ME DICI - VETERI NARI - FARM ACISTI N° 4 - maggio-giugno ... · logo nel 2015. Secondo il FMI la...

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Feder. S.P. e V. - Federazione Nazionale Sanitari Pensionati e Vedove ORGANO DI INFORMAZIONE DEL SINDACATO DEI PENSIONATI SANITARI N° 4 - maggio-giugno 2018 • ANNO XXXV MEDICI - VETERINARI - FARMACISTI Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale – 70%ROMA-C/RM/31/20 13 “NON SOLI, MA SOLIDALI”

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Feder. S.P. e V. - Federazione Nazionale Sanitari Pensionati e Vedove ORGANO DI INFORMAZIONE DEL SINDACATO DEI PENSIONATI SANITARI

N° 4 - maggio-giugno 2018 • ANNO XXXVMEDICI - VETERINARI - FARMACISTI

Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale – 70%ROMA-C/RM/31/20 13

“NON SOLI, MA SOLIDALI”

Maggio/Giugno201802

In questo numeroLe Fake News Previdenzialidel Fondo Monetario Internazionale 03a cura di Michele Poerio

La tredicesima mensilità 04a cura di Marco Perelli Ercolini

Miracoli a Lourdes 05a cura di Nicola Simonetti

I sogni nel cassetto: una storia familiare a cavallodelle due Guerre Mondiali, e oltre 07a cura di Cesare Puricelli

In Etiopia medici tuttofare 10a cura di Antonio Molfese

La vita senza sicurezzacrea solo paura agli anziani indifesi 12a cura di Leonardo Petroni

Medici senza frontiere. Una esperienza di volontariato 13a cura di Ettore Rosario Puglia

Morbo della ferramenta -Avvenimenti e vita vissuta da studenti meridionaliall’Università di Pavia negli Anni ‘60 14a cura di Antonio Molfese

Nefertiti: la famosa Regina Egizia 16a cura di Giovanni Brigato

Riflessioni sull’articolo di Pino Messina:“Homo Homini Lupus? -Le misteriose leggi della natura umana” 17a cura di Pier Luigi Lando

Affreschi da toccare: esplorazioni plurisensorialiper ipovedenti e non vedenti 19a cura di Enza De Vita

Biancone di Mara Tancredi 20a cura di L. Pistone

Il consiglio del Notaio - 21a cura di Chiarastella Massari

Cosmofarma Exibition 2018 22a cura di Silvio Ferri

Giornata messinese del nonno 23a cura di Antonino Arcoraci

RUBRICARosso & Nero - Il Blog 24a cura di Rory Previti

Grandi medici del Meridione 25a cura di Modestino De Marinis

La senescenza tra massime, aforismi … a favore e contro 26a cura di Antonino Arcoraci

L’arte del mal sottile 27a cura di Antonio Di Gregorio

Lettere al Presidente 29Vita delle Sezioni 30

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Nello scorso mese di marzo in un workingpaper del FMI un team di economisti Mi-chael Andric, Shafik Hebous, Alvar Kangur

e Medi Raissi dal titolo “Italy: toward a growthfriendly fiscal reform” (coordinati dal Dott. CarloCottarelli) conclude che nessuna misura espan-siva è possibile in Italia senza una riduzione dellaspesa pensionistica.La ricetta del fondo prevede: • eliminazione totale della 14ma mensilità (per iredditi più bassi) e parziale riduzione della 13maper i pensionati con il sistema retributivo e conil sistema misto retributivo-contributivo;

• fissazione di un limite di età per i coniugi e diforti restrizioni per gli eredi per la pensione direversibilità (la più alta in Europa, secondo ilFMI, il quale, però, non considera che i contri-buti versati dai lavoratori sono i più alti almondo);

• ricalcolo su base contributiva delle pensioni re-tributive;

• aggiornamento rapido dei coefficienti di tra-sformazione e delle rivalutazioni;

• aggiornamento dei contributi previdenziali av-vicinando le aliquote (ora al 33% per i dipen-denti, al 24% per i professionisti e al 16% per gliautonomi).

È indispensabile precisare, però, a parziale scu-sante del FMI e di altri organismi europei che ri-tengono eccessiva la spesa previdenziale italiana(ma non del Dott. Cottarelli che dovrebbe cono-scere la situazione) che la responsabilità di tali er-rori è da attribuirsi fondamentalmente all’ISTAT edall’INPS che trasmettono ad EUROSTAT dati fasulli

sulla spesa “effettiva previdenziale”, accorpandolaall’enorme spesa assistenziale (107 miliardi nel2016) ed in continuo aumento (del 6% circa annuo).Diversi studi, fra cui spicca quello del Centro di Ri-cerca “Itinerari Previdenziali” presieduto dal Prof.Alberto Brambilla, nei loro annuali rapporti sul si-stema previdenziale italiano presentati al Governoed alle Commissioni Parlamentari, dimostrano in-contestabilmente che la vera “spesa pensioni-stica” (quella cioè sostenuta dai contributi dei la-voratori e dei datori di lavoro) è non solo inequilibrio ma addirittura in attivo ed ampiamentenella media europea.Ad esempio nel 2014 la spesa previdenziale purasul PIL è stata del 10% ca (ampiamente nella me-dia OCSE) mentre l’ISTAT aveva comunicato adEUROSTAT che la spesa era del 19% sul PIL ac-corpando anche la spesa assistenziale. Dato ana-logo nel 2015.Secondo il FMI la spesa pensionistica nel 2016 siattesta intorno al 16% del PIL. Dato, questo, comedimostrato dal Prof. Brambilla, assolutamente er-rato perché la spesa pensionistica “vera” sul PILin Italia nel 2016 è stata del 13.5% a fronte di unaspesa media europea del 15%.Si tratta di un falso ideologico, ha dichiarato Ce-sare Damiano già Presidente della CommissioneLavoro della Camera dei Deputati, riferendosi aldato del FMI.Per questo motivo da decenni chiediamo unanetta separazione tra la vera previdenza e l’assi-stenza che deve essere a completo carico della fi-scalità generale; separazione, peraltro, previstadall’art. 37 della Legge 88/1989.

a cura di MICHELE POERIOPresidente nazionale FEDER.S.P.eV.

Le Fake News previdenzialidel Fondo MonetarioInternazionale

Ho letto:

• … Pensioni, 13dicesime e 14dicesime a ri-schio: ecco le oscure previsioni del Fmi: eli-minazione totale della quattordicesima (per iredditi bassi) e parziale della tredicesima peri pensionati col sistema retributivo e con il si-stema misto retributivo-contributivo,

• … in un ‘working paper’ del Fmi curato daglieconomisti Michael Andrle, Shafik Hebous,Alvar Kangur e Mehdi Raissi dal titolo ‘Italy: to-ward a growth-friendly fiscal reform’:diversearee nel sistema previdenziale in cui l’Italiapuò agire per ridurre la spesa e, quindi, ri-sparmiare. Una delle ipotesi avanzate è quelladi eliminare la quattordicesima e ridurre latredicesima, che potrebbero essere rimpiaz-zate da interventi anti povertà.

• … Il Fondo Monetario Internazionale (FMI)che sprona l’Italia a rivedere al ribasso laspesa previdenziale e spinge l’Italia ad abolirela quattordicesima sulla pensione, a ridurrel’importo della tredicesima, a ricalcolare indiminuzione gli assegni previdenziali in esserecalcolati con il sistema retributivo, a diminuirele pensioni di reversibilità e quelle per gli au-tonomi, ecc. ecc.

Giù le mani dalla «tredicesima»che è retribuzione stipendialee non una regalia.Ecco perché dire il «no»

La tredicesima mensilità, comunemente detta«tredicesima», in origine era una gratifica natali-

zia, retribuzione erogata come mensilità aggiun-tiva.Da elargizione volontaria da parte del datore di la-voro in occasione delle festività natalizie colCCNL del 5 agosto 1937 (articolo 13) venne in-trodotta come mensilità aggiuntiva dapprima atutta la categoria impiegatizia dei lavoratori delsettore dell’industria poi estesa ad altre catego-rie sino a essere riconosciuta obbligatoria ergaomnes col DPR 1070/1960.Ora i contratti e le pensioni si calcolano su baseannua dividendo il montante in 13 o più mensilità.Il pagamento dunque della «tredicesima» è un pa-gamento frazionato e differito di una frazione chesarebbe spettato mensilmente nella busta paga.L’Enpam per ovviare a tale obiezione ha semprepagato la pensione calcolata su base annua indodici mensilità.La «tredicesima» infatti non è una regalia, masemplicemente una conseguenza di calcolo.Non tutte le assenze dall’attività lavorative dannodiritto alla tredicesima mensilità.La tredicesima mensilità matura dunque ognigiorno di lavoro effettuato dal lavoratore dal 1°gennaio al 31 dicembre e matura anche durante:• risposi e ferie;• malattia e infortunio, entro i limiti del periododi comporto;

• maternità;• congedo matrimoniale.Non matura invece nei seguenti periodi: • congedo parentale; • malattia bambino;• permessi non retribuiti;• aspettativa non retribuita;• assenza dal lavoro ingiustificata;• sciopero.

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La tredicesima mensilità

a cura di Marco Perelli Ercolini

Miracoli a Lourdes. Con quello ricono-sciuto recentemente a favore di unasuora infermiera francese, sono set-

tanta riconosciuti ufficialmente dal Bureau desConstatations Médicales di Lourdes, l’Ufficiodelle constatazioni che ha il compito, affidatoglidal vescovo di Tarbes e Lourdes, di registrare everificare le testimonianze delle persone che ri-tengono di essere guarite per l’intercessionedella Madonna.Il bureau è diretto dall’italiano dr Alessandro DeFranciscis, già ufficiale medico della marina mi-litare italiana, figlio del prof. Pietro, direttoredell’istituto di fisiologia umana dell’università diNapoli.Il “riconoscimento del carattere prodigioso - mi-racoloso” della guarigione subitanea, scientifi-camente inspiegabile, dal punto di vista medico,è stato reso pubblico dal vescovo mons. JaquesBenoit Gonnin.La miracolata suor Bernardette Moriau (78 anni)affetta dalla “sindrome della cauda equina”, unagrave condizione neurologica, caratterizzata dallaperdita acuta della funzione del plesso lombare,che fornisce l’innervazione sensitiva e motoriadel basso addome e dell’arto inferiore, dall’in-guine al malleolo mediale. Questo fenomeno risulta da una lesione delleradici terminali del midollo spinale, che emer-gono al di sotto di L1-L2 (cauda). La prima mo-nografia italiana è di Antonino Surace, allievodel prof. Pietrogrande, clinico ortopedico uni-versità, Milano (“Sindromi della cauda equina” -1977).

La compressione delle radici nervose può essereconseguenza di protrusione di ernia discale o diprocessi neoplastici, traumi, malformazioni ar-tero-venose, malattie infiammatorie croniche,stenosi del canale vertebrale, processi degene-rativi, ecc.La sindrome può causare: disfunzioni vescicali,incontinenza fecale, paraplegia spesso perma-nente (perdita completa, organica o funzionale,dei movimenti spontanei bilaterali degli arti infe-riori e, raramente, dei superiori), sciatalgia, de-bolezza motoria o perdita di sensibilità agli arti in-feriori, dolori vari, perdita della sensibilità sacrale,anale, perineale e genitale e può provocare unaparaplegia permanente.La suora era stata sottoposta a 4 interventi chi-rurgici che non avevano dato alcun risultato pra-tico né affrancato la paziente dalla necessità diusare la sedia a rotelle, di ricorrere ad iniezioniquotidiane di oppioidi, di ovviare alla deformità diun piede.Il racconto di suor Bernadette è semplice: nel2008, il suo medico curante le suggerisce di“tentare” il pellegrinaggio a Lourdes. Essa “ub-bidisce” e, con il treno bianco, malata tra i ma-lati, vi si reca nel luglio (1-8).Il soprannaturale si rivela durante la benedizionedei malati (che viene eseguita, di solito, nellaBasilica dedicata a San Pio X), quando la suoraavverte in sé una inspiegabile sensazione di “pre-senza di Gesù”.Rientra con gli altri senza altro “segno”. Ma, tregiorni dopo, mentre essa è in cappella per lapreghiera pomeridiana, insieme ad una suaconsorella, un fenomeno la percuote. “Ho pro-vato benessere in tutto il corpo, abbandono ecalore diffusi… preoccupata, rientro nella mia

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Miracoli a Lourdes

a cura di Nicola Simonetti

cella e, qui giunta, sento distintamente unavoce che mi dice “Elimina i tuoi apparecchi”…non rendendomi conto di quanto stava acca-dendo, meccanicamente ho tolto tutto e, consorpresa, ho avvertito e realizzato la possibilitàdi muovermi a mio agio. Vidi il piede non più“storto”. E tale esso è rimasto. Ero guarita… ilpianto mi venne spontaneo e l’ho fatto per di-versi giorni… sono uscita, ho camminato… finoa fare una prima lunga passeggiata di cinquechilometri tra i boschi… il dolore ed altri fastidi?Scomparsi. Sono pronta a riprendere la miamissione”.

La Commissione ha impiegato dieci anni buoni perspulciare carte, testimonianze di persone, me-dici, chirurghi, cartelle cliniche, esami radiologici,miografici, ecc. Alla fine il verdetto: Risoluzione im-provvisa della patologia, inspiegabile per la medi-cina. Nei 10 anni successivi, fino ad ora, la situa-zione di benessere e di recupero funzionale non èmutata; la guarigione confermata nei fatti.Dal 1883 il Bureau ha valutato circa 8.000 gua-rigioni giudicate inspiegate ma solo in 70 diquelle ha riconosciuto il miracolo. Il precedente – 69esimo – riguarda un’italiana,Danila Castelli della provincia di Pavia.

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Isogni nel cassetto sono una patologia diffu-sissima, come l’unghia incarnita o il raffred-dore, e oltre a soffrire per i propri, spesso ca-

pita di essere affetti da quelli dei familiari,soprattutto dei genitori, ma qualche volta anchedella moglie o compagna. Mentre il compimentodi un proprio sogno nel cassetto è come la gua-rigione da una malattia e l’ingresso in una splen-dida convalescenza, l’attuazione del sogno di uncassetto altrui di solito significa l’inizio di un’in-felicità destinata a continuare per tutta la vita.D’altro canto, se non realizzi il sogno di un cas-setto altrui, magari di tuo padre, potrebbe darsiche la tua felicità per aver fatto quello che volevi,venisse ogni tanto un po’ appannata da un sot-tile rimorso, in genere, per fortuna, destinato aevaporare rapidamente.La mia personale collezione di sogni nel cas-setto è abbastanza ampia e complessivamentefin adesso fortunata. È obbligatoria questa ri-serva perché ci sono ancora almeno due sognida attuare, ma li rivelerò solo più avanti.Dato che non l’ho realizzato, comincerò con il so-gno nel cassetto che mio padre covava per me.Mio padre, cardiopatico ischemico dopo una vitaavventurosa avvolta da un fumo quasi continuo disigarette, che nei giorni feriali erano tra le piùforti, mentre la domenica e i giorni di festa eranosostituite da lussuose Macedonia Esportazione,ovali e con il bocchino dorato, morì a 67 anni una

notte in cui io giovane medico ero di guardia inospedale nella stessa città, dopo aver rinunciatoa vivere in Svezia, Paese di cui, dopo averci tra-scorso più volte qualche mese, mi ero letteral-mente innamorato: non mi sembrava giusto nonstare vicino a mio padre, di cui conoscevo la sa-lute precaria. Chiamato da mia madre, arrivai acasa dall’ospedale trovandolo morto. In fondo, sefossi stato in Svezia, non ci sarebbe stata grandifferenza…Credo valga la pena di dire qualcosa circa la vitadi mio padre: artigliere di campagna nella primaguerra mondiale, a diciotto anni, preso prigio-niero a Caporetto (credo più per la scarsa pro-fessionalità del nostro comando che per l’inge-renza strategica di un tenentino a nome ErwinRommel), fu spedito in Polonia a costruire pilonidi ponti lavorando in cassoni pneumatici. Alla finedel conflitto, se ne tornò in Italia a piedi, fino alTarvisio dove un friulano gli diede la sua biciclettaper arrivare fino a casa, in Lombardia. Il RegioEsercito non fu da meno quanto a generosità:premiò la prigionia con un altro anno di ferma,questa volta in Libia, dove mio padre, entratonelle simpatie del capitano, cui aveva abilmenteaggiustato con un bossolo tornito il frustino chelo faceva somigliare a un ufficiale inglese, pro-babilmente godette di qualche agio della vita co-loniale. Tornato in Italia, in un paio d’anni avevain mano la manutenzione dei telai di tutte le tes-siture di Gallarate, si era fatto un bel po’ di soldi,si era comprata la prima motocicletta comparsaa Verghera, dove si era costruita una bella casa

I sogni nel cassetto:una storia familiare a cavallodelle due guerre mondiali, e oltre

a cura di Cesare Puricelli

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di mattoni rossi, quadrata e di due piani. Sposòuna bella fine ragazza del Lago Maggiore, di unabuona famiglia borghese. La moglie gli partorìdue maschi, distanziati di tredici mesi, il primo fuiio, e in due anni morì di tisi. Per procurare le mi-gliori cure alla giovane moglie mio padre spesetutto quello che aveva, inutilmente. Perse la casa,da imprenditore diventò operaio, era un eccel-lente meccanico. Io fui allevato dalla nonna ma-terna, una donnina nata nel profondo Piemonte,occhi azzurrissimi, molto devota, che mi cantavacon una vocina intonatissima le canzoni del Ri-sorgimento. Dopo alcuni anni mio padre, ancheper dare di nuovo una mamma ai figli, si risposò.Scelse una donna molto bella, circa trentenne,una lontana cugina della prima moglie, ma diuna famiglia più modesta: era figlia di un ferro-viere e lavorava in un ricamificio. Conservo unafoto di mio padre con lei, è scattata in una via delcentro di Milano, da uno di quei paparazzi ante-litteram che ti ritraevano di sorpresa. Sono unacoppia bellissima, lui sembra Humphrey Bogart,lei è elegantissima, con un tailleur scuro, ravvi-vato da una camicetta bianca; è pettinata a ca-schetto, la mano che tiene il braccio del compa-gno è nuda, mentre l’altra mano, guantata, tienel’altro guanto e una pochette di vernice nera.Un’immagine serena, lontana anni-luce dalla tra-gedia della guerra e dei bombardamenti chestanno per abbattersi su Milano. Per me e miofratello questa donna fu veramente una secondamamma, e traghettò la nostra famigliola attra-verso i duri anni della guerra con fermezza egrande spirito di adattamento. Intanto, ci avevaanche regalato una sorellina.Più tardi, negli anni del boom, a Milano, mio pa-dre riconquistò la sua posizione d’imprenditore,gestendo con successo una produzione di articolidi plastica: all’inizio i macchinari necessari liaveva ideati e costruiti lui.Il suo sogno riguardante me era che io diventassiingegnere e che proseguissi e ingrandissi l’im-

presa. Ma io al Liceo avevo sempre sfiorato l’in-sufficienza in matematica (la tremenda profes-soressa Ferrari mi rinfacciava il sei stentato di-cendo che ne era costretta per via dei miei novein greco e in filosofia). In più, avevo letto la Cit-tadella di Cronin e avevo nel cassetto il sogno didiventare medico. Terminato sbrigativamente il li-ceo, m’iscrissi alla facoltà di medicina. Giunto alterzo anno, ci fu un progressivo rallentamento delmio percorso: dovetti occuparmi di commercia-lizzare i prodotti dell’aziendina paterna. Anche seciò significava il congelamento del mio sogno nelcassetto, fu un’esperienza interessante: viaggiaiper tutta l’Europa, allacciando conoscenze e ami-cizie, alcune delle quali mi servirono anchequando divenni finalmente medico, e mi riferiscoalla Svezia. Il sogno nel cassetto si realizzò conuna laurea brillante, anche se in ritardo, e fu su-bito sostituito da quello di diventare un chirurgo.Rispondeva questa scelta a un’inconscia in-fluenza esercitata dal sogno di mio padre, che miavrebbe voluto ingegnere meccanico? In fondo ilchirurgo è il meccanico del corpo umano. Con l’ingresso nella professione, cominciava lafine della mia lunga adolescenza, in cui, a farcompagnia ai cassetti dei sogni importanti, si er-geva un’estesa cassettiera di sogni minori, manon meno amati. Questi sogni riguardavano leragazze. Avendo sempre pensato che l’afferma-zione “vista una, viste tutte” fosse senza senso,mi ero proposto un’indagine su scala più largapossibile, in pratica cioè non perdere nessunaoccasione di incontro e conoscenza. Il numerodi sogni avverati fu cospicuo, ma ripensandocidevo ammettere che l’aver impostato la ricercasoprattutto in termini quantitativi, mi ha con-dotto a trascurare aspetti qualitativi che, ap-profonditi, forse avrebbero potuto cambiarmi insenso positivo la vita. Il sogno professionale siera nel frattempo orientato verso la neurochi-rurgia, e mi spinse a raggiungere Stoccolma conla mia 500 Fiat, per incontrare quello che allora

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ciare a realizzare un altro sogno: quello di ac-quisire il brevetto di pilota. Presi qualche le-zione all’aeroporto di Vergiate: il mio istruttore,ex-maresciallo dell’AM, si chiamava Manetta (nelgergo aeronautico la manetta è il comando delgas, cioè l’acceleratore). Dovetti però interrom-pere perché partii per il Sudafrica: avevo otte-nuto un posto come assistente nel team delProfessor Christiaan Barnard, al Groote SchuurHospital di Cape Town, famoso per il primo tra-pianto cardiaco. Furono quattro anni di lavoroveramente intenso, a volte estenuante ma riccodi apprendimenti. Tornai in Italia con un altro so-gno nel cassetto: realizzare anche nel mio Paeseil trapianto cardiaco. Ci riuscii, dopo 11 anni, al-l’ospedale di Udine, e fu il secondo in Italia, unasettimana dopo quello realizzato dal professorEnzo Gallucci a Padova. Un altro sogno fu di im-parare la chirurgia delle coronarie e lo realizzaiandando per tre mesi a Monaco di Baviera, a la-vorare al Klinikum Grosshadern, modernissimoospedale. Una curiosità: il grande edificio si pre-sentava completamente rivestito da pannelli dialluminio ondulato, mi spiegarono che proveni-vano dalla vicina industria aeronautica Dornier,avanzi della produzione del famoso bombardiere“Tante Ju”. Restava da realizzare il sogno delvolo: mi comprai, in società con un amico cheavevo operato di coronarie, un ultraleggero, conil quale ho volato per dieci anni sopra il Friuli, congrande gioia e …... qualche spavento. Mi re-stano ancora due sogni nel cassetto, che rivelocon un certo pudore.Desidererei scrivere un libro, raccontando le mieesperienze con le tante persone che ho incon-trato, nella mia vita privata e nella professione, eforse riuscirò a farlo, e vorrei che le poesie checompongo per mia fantasia e sfogo potesseroemozionare la gente. Credo che l’essenza dellapoesia sia la capacità di comunicare efficace-mente, dono meraviglioso che ho paura di nonpossedere in quantità sufficiente.

era il più famoso chirurgo europeo, il professorOlivecrona, pioniere, tra l’altro, degli interventiper le malformazioni vascolari endocraniche.Raggiunta la meta dopo un viaggio pieno d’inci-denti, superati senza dubbio grazie alla benevo-lenza dei mitici Asi, le divinità nordiche, ebbi ladelusione di venire a sapere che Olivecrona eraappena partito per l’Egitto, aderendo ad unaprestigiosa offerta del governo locale. Eviden-temente gli Asi non mi proteggevano più, o forsesemplicemente il loro potere vigeva solo nelle fo-reste che avevo attraversato, e non valeva nel-l’area urbana di Stoccolma. Sfruttando le mieconoscenze commerciali, rimasi a Stoccolmatre mesi, ospitato da un amico, in una villa convista su un grande prato, dove il famoso scultoreMilles aveva parcheggiato le sue opere inven-dute. Riuscii a frequentare per tre mesi un re-parto di chirurgia generale del Karolinska Suk-juset. Fui impressionato dall’elevato standardsanitario ed ebbi anche modo di valutare comel’ambiente del grande ospedale fosse molto più“democratico” che da noi, senza barriere formalitra medici, studenti, professori, infermieri. Al ri-torno in Italia, nel gennaio del 1965 il sogno nelcassetto si avverò magicamente. Ero in Austriacon una meravigliosa ragazza “black Irish”, la cuisorella ci ospitava, quando fui raggiunto da unatelefonata di un collega: m’interessava un postod’interno al Policlinico di Milano, all’Istituto di Pa-tologia Chirurgica, nel Padiglione Beretta Est,Chirurgia Cardiotoracica? Come no? Lasciai lamia black Irish dalla sorella e mi precipitai a Mi-lano. Il sogno di diventare un chirurgo potevarealizzarsi, e fu così. Tre anni di intenso lavoro,giorno e notte in ospedale, un “internship” da“resident” americano, avrei un mucchio di coseda raccontare, ma sarà per un’altra volta. Potevolasciare l’ospedale per qualche ora, al massimoper una giornata, solo se trovavo, a mie spese,un dottore che mi sostituisse. Approfittai di que-sti rari (e costosi) sprazzi di libertà per comin-

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Ho conosciuto il Dottor Cenerini Stefano suinternet. L’ho aiutato in qualche modo nellasua opera meritoria, che svolge come me-

dico in Etiopia, fino a quando gli ho dato in regaloil microscopio, che mi ha permesso di aiutare tantecoppie che non riuscivano ad avere figli. Dopo essermi laureato a Pavia, specializzato in gi-necologia, ho lavorato in Inghilterra per apprenderela lingua ed infine sono stato ricercatore al Karo-linska di Stoccolma, dove ho studiato a fondo la fer-tilità umana.In questa mia attività pratica mi ha molto aiutato ilmicroscopio e per il suo acquisto, a quei tempi, fuisostenuto da mio fratello Francesco, giovane av-vocato a Milano.Durante la mia carriera professionale ho aiutato lanatura a far nascere tanti bambini e privarmi di unostrumento, a me caro, mi ha provocato un forte di-spiacere, ma il sapere che continua ad essere benutilizzato, per portare aiuto a persone in stato di bi-sogno, mi riempie di gioia. Riportiamo di seguito l’articolo e la foto che il col-lega Cenerini ha voluto inviare.

Il medico col cacciavitedi Stefano Cenerini

Con piacere ho accolto l’invito del collega ed amicoAntonio Molfese di raccontare quello che faccio inEtiopia.Preferisco tuttavia partire da ciò che sono, poichéil resto apparirà poi con maggior semplicità.All’ultimo anno di liceo incontrai un medico mis-sionario, Leonardo: le sue parole mi cambiarono lavita, per cui l’anno seguente mi venne quasi natu-rale iscrivermi a Medicina. Sono poi stato con lui

in Etiopia per alcuni mesi, sia durante il sesto annodegli studi, che tre anni dopo. In definitiva, pur es-sendo una parola grossa, sono qui cercando di faredel mio meglio come medico missionario. In totalesono quattordici anni di Africa, di cui la metà inEtiopia.Mi trovo nel sud del paese a 453 km da AddisAbeba. La missione si chiama Bacho, nella provin-cia del Dawro: è molto remota. Infatti ci sono 116chilometri di strada sterrata per arrivarci. La stradaè in via di allargamento ed asfaltatura: in forsecinque anni dovrebbe essere pronta. Tuttavia ilvero nodo è la montuosità del territorio: ci sono ol-tre 4000 metri di dislivello complessivo da Soddo(ultima città a 2000 metri slm) a qui (1245 m). Per-tanto gli attuali tempi di percorrenza sono di tre oree mezza, solo in lieve calo in futuro con l’asfalto.La clinica della missione cattolica è una piccolastruttura, nata nel 2007 per fornire un servizio sa-nitario di base alla popolazione dei villaggi nel rag-gio di una ventina di chilometri.Con il mio arrivo nel 2015 l’ho gradualmente fattacrescere, mettendo in atto alcune attività neglettenella provincia, in primis oculistica ed odontoiatria.In pratica nelle otto stanze di cui la clinica è com-posta, mi sono organizzato come segue: il mio am-bulatorio, dove pratico tutta la parte medica e lachirurgia minore in anestesia locale; una piccolasala parto; l’ambulatorio dell’infermiere (che la-vora autonomamente su una lista concordata dimalattie); una stanza per l’ecografia e le estra-zioni dentarie; il laboratorio analisi (ad orienta-mento prevalentemente parassitologico); il day ho-spital; infine due magazzini (uno medico ed unochirurgico). Sarebbe meglio avere un po’ più dispazi, cosa in fase di pianificazione.Quali siano le mie attività mediche è presto detto:medicina generale (in cui capeggiano malaria daPlasmodium vivax e amebiasi), oculistica di base,dermatologia, pediatria.

In Etiopia medici tuttofare

a cura di Antonino Molfese

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immersione che pesca in un pozzo ad oltre 100metri di profondità; tutto ciò va accuratamentemantenuto, se si vuole l’acqua quotidiana.Poi la pioggia che entra dai tetti, nuove attrezzatureda montare, vecchie da riparare, e tanto altro fannosi che spesso, anche troppo spesso, tra un pa-ziente e l’altro sia necessario correre ad aggiustarequalcosa, o quantomeno a verificarne lo stato.Non posso dire che si tratti di qualcosa di partico-larmente difficile, ma sicuramente incide comenotevole dispendio di energie.Dulcis in fundo, di sera bisogna occuparsi dellaparte amministrativa: stipendi, tasse e pensione deilavoratori, aggiornamento dei dati di farmacia e la-boratorio, statistiche sui pazienti, relazioni ai do-natori in Italia.Così un e-mail di Giorgio Cornia del 3-8-2017, dopoaver letto delle mie attività: “Un medico factotum,senza (o con tutte) le specializzazioni in Etiopia, con-tro i medici iperspecializzati alle nostre latitudini”.Alla fine quasi ogni giornata è molto piena: di sod-disfazioni, di sofferenze, di dubbi.Immancabilmente sono le prime che antepongo alresto, facendole intimamente prevalere.Come scrive papa Francesco: «Una cosa che fa ladifferenza tra la beneficenza abituale (…) e la pro-mozione, è che la beneficenza abituale ti tranquil-lizza l’anima: ‘Io oggi ho dato da mangiare, adessovado tranquillo a dormire’. La promozione ti in-quieta l’anima: “Ma, devo fare di più: e domaniquello e dopodomani quello, e cosa faccio…”.Quella sana inquietudine dello Spirito Santo». Ste-fano Cenerini, 29-4-2018.

Per la parte chirurgica invece, prendo a prestitoquesta frase: “Dovranno eseguire tutte le opera-zioni di bassa Chirurgia; prestarsi in casi di tumoriinfiammatori, ferite, lussazioni, fratture, parti labo-riosi ecc., ed eseguire tutto ciò che sarà in loro po-tere affine di sollevare i pazienti”,1 dato che quantomi capita di praticare qui ogni giorno gli si avvicinamolto. Non solo: le grandi distanze (più in terminidi tempo che di chilometri) succitate, rendono inu-tile proporre al paziente l’andata in città pressol’ospedale ove è presente il chirurgo. Nel 99% deicasi mi viene risposto che è troppo lontano, quinditroppo costoso.Per farsi cavare i denti alcuni pazienti vengono an-che da molto lontano.I quattro collaboratori fissi che ho sono di bassalega: tuttavia in essi va apprezzato lo sforzo di cre-scere professionalmente secondo le mie indica-zioni.Ogni giorno si arriva a sera stanchi, ma consape-voli che in vari casi si è intervenuti in modo deter-minante per il bene del paziente.Nonostante i titoli e l’effettivo impegno medico-chi-rurgico quotidiano per molte ore, le mie mansionipresso la clinica non terminano qui.Bastano due citazioni: “Mi scusi dottore, ma ioavevo capito che lei in Africa faceva il medico”.2

“Stefano, come mai hai il cacciavite nel taschino[della divisa bianca]?”3

Dotare con regolarità di una sufficiente quantità diacqua la clinica non è affatto facile. Abbiamo ungeneratore trifase col quale si aziona una pompa ad

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1 ANONIMO, «Per le Mediche condotte Foresi del Terri-torio di Forlì stato approvato dal Consiglio nella Sedu-ta delli 3. Agosto 1842. e che è rimasto sanzionato conDispaccio N. 4422 dei 30. Maggio 1843. della Lega-zione», in MOLFESE A., Il medico condotto. Storia del-l’assistenza sanitaria sul territorio prima e dopo l’unitàd’Italia, Centro Internazionale Radio Medico, Roma s.d.,vol. 1, 72.

2 Osservazione di una vecchietta dopo un incontro par-rocchiale nel 2017, nel quale dedicai una bella metà delmio discorso ai problemi logistici e di manutenzionedella clinica.

3 Domanda di un ospite italiano a Bacho, entrato im-provvisamente in ambulatorio mentre stavo visitando.

Ècronaca di tutti i giorni di aggressioni perrapina nei confronti di anziani indifesi,messe in atto con una modalità brutale e

feroce senza un minimo di pietà alla vista di vit-time incapaci di difendersi.C’è un incredulimento nei confronti di questepersone facilmente attaccabili, colpiti a voltequando meno se l’aspettano e quasi al sicuronell’androne della loro casa. Facendo salvo chichiede asilo politico per ragioni veramente uma-nitarie, sono tanti coloro che invece arrivano inItalia perché hanno maggiore opportunità di com-mettere crimini senza sosta e senza pietà, appal-tandosi sempre più in esclusiva le possibilità de-linquenziali che il panorama sociale offre. Non èun caso che ai controlli delle questure, furti e tuttoil corollario di azioni violente appaiono sempre piùsaldamente nelle mani di menti ed esecutori di unsottobosco criminale spesso d’importazione. Ma, mi chiedo, la vita senza sicurezza per questianziani che vita è? Ma la incolumità personale non è un bene im-portante? Non fa parte dei valori fondanti dellademocrazia? Tale insostenibile condizione di vita fa sentiretutti i cittadini piccoli nei confronti dell’ambientecircostante, e questo profondo smarrimento creala perdita di orizzonti e fa crescere la paura cheinduce alla diffidenza e alla sfiducia nei politici chehanno depenalizzato reati, tra cui molti violenti.Ammesso e non concesso che la diagnosi sia sen-sata, quale può essere la terapia, prima che possagenerare autoritarismi e movimenti reazionari?

Non credo che il popolo ha bisogno di queste curepalliative e slogan altisonanti, piuttosto servireb-bero strategie che rassicurano i cittadini e li aiu-tino a recuperare identità nazionale e personale.Battere la paura vuol dire credere nel futuro, eper farlo ci vuole credibilità istituzionale e unaproposta politica seria in questa direzione, cheper il momento non traspare.Ciò premesso, il legittimo disagio che si av-verte attualmente nel nostro Paese, sorvolandosulla asserita e sbandierata diminuzione dei cri-mini, è come siano drammaticamente mutate lemodalità di esecuzione dei reati commessi aidanni di anziani e donne indifese con violenzaed efferatezza fino a qualche tempo fa scono-sciute.Questi clandestini o irregolari, spesso pregiudi-cati, non hanno diritto alcuno di soggiornare inItalia, dovrebbero trovarsi in carcere o essererimpatriati nei paesi d’origine dove vigono leggie pene ben più severe di quelle applicate, con di-scutibili interpretazioni buoniste, dal nostro si-stema giudiziario.Ci vogliono leggi e punizioni esemplari, perché al-trimenti tutti questi disperati continueranno adagire imperterriti nel nostro Paese.Visto le differenti imposizioni legislative euro-pee, (vedi l’abolizione del reato di clandestinitàvoluta in Italia) penso, sarebbe giusto che tutti ipaesi dell’Unione dovessero avere anche un co-dice penale non dico uguale ma abbastanza pe-requato verso quello più severo.Forse così riusciremmo ad adeguarci a condizionidi vita più tranquilla, a frenare la facile efferatezzadelinquenziale di questa gentaglia d’importa-zione e a dare più sicurezza ad anziani indifesi.

La vita senza sicurezzacrea solo paura agli anziani indifesi

a cura di Leonardo Petroni

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Si era a cena durante un congresso medicoa Venezia Lido, la cena di gala che pun-tualmente chiude ogni congresso.

Un Collega mi parlò, sedendo al mio stesso ta-volo,della sua esperienza fatta in diversi posti delmondo, con Medici Senza Frontiere.Le sue avventure mi affascinarono allora e mi af-fascinano tuttora, ma quella sera dissi a me stessoche un giorno avrei vissuto una simile esperienza. E nel mese di aprile del 1994, esattamente il giorno14, rispondendo a un avviso che scorreva pocoprima del telegiornale di RAI 3, diedi la mia dispo-nibilità a partire per una missione volontaria uma-nitaria in Ruanda che allora era in preda a unaguerra civile sanguinosissima e terribile, nella qualela popolazione civile pagava un prezzo altissimo for-mato da morti, mutilati, tormenti, fame e malattie.La riunione della missione avvenne a Roma e que-sta missione, composta da un chirurgo, un ane-stesiologo e un infermiere, il giorno successivopartì alla volta di Bruxelles, per un breefing di ini-zio - missione tenuto presso la sede belga di MSF.Il 16 aprile si partì dalla capitale belga alla volta diEntebbe, per poi raggiungere in auto Kaballe, lacapitale dell’Uganda, in attesa di poter entrare inRuanda.A bordo di un grosso fuoristrada, la nostra mis-sione, seguita da un autocarro contenente tutto ilmateriale necessario per la missione, prese lastrada per il Ruanda.Inizialmente la destinazione doveva esser un ospe-dale a circa 40 km dal fronte ma, strada facendo,le Autorità ruandesi del Fronte Patriottico Nazio-nale ci indirizzarono, invece, a Bijumba, una cit-tadina posta quasi ai limiti dei parchi ruandesi deigorilla.

In tal modo ebbe inizio la nostra missione di Me-dici Senza Frontiere della durata di 15 giorni, du-rante la quale abbiamo saputo creare, da unascuola devastata dalla guerra, un ospedale di 350posti-letto, dove trovammo già circa 50 feriti civili,tutti riuniti in una stanza maleodorante, in cuiparte di essi giacevano sul nudo impiantito e inuna mescolanza di sesso, età e ... ferite!Già all’indomani del nostro arrivo e dopo una riu-nione con i medici ruandesi, tutti formatesi pressole università del Belgio, cominciammo a ripulire ilfabbricato, stabilire i reparti e il blocco operatorioe la farmacia ospedaliera, nonché i vari magazzinie si cominciò a medicare i feriti, circa 80 al giorno.Contemporaneamente alla visita, si stabilì un ca-lendario degli interventi chirurgici e il 20 di aprilesi cominciò a operare con una media di circa 4 in-terventi al giorno, raggiungendo per la fine dellanostra missione, stabilita per il 1° maggio, il nu-mero complessivo di 50 interventi chirurgici di va-ria natura, vertendo per lo più nella toletta chi-rurgica della ferita (quasi tutte eran da colpi dimachete) o di amputazioni chirurgiche di arti conregolorarizzazione dei monconi.Come anestesiologo, non potendo avere (e nonessendo previsto per motivi bellici) un apparec-chio per l’anestesia, mi limitavo allo starter del-l’anestesia con barbiturico, curarizzazione e intu-bazione e successiva ventilazione del paziente,manualmente, con pallone di Ambu, mantenendosuccessivamente l’anestesia con piccole dosi dibarbiturico e di succinil-colina.E venne il giorno del nostro rientro in Italia, ma aBijumba abbiamo lasciato il cuore.Addio Bijumba, addio Ruanda, paese dalle millecolline!Faccio notare che a seguito di questa missione,Medici Senza Frontiere, nel 1995 ottenne il PremioNobel per la Pace.

Medici senza frontiereUna esperienza di volontariato

a cura di Ettore Rosario Puglia

L’andata a Pavia cambiò completamente ilmio rapporto con la università; abituatoa Napoli a fare poco e male, appena a

Pavia incominciai a studiare con lena e con ap-plicazione e arrivai alla laurea nel giro di quasi 6anni .Eravamo (1960) una diecina di ragazzi meridionalidue iscritti in legge, tre in farmacia, tre in medi-cina e due in geologia;abitavamo in case sepa-rate ognuno per proprio conto, però all’ora dipranzo andavamo alla Trattoria Pizzeria da Ge-neroso, di origini campane, situata in una piazzadi Pavia. Dopo il pranzo andavamo a passare qualche oraal bar Europa sul lungo fiume Ticino, dove parla-vamo delle nostre cose per qualche ora in attesadi ritirarci ognuno nei propri appartamenti e stu-diare. Di fronte al bar Ticino vi era un altro bar fre-quentato da studenti dei vari collegi. Ve ne eranoa Pavia molti sia maschili che femminili, fre-quentati dalle migliori menti del nord Italia, inquanto per esservi ammessi bisognava avere ri-portato alla maturità una media dell’8. All’uni-versità eravamo in competizione con i migliori ra-gazzi del nord Italia e quindi dovevamo farcirispettare per il profitto che avremmo avuto agliesami, ma anche per il comportamento.Il bar Europa era un magnifico bar posto, sullungo fiume, molto frequentato da turisti e da noi

meridionali che studiavamo a Pavia.Dopo qual-che mese di frequenza del bar con gli amici pen-sai di fidanzarmi con la figlia del proprietario, inmodo che saremmo stati bene accetti eavremmo potuto frequentare il bar anche se qual-che volta non si consumava. Così avvenne e lacosa durò per un anno.Fu proprio un pomeriggio, mentre dalla piazzacentrale di Pavia, dove era situata la trattoria, ciportavamo al bar Europa che mio fratello Giu-seppe Molfese, valente avvocato che da poco ciha lasciato, notò un’insegna “ferramenta” scrittasu un negozio, ed architettò uno scherzo per unamico. A Pasquale Rosato pugliese di Spinaz-zola(Bari), valente cardiologo nostro compagno,che studiava medicina e doveva sostenerel’esame di clinica medica dopo qualche giorno, ilbuontempone Giuseppe, che studiava legge maera un medico mancato, venne in mente di chie-dere se aveva studiato e conosceva “Il morbodelle ferramenta”.Pasquale preso alla sprovvista incominciò a direche non ricordava questo morbo delle ferra-menta, però poteva trattarsi di una anemia fer-ropriva che interessava le persone che per mo-tivi vari potevano non assimilare il ferro e quindiandare incontro a anemia. La serietà con laquale Giuseppe Molfese insisteva pose dei seridubbi a Pasquale, il quale rientrando a casa(ognuno di noi abitava in una casa differente)prese il volume di Clinica Medica e cercò questomorbo delle ferramenta che naturalmente non

Morbo delle ferramentaAvvenimenti e vita vissutada studenti meridionaliall’Università di Pavia negli anni ’60

a cura di Antonio Molfese

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trovò. Ricordiamo spesso questo avvenimentoquando saltuariamente ci incontriamo, ancheora, a distanza di tempo, che Geppino Molfesenon è più fra di noi, così come anche tutte quellediscussioni che venivano fatte circa motivi futiliche ci davano la possibilità di distrarci e ripren-dere una volta tornati a casa gli studi ognunodella propria facoltà.Durante questo periodo abitavamo con mio fra-tello in via Alboino, in una casa con un bagno al-l’esterno sul ballatoio per cui quando sì aveva unincontro galante rappresentava un grosso pro-blema mantenere la privacy.Ricordo le diatribe tra noi studenti del sud e delNord circa gli studi che portavamo avanti ma an-che legate soprattutto ai problemi di cuore perragazze contese.Ricordo che appena arrivato da Napoli ed abi-tuato a non frequentare, per qualche giorno non

fui presente ad alcune lezioni di Patologia Gene-rale. La professoressa Piera Locatelli quando ri-presi a frequentarle mi chiese “Molfese, comemai non sei venuto a lezione?” risposi: “profes-soressa sono stato poco bene ammalato.” “Pec-cato mi rispose; lo potevi far sapere dal mo-mento che tu sei solo senza la famiglia ti avreimandato qualcheduno per farti visitare”.Piera Locatelli in quel momento mi dette una le-zione per cui non mancai più un giorno alle suelezioni.Presi così a cuore lo studio che nonostante icattivi voti di Napoli mi sono laureato con102/110 e con una sessione di ritardo,e conuna preparazione teorica che mi ha accompa-gnato per tutta la vita professionale. Tutto questoanche grazie a mio fratello Giuseppe che mispinse a trasferirmi a Pavia dove ho realizzato imiei sogni di diventare medico.

La storia nasce con la nascita dell’universo;noi ci accontentiamo di partire dal XIV se-colo a.C., raccontando quel poco che si co-

nosce sulla figura leggendaria della bellissima Re-gina Egiziana Nefertiti. Se leggiamo sulle varieenciclopedie, viene ricordata come la sposa diAmenofi IV. Se, invece, diamo corpo ai dati riferitidalle ultime ricerche sarebbe la consorte del fa-raone Akenathon, dalla cui unione sarebbe nato(ma non è cosa certa) il più famoso faraone Tu-tankhamon, il sovrano della XVIII dinastia che go-vernò l’Egitto dall’età di 9 anni (sotto coperturadella supposta madre) fino a 18 anni quando morì,forse, in modo violento (congiura?). La spiega-zione delle due nomenclature, secondo la opi-nione dei più esperti Egittologi, si configura nelfatto che Amenofi IV, che regnò dal 1372 fino al1355, dopo l’incoronazione aveva preso il nome diAkenathon. Infatti aveva programmato una riformareligiosa monoteista, contro le attuali forme poli-teiste legate al Dio Aton (il disco del sole), dellaquale si proclamò sommo sacerdote con il nomedi Eknathon poi trasformato in Akenathon, percui i due nomi si riferiscono alla stessa persona,in momenti diversi.Sulla regina Nefertiti, il cui nome completo suonala bella è giunta (Neferneferuaton la bella tra lebelle di Aton), abbiamo tante ipotesi e poche si-curezze sulla sua vita e sulla sua personalità. Siignora da dove provenisse, egiziana o straniera: fi-glia di Tusratta o di Mitanni, oppure appartenentealla famiglia dello stesso Amanofi IV. Si sa, peral-tro, che è nata a Tebe nel 1370 e morta adAmarna(Egitto) nel 1330, quindi a 40 anni. Si co-nosce ancora che la sua bellezza, grazia e maestàè stata molto decantata, a suo tempo, come lo di-mostrano anche le sue raffigurazioni scultoree, frale quali primeggiano il melodioso volto nel mirabile

busto calcare conservato nel Museo di Berlino Da-hlem e la testa in quarzite, oggi nel museo delCairo. Il busto e la testa di Nefertite rappresentanoun tesoro dell’arte più conosciuta dell’anticoEgitto e considerati capolavori della ritrattistica delperiodo di Amarna. È stata dai posteri definita laMonnalisa d’Egitto ed, insieme a Cleopatra vienericordata fra le due più grandi bellezze egiziane.Le prime sue rappresentazioni si trovano a Tebesulla parete della tomba del maggiordomo reale Pa-rennefer, dove compare accanto al marito. A ren-derla tanto popolare fu la centralità che ha avutonello scenario politico e religioso dell’antico Egitto.Prima di lei le mogli dei faraoni erano rimaste sem-pre nell’ombra; Nefertiti invece fu protagonista e af-fiancò il marito nella rivoluzione religiosa di cui so-pra. Per la prima volta Re e Regina incarnarono ladivinità in terra ed il Faraone la coinvolse nella ge-stione del potere politico. La sua tomba pare tro-varsi nell’importante sito archeologico sulle rive delfiume Nilo a pochi chilometri da Luxor, dove è lo-cata pure la tomba del giovane Faraone Tutankha-mon, già scoperta da un gruppo di egittologi inglesie poi da un altro gruppo giapponese. Le ultime ri-cerche affidate dal ministro per le antichità del-l’Egitto Kaled-Anany ad una missione di studiosi to-rinesi capeggiata dal prof. Porcelli, potrebbeportare a risultati conclusivi nei prossimi mesi.Essi infatti, al contrario delle ricerche precedentiche hanno fatto uso di un solo radar applicatosulle pareti della tomba di Tutankhamon, adiacentealla tomba di Nefertiti, hanno adoperato quattro ra-dar particolari in azione continua e contemporaneachiamati georadar. Si tratta di strumenti capaci disuperare le pareti divisorie delle due tombe, spessecirca un metro e venti centimetri. Con tali geora-dar si possono ottenere ricostruzioni di immagini,in 2D e 3D, dal contenuto celato nella supposta ca-mera funeraria di Nefertiti.Restiamo in attesa dei referti e/o dei reperti even-tualmente recuperati.

Nefertiti: la famosa Regina Egizia

a cura di Giovanni Brigato

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Alcune risposte emerse da incontri presso ilmio studio una quarantina di anni fa pensoche potrebbero apportare un contributo

per darne ad analoghe questioni espresse dal col-lega Pino Messina, sul recente n. 1 gennaio/feb-braio di questo periodico (Azione Sanitaria). Alcunipsicologi mi avevano contattato telefonicamenteal Ministero della Sanità dove ero responsabiledella Divisione per la prevenzione delle tossicodi-pendenze (alcool e fumo compresi): suppongo, siaper curiosità circa mie posizioni critiche riguardoalla medicalizzazione di problemi psico-emotivi erelazionali sia perché più speranzosamente inte-ressati a ciò che avrei potuto fare in loro favore,giacché allora non era stata emanata alcuna leggeper il riconoscimento della professione di psico-logo. Agli psicologi subito accorsi al mio studio,per passaparola, si unirono altri laureandi e neo-laureati di altre discipline e persone a vario titolointeressate ad approfondire argomenti che ali-mentavano preoccupazioni esistenziali e per il fu-turo di tutti noi, sia per farsene una ragione, sianella speranza che, insieme si potesse trovare unsoluzione o, comunque, qualcosa di buono dafare per se stessi e per i propri cari. Comune era la delusione circa gli innumerevolitentativi fatti lungo il corso della nostra storia e lasfiducia nei confronti di possibili soluzioni ideolo-giche. Consapevoli che le soluzioni storicamentetentate mancavano di adeguate conoscenze, con-vinti circa la fondamentale importanza della qua-lità dei rapporti sia con i nostri simili sia con l’eco-

sistema naturale e sociale, individuata, quindi,come di fondamentale importanza la categoriadella relazionalità, centrammo l’attenzione sullostudio della genesi, evoluzione, problematiche eprospettive della relazionalità umana e su fattorie condizioni favorenti od ostacolanti. Buona partedegli sconcertanti comportamenti dei nostri similisi spiegherebbero con l’inappropriatezza dei me-todi di allevamento subiti.Quelli comunemente prevalenti erano e forse an-cora lo sono, informati a esigenze quotidiane de-gli adulti, in pratica finalizzati a tenere a bada i pro-pri cuccioli, in modo da poter espletare mansioni,da quelle relative alle faccende domestiche aquelle di lavori finalizzati al sostentamento proprioe dei familiari, dentro e fuori l’abitazione. Per talilavori – secondo i grandi – appena i piccoli fosserostati in grado di dar loro una mano, lo si sarebberichiesto d’autorità, come dovere, oltre che comericompensa per i propri sacrifici e prestigio alclan familiare, anche per un soddisfacente adat-tamento alle attese socio-culturali dei compae-sani, concittadini, connazionali, nonché per otte-nere un posto di lavoro. In specie per le figlie,ritenuto il loro comportamento essenziale permantenere una rispettabile facciata della stessafamiglia, venivano imposte norme e precauzioniper assicurare in ogni modo un contegno secondotali principi. Metodi “educativi”, quindi, ben lontanidal fondamentale principio psico-pedagogico cheeducare consiste nel catalizzare lo sviluppo dellepotenzialità evolutive, guidando (appunto comel’etimo del termine pedagogia) i piccoli verso talerealizzazione secondo l’ammonente principio diGiovenale: “Maxima debetur puoro reverentia”.

Riflessioni sull’articolo di Pino Messina: “Homo Homini Lupus?Le misteriose leggi della natura umana”

a cura di Pier Luigi Lando

elaborato stilato con l’apporto di un gruppo di la-voro: “Se l’Uomo di Neanderthal avesse potuto(cioè avvisare gli umani, nel passare dallo stato di“scimmia nuda” a quello vestito di stoffe tessute,quindi voltando le spalle a Madre Natura, a cosasarebbero andati incontro. Al vestiario viene ri-conosciuto un ruolo decisivo per l’avvio a un si-stema mercantile dai cui artefatti oggi dipendiamocome i cuccioli dalla madre, anzitutto per la me-nomazione dei nostri poteri di adattamento cli-matico: da un escursus antropologico culturale,pare che un assetto socio-culturale con un’eco-nomia monetaria si sviluppi di pari passo contutto ciò che ci protegge. Lo stesso senso del pu-dore, esasperato a vergogna, è divenuto funzio-nale a interessi mercantili.) … per un autenticoHomo Sapiens, iniziamo da una generazione” (os-sia da quella in procinto di frequentare la scuoladell’obbligo, con la tempestiva verifica dei prere-quisiti mediante specifiche attività di gioco, ani-mate da operatori appositamente preparati, coin-volgimento degli insegnanti, sia dell’ultimo anno discuola materna sia della prima elementare, non-ché dei familiari). Tra i principali intenti di questa iniziativa, quelladella tempestività sul versante della prevenzione.In effetti, pretendendo prestazioni previste dalprogramma scolastico, senza prima avere verifi-cato l’efficienza dei relativi strumenti da quellisensoriali a quelli della psico-motricità e dell’etàmentale, cioè dei prerequisiti, limitandosi a valu-tazioni sul comportamento e sul profitto e conl’unico criterio anagrafico a 6 anni per l’iniziodella frequenza della scuola dell’obbligo, oltre amancare un’ultima ancora efficace possibilità diprevenire difficoltà di inserimento e profitto sco-lastici, si rischia di perpetrare una violenza istitu-zionale su soggetti in età evolutiva. Un’altra vio-lenza scolastica: la rigidità degli orari condizionatapure questa a esigenze degli adulti.Nel sito www.pierluigilando.net sono riportate ul-teriori pubblicazioni, ma le più recenti si trovanosulla pagina FB “Ecologia psicosociale” e sul blog:movimentosalvemini.blogspot.com .

Gioverà, a questo punto, prendere spunto da unadiffusa convinzione e cioè che gli animali siano mi-gliori degli umani: ebbene, per ridimensionare unatale convinzione, io suggerirei di elencare tutto ciòche gli umani sono in grado di fare di più di uncane, di un gatto ecc. Poi di confrontare un im-magine del cervello umano con quello di animali ri-tenuti migliori degli umani (per quest’ultimo criterici si deve limitare a quelli dei comunemente do-mestici (pet), giacché per il volume e per il peso so-pravanzerebbero i cervelli degli elefanti e dei ce-tacei ecc.!) e considerare le differenze caratterialidi ogni essere umano con quelle di appartenenti aogni altra razza animale: apparirebbe chiaro che ledifferenze tra individui appartenenti a tutte le altrespecie sono incomparabili con quelle di ciascunodi noi. Non solo, risulterebbe pure evidente la dif-ficoltà da parte di Madre Natura, anzi l’impossibi-lità, di inserire nel genoma umano ulteriori infor-mazioni grazie alle quali anche l’essere umano,come tutti gli altri esseri viventi, nascerebbe giàperfetto o quasi. In effetti, per tale “quasi”, mentrei figli umani – che per la realizzazione delle loro po-tenzialità dovranno percorrere il più lungo e com-plesso tratto evolutivo – si richiedono specifiche ealtrettanto complesse prestazioni parentali, per lequali i genitori umani non sono geneticamente in-formati, i genitori delle altre specie per quel pocoche dovranno fare affinché la loro prole sviluppi lesua potenzialità all’optimum possibile per la propriaspecie, lo sanno per istinto. I genitori umani l’avreb-bero dovuto apprendere. E lo hanno dovuto fareper tentativi ed errori ai quali ho già accennato epenso che tali errori potrebbero già dare qualcherisposta alle comuni preoccupazioni riguardo aisu accennati conturbanti fenomeni. Un primo frutto editoriale degli incontri presso ilmio studio è stato un libro edito nel 1976 da A. Ar-mando: ”Introduzione all’Ecologia psico-sociale– per una nuova scienza della personalità e deirapporti”. Privilegiati: il criterio bio-energetico e ledinamiche psico-sociali (trans-personali).Al momento in cantiere altri lavori per più puntualirisposte a questioni esistenziali e relazionali: un

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Sul tema dell’Accessibilità all’arte sono lietadi segnalare l’innovativo progetto pre-sentato il 16 marzo 2018 nella Chiesa di

S. Maria de Lama a Salerno, uno dei siti “Apertiper Voi” dei volontari del Touring Club Italiano. Il progetto, proposto dal giovane socio attivo e vo-lontario del Patrimonio Culturale del Club di Ter-ritorio di Salerno Michele Mele, consente di ren-dere fruibile alle persone con vari gradi di deficitvisivo il patrimonio artistico finora precluso, spe-cialmente gli affreschi, che non possono esseresoggetti ad esplorazione tattile dai non vedenti néessere abbracciati con un unico sguardo dagliipovedenti. La riproduzione tattile degli affreschi presentinel sito di Santa Maria de Lama, con annessa di-dascalia in braille, è stata possibile grazie alle tec-nologie in dotazione del Centro di Ateneo SI-nAPSi (Servizi per l’inclusione attiva e partecipatadegli studenti universitari presso UNINA) con laconsulenza tecnica e scientifica del ResponsabileProf. Alessandro Pepino. I contorni delle figure af-frescate sono stati stampati su speciali fogli ri-vestiti da un sottile strato di polimeri, i quali,dopo la esposizione ad idonea temperatura,hanno prodotto una reazione chimica che haportato in rilievo le linee tracciate. Gli esemplariin dotazione al sito di Santa Maria de Lama, fa-cili da usare sfogliando un album di formato A3,sono stati gentilmente donati dal SInAPSi e rap-

presentano un ec-cezionale stru-mento di fruizionedi uno specificosettore del patri-monio artistico apersone con di-verse o nulle fa-coltà visive, inno-vativo non solo perla città di Salernoe la regione Cam-pania, ma estensi-bile dovunque peril costo non ec-cessivo.Il console TCI del

Club di territorio di Salerno Enrico Andria, or-goglioso del successo e dei riconoscimenti ri-cevuti, specifica quanto sia la rappresentazionedi soggetti bidimensionali, come quadri, affreschio arazzi, la vera novità del progetto, tuttora og-getto di studio e perfezionamento, poiché le ri-produzioni tattili di soggetti tridimensionali,come sculture o architetture, sono già di largouso.Per concludere con le parole del Presidente delTouring Club Italiano Franco Iseppi, “Questoprogetto rappresenta un traguardo importanteper la diffusione del ricchissimo patrimonio ar-tistico e culturale del territorio e per l’inclu-sione di persone con esperienze sensoriali di-verse”.

Affreschi da toccare:esplorazioni plurisensorialiper ipovedenti e non vedenti

a cura di Enza De Vita

“La storia di Biancone assume, nel suocomplesso, una dimensione quasi fia-besca che volge verso dinamiche in-

trospettive ed intime.L'autrice proietta sé stessa nel racconto, senzaindugiare su moralismi scontati e privilegiandoun realistico insieme di flash memoriali per ri-scattare dall'anonimato un'anima sfortunata, matenera, affabile, disponibile e altruista anche seha vissuto in un mondo senza “parole”, senza lamediazione dell'espressione linguistica.Biancone appare come una metafora delle dif-ficoltà che la vita traccia in ciascuno di noi,tra successi e sconfitte, ricordi e dimentican-ze, rimorsi e rimpianti, tra nostalgie e struggi-menti.Il distacco da Pasquale è un'ombra oscura cheBiancone porta sempre con sé, per tutta la vita,tra rammarichi, tormenti e afflizioni varie. Quasiun peso del passato, pur presente costante-mente nel profondo del cuore.Biancone è talvolta deciso, un “combattente”,quando vuole ricuperare la sua agognata liber-tà, talvolta è remissivo, docile e sottomesso: siaccontenta di quel poco che ha ed ama indistin-tamente tutti e a tutti dona la bellezza della suagrazia e la positività della sua dolcezza.Nel mondo di oggi dove si riscontrano semprepiù frequentemente violenze o situazioni di ag-gressività e atti di bullismo nelle scuole, tornarea parlare di sentimenti ed educare i bambini egli adolescenti al sentimento, alla gentilezza ed alrispetto del mondo animale può essere un viati-co importante ed un sostegno efficace per una

formazione spi-rituale comple-ta, al di là dibanali enfatiz-zazioni su ne-gativi episodi diviolenza dellanostra societàe del mondoglobalizzato. Inquesto modo si

comunicano valori positivi e non si amplificano icosiddetti eroi negativi di cui il mondo è stracol-mo. Per questo ritengo che il libro possa esseredivulgato nelle scuole elementari e nella secon-daria di primo grado.I luoghi e le sequenze temporali in cui si dipanala storia, pur percettibili da brevi cenni, sembra-no sospesi in una dimensione senza tempo, an-che se affiorano costantemente da uno spaziodella memoria in maniera precisa e non appros-simativa. Sono spazi ambientali disegnati con ilcuore, ma circoscritti e oscillanti in un realismorimosso tra verità volutamente indefinite e scar-ne utopie.Al di là di Biancone, voce narrante protagonista,e di Pasquale, tutti gli altri personaggi del rac-conto scivolano via in un contesto marginale an-che se affiorano, con particolare evidenza, nellavolontà dell'autrice, qua e là momenti di bene-volenza e sincero sentimento”.

Il libro è disponibile pressoEdizioni STUDIO GAIDANO e MATTA e-mail: [email protected]. 011/9423354 - 011/9422846

BIANCONE di Mara Tancredi

a cura di Luciana Pistone

Maggio/Giugno201820

Maggio/Giugno2018 21

In questi ultimi tempi si parla con molta fre-quenza di “lasciti solidali”. A cosa ci riferiamo con questa espressione?

“Solidarietà” sappiamo che significa fare qual-cosa di concreto per gli altri che si trovano in dif-ficoltà, ma l’atto “solidale” in sé è rendere par-tecipi gli altri di qualcosa di noi ed esprimerequesta presenza con un atto dativo di qualcosa.Il lascito è propriamente un termine che rimandaad una attribuzione che ha come canale il testa-mento e che si materializzerà solo dopo la mortedel disponente. Ma può essere più bello farequalcosa per gli altri in vita e dare qualcosa di sécon un atto di donazione. Mi riferisco alla possi-bilità magari non conosciuta di utilizzare lo stru-mento contrattuale della donazione per com-piere un atto dispositivo di liberalità verso unente o una associazione o una ONLUS, desti-nando questa attribuzione ad una finalità parti-colare. Ho avuto proprio nella mia famiglia uncaso concreto: una mia pro-zia infatti – in me-moria della sorella deceduta prematuramente –ha donato un appartamento ad una associazioneavente progetti missionari, ente che poi ha fissatolì la sede della sua attività ed anche dedicato lasala riunioni alla sorella scomparsa.In concreto quindi si può pensare di donare un pro-prio bene ad un ente no-profit, una fondazione ouna associazione: ma operativamente come si fa?Ci si rivolge al Notaio e si esprimono le proprievolontà portando con sé la documentazione re-lativa a quanto si vuole cedere. Il Notaio ricostruirà la capacità donativa della per-sona, verificando quale sia la sua composizione fa-

miliare e si esprimerà in senso positivo o negativo.Va precisato infatti che il nostro ordinamentoconsidera il patrimonio di una persona comepreordinato a sostenere in primis il suo nucleo fa-miliare composto dal coniuge, i figli e i genitori,in mancanza di questi ultimi. Quindi è necessa-rio una parte del patrimonio sia riservata a que-sti soggetti (se ci sono), un’altra parte invece re-sta disponibile.Il Notaio quindi studia la composizione familiare epatrimoniale di chi vuole fare donazione e sugge-risce entro quali limiti e in che modalità operare. Quindi illustrerà anche il regime fiscale applica-bile, che è estremamente agevolato se si trattadi donazioni che rientrano nell’area del no-profit,ossia in favore di enti che operano nel volonta-riato o dell’associazionismo solidale.In più va aggiunto che gli oneri connessi ad unadonazione (imposte e tasse se dovute) gravanoa carico di riceve la donazione, non invece a ca-rico del donante.Se poi si tratta di donazione immobiliare, vi è lapossibilità di donare solo la nuda proprietà delbene, riservandosi l’usufrutto vitalizio dello stesso. Questo comporta che il donante conserva, suavita natural durante, la disponibilità materiale delbene e il possesso si trasferirà solo a seguito delsuo decesso. Con la morte del donante, il dirittodi usufrutto si estingue e chi aveva ricevuto in do-nazione la nuda proprietà (nuda perché priva delpossesso del bene), diventerà “pieno” proprie-tario, cioè oltre ad essere intestatario del bene,ne avrà anche il possesso. La donazione può anche prevedere un “impegno”a carico del donatario (ossia chi riceve la dona-zione): esso può consistere in un onere di assi-stenza a favore del donante oppure la previsione

Il consiglio del notaio

Donazioni solidali:un cuore aperto agli altri

a cura di Chiarastella Massari

per un giovane studente, o se un’associazionemusicale, un fondo per far studiare uno stru-mento musicale ad un ragazzo, o anche se un’as-sociazione di volontariato un budget per realiz-zare un progetto assistenziale in una missione neipaesi del Terzo Mondo e così via...Tutto sta ad individuare quali siano le finalità del-l’ente che si vuole sovvenzionare, per persona-lizzare il proprio atto donativo e lasciare un segnoimportante nella storia di tale realtà associativa. Infatti orientarsi verso una donazione solidalepuò essere un bellissimo segno per gli altri di pre-senza e di sostegno, che può veramente gratifi-care chi dona: donando si può poi verificare dipersona gli effetti del proprio gesto e leggere intante persone la gratitudine.Quindi non sottovalutiamo la grande opportu-nità di donare qualcosa di proprio agli altri e af-fidiamoci al Notaio per farci consigliare su comein concreto realizzare i nostri obiettivi.

di una particolare destinazione del bene donato;si pensi ad esempio a chi, proprietario di una col-lezione di cimeli antichi o di una biblioteca, vogliadonarla ad un ente unitamente all’immobile dovesia ubicata, facendo in modo che poi possa avereuna libera fruizione da parte della collettività.La donazione può anche avere per oggetto liqui-dità di cui si è titolari: sicuramente si tratterà didenaro depositato su un conto corrente banca-rio/postale o su un libretto di risparmio.Il disponente può pensare di devolvere in vitaparte del proprio patrimonio in denaro a favoredi qualcuno: se questa intenzione donativa siesprime in favore di un ente/associazione, il do-nante può anche definire quale destinazione darea questo denaro. Ad esempio, d’accordo conl’organo amministrativo dell’ente, si può elabo-rare un progetto che risponda alle finalità del-l’ente stesso: se pensiamo ad una associazioneculturale, si può prevedere un premio di laurea

Maggio/Giugno201822

Nuova opportunità anche quest’anno, perla nostra FEDER.S.P.eV. di essere sottogli occhi di migliaia di farmacisti interve-

nuti a Bologna per meglio valorizzare la farma-cia quale centro di difesa contro la patologia maanche come punto di sostegno della buona sa-lute e del benessere fisico.Questa frequentazione sta a cuore a FEDER.S.P.eV.per superare alcune delle difficoltà che scorag-giano il farmacista in pensione a rimanere lega-to all’Ordine professionale, costretto per questoad estraniarsi dalle problematiche sociali e sin-dacali che si dibattono con forza anche tra gliiscritti pensionati dell’Ordine Medici e Veterina-ri. Da ciò il dato che pochi tra i nostri iscritti pro-vengano dal settore dei sanitari farmacisti.

La nostra presenza a Cosmofarma significa indefinitiva, un invito al proselitismo dimostrandole mostre buone ragioni sostenute da iniziativesindacali, di operatività sociale e di volontariato.Molti dei visitatori intervistati hanno apprezzatola nostra organizzazione che valorizza oltre gliaspetti sindacali anche quelli della comune for-mazione professionale che facilita il raggiungi-mento di una longevità attiva rafforzandoamicizia, affettività e curiosità culturali in con-trasto ai limiti anagrafico-sanitari e alla minac-cia di solitudine. Abbiamo reincontrato vecchieconoscenze e ricevuto saluti indiretti da presi-denti di sezione (Napoli, Siena, ad es.) e da socidi diverse altre sezioni. Moltissimi coloro chehanno fatto la prima conoscenza con Federspev.I più traendo motivi di fiducia rispetto al dubito-so percorso che potrà avere il tempo post-lavo-rativo.

Cosmofarma exibition 2018Bologna 20-22 aprile

a cura di Silvio Ferri

Maggio/Giugno2018 23

FEDER.S.P.eV.FEDERAZIONE NAZIONALE SANITARI PENSIONATI E VEDOVESEZIONE PROVINCIALE DI MESSINAPresidente Prof. Dott. Antonino Arcoraci

Oggetto: Concorso Fotografico bandito dalla FEDER.S.P.eV. Sez. di Messina in occasione della:

“GIORNATA MESSINESE DEL NONNO 2018”AUDITORIUM PALACULTURA “ANTONELLO” - Viale Boccetta

7 OTTOBRE 2018 ORE 9.30

La FEDERSPeV Sez. di Messina, in occasione dell’XI Giornata del Nonno

Bandisce

un concorso fotografico che ha come motivo ispiratore Le quattro fasce della vita: infanzia,

adolescenza, età adulta, vecchiaia.

Norme concorsuali

Art. 1. Il concorso è riservato ai nipoti di tutte le età.

Art. 2. I concorrenti dovranno presentare una sola foto del formato cm 20x30 fissata su cartoncino

bianco, di un nonno o una nonna ripresi ai loro primi passi.

Art. 3. La foto concorrente deve essere inviata in una BUSTA CHIUSA con dentro in altra busta

formato più piccolo e sempre chiusa, le proprie generalità, l’indirizzo e il numero di telefono.

Art. 4. La foto concorrente e la scheda devono essere inviate per posta raccomandata o consegnate

brevi manu, entro il 10 settembre 2018 al seguente indirizzo: Prof. Antonino Arcoraci, viale della

Libertà isol. 518 n. 251 98121 Messina.

Farà testo la data di spedizione o di consegna.

Art. 5. Le foto concorrenti saranno valutate da una Commissione nominata dalle Associazioni

sponsor della Giornata e costituita da: un rappresentante della FEDER.S.P.eV., un rappresentante

delle altre Associazioni e un esperto di fotografia.

Art. 6. La Commissione individuerà la foto ritenuta più originale e significativa. Al nipote

vincitore, alla fine dello spettacolo, sarà consegnata una targa ricordo con incisa la motivazione.

Art. 7. tutte le foto in concorso saranno esposte in apposite bacheche al Palacultura Antonello nella

mattinata della manifestazione e alla fine saranno consegnate ai singoli concorrenti.

La foto scelta, sarà pubblicata su noi Magazine e resterà in archivio tra gli atti del concorso.

Il bando è pubblicizzato sul sito www.federspev.it ma per qualunque chiarimento ci si può rivolgere

al Prof. Antonino Arcoraci - Viale della Libertà isol. 518 n. 251 - 98121 Messina

Tel. 090.49467 - 090.348073 - 3487836711 - e-mail: [email protected]

Giornata messinese del nonno“La FEDER.S.P.eV. Sezione di Messina unitamente a tante altre Associazioni cittadine,organizza ogni anno, la Giornata Messinese del Nonno, quest’anno giunta all’XI edizione.

La giornata si svolgerà il 7 ottobre con inizio alle 9.30 al Palacultura nell’Auditorium e avrà per temaLe quattro fasce della vita: infanzia, adolescenza, età matura e vecchiaia.

Saranno 4 momenti staccati con spettacolo, recitazione, musica e sfilata finale.Alla Giornata si lega il concorso fotografico che vuole ritratti i nonni ai loro primi passi”

Maggio/Giugno201824

ROSSO & NEROIL BLOG

Rosso come la passione, comel’amore, ma anche come il furore,come la rabbia.Nero come l’inchiostro, come ilbuio, come il sonno, ma anchecome il male, come il dolore.

Rosso dal gran ridere. O do-vremmo valutare la cosa con piùserietà? Certo che sentire e, quelche è peggio, vedere, che un mu-seo di Parigi è stato aperto ai nu-disti, consentitemi, fa specie. Èsuccesso qualche giorno fa al Pa-lais de Tokyo, un museo di artecontemporanea che ha deciso diaprire i battenti ai naturisti di tuttoil mondo. Qualcuno è arrivato da-gli Stati Uniti, la lista d’attesacomprendeva migliaia di personema solo in 161 sono riusciti ad en-trare.Naturalmente in guardarobahanno lasciato tutti gli indumentie finalmente, nature, hanno gu-stato le opere d’arte in libertà.Piena libertà che più piena di cosìnon si riuscirebbe ad immaginarla.Se fosse ancora vivo, Ennio Fla-iano non si farebbe sfuggire l’oc-casione di sfoderare uno dei suoipiù famosi aforismi: “La situazioneè grave ma non è seria”. È dav-vero così? È grave o siamo noiche, come direbbero a Parigi, nonsiamo sufficientemente “à la

page”? Vi lascio con il lacerantedubbio.

Nero Nero. Come la nostra an-sia, la nostra pena, il nostro coin-volgimento emotivo nella triste vi-cenda della vita e della morte delpiccolo Alfie Evans. Ma comin-ciamo col ricordarlo vivo. Alfie èmolto piccolo, non ha neppuredue anni. È un cittadino di Liver-pool, figlio di due giovani operai.Un figlio che nasce sano ma che,a pochi mesi, in preda a tre-mende convulsioni, viene ricove-rato in ospedale dove resterà per-ché affetto da una malattianeurodegenerativa tanto gravequanto sconosciuta ed incurabile.Il piccolo è cieco e sordo e nonriesce a respirare autonoma-mente. Respirazione e alimenta-zione assistite sono le cure pal-liative a cui Alfie è sottoposto pernon morire. Alfie riceve dai geni-tori tutto l’amore possibile e, daun certo momento in poi, daquando è stata divulgata la suastoria, lo ha amato il mondo in-tero. Questo amore universale hadato un grande sostegno ai geni-tori di Alfie ma non è bastato allagiustizia inglese per prendere unadecisione improntata all’“umanapietas”. Ad Alfie è stata staccata la spina,sono state interrotte le cure pal-liative in osservanza di una leggeimpietosa che guarda solo ai co-sti da sostenere in caso di malati

senza speranza di guarigione. Al-fie, inguaribile, era diventato unpeso per l’economia inglese. Anulla è valso il generoso inter-vento di ospedali pediatrici ita-liani come il “Bambin Gesù” diRoma o il Gaslini di Genova, di-sposti ad ospitare il piccolo per laprosecuzione delle cure. Alfieaveva auto finanche la cittadi-nanza italiana per facilitarne il tra-sferimento. Ma inutilmente.Ora Alfie dobbiamo immaginarlonella sua nuova dimensione ul-traterrena. Alfie salta e corre neigiardini dell’Eden come mai hapotuto fare nei suoi due soffertianni di vita. Alfie ride, è final-mente un bimbo come gli altri.Ormai non ha più importanza ilfatto che non si sia potuto dareun nome alla sua malattia. La sua morte ha posto fine a po-lemiche e dibattiti e ha tacitato lecontraddizioni tra piano sanita-rio, piano giuridico e pianoumano.Ma rimane aperto il problema difondo. In particolare in Inghilterra,dove la giustizia è drasticaquando i medici non vedono pos-sibilità di miglioramento nei loroassistiti più gravi.L’uomo può decidere di staccarela spina o deve continuare a som-ministrare sine die, a qualunqueprezzo per i singoli e per la col-lettività, quelle cure palliative chetengono in vita i malati senza spe-ranza?

a cura di

Rory Previti

Maggio/Giugno2018 25

GIUSEPPE MOSCATI1880-1927

Santa Lucia di Serino, Se-rino e San Michele di Se-rino sono tre piccoli co-

muni dell’Irpinia, conosciuti perla ricchezza delle acque. Infatti ilfamoso acquedotto del Serino hasempre garantito la fornitura diacqua alla città di Napoli.È proprio Santa Lucia di Serino lasede della famiglia Moscati. Il pa-dre Francesco, magistrato, fu giu-dice e Presidente di Tribunale invarie città, tra cui Benevento,dove nacque Giuseppe. Puravendo seguito la famiglia nei varitrasferimenti, Moscati era un au-tentico irpino. Giuseppe Moscati si distinse perla sua propensione allo studio giàdal liceo. Scelse la facoltà di Me-dicina, si laureò a pieni voti e av-viò la sua attività all’insegna diun forte legame tra fede escienza. Iniziò la carriera partecipando alconcorso per Coadiutore (VicePrimario) presso il famoso Ospe-dale degli Incurabili. Mentre laCommissione, di cui faceva parteil grande Cardarelli, esaminava icandidati, Moscati si accorse chevenivano aiutati i più raccoman-dati a discapito di quelli prepa-rati. Non esitò a protestare a granvoce, mettendo così a rischio ilsuo esame. Arrivato il suo turno però, fu cosìbrillante che la Commissione do-vette congratularsi e dichiararlo

vincitore, tra gli applausi degli al-tri concorrenti.La sua vita fu dedicata alla curadei pazienti e all’insegnamentouniversitario. L’Ospedale degli In-curabili, la sua seconda casa, inquell’epoca era un punto di riferi-mento per i corsi universitari eper la cura dei pazienti. L’Ospe-dale è ancora in funzione e nell’alaantica si può visitare il “Museodelle Arti Sanitarie”, la FarmaciaStorica e l’Aula Moscati. I mediciche attualmente lavorano nel-l’Ospedale hanno creato una as-sociazione a suo nome e raccol-gono in città le adesioni perassegnare il nome di Moscati auno dei grandi ospedali di Napoli. Ebbe un ruolo importante nellaepidemia di colera del 1911. Invi-tato dall’Ispettorato della SanitàPubblica a collaborare si dedicòsenza riserve alla terapia e allaprevenzione. Suggerì misure stra-ordinarie per il risanamento dellacittà, che in quell’epoca presen-tava grosse carenze igieniche(vedi nota a pag. 19). La professione era vissuta comeuna vera e propria vocazione. Di-

videva il suo tempo tra le visite aimalati dei quartieri più poveri, gliappuntamenti nel suo studio,l’Ospedale e l’insegnamento. Fu chiamato a Sorrento per visi-tare il grande tenore Enrico Ca-ruso, gravemente ammalato a se-guito di un trauma. Moscati fecela diagnosi giusta, ma era troppotardi e Caruso, trasferito a Na-poli, poco dopo morì.Moscati non volle crearsi una fa-miglia. Era stato innamorato diuna donna molto bella, ma si eraimposto di rinunciare. Tra i suoiscritti egli racconta che, a di-stanza di anni, la rivide in occa-sione di una visita medica, sentìun certo rammarico, ma tuttavia siconvinse di aver fatto la scelta piùgiusta. “Mi raccomando, non si prendacollera” Moscati scriveva, anche,nelle sue ricette. Le espressioni“Si ricordi che ha nulla di grave”,“Non pensi di essere malato”erano una forma che anticipava lamedicina psicosomatica. A que-sta impostazione si aggiungevala sua grande carità. “È la carità che ha trasformato ilmondo” ripeteva spesso. In as-soluta coerenza, teneva la portadel suo studio sempre aperta eall’ingresso aveva messo un cap-pello capovolto con un bigliettoper spiegare ai pazienti come re-golarsi per gli aspetti economici:“Chi ha metta, chi non haprenda”.I cittadini di Napoli durante la suavita e soprattutto dopo la suamorte, nel 1927 a soli 47 anni, lovenerarono come un santo. Infatti Papa Paolo VI lo dichiaròbeato nell’Anno Santo 1975, e

Grandi medici del Meridione

a cura di

Modestino De Marinis

Giuseppe Moscati

Maggio/Giugno201826

Papa Giovanni Paolo II lo portòagli onori dell’altare proclaman-dolo Santo nel 1987. I suoi restifurono trasferiti nella Chiesa delGesù Nuovo, dove in una cappellalaterale c’è una sua statua inbronzo a grandezza naturale,molto suggestiva per i fedeli in vi-sita.Nonostante il suo attaccamentoalla città di adozione, Napoli, nondimenticò mai la sua terra natale,l’Irpinia. In una lettera durante unasua visita in Francia si legge:“Lourdes è una graziosa cittadinasui primi contrafforti dei Pirenei…mi è sembrato di vedere Atripalda;così come il lato verso la basilica,con il suo ampio orizzonte e la cin-tura di montagne e il bel suono

Come due soldati sul campo dibattaglia, tra Corselli e Moscati sistabilì una efficace collabora-zione, che divenne fonte di stimareciproca e di vera amicizia. Allafine di una giornata trascorsa trai malati, stanchissimi tornavano acasa dove non avvicinavano i fa-miliari senza aver prima lasciatogli abiti infetti. Giacomo Corselli, sconfitta l’epi-demia, fu insignito della Medagliad’Oro al merito della Salute Pub-blica. Nel 1926 si ammalò di unmale inguaribile e Moscati si recòpiù volte al suo capezzale per cu-rarlo e confortarlo. Quando Corselli morì, Moscatiera presente, tra le più alte auto-rità, al solenne Funerale di Stato.

delle campane mi ha fatto ricor-dare Serino”.

NOTA

In occasione della epidemia dicolera del 1911, la storia di Mo-scati incontra quella della mia fa-miglia perché l’Ispettorato dellaSanità era diretto in quel periododal mio nonno materno GiacomoCorselli, che era il Medico Pro-vinciale di Napoli, cioè la mas-sima autorità sanitaria della pro-vincia, nonché responsabiledell’Igiene e delle Malattie Infet-tive. Palermitano di origine, era ir-pino di adozione, perché avevainiziato la sua carriera in Avellino,dove si era sposato.

Milan Kundera scrive: Lanostalgia non intensifical’attività della memoria,

non risveglia ricordi, basta a séstessa, alla propria emozione, as-sorbita com’è dalla sofferenza…e continua: chi cerca l’infinito nonha che da chiudere gli occhi.Emilie du Chàtelet consiglia: Unodei grandi segreti della felicità è

moderare i desideri e amare ciòche già si possiede.Purtroppo, come canta France-sco Guccini “I vecchi subiscon leingiurie degli anni,/ non sannodistinguere il vero dai sogni./ Ivecchi non sanno, nel loro pen-siero,/ distinguer nei sogni il falsodal vero”.II vecchio vive di ricordi e per i ri-cordi, scrive Norberto Bobbio, lasua memoria si affievolisce digiorno in giorno. Il tempo dellamemoria procede all’inverso di

quello reale: tanto più vivi i ri-cordi che affiorano nella remini-scenza quanto più lontani neltempo degli eventi... Il vecchioè ciò che è rimasto, o che è riu-scito a scavare in quel pozzosenza fondo, che non è cheun’infinitesima parte della storiadella sua vita.Ma… ricorda Marco Tullio Cice-rone Nessuno è tanto vecchio danon credere di poter vivere an-cora un anno.

La senescenza tra massime, aforismi…

a favore e contro

a cura di

Antonino Arcoraci

Maggio/Giugno2018 27

ROBERT LUIS STEVENSON

Intere generazioni di ragazzi de-vono a questo grande scrittorelo sviluppo formativo e morale

delle loro intelligenze e della lorofantasia. Altro che televisione! Leg-gere le opere di Stevenson per unadolescente significa essere tra-sportato senza dubbio in unmondo migliore, ove dominal’amore per la natura, senza co-munque perdere il contatto con larealtà dura di ogni giorno, anzi tra-endo da quelle letture la necessa-ria armonia per una costruzioneforte di carattere e personalità.Stevenson scrisse moltissimo;dalle poesie, ai racconti, ai ro-manzi polizieschi, ai romanzi sto-rici ed a quelli esotici. Eppurescrisse: “I libri sono una buonacosa, ma sono un pallido surro-gato della vita”. Quella vita checertamente egli avrebbe voluto vi-vere in modo diverso, ma che futotalmente condizionata dalla tu-bercolosi che lo affliggeva e che locostrinse a continui viaggi, incerca di salute, fino ad ucciderlo asoli 44 anni. Nacque ad Edim-burgo il 21 novembre 1850 da unpadre ingegnere. Ingegnere erastato anche il nonno, ma egli,dopo averli iniziati per volere delgenitore, abbandonò presto queglistudi e si laureò in legge. Fu inutileanche questo, perché non fecemai l’avvocato e precocementediede sfogo alla sua passione perlo scrivere. I suoi primi scritti fu-rono “Un viaggio nell’entroterra e

In canoa tra Belgio e Francia(1878) – Viaggio nella Cèvennes incompagnia di un asino (1879)”.Viaggi da lui fatti per il piacere delvagabondaggio e con la stessa an-sia e curiosità che avevano carat-terizzato Ulisse nelle sue peregri-nazioni. Nel 1879 raggiunge laCalifornia, con un itinerario coastto coast, in compagnia degli emi-granti veri, con le loro disgrazie ele loro speranze nel NuovoMondo, che pagavano innanzituttocon la perdita della loro indennità.Qui lo aspettava Fanny Osbourne,una donna più grande di lui di diecianni, divorziata e madre di due fi-gli, della quale si era innamoratoappena conosciutala in Francia.Si sposarono, ma fu un amore suigeneris, di importanza molto mar-ginale rispetto alla malattia e allafrenesia dei viaggi. D’altro cantoegli scrisse: “Se si sposasserosolo quando si innamorano, i piùmorirebbero lontano dall’altare….È difficile che l’amore si trasformiin un buon sentimento domestico.Per il matrimonio si potrebbe ti-rare avanti con chiunque”. Di-venne improvvisamente noto conL’isola del tesoro (1883), uno deicapolavori della letteratura di ognitempo, capostipite del romanzo

di avventura. Sfornò racconti e al-tri romanzi tutti di grande suc-cesso che fecero di lui il più signi-ficativo esponente del movimentoletterario che reagiva al naturali-smo e al positivismo. Tipica è lasua grande naturalezza nel rac-contare, così come il suo stilechiaro e preciso. Nel 1886 vienepubblicato Lo strano caso del dot-tor Jekyll e del signor Hyde, con lamagistrale descrizione di unosdoppiamento della personalitàche ha spinto qualche critico a ve-dere in Stevenson un anticipatoredelle teorie psico-analitiche resefamose da Freud. Ed ancora Il ra-gazzo rapito (1886), Il signore diBallantrae (1880), La freccia nera(1889), tutte opere che alimente-ranno famose trasposizioni cine-matografiche e numerosi tentatividi imitazioni letterarie. Nel 1887Stevenson tornò in America dal-l’Inghilterra, ma le sue condizionidi salute, minata dalla tisi galop-pante, peggiorarono notevol-mente. Fu costretto, portandosidietro la famiglia, a raggiungere leisole Samoa, dal clima mite e ac-cogliente. Vi rimase definitiva-mente, scrivendo di continuo e ri-spettato dagli indigeni cheamorevolmente lo chiamavano Tu-sitala, il narratore di storie. Quipoté realizzare il desiderio di vi-vere in un modo più naturale, lon-tano dai modelli borghesi tra iquali era cresciuto e dalle devia-zioni della civiltà industriale. Con-sumato dalla malattia si spensenel 1894. Gli indigeni portarono ilsuo corpo sul picco del MonteVaea e lo cremarono, permet-tendo alle sue ceneri di continuarei suoi viaggi in mondi lontani.

L’arte del mal sottile

a cura di

Antonio Di Gregorio

Maggio/Giugno201828

TEOfILO LAENNEC

La medicina per millenni èstata nelle mani di stregonie sacerdoti. Ippocrate e an-

tichi compagni in verità apparte-nevano ad un’altra razza, ma nonpossiamo dire che erano uominidi scienza. La grande trasforma-zione della medicina in vera e pro-pria scienza infatti la dobbiamoagli sperimentatori degli ultimidue secoli, a cominciare da quelgrande anatomo-patologo e cli-nico che fu Renato Teofilo Gia-cinto Laennec, il padre dello ste-toscopio. Nacque a Quimper il 17febbraio 1781 ed ebbe la fortunadi avere uno zio, Guillame, che fuil primo direttore della scuola dimedicina creata a Nantes da Na-poleone nel 1808. La sua pas-sione per la medicina lo portò astudiare a Parigi e nel 1803 siclassificò primo al concorso ge-nerale di medicina e chirurgia.Era interno nella clinica di Corvi-sart, dove si praticava corrente-mente l’esame semeiologico delmalato con ispezione, palpazione,percussione e ascoltazione di-retta per le malattie del cuore.Egli stesso racconta che dovendoauscultare una giovane cardiopa-tica di nobile famiglia e volendo

evitare il contatto con il suo seno,pensò al noto fenomeno che, ap-plicando l’orecchio all’estremo diuna trave si sente distintamente ilgrattamento di uno spillo all’altroestremo. Usò pertanto un qua-derno da scrivere avvolto a can-nello ed in seguito un cannello dilegno. Dal cuore passò ad au-scultare il torace in toto, arric-chendo la clinica con una prassirimasta intatta fino ai nostrigiorni. Pubblicò quindi nel 1819 ilsuo famoso Traitè de l’asculta-tion mèdiate. Fu un grande stu-dioso della tubercolosi, al puntoda contagiarsi durante le sue os-

servazioni dirette. Nel 1808, esa-minando vertebre in cui si tro-vava materiale caseoso, si ferìleggermente con un colpo di segaall’indice sinistro. Il giorno dopo simanifestò un arrossamento in-torno alla ferita e dopo otto giornisi formò un tumoretto grandequanto una ciliegia, che presto siulcerò e, causticato con burro diantimonio, si distaccò, lasciandouna cavità rivestita da una mem-brana perlacea. Laennec morì venti anni dopo ditisi, ma non credeva al contagiocome trasmissione della malat-tia. Anche i grandi scienziatispesso si ostinano a ripeterequalche sciocchezza. Laennec fuil primo a descrivere anche la cir-rosi epatica ed in ambito cardio-logico studiò l’ipertrofia, l’atero-sclerosi vascolare, le vegetazionivalvolari. Seppe distinguere la di-spnea cardiaca da quella dell’en-fisema polmonare. Nel 1820 si ritirò in Bretagna percurare la sua tisi ed al suo ritornoa Parigi nel 1822 fu proclamatoprofessore al College de France.Morì nel 1826, a soli quaranta-cinque anni. Aveva tanto amato lamedicina da morirne. Pochi, po-chissimi altri, possono dire di averfatto altrettanto.

Maggio/Giugno2018 29

Egregio Presidente,sono un medico pensionato e vorrei informazioni circa la reversibilità della mia pensione.In caso di mio decesso, spero più tardi possibile, la mia ex-moglie avrà diritto alla reversibilità?Non sono mai passato a nuove nozze ed i miei figli sono ormai maggiorenni.Grato per una risposta, Le invio cordiali saluti.

F. G. Ancona

Caro collega,in caso di decesso di un pensionato, in assenza di coniuge superstite che abbia i requisiti di

reversibilità,il coniuge divorziato ha diritto se titolare dell’assegno di mantenimento e non sia passato a nuovenozze, alla pensione di reversibilità.Tale pensione è pari al 60% di quella già liquidata o che sarebbe spettata all’assicurato se aderogarla è l’INPS, del 70% se l’Ente erogatore è l’ENPAM.Ti invio cordiali saluti.

� � �Egregio Presidente,sono molto preoccupato per il mancato adeguamento , in base all’inflazione,della mia pensione

di medico convenzionato .Tale aumento che l’ENPAM, contrariamente all’INPS, ha sempre erogato ci sarà per il 2018?Spero in un a Sua risposta e La ringrazio anticipatamente inviandole cordiali saluti.

S. G. Napoli

Caro collega,l’ENPAM ha pubblicato sul suo sito un articolo sugli aumenti delle pensioni in base

all’inflazione.Per i redditi fino a quattro volte il minimo INPS (543,72 euro mensili), i Regolamenti dei Fondi diPrevidenza prevedono un incremento pari al 75% dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo (nel2017 l’1,1%).L’aumento previsto per questa fascia è quindi dello 0,83%.Sulla parte di pensione che supera quattro volte il minimo INPS l’incremento previsto è dello 0,50%dell’indice di inflazione (cioè 0,55%).Tali aumenti, scattati dal primo gennaio 2018 arriveranno con gli arretrati non appena le autoritàvigilanti daranno il via libera.Ti invio cordiali saluti.

Lettere al Presidente

Maggio/Giugno201830

VITA delleSEzIONIBIELLAASSEMBLEA ELETTIVA del 7 Aprile u.s.In seguito al risultato delle votazioni ed all’insedia-mento del nuovo Consiglio provinciale e del nuovoCollegio dei Revisori, gli Organi statutari (CDP e CRCpro) per il quadriennio 2018-2022 risultano così com-posti:

CDP:Dr. Bosio Umberto PresidenteDr. Zampaglione Vito VicepresidenteDr. Ceroni Paolo SegretarioDr. Fiorani Vittorio ConsigliereDr. Ciambellotti Emanuele Consigliere

CRC:Bonzano Luigi PresidenteMasserano Strona Pia RevisoreRappa Cappio Rosetta RevisoreDr. Petri Giorgio Revisore Suppl.

Umberto Bosio

COSENzAIl 10 gennaio 2018, presso l’Hotel Ariha è avvenutolo scambio degli auguri per il nuovo anno tra i soci Fe-derspev, presidenti dei Club Servis e varie Associa-zioni cittadine.In un clima di cordialità si è parlato delle finalità del-l’Associazione ospitante e si è colta l’occasione peraffrontare temi di particolare interesse quali le pen-sioni e la previdenza.Dopo il pranzo, offerto dall’Associazione FEDER.S.P.eV.,l’atmosfera è stata resa più allegra e gioiosa da alcuniamici, che hanno declamato in vernacolo calabresepoesie e brani di circostanza.

Non sono mancati i brindisi finali di auguri.Ancora una volta si è avuta conferma della positivitàdi tali iniziative che contribuiscono a rinsaldare rap-porti umani e vincoli associativi.

Franca Percaccia Vena

MESSINAA Messina, il 27.04.2018, si è riunita l’Assemblea or-dinaria per votare la relazione del presidente e il bi-lancio consuntivo 2017 e preventivo 2018.Come consuetudine da alcuni anni, l’invito all’As-semblea è stato allargato il più possibile, per averepiù persone, primi i soci aggregati. Di questa occa-sione istituzionale, si è fatto un’occasione di incon-tro più gradito ai presenti, aggiungendo un tocco divivacità con spettacolo e a chiusura della serata,una cena. Naturalmente nulla è stato tolto alla serietàdell’evento, ma, aggiungendo la musica, lo spettacoloe il giropizza si è fatto di una occasione formale,un’occasione gioiosa con la facile risata. Ridere fabene al corpo e allo spirito. Come ha detto WinstonChurchill …la gente perdona ad un uomo tutto, tranneun noioso discorso. La relazione del presidente è stata un attento escur-sus su quanto svolto nel 2017 e su quanto si è iniziatonel 2018 e si continuerà a fare. Prioritario sempre l’in-teresse a diffondere l’immagine della FEDER.S.P.eV.con il coinvolgimento delle Istituzioni e delle altre As-sociazioni cittadine. Il Direttivo tutto si è impegnatoad assolvere i desiderata che la FEDER.S.P.eV. im-pone per statuto e regolamento: sostenere gli iscritti,cercare di allargare le adesioni, mostrarsi attivi a li-vello cittadino e coinvolgere quanto più possibilepersone sia nelle occasioni scientifiche che in quellesocio-ricreativo-culturali. Ha adempiuto agli Obblighi istituzionali partecipandoal C. Nazionale, al Congresso Nazionale, alle Riunionidella Regione Sicilia, convocando l’Assemblea – nel’17 elettiva – seguendo la formula: tra forma, so-stanza e… divertimento.Il Programma scientifico è stato sviluppato con la Ta-vola rotonda su: Le pensioni di reversibilità - tema na-zionale alla presenza del presidente Poerio e dellarappresentanza dell’ONAOSI, con la pubblicizzazionedel Vademecum Mente e corpo, con il sostegno allasettimana dedicata alla Prevenzione dell’Invecchia-mento Mentale promossa da Assomensana associa-zione non profit.

Maggio/Giugno2018 31

Il programma socio-ricreativo-culturale iniziato il 6gennaio con la gita a Palagonia per visitare il presepevivente, è continuato con il ballo in maschera perCarnevale e con l’incontro pomeridiano per il filmatosul defilè della IX Giornata Messinese del nonno2016 unito a musica, animazione e apericena. Èstata organizzata la gita a Palermo per assistere al-l’operetta Cin Ci La’ e, il giorno dopo, vedere il pa-lazzo Conte Federico e la Casa Professa. A maggioun gruppo nutrito è stato a Siracusa per le tragedie“le Fenicie” e “Sette a Tebe”. Si è colta l’occasioneper visitate il museo del cinema, secondo in Italiadopo Torino. Dal 13 al 20 giugno, si è fatto un viag-gio alle Azzorre che è stato seguito da una relazionetenuta dal presidente al Garden Club di Messina.Giorno 1 ottobre si è svolta la X Giornata del nonnocon tema: il galà dei nonni e sfilata di 17 abitid’epoca. La cena per gli auguri ha chiuso come diconsueto, l’anno sociale.La Sezione ha fatto solida-rietà (1.500 euro) con un concerto a favore di unaParrocchia, delle Piccole suore dei poveri e della CE-DAV Onlus Sez. Messina.Nel corso dell’anno, ha pubblicato 3 numeri del Gior-nalino con gli elaborati in versi o in prosa degli as-sociati pubblicati anche sul sito www.federspev.it.Per il 2018, la Sez. spera di continuare con gli stessiindirizzi. Avrà un programma scientifico e uno ri-creativo-culturale. Farà solidarietà. Innanzitutto cer-cherà di mantenere alto il nome FEDER.S.P.eV. conl’aiuto di tutti. Spera di incrementare il numero degli iscritti ancheper avere una maggiore disponibilità economica. Ha iniziato in gennaio con il Convegno La Fragilitàdell’Anziano organizzato assieme all’AMMI ME e al-l’Associazione “50 e più”. Nel programma socio ri-creativo culturale ha previsto un percorso citta-dino – ogni 3° sabato del mese ad eccezione deimesi estivi – alla riscoperta della città nascosta. At-traverso la spiegazione degli esperti e la visione diciò che il tempo ci ha tramandato anche parzial-mente, si vuole risalire alla storia, sottolineare la tra-dizione, la religione e ammirare l’architettura untempo orgoglio della città. Il 26 e 27 marzo sarà pre-sente a Siracusa per le tragedie Eracle di Euripide edEdipo a Colono di Sofocle. È programmata anche lavisita alla cattedrale di Noto dopo la ricostruzionedella cupola e si visiterà la mostra su Picasso. At-traverso le 208 opere in esposizione si avrà modo diaccostarsi all’arte del grande pittore, al suo uni-verso, al suo continuo mettersi in gioco, al suo spe-rimentare nuove forme che hanno dato una im-

pronta indelebile all’arte del XX secolo. La prima do-menica di ottobre si svolgerà l’XI Giornata Messinesedel Nonno, quest’anno con tema “Le quattro stagionidella vita”: l’infanzia, l’adolescenza, l’età adulta e lasenescenza. Chiuderà l’anno, la cena sociale, il 3 di-cembre.La Sezione, che ha già contribuito alla serata di be-neficenza del 25 febbraio a favore dell’Associazioneper la lotta all’ictus cerebrale, parteciperà il 15 giu-gno, alla spaghettata a sostegno delle Comunità diPadre Pati. Certamente nel corso dell’anno, ci saranno altre oc-casioni.Il motto è: chi ha molti desideri è molto giovane,anche a ottant’anni (Ugo Ojetti).

Antonino Arcoraci

PERUGIAIl giorno 24 marzo 2018, presso l'hotel Giò di Peru-gia, si è tenuta l'assemblea degli scritti alla sezionedella FEDER.S.P.eV. di Perugia. Graditissimo ospited'eccezione il presidente nazionale della federazioneprof. Michele Poerio che ha ampiamente illustrato lasituazione attuale della FEDER.S.P.eV. e il suo impe-gno a sostegno dei sanitari in pensione e delle lorovedove, anche nel desiderio di superare quelle con-traddizione che vengono da scelte politiche degli ul-timi anni. La sua presentazione, puntuale e sentita,ha suscitato interesse e stimolato un dibattito vi-vace.Anche l'intervento della dottoressa Marina Onorato,vicepresidente della Caduceo e membro del comitatodi indirizzo dell'Onaosi, è stato apprezzato per lachiarezza e la determinazione nel fare il punto sullostato attuale dell'Ente e sui progetti, ancora da defi-nire, che riguardano strutture situate nella zona diMontebello, alla periferia di Perugia, un'area collinarepotenzialmente di grande attrazione per i sanitari inpensione.La riunione è proseguita con la conferenza del prof.Franco Ivan Nucciarelli, docente di iconografia e ico-nologia dell'Università di Perugia, il quale ha trattato"Il 4° patrono di Perugia fra storia e arte", chiarendocon grande abilità e competenza un argomento poconoto ai Perugini.Ha fatto molto piacere che la partecipazione dei socie simpatizzanti sia stata molto ampia. Si spera cheuna nuova ondata di iscrizioni da parte da sanitari

Maggio/Giugno201832

pensionati e superstiti permetta la realizzazione di op-portune e regolari iniziative.La serata, perfettamente riuscita, si è conclusa conun buffet offerto dalla locale sezione.

Fausto Santeusanio

ROMAConvenzione medico odontoiatrica CENTRI OISA tutti gli iscritti di Roma e loro familiari, è riservatauna vantaggiosa convenzione medico odontoiatricacon i Centri Ois presenti a Roma con quattro studi:

• CENTRO OIS CORNELIAStudio Dentistico Dott. FavoritiVia Bartolo da Sassoferrato, 6

• CENTRO OIS PRIMAVERADir. Sanitario Dott. MassimillaViale della Primavera, 4

• CENTRO OIS SAN PAOLODir. Sanitario Dott. MassimillaVia Laurentina, 1/D

• CENTRO OIS LIDO DI OSTIAStudio Dentistico Dott. FavoritiVia Isole del Capo Verde, 322 - Lido di Ostia

La convenzione prevede:• visita, preventivo e se necessita ortopanoramicagratuita per tutti gli iscritti e familiari;

• sconto del 15% sul tariffario in vigore;• pulizia dei denti (detartrasi) a ¤29 invece di ¤49;• kit di igiene GRATUITO;• agevolazioni di pagamento.Prestazioni Specialistiche:• protesi fissa• protesi mobile• conservativa• impiantologia • ortodonzia• pedodonzia• igiene orale• endodonziaÈ possibile prenotare la visita al numero 3457995876Per appuntamenti informazioni ed ulteriori agevola-zioni è possibile contattare il responsabile delle con-venzioni il signor Marco Natalini 3457995876 oppurevai sul sito www.centriois.it.Ti ricordiamo che per usufruire dei vantaggi dellasuddetta convenzione è necessario esibire lettera ola tessera associativa.

SAVONAAttività socio-culturaleNelle finalità e nel programma del sodalizio hannovalenza i momenti d’incontro con obiettivi turistico-culturali. In questo scorcio di primavera i soci e al-cuni amici e simpatizzanti hanno compiuto una visitanella terra del Monferrato, che possiede peculiaritàstoriche, paesaggistiche e naturali, gastronomiche(risaie, vigneti, ecc.); meta principale, Casale Mon-ferrato, purtroppo ultimamente all’onore della cro-naca per la tragedia, ahimè non ancora conclusa,che ha colpito numerosi addetti al lavoro e loro fa-miliari e la città tutta, legata all’industria del-l’amianto. È città di antica fondazione, sul Po, con plurimi mo-tivi di interesse: il monumentale Duomo (sec. XII) instile romanico lombardo, a cinque navate, i moltiedifici in laterizio rinascimentali del centro, il pode-roso Castello, residenza dei Paleologo e poi dei Gon-zaga-Nevers e, infine, nel XIX secolo, strategico ba-luardo verso l’Austria, all’epoca dei Savoia. I partecipanti hanno provato partecipazione sinceranella visita della Sinagoga, tempio di una comunità,qui insediata dal XII° secolo, rimpinguata dall’arrivodi numerose famiglie sefardite, a seguito dell’edittodi espulsione dalla Spagna (1492). La Sinagoga fu fondata nel 1595: è un vero gioiello,ricco nella decorazione a bassorilievi in stucco do-rato, tra le meglio conservate in Italia, fortunosa-mente risparmiata da danni legati dall’odio razzialedel non lontano passato. Le gentili guide, assai efficaci e colte, hanno con-dotto la visita illustrando riti, tradizioni, oggetti, mo-menti di vita (pranzo rituale, nozze, nascita, ecc.) esignificati connessi, normalmente e insufficiente-mente conosciuti. Va dato merito all’attuale esiguaComunità che mantiene l’attività viva e vivace diquesta Fondazione di arte e cultura, superate leasperità del secolo scorso. Apprezzato il matroneo con gli argenti rituali, el’esposizione degli elaborati, in chiave contempora-nea, dei tradizionali candelabri del Museo dei lumi.Inaspettata ciliegina sulla torta la mostra “Gerusa-lemme” con opere di Lele Luzzati, assai amato da noiliguri. Ha completato la giornata, calda e luminosa, unaricca e gradita sosta conviviale, con specialità delterritorio, nel vicino centro collinare di Moncalvo,con panoramico affaccio sulla pianura padana.

Carlo Pongiglione

Maggio/Giugno2018 33

REGIONEEMILIA ROMAGNAParma: XIV Inter-sezionale In una giornata di gioiosa primavera, un bel gruppodi soci dalle sezioni regionali è convenuto a Parma inomaggio alla città e ai soci di quella sede.Accompagnati dal presidente di Parma prof. GianlucaBoldrocchi, organizzatore impeccabile, i partecipantihanno fatto un giro turistico orientato a riscoprire unaricca successione di tesori artistici che rendono in-vidiabile una città già molto celebrata per la sua sto-ria e ricca al giorno d’oggi di importanti iniziative im-prenditoriali indirizzate tanto spesso su prodotti cheabitanti e suolo propongono a livello internazionale:il tutto in un concentrato di attività che prende corpo.Proprio in questi giorni, in “CIBUS: il Salone Interna-zionale dell’Alimentazione” di rilevanza extra-europea.Gratificati dall’esperienza turistica e al termine diuna seduta alimentare tutta parmigiana, presidenti edelegati si sono trovati per un Consiglio DirettivoRegionale con tema: impressioni sul Congresso a Sa-lerno, proselitismo, volontariato, ecc.. Al temine si èstabilito che la prossima Inter-sezionale si terrà in ot-tobre a cura della Sezione di Ravenna.Grazie a tutti e agli amici di Parma.Bologna, 12 maggio 2018

Silvio Ferri

REGIONE LOMBARDIAVerbale Comitato Regionale FEDER.S.P.eV.14 Aprile 2018 - Congresso Nazionale di SALERNOGrand Hotel SalernoPresenti: il Presidente Regionale Marco Perelli Erco-lini e i Presidenti delle Sezioni Provinciali di BergamoEmilio Pozzi con le deleghe di Brescia, Como PaoloFerraris, con delega di Lecco; Varese Armanda Cor-tellezzi Frapolli con delega di Cremona e di Mantova.Presente inoltre la Vice Presidente di Milano Ma-riangela Bernamonti con delega del Presidente Sal-vatore Altomare.Chiede di poter presenziare anche il segretario di Va-rese Elio Battipede. 1. Il Presidente Marco Perelli Ercolini dopo un brevesaluto, informa che la riunione è indetta come danorma statutaria che prevede un Regionale insede di Congresso Nazionale.

2. Quota ordinistica. Ormai è legge, dichiara il Pre-sidente e gli Ordini dovrebbero attivarsi per sta-bilire le quote differenziate per i giovani neolau-reati e per i medici in pensione, con lediverse modalità.

Seguono alcuni interventi dei presenti che chiedonochiarimenti su questo tema:– Domanda: Si devono attendere i Decreti attuativicome è stato risposto da alcuni Ordini?Alla fine i Presidenti chiedono al Presidente Re-gionale che venga redatta una lettera ufficialecome Regione Lombardia e inviata a ciascun Pre-sidente di Ordine. Successivamente però, visto le difficoltà che ver-rebbero a crearsi nei vari Consigli ordinistici, sipreferisce che sia demandato al Presidente Na-zionale Michele Poerio, questo compito, cioè unarichiesta da inoltrare a tutti i Presidenti di Ordiniperché ottemperino a concretizzare questa nor-mativa ormai è Legge.

3. Congresso Nazione: Perelli Ercolini terrà una re-lazione sul Servizio Sanitario Nazionale domenicapomeriggio.Chiede inoltre che venga redatto un Ordine delGiorno Lombardia da sottoscrivere dai Presi-denti e portato in votazione all’Assemblea finaledi di martedì. Se ne incarica Paolo Ferraris, Presidente di Como.

4. VarieIntervento di Emilio Pozzi.Chiede pubblicamente ai presenti… “che cosa fa laFEDER.S.P.eV.“?È una provocazione alla quale cerca di dare unasua spiegazione.Si è parlato di tassa ordinistica, si parlerà di S.S.N.,ma in effetti che cosa fa per la “cronicità degli an-ziani”?I cronici avrebbero dovuto ricevere una lettera espli-cativa, per scegliere il gestore ed altre incombenze,ma non si è verificato nulla. Chiede quindi maggior interessamento anche daparte della FEDER.S.P.eV. per questo problema dellaSanità in Lombardia.La seduta termina alle ore 18,30.Presidente regionale:prof. Marco Perelli ErcoliniSegretaria regionale:sig.ra Armanda Cortellezzi Frapolli

Si allega odg

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ORDINE DEL GIORNO – Regione LombardiaLa FEDER.S.P.eV. - Lombardia, vivendo a strettocontatto della popolazione degli anziani italiani, in ra-gione della sua missione solidaristica, intende de-nunciare la propria particolare preoccupazione perla condizione di crisi che incombe sul Servizio Sa-nitario del Paese. Un tempo considerato un mo-dello, il nostro servizio Sanitario sta progressiva-mente decadendo in quanto sostanzialmentesottofinanziato. Il progressivo grande incrementodei costi delle pratiche sanitarie di ordine diagno-stico, farmacologico e curativo, nonché l’incrementonumerico, ulteriormente destinato a crescere, dellapopolazione degli anziani, non viene accompagnatoda un adeguato incremento del finanziamento delServizio. Negli ultimi dieci anni la spesa sanitaria italiana è cre-sciuta in media dell’1% mentre quella di molti altripaesi europei è cresciuta del 3-4%.La popolazione degli anziani spesso affetti da poli-patologia è quella che maggiormente ne risentirà. An-che i progetti di riforma del sistema al riguardo comequello riguardante la cronicità della Regione Lom-bardia offrono grandi margini di perplessità e incer-tezza.Intendiamo pertanto attivare la FEDER.S.P.eV. almassimo impegno di vigilanza e di denuncia al ri-guardo per la tutela in particolare della popolazionedegli anziani più deboli sul piano fisico nonché eco-nomico.La legge Lorenzin ha da poco sancito la possibilità diuna riduzione della tassa d’iscrizione all’Ordine pro-fessionale per i giovani e per gli anziani non più attivi.Constatando il persistere di atteggiamenti delatori al

riguardo da parte di molti ordini provinciali. Si ri-chiede un intervento scritto da parte della Presi-denza nei confronti della FNOMCEO centrale e degliOrdini provinciali, perché la legge sia attuata senza in-dugi.Questo anche ad evitare dolorose rinunce all’iscri-zione agli Ordini stessi.

REGIONE VENETOElezioni Comitato Direttivo Regionale 2018/2022Nella riunione indetta dal Presidente regionaleuscente per il rinnovo del Comitato Direttivo Regio-nale del Veneto (quadriennio 2018/2022) svoltasi aSalerno il 15/4/2018, in occasione del Congressonazionale, le votazioni hanno dato il seguente risul-tato:

Presidente:Dott.ssa Maria Luisa Fontaninsezione di Treviso

V. Presidente: Dott.ssa Rosalba Ruscittisezione di Belluno

Segretario: Sig.ra Raffaella Conz Parpaiolasezione di Padova

Tesoriere: Dott. Ettore Cichellasezione di Rovigo

Maria Luisa Fontanin

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ORARI DI UffICIO:L’ufficio è aperto tutti i giorni, eccetto il sabato dalleore 9,00 alle ore 14,00 e dalle 14,30 alle 17,00.

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FEDER.S.P.eV.COMITATO DIRETTIVO NAzIONALE

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Visto si stampi maggio 2018