Moca-Marzo2013

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In un voto che si preannun- ciava cruciale per l’Italia è stato estratto il peggiore dei risultati: (quasi) pareggio a tre e veti incrociati che ren- dono un rompicapo la forma- zione del nuovo governo. L’u- so del verbo “estrarre” non è casuale. Perché, a guardare con un po’ di occhio critico le ultime due elezioni politiche, sem- bra proprio che l’esito del voto si comporti più o meno come una lotteria. Indub- biamente tutto ciò può sembra- re offensivo nei confronti del corpo elettorale, ma, anche se fosse così, lo sarebbe comun- que meno di quanto non lo siano le “tarantelle” a cui gli italiani sono stati sottoposti in questi anni. Ma andiamo con ordine. I numeri, innan- zitutto. Per quanto a destra vaneggino di fantomatiche rimonte infatti, il duo PDL+Lega, perde dai 7 agli 8 milioni di elettori (con per- centuali che vanno dal 14% al 22% rispetto alle prece- denti elezioni). Va meno peggio al centrosinistra che, dato largamente per vincen- te, perde “solo” 4 milioni di elettori. Il tutto con 5 milioni di astenuti in più rispetto alla media. Il mancante, che sia per protesta o per convin- zione, lo prende Grillo, che replica, amplificandolo, il boom siciliano. Monti inin- fluente. Lo stallo è servito. Ed è proprio il tema delle rimon- te e delle vittorie già in tasca che ci porta all’altro punto cardine: i sondaggi. Per quan- to quella dei sondaggisti sia vista come la specie che più si avvicina agli astrologi, il pun- to centrale è il solito: il rispet- tabilissimo corpo elettorale mente spudoratamente quan- do si tratta di rispondere ai sondaggi (clamoroso è il caso degli instant poll). Oppure, in alternativa, cambia continua- mente idea dalla sera alla mattina, dando corpo all’ipo- tesi del voto a caso. Così la fiaba del PD al 40% e del PDL al 15% prende forma, inclu- dendo le smacchiature di gia- guari praticamente già fatte e le rimonte fantasmagoriche. Come se il quadro non fosse sufficientemente deprimente, sullo sfondo si staglia nella sua maestosità il principe indiscusso da 8 anni: il Por- cellum. Il trappolone voluto dagli stessi che oggi santificano il valore della “governabilità” , creato apposta per pareggiare le elezioni quando le cose si mettono male, permette di rendere inutili il grosso delle re- gioni e assegnare i seggi al Senato praticamente a caso. Su tutto, la legge inventata da Calderoli ci mette una spruz- zatina di listino bloccato, che tan- to piace alle clientele politico-mafiose. E la volontà popolare? In un paese strangolato dalla crisi econo- mica e dalla disoccupazione, raccogliere consensi promet- tendo sogni non è difficile guadagnare il consenso, ma la voglia di cambiamento c’è. In diverse modalità e gradazioni, ma c’è. Solo che la legge elet- torale trappola non ha per- messo che questa si traduces- se in una maggioranza in Par- lamento: è tempo di scannare il Porcellum. La Redazione [email protected] Visita il nostro sito internet www.mocapress.org Contattaci [email protected] MoCa (e s)Press(ione) Marzo 2013 Bene o male purché 2 E’ tutto un attimo 2 Un’eroina per caso 2 L’Irpinia 3 Let it bleed di... 3 Classifica musica 3 Domande a risposte 4 Ariel che sapeva... 4 Classifica libri 4 I Cattivi ragazzi di.. 5 Hushpuppy contro... 5 Sommario: Leggi direttamente dal tuo telefono cellulare le ultime notizie del nostro sito, attraverso questo codice QR È tempo di scannare il porcellum

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Moca Press 2013 marzo

Transcript of Moca-Marzo2013

In un voto che si preannun-ciava cruciale per l’Italia è stato estratto il peggiore dei risultati: (quasi) pareggio a tre e veti incrociati che ren-dono un rompicapo la forma-zione del nuovo governo. L’u-so del verbo “estrarre” non è casuale. Perché, a guardare con un po’ di occhio critico le ultime due elezioni politiche, sem-bra proprio che l’esito del voto si comporti più o meno come una lotteria. Indub-biamente tutto ciò può sembra-re offensivo nei confronti del corpo elettorale, ma, anche se fosse così, lo sarebbe comun-que meno di quanto non lo siano le “tarantelle” a cui gli italiani sono stati sottoposti in questi anni. Ma andiamo con ordine. I numeri, innan-zitutto. Per quanto a destra vaneggino di fantomatiche rimonte infatti, il duo PDL+Lega, perde dai 7 agli 8 milioni di elettori (con per-centuali che vanno dal 14% al 22% rispetto alle prece-denti elezioni). Va meno peggio al centrosinistra che, dato largamente per vincen-te, perde “solo” 4 milioni di elettori. Il tutto con 5 milioni di astenuti in più rispetto alla media. Il mancante, che

sia per protesta o per convin-zione, lo prende Grillo, che replica, amplificandolo, il boom siciliano. Monti inin-fluente. Lo stallo è servito. Ed è proprio il tema delle rimon-te e delle vittorie già in tasca

che ci porta all’altro punto cardine: i sondaggi. Per quan-to quella dei sondaggisti sia vista come la specie che più si avvicina agli astrologi, il pun-to centrale è il solito: il rispet-tabilissimo corpo elettorale mente spudoratamente quan-do si tratta di rispondere ai sondaggi (clamoroso è il caso degli instant poll). Oppure, in alternativa, cambia continua-mente idea dalla sera alla mattina, dando corpo all’ipo-tesi del voto a caso. Così la fiaba del PD al 40% e del PDL al 15% prende forma, inclu-dendo le smacchiature di gia-guari praticamente già fatte e

le rimonte fantasmagoriche. Come se il quadro non fosse sufficientemente deprimente, sullo sfondo si staglia nella sua maestosità il principe indiscusso da 8 anni: il Por-cellum. Il trappolone voluto

dagli stessi che oggi santificano il valore del la “governabilità”, creato apposta per pareggiare le elezioni quando le cose si mettono male, permette di rendere inutili il grosso delle re-gioni e assegnare i seggi al Senato praticamente a caso. Su tutto, la legge inventata da Calderoli ci mette una spruz-zatina di listino bloccato, che tan-to piace alle

clientele politico-mafiose. E la volontà popolare? In un paese strangolato dalla crisi econo-mica e dalla disoccupazione, raccogliere consensi promet-tendo sogni non è difficile guadagnare il consenso, ma la voglia di cambiamento c’è. In diverse modalità e gradazioni, ma c’è. Solo che la legge elet-torale trappola non ha per-messo che questa si traduces-se in una maggioranza in Par-lamento: è tempo di scannare il Porcellum.

La Redazione

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MoCa (es)Press(ione) Marzo 2013

Bene o male purché 2

E’ tutto un attimo 2

Un’eroina per caso 2

L’Irpinia 3

Let it bleed di... 3

Classifica musica 3

Domande a risposte 4

Ariel che sapeva... 4

Classifica libri 4

I Cattivi ragazzi di.. 5

Hushpuppy contro... 5

Sommario:

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È tempo di scannare il porcellum

Questo Sanremo è stato davvero divertente. Ci sarebbero tante cose nuove da mettere in evidenza, ma preferisco focalizzarmi sull’intervento di Crozza. Ammetto di essere una sua grande fan: reputo Crozza il miglior autore/attore di satira politica in Italia. Le sue compa-rizioni televisive sono tempestate di imitazioni di politici: riesce ad interpretare Berlusconi e Bersani con grande facilità. Ogni qual volta Crozza ha fatto i suoi interventi, il pubblico ha risposto sempre positivamente. Proprio per questo Fazio avrà deciso di coinvolgerlo nel suo Sanremo chiedendogli di fare, sul palco dell’Ariston, uno dei suoi numeri. Ero già lì pronta a grandi risate quando qualcosa ha rovinato tutto: “vai a casa, pirla!”, “niente politi-

ca!”, “basta politica stasera!”. Ammetto, mi sono un po’ innervosita: oltre a provare io stessa imbarazzo per Crozza, visibilmente in panne sul palco, avrei voluto essere lì per chiedere a quella decina di persone in preda alle urla di protesta: “quanto vi hanno dato per farlo?”. Sembrava tutto organizzato, tutto preparato per fare in modo che, nel bene e nel male, si facesse il nome di Silvio. Molti, infatti, non hanno criticato il numero di Crozza, ma l’ordine della sua scaletta: non avrebbe dovuto cominciare da Berlusconi. E perché? Ma il problema non era il parlare di politica in generale!? E se per queste perso-ne è tanto ingiusto parlare di politica a Sanremo, perché gli anni scorsi ai vari super-ospiti che ne hanno parlato (neppure in maniera equa come, invece, ha fatto Crozza) non è stato gridato nulla contro? E così mi sono venuti in mente Balotelli, il cane Vittoria, le battute sconce a donnine sceme. Eh, quel Berlu, quante se ne inventa pur di far parlare di sé! Forse sono la solita malpensante, ma magari no.

Rita Mola

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Sono convinto che spesso i cambiamenti importanti di una società avvengono quasi per caso e in maniera silenziosa. Spesso la classica goccia che fa traboccare il vaso ha il volto della gente comune da cui non t’aspetti una forza d’animo che possa innescare la scintil-la di un cambiamento. Tra i tanti, mi piace ricordare la storia di Rosa Parks. Proprio in questi giorni il Congresso americano e Barack Obama hanno inaugurato una statua a Capitol Hill raffigurante Rosa Louise Parks. Questo nome ai più certamente risulterà sconosciuto eppure, senza retorica, è stata un’eroina del ‘900 che ha cambiato le sorti di milioni di americani di colore. Era il 1955 e negli stati del degli USA vigevano leggi che imponevano una violenta segregazione razziale nei confronti della popolazione di “colore”. Ovunque, nei ristoranti, scuole, treni, autobus, ospedali, negozi apparivano cartelli con su scritto “white only”. Era l’America degli incappucciati del Ku Klux Kan e delle loro croci infuocate. Rosa Parks fu l’inceppo del sistema di segregazione con un semplice gesto: non lasciò il posto a sedere ad un bianco su di un autobus come prescri-veva la legge in Alabama. La donna per questo episodio fu arrestata, ma da quel momento incominciò una rivolta popolare basata sul boicottaggio dei mezzi pubblici e acquisto di prodotti venduti nei negozi dei “bianchi” che portò la Corte Suprema a dichiarare anticostituzionale ogni forma di discriminazione razziale. Mi piace ricordare le parole di Bill Clinton che conse-gnandole un’onorificenza affermò: “mettendosi a sedere, lei si alzò per difendere i diritti di tutti”.

Gianluca Capra

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La vicenda sudafricana che ha visto come protagonisti la modella Reeva Steenkamp e il velocista Oscar Pistorius ha scosso tutto il mondo sportivo e non. Leggo su internet la noti-zia e stento a crederci, l’atleta sin da subito sostiene di aver scambiato la propria fidanzata per un ladro e senza pensarci le ha sparato quattro colpi di pistola. Qualche ora dopo si aggiungono altri due elementi importanti: la testimonianza dei vicini, che avevano sentito i due litigare, e il ritrovamento nell’abitazione di Pistorius di steroidi proibiti. E lentamente salgono a galla i suoi lati oscuri, si compone dunque il puzzle di una personalità più torbida e complessa di quella che lo sport ci raccontava. L’ex fidanzata lo definisce “una persona

ben diversa dalla sua immagine pubblica”. Spuntano fuori la sua passione per le armi, i precedenti poco rassicuranti di denunce: una da parte di una ragazza che l’accusò di averla aggredita a una festa e poi quella per le minacce rivolte a un tizio che Pistorius sospettava

essere l’amante della sua fidanzata. Ma c’è anche un’attitudine alla vita spericolata, il vizio di bere un po’ troppo, insomma un’immagine completamente diversa da quella che eravamo abituati a vedere. La verità è che noi idealizziamo i nostri be-niamini e crediamo (o forse ci piace farlo!) che il virtuosismo atletico vada di pari passo con la virtù d’animo. Oscar Pistorius ha rappresentato l’idea che l’ostinazione e la tenacia possono riscattare l’uomo da qualunque ingiustizia, sempre. Invece scopriamo che l’eroe è peggio di noi. In ultimo per una strana fatalità l’omicidio di Reeva Steenkamp avviene proprio in quel 14 febbraio 2013, quando in tutto il mondo milioni di donne avrebbero ballato in segno di protesta contro tutte le violenze sulle donne.

Laura Bonavitacola

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MoCa (es)Press(ione) Marzo 2013

Un’eroina per caso

È tutto un attimo

Bene o male, purché se ne parli!

tivo, anzi offensivo, chiamarlo semplice-mente bevanda. È la passione che scorre nelle nostre vene. Appena la fisarmonica

cade nelle note della tarantella, non ne esce più. È un filo di musica sussultoria che convoglia tutti i nostri stati d’animo

L’Irpinia non è un luogo. Non ha confi-ni. Non la puoi recintare. L’Irpinia è un’immagine a pastelli di gente onesta, con le mani sporche di terra e l’animo pulito. L’Irpinia non la puoi descrivere perché le parole non riescono a racchiu-derla. Sulla cartina la rappresentazione che trovi, non restituisce l’emozione che dà. Quando per strada vedi la vecchiet-ta che porta con maestà assoluta la cesta sulla testa, la ammiri. Ma non potrai mai spiegare tutta l’umiltà, la forza, l’umanità, l’onestà e la storia che conserva nelle sue bellissime rughe. È un’emozione profonda che non ha paro-le. La bocca dopo aver ospitato un bic-chiere di vino irpino, non è più la stes-sa. Quel sapore non è solo un buon sa-pore: è la storia dei nostri antenati e l’amore di chi l’ha fatto. L’Irpinia quan-do fa il vino, fa l’amore. Sarebbe ridut-

e ne fa poesia. Nessuno la può ballare senza sorridere perché sgorga dall’ani-ma. Sappiamo bene che l’unico sorriso vero è quello che ha vinto il dolore e noi ne siamo esempio. L’Irpinia è un’emo-zione, una sensazione, un modo di in-tendere la vita. Sincera, onesta, passio-nale e semplice. L’Irpinia viene prima dei dubbi esistenziali, tremendamente schietta ti regala risposte spaventosa-mente semplici. L’Irpinia ti insegna che oltre il dolore c’è l’andare a raccogliere funghi, castagne, tartufi, fra le nostre montagne, con chi ci è amico. Poi stan-chi, vicino al fuoco, mangiare in compa-gnia il nostro pane, le nostre soppressa-te, bere il nostro vino. Il dolore non c’è più. L’Irpinia è quel profumo di terra bagnata che segue la pioggia. Profumo d’amore.

Francesco Celli

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L’Irpinia

Era il lontano 1969, ormai l’era degli hippie portatori dello slogan “Peace and love” stava tramontando per fare spazio alla disastrosa guerra in Vietnam, e i Rolling Stones lanciava-no quello che sarebbe diventato uno dei loro album più conosciuti: “Let it bleed”. Il confron-to con la famosissima “Let it be” dei Beatles viene spontaneo ed è inevitabile notare come al pacato ottimismo dei bravi ragazzi di Liver-pool venga contrapposta una visione pessimi-sta della vita dominata dal sangue e dalla vio-lenza della guerra. Proprio per condannare questo scempio, l’apertura dell’album è affida-

ta a “Gimme shelter” brano in cui la chitarra di Keith Richards fa da sottofondo a parole che mettono in guardia i bambini su quel bizzarro mondo dei grandi domina-to dalla guerra e dagli stupri. Ma queste non sono le uniche piaghe che gli umani si trascinano dietro: c’è anche l’omicidio, come nel caso dell’assassino Albert De Salvo la cui vita è raccontata in “Midnight Rambler” mentre un’armonica fa da base alla canzone. Dopo aver condannato questi disastri, l’attenzione si volge sulla stessa band che, in “Monkey Man”, cerca di giustificarsi dalle accuse di satanismo scaturite da uno dei loro cavalli di battaglia, “Sympathy for the Devil”, pubblicata nel prece-dente album. Lo stesso Jagger sostiene in modo ironico di essere una scimmia ac-compagnata da una band che vuole soltanto suonare del buon blues, nulla di più. Come ciliegina sulla torta, a chiudere l’album c’è la celebre “You can’t always get

what you want” che funge un po’ da morale di tutto l’album. È vero che i tempi cam-biano, spesso in peggio, e che le delusioni sono tante, ma, come canta Mick Jagger: “If you try sometimes, well, you just might find you get what you need”.

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Let it bleed di Rolling Stones

MoCa (es)Press(ione) Marzo 2013

Riceviamo e pubblichiamo

La recensione di un cd… di Silvana Palatucci

Classifica musica

1. Gioia (Cd + Dvd)

di Modà € 16.99

2. Sun

di Mario Biondi € 20.99

3. Passione

di Andrea Bocelli € 21.99

4. In a time lapse

di Einaudi Ludovico Maria

Enrico Einaudi € 19.99

5. Un posto nel mondo

di Chiara € 19.99

6. Inno di

Gianna Nannini € 20.99

7. Different pulses

di Avidan Asaf € 19.99

8. La sesion cubana

di Zucchero € 20.99

9. Fantasma

di Baustelle € 20.99

10. Noi

di Eros Ramazzotti € 20.99

http://www.lafeltrinelli.it/fcom/it/

home/pages/classifiche/topmusica.html

Inviaci un tuo articolo, lo pubblicheremo!

È quasi sempre inverno. Questo posto non incarna gli stereotipi del sud. Ma le bimbeminchia che vanno a studiare al Nord parlano dell'Irpinia come se fosse Capri... Chi ha un'idea che sia migliore di ubriacarsi col whisky per passare una fredda, schifosa, desolata e insignifican-te serata di merda su questo monte di muschio? Andare a Napoli passando per Avellino. Qualcuno ci sta pensando: Na-poli vista come Las Vegas. E mi fa anche pensare: ecco, l'unica utilità di Avellino: il pullman che porta a Napoli. Fare shopping nella cloaca partenopea, al Vulcano Buono, che in realtà è un vulca-no cattivo, costruito su montagne di sco-rie nucleari interrate. Allora alcuni per-mangono davanti al bar, scoraggiati dalla bolgia napolìgna. Ci si crogiola finanche. Dentro il letame. La specialità dei cosiddetti intellettuali irpini è impe-gnarsi in automasturbazioni di elìte

verso. Lo scrittore è colui che ha scrit-to almeno un buon libro. Non basta scrivere per i propri amici compagni di partito. L’unica cosa che tollero oramai è la notte, ma questa terra non è fatta per vivere le notti, con il buio la gente ha paura e si rintana. Le lucine nella notte attraverso i balconi delle tv che si accaniscono su omicidi a sfondo ses-suale dove scopano figlie con padri e con madri e si ammazzano tra loro, riscaldano le casalinghe. Il popolo si appassiona, si ossessiona. Io cerco lo scontro, cerco lo schianto frontale e diretto unidirezionale. Quando si ha a che fare con la pochezza di alcuni indi-vidui crolla qualsiasi ideale politico e pacifico. Ci vuole soltanto una pistola carica. Le strade del paese sono già vuote. Stanno già organizzandosi con Di Maio, l'Air, la Marozzi, ecc. per tor-narsene a fanculo. Meglio così in fon-do. Ciò che devo fare è soltanto riuscire a morire tranquillo.

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Quante volte abbiamo ascoltato una favola? Quante volte ci siamo trovati a pensare alle somiglianze con la nostra realtà? Inoltratevi nella storia di Ariel e vedrete che sarete subito rapiti dall’esuberanza, la curiosità e la semplicità di questa bambina “diversa”. La sua storia e quella dei suoi amici sia di insegnamento per coloro che ancora oggi pensano di poter distinguere tra “normale” e “anormale”. La tenacia e la fiducia di questi piccoli possa far riflettere i grandi, che troppo spesso perdono di vista il cuore a forza di concentrarsi sul pensiero. Essere diversa porta non pochi problemi alla nostra piccola protagonista e la mano amica di Letitia Snark arriva proprio al momento giusto. Non ci sarà più biso-

gno di nascondersi, qualcuno si prenderà cura in maniera adeguata di Ariel e lei vivrà con ragazzi che potranno capirla. Niente di più facile e di più tranquillizzan-te per i genitori impauriti della bambina. L’Istituto in cui Ariel viene trasportata è perfetto, pieno di meraviglie e curato fin nei minimi dettagli. Ariel incontra tanti amici e inizia a studiare. Ma non tutto è come sembra e poco a poco, grazie ai di-spetti di Conrad, la nostra piccola protagonista scorge delle ombre negli angoli di tutta quella luce. Dove è finita Bella? E chi è davvero Letitia Snark? Solo la perse-veranza e il coraggio porteranno gli studenti a svelare il mistero dell’Istituto e a riportare la serenità nelle loro vite. Interroghiamoci mentre leggiamo questo libro: quanto siamo disposti a cambiare idea e a comprendere che la diversità è una ri-sorsa più che una minaccia? Quando saremo in grado di uscire dalla nostra routi-ne per intraprendere nuove esperienze, apprendere nuove conoscenze e stabilire nuove relazioni? Il pregiudizio e la discriminazione offuscano ancora oggi la consa-pevolezza che siamo ricchi proprio perché siamo ognuno diverso dall’altro. Victoria Forester vuole ricordarci questa importante verità: ogni essere è una parte signifi-cativa del nostro mondo e per questo va protetto e promosso. Buona lettura!

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autoreferenziali, narcisistiche e inconsa-pevolmente goffe e pacchiane. La cosa che gli procura più piacere è impegnarsi in cose inutili credendo che siano di fon-damentale importanza. È una motiva-

zione in più per vivere. Per non lasciarsi entrare troppo presto e volontariamente dentro il loculo mortuario. Io, che non sono uno scrittore né tantomeno un cri-tico, sono soltanto l'allarme...non una critica... un dato di fatto, un dato per-

MoCa (es)Press(ione) Marzo 2013

Ariel che sapeva volare di Victoria Forester

Domande a risposte di tipo paranoideo-Seconda parte La Narrativa… a cura di Luigi Capone

La recensione di un libro… di Francesca Pennucci

Classifica libri

1. Fai bei sogni

di Massimo Gramellini € 14.90

2. Vendetta di sangue

di Wilbur Smith € 19.90

3. Gli onori di casa

di Alicia Gimenez-Bartlett € 15.00

4. Cocaina di Massimo Carlotto,

Giancarlo De Cataldo,

Gianrico Carofiglio € 13.00

5. Le signorine di Concarneau

di Georges Simenon € 16.00

6. Ogni angelo è tremendo

di Susanna Tamaro € 16.50

7. Entra nella mia vita

di Clara Sanchez € 18.60

8. Educazione siberiana

di Nicolai Lilin € 12.50

9. Mancarsi di Diego De Silva € 10.00

10. Il tuttomio di Andrea Camilleri €16.00

Fonte: http://www.lafeltrinelli.it/

fcom/it/home/pages/classifiche/

toplibri.html

“La presente pubblicazione non rappresenta

una testata giornalistica in quanto viene

pubblicata senza alcuna periodicità. Non

può pertanto considerarsi un prodotto edito-

riale ai sensi della legge n°62 del 7-3-2001”

Fino al 3 marzo il Museo Carlo Bilotti, situato nell’aranciera di Villa Borghese (Roma), ospiterà la mostra Bad Boys dell’artista americano Paul Harbutt. Come suggerisce il titolo, l’artista ha voluto indagare il mondo della delinquenza giova-nile partendo da una panoramica dei ghetti del secolo scorso. Attraverso titoli di impatto, scritti con fluorescenti insegne al neon dal gusto pop, Harbutt presenta con cruda ironia una serie di scene di crimine giovanile ambientate nelle periferie urbane degli U.S.A. Si spazia dalla crudezza di Kidnapping, in cui assistiamo al rapimento di un neonato, all’incosciente crudeltà di Playing with pussy (giocando con il gattino) fino a scene di totale brutalità come Assault and battery, terribile rappresentazione di un ragazzo di strada aggredito da un cane randagio. Nono-stante le tematiche cupe, le immagini raccontano gli eventi con un tratto giocoso e quasi vignettistico, inteso a proiettare lo spettatore nel punto di vista infantile dei giovanissimi protagonisti delle scene. Degna di nota è anche la tecnica mista, resi-na e olio, che contrappone al bianco e nero delle figure umane degli sfondi colorati e sfumati nei quali sono chiaramente visibili gli stralci di un libro di scienze accostati a delle foto segnaletiche originali del periodo compreso tra l’età Vittoriana e gli anni ’50 che ritraggono bambini tra i dieci e i quattordici anni, costringendoci a chiederci se si potesse davvero considerarli criminali in erba o più semplicemente il frutto di un prolungato stato di abban-dono. Cogliamo in questi dettagli lo spirito didattico della mostra, che ci guida al piano di sopra del museo per mostrarci sia gli studi che hanno condotto ai quadri sia un altro insieme di opere più astratte ed emotive, la cui conclusione è l’installazio-ne A mirror which flatters not (uno specchio che non fa complimenti) dove un inquietante scheletro di metallo affiora, quale novella Venere, da un mare di vetri rotti per porci di fronte allo specchio del titolo. Una mostra crudamente educativa, con-sigliata a tutti coloro che amano approfondire, attraverso l’arte, le tematiche sociali.

Luca Raiti

[email protected]

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I cattivi ragazzi di Paul Harbutt

Hushpuppy contro la furia di Katrina

MoCa (es)Press(ione) Marzo 2013

La recensione di un film… di Giuseppina Volpe

Classifica film

1. Il principe abusivo

Distribuzione: 01 Distribution

2. Anna Karenina

Distribuzione: Universal Pictures

3. Gangster Squad

Distribuzione: Warner Bros.

4. Gambit

Distribuzione: Medusa Film

5. Die Hard - Un buon giorno per

morire

Distribuzione: 20th Century Fox

6. Pinocchio

Distribuzione: Lucky Red

7. Beautiful Creatures

Distribuzione: Eagle Pictures

8. Viva la libertà

Distribuzione: 01 Distribution

9. Noi siamo infinito

Distribuzione: M2 Pictures

10. The Impossible

Distribuzione: Eagle Pictures

Fonte: http://www.comingsoon.it/

BoxOffice/Italia/?refresh_ce

A differenza del periodo prenatalizio, febbraio ci ha riservato delle belle sorprese cinematografiche. Una fra tutte "Re della terra selvaggia". Nella traduzione del titolo (“Beasts of the

southern wild”), in realtà e come spes-so accade, si perde proprio quella "bestialità" che connota questo film a basso budget, intesa sia come primor-dialità (siamo immersi in una natura davvero selvaggia), che come istintivi-tà (in questo film tutto si fa per “sopravvivere”). Trovo assolutamente calzante la definizione, data da Ca-

prara su Il Mattino, di questo film come a metà tra "poesia infantile e pam-

phlet ecologista". Le protagoniste sono, infatti, la piccola Hushpuppy (decisamente da Oscar) e la Natura matrigna dell'uragano Katrina. Siamo in Louisiana, nel profondo sud degli States, devastato ma fiero. L'acqua è la su-perficie vacillante sulla quale si muovono arrabbiati e feriti gli abitanti della "grande vasca". Attraverso l’acqua, quasi in un percorso a ritroso rispetto alla nascita, la piccola protagonista va in cerca della madre ed all’acqua affida il corpo del padre defunto. Memorabili alcune scene, come quella in cui Hush-puppy affronta le sue paure incarnate da strani ed enormi creature animali. Il film, del regista newyorkese esordiente Benh Zeithin, ha trionfato a Cannes e al Sundance Festival e questo ci fa capire che probabilmente non farà presa su chi preferisce vedere Siani, ma è una vera speranza per chi come me ama il cinema indipendente ... anche ai tempi del digitale e del 3D! Una curiosità: il film è girato in 16 mm, non a caso.

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