Minastirith 04/09

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Anno 0 - Numero VII - Aprile 2009 - Organo a diffusione interna (c.i.p) Ass. Cult. FUROR - Via Stretto Cappuccini 32 (Catanzaro) - info: [email protected]

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Anno 0 - Numero VII - Aprile 2009 - Organo a diffusione interna (c.i.p) Ass. Cult. FUROR - Via Stretto Cappuccini 32 (Catanzaro) - info: [email protected]

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21 Aprile: il mito e la fondazione

di Roma

Il mito

La forza del mito, si sa, consiste nella

sua validità eterna; con ciò si vuole

semplicemente affermare che molti

racconti - apparentemente infantili e

fantasiosi – contengono al loro interno

dei messaggi e degli insegnamenti

sempre validi e che dunque vanno ben

oltre la tradizione,

il popolo ed il pe-

riodo storico in

cui si sono mani-

festati.

Il vero contenuto

di queste antiche

narrazioni - spes-

so al limite della

realtà, è di ordine

interiore e contie-

ne delle indicazio-

ni precise per po-

ter rettificare sé stessi, coltivarsi e

crescere; il motivo per cui questi inse-

gnamenti sono posti sottoforma di rac-

conti è riconducibile alla necessità di

rendere il più possibile accessibile a

tutti la Verità.

Parallelamente a questa “semplicità”

di base non possiamo però non evi-

denziare il fatto che ognuno è in grado

di comprendere, più o meno in profon-

dità, il messaggio che il mito porta con

sé in relazione alle proprie conoscenze

e capacità; ed ecco il motivo per cui i

testi sacri, che hanno la stessa valen-

za del mito, sono soggetti a quei 4

modi di intendere le scritture sottoli-

neati da Dante nel “Convivio”.

Marte e Venere

Una volta compresa la ricchezza e la

profondità del Mito, vogliamo breve-

mente analizzare uno dei miti più co-

nosciuti, quello della fondazione di Ro-

ma. Secondo la Leggenda, Roma fu

fondata da Romolo il quale insieme al

fratello Remo, dopo essere stato ab-

bandonato in un fiume, era stato rac-

colto ed allevato da una lupa; il primo

Re era figlio di Venere, da parte di

madre per via

della discendenza

da Enea e di Mar-

te che aveva in-

gravidato la ma-

dre dei gemelli,

Rea Silvia.

Giunti a questo

punto c‟è da chie-

dersi quale valore

simbolico abbia

questa discenden-

za divina.

La discendenza del fondatore della

città eterna contiene di per sé i princi-

pi guida portanti che mossero e carat-

terizzarono Roma: l‟amore (Venere) e

la guerra (Marte). E’ importante sot-

tolineare il fatto che Marte, forza

guerriera, vicino a Venere assume un

significato profondo e cioè quello della

forza sottomessa all‟intelligenza da cui

scaturisce l‟ordine sacro.

La fondazione

Sempre secondo le fonti latine Romo-

lo, dopo aver interpellato gli Déi su

chi dei due fratelli dovesse essere il

fondatore della città, fondò Roma

tracciandone i confini con un aratro,

trainato da un bue e da una giovenca.

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Questo gesto è stato interpretato da-

gli studiosi come istituzione di una

legge e non è un caso che questa ten-

denza abbia costituito l‟essenza

dell‟imperialismo Romano che, seppur

conquistando con la guerra terre e

popoli, si impegnava a stabilire un

ordine sacro nel rispetto più assoluto

di tutti i culti che avrebbero ricono-

sciuto l‟auctoritas dell’Imperatore.

Trasportato su un piano interiore, il

mito della fondazione di Roma non è

altro che la riproduzione dell‟atto che

ogni uomo, impegnato in un cammi-

no di crescita, dovrebbe fare, cioè

portare dentro di

sé l‟ordine, darsi

una legge, imporsi

uno stile, una fer-

mezza e delle re-

gole.

La fondazione di

Roma ricordata nel

giorno del 21 apri-

le non è altro che

un monito per tutti

gli uomini affinché

fondino dentro i

propri cuori una nuova Roma, non per

sadismo ma per amore verso la co-

noscenza ed il superamento di sé.

Non a caso esisteva un motto

nell‟antichità il quale definiva Roma

Orma Amor, (Roma impronta

d‟amore).

La morte di Remo

Un altro aspetto molto importante

della fondazione di Roma riguarda

l‟uccisione di Remo.

Remo viene ucciso perché, nell’atto

di denigrare il gesto di Romolo, viola i

confini stabiliti dal fratello ed oltrepas-

sa le mura della città.

Un uomo che uccide suo fratello per

così poco non è concepibile, ma il mi-

to, si sa va ben oltre quel lato senti-

mentale che caratterizza il nostro mo-

do moderno di pensare, esso si muo-

ve nel campo della conoscenza e

dell‟etica. Remo infatti, nel suo gesto

anarchico e provocatorio, rappresenta

tutto ciò che nell‟uomo è informe e

borghese: la noia, il lasciarsi prendere

dalle situazioni, l‟arroganza, l‟invidia,

la maldicenza, l‟ignoranza… quel cu-

mulo di radici che ogni uomo sano è

chiamato ad estirpare.

Per concludere quest‟analisi del mito

non bisogna trascurare il fatto che

Romolo piange per l‟uccisione di Remo

ma procede comunque all‟ordine poi-

ché la violazione della legge, del prin-

cipio, è un atto

troppo grave per

essere perdonato;

nel suo valore sim-

bolico il dolore di

Romolo rappresenta

sia la necessaria

sofferenza che un

cammino tradizio-

nale implica ma an-

che il superamento

del piano sentimen-

tale.

Rettificarsi

Per rettificare sé stessi non occorrono

grandi gesti, basta iniziare dalle picco-

le cose come per esempio seguire dei

ritmi solari, svegliarsi presto al

mattino, estirpare i difetti più grosso-

lani, rendersi nuovi ed a poco a poco

purificarsi di tutto ciò che è informe,

volgare, superfluo. Il momento più

propizio per rivoluzionare sé stessi è

questo, è ora. Chiunque abbia in

mente di lottare e sacrificarsi per

cambiare il mondo, sappia che non

potrà mai essere creduto - e la sua

Idea verrà derisa - se prima non cam-

bierà sé stesso, dimostrando agli altri

che il Mondo luminoso della Tradizione

esiste e con la sua forza permea

l‟esistenza dell‟uomo, rendendolo un

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L’Uomo Nuovo futurista

Nonostante lo stesso manifesto,

scritto dal suo fondatore Marinetti,

contenga accenni ai valori liberta-

ri, il futurismo è l‟unico tra i movi-

menti avanguardisti che politica-

mente mantiene forti legami col

fascismo, instaurando con esso un

rapporto di recipro-

ca influenza. Ma ciò

che sembra inspie-

gabile è, in realtà,

dovuto ad una evi-

dente comunanza

di punti di vista e di

visione del mondo.

In fondo, il fasci-

smo del „19, non

ancora trasformato

in partito, è molto

vicino al sociale e al

clima rivoluzionario

dell‟epoca; è un

movimento che na-

sce dall‟azione e

solo in seguito elabora la sua

“dottrina”. Non a caso, dunque,

gode dell‟appoggio di molti futuri-

sti, per i quali l‟Azione è un vero e

proprio culto. I due movimenti

hanno in comune, l‟intento di

“sprovincializzare” l‟Italia; fascisti

e futuristi si impongono di risve-

gliare gli individui dal torpore di

una società che si protrae stanca-

mente in mezzo a tanta mediocri-

tà, con una classe politica distante

che fa solo i suoi interessi. En-

trambi sono decisi a spazzare via

dalle coscienze la rassegnazione.

Proprio per questo ogni opera fu-

turista appare dinamica, in movi-

mento, e sembra quasi essere sul

punto di prendere vita. Sembra

voler dire: ”Non basta adagiarsi

sugli allori di un glorioso passato,

è ora di agire, di guardare avanti,

di rimettersi in gioco!”. L‟opera

futurista è un

appello al ri-

sveglio inte-

riore e, a vol-

te, proprio

l‟eccessivo de-

siderio di azio-

n e è

d‟ostacolo alla

comprensione

del futurismo.

In effetti, lo

spirito futuri-

sta non può

essere spiega-

to: o lo si pos-

siede o risulte-

rà difficile comprenderne la pro-

fonda ispirazione. Il Manifesto fu-

turista ne è un esempio: come si

conciliano militarismo e valori li-

bertari, rilevano in molti? Il fatto è

che il futurismo è alla costante ri-

scoperta di se stesso; è simile ad

un giovinetto che, alla ricerca del

suo centro e della sua stabilità,

avendo già preso coscienza di do-

ver d iventare c iò che è

(Nietzsche), si è messo d’impegno

per raggiungere il suo obiettivo.

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Da ciò la confusione e le critiche

che il futurismo, così come il fasci-

smo, ha generato intorno a sé. Ma

è tutto questo che sta dietro a

quella, spesso esasperata, esalta-

zione dell‟azione estetizzante, e-

spressione di un intensa energia e

volontà vitalistica. Solo a partire

da questi elementi si può dunque

capire quell‟irruenza, quella

“violenza” tipica dell‟arte e del lin-

guaggio futurista, atteggiamento

c h e d e r i v a

dall‟esigenza di

fare tabula rasa

come presuppo-

sto necessario

per ricostruire

un mondo vera-

mente nuovo e,

nello stesso

tempo, un Uo-

mo Nuovo. È un

concetto che,

del resto, ripor-

ta alla forma

ciclica della vita,

al processo an-

che simbolico di

morte e rinasci-

ta. Non è un ca-

so se, lo stesso

Dante, il sommo poeta che ci ha

parlato dell‟interpretazione anago-

gica, prima di vedere la luce Divi-

na, compie un preciso percorso di

purificazione conoscendo da vicino

tutte le miserie umane di cui In-

ferno e Purgatorio sono colmi.

Questo particolare e sfrontato rap-

porto con la morte, con la distru-

zione e con le miserie dell‟umanità

è evidente anche nella glorificazio-

ne della “Guerra – sola igiene del

mondo”, affermazione incompren-

sibile senza le dovute premesse.

La guerra, infatti, esprime esatta-

m en t e qu e l c on c e t t o d i

“distruzione”, di lotta e sacrificio

indispensabili per l‟avvento di

quell‟umanità nuova che il futuri-

smo intravede. Ed ecco un altro

p u n t o i n c o m u n e c o n

l‟antipacifismo del movimento fa-

scista. Non si tratta di avversione

per la pace ma di virile denuncia

nei confronti delle comodità della

vita borghese,

che, con le sue

tentazioni, sfian-

ca lo Spirito di un

uomo Guerriero.

La medesima

contestualizzazio-

ne è da attribuirsi

alla dichiarata

v o l o n t à d i

“distruggere i

musei, le biblio-

teche”, simboli

questi di un mon-

do che non è più,

di un mondo il

cui ricordo deve e

può essere vivifi-

c a t o s o l o

dall‟Azione. I

mezzi della tecnica, mitizzati dal

movimento, sono espressione di

questo desiderio di cambiamento

epocale ma sono del tutto stru-

mentali al bisogno d‟azione dei

f u t u r i s t i .

La metropoli, raffigurata in molti

dipinti, col suo brusio e con la sua

confusione appare quindi uno sce-

nario ideale, infatti è proprio sulla

massa, sulla mediocrità, è proprio

sul caos primigenio che si eleva la

volontà ordinatrice dell‟Uomo Nuo-

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“Il gabbiano Jonhatan Livingston” è un gabbiano fuori dal

comune perché, mentre i suoi simili non fanno altro che anda-

re a pesca e riposare, lui sogna e ama il volo e perciò si di-

stacca spesso dallo stormo… felice di questa sua passione cer-

ca di coinvolgere gli altri ma viene emarginato dal gruppo ed è

così che nella solitudine impara a conoscersi fino a scoprire di

non essere solo, perché ci sono dei suoi simili che vivono

nell‟alto dei cieli...così inizia un‟avventura stupenda che tra

ritorni e voli acrobatici tratta sotto forma di racconto temi le-

gati all‟anima, agli stati di coscienza, allo scopo della vita di

ognuno… in poche pagine un pozzo di saggezza. Per tutti coloro che credono

che la vita sia solo lavoro, denaro, prestigio, superficialità non può esistere

che una vita tra spiaggia e pesca come quella dei gabbiani, ma per quelli

invece che non sopprimono la voce del piccolo fanciullo e seguono la propria

natura, guardare al cielo è un istinto naturale, è capire finalmente che

l‟uomo è destinato a compiere cose grandi, che lo scopo della vita è elevar-

si.

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Paga le tasse...fatti spi-

are!

Le intercettazioni costano

allo Stato - ergo ai cittadi-

ni - quasi 300 milioni di

euro l‟anno. Nel 2003 sono

stati spesi quasi 256 milio-

ni di euro e nel 2004 circa

260 milioni di euro. Negli

ultimi cinque anni, lo Stato

ha speso circa 1,250 mi-

liardi di euro. L‟Eurispes

ha stimato che nei periodi

d‟indagine autorizzati dalla

magistratura nell‟ultimo

decennio sono stati ascol-

tati complessivamente

quasi 30 milioni di italiani.

Occhio agli spioni mul-

timediali!

ROMA - Pericolo Facebo-

ok. A lanciare l'ulteriore

allarme sulla moda-droga

del momento stavolta

non sono gli utenti arrab-

biati, ma il presidente

dell'Autorità garante della

privacy Francesco Pizzet-

ti. "Estendendo l'uso della

rete e dei social network

come Facebook, attraver-

so i quali la gente mette

sul web informazioni sui

propri comportamenti

cresce sempre più il ri-

schio che utilizzando un

semplice motore di ricer-

ca in qualunque momento

chiunque possa venire a

conoscere queste infor-

mazioni”. P.s. non ditelo

al telefono potrebbero intercettarvi…!

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Cindarella man – Una ragione per

lottare

Prima della Grande Depressione ame-

ricana, James J. Braddock rappresen-

ta una promessa della boxe newyor-

kese nella categoria dei medio massi-

mi. Quando nel '29 la borsa di Wall

Street subisce la più disastrosa crisi

della storia, anche la carriera del pu-

gile ha un grosso crollo a causa di un

infortunio alla mano destra. La disoc-

cupazione che colpisce gli Stati Uniti

coinvolge anche il pugile Jim Brad-

dock ed a causa di questo la sua fa-

miglia finisce in povertà, ma il corag-

gio e la pietas verso i propri cari

spingono Jim a tenere duro e, quan-

do gli si propone un nuovo incontro di

boxe, fa il suo grande ritorno vincen-

do. Affronta un incontro dopo l‟altro

arrivando a sfidare e a sconfiggere il

campione mondiale Max Baer, che

era riuscito ad umiliare il gigante Pri-

mo Carnera. Jim Braddock per i suoi

concittadini è la personificazione della

tenacia e della speranza per un futu-

ro migliore; il suo soprannome di-

venta "Cinderella Man" (Uomo Cene-

rentola). Indubbiamente quest‟uomo

dalla così grande forza interiore cre-

deva fermamente nei valori della fa-

miglia e dell‟onestà, poiché solo se la

famiglia ti sta vicino puoi superare

qualsiasi difficoltà e solo l'onestà può

dare all'uomo dignità e coraggio.

Tutti possiamo imparare qualcosa da

questo grande campione che, nono-

stante le avversità, è riuscito a trova-

re una forza nascosta per andare a-

vanti, rimanendo fedele ai propri

principi e senza mai perdere la digni-

tà.

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