la custodia, la tutela

e la valorizzazione

dei beni culturali ecclesiastici

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TAM TAM TAM TAM

Buone Notizie. A Fuorigrotta l’integrazione dei diversamente abili nel centro che aiuta a formare anche i volontari

Tu chiamale se vuoi… “Emozioni”Carlo Signore: «Così abbattiamo le barriere riscoprendo lo stare al mondo con gli altri»

A fine ottobre il Labora-torio delle Emozioni ha

ripreso le sue attività al Cen-tro Arcobaleno di Fuorigrot-ta. Promosso dall’associazio-ne La Roccia, il laboratorio si conferma come una delle poche realtà sociali presenti sul territorio impegnate nel promuovere l’integrazione del diversamente abile sia dal punto di vista sociale che ria-bilitativo. La sua è quasi una missione, come ci spiega l’e-sperto formatore che coordina le attività, nonché vice presi-dente dell’associazione, Carlo Signore.

Professore, chi partecipa a questi incontri e con quali finalità?«Il laboratorio accoglie diver-samente abili con deficit che vanno dal lieve ritardo men-tale alla sordo-cecità. Insieme a loro i volontari normodo-tati, di qualsiasi età. Le atti-vità puntano a migliorare il benessere della persona nella sua interezza, si tratta cioè di raggiungere questo benessere

attraverso tecniche di rilas-samento, di respirazione, di concentrazione e, attenzione, anche esercizi e laboratori ba-sati sull’uso dello spazio, del corpo, del linguaggio e della musica. Inoltre, fondamentale è la componente di socializza-

zione: lo scopo più alto, forse, di questi incontri, è proprio di abbattere le barriere che si ergono tra normodotato e diversamente abile. Del resto, l’intento ultimo è di arginare il fenomeno di emarginazione che il diversamente abile, in

questo periodo in maniera più evidente che in altri, subisce».Qual è la particolarità del Laboratorio delle Emozioni nel panorama flegreo?«Il laboratorio, in ogni sua fase, si regge e progredisce su una grande capacità di con-centrazione. Questo elemento permette di superare blocchi, tensioni, timori e giudizi, per indirizzare ogni energia a ciò che si sta facendo e così sco-prire nuove possibilità e il piacere che esse apportano. Questo significa incanalare le proprie emozioni, conoscerle e gestirle. Il discorso che fac-cio è valido per i disabili, ma è sicuramente dimostrato quan-to il nostro laboratorio sia di aiuto anche ai normodotati: ogni partecipante ha imparato a fortificare al meglio le mol-teplici modalità espressive e il più completo sviluppo della personalità, avendo cura di coinvolgere, con i suoi inter-venti, tutti i settori e gli aspet-ti della vita umana: sociale, formativo, professionale, rela-zionale, espressivo».

Siete ormai giunti al quinto anno di attività consecutivo. Facciamo un bilancio?«E’ il più positivo possibile. Tengo a sottolineare il fatto che la nostra iniziativa, com-pletamente autogestita e fi-nanziata, si basa su una forte volontà dei partecipanti di stare vicino all’altro, trasmet-tere emozioni e riceverne in cambio. Sicuramente la conti-nuità della nostra attività sta a denotare un forte bisogno denunciato dal territorio e da noi accolto: quello di in-tegrare il diversamente abile, da una parte, e di riscoprire l’essenza dello stare al mondo, assieme agli altri, dall’altra».

Laura Longo

novembre 2010

Prosegue la promozione dell’itinerario pa-olino, grazie ai volontari dell’Associazione Nemea, richiesto da comunità parrocchia-li che desiderano ripercorrere i luoghi che hanno visto il passaggio dell’Apostolo delle Genti e da quanti vogliono scoprire storia e tradizioni della Puteoli conosciuta da san Paolo. In occasione dell’Anno Paolino diocesano (maggio 2010 – maggio 2011), indetto per ricordare i 1950 anni dall’ap-prodo di Paolo di Tarso, l’Associazione or-ganizzerà un itinerario anche nel periodo natalizio (martedì 28 dicembre), su preno-tazione.L’offerta degli Itinerari è stata particolar-mente apprezzata anche dagli insegnanti in occasione della VIII edizione della Conven-tion Nazionale “3 giorni per la scuola”, che si è svolta a Città della Scienza. Gli orga-nizzatori della manifestazione hanno messo gratuitamente a disposizione dell’Associa-zione uno stand, presso il quale è stato pos-sibile distribuire il materiale informativo delle attività promosse per la conoscenza e valorizzazione del patrimonio flegreo. Sono state presentate diverse possibilità di visite per venire incontro alle esigenze didattiche

e formative degli studenti di ogni ordine e grado (per info: tel. 081.8530626).La Nemea, inoltre, sta proseguendo nel suo programma di valorizzazione e promozio-ne dei siti archeologici, rendendosi disponi-bile affinché l’assessorato al Turismo regio-nale riesca a riaprire il percorso sotterraneo sul Rione Terra e lo Stadio Antonino Pio a Pozzuoli. Grazie all’attivazione del portale www.welcometourist.it, promosso dalla co-operativa Ifocs con il sostegno del Comune di Napoli, si vuole puntare alla promozione di iniziative culturali nel territorio campa-no, come per esempio l’interessante visita ai Templi di Paestum, realizzata domenica 24 ottobre.

Anche a Natale con la Nemea

Per chi volesse iscriversi o per ulteriori informazioni: Centro Arcobaleno Via Cumana, 48 – Napoli Fuorigrotta tel: 340.654.34.91 081.570.82.32

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ANNO PAOLINO DIOCESANO

16novembre 2010

Associazione culturale di volontariato NEMEA Segreteria Itinerari: c/o Centro Studi per il Volontariato

Via N. Fasano, 9 – Pozzuoli (NA)Telefax 081.853.06.26 – Cell. 388.112.71.88 –388.101.97.12

www.nemeaonlus.it - [email protected]

Sede legale: Via Campi Flegrei, 12 – 80078 Pozzuoli (NA)

2010/2011>> i Campi Flegrei

L’Associazione NEMEApromuove i suoi Itineraristorico-religiosi,sviluppando visitetematiche, rivolte inparticolare alle scuoledi ogni ordine e grado.

I Campi Flegrei hanno sempre esercitato un fascino particolare, dall’antichità più remota all’epoca del Grand Tour.L’Associazione invita ad un viaggio straordinario tra miti, leggende, storia, monumenti, alla scoperta dei tesori qui racchiusi.

Di quelli ancora esistenti e di quelli, purtroppo, dissipati; non per camminare sui sentieri della nostalgia, ma per contri-buire a proporre prospettive di sviluppo e di riscatto.

1. ITINERARIO PAOLINOMacellum “Tempio di Serapide” - Porto e Borgo marinaro – Chiese: Assunta a mare - S. Maria delle Grazie - S. Vincenzo Ferrer - S. Maria della Purificazione (cripta) - S. Raffaele - S. Giuseppe - Corpo di Cristo e Tempio Duomo sul Rione Terra.

2. ITINERARIO PALEOCRISTIANO PUTEOLANONecropoli di via Celle e S. Vito - Cappella rurale S. Vito

3. ITINERARIO IANUARIANOCratere Solfatara - Santuario S. Gennaro e convento Cappuccini - Anfiteatro Flavio

4. ITINERARIO PALEOCRISTIANO CUMANOAcropoli di Cuma - Antro della Sibilla - Resti basilica paleocristiana (Tempio di Apollo) - Resti basilica paleocristiana (Tempio di Giove)

5. ITINERARIO PALEOCRISTIANO MISENATEParco Archeologico di Baia - Castello di Baia - Cento Camerelle - Piscina Mirabile - Chiesa S. Anna a Bacoli - Chiesa S. Maria delle Grazie e S. Sosso a Miseno

6. BIBLIOTECA VESCOVILE E MUSEO DIOCESANO Biblioteca - Sala espositiva - Museo virtuale

7. ALLE PORTE DEI CAMPI FLEGREICrypta Neapolitana e Tomba di Virgilio

Anno Paolino Diocesano - 1950° annniversario dell'approdo di San Paolo a Pozzuoli(2010 - 30 maggio - 2011)

Sedi operative: c/o Chiesa della Purificazione - Museo Virtuale Rione Terra

c/o Palazzo vescovile - Chiesa SS. Corpo di CristoRione Terra – Pozzuoli (NA)

c/o Centro Arcobaleno – Officina TeatraleVia Cumana, 48 – Fuorigrotta Napoli

Centro Diocesano per la pastorale della [email protected]

www.welcometourist.itwww.welcomecampiflegrei.it

con il sostegno del Comune di Napoli