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    DOMENICA4SETTEMBRE2011/Numero342

    DomenicaLadiRepubblica

    i sapori

    La pecora nera quella pi buonaLICIA GRANELLO eCARLO PETRINI

    lincontro

    Philippe Starck, Designer a chi?ANAIS GINORI

    cultura

    Vercors o come suicidarsi dal riderePAOLO MAURI

    spettacoli

    Tutti i segreti del Muppet ShowANGELO AQUARO

    lattualit

    Ambiente, i suoi primi cinquantanniMICHELE SERRA

    NELLO AJELLO

    itler ieri pass da Firenze per andare aRoma, tutta imbandierata. Si sente al-la radio una gran confusione. la fol-la che attende il Duce e il Fuhrer al Vit-toriano. A me mi pareva proprio di es-sere in mezzo a tutta quella folla. A

    sentirsi al centro della scena Romano Donnini, scolaro di unaclasse elementare di Firenze. Quello che abbiamo citato uno

    stralcio del tema ditaliano da lui composto il 4 maggio 1938, XVIdellEra fascista. Fa parte del materiale raccolto a cura del Festi-valetteratura 2011 di Mantova per riportare lattenzione sullacentralit della scuola a centocinquantanni dallUnit dItalia.

    (segue nelle pagine successive)

    diventato saggio breve, articolo di giornale, anali-si del testo, ha cambiato pelle, nome, forma, ma infondo sempre lui, sempre il tema, si tratta co-munque di riempire almeno tre colonne con leproprie osservazioni attorno a una questione rile-vante. Nella scuola il passo decisivo verso la ma-

    turazione ma forse dico questo perch sono insegnante di let-tere latto intellettuale che meglio esprime la personalit e le

    capacit di uno studente. Quando ero ragazzo provavo sempreuna certa emozione di fronte a quel foglio bianco. Di colpo misentivo importante, mi sembrava che il mondo avesse davverobisogno del mio punto di vista.

    (segue nelle pagine successive)

    Dalla spedizione dei Millealla vittoria ai MondialiEcco come i bambinihanno raccontato nei temila storia dItaliascuola

    Vivala

    MARCO LODOLI

    H

    Repubblica Nazionale

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    (segue dalla copertina)

    Sono trecentoventotto testiche raccontano, generazio-ne dopo generazione, la cro-naca del nostro Paese, me-scolando vicende familiari odi pianerottolo a eventi so-

    lenni. Non si tratta sempre di pensierioriginali. Capita per spesso, a chi scor-re queste pagine di quaderno, di soffer-marsi magari su una sola riga, restandocolpito ora dallumore di chi scrive, oradal comune sentire nazionale cui i bam-bini fanno eco. Il retroterra psicologicoche distingue un tema scritto a fine Ot-tocento da un altro compilato nellera diCraxi o consegnato alla maestra allalbadel Duemila sembra stridente. Se nonfosse sicura lautenticit di questi mes-

    saggi scolastici, ci sarebbe da sospettarepesanti ingerenze da parte di familiari omaestri. Magari ci sono state. Il pi dellevolte, tuttavia, proprio il modo ingenuodi reagire ai fatti a imprimere, su questi

    DallUnit a oggi,dal Duce a GiovanniPaolo II, da Coppie Bartali alla nascitadella docciaA pochi giornidal ritorno sui banchial Festivaletteratura

    di Mantova il nostroPaese visto dai bambini

    NELLO AJELLOLei era del partito di quel sudicione diDegasperi che ci fa morire di fame. Il fat-torino domand a quelluomo: E suamoglie di che partito ?. Comunista.Finalmente ho trovato un uomo con lamoglie Comunista. Poi noi si scese enon si sent pi niente.

    Scuola rurale di Pezzolo (Bergamo).Tema dun alunno di seconda elemen-tare. Senza data. Il babbo del Duce fa-ceva il fabbro. La mamma era maestra.Nella casa di campagna Benito dormivasolo nella culla, e accoccolato ai suoi pie-di sbadigliava un coniglietto bianco dalmusetto rosso. Quando Benito si sve-gliava e piangeva il coniglietto gli passa-va il musetto sul viso in lacrime. Il bam-bino si calmava, il coniglietto si riaddor-mentava e tutti e due sognavano lamamma. Una specie di fiaba edifican-te, del tutto in linea con le direttive delRegime, cio con quella mobilitazione

    dellinfanzia in funzione nazional-pa-triottica che Antonio Gibelli ha illustra-to in un prezioso saggio, Il popolo bam-bino (Einaudi, 2005). Cambia la scena.Napoli, dopoguerra. Classe Quinta B.

    Tema: ricordo dinfanzia. Giuseppe Pi-stone improvvisa una rievocazione di si-curo impatto, e probabilmente fantasio-sa. Settembre 1943. Quando furono leQuattro Giornate, io ero piccolo, mio pa-dre disoccupato. Avevamo pochi soldiper mangiare. Io andai fuori casa per tro-vare qualche cosa. Mentre camminavovidi che i tedeschi bastonavano le perso-ne. Un tedesco si avvicin a me con unfucile in mano. Io avevo paura ma il te-desco non mi voleva fare del male, manascondersi per non essere preso dagliamericani che venivano a liberare Na-poli. Cos si avvicin un ragazzo che ave-va la mia et indicandogli un posto sicu-ro. Il povero tedesco ringrazi e ci regalduecento lire a ognuno di noi. Io le por-tai a casa. Ecco che la paura della guer-ra si mescola con un tenero umanitari-smo tipico della pedagogia dellepoca.Ma si avverte anche il punto di trapasso

    nella mitologia dei minorenni dalla Pic-cola vedetta lombarda allIo speriamoche me la cavo.

    Troppo prevedibile? Andiamo di nuo-vo indietro nel calendario, a saggiare

    interrompeva cos per qualche giorno ilcompito di combattere, nella GrandeGuerra, con quel perfido austriaco olannunzio della morte dun fratellomaggiore, che ora giace sotto le zollestraniere. Andiamo poi ancora pi lon-tano nel tempo, a saggiare limpatto cheesercitavano sullinfanzia le avventuredei Carbonari. Spingiamoci infine dinuovo avanti di vari decenni, allinsegui-mento di stagioni pi consone alle no-stre. La ricchezza dei materiali raccolti aMantova ci conserte simili tragitti.

    Ecco per esempio come si presenta aPaolo, terza elementare, il dibattito poli-tico alla vigilia delle elezioni del 1948,tempi di aspra competizione fra la Dc ela sinistra socialcomunista. Il partito cat-tolico contava molto sullelettorato fem-minile, e ne nascevano frequenti dissididomestici, oltre ai soliti disordini stra-dali. Un clima che Paolo avverte men-

    tre si trova in tram con suo padre. Unadonna si lamentava perch le avevanorotto le calze con una pedata. Il fattorinodel tram discuteva con un uomo. Co-minci a parlare della moglie, e disse:

    elaborati, un marchio di verit. Nonso, per esempio, quale cittadino adultosaprebbe esprimere in maniera altret-tanto naturale la sorpresa per lelezioneal soglio di San Pietro, trentatr anni fa,dellallora semisconosciuto cardinal

    Wojtyla, di come fa Roberto, alunno diseconda elementare alla scuola Ducadegli Abruzzi di Scandicci (Firenze). Ilnuovo Papa sa tante lingue. polacco,ma a me piace lo stesso: cos Robertoevoca Karol in un tema datato 16. X.78. E prosegue: Si chiamato PaoloGiovanni perch vuole seguire la vitadellaltro Paolo Giovanni che vissutosolo 32 giorni. Scrivi meglio, racco-manda linsegnante in calce al tema.Non ha torto, ma qui perfino lerrore re-lativo alla vita di Sua Santit Luciani, ar-bitrariamente accorciata, rivela une-spressivit essenziale e perci tanto piefficace. Come un paio di occhioni sgra-

    nati di fronte allimpensabile.Spostiamoci indietro negli anni, finoagli inizi del secolo scorso, quando lescene raccontate dai bambini riguarda-vano larrivo in licenza del pap che

    Tema: lItalia siamo noi

    32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA4 SETTEMBRE 2011

    la copertinaW la scuola

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    limpatto esercitato sullinfanzia dalla fi-gura del Carbonaro quasi un San-dokan o un Superman avanti lettera cio leroe che nel suo nascondersiallaustriaco emana insieme avventu-ra e trasgressione. E ancora avanti, subi-to dopo, verso tempi pi consoni ai no-stri. Spunta qui limpetuosa suggestioneche racchiudono le corse ciclistiche, conquella contesa Coppi-Bartali, che d vi-ta a una sorta di Palio su due ruote, rie-cheggiato nelle scuole, fra il nord e i l cen-tro della penisola.

    I temi ci offrono un metro per valuta-re gli italiani lungo un secolo e mezzo distoria? La pretesa ripetiamo forseeccessiva, ma larchivio raccolto dal Fe-stivaletteratura la nutre di esempi. Eccolautoritratto di Giuseppe, classe quartadelle elementari di Mezzolara (Bolo-gna). Anno 1895-96. Lui un garzoncel-lo ben educato, quando va a mensa au-

    gura buon appetito a tutti, mastica beneil cibo. Non beve mai vino perch guastai denti. Si contenta di quel che gli d lamamma e il babbo. A chi cercasse uncontraltare meno zuccheroso a questo

    idillio consigliamo il componimento fir-mato da Antonio, e composto a Vogherail 27 febbraio 1980. un racconto avve-niristico. Il 23 febbraio del 2000, a Romaaccadr limprevisto: scompare dal Qui-rinale Sandro Pertini. A notte, i russiemettono un comunicato: sono stati lo-ro a rapirlo. Lo restituiranno se lItalia silascer occupare dallArmata Rossa. Ilpremier Cossiga decide: ora di effet-tuare il piano X. Lepilogo di marcaeroica: scoppia la guerra italo-russa. luna del mattino. In quel momento ilpresidio russo sul mar della Kara cede al-la carica dei bersaglieri; alla loro testa cisono i tre comandanti supremi delle-sercito italiano: Antonio C., Carlo G. eGiovanni F. Da quel momento un sus-seguirsi di vittorie verso la conquista del-la Russia. Il 24 febbraio, ore dieci e quin-dici, in Italia si ode un grido di gioia. Gra-zie al piano X ora la Russia diventata ita-

    liana.Al suo tema Giovanni ha dato un tito-lo: Sono il fondatore delle Brigate Az-zurre. Francamente, ci mancavano.

    IL PROGETTO

    Apre mercoled 7 settembreal Festivaletteratura di Mantova Quaderni

    di scuola, la mostra nata dal lavoro coordinatoda Juri Meda dellUniversit di MacerataGli studenti che andranno al Festival (finoall11 settembre) potranno lasciare un loro temae partecipare agli incontri in programma

    (segue dalla copertina)

    Sia che si trattasse di un certo canto dellInferno o dellequestioni ambientali o di qualsiasi altro grande pro-blema. Fino a cinque minuti prima lo studente spara

    cartoccetti, fa caciara, raccoglie i soldi per la puntata sullepartite della domenica: una creatura gioiosamente irre-sponsabile, che parla a strappi, senza bisogno di scegliere le

    parole, di mettere in fila un pensiero, di renderlo persinopersuasivo e musicale. E poi eccolo a meditare come un uo-mo adulto, a riflettere sui destini del mondo e della culturae della giovinezza contemporanea. Molti annaspano, co-minciano a lamentarsi: Profess, io nun ci le idee, io nunso che scrive per alla fine scrivono tutti, ognuno com-pie meglio che pu quel rito di concentrazione ed espres-sione, anche la spugna pi asciutta si strizza e qualche goc-cia viene fuori. Negli ultimi ventanni stato un diluvio ditemi sulla droga e limmigrazione e il disagio sociale e la fa-miglia in crisi e il consumismo che divora. Credo che ognidiciottenne abbia scritto decine e decine di temi sul males-sere contemporaneo. Per questo a volte gli studenti sem-brano annoiati, per questo vanno presi in contropiede, co-stretti a non ripetere la solita solfa. Scrivete: primo tema, Il

    mio cappotto. Secondo tema: Un pomeriggio da incorni-ciare e uno da buttare. Terzo tema:Cinque motivi per cui va-le la pena vivere in Italia e uno per cui sarebbe meglio an-darsene. Partono le grida di disapprovazione, ogni novitviene vista malissimo. Ma per un insegnante importan-tissimo osservare in che modo un ragazzo scrive, come ag-gancia le frasi, quali immagini trova, quali storie sceglie perrendere pi vivace un componimento.

    Lo stile tutto, perch lo stile esprime una personalit, unmodo di vedere e di giudicare la realt, di connettere fatti,pensieri, parole. Per questo indispensabile che i ragazziscrivano molto, che il tema non venga soppiantato dai teste da altre formule bislacche. Il professore legge, valuta,comprende i suoi allievi. Purtroppo oggi anche il voto chebisogna comunque assegnare a ogni tema frantumato se-condo allucinanti griglie di giudizio: una percentuale va al-la competenza lessicale e unaltra a quella morfosintatticae unaltra alla precisione del vocabolario e unaltra ancoraalla pertinenza espressiva, in una dissezione autoptica ge-lida e fasulla. Insomma: salviamo il tema, grande momen-to per lofficina mentale dellalunno, che in tre facciate a vol-te si scopre pi libero e intelligente di quanto credesse.

    Lemozione del foglio bianco che rende adultiMARCO LODOLI

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    LADOMENICADI REPUBBLICA 33DOMENICA4 SETTEMBRE 2011

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    34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA4 SETTEMBRE 2011

    lattualitCompleanni

    L11 settembre 1961, in Svizzera, un pubblicitario,un professore, un avvocato, un pittore, un ornitologoe un principe fondarono il World Wildlife FundDa allora il Wwf ha salvato specie in estinzione, forestee riserve naturali.Ma soprattutto ha inauguratoun nuovo modo di guardare il mondo

    Il World Wildlife Fund (fondomondiale per la vita selvatica,ma forse wildlife andrebbe re-so, pi estesamente, con natu-ra) compie cinquantanni.Nacque in Svizzera l11 settem-

    bre del 1961, concepito da una piccolacerchia di naturalisti facoltosi e cosmo-politi, inglesi e svizzeri. Il sito ufficialedellassociazione menziona sei padrifondatori: un pubblicitario, un profes-sore di storia, un avvocato, un principeregnante, un pittore e un ornitologo.(Ma la qualifica di ornitologo viene at-tribuita anche ad altri tre del gruppo,cos che il Wwf pu essere sicuramentedefinito lestensione, fortunatissima,della passione privata di un gruppo dibird-watchers

    ).Ecco dunque il primo punto e noncerto il meno importante che il com-pleanno della pi popolare associazio-ne ambientalista del pianeta pone allanostra attenzione con una certa spieta-tezza: non la politica, ma limpegno diuna ristretta lite intellettuale ed eco-

    nomica stato lhumus dal quale ger-minata, in Occidente, la coscienza am-bientalista. Perfino negli immaginosianni Sessanta, che sottoposero a radi-cale ripensamento ogni aspetto dellavita politica, economica, sessuale delmondo occidentale, la questione am-bientale rimaneva sullo sfondo, quasiocculta. Si poi polarizzata e anche po-polarizzata, quella questione, lungo idecenni successivi, fino ad assumereuna pregnanza politica di assoluto rilie-vo. Ma ancora si porta dietro, a ben pen-sarci, le stimmate di un dubbio lus-suoso, qualcosa sul quale consentitoindugiare se non si afflitti da proble-mi pi gravi.

    Si pensi solamente alla tenacia quasiottusa con la quale la sinistra mondialeha sistematicamente anteposto i pro-

    blemi delloccupazione a qualunquescrupolo ambientale: tutto, pur di pre-servare il lavoro. Anche quando (vedi ilclamoroso caso italiano dellAcna diCengio) non era a repentaglio il posto dilavoro, ma la salute del lavoratore, del-la sua famiglia, del suo intero habitat so-ciale. Il tempo si poi incaricato di farci

    capire anche se non a tutti che diproblemi pi gravi non ne esistono.Niente pi strutturale, pi basico, del-la salute dellecosistema che ci madree padre, e niente pi grave dellabusoche se ne fa e dei dissesti che ne minanolintegrit e forse il futuro. Non si trattadi ubbie poetiche, si tratta di materia, dibiologia, di chimica e di fisica: ma que-sto, quando il Wwf cominci a muove-re i suoi primi e goffi passi, quasi nessu-no lo diceva e quasi nessuno lo sapeva.

    La strada che ci ha portato a questaprogressiva e ancora molto contrastatacoscienza stata lunga e piuttosto indi-retta. Il Wwf, per i primi e lunghi annidella sua vita, ha parlato e agito sottoforma di un protezionismo animalistache appariva allopinione pubblica no-bile ma marginale. Ovvero: salvare il

    panda, cinquantanni fa, voleva diresalvare il panda, e basta. Come se allacollezione del mondo non dovesse ve-nire a mancare quel pezzo raro, e altripezzi a seguire. Ma si era ancora del tut-to alloscuro (forse anche nella perce-zione dei soci fondatori) della profondaconnessione tra lestinzione di una sin-

    gola specie e la crisi di sistema che mi-nacciava la biosfera e metteva in di-scussione lintera convivenza tra gli uo-mini e le altre bestie. Un po come og-gi avviene in agricoltura, dove chi di-fende a spada tratta le biodiversit e lepiccole coltivazioni specializzate vieneconsiderato un maniaco passatista, uncultore eccentrico di specialit rare,mentre ci che ha a cuore lequilibriocomplessivo delle terre coltivate, lacompatibilit tra agricoltura e natura, einsomma la famosasostenibilit.Che vuol dire:

    Vita.Certo le-

    ventuale finedel panda, pa-cioccone e indi-

    feso, quasi unpeluche in natura,funzion come sinto-mo di malattia planetaria, come presa-gio esiziale, anche quando la parolaecologia era nota solo a pochi esperti.La scelta di quel fortunato logo da partedel Wwf fu quasi efferata per quanto era

    Alliniziocera soltantoun panda

    MICHELE SERRA

    1987

    Campagna sociUno di noi realizzatacon i ritratti di personagginoti come Gandhi,San Francesco, JohnLennon e Toro Seduto,il leggendario capo Sioux

    Toro Seduto1989

    Semplicemente una melaLa campagna per la lottacontro i pesticidi a favoredi unagricoltura biologica(allepoca ancora definitaorganica) realizzatada Saatchi&Saatchi

    La mela1990

    lanno del referendumsulla disciplina della cacciae lutilizzo dei pesticidiIl Wwf tra i promotoriinsieme a Verdi e RadicaliIl quesito non raggiungeril quorum necessario

    La caccia2005

    Una cicogna invita i socia rintanarsi in unadelle oasi Wwf sul territorioitaliano. Lo slogan riprendeun famoso adagiosullospitalit spagnola:Mi casa es tu casa

    La cicogna

    lo staff del Wwf nel mondo5 milioni i sostenitori

    5milai dollari investitiin 13mila progetti

    10 miliardii paesi del mondodove il Wwf attivo

    130gli ettari di palude tutelati18 i governi coinvolti

    186 milionigli ettari di forestasottoposti a tutela

    130 milioni

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    LADOMENICADI REPUBBLICA 35DOMENICA4 SETTEMBRE 2011

    obbligatorio. Lequivalenza panda inpericolo uguale natura in pericolouguale umanit in pericolo era tuttal-tro che ovvia. E almeno per i primiventanni di vita del Wwf, parlare delpanda significava essere accusati diparlare daltro, in un mondo che avevaposto la questione sociale la Politica talmente in primo piano da mono-polizzare il campo visivo. E qui si torna

    lensaggine umana, con il marketing pe-loso, con la cartoonizzazione della fau-na. A quei principi regnanti (Filippo diEdimburgo e Bernardo di Olanda), aquelle signore ingioiellate, a quei natu-ralisti facoltosi che si ritrovavano inSvizzera per trascorrere vacanze certa-mente non di massa, delleventualesarcasmo a proposito del loro impegnoin favore di un orsetto cinese di monta-gna (mentre il mondo intero dicendoCina pensava a Mao e alla rivoluzione)importava poco o nulla.

    Tra i vantaggi del rango e del censo,c anche quel genere di separazionedal mondo che genera, al peggio, lo

    snobismo, ma al meglio genera lar-ghezza di vedute e libert di giudi-

    zio: quanta ne bastava per pensare,nel 1961, che occuparsi della sal-

    vaguardia della natura, e dellabellezza del mondo, fosse un do-vere per le classi dirigenti, eunopzione necessaria per la na-scente societ di massa. E fu cosche il lusso di una fondazione

    nata per salvare un plantigrado finl ignoto al mondo divent uno dei

    primi, fondamentali passi per diffon-dere a macchia dolio il seme della co-scienza ambientale, e infine la cogni-zione che la magnificenza degli am-bienti naturali non solo uno spettaco-lo per i perdigiorno, la garanzia dellanostra sopravvivenza.

    Ben altre forme ha poi assunto, neltempo, lambientalismo. Dalla galassiadei movimenti e dei partiti verdi allacombattiva, spettacolare radicalit diGreenpeace. Ma il Wwf stato una verae propria avanguardia, un rompighiac-cio che ha aperto, nella coltre compattadellindifferenza, uno squarcio di co-scienza. Lo ha fatto in anni in cui il boomindustriale, e il benessere finalmente adisposizione di molti, quasi pretende-vano una rimozione di massa delle ra-dici rurali, del rapporto con la natura,

    delle varie e difformi mitologie deglispazi aperti che erano state degli avi eora sparivano, cancellate dai nuovi sky-line urbani. Lo ha fatto in ritardo rispet-to alle distruzioni ambientali, ma lo hafatto in anticipo rispetto alla coscienzadi massa.

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    Volevamo un animalebello, in pericoloe amato. E bianco e nero

    per risparmiaresui costi di stampa

    allinvolontario eppure prezioso me-rito del Wwf: essere nato da un impul-so elitario, del tutto indifferente alle-ventuale non-popolarit della causa.Pi forte, perfino, della diffusa ironia edella satira esplicita che puntualmen-te fiorita attorno a molto animalismosciropposo, che con il ruvido fascinodella natura (wildlife, vita selvaggia) haben poco da spartire, e molto con la me-

    2009

    Un ragazzo panda invitai pi piccoli a entrarenel mondo WwfLorganizzazione da sempre impegnataa sensibilizzare i giovani,soprattutto nelle scuole

    I pi piccoli2010

    Campagna per le donazionie i lasciti. Lo slogandel manifesto recita:Nel tuo testamentoricordati dei parentipi prossimi riferendosia una famiglia di primati

    La famiglia

    le specie vegetali e animalisotto osservazione

    30milai km quadrati di area marinaprotetta nel Coral Triangle

    6 milionile tonnellate di CO2risparmiate dal 2000 a oggi

    50 milioni

    19611978

    19862000

    Peter Scott*

    *Tra i fondatori del Wwfe inventore del logo

    azzeccata: in assenza di serie e diffusecognizioni ambientaliste, si puntavasulla tenerezza e sul senso di protezio-ne. Un lavorio lento, duraturo, formi-dabile che riusc a contaminare neltempo le scuole e le famiglie fino a faredel panda il simbolo assoluto della na-tura in pericolo. Una natura cos iner-me (non pi matrigna, piuttosto fi-glia) che prendersene cura sembrava

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    P

    Uccidersi non mai stato facile, eppure da Majakovskija Hemingway sono tanti gli artisti del genere

    Limportante avere sempre la ricetta giusta.Parola di Vercors,ovvero Jean Bruller, che nel suo trattatello semiserio, ora tradotto in italiano, elence illustr con humor nero i ventuno sistemi per morire in modo dignitoso e creativo

    Dai pi classici, come limpiccagione o lavvelenamento, al pi moderno eccesso di longevit

    CULTURA*

    SuicidiPiccoli

    robabilmente a nessuno sarebbevenuta voglia di ripescare un curioso ma-nuale pubblicato dallautore a proprie spese nel1926, se nel frattempo, proprio quellautore, con unopseudonimo, non fosse diventato una celebrit a livello mondia-le. Linventore del manuale intitolato21 ricette pratiche di morte violen-ta, una vera e propria istigazione al suicidio condotta con i tratti tipici dello hu-mour nero, si chiamava Jean Bruller e faceva il disegnatore. Aveva quasi subitoimparato ad accompagnare i suoi disegni con testi brevi come in questo caso.

    Accadde per che nel 42 Jean Bruller firmasse, con lo pseudonimo di Vercors,un racconto intitolatoIl silenzio del mare. L per l non trov leditore e, come aisuoi esordi, fece tutto da solo. Fond Les ditions de Minuit che, clandestina-mente, fecero uscire il racconto, u n libretto di novantasei pagine. La trama ce-lebre, ma la ricordo per chi non avesse avuto loccasione di leggere quella sto-ria. I tedeschi avevano invaso Parigi fin dal 1940. Vercors racconta la Resisten-za di due francesi costretti a ospitare in casa lufficiale te desco Werner von Ebre-man, un compositore per altro persona molto gentile e amante della cultura.Bene: zio e nipote (una ragazza) oppongono allospite sgradito un assoluto si-lenzio. In altri termini, non gli parlano mai, mentre lui non fa che parlare del la

    Francia, degli scrittori francesi e via seguitando. Lo stesso Vercors cur una ri-duzione teatrale dove nellultima scena si vedono zio e nipote che fanno cola-zione: lufficiale tedesco andato via, ma loro non si scambiano neppure unaparola. Bene, questo racconto tradotto in molte lingue, fece il giro del mondo ela fama di Vercors oscur quella di Jean Bruller.

    PAOLO MAURI

    Se farla finita unopera darte

    Nella pri-ma edizione dellagarzantina letteraria, che del 72, non si fa alcun cenno a JeanBruller, ma si dice che Vercors esord conil racconto Il silenzio del mare, anchesso un rac-conto paradossale (mesi di silenzio opposti a un conver-satore affabile), cos come era stato un suo racconto illustrato,Ilmatrimonio del signor Lakonikuscito nel 31 e mai tradotto in italiano(lo far tra breve la casa editrice Portaparole, la stessa che ha proposto le ricet-te suicidarie). Lakonik lavora in un Ufficio Reclami e il suo compito quello di ri-

    spondere Perfettamente a ogni rimostranza. A forza di non ascoltare ci che glidicono, Lakonik diventato sordo e si mette in testa di sposare unaltra impiega-ta, che lavorando allUfficio Informazioni, era ovviamente muta.

    Ma tempo di aprire il prezioso libretto con le ventuno ricette per morire pre-sto e bene. Esso nacque perch Jean, che allora era poco pi che ventenne, es-

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    IL LIBRO

    21 ricette pratichedi Morte violentadi Vercors,da cui sonotratte le immaginidi queste pagine, in libreria(Portaparole,128 pagine, 18,50 euro)

    sendo del 1902, si trov a corteggiare senza successo una ragazza, Yvonne Paraf,e per esprimerle il suo stato danimo disegn appunto un uomo che si suicida. Laragazza (che sarebbe in seguito diventata lanima de Les ditions de Minuit) nonsi intener, ma rispose con un altro disegno, che rappresentava un altro suicidio.Nacque cos in Jean lidea di perfezionare la cosa, arrivando alla compilazionemolto semiseria del manualetto. Che, opportuno dirlo, ebbe una seconda edi-zione nel 77 in Francia presso leditore Tchou: unedizione firmata Vercors conuna serie di integrazioni scritte cinquantanni dopo. Ed questo il libro, a cura diFlavia Conti, che propone ora Portaparole, con le illustrazioni dellautore. Si co-mincia con il suicidio p er esplosione delle cervella. Viene considerato molto adat-to a personaggi da romanzo, come il giovane Werther, il cui suicidio, di uno sti-le veramente notevole, potr essere di esempio a ogni suicida di buon gusto. Vadetto, aggiunge lautore, che di rado messo in atto con eleganza. Cinquantan-ni dopo per Vercors si rammarica per essere stato troppo severo.

    Nel frattempo molti grandi scrittori come Majakovskij o Hemingway, lo han-no messo in pratica, confermandone la nobilt. Dunque siamo di fronte a unasorta di trattatello sul suicidio come opera darte, non privo di risvolti sfacciata-mente culturali. noto che chi sceglie il suicidio per immersione prolungata to-tale ama anche indirizzarsi a fiumi dal passato illustre, come lArno o il Tevere,evitando corsi dacqua di dubbia frequentazione come la Senna o la Loira. Ed ec-co il codicillo alla seconda edizione: Si pu considerare un progresso il fatto che,a causa del forte inquinamento di mari e fiumi, la morte assicurata anche dal-lintossicazione?

    Nellelenco figurano suicidi obsoleti come quello per asfissia carbonica, ormaisostituito dal suicidio a mezzo gas. Qui lumorista rischia il cattivo gusto quandoallude alle camere a gas del Terzo Reich, ma si sa che lumorismo un genere pe-ricoloso. Dimenticavo di dire che Jean Bruller divide i suicidi in attivi e passivi. Es-si assomigliano agli avventurieri che possono vivere lavventura in prima perso-na o parteciparvi con la fantasia restando a casa propria. Cos laspirante suicidase timido, sensibile e buono, conviene che sia attivo e scelga presto il metodoche pi gli si addice. Se invece un uomo, seguita Bruller, dotato di energico egoi-smo, egli nato per il suicidio passivo e vivr dunque a lungo.

    Il sesto capitoletto dedicato a un classico: il suicidio per impiccagione. NelMedio Evo era un ottimo metodo di suicidio passivo e veniva celebrato in pom-pa magna. Oggi si preferisce lintimit della propria casa. Tra i classici viene cita-to anche il suicidio per recisione delle vene, con inevitabile citazione di Petronio,e quello per impalamento: Questo genere di morte si addice al le persone moltopigre e ai filosofi. Il fatto che sia poco usato, conclude Bruller, ci dice che al mon-

    do non ci sono n veri pigri n veri filosofi. Ed un pensiero consolante. Il capi-toletto numero undici prende in considerazione il suicidio per ingestione da par-te di animali. Una volta bastava farsi cristiani e si finiva in pasto ai leoni. Nell edi-zione del 77, Vercors ricorda che il presidente ugandese Idi Amin Dada ha ri-messo in auge luso del coccodrillo come strumento divoratore. Si possono or-ganizzare charter per suicidi di gruppo. Come dice lo slogan di una agenzia dipompe funebri americane Venite e noi faremo il resto.

    Jean Bruller, naturalmente, si guard bene dal mettere in pratica qualcuna del-le sue ventuno ricette, anche se scrisse nellintroduzione dessere scampato a untriplice tentativo di suicidio messo in atto per compiacere leditore che cercavapubblicit. Ma leditore era lui stesso e dunque il gioco scopertissimo. Daltraparte corteggiare la morte in forma cos smaccata un modo per rendere la vitamolto pi accettabile. Bruller-Vercors mor nel 1991, quasi novantenne. Per unallegro aspirante al suicidio non male: del resto ne aveva ipotizzato uno, lulti-mo del suo libretto, per eccesso di longevit.

    Enrique Vila-Matas ha dedicato un libro di racconti al tema del suicidio (Suici-di esemplari, 1991) ma andando allindietro non mancano i cultori della necrofi-lia pi o meno esilarante. Chi ha visto al cinema Harold e Maudenon dimenti-cher mai i tentativi di suicidio, tutti catastroficamente falliti, messi in atto dal gio-vane protagonista prima di incontrare la vecchia scultrice Maude con la quale di-vide la passione per i funerali. Ma se proprio bisogna cercare una conclusione,

    credo sia il caso di chiederla alla cinica e saggia Dorothy Parker, che cos sintetiz-za, da intenditrice, il proprio pensiero sul suicidio: I rasoi fanno male/I fiumi so-no umidi/Lacido lascia tracce,/ E le pillole danno i crampi./ Le pistole sono ille-gali,/ I cappi cedono,/ Il gas ha una puzza orrenda,/ Tanto vale vivere.

    Quello per impalamento si addicealle persone molto pigre e ai filosofi

    Il fatto che sia poco usatoci dice che al mondo non ci sonon veri pigri n veri filosofi

    Ed un pensiero consolante

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    LADOMENICADI REPUBBLICA 37DOMENICA4 SETTEMBRE 2011

    Repubblica Nazionale

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    Invent personaggicome Kermit la Ranae la sua ragazza Miss Piggy

    Ma anche la tv dei ragazzi,i fantasy e tanto altro ancoraE ora New York celebratutte le folli rivoluzionidi Jim Henson,il grande burattinaio

    visto che i bambini sono cos attratti dallapubblicit perch non usare i personaggidegli spot per insegnare a leggere e scriveree far di conto? Sesame Streetnasce cos: nel1969. E nasce anche la tv dei bambini mo-derna. Un successo cos grande che Jim de-ve smettere di fare spot. Dice: non voglio chei bambini confondano apprendimento esfruttamento commerciale. E non vuolesfruttare commercialmente i suoi perso-naggi. Non ne ha bisogno. Ormai il suo unimpero. Che gli permette di continuare congli esperimenti.

    Tra la follia di Piece Timee lo slancio edu-cativo di Sesame Streetc tempo nel 1967per Youth: un documentario sulla rivolu-zione giovanile con musiche di gente tipoBob Dylan e Who. E poi c The Cube: il serialsul prigioniero che vive rinchiuso nel cuboda cui non pu uscire mentre tutto il mon-do (unallucinazione?) gli entra dentro. Al-

    tro programma profetico: da Twilight Zonea Lostquanti gli sono debitori? Quando amet dei Settanta arriva il Muppet Show,Henson ha gi fatto saltare tutti gli schemi.Nello spettacolo dei pupazzi interagiscono

    della capitale cercano animatori di pu-pazzi. Lui non ne ha mai costruito uno: macon la sua prima creatura gi l a pretende-re quel posto. linizio di una straordinariacarriera che comincia come un affare di fa-miglia: sar la moglie Jane la prima collabo-ratrice e partner. Ma il successo vero arrivaproprio con larte che poi lanima della tv:la pubblicit. Anche qui una provocazione.Fino a quel momento le agenzie credeva-no che il modo migliore di vendere i prodot-ti in tv era presentarli aggressivamente. Noiusammo un approccio completamente di-verso: provammo a vendere i prodotti fa-cendo ridere. il 1957 quando il pupazzodel caff Wilkins fa la prima comparsa in tv.Venga qui, dice allaltro pupazzo, stiamofotografando tutti quelli che bevono il caff

    Wilkins. Lei lo ha mai provato?. Quello:No!. E per tutta risposta: Boooom! dalla macchina fotografica parte un colpo

    che lo fa esplodere. Esplodere! Per la pub-blicit fino ad allora buonista una rivolu-zione che verr clonata in mezzo mondo.Per Jim un successo senza confini. Fino a unintervento di causa maggiore. Gli chiedono:

    NEW YORK

    L

    a prima foto naturalmente inbianco e nero, Leland, Missis-

    sippi, 1946, ma si capisce chequel bambino ne combinerdi tutti i colori. Jim Henson, luomo che in-venter i Muppets, ha nove anni e siede conle gambe incrociate nel giardino di casa. Haun lenzuolo come tunica e un asciugamanoper turbante. Fa lindiano. E con un piccoloflauto gioca a fare lincantatore di serpenti.

    Ah gi: il serpente il tubo dellacqua che lamamma ha posato dopo avere innaffiato ilgiardino... Lultima foto invece a colori: la-veva scritto lui stesso che al suo funerale nonvoleva nessuno vestito di nero. New York,

    1990. Jim Henson gi un fantasma pian-to da tutto il mondo e dai suoi pupazzi

    che a uno a uno prendono la ribaltacon i loro interpreti per cantare lecanzoni pi famose dello show: fin-ch la Dirty Dozen Brass Band nonmanda tutti a casa suonando allegraWhen The Saints GoMarching In.

    Dici Muppets e pensi subito a Ker-mit la Rana e a quello show tv che al

    suo apice faceva 233 milioni di spetta-

    tori nel mondo. Ma la vita, la morte e imiracoli terreni di Jim Henson racconta-no anche unaltra storia. Per carit: a no-vembre arriva il nuovo film, The Muppets,che spinger i piccini a trascinare al cinematutta la famiglia prodotto fra laltro dallaDisney che sette anni fa si papp i diritti diquello studio rivale. E poi i Muppets sonogi diventati un musical e ora perfino un di-sco appena uscito di cover rock: The Green

    Album. E soprattutto qui negli Usa la famadi Henson legata a Sesame Street, il pro-gramma che pi di quarantanni fa cambila tv dei pi piccini. Per tutto questo mie-lume non rende giustizia alla follia creativadellex bambino che incantava i serpenti.

    Per esempio: neppure i suoi fan sfegatatiricordano pi il cortometraggio datato1965. I suoi pupazzi sono gi un successo elui se ne esce con questo capolavoro tra ilsurrealismo e il pop: Piece Time. Mica percaso il Museum of the Moving Image lo pro-pone adesso allingresso della mostra dedi-cata alJim Hensons Fantastic World. La sto-ria, per cos dire, quella di un tizio, lo stes-so Jim, che si ritrova in un letto dospedale,

    probabilmente per un esaurimento, e ilcuore comincia a battergli pum pum

    pum pum, e qui parte la musica, quasitutta batteria, composta dal grandeDon Sebesky, che accompagna ritmi-camente il film-collage. la storia diEveryman, spiegher lui stesso,lUomo di tutti i giorni frustrato daicompiti tipici di una giornata tipo.

    Dai Monthty Pyton a Tim Burton gene-razioni di pensosi comici e incontenibi-

    li registi hanno citato quellesperimento.Che fu candidato agli Oscar ma lunica cosache vinse nellAmerica degli anni Sessan-ta fu la proiezione in accoppiata a Un uo-mo e una donna di Claude Lelouch.

    Strano destino fare coppia col film-mitodella Nouvelle Vague per un signore che sidiede allarte solo per finire in televisione.Lo ricostruisce bene il biografo ChristopherFinch inThe Art, the Magic, the Imagination:Jim, classe 1936, il primo grande figlio del-la tv revolution. Nel 1946 la tv americana ri-

    prende in tutto il territorio le trasmissioniinterrotte per la guerra. E quattro anni dopoBaltimora la prima citt degli States in cuigli spettatori della tv superano gli ascoltato-ri della radio. Fui io a spingere i miei geni-tori a comprare la prima tv ricorder Jim.Lamavo pi di ogni altra cosa. Amavo li-dea di vedere qualcosa che si stava realiz-zando in quello stesso momento in un al-

    tro punto dello spazio. E da subito vollisolo quello: lavorare in tv. Un giorno

    scopre che a una tv locale di Wa-shington la famiglia intanto si trasferita in Maryland, alle porte

    ANGELO AQUARO

    Muppetshow

    Il pi pupazzo

    del mondo

    IO E BERT

    Nella foto, JimHenson e Bert. una delle immaginidella mostraal Museumof the Moving Image

    SPETTACOLI

    38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA4SETTEMBRE 2011

    Repubblica Nazionale

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    personaggi veri: da Harry Belafonte a EltonJohn. Mezza Hollywood fa a gara per farsi in-tervistare da Kermit la Rana e Miss Piggy. Enel mondo dello spettacolo in estasi per i va-riStar WarseStar Treklui risponde con unavera porcata: il miniserialMaiali nello spa-zio. Ma non basta: a Jim non basta mai. Na-scono i fantasy che trentanni dopo ispire-ranno i format daHarry PotteralSignore de-

    gli anelli. Film in cui i pupazzi si mischianoagli umani: da The Dark Crystala quel La-birynth in cui il protagonista un certo Da-vid Bowie.

    Chiss cosaltro era pronto a partorire. Einvece muore a 53 anni per lunica cosa chenon aveva saputo immaginare: larrivo diuna polmonite. Lascia gli appunti per un li-bro mai pubblicato. A un certo punto dellamia vita ho pensato che ci sono cos tantecose al mondo in cui non potevo fare gran-ch il terrorismo, il pregiudizio naziona-

    lista, la Guerra fredda per cui non mi re-stava che concentrarmi sulle cose in cui lamia energia contava qualcosa. Ma forselinsegnamento pi grande proprio quelpastiche rivoluzionario di pop e spot. Quel-

    lo straordinario mix di cultura alta e bassa.Quegli show per bambini che parlano an-che gli adulti. Vi ricordate la canzone pi fa-mosa dei Muppets? Mah N Mah N.Lennesima provocazione. Lirresistibilenon-sense che il grande Piero Umiliani ave-va scritto per quel proto sexyfilm camuffatoda sociologia: Svezia: inferno e paradiso. Eche solo la lucida follia di Big Jim lex bam-bino che sognava di incantare i serpenti poteva trasformare in un inno dellinfanzia.

    LADOMENICADI REPUBBLICA 39DOMENICA4 SETTEMBRE 2011

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    MIGLIORI AMICI

    Subito a sinistra,i migliori amiciBert e ErnieSotto, la ranaKermit, stardello show

    Repubblica Nazionale

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    40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA4 SETTEMBRE 201140 LA DOMENICADI REPUBBLICA

    SUTHERLAND

    Creato in onore di William,lord del Sutherland

    ARRAN

    Ispirato alle Isole Arran,insediamento vichingo

    KINNISON

    Tartan registrato in dueforme nel 1960 e nel 2002

    CLARK

    Dedicato allammiraglioRichard Clark , 1623

    DOWN

    Dal gaelico Dn Pdraigin onore di St Patrick

    ENGLISH

    Effetto Mary Quantper labito Prada in lanacon stivali pitonati

    MEXICANA

    Que viva il poncho:Stefanel sispiraal plaid con le frange

    COWGIRLLa ragazza Dsquared 2indossa il plaidsu jeans e giacca rossa

    NOSTALGICA

    Romantica gonnalunga matalassproposta da Daks

    TEENAGER

    Cappottino tartancon cintura-fioccoecopelle. Desigual

    Tartan

    BRAVEHEART

    Gonna in tartane maglia con cappuccioda guerriera. Di Y-3

    le tendenzeRagazze del clan

    Trasgressioni al quadrato

    Da sempre conservatore e rivoluzionario, tantocollegiale quanto punk,il tessuto scozzese tornaalla ribalta. Per prestarsi ai pi estrosi abbinamenticon pelle, borchie e strass.Del resto Kate Mosse Lady Gaga insegnano: basta osare un po

    Il tartan? Solo se contaminato. Preso senza ironia fa tanto Ca-milla Parker-Bowles, vecchia zia o ragazzina in kilt e golfino

    blu, insopportabile. Lo scozzese va sporcato, come fece nel1976 Vivienne Westwood, eccentrica lady dellantimoda chelo consegn ai punk e di colpo il plaid divent emblema di pro-testa . Mutevole, versatile, contraddittorio, vistoso. Si sposa

    con le borchie e con i jeans: ha due anime, quella tradizionalista equella innovativa. Pu essere spiritoso l dove era istituzionale, puessere chic l dove era polveroso, pu essere ammiccante l dove erainnocente. Evoca il college inglese ma anche, se rosso e nero, il Nata-le, le divise di scuola, i quaderni. Lo porta la regina e la pop star. Scoz-zese come marchio di fabbrica: non solo nellimpermeabile antima-linconia ma anche nelle scarpe da ginnastica , nello zainetto, nel reg-giseno con slip coordinato, n el fiocco per i capelli e nel sacco a pelo.

    Un tessuto ciclico, con alti e bassi. Il 2011 segna un alto. Ce n pertutti: combinazioni di colori e grandezze e geometrie di scacchi. NelWilsons Key Pattern Bookdel 1819 erano stati raccolti 250 tartan dif-ferenti; oggi ne sono registrati addirittura quattromila, anche se i tipiin commercio sono circa 700, con marchio depositato. Lorigine diquesta trama distintiva si perde nella nebbia; persino letimo incer-

    to, probabilmente celtico. Lantico abito della tradizione era una maxistola di stoffa lunga fino a quind ici metri e larga pi di quattro, che as-sicurava un buon riparo dal gelo delle Highlands. Nel XVI secolo di-vent simbolo di identit nazionale, ogni tartan associato a un diver-

    so clan. Dopo un lungo oblio, lo scozzese risorse dalle sue ceneri. Fugrazie a sir Walter Scott che re Giorgio IV, tedesco di Hannover, in-doss come sovrano dInghilterra un abito in tessuto tartan.

    Non solo moda, ma anche e soprattutto tradizione, specialmentemilitare. Le unit che fanno capo alla famiglia reale inglese usano ilRoyal Stewart tartan. Sua maest & figli indossano il tartan Balmoral.Ne ha uno tutto suo la Royal Air Force e anche la Royal Canadian AirForce. Idem per alcune organizzazioni come Amnesty Internationale movimenti religiosi come Hare Krishna. Si creano nuovi tartan an-che in omaggio a qualcosa o a qualcuno, come quello, dalle delicatesfumature azzurre, in ricordo della principessa del Galles, intitolatoDiana Memorial Tartan. Una palestra per vecchi e nuovi esercizi di sti-le. Riveduto e corretto il tartan diventa una divisa per le solite note:pantaloni rossi e neri negli stivali per Kate Moss, minikilt dello stessoclan per Kate Middleton, cravatta a farfalla per Lady Gaga e Rihanna,smilzo cappottino rosso e verde per la minuscola reginetta del burle-sque Dita von Teese. Malizioso o severo, lo scozzese di tutti.

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    LAURA LAURENZI

    New

    Repubblica Nazionale

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    LADOMENICADI REPUBBLICA 41DOMENICA4 SETTEMBRE 2011 LADOMENICADI REPUBBLICA 41

    DUNDEE

    Omaggio al principeCharles E. Stuart (1720)

    MANX NATIONAL

    Tartan creato nel 1940da Patricia McQuaid

    CONNEL

    Risale al Medioevo,di provenienza celtica

    DOLLY

    Un po da bambolala tunica tartanrosso-nera in setae tulle di Dior

    HIGHLANDS

    La donna stileMissoni sceglielazzurro per shortse robe manteau

    STILEMoschino giocacon il bon tonnella cappa scozzesecon balza al fondo

    COCKTAILPantalone palazzoscozzese di Etrocon chiodo in lurexCocktail da sera

    Cominci la Royal family, poi arriv Madonna

    Lintervista / Rossella Jardini di Moschino

    LAURA ASNAGHI

    Alla scoperta del tartan. Nelle vetrine della moda si tor-na a celebrare il tessuto scozzese, uno dei capisaldi delguardaroba femminile che Moschino interpreta con la

    giusta ironia. Insieme a Rossella Jardini, braccio destro diFranco Moschino e stilista della maison, abbiamo ripercorsola storia del tartan.

    Vogliamo partire da una definizione?Cominciamo col dire che il tartan un meraviglioso tes-

    suto, e non una fantasia, caratterizzato da un disegno che con-siste in bande intrecciate verticalmente e orizzontalmente,ottenuto da un intreccio di fili. Sicuramente molto antico, uno dei tessuti pi tradizionali. La sua massima espressione il kilt, il tipico gonnellino scozzese a pieghe.

    Ma oggi quale fascino esercita nella moda?La sua forza sta nella versatil it e nellessere, sempre e co-

    munque, moderno. Il kilt piace a tutte le generazioni . Prima opoi, tutte le donne lo comprano.

    E Moschino come lo interpreta?Lo scozzese duttile e stimolante. E, secondo me, il modo

    pi attuale di indossarlo fare leva sulle esasperazioni. Tra-dotto significa: micro-kilt con gli stivali da motociclista. Op-pure usare il tartan per farne lunghe gonne abbinate a pic co-le maglie monocolore. Oppure il tartan da sera, in versione se-ta. Ricordo un Capodanno a Sankt Moritz dove ho sfoggiatoun lungo abito Moschino, in tartan Stewart Royal (il classicorosso e nero) di raso, con una piccola stola di visone naturale

    e una pochette di Lulu Guinness sempre di tartan. Un insie-me super chic, che testimonia la versatilit del tessuto.

    Oltre lo scozzese rosso e nero, quali sono i ta rtan doc?I tartan classici sono il Black Watch (blu, verde, nero), bel-

    lo da usare sbieco per giacche o pantaloni e il Thomson Grey(bianco e nero) per abiti con tanto di bustier. Ma, natural-

    mente, lo scozzese perfetto per trench, cappe o cappottini.Lo scozzese vive stagioni di successo e altre in cui cade nel

    dimenticatoio. Come si spiegano queste alterne fortune?La moda fatta di corsi e di ricorsi. Le passerelle devono

    sempre offrire nuove proposte. Ma essendo il tartan forte-mente legato alla tradizione ha una sua vita autonoma. Rap-presenta labito o luniforme dellaristocrazia e viene spessoesibito durante le cerimonie della Royal family che privilegiail celebre Balmoral (grigio, nero, rosso) disegnato dal Princi-pe Alberto, marito della regina Vittoria , nel 1853. E poi ci sonoi giocatori della squadra nazionale di rugby scozzese. Nelle fe-ste, dopo le partite internazionali, indossano il kilt. Quando igiocatori si presentano allo stadio di Edimburgo, il Murrey-field, preceduti dalle cornamuse sempre uno spettacolo.

    Quali divi interpretano meglio il tartan?Gli uomini sfruttano divinamente il tartan. Tra tutti il mi-

    gliore Sean Connery. Ma anche Sarah Jessica Parker al MetBall di New York nel 2006 o Madonna in concerto nel Drowed

    World Tour del 2001 hanno reso omaggio al tessuto scozzese. RIPRODUZIONE RISERVATA

    Repubblica Nazionale

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    42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA4 SETTEMBRE 2011

    i saporiPi o meno stagionati

    In Corsica chiamato Fleur du Maquis; a Pienza caciomarzolino, a Napoli e in Sicilia guarnisce i dolci pi famosi,nelle Marche va a maturare nelle fosse. Sono tutti daccordo: il formaggio pi nutriente e pi diffuso. Cheese 2011lo celebra a Bra da grande protagonista

    Meglioun giorno da leoni, dicono. Le pecorenon si offendono. Vivono una vita semplice:stanno nel gregge, ogni tanto si fanno tosa-re, tanto per levarsi un po di lana di dosso.Il loro capolavoro il latte. Intanto, grasso,pi grasso di quello di mucca e capra messi

    insieme. Detto in tempi di no fatgaloppante sembra unere-sia. In realt quello che permette al pecorino di stagionarecon morbidezza. In pi, i globuli di grasso sono cos piccol i chesfuggono alle trame della cagliata, nascondendosi nel siero.Una fuga meritoria, visto che la ricotta di pecora riesce corpo-sa e saporita come nessunaltra. A testimoniarlo, le ricette deicannoli siciliani e della pastiera napoletana. Discorso analo-go per lo yogurt, innesco ideale per la produzione casalinga, acui regala una piacevole cremosit. Anche la quota proteica da record. Grazie allalta percentuale di caseina, il latte coagu-la pi rapidamente, con minor quantit di scarto e regala unacaseificazione pi muscolare: un latte tanto sano che se-condo una recente ricerca delluniversit di Firenze aiuta aprevenire malattie cardiovascolari e tumorali. A patto, natu-ralmente, che le pecore siano alimentate con erba fresca, fie-no e niente insilati.

    Da l in poi, la mano del casaro a fare il pecorino. In Sicilia,dove la cucina tradizionale ha un millenario debit o di gratitu-dine verso le pecore, il percorso dal latte al pecorino scanditodal tempo. Un attimo dopo che il latte coagulato, la cagliata

    viene filtrata, messa nelle forme e immersa nel siero bollente,prendendo il nome di scaldato o di tuma. Una settimanapi tardi, la tuma comincia a essere bagnata con acqua e sale.Dopo un mese e mezzo, diventa primo sale. Se lo si lascia ripo-sare ancora, diventer a tutti gli effetti pecorino. Altra zona be-nedetta, il quadrato di terra&mare che comprende Sardegna eCorsica da una parte, Toscana e Lazio dallaltra: scambi e mi-ni-migrazioni hanno fatto s che le ricette si diversificassero,senza smarrire lidentit di genere caseario, dal corso Fleur duMaquis, stagionato con peperoncino, rosmarino, timo e gine-pro, al pecorino di Pienza, per secol i chiamato cacio marzoli-no, perch la produzione cominciava insieme ai parti di inizioprimavera.

    Tra Marche e Romagna, invece, i formaggi di produzione pr i-maverile, avvolti in teli bianchi, vengono calati in fosse di tuforivestite di paglia, fieno ed erbe odorose, poi sigillate. La pro-gressiva rarefazione dellossigeno induce una seconda fer-mentazione, che fa sviluppare profumi intensi e caratteristici.Feste e cene battezzano lapertura delle fosse a fine novembre.

    Se la vostra passione sono i blu non mancate gli assaggi diRoquefort nella Gran Sala di Cheese, levento di Slow Fooddedicato al mondo dei formaggi, in programma a Bra dal 16 al

    19 settembre. Nel caso i pecorini vi lasciassero tiepidi, non ri-nunciate alla gita nelle Langhe (magnifiche a fine estate): trastand e laboratori, men dedicati e degustazioni, gli amanti diformaggi vaccini e caprini troveranno abbondante pane esoprattutto formaggio per i loro denti.

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    Pecorini

    La rivincitadel gregge

    Toma di pecorabrigasca (Liguria)Tela grezza e due settimanedi riposo sotto una pietra,per la cagliata ricavatadal latte delle pecorede La Brigue, sugli alpeggitra Liguria e Francia

    Pecorino di Farindola(Abruzzo)Prodotto sul Gran Sassoutilizzando il caglio di maiale,viene sgrondato in fascelledi vimini, che ne strianola crosta, lavatacon extravergine e aceto

    Pecorino dei MontiSibillini (Marche)Il formaggio a latte crudodella pecora Sopravissanaregge lunghe stagionatureed prodotto soprai 2000 metri. Pasta giallae leggermente piccante

    Caciofiorecampagna romanaForma a mattonella,per lantenato del pecorinoromano, lavorato col cagliodi cardo o carciofoDalla pasta untuosa,leggermente amarognola

    Pecorino pistoiese(Toscana)Dal latte crudo delle pecoredi razza massese, larchetipomontano del pecorinotoscano, da gustare fresco,abbucciato (dopo un mese)e da asserbo (stagionato)

    LICIA GRANELLO

    Tuma delle Langhe(Piemonte)Disciplinare restrittivoper la robiola di Murazzanodop, fatta di solo lattedi pecora crudo. Sotto vetrocon la grappa, si trasformain crema piccante (bruss)

    Bra (Cn)DOVE DORMIRE

    CANTINE ASCHERI (con cucina)Via Piumati 25. Tel. 0172-430312Doppia da 130 euro, colazione inclusa

    ECO GUEST HOUSE ALISEAStrada della Colla 2, PocapagliaTel. 0172-473105Doppia da 65 euro, colazione inclusa

    ALBERGO DELL'AGENZIAVia Fossano 21, Pollenzo. Tel. 0172-458600Doppia da 145 euro, colazione inclusa

    VILLA RAMBAUDIVia delle Chiese 6, Sanfr. Tel. 0172-58308Doppia da 78 euro, colazione inclusa

    BORGO S.MARTINOBorgo San Martino 7. Tel. 0172-430563Doppia da 85 euro, colazione inclusa

    DOVE MANGIARE

    BOCCONDIVINOVia Mendicit Istruita 14. Tel. 0172-425674Chiuso lunedmen da 35 euro

    SAVINO MONGELLIAL CASTELLO DI SANTA VITTORIAVia Cagna 4, Santa Vittoria dAlbaTel. 0172-478550Chiuso domenica sera e lunedmen da 60 euro

    LOSTERIA DEL VIGNAIOLOSanta Maria 12, La Morra. Tel. 0173-50335Chiuso mercoled e giovedmen da 30 euro

    AL CARDINAL MAZZARINOVia S.Pietro 48, Cherasco. Tel. 0172-488364Chiuso mercoled, men da 35 euro

    DOVE COMPRARE

    BIOLITO FORMAGGIVia Montegrappa 6Tel. 0172-412920

    PANIFICIO ROBERTO MARCARINOBorgo Corini, RoddinoTel. 0173-794088

    PASTICCERIA CONVERSOVia Vittorio Emanuele 199Tel. 0172-413626

    MACELLERIA TIBALDICorso Garibaldi 18Tel. 0172-425054

    STRUMIA TROVAROBE

    DI COSE BUONEVia V. Emanuele II 9, Sommariva BoscoTel. 0172-54230

    Repubblica Nazionale

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    LADOMENICADI REPUBBLICA 43DOMENICA4 SETTEMBRE 2011

    CARLO PETRINI

    Rispetto agli anni Ottanta, lattenzione che consumatori,ristoranti e vinerie hanno sviluppato nei confronti dellepiccole produzioni casearie tradizionali molto cresciu-

    ta. Se analizziamo quanto alcune conoscenze sul mondo dei f or-maggi si siano fatte strada nellopinione pubblica, tutto sembra

    cambiato. Ma guardando pi attentamente al settore produtti-vo va detto che purtroppo in realt nulla cambiato.Se escludiamo grana padano e parmigiano reggiano, la quo-

    ta di mercato nazionale delle produzioni tipiche e tradizionali il tre per cento: uninezia che non promette niente di buono peril futuro. Sta trionfando lindustria del latte e, ad eccezione del-la Francia dove esistono serie misure statali per la salvaguardiadei piccoli casari, in tutti i Paesi europei e da parte della Ue, leistituzioni sembrano non fare altro che favorire la cancellazio-ne di un universo agricolo fatto di pastori, malgari, artigiani econtadini. Paure igieniche, richieste inesaudibili e una buro-crazia asfissiante non lasciano scampo: per chi gi svolge un d u-ro lavoro in cui si deve mungere mattina e sera, senza fare mai leferie per non abbandonare gli animali, in ambienti come laltamontagna in cui spesso si deve anche lottare con i lupi che at-tentano alle greggi, tutto ci il colpo di grazia. Non stupisce chei genitori stessi invoglino i figli a non proseguire il mestiere, e chequelli che scelgono la strada delle piccole produzioni di for-maggi tradizionali oggi siano pochissimi: i pastori sono in estin-zione come molti dei loro formaggi.

    Dicevamo che rispetto a trenta anni fa si fatto molto, ma ilgrosso dei consumatori continua a preferire pro dotti pi bana-li, che vincono per prezzo, costanza, accessibil it, e la pigra ideache siano pi sicuri. Le piccole pr oduzioni artigianali, a latte cru-

    do, senza fermenti, con stagionature naturali, fatte con saperiantichi e custodendo anche i pascoli e le razze autoctone, para-dossalmente perdono perch hanno pi intensit organoletti-ca. Raramente questi prodotti escono dai piccoli giri commer-ciali che hanno in loco, e sono gi fortunati se possono vantar-ne, di piccoli giri commerciali.

    Da organizzatori di Cheese (www.slowfood.it/cheese) e pro-motori di tanti presdi sui formaggi e le razze autoctone, a SlowFood notiamo da anni questa deriva, e come noi sono preoccu-pate le associazioni di categoria come lAnfoSC, Corfilac e Onaf,pi tanti appassionati e studiosi sparsi per lItalia. Con loro si voluto creare una campagna chiamata di Resistenza casearia.Una battaglia di civilt che passa attraverso iniziative di promo-zione, (come i racconti sulle storie incredibili dei loro uomini eluoghi), ma anche gruppi di acquisto per facilitare laccessibilitai prodotti, e un premio che verr consegnato a Bra (il 16 set-tembre) ad alcuni eroici produttori. Bisogna resistere per salva-re questo fragile e complesso universo.

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    la percentuale di grassodel queso manchego

    50 per cento

    le calorie per 100 grammidi pecorino stagionato

    380

    le pecore di razzaBregasca

    1.800

    Resistere per salvarecapre e pascoli

    Piacentinu(Sicilia)Zafferano e grani di pepenero firmano il pecorinoda latte di pecore autoctonedella campagna enneseche pu stagionareoltre quattro mesi

    Vastedda del Belice(Sicilia)Lunico formaggio di pecoraa pasta filata nasceper recuperare i pecorinimal riusciti, facendoli filaread alta temperaturaVa gustato freschissimo

    Canestrato Moliterno(Basilicata )Arriva dalla comunitmontana della Val dAgri,il formaggio messoa riposare in canestridi giunco (da cui il nome)Dal gusto appena piccante

    Pecorino di Osilo(Sardegna)Stretto e alto, subisceuna lunga pressatura,che gli regala morbidezzae burrosit. Dal siero,si ricava la ricotta musta,leggermente affumicata

    Repubblica Nazionale

  • 8/3/2019 2011-09-04 Viva La Scuola

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    44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA4 SETTEMBRE 2011

    lincontroMinimalisti Dice di non sentirsi un designer,

    piuttosto un autistico modernoche pur avendo progettato gli hotelpi cool del mondo oggi abita isolato

    dentro una bolla. Forse il ricordodi quando,adolescentee borghese, abbandonatodalla madre e in rottacol padre,visse per annicome un clochardA salvarmi stata

    una malattia mentale:la creativit. Ma non finea se stessa, perch io allesteticacontinuo a preferire letica

    Il pi bel romanzomai scritto quello dellumanitComincia quattromiliardi di anni fa

    con i batteri e finiscetra altri quattromiliardi, quandoil Sole esploder

    getto pi banale, come uno spremia-grumi, fino alle opere di ingegneria pisofisticate. Ultimamente sta proget-tando case ecologiche in legno ad altatecnologia. Il prodotto al quale tiene dipi? Ride, spalancando gli occhi azzur-ri: Molte persone hanno dormito neimiei alberghi e mangiato nei miei risto-ranti, si sono lavate i denti con i mieispazzolini oppure sono state sedutesulle mie sedie. Un inventario di tuttoquello che ho prodotto impossibile, eforse sarebbe anche un elenco poco in-teressante.

    La risposta a una sola domanda loporta subito lontanissimo. Chi lo cono-sce sa che difficile fermare i suoi piro-tecnici discorsi. un grande comunica-tore, un affabulatore. Qualcuno gli harimproverato di vendere soprattutto sestesso. Per spiegare come lavora ca-pace di andare a cercare il coefficientedi penetrazione dellaria degli aerei, latavola periodica degli elementi primaridi Mendeleev, le tecniche di guerrigliadei maoisti peruviani di Sendero Lumi-noso. Il design soltanto un pretesto, illinguaggio di un autistico modernocome Starck si definisce. Non ho maifatto un prodotto senza essere mossoanche da idee politiche, visionarie osovversive.

    Un attimo di pausa, riprende fiato. Ecomincia a parlare della famiglia. Geni-

    tori borghesi di Neuilly, il sobborgo chicdi Parigi, che portano il figl io a messa inlatino tutte le domeniche. Il padre, An-dr Starck, considerato un genio eu-ropeo dellaeronautica. Il piccolo Phi-lippe si addormenta sotto al suo tavoloda disegno, eredita la conoscenza intui-tiva, la fede nel progresso tecnologico.Poi limprevedibile. La madre di Starckcoglie il nuovo vento di libert dellepo-ca e decide di divorziare, lasciando soloil figlio di otto anni. Mi crollato ilmondo addosso ricorda Starck che en-tra in rotta con il padre, abbandona lascuola, frequenta bande poco racco-mandabili. Viene fermato pi volte dal-la polizia, per quasi dieci anni passa legiornate accampato nel parco di Saint-Cloud, su una panchina. Esiste anco-ra, lho mostrata a Jasmine. La giovanemoglie accanto a lui, prende appuntimentre racconta. Sono inseparabili.Ho sempre vissuto relazioni passiona-li. Ne sono stato ricompensato soprat-

    tutto alla fine della mia vita, confessaguardando Jasmine che ha appena par-torito una bambina chiamata Justice,un concetto che mancher sempre pialle future generazioni. Allet di ses-

    santadue anni, Starck diventato padreper la quinta volta, dopo aver avuto i fi-gli Ara, Oa, K e Lago, nati da precedentiunioni. Il designer che detta tendenze emode stato un giovane emarginato,quasi un clochard intellettuale. Appenacompiuti diciotto anni si salva dallastrada con lunica dote che ha: la creati-vit. Una malattia mentale, sostiene.La sua fortuna.

    Nel 1969 realizza una delle sue primeopere, alcuni mobili gonfiabil i per Pier-re Cardin. Quasi subito per decide dimettersi in proprio, fonda la sua com-pagnia, Ubik, in omaggio al romanzo diPhilippe Dick. Dellinfanzia turbolentagli rimane un temperamento selvatico,solitario. Starck diventato famoso peraver concepito i luoghi della monda-nit, dalla mitica discoteca Les BainsDouches al Caf Costes, ma in realtconduce una vita spartana e ritirata.Vivo nella mia bolla, circondato dalle

    poche persone a cui tengo.Cammina solo per Parigi scrutando i

    passanti, in cerca dellispirazione di unattimo. Piccoli segnali che gli altri nonvedono, piccole tappe che anticipano imutamenti in corso. Sono come le ba-lene che non mangiano grossi pesci, masi nutrono filtrando attraverso le faucisolo microrganismi. Nella sua dieta in-tellettuale, Starck evita la televisione,non va al cinema, non frequenta mo-stre. Legge pochi romanzi. La pi bellastoria mai scritta quella dellumanit. un libro abbastanza facile, cominciaquattro miliardi di anni fa con i batteri efinisce tra altri quattro miliardi di anniquando il Sole esploder.

    Luomo-prodotto Starck si professaanche contro il consumismo e il lussosfrenato. Ha progettato alberghi comeRoyalton e Hudson di New York, il De-lano di Miami, il Mondrian di Los Ange-les, i Saint Martins Lane e Sander son diLondra, fino allultimo a Parigi, il RoyalMonceau. Eppure, quando non in gi-ro per il mondo, Starck abita in una ca-panna cos la chiama sullIle auxOiseaux, nella Gironda. Colture di ostri-che a perdita docchio e niente pi.Spesso viene in Italia, nella casa di Bu-rano, suo altro ritiro segreto. Lunicorimpianto della mia vita non esserenato italiano, scherza. LItalia il pae-se che lo accoglie allinizio della sua car-

    riera, quando uno sconosciuto neodi-plomato dellEcole Nissim de Camon-do di Parigi. Inizia a collaborare conmarchi come Driade, Alessi, Kartell.Amo lItalia perch, nonostante tutto,continua a essere al centro delluma-nit. Venezia, che conosco bene, lapunta della civilizzazione occidentale,lunico luogo dove si sono sviluppateavanguardie di utopia sociale e com-merciale.

    Come tanti stranieri, Starck guarda aldecadimento della nostra vita politicacon incredulit. Azzarda unipotesi:Forse siete vittime delle vostre qualitintrinseche. Sono i popoli felici, comesono gli italiani, che diventano meno ri-gorosi sui loro governanti e sul sistemaistituzionale. Poi cerca di sviare: Nonvoglio criticare lItalia, avete la capacitdi meravigliarci ancora. In Francia nonpotremmo mai ritrovarci nella vostrasituazione. Qui siamo degli eterni scon-tenti. I francesi alimentano un movi-

    mento contestatorio permanente.Trentanni fa Starck era stato chiamatodallallora ministro della Cultura JackLang per arredare lEliseo del socialistaFranois Mitterrand. Altri tempi. Oggi

    non c nessun posto al mondo nel qua-le si possa rintracciare una personalitpolitica pari a quella di Mitterrand.

    Ladolescente irrequieto finito a vi-vere su una panchina non ha perso lavoglia di provocare. Con let, il desi-gner sente anzi di essersi radicalizzato.Sono pi consapevole dei miei mezzi.Insieme al grande potere che mi d lamia fama, sento di avere anche dei do-veri. Lavora ad alcuni progetti per il de-sign ecologico: dalla macchina elettricaalla barca solare. Ha lanciato un labora-torio per la ricerca sulla creativit. E in-tanto ha inaugurato con degli amici ilMama Shelter di Parigi, un albergo de-mocratico come il jeans, che ora do-vrebbe essere replicato a Lione, Bor-deaux, Istanbul e in altre citt. Dalla suabolla-osservatorio Starck convintoche sia tornato il momento di speri-mentare. La crisi economica, le cata-strofi naturali, la sfiducia nella politicae nello Stato, le proteste in piazza deigiovani senza futuro. Piccoli e grandisegnali che lOccidente sta morendo. Enoi, davanti a un bivio. Scomparire co-me gli antichi romani o gli incas. Oppu-re inventarci una nuova civilizzazione.Sono mutazioni che avvengono ognidue o tre secoli, e noi ci siamo dentro.Non entusiasmante? chiede Starck.Ed inutile aspettare la sua risposta.

    ANAIS GINORI

    FOTOC

    ORBIS

    PARIGI

    Muri e pavimenti bian-chi, molta luce. Arre-do spoglio, minima-lista. Philippe Starck seduto dietro auna grande tavolo di marmo. Dalle fi-nestre dellufficio, si vedono gli alberidellavenue Paul Doumer, a due passidal Trocadro. Ha reinventato il suomestiere, eppure non sente di farneparte. Pu sembrare strano, ma nonmi considero un designer. Le fiere diarchitettura e di arredamento lo an-noiano terribilmente. Cerco di occu-parmene il meno possibile, e solo se co-stretto. Le riviste specializzate si accu-mulano nelle stanze, non le sfoglia nep-pure. Allestetica, preferisco letica.Per me loggetto in se stesso non ha al-cuna importanza, mi sta a cuore il be-neficio che potr trarne la persona chelo usa.

    Il suo nome si trasformato in mar-chio globale e trasversale, la sua im-pronta finita su automobili e canottie-re, pastasciutta e librerie, discoteche,stazioni ferroviarie, negozi e musei. Inquarantanni di carriera, non c cosache Starck non abbia immaginato conla sua matita. Dalla riscoperta dellog-

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    PhilippeStarck