Municipium agosto 2013

4
Periodico della Città di Arpino ANNO V Agosto 2013 DISTRIBUZIONE GRATUITA “MUNICIPIUM” “Tutte queste cose ti darò, se prostran- doti mi adorerai”.. Così disse Satana a Cristo: così ripete a tutti , nessuno escluso, colui che fu bugiardo fin dall’inizio. Non c’è luogo,tempo, divisa, grata che lo trat- tenga dal tentarci. “Dio è spirito e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” disse Gesù alla Samaritana, l’eretica. L’adorazione è solo per Dio: per nes- sun altro. Abbassandoci rendiamo l’altro più alto. Mentre saliva a Gerusalemme per compiere la sua missione con la morte in croce, di cosa discutevano i suoi discepoli alle spalle di Gesù? su chi di loro fosse il più grande. Loro come noi, noi come loro. Quest’anno, riflettendo sul significato del luogo di culto alle nove muse die- tro la pala di San Michele con le prime immagini cristiane dipinte nelle nicchie dedicate alle figlie di Apollo, noi Arpinati dal 2013 veniamo spinti all’indietro di millesettecento anni fino a quel 313 dell’Editto di Milano: ne avvertiamo il chiaro significato di cerniera fra tempo pagano e tempo cristiano ma constatiamo anche la verità di quanto Ilario di Poitier dice- va nel IV secolo d.C. all’imperatore Costanzo: “Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perse- guita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita) ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà metten- doci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo, non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada ma ci uccide l’ani- ma col danaro”. La storia di 1700 anni conferma che il Decalogo resta la quintessenza della decenza umana: da Costantino a Teodosio corrono pochi decenni ma la mondanità di cui parla Papa Francesco non trovò molte resisten- ze; molte resistenze invece trovarono certe affermazioni di Cristo: i figli delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce, siate semplici come le colombe ma scaltri come i serpenti. Quanto è difficile conservarci liberi come usciamo dalle mani di Dio Creatore: ci ritroviamo dappertutto in catene perché ci incateniamo da soli; ma Lui “miserando ac eligendo” ossia anche promuovendoci dopo il perdono, con pazienza, torna a libe- rarci dalle catene. Don Franco Ranaldi L’Editto di Milano e la tentazione Due mesi dinamici, sotto un certo punto di vista anche duri e pesanti. E' questo il periodo trascorso dall'insedia- mento della nuova amministrazione comunale guidata dal sindaco Renato Rea. Una squadra compatta, intrapren- dente che fin dai primi giorni di insedia- mento si è messa a lavoro, molto spesso dietro le quinte e senza troppo rumore, per risolvere problematiche che ad Arpino si trascinano da tempo e che, con otto mesi di commissariamento, hanno subìto un pesante stallo. Tutti i settori sono passati al vaglio della nuova amministrazione e qualcuno ha, per necessità contingenti, ricevuto maggiori attenzioni in questo primo periodo. Abbiamo rivolto alcune domande al primo cittadino Renato Rea su questa fase iniziale di governo, dopo che le urne hanno sancito la vittoria netta della lista 'Rinnoviamo Arpino'. Agli occhi di un ex semplice cittadino ora sindaco, in che condizioni ha trovato il Comune e la macchina amministrativa? "Sapevo che la situazione era molto compromessa perchè avevo letto la rela- zione presentata dal Commissario Prefettizio alla Corte dei conti, dalla quale si poteva dedurre che per il nuovo sindaco sarebbe stato arduo rimettere le cose a posto. Intuivo anche che la macchina amministrativa avesse bisogno di qualche accorgimento per poter funzionare meglio e in questi giorni ci metteremo mano. Pertanto non sono sorpreso per quello che ho trovato, anche se speravo di non trovare subito ulteriori nuovi ostacoli da affronta- re che hanno leggermente rallentato il ruolino di marcia. Mi riferisco alla problematica dei l.s.u., che ha visto il Comune di Arpino in prima linea aven- do la scadenza del 14 luglio per presentare il piano di riequilibrio; scadenza che gli altri comuni del Lazio non hanno avuto". Quali sono i punti concreti che la giunta da Lei guidata intende met- tere a segno? "Abbiamo già ottenuto qualche buon risultato e riavviato pratiche impor- tanti che erano ferme. Mi riferisco ad esempio alle problematiche del quartiere Colle, della discarica in zona Selvelle, della scuola di Pagnanelli. Abbiamo inol- trato numerose pratiche per ottenere finanziamenti regionali e comunitari ed abbiamo ottenuto il rifinanziamento di alcune procedure che era perente. In attesa di portare a compimento questi progetti intendiamo nell'immediato sistemare viabilità ed illuminazione pub- blica e dare impulso alle attività cultura- li e turistiche". Per quanto riguarda il Gonfalone conosciamo la sua 'fede', quest'anno riuscirà ad essere imparziale? Chi vincerà il Palio delle contrade e dei quartieri di Arpino? "Non ho mai nascosto la mia apparte- nenza contradaiola o fede, e sono sicuro che riuscirò ad essere imparziale, come credo di aver fatto quando ho rivestito il ruolo di speaker della mani- festazione. Per dimostrare la mia imparzialità vi dirò che il Gonfalone lo vin- cerà il Ponte! Vorrei aggiungere la faccina con l'occhiolino ma non ne sono capace...". Cerchiamo di guardare lontano: come vede la città di Arpino tra cin- que anni? "Tra cinque anni vorrei vedere una città tornata indietro di un ventennio! Scusate il gioco di parole, ma vorrei rivedere la stessa città che ho vissuto da ragazzo, viva, piena di attività, nella quale gli Arpinati si rispecchino e di cui siano orgogliosi. Una città però che, a differenza di quella che ho goduto da ragazzo, sappia cogliere le opportunità che può riservarci il futuro, sviluppan- do le sue enormi potenzialità. Si parla tanto di centro culturale e turistico, ma solo superando ataviche divisioni ed invidie personali si possono centrare gli obiettivi di crescita, che passano necessariamente per una condivisione di pro- grammi. Non più iniziative legate alla buona volontà di pochi, ma accettate ed incoraggiate da tutta la collettività. Sono sicuro che tutti insieme ce la faremo, pur se tra le mille difficoltà, soprattutto economiche, di oggi". Il nuovo Sindaco Renato Rea Due mesi impegnativi: iniziative e progetti La giunta è stata nominata, le dele- ghe affidate anche ai consiglieri. Presto in consiglio comu- nale entreranno anche gli ultimi due non eletti grazie al gioco delle dimissioni. Le nomine agli Enti sono state pressochè com- pletate, il piano di riequilibrio finanziario approvato in aula. Ora per il sindaco Renato Rea e la sua maggioranza viene la parte forse più difficile: mettere mano all'apparato amministrativo, cioè al motore del Comune. Un motore, è opinione diffusa, che non gira come dovrebbe e potrebbe, spesso deluden- te ed inefficace. Una riunione dei giorni scorsi, durata circa sei ore, non ha prodotto decisioni, ma le scelte prima o poi dovranno essere fatte. Per chi governa il Comune si profilano due opzioni: mettere un punto e andare a capo, oppure i due punti e prose- guire. Tradotto: cambiare il più possibile lanciando un chiaro segnale di discontinuità con il passato, peraltro nel segno del nome della lista Rinnoviamo Arpino, o conferma- re discutibili decisioni prese da altri. In real- tà c'è anche la soluzione intermedia, trovare un punto di equilibrio tra le due che si pro- spettano. Valutazioni che spettano al sinda- co ed alla maggioranza, agli Arpinati spette- rà il giudizio. zip E’ notizia di questi giorni che il Liceo Classico “Tulliano” verrà trasferito nei locali dell’ex Ospedale Santa Croce, dismesso dal giugno del 2011. L’accordo tra i Commissari dell’Azienda ASL e dell’Amministrazione Provinciale di Frosinone, è stato siglato l’11 luglio 2013 e prevede una conces- sione dell’immobile in comodato d’uso gratuito per la durata di 25 anni. Per consentire l’avvio delle atti- vità sin dal prossimo anno scolastico, sarebbero tuttavia necessari interventi di adeguamento sull’e- dificio per una spesa di più di centomila euro. Ci corre l’obbligo di intervenire sulla vicenda espri- mendo il nostro disaccordo per l’ennesima solu- zione transitoria prospettata per risolvere l’ormai annosa situazione della sede del Liceo Tulliano. Il suo trasferimento dalla sede storica, operato nel- l’anno 2010 a seguito del tragico sisma dell’Aquila, ancora presenta ampi profili di dubbio. Infatti l’im- mobile considerato parzialmente inagibile, pur in assenza di minimi interventi, ospita al piano strada esercizi commerciali, l’Auditorium Cossa (utilizzato per convegni e come Sala Consiliare Comunale) e la Pro Loco. Inoltre risulta prossima la riapertura del Convitto Nazionale, per le attività parascolastiche degli alunni dell’Istituto Comprensivo M. T. Cicerone. Ciò detto si insinua un dubbio: gli inter- venti di manutenzione necessari a garantire la sicu- rezza dell’immobile di Piazza Municipio, sono stati mai quantificati? Ritenuto quanto detto relativa- mente all’utilizzazione dei locali non sgombrati, sussiste realmente l’inidoneità dello stesso a riapri- re le sue porte agli studenti? La riflessione si impo- ne partendo da un presupposto: la presenza nel centro storico del Liceo Tulliano assume una straordinaria valenza per la vita e lo sviluppo di tutta la comunità, ma soprattutto per gli studenti ospitati in un ambiente stimolante ed evocativo. In alternativa, negli anni scorsi, si era ipotizzato un tra- sferimento presso il Palazzo Sangermano, sede altrettanto prestigiosa e condivisibile. Per tali moti- vi, i fondi che la Provincia dovrebbe impegnare per l’adeguamento provvisorio dell’ex ospedale, potrebbero essere investiti più opportunamente per una delle due soluzioni definitive indicate. Inoltre, la soluzione individuata e formalizzata presso l’ex ospedale, oltre alle criticità sopra espresse, ci spinge ad evidenziare altre considerazioni. La comunità arpinate ha il diritto ed il dovere di rivendicare la possibilità di vedere riattivata la struttura per i fini cui è destinata. Si tratta di un edificio realizzato per scopi di assistenza sanitaria e tale deve rimanere per poter vedere al suo interno svolgersi utilmente tutte le attività di tipo socio-sanitario necessarie e impre- scindibili per il benessere di tutto il comprensorio. L’auspicio è che la nostra struttura, moderna e fun- zionale, possa diventare luogo di cura ed assistenza alla persona sul modello delle case della salute, ove risiedono i servizi di medicina di base, di preven- zione, di cura e di riabilitazione, indispensabili per assicurare il diritto all’assistenza di prossimità per tutti quei cittadini costretti ora a viaggi intermina- bili e ad attese estenuanti come accade quotidiana- mente. Istruzione e salute, questi i grandi temi su cui verte l’analisi proposta e che devono essere ambedue tutelati e difesi con forza. L’invito alle Istituzioni è quello di guardare oltre la soluzione immediata dei problemi con sguardo lun- gimirante ed ambizioso, che punti ad investire su obiettivi a lungo termine che ridiano speranze ai cittadini, che offrano risposte ampie e concrete, che non disperdano inutilmente risorse che, già scarse, vanno amministrate con grande oculatezza dimo- strando così capacità di governare per il bene comune. In ultimo un appello: non lasciamo mori- re il centro storico con la sua indiscutibile bellezza e il patrimonio artistico e culturale che rappresenta. Arpino va tutelata e protetta non svuotata e disprezzata, le porte vanno tenute aperte e, se chiu- se, riaperte. Liceo “Tulliano”- Nuova sede NON SIAMO D’ACCORDO 2 agosto_municipium dicembre.qxd 02/08/2013 18:13 Pagina 1

Transcript of Municipium agosto 2013

Page 1: Municipium agosto 2013

Pe r i o d i c o d e l l a C i t t à d i A rp i n oANNO V Agosto 2013 DISTRIBUZIONE GRATUITA

“MUNICIPIUM”“Tutte queste cose ti darò, se prostran-doti mi adorerai”.. Così disse Satana a Cristo: così ripetea tutti , nessuno escluso, colui che fubugiardo fin dall’inizio. Non c’èluogo,tempo, divisa, grata che lo trat-tenga dal tentarci. “Dio è spirito e quelli che lo adoranodevono adorarlo in spirito e verità”disse Gesù alla Samaritana, l’eretica. L’adorazione è solo per Dio: per nes-sun altro. Abbassandoci rendiamol’altro più alto. Mentre saliva a Gerusalemme percompiere la sua missione con lamorte in croce, di cosa discutevano isuoi discepoli alle spalle di Gesù? suchi di loro fosse il più grande. Lorocome noi, noi come loro. Quest’anno, riflettendo sul significatodel luogo di culto alle nove muse die-tro la pala di San Michele con leprime immagini cristiane dipinte nellenicchie dedicate alle figlie di Apollo,noi Arpinati dal 2013 veniamo spintiall’indietro di millesettecento annifino a quel 313 dell’Editto di Milano:ne avvertiamo il chiaro significato dicerniera fra tempo pagano e tempocristiano ma constatiamo anche laverità di quanto Ilario di Poitier dice-va nel IV secolo d.C. all’imperatoreCostanzo: “Noi non abbiamo più unimperatore anticristiano che ci perse-guita, ma dobbiamo lottare contro unpersecutore ancora più insidioso, unnemico che lusinga; non ci flagella laschiena ma ci accarezza il ventre; nonci confisca i beni (dandoci così la vita)ma ci arricchisce per darci la morte;non ci spinge verso la libertà metten-doci in carcere, ma verso la schiavitùinvitandoci e onorandoci nel palazzo,non ci colpisce il corpo, ma prendepossesso del cuore; non ci taglia latesta con la spada ma ci uccide l’ani-ma col danaro”. La storia di 1700 anni conferma che ilDecalogo resta la quintessenza delladecenza umana: da Costantino aTeodosio corrono pochi decenni mala mondanità di cui parla PapaFrancesco non trovò molte resisten-ze; molte resistenze invece trovaronocerte affermazioni di Cristo: i figlidelle tenebre sono più scaltri dei figlidella luce, siate semplici come lecolombe ma scaltri come i serpenti. Quanto è difficile conservarci libericome usciamo dalle mani di DioCreatore: ci ritroviamo dappertuttoin catene perché ci incateniamo dasoli; ma Lui “miserando ac eligendo”ossia anche promuovendoci dopo ilperdono, con pazienza, torna a libe-rarci dalle catene. Don Franco Ranaldi

L’Editto di Milanoe la tentazione

Due mesi dinamici, sotto un certopunto di vista anche duri e pesanti. E'questo il periodo trascorso dall'insedia-mento della nuova amministrazionecomunale guidata dal sindaco RenatoRea. Una squadra compatta, intrapren-dente che fin dai primi giorni di insedia-mento si è messa a lavoro, molto spessodietro le quinte e senza troppo rumore,per risolvere problematiche che adArpino si trascinano da tempo e che,con otto mesi di commissariamento,hanno subìto un pesante stallo. Tutti isettori sono passati al vaglio della nuovaamministrazione e qualcuno ha, pernecessità contingenti, ricevuto maggioriattenzioni in questo primo periodo.Abbiamo rivolto alcune domande alprimo cittadino Renato Rea su questafase iniziale di governo, dopo che le urne hanno sancito la vittoria netta dellalista 'Rinnoviamo Arpino'. Agli occhi di un ex semplice cittadino ora sindaco, in che condizioniha trovato il Comune e la macchina amministrativa?"Sapevo che la situazione era molto compromessa perchè avevo letto la rela-zione presentata dal Commissario Prefettizio alla Corte dei conti, dalla qualesi poteva dedurre che per il nuovo sindaco sarebbe stato arduo rimettere lecose a posto. Intuivo anche che la macchina amministrativa avesse bisognodi qualche accorgimento per poter funzionare meglio e in questi giorni cimetteremo mano. Pertanto non sono sorpreso per quello che ho trovato,anche se speravo di non trovare subito ulteriori nuovi ostacoli da affronta-re che hanno leggermente rallentato il ruolino di marcia. Mi riferisco allaproblematica dei l.s.u., che ha visto il Comune di Arpino in prima linea aven-do la scadenza del 14 luglio per presentare il piano di riequilibrio; scadenzache gli altri comuni del Lazio non hanno avuto".Quali sono i punti concreti che la giunta da Lei guidata intende met-tere a segno?"Abbiamo già ottenuto qualche buon risultato e riavviato pratiche impor-

tanti che erano ferme. Mi riferisco adesempio alle problematiche del quartiereColle, della discarica in zona Selvelle,della scuola di Pagnanelli. Abbiamo inol-trato numerose pratiche per ottenerefinanziamenti regionali e comunitari edabbiamo ottenuto il rifinanziamento dialcune procedure che era perente. Inattesa di portare a compimento questiprogetti intendiamo nell'immediatosistemare viabilità ed illuminazione pub-blica e dare impulso alle attività cultura-li e turistiche". Per quanto riguarda il Gonfaloneconosciamo la sua 'fede', quest'annoriuscirà ad essere imparziale? Chivincerà il Palio delle contrade e deiquartieri di Arpino?"Non ho mai nascosto la mia apparte-

nenza contradaiola o fede, e sono sicuro che riuscirò ad essere imparziale,come credo di aver fatto quando ho rivestito il ruolo di speaker della mani-festazione. Per dimostrare la mia imparzialità vi dirò che il Gonfalone lo vin-cerà il Ponte! Vorrei aggiungere la faccina con l'occhiolino ma non ne sonocapace...".Cerchiamo di guardare lontano: come vede la città di Arpino tra cin-que anni? "Tra cinque anni vorrei vedere una città tornata indietro di un ventennio!Scusate il gioco di parole, ma vorrei rivedere la stessa città che ho vissuto daragazzo, viva, piena di attività, nella quale gli Arpinati si rispecchino e di cuisiano orgogliosi. Una città però che, a differenza di quella che ho goduto daragazzo, sappia cogliere le opportunità che può riservarci il futuro, sviluppan-do le sue enormi potenzialità. Si parla tanto di centro culturale e turistico, masolo superando ataviche divisioni ed invidie personali si possono centrare gliobiettivi di crescita, che passano necessariamente per una condivisione di pro-grammi. Non più iniziative legate alla buona volontà di pochi, ma accettate edincoraggiate da tutta la collettività. Sono sicuro che tutti insieme ce la faremo,pur se tra le mille difficoltà, soprattutto economiche, di oggi".

I l nuovo Sindaco Renato ReaDue mesi impegnat ivi: iniz iat ive e proget t i

La giunta è statanominata, le dele-ghe affidate ancheai consiglieri. Prestoin consiglio comu-nale entrerannoanche gli ultimi due

non eletti grazie al gioco delle dimissioni. Lenomine agli Enti sono state pressochè com-pletate, il piano di riequilibrio finanziarioapprovato in aula. Ora per il sindaco RenatoRea e la sua maggioranza viene la parte forsepiù difficile: mettere mano all'apparatoamministrativo, cioè al motore del Comune.Un motore, è opinione diffusa, che non giracome dovrebbe e potrebbe, spesso deluden-te ed inefficace. Una riunione dei giorniscorsi, durata circa sei ore, non ha prodottodecisioni, ma le scelte prima o poi dovrannoessere fatte. Per chi governa il Comune siprofilano due opzioni: mettere un punto eandare a capo, oppure i due punti e prose-guire. Tradotto: cambiare il più possibilelanciando un chiaro segnale di discontinuitàcon il passato, peraltro nel segno del nomedella lista Rinnoviamo Arpino, o conferma-re discutibili decisioni prese da altri. In real-tà c'è anche la soluzione intermedia, trovareun punto di equilibrio tra le due che si pro-spettano. Valutazioni che spettano al sinda-co ed alla maggioranza, agli Arpinati spette-rà il giudizio. zip

E’ notizia di questi giorni che il Liceo Classico“Tulliano” verrà trasferito nei locali dell’exOspedale Santa Croce, dismesso dal giugno del2011. L’accordo tra i Commissari dell’Azienda ASLe dell’Amministrazione Provinciale di Frosinone, èstato siglato l’11 luglio 2013 e prevede una conces-sione dell’immobile in comodato d’uso gratuito perla durata di 25 anni. Per consentire l’avvio delle atti-vità sin dal prossimo anno scolastico, sarebberotuttavia necessari interventi di adeguamento sull’e-dificio per una spesa di più di centomila euro. Cicorre l’obbligo di intervenire sulla vicenda espri-mendo il nostro disaccordo per l’ennesima solu-zione transitoria prospettata per risolvere l’ormaiannosa situazione della sede del Liceo Tulliano. Il suo trasferimento dalla sede storica, operato nel-l’anno 2010 a seguito del tragico sisma dell’Aquila,ancora presenta ampi profili di dubbio. Infatti l’im-mobile considerato parzialmente inagibile, pur inassenza di minimi interventi, ospita al piano stradaesercizi commerciali, l’Auditorium Cossa (utilizzatoper convegni e come Sala Consiliare Comunale) e laPro Loco. Inoltre risulta prossima la riapertura delConvitto Nazionale, per le attività parascolastichedegli alunni dell’Istituto Comprensivo M. T.Cicerone. Ciò detto si insinua un dubbio: gli inter-venti di manutenzione necessari a garantire la sicu-rezza dell’immobile di Piazza Municipio, sono statimai quantificati? Ritenuto quanto detto relativa-mente all’utilizzazione dei locali non sgombrati,sussiste realmente l’inidoneità dello stesso a riapri-re le sue porte agli studenti? La riflessione si impo-ne partendo da un presupposto: la presenza nel

centro storico del Liceo Tulliano assume unastraordinaria valenza per la vita e lo sviluppo ditutta la comunità, ma soprattutto per gli studentiospitati in un ambiente stimolante ed evocativo. Inalternativa, negli anni scorsi, si era ipotizzato un tra-sferimento presso il Palazzo Sangermano, sedealtrettanto prestigiosa e condivisibile. Per tali moti-vi, i fondi che la Provincia dovrebbe impegnare perl’adeguamento provvisorio dell’ex ospedale,potrebbero essere investiti più opportunamente peruna delle due soluzioni definitive indicate. Inoltre,la soluzione individuata e formalizzata presso l’exospedale, oltre alle criticità sopra espresse, ci spingead evidenziare altre considerazioni. La comunitàarpinate ha il diritto ed il dovere di rivendicare lapossibilità di vedere riattivata la struttura per i finicui è destinata. Si tratta di un edificio realizzato perscopi di assistenza sanitaria e tale deve rimanere perpoter vedere al suo interno svolgersi utilmente tuttele attività di tipo socio-sanitario necessarie e impre-scindibili per il benessere di tutto il comprensorio.L’auspicio è che la nostra struttura, moderna e fun-zionale, possa diventare luogo di cura ed assistenzaalla persona sul modello delle case della salute, overisiedono i servizi di medicina di base, di preven-zione, di cura e di riabilitazione, indispensabili perassicurare il diritto all’assistenza di prossimità pertutti quei cittadini costretti ora a viaggi intermina-bili e ad attese estenuanti come accade quotidiana-mente. Istruzione e salute, questi i grandi temi sucui verte l’analisi proposta e che devono essereambedue tutelati e difesi con forza.L’invito alle Istituzioni è quello di guardare oltre lasoluzione immediata dei problemi con sguardo lun-gimirante ed ambizioso, che punti ad investire suobiettivi a lungo termine che ridiano speranze aicittadini, che offrano risposte ampie e concrete, chenon disperdano inutilmente risorse che, già scarse,vanno amministrate con grande oculatezza dimo-strando così capacità di governare per il benecomune. In ultimo un appello: non lasciamo mori-re il centro storico con la sua indiscutibile bellezzae il patrimonio artistico e culturale che rappresenta. Arpino va tutelata e protetta non svuotata edisprezzata, le porte vanno tenute aperte e, se chiu-se, riaperte.

Liceo “Tulliano”- Nuova sedeNON SIAMO D’ACCORDO

2 agosto_municipium dicembre.qxd 02/08/2013 18:13 Pagina 1

Page 2: Municipium agosto 2013

I vocaboli cioccie, ciocciari, Ciocciarìa,Cioccerìa, apparsi per la prima volta sullepagine di un libro del medico Gian GaspareCestari, Della morbosa annuale costituzionedi Anagni. E particolarmente di quella acca-duta negli Anni 1775. 76. e 77, definironostabilmente, dalla seconda metà delSettecento, l’identità di una popolazione e

del toponimo riguardante un territorio dai confini variabili del Basso Lazio, abitato da rurali, checalzavano d’abitudine le cioce. Ma tali primitivi calzari già erano portati nei campi, nei boschi enei pascoli dai pastori e contadini dell’antica Roma.Tra le varie e più recenti ipotesi gli studiosi e i cultori dei loro abbigliamenti considerano precur-sore della ciocia il calzare nominato adoneus, un robusto pezzo di cuoio rettangolare legato finoal polpaccio da lacci, o stringhe di pelle, mentre il soccus o il pero (pl. perones), fatti con pelli mor-bide, avevano fattura diversa ed erano meno somiglianti.In questo breve testo si elencano le interessanti e talvolta sorprendenti caratteristiche qualitative,

che fecero sopravvivere queste particolari calzatureper molti secoli, pur con piccole modifiche, e ciò finoagli anni ‘60-70 del secolo scorso. Portate da gentepovera, il primo requisito delle cioce era l’economicità(uso solo di due suole con totale abolizione delletomaie di copertura). Presentavano una grande sem-plicità realizzativa (2 suole, 2 pezze di tessuto, deglispaghi o delle stringhe di cuoio). Richiedevano untempo molto breve di realizzazione (la forma era ele-mentare e si usavano solo 2 strumenti: la lesina e lasgorbia; abolita qualsiasi cucitura).

Pur costruite talora da artigiani ciabattini, erano poi molto adatte all’autocostruibilità e autoripa-rabilità (chiunque poteva fare queste operazioni da sé). Utilizzavano materiali facilmente disponi-bili (cuoio, vari tipi di pelli, feltro). Erano delle calzature unisex (adatte a donne e uomini) e incerte località si usava indifferentemente la stessa forma per il piede destro e per il piede sinistro.Erano calzari che con il tiraggio delle stringhe entro certi limiti si adattavano a piedi piccoli o gran-di, pur di misure alquanto diverse.Erano calzari adatti ai mesi estivi e ai mesi invernali. Avevano una grande resistenza d’uso (alcu-ni agricoltori, che le calzarono, hanno parlato di durate prossime al decennio).Erano adatte a percorsi impervi, rocciosi, sassosi e per camminare su terreni lavorati ed erano otti-me per fare il lavoro della vangatura. Erano comode e leg gere, traspiranti, resistenti agli urti e agliimpatti accidentali.Nelle cioce più antiche veniva utilizzato qualunque tipo robusto e rigido di pellame, naturale oconciato. Pertanto sono esistite cioce, alcune oggi visibili nei musei, costruite con pelli bovine,bufaline, asinine, (più robuste se fatte con quelle dei dorsi degli animali), ma anche con pelli ovine,caprine o suine, per quelle di uso più delicato (bambini, giovinette).In luoghi particolari, prossimi alle cartiere, (Isola Liri, Sora) esisteva anche una variante di ciocerealizzate con il feltro (dette a Isola Liri manecòtte o deppióne, ad Arpino glie fèute), adatte peròall’uso casalingo ed urbano su strade pavimentate e suiterreni, se regolari ed asciutti.Tutti questi tipi di calzari erano molto spesso autoco-struiti utilizzando lesine o coltelli per il taglio del cuoio ela sgorbia (sgurbia, scalpello con lama a forma di occhiel-lo rettangolare), per praticare fori regolari per il passaggiodelle stringhe.Il cuoio nelle epoche più antiche non di rado venivaimpiegato senza rasare il suo caratteristico pelame.(continua)Ugo Iannazzi

DIRETTORE RESPONSABILE:DIRETTORE

CoordinatorePagina CulturaPagina Polit icaPagina attualitàCollaboratori

Responsabile Facebook

PA G I N A 2 C U L T U R A M U N I C I P I U M

Paolo Carnevale Giampaolo Palma

Domenico Rea (cell. 339.5798895)Raimondo Rotondi Rachele Martino (cell. 348.0520729)Stefano Capuano (cell. 338.81 41 095)A ntonio Errico Rea - Paola Di Scanno - Sara PacittoFabio Lucchetti

[email protected]

REDAZIONE Piazza Municipio - Arpino (FR)EDIZIONI GSI - Gruppo Sistema Italia

Viale Mazzini, 224 - FrosinoneIl materiale ricevuto non sarà restituito - Le collaborazioni s’intendono gratuitePer chiarimenti e/o precisazioni rivolgersi a Domenico Rea - cell. 339.5798895

Autorizzazione Trib. Cassino n. 196 del 12-2-76

S antopadr eL A CHIESA MISTERIOSA

Assodato che Santopadre deriva il suo nomedalla piccola chiesa ottagonale di S. Pietro(numero precedente di MUNICIPIUM).Assodato che la Maddalena è arrivata anche aSantopadre, vuoi in forma simbolica o formapittorica rappresentata nel quadro doble face“Ultima Cena” del Cavalier d’Arpino, custodi-to nella chiesa di S. Folco, quali altri segreticonserva la chiesetta? Secondo la leggenda èstata un “ospedale”, la “tomba di S. Folco” edinfine, impresso nelle sue linee di congiun-zione delle prese di luce a “W” che rovesciatadiventa una “M”, la M di Maddalena. Comeampiamente descritto nel mio penultimoromanzo “Dietro il quadro” (Sovera Edizioni,nelle migliori e anche peggiori librerie) pre-sentato dai media locali come un “codice davinci ciociaro”. Quali altri misteri ci sonoancora da scoprire? Le mie deboli forze ormainon mi permettono più di proseguire e, forse,questa mia ultima scoperta o intuizione,potrebbe incoraggiare menti più giovani edelastiche a proseguire il cammino. Per la fret-ta della pubblicazione e per refusi tipograficidel romanzo “Dietro il quadro” non ho potu-to aggiungere quanto vado a descrivere. Ho notato che, confermato anche da Google

Earth, la chiesa di S. Pietro guarda:Casalattico! La Maddalena è arrivata anche aCasalattico? Probabilmente si! La certezza ènel suo stemma comunale sempre nel suo stileottogonale: una colomba che sostiene unacroce, di cui nessuno è riuscito a spiegare ilsignificato! Nel mio percorso formativoall’ITIS per Chimici di Arpino, più cheimpiantistica e provette, mi ha sempre affasci-nato ”la pietra filosofale” quella che trasfor-mava tutto in oro. Nella continua ricerca,sono venuto a contatto con l’esoterismo chemi ha condotto su strade inimmaginabili. Ilmistero è presto svelato. Ci sono dei poemiambientati su simboli alchemici. Il simboloalchemico per eccellenza è la Fenice, rinascitae resurrezione che nella iconografia rappre-senta Gesù morto e risorto. Quale uccellorappresenta invece la Maddalena? E’ ovvio: lacolomba. Quindi, Santopadre, è la linea di congiunzio-ne tra la stirpe regale (non divina) tra Gesù eMaddalena, la quale portò avanti nel suoamore di donna e moglie il peso della croci-fissione. Credo a questopunto dopo tan-tissimi anni diaver trovato la miapietra filosofale,un tesoro fatto diconoscenza chemi unisce aiTemplari che nes-suno potrà maipignorare o por-tarmi via oltre chepermettermi di posizionare Santopadre, pic-colo borgo dimenticato sulle montagne nonsolo al centro della Ciociaria ma soprattuttoal centro della Storia. Grazie per avermi letto.

Massimo Contucci

R ov i s t a ndo t r a vecchi e ca r t e“ L A F E B B R E S PA G N O L A ”

Era chiamata “febbre spagnola” l’epidemia tremenda che dilagò fra il 1918 e il 1920 in tuttaEuropa mietendo decine di milioni di vittime (alcune stime parlano di cinquanta milioni dimorti: cinque volte le vittime della prima guerra mondiale). Anche in Arpino l’epidemia pro-vocò un numero di morti molto alto, anche se ancoraimprecisato: le lettere inviate a mio zio Antonio ne costi-tuiscono una piccola testimonianza. In una, inviata il23/09/1918, la giovane F. M. informa che la commedia“Addio giovinezza” non si è potuta rappresentare perché“qui, come quasi in tutta Italia la cosiddetta febbre spagno-la sta facendo strage. In quasi tutte le case ci sono malati,alcuni gravissimi, e molti sono i morti. S. M. … è quasi infin di vita … e poi in casa sono in cinque i malati”. A. M. il 10/10/1918 scrive “…per quanto qui, purtroppo,sia morta molta gente in pochi giorni …”. Il cugino Marioil 13/10/1918 scrive (in tono un po’ cinico) “Quando vaiin licenza? Affrettati perché minacci di non trovare più nessuno. La spagnola infierisce terribil-mente …” e la giovane A. G. il 14/10/1918 aggiunge “Non ho da darle nessuna notizia menoche quella della malattia che regna in Arpino lasciando nel lutto molte famiglie …”. Pare quasidi sentire il sospiro di sollievo fra le righe della giovane F. M. “L’altra sera ebbi un po’ di paurama non dissi niente ai miei per non allarmarli. Avevo un dolorino niente indifferente dietro lespalle e mi sembrava di avere la febbre. Ma oggi posso dire di sentirmi bene”. Le lettere lascianointuire la gravità del morbo, la cui storia in Arpino è ancora tutta da scrivere, ricercando, se pos-sibile, statistiche e dati scientifici.L’epidemia fu fatale anche mio zio, destinatario delle sopra riportate lettere, che fu aggreditodal male e morì il 4/12/1918 a Fortezza in Alto Adige.

Luigi V enturini

UNA V ITA SPERICOLATAArpino, tramontato il potere politico longo-bardo, entrò a far parte dell’entità stataledenominata all’epoca “Regno di Sicilia”, fon-data nel 1130 dal Normanno Ruggero IId'Altavilla. Il nuovo Stato, formato dai terri-tori delle attuali regioni Abruzzo, Molise,Campania, Puglia, Basilicata, Calabria eSicilia, più alcune aree dell'odierno Laziomeridionale e orientale, sarebbe durato convarie denominazioni, ma senza modificheterritoriali, fino al 1860.Il successivo declino degli Altavilla portò ilgiovane Regno di Sicilia a essere oggetto diuna sorta di “affiliazione feudale” da partedel confinante Stato Pontificio, in forteespansione politica dopo la sconfitta diFederico Barbarossa del 1176. Nel 1186,però, il figlio di Barbarossa Enrico VI sposòCostanza d'Altavilla, ultima erede del Regnodi Sicilia, e lo Stato passò sotto il dominioimperiale, trovandosi a subire tutti i duri con-traccolpi della lotta fra Guelfi (papato) eGhibellini (impero). La Città di Arpino ebbela sua parte di guai. Nel 1229 fu saccheggiatada Federico II, figlio di Enrico VI. Nel 1252fu quasi distrutta da Corrado IV, che diEnrico VI era nipote.Nel 1266 il papa Clemente IV nominò Re diSicilia Carlo d'Angiò, avvalendosi dei semprevantati “diritti feudali” sul Regno. A farne lespese fu il giovane Corradino di Svevia, ulti-mo discendente di Federico Barbarossa, chefu decapitato dopo la sconfitta di ScurcolaMarsicana. Al tempestoso periodo svevoseguì, quindi, il turbolento periodo angioino.Mala tempora semper currebant, ma conmeno guai per Arpino e i paesi circostanti.Uno degli Angiò fu artefice, anzi, di unperiodo di grande ripresa economica e socia-le. Ladislao I d’Angiò-Durazzo (11 luglio1376 – 6 agosto 1414), straordinario perso-naggio storico, inaugurò la lunga serie dei Redi Napoli innamorati di Arpino, dove risie-

dette, per lunghi periodi e con tutta la corte,nel castello che ancora porta il suo nome. LaCittà di Arpino fu anche incamerata neldemanio regio e liberata da ogni servitù feu-dale. La “vita spericolata” di Ladislao meritaqualche cenno biografico. Divenuto Re nel1386, all’età di dieci anni, da quella giovaneetà in poi dovette sempre lottare contro letante insidie della sua epoca turbolenta. Siaffermò alla fine come capo politico e milita-re di tempra straordinaria. L’indole spregiu-dicata lo portò a coltivare ambizioni smisura-te, sintetizzate nel motto “aut Caesar autnihil” (o Cesare o niente) ed eguagliate sol-tanto dalla sua insaziabile passione per laparte femminile del mondo. Ladislao sognòper primo, diversi secoli prima delRisorgimento, di unificare l’intera penisolaitaliana. Nel 1405 iniziò una serie di campa-gne militari che nel 1414, dopo alterne fortu-ne, lo portarono a conquistare tutto lo StatoPontificio e la Toscana. Si accingeva a inva-dere la Pianura Padana quando una misterio-sa malattia lo portò alla morte in pochi gior-ni. La leggenda narra che fu avvelenato dauna delle sue innumerevoli amanti, con unolio tossico spalmato sulla sua parte più fem-minile. Raimondo Rotondi

L e ci oce, i t r adi z i ona l i ca l z ar ii dent i t a r i del Basso L az i o

Cioce di A rpino

Cioce di Montelanico

Cioce di A latr i

L’Associazione Ex Alunni ed Amici delTulliano ha presentato il volume inapertura delle celebrazioni per i 200anni del Tulliano.

2 agosto_municipium dicembre.qxd 02/08/2013 18:13 Pagina 2

Page 3: Municipium agosto 2013

PA G I N A 3A T T U A L I T ÀM U N I C I P I U M

Facebook, Twitter e tutti i social media chepopolano la rete si fondano sul concetto dicondivisione, trasparenza, democrazia. Forsesono soltanto una illusione, una tremenda“vertigine digitale” (dal titolo del bestseller diAndrew Keen, tanto famoso quanto discussoguru di internet), ma intanto rappresentanosempre più quel luogo virtuale nel quale con-sumare attività e relazioni umane. Del resto,

come recitava la frase più inquietante del filmdedicato a Mark Zuckenberg “Prima vivevamonelle fattorie, poi nelle città e ora vivremo suinternet”... Ed infatti il web, inteso come piat-taforma in cui condividere ogni cosa, raccon-tando al mondo dove siamo, cosa pensiamo,cosa mangiamo, etc, etc, amplifica progressiva-mente i suoi spazi, la sua importanza, la suainfluenza. Non spetta a questa piccola rubricadisquisire sui lati positivi e negativi di questamoderna economia dell’attenzione che tantoattrae chi voglia sentirsi sempre più preso dallavertigine di far parte di una grande commu-nity, ma registriamo l’inevitabile approdo sufacebook della politica arpinate. Non cheprima non ci fosse. Ricordiamo l’ex sindacoFabio Forte (molto attivo anche su Twitter)che proprio sul profilo di Municipium annun-ciò la sua ordinanza di chiusura delle scuole aseguito dello sciame sismico dell’autunno del2009, con l’intento di testarne interesse e con-seguenze tra i suoi concittadini. Ricordiamo lepagine facebook delle liste presenti alle elezio-ni del 2011, e dei successivi consiglieri edassessori. Ma a contare i post, le foto, i com-menti, insomma la partecipazione condivisanelle ultime settimane di campagna elettorale,non c’è paragone che tenga. Chi volesse rivi-vere la più virtuale delle elezioni comunali puòsemplicemente rivisitare i profili delle tre listee dei candidati sindaci: ritroverà gli appunta-menti, i video di presentazione dei candidati edei loro programmi, i comizi tenuti nelle varielocalità, l’incoraggiamento dei sostenitori, lecontestazioni degli avversari. E questo dialogo

con gli arpinati continua ancor oggi ad elezio-ni concluse. Già il 4 giugno scorso, il SindacoRenato Rea annunciò l’intento di usare ilprofilo di “Rinnoviamo Arpino” come uncanale di informazione diretta “Cari concitta-dini, da oggi useremo questa pagina per le comu-nicazioni ufficiali circa il nostro lavoro diamministratori della Città, ag giornandoVisulle cose che abbiamo fatto o che faremo”

Promessa mantenuta, con post aggior-nati più o meno settimanalmente ededicati agli sviluppi dell’attività ammi-nistrativa, dalla formalizzazione ecomposizione della Giunta comunale(7 giugno), all’annuncio della ripresadei lavori comunali (13 giugno), all’or-ganizzazione e soddisfazione per legiornate ecologiche (22 giugno), agliincontri in Regione Lazio per riqualifi-care il centro storico (30 giugno), etc.Ed è proprio di questi giorni l’attiva-zione (finalmente!) del profilo “ComuneArpino”, che dovrebbe rappresentarela pagina istituzionale degli arpinati.Presenti ed attivi in Facebook anche glisfidanti di Rea. L’ex Assessore

Gianluca Quadrini conserva l’apprezzabilis-sima consuetudine di rilasciare comunicatistampa relativi alla sua attività politica (tantoche leggiamo spesso i suoi interventi sui siti diinformazione, da TG24.info, a ciociariaquoti-diano.it a sora24.it, condividendoli sul profilodi Municipium), ed ha affidato ad internet siail commento successivo alle elezioni “Vi rin-grazio ancora una volta per la fiducia accorda-ta: oltre 1700 preferenze. Non ce l'abbiamofatta ma sarò sempre a vostra disposizione”, sial’augurio al nuovo sindaco di “svolgere il pro-prio mandato in modo ef ficace”. Il profilo“Patto per la Città” si era distinto pubblican-do i video di presentazione di ciascun candida-to. Anche il candidato Francesco Rabotti haaffidato a facebook le prime parole dopo leelezioni, “Ringrazio gli Arpinati che mi hannoonorato del loro voto,tutte le persone che mi sonostate vicine e la Città di Arpino per la grandepassione e partecipazione che fa ben sperare perun futuro intriso di trasparenza e consapevolez-za”. Ma già in occasione della sua candidaturaalle regionali di febbraio, il consigliere avevaattivato un profilo pubblico per illustrare l’atti-vità politica, mentre in qualità di presidente delComitato S.a.le, nonché degli incarichi già rico-perti, Francesco Rabotti è titolare pure di unblog personale molto ben fatto, nonché di unprofilo twitter e di un canale YouTube.Insomma, sono trascorsi solo pochi anni, male vecchie campagne elettorali fatte solo di san-tini, manifesti e piazzate cominciano a rappre-sentare solo un grigio ricordo. Oggi si twitta, siposta, si tagga…

UN TAG PER MUNICIPIUMMa quant’è dolce questa piccola città!?

“Te siènte s.tracche, s.tunate, s.temmacate? Assièret'a ss.ta piazza, issiè rrenate!” scriveva Fulvia Maria Macioce che dedicò i versi piùbelli di “Arpine” proprio alla Piazza Municipio. Anni dopo, la stessapiazza ritrova un omaggio altrettanto poetico, grazie a Katia Salvatore,che tuttavia usa lo zucchero al posto delle parole. Gli è stata commis-sionata una torta per festeggiare la pensione di Ginetta (aproposito,Tanti Auguri anche dalla nostra redazione alla cara“Vigilessa”) ma la brava pasticciera si supera, e ci offre un bel ritratto -mai così dolce- del luogo di incontro preferito dagli Arpinati.Innumerevoli i commenti raccolti dall’immagine, divisi tra chi la pensacome Giada Pallisco, “Complimenti.. è un peccato mangiarla!” E e chi al contrario come AngeloContucci, che vorrebbe piuttosto “partecipare alla festa per poi dire, ‘me sò magnato pure io ilcomune di ar pino’” Purtroppo la foto ha i suoi limiti, perché possiamo solo immaginarne profumi esapori. Ma se non altro ci fa riscoprire in un’ottica più godereccia ancora i versi della poetessa Macioce“La piazz' è g gròssa cumm'a nna s.chianatòra, ce s'tà i ‘ Caffè che f fa' le pas.te bbòne, sanMmechèle, i' Tulliane; quann'è ll'òra k'ièscene a sspasse le bbèlle wajjòne, j'òme le smìccia, vò sùb-bete la mòjje i ttutte quante se le wulèra tojje! 'N cim'a ss.te munne addò la può truwà' còcata piaz-za che ppò' valè' tant'òre? Addò che ddu'passe te può'ses.temà' 's.truzziò'ne i ccusciènza, trippa iccòre?”.. Passano gli anni, ed ancora nessuno ha saputo rispondere a questa simpatica domanda.Difficile che possa succedere oggi, dopo averne scoperto il lato più dolce!

E’ il più giovane dei concittadini che vivono all’esteroed ai quali abbiamo chiesto di raccontare esperienza elontananza da Arpino. Si chiama Rodolfo Schiavo, e perlavoro, ma non solo.. ha praticamente fatto il giro delmondo negli ultimi otto anni. Ha vissuto e visitato postibellissimi, ma sempre portandosi Arpino nel cuore.Saluta così i suoi concittadini, sfruttando la finestra delnostro profilo facebook: “Quando da bimbo vedevo famiglieemigrate anni prima in Francia, Belgio o Inghilterra tornare adArpino in estate, mi chiedevo spesso:-Ma come mai fanno cosìtanti chilometri per passare le vacanze ad Arpino, che non c'e'neanche il mare?- Ora, dopo anni a girovagare tra Scandinavia,Irlanda ed Australia, mi ritrovo in quel di Brno (Rep. Ceca) permotivi lavorativi e capisco cosa voleva dire fare quei tanti chilo-metri.. Capisco l'emozione che regala Arpino a chi non la vive più e quel desiderio di farsi soltanto una passeg-giata in piazza o salire sopra a Civitavecchia. Eppure c'e' stata una volta dove davvero ho creduto di provenire dauna città forse anche più importante di Roma, e ve la racconto: ero ospite da una mia amica a Sydney (che in segui-to diventerà qualcosa di più) e lei mi invitò ad accompagnarla all'università per seguire una lezione di latino. Sulleprime, assalito dai ricordi liceali, stavo per dare la classica giustificazione per motivi familiari, poi, anche per nonoffenderla, mi convinco e la seguo. La sorpresa fu che la lezione era su Cicerone ed ogni qual volta il professore pro-nunciava enfaticamente la parola Arpinate.. volevo alzarmi e gridare:-Sto qqua, mo' tu ch vuo' ra me?”. CiaoRodolfo, speriamo di rivederci presto, anche se un po’ lontani dal mare..

ARPINO SOCIAL NETWORK(a partire dalla politica locale)

ARPINATI ALL’ESTERORodolfo Schiavo da Brno (Repubblica Ceca)

La redazione di Municipium ha attivato nella pri-mavera del 2008 un proprio profilo facebook perpubblicare on line gli articoli del giornale dicarta, consentendone la lettura anche agli amicipiù lontani. Gradualmente questo piccolo spa-zio web si è esteso diventando una sorta di“piazza municipio”virtuale, in grado dicoinvolgere e farincontrare chiun-que volesse rac-contare la città diArpino. Dopo 5anni si può provaread aggiornarne inumeri delle prin-cipali caratteristi-che:5000 amici,100 richieste diamicizia ancora incoda (che verrannoaccolte eliminandogradualmente dal-l’attuale lista i pro-fili non più attivi,quelli anonimi e quelli pubblicitari), 120 seguaci,130 note pubblicate più altre 43 condivise dagliamici sulla bacheca, 27 album fotografici conte-nenti 435 foto dedicate ad Arpino. I contenuti ela bacheca del profilo di Municipium sono eresteranno sempre pubblici, ovvero visibili atutti, e sempre a disposizione di chi desiderasserileggere la storia più recente della cronaca, poli-tica ed economia di Arpino. Utilizzando la navi-gazione proprio del social network, si può scor-rere temporalmente il nostro profilo e si avràl’impressione di ripercorrere il calendario deglieventi più importanti che hanno interessato lacittà negli ultimi tempi, attraverso una specie dimultimediale “diario arpinate”, per usare l’e-spressione coniata dal compianto prof. AntonioIncani. L’attività della pagina si compone infattinon solo dei link pubblicati dalla redazione (conl’utile contributo della corrispondente SaraPacitto), ma soprattutto con i riferimenti, i com-menti e le foto condivise sulla bacheca dai nostrilettori, la vera vox populi arpinate. Tanto che cirisulta ora praticamente impossibile riportare sulgiornale di carta tutti i post pubblicati su quelloon line. Inevitabili gli spazi offerti agli appunta-menti (per esempio con le giornate ecologiche,molto gradite stando ai commenti raccolti, “Miassocio ai ringraziamenti a tutti i volontari. Miauguro che queste due giornate ecologiche abbianoriportato un po’ Arpino al suo splendore, espero vivamente che tutte queste persone abbianodato una bella lez ione di vita” (LauraCasinelli)), alle denunce (per esempio sulla sop-pressione della linea ferroviaria Roccasecca

Avezzano, con Daniele Del Monaco che scrive“Cari amici mi dicono che sabato prossimo cisarà l'ultimo viaggio del trenino Roccasecca-Avezzano, prima della sospensione estiva. Moltirumors dicono che sarà veramente l'ultimo viag-gio in quanto la tratta ferroviaria verrà chiusa.

Il treno per Arpinoha rappresentatomolto e potr ebbecontinuare a farlocon progetti eco-turistici; lottiamoper scongiurare que-sta ipotesi”), edanche ad un po’ dicolore.. come conla foto pubblicatada Federico Bianchie che ritrae un gros-so autobus persosiverso il “Cauto”(tra i commenti iro-nici, quello diNestore Corona“Finalmente un

pullman che sale al Castello”, mentre CarloIafrate ha dedicato all’episodio una bella notaintitolata “Tutto a posto, niente in ordine” segna-lando la scarsa visibilità dei segnali turistici). Adestare grande attenzione sono sempre gli albumfotografici che raccontano Arpino meglio di unbell’articolo sul giornale. In tal senso ringrazia-mo ancora il Principe, Roberto Gabriele, checon la sua macchinetta fotografica ha documen-tato sulla nostra bacheca gli eventi più importan-ti succedutisi in città (dalla festa di Sant’Antonio,

alla corsa di motociclette di Vallefredda). Ed aproposito di fotografie, ricordiamo anche inquesto spazio, la sfida lanciata ai nostri lettori daAngelo Contucci, che ha pubblicato delle bel-lissime foto d’epoca (in bianco e nero, con classielementari o con signori che giocano a bocce aCivitavecchia, risalenti agli 40/50) invitando ariconoscerne i volti. Tutti sono inviatati a contri-buire.

VOX POPULI

Nel periodo successivo al secondo conflittomondiale, anche ad Arpino, varie furono lepersone che riuscirono a dedicarsi alle attivitàsportive. Tra queste ci fu Nino Rebecchi di cui

ancora oggi siraccontano legesta. Noi loa b b i a m oincontrato.Nino, come equando nac-que la suapassione perla bicicletta?Quando avevo

circa una ventina d’anni, mentre tra i mieicoetanei si diffondeva sempre più la passioneper il calcio, mi appassionai al ciclismo, cosìacquistai una bicicletta. Ricordo che era unaGitan, nota marca dell’epoca, ed iniziai acimentarmi nell’attività ciclistica.

Ha mai partecipato a delle gare ciclistiche?Non ho mai partecipato a gare ciclistiche ufficiali,ma a moltissime competizioni amatoriali con altricorridori provenienti da paesi limitrofi. Quale di queste competizioni amatoriali leè rimasta più impressa?Sicuramente una che si svolse a Roccasecca,venne ad accompagnarmi il compianto MauroVenturini, mio carissimo amico fin dall’infan-zia. Mauro per tutta la gara mi sostenne ed ioarrivai fino in fondo con un brillante risultato.Il percorso fu per me molto duro: la era stradabianca, il numero dei partecipanti era elevatoed una crisi di fame, comune tra i ciclisti, miassalì … la gara divenne così un vero e proprioinferno. Per quanto tempo ha praticato tale attività?Ho praticato tale attività per vari anni, ma pur-troppo gli allenamenti richiedevano troppotempo che avrei dovuto sottrarre alla famiglia eal lavoro, così decisi di smettere e di dedicarmi

all’atletica, diventando campione italiano diCross nella categoria 65-70 anni a Caserta nel1997. Nino non è stato, però, l’unico arpinatea dedicarsi all’attività ciclistica: AmerigoCianfarani, citato anche nel libro “Arpino, vec-chie storie di piccole cose” di Dario Macioce,nella prima metà del secolo scorso, prese partea varie gare agonistiche, riportando ottimirisultati.Nell’ormai lontano 1990 un gruppo diamici, amanti della bicicletta,, fondò

l’Associazione Ciclistica Arpinate, affiliata allaFederazione Ciclistica Italiana. Essa contavacirca 30 iscritti, ebbe come presidente FrancoBattista, come vicepresidenti Elio Giovannoneed Domenico Manente e si estinse dopo 4 annidalla sua fondazione. Gli associati si dotaronoanche di una divisa ufficiale, simile a quelladisegnata dall’artista Schifano per il GranPremio della montagna del Tour de France esponsorizzata dalla società arpinate“Nouvelle”, oggi “Carind”. In quel periodo,l’Associazione organizzò con l’aiuto di UgoRanaldi, imprenditore arpinate in terra ponti-na, una memorabile corsa ciclistica in occasio-ne della Festa di Sant’Antonio. Parteciparonoanche concorrenti venuti dalle province diLatina e di Frosinone. Vincitore indiscusso fuMassimiliano De Castris di Latina, il quale evi-denziò la difficoltà del percorso. Tra gli arpina-ti, ottennero i risultati migliori Dante Rea (9°)e Leonardo De Rosa (12°). L’Associazione, inoltre, partecipò spesso araduni cicloturistici in paesi limitrofi.

Domenico Manente

F o t o r i c o r d o : I CICLISTI

2 agosto_municipium dicembre.qxd 02/08/2013 18:13 Pagina 3

Page 4: Municipium agosto 2013

PA G I N A 4 M U N I C I P I U M

2 agosto_municipium dicembre.qxd 02/08/2013 18:13 Pagina 4