Nietzsche e Beethoven: il fascino dell'anarchia e la dimora dell'io (26 maggio 2009)

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Vita e Destino quasi-Soireé filosofiche, letterarie e artistiche! a cura di Riccardo Guidetti Nietzsche e Beethoven “Il fascino dell’anarchia e la dimora dell’io” 26 maggio 2009 ore 21.00 Camplus San Felice

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Quasi-Soireé filosofiche, letterarie e artistiche a cura di Riccardo Guidetti

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Vita e Destinoquasi-Soireé filosofiche, letterarie e artistiche!

a cura di Riccardo Guidetti

Nietzsche e Beethoven“Il fascino dell’anarchia

e la dimora dell’io”

26 maggio 2009 ore 21.00 Camplus San Felice

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Il tema concretamente ultimo della esistenza umana può essere così sintetizzato: l'uomo nasce da, riceve tutto da. È impressionante il fatto che nulla di quello che è proprio del nostro io sia nostro. Eppure la tentazione più grave dell'uomo è quella di concepirsi autonomo.

(Luigi Giussani)

Nietzsche e Beethoven“Il fascino dell’anarchia e la dimora dell’io”

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Friedrich Nietzsche 1844-1900

“Io non sono un uomo, sono dinamite…Io contraddico come mai è stato contraddetto, e malgrado ciò sono l’antitesi di uno spirito negatore”

“Non cacciate più la testa nella sabbia delle cose celesti, ma portatela liberamente: una testa terrestre che crea essa stessa il senso della terra”

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Die Geburt der Tragödie, (La nascita della tragedia dallo spirito della musica ovvero Grecità e pessimismo), 1872 Die Philosophie im tragischen Zeitalter der Griechen, (La filosofia nell'epoca tragica dei Greci), 1870-1873 Über Wahrheit und Lüge im aussermoralischen Sinn, (Su verità e menzogna in senso extramorale), 1873 Unzeitgemässe Betrachtungen, (Considerazioni inattuali), 1876 Menschliches, Allzumenschliches, (Umano, troppo umano), 1878 Morgenröte, (Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali), 1881 Idyllen aus Messina, (Gli Idilli di Messina), 1882 Die fröhliche Wissenschaft, (La gaia scienza), 1882 Also sprach Zarathustra, (Così parlo Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno), 1885

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Jenseits von Gut und Böse, (Al di là del bene e del male. Preludio di una filosofia dell'avvenire), 1886 Zur Genealogie der Moral, (Genealogia della morale), 1887 Der Fall Wagner, (Il caso Wagner), 1888 Götzen-Dämmerung, (Il crepuscolo degli idoli, ovvero Come filosofare a colpi di martello), 1888 Der Antichrist, (L'anticristo), 1888 Ecce Homo, (Ecce Homo. Come si diventa ciò che si è), 1888 Nietzsche contra Wagner, (Nietzsche contro Wagner. Documenti processuali di uno psicologo), 1888 Der Wille zur Macht, (La volontà di potenza. Saggio di una trasvalutazione di tutti i valori), 1901

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“Dio è morto e il nostro mare è di nuovo aperto, forse non ci fu mai un mare così aperto”(Friedrich Nietzsche, 1882)

“Noi sappiamo che ci sono nello spazio vuoto di Dio, dei mondi illuminati da una gioia più calda della nostra, delle terre inesplorate e bellissime, e lontane, lontanissime da questa in cui siamo” (Miguel Manara, Oscar Milosz, 1912)

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Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: "Cerco Dio! Cerco Dio!". E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “Si è forse perduto?" disse uno. "Si è perduto come un bambino?" fece un altro."Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? E’ emigrato?" - gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: "Dove se n'è andato Dio? : - gridò - ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini!

la morte di Dio (La Gaia Scienza, 1882)

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Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all'ultima goccia? Chi ci dette la spugna per cancellare l'intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov'è che si muove ora? Dov'è che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all'indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto più freddo? Non seguita a venire notte, sempre più notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso!

la morte di Dio (La Gaia Scienza, 1882)

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Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini?Quanto di più sacro e di più possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatori, quali giuochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un'azione più grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di questa azione, ad una storia più alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!".

la morte di Dio (La Gaia Scienza, 1882)

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A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch'essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. "Vengo troppo presto - proseguì - non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate. Quest'azione è ancor sempre più lontana da loro delle più lontane costellazioni: eppure son loro che l'hanno compiuta!". Si racconta ancora che l'uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: "Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?".

la morte di Dio (La Gaia Scienza, 1882)

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“Dio è lo specchio dell’uomo” (Ludwig Feuerbach, 1804-1872)

“Oh, fratelli miei - predica Zarathustra - quel Dio che io creai era folle opera dell’uomo, come sono tutti gli dèi …”

(Friedrich Nietzsche, 1885)

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Gli idoli dei popoli sono argento e oro,opera delle mani dell'uomo.Hanno bocca e non parlano;hanno occhi e non vedono;hanno orecchi e non odono;non c'è respiro nella loro bocca.Sia come loro chi li fabbricae chiunque in essi confida.

(Salmo 134, 15-18)

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Quei farisei e scribi lo interrogarono: “Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?” Ed egli rispose loro: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:Questo popolo mi onora con le labbra,ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto,insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”. E aggiungeva: “Siete veramente abili nell’eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione”.

(Gesù di Nazareth, in Marco, 7,5-9)

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Ritengo che l’anarchia dal punto di vista antropologico costituisca una delle tentazioni grandi e affascinanti dell’umano pensiero. Infatti, a mio avviso, solo due tipi umani salvano interamente la statura dell’essere umano: l’anarchico e l’autenticamente religioso. La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito: l’anarchico è l’affermazione di sé all’infinito e l’uomo autenticamente religioso è l’accettazione dell’infinito come significato di sé.

(Luigi Giussani)

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Oramai Dio è morto! Uomini superiori, questo Dio era il vostro più grave pericolo. Da quando egli giace in tomba, voi siete veramente risorti. Solo ora verrà il grande meriggio, solo ora l'uomo superiore diverrà padrone! Avete capito queste parole, fratelli? Voi siete spaventati: il vostro cuore ha le vertigini? Vi si spalanca, qui, l'abisso? Ringhia, qui, contro di voi il cane dell'inferno? Ebbene! Coraggio! Uomini superiori! Solo ora il monte partorirà il futuro degli uomini. Dio è morto: ora noi vogliamo che viva l’oltreuomo.

l’avvento dell’oltreuomo (Così parlo Zarathustra, 1885)

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Io vi insegno l'oltreuomo. L'uomo è qualcosa che deve essere superato. Che cosa avete fatto voi per superarlo? Tutti gli esseri hanno finora creato qualcosa al di sopra di se stessi: e voi volete essere il riflusso di questo grande flusso e tornare piuttosto all'animale che superare l'uomo? Che cos'è la scimmia per l'uomo? Una risata o una dolorosa vergogna. E proprio ciò dev'essere l'uomo per l'oltreuomo: una risata o una dolorosa vergogna. Voi avete fatto la strada dal verme all'uomo, e molto c'è ancora in voi del verme. Una volta eravate scimmie, e ancora adesso l'uomo è più scimmia di qualunque scimmia.Ma anche colui che è più saggio tra voi, non è che un dissidio, un essere ibrido fra la pianta e lo spettro. Ma vi ordino io di diventare spettri o piante? Vedete, io vi insegno l'oltreuomo! L'oltreuomo è il senso della terra. La vostra volontà dica: sia l'oltreuomo il senso della terra!

l’avvento dell’oltreuomo (Così parlo Zarathustra, 1885)

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Vi scongiuro, fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di speranze ultraterrene! Essi sono degli avvelenatori, che lo sappiano o no. Sono spregiatori della vita, moribondi ed essi stessi avvelenati, dei quali la terra è stanca: se ne vadano pure!Una volta il sacrilegio contro Dio era il sacrilegio più grande, ma Dio è morto, e sono morti con Dio anche quei sacrileghi. Commettere sacrilegio contro la terra è ora la cosa più spaventosa, e fare delle viscere dell'imperscrutabile maggior conto che del senso della terra!Un tempo l'anima guardava al corpo con disprezzo: e allora questo disprezzo era la cosa più alta: essa lo voleva macilento, orribile, affamato. Così pensava di sfuggire ad esso e alla terra.Oh, quest'anima era essa stessa ancora macilenta, orribile e affamata: e la crudeltà era la voluttà di quest'anima! Ma anche voi, fratelli, ditemi: che cosa rivela il vostro corpo della vostra anima? Non è la vostra anima povertà e sporcizia e un miserabile benessere?

l’avvento dell’oltreuomo (Così parlo Zarathustra, 1885)

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In verità, un fiume lutulento è l'uomo. E bisogna essere un mare, per poter accogliere un fiume lutulento senza divenire impuri.Vedete, io vi insegno l'oltreuomo: esso è questo mare, in cui può inabissarsi il vostro grande disprezzo.Qual è l'esperienza più grande che potete fare? Essa è l'ora del grande disprezzo. L'ora in cui anche la vostra felicità vi nausea, e così pure la vostra ragione e la vostra virtù.L'ora in cui dite: "Che importa la mia felicità? Essa è povertà e sporcizia, e un miserabile benessere. E la mia felicità dovrebbe giustificare la stessa esistenza?"L'ora in cui dite: "Che importa la mia ragione? Ha essa fame di sapere come il leone del suo pasto? Essa è povertà e sporcizia e un miserabile benessere!"L'ora in cui dite: "Che importa la mia virtù? Essa non mi ha reso ancora furibondo. Come sono stanco del mio bene e del mio male! Tutto ciò è povertà e sporcizia e un miserabile benessere!“

l’avvento dell’oltreuomo (Così parlo Zarathustra, 1885)

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L'ora in cui dite: "Che importa la mia giustizia? Non vedo che io sia brace ardente. Ma il giusto è brace ardente! “L'ora in cui dite: "Che importa la mia pietà? Non è la pietà la croce sulla quale viene inchiodato colui che ama gli uomini? Ma la mia pietà non è una crocifissione".Parlaste già cosi? Gridaste già così? Oh, se vi avessi già sentito gridare cosi!Non il vostro peccato, ma la vostra moderazione grida vendetta al cielo, la vostra avarizia nello stesso vostro peccato, grida vendetta al cielo!Dov'è la folgore che vi lecchi con la sua lingua? Dov'è la follia che vi si dovrebbe inoculare?Vedete, io vi insegno il superuomo: esso è questa folgore, esso è questa follia!

l’avvento dell’oltreuomo (Così parlo Zarathustra, 1885)

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Realmente l’anarchia costituisce la tentazione più affascinante, ma è tanto affascinante quanto menzognera. E la forza di tale menzogna sta appunto nel suo fascino, che induce a dimenticare che l’uomo prima non c’era e poi muore. […] Perché in verità l’uomo afferma veramente se stesso solo accettando il reale, tanto è vero che l’uomo comincia ad affermare se stesso accettando di esistere: accettando cioè una realtà che non si è dato da sé.

(Luigi Giussani)

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BRAND

(convulso e supplicante mentre la valanga

lo precipita giù imperiosamente)

“Rispondimi, o Dio, nell'ora in cui la morte m'inghiotte: non è dunque sufficiente tutta la volontà di un uomo per conseguire una sola parte di salvezza?”

(sparisce sotto la valanga fragorosa e immensa)

(Brand, Henrik Ibsen, 1866)

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INTERVALLO

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Ludwig Van Beethoven 1770-1827

“Principe, ciò che siete, lo siete in occasione della nascita. Ciò che sono, lo sono per me. Principi ce n'è e ce ne saranno ancora migliaia. Di Beethoven ce n'è soltanto uno” (Biglietto di Beethoven al conte Lichnowsky, ottobre 1806)

“Voglio dunque abbandonarmi con pazienza a tutte le vicissitudini e rimettere la mia fiducia unicamente nella tua immutabile bontà, o Dio! [...] Sei la mia roccia, o Dio, sei la mia luce, sei la mia assicurazione eterna!” (Citazione religiosa di Christian Sturm copiata da Beethoven nei Quaderni di conversazione, 1818)

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SinfonieSinfonia n. 1 in Do Maggiore, op. 21 (1800) Sinfonia n. 2 in Re Maggiore, op. 36 (1802) Sinfonia n. 3 in Mi bemolle maggiore, op. 55 "Eroica" (1804) Sinfonia n. 4 in Si bemolle Maggiore, op. 60 (1806) Sinfonia n. 5 in do Minore, op. 67 (1808) Sinfonia n. 6 in Fa Maggiore, op. 68 "Pastorale" (1808) Sinfonia n. 7 in La Maggiore, op. 92 (1812) Sinfonia n. 8 in Fa Maggiore, op. 93 (1813) Sinfonia n. 9 in re Minore, op. 125 "Corale" (1824)

Concerti per pianoforte e orchestra

Concerto n. 1 in Do Maggiore, op. 15 (1798 Concerto n. 2 in Si bemolle Maggiore, op. 19 (1795) Concerto n. 3 in do minore, op. 37 (1802) Concerto n. 4 in Sol Maggiore, op. 58 (1806) Concerto n. 5 in Mi bemolle Maggiore, op. 73 "Imperatore" (1809)

Altri concerti

Triplo concerto per pianoforte, violino, violoncello e orchestra in Do Maggiore, op. 56 (1804) Concerto per violino e orchestra in Re Maggiore, op. 61 (1806)

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Tre Sonate op. 2 (n. 1 in fa minore, n. 2 in La maggiore, n. 3 in Do maggiore) (1795) Sonata n. 4 in Mi bemolle Maggiore, op. 7 (1797) Tre Sonate op. 10 (n. 5 in do minore op. 10,1 , n. 6 in Fa maggiore op.10,2 , n. 7 in Re maggiore op. 10,3) (1798) Sonata n. 8 in do minore op. 13 "Patetica" (1799) Due sonate op. 14 (n. 9 in Mi maggiore op. 14, 1, n. 10 in Sol maggiore op. 14,2 (1799) Sonata n. 11 in Si bemolle maggiore op. 22 (1800) Sonata n. 12 in La bemolle maggiore op. 26 (1801)[45] Due sonate op. 27 (n. 13 in Mi bemolle maggiore op. 27, 1 [46] , n. 14 in do diesis minore op. 27,2 "Chiaro di luna" [46]) (1801) Sonata n. 15 in Re maggiore op. 28 "Pastorale"[47] (1801) Tre sonate op. 31 (n. 16 in Sol maggiore op. 31,1, n. 17 in re minore op. 31,2 "la Tempesta", n. 18 op.31,3 in Mi bemolle maggiore "la caccia" (1802)

Due sonate[48] op. 49 (n. 19 in sol minore op. 49,1, n. 20 in Sol maggiore op. 49,2 (1798) Sonata n. 21 in Do maggiore op. 53 "Aurora" (1803) Sonata n. 22 in Fa maggiore op. 54 (1804) Sonata n. 23 in fa minore op. 57 "Appassionata" (1805) Sonata n. 24 in Fa diesis maggiore op. 78 (1809) Sonata n. 25 in Sol maggiore op. 79 (1808) Sonata n. 26 in Mi bemolle maggiore op. 81a "gli Addii" (1810) Sonata n. 27 in mi minore op. 90 (1814) Sonata n. 28 in La maggiore op. 101 (1816) Sonata n. 29 in Si bemolle maggiore op. 106 "Hammerklavier" (1818) Sonata n. 30 in Mi maggiore op. 109 (1820) Sonata n. 31 in La bemolle maggiore op. 110 (1821) Sonata n. 32 in do minore op. 111 (1822)

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Il Concerto per violino e orchestra di Beethoven che ascolto da quasi cinquant'anni, fin dalle prime volte in cui ho iniziato a insegnare religione al liceo Berchet di Milano, è diventato per me simbolo di quella tentazione suprema, accanita, continua dell'uomo di farsi padrone di sé, signore di sé, misura di sé, contro l'evidenza delle cose.

Concerto per violino e orchestra, op. 61 (Beethoven, 1806)

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Una delle prime cose che facevo ascoltare a scuola era proprio il Concerto per violino e orchestra, con quel tema fondamentale che percorre tutto il pezzo: la vita dell'uomo, della società, è segnata dalla melodia dell'orchestra, dalla quale per tre volte il violino fugge per affermare se stesso e dalla quale per tre volte viene ripreso fino a riposare in pace, quasi dicesse: "Finalmente!".

Concerto per violino e orchestra, op. 61 (Beethoven, 1806)

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Il violino - l'individuo - per affermare se stesso ha sempre la tentazione di staccarsi in uno slancio fugace e proprio in quel tentativo lo strumento dà il meglio di se stesso. Perciò i motivi più affascinanti del concerto sono quelli del violino, del singolo che tenta di affermarsi al di sopra di tutti. Ma il violino non può resistere a lungo in questo slancio; e meno male che c'è l'orchestra - la realtà comunitaria - che lo riprende in sé.

Concerto per violino e orchestra, op. 61 (Beethoven, 1806)

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[3.20] su un accordo sospensivo dell’orchestra, il violino inizia la sua prima fuga, slanciandosi funambolescamente verso l’alto

[4.30] inizia la sfida tra violino e orchestra

[5.30; 6.40; 8.02; 8.48] acuti del violino che appare stremato

[11.00] inizia la seconda fuga tutta permeata di nostalgico struggimento. Il violino effonde le melodie struggenti, mentre l’orchestra lo sostiene con un tenue sottofondo

[13.00] il violino continuando i suoi volteggi appare sempre più debole e senza forze

Concerto per violino e orchestra, op. 61 (Beethoven, 1806)

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[14.46] l’orchestra irrompe con rinnovata forza facendo ritrovare al violino decisione e vigore

[15.24] continua la sfida tra violino e orchestra

[16.42; 17.52; 19.00; 19.24; 20.08] acuti del violino che appare stremato

[20.42] il violino in assoluta solitudine si lancia nella sua terza fuga esprimendo i vertici del suo triste virtuosismo, nel silenzio commosso dell’orchestra

[24.09] la conclusione in cui rientra l’orchestra a sostenere il violino è piena del presentimento della completa e armonica pacificazione del secondo movimento

Concerto per violino e orchestra, op. 61 (Beethoven, 1806)

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“il luogo della pace è dove tutti gli impeti irrazionali, o comunque incompiuti, dell'istintività sono ricomposti: nella comunità”

(Luigi Giussani)

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