Materiale ROUTE2011 - Clan la Rocca - Soncino1

18
SAN GODENZO 360 m C.se M.a Onda 550 m Passo del Muraglione 907 m Castagno 727 m Monte Falterona 1600 m Passo della Calla 1230 m EREMO DI CAMALDOLI 1104 m CAMALDOLI E LA FORESTA Parlare del rapporto spirituale, tecnico e sociale dei monaci eremiti con la foresta tanto antica quanto l'Appennino tosco-romagnolo, significa offrire alla nostra attenzione un orizzonte che si estende per quasi dieci secoli di storia, vale a dire dal fiorire della presenza monastica in questo luogo, attorno al 1024, fino alla soppressione del 1866, che incorporò Eremo, Monastero e Foresta nella proprietà demaniale del nuovo Stato italiano. Le ragioni spirituali, e in particolare la forte "gelosia" della vita eremitica, fecero sì che il rapporto esistenziale monaco-ambiente fosse garantito dalle pagine di codici che hanno accolto e conservato le Regole e le Consuetudini caratterizzanti la vita dei monaci-eremiti di san Benedetto e san Romualdo. Il "Libro" divenne così testimone di un cammino fedele alla scelta fondamentale dell'ascolto di Dio e dell'Uomo, ascolto che per compiersi ha bisogno di quell'eloquente silenzio che solo l'ambiente incontaminato sa offrire; e di un cammino altrettanto fedele alla dinamicità di chi, appunto perché ascolta, si fa attento ai tempi e ai luoghi che attraversa Nel Libro, lungo i secoli, troviamo le costanti attenzioni e tensioni spirituali che rendono i monaci custodi gelosi del patrimonio forestale, ma è in un'autentica galassia di fogli sparsi lungo i secoli che cogliamo uno straordinario coniugarsi di problemi tecnici, economici e sociali che la conservazione intelligente di quel patrimonio ha richiesto e prodotto insieme. Tutti i documenti relativi al rapporto tra la comunità monastica e la foresta seguono l'itinerario di esperienza vissuta e rimeditata in un clima di silenzio orante e di lavoro. In questi documenti tornano con insistenza le parole "custodire e coltivare" che sono le stesse con le quali, nel libro della Genesi (cap. 2,15), il Creatore affida all'Uomo la Terra. La dimensione biblica del "progetto divino" riemerge anche in questi particolari e l'armonia ricercata come "comunione" si evidenzia anche in questo pensare alla foresta non come a qualcosa "in più" a cui provvedere, bensì ad una realtà con cui vivere. Si arriva così ad una reciprocità sorprendente ed esistenzialmente avvertita: i monaci custodivano una foresta che li custodiva. I monaci garantivano la vita alla foresta che garantiva ai monaci il silenzio, quel silenzio di cui avevano vitale bisogno per poter ascoltare la voce di Dio e degli uomini, e della storia che andavano scrivendo insieme. Una "gelosa" reciprocità che emerge dai documenti che la registrano quasi con compiacimento. ROUTE 2011 Clan la Rocca Gruppo Scout Soncino1

description

Materiale della Route 2011 del Clan la Rocca comprendente il percorso, il libretto delle preghiere ed il deserto.

Transcript of Materiale ROUTE2011 - Clan la Rocca - Soncino1

SAN GODENZO 360 m

C.se M.a Onda 550 m

Passo del Muraglione 907 m

Castagno 727 m

Monte Falterona 1600 m

Passo della Calla 1230 m

EREMO DI CAMALDOLI 1104 m

CAMALDOLI E LA FORESTA Parlare del rapporto spirituale, tecnico e sociale dei monaci eremiti con la foresta tanto antica quanto l'Appennino tosco-romagnolo, significa offrire alla nostra attenzione un orizzonte che si estende per quasi dieci secoli di storia, vale a dire dal fiorire della presenza monastica in questo luogo, attorno al 1024, fino alla soppressione del 1866, che incorporò Eremo, Monastero e Foresta nella proprietà demaniale del nuovo Stato italiano. Le ragioni spirituali, e in particolare la forte "gelosia" della vita eremitica, fecero sì che il rapporto esistenziale monaco-ambiente fosse garantito dalle pagine di codici che hanno accolto e conservato le Regole e le Consuetudini caratterizzanti la vita dei monaci-eremiti di san Benedetto e san Romualdo. Il "Libro" divenne così testimone di un cammino fedele alla scelta fondamentale dell'ascolto di Dio e dell'Uomo, ascolto che per compiersi ha bisogno di quell'eloquente silenzio che solo l'ambiente incontaminato sa offrire; e di un cammino altrettanto fedele alla dinamicità di chi, appunto perché ascolta, si fa attento ai tempi e ai luoghi che attraversa Nel Libro, lungo i secoli, troviamo le costanti attenzioni e tensioni spirituali che rendono i monaci custodi gelosi del patrimonio forestale, ma è in un'autentica galassia di fogli sparsi lungo i secoli che cogliamo uno straordinario coniugarsi di problemi tecnici, economici e sociali che la conservazione intelligente di quel patrimonio ha richiesto e prodotto insieme. Tutti i documenti relativi al rapporto tra la comunità monastica e la foresta seguono l'itinerario di esperienza vissuta e rimeditata in un clima di silenzio orante e di lavoro. In questi documenti tornano con insistenza le parole "custodire e coltivare" che sono le stesse con le quali, nel libro della Genesi (cap. 2,15), il Creatore affida all'Uomo la Terra. La dimensione biblica del "progetto divino" riemerge anche in questi particolari e l'armonia ricercata come "comunione" si evidenzia anche in questo pensare alla foresta non come a qualcosa "in più" a cui provvedere, bensì ad una realtà con cui vivere. Si arriva così ad una reciprocità sorprendente ed esistenzialmente avvertita: i monaci custodivano una foresta che li custodiva. I monaci garantivano la vita alla foresta che garantiva ai monaci il silenzio, quel silenzio di cui avevano vitale bisogno per poter ascoltare la voce di Dio e degli uomini, e della storia che andavano scrivendo insieme. Una "gelosa" reciprocità che emerge dai documenti che la registrano quasi con compiacimento.

ROUTE 2011 Clan la Rocca – Gruppo Scout Soncino1

EREMO DI CAMALDOLI

San Romualdo aveva fondato, durante la

sua vita, molte comunità eremitiche.

Giunse fra il Pratomagno e il Monte

Falterona in mezzo alle

foreste casentinesi e decise di fondare

un eremo in una radura. Incoraggiato

dal vescovo di Arezzo Tedaldo, sotto la

cui giurisdizione si trovava quella

località, vi eresse 5 celle e un piccolo

oratorio che furono il primo nucleo

dell'eremo.

Oggi l'eremo di Camaldoli è uno dei due polmoni con cui respira la comunità monastica ivi presente:

a poca distanza l'uno dall'altro sorgono infatti il monastero e l'eremo, i cui monaci appartengono

alla stessa comunità, vivono la stessa regola, ma seguono stili di vita in parte diversi, dando maggior

spazio alla vita comunitaria presso il monastero e privilegiando il raccoglimento personale presso

l'eremo. I monaci che vivono all'eremo sono attualmente diciotto.

L'eremo, interamente cinto da un muro di sasso, si affaccia sulla strada con un portone, attraverso il

quale si accede al cortile interno. Dal cortile si arriva alla foresteria, per ospitare i pellegrini;

l'antica cella di San Romualdo, oggi inglobata nell'edificio della biblioteca, mantiene al suo interno

la struttura tipica a chiocciola, simboleggia il percorso interiore del monaco che cerca di entrare in

se stesso; la chiesa; la sala dell'antico refettorio o capitolo.

Una cancellata separa il cortile dalla zona più interna riservata esclusivamente ai monaci: qui ogni

monaco ha la propria cella.

LA CELLA DELL’EREMITA

Nella cella l'eremita vive gran parte della sua giornata nel personale impegno fatto di lavoro, studio

e preghiera. La struttura delle celle è caratterizzata da una struttura a chiocciola. Questa struttura è

il risultato di secoli di esperimenti volti a trovare la migliore forma architettonica per difendere i

monaci dai rigori del clima.

Le costruzioni sono ad un piano, con di fronte un orto cinto da mura. La suddivisione interna

partendo dall' esterno è la seguente: portico, vestibolo, camera, studio, oratorio, legnaia, bagno. Al

centro della chiocciola, nella parte più calda, sta la camera. Il

portico si apre sempre sull' orto dove è posto uno sportello

attraverso il quale il monaco riceve le vivande. Il vestibolo è

un corridoio di dimensioni abbastanza ampie da permettere

al monaco di passeggiare quando le condizioni atmosferiche

gli impediscono di uscire, inoltre vi può allestire il

laboratorio personale. Dopo il vestibolo si entra nella

camera che presenta un armadio a muro, un camino e il

letto incassato nel legno.

LIB

RET

TO D

ELLE

PR

EGH

IER

E |

RO

UTE

20

11

NELLA FORESTA SACRA VERSO

L’EREMO DI CAMALDOLI

Dio affido la terra all’uomo, non per sfruttarla,

ma per proteggerla.

31 luglio 2011

Sera

La terra non è soltanto proprietà privata dei singoli uomini, vi sono anche estensioni di monti e di valli che sono

proprietà di tutti, ricchezza comune della Patria e che hanno bisogno di braccia che le curino, di occhi che le

vigilino, di soldati insomma, di sentinelle, che le difendono da qualunque nemico.

Vangelo, Giovanni (14,1-12)

Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io

sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete

anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci

basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha

visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole

che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il

Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.

In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché

io vado al Padre».

INSEGNAMI LA ROUTE

Signore, insegnami la route:

l'attenzione alle piccole cose;

al passo di chi cammina con me

per non fare più lungo il mio;

alla parola ascoltata

perché non sia dono che cade nel vuoto;

agli occhi di chi mi sta vicino

per indovinare la gioia e dividerla,

per indovinare la tristezza e avvicinarmi in punta di piedi,

per cercare insieme la nuova gioia.

Signore, insegnami la route:

la strada su cui si cammina insieme;

insieme nella semplicità di essere quello che si è;

insieme nella gioia di aver ricevuto tutto da Te;

insieme nel tuo amore.

Signore, insegnami la route,

Tu che sei la strada e la gioia.

PREGHIERA DEL ROVER E DELLA SCOLTA O Signore… fa di me uno strumento della tua pace. Dov'è odio, fa ch'io porti l'amore. Dov'è offesa, ch'io porti il perdono. Dov'è discordia, ch'io porti l'unione. Dov'è dubbio, ch'io porti la fede. Dov'è errore, ch'io porti la verità. Dov'è la disperazione, ch'io porti la speranza. Dov'è tristezza, ch'io porti la gioia. Dove sono le tenebre, ch'io porti la luce. O Maestro, fa ch'io non cerchi tanto di essere consolato, quanto di consolare; di essere compreso, quanto di comprendere; di essere amato, quanto di amare. Poiché è dando, che si riceve; perdonando, che si è perdonati; morendo, che si risuscita a vita eterna.

Preghiera Semplice di San Francesco

1 Agosto 2011

Mattina Signore, io desidero l'acqua viva. lo credo Signore, che tu la sorgente di acqua viva. lo credo, Signore, che Tu non ci verrai mai meno, e anche nel momento in cui ci sentiremo o ci parrà di essere soli, smarriti, abbandonati, assetati come in un deserto e il cammino ci parrà troppo lungo Tu, Signore, non ci abbandonerai e come sorgente viva ci ristorerai in ogni istante del nostro cammino. Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua. la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta…" Come San Francesco pregò con enorme gratitudine per Sor'Acqua, Così noi preghiamo in ringraziamento per la sua generosità nel sostenere la vita. Oh acqua, nella tua misteriosa bellezza, fai germogliare il deserto. Una piccola goccia sparsa assieme a migliaia di gocce annaffia semi e raccolti futuri che nutriranno noi e tutte le creature. Una gocciolina moltiplicata estingue la nostra bruciante sete. I nostri corpi, come il corpo della Terra, sono composti per il 75% d'acqua.. Siamo persone d'acqua. Siamo un pianeta d'acqua. Oh Dio compassionevole, Creatore che ha alitato sulle acque, cerchiamo perdono per il nostro irresponsabile uso dell'acqua. Ti imploriamo di darci la saggezza di sapere come conservare e apprezzare l'acqua. Chiediamo guarigione per i modi in cui manchiamo di rispetto e contaminiamo nostra sorella. Vigiliamo e aspettiamo la pioggia della grazia sulle nostre anime. Vieni a liberarci dall'odio, dall'avidità, dalla paura e dalla nostra mancanza d'amore per i Tuoi doni sulla terra. Trasformaci in ruscelli d'acqua viva che scorre verde e bagnata di vita, speranza, amore per la terra e per tutte le persone. Oh grande spirito, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare, e la saggezza di capirne la differenza. Noi dobbiamo considerare noi stessi come una parte della Terra, non come un nemico che viene dall’esterno e che cerca di imporre alla Terra la sua volontà. Dobbiamo capire che siamo una componente vivente della Terra, e che non possiamo fare del male a nessuna sua parte senza far del male a noi stessi. Poesia indiana

Sera Al mondo niente è più cedevole dell’acqua, la via dell’acqua è infinitamente ampia e incalcolabilmente profonda, si estende indefinitamente e si estende senza limiti. Abbraccia tutta la vita, senza preferenze. Non cerca ricompense, arricchisce il mondo intero senza mai esaurirsi. La sua natura sottile non può essere afferrata, colpiscila e non la danneggerai, forala e non la ferirai, cedevole e fluida non può essere distrutta. E’ così forte da sommergere il mondo intero. Meditazione di Lao Tze sull’acqua Dal Vangelo di Giovanni Viene dunque in una città della Samaria, detta Sicar, vicino al podere, che Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe. C'era là una fonte di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, si era così seduto sulla fonte. Era circa l'ora sesta. Viene una donna della Samaria ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». Infatti, i suoi discepoli erano andati nella città per comperare dei viveri. Gli dice dunque la donna samaritana: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I giudei, infatti, non hanno rapporti con i samaritani. Gesù le rispose e disse: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice "Dammi da bere", tu (ne) avresti chiesto a lui e ti avrebbe data acqua viva». Gli dice: «Signore, non hai neppure un secchio e il pozzo è profondo; donde hai dunque l'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo, e ci bevette lui e i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le rispose e disse: «Chiunque beve di questa acqua avrà sete di nuovo. Ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà sete in eterno; ma l'acqua che gli darò, diventerà in lui una fonte d'acqua zampillante per la vita eterna». Gli dice la donna: «Signore, dammi quest'acqua ché non abbia più sete né mi rechi qui ad attingere».

2 Agosto 2011

Mattina Giovanni 12,20-33 In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose: «E' giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!». La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Rispose Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me». Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire. O Signore, qui vedi il contadino che ha perso il suo raccolto. Ha seminato nel suo campo, in campagna o in ufficio in città, ha lavorato con i suoi strumenti nella terra o ad una scrivania, ma poi è venuto l'autunno e il raccolto non c'è stato. Ha perso tutto quello che aveva. Signore, io ti prego, dagli nuova semenza e ancora sole e forza affinché possa ricominciare. Poi seminerà e raccoglierà. Infondi la tua gioia nel suo cuore affinché canti inni a te nella gioia e nel dolore confidando nel tuo amore e nella tua protezione e dandoci amore. Amen. Madre Teresa di Calcutta Luca 10, 1-12 Il Signore designò altri settanta discepoli e li mandò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dov'egli stesso stava per andare. 2 E diceva loro: «La mèsse è grande, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della mèsse perché spinga degli operai nella sua mèsse. 3 Andate; ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. 4 Non portate né borsa, né sacca, né calzari, e non salutate nessuno per via. 5 In qualunque casa entriate, dite prima: "Pace a questa casa!" 6 Se vi è lì un figlio di pace, la vostra pace riposerà su di lui; se no, ritornerà a voi. 7 Rimanete in quella stessa casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno del suo salario. Non passate di casa in casa. 8 In qualunque città entriate, se vi ricevono, mangiate ciò che vi sarà messo davanti, 9 guarite i malati che ci saranno e dite loro: "Il regno di Dio si è avvicinato a voi".

Sera Se la nota dicesse: non è una nota che fa la musica … non ci sarebbero le sinfonie Se la parola dicesse: non è una parola che può fare una pagina … non ci sarebbero i libri Se la pietra dicesse: non è una pietra che può alzare un muro … non ci sarebbero le case Se la goccia d'acqua dicesse: non è una goccia d'acqua che può fare il fiume … non ci sarebbe l'oceano Se il chicco di grano dicesse: non è un chicco di grano che può seminare il campo … non ci sarebbe il pane Se l'uomo dicesse: non è un gesto d'amore che può salvare l'umanità … non ci sarebbero mai né giustizia né pace, né dignità né felicità nella terra degli uomini Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota Come il libro ha bisogno di ogni parola Come la casa ha bisogno di ogni pietra Come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua Come la messe ha bisogno di ogni chicco L'umanità intera ha bisogno di te, qui dove sei, unico, e perciò insostituibile

3 Agosto 2011

Mattina Dio, amante della vita, che nutri gli uccelli del cielo e vesti i gigli dei campi, ti benediciamo per tutte le creature e per il cibo. Non permettere che ad alcuno manchi il necessario alimento. Fa' che il nostro nutrimento ci serva per compiere meglio la tua volontà e per costruire il tuo regno. Benedetto sii tu, Dio dell'universo, per il pane della terra e il frutto della vite. Benedetto per il cibo che provvedi ad ogni creatura. A te lode e gloria in Gesù Cristo nostro Signore. Signore, infondi in noi la serenità di mangiare anche il pasto meno gradito, di non essere schizzinosi o troppo pretendenti, di accettare tutto quel che ci viene servito, di non buttar via il cibo avanzato e che si può tenere, Per imparare ad apprezzare di più il valore del cibo, anche quello meno buono, in quanto lo abbiamo avuto, mentre altri no.

Signore insegnaci anche ad apprezzare i sapori di quel che mangiamo, ad essere consapevoli che il cibo non è solo un carburante per il corpo ma qualcosa da gustare con calma e a piccole dosi, per comprendere fino in fondo la preziosità del dono che ci offri. Signore insegnaci a fare delle rinunce a non essere troppo golosi ed egoisti ad offrire il nostro cibo a chi non l’ha o ne ha avuto meno, per comprendere che ci sono cose ben più importanti dei beni materiali, come l’amicizia e l’amore per il prossimo.

Sera

ESODO Capitolo 16 16,1 Levarono l'accampamento da Elim e tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin, che si trova tra Elim e il Sinai, il quindici del secondo mese dopo la loro uscita dal paese d'Egitto. 2 Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. 3 Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nel paese d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine». 4 Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina secondo la mia legge o no. 5 Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che raccoglieranno ogni altro giorno». 6 Mosè e Aronne dissero a tutti gli Israeliti: «Questa sera saprete che il Signore vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto; 7 domani mattina vedrete la Gloria del Signore; poiché egli ha inteso le vostre mormorazioni contro di lui. Noi infatti che cosa siamo, perché mormoriate contro di noi?». 8 Mosè disse: «Quando il Signore vi darà alla sera la carne da mangiare e alla mattina il pane a sazietà, sarà perché il Signore ha inteso le mormorazioni, con le quali mormorate contro di lui. Noi infatti che cosa siamo? Non contro di noi vanno le vostre mormorazioni, ma contro il Signore». 9 Mosè disse ad Aronne: «Da' questo comando a tutta la comunità degli Israeliti: Avvicinatevi alla presenza del Signore, perché egli ha inteso le vostre mormorazioni!». 10 Ora mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco la Gloria del Signore apparve nella nube. 11 Il Signore disse a Mosè: 12 «Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore vostro Dio». 13 Ora alla sera le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; al mattino vi era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. 14 Poi lo strato di rugiada svanì ed ecco sulla superficie del deserto vi era una cosa minuta e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. 15 Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: «Man hu: che cos'è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo. 16 Ecco che cosa comanda il Signore: Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda». 17 Così fecero gli Israeliti. Ne raccolsero chi molto chi poco. 18 Si misurò con l'omer: colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo, colui che ne aveva preso di meno non ne mancava: avevano raccolto secondo quanto ciascuno poteva mangiarne.

4 Agosto 2011

Mattina Allora una sacerdotessa chiese: Parlaci della Preghiera ed egli rispose dicendo: <<Voi pregate nell’angoscia e nel bisogno, ma dovreste pregare anche nella pienezza della gioia e nei giorni dell’abbondanza. Con la parola io non posso insegnarvi a pregare. Dio non ascolta le vostre parole, se non le pronuncia egli stesso attraverso le vostre labbra. E io non posso insegnarvi la preghiera dei monti, dei mari e delle foreste. Ma voi nati dalle foreste, dai monti e dai mari, potete scoprire le loro preghiere nel vostro cuore, E se solo tendete l’orecchio nella quiete della notte, udrete nel silenzio>> e così si fece sera. <<io non ho premura, eppure devo andare. per noi, viandanti, eternamente in cerca della via più solitaria, il giorno non inizia dove finisce un altro giorno; e nessuna aurora ci trova dove il tramonto ci ha lasciato. mentre la Terra dorme, noi navighiamo. noi siamo i semi della pianta tenace che, appena maturicome un cuore gonfio, il vento disperde.>> Gibran, il profeta

Sera Le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare ed ascoltare. Per fare un tavolo ci vuole il legno per fare il legno ci vuole l'albero per fare l'albero ci vuole il seme per fare il seme ci vuole il frutto per fare il frutto ci vuole un fiore per fare un tavolo ci vuole un fiore. Per fare un fiore ci vuole un ramo per fare il ramo ci vuole l'albero per fare l'albero ci vuole il bosco per fare il bosco ci vuole il monte per fare il monte ci vuol la terra per far la terra ci vuole un fiore Per fare un tavolo ci vuole il legno per fare il legno ci vuole l'albero per fare l'albero ci vuole il seme per fare il seme ci vuole il frutto per fare il frutto ci vuole il fiore per fare tutto ci vuole un fiore. Le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare ed ascoltare..

Dio affidò all'uomo la terra non per sfruttarla, ma per proteggerla. Luise Rinser La terra è benigna, mite, indulgente, ed alle richiedenze dei mortali serva continua; quante cose, costretta, produce, quante altre spontaneamente distrugge, quanti profumi, sapori, succhi, sensi, e colori ci offre! Con quanta onestà ci rende i tesori che a lei affidiamo! Quante cose per utile nostro essa alimenta. Gaio Plinio Secondo Ormai vediamo il nostro pianeta come una nave spaziale. Ma non dimentichiamoci che un quarto dei passeggeri viaggia in classe di lusso mentre gli altri tre quarti affollano la stiva; e questo non contribuisce a fare di una nave un luogo felice, nello spazio o altrove. Robert McNamara

5 Agosto 2011

Mattina Durante le vacanze, un uomo era uscito a passeggio in una foresta che si estendeva ai margini del villaggio dove si trovava. Errò per un paio d'ore e si perse. Girò a lungo nel tentativo di trovare la strada per tornare al villaggio, provò tutti i sentieri, ma nessuno lo portava fuori dalla foresta. Improvvisamente si imbatté in un'altra persona che come lui stava camminando nella foresta e gridò: «Grazie a Dio c'è un altro essere umano. Mi può indicare la strada per tornare in paese?».. L'altro uomo gli rispose: «No, purtroppo anch'io mi sono perso. Ma c'è un modo per poterci essere d'aiuto: è quello di dirci quali sentieri abbiamo già provato inutilmente. Questo ci aiuterà a trovare quello che ci porterà fuori». Guarda più lontano guarda più in alto guarda più avanti e vedrai una via... ma sappi anche voltarti indietro per guardare il cammino percorso da altri che ti hanno preceduto... Essi sono in marcia con noi sulla strada. Baden Powell Meravigliosa Madre Terra mia, primo respiro caldo di accoglienza, io Ti ringrazio per ogni frutto generoso che insieme a Padre Sole per noi Tu partorisci. Per l'aria pura e profumata che respiro, per l'acqua che bevo e benedice il mondo, per il calore del fuoco che scalda e purifica i pensieri, e per il passo che sempre ci concedi benevolmente sul sacro suolo Tuo. Prego l'Immensa Comprensione di perdonare noi figli inconsapevoli di tanta grazia, per tutte le sofferenze che sempre ti infliggiamo. Che la luce scenda sul mondo per il risveglio di tutte le coscienze!

Sera

La terra è la sorgente ultima di qualsiasi alimento dell'uomo. John Dewey La terra è madre. Da essa veniamo e ad essa torneremo. In essa ci seppelliranno quando sarà finita. La terra è il principio e la fine, e tutto il resto non è che favola. Carlo Sgorlon Dal Vangelo secondo Giovanni Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre».

6 Agosto 2011

Mattina Vangelo secondo Matteo 25Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 26Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? 28E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. 33Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena. Vangelo secondo Matteo 32 Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: «Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada». 33 E i discepoli gli dissero: «Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». 34 Ma Gesù domandò: «Quanti pani avete?». Risposero: «Sette, e pochi pesciolini». 35 Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, 36 Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla. 37 Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene. 38 Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini. 39 Congedata la folla, Gesù salì sulla barca e andò nella regione di Magadàn.

Sera Preghiera per il lavoro quotidiano O Signore, nelle cui mani è la salute, io mi inginocchio davanti a te poiché ogni dono buono e perfetto da te deve provenire. Ti prego: concedi abilità alla mia mano una chiara visione alla mia mente gentilezza e comprensione al mio cuore. Concedimi sincerità d'intenti e la forza di sollevare almeno una parte dei fardelli di questi poveri sofferenti e fiduciosi uomini. E concedimi di realizzare il compito che mi spetta. Togli dal mio cuore ogni colpa e impaccio, così che, con la fede di un fanciullo, possa confidare in te. Amen. Madre Teresa di Calcutta La terra non è soltanto proprietà privata dei singoli uomini, vi sono anche estensioni di monti e di valli che sono proprietà di tutti, ricchezza comune della Patria e che hanno bisogno di braccia che le curino, di occhi che le vigilino, di soldati insomma, di sentinelle, che le difendono da qualunque nemico. Adriana Moreno

DESERTO ROUTE 2011 SAN GODENZO - EREMO DI CAMALDOLI

Clan la Rocca - Gruppo Scout Soncino 1

BUONA STRADA

Possa la strada alzarsi

Per venirti incontro;

possa il vento soffiare

sempre alle tue spalle;

possa il sole splendere

sempre sul tuo viso

e la pioggia cadere

soffice sul tuo giardino

e fino a che non ci

incontreremo di nuovo

possa Dio tenerti

nel palmo della Sua mano.

Benedizione tradizionale irlandese

SILENZIO Il silenzio è il colore degli avvenimenti: può essere leggero, grigio, allegro, vecchio,

impalpabile, triste, disperato, felice… Si tinge di tutte le infinite sfumature della

nostra vita.

Se lo ascoltiamo, ci parla e ci dà continuamente informazioni sullo stato dei luoghi

e degli esseri, sulla struttura e sulla qualità delle situazioni incontrate. E’ il nostro

intimo compagno, lo sfondo permanente sul quale tutto prende risalto.

Luogo della conoscenza profonda, è alla base del nostro sguardo, del nostro ascol-

to, delle nostre percezioni.

Gli altri fanno quello che vogliono delle tue parole, mentre sono sconvolti dai tuoi

silenzi.

Frédéric Dard alias San Antonio, Maman les petits ateaux

Linguaggio delle passioni il silenzio? Certamente.

Per gustare bene uno spettacolo, un cibo, una bevanda, occorre assaporare in

silenzio, concentrandosi su ciò che si stà facendo. Le dichiarazioni d’amore sono

circondate da onde si silenzio che gli innamorati riescono subito a captare, lascian-

dosi sommergere dalla felicità prima ancora di passare alle carezze. Ogni adorazio-

ne è prima di tutto silenzio. La parola è domanda, lode, canto, ma la fusione stessa

è impressione, implosione, emozione interiore che soltanto in seguito diventa

percettibile all’esterno attraverso l’espressione che ne viene data. Il colpo di fulmi-

ne avviene in silenzio nell’estasi degli occhi.

DESERTO La grande lezione del deserto è la preghiera, l’adorazione, il silenzio. Tutti coloro

che hanno conosciuto queste vaste solitudini sono stati colpiti da questa misteriosa

forza del silenzio. O ne sono stati spaventati, atterriti, o affascinati e conquistati. E’

il silenzio che discerne le grandi anime, rivelandole a loro stesse e donandole a Dio.

Infatti il deserto rivela ad alcuni la terribile vacuità della loro anima ed essendo

questa rivelazione troppo forte per loro li fa precipitare nella vertigine. Per altri, il

deserto sviluppa una vita in profondità, perché essi sono ricchi di sublimi risonanze.

Il deserto diventa per loro vita di raccoglimento, ma anche attività intensa, di ricer-

ca, di comprensione. Li rende capaci di intendere il mormorare di Dio.

ABBIAMO BISOGNO DI SCOPRIRE DIO e Dio non può essere trovato nel frastuono e nell’irrequietezza. Dio è l’amico del silenzio. Osservate come gli alberi, i fiori, l’erba crescono nel silenzio; guardate le stelle, la luna e il sole, come si muovono nel silenzio. Abbiamo bisogno di silenzio Per essere in grado di arrivare alle anime. La cosa essenziale non è ciò che noi diciamo, ma ciò che Dio dice a noi e attraverso di noi. Tutte le nostre parole saranno inutili se non vengono dall’anima. Le parole che non danno la luce di Cristo, aumentano le tenebre. Madre Teresa di Calcutta, Preghiere

ADESSO TIENI GLI OCCHI CHIUSI PER ALCUNI MINUTI

E PROVA AD ASCOLTARE IL SILENZIO INTORNO A TE.

QUANDO LI RIAPRI SCRIVI COSA HAI SENTITO

Ora ascoltate il vostro cuore.

Anche lì c’è una canzone, perché voi fate parte della natura.

Se non sentite la canzone, non ascoltate davvero.

ASCOLTATE !

Quanto più è sensibile l’ascolto, tanto più sarete silenziosi.

Quanto più diverrete silenziosi, tanto più sensibile sarà il vostro ascolto.

Anthony de Mello

Ora ascoltate il vostro cuore. Anche li c’è una canzone, perché voi fate parte della

natura.

Se non sentite la canzone, non ascoltate davvero.

ASCOLTATE !

Quanto più è sensibile l’ascolto, tanto più sarete silenziosi. Quanto più diverrete

silenziosi,

tanto più sensibile sarà il vostro ascolto.

Anthony de Mello

TIENI GLI OCCHI CHIUSI PER ALCUNI MINUTI E PROVA AD

ASCOLATARE IL SILENZIO DENTRO DI TE

QUANDO LI RIAPRI SCRIVI COSA HAI SENTITO

Una sera fratel Bruno era assorto in preghiera quando fu disturbato dal gracidare

di una rana. Per quanti sforzi facesse, non gli riuscì di ignorare quel rumore e allora

si sporse dalla finestra e urlò: “Silenzio! Sto pregando”.

Poiché egli era un santo, tutti obbedirono al suo ordine immediatamente. Ogni

creatura vivente si zittì in modo da creare il silenzio necessario alla preghiera. Ma

ecco che Bruno fu di nuovo interrotto, questa volta da una voce dentro di lui che

diceva: “Forse a Dio il gracidare di quella rana era altrettanto gradito dei salmi che

tu stai recitando”.

“Che cosa possono trovare di bello le “orecchie” di Dio nel verso di una rana?”.

Replicò Bruno sprezzante.

Ma la voce proseguì: “Perché mai allora Dio avrebbe inventato un simile suono?”

Bruno decise di scoprirlo da sé.

Si sporse dalla finestra e ordinò: “Canta!” e l’aria fu piena del gracidare ritmato

della rana, con l’accompagnamento di tutte le raganelle del vicinato.

Bruno si pose in ascolto con attenzione e subito non udì più alcun frastuono, ma

scoprì che, se smetteva di irritarsi, quelle voci in realtà rendevano più ricco il silen-

zio della notte.

Grazie a quella scoperta, il cuore di Bruno entrò in armonia con l’universo intero e,

per la prima volta nella sua vita, egli capì che cosa significava pregare.

PREGHI? IN CHE MODO? COSA E’ PER TE IL PREGARE?

IL VIAGGIO Il deserto è il giardino di Allah.

Da qui il signore dei fedeli ha tolto ogni animale e ogni essere superfluo

perché ci fosse un posto dove egli potesse passeggiare in pace

detto arabo

Se nel deserto passeggia Dio, forse la speranza di incontrarLo può diventare realtà.

Con questo ci avviamo a sperimentare la solitudine del cuore; perché di questo è

simbolo il deserto: della capacità di spogliarsi dei propri affanni e delle cose super-

flue per far rimanere l’essenziale. Un cuore, capace di cogliere l’essenziale sicura-

mente diventa il luogo allora dove si incontra Dio.

“Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene

che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. L’essenziale è invisibile agli occhi”

ripeté il Piccolo principe per ricordarselo.

De Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe

Se Dio è l’unica “tavola di salvezza” vuol dire che Dio è l’unica cosa necessaria,

essenziale. Attenti però: essenziale spesso non significa evidente, anzi! La ricerca

di Dio è una ricerca “intelligente”, cioè che sa leggere, al di là delle apparenze, nel

cuore delle cose: Dio lo si cerca col cuore e nel cuore!

E’ possibile viaggiare da soli.

Ma un buon camminatore sa che il grande viaggio è quello della vita

Ed esso esige dei compagni.

Beato chi si sente eternamente in viaggio

E in ogni prossimo vede un compagno desiderato

H. Camara, Il deserto è fecondo

TI SENTI IN VIAGGIO? CHI E’ IL TUO COMPAGNO?

Un buon camminatore

Si preoccupa dei suoi compagni scoraggiati e stanchi.

Intuisce il momento in cui incominciano a disperare

Li prende dove li trova.

Li ascolta.

Con intelligenza e delicatezza, soprattutto con amore,

ridà coraggio e gusto per il cammino.

H. Camara, Il deserto è fecondo

NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI

TI PREOCCUPI DI CHI VIAGGIA CON TE?

TERRA Ho interrogato la terra ed essa mi ha risposto: <<Non sono io il tuo Dio>>. Tutto ciò che

vive sulla superficie mi ha dato la stessa risposta.

Ho interrogato il mare e gli esseri che lo popolano, e mi hanno risposto: <<Noi non

siamo il tuo Dio, cerca più in alto>>.

Ho interrogato l’aria e il vento e mi hanno risposto: <<Noi non siamo Dio>>.

Ho interrogato il cielo, il sole, la luna, le stelle:<<Noi non siamo il Dio che tu cerchi>>

hanno affermato.

Allora io ho detto a tutti gli essere viventi che conoscevo attraverso i miei sen-

si:<<Parlatemi di Dio, visto che voi non lo siete, ditemi qualcosa di Lui>>.

Ed essi mi hanno risposto con voce potente: <<E’ Lui che ci ha creati>>.

Per interrogarli, non dovevo che contemplarli e la loro risposta era la loro bellezza.

S. Agostino, Le confessioni

Una compagnia commerciale internazionale chiese a un produttore indiano di fornire

campioni di mango di varietà e prezzi differenti. Il produttore fece preparare cinque

casse, con le relative etichette, e le spedì alla società commerciale con questa lettera:

“Egregi signori,secondo le vostre richieste, vi invio cinque scatole contenenti ciascuno una dozzina di mango, selezionati e prezzati come segue: Scatola n° 1: mango Alfonso: 10 rupie ciascuno, qualità superiore. Scatola n° 2: mango Pires: 5 rupie ciascuno, ottima qualità Scatola n° 3: mango Fernandes: 5 rupie ciascuno, buona qualità. Scatola n° 4: mango Mal-goba: 3 rupie ciascuno, qualità economica. Scatola n° 5: mango Langda: 1 rupia ciascuno, qualità più scadente.” Purtroppo, gli imballatori mischiarono le etichette, cosicché qualità e prezzi furono

attribuiti in maniera errata. Quando gli importatori aprirono la scatola contrassegnata:

Mango Alfonso, qualità superiore, iniziarono in realtà ad assaggiare la qualità Langda, la

più scadente.

Imperterriti, definirono questi mango deliziosamente dolci, nonostante il prezzo eleva-

to, che comunque consideravano adeguato alla qualità. Ne avrebbero senz’altro ordina-

to un grosso quantitativo.

Quando assaggiarono i mango Pires, di ottima qualità, tennero che stessero gustando

la qualità economica Malgoba. Fecero boccacce per quant’erano aspri, ma concordaro-

no che tale inferiorità trovava riscontro nel prezzo molto più basso.

Quando infine aprirono la scatola contrassegnata Langda, qualità più scadente, decisero

di non assagiarne neppure il contenuto. Dopo tutto, che cosa ci si poteva spettare per

una sola rupia? Non sapevano certo che quella scatola conteneva in realtà i migliori

mango Alfonso, che gettarono così nella spazzatura.

Alcuni corvi, che osservavano da lontano, si lanciarono subito sui mango migliori e si

godettero la festa:

<<Quanto sono stupidi gli uomini>>, disse uno di essi. <<Non potevano valutare loro

stessi la qualità dei mango, invece di affidarsi alle etichette?>> <<Gli uomini si vantano

della propria razionalità>>, aggiunse un altro corvo, <<ma noi essendo irrazionali, assag-

giamo e vediamo!>>

QUANTO SONO AFFIDABILI LE NOSTRE PERCEZIONI?

TI NASCONDI DIETRO ETICHETTE?

DIFFERENZE Entrato nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani

del popolo e gli dissero: <<Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autori-

tà?>>

Matteo 21,23

Anche Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutti questi avvenimenti. Giovanni

chiamò due di essi e li mandò a dire al signore:<<Sei tu colui che viene, o dobbiamo

aspettare un altro?>>. Venuti da lui quegli uomini dissero:<< Giovanni il Battista ci ha

mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?

>>. In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità da spirito

cattivi e donò la vista a molti cechi. Poi diede loro questa risposta: <<Andate e riferite

a Giovanni ciò che avete visto ed udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi cammi-

nano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti resuscitano, ai poveri è annun-

ziata la buona novella.

Luca 6, 18-22

In tempi passati, si era affermata la curiosa abitudine di far indossare ai neonati occhiali

speciali. Nessuno sapeva quando e perché avesse avuto inizio una simile pratica, ma uno

dei suoi effetti era quello di alterare i colori. Il rosso appariva verde, il nero sembrava

bianco e il giallo blu.

Ma la cosa più allarmante era il modo in cui venivano scambiate la bellezza e la bruttezza

e come le persone buone apparissero crudeli e le persone cattive apparissero buone.

Secondo la razza, la classe sociale o la fede religiosa di una persona, venivano introdotte

piccole variazioni nella forma delle lenti. Perciò era normale per i bambini bianchi vedere

i bambini neri come orribili e per i membri di diverse sette religiose disprezzarsi a vicen-

da.

Nei paesi in cui questi strani occhiali venivano usati, era proibito toglierli. Dapprima

qualcuno fece obbiezioni ma, alla fine, la legge fu accettata e nessuno pensò più neppu-

re di mettere in discussione il fatto di indossare gli occhiali dalla nascita alla morte. La

maggior parte delle persone si sarebbe vergognata di discutere una pratica ormai pro-

fondamente radicata nella loro cultura. Si presume anzi che, con il passare degli anni,

pochi si rendessero conto di indossare occhiali!

Purtroppo, all’interno dei molti gruppi diversi della comunità non furono stabiliti control-

li sul numero di variazioni alla forma delle lenti. Perciò gli artriti crebbero a un ritmo

allarmante. Non soltanto bianchi e neri i odiavano a vicenda e i credenti litigavano conti-

nuamente con i non credenti, ma gli uomini arrivavano a disprezzare le donne e le donne

a ridicolizzare gli uomini.

Le discussioni erano continue, sia nelle case sia nei luoghi pubblici:

<<Tutti i neri sono sporchi e pigri!>>

<<Tutti i bianchi sono sfruttatori e assassini!>>

<<Tutti gli operai sono inferiori e senza valore!>>

<<Tutti i professionisti sono ladri e palloni gonfiati!>>

<<Dio non esiste! Chi crede in Dio è uno sciocco. E’ stupido parlare di un paradiso>>

<<Gli atei come voi sono troppo stupidi e ottusi per apprezzare le meraviglie del creato.

Non siete migliori degli animali!>>

In breve, le dispute degenerarono in risse e le risse in guerriglia armata. In molti casi ci

scappò inevitabilmente il morto. In un mondo pieno di odio, le vendette private si

moltiplicarono. Le guerre, sia tribali sia nazionali, aumentarono in maniera allarmante.

Alla fine, nacque un bambino che un giorno, divenuto adulto, ebbe il coraggio di toglier-

si gli occhiali.

Sorpreso, vide le persone come realmente erano. Gli apparvero tutte molto simili, con

lo stesso tipo di corpo. Avevano anche gli stessi desideri, timori e ansie, lo stesso dispe-

rato bisogno di affetto e di amore.

Capì che ognuno aveva bisogno degli altri per sopravvivere, che tutti condividevano lo

stesso destino e che, sebbene si rivolgessero a Lui con appellativi diversi, erano tutti

figli e figlie dello stesso Dio Padre. Ecco perché fu turbato e rattristato nel vedere un

mondo così pieno di odio, assetato i potere ed egocentrico.

<<Piccoli miei>>, disse <<amatevi gli uni gli altri! Avete inteso che fu detto “Amerai il

tuo prossimo e odierai il tuo nemico”, ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i

vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il sole

sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti, se

amate quelli che vi amano, che merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?>>

Le folle che lo udirono si infuriarono. Continuavano a insistere che non erano tutti

uguali e che non potevano avere tutti lo stesso padre: <<Come possono gli ebrei essere

uguali agli arabi? I neri uguali ai bianchi? Gli immigrati uguale ai nativi?>>, si interrogava-

no alcuni.

<<Ricchi e poveri non potranno mai essere uguali!>>, gridarono altri, <<Stai dicendo

assurdità!>>.

<<dovete essere perfetti com’è perfetto il Padre vostro celeste>>, riprese a dire loro.

<<Amate gli altri come voi stessi. Fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi. Levate-

vi questi occhiali deformanti e vedrete il bene che c’è negli altri>>.

<<Stupidaggini!>>, continuò a urlare la folla. Sembrava che , per la prima volta nella

storia del mondo, fossero tutti d’accordo. Sebbene i diversi gruppi razziali e religiosi

fossero divisi da tempo immemorabile, ora si unirono tutti spontaneamente contro un

nemico comune.

Ebrei e non ebrei, ricchi e poveri, peccatori e giusti, giovani e vecchi, soldati e civili…

Tutti parlarono o, meglio, gridarono all’unisono:

<<Crocifiggilo! Crocifiggilo!>>

E in effetti lo crocifissero, perché era troppo pericoloso e aveva osato guardare il mon-

do e i suoi abitanti senza occhiali deformanti.

<<Dio Padre, perdonali!>>, gridò dalla croce sulla quale lo avevano inchiodato. <<Hanno

perso la vista. La loro visone è distorta e non riescono a vedere la realtà. Padre, perdo-

na loro, perché non sanno quello che fanno>>.

Circa venti secoli sono passati da quel giorno. Le liti sono continuate. Il risentimento e

l’odio non mostrano segni di cedimento. Le guerre si sono moltiplicate e molti innocen-

ti vengono ancora uccisi. Per quanto tempo continuerà tutto questo?

PORTA UN SIMBOLO DELLA FORESTA CHE TI HA COLPITO